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CIRANO DI BERGERAC di Edmond Rostand.
Commedia eroica in cinque atti.


E' all'anima di Cirano che avrei voluto dedicare questo poema, ma poichessa passata in voi, Coquelin, a voi che lo dedico.
(Dedica dell'autore all'attore Coquelin, primo interprete del ruolo di Cirano al Theatre de la Porte Saint-Manin il 28 dicembre 1897)


PERSONAGGI.
Cirano di Bergerac.
Cristiano di Neuvillette.
Antonio de Guiche.
Ragueneau.
Le Bret.
Carbone di Castelgeloso.
Lignie.
Visconte di Valvert.
Montfleury.
Bellerose.
Jodelet.
Cuigy.
D'Artagnan.
Brissaille.
Cadetti, marchesi, poeti, pasticcieri, moschettieri, pubblico e attori al Palazzo Borgogna, un borghese e suo figlio, un seccatore, un cavalleggero, un ladro, una guardia, un cappuccino, due musici, paggi.
Rossana.
Suora Marta.
Suora Clara.
Madre Margherita.
La Governante.
Lisa.
Attrici, dame, preziose, suore, una vivandiera e una fioraia.

L'azione si svolge nel 1640 per i primi quattro atti e nel 1655 per il quinto.
(Dedica di Rostand all'attore Coquelin, primo interprete del ruolo di Cirano al Theatre de la Porte Saint-Manin il 28 dicembre 1897)


ATTO PRIMO.
Una rappresentazione a Palazzo Borgogna.

La sala di Palazzo Borgogna nel 1640. Una specie di capannone per il gioco della palla adattato a uso teatrale. Vari manifesti rossi sui quali si legge "La Cloreste". La sala ancora semibuia.

SCENA 1. Il pubblico, che comincia a entrare a poco a poco. Cavalieri, borghesi, servi, paggi, un ladro, il portinaio, eccetera (Si sente dietro la porta un vociare, poi un cavaliere entra bruscamente).

IL PORTINAIO (inseguendolo): Ehi, Voi! Quindici soldi!
IL CAVALIERE: Io entro gratis!
PORTINAIO: E perch
CAVALIERE: Sono cavalleggero del re!
PORTINAIO (a un altro cavaliere che entra): E voi?
SECONDO CAVALIERE: Non pago!
PORTINAIO: Ma...
SECONDO CAVALIERE: Sono moschettiere!
PRIMO CAVALIERE (al secondo): Non comincia che alle due. La sala vuota. Tiriamo di fioretto. (Tirano di scherma).
UN SERVO (entrando): Ehi, Flanquin...
UN ALTRO (giarrivato): Sciampagna?
IL PRIMO (mostrandogli dei giochi che tira fuori dalla giubba): Carte. Dadi (Si siede per terra.) Giochiamo.
IL SECONDO (si siede anche lui): Scaro.
IL PRIMO (tirando di tasca un mozzicone di candela che accende e fissa per terra): Ho preso un po' di luce al mio padrone.
UNA GUARDIA (a una fioraia che viene avanti): Carino da parte tua venire prima che accendano le luci!... (la stringe in vita).
UNO DEGLI SCHERMIDORI (ricevendo un colpo): Toccato!
UN GIOCATORE: Fiori!
LA GUARDIA (inseguendo la ragazza): Un bacio!
LA FIORAIA (divincolandosi): Ci vedono!...
LA GUARDIA (trascinandola in un angolo buio): Qui no!
UN UOMO (sedendo a terra con altri, che hanno portato da mangiare): Quando si arriva prima, si ha pure il tempo di mangiare!
UN BORGHESE (col figlio): Vieni, sistemiamoci l
UN GIOCATORE: Tris d'assi!
UN UOMO (sedendosi anche lui e tirando di sotto il mantello una bottiglia): Un beone ha diritto a bere il suo Borgogna... (beve) a Palazzo Borgogna!
IL BORGHESE (a suo figlio): In che posto siamo capitati? (Mostra l'ubriacone col bastone.) Ubriaconi!..
(Duellando, uno dei cavalieri lo investe.) Spadaccini!.. (Casca in mezzo ai giocatori.) Giocatori!
LA GUARDIA (alle spalle continuando a insidiare la fioraia): Un bacio!
IL BORGHESE (allontanando con apprensione suo figlio): Mio Dio! E pensare che in questa sala stato rappresentato Rotrou!
IL RAGAZZO: E Corneille!
UN GRUPPO Dl PAGGI (tenendosi per mano, entrano ballando e cantando): Tralallalallallalla...
IL PORTINAIO (severamente, ai paggi): Mi raccomando, paggi! Niente scherzi! PRIMO PAGGIO (con aria offesa): Ma, signore, che dite!...
(In fretta, al secondo, appena il portinaio volta le spalle:) Hai con te dello spago?
IL SECONDO: S con un gancio.
IL PRIMO: Cospotremo pescare qualche parrucca di lass
UN LADRO (ad altri brutti ceffi): Avanti, novellini, prima lezione.
Dal momento che siete al primo furto...
SECONDO PAGGIO (gridando ad altri, in galleria): Ehi! Avete cerbottane?
TERZO PAGGIO: E anche piselli! (Gli soffia addosso dei piselli).
IL RAGAZZO (al padre): Che cosa rappresentano?
IL BORGHESE: La "Cloreste".
IL RAGAZZO: Di chi
IL BORGHESE: Dell'accademico Balthazar Baro!... Bel testo! (Si allontana al braccio del figlio).
IL LADRO (ai complici): ... Le trine dei calzoni vanno tagliate cos
UNO SPETTATORE (a un altro, indicando in alto): Guardate, alla prima del "Cid" ero l
IL LADRO (accompagnando la spiegazione col movimento delle dita): Gli orologi...
IL BORGHESE: (tornando avanti con il figlio): Vedrai degli attori molto illustri...
IL LADRO (facendo il gesto di tirare qualcosa da una tasca con piccoli strappi): I fazzoletti...
IL BORGHESE: Montfleury...
QUALCUNO (gridando dall'alto): Luce, accendete la luce!
IL BORGHESE: Bellerose, Epy, la Beaupr Jodelet!
UN PAGGIO (in platea): Ecco la vivandiera!
LA VIVANDIERA (apparendo dietro il buffet): Arance, latte, sciroppo di lampone, cedrata... (Baccano alla porta.)
UNA VOCE IN FALSETTO: Lasciate passare, villani!
UN SERVO (meravigliato): I marchesi!... In platea?
UN ALTRO SERVO: Solo per qualche minuto. (Entra un gruppo di giovani marchesi).
UN MARCHESE (vedendo la sala semivuota): Beh?... Entriamo cos come dei piccoli borghesi! Senza disturbare la gente - senza pestare i piedi a nessuno?... Che vergogna! (Incontra altri gentiluomini, entrati prima di lui). Cuigy! Brissaille! (Grandi abbracci).
CUIGY: E gi- siamo arrivati prima della luce!
IL MARCHESE: Non parlarmene! Mi sento...
UN ALTRO: Consolati, marchese. Ecco la luce! (La sala saluta con un sospiro l'entrata dell'accenditore. Il pubblico fa capannello intorno ai lumi che accende. Entra in platea Lignie con Cristiano di Neuvillette. Lignie, in disordine, ha l'aria di un ubriacone distinto).


SCENA 2. Gli stessi, Cristiano, Lignie, e dopo Ragueneau e Le Bret.

CUIGY: Lignie!
BRISSAILLE (ridendo): Non ancora ubriaco!...
LIGNIE (piano, a Cristiano): Posso presentarti? (Cristiano fa segno di s. Il barone di Neuvillette.
LA PLATEA (sollevata dalla luce che si diffonde): Evviva!
CUIGY (guardando Cristiano): Niente male!
PRIMO MARCHESE (che ha sentito): Insomma...
LIGNIE (presentando a Cristiano): Il signor de Cuigy, il signor de
Brissaille... CRISTIANO (inchinandosi): Enchant...
PRIMO MARCHESE (al secondo): S carino, ma veste molto male.
LIGNIE (a Cuigy): Arriva adesso dalla Turenna.
CRISTIANO: Sono a Parigi da venti giorni appena. Entro domani nel reggimento delle guardie, come cadetto.
PRIMO MARCHESE (guardando tra il pubblico): Ecco la presidentessa Aubry!
LA VIVANDIERA: Arance, latte... (Un accordo di violini).
CUIGY (a Cristiano, indicando il pubblico): Un bel po' di gente, eh!
CRISTIANO: S parecchia.
PRIMO MARCHESE: Bella gente! (Nominano le signore man mano che entrano. Salutano, sorridono).
SECONDO MARCHESE: La signora di Gu..
CUIGY: La Bois-Dauphin.
PRIMO MARCHESE: La conosciamo.
BRISSAILLE: La Chavigny...
SECONDO MARCHESE: La conosciamo bene.
LIGNIE: Guarda, c'anche Corneille. E' arrivato da Rouen.
IL RAGAZZO (al padre): Ci sono gli accademici?
IL BORGHESE: Mah... ne vedo parecchi. Ecco Boudou, Boissat e Cureau, Porches, Colomby, Bourzeys, Bourdon, Arbaud... Tutti nomi immortali, destinati a restare nei secoli.
PRIMO MARCHESE: Attenzione! Arrivano le preziose: Bartenoide, Urimedonte, Cassandra, Felixeria...
SECONDO MARCHESE (in estasi): Che soprannomi eccitanti! Li conosci tutti?
PRIMO MARCHESE: S tutti!
LIGNIE (a Cristiano in disparte): Caro mio. Lei non si vede. Sono entrate tutte. Sono venuto qui per aiutarti, ma a questo punto me ne torno a bere.
CRISTIANO (supplicandolo): No, ti prego... Tu che conosci tutti in questa citt rimani! Devi dirmi chi (Nuovi accordi dei violini. Pronti a iniziare).
LA VIVANDIERA: Pasticcini, limonata!... (I violini attaccano).
CRISTIANO: Temo che sia colta e preziosa. Non oso parlarle. Non so parlare. Oggi si parla e si scrive in un modo che mi mette a disagio. Io non sono che un militare timido. Lei siede sempre l a destra, in fondo - in quel palco vuoto.
LIGNIE (avviandosi a uscire): Io vado.
CRISTIANO (trattenendolo): Aspetta!
LIGNIE: Non posso. Devo andare alla taverna. Mi aspettano. Qui si muore di sete.
LA VIVANDIERA (passando): Aranciata?
LIGNIE (ha un moto di disgusto): Buahahah!...
VIVANDIERA: Latte?
LIGNIE (sempre pidisgustato): Mi fai star male!
VIVANDIERA: Vino.
LIGNIE: Ecco! (A Cristiano:) Rimango ancora un po'. Sentiamo com'questo vino! (La vivandiera gli d da bere. Il pubblico, improvvisamente, acclama un ometto grassoccio e gaio chiamandolo per nome: Ragueneau! Ragueneau!).
LIGNIE (a Cristiano): E' il grande pasticciere Ragueneau!
RAGUENEAU (avvicinandosi a Lignie): Avete visto il signor Cirano?
LIGNIE (presentando Ragueneau a Cristiano): Il pasticciere degli attori e dei poeti! RAGUENEAU (confondendosi): Beh, insomma, s io...
LIGNIE: Zitto! Lo sanno tutti che sei un mecenate!
RAGUENEAU: S qualcuno si serve da me...
LIGNIE: A credito. Scrive anche lui - un buon poeta.
RAGUENEAU: Cosdicono, ma...
LIGNIE: E pazzo per la poesia!
RAGUENEAU: E' vero. Per qualche verso io...
LIGNIE: Regaleresti una torta!
RAGUENEAU: Una torta?!... Diciamo un pasticcino!
LIGNIE: Pover'uomo, si scusa! E per un bel sonetto?
RAGUENEAU: Qualche panino. Tutto qui.
LIGNIE (severamente): Con panna! E il teatro - ti piace il teatro?
RAGUENEAU: L'adoro!
LIGNIE: Una passione che paghi in dolciumi! Detto tra noi, quanto t'costato l'ingresso stasera?
RAGUENEAU: Quattro torte e quindici paste. (Guardandosi intorno). Ma non vedo il signor Cirano. Strano.
LIGNIE: Perch
RAGUENEAU: C Montfleury che recita!
LIGNIE: Gi questo cane stasera fa Fedone. Ma che c'entra Cirano?
RAGUENEAU: Allora non sapete niente? Detesta Montfleury. Gli ha proibito di recitare per un mese!
LIGNIE (che al quarto bicchiere e non capisce): E allora?
RAGUENEAU: Stasera c'Montfleury!
CUIGY (avvicinandosi): Evidentemente non c'riuscito.
RAGUENEAU: Come? Sono venuto apposta per vederlo!
PRIMO MARCHESE: Ma chi questo Cirano?
CUIGY: Un ragazzo che tira bene di scherma.
SECONDO MARCHESE: Nobile?
CUIGY: Abbastanza. E' cadetto. (Indicando un gentiluomo che viene avanti come cercasse qualcuno). Ma il suo amico Le Bret potrdirvi di pi (Chiama:) Le Bret. (Le Bret si avvicina). Cercate Cirano?
LE BRET: S sono preoccupato.
CUIGY: Diteci. Com'Cirano?
LE BRET (teneramente): Straordinario. Non conosco un altro come lui.
RAGUENEAU: Poeta!
CUIGY: Spadaccino!
BRISSAILLE: Scienziato!
LE BRET: Musicista!
LIGNIE: Per non parlare dell'aspetto!
RAGUENEAU: Sapeste come si veste!... Bizzarro, eccessivo, stravagante, svanito - potrebbe fornire a un pittore il modello pifolle per ritrarre uno spadaccino. Porta un cappello a tre piume e la giubba a sei falde, e il mantello sollevato dietro dalla spada come la coda di un gallo. E il naso!... Sapeste che naso! Non lo si puvedere senza esplodere in un grido di stupore: non possibile! Troppo esagerato!... Poi si ride e si dice: via, finto! Ora se lo toglie!
Ma il signore di Bergerac non se lo toglie mai!
LE BRET: Non solo non se lo toglie - ma sventra chi lo nota.
RAGUENEAU: La sua lama e le forbici della Parca sono tutt'uno!
PRIMO MARCHESE (alzando le spalle): Non verr
RAGUENEAU: Scommettiamo?
IL MARCHESE (ridendo): Come volete.
(Echi d'ammirazione in sala. Entra Rossana e prende posto nel suo palco. Cristiano, intento a pagare la vivandiera, non se ne accorge).
SECONDO MARCHESE: Quant'bella!
PRIMO MARCHESE: Una pesca col sorriso di fragola!
SECONDO MARCHESE: Cosfresca che, a starle troppo vicino, ti prendi una polmonite!
CRISTIANO (scorgendola, a Lignie): E' lei!
LIGNIE (guardandola): Ah, lei?
CRISTIANO: S Presto, dimmi chi Ho paura.
LIGNIE (sorseggiando il suo vino): Maddalena Robin, detta Rossana.
Ecco tutto. Un'intellettuale.
CRISTIANO: Ahi!
LIGNIE: E' libera, orfana, cugina di quel Cirano di cui si parlava.
(Un signore molto elegante entra nel palco di Rossana e si intrattiene a parlare con lei).
CRISTIANO: E quello chi
LIGNIE (che comincia a essere ubriaco): Eh eh!... E' il conte de Guiche. Innamorato di lei, ma sposato alla nipote del cardinale Richelieu. Vorrebbe farla sposare a uno squallido individuo, un certo visconte di Valvert, compiacente... per poterne approfittare. Lei non vuole, ma lui potente: purenderle la vita difficile. Ho scritto una canzone su questa faccenda... Credo che lui se la sia presa a male. Il finale terribile... Ascolta... (Si alza vacillando, col bicchiere in mano, Per declamare).
CRISTIANO: No. Vado.
LIGNIE: Dove?
CRISTIANO: Dal visconte di Valvert.
LIGNIE: Attento, che t'ammazza! (Indica Rossana con un'occhiata).
Resta qui. Ti sta guardando.
CRISTIANO: E' vero. (Resta fisso a guardarla. Il gruppo dei ladri, vedendolo cosdistratto, con la testa in aria e a bocca aperta, si avvicina).
LIGNIE: Ho sete. Me ne vado. Mi aspettano all'osteria. (Esce barcollando).
LE BRET (riavvicinandosi a Ragueneau dopo un giro per la sala): E Cirano - niente?
RAGUENEAU (incredulo): Pare di no.
LE BRET: Forse non ha visto il manifesto. Speriamo. (Il pubblico rumoreggia sollecitando l'inizio).


SCENA 3.
Gli stessi, meno Lignie; de Guiche, Valvert, poi Montfleury.

UN MARCHESE (vedendo de Guiche discendere dal palco di Rossana e
attraversare la platea seguito dai signori ossequiosi, tra cui il
visconte di Valvert): Per che corte, questo de Guiche!
UN ALTRO: Uff!... Ancora un guascone!
PRIMO MARCHESE: Guascone subdolo e freddo - di quelli che ci sanno
fare... Andiamo a salutarlo, meglio. (Vanno verso de Guiche).
SECONDO MARCHESE: Che bei nastri, conte de Guiche! Di che colore sono?
"Baciami piccina" o "Ventre di cerbiatta"?
DE GUICHE: "Spagnolo malato".
PRIMO MARCHESE: Colore che non mente, dato che, grazie al vostro
valore, lo spagnolo se la passermale in Fiandra.
DE GUICHE: Io salo. Venite. (Procede, seguito da tutti i marchesi e
gentiluomini. Si volta e chiama). Andiamo, Valvert!
CRISTIANO (che lo sta ascoltando e osservando, trasale nell'udire
questo nome): Il visconte! Bene, vado a gettargli in faccia il mio...
(Mette la mano in tasca e trova quella d'un ladro che sta per
derubarlo. Si volta). Beh?
IL LADRO: Ahi!
CRISTIANO (senza lasciarlo andare): Cercavo un guanto!
IL LADRO (con un sorriso penoso): E trovate una mano. (Cambiando tono,
a bassa voce, in fretta:) Lasciatemi, e vi dico un segreto.
CRISTIANO (continuando a tenerlo): Quale?
IL LADRO: Il vostro amico Lignie... che vi ha appena lasciato...
CRISTIANO (come sopra): S
IL LADRO: E' in pericolo di vita. Una sua canzone ha offeso qualcuno
molto in alto, e stasera cento uomini - tra cui me gli tenderanno un
agguato...
CRISTIANO: Cento?! Mandati da chi?
IL LADRO: Segreto...
CRISTIANO: Ah!
IL LADRO (con molta dignit: ... professionale.
CRISTIANO: Dov'che lo aspettano?
IL LADRO: Alla porta di Nesle. Vicino a casa sua. Avvertitelo.
CRISTIANO (lasciandogli finalmente il polso) E dove lo trovo?
IL LADRO: Girate tutte le bettole: "La Pressa d'Oro", "La Pigna", "La
Cinta che scoppia", "Le due Torce", "I tre Imbuti" e lasciate in tutte
un biglietto.
CRISTIANO: S corro. Che vigliacchi! Cento contro uno! (Guardando
Rossana con amore). Per.. lasciare lei (e con rabbia Valvert) e
lui... Ma bisogna salvare Lignie. (Esce di corsa).
IL PUBBLICO: E allora? Vogliamo cominciare?
UN BORGHESE (mentre la sua parrucca si solleva appesa a un filo,
pescata da un paggio dalla galleria superiore): La mia parrucca!
GRIDA Dl GIOIA: E' calvo!... Bravi paggi!... (Risate).
IL BORGHESE (furioso, mostrando i pugni): Mascalzone! (Grida e risate,
dapprima molto forti, poi in diminuzione. Infine silenzio).
LE BRET (stupito): Che silenzio improvviso. (Uno spettatore gli parla
a bassa voce). Ah?
LO SPETTATORE: Me l'hanno appena confermato.
MORMORIO: - Zitti!
- Sembra lui.
- No!
- S
- Nel palco con l'inferriata.
- Il cardinale!
- Il cardinale?
- S il cardinale!
UN PAGGIO: Diavolo - abbiamo finito di scherzare.
(Si sente battere un colpo sulla scena. Tutti restano immobili.
Attenzione generale).
LA VOCE Dl UN MARCHESE (affacciandosi dal sipario): Una sedia! (Viene
passata una sedia di mano in mano, sulle teste).
UNO SPETTATORE: Silenzio.
(Si battono tre colpi. S'apre il sipario. I marchesi sono seduti sulle
loro sedie, in atteggiamento insolente. Il fondale raffigura una
bluastra immagine pastorale. I violini suonano dolcemente).
LE BRET (a Ragueneau, sottovoce): Tocca a Montfleury?
RAGUENEAU (anche lui piano): S comincia lui.
LE BRET: E Cirano non c
RAGUENEAU: Ho perso la scommessa.
LE BRET: Meglio - meglio cos
(Si sente suonare una zampogna e appare Montfleury, in costume da
pastore).
LA PLATEA (applaudendo): Bravo Montfleury! Bravo!
MONTFLEURY (ringrazia e comincia a recitare la parte di Fedone):
"Felice chi, lontano, in luogo solitario
decide di votarsi a esilio volontario.
E chi, quando lo Zefiro sussurra tra le fronde...".
UNA VOCE (al centro della platea): Cialtrone, non t'avevo proibito di
recitare per un mese?
(Stupore generale. Tutti si voltano. Mormorii).
VARIE VOCI: Che succede? - Chi
CUIGY: E' lui!
LE BRET (terrificato): Cirano!
LA VOCE: Fuori, buffone!
(Mormorio d'indignazione in sala).
MONTFLEURY: Ma...
LA VOCE: Che fai, protesti?
VARIE VOCI (dalla platea e dai palchi): - Silenzio!
- Basta!
- Continua, Montfleury!
- Non aver paura!
MONTFLEURY (con voce incerta): "Felice chi, lontano, in luogo
soli...".
LA VOCE (sempre piminacciosa): E allora? Devo proprio romperti la
schiena?
MONTFLEURY (con voce sempre pidebole): "Felice chi...".
LA VOCE: Fuori!
(Proteste in sala).
MONTFLEURY (fievole): "Felice chi, lontano...".
CIRANO (montando in piedi su una sedia, le braccia incrociate, il
cappello di traverso, naso terribile): Ora comincio a seccarmi!
(Emozione in sala).


SCENA 4.
Gli stessi, Cirano, e poi Bellerose e Jodelet.

MONTFLEURY (ai marchesi): Signori, aiutatemi!
UN MARCHESE (con sufficienza): Continuate!
CIRANO: Senti, grassone - se continui mi costringi a schiaffeggiarti!
IL MARCHESE: Basta!
CIRANO: I marchesi stiano zitti ai loro posti, o dovrsgualcire le
loro trine!
TUTTI I MARCHESI (alzandosi): Adesso troppo! Montfleury...
CIRANO: Vattene, Montfleury. O ti taglio le orecchie!
UNA VOCE: Ma...
CIRANO: Vattene!
UN ALTRA VOCE: Insomma...
CIRANO: Sei ancora l (Fa il gesto di rimboccarsi le maniche). Bene!
Adesso salgo in scena e ti affetto come una mortadella italiana!
MONTFLEURY (mettendo insieme tutta la sua dignit: Signore,
insultando me voi insultate la musa Talia!
CIRANO (molto educatamente): Se questa musa, con la quale, signore,
voi non avete nulla a che fare, avesse l'onore di conoscervi non
potrebbe tollerare la vostra bestialit ma vi ficcherebbe il suo
coturno in...
LA PLATEA: Montfleury! Montfleury! Vogliamo sentire la tragedia!
CIRANO (a quelli che gridano intorno a lui): Vi prego di avere piet per il mio fodero: se continuate, sarcostretto a vomitare la lama.
(Il cerchio si allarga).
LA FOLLA (indietreggiando): Ehill
CIRANO (a Montfleury): Esci!
LA FOLLA (riavvicinandosi): Ohohoh-ho!
CIRANO (voltandosi di scatto): Qualcosa che non va?
(La folla indietreggia di nuovo).
UNA VOCE (cantando dal fondo):
Il signor Bergerac
un vero guastafeste
ma non c'impedir di veder la "Cloreste"!
TUTTA LA SALA (in coro): Di veder la "Cloreste"!
CIRANO: Se sento un'altra volta questa canzone, vi stendo tutti.
UN BORGHESE: E chi siete - Sansone?!
CIRANO: Prestatemi la vostra mascella d'asino e vedrete!
UNA DAMA (da un palco): E' inaudito!
UN SIGNORE: Uno scandalo!
UN BORGHESE: Una prepotenza inammissibile!
UN PAGGIO: Comincio a divertirmi! (La platea rumoreggia).
CIRANO: Silenzio! (Nuovi rumori dalla platea sfrenata: ragli d'asino
belati, versi d'animali e risate).
Io vi..
(Un paggio miagola).
Vi ordino di tacere! Sfido tutta la platea!
Ecco - scrivo i nomi. Avvicinatevi, giovani eroi!
A ciascuno il suo turno - un numero per uno. Va bene?
Allora, chi vuole aprire la lista? Voi, signore?
No. Voi? No. Avanti, chi vuole duellare per primo?
Giuro che lo trattercon tutti gli onori!
Tutti quelli che vogliono morire alzino la mano!
(Silenzio).
Cosa c' Il pudore vi impedisce di vedere la mia lama nuda? Non un
nome? Non una sola mano alzata? Bene. Allora riprendiamo!
(Rivolgendosi alla scena, sulla quale Montfleury attende angosciato:)
Dunque, vorrei vedere il teatro guarito da quel cancro. Altrimenti...
(mette mano alla spada) ecco il bisturi!
MONTFLEURY: Io...
CIRANO (scende dalla sedia su cui era salito in piedi e si siede
comodamente): Batterle mani tre volte, faccia di luna piena! Alla
terza non voglio pivederti.
(La platea rumoreggia divertita. Cirano batte la prima volta le mani).
E uno! MONTFLEURY: Io...
UNA VOCE (dai palchi): Resta!
LA PLATEA: Resta?... S No... Non resta.
MONTFLEURY: Signori, io credo che...
CIRANO: E due!
MONTFLEURY: Io sono certo che sarebbe meglio se...
CIRANO: E tre!
(Montfleury sparisce come in una botola. Tempesta di risate, fischi,
urla).
LA PLATEA: Uhuhuhhh!... Vigliacco!... Torna indietro!
CIRANO (soddisfatto, stendendosi sulla sedia e incrociando le gambe):
Che torni, se se la sente.
(Bellerose viene avanti e saluta).
DAI PALCHI: Ecco Bellerose!
BELLEROSE (elegantemente): Nobili signori...
LA PLATEA: No no!... Vogliamo Jodelet!
JODELET (entrando e rivolgendosi al pubblico con voce nasale): Branco
di pecore!
LA PLATEA (ride): Bravo!... Bene!... Bravo Jodelet!
JODELET: Niente applausi! Quel povero grassone che vi piace tanto si sentito...
LA PLATEA: E' un vigliacco!
JODELET: Ha dovuto uscire!
LA PLATEA: Allora che torni!
ALCUNI: Noooo!
ALTRI: Siiii!
UN GIOVANE (a Cirano): Ma infine, signore, perchodiate tanto
Montfleury?
CIRANO (gentile, sempre seduto): Per due ragioni, paperino mio,
ciascuna delle quali gida sola sufficiente. Primo: un pessimo
attore, che strilla e fa abortire in gola quei versi che dovrebbero
invece volar via leggeri. Secondo: un mio segreto.
IL BORGHESE ANZIANO (alle sue spalle): Ma cosci avete privato senza
scrupoli della "Cloreste"! Io insisto...
CIRANO (voltando la sua sedia dalla parte del borghese, con rispetto):
Vecchio mulo, i versi di quel rimbambito di Balthazar Baro valgono
meno di zero. Non ho rimorsi.
UN GRUPPO Dl PREZIOSE (dai palchi): Come - il nostro Baro! Come si pu dire una cosa simile!
CIRANO (volgendo la sedia verso i palchi, con galanteria): Signore
belle, brillate, fiorite, dateci da sognare, illuminate la morte coi
vostri sorrisi, ispirateci versi... ma per favore non li giudicate!
BELLEROSE: E i soldi che devo restituire?
CIRANO (volgendo di nuovo la sedia verso la scena): Bellerose, avete
detto la sola cosa intelligente! Non voglio danneggiarvi. (Si alza e
lancia una borsa sulla scena). Prendete questa, e tacete! (Stupore in
sala).
JODELET (cogliendo al volo al borsa e soppesandola): A queste
condizioni, signore, vi autorizzo a interrompere tutte le sere la
"Cloreste".
(Il pubblico fischia).
Sono pronto a dividere con voi questi fischi!
BELLEROSE: Lo spettacolo finito.
JODELET: Sentito? Fuori!
(Il pubblico si avvia a uscire, mentre Cirano si guarda intorno con
aria soddisfatta. Ma la folla si arresta nell'udire le battute che
seguono, e indugia in sala).
LE BRET (a Cirano): Sei pazzo!...
UN SECCATORE (che si avvicinato a Cirano): Che scandalo! Ma lo
sapete che l'attore Montfleury sotto la protezione del duca di
Candale? E voi, ce l'avete un protettore?
CIRANO: No.
IL SECCATORE: Non ce l'avete?
CIRANO: No!
IL SECCATORE: Come - non avete un potente che possa coprirvi col suo
nome? CIRANO (irritato): Ve l'ho detto due volte: no. Ve lo devo
ripetere una terza? No, non ho protettori... (mette mano alla spada)
ma una protettrice.
IL SECCATORE: Che farete adesso - lascerete la citt
CIRANO: Vedremo.
IL SECCATORE: Ma il duca di Candale ha il braccio lungo!
CIRANO: Non quanto il mio... (mostra la spada) quando ci aggiungo
questa!
IL SECCATORE: Non immaginerete mica che...
CIRANO: Immagino.
IL SECCATORE: Ma...
CIRANO: E ora via - fuori dai piedi!
IL SECCATORE: Ma...
CIRANO: Via! - Ma, ditemi, perchmi guardate il naso?
IL SECCATORE (atterrito): Io?...
CIRANO (avvicinandoglisi): Cos'ha di cosstrano?
IL SECCATORE (indietreggiando): Vostra Grazia si sbaglia...
CIRANO: E' molle e pendulo come una proboscide?
IL SECCATORE (come sopra): Io non ho...
CIRANO: O adunco come un becco di gufo?
IL SECCATORE: Io...
CIRANO: C'una verruca sulla punta?
IL SECCATORE: Ma...
CIRANO: O forse ci passeggia qualche mosca? Insomma, cos'ha di cos straordinario?
IL SECCATORE: Oh!
CIRANO: E' davvero cosfenomenale?
IL SECCATORE: Mi son guardato bene dal guardarlo!
CIRANO: E perchnon guardarlo?
IL SECCATORE: Io avevo...
CIRANO: Allora vi disgusta?
IL SECCATORE: Signore...
CIRANO: Ha forse un'aria malsana?
IL SECCATORE: Signore!
CIRANO: Una forma oscena?
IL SECCATORE. No, niente affatto!
CIRANO: E allora perchquell'aria critica? Vi sembra forse troppo
grande?
IL SECCATORE (balbettando): No, anzi, lo trovo piccolo, piccolissimo,
minuscolo! CIRANO: Come? Voi mi prendete in giro! Piccolo il mio naso?
Ehil
IL SECCATORE: Oh, cielo!
CIRANO: Enorme il mio naso! Vile camuso, idiota, testa piatta, sappi
che sono orgoglioso d'una simile appendice, dato ch'dimostrato che
un gran naso distingue l'uomo affabile, buono, cortese, spirituale,
liberale e coraggioso, proprio come sono io, e come tu non potrai
essere mai, miserabile! Perchquesta tua faccia senza gloria che la
mia mano sta per incontrare del tutto priva... (lo schiaffeggia, lui
si lamenta) di fierezza, fantasia, lirismo, colore, luce, genio,
eleganza - e di naso infine. Proprio come quest'altra faccia che...
(lo gira per le spalle e si appresta e dargli un calcio) il mio
stivale sta per incontrare in fondo alla tua schiena!
IL SECCATORE (fuggendo): Aiuto! Guardie!
CIRANO: Questo un avvertimento per tutti coloro che dovessero
trovare buffo il centro del mio viso. Se poi si tratta di nobili,
attenti, che li colpisco davanti e non di dietro, col ferro e non con
lo stivale, senza dar loro il tempo di fuggire!
DE GUICHE (che sceso in sala seguito dai marchesi): Ora comincia a
diventare seccante!
VISCONTE Dl VALVERT (alzando le spalle): E' solo un chiacchierone!
DE GUICHE: Possibile che nessuno gli risponda?
VALVERT: Nessuno? State a vedere! Vado a cantargliene quattro!
(Avanza verso Cirano, che l'osserva, e si pianta davanti a lui con
aria fatua).
Voi... voi avete un naso... ecco... un naso... molto grande.
CIRANO (con aria grave): S molto.
VALVERT (ridendo): Ecco!
CIRANO (imperturbabile): Tutto qui?
VALVERT: Ma...
CIRANO: Eh, no! E' un po' poco, ragazzo mio! Ce n'erano di cose da
dire sul mio naso - diamine! - e di toni da sfoggiare! Per esempio,
vediamo:
Aggressivo: "Io, signore, se avessi un naso simile, me lo farei
tagliare!".
Amichevole: "Certo che quando bevete vi si immerge nel bicchiere!
Fatevene fabbricare uno su misura!".
Descrittivo: "E una montagna, un picco, un promontorio!... Ma che
dico, un promontorio? E una penisola!".
Curioso: "A che vi serve questo affare smisurato? Da scrittoio
signore, o da scatola da lavoro?".
Grazioso: "Amate a tal punto gli uccelli che paternamente voleste
preoccuparvi di offrire un trespolo alle loro zampette?".
Truculento: "Ditemi, signore, quando fumate, il naso vi fa da cappa
del camino? E i vicini non gridano al fuoco?".
Previdente: "Fate attenzione, con tutto questo peso voi potreste
cadere faccia per terra!".
Tenero: "Metteteci sopra un parasole che gli preservi quel suo bel
colore!".
Pedante: "Pare che l'animale che Aristotele chiama
ippocampelefantocammello pesasse quanto il vostro naso!".
Cavalleresco: "Cos'quest'uncino, una nuova moda? Comodo per
appenderci il cappello!".
Enfatico: "Che naso! Nessun vento pufargli venire il raffreddore ad
eccezione del maestrale!".
Drammatico: "Quando sanguina, sembra il Mar Rosso!"
Ammirato: "Che splendida insegna per un profumiere!".
Lirico: "E' una conca. Potreste farci il bagno!".
Semplice: "Quando si puvisitare il monumento?".
Rispettoso: "Certo che voi ne possedete di beni al sole!".
Ruspante: "E che un naso questo? Andiamo! O un rafano gigante o un
melone nano!".
Militare: "Puntate!".
Pratico: "Giocatevelo al lotto. E' una bella puntata!".
Oppure, facendo il verso alla tragedia greca, piangendo: "Ecco il naso
che ha distrutto l'armonia di questo viso! Guardatelo, il traditore!
Ne arrossisce di vergogna!".
Ecco quante cose, mio caro, avresti potuto dirmi se solo avessi un
briciolo di cultura o di spirito. Ma di spirito, tristissimo
individuo, tu non ne possiedi un atomo. Quanto alla cultura, poi non
ne hai abbastanza da mettere insieme pidi sette lettere quelle che
formano la parola cretino! Comunque, quand'anche tu avessi avuto tanta
immaginazione da potermi dedicare tutti questi epiteti alla presenza
del nostro nobile pubblico, non avresti avuto il tempo di pronunciarne
uno solo, poichcerte cose me le dico da me - con molta disinvoltura,
bisogna riconoscere - ma non permetto a nessun altro di dirmele.
DE GUICHE (tentando di condurre via Valvert): Lasciate perdere,
visconte!
VALVERT (soffocato dalla rabbia): Ma guarda che maniere! Un villano
che... che non ha nemmeno un paio di guanti! Uno che esce cos- senza
merletti, senza nastri, senza galloni!
CIRANO: Io sono elegante dentro. No, non mi agghindo come una
fraschetta, ma sono assai pipulito, anche se meno carino. Io non
andrei mai in giro portandomi addosso - magari per negligenza - un
affronto non lavato, un onore sgualcito, la coscienza ingiallita di
sonno, degli scrupoli.
Non c'nulla che in me non risplenda. Sono libero, leale. Le mie
verit quando cammino tra la gente, risuonano come speroni.
VALVERT: Ma signore...
CIRANO: Non ho guanti? Bell'affare! Ce ne avevo uno solo... d'un
vecchissimo paio! Ma mi era cosdi peso che devo averlo lasciato
sulla faccia di qualcuno.
VALVERT: Mascalzone, facchino, villano, piedi piatti, ridicolo!
CIRANO (togliendosi il cappello e salutando, come se il visconte si
stesse presentando): Piacere. Cirano Saviniano Ercole di Bergerac.
(Risate).
VALVERT (esasperato): Buffone!
CIRANO (lanciando un grido, come preso da un crampo): Ahi!
VALVERT (che stava andandosene, voltandosi): Che altro c'
CIRANO (con una smorfia di dolore): Bisogna smuoverla un po'. S' intorpidita... Ecco cosa succede a lasciarla per troppo tempo
inoperosa! - Ahi!
VALVERT: Che avete?
CIRANO: Mi ha preso un crampo alla spada!
VALVERT (sguainando la propria): E va bene!
CIRANO: Vi colpircon grazia.
VALVERT (sprezzante): Poeta!
CIRANO: Sissignore, poeta! Tanto che adesso, cos mentre che ci
battiamo - hopl - vi improvviso una ballata.
VALVERT: Una ballata?
CIRANO: Suppongo non sappiate che sia, vero?
VALVERT: Ma...
CIRANO (recitando una lezioncina): Dunque, la ballata si compone di
tre strofe di otto versi ciascuna...
VALVERT (battendo i piedi): Uffa!
CIRANO (continuando): E di una finale di quattro.
VALVERT: Voi...
CIRANO: Io vi compongo adesso una ballata mentre duelliamo. E
all'ultimo verso vi tocco.
VALVERT: Non possibile!
CIRANO: No?
(Si mette a declamare).
"Ballata del duello al Palazzo Borgogna
tra Bergerac e un topo di fogna!".
VALVERT: E questo che significa?
CIRANO: E' il titolo.
LA PLATEA (eccitata al massimo): - Largo!
- Adesso viene il bello!
- Fate posto!
- Silenzio!
(Si forma un circolo di curiosi in sala. Marchesi e ufficiali
mescolati a borghesi e popolani. I paggi gli uni sulle spalle degli
altri per vedere meglio. Le signore si sporgono dai palchi. A destra,
De Guiche e i suoi gentiluomini. A sinistra, Le Bret, Ragueneau,
Cuigy, eccetera).
CIRANO (chiude un momento gli occhi): Aspettate un attimo!... Cerco le
mie rime... Ecco, ci sono.
(Fa ciche dice in versi).
Con grazia getto lontano il cappello
e piano lascio cadere il mantello
mentre sguaino dal fodero la spada
per colpirti laddove pim'aggrada.
Guardami bene: sono pileggero
di Scaramouche nell'arte dello stocco.
Perciti avverto, povero guerriero:
QUANDO FINISCE LA BALLATA, IO TOCCO.
(Primo scambio di colpi).

Facevi bene a restartene zitto.
Dimmi, dov'che vuoi esser trafitto?
Al fianco, al cuore - sotto il giubbetto? -
Oppure al fegato al viso al petto?
Le cocce sbattono, la lama svetta.
Credo d'aver deciso: adesso scocco.
Torno a ripeterti quel che t'aspetta:
QUANDO FINISCE LA BALLATA, IO TOCCO.

Mi manca un verso, non viene - mi manca...
Ma dimmi, che ha la tua faccia? Si sbianca?
E' per donarmi quel verso che voglio?
Vediamo, amico: m'ispiri cordoglio.
Guarda, mi scopro - mi chiudo. Sei lento.
Reggilo meglio quel tuo ferro, sciocco!
Giostro, ci siamo, contrattacco. Attento!
QUANDO FINISCE LA BALLATA, IO TOCCO.
(Annuncia solennemente: Ultima strofa).

Occhio alla lama. Raccomandati a Dio!
Ecco: tiro di quarta, paro, sei mio!
Entro t'affondo. Ehil
(Il visconte, colpito, barcolla).
Pavido allocco!
ECCO, E' FINITA LA BALLATA, IO TOCCO.
(Acclamazioni. Applausi dai palchi. Piovono fiori e fazzoletti. Gli
ufficiali circondano Cirano, congratulandosi. Ragueneau danza di
gioia. Le Bret felice e al tempo stesso preoccupato. Gli amici del
visconte di Valvert lo sostengono e lo portano via. La folla saluta la
vittoria di Cirano con un lungo grido).
UN CAVALLEGGERO: Stupendo!
UNA DONNA: Bello!
RAGUENEAU: Favoloso!
UN MARCHESE: Incredibile!
LE BRET: Incosciente!
(Ressa intorno a Cirano. Si sente dire: Complimenti... Bravo..).
VOCI Dl DONNA: Che eroe!
UN MOSCHETTIERE (andando incontro a Cirano con la mano tesa):
Permettete, signore?... Siete stato straordinario - e credo di
intendermene. Del resto, ho giespresso il mio entusiasmo mentre
assistevo al duello... (Se ne va).
CIRANO (a Cuigy): Ma chi Come si chiama?
CUIGY: D'Artagnan.
LE BRET (prendendo Cirano per un braccio): Devo parlarti.
CIRANO: Aspettiamo che la gente se ne vada. (A Bellerose:) Posso
restare in teatro? BELLEROSE (rispettosamente): Ma certo.
(Si sentono grida all'esterno).
JODELET (che ha guardato): Stanno fischiando Montfleury.
BELLEROSE (solennemente): Cossia.
(Cambiando tono, al portiere e allo smoccolatore delle candele).
Sgombrate. Chiudete. Non spegnete le luci. Torneremo dopo cena a
provare una nuova farsa.
(Jodelet e Bellerose escono, dopo aver rivolto grandi saluti a
Cirano).
IL PORTINAIO (a Cirano): E voi, non andate a cena?
CIRANO: Io?... No. (Il portinaio si allontana).
LE BRET (a Cirano): Perch
CIRANO (orgogliosamente): Perch.. (Cambiando tono, vedendo che il
portiere lontano:) Perchnon ho soldi.
LE BRET (facendo il gesto di lanciare una borsa): Come?!... E quella
borsa?
CIRANO: La pensione paterna - un giorno e... via!
LE BRET: E per il resto del mese?
CIRANO: Non ho piniente.
LE BRET: Che Pazzia!
CIRANO: Ma che gesto!
LA VIVANDIERA (tossendo dietro il suo piccolo banco): Ehm!.. (Cirano e
Le Bret si voltano. Lei si avvicina timidamente). Signore... sapervi
digiuno... mi spezza il cuore... (Mostrando il buffet. Qui ho di
tutto... (Con slancio). Prendete!
CIRANO (togliendosi il cappello): Bambina mia, il mio orgoglio di
guascone mi impedirebbe dl accettare dalle vostre mani anche il pi piccolo dolcino, tuttavia temo troppo che un rifiuto potrebbe
offendervi, perciaccetter.. (va al buffet e sceglie) cos
qualcosina - un chicco d'uva... (lei gli offre il grappolo, lui prende
un chicco) uno solo.
Un bicchier d'acqua... (lei fa per versagli del vino, lui la ferma)
d'acqua... E mezzo pasticcino. (Ne prende mete restituisce l'altra).
LE BRET: Non essere stupido!
LA VIVANDIERA: Qualche altra cosa!
CIRANO: S la vostra mano da baciare.
(Bacia la mano che lei gli tende come fosse quella d'una principessa).
LA VIVANDIERA: Grazie, signore. (Gli fa un inchino). Buona sera.
(Esce).


SCENA 5.
Cirano, Le Bret, poi il portiere.

CIRANO (a Le Bret): Parla, ti ascolto.
(Si siede davanti al buffet e poggia il pasticcino) Pranzo...
(... il bicchiere d'acqua) Bere...
(... il chicco d'uva). Dessert!
(Si siede). Ecco fatto. Mi metto a tavola. Ho una fame da morire.
(Mangia). Dicevi?
LE BRET: Che questi gradassi ti guasteranno lo spirito se continui ad
ascoltare solo loro!... Va' un po' a chiedere alla gente di buon senso
- chiedi che effetto ha provocato la tua bravata.
CIRANO (mandando giun pasticcino): Enorme.
LE BRET: Il cardinale...
CIRANO (felice): C'era anche il cardinale?
LE BRET: Deve aver trovato l'episodio...
CIRANO: Molto originale.
LE BRET: In ogni caso...
CIRANO: E' un autore. Il fatto che la "pie" di un collega sia stata
impedita non puche fargli piacere.
LE BRET: Ti stai facendo troppi nemici. Davvero.
CIRANO (prendendo il chicco d'uva): Secondo te, quanti posso essermene
fatti stasera?
LE BRET: Quarantotto, senza contare le donne.
CIRANO: Vediamo, fa un po' il conto.
LE BRET: Montfleury, quel borghese, de Guiche, il visconte, l'autore,
l'Accademia...
CIRANO: Basta cos Troppo bello!
LE BRET: Ma dove vuoi arrivare? Che ti sei messo in testa?
CIRANO: Erravo in un labirinto. Avevo troppe scelte da compiere, tutte
complicate. Allora ho deciso...
LE BRET: Che cosa?
CIRANO: Di farmi sempre notare, in ogni circostanza, in tutti i modi.
Era la via pisemplice.
LE BRET (alzando le spalle): E va bene! Ma mi vuoi dire almeno il
motivo - dico quello vero - del tuo odio per Montfleury?
CIRANO (alzandosi): Quel grassone si crede ancora affascinante e,
quando balbetta sulla scena, fa l'occhio di triglia alle signore con
quelle sue oscene pupille di rana... Bene, io lo odio da quando s' permesso, una sera, di posare il suo sguardo su di lei... Buah! M' parso di veder strisciare una lumaca su di un fiore.
LE BRET (stupito): Ma com'possibile?
CIRANO (con una risata amara): Che io sia innamorato?
(Cambiando tono, serio). Sono innamorato.
LE BRET: E si pusapere di chi? Non me ne hai mai parlato.
CIRANO: Di chi?... Vediamo, rifletti un po'. Questo naso che mi
precede di un quarto d'ora dovunque io vada mi vieta perfino il sogno
d'essere amato da una brutta. Allora, di chi vuoi che mi sia
innamorato? Ma chiaro! Mi sono innamorato - che vuoi farci- della
pibella di tutte!
LE BRET: La pibella?
CIRANO: Di tutte! La pisplendida, la pifine (desolato), la pi bionda!
LE BRET: Eh, Dio mio! E chi questa?
CIRANO: Un pericolo mortale senza volerlo, dolcissimo senza saperlo -
una trappola della natura, una rosa moscata nei cui petali l'amore
tende agguati! Chi conosce il suo sorriso ha conosciuto la perfezione.
Riesce a fare della grazia con un niente, a trasfondere il senso del
divino nel piinsignificante dei suoi gesti. Venere non saprebbe
scivolare in una vasca nDiana camminare attraverso i grandi boschi
fioriti allo stesso modo in cui lei si siede su una sedia o passeggia
per Parigi.
LE BRET: Perd! Capisco. E chiaro.
CIRANO: E trasparente.
LE BRET: La Robin, tua cugina?
CIRANO: S Rossana.
LE BRET: Bene - tanto meglio! Tu l'ami? Diglielo! Stasera ti sei
coperto di gloria sotto i suoi occhi.
CIRANO: Guardami, amico mio, e dimmi che speranza posso avere con
questo naso! No non mi faccio illusioni. Certo, qualche volta mi
capita d'illanguidirmi nelle notti chiare, entro in qualche parco
dall'aria profumata e annuso l'aprile con questo mio povero gran
diavolo di naso; vedo qualche dama illuminata da un raggio d'argento,
camminare lentamente nella notte al braccio del suo cavaliere, e mi
dico che anche a me piacerebbe averne una al mio braccio, e mi esalto,
mi abbandono... finchnon scorgo all'improvviso l'ombra del mio
profilo sul muro del giardino!
LE BRET (commosso): Amico mio!...
CIRANO: Credimi, davvero triste, certe volte, sentirsi cosbrutti,
cossoli...
LE BRET (prendendogli la mano): Che fai, piangi?
CIRANO. Ah no! Mai. Sarebbe troppo sgradevole vedermi colare una
lacrima giper un simile naso. Non permetterei mai alla divina
bellezza delle lacrime di mescolarsi con una tale porcheria! Non c' niente di pisublime del pianto, e non vorrei che per causa mia,
suscitando il riso, anche una sola lacrima fosse ridicolizzata.
LE BRET: Dai, non essere triste. In amore pusuccedere di tutto.
CIRANO (scuotendo il capo): No. Io amo Cleopatra: ti sembra che abbia
l'aria di un Cesare? Adoro Berenice: ho il fisico di un Tito?
LE BRET: Ma tu hai coraggio, hai spirito! Hai visto con che occhi ti
guardava quella ragazza che ti ha appena offerto da mangiare?
CIRANO (sorpreso): E' vero.
LE BRET: Lo vedi? E allora?... Anche Rossana seguiva il tuo duello con
emozione.
CIRANO: Con emozione?
LE BRET: S ne rimasta turbata! Fatti coraggio, parlale, fa' in
modo che...
CIRANO: Che mi rida sul naso? No. E' la sola cosa al mondo che mi
mette paura.
IL PORTINAIO (introducendo qualcuno per Cirano): Signore, chiedono di
voi...
CIRANO (vedendo la governante): Mio Dio, la sua governante!


SCENA 6.
Cirano, Le Bret, la governante.

LA GOVERNANTE (con un grande saluto): Mi manda a chiedere dove pu incontrare, segretamente, il suo valoroso cugino.
CIRANO (sconvolto): Incontrare me?
LA GOVERNANTE (con un inchino): S voi. Deve parlarvi.
CIRANO: Deve?
LA GOVERNANTE (con un altro inchino): Parlarvi!
CIRANO (barcollando): Dio mio!
LA GOVERNANTE: Andremo a messa domattina a Saint-Roch, alle prime luci
dell'alba.
CIRANO (aggrappandosi a Le Bret): Oh, Dio mio!
LA GOVERNANTE: Dove possiamo vederci, dopo, per parlare un po'?
CIRANO (incapace di connettere): Dove?... Io... ma... Oh, Dio mio!
LA GOVERNANTE: Fate presto!
CIRANO: Ci sto pensando.
LA GOVERNANTE: Dove?
CIRANO: Da... da... Ragueneau, il pasticciere...
LA GOVERNANTE: E dov'
CIRANO: In via - ah, Dio mio! Dio mio! via Saint-Honor..
LA GOVERNANTE (uscendo): Saremo lalle sette.
CIRANO: Ci sar (La governante esce).


SCENA 7.
Cirano, Le Bret, poi gli attori, Cuigy, Brissaille, Lignie, il
portiere, i musicisti.

CIRANO (cadendo tra le braccia di Le Bret): Un appuntamento!... Lei...
a me...
LE BRET: E allora, non sei pitriste?
CIRANO: Ah, qualunque cosa sia, lei sa che io esisto!
LE BRET: Ti vuoi calmare adesso?
CIRANO (fuori di s: Adesso... io sarpifrenetico e folle che mai!
Ho bisogno di battermi con un esercito! Ho dieci cuori, venti braccia!
Affrontare dei nani non pubastarmi pi.. (urla a squarciagola) Ho
bisogno di giganti!
(Intanto sulla scena, in fondo, gli attori hanno ripreso a provare. I
musicisti hanno ripreso posto).
UNA VOCE (dalla scena): Silenzio laggi Stiamo provando!
CIRANO (ridendo): Ce ne andiamo!
(Si allontana. Dalla porta d'ingresso entrano Cuigy, Brissaille e
alcuni ufficiali che sostengono Lignie completamente ubriaco).
CUIGY: Cirano!
CIRANO: Che c
CUIGY: Un bel tordo tutto per te!
CIRANO (riconoscendolo): Lignie!... Che t'successo?
CUIGY: Ti cercava.
BRISSAILLE: Non purientrare a casa.
CIRANO: E perch
LIGNIE (con voce impastata da ubriaco, mostrandogli un biglietto
tutto gualcito): Questo biglietto mi avverte... cento uomini mi
aspettano... per via d'una canzone che ho scritto... sono in
pericolo... Fammi venire a dormire a... casa tua...
CIRANO: Cento uomini, hai detto? Bene, stanotte dormirai a casa tua!
LIGNIE (spaventato): Ma...
CIRANO: Prendi quella lanterna!... (Lignie obbedisce
precipitosamente). E andiamo! - Ti giuro che stanotte ti rimbocco le
coperte!... (Agli ufficiali:) Vol seguiteci a distanza, senza
intervenire!
CUIGY: Ma sono cento!...
CIRANO: Stasera quel che mi ci vuole!
(Gli attori, scesi dalla scena, in costume, fanno cerchio intorno).
LE BRET: Ma perchprendersela tanto calda per proteggere un...
CIRANO: Ecco Le Bret che rompe!
LE BRET: Un ubriacone qualsiasi?...
CIRANO (battendo sulla spalla di Lignie): Perchquesto ubriacone,
questo barile di moscato, questa botte di rosolio, fece una volta
qualcosa di cosgentile che non ho mai visto niente di simile. Alla
fine d'una messa, avendo visto la donna che amava bagnare la mano
nell'acqua benedetta, si precipitsull'acquasantiera - lui che alla
sola vista dell'acqua sta male- e la bevve tutta!
UN'ATTRICE (in costume da servetta): Che carino!
CIRANO: Vero, piccina?
L'ATTRICE: Ma perchin cento contro un povero poeta?
CIRANO: Andiamo! (Agli ufficiali:) E voi, signori, guardatevi
dall'intervenire - quale che sia la situazione!
UN ALTRA ATTRICE (scendendo di scena): Io vado a vedere!
CIRANO: Venite!
UN'ALTRA (scendendo a sua volta, a un vecchio attore): Vieni anche tu,
Cassandro?
CIRANO: Venite tutti - il Dottore, Isabella, Leandro! Tutti! Venite,
adorabili pazzi, a legare la farsa italiana al dramma spagnolo!
TUTTE LE DONNE (saltellando di gioia): Bravo! - Presto, il mantello! -
Il mio cappuccio!
JODELET: Andiamo!
CIRANO (ai musicisti): Anche voi! Ci suonerete qualcosa! (I musicisti
si accodano al corteo che va formandosi). Bene, bravi! Ufficiali e
signore in costume, io vi precederdi venti passi.. (si allontana di
venti passi) io solo, con in testa le piume che la gloria in persona,
di sua mano, mi appuntsul cappello!... Capito? Guardatevi dal darmi
manforte! - Pronti?... Un due tre! Portiere, apri la porta!
(Il portiere apre. Appare un angolo pittoresco della vecchia Parigi
illuminato dalla luna).
Ah, Parigi notturna e nebbiosa! Il chiaro di luna cola giper i
lividi tetti. Su questa scena si recitertra poco qualcosa di davvero
straordinario. Laggila Senna, avvolta in una sciarpa di vapori,
trema come uno specchio magico... Venite - venite a vedere!
TUTTI: Alla porta di Nesle!
CIRANO (sulla soglia): Alla porta di Nesle!
(Girandosi, prima d'uscire, all'attrice in costume da servetta:)
Volevate sapere, signorina, perchhanno mobilitato cento uomini per
aggredire questo povero poeta? (Estrae la spada, con molta calma).
Perchsapevano che amico mio.

ATTO SECONDO.
La rosticceria dei poeti.

La bottega del pasticciere-rosticciere Ragueneau, col suo ampio
laboratorio.
I forni rosseggiano nell'ombra. Le pentole scintillano. Gli spiedi
girano. E' la cottura del mattino. Ressa di cuochi e sguatteri.


SCENA 1.
Ragueneau e sua moglie Lisa. Ragueneau, al tavolino, scrive con aria
ispirata e conta sulle dita.

PRIMO PASTICCIERE (portando un piatto): Frutta mandorlata!
SECONDO PASTICCIERE (portando un piatto): Torta!
TERZO PASTICCIERE (portando un arrosto guarnito con piume): Pavone!
QUARTO PASTICCIERE (portando un vassoio con dolci): Sfogliatelle!
QUINTO PASTICCIERE (portando una specie di terrina): Stufato di manzo!
RAGUENEAU (cessando di scrivere e alzando la testa): L'argento
dell'alba giscivola sul rame delle pentole. Soffoca in te
l'ispirazione, Ragueneau. E l'ora del forno - quella dei versi verr poi! (Si alza. A un cuoco:) Ehi, voi! Allungatemi quella salsa. E'
troppo ristretta.
IL CUOCO: Di quanto?
RAGUENEAU: Tre giambi!
IL CUOCO: Che?
PRIMO PASTICCIERE: La torta!
SECONDO PASTICCIERE: La torta!
RAGUENEAU (davanti al camineto): Allontanati, Musa mia - che il fuoco
di questi tralci non ti arrossisca gli occhi!
(A un pasticciere, mostrandogli delle pagnotte:) Queste paste son
tagliate male: la cesura va nel centro, tra gli emistichi!
(A un altro, mostrandogli un dolce incompleto:) Qui, a questo palazzo
di crosta, manca il tetto: bisogna mettercelo!
(A un giovane apprendista che, seduto per terra, infila polli allo
spiedo:) E tu, su questo spiedo smisurato, alterna alle umili galline
superbi tacchini - come i poeti rinascimentali alternavano i grandi
versi ai pimodesti, e metti al fuoco strofe di arrosti!
UN ALTRO APPRENDISTA (avvicinandosi con un vassoio coperto da un
tovagliolo): Padrone, pensando a voi, ho fatto cuocere al forno questo
che, spero, vi piacer (Scopre il vassoio e appare una gran torta in
forma di lira).
RAGUENEAU: Una lira!
L'APPRENDISTA: In pasta di briosce.
RAGUENEAU (commosso): Con frutta candita!
L'APPRENDISTA: Guardate le corde - le ho fatte tutte di zucchero.
RAGUENEAU (dandogli dei soldi): Vatti a fare un bicchiere alla mia
salute! (Vedendo entrare Lisa). Svelto! Mia moglie! Nascondi i soldi e
sparisci!
(A Lisa, imbarazzato, mostrandole la lira:) Bello, no?
LISA: Ridicolo! (Poggia sul banco una pila di sacchetti di carta).
RAGUENEAU: Dei sacchetti? Bene. Grazie. (Li guarda). Ma, cielo! I miei
libri picari! I versi dei miei amici! Li hai strappati, lacerati per
farne sacchetti per i dolci! Ah, tu resusciti il mito di Orfeo
dilaniato dalle baccanti!
LISA (seccamente): Perch non ho il diritto di utilizzare seriamente
ciche i tuoi miserabili scrittorelli ci lasciano come unico
pagamento di quello che divorano?
RAGUENEAU: Zitta, formica!... Non insultare le divine cicale!
LISA: Prima di frequentare quella gente, amore mio, non mi chiamavi
baccante nformica!
RAGUENEAU: Far questa roba con quei versi!
LISA: Non servono ad altro.
RAGUENEAU: E che avreste fatto, signora mia, se si fosse trattato di
prosa?


SCENA 2.
Gli stessi, pidue ragazzi, appena entrati nella pasticceria.

RAGUENEAU: Che volete, ragazzi?
PRIMO RAGAZZO: Tre paste.
RAGUENEAU (servendoli): Ecco fatto. Ben cotte... E ben calde.
SECONDO RAGAZZO: Ce le incarta, per favore?
RAGUENEAU (tra s: E gi- con uno dei miei sacchetti!
(Ai ragazzi:) E con che ve le incarto?...
(Prende un sacchetto e, all'atto di metterci le paste, legge:)
"Quando Ulisse Penelope lasci.." - Non questa!
(Ne prende un altro. Al momento di metterci le paste, legge:)
"Il biondo Febo..." - No, questa no!
LISA (impaziente): E allora, si pusapere che aspetti?!
RAGUENEAU: Ecco, ecco, ecco qua! (Prende un terzo sacchetto,
rassegnandosi:) Il sonetto a Fillide! Che tristezza!
LISA: Finalmente s'deciso! (Alza le spalle e si mette a riordinare
piatti in una credenza).
RAGUENEAU (approfittando che lei ha voltato le spalle, richiama i
ragazzi che stanno per uscire): Psss!... Aspettate, ragazzi! Ridatemi
il sonetto a Fillide e, invece di tre paste, ve ne do sei.
(I ragazzi gli restituiscono il sacchetto e prendono in fretta i
dolci, andandosene. Ragueneau, stendendo il foglio, si mette a
declamare:) "Fillide!...". Su un nome cosdolce una macchia di burro!
"Fillide!..." (Entra bruscamente Cirano).


SCENA 3.
Ragueneau, Lisa, Cirano e poi un moschettiere.

CIRANO: Che ore sono?
RAGUENEAU (salutandolo con devozione): Le sei.
CIRANO (emozionato): Tra un'ora... (Cammina su e giper la bottega).
RAGUENEAU (andandogli dietro): Bravo! Vi ho visto...
CIRANO: Che cosa?
RAGUENEAU: Combattere!
CIRANO: Dove?
RAGUENEAU: A Palazzo Borgogna!
CIRANO (con noncuranza): Ah, il duello!...
RAGUENEAU (ammirato): S il duello in versi...
LISA: Non parla d'altro!
CIRANO: Bene. Mi fa piacere.
RAGUENEAU (dando un a fondo con uno spiedo): "Quando finisce la
ballata, io tocco!... Quando finisce la ballata, io tocco!...". Che
bei versi!
(Con entusiasmo crescente) "Quando finisce la ballata, io..."
CIRANO: Che ore sono, Ragueneau?
RAGUENEAU (restando in posizione di a fondo e guardando l 'orologio):
Sei e cinque - "...io tocco!"
(Rialzandosi): Che ballata, ragazzi!...
LISA: Che avete alla mano?
CIRANO: Niente. Una stoccata.
RAGUENEAU: Qualcosa di pericoloso?
CIRANO: No, niente.
LISA. Secondo me, mentite.
CIRANO: Mi cresce il naso? In tal caso deve trattarsi di una bugia
tremenda! (Cambiando tono) Aspetto qualcuno. Se non vi dispiace, vi
prego di lasciarci soli.
RAGUENEAU: Veramente, non posso. Stanno per arrivare i miei Poeti...
LISA (sarcastica): Per la prima colazione!
CIRANO: Li manderai via quando ti farsegno... Che ore sono?...
RAGUENEAU: Le sei e dieci.
CIRANO (sedendosi nervosamente al tavolo di Ragueneau e prendendo
della carta): Una penna.
RAGUENEAU (dandogli quella che ha all'orecchi: Ecco, di cigno!
UN MOSCHETTIERE (con grandi baffi, entra e saluta con voce stentorea):
Salute! (Lisa gli va precipitosamente incontro).
CIRANO (voltandosi): Chi
RAGUENEAU: Un amico di mia moglie. Gran soldato, a quanto racconta...
CIRANO (prendendo la penna e allontanando con un gesto Ragueneau):
Zitto!... Scrivere, piegare il foglio... (a se stesso) darglielo,
togliermi di mezzo... (gettando via la penna) Vigliacco!
Ma io preferirei morire piuttosto che dirle una parola...
(A Ragueneau:) Che ore sono?
RAGUENEAU: Le sei e un quarto.
CIRANO: Piuttosto che dirle una parola! Mentre se le scrivo...
(Riprende la penna). E va bene! Scriviamola questa lettera d'amore che
ho giscritto e riscritto cento volte dentro di me, che gipronta,
cospronta che se metto l'anima mia vicino al foglio non mi resta che
copiare.
(Scrive. Dietro i vetri della porta si intravedono figure magre ed
esitanti che si approssimano).


SCENA 4.
Ragueneau, Lisa, il moschettiere, Cirano che scrive al tavolino, i
poeti, tutti sporchi e vestiti di nero.

LISA (a Ragueneau): Ecco che arrivano i tuoi accattoni!
PRIMO POETA (entrando, a Ragueneau): Ciao, collega!
SECONDO POETA (come sopra, prendendogli le mani): Caro collega!
TERZO POETA: Aquila dei pasticcieri! (Annusa). Che buon odore!
QUARTO POETA: O Febo della rosticceria!
QUINTO POETA: Apollo dei cuochi!
RAGUENEAU (circondato, abbracciato, scosso): Come ci si sente a
proprio agio con voi!...
PRIMO POETA: Abbiamo fatto tardi per la folla che s'ammassata alla
porta di Nesle.
SECONDO POETA: Ci sono i corpi di otto teppisti, sventrati a colpi di
spada, stesi nel loro sangue sulla via.
CIRANO (alzando un attimo la testa): Otto?... Credevo sette! (Riprende
a scrivere).
RAGUENEAU (a Cirano): Sapete chi li ha stesi?
CIRANO (con noncuranza): Io? No.
LISA (al moschettiere): E voi?
IL MOSCHETTIERE (arricciandosi i baffi): Forse.
CIRANO (scrivendo, mormora di tanto in tanto qualcosa): "Io vi
amo...".
PRIMO POETA: Dicono che un sol uomo ha sgominato tutta una banda!
SECONDO POETA: Sapessi che spettacolo! Tutto intorno, sulla strada,
sono sparsi picche e bastoni!...
CIRANO (scrivendo): "I vostri occhi...".
TERZO POETA: Per terra tutto pieno di cappelli - fino al quai des
Orfres!
PRIMO POETA: Diamine! Quest'uomo doveva essere terribile!...
CIRANO (come sopra): "Le vostre labbra...".
PRIMO POETA: Un gigante!
CIRANO (come sopra): "E quando vi vedo mi sento venir meno dalla
paura...".
SECONDO POETA (prendendo un dolce): Che hai scritto di nuovo,
Ragueneau?
CIRANO (come sopra): "Che vi amo...". (Si ferma al momento di firmare,
si alza e si mette la lettera in tasca.) Non c'bisogno di firmare.
Gliela dario stesso.
RAGUENEAU (al secondo poeta): Ho messo in versi una ricetta.
TERZO POETA (sistemandosi davanti a un vassoio pieno di dolci alla
crema): Sentiamo questi versi!
QUARTO POETA (rimirando una brioche): Questa brioche ha il cocuzzolo
di traverso. (L'addenta.)
PRIMO POETA: Questa focaccia profumata rimira col suo occhio di
mandorla dall'angelico sopracciglio il vate famelico... (prende un
pezzo di focaccia).
SECONDO POETA: Avanti, ti ascoltiamo!
TERZO POETA (stringendo un pasticcino tra le dita): Guarda come sbava
la sua crema. Sembra che rida.
SECONDO POETA (mordendo il dolce a forma di lira): Per la prima volta
in vita mia la poesia mi dda mangiare!
RAGUENEAU (preparandosi a recitare, tossisce e si mette in posa):
Dunque, una ricetta in versi...
SECONDO POETA (al primo, dandogli una gomitata): Che fai, la prima
colazione?
PRIMO POETA (al secondo): E tu, pranzi?
RAGUENEAU (dice il titolo): "Come si fanno le tartine mandorlate".
(Declama:)
Batti l'uovo fino a quando
non diventi zabaione
e procedi poi versando
una dose di limone.

Alla spuma mischia infine
latte dolce mandorlato
in formelle da tartine
e disponile di lato.

Stendi poi la pasta frolla
e cospargile d'intorno
miele fresco di corolla
finchsia ben caldo il forno.

Fai colare poco a poco
la tua spuma sulla pasta
e il pasticcio metti al fuoco
per il tempo che gli basta.

Ne verranno fuori a frotte
sorridenti e rosolate
d'ogni dolce assai pighiotte
le tartine mandorlate.
I POETI (a bocca piena): Squisito!.. Delizioso!
(Un poeta, soffocato dal cibo, emette un gemito. Si ritirano tutti
verso il fondo mangiando. Cirano, che ha seguito la scena, si avvicina
a Ragueneau.)
CIRANO: Non vedi come si abboffano mentre tu li culli coi tuoi versi?
RAGUENEAU (a bassa voce, con un sorriso): Li vedo... senza guardare,
per non disturbarli. E dire i miei versi a queste condizioni mi dun
piacere doppio, perchsoddisfo il mio dolce peccato di vanite al
tempo stesso do da mangiare a chi non ha mangiato.
CIRANO (battendogli sulla spalla): Mi piaci! (Ragueneau va a
raggiungere i suoi amici. Cirano lo segue con lo sguardo, poi, rivolto
a Lisa, bruscamente:) Ehil Lisa! (Lisa, in tenera conversazione con
il moschettiere, trasale e si dirige verso Cirano). Che fa
quest'ufficiale, vi assedia?
LISA (con aria offesa): Ma che dite? Mi basta un'occhiata per
respingere qualsiasi assalto alla mia virt
CIRANO: Sar ma io questi occhi vostri li trovo un po' arrendevoli.
LISA (con un gridolino soffocato): Ma...
CIRANO (mettendo le cose in chiaro): Ragueneau mi piace. Perci
signora Lisa, badate a non fargli scherzi.
LISA: Ma...
CIRANO (alzando la voce per farsi sentire dal moschettiere): A buon
intenditore... (Saluta il moschettiere e va a mettersi in attesa alla
porta d'ingresso, guardando l'orologio.)
LISA (al moschettiere, che si limitato a rispondere al saluto di
Cirano): A dire il vero, mi stupite!... Che aspettate a
rispondergli?... Su, rispondetegli... parlategli del naso...
IL MOSCHETTIERE: Del naso?... del suo naso?!... (Si allontana. Lisa lo
segue).
CIRANO (dalla porta sul fondo, facendo segno a Ragueneau di portare
via i poeti): Psss!...
RAGUENEAU (mostrando ai poeti l'altra porta): Andiamo, staremo meglio
di l
CIRANO (insistendo con impazienza): Psss!... Psss!
RAGUENEAU (conducendo via i poeti): Potremo leggere dei versi con pi calma.
IL PRIMO POETA (disperato, a bocca piena): Ma i dolci...
SECONDO POETA: Portiamoli! (Escono tutti dietro a Ragueneau).


SCENA 5.
Cirano, Rossana e la governante.

CIRANO: Se sento che c'soltanto un'ombra di speranza, tiro fuori la
lettera... (Rossana, mascherata, e la governante appaiono dietro i
vetri. Lui apre precipitosamente la porta). Entrate!... (Rivolgendosi
alla governante:) Due parole.
LA GOVERNANTE: Anche quattro.
CIRANO: Siete golosa?
LA GOVERNANTE: Da morire.
CIRANO (prendendo in fretta dei sacchetti di carta dal banco): Bene.
Eccovi due poesie di Benserade...
LA GOVERNANTE (delusa): Che?...
CIRANO: Ve le riempio di pasticcini.
LA GOVERNANTE (risollevata): Ah!...
CIRANO: Vi piacciono i "petit chou"?
LA GOVERNANTE (con dignit: Quando c'tanta crema.
CIRANO: Eccovene sei nel grembo d'una poesia di Saint-Amant! E in
questi versi di Chapelain depongo un frammento, leggero, di focaccia.
Vedo che vi piacciono i dolci appena cotti!
LA GOVERNANTE: Ne vado pazza!
CIRANO (caricandole le braccia dei sacchetti ricolmi): Ecco, adesso
andateli a mangiare fuori.
LA GOVERNANTE: Ma...
CIRANO (spingendola fuori): E non rientrate prima di averli finiti!
(Chiude la porta, ritorna verso Rossana e si ferma).

SCENA 6.
Cirano, Rossana e, per un istante, la governante.

CIRANO: Sia benedetto tra tutti gli istanti quest'istante in cui,
ricordando all'improvviso che io esisto, siete venuta qui per dirmi...
Per dirmi?
ROSSANA (che si tolta la maschera): Innanzitutto grazie, perchquel
ridicolo individuo, quello sciocco cui avete dato ieri scacco matto
col vostro prodigioso gioco di spada, l'uomo che un signore
prepotente... incapricciatosi di me...
CIRANO: De Guiche?
ROSSANA (abbassando gli occhi): ...Cercava d'impormi... come marito...
CIRANO: Di comodo?... Tanto meglio, signora. Non per il mio naso ma
per i vostri begli occhi mi sono battuto.
ROSSANA: Poi... volevo dirvi... Ma per ciche sto per confessarvi
bisognerebbe che io ritrovassi in voi quel mio... fratello, con cui
giocavo nel parco - vicino al lago...
CIRANO: S ricordo... venivate tutte le estati a Bergerac.
ROSSANA: Usavate le canne come spade...
CIRANO: E il grano, capelli biondi per le vostre bambole.
ROSSANA: Era tempo di giochi...
CIRANO: Di more aspre...
ROSSANA: Tempo in cui facevate tutto ciche vi chiedevo!...
CIRANO: E la preziosa Rossana, in gonna corta, si chiamava ancora
Maddalena.
ROSSANA: Ero carina?
CIRANO: Non male.
ROSSANA: Certe volte accorrevate con la mano sanguinante per qualche
arrampicata - e io, giocando a fare la mamma, vi sgridavo con un voce
che cercava d'essere severa (gli prende la mano:) "Ancora un'altra
graffiatura?". Oh, non possibile! E questa che cos'
(Cirano tenta di ritirare la mano). No, fate vedere! Come, alla vostra
et Ancora? - Dove te lo sei fatto?
CIRANO: Cos giocando - verso la porta di Nesle.
ROSSANA (sedendosi a una tavola e immergendo il fazzoletto in un
bicchiere d'acqua): Dqua!
CIRANO (sedendosi anche lui): Che mamma carina!
ROSSANA: E ora dimmi - mentre ti asciugo la ferita - quanti erano?
CIRANO: Oh, mica cento.
ROSSANA: Sentiamo.
CIRANO: Ma no, lascia perdere. Dimmi tu, piuttosto, la cosa che poco
fa non avevi il coraggio di dirmi.
ROSSANA (senza lasciare la sua mano): Ora ce l'ho. Me l'hanno dato i
ricordi col loro profumo. S ce l'ho il coraggio. Ecco, sono
innamorata...
CIRANO: Ah!...
ROSSANA: Di qualcuno che non lo sa...
CIRANO: Ah!...
ROSSANA: Non ancora.
CIRANO: Ah!...
ROSSANA: Ma che presto lo sapr
CIRANO: Ah!...
ROSSANA: Un povero ragazzo che finora mi ha amato timidamente, da
lontano, senza dirmelo...
CIRANO: Ah!...
ROSSANA: Fai vedere la mano, brucia... Ma io, dicevo, io gli ho visto
tremare l'amore sulle labbra.
CIRANO: Ah!...
ROSSANA: (fasciandogli la mano col fazzoletto): E pensa, guarda il
caso, fa parte del tuo stesso reggimento!
CIRANO: Ah....
ROSSANA (ridendo): S cadetto nella tua compagnia!
CIRANO: Ah!...
ROSSANA: Ha stampato in viso l'intelligenza, il genio. E' fiero,
nobile, giovane, intrepido, bello...
CIRANO (alzandosi pallidissimo): Bello?!
ROSSANA: Che c Che ti succede?
CIRANO: Io, niente... E'... .. (Mostra la mano con un sorriso). E'
la bua.
ROSSANA: Insomma, io l'amo. Perfinora non l'ho visto che a teatro.
CIRANO: Allora non vi siete mai parlati?
ROSSANA: Soltanto con gli occhi.
CIRANO: Ma come fai a sapere che?...
ROSSANA: Sotto i tigli della place Royale si chiacchiera... Qualche
pettegolo m'ha informato.
CIRANO: E' cadetto?
ROSSANA: Cadetto delle guardie.
CIRANO: Come si chiama?
ROSSANA: Barone Cristiano di Neuvillette.
CIRANO: Come?... Non tra i cadetti.
ROSSANA: S da stamattina: col capitano Carbone di Castelgeloso.
CIRANO: Che fretta, che fretta di dare il tuo cuore!... Ma, mia povera
piccina...
LA GOVERNANTE (aprendo la porta dal fondo): Ho finito i dolci, signor
di Bergerac!
CIRANO: Bene! Adesso leggete i versi stampati sui sacchetti! (La
governante esce). ...Mia povera bambina, tu che ami tanto le belle
frasi, I'intelligenza - e se fosse un ignorante, un individuo
grossolano?
ROSSANA: Non possibile. Ha i capelli di un eroe pastorale dell'Urf
CIRANO: E se fosse tanto rozzo nel parlare per quanto ben pettinato?
ROSSANA: No, ne sono certa. E' uno che sa esprimersi con grazia.
CIRANO: Gi tutti sanno esprimersi con grazia quando hanno un bel
profilo. Ma se fosse cretino?
ROSSANA (battendo i piedi): Ne morirei!
CIRANO (dopo una pausa): E mi hai fatto venire per dirmi questo?
Francamente non ne afferro l'utilit
ROSSANA: E' che da ieri sono molto preoccupata. Mi hanno detto che
nella vostra compagnia siete tutti guasconi...
CIRANO: E che rendiamo la vita difficile a tutti i novellini che si
fanno raccomandare per essere ammessi tra noi guasconi senza esserlo?
E' questo che ti hanno detto?
ROSSANA: S e puoi immaginare se ho tremato per lui!
CIRANO (tra i denti): E non a torto.
ROSSANA: Ma poi ho pensato, dopo averti visto ieri cosinvincibile,
grande, punire quello squallido individuo, tenere testa a tutti quei
bruti - ecco, ho pensato: se volesse, lui che temuto da tutti...
CIRANO: Va bene. Proteggeril tuo piccolo barone.
ROSSANA: Davvero lo proteggerai? Ho sempre sentito per te un'amicizia
costenera.
CIRANO: S s
ROSSANA: Sarai suo amico?
CIRANO: Lo sar
ROSSANA: E farai in modo che non sia costretto a battersi in duello?
CIRANO: Te lo prometto.
ROSSANA: Oh, quanto ti voglio bene. Ora devo andarmene. (Si rimette in
fretta la maschera, una veletta sul capo e, distrattamente:) Ma non mi
hai raccontato lo scontro di stanotte. Dev'essere stato terribile!...
Digli di scrivermi. (Gli manda un piccolo bacio con la mano). Oh, ti
voglio bene!
CIRANO: S s
ROSSANA: Da solo contro cento uomini? Addio, vado. Noi siamo grandi
amici!
CIRANO: S s
ROSSANA: Digli di scrivermi! - Cento uomini! Mi racconterai poi. Ora
non posso. Cento uomini! Che coraggio!
CIRANO (salutandola): Ce n'voluto di piadesso.
(Rossana esce. Cirano rimane immobile, gli occhi bassi. Silenzio. Si
apre la porta. Ragueneau sporge la testa).


SCENA 7.
Cirano, Ragueneau, i poeti, Carbone di Castelgeloso, i cadetti, la
folla, eccetera, poi de Guiche.

RAGUENEAU: Si pu
CIRANO (senza muoversi): S
(Ragueneau fa segno agli amici di rientrare. Contemporaneamente dalla
porta in fondo entra Carbone di Castelgeloso in divisa di capitano
delle guardie).
CARBONE Dl CASTELGELOSO: Eccolo!...
CIRANO (alzando la testa): Capitano...
CARBONE (esultante): Il nostro eroe! Sappiamo tutto! Di lc'una
trentina di cadetti!...
CIRANO (indietreggiando): Ma...
CARBONE (cercando di trattenerlo): Vieni! Vogliono vederti!
CIRANO: No.
CARBONE: Sono tutti a bere all'osteria qui di fronte.
CIRANO: Io...
CARBONE (ritornando alla porta e gridando fuori): L'eroe rifiuta. E'
di pessimo umore!
UNA VOCE (dall'esterno): Ah, perd! (Chiasso all'esterno, tintinnar
di spade che si urtano).
CARBONE (fregandosi le mani): Eccoli che arrivano!
I CADETTI (entrando nella rosticceria): - Perd!
Per mille d!
- Morte di Dio!
(Altre imprecazioni).
RAGUENEAU (indietreggiando spaventato): Signori, siete tutti
guasconi?!
CADETTI: Tutti!
UN CADETTO (a Cirano): Bravo!
CIRANO: Barone!
UN ALTRO (scuotendogli le mani): Evviva!
CIRANO: Barone!
TERZO CADETTO: Lasciati abbracciare!
CIRANO: Barone!
DIVERSI GUASCONI: Abbracciamolo!
CIRANO (frastornato, non sapendo a chi rispondere): Barone...
barone... Vi prego...
RAGUENEAU: Ma siete tutti baroni?
CADETTI: Tutti!
RAGUENEAU: Davvero?
PRIMO CADETTO: Potremmo fare una torre soltanto coi nostri blasoni!
LE BRET (entrando e correndo incontro a Cirano): Ti cercano! Una folla
in delirio, guidata da quelli che stanotte hanno visto tutto...
CIRANO (spaventato): Non gli avrai mica detto dove sono?!...
LE BRET (fregandosi le mani): Certo che s
UN BORGHESE (entrando, seguito da altri): Signore, tutto il quartiere
sta venendo qui!
LE BRET (sottovoce, sorridendo, a Cirano): E Rossana?
CIRANO (bruscamente): Sta' zitto!
LA FOLLA (urlando all'esterno): Cirano!...
(Una turba irrompe nella pasticceria. Acclamazioni).
RAGUENEAU (in piedi su un tavolo): Tutta Parigi nella mia bottega!
Rompono tutto! Stupendo!...
GENTE (intorno a Cirano): Amico... amico mio...
CIRANO: Ieri non avevo tanti amici.
LE BRET (entusiasta). E' il successo!
UN GIOVANE MARCHESE (accorrendo a mani tese): Caro, se tu sapessi...
CIRANO: Se tu?... Tu?... Che abbiamo mai avuto a che fare?
UN ALTRO: Signore, vorrei presentarvi a certe dame che aspettano fuori
nella mia carrozza...
CIRANO ( freddamente): E a voi chi mi presenter
LE BRET (stupito): Ma si pusapere che hai?
CIRANO: Sta zitto!
UN CRONISTA (con uno scrittoio portatile): Potrei avere qualche
notizia su?...
CIRANO: No.
LE BRET (dandogli una gomitata): Ma Teofrasto Renaudot! L'inventore
del giornale. CIRANO: Basta!
LE BRET: Quel foglio su cui si racconta tutta quella roba! Dicono che
un'idea che avrgrandi sviluppi!
UN POETA (venendo avanti): Signore...
CIRANO: Ancora?!
IL POETA: Voglio dedicarvi dei versi...
QUALCUNO (avvicinandosi a sua volta): Signore...
CIRANO: Via!
(Movimento intorno. La folla si apre. Appare de Guiche scortato da
Cuigy, Brissaille e dagli ufficiali che hanno assistito all'impresa di
Cirano).
CUIGY (a Cirano): Il conte di Guiche! (Mormorii). Viene da parte del
maresciallo di Francia!
DE GUICHE (salutando Cirano): ...Che tiene a farvi sapere la sua
ammirazione per l'ultima vostra bella impresa.
LA FOLLA: Bravo!
CIRANO (inchinandosi): Il maresciallo se ne intende di valore.
DE GUICHE: Non ci avrebbe mai creduto se questi signori non gli
avessero giurato di avere assistito all'episodio.
CUIGY: Con i nostri occhi!
LE BRET (sottovoce a Cirano, che ha l'aria assente): Ma...
CIRANO: Zitto!
LE BRET: Mi sembra che tu stia soffrendo.
CIRANO (trasalendo e tirandosi su di colpo): Io, soffrire?... Davanti
a tutta questa gente?... Aspetta e vedrai!
DE GUICHE (dopo che Cuigy gli ha detto qualcosa all'orecchio): La
vostra carriera giricca di belle imprese. Non fate parte di quei
pazzi dei guasconi?
CIRANO: S dei cadetti.
UN CADETTO (con voce terribile): Di noi!
DE GUICHE (guardando i guasconi schierati dietro Cirano): Ah ah!...
Dunque questi signori dall'aria cosaltera sono i famosi...
CARBONE Dl CASTELGELOSO: Cirano!
CIRANO: S capitano.
CARBONE: Dato che la mia compagnia al completo, mi pare, fatemi il
piacere di presentarla al conte.
CIRANO (facendo due passi verso de Guiche e mostrando i cadetti):
Questi sono i cadetti di Guascogna
del capitano di Castelgeloso,
gente di spada, eroi della menzogna
questi sono i cadetti di Guascogna.
A parole son ricchi di corone
di fatto un po' pinobili d'un ladro.
Questi sono i cadetti di Guascogna
del capitano di Castelgeloso.

Occhio d'aquila, gamba di cicogna,
baffi di gatto, dente di carogna,
non c'canaglia che la faccia franca
quando incontra i cadetti di Guascogna
rivestiti di logora vigogna
con la piuma riversa sul cappello,
occhio d'aquila, gamba di cicogna,
baffi di gatto, dente di carogna.

Sventracristiani e Stritolamascelle
sono i vezzeggiativi che si danno.
Ubriachi di gloria e di Borgogna
questi sono i cadetti di Guascogna.
Li potete incontrare in ogni fogna
purchci sia da procurarsi rogna.
Sventracristiani e Stritolamascelle
sono i vezzeggiativi che si danno.

Eccoli qua i cadetti di Guascogna
che tolgono alle donne ogni vergogna.
Non c'marito che non becchi corna
quando incontra i cadetti di Guascogna.
Il vecchio sposo salga sulla gogna
in un coro di canti e di risate.
Questi sono i cadetti di Guascogna
che tolgono alle donne ogni vergogna.

DE GUICHE (sprofondato con noncuranza in una poltrona che Ragueneau si
affrettato ad offrirgli): Bene. Un poeta oggi un lusso che va
molto di moda. Volete essere dei miei?
CIRANO: No, signore. Di nessuno.
DE GUICHE: Il vostro spirito, ieri, piaciuto a mio zio Richelieu.
Vorrei presentarvi a lui.
LE BRET (affascinato): Gran Dio!
DE GUICHE: Sembra che abbiate scritto una tragedia in cinque atti, a
quanto so.
LE BRET (all'orecchio di Cirano): Questa la volta che ti mettono in
scena l'"Agrippina"!
CIRANO (vagamente tentato e lusingato): Ma veramente...
DE GUICHE: Il cardinale se ne intende. Si limitera correggervi
qualche verso...
CIRANO (rifacendosi di colpo scuro in volto): Impossibile, signore. La
sola idea che qualcuno possa cambiare una virgola del mio testo mi fa
star male.
DE GUICHE: Ma in compenso, quando gli piace un verso, il cardinale lo
paga molto bene.
CIRANO: Sarsempre meno di quanto me lo paghi io stesso, quando l'amo
- subito dopo averlo scritto - e me lo recito da solo!
DE GUICHE: Siete orgoglioso.
CIRANO: Davvero? Come avete fatto a capirlo?
UN CADETTO (entrando con, infilati alla spada, alcuni cappelli
deformati, sfondati e dalle piume spiegazzate): Guarda, Cirano, che
strani volatili abbiamo preso stamattina sulla piazza! I cappelli dei
fuggiaschi!...
CARBONE: Uno splendido trofeo! (Risate generali).
CUIGY: Certo che a quest'ora chi ha pagato quei disgraziati si star torcendo dalla rabbia.
BRISSAILLE: Ma chi sarstato?
DE GUICHE: Io. (Le risate si interrompono). Li avevo incaricati di
fare ciche un gentiluomo del mio rango non avrebbe potuto fare di
persona - punire un poetastro beone. (Silenzio generale).
IL CADETTO (a bassa voce a Cirano, mostrandogli i cappelli): E di
questi che ne facciamo? Sono belli grassi... Facciamo un salm
CIRANO (prendendo la spada cui sono infilati e facendoli cadere con un
saluto ai piedi del conte): Signore, se volete restituirli ai vostri
amici...
DE GUICHE (alzandosi): La mia portantina, presto: devo andare. (A
Cirano con asprezza:) Quanto a voi...
UNA VOCE (dalla strada): La portantina del signor conte!
DE GUICHE (dominandosi con un sorriso): Avete letto il "Don
Chisciotte"?
CIRANO: L'ho letto. E di fronte a quel pazzo mi levo tanto di
cappello.
DE GUICHE: Allora vi consiglio di meditare...
UN VALLETTO (entrando): La portantina pronta.
DE GUICHE: Sul capitolo dei mulini a vento.
CIRANO (salutandolo): Capitolo tredici.
DE GUICHE: Perchquando li si attacca pusuccedere...
CIRANO: Attacco dunque persone che vanno a vento?
DE GUICHE: Che un colpo delle loro lunghe braccia vi scagli a terra
nella melma!
CIRANO: O alle stelle! (de Guiche esce).


SCENA 8.
Cirano, Le Bret e i cadetti, che hanno preso posto nel locale e
cominciano a bere e mangiare.

CIRANO (salutando con aria beffarda quelli che escono senza piosare
salutarlo): Signore... Signore... Signore...
LE BRET (tornando indietro desolato, alza le braccia al cielo):
Bravo!... Bell'affare!...
CIRANO: Ecco che ricominci!
LE BRET: Ti renderai conto che con questa smania di respingere
qualsiasi buona occasione adesso cominci a esagerare.
CIRANO: Eh s Esagero.
LE BRET: Meno male che lo ammetti.
CIRANO: Ma in linea di principio, per quanto mi riguarda, mi sembra
che sia bene esagerare.
LE BRET: Se tu provassi a mettere un po' da parte questo tuo animo da
moschettiere, Cirano, il successo e gli onori ti...
CIRANO: E che dovrei fare? Cercarmi un protettore? Trovarmi un
padrone? Arrampicarmi oscuramente, con astuzia, come l'edera che lecca
la scorza del tronco cui si avvinghia, invece di salire con la forza?
No, grazie.
Dedicare versi ai ricchi come qualsiasi opportunista? Fare il buffone
nella speranza vile di vedere spuntare sulle labbra di un ministro un
sorriso che non sia minaccioso?
No, grazie.
Mandar girospi tutti i giorni? Logorarmi lo stomaco? Sbucciarmi le
ginocchia per il troppo genuflettermi? Specializzarmi nel piegare la
schiena?
No, grazie.
Accarezzare la capra con una mano e annaffiare il cavolo con l'altra?
Avere sempre a portata di mano il turibolo dell'incenso in attesa di
potenti da compiacere?
No, grazie.
Progredire di girone in girone, diventare un piccolo grande uomo da
salotto, navigare avendo per remi madrigali e per vele sospiri di
vecchie signore?
No, grazie.
Farmi pubblicare dei versi a pagamento dall'editore Sercy?
No, grazie.
Farmi eleggere papa da un concilio di dementi in una bettola?
No, grazie.
Affaticarmi per farmi un nome con un sonetto invece di scriverne degli
altri?
No, grazie.
Trovare intelligente un imbecille? Essere angosciato dai giornali e
vivere nella speranza di vedere il mio nome apparire sulle riviste
letterarie?
No, grazie.
Vivere di calcolo, ansia, paura? Anteporre i doveri mondani alla
poesia, scrivere suppliche, farmi presentare?
No, grazie. Grazie, grazie, grazie, no!
Ma invece... cantare, ridere, sognare, essere indipendente, libero,
guardare in faccia la gente e parlare come mi pare, mettermi - se ne
ho voglia - il cappello di traverso, battermi per un sper un no o
fare un verso!
Lavorare senza curarsi della gloria e della fortuna alla cronaca di un
viaggio cui si pensa da tempo, magari nella luna!
Non scrivere mai nulla che non sia nato davvero dentro di te!
Appagarsi soltanto dei frutti, dei fiori e delle foglie che si sono
colte nel proprio giardino con le proprie stesse mani!
Poi, se per caso ti arriva anche il successo, non dovere nulla a
Cesare, prendere tutto il merito per te solo e, disprezzando l'edera,
salire - anche senza essere nuna quercia nun tiglio- salire,
magari poco, ma salire da solo!
LE BRET: Da solo, d'accordo! Ma non contro tutti! Si pusapere come
diavolo t'ha preso questa mania sfrenata di farti sempre e dovunque
dei nemici?
CIRANO: A forza di vedere gli altri smaniare per farsi degli amici e
scambiarsi sorrisi che fanno sembrare la bocca un culo di gallina.
Preferisco vedere diradarsi sulla mia strada i saluti della gente e
poter dire ogni volta: ecco un nemico di pi
LE BRET: Che pazzia!
CIRANO: S lo ammetto. E' il mio vizio. Mi piace non piacere. Adoro
essere odiato. Sapessi, amico mio, come si cammina meglio sotto il
fuoco eccitante degli sguardi ostili! Che macchie piacevoli ti
lasciano addosso il fiele degli invidiosi e la bava dei vigliacchi!
La molle aura di amicizia di cui gli altri si circondano, invece,
somiglia a quei vaghi paesaggi italiani, indefiniti, nella cui cornice
ci si annienta. Certo, ci si sta comodi... ma ci si lascia andare. Per
me diverso: l'odio mi tiene vivo. Ogni nuovo nemico un raggio.
L'odio una gogna ma anche un aureola.
LE BRET (dopo una pausa, prendendolo sotto il braccio): Sfogati pure
con questi tuoi scatti d'ira e d'orgoglio, ma dimmi la verit non ti
ama.
CIRANO: Zitto!
(E' entrato Cristiano e si mescolato ai cadetti. Nessuno gli rivolge
la parola. Alla fine si siede solo a un tavolo).


SCENA 9.
Cirano, Le Bret, i cadetti e Cristiano.

UN CADETTO (seduto a un tavolo in fondo): Dai, Cirano! (Cirano si
volta). Raccontaci tutto.
CIRANO: Un attimo.
(Attraversa la sala a braccetto di Le Bret, conversando a bassa voce).
IL CADETTO (alzandosi e venendo avanti): Il tuo racconto sarla
migliore lezione (si ferma davanti al tavolo di Cristiano) per questo
timido apprendista.
CRISTIANO (alzando la testa): Apprendista?
UN ALTRO CADETTO: S settentrionale malaticcio!
CRISTIANO: Malaticcio?
PRIMO CADETTO (sarcastico): Barone di Neuvillette, cercate di imparare
qualche cosa: c'una cosa di cui tra noi non si deve parlare, come di
corda in casa di un impiccato.
CRISTIANO: E cos
UN ALTRO CADETTO (con voce terribile): Guardatemi!
(Si posa tre volte il dito, misteriosamente, sulla punta del naso).
Capito?
CRISTIANO: Ah! Il...
UN ALTRO: Zitto! Non si deve nominare! (Indica Cirano che conversa in
fondo con Le Bret). O ve la dovrete vedere con lui.
UN ALTRO (che intanto, mentre lui parlava con gli altri, venuto a
sedersi sul tavolo, alle sue spalle): Ha ammazzato due persone
soltanto perchparlavano con voce nasale, e questo non gli piaceva!
UN ALTRO (con voce cavernosa, spuntando all'improvviso da sotto la
tavola): Guai a parlarne! Qualsiasi allusione a quella fatale
cartilagine mortale!
UN ALTRO (poggiandogli una mano sulla spalla): Una sola parola!... Che
dico, una parola? Un solo gesto! Basta tirare di tasca il fazzoletto -
come prepararsi il sudario. (Silenzio. Tutti i cadetti, intorno, lo
guardano con le braccia incrociate. Cristiano si alza e va da Carbone
di Castelgeloso, che ha l'aria di non avere visto niente).
CRISTIANO: Capitano!
CARBONE (voltandosi e squadrandolo): S
CRISTIANO: Come ci si deve regolare quando si incontrano dei
meridionali che fanno gli spacconi?
CARBONE: Mostrando loro che anche un settentrionale puavere del
fegato. (Gli volta le spalle).
CRISTIANO: Grazie.
PRIMO CADETTO (a Cirano): Allora, il tuo racconto!
TUTTI: Il racconto!
CIRANO (tornando verso di loro): Il mio racconto?... (Tutti si
stringono intorno a lui sedendo sui propri sgabelli).
E va bene! Dunque, me ne andavo tutto solo al loro appuntamento. La
luna brillava in cielo come un orologio, quando non so quale
orologiaio ci ha passato sopra un panno nero. Coss'fatto buio - la
notte pinera del mondo. E le strade, perd, non erano illuminate.
Insomma, ho continuato a caso, senza vedere niente...
CRISTIANO: A un palmo dal naso.
(Silenzio. Tutti si alzano lentamente, guardando Cirano con spavento.
Lui s'interrompe stupefatto. Attesa).
CIRANO: Chi quello?
UN CADETTO (a bassa voce): E' arrivato stamattina.
CIRANO (facendo un passo verso Cristiano): Stamattina?
CARBONE (sottovoce): E' il barone di Neuvill...
CIRANO (di colpo, fermandosi): Ah! Va bene...
(Ha un ultimo moto, come per lanciarsi contro Cristiano; impallidisce,
arrossisce). Io... (Poi si domina e dice con voce sorda:) Molto
bene... (Riprende ) Dunque, dicevamo... (Ancora uno scatto di rabbia).
Perd!
(Riprende il suo tono naturale). Dicevamo che non si vedeva niente...
(Stupore. Tutti tornano a sedersi guardandosi tra loro).
E io camminavo, pensando che per difendere un povero disgraziato
qualsiasi andavo a dare fastidio a qualche potente, forse un principe,
che sicuramente mi avrebbe preso...
CRISTIANO: Per il naso. (Tutti si alzano. Cristiano si dondola
lentamente sulla sedia).
CIRANO (con voce strozzata dalla rabbia): In odio... Mi avrebbe preso
in odio... E che insomma, cos per pura imprudenza, stavo per
mettere...
CRISTIANO: Il naso.
CIRANO: Il dito... su qualche piaga. E che questo misterioso nemico
poteva essere abbastanza forte da colpirmi...
CRISTIANO: Sul naso.
CIRANO (asciugandosi il sudore sulla fronte): Da colpirmi duramente...
Ma mi dicevo: cammina guascone, fai quello che devi fare. Vai Cirano!
E cosdicendo, mi inoltro nel buio, quando qualcuno mi d..
CRISTIANO: Una nasata.
CIRANO: Io la paro e, immediatamente, mi trovo...
CRISTIANO: Naso a naso...
CIRANO (scattando verso di lui): Maledizione!
(Tutti i guasconi si precipitano per vedere ma, giunto su Cristiano,
lui si domina e continua). Mi trovo circondato da cento teppisti che
puzzavano di...
CRISTIANO: Che naso!
CIRANO (pallidissimo e sorridente): Cipolla e aglio! Io attacco a
fronte bassa...
CRISTIANO: E naso al vento!
CIRANO: E gli sono addosso. Ne sventro due. Ne passo un altro da parte
a parte. Uno mi colpisce: paff.... Io rispondo...
CRISTIANO: Piff!
CIRANO (scoppiando?: Per l'inferno! Fuori tutti! (I cadetti si
precipitano verso l'uscita).
PRIMO CADETTO: Ecco che la tigre s svegliata!
CIRANO: Tutti, fuori tutti! Lasciateci soli!
SECONDO CADETTO: Ci siamo! Ne farpolpette.
RAGUENEAU: Polpette?
UN ALTRO CADETTO: Per guarnire un vostro pat
RAGUENEAU: Oh Dio, mi sento male!
CARBONE: Usciamo.
UN ALTRO: Non ne resterniente.
UN ALTRO: Andiamo, mi vengono i brividi!
UN ALTRO (chiudendosi la porta alle spalle): Che brutta fine!
(Sono usciti tutti. Cirano e Cristiano rimangono soli, faccia a
faccia, e si guardano per un attimo).

SCENA 10.
Cirano e Cristiano.

CIRANO: Abbracciami!
CRISTIANO: Prego?
CIRANO: Hai del coraggio.
CRISTIANO: S ma...
CIRANO: Hai molto coraggio. Meglio cos
CRISTIANO: Volete spiegarmi?
CIRANO: Abbracciami. Sono suo fratello.
CRISTIANO: Di chi?
CIRANO: Ma di lei!
CRISTIANO: Lei chi?
CIRANO: Rossana!
CRISTIANO (correndogli incontro): Cielo! Voi, suo fratello?
CIRANO: Quasi: un cugino fraterno.
CRISTIANO: E lei vi ha?...
CIRANO: Detto tutto. S
CRISTIANO: Allora mi ama?
CIRANO: Pudarsi.
CRISTIANO (prendendogli la mano): Come sono felice di conoscervi!
CIRANO: Ecco ciche pudefinirsi un sentimento improvviso!
CRISTIANO: Perdonatemi per...
CIRANO (guardandolo e poggiandogli una mano sulla spalla): E' vero,
sei proprio bello, razza di mascalzone!
CRISTIANO: Signore, se voi sapeste quanto vi ammiro!
CIRANO: E tutti quei nasi di poco fa?
CRISTIANO: Li ritiro!
CIRANO: Rossana aspetta una lettera. Scrivile stasera stessa.
CRISTIANO: Odd!
CIRANO: Che c
CRISTIANO: C'che se cerco di scriverle mi perdo!
CIRANO: E perch
CRISTIANO: Perch Perchsono cosstupido da morire di vergogna.
CIRANO: Ma no, non vero. Non so se te ne rendi conto, ma poco fa non
mi hai attaccato affatto come uno stupido.
CRISTIANO: Beh, quando si attacca facile trovare le parole. S
insomma, un certo spirito da militare ce l'ho. Ma con le donne tutta
un'altra cosa. Non so che dire... Oh, certo, i loro occhi, quando
passeggio, sono dolci con me...
CIRANO: E i loro cuori, quando ti fermi, non lo sono pi
CRISTIANO: No! Perchio sono di quelli - lo so... e mi tormento- di
quelli che non sanno parlare d'amore...
CIRANO: Ecco, lo dicevo!... Io invece, se fossi stato un po' pi bello, sarei di quelli che ne sanno parlare.
CRISTIANO: Ah, poter parlare con grazia!
CIRANO: Poter essere un bel moschettiere che passeggia!
CRISTIANO: Rossana un'intellettuale. Io la deludersicuramente.
CIRANO (guardandolo): Potessi esprimere ciche ho dentro attraverso
un interprete bello come te!
CRISTIANO (disperato): Avessi solo un po' d'eloquenza!
CIRANO (bruscamente): Te la presterio. Tu prestami il tuo fascino. E
costruiamo insieme un eroe da romanzo!
CRISTIANO: Ma che dici?
CIRANO: Te la senti di ripetere le cose che io potrei insegnarti?
CRISTIANO: Tu mi proponi...
CIRANO: CosRossana non resterdelusa! Avanti, dimmi: vogliamo
sedurla insieme? Vuoi che ti soffi dentro un'anima?
CRISTIANO: Ma, Cirano...
CIRANO: So no?
CRISTIANO: Mi fai paura.
CIRANO: Insomma, visto che da solo hai paura di raffreddarle il cuore,
vuoi che ci mettiamo insieme? Tanto poi sarai tu ad abbracciarla. Vuoi
che ci mettiamo insieme? Tu metti le labbra e io le parole!
CRISTIANO: Ti luccicano gli occhi!...
CIRANO: Vuoi?
CRISTIANO: Davvero questo ti piacerebbe tanto?
CIRANO (con slancio): Questo mi... (Riprendendosi, con freddezza
d'artista). Mi divertirebbe. E un bell'esperimento per un poeta. Vuoi
che ci completiamo a vicenda? Cammineral tuo fianco nell'ombra: io
saril tuo spirito, tu la mia bellezza.
CRISTIANO: Ma come faccio a scriverle? Lei aspetta una lettera. Io non
potrei mai...
CIRANO (tira fuori la lettera che ha scritto): Eccola la lettera!
CRISTIANO: Ma...
CIRANO: Ci vuole solo l'indirizzo.
CRISTIANO: Io...
CIRANO: Tu non devi che mandargliela. Sta' tranquillo. Va bene cos
CRISTIANO Cosvoi avete...
CIRANO: Noi abbiamo sempre in tasca lettere pronte per la divinit..
frutto della nostra fantasia, visto che apparteniamo a quella razza
d'uomini che per amante si prendono un sogno soffiato nella bolla d'un
nome!... Prendi questa lettera, e cambierai in veritle mie finzioni.
Io gettavo a caso queste mie deliranti confessioni: tu le farai posare
come timidi uccelli migratori.
Vedrai che in questa lettera - prendila! - fui pibrillante che se
fossi stato sincero! Insomma, prendila e finiamola!
CRISTIANO: Non sarebbe il caso di correggere qualcosa? L'hai scritta a
caso. Andrbene per Rossana?
CIRANO: Andrbenissimo!
CRISTIANO: Ma...
CIRANO: L'ingenuitdell'amor proprio tale che Rossana creder davvero che questa lettera sia stata scritta per lei.
CRISTIANO: Come ringraziarti, amico mio! (Si getta tra le braccia di
Cirano. Rimangono cosabbracciati).


SCENA 11.
Cirano, Cristiano, i cadetti, il moschettiere e Lisa.

UN CADETTO (aprendo la porta): Piniente... Un silenzio di morte...
Non ho il coraggio di guardare... (Sporge la testa). Che?
(Stupore tra i cadetti).
UN CADETTO: E' impossibile!
IL MOSCHETTIERE (beffardo): Guarda guarda...
CARBONE: Il nostro diavolo s'fatto santo. Quando lo colpiscono sul
naso offre l'altra narice!
IL MOSCHETTIERE: Finalmente si puparlargli del naso! (Chiama Lisa
trionfante) Lisa! Ehi Lisa!... Vieni a vedere! (Annusando vistosamente
l'aria). Oh oh!... Sorprendente!... Sentite un po' che buon odore!...
Che bell'aria!... (A Cirano, con fare provocatorio, guardandogli il
naso:) Ma il signore l'ha sicuramente sentita!... Sentite che
bell'aria tira?...
CIRANO (schiaffeggiandolo): Aria di schiaffi! (Gioia tra i cadetti,
che hanno ritrovato il loro Cirano).


ATTO TERZO.
Il bacio di Rossana.

Una piccola piazza della cittvecchia. La casa di Rossana e il muro
del giardino. La finestra e il balcone. E' facile arrampicarsi. Di
fronte, un'altra casa.


SCENA 1.
Ragueneau, la governante, poi Rossana, Cirano e due paggi.

RAGUENEAU (terminando un racconto alla governante e asciugandosi gli
occhi): ...Poi lei fuggita con un moschettiere. E io, solo,
rovinato, mi sono impiccato. Avevo gilasciato questo mondo quando arrivato il signor Cirano e mi ha disimpiccato, proponendo poi a sua
cugina di assumermi come intendente.
GOVERNANTE: Ma come siete potuto arrivare a questo punto?
RAGUENEAU: Lisa amava i guerrieri, io amavo i poeti! Marte mangigli
avanzi di Apollo. Semplice, no?
GOVERNANTE (alzandosi e chiamando verso la finestra): Rossana, siete
pronta? Ci aspettano!
ROSSANA (la voce, dalla finestra): Arrivo. Prendo il mantello.
GOVERNANTE (a Ragueneau, mostrandogli la porta di fronte): Ci
aspettano l di fronte. Da Clomira. Riceve nel suo salotto. Qualcuno
terruna conferenza sulla Tenerezza.
RAGUENEAU: Sulla Tenerezza?
GOVERNANTE (vezzosa): Ma s...
(Gridando verso la finestra:) Rossana, fate presto, o perderemo la
conversazione sulla Tenerezza!
ROSSANA (solo la voce): Vengo!
(Si sente un suono di strumenti a corda che si avvicina).
CIRANO (cantando fuori campo): Llll...
GOVERNANTE (sorpresa): Ci suonano qualcosa?
CIRANO (seguito da due paggi con liuti): Vi dico che la croma tripla, tripla!
PRIMO PAGGIO (ironico): Cos signore, voi sapete che le crome sono
triple?
CIRANO: Io sono musicista, come tutti gli astronomi di classe!
IL PAGGIO (suonando e cantando) Lll...
CIRANO (strappandogli il liuto dalle mani e continuando la frase
musicale): Posso continuare da me!... Llll
ROSSANA (affacciandosi): Sei tu?
CIRANO (continuando a cantare sulla stessa aria): S io che vengo a
salutare i tuoi gigli e a presentare i miei rispetti alle rose!...
ROSSANA: Scendo! (Scompare nell'interno).
GOVERNANTE (a Cirano, indicando i paggi): Chi sono questi due
virtuosi?
CIRANO: Una scommessa, che ho vinto a d'Assoucy. Discutevamo su una
questione grammaticale. S no!... Quando a un certo punto mi mostra
questi due cialtroncelli che lo seguono strimpellando le loro corde
giorno e notte, e mi fa: "Scommettiamo un giorno di musica!". Ha
perso. Cos fino a domani, dovrportarmi dietro questi due liutisti,
testimoni musicali di tutto ciche faccio. Dapprincipio stato
divertente; ora comincia ad annoiarmi.
(Ai musicisti:) Ve ne volete andare?!... Andate a suonare da parte mia
una serenata a Montfleury!
(I paggi si allontanano. Alla governante:) Passavo, come tutte le
sere, a chiedere a Rossana se... (Ai paggi, che escono:) Suonate
tanto!... e male!
(Alla governante:) ...se il suo amico del cuore sempre cos perfetto.
ROSSANA (uscendo di casa): Ah, s E' bello, sensibile e senza
difetti!
CIRANO (sorridendo): Cristiano, sensibile?...
ROSSANA: S caro! Pidi te!
CIRANO: Lo ammetto.
ROSSANA: Secondo me non esiste un dicitore pifine di tutti quei
dolcissimi nonnulla che sono tutto in amore. Qualche volta si distrae,
le sue muse sono come assenti; poi, tutt'a un tratto, si riprende, e
dice cose stupende.
CIRANO (incredulo): Ma no!
ROSSANA: Invece s Ecco come siete voi uomini: se un ragazzo bello
dite subito che scemo!
CIRANO: E sa parlare d'amore con una certa esperienza?
ROSSANA: Altro che parlarne!... Ne disserta!
CIRANO: E scrive?
ROSSANA: Altro che! Senti un po' (declamando:) "Pitu mi prendi il
cuore, pilui mi cresce in petto!"... (Trionfante) Che te ne pare?
CIRANO: Insomma.
ROSSANA: E senti questo: "Mi avete preso il cuore, mandate il vostro a
me!...".
CIRANO: Una volta ne ha troppo, una volta non ne ha. Insomma, quanto
cuore gli serve?...
ROSSANA: Sei irritante!... E' tutta gelosia...
CIRANO (trasalendo): Come?
ROSSANA ...gelosia di poeta. Senti ancora questa: "Se i baci si
potessero mandare per iscritto, le mie lettere, tu, le leggeresti con
la bocca!...". Non il massimo della tenerezza?
CIRANO (sorridendo di compiacimento suo malgrado): Certo, queste
ultime righe sono... Come dire? Ah, ah!... (riprendendosi, con un
certo disprezzo) ...sdolcinate. ROSSANA: E queste...
CIRANO (eccitato): Ricordi le sue lettere a memoria?
ROSSANA: Tutte!
CIRANO: Non c'che dire: un vero seduttore!
ROSSANA: E' un maestro!
CIRANO (modesto): Via, un maestro!...
ROSSANA (perentoria): Un maestro!
CIRANO: Va bene, come vuoi... un maestro.
GOVERNANTE (rientrando precipitosamente in scena): Il conte di Guiche!
(A Cirano, spingendolo verso la casa:) Entra, presto!... Che se ti
vede potrebbe insospettirsi e...
ROSSANA (a Cirano): Scoprire il mio segreto. Mi ama, potente, non
deve sapere. Potrebbe distruggere tutto.
CIRANO (rientrando in casa): Va bene, va bene...
(Entra de Guiche).

SCENA 2.
Rossana, de Guiche e, in disparte, la governante.

ROSSANA (inchinandosi): Sto uscendo.
DE GUICHE: Vengo a prendere congedo.
ROSSANA: Partite?
DE GUICHE: Per la guerra.
ROSSANA: Ah!
DE GUICHE: Stasera stessa.
ROSSANA: Ah!
DE GUICHE: Per l'assedio di Arras.
ROSSANA: Ah, un assedio?
DE GUICHE: S.. Sembra che la mia partenza vi lasci del tutto
indifferente? ROSSANA (educatamente): Ma, io...
DE GUICHE: Io sono disperato. Vi rivedr... E quando? Sapete che sono
stato nominato generale?
ROSSANA (indifferente): Congratulazioni.
DE GUICHE: Del reggimento dei cadetti.
ROSSANA: Dei cadetti?
DE GUICHE: Gi- di vostro cugino, quello che mi ha insultato. Laggi saprvendicarmene.
ROSSANA (soffocata) Come, i cadetti partono?
DE GUICHE (ridendo): Certo! E' il mio reggimento!
ROSSANA (cadendo a sedere, tra s: Cristiano!
DE GUICHE: Che avete?
ROSSANA (commossa): Questa partenza... mi addolora. Amare qualcuno e
saperlo in guerra.
DE GUICHE (sorpreso e affascinato): E' la prima volta che mi dite una
parola dolce... e proprio il giorno della mia partenza.
ROSSANA (cambiando tono): E allora, volete vendicarvi di mio cugino.
DE GUICHE (sorridendo): Siamo dalla sua parte?
ROSSANA: No - contro!
DE GUICHE: Vi vedete spesso?
ROSSANA: Raramente.
DE GUICHE: Qualche volta lo incontro con un cadetto... (cerca di
ricordare il nome) Quel Neu... Neu... villen, o viller...
ROSSANA: Uno alto?
DE GUICHE: Biondo.
ROSSANA: Rosso.
DE GUICHE: Bello!
ROSSANA: Mah!
DE GUICHE: Un cretino.
ROSSANA: Ne ha tutta l'aria. (Cambiando tono). Dunque, la vostra
vendetta contro mio cugino sarquella di esporlo al fuoco, che lui
adora?... E' meschino? So io che cosa potrebbe ferirlo!
DE GUICHE: Cosa?
ROSSANA: Essere lasciato qui a Parigi coi suoi cari cadetti, mentre
gli altri partono, a starsene con le mani in mano per tutta la durata
della guerra... E' la sola maniera per umiliare un uomo come lui.
Volete punirlo? Bene, tenetelo lontano dal pericolo!
DE GUICHE: Una donna, soltanto una donna potrebbe inventare un simile
scherzo!
ROSSANA: Si roderl'anima, e i suoi amici le mani, per la rabbia di
non essere al fronte. E voi sarete vendicato!
DE GUICHE (avvicinandosi): Dunque, mi amate un poco! (Le sorride). Voi
condividete il mio rancore, Rossana! E' una prova d'amore.
ROSSANA: Una prova.
DE GUICHE (mostrando diversi plichi sigillati): Ecco gli ordini da
trasmettere alle mie compagnie. Li trasmettertutti, tranne (ne
toglie uno) ...quello per i cadetti.
(se lo rimette in tasca). Lo terrio. (Ridendo). Ah, ah, povero
Cirano!... con la sua voglia di menar le mani!... Certo che voi
giocate proprio brutti tiri, no?
ROSSANA: Qualche volta.
DE GUICHE (eccitatissimo): Mi fate girare la testa!
Senti, stasera dovrei partire. Ma ormai... Senti. Qui vicino, sulla
strada d'Orlns, c'un convento dei cappuccini. Un laico non
potrebbe entrare. Ma quei buoni frati mi accoglieranno - ci penso
io... Possono bene nascondermi nella loro manica: coslarga!
Sono i cappuccini che servono Richelieu: temendo lo zio, temono anche
il nipote.
Crederanno che sono partito. Verra trovarti mascherato.
Lasciami tardare d'un giorno, pazza!
ROSSANA: Ma se si venisse a sapere! La vostra gloria...
DE GUICHE: Boh!
ROSSANA: E l'assedio? Arras...
DE GUICHE: Che me ne importa! Lasciate che io...
ROSSANA: No!
DE GUICHE: Lascia che io...
ROSSANA (teneramente): Devo difendervi.
DE GUICHE: Ah!
ROSSANA: Partite! Io vi voglio eroico, Antonio!...
DE GUICHE: Che dolci parole! Voi dunque amate...
ROSSANA: Colui per cui ho tremato. S
DE GUICHE (felice): Va bene, parto! (Le bacia la mano). Siete
contenta.
ROSSANA: S (Lui esce).
LA GOVERNANTE (facendogli alle spalle una riverenza ironica):
Sii!...
ROSSANA (alla governante): Zitta, non ne parliamo con nessuno: Cirano
non mi perdonerebbe d'avergli rubato la guerra. (Chiamando forte verso
la casa). Cirano!

SCENA 3.
Rossana, la governante, Cirano.

ROSSANA: Andiamo da Clomira. (Indica la porta). Devono parlare
Alcandro e Lisimone.
GOVERNANTE: Qualcosa mi dice che perderemo i loro discorsi.
CIRANO (a Rossana): No no, per carit Non perdeteveli! (Sono arrivati
alla porta di Clomira).
GOVERNANTE (affascinata): Guardate! Hanno fasciato di bende il
battente!... (Al battente:) Vi hanno imbavagliato perchil vostro
ferro non turbi i loro bei discorsi, vero, piccolo bruto?! (Lo solleva
e batte leggermente).
ROSSANA (vedendo aprire): Entriamo... (A Cirano:) Se viene Cristiano,
come penso, digli di aspettarmi.
CIRANO: Ah, bene! Ma... (lei si gira) su che l'interrogherai stasera.
ROSSANA: Su...
CIRANO: Su?
ROSSANA: Non glielo dirai mica?
CIRANO: Saruna tomba.
ROSSANA: Su niente. Gli dir avanti, parlate. Improvvisate. Parlatemi
d'amore. Siate splendido!
CIRANO (ridendo): Bene!
ROSSANA: Per zitto!
CIRANO: Certo.
ROSSANA: Nemmeno una parola! (Entra e chiude la porta).
CIRANO: Grazie! (La porta si riapre e Rossana si affaccia).
ROSSANA: Mi raccomando. Potrebbe prepararsi...
CIRANO: Ma no!...
TUTTI E DUE (insieme, con un segno d'intesa): Shshshsh... (Rossana
chiude la porta).
CIRANO (chiamando): Cristiano!


SCENA 4.
Cirano, Cristiano.

CIRANO: So tutto quel che serve. Preparati. E' l'occasione buona. Non
perdiamo tempo. E non fare quel muso. Dai, svelto, andiamo a casa tua.
T'insegnerche cosa devi dire.
CRISTIANO: No.
CIRANO: Come?
CRISTIANO: No. AspetterRossana qui.
CIRANO: Sei pazzo? Muoviti, dai. Vieni a imparare...
CRISTIANO: No, te l'ho detto! Sono stanco di prendere a prestito le
mie lettere, i miei discorsi, e di recitare una parte... e aver sempre
paura. Era comprensibile all'inizio. Ora non pi Ora so che mi ama.
Grazie di tutto. Non ho pipaura. Voglio parlarle da solo.
CIRANO: Capisco.
CRISTIANO: Chi ti dice che non ne sia capace?... In fondo, non sono
mica cosidiota. Vedrai. I tuoi insegnamenti mi sono serviti. Sono in
grado di parlare da solo. E, per tutti i diavoli, saprben stringerla
tra le braccia!...
(Appare Rossana, che esce dalla casa di Clomira). E' lei!... Cirano,
aspetta, non lasciarmi!
CIRANO (salutandolo): Parlatele da solo signore! (Scompare dietro il
muro del giardino).


SCENA 5.
Cristiano, Rossana, alcuni preziosi e preziose, e per un istante la
governante.

ROSSANA (uscendo dalla casa di Clomira con una compagnia dalla quale
si accomiata: riverenze e saluti): Bartenoide - Aleandro Germione...
LA GOVERNANTE (disperata): Abbiamo perso il discorso sulla Tenerezza!
(Rientra a casa di Rossana).
ROSSANA (salutando ancora): Urimedonte, addio...
(Tutti salutano Rossana e si separano, allontanandosi. Rossana vede
Cristiano).
Voi!... (gli si avvicina) Fa sera. Restiamo qui. Sono andati tutti
via. Non c'nessuno. Sediamoci. Parlate. Vi ascolto.
CRISTIANO (si siede accanto a lei. Pausa): Io vi amo.
ROSSANA (chiudendo gli occhi): Allora parlatemi d'amore.
CRISTIANO: Io ti amo.
ROSSANA: Questo il tema. Ora ricamate, ricamate...
CRISTIANO: Io vi...
ROSSANA: Ricamate!
CRISTIANO: Io ti amo tanto.
ROSSANA: S certo. E poi?
CRISTIANO: E poi... Non ti basta che ti amo? Rossana, dimmi che m'ami!
ROSSANA (con una smorfia): Vi ho chiesto delle creme e voi m'offrite
un brodino! Ditemi almeno come mi amate!...
CRISTIANO: Ma... molto.
ROSSANA: Va bene.... Ora sciogliete i vostri sentimenti.
CRISTIANO (avvicinandosi e fissandole sensualmente la nuca bionda):
Io... vorrei stringerti a me!
ROSSANA: Cristiano!
CRISTIANO: Io ti amo!
ROSSANA (fa per alzarsi): Ancora?
CRISTIANO (trattenendola): No, non t'amo!
ROSSANA (tornando a sedere): Meno male!
CRISTIANO: Io ti adoro!
ROSSANA (alzandosi e allontanandosi): Uffa!
CRISTIANO: Hai ragione... Divento sciocco.
ROSSANA (seccamente): S E questo mi dispiace, come se diventaste
brutto!
CRISTIANO: Ma io...
ROSSANA: Andate a riordinare le idee.
CRISTIANO: Io...
ROSSANA: Mi amate, lo so. Addio. (Si avvia verso la casa).
CRISTIANO: Aspettate. Voglio dirvi che...
ROSSANA: Mi adorate. Lo so... No, no, andatevene!
CRISTIANO: Ma io... (Gli chiude la porta in faccia).
CIRANO (che, senza essere visto, appena rientrato): Bel colpo, eh!


SCENA 6.
Cristiano, Cirano e due paggi, per un attimo.

CRISTIANO: Aiutami.
CIRANO: No.
CRISTIANO: Se non ritorno immediatamente nella sua grazia, io muoio.
CIRANO: E come faccio, diavolo, a insegnarti tutto cos
immediatamente?...
CRISTIANO (prendendolo per un braccio): Dai, aiutami! Guarda! (La
finestra di lei si illuminata).
CIRANO (guardando commosso): La sua finestra.
CRISTIANO (urlando): Mi sento morire!
CIRANO: Parla piano.
CRISTIANO (sottovoce): Morire.
CIRANO: La notte scura.
CRISTIANO: E allora?
CIRANO: Si putentare. Non lo meriteresti... Mettiti l bestia! L
davanti al balcone! Io mi metterlsotto... Per suggerirti le
parole.
CRISTIANO: Ma...
CIRANO: Sta zitto!
I DUE PAGGI (a Cirano, ricomparendo dal fondo): Ehil
CIRANO: Zitti! (Fa loro segno di parlare piano).
PRIMO PAGGIO (a bassa voce): Abbiamo fatto la serenata a Montfleury.
CIRANO (anche lui a bassa voce, in fretta): Bene. Adesso mettetevi l
ai due angoli della strada. E se arriva qualche passante avvertiteci
con una serenata. SECONDO PAGGIO: Che serenata, signore, allegra o triste?
CIRANO: Allegra se una donna, triste se un uomo. (I due paggi
spariscono in direzioni opposte. A Cristiano:) Chiamala!
CRISTIANO: Rossana!
CIRANO (raccoglie dei ciottoli e li scaglia contro i vetri): Aspetta.
Proviamo cos


SCENA 7.
Rossana, Cristiano, Cirano.

ROSSANA (aprendo la finestra): Chi mi chiama?
CRISTIANO: Io.
ROSSANA: Io chi?
CRISTIANO: Cristiano.
ROSSANA (con fastidio): Ah, voi?
CRISTIANO: Vorrei parlarvi.
CIRANO (nascosto sotto il balcone, a Cristiano): Bene, bene. Un po'
pipiano.
ROSSANA: No, andatevene. Parlate troppo male.
CRISTIANO: Vi prego.
ROSSANA: No. Voi non m'amate pi
CRISTIANO (al quale Cirano soffia le parole): Mi accusate di non
amarvi pi.. quando pivi amo!
ROSSANA (che stava per chiudere la finestra, fermandosi): Senti
senti!... va meglio.
CRISTIANO (come sopra): L'amore ha preso per culla il mio animo
inquieto... e cresce, cresce.
ROSSANA (sporgendosi sul balcone): Va meglio! Ma perch visto che vi
tormenta, non lo strangolaste nella culla?
CRISTIANO (come sopra): Ci ho provato, ma... nulla. Questo neonato forte... come Ercole.
ROSSANA: Meglio, sempre meglio!
CRISTIANO (come sopra): Per cui.. lui che ha strangolato come niente
i due serpenti.. l'Orgoglio e... il Dubbio.
ROSSANA (poggiando i gomiti al balcone): Molto bene. Ma perchparlate
coslentamente? La vostra immaginazione forse malata?
CIRANO (tirando Cristiano sotto il balcone e sostituendosi a lui):
Zitto. Il gioco s'fatto difficile!
ROSSANA: Le vostre parole esitano. Perch
CIRANO (a bassa voce, come Cristiano): Perchnotte. E nel buio
stentano a trovare le vostre orecchie.
ROSSANA: Le mie non fanno nessuna fatica.
CIRANO: Davvero? E' naturale. Le vostre parole calano direttamente nel
mio cuore; e il mio cuore grande, le vostre orecchie piccole. Poi,
le vostre parole scendono, le mie salgono. E' naturale che le vostre
vadano piin fretta.
ROSSANA: S ma da qualche istante anche le vostre salgono in fretta.
CIRANO: Questione di ginnastica. Cominciano ad abituarsi.
ROSSANA: In effetti, vi parlo da molto in alto.
CIRANO: Certo, e se vi lasciaste sfuggire da quell'altezza una sola
parola cattiva sul mio cuore, mi uccidereste.
ROSSANA: Allora scendo!
CIRANO: No!
ROSSANA: Allora salite voi, presto!
CIRANO (arretrando spaventato): No!
ROSSANA: Come... no?
CIRANO (con voce sempre pi rotta dall'emozione): Lasciatemi
approfittare per una volta... di quest'occasione che ci data... di
parlarci cos dolcemente, senza vederci.
ROSSANA: Senza vederci?
CIRANO: Ma s stupendo. Ci si indovina appena. Voi intravedete un
mantello nero, io una gonna bianca d'estate: io non sono che un'ombra,
e voi un chiarore. Voi non sapete cosa siano per me questi momenti. Se
qualche volta le mie parole sono state belle...
ROSSANA Certo che lo furono!
CIRANO: Non sono mai riuscite davvero a far parlare il mio cuore...
ROSSANA: Perch
CIRANO: Perch.. perchfinora ho sempre parlato attraverso...
ROSSANA: Attraverso che?
CIRANO: Attraverso il tremito e la vertigine che chiunque prova
guardandovi... Ma stasera mi sento come uno che sta per parlarvi per
la prima volta.
ROSSANA: E' vero. Avete una voce nuova.
CIRANO (accostandosi febbrilmente a lei): S una voce nuova, perch con la notte che mi protegge io oso essere infine me stesso, io oso...
(Si ferma smarrito). Dove sono? Non lo so, ma perdonatemi - tutto
cosdolce stanotte... cosnuovo per me.
ROSSANA: Cosnuovo?
CIRANO (sconvolto come se cercasse di trattenere le parole): S
nuovo... Poter essere sincero: la paura di essere deriso non mi d tregua.
ROSSANA: Deriso, perch
CIRANO: Ma... per uno slancio... Gi il mio cuore non fa che
nascondersi dietro il mio spirito per pudore: io parto per strappare
al cielo una stella e poi, per paura del ridicolo, mi chino a
raccogliere un fiore.
ROSSANA: Anche un fiore ha del bello. Non mi avete mai parlato cos
CIRANO: E se lasciassimo perdere la letteratura per fuggire verso
spazi pi.. ariosi! Se invece di bere goccia a goccia da un ditale
dorato l'acqua insipida di un fiumiciattolo, cercassimo di vedere come
l'anima si disseta bevendo a fiotti dalle onde d'un grande fiume!
ROSSANA: Ma lo spirito?...
CIRANO: Me ne sono servito soltanto per farvi restare, ma ora parlare
come un poetastro arcadico significherebbe insultare questa notte,
questi profumi, questo momento, la Natura tutta!... Lasciamo che, con
un solo lampo dei suoi astri, il cielo ci spogli di tutte le nostre
finzioni: io ho paura, paura che la nostra alchimia poetica disperda
ogni vero sentimento, che l'anima si annienti in passatempi vani e che
tutta questa finezza si tramuti in una fine!
ROSSANA: Ma lo spirito?...
CIRANO: In amore lo detesto. Quando si ama un delitto prolungare
questa inutile schermaglia. Arriva inevitabilmente il momento in cui -
e compiango chi non l'ha provato - sentiamo che c'qualcosa di cos nobile nel nostro modo di amare da non poterlo avvilire con vani
giochi di parole.
ROSSANA: E va bene! Se per noi arrivato questo momento, che mi
direte adesso?
CIRANO: Tutto, tutto, tutto ciche mi verr ve lo gettera mazzi,
senza farne un bouquet. Io vi amo, soffoco, ti amo, sono pazzo, non ne
posso pi troppo; il tuo nome mi sta nel cuore come in un sonaglio,
e visto che io non faccio che vibrare per te, sempre, Rossana, il
sonaglio s'agita e il tuo nome mi risuona dentro. Ricordo tutto di te,
amo tutto: ricordo che la mattina del 12 maggio, l'anno scorso, per
uscire, cambiasti pettinatura. A tal punto i tuoi capelli sono
diventati la mia luce che - come quando si fissato il sole troppo a
lungo si finisce per vedere proiettato dappertutto un disco rosso
quando distolgo lo sguardo dal loro chiarore, riverberi biondi tutto
intorno mi bruciano gli occhi.
ROSSANA (turbata): S questo proprio amore...
CIRANO: Ne ha tutto il triste furore - qualcosa che m'invade,
terribile e geloso, e tuttavia non egoista. Per la tua felicitdarei
in cambio la mia, quand'anche tu non lo sapessi mai; cos soltanto
per sentirti ridere qualche volta, da lontano, di quella gioia data
dal mio sacrificio. Cominci a capire adesso? A renderti conto? Senti
l'anima mia salire verso di te, nell'ombra? Davvero, tutto troppo
bello stasera, troppo dolce. Io ti dico tutto questo, tu mi ascolti -
io, te! E' troppo. Nemmeno nei miei sogni piambiziosi sono mai
arrivato a sperare tanto. Non mi resta che morire, subito! Mentre lei
trema tra i rami per le cose che le ho detto. Perchvoi tremate,
tremate come una foglia tra le foglie! Tu tremi! Perchlo sento, che
tu lo voglia o no, lo sento il tremito adorato della tua mano scendere
giper i rami di questo gelsomino. (Bacia perdutamente l'estremit d'un ramo pendente).
ROSSANA: S tremo, e piango, e sono tua, e tu m'hai stordita!
CIRANO: Allora, venga pure la morte! Questa ebbrezza sono io, io che
gliel'ho data! Ormai non chiedo altro che...
CRISTIANO (nascosto sotto il balcone): Un bacio!
ROSSANA (trasalendo): Che?
CIRANO: Eh!
ROSSANA: Tu mi chiedi?...
CIRANO: S.. io... (A Cristiano, sottovoce:) Tu vai troppo di fretta.
CRISTIANO: Visto che costurbata, il caso che io ne approfitti.
CIRANO (a Rossana): S io... io ho chiesto, vero... ma, santo
cielo! Sono stato troppo audace.
ROSSANA (un po' delusa): Come, non insisti?
CIRANO: S insisto... senza insistere!... Gi gi La tua virt s'annuvola! Insomma, questo bacio... non darmelo pi
CRISTIANO (a Cirano, tirandolo per il mantello): Perch
CIRANO: Zitto, tu!
ROSSANA (sporgendosi): Ma che stai dicendo?
CIRANO: Mi rimproveravo d'essere andato troppo in l Dicevo a me
stesso di tacere: zitto, Cristiano!...
(I liuti dei paggi si mettono a suonare). Un momento!... Arriva
qualcuno! (Rossana chiude la finestra. Cirano ascolta il suono dei
liuti: uno suona un'aria gaia, l'altro un'aria triste).
Un'aria triste? Un'aria gaia?... Che vuol dire? E' un uomo? Una donna?
- Ah, un cappuccino!
(Entra un cappuccino con una lanterna).


SCENA 8.
Cirano, Cristiano, un cappuccino.

CIRANO (al cappuccino): Che fate? Cercate l'uomo come Diogene?
IL CAPPUCCINO: Cerco la casa della signora...
CRISTIANO: Ci mancava questa seccatura!
IL CAPPUCCINO: ...della signora Maddalena Robin detta Rossana...
CRISTIANO: Che puvolere?
CIRANO (indicando una salita): Di l Dritto, sempre dritto...
IL CAPPUCCINO: Grazie. Dirper voi un rosario. (Esce).
CIRANO: Buona fortuna! (Ritorna verso Cristiano).


SCENA 9.
Cirano e Cristiano.

CRISTIANO: Fammi avere quel bacio!
CIRANO: No!
CRISTIANO: Tanto, prima o poi...
CIRANO: E' vero. Prima o poi verrquell'attimo di vertigine in cui le
vostre bocche andranno l'una verso l'altra - i tuoi bei baffi biondi e
le sue labbra rosa!... Ma (a se stesso:) preferisco che cisia per...
(E' interrotto dal rumore della finestra che si riapre. Cristiano
torna a nascondersi sotto il balcone).


SCENA 10.
Cirano, Cristiano, Rossana.

ROSSANA (affacciandosi): Siete voi? Parlavamo di... di un...
CIRANO: Bacio. E' una parola dolce. Non capisco perchvoi non osiate
pronunciarla. Se giquesto vi fa bruciare tutta, che accadrpoi pi avanti? Non abbiate paura. Non avete poco fa, quasi senza
accorgervene, rinunciato a giocare? Non siete passata senza traumi dal
sorriso al sospiro e dal sospiro al pianto? Andate avanti, ancora un
poco, senza farci caso, e vedrete: dalle lacrime al bacio non c'che
un brivido.
ROSSANA: Tacete!
CIRANO: Un bacio - ma che cos'poi un bacio? Un giuramento un po' pi da vicino, una promessa piprecisa, una confessione che cerca una
conferma, un punto rosa sulla i di "ti amo", un segreto soffiato in
bocca invece che all'orecchio, un frammento d'eternitche ronza come
l'ali d'un'ape, una comunione che sa di fiore, un modo di respirarsi
il cuore e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell'anima!
ROSSANA: Tacete!
CIRANO: Un bacio - cosnobile un bacio, che la stessa regina di
Francia - la regina! - non ha saputo negarne uno a un lord
d'Inghilterra.
ROSSANA: E con questo?
CIRANO (esaltandosi): Io sono come quel lord - come Buckingham! come
lui vi amo soffrendo in silenzio, mia regina, come lui sono triste e
fedele...
ROSSANA: E bello come lui!
CIRANO (tra s disincantato): Gi dimenticavo. Sono bello.
ROSSANA: Che aspetti? Sali a cogliere questo fiore ineguagliabile...
CIRANO (spingendo Cristiano verso il balcone): Sali!
ROSSANA: Questo sapore di cuore...
CIRANO: Sali!
ROSSANA: Questo ronzio d'ape...
CIRANO: Dai, sali!
CRISTIANO (esitante): Ma ora... mi sembra che non stia bene!
ROSSANA: Questo frammento d'infinito...
CIRANO (spingendolo): Sali, animale! (Cristiano si lancia su per i
rami, raggiunge il balcone e lo scavalca).
CRISTIANO: Ah, Rossana! (L'abbraccia e la bacia).
CIRANO: Che strana sensazione! Un bacio - l'amore pranza e io, come
Lazzaro, raccolgo le briciole nel buio. Ma s sento che un po' di
questo bacio mi appartiene, perchsu quelle labbra Rossana bacia le
parole che ho detto io... (Si sentono i liuti). Un'aria triste,
un'aria gaia: il cappuccino!
(Finge di correre, come arrivasse da lontano, e chiama).
ROSSANA: Chi
CIRANO: Io. Passavo di qui... Cristiano ancora l
CRISTIANO (stupito): Toh, Cirano!
ROSSANA: Salve cugino!
CIRANO: Salve!
ROSSANA: Aspetta che scendo. (Rientra in casa. Dal fondo riappare il
cappuccino).
CRISTIANO (vedendolo): Ancora lui! (Segue Rossana).


SCENA 11.
Cirano, Cristiano, Rossana, il cappuccino e Ragueneau.

IL CAPPUCCINO: Abita qui - la signora Robin abita qui!
CIRANO: Come avete detto? Ro-lin?
IL CAPPUCCINO. Robin! - non "lin", "bin"!
ROSSANA (comparendo sulla porta, seguita da Ragueneau e Cristiano):
Che c'
IL CAPPUCCINO: Una lettera.
CRISTIANO: Che cosa?!
IL CAPPUCCINO (a Rossana): Nulla di male. Non putrattarsi che di una
santa cosa. C'un degno signore che...
ROSSANA (a Cristiano): E' de Guiche.
CRISTIANO: Come si permette?
ROSSANA: Non temere - non m'importunerpi (Aprendo la lettera). Io
ti amo, e se lui...
(Legge, a bassa voce:) "Signorina, i tamburi battono. Il mio
reggimento parte. Io resto. Mi credono gipartito. Vi disobbedisco.
Sono in convento. Vi raggiungertra poco. Vi mando come messaggero un
frate semplice come una capra, che non ha capito niente di tutto ci
Le vostre labbra mi hanno troppo sorriso poco fa. Voglio rivederle.
Spero abbiate giperdonato la mia audacia. Mi firmo vostro...
eccetera eccetera". (Al cappuccino:) Ascoltate, padre.
(Tutti si avvicinano. Legge ad alta voce). "Signorina, bisogna
sottomettersi alla volontdel cardinale, per quanto possa apparirvi
dura. E' per questo che ho scelto, per far recapitare queste righe
nelle vostre gentili mani, un frate cappuccino che unisce alla santit l'intelligenza e la discrezione. Noi vogliamo che vi dia la sua
benedizione... (volta pagina) nuziale, subito, in casa vostra. Dovete
sposare Cristiano segretamente. Ve lo mando. Lo so che vi dispiace, ma
rassegnatevi. Sappiate che il cielo benedirla vostra devozione.
Rispettosamente mi firmo, vostro umilissimo servitore... eccetera
eccetera".
IL CAPPUCCINO (contento): Che persona perbene!... L'avevo detto. Non
avevo ombra dl dubbio. Non poteva trattarsi che di una cosa santa.
ROSSANA (a Cristiano sottovoce): Ho letto bene?
CRISTIANO: Eh!
ROSSANA (a voce alta, disperata): Ma .. terribile!
IL CAPPUCCINO (a Cirano): Siete voi?
CRISTIANO: No, io.
IL CAPPUCCINO (accorgendosi di quanto bello): Ma...
ROSSANA (tempestiva): C'un post-scriptum: "Donate centoventi pezzi
d'oro al convento".
IL CAPPUCCINO: Una persona perbene, proprio perbene! (A Rossana:)
Rassegnatevi.
ROSSANA (addolorata): Mi rassegno. (Mentre Ragueneau apre la porta di
casa e Cristiano invita il cappuccino a entrare, si rivolge a Cirano:)
Trattieni de Guiche. Sta per arrivare. Non farlo entrare prima che...
CIRANO: Ho capito. (Al cappuccino:) Quanto vi serve per sposarli?
IL CAPPUCCINO: Un quarto d'ora.
CIRANO (spingendoli): Andate! Rimango io qui!
ROSSANA (a Cristiano): Vieni. (Entrano).


SCENA 12.
Cirano solo.

CIRANO: Come far perdere a de Guiche un quarto d'ora? (Si arrampica al
balcone). Proviamo un po'... Speriamo che funzioni. (I liuti si
mettono a suonare un'aria triste). Ecco che arriva un uomo! (L'aria si
fa sempre pitriste). Non c'dubbio. Questa volta proprio un uomo.
(Ha raggiunto il balcone. Si abbassa il cappello sugli occhi, toglie
la spada, si avvolge nel mantello, poi si sporge e guarda gi. No,
non troppo alto... Possiamo tentare. (Tira a sil ramo di un albero
e vi si aggrappa con entrambe le mani, pronto a lasciarsi cadere).
Peccato, dover turbare quest'atmosfera di pace.


SCENA 13.
Cirano e de Guiche.

DE GUICHE (entra mascherato, avanza a tastoni nel buio): Maledetto
frate, dove si sarcacciato?
CIRANO: Diavolo!... E se riconosce la mia voce? Bisogna che mi rimetta
a parlare guascone!
DE GUICHE (guardando la casa): E' qui. Non vedo niente. Questa
maschera mi acceca!
(Fa per entrare. Cirano salta dal balcone tenendosi al ramo e cade tra
la porta e de Guiche. Finge di cadere da grande altezza e si lascia
andare per terra, come stordito. De Guiche fa un salto indietro).
Chi l
(Quando alza gli occhi il ramo si raddrizzato, non si vede che il
cielo. Non capisce da dove Cirano sia caduto).
Da dove casca quest'uomo?
CIRANO (mettendosi a sedere e parlando con la voce alterata
dall'accento guascone): Dalla luna!
DE GUICHE: Dalla?!...
CIRANO (come sognando): Che ore sono?
DE GUICHE: E' pazzo?
CIRANO: Che ora? Che paese? Che giorno? Che stagione?
DE GUICHE: Ma...
CIRANO: Sono frastornato.
DE GUICHE: Signore...
CIRANO: Sono appena caduto dalla luna - come una bomba.
DE GUICHE (spazientendosi): Via, signore!
CIRANO (alzandosi, con voce terribile): Io sono caduto!
DE GUICHE (indietreggiando): Va bene, va bene! Siete caduto...
Dev'essere un demente.
CIRANO (andando verso di lui): Proprio cos Sono caduto - e senza
metafora!
DE GUICHE: Ma...
CIRANO: Cent'anni o un minuto - non so quanto durata la mia
caduta!... Ero in una palla color zafferano.
DE GUICHE (alzando le spalle): Va bene. Ora lasciatemi passare!
CIRANO (fermandolo): Dove sono? Ditemi la verit signore. Dov'che
sono finito come una meteora?
DE GUICHE: Uffa!...
CIRANO: Abbiate pazienza - cadendo dalla luna non ho potuto scegliere
il punto d'atterraggio, e ora non so dove mi trovo. Da che parte mi
avrportato il peso del mio culo, su un'altra luna o su una terra?
DE GUICHE: Ma vi sto dicendo, signore...
CIRANO (con un grido di terrore, che fa indietreggiare de Guiche):
Odd!... In questo paese la gente ha il viso nero!
DE GUICHE (portandosi una mano al viso): Come?
CIRANO (con enfatico terrore): Sono caduto ad Algeri? Siete un
indigeno?...
DE GUICHE (toccandosi la maschera): E' una maschera!
CIRANO: Allora sono a Venezia o a Genova?
DE GUICHE (cercando di passare): Scusate, sono atteso da una signora.
CIRANO (completamente rassicurato): Allora sono a Parigi.
DE GUICHE (sorridendo suo malgrado): E' proprio pazzo!
CIRANO: Ah, ridete?
DE GUICHE: S rido, ma voglio passare.
CIRANO (felice): Sono ricaduto a Parigi!
(Finalmente a suo agio, ridendo, spolverandosi, salutando). Scusatemi
- arrivo con l'ultimo tifone. Sono un po' sporco d'etere. Ho
viaggiato!
Ho ancora gli occhi pieni di polvere di stelle. Agli speroni m' rimasto impigliato qualche pelo di pianeta.
(Togliendosi qualcosa dalla giacca). Ecco, sulla mia giubba, un
capello di cometa!... (soffia per mandarlo via).
DE GUICHE (fuori di s: Signore!...
(Cerca di passare, ma Cirano lo arresta stendendo la gamba per
mostrargli qualcosa).
CIRANO: Mi sono preso nel polpaccio un dente dell'Orsa Maggiore e,
sfiorando il Tridente, per evitare una delle sue tre punte, sono
caduto a sedere sulla Bilancia, che ora segna il mio peso tra le
stelle!
(Impedisce a de Guiche di passare afferrandolo per la giubba). Se poi
provate a stringermi il naso, ne verrfuori latte.
DE GUICHE: Latte?!
CIRANO: S della Via Lattea.
DE GUICHE: Oh, per l'inferno!
CIRANO: E' il cielo che mi manda!
(Incrociando le braccia). Non ci credereste, ma cadendo ho scoperto
che Sirio, la notte, si mette un turbante.
(Confidenziale) L'Orsa Minore ancora troppo piccola per mordere.
(Ridendo) Nell'attraversare la Lira, ne ho spezzato una corda.
(Orgoglioso) Ma ora conto di raccontare tutto questo in un libro.
Usercome asterischi le stelle d'oro che, tra mille pericoli, sono
riuscito a catturare col mantello!
DE GUICHE: Insomma, io voglio...
CIRANO: Lasciatemi indovinare!
DE GUICHE: Signore, io...
CIRANO: Vorreste apprendere dalla mia viva voce com'fatta la luna -
e se abitata!
DE GUICHE (urla): Ma no! Io voglio...
CIRANO: Sapere come ci sono arrivato. Con una macchina di mia
invenzione.
DE GUICHE (scoraggiato): E' matto!
CIRANO: Non ho mica rifatto quello stupido aquilone di Regiomontano,
nil timido piccione di Archita!
DE GUICHE: Per istruito.
CIRANO: No, non ho imitato niente che sia gistato fatto!
(De Guiche riuscito a passare e si dirige verso la porta di Rossana.
Cirano lo segue, pronto a bloccarlo). Ho inventato sei modi di violare
l'azzurro vergine del cielo!
DE GUICHE (voltandosi): Sei?
CIRANO: Potrei mettermi nudo e cospargere il mio corpo di fiale di
cristallo piene di rugiada, poi espormi al sole e farmi aspirare in
cielo coi vapori del mattino.
DE GUICHE (interessato, fa un passo verso Cirano): S questo uno.
CIRANO (indietreggiando per tirarselo dietro): Poi potrei fare incetta
di vento, per prendere lo slancio, rarefacendo l'aria in un
contenitore di cedro mediante specchi ardenti disposti a icosaro!
DE GUICHE (fa un altro passo avanti): E due!
CIRANO (arretrando ancora): Bene, potrei farmi scagliare nei prati blu
in cui pascolano le stelle dallo scatto d'acciaio di una cavalletta
meccanica sospinta da una carica esplosiva!
DE GUICHE (seguendolo senza sospetto e contando sulle dita): Tre!
CIRANO: E dato che il fumo tende a salire, potrei raccoglierne in una
sfera quanto mi basta per farmi sollevare!
DE GUICHE (come sopra, sempre piconfuso): Quattro!
CIRANO: E dato poi che Febo, quando gidi tono, ama succhiare il
midollo di bue... potrei cospargermene!
DE GUICHE (stupefatto): Cinque!
CIRANO (che, parlando, lo ha tratto fin dall'altro lato della scena):
Infine, dopo essermi steso su un disco di ferro, potrei prendere una
calamita e lanciarla in aria! E' un buon metodo: il ferro sale
attratto dalla calamita; si rilancia immediatamente in alto la
calamita, e cosdi seguito. Si puascendere cosall'infinito.
DE GUICHE: E sei! - Sei sistemi davvero eccellenti!... Ma voi,
signore, quale avete scelto?
CIRANO: Un settimo.
DE GUICHE: E quale?
CIRANO: Provate a indovinare.
DE GUICHE: Questa storia diventa interessante!
CIRANO (imitando il rumore delle onde con grandi gesti misteriosi):
Uhuuu!... Uhuuuh!...
DE GUICHE: Beh?
CIRANO: Avete indovinato?
DE GUICHE: No.
CIRANO: La marea!... Nell'ora in cui la luna attira l'onda, ho fatto
un bagno di mare e mi sono steso sulla sabbia. La testa stata la
prima a sollevarsi, poichi capelli raccolgono piacqua del resto
del corpo. Poi mi sono sollevato del tutto, trascinato sempre piin
alto, come un angelo. E salivo, salivo dolcemente, senza sforzo,
quando all'improvviso ho sentito un colpo!... e allora...
DE GUICHE (incuriosito, sedendosi): Allora?
CIRANO: Allora... (riprendendo la sua voce naturale) Il quarto d'ora passato, signore. Vi lascio libero. Il matrimonio celebrato.
DE GUICHE (alzandosi di colpo): Ma... questa voce?
(Si apre la porta della casa. La luce illumina il viso di Cirano). E
questo naso!... Cirano?
CIRANO: Cirano. (Indica la porta). Si sono appena scambiati l'anello.
DE GUICHE: Chi?
(Si volta. Sulla porta sono apparsi Cristiano e Rossana che si tengono
per mano. Il cappuccino li segue sorridendo. Ragueneau tiene alta una
lampada. Chiude il corteo la governante, intontita, in vestaglia).
Cielo!


SCENA 14.
Gli stessi, Rossana, Cristiano, il cappuccino, Ragueneau, servi, la
governante.

DE GUICHE (a Rossana): Voi! (Riconoscendo Cristiano). Lui?
(Inchinandosi con ammirazione a Rossana). Siete davvero furba! (A
Cirano:) Complimenti, signor inventore di macchine: la vostra
esibizione avrebbe fatto fermare un santo alla porta del paradiso.
Annotatevi ogni dettaglio: potrebbe davvero servirvi per un libro.
CIRANO (inchinandosi): E' un consiglio che mi impegno a seguire.
IL CAPPUCCINO (indicando con soddisfazione gli sposi a de Guiche): Che
bella coppia, unita per merito vostro.
DE GUICHE (guardandoli con occhi gelidi): Gi (A Rossana:) Signora,
vogliate dire addio a vostro marito.
CIRANO: Come?
DE GUICHE (a Cristiano): Il reggimento giin marcia. Raggiungetelo.
ROSSANA: Per andare in guerra?
DE GUICHE: Certo.
ROSSANA: Ma, signore, i cadetti dovevano restare!
DE GUICHE: Invece partono. (Estraendo un foglio di tasca). Ecco
l'ordine. (A Cristiano:) Lo consegnerete voi.
ROSSANA (gettandosi nelle braccia di Cristiano): Cristiano!
DE GUICHE (ironico, a Cirano): La notte di nozze ancora lontana.
CIRANO (tra s: Se crede di farmi soffrire!...
CRISTIANO (a Rossana): Ancora un bacio!
CIRANO: Andiamo, sbrighiamoci!
CRISTIANO (continuando ad abbracciarla): Lasciarla cosduro... Tu
non puoi capire...
CIRANO (cercando di trascinarlo via): Capisco.
(Si sentono in lontananza i tamburi che battono una marcia).
DE GUICHE: Il reggimento parte!
ROSSANA (a Cirano, trattenendo Cristiano, che lui cerca di tirar via):
Lo affido a te... Promettimi che non correrrischi!
CIRANO: Faril possibile... ma non posso promettere niente.
ROSSANA (come sopra): Promettimi che sarprudente!
CIRANO: S cercher ma...
ROSSANA: Che non avrmai freddo!
CIRANO: Ci prover ma...
ROSSANA: Che sarfedele!
CIRANO: S certo, per..
ROSSANA: Che mi scriver
CIRANO (fermandosi): Questo s- te lo prometto!


ATTO QUARTO.
I cadetti di Guascogna.

La postazione della compagnia di Castelgeloso all'assedio di Arras.
Avvolti nei loro mantelli, i cadetti dormono. Carbone di Castelgeloso
e Le Bret sono svegli. Cristiano dorme tra gli altri, anche lui
avvolto nel mantello, in primo piano. Silenzio.


SCENA 1.
Cristiano, Carbone di Castelgeloso, Le Bret, i cadetti, poi Cirano.

LE BRET: Ma terribile!
CARBONE: Gi piniente.
LE BRET: Perdio!
CARBONE (facendogli segno di parlare piano): Bestemmia piano! Me li
stai svegliando. (Ai cadetti:) Silenzio - dormite! (A Le Bret:) Chi
dorme mangia.
LE BRET: E chi ha l'insonnia?... Che miseria! (Si odono in lontananza
colpi d'arma da fuoco).
CARBONE: Ci mancava anche questo! Ora me li sveglieranno! (Ai cadetti
che alzano la testa:). Dormite!
UN CADETTO (agitandosi): Diavolo - ci risiamo!
CARBONE: Non niente. E' Cirano che torna.
(Le teste che s'erano sollevate tornano gi.
UNA SENTINELLA (fuori campo): Chi va l
LA VOCE Dl CIRANO: Bergerac!
LA SENTINELLA: Chi va l
CIRANO (comparendo sulla trincea): Bergerac, imbecille!
(Viene avanti. Le Bret gli va incontro, preoccupato).
LE BRET: Santo cielo!
CIRANO (facendogli segno di non svegliare gli altri): Zitto!
LE BRET: Ferito?
CIRANO: Lo sai che hanno deciso di non colpirmi mai!
LE BRET: E' assurdo! Non si purischiare la vita ogni mattina per
portare una lettera!
CIRANO (fermandosi davanti a Cristiano): Ho giurato che le avrebbe
scritto spesso. (Lo guarda). Dorme. Com'pallido. Se quella povera
figlia sapesse che muore di fame... Pero, sempre bello!
LE BRET: Va' a dormire - presto!
CIRANO: Non prendertela tanto, Le Bret... Sappi che, per attraversare
le linee spagnole, ho trovato un posto in cui sono tutti ubriachi la
notte.
LE BRET: Dovresti portarci dei viveri
CIRANO: Bisogna essere leggeri per passare. Perti dico che sta per
succedere qualcosa di nuovo. Se ho visto bene, di qui a poco i
francesi mangeranno o moriranno.
LE BRET: Dimmi.
CIRANO: No, non sono sicuro... Vedrete.
CARBONE: Che vergogna, assediare ed essere presi per fame!
LE BRET: E gi- non c'nulla di picomplicato dell'assedio di
Arras: noi assediamo Arras, e intanto gli spagnoli assediano noi...
Siamo in trappola.
CIRANO: Ora dovrebbe arrivare qualcuno che li assedia a sua volta!
LE BRET: C'poco da ridere! (Cirano ride). E pensare che rischi la
vita ogni giorno, una vita come la tua, per portare... (Vedendo che si
allontana verso una tenda). Dove vai?
CIRANO: A scriverne un'altra (Scompare nella tenda).


SCENA 2.
Gli stessi, meno Cirano.

(Comincia a fare giorno. Chiarore. Si sente un colpo di cannone
immediatamente seguito da un rullo di tamburi. Rumori di risveglio.
Voci di ufficiali).
CARBONE (con un sospiro): Gila sveglia!
(I cadetti si rigirano nei loro mantelli, stirandosi).
Addio sonno nutriente!... Ci siamo. So giquale sarla loro prima
imprecazione.
UN CADETTO (mettendosi a sedere): Ho fame!
UN ALTRO: Mi sento morire!
(Un 'esclamazione generale di protesta).
CARBONE: Su, alzatevi!
TERZO CADETTO: Non faccio piun passo!
QUARTO CADETTO: Non muovo un dito!
PRIMO CADETTO (specchiandosi in una corazza): Ho la lingua gialla.
Devo aver respirato aria indigesta!
UN ALTRO: Il mio titolo di barone per un pezzo di formaggio.
UN ALTRO: Io, se non mi danno di che riempire lo stomaco, mi ritiro
nella mia tenda - come Achille!
UN ALTRO: S pane - vogliamo pane!
CARBONE (verso la tenda dov'entrato Cirano, a bassa voce): Cirano!
ALTRI CADETTI: Non resistiamo pi- Non ce la facciamo!
CARBONE (sempre a mezza voce, alla porta della tenda): Aiutami,
Cirano! Vieni a tirarmeli un po' su.
SECONDO CADETTO (precipitandosi verso il primo, che sta masticando
qualcosa): Di che ti abboffi tu?
PRIMO CADETTO: Di stoppa da cannone fritta nel grasso dei mozzi delle
ruote. La selvaggina scarseggia intorno ad Arras!
UN ALTRO (entrando): Sono stato a caccia.
UN ALTRO (entrando a sua volta): Io a pesca.
TUTTI (precipitandosi sui nuovi arrivati): Che avete preso?
- Un fagiano?
- Una carpa?
- Presto! Che avete?
IL PESCATORE: Un ghiozzo!
IL CACCIATORE: Un passerotto!
TUTTI (esasperati): Basta! - Ribelliamoci!
CARBONE: Cirano, aiuto!
(Intanto s'fatto giorno).


SCENA 3.
Gli stessi, Cirano.

CIRANO (uscendo tranquillamente dalla sua tenda con una penna
all'orecchio e un libro in mano): Che succede? (Silenzio. Al primo
cadetto:) Perchcammini con questo passo strascicato?
IL CADETTO: Ho qualcosa che mi pesa nei talloni!...
CIRANO: E che cosa?
IL CADETTO: Lo stomaco!
CIRANO: Anch'io ce l'ho!
IL CADETTO: E non ti pesa?
CIRANO: No, mi alleggerisce.
SECONDO CADETTO: Io ho i denti lunghi!
CIRANO: Vuol dire che morderai meglio.
TERZO CADETTO: Ho il ventre teso come un tamburo.
CIRANO: Lo useremo per suonare la carica.
UN ALTRO: Mi sento le orecchie che mi ronzano.
CIRANO: Non possibile. Menti... Ventre affamato non ha orecchie.
UN ALTRO: Qualcosa da mangiare - all'olio...
CIRANO (togliendogli l'elmo e mettendoglielo in mano): Eccoti
l'insalata!
UN ALTRO: Che posso divorare?
CIRANO (gettandogli il libro che ha in mano): L'Iliade.
UN ALTRO: A Parigi, intanto, il cardinale fa i suoi quattro pasti!
CIRANO: E che dovrebbe fare? Mandarti una pernice?
LO STESSO: Perchno? E del vino!
CIRANO: Per favore, Richelieu, mandaci del Borgogna "if you please"!
LO STESSO: S mandacelo con un monaco!
CIRANO: Con la tua eminenza grigia.
UN ALTRO: Ho una fame da cavallo!
CIRANO: Bene... Mordi il freno.
PRIMO CADETTO (alzando le spalle): Battute, sempre battute!
CIRANO: S battute! Vorrei poter morire cos una sera, sotto un
cielo rilucente di rosa, dicendo una buona battuta per una bella
causa. Cos colpito da un'arma nobile e da un nemico che ne sia
davvero degno, su un prato di gloria, lontano dal letto di malato,
cadere con la lama nel petto e una battuta sulle labbra!
TUTTI (in un grido): Ho fame!
CIRANO (incrociando le braccia): Ma voi non pensate che a mangiare!...
Avvicinati, pifferaio Bertrandou, vecchio pastore, prendi uno dei tuoi
flauti dal suo astuccio di cuoio e soffia, suona a questa banda
d'ingordi una di quelle vecchie arie di casa, di quelle che fanno
sognare, in cui ogni nota come una piccola sorella che ti trasporta
voci e suoni amati - una di quelle arie che vibrano come il fumo su
per i tetti dei casolari lontani, una di quelle in cui la musica come un dialetto familiare!...
(Il vecchio siede e prepara il suo piffero).
Che il flauto militare stamattina ricordi, mentre le tue dita danzano
un minuetto d'uccelli sui suoi fori, che prima d'essere d'ebano fu di
canna. Che la sua stessa canzone lo stordisca e gli faccia ritrovare
l'anima della sua stessa origine campestre!...
(Il vecchio comincia a suonare arie della Francia meridionale).
Ascoltate, guasconi!... Non pil'acuto piffero da guerra, ma il
flauto dei boschi! Non il sibilo della battaglia ma la melodia lenta
dei nostri caprai!... Ascoltate... E' la valle, la brughiera, la
foresta, un piccolo pastore bruno col suo berretto rosso in testa, la dolcezza verde delle sere trascorse sulla riva d'un fiume -
ascoltate, guasconi: tutta la Guascogna!
(Tutte le teste sono chine, gli occhi sognanti; e qualche lacrima
furtiva viene asciugata in fretta).
CARBONE (sottovoce, a Cirano): Ma cosli fai piangere!
CIRANO: Di nostalgia... Un male pinobile della fame... Sono contento
che la loro sofferenza abbia cambiato visceri e ora, invece che lo
stomaco, gli stringa il cuore.
CARBONE: Me li rammollirai di commozione!
CIRANO (che ha fatto segno al tamburo di avvicinarsi): Non ti
preoccupare. Basta un niente per richiamarli alla guerra. Ecco,
basta... (Fa un segno. Il tamburo rulla).
TUTTI (precipitandosi sulle armi): - Che succede?
- Che c'
- Che cos'stato?
CIRANO (sorridendo): Visto? Sono bastati due colpi di tamburo! Addio
sogni, nostalgia, vecchia provincia, amore... Ciche venne col flauto
se ne va col tamburo.
UN CADETTO (guardando in fondo): Ah ah! Ecco il signore de Guiche!
(Mormor generale di fastidio).
CIRANO (sorridendo): Che bell'accoglienza!
UN CADETTO: Ci annoia.
UN ALTRO: Viene a fare il valoroso in armatura e colletto di pizzo!
UN ALTRO: Lino su ferro!
IL PRIMO: Puandar bene se si ha qualche foruncolo sul collo!
IL SECONDO: Un altro cortigiano!
UN ALTRO: Tale quale suo zio!
CARBONE: E' pur sempre un guascone!
IL PRIMO: Un falso guascone!... Non vi fidate. Perchi guasconi,
quelli veri, sono pazzi. Non c'niente di piinfido di un guascone
con la testa a posto.
LE BRET: Guardate com pallido.
UN ALTRO: Ha fame... come un povero diavolo qualsiasi. Ma guarda com' decorata d'argento dorato la sua armatura. I crampi del suo stomaco
brillano al sole.
CIRANO (in fretta): Non facciamogli vedere che soffriamo! Svelti,
tirate fuori pipe, carte, dadi... (Tutti si mettono velocemente a
giocare sui tamburi, sugli sgabelli e sui mantelli stessi per terra
accendendo lunghe pipe da fumo). E io, io leggo Cartesio. (si mette a
passeggiare in lungo e in largo
leggendo un libretto che ha tirato fuori di tasca. Entra de Guiche).


SCENA 4.
Gli stessi e de Guiche.

DE GUICHE (a Carbone): Ah buongiorno! (Si osservano a vicenda. De
Guiche, tra s con soddisfazione:) E' verde.
CARBONE (allo stesso modo): Non gli sono rimasti che gli occhi.
DE GUICHE (guardando i cadetti): Ecco dunque quei bricconi dei
cadetti!... S signori, mi stato riferito che non perdiate
l'occasione di deridermi, che i cadetti - nobili montanari,
gentiluomini bearnesi e baroni del Pigord - non abbiano alcun
rispetto per il loro colonnello; che mi chiamino intrigante
cortigiano, che non tollerino di vedere sulla mia corazza un collo di
merletto genovese, e che trovino molto scandaloso che si possa essere
guascone senza essere pezzente. (Silenzio. Si gioca. Si fuma). Dovr farvi punire dal vostro capitano.
CARBONE: No. Io sono libero e non intendo dare punizioni.
DE GUICHE: Ah!
CARBONE: La mia compagnia me la sono pagata. Mi appartiene. Non
obbedisco che agli ordini di guerra.
DE GUICHE: Mi basta. (Rivolgendosi ai cadetti:) Me ne frego delle
vostre bravate. Tutti sanno con che coraggio io vada incontro al fuoco
dei moschetti. Si visto ieri, a Bapaume, con quale impeto ho messo
in fuga il conte di Bucquoi. Tre volte ho caricato, trascinando a
valanga i miei soldati sopra i suoi!
CIRANO (senza levare gli occhi dal libro): E la vostra sciarpa bianca?
DE GUICHE (sorpreso e lusingato): Sapete questo?... In effetti, successo che, mentre caracollavo tra la truppa allo scopo di radunarla
per la terza carica, il flusso dei fuggiaschi m'ha trascinato verso le
file nemiche. Rischiavo di essere preso e fucilato quando ho avuto la
presenza di spirito di sciogliere e lasciare cadere la sciarpa
rivelatrice del mio grado militare. Grazie a questo stratagemma mi
sono potuto allontanare dagli spagnoli senza essere notato per poi
piombare nuovamente su di loro, seguito dai miei risollevati, e
batterli. E allora - che ne dite della mia trovata?
(I cadetti non hanno l'aria di ascoltare. Ma ora le carte e i
bussolotti dei dadi sono immobili a mezz'aria, il fumo trattenuto
nelle pipe. Attesa).
CIRANO: Che Enrico Quarto, anche se oppresso dal numero, non si
sarebbe mai liberato del suo pennacchio bianco.
(Soddisfazione silenziosa. Si calano le carte. Si gettano i dadi. Si
riprende a fumare).
DE GUICHE: Comunque sono riuscito nel mio intento. (Come sopra,
l'attesa interrompe il gioco e il fumo).
CIRANO: Puessere, ma non si rifiuta l'onore di fare da bersaglio.
(Carte, dadi e fumo riprendono con crescente soddisfazione).
Se io fossi stato presente quando la sciarpa cadde - questa la
differenza tra il mio coraggio e il vostro - l'avrei raccolta e me la
sarei messa.
DE GUICHE: S un'altra fanfaronata da guascone!
CIRANO: Fanfaronata?... Prestatemela. Mi offro di andare all'assalto
per primo, da stasera, con la vostra sciarpa a tracolla.
DE GUICHE: Offerta da guascone! Sapete benissimo che la sciarpa rimasta in zona nemica, sulla riva del fiume, in un punto battuto
dall'artiglieria. Nessuno potrebbe andare a cercarla.
CIRANO (tirando fuori di tasca la sciarpa bianca e porgendogliela):
Eccola. (Silenzio. I cadetti soffocano le risa nelle carte e nei
bussolotti).
DE GUICHE (riprendendosi la sciarpa): Grazie. Mi serviva giusto un
pezzo dl stoffa bianca per fare un segnale - che finora esitavo a
fare.
(Va alla trincea, vi si arrampica e agita pivolte la sciarpa in
aria).
TUTTI: Ma che fa?!
LA SENTINELLA (dall'alto della trincea): Laggi- un uomo che corre!
DE GUICHE (tornando): E' una falsa spia spagnola. Ci rende grandi
servigi. Le informazioni che porta ai nemici gliele do io stesso, cos possiamo influenzare i loro piani.
CIRANO: E' un miserabile!
DE GUICHE (riannodandosi con noncuranza la sciarpa): E' utile.
Dicevamo?... Ah, ecco, volevo dirvi questo. Stanotte il maresciallo,
per farci avere dei rifornimenti, ha tentato un colpo decisivo,
dirigendosi verso Dourlens, dove si trovano i rifornimenti del re. Li
raggiungerattraverso i campi arati. Ma per poter rientrare senza
rischi ha preso con stanta truppa che se il nemico ci attaccasse
avrebbe sicuramente buon gioco: metdell'esercito via.
CARBONE: Certo, se gli spagnoli lo sapessero sarebbe grave. Ma lo
sanno?
DE GUICHE: S Stanno per attaccarci.
CARBONE: Ah!
DE GUICHE: Sono stato avvertito dalla mia falsa spia. Mi ha anche
detto "Io posso determinare il punto dell'attacco. Dove volete che
sia? Dirche quello il punto piindifeso, e lvi assaliranno".
Gli ho risposto: "Va bene. Uscite dal campo e tenete d'occhio le
nostre postazioni. Sarsul punto da cui vi farsegno".
CARBONE (ai cadetti): Signori, preparatevi!
DE GUICHE: Sartra un'ora.
PRIMO CADETTO: Ah, bene!...
DE GUICHE (a Carbone): Bisogna guadagnare tempo. Il maresciallo sta
per ritornare.
CARBONE: Guadagnare tempo - come?
DE GUICHE: Dovete farmi la cortesia di farvi massacrare.
CARBONE: E la vostra vendetta?
DE GUICHE: Non vi dirche se vi avessi avuto in simpatia avrei scelto
lo stesso voi e i vostri; ma, visto che siete i pivalorosi di tutti,
servendo il mio rancore io servo anche il mio re.
CIRANO (salutando): Permettetemi di esservi riconoscente, signore.
DE GUICHE (salutando a sua volta): So che vi piace battervi da solo
contro cento. Non potrete lamentarvi che ve ne sia mancata
l'occasione. (Si allontana con Carbone).
CIRANO (ai cadetti): E sta bene! Vuol dire che aggiungeremo ai sei
fregi azzurri e d'oro dello stemma di Guascogna un settimo colore
rosso sangue.
(De Guiche, in fondo, discorre a bassa voce con Carbone. Gli ufficiali
danno ordini. Si prepara la resistenza. Cirano va verso Cristiano).
CIRANO (mettendogli una mano sulla spalla): Cristiano.
CRISTIANO (scuotendo la testa): Rossana!
CIRANO: Eh!
CRISTIANO: Come vorrei mettere tutto l'addio del mio cuore in una
bella lettera!...
CIRANO: Sospettavo che sarebbe stato per oggi. (Estrae dalla giubba
una lettera). Cosho giscritto il tuo addio.
CRISTIANO: Fa vedere!...
CIRANO: Vuoi?
CRISTIANO (strappandogli di mano la lettera): Ma sche voglio!
(L'apre, legge e si ferma). Che strano!...
CIRANO: Cosa.
CRISTIANO: Questo piccolo cerchio...
CIRANO (riprendendosi la lettera e guardandola con aria ingenua): Un
cerchio?
CRISTIANO: E' una lacrima.
CIRANO: Ah, s.. Capita che il poeta si lasci prendere dal fascino
della sua finzione.. Capisci, no?... Quel messaggio era cos commovente che io stesso, nello scriverlo, mi sono messo a piangere.
CRISTIANO: A piangere?...
CIRANO: S.. perch.. morire non poi costerribile. Ma... non
rivederla pi.. questo spaventoso. Perchormai io non la...
(Cristiano lo guarda) noi non la... (vivacemente) tu non la..
CRISTIANO (strappandogli di mano la lettera): Dammi questa lettera!
(Si sente rumore in lontananza).
LA VOCE Dl UNA SENTINELLA: Chi va l (Colpi d'arma da fuoco. Chiasso.
Sonagli).
CARBONE: Che succede?
LA SENTINELLA: Una carrozza! (Tutti si precipitano a vedere).
GRIDA: - Come? Nel campo?
- Com'entrata?
- Viene dalla parte del nemico!
- Che aspettate? Sparate!
- No, il cocchiere ha gridato...
- Gridato che cosa?
- Servizio del re!
(Tutti guardano all'esterno. I sonagli si avvicinano).
DE GUICHE: Come? Del re?!...
CARBONE: Giil cappello - tutti!
DE GUICHE: Del re! - Fate largo, miserabili! Lasciatele spazio per la
curva! (Entra la carrozza al trotto. E' coperta di fango e di polvere.
Le tende sono abbassate. Si ferma di colpo).
CARBONE (gridando): Tamburi! (Rullio di tamburi).
DE GUICHE: Abbassate la predella! (Due uomini si precipitano a
eseguire. Si apre lo sportello).
ROSSANA (saltando dalla carrozza): Buongiorno!

SCENA 5.
Gli stessi, e Rossana.

DE GUICHE: Servizio del re! Voi?
ROSSANA: Ma del solo vero re - dell'Amore!
CIRANO: Dio santo!
CRISTIANO (slanciandosi): Tu! Perch
ROSSANA: Quest'assedio cominciava a diventare troppo lungo!
CRISTIANO: Perch...
ROSSANA: Ti dirpoi.
CIRANO (che al suono della sua voce rimasto paralizzato, immobile,
senza osare rivolgere gli occhi verso di lei): Dio mio! Potr guardarla?
DE GUICHE: Voi non potete restare qui.
ROSSANA (allegra): Ma s- ma sche posso! Volete darmi un
tamburo?... (si siede su un tamburo che qualcuno le ha dato). Ecco
fatto! Grazie. (Ride). Hanno sparato sulla mia carrozza! (Orgogliosa)
Una pattuglia! - Non ha l'aria d'essere stata fatta da una zucca? Come
quella della favola. Con dei topi per lacch (Mandando un bacio a
Cristiano). Buongiorno!
(Li guardano tutti). Non avete una bell'aria! - Sapete che Arras proprio lontana? (Vedendo Cirano). Incantevole cugino!
CIRANO (venendo avanti): Ma come hai fatto?...
ROSSANA: A trovare l'esercito? Ma, mio caro, stato semplicissimo:
sono andata avanti dovunque ho visto il paese devastato. Ma quanti
orrori! Ho dovuto vederli per poterci credere. Signori se questo il
servizio che rende il vostro re, meglio il mio!
CIRANO: E' pazza! Ma dove diavolo sei riuscita a passare?
ROSSANA: Dove? Dalla parte degli spagnoli.
PRIMO CADETTO: Ah, quanto ci sanno fare le donne!
DE GUICHE: E come avete fatto a traversare le linee?
LE BRET: Dev'essere stato difficile!...
ROSSANA: Non troppo. Sono semplicemente passata nella mia carrozza, al
trotto. E se qualche hidalgo tentava di fermarla, io sfoderavo il mio
pibel sorriso allo sportello. Cos essendo questi signori la gente
pigalante del mondo - con buona pace dei francesi - passavo.
CARBONE: S certo, questo vostro sorriso un passaporto. Ma non vi capitato che qualcuno vi chiedesse dove eravate diretta?
ROSSANA: Spesso. Allora io rispondevo: "Vado dal mio amante". A questo
punto, anche lo spagnolo dall'aria piferoce richiudeva solennemente
lo sportello della carrozza e, con un gesto della mano cosnobile da
fare invidia a un sovrano, sollevava i moschetti gipuntati su di me.
Poi, splendido di grazia e d'arroganza, lo sprone teso sotto il
merletto a tubo d'organo, il cappello con le piume al vento,
s'inchinava dicendo: "Passi pure, senorita!".
CRISTIANO: Ma, Rossana...
ROSSANA: Ho detto: il mio amante. S scusami. Capirai, se avessi
detto: mio marito, nessuno mi avrebbe fatto passare.
CRISTIANO: Ma...
ROSSANA: Che c'
DE GUICHE: Dovete andarvene di qui.
ROSSANA: Io, andarmene?
CIRANO: E subito!
LE BRET: Senza perdere tempo.
CRISTIANO: S
ROSSANA: Ma come?
CRISTIANO (imbarazzato): E' che...
CIRANO (come sopra): Fra tre quarti d'ora...
DE GUICHE (come sopra): Massimo un'ora...
CARBONE (come sopra): Sarebbe meglio...
LE BRET (come sopra): Voi potreste...
ROSSANA: Voi state per combattere. Io resto
TUTTI: No - non possibile!
ROSSANA: E' mio marito! (Si getta tra le braccia di Cristiano). Che mi
uccidano con te!
CRISTIANO: Ma che hanno i tuoi occhi?
ROSSANA: Te lo dirpoi.
DE GUICHE (disperato): Ma questo posto mortale!
ROSSANA (voltandosi): Come - mortale?
CIRANO: Tant'vero che l'hanno dato a noi.
ROSSANA (a de Guiche): Ah! Volevate farmi restar vedova?
DE GUICHE: Vi giuro che...
ROSSANA: No! Sono pazza! Resto. D'altronde, divertente.
CIRANO: Chi l'avrebbe mai detto! La preziosa celava un'eroina.
ROSSANA: Signor di Bergerac, sono cugina vostra.
UN CADETTO: Vi difenderemo noi!
ROSSANA (sempre pieccitata): Ne sono sicura, amici miei.
UN ALTRO (come ebbro): Tutto il campo profuma d'iris!
ROSSANA: E io ho messo un cappello che mi starmolto bene nella
battaglia!... (Guardando de Guiche:) Ma forse tempo che il conte se
ne vada: potrebbero attaccare da un momento dall'altro.
DE GUICHE: E troppo! Vado a ispezionare i cannoni e torno... Avete
ancora tempo: cambiate idea!
ROSSANA: Mai! (De Guiche esce).

SCENA 6.
Gli stessi, meno de Guiche.

CRISTIANO (supplicandola): Rossana!...
ROSSANA: No.
PRIMO CADETTO (agli altri): Ha deciso di restare!
TUTTI (precipitandosi, urtandosi, ricomponendosi): - Presto, un
pettine!
- Del sapone!
- Un ago!... Ho la giubba forata.
- Un nastro!
- Il tuo specchio!
- I miei polsini!
- Prestami un ferro per i baffi!
- Un rasoio!
ROSSANA (a Cirano, che la supplica ancora): No! Niente mi far lasciare questo posto!
CARBONE (dopo essersi, come gli altri, ricomposto e spolverato,
s'avvicina a Rossana e cerimoniosamente): Forse il caso che vi
presenti qualcuno di questi signori che avranno l'onore di morire
sotto i vostri occhi. (Rossana si inchina e attende, al braccio di
Cristiano. Carbone fa le presentazioni). Barone di Peyrescous de
Colignac.
IL CADETTO (salutando): Madame...
CARBONE (continuando): Barone di Casterac de Cahuzac. Visconte di
Malgouyre Estressac Lbas d'Escarabiot. Cavaliere d'Antignac-Juzet.
Barone Hillot di Blagnac-Salhan de Castel-Crabioules...
ROSSANA: Ma quanti nomi avete ciascuno?
IL BARONE HILLOT: Tanti, signora, tanti.
CARBONE (a Rossana): Aprite la mano in cui tenete il fazzoletto.
ROSSANA (apre la mano e il fazzoletto cade): Perch (Tutta la
compagnia fa per lanciarsi a raccoglierlo).
CARBONE (raccogliendolo rapidamente): La mia compagnia era senza
bandiera, ma oggi innalzerla pibella del campo!
ROSSANA (sorridendo): E' un po piccolo.
CARBONE (attaccando il fazzoletto alla sua lancia di capitano): Ma di pizzo!
UN CADETTO (agli altri): Morirei senza rimpianto dopo aver visto quel
bel faccino se solo avessi una noce nello stomaco!...
CARBONE (che l'ha sentito, indignato): Vergogna! Parlare di mangiare
quando una donna cosbella...
ROSSANA: L'aria del campo fresca - mi ha messo appetito. Vorrei del
pasticcio tiepido e del buon vino. E' tutto il mio men Si puavere?
(Costernazione).
UN CADETTO: Tutto qui?
UN ALTRO: Dove prenderlo, gran Dio? Dove?
ROSSANA (tranquillamente): Nella mia carrozza.
TUTTI: Che?!...
ROSSANA: Ma ci vuole qualcuno che serva, tagli e disossi. Guardate il
mio cocchiere un po' pida vicino e riconoscerete in lui un uomo
prezioso, in grado di riscaldarvi ogni portata.
I CADETTI (precipitandosi verso la carrozza): Ragueneau!
(Acclamazioni).
ROSSANA (seguendoli con gli occhi): Poveri ragazzi!
CIRANO (baciandole la mano): Buona fata!
RAGUENEAU (in piedi a cassetta come un ciarlatano sulla piazza):
Signori!...
I CADETTI: Bravo, Ragueneau! Bravo!
RAGUENEAU: Gli spagnoli, troppo presi dalle grazie di madame, non
hanno fatto caso al bagaglio dello chef!. (Applausi).
CIRANO: Cristiano.
RAGUENEAU: Per troppa galanteria non hanno visto... (tira dalla
cassetta un piatto che solleva festosamente) la galantina!...
CIRANO (sottovoce a Cristiano): Ascolta una parola...
RAGUENEAU: E mentre Venere teneva occupati i loro occhi, Diana faceva
passare la sua... (brandisce un cosciotto) cacciagione!
CIRANO (sottovoce a Cristiano): Ti devo parlare
ROSSANA (ai cadetti che vengono avanti con le braccia colme di
vettovaglie): Posatele qui - per terra. (Stende una tovaglia
sull'erba. Poi, rivolgendosi a Cristiano, mentre Cirano stava per
condurlo da parte:) E tu che fai l Renditi utile! (Cristiano va ad
aiutarla. Disappunto di Cirano).
RAGUENEAU: Un pavone tartufato!
IL PRIMO CADETTO (che viene avanti festoso, tagliando una grossa fetta
di prosciutto): Perd! Non andremo a correre il nostro ultimo rischio
senza esserci prima fatti un'abboffata... (correggendosi alla vista di
Rossana) Pardon!... un banchetto.
RAGUENEAU (lanciando i cuscini della carrozza): I cuscini sono pieni
di uccelletti! (Tumulto. Si sventrano i cuscini. Risate. Gioia).
TERZO CADETTO: Guardate - si beve!
RAGUENEAU (lanciando bottiglie di vino rosso): Bottiglie di rubino!...
(e di vino bianco:) Bottiglie di topazio!
ROSSANA (gettando una tovaglia piegata a Cirano): Spiega questa!...
Su, dammi una mano!
RAGUENEAU (brandendo una lanterna staccata alla carrozza): Ogni
lanterna una piccola dispensa!
CIRANO (sottovoce a Cristiano, mentre stendono insieme la tovaglia):
Ti devo parlare prima che tu le parli.
RAGUENEAU (sempre pilirico): Il manico della mia frusta un salame
d'Arles!
ROSSANA (versando del vino, servendo): E visto che vogliono farci
ammazzare, noi non daremo niente al resto dell'esercito! S tutto per
i guasconi! E se viene de Guiche che nessuno lo inviti! (Spostandosi
dall'uno all'altro). Piano, c'tempo. Non mangiate cosin fretta.
Bevete un poco. E voi, perchpiangete?
PRIMO CADETTO: E' troppo buono!
ROSSANA: Rosso o bianco? - Del pane per il capitano? - Un coltello! -
Il vostro piatto! - Ancora un po di crostata? - Vi servo io. Del
Borgogna? - Un'ala?
CIRANO (che la segue, carico di piatti, aiutandola a servire):
L'adoro!
ROSSANA (a Cristiano): E tu?
CRISTIANO: Niente.
ROSSANA: Avanti! Qualche biscotto nel moscato... due dita!
CRISTIANO (cercando di trattenerla): Dimmi - perchsei venuta?
ROSSANA: Ora ho da fare... Zitto! tra poco.
LE BRET: De Guiche!
CIRANO: Svelti, nascondete le bottiglie, i piatti, le scodelle, i
cestini! Hopl... Facciamo finta di niente. (A Ragueneau:) Tu rimonta
a cassetta! - Nascosto tutto?...
(In un batter d occhio tutto stato riposto nelle tende sotto i
vestiti e i mantelli, nei cappelli. De Guiche entra in fretta e si
ferma di colpo, annusando l'aria. Silenzio).


SCENA 7.
Gli stessi e de Guiche.

DE GUICHE: Che buon odore!
UN CADETTO (canticchiando con indifferenza): To lo l- lo l..
DE GUICHE (fermandosi e fissandolo): Che avete? Siete tutto rosso!
IL CADETTO. Io?... Niente. E' il sangue. Tra poco si combatte:
ribolle!
UN ALTRO: Pum pum pum...
DE GUICHE (voltandosi): Che c
IL CADETTO (leggermente brillo): Niente! Una canzone! Una piccola...
DE GUICHE: Siete allegro, ragazzo mio!
IL CADETTO: E' il pericolo che si avvicina!
DE GUICHE (chiamando Carbone per impartirgli un ordine): Capitano!
Io... (Si ferma nel vederlo). Peste! Anche voi avete una bella cera!
CARBONE (rosso in viso, nascondendo una bottiglia dietro la schiena,
risponde con un gesto evasivo): Oh!...
DE GUICHE: Mi restava un cannone. L'ho fatto portare l(indica in
quinta) in quell'angolo. I vostri uomini potranno servirsene- se
occorre.
UN CADETTO (dondolandosi): Che pensiero gentile!
UN ALTRO (sorridendogli graziosamente): Che dolce premura!
DE GUICHE: Ma che hanno? Sono pazzi? (Seccamente). Non avendo pratica
d'artiglieria, fate attenzione al rinculo.
PRIMO CADETTO: Pfff!... Figuriamoci!
DE GUICHE (andando furioso verso di lui): Ma insomma!...
IL CADETTO: Il cannone dei guasconi non rincula mai!
DE GUICHE (prendendolo per un braccio e scuotendolo): Voi siete
ubriaco!... Di che?
IL CADETTO (superbo): Dell'odore della polvere!
DE GUICHE (alzando le spalle, lo respinge e va verso Rossana): Presto,
signora, che cosa avete deciso?
ROSSANA: Resto.
DE GUICHE: Fuggite!
ROSSANA: No.
DE GUICHE: E va bene. Allora datemi un moschetto.
CARBONE: Come?
DE GUICHE: Resto anch'io.
CIRANO: Finalmente, signore! Questo si chiama essere coraggiosi!
PRIMO CADETTO: Sareste dunque un vero guascone, nonostante il
merletto?
ROSSANA: Che?
DE GUICHE: Non abbandono una donna in pericolo.
SECONDO CADETTO (al primo): Che te ne pare? Credo che gli si possa
dare da mangiare. (Tutte le vettovaglie ricompaiono come per incanto).
DE GUICHE (gli si accendono gli occhi): Viveri!
TERZO CADETTO: Ne vengono fuori da tutti i vestiti!
DE GUICHE (controllandosi, orgogliosamente): E pensate che io possa
mangiare i vostri avanzi?
CIRANO (salutando): Vedo che fate dei progressi!
DE GUICHE (fieramente): Mi battera digiuno.
PRIMO CADETTO (esultando): Comincia a parlare come un vero guascone!
DE GUICHE (ridendo): Io?
IL CADETTO: Lo davvero! (Si mettono tutti a ballare).
CARBONE: Ho allineato i miei picchieri. La truppa risoluta.
(Mostra una linea di picche al di ldella cresta).
DE GUICHE (a Rossana, chinandosi): Accettate la mia mano per passarli
in rivista?
(Lei prende la mano e si avviano verso la trincea. Tutti li seguono).
CRISTIANO (andando da Cirano, in fretta): Allora, cos'che devi
dirmi?
I PICCHIERI (all'esterno): Viva!
CRISTIANO: Qual questo segreto?
CIRANO: Riguarda Rossana.
CRISTIANO: Sentiamo.
CIRANO: Se ti parlasse delle lettere...
CRISTIANO: S
CIRANO: Non mostrarti stupito.
CRISTIANO: Di che?
CIRANO: Bisogna che ti spieghi... Oh, Dio! E' cossemplice, e ci
penso soltanto adesso nel vederla. Tu le...
CRISTIANO: Parla!
CIRANO: Le hai scritto... pispesso di quanto non pensi.
CRISTIANO: Come?
CIRANO: Diamine! M'ero impegnato a farmi interprete della tua fiamma.
Cos qualche volta, le ho scritto senza dirtelo.
CRISTIANO: Ah!
CIRANO: E piche normale.
CRISTIANO: Ma come hai fatto, da quando c'il blocco, per...
CIRANO: Oh!... Prima dell'alba potevo attraversare...
CRISTIANO (incrociando le braccia): Ah! Anche questo piche
normale, vero? E quante volte le hai scritto per settimana?... due-
tre-quattro?
CIRANO: Di pi
CRISTIANO Tutti i giorni'7
CIRANO: S tutti i giorni - due volte.
CRISTIANO (rabbiosamente): E questo t'inebriava - t'inebriava a tal
punto da farti rischiare la vita...
CIRANO (vedendo rientrare Rossana): Zitto! Non davanti a lei! (Rientra
precipitosamente nella sua tenda).

SCENA 8.
Rossana e Cristiano; in fondo via vai di cadetti. Carbone e de Guiche
impartiscono ordini.

ROSSANA (correndo verso Cristiano): E adesso, Cristiano...
CRISTIANO (prendendole le man): E adesso dimmi perchsei venuta-
perchquesto viaggio spaventoso tra soldatacci e avventurieri?
ROSSANA: Per le tue lettere.
CRISTIANO: Dici davvero?
ROSSANA: Peggio per te se ho corso tanti pericoli! Sono le tue lettere
che m'hanno fatto perdere la testa. Ah, pensa quante me ne hai scritte
in questo mese - una pibella dell'altra!
CRISTIANO: Come? Per qualche letterina d'amore...
ROSSANA: Taci!... Tu non puoi sapere! Mio Dio, io ti adoravo, vero,
da quella sera che, sotto la mia finestra, con una voce che fino
allora non avevo mai sentito, la tua anima comincia rivelarsi...
Ebbene, leggere le tue lettere stato come continuare a sentire
ininterrottamente, per un mese, la tua voce di quella sera, cos tenera, cosinsinuante. Tanto peggio per te se sono venuta. Nemmeno
la saggia Penelope se ne sarebbe rimasta a ricamare sotto il suo tetto
se il signor Ulisse le avesse scritto lettere come le tue, ma per
raggiungerlo avrebbe dato un calcio - come quella pazza di Elena - ai
suoi gomitoli di lana!...
CRISTIANO: Ma...
ROSSANA: Le leggevo, le rileggevo, mi sentivo svenire, ero
completamente tua. Ognuno di quei foglietti era come un petalo
strappato alla tua anima. Ogni parola di quelle lettere pervasa
dalla fiamma di un amore trascinante, sincero...
CRISTIANO: Ah, trascinante e sincero? Ogni parola, vero?
ROSSANA: Oh, s Ogni parola!
CRISTIANO: E tu sei venuta per?...
ROSSANA: Io vengo ...Oh Cristiano, mio padrone! Se m'inginocchiassi ai
tuoi piedi tu mi solleveresti, ma l'anima che io metto ai tuoi
piedi, e non potrai risollevarla mai pi... Io vengo a chiederti
perdono - ed proprio il momento di chiederlo, visto che forse stiamo
per morire - perdono per averti fatto il torto, nella mia
superficialit d'amarti solo per la tua bellezza!
CRISTIANO (spaventato): Rossana!
ROSSANA: Fui meno superficiale pitardi! - come un uccello che spicca
un salto prima di levarsi in volo - amandoti per entrambe, per la
bellezza che mi attirava e per l'anima che mi seduceva...
CRISTIANO: E ora?
ROSSANA: Ora, infine, l'hai avuta vinta su te stesso. Ormai non t'amo
che per l'anima!
CRISTIANO (indietreggiando): Ah, Rossana!
ROSSANA: Ora puoi essere davvero felice. Perchessere amati soltanto
per l'aspetto esteriore dev'essere un tormento per un nobile cuore.
Mentre adesso il tuo spirito cancella la tua immagine - e quella
bellezza per cui tu mi piacesti un tempo, adesso che ci vedo bene...
io non la vedo pi
CRISTIANO: Oh!
ROSSANA: Dubiti ancora di una tale vittoria?
CRISTIANO (dolorosamente): Rossana!
ROSSANA: Capisco, non puoi credere a un amore cosgrande...
CRISTIANO: Io non voglio un amore cos Io, io voglio essere amato pi semplicemente per...
ROSSANA: Per ciche finora t'valso l'amore di tutte le altre? Ma
via, lasciati amare in un modo migliore!
CRISTIANO: No! Era meglio prima.
ROSSANA: Tu non capisci niente! E come ti amo adesso che conta. Adesso
ti amo meglio - ti amo bene! Adesso che t'adoro per come sei davvero -
cerca dl capire - e non per la tua bellezza...
CRISTIANO: Sta zitta!
ROSSANA: E ti amerei, per giunta, anche se la tua bellezza se ne
andasse tutta d'un colpo...
CRISTIANO: Non dirlo!
ROSSANA: E' cos
CRISTIANO: Anche se fossi brutto!
ROSSANA: Anche brutto. Te lo giuro!
CRISTIANO: Dio!
ROSSANA: Non sei contento?
CRISTIANO (con voce soffocata): S..
ROSSANA: Che hai?
CRISTIANO (respingendola dolcemente): Niente. Aspetta un attimo.
ROSSANA: Ma...
CRISTIANO (mostrandole un gruppo di cadetti sul fondo): Il mio amore
ti fa trascurare quei poveracci. Va' un po' a sorridere anche a loro,
visto che tra poco moriranno... Vai!
ROSSANA (intenerita): Cristiano, caro... (Va verso i guasconi).


SCENA 9.
Cristiano e Cirano; in fondo Rossana che conversa con Carbone e con
qualche cadetto.

CRISTIANO (chiamando verso la tenda di Cirano): Cirano!
CIRANO (ricomparendo, armato per la battaglia): Che c' Sei pallido!
CRISTIANO: Non mi ama pi
CIRANO: Come?
CRISTIANO: Ama te.
CIRANO: Ma no!
CRISTIANO: Non ama piche la mia anima.
CIRANO: No!
CRISTIANO: S Quindi ama te - e anche tu l'ami.
CIRANO: Io?
CRISTIANO: Lo so.
CIRANO: E' vero.
CRISTIANO: Come un pazzo.
CIRANO: Di pi
CRISTIANO: Diglielo.
CIRANO: No!
CRISTIANO: Perch
CIRANO: Guardami in faccia.
CRISTIANO: Rossana mi amerebbe anche brutto.
CIRANO: Ti ha detto questo?
CRISTIANO: Adesso.
CIRANO: Ah! Mi fa piacere che te l'abbia detto. Ma lascia perdere, non
credere a certe sciocchezze. Dio mio, mi fa piacere che le sia venuto
il pensiero di dirti una cosa simile. Ma lascia perdere, non la
prendere in parola - lascia perdere, non diventare brutto - non me lo
perdonerebbe mai.
CRISTIANO: Voglio vedere!
CIRANO: Ma no - no!
CRISTIANO: Voglio che sia lei a scegliere! Dille tutto!
CIRANO: Ho detto di no! Basta con questo tormento!
CRISTIANO: Dovrei impedirti d'essere felice perchsono bello? Sarebbe
troppo ingiusto.
CIRANO: E io, dovrei impedirtelo io perchper caso ho il dono di
esprimere... ciche forse tu senti?
CRISTIANO: Dille tutto.
CIRANO: Ti ostini a tentarmi. Mi fa male!
CRISTIANO: Sono stanco di portare in me stesso un rivale.
CIRANO: Cristiano!
CRISTIANO: Il nostro patto segreto, senza testimoni, potrebbe
spezzarsi - se sopravviveremo.
CIRANO: Ti ostini...
CRISTIANO: S Voglio essere amato per me stesso o per niente. Ecco,
vado a dare un'occhiata intorno. Vado fino al limite della postazione
e ritorno. Tu nel frattempo parlale - e che lei scelga uno di noi due.
CIRANO: Sceglierte.
CRISTIANO: Lo spero. (Chiama:) Rossana!
CIRANO: No, aspetta!
ROSSANA (accorrendo): Che c'
CRISTIANO: Cirano deve dirti una cosa importante... (Lei si avvicina
ansiosamente a Cirano. Cristiano esce).


SCENA 10.
Rossana e Cirano, poi Le Bret, Carbone, i cadetti, Ragueneau, de
Guiche, eccetera.

ROSSANA: Una cosa importante?
CIRANO (smarrito): Se ne va!... (A Rossana:) Niente... Se la prende
per ogni stupidaggine. L'avrai notato anche tu.
ROSSANA (ansiosa): Forse non crede a quello che gli ho detto! Mi parso in dubbio!
CIRANO (prendendole la mano): Ma gli hai detto la verit
ROSSANA: S s- l'amerei anche se... (Esita un secondo).
CIRANO (sorridendo tristemente): Non osi dire quella parola davanti a
me. ROSSANA: Ma io...
CIRANO: Anche se brutto? - Dillo pure. Non mi dispiacer
ROSSANA: S anche se fosse brutto. (Fucilate all'esterno). Senti?
Hanno sparato!
CIRANO (ardentemente): Anche mostruoso?
ROSSANA: Anche mostruoso.
CIRANO: Sfigurato?
ROSSANA: Sfigurato.
CIRANO: Grottesco?
ROSSANA: Niente potrebbe renderlo grottesco ai miei occhi!
CIRANO: Ma l'ameresti?
ROSSANA: Anche di pi
CIRANO (sconvolto, tra s: Dio mio, forse vero... forse la
felicit (A Rossana:) Senti, Rossana... io...
LE BRET (entrando di corsa, lo chiama sottovoce): Cirano!
CIRANO (voltandosi): Che c
LE BRET: Zitto! (Gli dice qualcosa pianissimo. Cirano lascia la mano
di Rossana con un grido).
ROSSANA: Che hai?
CIRANO (a se stesso, attonito): E' finita. (Nuovi colpi d'arma da
fuoco).
ROSSANA: Che altro succede? Sparano?
CIRANO: E' finita. Non glielo potrdire mai pi
ROSSANA (fa per andare): Che succede laggi
CIRANO (trattenendola): Niente. (Sono entrati dei cadetti, nascondendo
qualcosa che trasportano, e formano un gruppo che impedisce a Rossana
di avvicinarsi).
ROSSANA: Quegli uomini...
CIRANO (allontanandola): Vieni via.
ROSSANA: Stavi per dirmi qualcosa?
CIRANO: Che stavo per dirti?... niente - niente, te lo giuro.
(Solennemente) Giuro che l'anima di Cristiano era...
(Correggendosi) E' la pigrande!
ROSSANA: Era?... (Con un grido:) Ah!... (Si precipita nel gruppo
spostando tutti). CIRANO: E' finita.
ROSSANA (vedendo Cristiano steso sul suo mantello): Cristiano!
LE BRET (a Cirano): L'hanno preso al primo colpo. (Rossana si getta
sul corpo di Cristiano. Altri colpi d'arma da fuoco. Rumori.
Tamburi..)
CARBONE (stringendo la spada): Attaccano! Ai moschetti! (Seguito dai
cadetti, passa dall'altro versante della trincea).
ROSSANA: Cristiano!
CARBONE: Svelti - spicciatevi!
ROSSANA: Cristiano!
CARBONE: Allineatevi!
ROSSANA: Cristiano.
CARBONE: Pronti con la miccia! (E' accorso Ragueneau portando
dell'acqua in un elmo).
CRISTIANO (con voce da morente): Rossana...
CIRANO (all'orecchio di Cristiano, in fretta): Le ho detto tutto. Ama
sempre te. (Cristiano chiude gli occhi).
ROSSANA: Amore - amore mio...
CARBONE: Pronti con l'asta!
ROSSANA (a Cirano): Non morto, no?
CARBONE: Aprite la carica coi denti!
ROSSANA: Sento la sua guancia diventare fredda contro la mia.
CARBONE: Puntate!
ROSSANA: Ha una lettera! (L'apre). Per me.
CIRANO (tra s: La mia lettera.
CARBONE: Fuoco! (Colpi di moschetteria. Grida. Echi di combattimento).
CIRANO (volendo liberare la mano dalla stretta di Rossana
inginocchiata): Rossana, stanno combattendo.
ROSSANA (trattenendolo): Rimani ancora un po'. E' morto. Tu eri il
solo a conoscerlo. (Piange dolcemente). Non era un essere dolcissimo -
un essere meraviglioso?
CIRANO: S Rossana.
ROSSANA: Un poeta unico - adorabile?
CIRANO: S Rossana.
ROSSANA: Uno spirito superiore?
CIRANO: S Rossana.
ROSSANA: Un cuore profondo, incomprensibile alla gente volgare,
un'anima stupenda, affascinante?
CIRANO (con fermezza): S Rossana - s
ROSSANA (gettandosi sul corpo di Cristiano): E ora morto!
CIRANO (tra s snudando la spada): E anche a me non resta che morire,
visto che lei mi piange in lui senza saperlo (Trombe in lontananza).
DE GUICHE (che ricompare sulla trincea, senza cappello, ferito alla
fronte, con voce tuonante): E' il segnale! Le nostre trombe di rame! I
francesi rientrano con i viveri! Resistete!
ROSSANA: Sangue sulla sua lettera - e lacrime.
UNA VOCE (all'esterno): Arrendetevi!
VOCI Dl CADETTI: No!
RAGUENEAU (che segue la battaglia dall'alto della sua carrozza): Si
mette male!
CIRANO (a de Guiche, indicandogli Rossana): Portatela via. Io vado.
ROSSANA (baciando la lettera): Il suo sangue - le sue lacrime...
RAGUENEAU (saltando dalla carrozza per correre verso di lei): E'
svenuta!
DE GUICHE (sulla trincea): Resistete!
UNA VOCE (all'esterno): Gettate le armi!
VOCI Dl CADETTI: No!
CIRANO (a de Guiche): Voi avete gimostrato il vostro valore.
(Indicandogli Rossana) Ora occupatevi di lei.
DE GUICHE (va da Rossana e la solleva): E va bene! Ma ricordate: se
guadagnamo tempo abbiamo vinto!
CIRANO: D'accordo! (Gridando verso Rossana, che de Guiche e Ragueneau
portano via priva di sensi:) Addio Rossana!
(Tumulto. Grida. Alcuni cadetti indietreggiano e cadono in scena.
Cirano si ferma accanto a Carbone coperto di sangue).
CARBONE: Stiamo cedendo! Anch'io sono ferito - due colpi d'alabarda...
CIRANO (gridando verso i guasconi): Fermi! Smettetela
d'indietreggiare, bambocci!
(A Carbone, sostenendolo:) Non temere. Ho due morti da vendicare:
Cristiano e la mia felicit
(Vengono avanti. Cirano brandisce la lancia cui fissato il
fazzoletto di Rossana). Sventola, bandierina di merletto! Sventola le
sue cifre! (Pianta l'asta in terra e grida verso i cadetti:) In piedi
- tutti in piedi! Schiacciamoli!
(Al pifferaio:) E tu, piffero, suona!
(Il pifferaio suona. Qualche ferito si rialza. Alcuni cadetti,
scavalcando la trincea, vengono a stringersi attorno a Cirano e alla
piccola bandiera. La carrozza si copre e si riempie d'uomini, si fa
irta di archibugi e si trasforma in fortificazione).
UN CADETTO (indietreggiando e combattendo): Arrivano! (Cade morto).
CIRANO: Li aspettiamo!
(La trincea si copre in un attimo di nemici. I grandi stendardi delle
truppe imperiali sventolano).
CIRANO: Fuoco! (Scarica generale).
UN GRIDO (dalle file nemiche): Fuoco!
(Risposta mortale. I cadetti cadono da tutte le parti).
UN UFFICIALE SPAGNOLO (scoprendosi): Ma chi sono questi che si fanno
tutti ammazzare?!
CIRANO (recitando in piedi tra le pallottole):
Questi sono i cadetti di Guascogna
del capitano di Castelgeloso...
(Si lancia nella mischia seguito da qualche sopravvissuto).
Questi sono i cadetti...
(Il resto si perde nella battaglia).


ATTO QUINTO.
La cronaca di Cirano.

Quindici anni dopo, 1655. Il parco del convento delle Dame della
Croce, in cui Rossana si ritirata dopo la morte di Cristiano. Suore
che vanno e vengono.
E' autunno. Cadono foglie.


SCENA 1.
Madre Margherita, Suora Marta, Suora Clara, altre suore.

SUORA MARTA (a Madre Margherita): Suora Clara si guardata due volte
allo specchio!
MADRE MARGHERITA (a Suora Clara): E' scandaloso!
SUORA CLARA: Suora Marta ha preso una prugna dalla torta. L'ho vista!
MADRE MARGHERITA (a Suora Marta): E' una bella scostumatezza!
SUORA CLARA: Appena uno sguardo.
SUORA MARTA: Soltanto una prugna.
MADRE MARGHERITA (severa): Stasera lo diral signor Cirano.
SUORA CLARA (spaventata): No, per carit Ci prenderin giro.
SUORA MARTA: Dirche le suore sono frivole.
SUORA CLARA: E golose!
MADRE MARGHERITA (sorridendo): Ma buone.
SUORA CLARA: E' vero, madre Margherita, che viene tutti i sabati da
dieci anni?
MADRE MARGHERITA: Da pi Da quando sua cugina venne tra noi,
quattordici anni fa.
SUORA MARTA: Lui la sola persona, da quando lei s'chiusa in
convento, che sappia distrarre quel suo dolore che non accenna ad
affievolirsi.
TUTTE LE SUORE: - E' cosbuffo!
- Con lui ci si diverte!
- Ci prende in giro!
- Ma gentile!
- Gli vogliamo bene.
- Fa piacere preparargli qualcosa di buono da mangiare.
SUORA MARTA: Peccato che non sia un buon cattolico.
SUORA CLARA: Potremmo convertirlo noi.
TUTTE: Ss- certo!
MADRE MARGHERITA: Vi avverto figliole, di non toccare piquesto
tasto. Non lo tormentate. Altrimenti, forse, non verrpi
SUORA MARTA: Ma Dio...
MADRE MARGHERITA: State tranquille: Dio lo conosce certamente.
SUORA MARTA: E' cosorgoglioso. Tutti i sabati, quando arriva, mi
dice spavaldamente: "Cara sorella, anche ieri, venerd ho mangiato
carne!".
MADRE MARGHERITA: Ah, dice cos... Bene, l'ultima volta non aveva
mangiato da due giorni.
SUORA MARTA: Ma, madre!
MADRE MARGHERITA: E' povero.
SUORA MARTA: Chi ve l'ha detto?
MADRE MARGHERITA: Il signor Le Bret.
SUORA MARTA: E nessuno l'aiuta?
MADRE MARGHERITA: No. Gli seccherebbe.
(Sul fondo appare Rossana, vestita di nero, col velo di vedova.
Accanto a lei de Guiche, elegante e invecchiato). Rientriamo. La
signora Rossana ha visite.
SUORA MARTA (sottovoce a Suora Clara): Non il maresciallo de Guiche?
SUORA CLARA (guardando): S mi pare.
SUORA MARTA: Erano mesi che non veniva.
LE SUORE: - Ha tanto da fare!
- La corte!
- Le propriet
SUORA CLARA: Le cose del mondo.
(Escono. De Guiche e Rossana vengono avanti e si fermano in silenzio.
Pausa).


SCENA 2.
Rossana, il conte de Guiche (ora duca di Grammont), poi Le Bret e
Ragueneau.

DE GUICHE: E resterete qui, inutilmente bionda, in lutto, per tutto il
tempo che vi resta?
ROSSANA: Per sempre.
DE GUICHE: Sempre fedele?
ROSSANA: Sempre.
DE GUICHE (dopo una pausa): Mi avete perdonato?
ROSSANA: Visto che sono qui. (Altro silenzio).
DE GUICHE: Era davvero un uomo cos..?
ROSSANA: Bisognava conoscerlo.
DE GUICHE: Gi Forse l'ho conosciuto troppo poco. E la sua ultima
lettera, sempre lsul vostro cuore?
ROSSANA: Come uno scapolare, qui.
DE GUICHE: Anche morto, continuate ad amarlo?
ROSSANA: A volte mi sembra che sia morto solo a met che i nostri
cuori siano insieme e che l'amore suo mi avvolga, tuttora vivo.
DE GUICHE (ancora una pausa): E Cirano viene a trovarvi?
ROSSANA: S spesso. Il mio vecchio amico mi fa da gazzetta. Viene
regolarmente. Se fa bel tempo siede con me sotto quest'albero. Io lo
aspetto ricamando e, quando suona l'ora solita, all'ultimo colpo,
sento il suo bastone venire giper le scale. Lui si siede, scherza
sul mio ricamo interminabile, mi fa la cronaca della settimana e...
(Entra Le Bret). Ecco Le Bret! (Le Bret viene avanti). Come sta
Cirano?
LE BRET: Male.
DE GUICHE: Davvero?
ROSSANA (a de Guiche): Esagera.
LE BRET: Tutto come avevo previsto: l'abbandono, la miseria... I suoi
scritti non fanno che procurargli nuovi nemici. Se la prende con
tutti: con i falsi nobili, i falsi devoti, i falsi valorosi, i
plagiari - insomma, con tutti.
ROSSANA: Ma la sua spada mette una gran paura. Con lui non avranno mai
la meglio.
DE GUICHE (scuotendo il capo): Chiss
LE BRET: Ciche mi preoccupa non sono gli attacchi, ma la solitudine,
la fame, il freddo di dicembre che s'introduce a passi di lupo nella
sua camera buia. Sono questi i nemici che possono abbatterlo. Ogni
giorno che passa stringe la cinta d'un buco. Il suo povero naso diventato pallido come l'avorio. Non possiede che un unico vestito
leggero.
DE GUICHE: Se l'voluto. Non lo commiserate troppo.
LE BRET (con un sorriso amaro): Signor maresciallo!...
DE GUICHE: Non lo commiserate troppo: ha scelto di vivere senza
compromessi, libero di fare e di pensare ciche vuole.
LE BRET (come sopra): Signor duca!...
DE GUICHE (altezzoso): Lo so, lo so: io ho tutto, lui niente. Ma vi
assicuro che gli tenderei volentieri la mano. (Saluta Rossana:) Addio.
ROSSANA: Vi accompagno. (De Guiche saluta Le Bret e si dirige con
Rossana verso l'uscita).
DE GUICHE (fermandosi). S certe volte mi capita d'invidiarlo.
Vedete, quando si avuto troppo successo nella vita, come me, sia
pure senza avere fatto nulla di veramente cattivo, si finisce per
sentire mille piccole nausee di s che nell'insieme non danno un
rimorso ma un indefinibile oscuro fastidio. Cosi mantelli ducali,
strisciando lungo i gradini che portano al potere, trascinano nelle
pieghe del loro bordo impellicciato cumuli di illusioni inaridite e
rimpianti, come le foglie morte che la vostra veste di vedova smuove
in questo chiostro.
ROSSANA (ironica): Voi un sognatore?...
DE GUICHE: E gi (Fermandosi all'improvviso prima di uscire). Le
Bret! (A Rossana:) Scusatemi. Soltanto una parola.
(Raggiunge Le Bret e gli parla a bassa voce). E' vero: nessuno
oserebbe aggredire il vostro amico, ma molti lo odiano. Qualcuno a
corte, ieri, mi ha detto: "Quel Cirano potrebbe morire per disgrazia".
LE BRET: Ah!
DE GUICHE: S Ditegli di uscire poco. Che sia prudente.
LE BRET: Prudente lui? Tra poco sarqui. L'avvertirma...
ROSSANA (a una suora che si avvicina): Che c'
SUORA: Ragueneau, signora. Vuole vedervi.
ROSSANA: Fatelo entrare. (Al duca e a Le Bret:) Viene a pianger
miseria. Da quando s'messo in testa di essere un autore drammatico
le ha passate tutte. E' stato cantante... LE BRET: Inserviente ai
bagni turchi...
ROSSANA: Attore.
LE BRET: Sacrestano...
ROSSANA: Parrucchiere...
LE BRET: Maestro di liuto...
ROSSANA: Che mestiere faradesso?
RAGUENEAU (entrando precipitosamente): Signora! (Scorge Le Bret).
Signore!
ROSSANA (sorridendo): Raccontate pure i vostri guai a Le Bret. Torno
subito.
RAGUENEAU: Ma, signora... (Rossana esce senza ascoltarlo con il duca.
Lui si avvicina a Le Bret).


SCENA 3.
Le Bret e Ragueneau.

RAGUENEAU: Bene, giacchci siete voi, meglio che la signora non
sappia. Stavo andando appunto a trovare il vostro amico. Ero a una
ventina di passi da casa sua quando lo vedo uscire. Lo seguo per
raggiungerlo. Lui sta per svoltare l'angolo, io gli sono dietro...
quando all'improvviso - non so se per disgrazia - un servo lascia
cadere un tronco dalla finestra sotto cui passava...
LE BRET: Vigliacchi!... E Cirano?
RAGUENEAU: Io accorro e vedo...
LE BRET: Cosa?
RAGUENEAU: Vedo il nostro amico, il nostro poeta, a terra con la testa
rotta.
LE BRET: Morto?
RAGUENEAU: No, ma... Mio Dio! L'ho raccolto e trasportato a casa sua,
nella sua stanza... Vedeste che stanza!
LE BRET: Soffre?
RAGUENEAU: No, signore. E' svenuto.
LE BRET: Avete chiamato un medico?
RAGUENEAU: S uno che venuto per pura cortesia. Ha parlato di
febbre, di meningi... Non so spiegarvi. Ah, se voi lo vedeste! Ha la
testa tutta fasciata... Corriamo, presto. Non c'nessuno con lui. Se
si alza potrebbe morire.
LE BRET (trascinandolo verso l'uscita): Vieni, passiamo per la
cappella. Faremo prima.
ROSSANA (entrando e vedendo Le Bret allontanarsi, lo chiama): Signor
Le Bret! (Le Bret e Ragueneau scompaiono senza rispondere).
Le Bret che se ne va quando io lo chiamo?! Ragueneau deve averne
combinata qualcuna delle sue.


SCENA 4.
Rossana sola, poi due suore, un attimo.

ROSSANA: Com'bello quest'ultimo giorno di settembre. La mia
tristezza sorride. Lei che rifiuta l'aprile, si lascia sedurre dalla
dolcezza dell'autunno. (Si siede al telaio. Due suore escono dalla
casa e portano una grande poltrona sotto l'albero). Ecco la sua
poltrona.
SUORA MARTA: E' la migliore che abbiamo.
ROSSANA: Grazie, sorella. (Le suore escono). Sta per venire. (Si mette
al lavoro. Si sentono i tocchi di un orologio). Gil'ora... Strano. I
miei gomitoli! - Gil'ora? Mi stupisce. Sarebbe in ritardo per la
prima volta. Forse la suora della portineria l'ha fermato - dov'il
ditale?... eccolo - per esortarlo alla penitenza. (Pausa). Ma ormai
non dovrebbe tardare. Guarda, una foglia morta. (Allontana col dito la
foglia caduta sul ricamo). No, certo, niente potrebbe - le forbici...
qui nella borsa - impedirgli di venire.
UNA SUORA (comparendo sulla soglia): Il signore di Bergerac.


SCENA 5.
Rossana, Cirano e, per un momento, Suora Marta.

ROSSANA (senza voltarsi): Che dicevo?
(Ricama. Entra Cirano, pallidissimo, il cappello calato sugli occhi.
La suora va via. Lui viene avanti lentamente reggendosi a fatica sul
bastone. Rossana presa dal suo ricamo). Ah, queste tinte sfiorite...
Come metterle assieme?
(A Cirano, in tono di affettuoso rimprovero:) Dopo quattordici anni,
per la prima volta, in ritardo!
CIRANO (giunge alla poltrona e si siede; poi con voce allegra, in
contrasto con la tensione del viso): S che pazzia! Non ci posso
pensare. Sono in ritardo a causa...
ROSSANA: Di che?
CIRANO: Una visita piuttosto inopportuna.
ROSSANA (distratta, continuando a lavorare): Ah, qualche seccatore?
CIRANO: No, una seccatrice.
ROSSANO: L'hai mandata via?
CIRANO: S le ho detto: scusatemi, ma oggi sabato, giorno in cui
devo recarmi in un certo posto - e mai niente, finora, mi ha potuto
impedire di andarci. Ripassate tra un'ora.
ROSSANA (leggera, futile, superficiale): Bene. Questa persona dovr aspettare per vederti. Non ti lascerandare prima di sera.
CIRANO (dolce): Forse dovrandarmene prima. (Chiude gli occhi e tace
per un istante. Suora Marta passa loro davanti. Rossana le fa un
piccolo cenno d'intesa).
ROSSANA (a Cirano): Ma come, non importuni la tua suora Marta?
CIRANO (riaprendo gli occhi di colpo): Come no! (Contraffacendo
comicamente la voce:) Suora Marta, venite qui! (La suora si avvicina).
Ah ah!... Occhi belli sempre bassi!
SUORA MARTA (alzando gli occhi con un sorriso): Ma... (Nel guardarlo
in viso da vicino ha un moto di stupore).
CIRANO (a bassa voce, indicando Rossana): Zitta, non niente.
(Riprendendo il suo tono spaccone, ad alta voce:) Anche ieri ho
mangiato carne!
SUORA MARTA: Capisco. (Tra s) Per questo cospallido.
(In fretta, a bassa voce ) S ma poi passerete al refettorio a bere
una buona tazza di brodo... Verrete, vero?
CIRANO: S s
SUORA MARTA: Meno male. Siete piragionevole oggi.
ROSSANA (sentendoli bisbigliare): Che fa, cerca di convertirti?
SUORA MARTA: Me ne guardo bene!
CIRANO: E' vero vuol convertirmi! Perchnon mi tenete un bel sermone,
voi che avete una chiacchiera cospia? Perch Mi stupisce...
(Con furore da buffone:) Ma stasera voglio stupirvi anch'io. Guardate,
vi permetto... (S'interrompe, come cercando la provocazione giusta).
Ecco, stasera vi permetto di... pregare per me.
ROSSANA: Oh, oh!
CIRANO (ridendo): Suora Marta non ha parole.
SUORA MARTA (dolce): Non ho mai atteso il vostro permesso. (Rientra).
CIRANO (tornando a Rossana, china sul ricamo): Al diavolo, se potr mai vedere la fine di questo ricamo!
ROSSANA: Ecco, me l'aspettavo. (Il vento, frattanto, fa cadere delle
foglie).
CIRANO: Le foglie...
ROSSANA (sollevando il capo e fissando lo sguardo lontano): Sono d'un
biondo veneziano, stinto. Guarda come cadono.
CIRANO: Cadono bene. Riescono a mettere una loro ultima bellezza nel
viaggio, sia pure cosbreve, dal ramo alla terra; e malgrado il
terrore d'imputridire, vogliono che questa loro caduta abbia la grazia
d'un volo.
ROSSANA: Sei triste?
CIRANO (riprendendosi): Ma no, Rossana, per niente!
ROSSANA: Su, allora, lascia perdere le foglie... E raccontami cosa c' di nuovo.
CIRANO: Dunque...
ROSSANA: S
CIRANO (sempre pipallido, lottando contro il dolore):
Sabato il re Luigi di Borbone
ebbe la febbre per indigestione
ma la sua malattia venne arrestata
e per lesa maestfu condannata.
Domenica al gran ballo della corte
di candele esaurirono le scorte.
Le nostre truppe, pare, hanno battuto
l'esercito imperiale in un minuto.
Quattro stregoni furono impiccati
per essersi al demonio consacrati.
E alla cagnetta di madame d'Athis
hanno fatto un clistere luned..
ROSSANA: Cirano, ti prego!
CIRANO: Martedpoi... non successo niente
salvo che Lygdamire cambid'amante.
ROSSANA: Ah!
CIRANO (mentre il viso va sempre pialterandosi):
Mercoledventitrper una gita
la corte a Fontainebleau si trasferita.
Lo stesso giorno inoltre la Montglait
ha detto un secco no al conte di Fiesque.
Giovedla Mancini sembra che
sia rimasta a dormire con il re.
Venerdla Montglait ci ha ripensato
e ha detto infine sal suo innamorato.
Sabato ventisei...
(Chiude gli occhi. China il capo. Silenzio).
ROSSANA (lo guarda sorpresa e si alza allarmata): E' svenuto! (Gli
corre accanto chiamandolo:) Cirano!
CIRANO (riaprendo gli occhi, stordito): Che c'... Che?... (Vede
Rossana china su di lui e, riaggiustandosi il cappello, si ritrae
sulla poltrona). No, no! Ti assicuro, non niente. Lasciami.
ROSSANA: Ma...
CIRANO: E' la mia ferita di Arras... che... qualche volta... sai...
ROSSANA: Povero amico mio.
CIRANO: Non niente. Sta passando. (Si sforza di sorridere). Ecco, passato.
ROSSANA (accanto a lui): Ognuno di noi ha la sua ferita: io ho la mia.
Qui, sempre viva, quest'antica ferita (si mette la mano sul petto) qui, sotto la lettera ingiallita macchiata di pianto e di sangue.
(Comincia a calare il crepuscolo).
CIRANO: La sua lettera... Non mi promettesti che un giorno, forse, me
l'avresti fatta leggere?
ROSSANA: La sua lettera?... Vorresti?...
CIRANO: S.. Voglio... Adesso...
ROSSANA (dandogli il sacchetto che porta al collo): Tieni.
CIRANO (prendendolo): Posso aprirlo?
ROSSANA: Aprilo... Leggi. (Ritorna al suo ricamo, lo piega, riordina
le lane).
CIRANO (leggendo): "Rossana, addio, sto per morire!".
ROSSANA (fermandosi, turbata): Cos ad alta voce?
CIRANO (leggendo): "E' per stasera, credo, amore mio. Ho l'anima
ancora greve d'amore inespresso, e devo morire. Mai piquesti miei
occhi esaltati, questi miei sguardi che...".
ROSSANA: Ma come la leggi, questa lettera?!
CIRANO (continuando): "...questi miei sguardi che non conobbero altro
splendore che te, mai pibaceranno al volo i tuoi gesti. Rivedo
adesso un piccolo movimento che ti familiare quando ti tocchi la
fronte, e vorrei gridare...".
ROSSANA (turbata): Ma come la leggi?!
CIRANO (mentre va facendosi sempre pibuio): "...e grido: addio!...".
ROSSANA: La leggi con...
CIRANO: "Mia cara, mia cara, mio tesoro...".
ROSSANA (sognante): Con una voce...
CIRANO: "Amore!...".
ROSSANA: Con una voce... (trasalendo) che sento adesso per la prima
volta.
(Gli si avvicina dolcemente, senza che lui se ne accorga, e passa
dietro la poltrona, chinandosi silenziosamente per guardare la
lettera. Il buio aumenta).
CIRANO: "Il mio cuore non ti lascimai sola un secondo; io sono e
saranche all'altro mondo, colui che t'ama senza misura, colui
che...".
ROSSANA (poggiandogli una mano sulla spalla): Come fai a leggere al
buio?
(Lui trasale, si volta, se la vede accanto, ha un moto di sgomento e
china il capo. Un lungo silenzio. Poi, nell'ombra, Rossana riprende a
parlare, giungendo le mani:)
E per quattordici anni hai recitato la parte del vecchio amico che
viene per distrarmi!
CIRANO: Rossana!
ROSSANA: Eri tu.
CIRANO: No, Rossana, no!
ROSSANA: Avrei dovuto capirlo da come dicevi il mio nome.
CIRANO: No, non ero io!
ROSSANA: Eri tu!
CIRANO: Te lo giuro!
ROSSANA: Ora capisco tutto: le lettere, eri tu...
CIRANO: No!
ROSSANA: La voce quella notte tu...
CIRANO: No, te lo giuro.
ROSSANA: L'anima era la tua!
CIRANO: Non ti ho mai amata.
ROSSANA: Tu mi amavi!
CIRANO: Non io - l'altro!
ROSSANA: Tu!
CIRANO (debolmente): No.
ROSSANA: Lo dici gipipiano.
CIRANO: No no, mio caro amore... io non ti ho amata mai.
ROSSANA: Ah, quante cose sono morte stasera... e quante ne sono nate!
- Ma perch perchhai taciuto per quattordici anni se il pianto su
questa lettera tuo e lui non c'entra per niente?
CIRANO (restituendole la lettera): Il sangue suo.
ROSSANA: E allora perchspezzare proprio stasera questo sublime
silenzio?
CIRANO: Perch... (Entrano di corsa Le Bret e Ragueneau).


SCENA 6.
Gli stessi, Le Bret e Ragueneau.

LE BRET: Che pazzia! Eccolo, ne ero certo - l
CIRANO (sorridendo e alzandosi): Toh, chi si vede!
LE BRET: Signora, si ucciso per venirvi a trovare!
ROSSANA: Mio Dio!... Ma allora, quella sua debolezza improvvisa...
quella...
CIRANO: E' vero. Non ho terminato il mio notiziario...
Sabato ventisei qualche ora fa
hanno colpito a morte Bergerac.
(Si toglie il cappello mostrando il capo fasciato).
ROSSANA: Ma che dice?! - Cirano! - Sei ferito!... Che ti hanno fatto?
Perch
CIRANO: "Poter morire colpito al petto, lealmente, dalla spada di un
eroe..." - s dicevo cos Ma il destino s'preso gioco di me... Ed
eccomi ammazzato in un'imboscata, alle spalle, da un servo, con un
tronco. Molto bene. Ho sbagliato tutto - anche la morte. RAGUENEAU:
Signor Cirano!...
CIRANO: Ragueneau, non piangere cosforte!... (Gli tende la mano).
Dimmi, che mestiere fai adesso, amico mio?
RAGUENEAU (piangendo): Spengo le... le candele al teatro di Molie.
CIRANO: Molie!
RAGUENEAU: Ma domani mi licenzio - s sono indignato!... Ieri, alla
recita dello Scapino, mi sono accorto che v'ha rubato tutta una scena.
LE BRET: E' vero. Tutta.
RAGUENEAU: S signore - quella che dice: "ma che diavolo ci andava a
fare in quella galera?...".
LE BRET (furioso): Molie te l'ha rubata!
CIRANO: Zitti! Ha fatto bene... (A Ragueneau:) E dimmi - com'andata
la scena? Ha fatto effetto?
RAGUENEAU (singhiozzando): Che risate, signore! ridevano tutti.
CIRANO: Ecco la mia vita: far da suggeritore, ed essere dimenticato.
(A Rossana:) Ti ricordi quella sera in cui Cristiano ti parlsotto il
balcone? Bene, la mia vita tutta l mentre io restavo gi nell'ombra, l'altro saliva a cogliere il bacio della gloria. E'
giusto, lo riconosco ora che sto per morire: Molie ha del genio e
Cristiano era bello.
(Si odono i rintocchi della campana e si vedono, sul fondo, passare le
suore che vanno alla funzione). Che vadano pure a pregare. La loro
campana le chiama.
ROSSANA (alzandosi per chiamare aiuto): Sorella! Sorella!
CIRANO (trattenendola): No, non andare. Non mi ritroveresti pi (Le
suore sono scomparse nella cappella. Si sente suonare l'organo). Mi
mancava giusto un po' di musica...
ROSSANA: Io ti amo. Vivi!
CIRANO: No. Soltanto nelle favole si dice che il principe, sentendosi
dire "ti amo", sciolse la sua bruttezza al sole delle parole... Ma tu
lo sai che per me non c'sole.
ROSSANA: Io sono stata la tua rovina, io!
CIRANO: Tu? Al contrario. Io ignoravo la dolcezza femminile. Mia madre
non mi ha mai trovato bello. Sorelle non ne ebbi. Le amanti le ho
fuggite per paura del loro sarcasmo. A te devo tutto sommato, d'avere
avuto un'amica. A te devo se anche nella mia vita passato il fruscio
di una veste.
LE BRET (mostrandogli la luna): Ecco l'altra tua amica che viene a
trovarti.
CIRANO (sorridendo alla luna): La vedo.
ROSSANA: Non ho amato che un uomo solo, e lo perdo due volte.
CIRANO: Le Bret, vado a raggiungere la luna senza nemmeno bisogno
d'inventare una macchina che mi ci porti...
ROSSANA: Ma che dici!
CIRANO: Ma s- quello il mio paradiso. Pid'un'anima che m'cara
in esilio lass ne sono certo. Vi incontrerSocrate, Galileo...
LE BRET (ha un moto di ribellione): No! No! Tutto questo troppo
stupido - ingiusto!... Un poeta come lui, un cuore cosgrande,
morire cos.. morire...
CIRANO: Ecco Le Bret che si mette a brontolare.
LE BRET (scoppiando a piangere): Amico mio...
CIRANO (alzandosi, delirando): Questi sono i cadetti di Guascogna!...
La massa elementare... Non vero?... Ecco il punto...
LE BRET: La sua scienza... Delira.
CIRANO: Copernico ha detto...
ROSSANA (sospira): Cirano...
CIRANO: Ma che diavolo c'stato a fare, che c'stato a fare lui in
questa galera?!...
Filosofo, fisico, poeta,
uomo d'armi, musicista
trasvolatore di spazi, gran polemista
e anche amante - ma per conto d'altri,
qui giace Cirano di Bergerac
che in vita sua fu tutto
e non fu niente...
Me ne vado. Scusatemi. Non posso farmi attendere: lo vedete, il raggio
della luna viene a prendermi. (Ricade a sedere. Le lacrime di Rossana
lo richiamano alla realt Lui la guarda e le accarezza i veli).
Io non voglio che tu smetta di piangere l'affascinante, il bello, il
buon Cristiano; voglio soltanto che quando il gran gelo avrfreddato
le mie vertebre tu dia un doppio senso a questi tuoi funebri veli -
voglio che il suo lutto diventi anche un poco il mio lutto.
ROSSANA: Io ti giuro...
CIRANO (scosso da un tremito, si alza): Non qui - non seduto in
poltrona!
(Qualcuno fa per sostenerlo. Lui lo respinge). Non reggetemi.
(Si appoggia all'albero). Un albero mi basta.
(Silenzio). Eccola che viene. Mi sento gii piedi di marmo, le mani
di piombo.
(Irrigidendosi). Ma, visto che viene... voglio aspettarla in piedi...
(estrae la spada) e armato.
LE BRET: Cirano!
ROSSANA: Cirano. (Tutti indietreggiano spaventati).
CIRANO: Mi sta guardando... Mi pare proprio che mi guardi, che si
permetta di fissarmi il naso - lei che sul teschio camuso non ha
naso... (si mette in guardia) Che dite? Che inutile resisterle?...
Lo so. Ma non si combatte solo per vincere. No, assai pibello
quando inutile!...
Vi vedo. Quanti siete? Mille? - Vi riconosco, ci siete tutti... tutti
i miei vecchi nemici!
La Menzogna? (Tira colpi di spada nel vuoto). Tieni! Prendi! Ah ah! Il
Compromesso, il Pregiudizio, la Vilt.. (Duella). Volete che venga a
patti? Mai!... Ah, eccoti anche te, la Stupidit... Lo so che alla
fine l'avrete vinta voi, ma non m'importa: io mi batto! mi batto! mi
batto!
(Fa ruotare vorticosamente la spada e si ferma affannando).
S m'avete preso tutto: l'alloro e la rosa. Prendete! Prendete!... Ma
c'qualcosa che porto con me, nonostante voi, qualcosa con cui
stasera saluterl'azzurra soglia del cielo nel presentarmi a Dio,
qualcosa che non ha piega nmacchia...
(si lancia con la spada levata verso il vuoto) qualcosa che...
(La spada gli scivola dalle mani, barcolla, cade nelle braccia di Le
Bret e Ragueneau).
ROSSANA (chinandosi e baciandolo): Che cosa?
CIRANO (riaprendo gli occhi e sorridendo): Qualcosa... qualcosa che...
(Muore).







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