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ALFRED HITCHCOCK.

IL DIARIO DEL MARINAIO

Arnoldo Mondadori Editore.
Traduzione di Luisa Maffi.
Il Giallo dei Ragazzi.

- Ehi, guardate qua! Un vero kris malese!
Tutto eccitato, Bob Andrews indicava agli amici Jupiter
Jones e Pete Crenshaw un lungo pugnale dalla lama on-
dulata. Pete fece scorrere un dito lungo il filo della lama
senza poter trattenere un brivido, mentre Jupiter assu-
meva un'aria saccente, da ragazzo pieno d'interessi, ma
con un'inguaribile tendenza a far troppo pesare sugli altri
le sue cognizioni.
- Nei tempi andati - cominci subito accolto dagli sbuffi
dei due amici - la rotta delle Indie era percorsa da molte
navi della California. Ecco perchdiversi oggetti esposti
in questo museo provengono dall'Oriente.
I tre ragazzi si trovavano in un piccolo museo turistico si-
tuato un po' fuori della loro citt Rocky Beach, e nei cui
locali erano raccolti cimeli di remoti viaggi per mare. Ora
il museo era costretto a chiudere i battenti, e aveva tro-
vato modo di vendere la sua piccola collezione cedendola
agli zii di Jupiter, Mathilda e Titus Jones, proprietari del-
la pirinomata bottega di rigattiere di tutta la Costa Oc-
cidentale: la Bottega del Recupero>.
Alla zia Mathilda spettava la conduzione della bottega,
mentre lo zio Titus andava in giro a caccia di occasioni.
Donna massiccia e vigorosa, dalla lingua piuttosto ta-
gliente, la zia era fondamentalmente buona e gentile, ma
se appena vedeva qualcuno dei ragazzi in circolazione
aveva un solo pensiero: metterli a lavorare. Jupiter, che
viveva con gli zii, cercava sempre di tenersi alla larga da
lei: avevano ben altro da fare, lui e i suoi amici, con la
loro personale agenzia di investigazioni. Ma quella matti-
na, purtroppo, la zia Mathilda aveva bloccato i Tre Inve-
stigatori, esigendo il loro aiuto: incastrati, proprio il pri-
mo giorno delle vacanze di Natale!
Anche adesso la zia non aspetto a farsi sentire: - Taglia
la conferenza, Jupiter Jones! Ora come ora non mi inte-
ressa sapere da dove viene questa roba, ma dove deve an-
dare: al lavoro, fannulloni, c'da caricare il furgone!
- S zia - rispose Jupiter docilmente.
Sospirando, i ragazzi cominciarono a rimuovere le mer-
canzie, trasportandole fino al furgone dove aspettava
Hans, uno dei due robusti fratelli bavaresi che lavorava-
no nella bottega. Nel notare l'espressione dei ragazzi,
Hans si mise maliziosamente a fischiettare Jingle
Bells La zia Mathilda stette un po' a sorvegliare le
operazioni, poi rientrper stendere l'inventario col si-
gnor Acres, proprietario del museo.
Finito l'elenco degli oggetti, la zia torndai ragazzi per
aiutarli a esaminare certe casse che stavano nel magazzi-
no del museo. Stavano ancora trafficando nel retro quan-
do si sentil signor Acres andare incontro a qualcuno che
stava entrando, e subito dopo venne un improvviso scop-
pio di voce adirata.
- Me ne importa proprio un bel niente a chi l'abbia pro-
messo !
- Ma signore, la prego... - venne la voce conciliante di
Acres.
- E mio e lo rivoglio immediatamente! - La voce dello
sconosciuto era roca e minacciosa.

- Mi spiace, ma ho venduto tutti i pezzi del museo alla
Bottega del Recupero e non posso fare eccezioni.
La zia Mathilda e i ragazzi si precipitarono di la e trova-
rono il signor Acres proteso al di sopra di un cofano
orientale in legno di tek, tutto rivestito di pesanti decora-
zioni in ottone.
L'interlocutore era un individuo di bassa statura, con la
faccia cotta dal sole e segnata dalle intemperie. Aveva
occhi infossati, luccicanti, e due profonde cicatrici che
solcavano le guance andando a perdersi nella folta barba
nera. Lo sconosciuto indossava un vecchio completo da
marinaio della marina mercantile, con il berretto ornato
di galloni ormai consunti.
L'uomo fissminacciosamente il suo antagonista. - Qui
l'eccezione la faccio io,lo vuol capire o no? Il cofano mio e sono qui per riprendermelo! Anzi l'avverto...
Acres era fuori dai gangheri. - Senta, !ei! Io... io...
- Mi chiami pure Jim, Giava Jim: cosi mi chiamano tutti.
Questo cofano l'ho riportato da un lungo viaggio e lo co-
nosco bene: pericoloso, molto pericoloso, mi capisce?
A queste parole i ragazzi ebbero un sussulto. Accorgen-
dosi improvvisamente della loro presenza, Giava Jim im-
prectra i denti: - Cosa volete, qui, mocciosi? - ringhi
- Fuori dai piedi, capito? E la vecchia pure: fuori tutti!
Jupiter lanciuno sguardo di soppiatto alla zia, trattenen-
do un risolino. Il volto della donna era diventato di colpo
rosso come un peperone.
- Come si permette! - tuonzia Mathilda. - Come osa ri-
volgersi a me in questi termini, mascalzone barbuto! Se
non fossi una signora, I'avrci gibuttata fuori di qui!
Travolto da tanta furia, il marinaio indietreggi sempre
incalzato dalla donna.
- Guardi, signore, che lei ha preso un granchio - inter-
venne Acres abbozzando un sorriso. - Questa signora la proprietaria della Bottega del Recupero. Ora il cofano
appartiene a lei.
Giava Jim sbattle palpebre. - Oh, io... Beh, mi dispiace
davvero, signora. Deve scusarmi: il mio caratteraccio,
non volevo offenderla. Troppo tempo passato sulle navi
in giro per il mondo, ecco cos' e adesso che ritrovo fi-
nalmente il mio cofano perdo la testa.
L'ira del marinaio sembrava sbollita, e la zia Mathilda si
calma sua volta con la stessa rapiditcon cui si era inal-
berata poco prima. Lanciando un'occhiata al cofano che i
ragazzi Sl erano messi a esaminare, chiese: - Ma se que-
sto oggetto le appartiene, come mai si trova qui?
- Rubato, signora - rispose pronto Giava Jim. - Qualche
mano lesta me l'ha soffiato dalla nave appena abbiamo
attraccato a San Francisco due settirnane fa e l'ha vendu-
to a un robivecchi nel porto. Quando ho rintracciato la
bottega, il padrone aveva gimandato qui il cofano, cos sono venuto a cercarlo.
- Beh... - comincila zia Mathilda.
Bob la interruppe. Aveva aperto il cofano, e indicava l'in-
terno del coperchio. - Ma qui c'inciso un nome: Regina
di Argyll. il nome della sua nave, signor Jim?
- No, ragazzo - rispose il marinaio. - un oggetto anti-
co, sarpassato per cinquanta mani nel corso degli anni.
Quel nome c'era giquando l'ho comprato a Singapore.
Intervenne il signor Acres. - In effetti l'ho ricevuto solo
ieri dal mio amico Baskins di San Francisco: ero d'accor-
do con lui che mi mandasse qualsiasi oggetto di interesse
locale per il museo. Quando ho deciso di vendere tutto
mi sono dimenticato di annullare l'ordine.

- Posso pagare un buon prezzo - disse Giava Jim.
- Beh - riprese la zia Mathilda - dal momento che il co-
fano suo, direi che lei potrebbe dare al signor Acres la
somma che ha speso per averlo, e...
D'improvviso nel museo si senti uno strano ronzio.
- Ma cosa... - cominciBob, alzando lo sguardo dal cofano.
Uno scatto metallico, un lampo nell'aria... e un corto pu-
gnale acuminato passcon un sibilo vicino all'orecchio di
Jupiter, andando a conficcarsi e la parete alle sue spalle.





Per un istante interminabile tutti rimasero di ghiaccio. Il
pugnale vibrava ancora nella parete.
La prima a riscuotersi fu la zia Mathilda: - Sei ferito, Ju-
piter? - grid precipi~andosi verso il nipote.
Il ragazzo fece un cenno negativo con la testa, ma dovet-
te lasciarsi cadere su una panca perchgli venivano
meno le gambe: il pugnale gli aveva mancato l'orecchio
di pochi centimetri.
- Chi stato? - esclamil signor Acres girando intorno
uno sguardo furente.
- Non guardate tutti me! - si difese subito Giava Jim.
- No... no... non l'ha tirato nessuno - balbettBob. - schizzato fuori dal cofano!
Il signor Acres si avvicinal cofano per guardarvi den-
tro. - Santo cielo! Ma qui c'uno scomparto segreto! Bob
deve aver toccato un meccanismo nascosto che ne ha
provocato l'apertura.
- Gi- intervenne Bob - il pugnale doveva essere appog-
giato su una molla che scattata all'apertura dello scom-
parto: un trabocclletto bell'e buono!
- Per uccidere chiunque trovi il nascondiglio - continu Pete.
La zia Mathilda si fece sotto a C~iava Jim. - Se questa opera sua, io...
- Non ho niente a che fare con trabocchetti, io! - inter-
ruppe il marinaio con ira.
- vero - intervenne Jupiter, ormai rinfrancato, ritro-
vando la parola. Quindi estrasse il pugnale dal muro per
esaminarlo pida vicino.
- di fattura asiatica, probabilmente delle Indie Orienta-
li: scommetto che questa trappola stata preparata
cent'anni fa dai pirati di que!le parti!
- Accidenti! - esclamPete.
- Pirati? - ripetBob.
Jupiter si era avvicinato al cofano, curvandosi a studiare
il meccanismo della molla. Con aria di trionfo si risollev per annuire.
- Guardate! La molla e lo scatto sono fatti a mano e tutti
arrugginiti. senz'altro un vecchio lavoro, forse opera di
pirati malesi o giavanesi: una tipica trappola-nascondiglio
per oggettl preziosi.
- Pirati giavanesi? - saitsu E~ob. - Ehi, ma il nome Gia-
va Jim...
Tutti gli sguardi si appuntarono di llUOVO sul mari-
naio.
- Aspettate - si difese l'uomo. - C~iava Jim non che un
soprannome, me l'hanno appiccicato perchda giovane
ho vissuto per un po' di tempo in quell'isola. Io coi pirati
non c'entro affatto.

- Ma dov' poi, Giava? - chiese Pete. - Confesso che
non lo so proprio.
- una grande isola dell'Indonesia - rispose Jupiter co-
gliendo al volo l'occasione per dare un saggio della sua
scienza. - L'Indonesia comprende anche Sumatra, Nuo-
va Guinea, Borneo e Celebes: ora indipendente, ma an-
ticamente era una colonia olandese formata da centinaia
di piccoli sultanati, e i sultani erano quasi tutti pirati!
- Come Barbanera, dici? - chiese Pete. - Navi all'arrem-
baggio, con cannoni, teschio e tibie e tutto il resto?
- Non esattamenie, Pete. - Il tono di Jupiter cominciava
a diventare un po' enfatico. - Quelle erano le insegne dei
pirati occidentali: Barbanera, sai, era inglese. I pirati delle
Indie Orientali non avevano grandi navi e bandiere nere,
e ben pochi cannoni. Erano indigeni che si nascondevano
fra le centinaia di isole e isolette della regione - lungo i
fiumi o in piccoli villaggi - e attaccavano le navi europee
o americane abbordandole con sciami di imbarcazioni. Le
navi occidentali raggiungevano quei luoghi remoti per
procurarsi pepe e altre spezie, stagno, te sete della
Cina, e portavano manufatti a titolo di scambio o anche
oro e argento per acquistare i prodotti dell'Oriente. I pi-
rati attaccavano le navi per depredarle dei metalli prezio-
si e delle armi. A volte, per dovevano subire il contrat-
tacco degli occidentali che andavano stanarli dai loro
covi, per cui avevano escogitato ogni sorta di trappole di-
fensive, compresi questi cofani-trabocchetto.
- Vuoi dire che i nostri navigatori cercavano di ripren-
dersi ciche i pirati avevano rubato loro? Pensi quindi
che questo cofano provenga da qualche controffensiva,
Jupe?
- Ne sono sicuro, Bob. Benchsi dica che ancor oggi

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ci siano piccole bande di pirati nascoste nelle isole.
- Ehi, Jupe, guarda qui! - gridPete, intento a frugare
nel cofano, mostrando un piccolo oggetto lucente. Nello
scomparto segreto c'era un anello!
- Guarda se trovi qualcos'altro - disse Bob.
Ma Giava Jim spinse da parte Pete, curvandosi sul cofa-
no. - Vediamo subitol No, diavolo, non c'altro!
Jupiter prese l'anello. Era lavorato a complicati intrecci
di tipo orientale in una materia che avrebbe potuto essere
oro o argento, con una luccicante pietra rossa nel mezzo.
- vera, Jupe? - chiese Pete.
- Non so, potrebbe essere: le Indie erano ricchissime
d'oro e di pietre preziose, ma si trovava pure una quanti-
tdi paccottiglia scambiata dagli europei con gli indigeni,
che non erano in grado di distinguere.
Giava Jim si fece avanti per prendere l'anello. - Vero o
falso che sia, questo anello mio, vero? Il cofano stato
rubato a me, e tutto quello che c'dentro mi appartiene.
Ditemi un prezzo e la faccenda chiusa.
- Beh, vediamo - comincila zia Mathilda, ma Jupiter la
interruppe, parlando rapidamente:
- Noi non sappiamo davvero se il cofano suo, zia. Non
c'scritto sopra il suo nome: tutto quello che ci risulta
sono soltanto le sue affermazioni.
A queste parole il marinaio sembruscire dai gangheri. -
Cosvorresti darmi anche del bugiardo, ragazzo?
- Ci porti un atto di vendita - taglicorto Jupiter - o
qualcuno che possa testimoniare dell'acquisto o del fatto
che lei aveva il cofano sulla nave.
- Ma se tutti i miei compagni di bordo l'hanno visto! E
adesso...
- Allora - riprese Jupiter con fermezza - faremo cosi:
terremo per una settimana il cofano alla Bottega del Re-
cup~ero senza venderlo, in attesa che lei ci porti le prove.
Penso proprio che lei possa aspettare qualche giorno.
- Mi sembra un'ottima idea - approvil signor Acres.
Giava Jim lanciai presenti uno sguardo torvo. - Al dia-
volo, ne ho abbastanza! Adesso mi riprendo quel che mi
appartiene, e non cercate di fermarmi! - Si fece sotto a
Jupiter, aggiungendo con voce minacciosa: - Prima di
tutto l'anello: sgancia, ragazzo! - Ma Jupiter era stato
pronto a indietreggiare in direzione della porta esterna,
eludendo la mossa del marinaio.
- Cosa vuol fare, mascalzone? - gridla zia Mathilda.
- Chiudi il becco, vecchiaccia! - esplose Giava Jim.
In quella una vasta ombra si delinenel vano della porta
e E~ans, il grosso factotum della bottega del Recupero,
fece il suo ingresso nel museo.
- Tu con la zia Mathilda non parli in questo tGno, capito?
- saltsu, apostrofando il marinaio. - Tu le chiedi subito
scusa, vero?
- Sta cercando di prendersi quel cofano e l'anello che Ju-
piter ha in mano! - esclamBob.
- Acchiappalo, Hans! - incitJupiter.
- Subito - rispose il bavarese balzando in avanti.
Con un'orribile bestemmia, Giava Jim diede uno spinto-
ne al signor Acres, mandandolo in direzione di Hans, e si
precipitverso il retro del museo.
- Prendiamolo! - gridPete.a Acres e Hans si urtaro-
ns in pieno, andando a rotolare addosso ai ragazzi. Quan-
do furono riusciti tutti a districarsi, Giava Jim aveva gi guadagnato la porta posteriore e messo in moto un'auto-
mobile che doveva aver lasciato poco lontano. Tutto ci che i ragazzi poterono ancora vedere fu una nuvola di

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polvere alzata lungo la strada dalla macchina, ormai spa-
rita dietro una collinetta scoscesa.
- Finalmente! - esclamla zia Mathilda. - Beh, ragazzi,
tornate al lavoro: bisogna finir di caricare il furgone, e ci
vorranno due viaggi.
- Accidenti! - fece Bob. - Vorrei proprio sapere perchci
teneva tanto a quel cofano!
- Ah, sperava senz'altro di far un buon affare portando-
celo via - rispose la zia Mathilda.
Nel giro di un'ora il furgone fu riempito fino al limite di
carico. Hans e la zia Mathilda salirono nella cabina di gui-
da, mentre i ragazzi si arrampicarono dietro.
Jupiter sembrava pensieroso. - Signor Acres - chiese -
lei ha detto che il mercante di San Francisco le ha man-
dato il cofano perchera di interesse locale?
- Proprio cosi. Il nome che vi inciso, Regina diArgyll, il nome di un vascello che affondal largo di Rocky
Beach un centinaio d'anni fa. Di tanto in tanto il mare re-
stituisce qualche oggetto proveniente dalla nave, ed io lo
espongo.
- Ora ricordo - disse Jupiter. - Quel grande vascello a
vele quadrate che urtuna scogliera nel 1870 o gidi l
Il furgone si mise in moto, e i ragazzi si sistemarono alla
meglio tra la mercanzia. Jupiter era immerso nei suoi
pensieri, cosi Bob e Pete si misero a chiacchierare tra
loro, osservando il paesaggio che si lasciavano indietro.
Ad un tratto, per Pete si fece piattento, e per il resto
del tragitto rimase come concentrato su qualcosa.
Quando il furgone imboccl'ing;esso del cortile della
Bottega del Recupero, il ragazzo si fece vicino a Jupiter
- Ehi,Jupe! Credo che qualcuno ci abbia seguiti! Una
Volkswagen verde ci stata appresso per tutto il percor-
so, e alla fine ha svoltato proprio in questa strada!
I ragazzi saltarono fuori dal furgone e si precipitarono
all'ingresso del cortile. Proprio cos Una Volkswagen
verde era ferma dall'altra parte della strada, ma prima
che potessero vedere chi stava al volante, la macchina
partdi colpo con uno stridio di ruote.
- Caspita! - esclamPete. - Credi che fosse Giava Jim,
Jupe?
- Pudarsi, ma ricordiamoci che era scappato nella dire-
zione opposta.
- Allora forse c'qualcun altro che vuole il cofano - sug-
gerBob.
- O che si interessa al naufragio della Regina di Argyll -
concluse Jupiter, con occhi che gli brillavano all'idea di
un mistero. - Potrebbe essere un ottimo caso per i Tre
Investigatori! Potremmo...
- Ecco dove siete, fannulloni! - La zia Mathilda era ap-
parsa alle loro spalle. - Quel furgone non si scarica mica
da solo! Su, datevi da fare.
Senza opporre resistenza, i Tre Investigatori tornarono
sui loro passi e si misero al lavoro. Il mistero del cofano
orientale avrebbe dovuto aspettare!





Era ormai mezzogiorno quando ebbero finito di scaricare
il furgone. La zia Mathilda rientrin casa per preparare il
pranzo, dando finalmente via libera ai ragazzi di occupar-
si del cofano.

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- Lo studieremo meglio al Quartier Generale - disse Ju-
piter. - Portatelo voi, io ho un'altra cosa da fare, prima. -
E corse via, lasciando gli altri due a sbrogliarsela con le
loro sole forze. Brontolando fra i denti, Bob e Pete affer-
rarono il cofano per le due estremit e lo trasportarono a
fatica fino ai laboratorio di Jupiter, situato in un angolo
del cortile. Di sotto al banco da lavoro cominciava il
Tunnel Due, un grosso tubo che, passando in mezzo ai
mucchi di ciarpame accumulati nel cortile, conduceva al
nascondiglio segretissimo dei Tre Investigatori.
Il nascondiglio era nientemeno che una vecchia roulotte
a carrozzane che i ragazzi avev2no rimesso in sesto all'in-
terno, trasformandola in una perfetta agenzia d'investi-
gazioni, con scrivania, macchina da scrivere, registratore,
telefono, laboratorio e camera oscura. All'esterno la rou-
lottera abilmente mascherata da altri mucchi di rotta-
mi, tanto che per guardare di fuori bisognava servirsi di
un periscopio, inven~ione di Tupiter, coscome tutta una
serie di marchingegni scienci da perfetto detective.
Ma uno dei migliori ritrovati del Quartier Generale si ri-
vel in questo caso, un grosso oslacolo, nel momento in
cui Bob e Pete depositarono il cofano vicino al Tunnel
Due.
- Ii tubo troppo seretto per farci passare questo male-
detto cassone! -emette Pete, sCambiando con Bob
un'occhiata di desolazione.
- I passaggi sono fatti tutti giusto a misura nostra - os-
servBob scoraggiato. - Scommetto che ii cof`ano non
entra da nessuna parte.
In quella Jupiter fece capolino dall'imboccatura del Tun-
nel Due. Sembrava eccitato, ma gli altri due non ci fecero
caso, investendolo subito del loro problema.

- Uhm - riflettJupiter, misurando con lo sguardo la
stretta apertura del tubo. - Avrei dovuto pensarci. Ma
chissche non passi per l'Accesso Numero Tre.
L'Ingresso Tre era la via pidiretta al Quartier Generale:
una grande porta di quercia con tutta la cornice, poggiata
fra due cataste di legname. Aprendo con una chiave ar-
rugginita, nascosta in una botte fra altri ferrivecchi, ci si
trovava in un passaggio che conduceva alla porta laterale
della roulotte.
- Sarebbe meglio misurare prima l'entrata del Quartier
Generale - osservBob.
- E dovremo aspettare che non ci sia nessuno in cortile
per effettuare il trasporto - aggiunse Jupiter. - Intanto,
ragazzi, vi comunico che la storia di Giava Jim era inven-
tata di sana pianta!
- Perbacco, Jupe! - esclamPete. - Come hai fatto a sco-
prirlo?
- Ho telefonato al signor Baskins, quel robivecchi di San
Francisco. Il cofano non l'ha avuto affatto da un marina-
io, ma da un mercante di Santa Barbara, che a sua volta
l'aveva comprato da una signora sei mesi fa!
- Caspita! - commentPete. - Ma allora Giava Jim po-
trebbe anche non essere un vero marinaio!
- Giusta osservazione - approvJupiter, facendosi serio.
- Pudarsi che si fosse travestito per farci credere di es-
sere un marinaio: a pensarci bene quell'abbigliamento era
troppo pesante per la California del Sud, anche se siamo
in dicembre.
- Perpoteva anche non sapere che avrebbe trovato noi
- obiettBob - e del resto la mattina e la sera fa freddo,
in questo periodo.
- Pudarsi che tu abbia ragione: fatto sta che ieri Giava
Jim andato effettivamente alla bottega del signor Ba-
skins, ma gli ha raccontato una storia del tutto diversa!
Ha detto che sua sorella aveva venduto il cofano in sua
assenza e che lui lo voleva indietro.
Pete era sconcertato. - Ma perchcambiare tutta la sto-
ria .
- Forse perchpensava che quella nuova sarebbe stata
piu convincente, e perchnon vuole far capire a nessuno
i veri motivi del suo interesse per il cofano. Comunque il
suo racconto al signor Baskins prova almeno una cosa
Giava Jim sapeva che il cofano era stato venduto da una
donna sei mesi fa, ma deve averlo saputo di recente, al-
trimenti lo avrebbe rintracciato prima.
- Ma perchmai lo interessa tanto? - si chiese Bob. - In
fondo non altro che un cofano vuoto.
- A parte l'anello - corresse Pete. - Pudarsi che sia di
valore.
- Anche ammesso che lo sia, non mi sembra sufficiente -
ribattBob - e Giava Jim non sapeva neanche che ci fos-
se, lo scomparto segreto, prima che lo trovassimo.
- Pudarsi che sapesse genericamente che nel cofano
c'era qualcosa.
- Oppure - intervenne Jupiter - il cofano importante
perchproviene dalla Regina diArgyll, forse proprio dal
naufragio!
E mentre parlava gli brillavano gli occhi in un modo del
tutto particolare, segno che era gial lavoro per risolvere
il mistero.
Bob-era dubbioso. - Pensi che Giava Jim si interessi a un
naufragio avvenuto pidi cent'anni fa, Jupe?
- Gi perchmai dovrebbe? - domandPete.
- Questo non lo so - ammise Jupiter - persentite cosa
vi dico: a parte il pugnale e l'anello, tutto ciche il cofano
contiene il nome della nave. Penso che dovremmo fare
un po' di ricerche sulla Regina di Argyll.
- All'Istituto di Studi Storici dovrebbero saperne qualche
cosa - suggerBob.
- Che peccato! - esclamPete. - Nel pomeriggio devo
andare con mia madre a fare spese natalizie, e poi ho da
lavorare in casa con mio padre.
- Ed io - disse Jupiter - devo fare un secondo viaggio col
furgone fino al museo. Non resti che tu, Bob!
- Oh, per me va benone - accettBob, che del resto si
occupava quasi sempre di questo tipo di lavoro durante
le indagini svolte dai Tre Investigatori.
In quella si sentla voce della zia Mathilda che chiamava
Jupiter per pranzo, e i tre ragazzi si separarono.
Dopo mangiato, Bob dovette andare a comprare delle
nuove decorazioni luminose per l'albero di Natale, cos erano le tre passate quando arrivin bicicletta davanti
all'lstituto di Studi Storici di Rocky Beach. All'ingresso,
dietro un banco, stava seduta una signora dai capelli grigi
che gli sorrise gentilmente.
- La Regina di Argyll, giovanotto? Ma certo, credo che
abbiamo abbondante materiale in merito. Un terribile
naufragio, che perfece parlare di ssolo molti anni
dopo: voci a pr~posito di un tesoro, capisce?
- Un tesoro? - ripetBob subito interessato.
La signora sorrise di nuovo. - S oro, gioielli e cose del
genere. Ma non credo che ne sia venuto fuori un gran-
ch giovanotto. Beh, vado a prenderle il materiale.
Con crescente eccitazione Bob restin attesa nella sala
centrale dell'Istituto. Poco dopo la signora ricomparve
portando un grosso contenitore da archivio. - Ecco qua -

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disse - ma ho paura che il materiale non sia ancora clas-
sificato.
Bob afferrlo schedario e corse in una delle salette di
lettura, che era vuota, sedendosi davanti a un lungo ta-
volo. Nell'aprire il classificatore, un'espressione coster-
nata gli si dipinse sul volto: il contenitore era un caos in-
descrivibile di fogli, opuscoli, libri, articoli ritagliati da
giornali e riviste, tutto ammucchiato senza il minimo or-
dine apparente. Sfiduciato, Bob stava per prendere il pri-
mo articolo, quando senti una voce sopra di lui: - Non fi-
nirmai di leggere tutta questa roba, giovanotto!
Trasalendo, il ragazzo alzlo sguardo e vide un ometto
in un abito nero di fattura antiquata, col panciotto e la ca-
tena d'oro. Aveva la faccia tonda e rosea e occhiali senza
montatura; guardava Bob sorridendo, e la voce era pro-
fonda ma amichevole.
- Sono il professor Shay dell'lstituto di Studi Storici -
disse. - La signora Rutherford mi ha detto che lei si inte-
ressa della Regina di Argyll: ci piace incoraggiare i giova-
ni a questi studi, cosi se posso darle una mano, rispar-
miandole un po' di tempo e di letture, lo farmolto vo-
lentieri.
- Lei conosce le vicende della Regi~7a di Argyll?
- Non il mio campo - ammise il professor Shay - e
non da molto tempo che vivo qui, ma se vuole qualche
informazione, ho letto ciche un mio collega sta scriven-
do su tutta la faccenda. Tanto per cominciare, lei cosa ne
sa?
- So che la Regina di Argyll era un grosso vascello a vele
quadre che affondal largo di Rocky Beach nel 1870, e
che in seguito si parldi un tesoro a bordo di essa.
Il professore si mise a ridere, sedendosi di fronte a Bob.
- Corrono voci di tesori per ogni nave affondata, ragazzo
mio. Perla data giusta. La Regina di Argyll era una
nave di Glasgow, in Scozia: un tre alberi a velatura com-
pleta che commerciava stagno e spezie delle Indie Orien-
tali. Era il dicembre del 1870: la nave aveva fatto scalo a
San Francisco e si di;igeva a sud verso Capo Horn per ri-
tornare in Scozia, quando una tempesta la devidalla sua
rotta, spingendola contro una scogliera vicino a riva. La
tempesta fu spaventosa, e ben pochi si salvarono. La
maggior parte dei marinai cercarGno di porsi in salvo su-
bito, raggiungendo la riva a nuoto, ma furono travolti
dalla furia del mare. Sopravvissero quelli che erano rima-
sti sulla nave, compreso naturalmente il capitano: per un
caso imprevedibile, la nave non affondsuhito, cosicch i naufraghi poterono aspettare che la tempesta si placasse.
- Ma non c'era nessun tesoro?
- Non credo, giovanotto. La Regina di Argyll affondin
acque relativamente poco profonde, e per questo pi d'uno esploril relitto sia all'epoca sia in tempi successi-
vi, in cerca di un tesoro. Anche oggi c'qualcuno che
s'immerge in quel punto, ma tutto ciche se ne ricava-
to una manciata di vecchie monete. - Il professore
scosse la testa. - No, penso che tutte le dicerie siano state
causate da un'altra tragedia che si verificqualche tempo
dopo, e che sembrava connessa con la Regina dirgyll.
- Un'altra tragedia? - esclamBob. - Di cosa si trattava?
- Uno dei superstiti, un marinaio scozzese di nome An-
gus Gunn, si stabilf non lontano da Rocky Beach, ma due
anni dopo fu assassinato da quattro individui, giustizti a
loro volta senza che potessero neanche spiegare le ragio-
ni del delitto; peruno dei quattro era il capitano della
nave, cosi tutti si convinsero che volesse riprendersi

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qualcosa che Gunn aveva portato via dalla nave: e per-
chnon un tesoro? Per anni e anni la gente passal se-
tacclo il relitto, la spiaggia, la terra che Gunn aveva com-
prato, ma senza successo.a i~ravo marinaio, Angus
Gunn teneva un diario che ora in possesso del nostro
Istituto: i discendenti di Gunn, avendo saputo che stiamo
lavorando intorno a questa faccenda, hanno pensato che
potesse esserci utile. In precedenza la f~miglia ha inutil-
mente studiato e ristudiato lo scritto in cerca di qualche
accenno all~ipotetico tesoro: certo che se un tesoro
c'era, Gunn non ne ha lasciato menzione nel diario.
Bob aggrottla fronte. - Si credeva per caso che il tesoro
fosse qualcosa proveniente dalle Indie Orientali, dov'era
stata la nave?
- Beh, si, era proprio questo che si diceva, un tesoro di
pirati. Ma perchme lo chiede, giovanotto? Ne sa forse
qualcosa?
- Ehm, no, signore - balbettBob. - Era una semplice
supposizione.
- Oh, capisco. - Il professore sorrise. - Ma perchallora
lei s'interessa della Regina di/gylf, se lecito saperlo?
- No, non io, signore... ecco, stiamoacendo una ricerca
scolastica durante le vacan7e di l~atale.
- Ma certo - fece il professore in tono accomodante. -
Un'ottima cosa, ragazzo mio.
- Oh, signore, io... potrei vedere il diario di Gunn e il
nuovo opuscolo che sta scrivendo il SUG collega?
Il professor Shay sembrper un istante ammiccare die-
tro le lenti.
- Sempre per la vostra ricerca, eh? Senz'altro, giovanotto,
e se scoprirqualcosa di nuovoetteremo il suo nome
sull 'opuscolo.

Lo studioso salutBob e lascila stanza. Poco dopo
comparve la signora Rutherford con un breve manoscrit-
to intitolato ll naufr~gio della Regina di Argyll >e con
un taccuino rivestito di tela cerata. Emozionato, Bob si
mise a leggere.
Era ormai quasi buio quando Bob fu di ritorno alla
Bottega del l~ecupero. Pedalando lentamente lungo il
recinto, svoltsul retro. Il recinto del cortile era de-
corato in modo del tutto insolito: un gruppo di artisti
vi aveva dipinto sopra una serie di scene a vivaci co-
lori, e tutto il lato posteriore era occupato da una gran-
diosa rafflE,~Irazione dell'incendio oi San Francisco del
1906. In un angolo di questo dipinto compariva un ca-
gnetto, tristemente rivolto a contemplare le fiamme che
bruciavano la sua casa: i ragazzi lo avevano battezzato
Rover. Fu proprio questo il punto in cui Bob si ferme,
individuato un buco nel legno corrispondente a un occhio
del cane, vi infildentro un dito, liberando un paletto
all'interno. Di colpo, tre assi del recinto scattarono verso
l'alto, e Bob s'infildentro con la bicicletta. Era la Porta
Rossa, un altro dei passaggi segreti dei Tre Investigatori.
Di lBob poteva raggiungere direttamente il Quartier
Generale strisciando lungo una specie di stretto corridoio
in mezzo ai rottami, ma decise di dare prima un'occhiata
nel laboratorio di Jupiter. Stava spingendo la bicicletta
verso l'ingresso principale del cortile, quando vide entra-
re Pete.
- Mio padre mi ha tenuto a lavorare per tutto il pomerig-
gio! - si lamentquest'ultimo. - Che razza di vacanze!
Quasi quasi preferirei tornare a scuola.
I due ragazzi si diressero verso il laboratorio, girando in-
torno ai mucchi di rottami che lo circondavano e lo copri-
vano alla vista dal resto del cortile. Jupiter era li, vicino
al banco di lavoro su cui aveva installato il cofano per
meglio osservarlo alla luce di una lampada. Bob stava
per cominciare il resoconto delle sue ricerche all'Istituto
di Studi Storici, quando Jupiter lo interruppe agitando
una mano.
- Aspetta un momento - disse con voce eccitata. - Ho rie-
saminato il cofano, e guardate cosa ho trovato!
Trionfante, tirsu un taccuino rivestito di tela cerata tale
e quale quello che Bob aveva visto all'Istituto, solo pi sottile. Bob allunguna mano per prenderlo, ma d'im-
provviso una voce aspra risuonall'ingresso del labora-
torio:
- Datemi quel libro!
Davanti a loro, con aria minacciosa, stava Giava Jim.





Pete e Bob rimasero come paralizzati dove si trovavano,
ma Jupiter, tenendosi il taccuino s~rettamente premuto
contro il petto, balzindietro, mentre Giava Jim avanza-
va verso di lui.
- Pete! - gridJupiter. - Piano Numero Uno'
Giava Jim si voltdi scatto verso gli altri due ragazzi
fulminandoli con un'occhiata. - Niente scherzi, mocciosi
Vi avverto!
Perforati da quello sguardo tagliente, che sembrava sfi-
darli a compiere il minimo movimento, Bob e Pete rima-
sero immobili, trangugiando saliva.

;

Il marinaio ebbe un sorriso maligno e si girdi nuovo
verso Jupiter. - E adesso dammi quel libro, ragazzo!
- Io non le dproprio niente, ladro e bugiardo che non altro! - gridJupiter, sgusciando via di lato.
Giava Jim sghignazz - Ladro, dici? Pudarsi che io sia
molto di peggio, ragazzo, tienilo presente! Voglio quel li-
bro, hai capito?
Ma Jupiter continua indietreggiare portandosi dietro il
marinaio fino in cortile, mentre Bob e Pete seguivano a
una certa distanza. In un angolo c'era un'alta catasta di
rottami, e Jupiter fece in modo che Giava Jim venisse a
trovarsi di spalle proprio sotto di essa, poi lanciil segna-
le: - Ecco, ragazzi! Adesso!
Fulmineamente, Bob e Pete tirarono a sdue assi che
sporgevano alla base del mucchio. Il marinaio si gircon
una bestemmia... Troppo tardi!
Con un fragore d'inferno, il cumulo di rottami precipit su di lui. Assi, molle di letti, sedie rotte, rotoli di vecchi
stracci, o ,ni sorta di ciarpame sommerse il marinaio, che
urlando agitava braccia e gambe nel tentativo di respin-
gere la valanga.
A quella vista, Bob e Pete non poterono trattenersi dal ri-
dere, ma Jupiter non perse un istante. - Via, ragazzi! -
grid
Inciampando sui rottami sparpagliati, i Tre Investigatori
si precipitarono verso l'ufficio della Bottega del Recupe-
ro, dove Hans stava sistemando gli ultimi oggetti scarica-
ti dal camion.
Dal cortile giungevano le imprecazioni di Giava Jim, che
lottava ancora per liberarsi.
- Hans! - gridPete. - C'Giava Jim nel cortile! Ha cer-
cato di aggredirci!

25
- Ah si? - rispose il bavarese. - Andiamo subito a vede-
re.
Tutti insieme tornarono di corsa verso il laboratorio, ma
di colpo si resero conto che il frastuono di rottami rim-
balzanti era cessato. Alla luce del crepuscolo, intravidero
una figura che balzava via dallo spiazzo davanti al labo-
ratorio, dirigendosi verso il lato posteriore del recinto
- Eccolo, lui! - gridPete.
- Ehi, guardate, ha qualcosa in mano! - aggiunse Bob. -
Maledizione, Jupe, il taccuino! Devi averlo lasciato ca-
dere!
- Oh, no - gemette Pete.
Hans sembrava abbastanza tranquillo. - Lo bloccheremo
al recinto, ragazzi.
- Temo proprio di no - ansimJupiter. - Ha raggiunto la
Porta Rossa! Deve aver visto qualcuno passare di li.
- Accidenti, uscito! - gridBob.
Gli inseguitori accelerarono al massimo la corsa, ma non
Cl fu niente da fare. Quando sbucarono a loro volta sulla
strada Giava Jirrl era ormai scomparso
Stavano guardandosi intorno, scoraggiati, quanto Pete
lanciun grido: - La Volkswagen verde!
In fondo alla strada scarsamente illuminata scorsero l'au-
tomobile che si allontanava acquistando velocitprima di
svoltare l'angolo.
- Ci sfuggito! - dovette constatare Bob.
- Mi dispiace, ragazzi - commentHans - ma l'impor-
tante che non vi sia successo niente. E adesso scusate-
mi, devo tornare al lavoro: e quasi ora di cena.
Demoralizzati, i Tre Investigatori tornarono al laborato-
rio, fermandosi a contemplare lo scompiglio che avevano
creato con la loro trappola.

- Ora ci toccherriammucchiare tutto - osservPete - e
senza che sia servito a niente: Giava Jim scappato col
taccuino.
- E scappato, s- convenne Jupiter - ma non con il tac-
cuino. - Sorridendo trionfante, il ragazzo s'infiluna
mano sotto la camicia e ne estrasse un mucchietto di fo-
gli ripiegati. Era il diario... meno la copertina!
- Le pagine erano gimezzo staccate - spiegil Capo In-
vestigato~e. - Quando ho gridato Piano Numero Uno e Giava Jim si volto a guardarvi, non ho dovuto far al-
tro che tirarle via del tutto e infilarmele sotto la camicia.
Poi, mentre correvamo, ho lasciato cadere la copertina
sotto gli occhi del marinaio: era abbastanza spessa, con
quel rivestimento in tela cerata, da passare per l'intero li-
bro, cosi lui l'ha afferrata senza il minimo sospetto!
- Evviva, Jupe! - gridPete. - Sei un genio!
- Urrah! - fece eco Bob.
- La mano pirapida dell'occhio - sentenziil Capo -
specialmente al buio! Ma a parte gli scherzi, ragazzi, cre-
do che Giava Jim ci abbia fatto sapere qualcosa contro le
sue intenzioni.
- Contro le sue intenzioni? - chiese Bob. - Che cosa, Ju-
piter?
- Che quello che lo interessa non il cofano per se stes-
so: avete notato che non se n'curato per niente, e che
non ci ha nemmeno chiesto l'anello?
- vero! - constatPete. - Ha cercato soltanto di pren-
dere il diario!
- Gi- aggiunse Bob - come se sapesse che era dentro il
cofano.
- O per lo meno lo sospettasse - concluse Jupiter. - Cre-
do proprio che fosse quello il suo obiettivo fin dall'inizio.

26 1 27
-a cosa potresserci di cosi interessante in quel tac-
cuino? - si chiese Pete.
Jupiter sventoli fo~li strappati. - una specie di gior-
nale di bordo, Pete, un diario degli avvenimenti quotidia-
ni, e...
- Un diario? - interruppe Bob. - Caspita! Ho passato tut-
to il pomeriggio a leggere il diario di uno dei superstiti
della Regina diArgyll! - Il ragazzo comincia raccontare
quanto era venuto a sapere all'lstituto di Studi Storici -
Neli'opuscolo non c'era niente di importante che il pro-
fessor Shay non mi avesse gidetto, e il diario era un ba-
nale resoconto di quelio che era successo ad Angus
Gunn per un periodo di circa due anni. Parlava del nau-
fragio, di come si fosse salvato raggiungendo la riva con
una barca al placarsi della tempesta, e dei svoi vagabon-
daggi per la California finchnon aveva trovato un posto
che gli era piaciuto e vi aveva costruito una casa.
- N~ssun accenno a un tesoro? - chiese Pete.
Bob scosse la testa. - E niente riguardo al capitano, o a
qualche pericolo, o a qualsiasi cosa che non fosse la co-
struzione della casa. Una faccen~a del tutto priva di inte-
resse.
Ma Jupiter non era dello stesso parere. - Per me qualco-
sa ci deve pur essere. (~uest'altro giornale di bordo era
nascosto in un'intercapedine tra le pareti del cofano: ve-
dete, ci sono dLIe strati, uno esterno pispesso e uno in-
terno pisottile, creaii forse per sistemare meglio lo
scomparto se~reto op~ure a scopo di impermeabilizzazio-
ne. Prima, quando esaminavo il cofano, l'ho scosso e ho
sentito un rimbombo. Allora l1O guardato me"lio e mi
sono accorto che nella parte interna c'era un'assicella che
si distingueva dalle altre: il colore e la venatura del legno
erano diversi, come se una volta vi fosse stata fatta una
riparazione. Ho forzato la tavoletta, frugando nell'inter-
stizio fra le due pareti con un gancio: ed ecco cosa ne saltato fuori!
- Caspita! - esclamPete. - Pensi che qualcuno ce l'ab-
bia nascosto?
- No, penso che la parete interna fosse rotta, e che il
giornale sia scivolato dentro per caso. Poi qualcuno deve
aver riparato il cofano senza accorgersi del diario.
- Ma Giava Jim immaginava che ci fosse - osservBob
- e lo voleva: chissperchpoi?
- Leggi il frontespizio - disse Jupiter, porgendo i fogli
all'amico.
Bob si avvicinalla luce accesa sopra il banco da lavoro
e lesse ad alta voce: - Angus Gunn, lago del Fantasma, Ca-
lifornia, 29 Ottobre 1872. Ma lo stesso che ha scritto l'al-
tro giornale! Il superstite della Regina di Argyll!
- A che data terminava l'altro diario? - chiese Jupiter.
Bob tirfuori i suoi appunti. - Vediamo subito. Ecco!
L'ultimo giorno era il 28 ottobre del 1872! Allora il nuo-
vo giornale fa parte del primo, una continuazione che
nessuno ha mai visto!
- Forse parla del tesoro! - esclamPete.
Jupiter scosse la testa. - Mi spiace, ragazzi, niente di tut-
to questo. tale e quale il resoconto che Bob ha giletto:
dove Gunn andato, quello che ha fatto e cose del gene-
re.
- Ma allora perchGiava Jim lo vuole? - si domand Pete. - Pensi che sia convinto delle vecchie leggende?
- Pudarsi che non sia affatto il nuovo diario che lo in-
teressa - osservBob.
Jupiter era meditabondo. - Ehi, Bob, sbaglio o hai detto

28 1 29
che soio da poco tempo i discendenti di Gunn hanno ce-
duto il diario all'Istituto di Studi Storici?
- Proprio cos Jupe. Oh, ma questo significa...
- Significa che forse vivono ancora da queste parti! -
concluse il Capo. - Venite, ragazzi!
Jupiter s'infilnel Tunnel Due, imitato dagli amici. Il
tunnel terminava sotto una botola nel pavimento del
Quartier Generale: i ragazzi si arrampicarono su, e Jupi-
ter andsubito a prendere l'elenco del telefono.
- Ecco qua: signora Gunn, via del Lago del Fantasma
numero 4! Prendi la piantina, Bob!
Mentre gli altri due preparavano una nuova copertina
per il diario, il Capo si mise a studiare la carta della zona
di Rocky Beach. Alia fine annunci - Eccol A quasi cin-
que chilometri di qui, sulle montagne verso est. - Jupiter
fece un risolino. - Domani, ragazzi, prendiamo le bici-
clette e andiamo a fare una visitina alla signora Gunn!





Il giorno dopo, di buon'ora, i Tre Investigatori partirono
in bicicletta da Rocky Beach: la giornata era bella, e ben
presto il sole splendente caccivia il freddo mattuti-
no.
Pedalando energicamente, i ragazzi giunsero alle pendici
delle montagne, dove cominciava la via del Lago del
Fantasma, e si fermarono un po' per riposare.
- Ecco qua - disse Pete asciugandosi la fronte. - La stra-
da va proprio su dritta in mezzo ai monti.

- Dritta e ripida - gemette Jupiter. - Dovremo spingere
le biciclette a mano! Beh, mettiamoci in cammino.
I tre amici si avviarono su per la strada tortuosa, fian-
cheggiata da alberi ad alto fusto. Un corso d'acqua a ca-
rattere torrentizio, che scorreva poco lontano, spiegava la
presenza di vegetazione su quelle montagne per il resto
quasi brulle.
- Da dove avranno preso questo nome? - si chiese Bob.
- Lago del Fantasma, voglio dire. Non ho mai sentito
parlare di laghi su questi monti.
Jupiter aggrottla fronte. - Gi un fatto molto strano.
- C'un bacino di riserva - osservPete.
- Ma non si chiama Lago del Fantasma - obiettBob - e
non
Un rumore inequivocabile interruppe la conversazione.
Un'automobile scendeva veloce per la strada: per un po'
i ragazzi ne poterono sentir stridere le ruote in curva pri-
ma che apparisse ai loro occhi. Finalmente la videro arri-
vare sbandando.
- Ma la Volkswagen verde! - gridPete.
- Allora sarGiava Jim! - fece eco Bob.
Jupiter reagcon prontezza. - Svelti, ragazzi, nascondia-
moci!
D'un sol gesto, i tre lanciarono le biciclette lontano dalla
strada e si nascosero in mezzo ai cespugli, un istante pri-
ma che il veicolo piombasse su di loro. L'auto sfrecci via... per frenare slittando pochi metri dopo!
Qualcuno balza terra e torndi corsa verso di loro. -
Ehi, voi! Fermi dove siete!
Non era Giava Jim, ma un uomo pigiovane, magro e
piccolo di statura, con capelli neri scomposti e folti baffo-
ni. Indossava un abito nero.

30 1 31
- Cosa diavolo pensate di fare, mocciosi? - continucor-
rendo verso di loro con gli occhi che lampeggiavano.
- Via, corriamo! - gridPete.
Con un rapido dietro-front, i Tre Investigatori si buttaro-
no a correre lungo il margine della strada, inseguiti dal
giovane sconosciuto.
- Ma chi... chi sar Jupe? - chiese Bob ansimando, men-
tre si cacciavano in mezzo agli arbusti del sottobosco.
- Le domande a dopo - taglicorto Pete - adesso pensia-
mo a scappare!
- Forse, per- intervenne Jupiter - dovremmo fermarci
a parlare con quel...
Prima che potesse finire, un suono martellante sembr improvvisamente riempire il bosco: era il galoppo di un
cavallo, e subito dopo sul lato destro della strada apparve
un cavaliere che scendeva all'impazzata in mezzo agli al-
beri, con qualcosa che gli lampeggiava in mano.
- Co... cosa... - balbettPete.
- Guardate! - gridJupiter.
Il cavaliere li sorpassd'un lampo, precipitandosi verso
la Volkswagen. Lo sconosciuto dell'automobile era gi tornato indietro di corsa, e i ragazzi lo videro avviare il
motore e ripartire di scatto, lasciandosi dietro una nube
di polvere. Il cavaliere lo inseguper qualche metro, poi il
cavallo fece dietro-front e piombsui Tre Investigatori,
arrestandosi con un'impennata.
Il cavaliere squadri ragazzi. Era basso e tozzo, rosso in
faccia e con gli occhi azzurri fiammeggianti. Indossava
una giacca di tweed e pantaloni scozzesi attillatissimi,
quasi dipinti sulle gambe. Ma piche tutto questo i tre
amici notarono ciche l'individuo brandiva nella destra:
una lunga e pesante sciabola con guardamano!

- Cosvi ho pescati, piccoli mascalzoni! - esclamil cava-
liere. - Badate bene di non muovervi!
- Ma ... - comincia protestare Jupiter.
- Silenzi - tuonlo sconosciuto. - Non so cosa ci face-
ste qui voi e quel vostro con1pare pivecchio, ma lo sa-
prfra poco!
Pete s'inalber - Noi non c'entriamo con...
- Racconterete le vostre storie alla polizia! E adesso
marsc !
- Ma signore - azzarddi nuovo Jupiter - noi...
- Ho detto marsc! - ordinfuori di sil cavaliere, e agit la sciaboia con aria minacciosa, incitando il cavallo verso
di loro. Rassegnati, i ragazzi s'incamminarono passo pas-
so su per la strada in mezzo alle montagne.
Dopo dieci minuti di marcia la strada giungeva in cima a
un passo, immergendosi in una valle alberata, chiusa da
alte montagne rocciose. In fondo si stendeva un laghetto,
grande appena due volte un campo da football o gidi li,
con una piccola isola montuosa nel mezzo. Sull'isoletta
crescevano dei pini, e vi si riconosceva qualcosa come
una lanterna da segnalazioni in cima a un lungo palo. Fra
l'isola e la spiaggia erano disposti dei sassi che permette-
vano la traversata.
Pete spalancla bocca. - Allora sarebbe questo il lago?
- Niente chiacchiere! - ruggil cavaliere dietro i ragazzi.
- Spicciatevi a camminare, piuttosto.
I tre malcapitati si affrettarono sotto il sole ormai cocen-
te. Dopo un po', Pete b~isbigli - Altro che lago! E una
pozzanghera!
Ad una curva, apparve di colpo una casa, posta su un
rialzo in vista del laghetto. Era un grande edificio a tre
piani, costruito in pietra grezza: il corpo centrale era for-

32 1 33
mato da una torre merlata, che conferiva alla casa un
aspetto insolito, forestiero; ai lati c'erano due ali con ab-
baini. Nell'insieme l'edificio dava un'imlpressione alquan-
to severa, per nulla rnitigata da unolto groviglio di pian-
te ramp~canti.
- Accidenti! - sussurrPete - quella casa sembra piutto-
sto una fortezza! Salendo sulla torre si pusorvegliare il
circondario per chilometri!
- davvero una casa molLo strana - bisbigliJupiter a
sua volta. - Sembra del tutto fuori luogo, qui.
Davanti al portone, il tozzo cavaliere srnont - Dentro
voi!
I tre ragazzi si trovarono in una vasta anticamera rivesti-
ta di legno e ornata di arazzi, armi antiche, teste impa-
gliate di alci e di cervi. Sul pavimento erano stesi dei con-
sunti tappeti orientali, e tutto sembrava altrettanto vec-
chio e logoro.
Pungolandoli con la spada, lo sconosciuto spinse i ragazzi
in una grande sala arredata con vecchi mobili massicci: il
fuoco covava in un enorme camino di pietra, ma la stanza
era ugualmente gelida.
Di fronte al fuoco sedeva una donna minutae accanto a
lei un ragazzo dai capelli rossi, alto circa quanto Bob.
- L'hai preso, Rory! - gridil ragazzo.
- Non lui, purtroppo - rispose il cavaliere. - Mi sfuggi-
to con l'automobile, ma ho acciuffato i suoi compari.
- Ma come - intervenne la donna - sono solo dei ragazzi
Rory! Non possono davvero...
-- Le apparenze ingannano, Flora Gunn! - sentenzil'in-
terpellato. - E poi questi sono abbastanza grandi per far-
ne di cotte e di crude. - Rivolse Ull cenno al ragazzo dai
capelli rossi. - Va' a telefonare alla polizia, Cluny, cosi
sarfinita una volta per tutte con queste violazioni di do-
micilio!
Jupiter drizzle orecchie. - Quel tizio in Volkswagen si introdotto qui in casa vostra? Ha portato via qualcosa?
L'uomo si mise a sghignazzare. - Ah, ah, come se non lo
sapeste!
- No che non lo sappiamo! - protestPete. - Non aveva-
mo mai visto quel tale prima d'ora, ma conoscevamo la
macchina perchcon quella stessa qualcuno ci aveva pe-
dinati.
Jupiter cercdi spiegare con calma. - Stavamo venendo
qui per parlare con lei, signora Gunn, quando quel tipo ci
ha incrociati in macchina, si fermato e si messo a in-
seguirci: le biciclette sono rimaste gial margine della
strada, e questa la prova che non eravamo sulla Volks-
wagen. Veniamo da Rocky Beach: io mi chiamo Jupiter
Jones e questi sono i miei amici Pete Crenshaw e Bob
Andrews.
- Dai retta a me, Flora! - saltsu il cavaliere. - Faresti
molto meglio a chiamare la polizia, invece di...
- Stai calmo, Rory - taglicorto la signora Gunn, e si ri-
volse ai ragazzi. - Io sono Flora Gunn e questo mio fi-
glio Cluny; Rory McNab mio cugino. Ed ora posso sa-
pere perchstavate venendo da me?
- Per via del cofano! - rispose subito Bob.
- I miei zii, clle sono i proprietari della Bottega del Recu-
pero, hanno cornprato un vecchio cofano orientale - spie-
gJupiter. - Ora, dato che vi inciso il nome della Regi-
na di Argyll, abbiamo pensato che fosse appartenuto al
vostro antenato, Angus Gunn: e siccome dal momento
in cui siamo entrati in possesso del cofano sono successe
molte cose strane, se ci diceste cosa vi ha portato via quel

34 ' 35
tizio in Volkswagen forse potremmo capirne qualcosa di
pi
La signora Gunn esit - Beh, a dire il vero non ha preso
nulla. E tutte le volte la stessa storia: qualcuno s'introdu-
ce in casa, mette a soqquadro tutto quello che ci rimasto
del bisnonno Angus, e non prende mai niente.
- Niente? - ripetPete deluso.
Ma Jupiter aveva colto un altro particolare del discorso.
- Tutte le volte, ha detto, signora Gunn? Perch quante
volte successo?
- Oh, cinque volte nel corso di sei mesi, credo.
Intervenne Cluny: - E tutte le volte frugano in mezzo
alla roba del vecchio Angus! Credo proprio che cerchi-
no...
- Il tesoro! - esclamBob.
- Hai sentito, mamma - riprese pronto Cluny - anche
loro pensano che quella gente stia cercando il tesoro!
La signora Gunn sorrise. - La leggenda del tesoro si di-
mostrata gida un pezzo del tutto priva di fondamento,
ragazzi: Cluny lascia correre troppo la fantasia.
- Pudarsi di no, signora - ribattJupiter, e si mise a
raccontare di Giava Jim e del suo piche evidente inte-
resse per il cofano orientale.
Alla fine mostranche l'anello trovato nello scomparto
segreto.
La signora Gunn lo prese per esaminarlo. - L'avete sco-
perto voi? - chiese.
- Fa' vedere a me - intervenne Rory. - Puah! Ottone e
fondo di bottiglia! Il vecchio Angus ne aveva una cassa
piena di queste cianfrusaglie da scambiare con gli indige-
ni. Ma cosa credete? Da cent'anni a questa parte tut-
ti quelli che hanno letto il diario di Angus vi hanno cer-
cato notizie del tesoro, ma senza il minimo risultato.
La signora Gunn sospir - Rory ha ragione, ragazzi. Il
diario del vecchio Angus era l'unica possibile fonte d'in-
dizi, ma nessuno ne ha mai trovati: penso proprio che
fossero tutte sciocchezze.
- Gi- ammise Jupiter - ma solo perchtutti hanno let-
to il diario sbagliato!
In silenzio tirfuori il secondo giornale di bordo e lo por-
se alla signora Gunn.





- Un altro diario? - esclamCluny.
- Ma che razza d'imbroglio questo? - aggiunse Rory
brontolando.
La signora Gunn, che aveva preso in mano il taccuino e
lo sfogliava lentamente, scosse la testa. - Nessun imbro-
glio, Rory. La calligrafia proprio quella del vecchio An-
gus, e la firma anche sua, senza alcun dubbio. Dove
l'avete preso? - chiese infine ai ragazzi.
Jupiter spiegcome l'avesse trovato fra le due pareti del
cofano. - Chiunque sia stato a riparare la parete interna,
non si accorto del taccuino che era scivolato nell'inter-
stizio, ntantomeno dello scomparto segreto: altrimenti
il trabocchetto sarebbe giscattato.
La signora Gunn annui. - S adesso mi ricordo di quel
cofano. Lo vendetti anni fa, dopo la morte di mio marito:
fui costretta a dar via molte delle cose del vecchio An-
gus, per sbarcare il lunario. Anche adesso non nuotiamo
nell'oro: questa casa trol~po costosa da mantenere, e se
non fosse per l'aiuto di Rory e per tutti i sacrifici che fac-
ciamo, l'avremmo gipersa.
- Non perderai mai la casa, Flora - grugni Rory - e non
hai bisogno di queste favole di tesori nascosti per mante-
nerla.
- Il nuovo diario non una favola, signor McNab - pro-
testJupiter.
- Chiamami per nome, ragazzo - disse Rory bruscamen-
te. Poi, a malincuore, continu - Ammettiamo pure che
il diario sia autentico, se lo dice Flora: ma questo non
prova affatto che la storia del tesoro sia pireale di pri-
ma.
- Ma la lettera, Rory! - esclamCluny.
- La lettera? - ripetJupiter.
Come se non avesse sentito, Rory allunguna mano,
stringendo gli occhi. - Fatemi un po' vedere quel diario:
voglio proprio dargli una scorsa.
Cluny prese il taccuino dalla madre e lo porse a Rory. In-
sieme i due Sl sedettero su una panca di fronte al fuoco e
si misero a leggere.
La signora Gunn si rivolse ai ragazzi, annuendo con aria
pensosa.
- S se ci fosse stato un altro diario, sarebbe stato
senz'altro nel cofano: mio marito mi diceva che suo non-
no, il figlio di Angus, aveva trovato il primo proprio li
dentro. Il nonno Gunn era convinto dell'esistenza del te-
soro, e che l'indicazione per trovarlo si trovasse nel dia-
rio; invece suo figlio, il padre di mio marito, sosteneva
che non c'era ombra di indizi e che il tesoro era una favola.
- Perchil figlio di Angus era cossicuro di quel che di-
ceva? - s'informBob.

- Beh, sapete, c'di mezzo una lettera. Il bisnonno An-
gus... - s'interruppe con un sorriso. - Ma forse dovrei co-
minciare dal principio. Cosa sapete del vecchio Angus,
ragazzi?
I Tre Investigatori raccontarono quel che erano venuti a
sapere sul naufragio della Regina di Argyll e sull'assassi-
nio di Angus Gunn.
- Cosavete letto l'opuscolo che si sta preparando al-
l'Istituto di Studi Storici? - riprese la signora Gunn. -
Allora sapete quasi tutta la storia. Io ho riferito all'Istitu-
to ciche potevo, tutto quello che avevo appreso da mio
marito. Dopo il naufragio, vagabondando per la Califor-
nia Angus scoprquesta valle, che gli ricordava il suo
paese in Scozia, sugli Highlands. La casa natale dei Gunn
sorge sulle rive di una profonda insenatura costiera, chia-
mata Fiordo del Fantasma, in mezzo alla quale c' un'isoletta collegata alla riva da una serie di massi - le
Orme del Fantasma - proprio come nel nostro laghet~o.
- Allora - esclamJupiter - il vecchio Angus costrui
questo edificio identico alla sua casa natale! Ecco perch sembra cosfuori del normale qui in California!
- Proprio cos Jupiter - confermla signora Gunn. - La
casa dei Gunn in Scozia era stata costruita nel 1352, e ve-
niva chiamata castello perchera piche altro una torre
fortificata: c'era bisogno di solide difese, a quell'epoca!
Attraverso i secoli - continula signora - I'edificio origi-
nale fu ingrandito e trasformato fino ad assumere
l'aspetto che vedete qui: ci sono ancora dei particolari
che ricordano la vecchia casa-fortezza, ma non sarebbe
pipossibile difenderla facilmente come una volta. La
torre, comunque, si rivelutile quando, nel diciassettesi-
mo secolo, i Gunn presero il mare: le mogli vi salivano di

38 ! 39
vedetta, aspettando di veder comparire le navi che ripor-
tavano i loro uomini.
- Ma la faccenda della lettera? - chiese Pete impaziente.
- Stabilitosi quaggi Angus comincia costruire la casa.
Gli ci vollero quasi due anni, dopodichscrisse alla mo-
glie e al figlio perchlo raggiungessero. Ma quando,
qualche mese dopo, i familiari arrivarono, Angus era
morto e cosi pure quelli che lo avevano ucciso. Nessuno
sapeva cosa fosse successo, ma sua moglie Laura trov una lettera a lei indirizzata, nascosta in uno scaldaletto.
- Un oggetto che praticamente nessun altro, all'infuori
della moglie, avrebbe usato! - osservJupiter con soddi-
sfazione.
- Anche suo figlio pensla stessa cosa, quando si diffu-
sero le prime voci sul tesoro - riprese la signora Gunn. -
Era sicuro che la lettera fosse in relazione col tesoro, e
poichquesta sembrava far riferimento al diario di An-
gus, passal vaglio mille volte ciche il padre aveva
scritto: ma non gli riusci mai di trovare una traccia nli
naltrove.
- Possiamo vedere la lettera, signora? - chiese Pete con
foga.
- Ma certo, ragazzi. in camera mia, in un album
- Non la tiene insieme con le altre cose del vecchio An-
gus? - domandJupiter.
- No, non l'ho mai fatto - rispose la signora Gunn, alzan-
dosi per andare a prendere l'album. Appena fu di ritorno,
i ragazzi si strinsero intorno a lei per leggere la vecchia
pagina ingiallita.
Laura, mia cara,
tu sarai qui tra breve, ma io da un po' di tempo ho paura di
essere sorvegliato. Perciqueste ultime, urgenti parole devo

scrivertele nella consapevolezza che altri possano in qualche
momento averle sotto gli occhi.
Ricorda che ti amai e ti promisi una vita dorata. Ricorda
cicl1e amavo a casa e il segreto delf ordo. Segui la mia ul-
tima rotta, leggi ciche i miei giorni hanno costruito per te.
Trova il segreto in uno specchio.
I Tre Investigatori si scambiarono un'occhiata e lessero la
lettera daccapo.
- Secondo mio marito - spiegla signora Gunn - il non-
no era convinto che le parole vita dorata si riferissero a
un tesoro lasciato per Laura. Le ultime parole lo indusse-
ro a esaminare pezzo per pezzo tutti gli specchi di casa:
quando non si trovnulla, decise che le parole leggi ci che i miei giorni hanno costruito per te stavano a indicare
l'esistenza di un indizio nel diario di Angus. Ma anche al-
lora non ottenne risultati.
- Perchnon aveva il secondo diario - dichiarJupiter. -
La lettera dice segui la mia ultima rotta: un termine mari-
naresco inteso in sensoIgurato, per significare spostamenti Angus vuol dire a Laura di leggere il re-
soconto dei suoi ultimi giorni, e questo deve trovarsi nel
secondo diario, che copre gli ultimi due mesi prima della
data della lettera. Cosa fece il vecchio Angus negli ultimi
due mesi?
Rory sbuff abbandonando il taccuino. - Riguardo a un
tesoro non fece proprio niente! Questo diario non altro
che un resoconto di tutti i suoi movimenti per preparare
chissche diavolo di sorpresa per Laura.
- Non ho visto proprio alcuna traccia, gente - ammise
Cluny suo malgrado.
- Temo di dover dire anch'io la stessa cosa - confessJu-
piter. - Ma... Signora Gunn, cos'che Angus amava a

40 1 41
casa, e qual il segreto del Fiordo del Fantasma~
- Non ho idea di cosa il vecchio amasse a casa - rispose
la signora - ma so che il segreto del fiordo un'antica
leggenda scozzese: il fantasma di un antenato dei Gunn
appare nelle nebbiose mattinate invernali, ponendosi di
vedetta in cima a una rupe scoscesa per sorvegliare l'im-
boccatura del fiordo. Si dice che fosse stato ucciso dai Vi-
chinghi nel nono secolo, e che percistia di guardia con-
tro una nuova incursione. E stata questa leggenda a dare
il nome al fiordo.
- Una storia di fantasmi in aggiunta alla favola di un te-
soro! - scattRory.
- Il tesoro non una favola per Giava Jim! - si risent Pete.
- E l'uomo della Volkswagen verde? - aggiunse Bob.
- E tutte le intrusioni qui in casa? - fece eco Cluny.
Rory cadde in un silenzio risentito.
- Signora Gunn? - disse Jupiter dopo un momento di ri-
flessione. - Quanta gente sara conoscenza della lettera
e del primo diario?
- Oh, nel corso degli anni devono averli letti in parecchi.
- Dunque cispiegherebbe le intrusioni - concluse Jupi-
ter. - Giava Jim deve saperne qualcosa e pensare che la
lettera si riferisca al diario. Perc'un vuoto di due mesi
fra l'ultima annotazione nel primo diario e l'assassinio di
Angus: Gia~a Jim se ne sarreso conto e sarappunto in
cerca del secondo diario!
- Allora un altro sciocco illuso! - brontolRory.
- Non credo - obiettJupiter. - Guardate cosa dice An-
gus nella lettera: queste ultime, ulgenti parole devo scriver-
tele nella consapevolezza che altri possano in qualche mo-
mento averle sotto gli occhi. Vuol dire che escogitun gio-
co di parole che secondo lui Laura sola sarebbe stata in
grado di interpretare. Sono convinto che Angus ha na-
scosto qualche tesoro, che si putrovare risolvendo l'in-
dovinello grazie a un indizio contenuto nel secondo diario!
Bob, Pete e Cluny assentirono vigorosamente.
- Pudarsi che sia cosi, Jupiter - disse la signora Gunn -
ma chi pusperare di risolvere l'indovinello se neanche
Laura ci riusci? Era stato scritto per lei!
- Noi ci riusciremo, signora! - esclamBob.
- Di enigmi e di misteri ne abbiamo risolti un'infinit
noi! - aggiunse Pete.
Jupiter si erse in tutta la sua statura. - Si dil caso, signo-
ra, che risolvere enigmi e misteri sia il nostro mestiere. -
Si tolse di tasca un biglietto da visita e lo presentalla si-
gnora Gunn.
Spalancando tanto d'occhi, Cluny lesse al di sopra delle
spalle materne:

I TRE INVESTIGATORI
indagini di qualsiasi tipo
? ? ?
Investigatore capo:
Secondo investigatore:
Ricerche e documentazioni:

Jupiter Jones
Pete Crenshaw
Bob Andrews

Rory afferril biglietto e si mise a studiarlo, lanciando ai
ragazzi occhiate sospettose.
Jupiter lo ignor - Abbiamo il piacere di offrirvi i nostri
servigi - disse solennemente.
- Oh, s davvero! - confcrmPete.
- Dai, mamma - pregCluny - lasciali provare, ed io li
aiuter

43
La signora Gunn sorrise. - E va bene. Non vedo possibi-
litdi- pericoli, e se un tesoro dovesse saltar fuori, ragaz-
zi... beh, sapremmo certo cosa farne!
- Urrah! - gridarono in coro Bob, Pete e Cluny.
La signora scoppia ridere. - E adesso che ne direste di
mettere qualcosa sotto i denti? I cercatori di tesori hanno
bisogno di tenersi in forze.
Con un gesto di stizza, Rory lancilontano il biglietto da
visita. - E tutto un trucco, Flora! - esclam
- Non credo proprio, Rory - obiettla signora Gunn.
- Allora io di questaaccenda me ne lavo le mani! - tron-
cl'uomo, lasciando a gran passi la stanza.
Jupiter lo segui con gli occhi, aggrottando la fron-
te.





Appena ebbero finito di mangiare, Rory usci, borbottan-
do che andava a tagliare qualche ramo di pino lungo la
strada, per farne decGrazioni natalizie. La signora Gunn e
i ragazzi tornarono in sala e si misero a studiare attenta-
mente il secondo diario.
- Tanto per cominciare - osservJupiter - noterete che
il diario non poi davvero tale: Angus non dice niente
dei suoi pensieri o progetti, ndescrive realmente qual-
cosa. La maggior parte delle annotazioni sono brevi, una
riga o due: Oggi lavorato i~1 cortile, Vista un'aquila, e cosi
via. Piuttosto come in un giornale di bordo, nient'altro
che i fatti senza spiegazione.

- Ma anche l'altro diario scritto in questo modo - obiet-
tBob.
- Quindi le annotazioni non ci dicono granch- continu Jupiter. -a nella lettera Angus invita a seguire la sua
rotta e a leggere ciche i suoi giorni hanno costruito: con
civuol dire a Laura di non prestare attenzione a tutto,
ma solo a dove andato e a cosa ha costruito
Cluny esaminil diario. - Beh, la prima annotazlone par-
la proprio di qualche movimento. Oggi cominciato a lavo-
ral-e alla sorp/esa per Lallra. Prima an~to a Po~v~er Gulcl
peuon1i~li e legname pel c~7i~lsa di derivaziolle.
- A~lora stava costruendo qualcosa - esclamPete.
- Come dice la lettera - annui Jupiter. - Va' avanti,
Cluny.
Il ragazzo dai capelli rossi voltdiverse pagine. - Niente
per due settimane. Soio brevi osservazioni. Yisto Ul1 fa/co
e roba del genere. Poi va su un'isola.
- Signora Gunn - disse Jupiter - qual era la sorpresa per
Laura?
- Non ne ho idea - rispose la signora. - Forse dei mobili?
- Beh, ci penseremo dopo - decise Jupiter. - Uomini e le-
gname per chiusa di derivazione. Uhm, una chiusa di de-
rivazione un sistema idraulico per deviare un corso
d'acqua: i minatori ne facevano uso per lavare l'oro. C' una miniera qui al Lago del Fantasma, Cluny?
- Non mi risulta - rispose il ragazzo. - Vuoi dire una mi-
niera d'oro?
- Forse Angus aveva una miniera segreta! - esclam Pete.
- Pudarsi - concesse Jupiter - ma ho il sospetto che la
risposta non la troveremo qui. Angus diceva di seguire
la sua rotta, come se la traccia si trovasse in qualche po-

45
sto dove lui era andato. Gente, si va a Powder Gulch!
- lontano? - chiese Pete.
- E appena a un chilometro e mezzo da qui, su per la
strada principale - spiegCluny.
- Mi meraviglio che tu non la conosca, Pete - osservJu-
piter. - ben famosa nella storia di queste parti! Io ho
letto tutto in proposito: ..
- Giusto! La vecchia cittfantasma! - interruppe Bob.
- U... una cittfantasma? - sussultPete. - Dobbiamo an-
darci davvero?
- Certo che ci andiamo - dichiarJupiter alzandosi. - E
ci andiamo subito!

Il vecchio cartello con la scritta Powder Gulch )> sorge-
va al margine della strada principale, indicando uno
stretto e polveroso sentiero laterale. I quattro ragazzi lan-
ciarono le biciclette in discesa, e dieci minuti dopo sotto i
loro occhi appariva la cittfantasma.
Ammutoliti, si fermarono a guardare. Baracche semidi-
strutte erano sparse sul fondo di un'arida valletta, men-
tre lungo l'unica strada si snodava una serie di decrepiti
edifici con una facciata illusoria, pialta del fabbricato
stesso. Uno di essi recava l'insegna< Saloon su un al-
tro si distinguevano ancora le lettere dipinte della scritta
Emporio e su un terzo si leggeva lc'erano anche una fucina e una stalla. E proprio in fon-
do alla strada, scavato nel fianco della montagna, ecco il
buio ingresso delia miniera d'oro che un tempo era stata
ragione di vita della citt
- Powder Gulch - spiegJupiter - fu abbandonata nel
1890 quando il filone si esauri, e la valle venne chiusa
con una diga per farne un bacino artificiale.

Pete brontol - Cosa vuoi che troviamo qui, a distanza
di cent'anni?
- Non lo so - ammise Jupiter - ma sono sicuro che An-
gus voleva suggerire a Laura di venire qui. Potrebbe dar-
si che un tempo pubblicassero un giornale, e che se ne
trovi ancora qualche copia qui attorno.
- Pudarsi che ci sia addirittura un vecchio archivio -
congetturBob.
- Su, muoviamoci - sollecitJupiter.
Al margine dell'abitato li aspettava peruna sorpresa:
c'era un cancello sbarrato che li costrinse a fermarsi.
L'intera cittfantasma era circondata da uno steccato!
- tutta recintata! - gridCluny. - E i cartelli sembrano
dipinti di fresco! Ci abiterdi nuovo qualcuno?
- Mah... Non so davvero - rispose Jupiter.
Per qualche minuto i ragazzi aspettarono in silenzio,
aguzzando occhi e orecchi per captare un qualsiasi segno
di vita. Ma Powder Gulch appariva sinistramente deser-
ta.
- Suppongo che dovremo scavalcare il recinto - disse Ju-
piter alla fine.
Abbandonate le biciclette, i ragazzi si arrampicarono
dall'altra parte, ritrovandosi in mezzo alla strada polve-
rosa.
- Pete e Bob - ordinJupiter con un certo nervosismo -
voi due ispezionate gli edifici sul lato sinistro; Cluny ed
io ci occupiamo della prigione e della stalla e proseguia-
mo fino alla miniera. Guardate se vi riesce di trovare
qualche traccia di Angus Gunn e del suo legname per la
chiusa.
Bob e Pete annuirono, avviandosi verso l'emporio. En-
trarono in punta di piedi, ma subito dovettero fermarsi

46 1 47
per lo stupore. Il magazzino era ancora come doveva ap-
parire cent'anni prima! Gli scaffali erano carichi di merci;
nella penombra dell'ambientei distinguevano barili col-
mi di farina e di mele secche, articoli di ferramenta, fini-
menti di cuoio e altri oggetti ammucchiati qua e l I due
amici si accorsero subito che tutto era pulito e in ordine:
gli antiquati fucili appesi al muro luccicavano come nuovi,
e sul bancone non c'era un granello di polvere!
- Forse c'davvero qualcuno che vive qui! - disse Bob a
bassa voce.
- M-ma... Non una persona dei giorni nostri - balbett Pete. - Qui sembra tutto come cent'anni fa! Un emporio
per... per fantasmi!
Bob annui, trangugiando saliva. - Gi il magazzino do-
veva essere proprio cosi, allora. Come se... come se nes-
suno se ne fosse mai andato! Perfino... Oh, Pete, guarda!
Sul bancone c'un vecchio libro mastro!
I due ragazzi si avvicinarono cautamente. Il mastro era
aperto, e si vedevano le pagine fitte di nomi a fianco di
ordini di merce. Con le mani che gli tremavano, Bob pre-
se a sfogliare il libro cercando la data del 29 ottobre 1872.
Alla fine Pete potleggere al di sopra delle sue spalle:
- Angus Gunn, Lago del Fantasma. Mc 60 legna per chiu-
sa con supporti; 2 barili farina; 1 barile carne manzo; 4
casse fagioli secchi. - Pete sbattle palpebre. - Accidenti!
Aveva comprato viveri per un esercito!
- Doveva probabilmente dar da mangiare agli uomini
che aveva assunto qui - congetturBob. - Credo che ce
ne fossero parecchi. Vedi qualcos'altroPete?
L'altro scosse la testa. - Non qui dentro.
Perplessi, lasciarono llemporio per entrare nel prossimo
edificio, il saloon.

- 11 saloon era il centro della vita comunitaria, allora -
osservBob - un buon posto per incontrare gente e per
lasciare messaggi. E probabile che Angus si sia fermato
qui a bere un goccio.
La sala era vasta e buia, con una porta sul fondo che con-
duceva alle camere da letto. A sinistra c'era un pianofor-
te verticale tutto decorato, luccicante come il lungo ban-
cone dietro il quale erano disposte file di bottiglie piene.
Piindietro, su un tavc峫 rotondo si vedevanc hicchieri
ancora pieni a mete carte distribuite come se fosse stata
in corso una partita di poker.
- Pro... proprio come all'emporio - balbettPete. - Si di-
rebbe che i minatori vivano ancora qui e siano solo usciti
un momen...
Non potfinire la parola. Un frastuono di voci aveva
riempito d'improvviso il saloon! Dal piano comincia ve-
nire un allegro motivetto del selvaggio Far West... ma
non c'era nessuno che lo suonasse! Bicchieri e bottiglie
tintinnavano, e la sala era scossa da grida e richiami. In
mezzo alla baraonda, i ragazzi distinsero un rumore pro-
veniente dal tavolo da poker: si girarono da quella parte
e... videro una figura indistinta che sembrava sorgere di
I e che puntava due pistole contro di loro!
- Tremate, stranieri! - urluna voce irreale.
- Scappiamo, Bob! Un fantasma! - gridPete.
Urtandosi l'un l'altro, i due si precipitarono fuori dal sa-
loon e corsero all'impazzata verso la miniera, mentre alle
loro spalle si udiva ancora il frastuono della folla invisibi-
le, e il pianoforte continuava a suonare.
L'ingresso della miniera era illuminato e piavanti si
scorgevano Jupiter e Clun!~. Bob e Pete corsero giper la
galleria, che sprofondava nelle viscere della montagna.

48 1 49
- Jupiter, Cluny! - cominciPete. - Siamo stati attaccati
da un fantasma, e... - S'interruppe. I due ragazzi, pallidi e
tremanti, stavano immobili con lo sguardo fisso verso il
buio fondo della galleria. Improvvisamente gli altri due
colsero dei rumori: acqua sgocciolante, macchinari cigo-
lanti, e subito dopo un selvaggio, quasi folle scoppio di
risa. Ed ecco che nella miniera fu esploso ucolpo di fu-
cile, che sfiori ragazzi e anda perdersi rimbombando
alle loro spalle.
- Co... cosa succede, Jupe? - balbettBob.
Il Capo trangugipivolte la saliva prima di riuscire a
parlare. - N-non so, siamo entrati qui e... e ci hanno spa-
rato! Ci...
D'un tratto lo videro: nella buia galleria li fissava imbrac-
ciando una vecchia carabina.
A non pidi sei metri di distanza stava un minatore bar-
buto dai capelli brizzolati, vestito con una camicia di lana
rossa e con pantaloni di daino infilati negli stivali di cuoio!
- Sappiamo noi come comportarci con gli intrusi! -
echeggila voce dell'apparizione.
Con una risata malvagia, I'uomo puntil fucile e prem il grilletto.





Il colpo, sparato ad altezza d'uomo, esplose vicinissimo ai
ragazzi, subito seguito da un altro.
Bianco come un lenzuolo, Pete siava ad occhi chiusi, bal-
bettando: - Ci... ci ha colpiti?

Finalmente si decise a guardare: gli altri tre erano pallidi
non meno di lui, ma incolumi.
- Ci ha mancati! - gridBob.
- Vuole... vuole solo spaventarci, gente! - fece Cluny.
- Ma cosa... - cominciPete.
L'individuo barbuto sghignazzdi nuovo selvaggiamen-
te, puntando ancora il fucile, e ripet - Sappiamo noi
come comportarci con gli intrusi!
Di nuovo partirono due colpi a tiro diretto.
- Ci ha mancati anche stavolta! - gridCluny, e fece un
passo avanti fissando il vecchio minatore. - Cosa vuol
fa...
- Aspetta, Cluny - interruppe Jupiter. - State tutti bene
attenti!
I ragazzi restarono in attesa. Dopo un lungo minuto, in
mezzo al rumore dell'acqua e dei macchinari che ancora
risuonava nella miniera, distinsero un leggero scatto e un
ronzio: ed ecco che il vecchio minatore torna ripetere la
sua selvaggia risata, alzando di nuovo il fucile.
- Sappiamo noi come comportarci con gli intrusi! - grid per la terza volta, e premette ancora il grilletto. Altri due
colpi partirono, mancando il bersaglio.
Jupiter si mise a ridere. - un trucco, ragazzi! un pu-
pazzo meccanico con la voce registrata! E anche i rumori
della miniera sono incisi su un nastro!
Bob fece un verso strozzato. - Sono o non sono un idio-
ta? Adesso ricordo! L'ho letto sul giornale, stanno re-
staurando Powder Gulch per farne una cittdei diverti-
menti! Fantasmi e cavalcate e spettacoli western. Ecco
perchtutta recintata.
- Ma certo - fece eco Jupiter alquanto smontato - I'ho
letto anch'io, qualche tempo fa...

~n 51
Pete si avvicinal pupazzo per toccarne la faccia. - Pla-
stica modellata! Ma chi potrebbc dire che non sembra
vera? Allora anche il fantasma nel saloon era un trucco!
Si vede che in questi giorni stanno sistemando i fantocci.
- Evidentemente - convenne Jupiter. - Ma noi abbiamo
ben altre cose di cui occuparci: avele trovato qualche in-
dizio dei piani di Angus Gunn?
Bob raccontquello che avevano letto sul libro mastro
all'emporio. - Aveva comprato da mangiare per un eser-
cito di uomini - concluse.
- O se non per molta gente - riflettJupiter - per un lun-
~o periodo di tempo: qualunque cosa Angus avesse co-
struito per fare una sorpresa a Laura, credo che si trat-
tasse davvero di un grosso lavoro. Solo non sappiamo
ancora cosa e dove costrui. - Tirfuori il diario del ma-
rinaio, che aveva portato con s e gli diede una scorsa. -
Non ci sono notizie utili alia data del 29 ottobre.
- Noi, per- intervenne Pete - non abbiamo guardato
nel saloon: chissche non ci sia qualche messaggio?
- Bene, allora torniamo indietro - decise Jupiter chiuden-
do il diario. - Poi andremo a cercare in prigione, pudar-
si che sia rimasto qualche appunto steso dallo scerifffo
dell'epoca, e vedremo se si trova l'ufficio di un giornale
che fosse stampato qui.
I ragazzi si avviarono per uscire dalla miniera. Strada fa-
cendo, Pete e Bob notarono dei particolari che all'andata
erano loro sfuggiti: piantine delle gallerie, vecchi attrezzi
e un altro pupazzo, un minatore dalla barba nera con un
piccone in mano.
Pete sogghign - Ehi, gente, quei fantocci sono proprio
realistici! Quello lcol piccone somiglia...
Il min;ltore dalla barba nera lascicadcre il piccone, salt addosso a Jupiter strappandogli di mano il diario e si die-
de alla fuga.
- Giava Jim! - sussurrBob.
Per un istante i ragazzi rimasero paralizzati dalla sorpresa
del pupazzo vivente, ma subito dopo Jupiter si riscosse.
- Prendiamolo! Mi ha portato via il diario!
I quattro si lanciarono di corsa su per la galleria scarsa-
mente illuminata, sbucando nel caldo sole pomeridiano.
- Eccolo laggi - gridCluny.
Il marinaio stava scendendo a rotta di collo per la strada
principale.
- Fermati, ladro! - urlPete.
- Ci sfuggir - gemette Cluny. - Ferma, farabutto!
Giava Jim lanciun'occhiata indietro sghignazzando e
prosegui di corsa oltre il saloon... proprio nel momento in
cui una figura spettrale si affacciava alla porta, con due
pistole in mano.
- Il nostro fantasma! - esclamPete.
Alla vista di quella figura minacciosa, Giava Jim lanci un urlo e scartdi lato... finendo a gambe all'aria in un
abbeveratoio. Il diario gli era volato via di mano, e inutil-
mente prova rialzarsi, per ricadere di nuovo indietro.
- un ladro! - gridPete al pupazzo. - Acchiappalo!
Il fantasma lanciun'occhiata ai ragazzi e si mosse in di-
rezione di Giava Jim, scendendo i gradini della veranda
di legno. Le pistole brillavano riilettendo la luce del sole.
A questo punto Giava Jim ritrovla sua agilite d'un
balzo si rimise in piedi, dandosela a gambe verso il recin-
to: in un lampo fu dall'altra parte e si dileguin mezzo
alla bassa e secca vegetazione della valle.
I ragazzi si avvicinarono al fantasma: ma si trattava di un
individuo in carne ed ossa, con un vestito nero da cow-boy!
Jupiter raccolse il diario che Giava Jim aveva lasciato ca-
dere.
- Non dovreste essereui dentro, ragazzi - disse il< fan-
tasma>. - Fareste meglio a spiegarmi cos'tutta questa
faccenda e a darmi quel libro, se appartiene alla citt
- No, signore, nostro - rispose Jupiter. - Ci dispiace di
aver scavalcato il recinto, ma non sapevamo che ci fosse
qualcuno e dovevamo fare delle indagini. - In breve,
spiegquello che stavano cercando di scoprire. - Certo
che ci ha fatto prendere un bello spavento, con tutti i
suoi trucchi!
Il fantasma fece una risatina. - Avevo deciso di spe-
rimentare su di voi i miei effetti speciali: sono il guardia-
no. - Si sfregil mento. - Angus Gunn, avete detto?
Forse posso esservi di aiuto. Ho raccolto tutti i documen-
ti nel mio ufficio: se il vostro Angus Gunn ha fatto qual-
cosa qui, ne troveremo memoria.
Attraverso il saloon entrarono in un piccolo ufficio. Il
guardiano aprun armadietto-schedario. - Tutti i nomi
contenuti negli atti sono stati messi in ordine alfabetico
con i relativi riferimenti: anche questo faceva parte dei
lavori di restauro. Vediamo cosa c~sotto Gunn
Lesse un foglio, scuotendo la testa. - Solo due notizie:
l'acquisto fatto all'emporio, di cui gisapete, e un annun-
cio di due righe sul giornale di Powder Gulch con un'of-
ferta di lavoro a breve termine per minatori. Questo tutto.
- Siamo a un punto morto - si lagnPete. - Ed ora...
- Ragazzi!... Cluny Gunn!... Ehi, voi, ragazzi! - Una voce
gridava dall'esterno.
- Rory! - esclamCluny.
Uscirono di corsa. Giin strada stava Rory McNab con
un'altra persona, il professor Shay, con cui Bob aveva
parlato all'Istituto di Studi Storici. Il piccolo professore
dalla faccia tonda corse verso di loro.
- Che spavento ci avete fatto prendere, ragazzi! Mi sono
-imbattuto nel signor McNab davanti al cancello: mi ha
detto che dovevate essere qui dentro e che temeva vi
fosse successo qualcosa. Poi abbiamo trovato le vostre
biciclette. . .
- Scavalcare il recinto! - scattRory. - Lo sapevo che sa-
reste andati a cacciarvi nei pasticci! Per questo vi ho se-
guiti, per evitare che vi faceste male.
- Nessun danno, signor McNab - assicuril guardiano. -
Casomai il professore potrebbe aver interesse ad ascolta-
re i commenti dei ragazzi sui nostri effetti speciali! Il pro-
fessor Shay il nostro consulente storico, ragazzi: l'Istituto
ci duna mano per i restauri.
- Si, s ma pitardi - troncil professore, con gli occhi
che gli luccicavano dietro le lenti. Fece un cenno di salu-
to al guardiano e piloti ragazzi giper la strada. - Cos' questa storia del secondo diario di Angus Gunn? L'avete
trovato? Pensate che ci sia davvero di mezzo un tesoro?
Che grande scoperta! Storica, direi! Raccontate, presto!
Jupiter spiegcome avesse trovato il secondo diario e
come Giava Jim avesse per due volte cercato di impadro-
nirsene. Il professor Shay divenne tutto rosso.
- Come! - grid - Quel... quel losco individuo! Sta cer-
cando di rubare il tesoro di Angus Gunn? mostruoso!
Capite, potrebbe essere di un valore storico incalcolabile!
L'intero bottino di un pirata delle Indie Orientali! Il mu-
seo dell'Istituto diventerebbe famoso. Ma avete trovato
qualche indizio, qui?
- Beh - rispose Jupiter lentamente - abbiamo appreso

54 1 55
che, qualunque sia la cosa che Angus costrui per la mo-
glie, richiese un grosso lavoro.
- Capisco - annuil professore - ma non qui che dob-
biamo cercare: al Lago del Fantasma! Io conosco bene
questa zona e forse posso immaginare ciche voi non
potete. Caricate le biciclette sulla mia macchina: sarebbe
un delitto lasciare il tesoro a quel Giava Jim!
Rory lanciun~occlliata di sch~rno al professore. - Ecco
un altro pazzo! - esclam
- Come? E lei che ne sa, McNab? Io credo proprio che i
ragazzi potrebbero aver ragione! Prendete le biciclette
giovanotti, si torna al Lago del Fantasma
Ora il cancello era aperto. I ragazzi caricarono le biciclet-
te nel vano posteriore della gran~e familiare del profes-
sore, mentre Rory si avviava verso la sua vettura. Jupi-
ter lo segucon uno sguardo perplesso.





Era ormai tardo pomeriggio, e i ragazzi avevano seguito
il professor Shay metro per metro attraverso tutta la val-
le e su per le colline. Avevano contemplato dall'alto il
Lago del Fantasma e la sua piccola isola da ogni possibile
angolo visuale. Avevano fatto per ben tre volte il giro
della casa. E non avevano trovato esattamente nulla!
Sfiniti, si riunirono sul terrazzo del grande edificio. Alla
luce dell'ultimo sole, la signora Gunn guardava con sim-
patia il gruppo dei cercatori, mentre Rory fumava la pipa
inalberando un sorriso sardonico.

- Niente - disse il professor Shay contrariato. - Angus
Gunn non costruniente di grande eccetto la casa, e que-
sta stata setacciata mille volte da allora. E non c'trac-
cia di una chiusa o di cose simili.
Rory si mise a ridere. - Ma siete proprio senza cervello!
Anche se il vecchio Angus avesse costruito qualcosa del
genere, a quest'ora il legno sarebbe bell'e andato! Percio,
ammesso che sia mai esistito un tesoro, cosa che non
adesso non ne troverete pineanche l'ombra.
- Sche lo troveremo! - protestob.
- Certo che s ragazzi - sostenne con forza la signora
Gunn, lanciando a Rory un'occhiata severa. - Forse il te-
soro non sarun vero tesoro, ma qualcosa troverete
senz'altro.
- Ehi, mamrna! - esclamCluny. - Quasi quasi, pero, si
direbbe che al tesoro non ci credi neanche tu!
Jupiter si era messo a rileggere la lettera di Angus C~unn.
- Se soltanto potessimo sapere qualcosa di pi Sono si-
curo che c'una chiave per risolvere questo enigma, ma
successo tutto tanto tempo fa... Cosa diavolo amava il
vecchio Angus a casa sua?
La signora Gunn scosse la testa. - Mentre eravate a
Powder Gulch, ho avuto il tempo di rileggere quasi tutte
le lettere di Laura: nei suoi scritti parla pivolte
dell'amore di Angus per la sua terra in Scozia e per il me-
raviglioso paesaggio del fiordo, ma questo tutto. Niente
di pispecifico.
- C'quasi da perdere la speranza - commentii profes-
sor Shay.
- Devo ammettere che il problema sembra insolubile -
convenne Jupiter con un profondo sospiro.
- Non starai mica per cedere, Jupe? - gemette Cluny.

56 1 57
- Puh! - esclamPete. - Non conosci Jupiter: sta appena
per cominciare!
La signora Gunn assunse un'aria conciliante. - Comun-
que, ragazzi, non vi giudicherei male, se decideste di la-
sciar perdere.
- Non credo che sia ancora giunto il momento di lasciar
perdere - dichiarJupiter. - Il vecchio Angus non dice
dove si trova l'indizio, e noi abbiamo fatto appena il pri-
mo passo. E tempo di farne un altro.
Apri il secondo giornale. - La successiva annotazione in-
teressante alla data dell'l1 novembre 1872: Oggi presa
barca per andare ad isola dei cipressi. Llper affondare in
mare aperto sotto il libeccio, causa carico della barca. Si-
gnore dell'isola accettata mia proposta. Tornato a casa a
mezzogiorno molto soddisfatto. Lavoro per sorpresa di Lau-
ra procede bone. Poi per una settimana non parla d'altro
che dei suoi lavori quotidiani.
- Ehi, Jupe! - intervenne Pete. - Dice che la sua barca
era carica!
- S- rispose il Capo. - Forse l'isola che pudarci una
risposta.
- Ma che isola sar - si chiese Cluny. - Non ho mai sen-
tito parlare di un'isola dei cipressi da queste parti.
- lo neppure - ammise Jupiter. - E tu, Pete?
Pete era un appassionato velista e conosceva molto bene
le acque locali. - Non credo che sia il suo vero nome, o
forse allora non ne aveva uno: deve trattarsi di un'isola
molto piccola, perchle isole pigrandi hanno tutte
nomi diversi. E saranche poco lontano dalla costa, dal
momento che Angus ande tornin mezza giornata. In
conclusione, penso che dobbiamo cercare un'isoletta co-
perta di cipressi e probabilmente appartenente a una sola

58

famiglia: qui Angus parla di un si~nore dell'isola.
- Magnifico! - esclamJupiter. - Allora domani si va
alla ricerca!
- Vengo anch'io - dichiaril professor Shay. - Ho una
barca, e possiamo senz'altro servircene, se l'isola non
sorge troppo al largo.
Rory scattin piedi. - Tesori, fantasmi, isole senza nome
e gente morta cent'anni fa! Siete diventati tutti matti! -
disse, lasciando a gran passi il terrazzo.
La signora Gunn sorrise scuotendo la testa. - Non fateci
troppo caso: Rory terribilmente irritabile, e non riesce a
concepire altro che questioni pratiche, ma davvero un
brav'uomo. Cluny ed io abbiamo avuto grossi problemi
dopo la morte di mio marito, e Rory ci ha tanto aiutati,
da quando venuto qui l'anno scorso. Credo solo che in
questi giorni si sia un po' stancato per via del viaggio.
- Viaggio? - ripetbruscamente Jupiter. - Rory stato
via, signora?
- S andato a Santa Barbara per vendere i nostri avoca-
dos. stato viare giorni ed tornato proprio stanotte.
Jupiter si era oscurato in volto. -a chi esattamente
Rory, signora?
- un lontano cugino di mio marito. Venne un anno fa
dalla Scozia per farmi visita ed rimasto ad aiutare. E un
uomo orgoglioso e tenace, e non ha accettato alcuna
paga: solo vitto e alloggio come membro della famiglia.
Jupiter si alz facendo un cenno a Pete e Bob.
- Noi dovremmo andare, signora, s'fatto tardi.
- Vi porto giin macchina - si offril professor Shay.
Le biciclette erano ginel portabagagli, cospartirono su-
bito, ripercorrendo in discesa la strada di montagna.
Avevano quasi raggiunto la strada principale, quando Ju-

59
piter saltsu: - Professor Shay, c'una cosa che mi la-
scia perplesso: come farGiava Jim a sapere tante cose
sui Gunn, ciosui due diari e sulla lettera?
- Di sicuro non potrei dirlo - rispose il professore. - La
storia del tesoro conosciuta da tutti, almeno da queste
parti: ma Giava Jim non sembra uno della zona. Forse un discendente di qualche altro superstite della Regina di
Argyll! Magari dello stesso capitano!
- Cribbio! - commentBob. - Potrebbe essere una buo-
na spiegazione, Jupe.
- Suppongo di s- disse il Capo lentamente.
Mancava un'ora alla cena quando il professor Shay lasci i ragazzi davanti alla Bottega del Recupero. Senza farsi
vedere, i Tre Investigatori s'infilarono nel Tunnel Due
per raggiungere il Quartier Generale.
- Senti, Jupe - cominciPete - stavo pensando: come
possiamo essere sicuri che il vecchio Angus non abbia
scavato una miniera al Lago del Fantasma? Una miniera
nascosta, voglio dire, segreta!
- In effetti non possiamo esserne sicuri, ma per trovarla,
allora, avremmo bisogno di un elemento decisivo: e cosa
vuoi che abbia a che fare con questa miniera la storia del
fantasma in Scozia, cioilegleto del fiordo?
Intervenne Bob. - La signora Gunn ci ha detto che il fan-
tasma sta di vedetta in cima al fiordo per avvistare i Vi-
chinghi. Non potrebbe darsi che il vecchio Angus volesse
far capire che bisogna guardare il lago dall'alto? Forse il
tesoro proprio nel lago!
- E possibile, Bob - convenne Jupiter - ma avremmo lo
stesso bisogno di un indizio qualsiasi per sapere esatta-
mente in che punto. - Fece una pausa. - Avete sentito
cosa ha detto di Rory la signora Gunn?

- Come no! - rispose Pete in tono ironico. - Gran lavora-
tore, di validissimo aiuto!
- Solo un po' irascibile - aggiunse Bob. - Non ce nlerava-
mo accorti, eh?
- Ma soprattutto - fece notare Jupiter - stato via dal
Lago del Fantasma per trc giorni, fino alla scorsa no~te!
Il che vuol dire,ente, che ieri puessere stato benissi-
mo a Rocky Bezch quando Giava Jim ci ha aggrediti, e
prima di cial museo, e l'altroieri addirittura a San Fran-
cisco!
Bob spalancgli occhi. - Vuoi dire che potrehbe essere in
combutta con Giava Jim per impossessarsi del tesoro?
Certo che allora quello lsaprebbe tutto del vecchio An-
gus e della lettera e forse anche degli oggetti che la signo-
ra Gunn ha venduto!
- Proprio cos- concluse Jupiter c昻 aria decisa. - Pete,
bisogna assolutamente che tu consulti stasera le tue carte
nautiche e identifichi l'isola dei cipressi. Ci troviamo do-
mani alla barca del professor Shay!
~opo cena, Jupiter stava aiutando lo zio Titus e la zia
Mathilda a decorare l'albero natalizio 4uando suonil te-
lefono.
Era Pete. - L'ho trovata, Jupe! l'isola di Cabrillo, cos chiamata dal nome dei suoi vecchi proprietari. La fami-
glia Cabrillo ci abitava ancora nel 1872, e l'isola effetti-
vamente co~erta di cipressi e sorge appena a un chilome-
tro e mezzo dalla costa: tre chilometri a nord del nostro
porto.
- Ottimo lavoro! - si rallegrJupiter, e riappese. Era ormai
ora di andare a dormire, e il ragazzo salin camera sua, ma
prima di accendere la luce volle affacciarsi aila finestra per
contemplare le luminarie natalizie di Rocky Beach.

60 1 61
Tutto intorno la maggior parte della case brillava di alle-
gre luci colorate, e Jupiter si fermun po' a guardare, ma
proprio quando stava per ritirarsi la sua attenzione fu at-
tratta da un leggero bagliore improvviso. Guardin quel-
la direzione, ed ecco un altro lampo, e un altro ancora.
Jupiter era sconcertato: quella luce intermittente non ve-
niva da nessuna casa! D'un tratto, mentre i lampi conti-
nuavano, si rese conto della loro sorgente: il cortile della
Bottega, e piprecisamente il punto dove sorgeva il
Quartier Generale!
I lampi provenivano dall'interno della roulotte, attraver-
so il lucernario!
Velocissimo, ma senza rumore, Jupiter scivolgiper le
scale e uscdi casa, avvicinandosi al cancello principale
del cortile. Tutto in ordine: il cancello era chiuso come al
solito.
Il ragazzo corse verso l'angolo corrispondente al suo la-
boratorio, dove c'era un'altra entrata segreta dei Tre In-
vestigatori: due assi staccate in un punto del recinto che
era pitturato di verde.
Passando prudentemente attraverso l'Entrata Verde, Ju-
piter sguscinel laboratorio, ma si accorse subito che i
lampi erano cessati. Vicino al Tunnel Due non c'era ani-
ma viva: strisciando intorno ai rrlucchi di rottami, si di-
resse allora verso l'Ingresso Tre.
La vecchia porta di quercia dell'Accesso Numero Tre era
stata forzata, e al di lsi vedeva la porta della roulotte
socchiusa.
All'interno del Quartier Generale, il diario di Angus
Gunn era ldove Jupiter l'aveva lasciato, ma aperto in
corrispondenza dell'ultima annotazione. Il ragazzo ebbe
cosla certezza di quello che era successo: qualcuno si
era introdotto nella loro base e aveva provveduto a foto-
grafare il giornale!
Assai demoralizzato, Jupiter incastrdi nuovo la porta di
quercia al suo posto e tornlentamente verso casa.
Adesso c'era qualcun altro che conosceva le ultime vi-
cende di Angus Gunn!



10


Una fitta nebbia avvolgeva Rocky Beach quando, la mat-
tina dopo di buon'ora, i Tre Investigatori si diressero in
bicicletta verso il porto. Cluny, tutto infreddolito, stava
giaspettando da un po' vicino alla barca a vela del pro-
fessor Shay, e li accolse con un sorriso.
- Ci ho pensato su tutta la notte, ragazzi - dichiar- e
sono sicuro che il carico della barca, di cui parla An-
gus nella lettera, non altro che il tesoro! Oggi il gran
giorno, lo sento: vedrete che lo troveremo!
- Anch'io mi sento ottimista, Cluny - annuJupiter. -
Potrebbe...
Con una frenata brusca la grande familiare del professor
Shay si ferma pochi metri da loro. L'ometto, rosso in
faccia pidel solito, saltfuori e corse verso i ragazzi.
- Scusatemi, sono in ritardo, ma c'stato un po' di tram-
busto da noi, poco fa: un individuo si introdotto
nell'Istituto e ha cercato di impossessarsi dei documenti
relativi alla Regina di Argyll! Era un tipo con la barba
nera...
- Giava Jim! - esclamarono insieme Pete e Bob.
Il professore annu - quello che ho pensato anch'io,
ragazzi.
- Ma perch poi? - si chiese Cluny. - Tutti conoscono
benissimo la storia della Regina di Argyll.
- A meno che a tutti non sia sfuggito un particolare - os-
servJupiter, e si mise a raccontareuello che era suc
cesso la notte precedente al Quartier Generale.
- Ma allora, adesso Giava Jim ha anche lui il diario! - gri-
dil professore. - Potrebbe averci preceduto, essere gi sull'isola! - Lanciun'occhiata verso il mare coperto di
nebbia. - Ma si potrpartire con questo tempo?
Pete annui. - La visibilitsufficiente fino a due chilo-
metri da riva: la nebbia non si infittisce che piin l quasi sempre cosda queste parti, e poi la sua barca, pro-
fessore, abbastanza grande e robusta.
- Allora sbrighiamoci, ragazzi! - incitil professore.
Tutti e cinque saltarono sulla barca, un bello scafo a vela
di sette metri, e il professore accese il motore ausiliario.
Poco dopo erano fuori del porto, e Pete prese il timone
puntando verso nord, mentre gli altri si accalcavano nella
cabina: neanche i pesanti impermeabili che indossavano
erano sufficienti a proteggerli contro il gelo di quella
mattina di dicembre.
- L'isola di Cabrillo - spiegPete - rimase innominata
fino al 1890, dopodichricevette il nome dei suoi pro-
prietari: adesso, comunque, abbandonata. C'un buon
approdo nascosto proprio sulla costa che fronteggia la
terraferma.
Il vento era scarso, cosPete continua usare il motore
Finalmerlte lanciun richiamo agli altri che erano rimasti
in cabina: - Eccoci in vista dell'isola, gente!
In lontananza,nella nebbia, si intravedeva infatti la picco-
la isola montuosa. Via via che si avvicinavano, comincia-
rono a distinguere i cipressi, e poco dopo un alto camino
che sporgeva da dietro una delle due alture dell'isola.
Era un luogo deserto e impervio, abbastanza spettrale in
mezzo alla nebbia.
Pete pilotla barca nell'insenatura nascosta di cui aveva
parlato e ormeggia un pontile di legno mezzo putrefat-
to. Il gruppo si riunsulla spiaggia, girando lo sguardo in-
torno a quella terra nuda e rocciosa. L'unica vegetazione
era costituita dai vecchi alti cipressi alquanto stenti e tutti
piegati dal vento in posizioni grottesche.
- Cribbio - brontolBob - se il vecchio Angus ha sepol-
to qui il tesoro, dopo cent'anni non sarrimasta la mini-
ma traccia del luogo! Come facciamo a trovarlo?
- No, Bob - rispose Jupiter - ci ho pensato tutta la notte:
sono certo che Angus non avrebbe sepolto il tesoro. An-
zitutto, sapeva di essere controllato dal capitano della
Regina di Argyll, e la terra scavata di fresco si riconosce
al primo colpo d'occhio; tanto piche voleva che Laura
trovasse il tesoro, e bastano pochi mesi a cancellare ogni
traccia di uno scavo. No, penso che Angus avrebbe caso-
mai nascosto il tesoro da qualche parte, lasciando per un segnale che Laura potesse riconoscere: e un segnale
duraturo, perchnon poteva prevedere quanto tempo
sua moglie avrebbe impiegato a trovarlo!
Cluny ebbe un'idea. - Non potrebbe aver costruito qual-
cosa qui per Laura? Magari la sorpresa era un pezzo di
terra che lui aveva comprato su quest'isola.
- S- rispose Jupiter - ci ho pensato anch'io. Cerchere-
mo qualche costruzione in legno, o comunque qualcosa
che si ricolleghi con i Gunn.
- La lettera - osservBob - dice di seguire la sua rotta e

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di leggere ciche i suoi giorni hanno costruito: queste
sono le direttive generiche. Poi, per parla del fantasma
e di uno specchio: questi potrebbero essere i segnali!
- Esattamente! - approvJupiter. - Peril diario dice
che Angus fece qualche proposta al signore di quest'iso-
la, magari per ottenere il permesso di nascondere qualco-
sa qui! Percisarmeglio che prima andiamo a vedere l dietro in quella casa col camino: potremmo trovare qual-
che elemento utile.
Arrampicandosi oltre il passo che separava le due piccole
alture, raggiunsero una valletta nascosta quasi sulla som-
mitdella prima collina. Il camino si levava alto nella
valletta... ma la casa che si aspettavano non c'era. Tutto
quello che si vedeva intorno al camino era un massiccio
focolare di pietra con la cappa: il resto era nudo terreno
roccioso.
- Oh, Jupe! - gemette Pete. - La casa andata distrutta!
Cospartono le nostre speranze di trovare una traccia!
- Ehi, guardate l - gridimprovvisamente Bob.
Della terra fresca contornava una lastra di pietra in mez-
zo al focolare: la lastra era stata evidentemente smossa
da poco e poi ricollocata al suo posto.
- Siamo stati preceduti! - esclamil professor Shay con
disappunto. - Ma non dev'essere passato molto tempo, a
giudicare dall'aspetto di quella terra.
Istintivamente si guardarono intorno, facendo correre lo
sguardo lungo le colline rocciose coperte di cipressi con-
torti. Ma niente si muoveva se non brandelli di nebbia.
- Vediamo cosa c'sotto quella pietra - disse Bob, e in-
sieme a Pete sollevla pesante lastra. Tutti si sporsero in
avantima ai loro occhi non apparve che una buca vuota.
- Niente di niente, ragazzi - constatPete - e non credo
neanche che ci fosse qualcosa, almeno recentemente: la
terra secce piana, senza segni di alcun genere.
- Ma qualcuno pensava che ci fosse - osservJupiter. -
Guardate, ha grattato la terra finchnon ha trovato la la-
stra mobile.
- Non c'erano altre imbarcazioni all'approdo - riflett Pete - ma c'una spiaggia proprio dietro il promontorio
che delirnita l'insenatura.
- Dobbiamo trovare quelli che ci hanno preceduti! - de-
cise il professor Shay. - Sparpagliamoci e diamo loro la
caccia. Ma siate prudenti: io mi terrnel mezzo, e se ve-
dete c ualcuno gridate e correte verso di me.
- Fate anche attenzione a ogni possibile segnale - aggiun-
se Jupiter. - Che so io, una grotta, o un mucchio di pie-
tre, o un'incisione nella roccia.
Annuendo nervosamente, si sparpagliarono da un la~o
all'altro dell'isoletta, con la faccia rivolta a nord. Mentre
avanzavano circospetti nella nebbia sempre pifitta, co-
minciarono a perdersi di vista l'un l'altro.
All'estremitsinistra, Cluny riusciva ancora a intravede-
re il solo Pete. Il ragazzo dai capelli rossi si muoveva lun-
go il fianco piripido della collinetta occidentaleavend~
alla sua sinistra un tratto di mare coperto da un banco (~i
nebbia fittissima. Un denso brandello lo avvilupp na-
scondendogli del tutto la vista di Pete. Ancora piinner-
vosito e attento soltanto a cogliere qualche rumore o mo-
vimento sospetto, Cluny mise un piede in fallo e cadde
all'indietro, scivolando gifra un grandinare di pietre
smosse.
- Uff! - borbottrialzandosi.
Si guardintorno... Da un rialzo del terreno, attraverso
la nebbia avvolgente, una figura spettrale lo stava fissan-

66 1 67
do. Un essere dalla schiena curva e gibbosa, con una fac-
cia appuntita, il naso a rostro e un unico, enorme occhio
in mezzo alla fronte!
- Il fantasma! - urlCluny. - Aiuto!
E il fantasma si muoveva verso di lui, allungando le
braccia deformi per ghermirlo.





- Aiuto! Aiuto! - gridava Cluny terrorizzato, cercando di
farsi piccolo piccolo per sfuggire al fantasma.
In mezzo alla nebbia si sentirono dei passi affrettati: era
Pete che correva in direzione del richiamo. - Che succe-
de? - chiese arrivando tutto affannato.
- L-l l - indicCluny. - Il fantasma!
Pete fece un verso strozzato e balzindietro. Volgendo
l'unico occhio, la mostruosa figura lo segui con lo sguar-
do.
Anche gli altri avevano sentito le grida e arrivarono di
corsa. Ma proprio nel momento in cui gettavano la prima
occhiata sulla orribile forma spettrale, una folata di vento
diradla nebbia.
- Ma... ma un albero! - esclamBob sbalordito.
- Un cipresso piegato dal vento! - fece eco il professor
Shay.
Il gibboso fantasma altro non era che un tronco incurva-
to con due rami protesi in avanti come braccia. L'ef~etto
della testa era prodotto da una protuberanza nodosa con
un buco nel mezzo che sembrava un occhio: fluttuan-
do, era stata la nebbia a dare l'illusione della mobili-
t
Cluny lanciun fischio di sollievo. - Fiuu! Ragazzi, se
sembrava un fantasma!
Jupiter sobbalz - Ehi, gente! Ma il fantasma! Non ve-
dete? dev'essere il segnale del vecchio Angus!
- Il segnale? - ripetPete.
- Dici davvero, Jupe? - fece eco Bob.
Il professor Shay strizzgli occhi dietro le lenti senza
montatura. - Perbacco, ragazzi, credo che Jupiter abbia
ragione! Cercate intorno all'albero, il nascondiglio del te-
soro potrebbe essere proprio qui!
- Io cerco a sinistra! - si fece avanti Cluny.
- Ed io a destra! - dichiarBob.
Jupiter s'incaricdi arrampicarsi sull'albero e il professo-
re di guardare tutto in giro alla base del rialzo. Per un
momento Pete rimase solo mentre gli altri si lanGiavano
alla ricerca intorno al grottesco tronco d'albero. Istintiva-
mente il ragazzo gettuno sguardo a destra e a sinistra,
facendosi subito attento. Guardmeglio, si girindietro,
levgli occhi alla collina sovrastante.
- Ehi, ragazzi! - chiama mezza voce, ma quelli non lo
sentirono, o non ci fecero caso. Stavano smuovendo la
terra tutto intorno e sollevando ogni sasso che patessero
trovare, mentre il professor Shay saggiava una crepa del
terreno con un lungo bastone.
- Ehi, ragazzi - ripe~Pete - non credo che troverete
nulla.
Jupiter smise di grattare la terra. - Come? Per-
ch
- Dacci una mano piuttosto - sollecitCluny.
Pete scosse la testa. - Non credo che Angus si sareb-

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be servito di quest'albero come segnale del fantasma.
- Ma di cosa stai parlando, Pete? - protestil professore.
- Perchnon ci aiuti a...
- Guardate lass- indicPete - lassper il pendio: sem-
bra di vedere altri due fantasmi!
Nella nebbia si intravedevano effettivamente due forme
spettrali.
- E ldietro. - Pete accennalle sue spalle. - Altri tre
fantasmi.
Man mano che il vento crescente soffiava via la nebbia
piU fitta, sempre nuovi occhi. Tutti interruppero il loro lavoro e stettero a gr-
dare le decine di alberi contorti che coprivano il terreno
circostante.
Con un gesto di disappunto, il professor Shay scaglivia
il bastone che aveva in mano. - Maledizione! Tutti i ci-
pressi, visti dalla giusta angolazione, possono sembrare
qualche specie di fantasma!
Jupiter annui, demoralizzato. - Pete ha ragione. Ci sono
troppi alberi-fantasma perchil vecchio Angus ne abbia
scelto uno solo come segnale. Oppure...
- Oppure cosa, Jupe? - chiese Pete.
- Oppure Angus ha commesso un errore e ne ha effetti-
vamente scelto uno come segnale. Il che vorrebbe dire
star qui mesi e mesi a scavare iniorno a tutti i cipressi, e
al limite non riuscire neanche a trovare il teso-
ro!
- Ho proprio paura che siamo sconfitti - commentcon
amarezza il professore.
- Solo se il vecchio Angus ha davvero nascosto il tesoro
su quest'isola - obiettJupiter. -a...
La frase fu interrotta da un'improvvisa pioggia di sassi e
ciottoli che precipitgidal pendio. Tutti alzarono gli oc-
chi: la nebbia era stata quasi del tutto spazzata via, cosic-
chlo sguardo giungeva fino in cima alla collina, dove si
stagliava un'altra figura spettrale.
Cluny si mise a ridere. - Oh, solo un altro cipres-
so!
Jupiter non era dello stesso parere. - S ma un albero
non putirare sassi, a meno che...
- A meno che si muova! - completPete.
- Ehi, ma si muove davvero! - gridil professor Shay. -
Non un albero-fantasma, un uomo in carne ed ossa!
Ferma, lass ferma!
Ma la figura spardietro la cresta della collina, accompa-
gnata da un suono di passi affrettati.
- Presto, ragazzi! Acchiappiamolo! - incitil professore,
lanciandosi di corsa su per il pendio con gli altri alle cal-
cagna. Appena in cima videro in lontananza una figura
che correva a perdifiato verso destra, come per raggiun-
gere l~approdo facendo il giro dell'isola.
- Deve avere una barca! - gridil professor Shay ansi-
mante. - Tagliamogli la strada!
Fecero dietro-front e si precipitarono giper la collina
verso l'insenatura. Pete e Cluny furono subito in Lesta e
raggiunsero l'approdo in pochi minuti, ma del fuggitivo
neppure l'ombra.
- Lass- gridalle loro spalle Jupiter, che dal punto pi alto in cui si trovava aveva una maggiore visibilit - Las-
sa sinistra!
Pete e Cluny videro lo sconosciuto sparire dietro un cri-
nale a nord dell'approdo, e si lanciarono all'inseguimento
lungo l'insenatura, mentre Bob e il professore tagliavano
a mezza costa, precedendo gli altri due di qualche secon-

70 1 71
do. Ma era ormai troppo tardi. Dall'alto del crinale, gli
inseguitori videro il fuggitivo avviare il motore di un mo-
toscafo che era stato lasciato al riparo nella piccola baia
sottostante. Battuti! Ma ecco che mentre pilotava il mo-
toscafo per uscire dalla baia l'individuo si girun attimo
indietro, mostrando il volto.
- l'uomo della Volkswagen verde! - gridBob.
Il professor Shay era rimasto di stucco alla vista del gio-
vanotto baffuto dalla selvaggia chioma nera. - Ma il
giovane Stebbins! Ferma, farabutto!
Ma il motoscafo si allontanava sempre pidall'isola.
- Brutto mascalzone! - ruggil professore. - Presto, alla
mia barca!
Rimasto parecchio indietro, Jupiter arrivava proprio in
quel momento in cima al crinale, ansimante ed esausto.
Poco agile com'era, nel vedere gli altri che tornavano in-
dietro proprio nella direzione da cui era appena arrivato
non pottrattenere un gemito. - Oh, no! - esclam af-
fannato, mettendosi di nuovo al loro seguito.
Gli ormeggi erano gistati sciolti, e il motore avviato
quando il poveretto raggiunse la barca del professor
Shay, lasciandovisi cadere dentro. Pete, che era di nuovo
al timone, puntverso il mare aperto. Il motoscafo era
solo qualche centinaio di metri piavanti.
- A tutta forza, Pete! - incitil professor Shay, agitando
il pugno verso il fuggitivo. - Stebbins, ladro che non sei
altro, se ti acciuffo...
Ancora ansimante, Jupiter si tirsu a sedere. -a l'uomo della Volkswagen verde! Lo conosce, professore?
Chi
- Stebbins, il mio ex-assistente. Un giovane laureato
dell'universitdi Ruxton, del tutto privo di mezzi, che
avevo preso sotto la mia protezione. Ma tutto ciche ne
ho ricevuto in cambio stato l'inganno! Pensate che quel
mascalzone ha cercato di vendere alcuni pezzi preziosi
rubati al museo. Cossono stato costretto a denunciarlo:
finito in prigione per un anno.
Ma nel frattempo il motoscafo guadagnava sempre pi vantaggio su di loro: ormai era quasi a un chilometro di
distanza.
- Non lo raggiungeremo mai - osservPete. - Andiamo
troppo piano!
Il professor Shay fissava impensierito il motoscafo in
fuga. - Ti domandavi, Jupiter, come Giava Jim potesse
sapere tante cose sul tesoro: ecco la risposta! Ora mi ri-
cordo che Stebbins~s'interessava molto della Regina di
Argyll e del vecchio Angus Gunn! Dev'essere evaso, o
avrottenuto il condono, e si ricacciato subito nei suoi
traffici, probabilmente in combutta col vostro Giava Jim.
Perbacco, un pericolosissimo criminale!
- Dev'essere stato lui quello che la notte scorsa ha foto-
grafato il diario al Quartier Generale - dichiarBob.
- S- convenne Jupiter. - Ecco perchsapeva dell'isola.
Pernon ha trovato niente, altrimenti non sarebbe rima-
sto in glro a spiarci.
- Cossiamo pari - osservBob. - Non abbiamo trovato
niente neanche noi.
Queste parole riportarono tutti al pensiero della loro
sconfitta, e un velo di silenzio scese sulla barca per tutto
il resto della traversata. Il motoscafo era ormai scompar-
so, e quando attraccarono a Rocky Beach non c'era trac-
cia ndi quello ndella Volkswagen verde. Stebbins si
era dileguato.
- Vado subito a denunciare quel farabutto! - esclamil
professor Shay furibondo. - Diralla polizia che si intro-
dotto nel vostro ufficio, ieri notte.
- Ma io non l'ho visto effettivamente - obiettJupiter.
- Persai lo stesso che stato lui, ed io, al limite, posso
avvertire la polizia di tenerlo d'occhio.
- Che razza di giornata! - commentPete. - Ci siamo la-
sciati sfuggire un furfante e non abbiamo neanche trova-
to il tesoro!
Il professore scosse la testa. - Mi dispiace, ragazzi - disse
lentamente. - Questa caccia al tesoro sembra senza spe-
ranza. Forse da allora passato troppo tempo: cent'anni
sono sempre cent'anni...
- Devo riconoscere che non si sono fatti molti progressi
- convenne Jupiter.
- Oh, no! Non fermiamoci adesso! - esclamCluny. -
C'ancora pidi un mese di annotazioni, nel diario!
- Temo, ragazzi - disse il professor Shay con tristezza -
che se andrete avanti n~n potressere con voi: non devo
trascurare il mio lavoro! Ma mi farmolto piacere essere
informato se avrete fatto qualche scoperta.
I ragazzi seguirono con lo sguardo il piccolo professore
che saliva in macchina e si allontanava. Cluny si rivolse
ai Tre Investigatori con un'espressione di incoraggiamen-
to.
- Ehi, Jupe - incitPete - non lasceremo mica perdere,
vero?
- Andiamo a mangiare ora - rispose Jupiter depresso. -
Voglio starmene un po' a pensare, poi torneremo al Lago
del Fantasma per decidere sul da farsi. - Sospir - C' qualcosa che mi sfugge, in questo caso.
E, profondamente avviliti, i ragazzi montarono sulle bici-
clette per tornare a casa.

12


Bob aveva appena finito di mangiare quando sua madre lo
avvertche c'era Jupiter al telefono.
- Ehi, Bob! - attaccJupiter con voce decisa. - Sono ar-
rivato alla convinzione che eravamo partiti da presuppo-
sti completamente sbagliati: ho elaborato una teoria del
tutto diversa sugli indovinelli del vecchio Angus!
Nel riappendere il ricevitore, poco dopo, Bob aveva sulle
labbra un sorrisetto di compiacimento. Una volta tanto
non appariva affatto seccato dai discorsi altisonanti
dell'amico: era troppo contento di aver ritrovato il solito
vecchio Jupiter, libero da ogni traccia di scoraggiamento.
- Troviamoci con Pete alla Bottega del Recupero - aveva
deo il Capo. - Ho un piano!
Arrivando in bicicletta, Bob vide Jupiter e Pete con
Hans, accanto al furgone. Secondo le istruzioni di Jupe,
caricil suo velocipede sul camioncino e sala bordo con
gli altri; Hans si mise alla guida.
- Ho detto allo zio Titus che la signora Gunn potrebbe
avere qualche anticaglia da vendere, il che vero - spie-
gJupiter senza aggiungere altro. Pete e Bob sapevano
ormai che era inutile fare domande: il Capo non rivelava
mai piani e deduzioni finchnon gli sembrava il momen-
to opportuno.
Al Lago del Fantasma, Cluny li aspettava impaziente
sulla porta di casa. Jupiter gli chiese subito dov'era sua
madre, e il ragazzo dai capelli rossi li condusse sul retro,
dove sorgeva un vecchio capanno di pietra e di legno. La
signora Gunn stava rinvasando una bella pianta di ibisco
in un grande mastello di legno di sequoia.

74 1 75
- Signora - disse Jupiter bruscamente - tutti noi abbiamo
immaginato che il carico sulla barca di Angus fosse qual-
cosa che lui portava all'isola dei cipressi: ma rileggendo il
passaggio, e meditandovi sopra, mi sono convinto che si
trattava invece di qualcosa che ne riportava indietro! Ha
idea di cosa potesse venire di l
La signora Gunn sorrise. - Santo cielo, Jupiter, come pos-
so immaginarlo? Per quanto ne so, dal momento che
allora dovevo ancora nascere, Angus potrebbe aver com-
prato qualsiasi cosa da quel signor Cabrillo.
Jupiter annu come se non si fosse realmente aspettato
una risposta. - Ci pensi, comunque, signora. Intanto ho
elaborato una nuova interpretazione del messaggio di
An~us: dove dice Segui la mia ultima rotta, leggi ciche i
miei giorni hanno costruito, si riferisce, penso, alle sue ul-
timvicende nel complesso. Tutte le cose che ha fatto
formeranno un messa~gio, se messinsieme come le tes-
sere di un mosaico: percici servono al pipresto tutti
gli elementi!
- Caspita! - esclamPete. - Cossi spiegherebbe perch la cittfantasma e l'isola dei cipressi non ci hanno detto
nulla!
- Qual allora il nuovo passo da compi~re, Jupe? - chie-
se Cluny.
- I passi sono due - spiegJupiter, tirando fuori il diario.
- Il 21 novembre 1872 Angus scriveva: Avvertito da fra-
tclli Ortega cl1e mia ordinazione 妦finalmente pronta. Servi-
ra carro piu grande. E il giorno dopo: Ritornato da Rocky
Beach con ordinazione degli Ortega. Fanno ottimo lavoro,
ogni pezzo della misura richiesta - un miracolo in questa
nuova rude terra! Poi, fino allo spostamento successivo, ci
sono le solite laconiche annotazioni sul lavoro che pro-

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gredisce, pidue strani commenti. - Jupiter alzgli occhi
a guardare gli altri, poi riprese: - 23 novembre: Notati
due sconosciuti in zona. Genle di mare. E il 24 novembre:
Sconosciuti scomparsi. Per andare a riferire al capitano,
suppongo.
- A questo punto, quindi - osservBob - era certo di es-
sere sorvegliato.
Jupiter annui. - Mi sembra quasi di vederlo, amici; solo
quaggiin attesa della moglie e del figlio, incapace di
fuggire e forse stanco di fuggire comunque. Pudarsi
che avesse il presentimento di non uscirne vivo, cosi de-
cise di nascondere il tesoro, e siccome non c'era piu mol-
to tempo si servdi ciche stava costruendo per Laura
come di un messaggio a lei rivolto.
- Parlavi di un successivo spostamento? - gli ricord Cluny.
- S- rispose Jupiter - il 5 dicembre scriveva: A Santa
Barbara per l'ultimo tocco a sorpresa per Laura. Trovato
quello che cercavo e pagato poco perc/zfabbrica recente-
mente semidistrutta da incendio. Tragedia di un uomo spes-
so fortuna di un altro! Mi domando se mentre scriveva
queste parole Angus stesse pensando al naufragio e al te-
soro. - Jupiter chiuse il diario. - Ho fatto ricerche sui fra-
telli Ortega: erano i proprietari di un noto deposito di pie-
tre e mattoni, a Rocky Beach, perciil vecchio Angus
deve aver comprato un carico o di mattoni o di pietre per
la sua costruzione. Comunque esiste ancora un'Impresa
Materiali per l'Edilizia Ortega, e pudarsi che abbiano
un archivio.
- Andiamoci, allora! - esclamCluny.
- Ci andiamo s- approvJupiter - ma ci divideremo per
andare anche a Santa Barbara: sappiamo che Stebbins ha
fotografato il diarioper cui non bisogna perdere tempo!
Bob e Pete andranno all'Impresa Ortega, mentre Cluny
ed io andremo a Santa Barbara col furgone. Se riuscire-
mo a capire che cosa comprAngus laggi pudarsi che
Cluny sia in grado di darci qualche indicazione pipreci-
sa.
- Ma lo zio Titus permetterche Hans ci conduca, Jupe?
- chiese Bob.
- Oh, lo far.. A titolo di cortesia verso la signora Gunn.
- Jupiter ridacchi - Se lei avesse qualche vecchiume da
venderci, signora, e pregasse Hans di portare Cluny a
Santa Barbara per una commissione urgente...
La signora Gunn si mise a ridere. - Hai la mente un po'
macchinosa, giovanotto, ma accetto lo stesso: ho alcune
cosette che a tuo zio potrebbero piacere. A una sola con-
dizione, per che voi ragazzi mi portiate questo ibisco
davanti casa! Stavo per chiamare Roryma dal momento
che siete qui potete aiutarmi voi.
- Con piacere! - rispose Jupiter in fretta. - Forza, ragazzi!
Il mastello con la pianta era molto pesanteper cui lo si-
stemarono su una specie di barella fatta con due pertiche
trovate nel capanno. Con uno sforzo non indifferente,
sollevarono il carico reggendo le quattro estremitdei pali
e trasportarono l'ibisco fin davanti la casa. La stava-
no sistemando sui gradini dell'ingresso quando si sent arrivare una macchina a gran velocit era la familiare
del professor Shay.
- Sono venuto a mettervi in guardia, ragazzi - attaccsu-
bito il professore, facendosi loro incontro in tutta fretta.
- Ho denunciato il giovane Stebbins al Comandante Rey-
nolds, e lui andato a esaminare il suo dossier: quel fur-
fante stato rilasciato sulla parola sei mesi fa, percise si
effettivamente introdotto nel vostro Quartier Generale
ha violato la parola! Stebbins, da parte sua, lo saprbe-
nissimo, per cui potrebbe essere molto pericoloso: la sua
cattura significherebbe ritorno in prigione.
- Sei mesi fa? - ripetPete. - Ma da allora che sono in-
cominciate le incursioni quaggi
- Proprio cos- approvJupiter. - Credo che... - S'inter-
ruppe, improvvisamente allarmato, annusando l'aria. -
Ehi, ma... non sentite un odore strano? Si direbbe...
- Fumo! - completPete. - C'qualcosa che brucia!
- Viene da dietro la casa! - gridCluny.
Si precipitarono verso l'angolo, ed ecco che ai loro occhi
apparve il vecchio capanno invaso dal fumo.
- Oh! - esclamla signora Gunn. - Ma come avrfatto
a prendere fuoco?
D'un tratto Jupiter comincia guars~arsi le mani e a ta-
starsi le tasche della giacca e dei pantaloni, come sorpre-
so che fossero vuote.
Gli occhi gli si riempirono di panico.
- Il diario! - griddisperatamente. - L'avevo deposto per
trasportare l'ibisco! Dev'essere nel capanno!





Tutti si precipitarono verso il capanno. Il fumo diventava
sempre pidenso, ma da fuori non si vedevano fiamme:
la pietra non poteva certo prendere fuoco facilmente.
- Brucia solo il rivestimento interno di legno! - grid Pete.

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Cluny era corso a prendere un estintore e si fece avanti
per entrare nel capanno. Pete e Bob, strappatisi di dosso
la giacca, lo seguirono con prudenza.
- Viene tutto dalla catasta di legna da ardere! - notsu-
bito Cluny.
Da fuori gli altri avvertivano il sibilo dell'estintore e il
tonfo sordo delle giacche sbattute sulle fiamme per sof-
focarle. A poco a poco il fumo diminui e fnalmente si di-
sperse del tutto. Solo allora gli improvvisati pompieri
uscirono dal capanno. Pete, trionfante, teneva in mano il
diario.
- Appena appena bruciacchiato, Jupiter! - esclam - E
per pura fortuna, perchera proprio vicino al fuoco!
Jupiter prese il taccuino e ne fece scorrere le pagine per
essere sicuro che fossero davvero integre.
Ed ecco che si senti qualcuno arrivare di corsa: era Rory,
che si avvicinava gridando e puntando un braccio verso il
retro del capanno.
- Ehi, svegliatevi, da quella parte! Ldietro, I'ho visto!
Vi stava spiando, non pidi un minuto fa!
- Allora possiamo ancora fermarlo! - esclamil profes-
sor Shay.
Con Rory alla testa, tutti si lanciarono di corsa oltre il ca-
panno, verso il fondo della valle coperto di alberi e di fitti
arbusti.
- Eccolo laggi nel bosco! - gridRory. - Sta cercando
di raggiungere la strada principale!
Sparpagliandosi, con un grande scricchiolio di arbusti
spezzati, gli inseguitori si tuffarono in mezzo agli alberi.
Il professor Shay si buttverso destra nel tentativo di
precedere l'ignoto incendiario. Rory si era portato avanti
da qualche parte, insieme agli altri mentre Bob e Jupiter,
rimasti di retroguardia, si soffermavano a ispezionare il
fitto sottobosco ai piedi delle grandi querce dalle foglie
grlgio-verdi.
D'un tratto si fece silenzio, come se tutti avessero inter-
rotto la caccia per fermarsi ad ascoltare. Jupiter e Bob
sentirono piavanti una voce borbottare che il fuggitivo
si era na. costo, e ricominciarono a muoversi con cautela.
Non avevano fatto cinquanta passi che in mezzo alla
de!lsa vegetazione si sentdi nuovo uno scricchio'io.
- Bob! - bisbigliJupiter, scrutando intorno.
Dai cespugli vicini si levun urlo di battaglia e una figu-
ra umana balzsu di lui, mandandolo a rotolare in terra
in un groviglio di braccia e di gambe.
- Aiuto! - gridJupiter.
- L'ho preso, gente! L'ho preso! - echeggiuna voce
nota.
Bob si lascisfuggire un gemito. - Ma Pete, siamo noi!
Non vedi che Jupiter quello che hai atterrato?
- Co... come? - balbettil Capo nell'accorgersi di chi gli
stava addosso.
Finalmente Pete si rese conto dell'ab~aglio. - Santo cielo!
Io pensavo... Cio voglio dire, avevo sentito...
- Levamiti subito di dosso! - ruggJupiter, dibattendosi
per alzarsi, e rimessosi in piecli si scosse via la polvere dai
vestiti. - Potresti anche guardare, brutto gorilla, prima di
buttarti all'assalto!
Pete sogghign - Peranche tu hai pensato che io foss,
il criminale, vero o no?
- l~agazzi, se eravate comici, tutli e due! - esclam昽b
ripensando alla scena, e scoppia ridere. L'ilaritaveva
contagiato anche Pete e Jupiter, ma ben presto si accor-
sero che gli altri stavano tornando indietro tutt'altro che

80 1 81
di buon umore. Il professor Shay mandava lampi di furia
da dietro le lenti e aveva una faccia quasi comica per la
rabbia repressa. Cluny lo seguiva mogio mogio.
Rory assunse un'espressione sdegnata. - Andato libero
come un fringuello, che il diavolo se lo porti! In cambio,
per l'ho visto bene in faccia: Giava Jim, non poteva es-
sere che lui, da come me l'avete descritto!
- Vorrdire Stebbins - obiettShay. - Ho visto...
- Lei matto! - scattRory. - Se aveva la barba nera e
il vestito da marinaio!
- Vorrdire i baffi - insistil professore. - Lei si sar confuso per via dei folti capelli.
- Crede davvero che non avrei riconosciuto Stebbins se
fosse stato lui?
- Ma... - cominciil professore, poi sembrriflettere. -
Beh, puanche darsi che mi sia sbagliato, lei poteva ve-
derlo meglio di me.
- Proprio cos- taglicorto Rory. - Non ne ho il minimo
dubbio.
- Allora non c'tempo da perdere - sollecitJupiter. -
Se stato Giava Jim ad appiccare l'incendio per distrug-
gere il diario, cipusignificare una cosa sola: che pensa
di sapere tutto quello che gli occorre per trovare il teso-
ro! Forza, ragazzi, bisogna sbrigarsi!
Jupiter in testa, gli inseguitori fecero ritorno alla vecchia
casa massiccia, dove li aspettava ansiosa la signora
Gunn, insieme a Hans che era sceso dal furgone quando
si era accorto del trambusto.
- E scappato, il piromane! - ruggi Rory. - Se solo fossi
uscito di casa un minuto prima, sarei arrivato giusto giu-
sto per acchiapparlo per la collottola!
- Ah, lei era in casa, signorcNab? - chiese Jupiter.

- Esattamente, ragazzo. Avevo sentito puzza di fumo.
- Qui c'stato un incendio doloso, ragazzi - osservil
professor Shay - bisogna fare la denuncia: io ero venuto
solo un momento per mettervi in guardia contro Steb-
bins, ed ora devo andare, ma mi fermeral commissaria-
to per denunciare Giava Jim.
- Si, farbene - convenne subito Rory, assumendo suo
malgrado Ull tono amichevole. - Forse dovrscusarmi
con voi, ragazzi: non che mi sia convinto dell'esistenza
del tesoro, ma adesso almeno so che oltre a voi c'qual-
cun altro che ci crede. - Il burbero scozzese scosse la te-
sta. - Gente pericolosa, direi proprio: roba per la polizia,
non per dei ragazzini come voi.
Il professor Shay annui. - Temo di dover essere d'accor-
do con McNab, sapete?
- Forse... - comincila signora Gunn dubbiosa.
Jupiter approfittsubito dell'incertezza. - Non corriamo
alcun rischio, signora. ovvio che Giava Jim creda ora
di avere tutto ciche gii serve per trovare il tesoro, e sta
di fatto che non ha cercato di colpire noi personalmente;
anche Stebbins fuggito, all'isola dei cipressi. Quello che
vogliono il tesoro, e quanto di meglio possiamo fare trovarlo noi per primi! Bob e Pete SO;lO prudenti, e Cluny
ed io avremo con noi Hans.
- L'idea continua a non piacermi - insistRory.
- Sono sicura che i ragazzi agiranno con responsabilit-
disse tranquillamente la signora Gunn. - Sono grandi ab-
bastanza, ormai.
- Grazie, mamma! - esclamCluny illuminandosi tutto.
Il professor Shay sorrise. - Ho fiducia anch'io nel loro
giudizio, signora. Ora devo tornare al mio lavoro, ragazzi,
ma tenetemi informato, eh?

82 83
Mentre lo studioso si allontanava nella sua familiare, con
riluttanza Rory aiutHans a caricare nel camion gli og-
getti che la signora Gunn aveva preparato per venderli
allo zio Titus, poi si avviverso la vecchia Ford della cu-
gina.
- Voi avrete del tempo da perdere, ma io no - disse di
cattivo umore. - Il fuoco nel capanno mi ha messo fuori
uso il generatore: dovrfarlo riparare. - E, salito sulla
Ford, si diresse verso il retro della casa dicendo che an-
dava a verificare i danni.
Bob e Pete tirarono gile biciclette dal furgone per tor-
nare a Rocky Beach. - Tenete gli occhi bene aperti - li
ammonJupiter prima che si allontanassero. - Sono gli
ultimi atti compiuti dal vecchio Angus!
Poi il Capo salcon Cluny sul furgone, e Hans parti alla
volta di Santa Barbara.





Jupiter, impaziente, si agitava sul sedile. - Pipresto,
Hans, pipresto! Dobbiamo arrivare prima noi a Santa
Barbara!
- Sta' tranquillo, Jupe - rispose placido Hans - arriviamo
comunque in tempo: ad affrettarci troppo, magari non ar-
riviamo per niente.
Jupiter si appoggiallo schienale, mordendosi le labbra.
Cluny, che stava esaminando il diario di Angus, levlo
sguardo con una espressione confusa.
- Ehi, Jupiter, mi sono appena reso conto che questa an-
notazione su Santa Barbara non dice esattamente in che
punto della cittandil vecchio Angus: come facciamo a
sapere da che parte dirigerci, una volta arrivati laggi
- Santa Barbara una grande citt- brontolHans.
- Abbastanza grande per avere un giornale col relativo
archivio - fece notare Jupiter con un leggero tono di suf-
ficienza. - Consultandolo, scopriremo dove andAngus
grazie all'unico elemento preciso che il diario ci fornisce.
- Quale, Jupe? - chiese Cluny.
- Il fatto che comprqualcosa in un negozio che era sta-
to di recente semidistrutto da un incendio! Nel 1872 San-
ta Barbara non era ancora tanto grande perchil giornale
locale non riportasse una simile notizia!
Era pomeriggio inoltrato quando giunsero in vista dei
verdeggianti sobborghi di Santa Barbara. In citt trova-
rono facilmente la sede del giornale locale: era un edifi-
cio di stile moresco, dove furono ricevuti da un usciere
che li mandpoi al secondo piano da un certo signor Pid-
geon.
Il redattore li accolse sorridente. - Nel 1872? No, il no-
stro giornale non esisteva ancora: c'era perun piccolo
quotidiano locale, in cui di un incendio, come dite voi, se
ne sarparlato senz'altro.
- Dove possiamo trovarne l'archivio? - chiese Jupiter.
- Beh - rispose il signor Pidgeon - a suo tempo avevamo
rilevato l'attivitdi questo vecchio giornale, e tutta la do-
cumentazione passa noi; ma neanche a farlo apposta,
gli atti anteriori al 1900 sono andati perduti in un terre-
moto.
Jupiter si lascisfuggire un gemito. - Tutti, signore?
- Temo di s- rispose il redattore. Stette un attimo so-
prappensiero, poi riprese: - Tuttavia una strada ci potreb-
be essere. Conosco un vecchio giornalista che lavorava
per quel quotidiano pidi sessant'anni fa: non ne sono si-
curo, ma credo che conservasse per hobby le copie del
giornale, insomma ha una specie di collezione privata.
- Vive ancora a Santa Barbara? - s'informsubito Jupi-
ter.
- Certamente. - Il signor Pidgeon apruna piccola rubri-
ca che aveva sulla scrivania. - Ecco qui, si chiama Jesse
Widmer e abita in via Anacapa 1600. Sono sicuro che vi
accoglierdi buon grado.
Rimontati sul furgone, i tre si diressero verso la lunghis-
sima via Anacapa. Il numero 1600 corrispondeva a una
piccola casetta di mattoni in fondo a un vialetto laterale,
dietro un edificio pigrande. Jupiter e Cluny si avviaro-
no in fretta su per il vialetto, lasciando Hans ad aspettarli
sul furgone, ma fatti pochi metri si fermarono di colpo.
Da qualche parte era sbattuta una porta, e subito dopo si
distinse chiaramente un rumore di passi frettolosi che si
allontanavano dal retro della casetta di mattoni.
- Guarda, Jupe! - disse Cluny indicando la porta d'ingres-
so della casa che era socchiusa. Mentre i due ragazzi ri-
manevano in ascolto dall'interno si udun debole lamen-
to.
- Aiuto! - chiamava una voce. Poi, piforte: - Aiuto,
aiuto!
- C'qualcuno in difficolt ldentro- gridJupiter, get-
tandosi avanti con Cluny. Hans, che aveva sentito anche
lui, saltfuori dal furgone e segui due ragazzi.
La porta della casetta di mattoni si apriva su un piccolo
soggiorno molto ordinato, con le pareti coperte di scaffali
pieni di libri e decorate da prirne pagine di vecchi giornali
messe in cornice.

- Per favore, aiutatemi!
Il richiamo veniva da una stanza interna sulla sinistra: se-
guendo la voce, i ragazzi si trovarono in uno studio, stra-
ripante di pacchi di vecchi giornali e di riviste. Su un ta-
volino c'era una macchina per scrivere con accanto delle
pagine gibattute raccolte in una cartella, come se qual-
cuno stesse scrivendo un libro.
Steso sul pavimento, un uomo anziano perdeva sangue
dalla bocca e da una ferita al viso. Sentendo entrare i ra-
gazzi, volse verso di loro uno sguardo vitreo.
- Accidenti! - esclamHans nel sopraggiungere, e subi-
to, con delicatezza, aiutil vecchio a tirarsi su, facendolo
sedere su una poltrona, mentre Cluny andava a prendere
un bicchier d'acqua.
- Un individuo con la barba - cominciil vecchio dopo
che ebbe bevuto - con una cicatrice in faccia e una giacca
da marinaio. Chi... chi siete voi?
- Giava Jim! - esclamCluny prima ancora che il vec-
chio avesse finito di parlare.
Jupiter spiegnaturalmente chi erano e come erano arri-
vati l
- stato il signor Pidgeon del giornale locale a mandarci
da lei; sempre se lei Jesse Widmer.
- Sono io - annul'anziano giornalista, contraendo il vol-
to per il dolore delle ferite che Hans gli medicava, ma
cercando nello stesso tempo di sorridere per sdramma-
tizzare la situazione Poi riprese: - Giava Jim, avete det-
to? l'uomo che mi ha aggredito?
- S signore - rispose Jupiter. - Cosa voleva, signor Wid-
mer?
- Oh, entrato qui dentro senza tante presentazioni n preamboli, e voleva sapere qualcosa di un incendio scop-
piato in un negozio della nostra cittnel 1872verso no-
vembre. Il tesoro della Regina diA~gyll: dite che questo
l'obiettivo di quell'uorno barbuto? Ma c'davvero, allo-
ra, il tesoro?
- Anche lei interessato alla faccenda? - chiese Cluny.
Jesse Widmer annu - Lo sono da molto tempo: ci ho
studiato su per anni e ho raccolto una documentazione
molto vasta nel mio archivio personale.
- Cosa ha detto a Giava Jim, signor Widmer? - domand Jupiter.
- Niente, perchnon mi ispirava alcuna fiducia. Cosi lui
mi ha colpito in faccia e si messo a cercare negli scheda-
ri: avrtrovato quel che cercava, suppongo, perch scappato con un ritaglio di giornale in mano.
- Ha portato via un ritaglio? - gemette Jupiter. - Di cosa
parlava? importantissimo saperlo!
Jesse Widmer scosse la testa. - Non lo so, cosi su due
piedi, ma posso scoprirlo, se volete.
- Oh, dice sul serio, signor Widmer? - esclamCluny. -
Puprovarci davvero?
- Posso fare anche di piche provarci - rispose il vec-
chio. - Ho tutto il mio archivio riprodotto in microfilm.
Vi spiace darmi quella scatola che sta sulla mia scriva-
nia?
Cluny anda prendere la scatola lunga e stretta che Wid-
mer gli aveva indicato. Il vecchio si mise a frugarvi den-
tro, eInalmente ne trasse un piccolo contenitore per mi-
crofilm. - Ecco il 1872: inseritelo in quel proiettore.
Jupitcr si sedette davanti al piccolo schermo e comincia
leggere tutti i ritagli filmati, a cominciare dal settembre
del 1872, svolgendo lentamente la pellicola.
- Ecco, qui c'qualcosa! - esclamfinalmente. - Al 15
novembre: la ditta Wright e figli, provveditori marittimi,
subun grave incendio che distrusse quasi tutto il loro
magazzino. Dev'essere questo!
- Cos'un provveditore marittimo, Jupe? - chiese
Cluny .
- un commerciante che rifornisce le navi di ogni gene-
re di equipaggiamento, dai viveri alle attrezzature.
- Wright e figli? - ripetil signor Widmer. - La ditta fun-
ziona tuttoragivicino al porto.
- Allora sbrighiamoci! - sollecitCluny.
- Prima, per- intervenne Hans - bisogna chiamare un
dottore per il signor Widmer.
L'anziano giornalista scosse la testa. - No, no, sto bene!
Non preoccupatevi, penserio stesso a chiamare il mio
dottore: voi cercate di fermare quel furfante barbuto, la
miglior medicina che possiate darmi. Andate, andate!
Jupiter rimase un attimo esitante, ma poi, rendendosi
conto che il signor Widmer non correva alcun pericolo, si
accomiatrapidamente con gli altri. Di nuovo sul furgo-
ne, si diressero verso il porto, e dopo qualche ricerca tro-
varono il negozio, un magazzino vecchio stile con l'inse-
gna Wright e figli, in una stradina laterale non lontano
dalla darsena.
Un signore anziano li accolse gentilmente. - In cosa pos-
so servirvi?
- Avete ancora registrazioni di vendite che risalgano al
1872? - chiese bruscamente Cluny.
Jupiter voleva spiegare di cosa si trattava. - Stiamo cer-
cando di scoprire...
Il commerciante lo interruppe con durezza. - Se siete
amici di quel mascalzone con la barba che stato qui
poco fa, farete meglio a togliervi immediatamente di torno!
- Non siamo suoi amici - rispose Jupiter, e fece in breve
il racconto delle loro ricerche.
- Angus Gunn, eh? - disse l'uomo rabbonito. - Ahim
come ho gidetto a quel maleducato che venuto prima,
tutta la vecchia documentazione andata perduta col ter-
remoto.
Jupiter si sentcadere le braccia. - Allora non c'speran-
za di sapere cosa comprqui Angus Gunn nel 1872?
Il commerciante scosse la testa. - A meno che... aspetta-
te un momento. Date pure un'occhiata in giro nel nego-
zio, sardi ritorno fra dieci minuti al massimo.
L'anziano signore saluna scaletta interna che conduceva
a una porta su cui era scritto Privato Jupiter, impa-
ziente, rimase ad aspettare davanti al banco, mentre
Hans, che al pari dello zio Titus amava enormemente gli
oggetti insoliti, si mise a curiosare fra gli articoli marina-
reschi.
Cluny si era avvicinato alla vetrina del negozio per stu-
diare un modellino di nave, ma d'un tratto una vaga sen-
sazione lo spinse ad alzare gli occhi per guardare di fuori.
- Jupiter! - chiamsubito sottovoce, in tono allarmato.
- Che c' Cluny? - chiese il ragazzo accorrendo.
- C'era qualcuno che ci spiava fuori del negozio!
Jupiter scorse la strada con gli occhi. - Dov'era?
- Lall'angolo verso il porto! Appena l'ho guardato ha
fatto un salto ed sparito dietro la casa. Forse era Giava
Jim!
Jupiter lanciun'occhiata all'interno del negozio. Il pro-
prietario non era ancora ricomparso, e Hans era intento
ad osservare un vecchio orologio da nave. Con un cenno,
il Capo invitCluny a seguirlo, e uscdal negozio.
- Cerchiamo di rintracciarlo - disse all'amico.

Tenendosi stretti contro il muro, i due si diressero verso
il porto, continuando a guardarsi intorno attentamente.
Giunti all'angolo, fecero capolino con la massima prudenza.
- Jupiter! - chiamdi nuovo Cluny a bassa voce. - Una
Volkswagen verde!
La vettura era parcheggiata dall'altra parte dell'ampio
viale che costeggiava il fronte del porto. Sulla spiaggetta
sabbiosa che iniziava al di ldell'automobile, un giova-
notto baffuto correva verso un vecchio barcone di legno
lasciato in secca vicino alla riva.
- Non Giava Jim, Stebbins! - esclamJupiter, mentre
il giovane spariva dietro l'imbarcazione semisepolta dalla
sabbia. Il ragazzo fece in tempo ad accorgersi che Steb-
bins accennava un movimento delle labbra, come per
parlare. - Ehi, Cluny - soggiunse - ldietro ci dev'esse-
re qualcuno che lo aspettava!
- Che sia Giava Jim? - congetturCluny.
- Seguimi - ordinJupiter con decisione.
Attraversando il viale, si avvicinarono al barcone dal lato
nascosto. - Se quei due sono davvero insieme - spieg Jupiter - forse riusciremo a sentire cosa dicono e a sco-
prire i loro piani. Oltretutto, sarei molto contento di sape-
re in che modo Giava Jim conoscesse direttamente la pi-
sta del signor Widmer.
Accenna Cluny di non aprir bocca e si mise ad ascolta-
re con le orecchie tese. Ma dall'altra parte del barcone
non veniva il minimo rumore.
- troppo lontano - bisbigliCluny. - Accostiamoci di
piall'altro lato.
- No - rispose Jupiter - potrebbero vederci. Li spieremo
da sopra, piuttosto. - E indicuna scaletta di corda che
pendeva sul fianco del barcone.

90 91
Arrampicarsi non era facile, perchl'imbarcazione stava
inclinata, poggiando per il lungo sulla duna antistante la
riva. Jupiter si issper primo, seguito poi da Cluny. Te-
nendosi vicini, tentarono qualche passo attraverso il pon-
te per raggiungere il fianco opposto... quand'ecco che, in
uno squarciarsi di legno putrefatto, l'assito sprofonde i
due piombarono in un buco nero.
- Uffa! - grugnJupiter sepolto in qualcosa di molle e di
umido.
- Vecchi sacchi - boccheggiCluny - siamo caduti su
una pila di sacchi!
Appena ripreso fiato, si misero in piedi alla meglio sul
fondo inclinato e mezzo marcio. Erano nella stiva del
barcone, uno spazio buio e viscido, appena appena illumi-
nato dalla luce che filtrava attraverso le fessure della
fiancata sconnessa e dal buco formatosi nel boccaporto
giper il quale erano sprofondati. Guardando verso
l'alto, si resero conto che l'apertura era a pidi tre metri
sopra le loro teste!
- Cerchiamo qualcosa su cui arrampicarci - suggerJupi-
ter.
Scivolando continuamente, fecero il giro della stiva: a
parte i sacchi era completamente vuota. Niente casse, o
assi, o corde, o scale a pioli. Qualcosa di vivo guizzinve-
ce in un angolo buio: topi!
Cluny lancia Jupiter un'occhiata di scoraggiamento. -
Non c'modo di uscirne!
- Cerchiamo di nuovo, da un lato all'altro!
Tenendosi in bilico sul fondo inclinato, percorsero tutta
la stiva fino al fianco rivolto verso il mare. Jupiter sus-
sult.
- Cluny, guarda la parete - mormor - C'un segno la-
sciato dall'acqua molto in alto: quando... quando si alza la
marea questa trappola di stiva viene quasi sommersa!
Tornarono indietro di corsa, piantandosi sotto il bocca-
porto da cui erano precipitati.
- Cominciamo a gridare! - suggerCluny.
D'improvviso un'ombra coprl'apertura, e un volto che
conoscevano fece capolino da sopra. Era un giovane baf-
futo con una folta chioma scomposta!
- Risparmiate il fiato - disse Stebbins con voce ironica. -
Non viene quasi mai nessuno da questc parti, in pieno in-
verno, e dalla strada non vi sentirebbero, in mezzo al
traffico.
Ammutoliti, i due ragazzi guardavano in su verso il loro
nemico. Il giovane li fulmincon lo sguardo. - Voglio
proprio scambiare quattro chiacchiere con voi, mocciosi!





Era ormai metpomeriggio quando Bob e Pete, in bici-
cletta, arrivarono davanti all'Impresaateriali per l'Edi-
lizia Ortega. Un uomo dalla pe!le scura slava carlcando
un camion di mattoni, e, nell~apprendere che i ragazzi vo-
levano fargli delle domande sui vecchi fra;elli OrLega,
sorrise tergendosi il sudore dalla fronte.
- Ah, i famosi fratelli Ortega! Le migliori costruziorli in
pietra di tutta la California, a quei te~lpi. Erano il mio bi-
snonno e suo fratello: io sono Emiliano Ortega. -
L'uomo trasse un profondo sospiro.
-nch'io, oggi, faccio le migliori costruzio1n n pietra,
ma non le vuole plu nessuno: sono troppo costose!
- Allora lei sa tutto dei vecchi fratelli Ortega? - chiese
Bob.
- Ma certo! Cosa volete sapere?
- Il 22 novembre 1872 i suoi antenati vendettero un cari-
co di qualche cosa ad un certo Angus Gunn: vorremmo
sapere di cosa si trattava.
- Accidenti! - esclamEmiliano Ortega. - Volete sapere
cosa comprqualcuno nel 1872? Cent'anni fa?
- passato troppo tempo? - si preoccupPete.
Bob era giscoraggiato. - Non puproprio aiutarci?
- Cent'anni fa! - ripetOrtega quasi con orrore. Poi scop-
pia ridere, ammiccando con gli occhi scuri. - Ma certo
che posso aiutarvi! Gli Ortega tengono l'archivio pi completo di tutta la California. Su, venite con me.
Il signor Ortega li condusse neli'ufficio dell'impresa,
dove aprun vecchio armadio-schedario di legno, frugan-
do verso il fondo in mezzo a fogli ingialliti. Finalmente
sorrise ed estrasse una cartella coperta di polvere, che
poggisulla scrivania.
- Avete detto 22 novembre 1872, Angus Gunn: vediamo
subito cosa... Ecco qua! Angus Gunn, Lago del Fantasma,
dietro speciale ordinazione: una t~7nn~11ata blocchi granito,
pagata in contanti e portata via.
- Una tonnellata di granito? - ripetPete. - Che tipo di
granito? Voglio dire, che tipo di blocchi?
Ortega scosse la testa. - Qui non lo dice: parla solo del
peso complessivo. Era un'ordinazione particolare, e a
giudicare dal prezzo non si trattava di pietra comune, ma
questo tutto.
- Che razza di ordinazione speciale poteva essere? - volle
sapere Bob. - Cos'era, in effetti, un'ordinazione speciale?
Ortega si grattil mento. - Beh, si trattava evidentemen-
te di qualcosa di piche la solita pietra ricavata dalla no-
stra cava: qualcosa di particolare per le dimensioni, o per
la forma, o forse per le rifiniture; qualche lavoro com-
piuto sulla pietra una volta estratta, magari anche solo
per dirozzarla. Ma non mi sembra questo il caso: la pietra
dirozzata non costa coscara. Non avrforse costruito
un marciapiede, il vostro Angus Gunn?
- Un marciapiede? - si meravigliPete.
- A quei tempi si usava la pietra, per quello scopo, grandi
lastre piatte.
- Non ci risulta - rispose Bob.
- Beh, allora potevano essere blocchi di qualsiasi dimen-
sione e forma, grandi o piccoli, per una casa, o per fonda-
menta, o muretti, o lastricato, o che so io.
Ortega si strinse nelle spalle.
- Ma proprio importante sapere di che tipo di pietra si
trattava?
- S signore! - risposero i ragazzi in coro.
L'uomo fece un cenno con la testa. - Va bene, c'un nu-
mero d'ordine sulla bolletta di vendita: la pietra sarve-
nuta dalla nostra vecchia cava sulle colline, e forse
nell'ufficio che c'lasspotremo trovare ancora la speci-
fica di quest'ordine. La cava praticamente in disuso, or-
mai, ma ci teniamo ancora un guardiano.
- Caspita! - esclamBob. - Possiamo andarci subito, al-
lora?
- Ma certo - rispose il signor Ortega, e spiegloro come
raggiungere la cava.
- Ehi - osservPete - ma solo a quattro chilometri dal
Lago del Fantasma: vuol dire che prima passeremo a ve-
dere se Jupe e Cluny sono gidi ritorno.

94 1 95
Ma in quello stesso momento Jupe e Cluny erano lche
stavano fissando il volto baffuto di Stebbins. Il giovanot-
to dai capelli scomposti si sporgeva dal boccaporto del
barcone in cui i due erano sprofondati.
- Non abbiamo nessuna intenzione di parlare con lei! -
dichiarCluny con fermezza. - Sappiamo bene chi lei!
Il volto di Stebbins sembrassumere un'espressione al-
larmata. - Cosa sapete di me?
- Sappiamo che lei un ladro - rispose Jupiter con forza
- e che il professor Shay l'ha mandata in prigione: non
solo, ma lei ha violato la libertottenuta sulla parola per
rubarci il segreto del tesoro di Angus Gunn!
- E lo sa anche la polizia! - aggiunse Cluny.
Stebbins alzla testa per dare un'occhiata in giro, poi tor-
na fissare i ragazzi.
- Cosil professor Shay vi ha raccontato le mie faccende,
eh? E come sarebbe che voi mocciosi lavorate con lui?
- E lui che lavora con noi - corresse Jupiter. - Siamo noi
ad aver trovato il secondo giornale, quello che lei riu-
scito a fotografare!
- Voi avete trovato...? - esitStebbins. - Cosa avete sa-
puto in quel magazzino laggi
- Crede proprio che glielo diremo? - ribattCluny.
- Vada a chiederlo al suo compare, Giava Jim! - sbott Jupiter.
- Giava Jim? Cosa sapete di lui?
- Sappiamo che siete tutti e due a caccia del tesoro! -
esclamCluny. - Ma non riuscirete a rubarcelo, vi prece-
deremo!
- Ci precederete? - saltsu Stebbins. - Allora non sapete
ancora dov' e neanche il professor Shay lo sa, vero? Ma
credete che Giava Jim lo sappia?

Jupiter sogghign - Si direbbe che Giava Jim non le ab-
bia raccontato tutto: non c'lealtfra i ladri, Stebbins!
- Ladri? - ripetil giovanotto. - Se vi ha detto... - s'inter-
ruppe, scuotendo la testa. - No, voi non... - Li osserv per un altro istante, poi riprese: - Voi siete sempre in
quattro: dove sono gli altri due?
- Le piacerebbe saperlo! - lo schernCluny.
Jupiter si mise a ridere. - Gliel'avevamo detto che vi
avremmo preceduti!
- Ah, cos - fece Stebbins, illuminandosi all'improvvi-
so. - Allora gli altri due stanno seguendo l'ultima traccia,
eh? L'Impresa Ortega, ecco dove sono! Grazie, mocciGsi.
- E con un sogghigno, il giovane scomparve. I ragazzi lo
sentirono attraversare in fretta il ponte del barcone, sal-
tar gie allontanarsi di corsa.
Jupiter si lascisfuggire un gemito: aveva rivelato a
Stebbins dove si trovavano Bob e Pete!
E per di pila marea cominciava a salire inesorabilmen-
te, senza possibilitdi scampo. I due sventurati comincia-
rono a gridare.

Stava scendendo la sera quando Bob e Pete fecero ritor-
no al Lago del Fantasma. La signora Gunn uscdi casa
per accoglierli.
- No, ragazzi - rispose a una loro domanda - Jupiter e
Cluny non sono ancora tornati.
Dopo che i due ebbero riferito i risultati delle indagini
all'Impresa Ortega, la signora assunse un'aria meditabon-
da. - Una tonnellata di pietra speciale? Santo cielo, ma
per farne cosa? Le fondamenta della casa, forse?
- No, signora - osservPete - la casa era gistata co-
struita.

97
- Non le viene in mente qualcos'altro, qui - chiese Bob -
che sia stato costruito in pietra?
La signora Gunn riflett poi scosse la testa. - Nulla di
nulla, ragazzi.
- Ma deve pur esserci qualcosa! - insistPete. - Il vec-
chio Angus deve...
In quella si sentun veicolo arrivare a gran velocitdalla
strada principale. Che fosse il furgone? Subito dopo si re-
sero conto che era invece la Ford della signora Gunn. La
macchina si fermdavanti alla casa e ne saltgiRory,
portando il piccolo generatore che aveva fatto riparare.
- Non c'piun cane che faccia dei lavori decenti, al
giorno d'oggi - brontol - Mi hanno fatto aspettare tutto
il pomeriggio per una stupidaggine simile!
- Rory - lo interpellla signora Gunn - ti viene in mente
niente, qui, che sia stato costruito in pietra - tutta una
tonnellata di pietra - a parte la casa e il capanno-
ne?
Rory aggrottla fronte. - Pietra? Una tonnellata?
Bob e Pete gli ripeterono quello che il signor Ortega ave-
va detto loro.
- Non mi viene in mente niente - dichiarRory. - Cos dite che alla miniera potreste trovare qualche precisazio-
ne sulle dimensioni e sulla forma dei blocchi?
Bob annu - Ma si sta facendo tardi: non ce la faremo
mai, in bicicletta, prima che venga buio.
- Allora vi ci porto io - si offrRory. - Ho un altro viag-
gio da fare in quella direzione: vi lascerlungo la strada.
Prendete comunque le biciclette, casomai dovessero ser-
virvi al ritorno.
CosBob mise il suo velocipede nel portabagagli della
Ford e Pete infill'altro lungo il sedile posteriore, dopo-
dichtutti e due saltarono davanti a fianco di Rory che
si avvisubito.
C'era ancora un po' di luce quando giunsero vicino alla
cava: Rory li scariccon le biciclette e prosegu La cava
era una profonda e ampia fossa, di circa duecento metri
di diametro, con un po' di acqua in fondo: dappertutto af-
fiorava il granito, scintillante alla luce del tramonto. Il
fianco della montagna era stato completamente scavato
con una serie di terrazze semicircolari, che sembravano
quasi i gradini di un'enorme scalinata: piin l invece, la
fossa digradava pidolcemente con un minor numero di
terrazze. L vicino al fondo, su un ripiano che si appog-
giava a una costa pibassa della collina, sorgeva un gros-
so capannone: i ra~azzi videro una luce accesa all'interno
e un calnion parcheggiato poco lontano.
- Il guardiano ancora l- esclamPete.
Si calarono ginella cava, scendendo di terrazza in ter-
razza, ma erano circa a metstrada quando la luce si
spense e dal capannone uscun uomo che salsul ca-
mion.
- Ehi!... Signore!... Ehi! - gridarono i ragazzi.
Ma l'uomo era troppo lontano per sentirli, e subito dopo
il rombo del motore coprdel tutto le loro voci. I due si
misero a correre, ma il camion si era ormai avviato per
un viottolo: quando arrivarono giera bell'e andato, e il
capannone era chiuso col lucchetto.
- Troppo tardi! - gernette Pete.
Bob si mise a studiare il capannone: le quattro finestre
erano provviste di persiane e chiuse dall'esterno con pe-
santi assi serrate a catenaccio. - Forse potremmo cercar
di entrare e fare le nostre ricerche da soli: tanto, il signor
Ortega lo sa che siamo qui.

98 } 99
Pete si avvicina una finestra. - Ehi, guarda, Pob! Que-
sta non ha il catenaccio!
- Siamo fortunati - commentl'altro. - Su entriamo. - E
si issarono attraverso la finestra.
L'interno del capannone si presentava come un ufficio
con vecchi mobili e scaffali: Pete trovsubito lo scheda-
rio etichettato <~1870-1900 e lo apr~, sfogliando le pra-
tiche, finchnon trovla cartella contrassegnata
<~1872 La estrasse e anda sedersi a una scrivania,
mentre Bob guardava al di sopra delle sue spalle.
Tutto d'un tratto da fuori venne un lieve rumore di passi.
- Chi l - esclamBob girandosi di scatto.
L'imposta aperta sbattcon violenza, e i ragazzi sentiro-
no chiaramente l'asse scivolare al suo posto per chiuder-
la. Poi i passi si allontanarono.
Prigionieri!





Il sole calante faceva penetrare gli ultimi raggi obliqui at-
traverso il boccaporto sfondato. Jupiter e Cluny erano di-
ventati rauchi a forza di gridare, ed ora sedevano scorag-
giati contro l'umida parete del barcone, dalla parte pi rialzata, guardando la marea che saliva inesorabile verso
di loro.
- Quanto tempo credi che ci resti? - chiese Cluny con
calma.
- Forse un paio d'ore - rispose Jupiter. - Qualcuno ci tro-
ver prima di allora.

- Non ci ha sentiti nessuno, fino adesso - obiettCluny
con voce smorzata.
- Hans starcercandoci: si saraccorto gida un pezzo
della nostra assenza.
- Ma non puimmaginare che siamo in questo barcone!
Non verrmai a cercarci qui.
- Beh, fra un po' ricominceremo a gridare: vedrai che ci
sentiranno.
- S s ci sentiranno - annuCluny, ma nella sua voce si
sentiva il dubbio.
Dopo un po' Jupiter, invece di mettersi a gridare, sembr concentrarsi su qualcosa.
- Cluny - chiam- guarda quell'armadietto laggi fissa-
to alla parete: forse possiamo riuscire a staccarlo, visto
che il legno tutto marcio.
Cluny scosse la testa. - Ma troppo basso per raggiunge-
re il boccaporto arrampicandocisi sopra.
- Non arrampicandocisi sopra: galleggiandoci sopra,
Cluny! Se lo stacchiamo, e galleggia, ci aggrappiamo e
aspettiamo che sia la marea a farci raggiungere il bocca-
porto.
Speranzosi, saltarono in piedi, e sguazzando in mezzo al-
l'acqua montante raggiunsero l'armadietto. Ma li aspet-
tava una brutta sorpresa: il piccolo mobile era incastrato
nella parete della stiva e per di piinchiodato al fondo.
I due ragazzi stavano invano cercando qua!cosa con cui
forzare l'armadietto, quando d'improvviso sul ponte ri-
suono un passo pesante: un passo lento e circospetto,
come di chi non volesse essere sorpreso.
- Jupiter! - esclamCluny. - C'qualcuno, lass
- Sss! - ammonJupiter. - Non sappi~mo chi Cluny. da un bel po' che non abbiamo gridato, per cui non pu
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essere qualcuno che ci abbia sentiti e sia venuto a dare
un'occhiata.
Cluny annunervosamente, ed entrambi trattennero il
respiro aguzzando le orecchie. I pesanti passi procedeva-
no con prudenza attraverso il ponte, in direzione del boc-
caporto sfondato: d'un tratto si fermarono, e ci fu un mo-
mento di silenzio.
Poi una voce profonda chiam - Jupiter? Cluny?
Era Hans!
- Hans! - gridJupiter. - Siamo quaggi
I due ragazzi si fecero strada in mezzo all'acqua per an-
dare a mettersi sotto l'apertura del boccaporto.
- Tiraci fuori di qui! - invocCluny.
- Certo che vi tiro fuori - rispose Hans da sopra. -
Aspettate.
Lo sentirono riattraversare il ponte: subito dopo si ud uno squarciarsi di legname, e la scala di corda, prima fis-
sata al fianco del barcone, venne calata attraverso il boc-
caporto. Rapidi come scimmie, Jupiter e Cluny si misero
in salvo sul ponte.
- Per Giove, Hans, se siamo contenti di vederti! - escla-
mCluny.
- Ho cercato dappertutto quando siete spariti dal negozio
- dichiarHans solennemente. - Non avreste dovuto an-
dar via senza di me.
- Come hai fatto a trovarci? - chiese Jupiter.
- Ho guardato lungo le strade, dai gelatai, dappertutto,
senza vedervi. stato tornando al magazzino che un ra-
gazzo, ldentro, mi ha detto di avervi visti sulla barca,
cossono venuto.
Jupiter aggrottla fronte. - Ci ha visti un ragaz-
zo?

- Perchnon venuto lui stesso ad aiutarci, allora? - si
chiese Cluny.
- Gi- commentJupiter pensieroso. - ancora al ne-
gozio?
- No - rispose Hans - mi ha mostrato la barca ed corso
via. Ah, dimenticavo, il signor Wright mi ha lasciato un
messaggio per voi: ha parlato col suo vecchissimo padre,
e quest'ultimo dice che non c'modo tramite loro di sa-
pere cosa comprAngus Gunn nel 1872. Perc'la pos-
sibilitdi scoprirlo al Lago del Fan~asma.
- Che possibilit - domandJupiter con tono impazien-
te.
- Il vecchio signor Wright dice che tutta la merce vendu-
ta dalla ditta a quell'epoca era provvista di una targhetta
di ottone con la scritta Wright e figli dunque a casa
non dovete far altro che cercare se c'qualcosa con la
targhetta attaccata sopra.
- Dai, Jupiter - sollecitCluny - andiamo a casa a vede-
re!
- E presto, anche - aggiunse Jupiter. - Mi ero dimentica-
to di una cosa: Stebbins sa dove sono andatiob e Pete!
Potrebbero essere in pericolo.

Luci natalizie risplendevano attraverso le finestre del
vecchio edificio quando Hans parcheggiil camion lungo
il viale d'ingresso. Cluny e Jupiter saltarono gia razzo e
corsero in casa, mentre Hans li segui pilentamente, fer-
mandosi in anticamera per telefonare allo zio Titus. La
signora Gunn era sola nella grande sala, seduta davanti
al camino in cui crepitava un gran fuoco a difesa dal gelo
notturno.
- Mamma! - esplose Cluny nell'entrare. - Abbiamo in

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casa qualche oggetto con una targhetta di ottone contras-
segnata ~? - E in breve le spiegtutta la
faccenda.
La signora Gunn inarcle sopracciglia. - Cosi non avete
potuto sapere di preciso cosa compril vecchio Angus?
Dunque, una targhetta di ottone, dite... Beh, gran parte
degli oggetti che appartenevano ad Angus recano una tar-
ghetta del genere: era un'abitudine comune, a quell'epo-
ca. Pernon ricordo di aver mai letto il nome Wright e
figli
- Pensaci bene, mamma, ti prego! - esclamCluny.
Intervenne Jupiter. - Ma Bob e Pete non sono ancora
tornati?
- S; - rispose la signora. - Sono venuti a dirmi che dagli
Ortega il vecchio Angus aveva comprato una tonnellata
di blocchi di granito, ma non sa~evano che tipo di pietra,
ndi che dimensioni o di che forma: cosi Rory li ha por-
tati in macchina fino alla vecchia cava degli Ortega ed proseguito per una commissione, ma...
- Ma non si sono ancora visti? - concluse Jupiter, guar-
dando la pendola: erano quasi le sette.
- No - rispose la signora - nloro nRory, ma...
D'improvviso da fuori, lontano dietro la casa, si udi uno
strano rumore. Hans venne anche lui in sala, fermandosi
ad ascoltare con gli altri.
Era un suono come di martello, con una cupa risonanza
di metallo su pietra.
- Ecco! - sussultla signora Gunn. - Stavo proprio per
dirvelo, ragazzi: da pidi un'ora che sento questo ru-
more nella notte. Ho un po' paura: cosa puessere?
- Si direbbe qualcuno che butti giun muro - osserv Hans.

- Un muro? - ripetla signora. -a nessuno vive cos vicino a noi: in quella direzione non c'altro che... - S'in-
terruppe.
- Nient'altro che cosa, mamma? - sollecitCluny. - Non
conosco nulla da quella parte.
- Forse non l'hai mai visto: c'un vecchio affumicatoio,
laggi non mai stato usato da quando tuo padre era
bambino. Me ne ero del tutto dimenticata io stessa.
- Un affumicatoio? - rip~etJupiter. - Un affumicatoio di
pietra, per caso?
- Mah, potrebbe anche darsi, ma non l'ho mai visto bene
da vicino perchera tutto coperto di rampicanti.
- Hans! - gridJupiter. - Corri a prendere una lanterna!
Alla luce della lampada, la signora Gunn li guidlungo
un vecchio sentiero semicancellato che passava in mezzo
a un folto di arbusti. La notte era fredda per la California
del Sud, ancne in pieno dicernbre, e gli esploratori dovet-
tero marciare per pidi un chilometro al gelo. Alla fine
giunsero in vista di una vecchia capanna di legno.
- La baracca degli attrezzi del nonno Gunn, i f glio cli
Angus - spiegla signora. - Ecco perchl'affumicatoio
era quaggiu.
- Ma non era stato il vecchio Angus a costruire l'affumi-
catoio? - s'informJupiter.
- Non ne sono sicura, ma penso piuttosto che l'avesse
costruito il nonno. Ecco, dovrebbe essere qua intorno. -
E la signora lasciil sentiero, inoltrandosi in mezzo ai
folti arbusti.
Il martellamento era cessato, e subito tutti si accorsero
che molte piante erano gistate spezzate e calpestate. Fi-
nalmente uscirono sullo spiazzo dell'affumicatoio: nulla,
se non un mucchio di pietre!

104 1 105
- L'hanno buttato gi - constatla signora Gunn.
- Per cercare il tesoro! - aggiunse Cluny.
- Credo che dobbiamo ringraziare Stebbins per questo la-
voro - commentJupiter - o forse anche Giava Jim: tut-
ti e due possono essere ritornati da Santa Barbara pidi
un'ora fa. D'altra parte, per come potevano sapere
dell'affumicatoio ?
Hans aveva scovato lo strumento di quella rovina: un pe-
sante maglio da fabbro. - Gente - comunic- il manico
ancora caldo!
Rimasero in ascolto, ma non il minimo rumore si levava
nella notte.
Jupiter si mise ad osservare da vicino con la lanterna i re-
sti dell'affumicatoio. - Le pareti erano evidentemente di
pietra ben solida - disse lentamente - e dall'aspetto dei
mattoni del focolare non direi che sotto ci fosse nascosto
qualcosa: solo ragni in abbondanza. - Si guardintorno.
- Nessuna traccia diggetti trascinati via.
Cluny stava frugando metodicamente in mezzo alle pie-
tre sparpagliate. - Ehi, Jupe! Qui c'una pietra con
un'iscrizione!
Hans tenne alta la lanterna mentre Jupiter toglieva la
polvere dalla pietra e leggeva: - C. Gunn, 1883.
- Il nonno - spiegla signora Gunn. - Anche lui si chia-
mava Cluny.
Jupiter sogghign - Allora non era stato il vecchio An-
gus a costruire l'affumicatoio: il tesoro non poteva essere
qui dentro. Torniamo a casa!
Gida lontano videro una macchina parcheggiata vicino
al furgone di Hans: era la familiare del professor Shay, e
sulle scale c'era il professore in persona, tutto blu e tre-
mante di freddo nell'abito leggero.

- Che gelo per la California! - esclamvedendoli arriva-
re. Poi sorrise. - Sono venuto a sentire cosa avete conclu-
so oggi, ragazzi: su, raccontatemi prestG.
Appena si furono un po' riconfortati al calore del fuoco
che continuava ad ardere in sala, Jupiter riferallo stu-
dioso il risultato delle loro ricerche a Santa Barbara.
- Una targhetta di ottone? - chiese il professore. - L'ave-
te trovata, qui?
- Non ancora - rispose Cluny. - Ma non abbiamo nean-
che cercato, a dire il vero.
- Stiamo aspettando Bob e Pete - spiegJupiter, e rac-
contquello che i due an1ici avevano fatto all'Impresa
Ortega e cosa erano andati a cercare alla cava. - Rory li
ha portati in macchina - aggiunse guardando l'orologio
con inquietudine - ma non... Aspettate, eccoli di ritorno!
La vecchia Ford si era fermata davanti all'ingresso, ma
ne scese Rory da solo, e si avviverso la porta strofinan-
dosi le mani per il freddo.
- Dove sono Bob e Pete'? - chicse subito la signora
Gunn.
- Alla cava, dove li ho lasciati, evidentemente - rispose
brusco Rory. Si rivolse a Cluny: - E voi cos'avete conclu-
so con la vostra spedizione di caccia a Santa Barbara?
Cluny lo informin breve. - Non abbiamo cercato l'o~-
getto con la targhetta di ottone percll俹b e Pete non
sono ancora tornati, e perchnel frattempo abbiamo sco-
perto che qualcuno ha abbat~uto il vecchio affumicatoio
di pietra.
Rory aggrottla fronte. - Affumicatoio? Ah, s adesso
mi ricordo. - Guardl'orologio. - Cosquei due ragazzi
non sono ancora tornati? Sarebbero dovuti essere qui gi pidi un'ora fa.
- Un affumicatoio di pietra? - ripetil professor Shay al-
larmato. - Ma com'possibile che qualcun altro sapesse
del carico di pietre acquistate dal vecchio Angus se non...
- Se questo qualcun altro non ha parlato con Pete e con
Bob - concluse Cluny.
- O non andato all'Impresa Ortega - aggiunse Jupiter, e
raccontcome si fosse lasciato sfuggire l'informazione
con Stebbins. - Quello che mi preoccupa, ora - continu con voce cupa - che tanto lui quanto Giava Jim possa-
no essere anche a conoscenza della vecchia cava: l'uno o
l'altro potrebbero aver seguito Bob e Pete laggi
- Come! - Il professor Shay aveva giun piede fuori del-
la porta. - Quei due ragazzi possono essere in pericolo...
magari feriti e in gravi condizioni! Su, sbrighiamoci!
Tutti gli uomini si precipitarono alle macchine, mentre la
signora Gunn rimaneva a custodire la casa.



17


Alla fredda luce delle stelle, la sommitdella vecchia
cava rifletteva un debole bagliore argenteo, mentre tutto
il resto scompariva in un'oscuritsenza fondo. Rory si
fermcon la macchina nello stesso punto in cui aveva la-
sciato Bob e Pete: non si vedeva segno della loro presen-
za da nessuna parte.
- Cerchiamo qualche traccia! - sollecitJupiter, e tutti si
sparpagliarono intorno alla sommitdella cava.
Rory trovquasi subito le biciclette. - Proprio dove le
avevo depositate - disse con voce cupa. - Devono esse-
re scesi nella cava, altrimenti le avrebbero prese.
Prudentemente si calarono gi La luce delle torce elet-
triche, producendo ombre enormi, trasformava le terraz-
ze in una specie di scalinata per giganti, mentre l'acqua
putrida del fondo mandava riflessi paurosi. Guardando
in basso, il professor Shay ebbe un brivido. - E se fossero
scivolati fino gi
- Non lo dica nemmeno, professore! - gemette Cluny.
Jupiter esaminava le alte pareti di pietra delle terrazze in
cerca di qualche segno lasciaeo col gesso, cosi com'era
convenuto fra i Tre Investigatori, ma non ne vide traccia.
- Se erano pedinati non lo sapevano - spiegil Capo - al-
trimenti avrebbero segnato dei punti interrogativi per in-
dicarmi la loro via di fuga: noi ci portiamo sempre in ta-
sca del gesso, per ogni eventualit
- Non mi sembra una gran buona cosaJupiter - com-
mentil professor Sllay. - Potrebbe significare che sono
stati colti di sorpresa.
Nessuno trovda replicare a quella pessimistica osserva-
zione. In silenzio, continuarono la discesa lungo una ter-
razza a metstrada da} fondo della cava, puntando le
torce in tutte le direzioni: ma non si scorgeva altro che
terrazze di pietra, vecchi alberi contorti cresciuti nelle
spaccature della roccia, e cumuli di massi franati.
Nell'oscuritsi intravedeva qualcl1e animaletto sgattaio-
lare via e due volte un serpente tagliloro la strada, an-
dando a infilarsi in mezzo ai sassi. Un grosso uccello si
levpesantemente a volo dagli alberi che cingevano la
sommitdella cava: un rapace notturno, una civetta in
cerca di preda.
Ancora non si vedeva traccia di Bob e Pete, e nella not~e
gli unici suoni erano quelli prodotti dag!i animali. Erano

108 1 109
ormai arrivati quasi all'estremitopposta della cava,
quand'ecco che un rumore diverso dagli altri li fece re-
stare di botto.
- Ascoltate! - bisbigliHans.
Non molto lontano qualcosa aveva prodotto uno stridio
metallico.
- Vedete niente? - chiese Cluny a mezza voce.
- No - sussurril professor Shay di rimando.
Adesso si sentiva distintamente un rumore di legno sfre-
gato contro legno e metallo.
- Laggi - indicJupiter. - C'un capannone, giin
basso!
Nell'eccitazione, la voce gli riuscpialta di quanto
avrebbe voluto: vicino al capannone si sentun fracasso e
qualcuno si mise a correre. Rory puntla torcia in quella
direzione e colse in pieno la figura di un uomo magro che
fuggiva verso una Volkswagen verde parcheggiata poco
lontano.
- Stebbins! - gridil professor Shay. - Questa volta
dobbiamo riuscire a bloccarlo!
- Bob! Pete! - chiamJupiter.
Rory s'infuri - Inseguite quel tipo, piuttosto, sciocchi
che non siete altro!
- Fermati, Stebbins! Alt! - urlil professore.
Ma il giovanotto aveva raggiunto la sua vettura e vi salt dentro, allontanandosi a razzo giper un viottolo di terra
battuta, prima ancora che gli inseguitori potessero rag-
giungere il capannone.
- Andato! - gridil professor Shay con rabbia. - Brutto
furfante di un imbroglione!
Jupiter non si dava troppa pena per la sua fuga: era preoc-
cupato per gli amici. - Dove sono Bob e Pete, piuttosto~

110

Che cosa ne avrfatto Stebbins? - domandinfatti.
Cluny trangugisaliva, e tutti rimasero in silenzio, men-
tre Jupiter scrutava nell'oscurit
- Bob! Pete! - chiam
La sua voce echeggispettrale nella notte, rimandata
dalle alte pareti della cava, ripercuotendosi a lungo. Ma
improvvisamente sembrche la voce camhiasse suono: -
Aiuto, Jupe! Siamo qua dentro!
Tutti rimasero di ghiaccio.
- Sono loro! - gridCluny.
- Qui dentro, Jupe! - vennero di nuovo le voci.
- Guardate! - esclamil professor Shay. - Si illuminato
il capannone!
Sottili raggi di luce filtravano attraverso le fessure della
baracca, delineando i contorni della porta e delle finestre.
Seguito dagli altri, Jupiter si precipitgiverso la terraz-
za dove sorgeva il capannone e corse alla porta, comin-
ciando a scuotere il lucchetto per forzarlo.
Da dentro venne la voce di Pete: - La finestra davanti,
Jupe! Togli la sbarra alle imposte!
Rory fu subito alla finestra e la liberdall'asse di legno
che teneva chiuse le persiane, spalancandole con forza:
ed ecco finalmente Bob e Pete, sani e salvi, affacciarsi
con un sorriso di sollievo.
- Ragazzi - esclamPete - ormai pensavamo di essere
incastrati qui per tutta la notte... se non peggio!
- C'era qualcuno che cercava di entrare! - spiegBob. -
Ecco perchavevamo spento le luci: prima ha cercato di
forzare il lucchetto, poi si messo a scardinare le impo-
ste.
- Stebbins, quel farabutto! - sbottil professor Shay.
- Deve avervi chiuso dentro - decise Rory - e poi sar
111
tornato indietro sa il diavolo perch ma noi lo abbiamo
spaventato e se l'data a gambe.
- Su, ora venite fuori, ragazzi - esortHans.
Bob scosse la testa. - No, entrate voi, piuttosto: abbiamo
scoperto l'ultimo indizio!
Eccitati da questa notizia, i soccorritori si issarono dentro
l'uno dopo l'altro: Hans con qualche fatica, dato che pas-
sava a malapena attraverso la finestra. Appena furono
tutti riuniti nel piccolo ufficio, Bob e Pete mostrarono
loro una cartella aperta sulla scrivania.
Ordine s~eciale numero 143 >~, lesse Jupiter ad alta voce.
Per A. Gunn, spedire gial deposito dieci blocchi di pietra
da monumento, squadrati e pareggiati. Granito Jupiter
alzlo sguardo, scuotendo la testa con aria confusa. -
Dieci blocchi di pietra da monumento?
- Tali da assommare a una tonnellata - aggiunse Pete. -
Significa cento chili l'uno! Cosa se ne sarfatto il vecchio
Angus di dieci blocchi di quella portata? Vi risulta che
abbia costruito qualche specie di monumento?
- Ma che monumenti volete che ci siano al Lago del Fan-
tasma! - sbuffRory.
- Forse da qualche altra parte? - insistil professor
Shay.
- Un monumento in onore di Laura in qualche citt -
suggerCluny.
- No - ribattJupiter lentamente - sono sicuro che la
sorpresa per Laura al Lago del Fantasma, e non altro-
ve. Il diario non puessere interpretato diversamente,
coscome Angus lo scrisse: non c'dubbio che il vecchio
tornasse sempre a casa per lavorare alla sorpresa.
- Allora - concluse il professor Shay - qualunque cosa abbia
costruito al Lago del Fantasma, dev'essere nascosta!
Non puessere altrimenti: nascosta cosbene che nessu-
no andato mai a sbatterci il naso!
- Oppure - obiettBob - talmente in evidenza che non
ci facciamo nemmeno caso! Pudarsi che l'abbiamo sem-
pre davanti agli occhi, come la lettera rubata di Edgar Al-
lan Poe, e non la vediamo proprio perchcosvisibile.
- Ma ci deve pur essere ancora qualcosa che non sappia-
mo - insistil professore scoraggiato.
- Io una cosa la so di certo, invece - dichiarPete - e
cioche tardi e che ho una fame da lupo! Andiamo a
casa a mangiare, ragazzi.
Tutti scoppiarono a ridere.
- Restate a cena da me - sollecitCluny. - Potete benis-
simo telefonare ai vostri genitori per avvertirli: mia ma-
dre ci prepareruna cenetta coi fiocchi e noi provvedere-
mo a farla fuori!
- Questa sche un'idea brillante! - approvil professor
Shay con un sorriso. - Sempre che la signora Gunn non
abbia qualcosa in contrario a rifocillare anche un caccia-
tore di tesori passatello come me.
- Figuriamoci se avrqualcosa in contrario! - esclam Cluny.
Costutti si avviarono, risalendo di terrazza in terrazza
fino alla sommitdella cava, dov'erano rimasti il furgone
e la vecchia Ford. Bob e Pete caricarono le biciclette nel
furgone e tutti e quattro i ragazzi salirono dietro.
Mentre partivano, Pete riprese il discorso: - Eppure
un'altra cosa c' Jupiter. Tu avevi detto che forse questo
caso era come un mosaico, tutti i pezzi da mettere insie-
me per trovare la soluzione. - Fece una pausa, con un
sorriso. - Bene, ora i pezzi li abbiamo tutti, mi sembra:
non ci resta che ccmbinarli!

112 1 113
La signora Gunn si diede un gran d~a fare, come una
chioccia con i suoi pulcini, finchtutti non ebbero finito
di mangiare; solo allora permise che si riunissero in sala a
discutere. Il professor Shay comincia misurare la stan-
za a grandi passi.
- Ragazzi - dichiar- dobbiamo risolvere l'enigma pri-
ma che Stebbins e Giava Jim ci soffino il tesoro: ormai piche evidente che lavorano insieme.
- Non ne abbiamo effettivamente le prove - osservJu-
piter pensieroso. - Comunque sono d'accordo nel fatto
che dobbiamo cercare di risolvere l'enigma, o meglio di
comporre il mosaico: adesso abbiamo tutti i pezzi, gli spo-
stamenti di Angus, pila lettera chiave, e sono sicuro
che il vecchio aveva escogitato un gioco a incastro che
Laura avrebbe saputo risolvere.
- S- intervenne Rory - posso anche ammettere che tut-
to questo sia vero, ma un gioco progettato per una per-
sona cent'anni fa: voi avete tentato, ragazzi, ma come vi
avevo detto fin dall'inizio l'enigma non pipossibile ri-
solverlo, oggi!
Cluny si sentpunto sul vivo. - Parli come se tu non vo-
lessi che troviamo il tesoro!
- Trovatelo, allora - sbottRory risentito - e andate
pure ad impiccarvi!
Jupiter distese la lettera del vecchio Angus sulle proprie
ginocchia e april secondo diario, mentre Bob, Pete e
Cluny si raccoglievano intorno a lui.
- Ora - ria~sunse il Capo - conosciamo tutti e quattro gli
spostamenti compiuti da Angus nella sua< ultima rot-
ta quindi i giorni )) che hanno costruito la sorpresa
per Laura. Ciche dobbiamo fare a questo punto cer-
car di capire a che cosa mirano, e come si pongono in re-
lazione col segreto del Lago del Fantasma, ciola leggen-
da stessa del fantasma. E dobbiamo scoprire cosa c'entra
uno specchio con questo segreto.
- Gi- gemette Pete - non ci resta proprio nient'altro da
fare!
Jupiter lo ignor - Prima di tutto, Angus si reca Pow-
der Gulch in cerca di legname da chiusa con supporti e di
minatori: un grosso lavoro, avevamo stabilito, dato il
quantitativo di provviste di cui si rifornper nutrire gli
uomini. Secondo, andall'isola di Cabrillo dove fece
qualche proposta al proprietario, e tornindietro con un
carico nella barca, cioportqualcosa dall'isola fino qui.
Terzo, comprdai fratelli Ortega dieci blocchi squadrati
di pietra da monumento, da cento chili l'uno, e portqui
anche quelli. Quarto, comprqualcosa da Wright e figli a
Santa Barbara, come ultimo tocco alla sorpresa per Lau-
ra: qualcosa che normalmente serviva per una nave, dato
che allora la ditta non vendeva altro, e che recava una
targhetta di ottone col nome dei venditori.
Jupiter non aveva neanche finito di parlare che Rory, se-
duto su una sedia di fronte alla finestra, si mise a ridere
ironicamente.
- Mettete tutto insieme - sghignazz- e ottenete un fan-
tasma di cui non c'uguale in tutta la regione! Quando
l'avrete pescato, il vostro fantasma, ditegli davvero di
guardarsi allo specchio!
Bob arrossdi rabbia. - Cribbio! Questo mi sembra pro-
prio...
La signora Gunn fissRory accigliata e si rivolse a Jupiter.

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- Mentre eravate alla cava ho cercato dappertutto, ma in
tutta la casa non sono riuscita a trovare alcun oggetto
con la targhetta Wright e figli>: non so proprio imma-
ginare di cosa potesse trattarsl.
Jupiter scosse la testa debolrnente. - Qualunque cosa
fosse, sono sicuro che tutti gli o~gettiomprati da Angus
debbano essere combinati in una cosa sola, messi insieme
in qualche modo per formare la sorpresa per Laura. Tut-
to questo ha a che fare con ciche Angus amava in pa-
tria, ma - concluse demoralizzato - cosa diavolo poteva
essere?
- Qualcosa di molto grande - osservCluny - questo l'unico fatto evidente.
- Cosa se ne fece Angus con tutto quel legname? - si do-
mandil professor Shay. - Dov'quel legname?
- E dove mise quella tonnellata di pietre? - aggiunse
Bob. - Voglio dire, dieci blocchi di pietra da monumento
sono ben difficill da nascondsre!
- E i minatorl a che servivano? - incalzCluny.
- Ehi! - esclamPete. - Ma cos'che i minatori sanno
fare megl峯 di tutto? Jupe, tu dici sempre di pensare alla
spiegazlone pisemplice: la cosa che i minatori sanno
fare meglio .. scavare! Io dico che scavarono un grosso
buco usando il legname e le pietre per sostegno! Magari
una stanza sotterranea!
Il professor Shay interruppe il suo andirivieni per la sala.
- Un grosso buco? Nel terreno, vuoi dire?
- Perchno? - insistPete. - Sarebbe stato un buon po-
sto per nascondere un tesoro. Pudarsi che da Wright e
figli Angus avesse comprato una maniglia per la botola, o
una lanterna per illuminare la stanza segreta!
- Ma che cosa gli sarebbe servito all~isola di Cabrillo? - si
chiese Jupiter. - E non credo chena starlza nascosta
sottoterra sarebbe stata unaran sorpresa per Laura:
non dimentichiamo che, 2 quanto ci risulta, Angus pro-
gettprima la sorpresa e poi vi aggiur.se il tesoro.
Il professor Shay, che dopo le parole di Pete non si era
pimosso, si avvicina Rory.
- Ha mai visto tracciai una simile stanza segreta, signor
McNab?
- Neanche l'ombra - scaLtr'~ory. - Tuttc ba~,ian.-te!
Il professore guardfuori dalla finestra, che dava sul la-
ghetto alberato. Improvvisamente si volt con,li oc hi
che gli brillavano.
- Per Giove, penso cl1c Pete abbia ragiolle! - escld.1l -
Gii Highlands in Sco7ia sono pieni di grotte c caverne na-
scoste: se ia lettera dice di ricordare ciche Angus ama-
va in patria, e non sa,3piamo di che cosa si tratta, nulla
impedirebbe che fosse...
Jupiter gli tolse le parole di bocca. - Una gro~.ta segreta
dove Angus e Laura s'incontravano dliOV211il Una cosa
che loro due soli 渙~evano concscere!
- E che An~,us ripro~lussc qui - contiruil professore. -
Ciche portdall'isola di Cabrilli, potrebbero csserc vec-
chi mobili spagnoli e tappeti per arredare la stanza!
- E anche uno specchio! - a~g un3c Eob.
Il professor Shay annuenergiran1ente. - Credo che ci
siamo, ragazzi! ovvio che la camera segreta ben na-
scosta, e l'entrata sarcrmai ccller~a dcpo cent'al1ni: rna
la troveremo!ornat~Sna cominceremo a se-tarciare ogni
centimetro quadrato del La~o del Fantasma!
- Pe~chnon stanotte? - sal~o su Pete. - Le torre le ab-
biamo!
Il professore scosse la testa. - Sono sicuro che non ci ve-

116 1 117
dremmo abbastanza per trovare la traccia, e per di pi siamo tutti stanchi morti. Saremo piin forma e attenti
dopo una buona dormita.
- Il tesoro non puscappare, ragazzi - osservla signora
Gunn. - Adesso Cluny daril buon esempio e andra letto
per primo.
l1 ragazzo protest - Ma sappiamo che c'Stebbins in
giro, mamma, e probabilmente anche Giava Jim!
- Non credo che anche loro possano trovare granchdi
notte - obiettil professor Shay. - Rischieremo, ragazzi,
ma non penso che sarun gran rischio.
I quattro annuirono a malincuore. Sapevano che il pro-
fessore aveva ragione, ma sarebbe stata per tutti una lun-
ga notte di attesa.
- Ho il sospetto che non dorn1iremo granchbene, sta-
notte - confessPete.
- E allora - suggeril professore - pensate a tutti i modi
possibili per nascondere una camera sotterranea: domani
ci ritroveremo qui per cominciare le ricerche.
- Cercherete senza di me - dichiarRory con fermezza.
- Ne ho avuto abbastanza di tutte quesie baggianate.
Il professor Shay se ne andsulla sua familiare, mentre
Bob, Pete e Jupiter aiutarono Hans a caricare sul furgone
alcuni vecchi mobili che la signora Gunn aveva deciso di
cedere allo zio Titus; poi salirono dietro, e Hans si avvi verso la strada principale per tornare a Rocky Beach.
Per un po' i ragazzi restarono in silenzio, poi Jupiter chie-
se: - Ehi, gente, come si potrebbe contrassegnare una
stanza sotterranea?
Pete ci penssu. - Forse amrnuccl1iando qualche sasso
in modo apparentemente naturale... ma per dare a Laura
un indizio?

- Oh - suggerBob - magari piantandoci sopra un albero,
un albero di qualche specie particolare come c'erano da
loro in Scozia!
- Si - approvJupiter - possibile, Bob.
- O forse con uno specchio! - riprese Pete. - Per terra, o
su un albero, in modo che Laura potesse vederlo da qual-
che posizione ben precisa.
- Da unaInestra della casa dove si sarebbe certamente se-
duta come faceva in Scczia - immaginJu,~iter - o dalla
sommitdella torre!
- Caspita, Jupe - esclamBob - ognuna di queste ipotesi
potrebbe essere valida! Scommetto che c'in mezzo
quella giusta!
Jupiter annu guardando fuori del camion le prime case
di Rocky Beach, che avevano ormai sorpassate.
- C'una sola cosa che mi preoccupa un po' - conress lentamente. - La lettera del vecchio Angus dice di ricor-
dare il segreto del Fiordo del Fantasma, il fantasma che
sta di vedetta contro i nemici: non si direbbe che una
stanza segreta abbia molto a che t`are C011 la leggenda.
- Forse - osserv昬te - il colle~amento lo faremo quan-
do avremo trovato la stanza.
-i- convenne Jupiter - pudarsi che tu abbia ragio-
ne, Secondo.
Hans lasci13Ob e Pete alle loro rispettive case e prosegu fino alla Bottega del Recupero. Jupiter era troppo eccita-
to per andare subito a dormire, e sorseggiando una bella
cioccolata calda si mise a rac ontare agliii le ultime av-
venture. Lo zioitus corse subito fuori a esaminare i
mobili che la signora Gunn gli avevanandato, mentre la
zia Mathilda commentche anche per lei una stanza na-
scosta sottoterra poteva essere la chiave dell'enigma.

118 1 119
- Domattina la troverete senz'altro - dichiar- ma ades-
so voglio vederti a letto, giovanotto: penserai molto me-
glio quando ti sarai riposato. Su, marsc!
Jupiter rimase a lungo disteso senza poter chiudere oc-
chio, guardando le luci natalizie della citt Ma finalmen-
te piombnel sonno, ancora col pensiero rivolto alla
stanza nascosta, alle pietre, al legname, all'isola di Cabril-
lo dove il vecchio Angus era andato a prendere...
Con un sussulto, scatta sedere sul letto.
Sbattle palpebre, ancora mezzo addormentato. Fuori
era ancora buio, ma il suo orologio segnava quasi le otto:
poi sentun martellio sopra il tetto e si rese conto che
pioveva a dirotto.
Ma la pioggia non gli faceva ncaldo nfreddo: stava se-
duto lfissando il muro.
Ora sapeva quale era la risposta giusta all'enigma di An-
gus Gunn!



19


Jupiter si veste corse a telefonare a Bob e Pete, pregan-
doli di raggiungerlo entro un quarto d'ora: era in posses-
so della soluzione!
- Sono stato proprio stupido - si rimproveril Capo. -
Avrei dovuto capire gida un pez70!
Poi chiamCluny al Lago del Fantasma.
- Credo di sapere dove si trova il tesoro - dichiar all'amico che ancora sbadigliava all'altro capo del filo. -
Prepara un piccone, un badile e l'impermeabile e aspetta-
ci: Hans ci porterda te al pipresto col furgone.
Corse giper le scale e si mise a fare colazione in veloci-
t Stava ingollando una tazza di latte coi fiocchi d'avena
quando suonil telefono: era il professor Shay.
- Jupiter? - disse lo studioso. - Sono stato sveglio tutta la
notte nel mio letto, pensando alla stanza nascosta, e mi venuta l'idea sul modo in cui il vecchio Angus avrebbe
potuto contrassegnarla! Il fantasma...
- Non c'nessuna stanza segreta, professore - interrup-
pe Jupiter. - Adesso sono sicuro di avere la risposta giu-
sta!
- Come? - esclamil professore. - Nessuna stanza se-
greta? Ma allora... Dimmi, presto!
- Saprtutto al lago - dichiarJupiter. - Troviamoci l
- Mi vesto e parto!
Dieci minuti dopo, i Tre Investigatori erano riuniti nel
cortile della Bottega del Recupero. Bob e Pete si tratte-
nevano a stento per la curiosit appena furono sul furgo-
ne, che Hans aveva portato davanti al cancello, aggredi-
rono Jupiter con le loro domande.
- Qual la soluzione, Jupiter? - fece Bob. - Sputa il ro-
spo!
- Dai, parla! - rincarPete.
- E va bene - concesse il Capo con un sorrisetto un po'
irritante. - Stavo dormendo, ma l'ipotesi della stanza na-
scosta mi frullava ancora nel cervello: si vede che d'im-
provviso mi tornata in mente una cosa che Bob aveva
detto ieri sulla strada del ritorno, ed ecco che ho visto
tutto chiaro!
Pete si agitsul fondo del furgone. - Ma che cosa ha det-
to Bob?
- Ha detto - declamJupiter in tono drammatico - che

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forse il vecchio Angus aveva piantato qualche albero
speciale al Lago del Fantasma: ebbene proprio quello
che ha fatto!
- Un albero? - ripetPete.
- Non perun albero simile a quelli della Scozia, come
pensava Bob, ma un albero che ricordasse a Laura qual-
cosa d'altro. Angus andall'isola di Cabrillo e compr uno di quei cipressi contorti che sembrano fantasmi:
piantun fantasma al Lago del Fantasma!
- Cribbio! - esclamBob. - Ma allora tutto quello che ci
resta da fare laggitrovare un vecchio cipresso!
- Gi- obiettPete - ma da che parte lo cerchiamo? Ci
sono acri e acri di terreno alberato!
- Questo ce lo dice il resto dell'enigma - concluse Jupi-
ter. - Ripensate un attimo a tutti i vari indizi. Primo, i mi-
natori e il legname da chiusa: Pete aveva perfettamente
ragione, i minatori sono abilissimi nei lavori di scavo, e in
effetti scavarono una fossa molto lunga; ma c'un fatto
di vitale importanza che avevamo del tutto trascurato, a
proposito del legname: perchil vecchio Angus aveva bi-
sogno di legname da chiusa? Perchnon legname qual-
siasi, o travi da miniera, ma legname da chiusa?
Gi perch Jupe? - incalzPete.
- Perchil legname da chiusa tagliato e lavorato appo-
sta per trattenere l'acqua! - dichiaril Capo. - Una chiu-
sa trattiene l'acqua dentro, ma in questo caso Angus vo-
leva trattenerla fuori!
Bob era confuso. - Fuori di dove, Jupe?
- Fuori della fossa che stava facendo scavare ai minatori:
doveva trattenerla finchil lavoro non fosse finito. Poi
comprdieci enormi blocchi di pietra per formare un
passaggio, e portun cipresso dall'isola di Cabrillo: e
I'oggetto che acquistda Wright e figli era una lanterna
da nave!
- L'isoletta nel lago! - gridarono insieme Bob e Pete.
- Esattamente - confermJupiter. - Il vecchio Angus
crel'isoletta nel Lago del Fantasma! Era quella la sor-
presa per Laura. Tutti hanno sempre pensato che Angus
trovl'isola in mezzo al lago, proprio come a casa: invece
non la trov la cre In origine doveva essere una lunga
striscia di terra protesa nell'acqua: Angus costruuna
barriera da una parte e dall'altra col legname da chiusa,
tagliun canale attraverso la penisola deponendovi i
blocchi di pietra perchfigurassero come le Orme del
Fantasma, e lascirientrare l'acqua. Ora aveva un'isola:
a mo' di segnale mise in cima a un palo la lanterna com-
prata da Wright e figli e piantil cipresso contorto per ri-
creare la leggenda del fantasma! Aveva ricostruito in mi-
niatura ciche amava in patria, il panorama del fiordo!
Ecco qual era la sorpresa per Laura. - Jupiter si interrup-
pe per riprendere fiato. - Poi, quando apparve il capita-
no della Regina di Argyll con i suoi uomini, Angus si
servdell'isola come nascondiglio per il tesoro, lasciando
il secondo diario e la lettera perchservissero da guida
per ritrovarlo.
Bob e Pete erano in silenziosa ammirazione per l'inge-
gnositdel vecchio Angus e per l'intuizione di Jupiter.
- Non lo sapeva nessuno che l'isola era artificiale? - chie-
se Bob alla fine.
- Nessuno tranne Angus e i minatori che fecero il lavoro
- rispose Jupiter. - Ma a quell'epoca, i minatori erano-per
lo pigente che vagava da un posto all'altro in cerca di
lavoro, o addirittura galeotti evasi: quando si comincia
parlare del tesoro, la maggior parte di loro non doveva
essere pil La famiglia di Angus pensquindi che l'iso-
la fosse naeurale, e non ebbe neanche notizia dei minatori
perchnon potleggere il secondo diario.
- Ma noi l'abbiamo trovato - esclamPete - ed ora tro-
veremo anche il tesoro!
- Questo certo! - confermJupiter.
Intervenneob. - C'ancora una cosa che mi lascia in
dubbio, Capo. Cosa voleva dire Angus quando scriveva
di guardare il segreto in uno specchio?
- Forse intendeva dire che il lago come uno specchio?
- suggerPete.
- Credo di poter spiegare anche questo - rispose Jupiter.
- Ma prima voglio andare al lago e...
Una brusca frenata li mandquasi a gambe all'aria. Non
si erano accorti che mentre parlavano si erano lasciati
dietro Rockyeach, e che Hans aveva giimboccato la
strada di montagna verso il Lago del Fantasma: ora era-
no fermi non lontano da casa Gunn. Ritrovato l'equili-
brio, i ragazzi saltarono gie videro Hans che era gisce-
so dalla cabina di guida e correva in avanti.
All~ultima curva prima del lago, quella che nascondeva
ancora la vista della casa, su uno spiazzo ghiaioso dietro
un gruppo di pinic'era la macchina del professor Shay,
con lo sportello aperto, e il professore seduto sul lato del
sedile anteriore, con Cluny curvo su di lui!
- Tutto a posto, professore? - chiese subito Hans.
- Cre... crcdo di s- rispose lo studioso, tastandosi la ma-
scella. Poi si rivolse ai ragazzi, che arrivavano di corsa: -
stato Giava Jim! Venivo giin macchina qualche mi-
nuto fa quando l'ho visto a piedi lungo la strada: sono
sceso per cercare di acciuffarlo, ma mi ha aggredito e se
l'squagliata in mezzo agli alberi!

- Giava Jim? - gridJupiter. - Allora non c'un secon-
do da perdere! Svelto, Cluny, corri a prendere gli arnesi!





La signora Gunn stette sulla porta a guardarli allontanar-
si sotto la pioggia in direzione del lago, con Hans e il pro-
fessore che portavano gli arnesi.
- State attenti - gridloro dietro. - Cercate di non ba-
gnarvi troppo!
I ragazzi annuirono, allungando il passo in mezzo agli ar-
busti che circondavano il lago. Le Orme del Fantasma
luccicavano di pioggia nello stretto passaggio: in fila in-
diana saltarono da un sasso all'altro e finalmente misero
piede sull'isoletta coperta di pini, non pilarga di trenta
metri e con due collinette fra i dieci e i quindici metri
d'altezza.
- La leggenda del fiordo dice che il fantasma sta su un
promontorio per sorvegliare l'arrivo dei Vichinghi - os-
servJupiter - perciil cipresso lo cercheremo all'altra
estremitdell'isola, sulla seconda collinetta!
Fecero il giro dell'isola, con l'acqua che scivolava loro
gidall'impermeabile negli stivali e dalle falde del cap-
pello nel collo, e cominciarono ad arrampicarsi sulla pic-
cola gobba di terreno in cima alla quale era piantato il
palo con la lanterna.
Pete esaminla vecchia lampada. - Jupe aveva ragione!
- esclam - C'la targhetta di ottone con la scritta
~< Wright e figli!

124 125
- Cerchiamo il cipresso-fantasma, su! - esortJupiter.
Non ci fu bisogno di andar lontano.
- Eccolo qua! - gridin~atti il professor Shay un momen-
to dopo.
A non pidi cinque metri dalla lanterna stava un piccolo
cipresso contorto, proprio come quelli dell'isola di Cabril-
lo. Sotto la pioggia sembrava una spettrale figura umana
con la testa deforme e un lungo braccio ossuto che pun-
tava verso il lago: tale e quale il fantasma della leggenda,
per sempre di vedetta sul mare contro il ritorno dei Vi-
chinghi.
- Guardate - disse Pete indicando la casa dall'altra parte
del canale scavato dal vecchio Angus. - Il cipresso completamente invisibile dalla casa e dalla spiaggia per-
chcoperto da altri alberi pialti: nessuna meraviglia
che non l'avessimo notato prima.
Jupiter annu - probabile che fosse visibilissimo quan-
do Angus lo piant ma questi cipressi nani crescono mol-
to lentamente: non si saralzato di trenta centimetri in
tutto il secolo, mentre gli altri alberi lo hanno presto su-
perato e nascosto.
- Ma ora bando alle chiacchiere, gente! - esortPete. -
Cominciamo a scavare!
Bob guardtutto intorno al cipresso. - Giava Jim non arrivato fin qui, Jupe, perchnon ci sono tracce di terra
smossa.
Cluny si avvicina Hans per prendere il piccone. - Vieni,
Pete - chiam- scaveremo tut~o intorno al...
- No - interruppe Jupiter - non scaveremo qui.
Tutti si volsero a guardarlo.
- Ma la lettera - osservil professor Shay - dice di ricor-
dare il segreto del Fiordo del Fantasma: non significa
allora cercare nel punto dove si trova il fantasma?
- La lettera - ribattJupiter - parla anche di guardare il
segreto in llno specc/lio; Angus voleva dire di guardare il
fantasma in uno specchio.
- Ma non ci sono specchi qua intorno, Jupe - obiett Pete.
- No, e Angus lo sapeva benissimo, percicredo che vo-
lesse dire come in uno specchio: uno specchio rove-
scia le immagini, il che significa che noi dobbiamo imma-
ginare il cipresso al contrario, per trovare il tesoro! -
Guardil vecchio albero stento, poi riprese: - Il fanta-
sma punta il braccio verso il lago: rigiriamolo e il braccio
indicherla stessa direzione, ma nel verso opposto!
Facendo seguire l'azione alle parole, il Capo si mise con
le spalle rivolte al cipresso, guardando lungo la linea im-
maginaria indicata dal sottile ramo nodoso.
Bob si era messo dietro di lui. - Accidenti, non si vede un
granchcon questa pioggia! troppo coperto, oggi
- Dammi la torcia elettrica, Cluny! - ordinJupiter, e
come la ebbe in mano la puntesattamente nel verso op-
posto al ramo del cipresco e l'accese. Il potente fascio di
luce taglila pioggia... andando a cadere su uno spiazzo
coperto di folti arbusti.
Jupiter balzsubito avanti. - Correte, gente! - grid
Si precipitarono gilungo il pendio della collinetta: lo
spiazzo era tutto coperto di piantesenza alcun segno di
riconoscimento, senza tracce che potessero far supporre
che lsotto fosse stato sepolto un tesoro... almeno fino a
poco tempo prima!
Paralizzati, rimasero a guardare gli arbusti strappati e la
buca scavata in mezzo allo spiazzo.
-11 tesoro bell'e andato! - gridCluny.

126 1 127
- Qualcuno ha indovinato prima di te! - gemette Pete.
Il professor Shay si chinsulla buca per raccogliere qual-
cosa: era un bottone di metallo dorato. - Giava Jim! Ecco
perchprima mi ha aggredito e se l'data a gambe: ha il
tesoro!
- Dobbiamo chiamare la polizia! - sollecitHans.
D'un lampo ripassarono il canale e furono a casa. Jupiter
pregla signora Gunn di telefonare al comandante Rey-
nolds della polizia di Rocky Beach per avvertirlo che i
Tre Investigatori chiedevano aiuto: bisognava tagliare
ogni via di scampo a Giava Jim!
- Professore - esortJupiter - andiamo a vedere dove
quel furfante l'ha aggredita: pudarsi che scopriamo in
che direzione se n'andato!
Tornati indietro dove il professore aveva lasciato l'auto-
mobile cominciarono febbrilmente a ispezionare il terre-
no alla luce delle torce, ma la ghiaia tutto intorno non
serbava alcuna impronta. Infine il professor Shay punt la lampada verso un tratto di terreno scoperto, a una cer-
ta distanza dalla macchina: c'era molto fango, e orme di
stivali lo attraversavano proprio in direzione della strada
principale.
Il professore sospir - Si vede che aveva lasciato la
macchina lass ormai se ne sarbell'e andato, ragaz-
zi!
Jupiter stava esaminando le orme degli stivali: - Queste
orme sono poco profonde - osserv - Giava Jim era a
mani vuote quando l'ha aggredita, professore?
- S Jupiter: doveva aver gimesso il tesoro in macchina
ed essere tornato indietro per qualche motivo. Ho pro-
prio paura che ormai sia lontano.
- Pudarsi - disse Jupiter lentamente mentre tornavano
verso l'auto del professore. D'improvviso si guardin-
torno. - Dov'Rory?
- Rory? - ripetCluny. - Stamattina non l'ho visto per
niente, Jupe: gli piace uscire molto presto per fare un~
camminata.
Jupiter aveva gli occhi luccicanti. - Senti, Cluny, ci avete
detto che Rory con voi da un anno appena: com'arri-
vato qui, esattamente?
- M-ma... - balbettCluny. - capitato all'improvviso
con una lettera di certi nostri conoscenti in Scozia, e sa-
peva tutto della famiglia e della vecchia casa!
- Chiunque puessere in grado di raccogliere notizie si-
mili! - esclamPete. - Jupe, credi che Rory sia complice
di Giava Jim? O che sia Giava Jim addirittura?
- La taglia la stessa - dichiarJupiter eccitatissimo - e
se ci pensate bene Rory ha cercato fin dall'inizio di dis-
suaderci dal cercare il tesoro: era via dal Lago del Fanta-
sma tutte e due le volte che Giava Jim ha cercato di ru-
barci il diario, e alla cittfantasma comparso immedia-
tamente dopo la fuga del marinaio!
Intervenne Bob. - Sapeva che eravamo alla cava perch era stato lui a portarci l ed stato lui il primo cui abbia-
mo raccontato della tonnellata di pietra degli Ortega: pu averci benissimo chiusi dentro nel capannone ed essere
tornato indietro per buttar gil'affumicatoio; ancora non
poteva sapere che si trattava di soli dieci blocchi!
- Ma tutti noi abbiamo visto Stebbins vicino al capanno-
ne - obiettil professor Shay.
- S- convenne Jupiter - ma Stebbins stava cercando di
forzare il lucchetto: non lo avrebbe fatto se fosse stato lui
a chiudere dentro Bob e Pete, avrebbe saputo che la por-
ta era ben chiusa. E poi... - Stette un attimo sopra pensie-

128 1 129
ro. - Gente, quando ci siamo messi a inseguire l'uomo
che aveva incer~diato il capanno, qualcuno di voi l'ha ef-
fettivamente visto?
I ragazzi si guardarono l'un l'altro.essuno l'aveva vi-
sto!
- Ci siamo lanciati all'inseguimento solo perchRory ha
detto di aver scorto Giava Jim - continuJupiter - ma ci
sarstato poi davvero qualcuno?
- Vuoi dire che stato Rory a dar fuoco al capanno -
chiese Bob - per poi fingere di aver visto Giava Jim?
Proprio perchGiava Jim lui?
Intervenne Cluny. - Ma il professor Shay ha visto
l'uomo che scappava!
- Gi- convenne Jupiter - ma ha pensato subito che fos-
se Stebbins. Professore, ha visto davvero qualcuno, dopo
l'incendio, o ha solo pensato di vederlo?
- Mah, avevo in rnente Stebbins - rispose il professore
lentamente - ma ora che parliamo della faccenda mi vie-
ne il dubbio di non aver visto nessuno! Rory diceva di
aver scorto Giava Jim, e allora ho avuto l'impressione di
aver visto invece Stebbins
- Rory il ladro! - esclamPete. - lui che ha...
Una voce esplose nella pioggia. - Cos'che ha fatto
Rory, eh?
L'uomo stava fermo in mezzo alla strada, fissandoli in
cagnesco.
- Oh-oh! - gemette Jupiter, facendo un salto indietro.
Per non perdere l'equilibrio dovette aggrapparsi al cofa-
no della macchina del professor Shay, e gli cadde di
mano la torcia.
- Hans! - gridil professore. - Acchiappa quell'uomo
lass!

Ma intanto Jupiter si era rialzato, con una strana espres-
sione sul viso, e toccdi nuovo la macchina del professo-
re, sconcertato.
- No - disse improvvisamente - non Rory, Hans: mi
sono sbagliato!





Sotto la pioggia Hans rimase dubbioso, guardando Jupi-
ter.
- Non lasciartelo sfuggire, Hans! - ripetil professore;
poi si rivolse a Jupiter: - Cosa vai dicendo, ragazzo? Hai
appena dimostrato che Rory colpevole!
- Ci ha rinchiusi nella baracca, gialla cava! - esclam Pete.
- Ha dato fuoco al capanno ed ha demolito l'affumicato-
io! - rincarBob. - L'hai provato, Capo!
Rory era impallidito. - Come? Voi, accusarmi di...
- Non azzardarti a fare un solo movimento! - minacci Hans, trattenendolo saldamente per un braccio.
Jupiter scosse la testa. - Rory ha dato fuoco al capanno,
ha rinchiuso Bob e Pete nella baracca, ha demolito l'affu-
micatoio, e ha sempre cercato di ostacolare la nostra cac-
cia al tesoro: ma non Giava Jim, e il tesoro non in
mano sua!
- Vuoi dire che stato Stebbins con il vero Giava Jim? -
chiese il professor Shay.
- Giava Jim s- rispose Jupiter - ma non Stebbins. Io
credo che Stebbins non voglia il tesoro, ma che in qual-

130 1 131
che modo stesse cercando di aiutarci: quando si intro-
dotto nel Quartier Generale non ha cercato di rubare il
secondo diario per impedirci lricerche, si limitato a fo-
tografarlo; ma la cosa piimportante che tutte le volte
abbiamo visto Stebbins solo dopo che era comparso Gia-
va Jim: non era insieme a lui, ma lo seguiva mentre quel-
lo seguiva noi! A Santa Barbara credo che volesse solo
parlare con noi, ma l'abbiamo spaventato: penso che sia
stato lui, comunque, a mandare quel ragazzo ad avvertire
Hans che eravamo nel barcone, e che alla cava lui stesse
cercando di liberare Bob e Pete.
- Vuoi dire in definitiva che Giava Jim era solo? - chiese
Pete.
- Se no - rispose Jupiter con voce calma.
Cluny era sconcertato. - Ma cosa significa, Jupe? Come
poteva...
- Giava Jim uno strano individuo - riprese il Capo. -
Sembra un forestiero ma conosce tutto di questa zona: comparso alla Bottega del Recupero subito dopo che Bob
era stato all'Istituto di Studi Storici; ha fatto irruzione
all'Istituto la mattina che siamo andati all'isola di Cabril-
lo, rna per quale motivo? A Santa Barbara non andato
prima alla sede del giornale in cerca delle vecchie copie,
come abbiamo dovuto fare noi, ma andato direttamen-
te dal signor Widmer: come poteva essere al corrente
della sua raccolta personale?
- Cribbio! - commentBob. - Hai ragione, come poteva
saperlo?
- Lo sapeva - dichiarJupiter - perchun esperto di
storia di questa regione! - Si volse a guardare il professor
Shay. - Rory non stato il solo a comparire nella citt
fantasma subito dopo la fuga di Giava Jim: c'era anche il
professore! Il professore un esperto di storia locale, ed
lui Giava Jim, e ha rubato il tesoro stamattina presto!
Il professor Shay si mise a ridere. - Ma ridicolo, Jupi-
ter! Non sono offeso, ragazzo mio, ma ti sbagli di grosso:
oltretutto sono molto pipiccolo di quel mascalzone!
- Nossignore, solo un po' pimagro: una pesante giacca
da marinaio pufare il resto.
- E come avrei rubato il tesoro stamattina mentre ero a
letto?
- Ieri sera - dichiarJupiter - quando Pete ha tirato fuori
l'ipotesi della stanza sotterranea, lei ha visto la soluzione
prima di me. Nottetempo, andato sull'isola e ha trovato
il tesoro, probabilmente puntando una torcia nella dire-
zione indicata dal ramo dell'albero, come poi ho fatto io.
Era ormai mattina quando ha finito di dissotterrare il te-
soro, e si avviato in fretta per portarlo via: passando vi-
cino a casa Gunn, per ha sentito suonare il telefono, e
per essere sicuro che la chiamata non fosse pericolosa
per lei si nascosto dietro la porta ad ascoltare. Sentendo
Cluny riferire alla madre che io avevo trovato la soluzio-
ne e che stavamo venendo qui, si reso conto che non
poteva semplicemente fuggire: trovando la buca vuota,
avremmo potuto sospettare di lei pitardi. Ma se lei
avesse finto che il mitico Giava Jim si fosse impadronito
del tesoro per darsi poi alla fuga, allora nessuno avrebbe
pisollevato sospetti nei suoi confrontl la polizia si sa-
rebbe gettata sulle tracce dell'inesistent ..arinaio! Cosi
lei si introdotto di nascosto in casa Gunn, mi ha telefo-
nato fingendo di essere a casa sua, e poi venuto qui ad
aspettarci, dopo aver prodotto ad arte le impronte degli
stivali per meglio simulare l'aggressione da parte di Gia-
va Jim!

132 1 133
Ora tutti gli sguardi erano puntati sul professore, mentre
in lontananza, sulla strada principale, si sentiva la sirena
di una macchina della polizia che si avvicinava.
Il professor Shay sogghign - Speri forse di poter prova-
re tutto questo, ragazzo?
- Sissignore - rispose Jupiter - perchlei ha commesso
un grosso sbaglio. Lei ha detto di essere stato in casa fino
alle otto, stamattina, e di essere venuto qui appena prima
che arrivassimo noi: invece aveva cominciato a piovere
forte giben prima delle otto.
- Cominciato a piovere? - ripetShay con tono ironico. -
S ma non riesco a vedere...
- La terra asciutta sotto la sua macchina - disse sempli-
cemente Jupiter - e il motore freddo: iei dev'essere qui
per forza da molto prima delle otto.
Con un grido di rabbia il professore fece dietro-front e si
lancidi corsa su per la strada, ma la sirena della polizia
si sentiva ormai vicinissima. Shay scartdi lato in dire-
zione di un folto d'alberi... ma d'improvviso una figura
magra balzfuori dai cespugli bagnati piombando su di
lui in un groviglio di braccia e di gambe. L'auto della po-
lizia apparve proprio in quel momento: una frenata bru-
sca e due poliziotti saltarono gi acciuffando il professor
Shay e il suo aggressore.
Al sopraggiungere degli altri, il comandante Reynolds,
sceso anche lui dalla macchina, li guardcon aria interro-
gativa: davanti a lui stavano il professore... e Stebbins!
- Che succede, ragazzi? - chiese il commissario. - que-
sto giovanotto il ladro? Quel tale Stebbins?
- S sono Stebbins - gridil giovane dai capelli scompo-
sti - ma non sono un ladro! Il ladro Shay!
- Ha ragione, commissario - intervenne Jupiter - il ladro
il professore! - Poi espose in breve le sue deduzioni. -
Ho il sospetto che Stebbins non abbia mai commesso al-
cun furto: penso che avesse scoperto che il professor
Shay stava dando la caccia al tesoro di Angus Gunn, e
che allora il professore l'abbia mandato in prigione sotto
una falsa accusa!
- Proprio cos- confermStebbins. - Appena liberato
sulla parola sono tornato qui per sorvegliare il professore
e provare la mia innocenza!
Il comandante Reynolds fissseveramente Shay. - Se lei
in possesso del tesoro, professore, le consiglio di dirci
subito dove l'ha nascosto: le andrmeglio in seguito.
Il professor Shay aggrottla fronte. - E va bene, Jupiter
mi ha battuto: il sedile posteriore della mia macchina vuoto internamente, ho messo tutto ldentro.
~imosso il sedile, i due poliziotti estrassero una pesante
giacca da marinaio coi relativi pantaloni e col consunto
berretto gallonato, un paio di stivali infangati... e una per-
fetta maschera di gomma con le sembianze di Giava Jim,
corredata di barba nera, cicatrici e tutto!
- Non doveva far altro che infilarsela in testa - constat il commissario - e con questo abbigliamento, contraffa-
cendo la voce... ecco saltar fuori Giava Jim!
Ma nessuno stava a sentire il commissario: erano tuiti in-
tenti a contemplare la massa luccicante che era comparsa
sotto quegli indumenti. Anelli, braccialetti, collane, pu-
gnali e scatolette incastonati di pietre preziose, centinaia
e centinaia di monete d'oro: un intero bottino di pirati
delle Indie Orientali, ricavato da innumerevoli imprese
per mare e per terra!
- Per Giove - riuscappena a dire Pete. - Deve valere
miliardi!

134 135
- Fantastico - mormoril comandante Reynolds.
- Non riesco quasi a crederci! - esclamRory stupefatto.
questo punto il professor Shay comincia protestare.
- Il tesoro mio, mi sentite? Non sono io il ladra, era il
~ecchio Angus che aveva rubato il bottino al capitano
della Regina diA.lgyll: io sono un discendente del capita-
no!
_ Qllesta una faccenda che potrriguardare il tribunale
- dichiarReynolds con fermezza. - Dopo cent'anni, du-
bito che lei possa provare le sue asserzioni, e del resto
a.nche il suo antenato rubil tesoro... benchlo avesse
rubato ai pirati, e questi a loro volta lo avessero rubato
per primi! Direi che ora appartenga di diritto alla signora
Gunne lei, se non come ladro, puandare tranquilla-
nlente in prigione per violazione di domicilio e aggressio-
ne!
- E per aver montato un'accusa contro Stebbins! - ag-
giunse Bob.
Il comandante Reynolds annui. - Agenti, portate via il
professore!
ntre Shay veniva caricato sulla macchina della polizia,
~li altri insieme a Reynolds entrarono in casa, per procu-
rarsi una cassa in cui riunire il tesoro, che doveva servire
come prova finchla giustizia non avesse fatto il suo cor-
so. Cluny, tutto eccitato, mise la madre al corrente degli
imi sensazionali avvenimenti: la signora Gunn non po-
teva quasi credere alle sue orecchie.
- Allora il tesoro c' e voi lo avete trovato? - ripetsba-
lordita.
S ed nostro! - gridCluny. - Siamo ricchi, mamma!
I.a signora sorrise. - tutto ancora da vedersi, ma vi rin-
~razi ragazzi: siete davvero dei fantastici detective!

136

I Tre Investigatori si sentivano molto fieri di s
- Jupiter? - disse perPete a un certo punto. - C'una cosa
sola che non capisco. Il professor Shay ha sempre fatto la
parte di Giava Jim per dare la caccia al tesoro, ma tu hai
detto che Rory ha dato fuoco al capanno, ci ha rinchiusi
nella baracca e ha sempre cercato di ostacolare le nostre
ricerche: perchmai l'avrfatto?
Jupiter rivolse a Rory un sorriso. - Beh, non ne sono
proprio sicuro, Secondo, ma credo di poter indovinare:
Rory vorrebbe sposare la signora Gunn e temeva che se
fosse diventata ricca non si sarebbe picurata di lui!
La signora guardRory con sorpresa, mentre il rude
scozzese diventava rosso come un peperone. - Oh, Rory
-disselasignoraconunsorriso-nonavreimaiimmaginato!
E tutti lo guardarono con simpatia, mentre finiva di ar-
rossire fino alla radice dei capelli.



22


Seduto alla sua scrivania, Alfred Hitchcock trasse un
profondo sospiro. I Tre Investigatori erano di nuovo
piombati nel suo ufficio con una storia incredibile.
- Cos- ricapitolil famoso regista - dopo cent'anni
c'era davvero un tesoro, e nonostante difficoltapparen-
temente insormontabili voi l'avete trovato! Molto bene~
molto bene: bisogna rendere onore a una simile tenacia
da bulldog!
- Grazie, signor Hitchcock! - esclamarono insieme Bob e
Pete.
- Abbiamo anche ricevuto alcuni oggetti che facevano
parte del tesoro - spiegJupiter. - La signora Gunn ce li
ha dati a titolo di ricompensa, e ci ha detto anche di tene-
re l'anello che avevamo trovato nello scomparto segreto
del cofano orientale: mi risulta che alquanto prezioso.
Da parte nostra abbiamo pensato che questo potesse far
piacere a lei. - E tirfuori un pugnale malese incrostato
di pietre preziose. - Per la sua collezione: una vera arma
dei pirati delle Indie Orientali.
- Grazie, Jupiter - disse Hitchcock - ma forse quello che
mi interessa di pitutta questa storia: potrei anche tro-
varvi lo spunto per un film. Il professor Shay davvero
un discendente di quello scellerato capitano della Regina
di Argyll ?
- S- rispose Jupiter - ed anche uno storico autentico,
oggi, dopo aver fatto il marinaio in giovent Fu il suo in-
teresse per il mare e per la storia insieme a fargli studiare
il passato della sua famiglia, mettendo in luce la faccenda
del tesoro. Allora venne a lavorare qui per star dietro
alla cosa, e 4uando Stebbins scoprdi che cosa si stava
occupando lo spedin gattabuia con una falsa accusa.
Avuto sott'occhio il primo diario del vecchio Angus, che
la signora Gunn aveva ceduto all'Istituto di Studi Storici,
si rese conto dello sfasamento di due mesi tra la fine del
diario e l'assassinio di Angus, e immaginche dovesse
esserci un secondo diario. S'introdusse pivolte in casa
Gunn per esaminare gli oggetti del vecchio, e rintracci anche quelli che la signora aveva venduto. Non essendo
riuscito a recuperare il cofano a San Francisco, andal
museo del signor Acres, che perera un suo conoscente:
allora, affinchnessuno potesse sospettare che stava
dando la caccia al tesoro, pensdi servirsi del travesti-
mento di Giava Jim. In principio, dunque, il travestimen-
to gli servper evitare di essere riconosciuto e di destare
dei sospetti: poi, quando si una noi nelle ricerche, aveva
necessitdi dimostrare l'esistenza di questo misterioso
Giava Jim, e inventla storia dell'irruzione all'Istituto.
Questo fu un errore, perchGiava Jim non avrebbe avu-
to un vero motivo per farlo: nel momento in cui ho so-
spettato che Shay fosse il ladro, questo stato il primo
dubbio che mi si presentato.
- Ah, la mente criminale - commentHitchcock. - In
cerca di perfezione, si spinge troppo lontano.
- Shay non un vero criminale - osservBob. - Si solo
lasciato trasportare troppo oltre dall'avidit ora pentito
di tutto. La signora Gunn, d'altra parte, ha riconosciuto
anche i suoi diritti sul tesoro, e gliene darun terzo: Shay
se ne servirper pagarsi la difesa e il resto lo donerqua-
si tutto all'Istituto.
- La signora una donna molto generosa - affermil fa-
moso regista. - forse il professore si correggerdei
suoi errori: pensate che andrin prigione?
- La signora Gunn non ha intenzione di intentargli causa
- rispose Jupiter - e noi nemmeno, e del resto non ci
sono prove che fu lui a penetrare in casa Gunn: ma non
potrevitare di essere sottoposto a giudizio per la sua
colpa pigrossa: la calunnia e la falsa testimonianza con-
tro Stebbins, finito ingiustamente in prigione per le sue
accuse.
Hitchcock annusolennemente. - Il giovane Stebbins
controllava il professore solo per cercar di provare la
propria innocenza?
- S- confermPete. - E tentava disperatamente di sco-
prire quante cose sapeva Shay in merito al tesoro. Aven-

138 1 139
dolo seguito mentre si introduceva nel cortile della Bot-
tega del Recupero sotto le spoglie di Giava Jim, lo vide
fuggire col taccuino e subito dopo accorgersi di avere in
realtsolo la copertina: si rese conto quindi che doveva
esserci un secondo diario, ma non sapendo che noi ne
eravamo effettivamente in possesso, anda cercarlo al
Lago del Fantasma: fu allora che Rory lo scopre si lan-
cial suo inseguimento a cavallo.
- In seguito - dedusse Hitchcock - vide voi col diario e lo
fotografper poter sapere cosa sarebbe successo: voleva
davvero aiutarvi, ma temeva che nessuno gli avrebbe
creduto contro il professor Shay.
- Proprio cos - esclamBob. - Temeva che avremmo
creduto a qualsiasi cosa il professore potesse dirci, cossi
limita starci dietro, nella speranza di trovare (lualche
prova contro Shay e aiutandoci nello stesso tempo a usci-
re dalle situazioni piincresciose.
- E stato completamente scagionato - annunciJupiter.
- L'Istituto di Studi Storici gli ha restituito l'incarico.
- Ottimamente! - si rallegrHitchcock. - E cosa n'stato
del romantico Rory?
Jupiter sorrise. - Beh, ha ammesso che vorrebbe sposare
la signora Gunn, e che ha cercato di fermarci solo perch temeva che lei non avrebbe pivoluto un poveraccio, se
fosse diventata ricca.
- E la signora cosa ne dice di questa proposta di matri-
monio?
- Dice che ci penser- rispose Pete con un sorrisetto.
- Ah, allora significa che lo sposer- concluse il famoso
regista. - Ottimo lavoro, giovanotti, mi congratulo con

voi
Hitchcock si alzper por termine all'incontro, ma un

140

istante dopo lancia Jupiter un'occhiata curiosa. - Il tuo
ragionamento stato eccellente, Jupiter, ma mi coglie il
dubbio che potesse esserci un'altra spiegazione al fatto
che il terreno sotto la macchina di Shay fosse aSCiUttO...
Che un vero Giava Jim si fosse fermato lprima del pro-
fessore, per ese~pio: e i motori si raffreddano in fretta
sotto la piGggia.
- vero - ammise Jupiter - ma quando ho sospettato
che il professore fosse Giava Jim, mi sono ricordato di
un errore ancora pigrave da lui commesso.
Hitchcock aggrottla fronte. - Quale errore, giovanot-
to?
- Quando Rory diede fuoco al capanno, finse di aver vi-
sto Giava Jim, ma il professore insistnel dire che il fug-
gitivo era invece Stebbins. Naturalmente non aveva visto
nessuno, ma si mise a discutere con Rory, soltanto per-
ch..
- Perchsapeva che Rory non poteva aver visto Giava
Jim - finllitchcock - dato che Giava Jim era lui!
- Gi - Jupiter sorrise. - E stava per commettere lo stes-
so errore qualche minuto prima che scoprissi il terreno
asciutto sotto la sua macchina!
Quando i ragazzi si furono accomiatati, Hitcl1cock si tro-
va sospirare alla sua scrivania: qua~i quasi si serltiva di-
spiaciuto per qualunque crinnale avesse la sventura di
imbattersi in Jupiter Jones!

FINE.







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