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Traduzioni telematiche a cura di
Rosaria Biondi, Nadia Ponti, Giulio Cacciotti, Vincenzo Guagliardo
(Casa di Reclusione - Opera)



Jules Verne.
LA STELLA DEL SUD.


Titolo originale dell'opera: "L'Etoile du Sud".
Versione integrale dal francese di Gildo Della Corte.
Introduzione di Annalisa Pomilio.


Copyright Edizioni Paoline, 1987.
Seconda edizione 1987.
Su concessione Edizioni Paoline.

INDICE.

Introduzione: pagina 4.
1. Sbalorditivi questi Francesi!: pagina 17.
2. Ai campi di diamanti: pagina 34.
3. Un po' di scienza impartita in clima d'amicizia: pagina 49.
4. Vandergaart Kopje: pagina 65.
5. Primo sfruttamento: pagina 77.
6. Usanze dell'accampamento: pagina 93.
7. La frana: pagina 112.
8. Il grande esperimento: pagina 126.
9. Una sorpresa: pagina 136.
10. Nel quale John Watkins riflette: pagina 149.
11. La Stella del Sud: pagina 168.
12. Preparativi per la partenza: pagina 184.
13. Attraverso il Transvaal: pagina 195.
14. A nord del Limpopo: pagina 215.
15. Un complotto: pagina 230.
16. Tradimento: pagina 243.
17. Uno "steeple-chase" all'africana: pagina 259.
18. Lo struzzo parlante: pagina 269.
19. La grotta meravigliosa: pagina 285.
20. Il ritorno: pagina 299.
21. Giustizia veneziana: pagina 314.
22. Una miniera di nuovo genere: pagina 329.
23. La statua del commendatore: pagina 341.
24. Una stella filante: pagina 350.

















INTRODUZIONE.


Un ragazzo pieno di fantasia.

俊utto quello che l'uomo capace di immaginare, altri uomini saranno
in grado di costruire a scrivere questa frase, cosottimistica e
trionfale, fu Jules Verne, uno scrittore che di fantasia ne aveva
davvero molta, se seppe immaginare e narrare, con un secolo di
anticipo ma non per questo con minore approssimazione, addirittura la
spedizione americana sulla Luna del 1969.
Siamo nella seconda metdell'Ottocento. All'uomo sembrano schiudersi
nuovi orizzonti: sull'onda del positivismo si crede fermamente che la
scienza e la tecnica sapranno guidare questa nostra povera umanit sofferente a un progresso senza limiti, alla conquista del cosmo,
verso luminosi orizzonti. Verne bevve avidamente questa dottrina cos fiduciosa nel 厚rogressoumano, ne fece il suo credo e la trasfer nei suoi numerosi romanzi, in cui l'immaginazione gioca con la scienza
creando avventure sempre nuove e sorprendenti.
Figlio primogenito di un affermato avvocato, Jules Verne nacque a
Nantes (Francia) l'8 febbraio del 1828. La consolidata tradizione
della famiglia paterna, tra i cui membri c'erano numerosi magistrati,
sembrava destinarlo a una tranquilla carriera di giurista. Ma dalla
famiglia materna, che vantava tra i suoi antenati il navigatore
Fran蔞is Guillochet de la Peyri鋨e e tra i parenti lo scrittore
Chateaubriand, il giovane Jules ereditla passione per il mare, per i
viaggi e per la letteratura.
D'altra parte la Nantes del diciannovesimo secolo sembrava fatta
apposta per far fantasticare questo ragazzo pieno di immaginazione: il
porto da cui salpavano bastimenti diretti alle Antille francesi, le
baleniere, il variopinto e rude mondo dei marinai, il ricordo delle
navi negriere che trafficavano in schiavi tra l'Africa e l'America (la
tratta degli schiavi era stata abolita in Francia nel 1815)
affascinarono precocemente il giovinetto, che a soli undici anni, nel
1839, fuggdi casa per imbarcarsi come mozzo sulla 青oralie una
nave in partenza per le Indie. A dire il vero, questa precoce fuga di
Jules aveva anche un altro, piromantico motivo: egli provava gi allora, in un'etcosacerba, le sofferenze dell'amore: invaghitosi
della bella cugina Caroline Trocon, dovette accorgersi ben presto con
amarezza che la fanciulla prendeva con molta leggerezza il suo
sentimento. Decise percidi conquistarla mostrandole di che stoffa
era fatto: sarebbe ritornato, dopo un anno di avventure sui mari,
portandole una collana di corallo. Ma l'ardito progetto anda monte
per il tempestivo intervento dell'avvocato Verne: a Painboeuf, dove la
青oralie faceva scalo prima di affrontare l'Oceano, Jules trovad
attenderlo il padre. Questi lo riport a casa e gli strapp la
promessa che da allora in avanti avrebbe viaggiato solo con la
fantasia.
L'episodio segneruna svolta importante nella vita del ragazzo. Negli
anni successivi non si ribeller pi apertamente alla volont del
padre, e senza rimpianti apparenti seguir gli studi ai quali lo
destina la primogenitura e dar l'addio al fratello Paul che si
arruola in marina. Ma, bench incanalato nei saldi binari della
tradizione familiare Jules non rinunci mai alla sua fantasia e
insegu caparbiamente il sogno di viaggiare e vivere avventure
meravigliose, se non in prima persona, almeno sulle pagine dei suoi
romanzi.

Uno studente affascinato dal teatro.
Verne si diplom al Liceo Reale di Nantes e il 10 novembre del 1848
part alla volta di Parigi per continuarvi gli studi di
giurisprudenza, fornito di un biglietto di presentazione per Madame de
Barr鋨e, il cui prestigioso salotto letterario era frequentato da
scrittori come Victor Hugo, Lamartine e Dumas.
Cominciavano per Jules gli anni pifrenetici, e forse meno felici.
Alloggiato in una mansarda nel Quartiere Latino, sempre pisvogliato
nel seguire le lezioni universitarie, si tuffa nella letteratura e
comincia a scrivere opere per il teatro. Era questa una sua vecchia
passione: giai tempi del liceo, infatti, il giovane Verne aveva
composto delle rime (dedicate alla madre) e un dramma in versi per la
cugina Caroline, e tra il 1848 e il 1850 compose due tragedie in
versi, un atto unico e "Abdollah, vaudeville", in due atti. Frattanto
i suoi studi giuridici non facevano progressi, cosicchil padre non
gli mandpiil mensile, sperando in questo modo di ricondurre questo
figlio scavezzacollo sulla retta via. Stavolta peraveva fatto male i
suoi conti: Jules non era piun ragazzino, ed era ben deciso a non
accontentarsi dell'oscuro destino di avvocato di provincia. Rimase a
Parigi, dove prosegu svogliatamente gli studi, ma soprattutto
continua inseguire la celebrit
Frequentava i salotti letterari della capitale. Strinse una salda
amicizia con Alexandre Dumas, il celebre autore dei "Tre
moschettieri", che lo aiuta concretizzare il suo sogno di vedere
rappresentata una delle sue commedie. Il 12 giugno del 1850 il Th嶧tre
Historique, di cui Dumas era proprietario, mise in scena un atto unico
di Jules Verne: "Paglie rotte", nonostante la pessima accoglienza di
critica e di pubblico, fu replicato per dodici sere. L'incerto
successo non scoraggi il ventiduenne autore, che in quegli anni
lavora una dozzina di drammi e prepar il libretto per l'opera
"Milleduesima notte", musicata dal suo amico Aristide Hignard.
Quest'abbondante messe di scritti, se non gli dette la fama, contribu a rafforzarlo nel suo proposito di non abbracciare la carriera di
avvocato. Nel 1852, conseguita la laurea in giurisprudenza, scriveva
al padre: 俠a sola carriera che mi conviene quella delle lettere. Il
tuo studio, nelle mie mani, non potrebbe che fallire
Sempre con l'aiuto di Alexandre Dumas trovlavoro come segretario del
teatro Lirico di Parigi; ma questa vita di impiegatuccio oscuro,
all'ombra dello scintillante mondo dello spettacolo nel quale non
riusciva a sfondare, gli venne presto a noia: nel 1854 rassegnle
dimissioni.


Nasce il narratore.

In quello stesso 1854, alla festa di nozze di un amico, aveva
conosciuto la bella e frizzante Honorine Devienne, una coetanea gi vedova e madre di due bambine, e tre anni pitardi la spos dopo
aver intrapreso con successo la professione di agente di cambio grazie
ai capitali che la famiglia gli aveva sollecitamente inviato, sperando
in questo modo di imbrigliare la 厚ecora nera
Arriviamo cosal 1862, un anno importantissimo per il destino dello
scrittore Felix Tournachon, detto Nadar, giornalista e fotografo,
grande amico di Jules, dopo aver messo a punto una tecnica per
scattare fotografie dall'alto, costruun aerostato, 俠e G嶧nt con
il quale intendeva compiere il giro d'Europa. Verne si entusiasmal
progetto: tralascigli affari per seguire la costruzione del pallone,
che avrebbe avuto una circonferenza di novanta metri e avrebbe retto
una navicella a due piani, e aiut l'amico a fare i calcoli e a
tracciare le rotte da seguire.
Fu cosche a Jules venne in mente di scrivere un immaginario diario
di bordo: in meno di un mese il romanzo "Cinq semaines en ballon"
(Cinque settimane in pallone) era pronto: esso avrebbe finalmente dato
la fama letteraria all'antico studente innamorato del teatro. Dopo una
serie di rifiuti, Verne riusc a trovare un editore disposto a
pubblicarlo: era Jules Hetzel, una figura destinata ad avere un grande
peso nella vita del nostro narratore; fu per lui un 厚apbuono
pronto a capirlo e ad andare incontro ai suoi desideri.
Non che i rapporti con Hetzel fossero stati tutti rose e fiori fin
dall'inizio: l'editore infatti impose a Verne di riscrivere il libro
raddoppiando il numero delle pagine e addirittura variando l'ordine
delle sequenze. Ma nel gennaio del 1863, nove mesi prima che 俠e
G嶧ntsi librasse in volo dal Campo di Marte, il romanzo era nelle
librerie. Fu un vero successo. La prima edizione anda ruba e Verne
si trovdi colpo celebre.


Il sodalizio con l'editore Hetzel.

A questo punto la vita dello scrittore cambiradicalmente: abbandon la professione di agente di cambio e stipulcon Hetzel un contratto
in forza del quale si impegnava a sfornare tre libri l'anno (che
diventarono due a partire dal 1871). Il contratto era piuttosto
gravoso e obbligava Verne a un lavoro incessante, eppure la sua
inesauribile fantasia gli permise di tener fede all'impegno e gli
fornil materiale per una serie ricchissima di romanzi (nell'arco
della sua vita ne scrisse ottanta, oltre a numerose novelle), che
conobbero tutti un grandissimo successo.
Hetzel ebbe il merito di incoraggiare il 哀uoscrittore, di creargli
una collana apposita - intitolata 侮iaggi straordinari - di
discutere con lui i progetti dei libri e di rivederne la stesura,
largheggiando in consigli col sicuro intuito dell'uomo che conosce i
gusti del pubblico. Nascono in questo modo "Dalla Terra alla Luna",
"Il giro del mondo in 80 giorni", "Michele Strogoff" "Le avventure del
capitano Hatteras", "Viaggio al centro della Terra", "Un capitano di
quindici anni", la trilogia "Ventimila leghe sotto i mari", "I figli
del capitano Grant", "L'isola misteriosa", per non nominare che alcuni
titoli (1).
Raramente si tratta di soggetti del tutto immaginari: sembra quasi che
Verne abbia bisogno di uno spunto concreto intorno al quale ricamare
le sue avventure, non senza aver fatto prima una serie di calcoli per
conferire alle vicende che si appresta a narrare una maggiore
verosimiglianza. E' cosche si spiegano, nel romanzo "Dalla Terra
alla Luna", le incredibili coincidenze, che tanto hanno fatto
discutere i critici, tra la spedizione immaginata da Verne e quella
realizzata dal LEM nel 1969: il fatto che, prima della stesura del
romanzo, Verne si era documentato sui testi scientifici pi attendibili del suo tempo, e aveva perfino consultato un matematico,
Garcet, il quale aveva calcolato con esattezza sorprendente la
velocit che doveva raggiungere la 南avicella spazialeper poter
vincere la forza di gravit il periodo dell'anno (dicembre) in cui
era preferibile compiere il viaggio, e perfino la zona del mondo dalla
quale gli astronauti sarebbero partiti: gli eroi di Verne partono da
Tampa Town, che dista appena un centinaio di chilometri da Capo
Kennedy, il 厚orto spazialeamericano.
Si pu riscontrare una tecnica di lavoro analoga in tutti i romanzi
del nostro narratore: se Cinque settimane in pallone era nato dal
progetto di Nadar (che, col nome anagrammato Ardan, figura anche tra i
protagonisti di "Dalla Terra alla Luna"), Il giro del mondo in 80
giorni suggerito da una locandina dell'agenzia di viaggi Cook che
offriva ai clienti la traversata dell'America da costa a costa sui
treni della Union Pacific o una crociera dal Mediterraneo all'Oceano
Indiano attraverso il Canale di Suez (inaugurato nel 1869); se lo
spunto per il romanzo "Ventimila leghe sotto i mari" fornito da una
conversazione con la scrittrice George Sand sui palombari e la vita
sottomarina, "La cittgalleggiante" nasce dal viaggio che nel 1867
Verne comp col fratello Paul a bordo del 亮reat Eastern il pi grande transatlantico dell'Ottocento (trasportava quattromila
passeggeri), e "Le avventure del capitano Hatteras" dall'interesse,
molto vivo in quegli anni, per le esplorazioni polari (non
dimentichiamo che nel 1878 lo svedese Nordenskjold, a bordo della nave
Vega, riusc a trovare il passaggio di Nord-Est tra l'Europa e la
Siberia).
A questa fervida fantasia, a questa curiositcoscaparbia per tutte
le possibilitche la scienza sembrava schiudere all'umanit a questo
vivissimo senso dell'avventura e a questa fiducia nelle forze e nelle
possibilitdell'uomo, faceva curiosamente riscontro uno stile di vita
estremamente metodico e abitudinario: Verne, ricordano i suoi parenti
e gli amici piintimi, si alzava ogni mattina alle cinque e scriveva
fino all'ora di pranzo. Di pomeriggio non lavorava: amava recarsi al
Circolo per leggere le pirecenti pubblicazioni e discutere con gli
amici; la sera, anche se aveva ospiti, andava a dormire alle nove e
mezza, piantando tutti in asso. La sua antica passione per il mare
per non lo abbandon mai, e, se pure non condusse una vita
avventurosa, viaggi molto a bordo dei suoi yacht tutti battezzati,
uno dopo l'altro, 俟aint-Michel- con i quali complunghe crociere.
Dopo questa splendida maturit in cui fu accarezzato dalla fama, dal
benessere e dalla serenit l'ultima stagione dello scrittore fu
malinconica e solitaria: ai primi di marzo del 1886 il nipote Gaston
Verne, malato di mente, lo aggredsul portone di casa. Armato di
pistola, riusca esplodere due colpi che ferirono Jules alle gambe; i
proiettili non furono mai estratti e il narratore zoppicper il resto
dei suoi giorni. In quello stesso anno moril suo pigrande amico,
l'editore Hetzel: fu un altro dolore per Verne, sicuramente maggiore
di quello procuratogli dalle ferite, e dal quale non si riprese pi
D'ora in avanti si ripieg su se stesso, apparve sempre pi amareggiato e lavorcon minore continuit Nel 1895 anda trovarlo
ad Amiens, dove si era trasferito, Edmondo De Amicis (autore di un
altro immortale libro per ragazzi, "Cuore"), che ci ha lasciato
l'ultimo ritratto, grigio e domestico, della vecchiaia del grande
Verne: 信a un viso grave e buono, nessuna vivacit artistica nello
sguardo e nelle parole, maniere semplicissime Svanito lo scintillio
dei salotti parigini, rimane quest'immagine pacata e casalinga di un
南onno capace di immaginare e narrare storie meravigliose. La morte
lo colse appunto ad Amiens il 24 marzo 1905.


"La Stella del Sud".

Il titolo misterioso: farebbe pensare a una splendida fanciulla; e,
in realt bisogna andare ben avanti nella lettura del romanzo prima
di scoprire che si tratta, invece, di un magnifico diamante nero il
pibello e il pigrande mai conosciuto.
L'eroe un giovane, entusiasta e ingenuo ingegnere minerario
francese, Cipriano M廨 di indubbi meriti scientifici ma il cui
disinteresse e nobiltd'animo si scontrano duramente con la rozzezza
dei minatori del Griqualand, un'antica regione mineraria del Sud
Africa, la zona dei diamanti. Qui convergono da ogni parte del mondo
avidi avventurieri, uomini per i quali la ricchezza il bene supremo,
pronti a uccidere per il possesso di una pietra.
Il motore della vicenda l'amore. Di Miss Alice Watkins, figlia di
uno dei piricchi proprietari di miniera della zona, si innamora il
nostro Cipriano M廨 che non esita a trasformarsi in minatore per
ottenere il consenso del padre della fanciulla alle nozze, concependo
alla fine l'ardito sogno di sperimentare un sistema per produrre i
diamanti artificialmente. Dopo lunghi preparativi, sembra che
l'esperimento di Cipriano sia giunto felicemente in porto: dal tubo
d'acciaio che funge da provetta, opportunamente trattato ed esposto a
una temperatura elevatissima, alla fine vien fuori la 俟tella del
Sud E' una conquista della scienza o una beffa del destino?
Attorno alla preziosa pietra si tessono le trame ordite dalla
cupidigia di Mister Watkins e degli altri minatori che, quando il
diamante misteriosamente sparisce, si lanciano alla sua ricerca senza
risparmio di colpi bassi e di tradimenti. Ma, alla fine, trionfa
l'amore, anche se la scienza deve confessare i suoi limiti: mosso solo
dalla devozione alla ricerca scientifica e alla sua Alice, Cipriano,
tipico esempio di eroe puro e disinteressato, conquista la dolce Miss
Watkins, ma scopre che la 俟tella del Sudun diamante naturale e
che stato il suo servitore Matak鮅 a fare in modo che egli lo
scambiasse per il prodotto del suo esperimento scientifico.
Ma perch Verne ha voluto che l'esperimento dell'ingegner M廨 fallisse? Evidentemente, per un'esigenza di verosimiglianza: lo
scrittore, lo abbiamo visto, si muove sempre sulla base di precisi
calcoli scientifici, e ciche narra sempre possibile, anche se non
sempre vero. Ora, in questo caso, l'ipotesi di ottenere
artificialmente diamanti del tutto identici a quelli naturali era
troppo lontana dalla realt e quindi Verne se ne serve solo come
espediente narrativo capovolgendo in un ultimo, spettacolare colpo di
scena, tutta la vicenda. E il segreto di questo romanzo, quello che lo
rende cos avvincente dalla prima all'ultima pagina, proprio la
capacitdell'autore di sorprendere continuamente il lettore, di
metterlo fuori strada, di costringerlo a seguire col fiato sospeso le
vicende dei suoi eroi, senza poter prevedere la prova che dovranno
superare di la un istante.
隹ccidenti che scrittore, quel Verne: non adopera che sostantivi! siamo costretti anche noi a esclamare, con Apollinaire (un poeta
francese vissuto tra il 1880 e il 1918) alla fine di questa avvincente
lettura.

ANNALISA POMILIO.








1. SBALORDITIVI QUESTI FRANCESI!

- Parlate, signore, vi ascolto.
- Signore, ho l'onore di chiedervi la mano di Miss Watkins, vostra
figlia.
- La mano di Alice?...
- S signore. La mia domanda sembra sorprendervi. Mi scuserete,
tuttavia, se ho qualche difficolt a comprendere in che cosa la
richiesta vi sembra straordinaria. Ho ventisei anni. Mi chiamo
Cipriano M廨 Sono ingegnere minerario, uscito secondo in classifica
dal Politecnico. La mia famiglia stimata e onorata, anche se non ricca. Il signor console di Francia a Citt del Capo potr testimoniarne, appena voi lo desideriate, e il mio amico Pharamond
Barth鋊, l'intrepido cacciatore che voi ben conoscete, come tutti nel
Griqualand, potr ugualmente certificarlo. Sono qui in missione
scientifica a nome dell'Accademia delle Scienze e del Governo
francese. Ho conseguito, l'anno scorso, il premio Houdart all'Istituto
di Francia per le mie opere sulla costituzione chimica delle rocce
vulcaniche dell'Alvernia. La mia relazione sul bacino diamantifero del
Vaal, che quasi terminata, non potressere che bene accolta dal
mondo degli studiosi. Di ritorno dalla mia missione, sar nominato
professore aggiunto alla Scuola Mineraria di Parigi, e ho gifatto
prenotare il mio appartamento, in via dell'Universit numero 104 al
terzo piano. Il mio stipendio assommer col primo gennaio prossimo, a
quattromilaottocento franchi. Questo non rappresenta il Per ne
convengo; ma con il ricavato dei miei studi personali, consultazioni,
premi accademici e collaborazione a riviste scientifiche,
quest'entrata sarquasi raddoppiata. Aggiungo che, essendo modesto il
mio tenore di vita, non me ne occorre di piper essere soddisfatto.
Signore, ho l'onore di chiedervi la mano di Miss Watkins, vostra
figlia.
Dal tono pacato e deciso di questo breve discorso, era facile capire
che Cipriano M廨 aveva l'abitudine, in tutte le cose, d'andare
diritto allo scopo e di parlare con franchezza.
La sua fisionomia non smentiva l'impressione che produceva il suo
linguaggio. Era quella d'un giovane abitualmente assorbito dalle pi elevate concezioni scientifiche, il quale non concede alle vanit mondane che il tempo strettamente necessario.
I capelli castani tagliati a spazzola, la barba bionda rasa quasi a
fior di pelle, la semplicitdel suo vestito da viaggio in traliccio
grigio, il cappello di paglia da dieci soldi, ch'egli aveva
educatamente posato su una sedia entrando sebbene il suo interlocutore
fosse rimasto impertubabilmente a capo coperto, con la noncuranza
abituale dei tipi di razza anglo-sassone, - tutto in Cipriano M廨 dimostrava un cuore puro e una coscienza retta.
Bisogna dire, inoltre, che il giovane francese parlava perfettamente
l'inglese, come se fosse vissuto a lungo nelle contee pibritanniche
del Regno Unito.
Mister Watkins l'ascoltava fumando una lunga pipa, seduto su una
poltrona di legno, con la gamba sinistra allungata su un panchetto
impagliato, il gomito sull'angolo d'una tavola grezza, di fronte a una
caraffa di gin e a un bicchiere riempito a met di questa bevanda
alcoolica.
Questo personaggio vestiva calzoni bianchi, vestaglia di ruvida tela
blu, camicia di flanella giallognola, senza panciotto n cravatta.
Sotto l'enorme cappello di feltro, che sembrava inchiodato in
permanenza sulla sua testa grigia, s'arrotondava un volto rosso e
gonfio, che si sarebbe potuto credere iniettato di sciroppo di ribes.
Questo volto poco attraente, sul quale era disseminata qua e l una
barba ispida color gramigna, era punteggiato da due piccoli occhi
grigi, che non facevano trasparire precisamente pazienza e bont
Bisogna subito dire, per scusare Mister Watkins, ch'egli soffriva
terribilmente di gotta, cosa che l'obbligava a tenere il suo piede
sinistro avvolto in bende, e la gotta - in Africa meridionale non meno
che negli altri paesi - non fatta per addolcire il carattere delle
persone, di cui morde le articolazioni.
La scena si svolgeva al pianterreno della fattoria di Mister Watkins,
verso il ventinovesimo grado di latitudine a sud dell'equatore, e il
ventiduesimo grado di longitudine a est del meridiano di Parigi, sulla
frontiera dello Stato libero di Orange, a sud della colonia britannica
del Capo, al centro dell'Africa australe o anglo-olandese. Questo
paese, limitato dalla riva destra del fiume Orange verso i confini
meridionali del grande deserto di Kalahari, che sulle vecchie carte
porta il nome di paese dei Griqua (1), chiamato pigiustamente, da
una decina d'anni, il 非iamonds Field il Campo dei Diamanti.
Il salotto, nel quale aveva luogo questo colloquio diplomatico, era
notevole tanto per il lusso spropositato di alcuni mobili quanto per
la povertdi certi altri particolari dell'interno. Il pavimento, ad
esempio, era fatto di semplice terra battuta, ma coperto, a tratti, da
spessi tappeti e da pelli preziose. Alle pareti, che non avevano mai
visto una tappezzeria di qualsiasi colore, erano appese una magnifica
pendola di rame cesellato, armi costose di varia fabbricazione e
miniature inglesi inquadrate in splendide cornici. Un divano di
velluto troneggiava a fianco d'una tavola di legno bianco, buona al
massimo per i servizi di cucina. Poltrone, venute direttamente
dall'Europa, tendevano invano le loro braccia a Mister Watkins, il
quale preferiva ad esse un vecchio scanno, da lui squadrato un tempo
con le sue proprie mani. Nell'insieme, tuttavia, la profusione di
oggetti di valore e soprattutto la mescolanza di pelli di pantere,
leopardi, giraffe e tigri, che erano gettate su tutti i mobili,
conferivano a questa sala un tono di barbara opulenza.
Era evidente, del resto, dalla conformazione del soffitto, che la casa
non aveva piani superiori ed era costituita da un unico pianterreno.
Come tutte quelle del paese, era costruita parte in legno, parte in
argilla, e coperta di lamiere ondulate di zinco, sostenute da un'esile
travatura.
Si vedeva, inoltre, che questa abitazione era stata appena ultimata.
Infatti, bastava affacciarsi a una delle finestre per scoprire, da una
parte e dall'altra, cinque o sei costruzioni abbandonate, tutte dello
stesso stile, ma di etdifferente e in uno stato di decadenza sempre
pi spinta. Erano altrettante case che Mister Watkins aveva
successivamente costruite, abitate, abbandonate, secondo il crescere
della sua fortuna, e che ne segnavano per cosdire le tappe.
La pilontana era semplicemente costruita con zolle di prato e non
meritava niente di pi che il nome di capanna. La seconda era
costruita con creta; la terza con argilla e tavole; la quarta con
argilla e zinco. Si vedeva tutta la gamma crescente del gioco della
sorte industriale che aveva permesso l'ascesa di Mister Watkins.
Tutte queste costruzioni, pio meno in rovina, s'elevavano su una
collinetta, alla confluenza del Vaal e del Modder, i due principali
affluenti dell'Orange in questa regione dell'Africa australe. Nei
dintorni, fin dove poteva spingersi la vista, non si scorgeva, verso
sudovest e verso nord, altro che la pianura monotona e brulla. Il Veld
- come si dice il paese - formato da un suolo rossastro, secco,
arido, polveroso, appena disseminato qua e ldi un'erba rada e di
qualche cespuglio spinoso. L'assenza totale di alberi la nota
caratteristica di questa triste landa. Perci tenendo conto che non
c'neppure carbone e che le comunicazioni col mare sono lente e
difficili, non ci si stupir se manca il combustibile e si costretti, per gli usi domestici, a bruciare lo sterco degli animali.
Su questo sfondo monotono, d'un aspetto quasi squallido, si distingue
il corso dei due fiumi, cospiatti, con l'alveo cospoco profondo,
che si stenta a capire come essi non s'allarghino attraverso tutta la
pianura.
Soltanto verso oriente, l'orizzonte segnato dalle lontane creste di
due monti, il Platberg e il Paardeberg, ai piedi dei quali una vista
acuta pudistinguere fumo, polvere, piccoli punti bianchi, che sono
case o tende e, tutt'intorno, un formicolio d'esseri animati.
E' qui, in questo Veld, che si trovano i giacimenti di diamanti in
sfruttamento, il "Du Toit's Pan", il "New Rush" e, forse il piricco
di tutti, il "Vandergaart Kopje". Queste varie miniere in superficie e
quasi a fior di terra, che vengono comprese sotto il nome generico di
削rydiggings o miniere a secco, hanno fruttato, dal 1870, un valore
di circa quattro milioni di diamanti e pietre preziose. Esse si
trovano riunite entro una circonferenza il cui raggio misura al
massimo due o tre chilometri. Si vedevano distintamente col binocolo
dalle finestre della fattoria Watkins, che distava appena quattro
miglia inglesi (2).
Ad essere precisi, fattoria un termine assolutamente improprio, se
si applica a questa costruzione, perchera impossibile scorgere nei
dintorni qualsiasi specie di coltivazione. Come tutti i pretesi
fattori di questa regione del Sud Africa, Mister Watkins era piuttosto
un capo pastore, un proprietario di mandrie di bufali, di capre e
pecore, che un vero conduttore d'una azienda agricola.
Tuttavia Mister Watkins non aveva ancora risposto alla domanda tanto
educata ma altrettanto precisa rivoltagli da Cipriano M廨 Dopo aver
consacrato almeno tre minuti a riflettere, si decise infine a togliere
la pipa dall'angolo della bocca, ed espresse l'opinione seguente, che
non aveva evidentemente un rapporto se non molto lontano con la
domanda:
- Credo che il tempo si guaster caro signore! Mai la mia gotta mi ha
fatto tanto soffrire come questa mattina!
Il giovane ingegnere inarcle sopracciglia, girun istante la testa
e fu costretto a compiere uno sforzo su se stesso per non lasciar
trasparire nulla del suo disappunto.
- Forse sarebbe bene che rinunciaste al gin, signor Watkins! rispose
secco l'interlocutore, mostrando la caraffa di arenaria, che gli
assidui attacchi del bevitore vuotavano presto del suo contenuto.
- Rinunciare al gin? "By Jove"! voi scherzate! - esclamil fattore. -
Forse che il gin ha mai fatto male ad un uomo onesto?... S lo so
cosa volete dire!... Voi mi state citando la ricetta di quel medico a
un certo lord sindaco che aveva la gotta! Come si chiamava dunque,
quel medico? Albernethy, credo! 侮olete star bene? - diceva al suo
malato. - Vivete con la media di uno "shilling" al giorno e
guadagnatelo con un lavoro personale! Tutto questo bello e buono!
Ma, per la vecchia Inghilterra! se per star bene bisogna vivere con la
media di uno "shilling" al giorno, a cosa servirebbe aver fatto
fortuna?... Queste sono scempiaggini indegne d'un uomo di spirito come
voi, signor M廨... Dunque, non parlatemene pi per piacere!... Per
me, guardate, sarei tanto contento di andarmene subito sotto terra!...
Mangiar bene, bere meglio, fumare una buona pipa tutte le volte che ne
ho voglia, non ho altre soddisfazioni al mondo, e voi volete che vi
rinunci?
- Oh! non lo voglio affatto! - rispose con sinceritCipriano. Vi
ricordo soltanto una norma dietetica che credo giusta! Ma lasciamo
quest'argomento, signor Watkins, e ritorniamo all'oggetto particolare
della mia visita.
Mister Watkins, sempre cosloquace, s'era chiuso nel suo mutismo e
sbuffava in silenzio piccole boccate di fumo.
A questo punto, la porta s'apred entruna fanciulla, recando un
vassoio con sopra un bicchiere di bibita.
Questa personcina, incantevole sotto la cornetta alla moda delle
fattoresse del Veld, vestiva semplicemente un abito di tela a piccoli
fiori. Aveva circa diciannove o vent'anni, una carnagione molto
bianca, una bella capigliatura bionda e fine, grandi occhi celesti,
una fisionomia dolce e gaia; era insomma il ritratto della salute,
della grazia, del buon umore.
- Buongiorno, signor M廨 - disse in francese, ma con un leggero
accento britannico.
- Buongiorno, signorina Alice! - rispose Cipriano M廨 che s'era
alzato in piedi all'entrare della fanciulla e ora s'inchinava a lei.
- Vi ho visto arrivare, signor M廨- rispose Miss Watkins, mostrando
i denti splendidi in un amabile sorriso - e siccome so che a voi non
piace il pessimo gin di mio padre, vi porto un'aranciata, augurandomi
che la troviate fresca!
- E' molto gentile da parte vostra, signorina!
- Ah! a proposito, voi non immaginereste mai ciche Dad il mio
struzzo, ha ingoiato questa mattina! - riprese senza alcuna
soggezione. La mia palla d'avorio per rammendare le calze!... S la
palla d'avorio!... E' anche bella grossa, voi la conoscete, signor
M廨 e l'avevo ricevuta direttamente dal biliardo di New Rush!...
Ebbene! quell'ingordo d'un Dadl'ha inghiottita come avrebbe fatto
d'una pillola! In verit quella bestia maligna mi far morire di
dispiacere, presto o tardi!
Raccontando la sua storia, Miss Watkins aveva all'angolo dei suoi
occhi celesti un sottile raggio d'allegria, che non sembrava indicare
una voglia straordinaria di realizzare questo lugubre pronostico,
neppure a lunga scadenza. Ma tutt'a un tratto, con l'intuizione cos viva delle donne, fu colpita dal silenzio che conservavano suo padre e
il giovane ingegnere, e dal loro leggero imbarazzo in sua presenza.
- Si direbbe, signori, che vi disturbo! - disse. - Lo sapete, se avete
dei segreti che io non devo sentire, me ne vado!... Del resto, non ho
tempo da perdere! Bisogna che studi la mia sonata prima di occuparmi
del desinare!... Andiamo! decisamente, non siete loquaci oggi,
signori!... Vi lascio dunque ai vostri tetri complotti!
E giusciva, ma ritornsui suoi passi, e graziosamente, bench l'argomento fosse dei piseri:
- Signor M廨- disse, - quando vorrete interrogarmi sull'ossigeno,
sono completamente a vostra disposizione. Ho giletto tre volte il
capitolo di chimica che m'avete dato da studiare, e questo 剃orpo
gassoso, incolore, inodore e insaporenon ha pisegreti per me!
Dopo di che, Miss Watkins fece una bella riverenza e disparve come una
leggera meteora.
Un istante dopo, gli accordi d'un eccellente piano, risonando dalla
stanza pi lontana dal salotto, annunciarono che la fanciulla si
dedicava totalmente ai suoi esercizi musicali.
- Ebbene, signor Watkins - riprese Cipriano, al quale l'amabile
apparizione avrebbe ricordato la domanda, se fosse stato capace di
dimenticarla, - vorreste favorirmi una risposta alla richiesta che ho
avuto l'onore di rivolgervi?
Mister Watkins cav la pipa dall'angolo della bocca, sput solennemente a terra, sollevbruscamente la testa e, folgorando il
giovane con uno sguardo inquisitore:
- Forse, per caso, signor M廨 le avete giparlato di questa cosa? -
gli domand
- Parlato di che?... A chi?
- Di quanto diceste... A mia figlia...
- Per chi mi prendete, signor Watkins! - replicl'ingegnere con un
ardore che non lasciava alcun dubbio sulla sua sincerit Io sono
Francese, signore!... Non lo dimenticate!... E' come dirvi che non mi
sarei mai permesso di parlare di matrimonio alla signorina vostra
figlia senza il vostro consenso!
Lo sguardo di Mister Watkins s'era rabbonito e, di colpo, la sua
lingua parve sciogliersi.
- Meglio cos... Bravo ragazzo!... Non mi aspettavo meno dalla vostra
discrezione a riguardo di Alice! - rispose in tono quasi cordiale. -
Ebbene, poichposso fidarmi di voi, voi mi darete la vostra parola di
non parlargliene neppure in avvenire!
- E perch signore?
- Perchquesto matrimonio impossibile, ed meglio che lo leviate
subito dai vostri programmi! - rispose Mister Watkins. Signor M廨
voi siete un giovane onesto, un perfetto gentiluomo, un eccellente
chimico, un professore distinto e anche di un grande avvenire, non lo
metto in dubbio, ma voi non avrete mia figlia, per la ragione che io
ho fatto per lei dei progetti del tutto differenti!
- Tuttavia, signor Watkins...
- Non insistete!... Sarebbe inutile!... - replicil fattore. Potreste
essere un duca e pari d'Inghilterra, e potreste ancora non piacermi!
Ma voi non siete neppure un tipo inglese, e mi dichiarate con una
perfetta franchezza che non avete nessuna rendita! Vediamo, in buona
fede, credete che io abbia allevato Alice come ho fatto, dandole i
migliori maestri di Victoria e di Bloemfontein, per mandarla, quando
avr vent'anni, a vivere a Parigi, "rue de l'Universit, al terzo
piano, con un signore di cui non comprendo neppure la lingua?...
Riflettete signor M廨 e mettetevi nei miei panni!... Supponete di
essere il fattore John Watkins, proprietario della miniera di
Vandergaart Kopje, e che io sia Cipriano M廨 giovane studioso
francese in missione al Capo!... Supponetevi qui, al centro di questo
salotto, seduto in questa poltrona sorseggiando il vostro bicchiere di
gin e fumando una pipa di tabacco di Amburgo: ammettereste forse per
un minuto... uno solo!... quest'idea di darmi vostra figlia in sposa?
- Certamente, signor Watkins - rispose Cipriano, e senza esitazione -
se io credessi di trovare in voi i requisiti che possono assicurare la
sua felicit
- Ebbene! avreste torto, caro signore, torto marcio! - rispose Mister
Watkins. - Agireste come un uomo che non degno di possedere la
miniera di Vandergaart Kopje, o meglio voi non possedereste affatto
questa miniera! Perch infine, credete voi che mi sia caduta
spalancata tra le braccia? Credete che non mi ci sia voluto n intelligenza nattivitper scovarla e soprattutto per assicurarmene
la propriet... Ebbene! signor M廨 questa intelligenza di cui ho
dato prova, in questa circostanza memorabile e decisiva, io l'applico
a tutti gli atti della mia vita e specialmente a tutto quanto pu riguardare mia figlia!... E' per questo che vi ripeto: cancellatela
dai vostri programmi!... Alice non per voi!
Su questa conclusione trionfante, Mister Watkins afferr il suo
bicchiere e lo vuotd'un fiato.
L'ingegnere, confuso, non trovnulla da rispondere. Vedendo questo,
l'altro lo invest
- Siete sbalorditivi, voi Francesi! - prosegu - Siete sempre sicuri
di voi stessi, parola mia! Voi arrivate, come se cadeste dalla luna,
all'estremo limite del Griqualand (3), in casa d'un galantuomo che non
aveva mai sentito parlare di voi fino a tre mesi fa, e che non vi ha
visto pidi dieci volte in questi novanta giorni! Voi andate a
trovarlo e gli dite: 侯ohn Stapleton Watkins, avete una figlia
incantevole, d'una educazione perfetta, universalmente conosciuta come
la perla del paese e, ciche non guasta, vostra unica erede per la
proprietdei piricco "kopje" di diamanti dei Due Mondi! Io sono il
signor Cipriano M廨di Parigi, ingegnere, e ho quattromilaottocento
franchi di stipendio!... Datemi, per piacere, questa ragazza in
moglie, affinchio la porti nel mio paese e voi non sentiate pi parlare di lei, se non di tanto in tanto, con la posta o il
telegrafo!...E voi trovate naturale tutto questo?... Io lo trovo
sbalorditivo!
Cipriano s'era levato in piedi, pallidissimo. Aveva preso il cappello
e si preparava ad andarsene.
- S... sbalorditivo - ripetil fattore. - Ah! io non addolcisco la
pillola!... Io sono un Inglese di vecchio stampo, signore!... Come
vedete, io ero stato pipovero di voi, molto pipovero!... Ho fatto
tutti i mestieri!... Sono stato mozzo a bordo d'una nave mercantile,
cacciatore di bufali nel Dakota, minatore nell'Arizona, pastore nel
Transvaal!... Ho conosciuto il caldo, il freddo, la fame, la
fatica!... Mi sono guadagnato, per ben vent'anni, col sudore della mia
fronte, il tozzo di pane che mi serviva per vivere!... Quando ho
sposato la defunta Mistress Watkins, la madre di Alice, figlia di un
Boero d'origine francese (4) - come voi, per dirla semplicemente, non
avevamo, in tutti e due, di che allevare una capra! Ma ho lavorato!...
Non mi sono perso di coraggio!... Ora sono ricco e intendo trar
profitto dal mio lavoro!... Intendo soprattutto conservarmi mia
figlia, per curare la mia gotta e farmi della musica, alla sera,
quando mi annoio!... Se mai dovesse sposarsi, si sposerqui, con un
ragazzo del paese, ricco come lei, fattore o minatore come noi, e che
non mi parler di andarsene a vivere da morto-di-fame in un
appartamento al terzo piano di un paese dove io non ho mai avuto
voglia di metter piede in vita mia: si sposercon James Hilton, per
esempio, o con un altro valoroso della sua tempra!... I pretendenti
non mancano, ve l'assicuro!... In breve, con un buon Inglese, che non
ha paura d'un bicchiere di gin e che mi tiene compagnia, quando fumo
la pipa!
Cipriano aveva gila mano sulla maniglia della porta, per uscire da
quella stanza dove soffocava.
- Persenza rancore! - gli gridMister Watkins. - Io non vi voglio
male, signor M廨 e sarsempre felice di vedervi, come affittuario e
come amico!... Sentite, noi attendiamo a proposito alcune persone a
cena questa sera!... Volete essere dei nostri?
- No, grazie, signore! - rispose freddamente Cipriano. - Devo
terminare la mia corrispondenza per l'ora della posta.
E se ne and
俟balorditivi, questi Francesi... sbalorditivi! ripeteva Mister
Watkins, riaccendendosi la pipa allo stoppino imbevuto di catrame in
combustione, che teneva sempre a portata di mano.
E si versun gagliardo bicchiere di gin.


NOTE.

NOTA 1: Una delle tribOttentotte del Capo. Ginella prima metdel
secolo diciottesimo aveva subito incroci con i Boeri e con i nomadi
della zona. Trasferitasi quindi a nord dell'Orange, sui due altipiani
da essa denominati Griqualand, ebbe lunghi contatti con le popolazioni
bant I Griqua sono oggi praticamente scomparsi come unitetnica
(N.d.A.).
NOTA 2: Il miglio inglese equivale a 1609 metri.
NOTA 3: Nome col quale si designano due territori dell'Unione
Sudafricana facenti parte dell'antica provincia del Capo (N.d.A.).
NOTA 4: Un gran numero di Boeri o contadini olandesi dell'Africa
meridionale discendono dai Francesi, passati in Olanda e quindi alla
colonia del Capo, in seguito alla revoca dell'editto di Nantes (N.d
A.).















2. AI CAMPI DI DIAMANTI.

Ciche umiliava piprofondamente il giovane ingegnere nella risposta
ricevuta da Mister Watkins ch'egli non poteva negare di scorgervi,
sotto la forma eccessivamente rude, un buon fondo di ragione. Anzi si
stupiva, riflettendovi, di non aver previsto egli stesso le obiezioni
che il fattore gli avrebbe fatto e di essersi esposto a un tale
categorico rifiuto.
Ma il fatto ch'egli non aveva mai pensato, fino a quel momento, alla
distanza che le differenze di censo, di origine, di educazione, di
ambiente, ponevano tra la fanciulla e lui. Abituato, gida cinque o
sei anni, a considerare i minerali da un punto di vista puramente
scientifico, i diamanti non rappresentavano, ai suoi occhi, che
semplici campioni di carbone, atti a figurare al museo della Scuola
mineraria. Inoltre, siccome la sua vita in Francia si svolgeva in un
ambiente sociale molto pielevato di quello dei Watkins, egli aveva
completamente perso di vista il valore commerciale del ricco
giacimento posseduto dal fattore. Non gli era dunque passato per la
mente, neppure per un istante, il pensiero che ci fosse disparittra
la figlia del proprietario di Vandergaart Kopje e un ingegnere
francese. Se anche questo problema fosse sorto nel suo spirito, probabile che, nelle sue convinzioni di parigino ed ex allievo del
Politecnico, egli si sarebbe creduto piuttosto sul limite di ciche
le convenienze sociali chiamano un 匍atrimonio con persona di
condizione inferiore
La rude ammonizione di Mister Watkins era un doloroso risveglio dalle
sue illusioni. Cipriano aveva troppo buon senso per non apprezzare i
solidi argomenti, e troppa onestper irritarsi d'una sentenza ch'egli
in fondo riconosceva giusta.
Ma il colpo era non meno doloroso, e ora che gli toccava rinunciare ad
Alice, si accorgeva improvvisamente quanto ella gli fosse diventata
cara in meno di tre mesi. Erano, infatti, tre mesi che Cipriano M廨 la conosceva, ciodal suo arrivo nel Griqualand.
Come tutto sembrava gilontano! Egli si rivedeva, in una terribile
giornata di caldo e di polvere, giungere al termine del suo lungo
viaggio da un emisfero all'altro.
Sbarcato col suo amico Pharamond Barth鋊 - un vecchio camerata di
collegio che veniva per la terza volta a cacciare per diporto
nell'Africa australe, - Cipriano s'era separato da lui a Cittdel
Capo. Pharamond Barth鋊 era partito per il paese dei Basuti, dove
contava di reclutare il piccolo corpo di guerrieri negri, dai quali si
sarebbe fatto scortare durante le sue spedizioni cinegetiche.
Cipriano, invece, aveva preso posto nel pesante carro a quattordici
cavalli, che serve da diligenza sulle strade del Veld, e s'era messo
in cammino per il Campo dei Diamanti.
Cinque o sei grandi casse - un vero laboratorio di chimica e
mineralogia, da cui non avrebbe mai voluto separarsi costituivano il
bagaglio del giovane studioso. Ma la diligenza accetta soltanto
cinquanta chili di bagaglio per ogni viaggiatore, ed egli fu costretto
ad affidare quelle preziose casse a una carretta trainata da bufali,
che le avrebbe trasportate in Griqualand con una lentezza veramente da
Merovingi.
La diligenza, un grande carro con panche da dodici posti, riparata da
un copertone di tela, era montata su quattro enormi ruote,
continuamente inzuppate dall'acqua di fiumi che traversava a guado. I
cavalli, attaccati a due a due e talvolta rinforzati da un mulo, sono
condotti con grande maestria da una coppia di cocchieri, seduti l'uno
di fianco all'altro in serpa; l'uno tiene le redini, mentre il suo
aiutante maneggia una lunghissima frusta di bamb simile a una
gigantesca canna da pesca, di cui si serve non soltanto per incitare i
cavalli, ma anche per guidarli.
La strada passa per Beaufort, una ridente cittadina costruita ai piedi
dei monti Nieuweveld; attraversa questa catena, arriva a Victoria e
poi a Hopetown (1) - la Cittdella Speranza, - sulla riva del fiume
Orange, per proseguire oltre, fino a Kimberley e ai principali
giacimenti diamantiferi, che distano appena alcune miglia.
E' un viaggio massacrante e monotono di otto o nove giorni, attraverso
lo spoglio Veld. Il paesaggio presenta quasi sempre il carattere pi squallido: pianure aride, pietre sparse come disseminate da morene,
rocce grigie affioranti al suolo, un'erba gialla e rada, cespugli
stentati. Niente coltivazioni nbellezze naturali. Di tanto in tanto,
qualche misera fattoria, il cui proprietario ottenendo dal governo
coloniale la concessione delle terre, ha avuto il mandato di dare
ospitalit ai viaggiatori. Ma questa ospitalitsempre delle pi elementari. In questi singolari alberghi non si trovano nletti per
le persone, n lettiere per i cavalli. Appena qualche barattolo di
conserve alimentari, che hanno fatto pivolte il giro del mondo e che
si pagano a peso d'oro.
Di conseguenza, per il loro pasto, i cavalli vengono lasciati liberi
nella pianura, dove sono costretti a cercarsi i ciuffi d'erba che
crescono al riparo dei sassi. Poi, quando si tratta di ripartire, una vera impresa per radunarli, e una perdita di tempo considerevole.
E quali scossoni in quella diligenza primitiva, lungo quelle strade
ancor piprimitive! I sedili sono semplicemente i coperchi delle
casse di legno, impiegate per il bagaglio minuto, e lo sfortunato che
vi siede sopra per una interminabile settimana, compie il lavoro di
maglio. Impossibile leggere, dormire e parlare! In cambio, quasi tutti
i viaggiatori fumano notte e giorno come ciminiere, bevono come spugne
e sputano nella stessa proporzione.
Cipriano M廨 si trovava dunque assieme a un campionario abbastanza
rappresentativo di quella popolazione fluttuante, che accorre da tutti
i punti del globo verso i giacimenti d'oro e di diamanti, appena
vengono segnalati. C'era un corpulento Napoletano dai fianchi larghi,
con capelli neri disordinati, una faccia color pergamena, due occhi
poco rassicuranti, il quale diceva di chiamarsi Annibale Pantalacci;
un ebreo portoghese di nome Nathan, conoscitore di diamanti, il quale
se ne stava imperturbabile nel suo angolo e considerava l'umanitcon
filosofia; un minatore del Lancashire, Thomas Steel, d'una salute di
ferro, con barba rossa e torso vigoroso, il quale disertava le miniere
di carbone per tentare la fortuna nel Griqualand; un Tedesco, Herz
Friedel, il quale parlava come un oracolo e sapeva gitutto intorno
allo sfruttamento diamantifero, senza aver mai visto un solo diamante
nella sua ganga. C'era uno "Yankee" dalle labbra sottili, il quale non
parlava che con la sua borraccia di pelle, e senza dubbio veniva ad
aprire nelle concessioni una di quelle taverne dove finisce il meglio
del guadagno d'un minatore. C'era ancora un fattore delle rive
dell'Hart, un Boero dello Stato libero di Orange, un sensale di
avorio, che andava nel paese dei Namaqua; infine due coloni del
Transvaal e un Cinese di nome Li - nome adatto per un Cinese -
completavano questa compagnia, la pieterogenea, la pivolgare, la
pi equivoca, la pirumorosa, con la quale un uomo civile si fosse
mai trovato.
Dopo essersi goduto per un po' di tempo le loro fisionomie e il loro
comportamento, Cipriano ne fu ben presto nauseato. Non restava che
Thomas Steel, con la sua corporatura possente e il suo largo sorriso,
e il cinese Li, con la sua andatura composta e felina, ai quali
potesse ancora interessarsi. In particolare le buffonate di cattivo
gusto, il comportamento sfacciato del Napoletano, gl'ispiravano un
invincibile sentimento di ripulsione.
Una delle facezie piostinate di questo personaggio fu, per due o tre
giorni, di appendere alla treccia di capelli che il Cinese portava sul
dorso, secondo l'usanza della sua nazione, una variet di oggetti
disparati, manate d'erba, torsoli di cavolo, una coda di vacca, una
scapola di cavallo raccolta nella pianura.
Li, senza scomporsi, staccava l'appendice che era stata aggiunta alla
sua lunga treccia, ma non dimostrava ncon una parola ncon un
gesto, nemmeno con uno sguardo, che lo scherzo aveva passato i limiti
della tolleranza. La sua faccia gialla, i suoi piccoli occhi a
mandorla conservavano una calma inalterabile, come se egli fosse
estraneo a ciche accadeva attorno a lui. Si sarebbe davvero creduto
ch'egli non comprendesse una parola di ciche si diceva in quell'arca
di Noviaggiante per il Griqualand.
CosAnnibale Pantalacci non si faceva scrupolo di aggiungere, in un
pessimo inglese, commenti sciocchi alle sue trovate da spiritoso di
basso rango.
- Pensate che il suo colore giallo sia contagioso? - domandava a voce
alta al suo vicino.
Oppure:
- Se avessi un paio di forbici, per tagliargli la treccia, vedreste
che testa "farebbe"!
E i viaggiatori a ridere. Ma il Boero impiegava sempre un po' di tempo
a capire ciche diceva il Napoletano; allora scoppiava d'improvviso
in una fragorosa risata, con un ritardo di due o tre minuti sugli
altri, raddoppiando l'ilaritdella comitiva.
Alla fine, Cipriano s'irritdi questa insistenza nel burlare il
povero Li, e disse a Pantalacci che il suo modo di fare non era
educato. L'altro avrebbe forse risposto con una insolenza, ma un gesto
di Thomas Steel bast a fargli rinfoderare con prudenza il suo
sarcasmo.
- No! - aggiunse il bravo ragazzo, dispiaciuto d'aver riso con gli
altri. - Non leale agire coscon questo povero diavolo, che non
comprende neppure quello che dite!
L'argomento fu dunque chiuso. Ma qualche istante dopo, Cipriano fu
sorpreso di vedere lo sguardo acuto e leggermente ironico certamente
uno sguardo pieno di riconoscenza - che il Cinese teneva fisso su di
lui. Pensche Li conoscesse l'inglese meglio di quanto non lasciasse
apparire.
Ma alla fermata, Cipriano tent inutilmente di avviare la
conversazione con lui. Il Cinese restimpassibile e muto. Da allora,
questo essere bizzarro continu a interessare il giovane ingegnere
come un enigma di cui avrebbe voluto trovare la chiave. CosCipriano
si trov spesso impegnato a penetrare quella faccia gialla e glabra,
quella bocca tagliata da un colpo di sciabola, che s'apriva su denti
bianchissimi, quel piccolo naso corto e camuso, quella fronte
spaziosa, quegli occhi obliqui e quasi sempre socchiusi, come per
nascondere un raggio di malizia.
Quanti anni aveva Li? Quindici o sessanta? Era impossibile dirlo. Se i
suoi denti, lo sguardo, i capelli d'un nero serico, facevano
propendere per la giovinezza, le rughe della fronte, delle guance,
della bocca, sembravano rivelare un'et avanzata. Era basso di
statura, esile, in apparenza agile, ma con dei tratti da anzianotto e,
per cosdire, da 哉ecchietta
Era ricco o povero? Altra cosa dubbia. I suoi pantaloni di tela
grigia, la blusa di leggerissima seta gialla, il cappello di spago
intrecciato, le scarpe con suole di feltro, che contenevano calze d'un
candore immacolato, potevano appartenere tanto a un mandarino di prima
categoria quanto a un uomo del popolo. Il suo bagaglio si componeva
d'una sola cassetta di legno rosso, con questo indirizzo in inchiostro
nero: 信. Li, from Canton to the Cape che voleva dire: 信. Li, da
Canton a Cittdel Capo
Del resto, il Cinese era d'una correttezza impeccabile, non fumava,
non beveva che acqua e approfittava di tutte le soste per radersi la
testa con grandissima cura.
Cipriano non riusca saperne di pie rinunciben presto a occuparsi
di questo problema vivente.
Intanto i giorni passavano, le miglia si succedevano alle miglia.
Talvolta i cavalli andavano di buon trotto. Altre volte sembrava
impossibile farli muovere un passo in pi Ma a poco a poco, la strada
si accorciava e, un bel giorno, il carro-diligenza arriva Hopetown.
Ancora una tappa, e fu oltrepassata Kimberley. Infine, all'orizzonte
si profilarono delle case di legno.
Era New Rush.
Questo accampamento di minatori non differiva molto da ci che sono,
in tutti i paesi aperti alla civilizzazione, quelle cittpolverose
che spuntano dal suolo come per incanto.
Baracche di tavole, per la maggior parte molto piccole e simili a
capanne di cantonieri su un cantiere europeo, alcune tende, una
dozzina di caffo cantine, una sala di biliardo, un Alhambra o sala
da ballo, degli "stores" o magazzini generali di mercanzie di prima
necessit ecco ciche colpiva anzitutto il visitatore.
C'di tutto in questi magazzini: abiti e mobili, scarpe e vetri per
finestre, libri e selle, armi e stoffe, scope e munizioni da caccia,
coperte e sigari, verdura fresca e medicinali, aratri e sapone da
bagno, spazzole per le unghie e latte concentrato, padelle per
friggere e litografie; c'era di tutto, eccetto acquirenti.
Questo perchla popolazione dell'accampamento era ancora occupata
alla miniera, distante tre o quattrocento metri da New Rush.
Cipriano M廨 come tutti i nuovi arrivati, si affretta recarvisi,
mentre si preparava il desinare alla casa pomposamente fregiata del
nome di "Hotel Continental".
Erano circa le sei del pomeriggio. Gi il sole all'orizzonte si
bagnava d'un leggero vapore dorato. L'ingegnere osserv pi del
solito, il diametro enorme che l'astro del giorno, come quello della
notte, assume a queste latitudini australi, senza che fosse ancora
data una sufficiente spiegazione del fenomeno. Il diametro sembrava
almeno il doppio di quanto si vede in Europa.
Ma uno spettacolo completamente nuovo attendeva Cipriano al "kopje",
cioal giacimento di diamanti.
Quando incominciarono i lavori, la miniera formava una collinetta
schiacciata, che in quel luogo rigonfiava la pianura, dovunque cos piatta come un mare calmo. Ma ora era un'immensa voragine dalle pareti
svasate, una specie di circo a forma ellittica e di circa quaranta
metri quadri di superficie, che la forava su tutta l'area. Questa
superficie era spartita in non meno di tre o quattrocento "claims" o
concessioni di trentun piedi di lato, che gli aventi diritto facevano
scavare a loro arbitrio.
Il lavoro consisteva semplicemente nello scavare, a forza di piccone e
di zappa, e nell'estrarre la terra da quel suolo, che generalmente
costituito da una sabbia rossastra mescolata a ghiaia. Una volta
trasportata sul bordo della miniera, questa terra viene condotta ai
banchi di cernita per essere lavata, scelta, setacciata, e finalmente
esaminata con la massima cura, per scoprire se contiene pietre
preziose.
Tutti questi "claims", essendo stati scavati indipendentemente gli uni
dagli altri, formano naturalmente delle buche di profonditvaria. Gli
uni scendono a cento e pimetri sotto il livello del suolo gli altri
soltanto a quindici, venti o trenta.
Per le esigenze del lavoro e della circolazione, ogni concessionario
deve, secondo i regolamenti ufficiali, lasciare su un lato della sua
buca uno spazio largo sette piedi assolutamente intatto. Questo
spazio, assieme all'altro uguale lasciato dal vicino, forma una specie
di carreggiata o argine, all'altezza del livello primitivo del suolo.
Su questa banchina viene allestita una piattaforma di travi poste di
traverso, che sporgono dai due lati circa un metro e formano un
passaggio sufficientemente largo perchdue carrette non si urtino.
A danno della soliditdi questa via semi-aerea e della sicurezza dei
minatori, i concessionari scavano gradualmente il piede della parete,
a misura che i lavori si abbassano, in maniera che l'argine, che
strapiomba talvolta per un'altezza doppia di quella delle torri di
Notre Dame, alla fine prende la forma d'una piramide rovesciata, che
si posa sul suo vertice. La conseguenza di questo cattivo procedere facile a prevedersi. Le pareti franano di frequente, sia nella
stagione delle piogge, sia quando il brusco mutare della temperatura
produce delle crepe verticali nella terra. Ma il ripetersi
periodicamente di questi disastri non impedisce agli imprudenti
minatori di continuare a scavare il loro "claim" fino a scalzare quasi
tutta la parete.
Cipriano M廨 avvicinandosi alla miniera, vide dapprima soltanto
carrette, cariche o vuote, che circolavano su questa strada sospesa.
Ma quando giunse abbastanza vicino al bordo per gettare uno sguardo
sino in fondo a questa specie di cava, vide la folla dei minatori
d'ogni razza, colore e costume, che lavoravano con ardore in fondo ai
"claims". C'erano Negri e Bianchi, Europei e Africani, Mongoli e
Celti, la maggior parte quasi nudi, o vestiti soltanto con pantaloni
di tela, camicie di flanella, perizoma di cotonato, cappelli di paglia
spesso ornati con penne di struzzo.
Tutti questi uomini raccoglievano terra in secchie di pelle, che
venivano subito issate fino al bordo della miniera lungo grossi cavi
di fil di ferro, sotto la trazione di corde fatte con corregge di
pelle bovina, arrotolate su cilindri di legno vuoti all'interno. Qui
le secchie erano sveltamente vuotate nelle carrette, poi
ridiscendevano subito in fondo al "claim" per ritornare con un nuovo
carico.
I lunghi cavi di ferro, tesi sopra quei profondi parallelepipedi
formati dai "claims", davano ai "dry-diggings" o miniere di diamanti
all'aperto un aspetto tutto speciale. Sembravano fili che tengono
sospesa una gigantesca ragnatela improvvisamente interrotta.
Cipriano s'intrattenne per un po' di tempo a osservare incuriosito
quel formicaio umano. Poi ritorna New Rush, e la campana chiamben
presto i clienti a tavola. Qui, egli ebbe durante tutta la serata la
soddisfazione di sentire alcuni parlare di lavori prodigiosi, di
minatori poveri come Giobbe improvvisamente arricchiti con un solo
diamante, mentre altri, al contrario, si lagnavano della 哀fortuna
dell'avidit dei sensali, dell'infedelt dei Cafri impiegati alle
miniere, i quali rubavano le pietre pibelle, e altre conversazioni
di argomento tecnico. Non si parlava che di diamanti, carati,
centinaia di lire sterline.
Tutto sommato, quella gente aveva l'aria piuttosto delusa, e per un
"digger" fortunato, che comandava a gran voce una bottiglia di
champagne per bagnare la sua buona fortuna, si vedevano venti musi
lunghi, i cui proprietari sconsolati bevevano soltanto birra scadente.
Ogni tanto, una pietra passava di mano in mano attorno alla tavola,
per essere soppesata, esaminata, stimata e finalmente ritornare a
sprofondarsi nella cintura del suo possessore. Quel ciottolo
grigiastro e opaco, che non brillava pidi un pezzo di selce levigato
da qualche torrente, era il diamante nella sua ganga.
Al cadere della notte, i caff si riempirono, e le stesse
conversazioni, le stesse discussioni che avevano rallegrato la cena,
continuarono con animazione attorno ai bicchieri di gin e di
acquavite.
Cipriano, invece, s'era coricato presto nel letto che gli era stato
assegnato sotto una tenda vicino all'albergo. Qui si addormentquasi
subito, cullato dal chiasso d'un ballo all'aperto, che i minatori
cafri eseguivano nelle vicinanze, e dalle note squillanti d'una
cornetta, primo strumento in un salone pubblico per i divertimenti
coreografici dei signori Bianchi.


NOTE.

NOTA 1: Cittadina dell'Unione Sudafricana nella provincia del Capo,
sul fiume Orange, 112 chilometri a sud-ovest di Kimberley. Nel 1867 vi
fu rinvenuto per la prima volta un giacimento diamantifero (N.d A.).
NOTA 2: Cittdei Griqualand, presso il confine dello Stato libero di
Orange, posta nel bacino del Vaal, a 1223 metri sul livello del mare,
su un altopiano nudo e desolato, dal clima piuttosto caldo. Kimberley
sorse nel 1870, in seguito alla scoperta di giacimenti diamantiferi, e
trasse il nome dal duca di Kimberley, segretario di Stato per le
colonie. che nel 1871 proclamil protettorato inglese sul Grigualand
(N.d.A.).










3. UN PO' DI SCIENZA IMPARTITA IN CLIMA D'AMICIZIA.

Il giovane ingegnere, bisogna dirlo subito a suo onore, non era venuto
nel Griqualand per trascorrere il suo tempo in quell'atmosfera di
avidit di fumi d'alcool e di tabacco. Era incaricato di eseguire
rilievi topografici e geologici su alcune zone del paese, di
raccogliere campioni di rocce e di terre diamantifere, di procedere
sul posto ad analisi delicate. Il suo primo pensiero era dunque di
procurarsi un'abitazione tranquilla, che potesse accogliere il suo
laboratorio e che servisse per cosdire da punto di riferimento alle
sue esplorazioni attraverso tutto il distretto minerario.
La collinetta dominata dalla fattoria Watkins richiamsubito la sua
attenzione, come luogo che sarebbe stato particolarmente favorevole ai
suoi lavori. Abbastanza distante dall'accampamento dei minatori per
non essere troppo disturbato dalla loro chiassosa vicinanza, Cipriano
si sarebbe qui trovato a un'ora circa di cammino dai "kopjes" pi distanti, poich il distretto diamantifero non supera i dodici
chilometri di circonferenza. Scelse dunque una delle case abbandonate
da John Watkins, ne contrattl'affitto e vi si stabil tutto questo
per l'ingegnere fu questione di mezza giornata. Il fattore, da parte
sua, si dimostr abbastanza accomodante. In fondo egli si annoiava
troppo nella sua solitudine, e vide con un certo piacere stabilirsi
vicino a casa sua un giovane, che senza dubbio gli avrebbe recato
qualche distrazione.
Ma se Mister Watkins aveva calcolato di trovare nel suo affittuario un
compagno di mensa o un socio assiduo per dare l'assalto alla caraffa
del gin, faceva male i conti. Appena sistemato, con tutta la sua
attrezzatura di storte e fornelli e reagenti, nella casa abbandonata a
sua discrezione - ancora prima che i piimportanti apparecchi del suo
laboratorio fossero arrivati - Cipriano aveva giiniziato i suoi giri
nel distretto. Cos alla sera, quando rincasava stanco morto, con il
suo carico di frammenti di rocce nella cassetta di zinco, nel
carniere, nelle tasche e perfino nel cappello, aveva pi voglia di
buttarsi sul letto e dormire che d'andare a sentire le solite ciance
di Mister Watkins. Inoltre, egli fumava poco e beveva ancor meno.
Tutto questo non contribuiva precisamente a farne l'allegro compare
che il fattore aveva sperato.
Nonostante tutto questo, Cipriano era tanto leale e retto, tanto
semplice di maniere e di sentimenti, tanto saggio e modesto, ch'era
impossibile praticarlo abitualmente senza affezionarsi a lui. Mister
Watkins - forse non se ne rendeva conto - provava dunque pirispetto
per quel giovane ingegnere di quanto non ne aveva mai provato per
nessun'altra persona. Se almeno quel ragazzo fosse un buon bevitore!
Ma che cosa vale un uomo che non si schiarisce mai la gola con un
goccio di gin? Ecco come regolarmente si concludevano i giudizi che il
fattore formulava sul suo affittuario.
Quanto a Miss Watkins, ella aveva subito preso un atteggiamento di
vero e franco cameratismo col giovane studioso. Trovando in lui quella
distinzione di modi, quella superiorit intellettuale che non
riscontrava affatto nel suo ambiente abituale, ella aveva colto con
entusiasmo l'occasione inaspettata che le si offriva, di completare,
con nozioni di chimica sperimentale, l'istruzione molto solida e varia
che s'era giprocurata con la lettura di opere scientifiche.
Il laboratorio del giovane ingegnere, con i suoi bizzarri apparecchi,
esercitava su di lei un irresistibile interesse. C'era soprattutto in
lei una grande curiosit di conoscere tutto quanto riguardava la
natura dei diamanti, quelle pietre preziose che nelle conversazioni e
nel commercio del paese occupavano un posto cosimportante. Per la
verit Alice era molto propensa a vedere in quelle gemme nient'altro
che comuni sassolini. Cipriano - ella se ne accorgeva bene - aveva su
questo punto delle opinioni precisamente uguali alle sue. Perci questa comunanza di sentimenti non fu estranea all'amicizia che s'era
subito stretta tra loro. Soli nel Griqualand, si potrebbe azzardarsi a
dirlo, essi non credevano che lo scopo unico della vita fosse quello
di cercare, tagliare, vendere sassolini, cosardentemente bramati in
tutti i paesi del mondo.
- Il diamante - le disse un giorno il giovane ingegnere - non altro
che carbonio puro. E' un frammento di carbone cristallizzato,
nient'altro. Lo si pubruciare come un volgare tizzone, ed stata
proprio questa proprietcombustibile che ne ha fatto, per la prima
volta, supporre la vera natura. Newton, il quale osservava tante cose,
aveva notato che il diamante tagliato rifrange la luce pi di ogni
altro corpo trasparente. Ora, siccome egli sapeva che questo carattere
proprio della maggior parte delle sostanze combustibili, dedusse da
questo fatto, con la sua arditezza abituale, la conclusione che il
diamante 削oveva essere combustibile. E l'esperienza gli diede
ragione.
- Ma, signor M廨- domandla fanciulla, - se il diamante non altro
che carbone, perchlo si vende coscaro?
- Perchmolto raro, signorina Alice - rispose Cipriano, - e perch finora non stato trovato in natura che in piccolissime quantit Per
molto tempo fu ricavato solo dall'India, dal Brasile e dall'isola di
Borneo. E senza dubbio voi ricorderete molto bene, perch allora
avevate sette o otto anni, il tempo in cui, per la prima volta, fu
segnalata la presenza di diamanti in questa provincia dell'Africa
australe.
- Certo, me ne ricordo! - disse Miss Watkins. - Erano tutti come
impazziti nel Griqualand! Non si vedeva che gente armata di picconi e
zappe, che andava esplorando tutte le terre, deviando il corso dei
torrenti per esaminarne il letto, sognando e parlando solo di
diamanti! Per quanto fossi piccola, signor M廨 vi assicuro che
allora ne fui eccitata! Ma voi dicevate che il diamante caro perch raro... E' forse questa l'unica sua qualit
- No, non precisamente, Miss Watkins. La sua trasparenza, la sua
brillantezza, quando tagliato in maniera da rifrangere la luce, la
difficoltstessa di questo taglio e infine la sua eccezionale durezza
ne fanno un corpo veramente molto interessante per lo studioso e
aggiungerei, molto utile all'industria. Voi sapete che pu essere
levigato soltanto con la sua polvere ed questa preziosa durezza che
ha permesso di usarlo, da alcuni anni, nella perforazione delle rocce.
Senza l'aiuto di questa gemma, non soltanto sarebbe molto difficile
lavorare il vetro e tante altre materie dure, ma anche la perforazione
delle gallerie, dei cunicoli delle miniere, dei pozzi artesiani.
- Ora capisco - disse Alice, che si sentiva improvvisamente presa da
una specie di stima per quei poveri diamanti che aveva tanto
disprezzato fino allora. - Ma, signor M廨 il carbone, di cui voi
affermate che il diamante un composto allo stato cristallino - questa la definizione giusta, non vero? - il carbone, che cosa infine?
- E' un corpo semplice, non metallico, e uno dei pidiffusi in natura
- rispose Cipriano. - Tutti i composti organici, senza eccezione, il
legno, la carne, il pane, l'erba, ne contengono in alta proporzione.
Essi devono il grado di parentela che si osserva tra loro alla
presenza del carbone o 剃arboniotra i loro componenti.
- Un fatto curioso! - disse Miss Watkins. - Cosquei cespugli che
vediamo, l'erba di questo pascolo, l'albero che ci dombra, la carne
del mio struzzo Dad e anch'io, e voi, signor M廨 siamo in parte
fatti di carbone... come i diamanti? Tutto dunque carbone in questo
mondo?
- Ve l'assicuro, signorina Alice, da molto tempo lo si supponeva, ma
la scienza contemporanea tende di giorno in giorno a determinarlo con
maggior chiarezza! O meglio, tende a ridurre sempre piil numero dei
corpi semplici elementari, numero da lungo tempo considerato come
definitivo. I procedimenti di osservazione spettroscopica hanno, a
questo riguardo, portato di recente una luce nuova sulla chimica. Cos le sessantadue sostanze classificate finora come corpi semplici
elementari o fondamentali, potrebbero alla fine risultare una sola e
unica sostanza atomica - forse l'idrogeno - sotto manifestazioni
elettriche, dinamiche e calorifiche differenti!
- Oh! mi fate paura, signor M廨 con tutte queste parole difficili! -
esclam Miss Watkins. - Parlatemi piuttosto del carbone! Forse voi,
signori della chimica, riuscireste a cristallizzarlo come fate con lo
zolfo, di cui mi avete mostrato l'altro giorno degli aghi cos splendidi? Sarebbe certo picomodo che andare a scavare buche nella
terra per trovarvi i diamanti!
- Si tentato spesso di realizzare quello che voi dite rispose
Cipriano - e tentato di produrre il diamante artificiale mediante la
cristallizzazione del carbonio puro. Devo aggiungere che si riusciti
entro certi limiti. Despretz, nel 1853, e recentemente un altro
studioso in Inghilterra, hanno prodotto polvere di diamante facendo
passare una corrente elettrica ad alta tensione in un cilindro di
carbone nel vuoto, liberato da tutte le sostanze minerali e preparato
con zucchero candito. Ma finora il problema non ha avuto una soluzione
industriale. Tuttavia, questo problema ormai soltanto questione di
tempo. Da un giorno all'altro, e forse nel momento stesso in cui vi
parlo, Miss Watkins, il procedimento di produzione del diamante gi scoperto!
Essi conversavano passeggiando sul terrapieno sabbioso che circondava
la fattoria, oppure alla sera, seduti sotto l'esile veranda guardando
le stelle che brillano nel cielo australe.
Poi Alice lasciava il giovane ingegnere per far ritorno alla fattoria,
se pur non lo conduceva a vedere il suo piccolo branco di struzzi che
custodiva dentro un recinto, ai piedi della collina sulla quale
s'elevava l'abitazione di John Watkins. Le piccole teste bianche, alte
su un corpo nero, le grosse gambe rigide, i ciuffi di piume
giallognole che adornavano i sommoli delle ali e la coda, tutto ci era attraente per la fanciulla, la quale si dilettava, da un anno o
due, ad allevare una piccola famiglia di struzzi.
D'ordinario, non si cerca d'addomesticare questi animali, e i fattori
del Capo li lasciano vivere allo stato quasi selvatico. Si
accontentano di rinchiuderli in vasti serragli, protetti da un'alta
cinta di filo di ottone, uguale a quella che si usa, in certi paesi,
lungo le strade ferrate. Gli struzzi, inadatti al volo, non possono
superare queste barriere. Qui essi vivono tutto l'anno, in una
cattivit che non conoscono, nutrendosi di quello che trovano e
cercando luoghi riparati per deporvi le loro uova, protetti da leggi
severe contro i ladruncoli. Ma al tempo della muta, quando si tratta
di spogliarli di quelle piume tanto ricercate dalle signore d'Europa,
i battitori radunano a poco a poco gli struzzi in una serie di recinti
sempre pi piccoli, dove sia facile prenderli e svestirli del loro
abbigliamento.
Questa industria ha preso da qualche anno, nelle regioni del Capo, un
prodigioso sviluppo, e giustamente ci si meraviglia che sia appena
conosciuta in Algeria, dove non sarebbe meno redditizia. Ogni struzzo,
cosridotto in schiavit procura al suo proprietario, senza nessuna
spesa, un introito annuo che varia tra i duecento e i trecento
franchi. Per capire questo, bisogna sapere che una piuma grande, se di prima scelta, si vende fino a sessanta o ottanta franchi - prezzo
commerciale corrente - e che le piume medie e piccole hanno sempre un
valore abbastanza alto.
Ma Miss Watkins allevava una dozzina di questi grandi uccelli
unicamente per suo passatempo personale. Le piaceva vederli covare le
proprie enormi uova, o quando venivano al pastone con i loro pulcini,
come avrebbero fatto le galline e i tacchini. Cipriano talvolta
l'accompagnava e si divertiva ad accarezzare il pibello del branco,
un certo struzzo dalla testa nera e dagli occhi d'oro: precisamente
quel vezzoso Dad che aveva ingoiato la palla d'avorio di cui Alice
si serviva abitualmente per rammendare.
Frattanto, Cipriano aveva sentito a poco a poco nascere in s un
sentimento pi profondo e pitenero verso la fanciulla. Egli aveva
pensato che non avrebbe trovato mai, per condividere la sua vita di
lavoro e di meditazione, una compagna di cuore pi semplice,
d'intelligenza pisveglia, pi amabile, pi perfetta sotto ogni
aspetto. Infatti Miss Watkins, rimasta molto presto orfana di madre e
perciobbligata a governare la casa paterna, era una massaia esperta
e allo stesso tempo una perfetta donna di societ Era anzi questa
unione particolare di distinzione raffinata e di semplicit attraente
che la rendeva incantevole. Libera dagli stolti pregiudizi di tante
ragazze eleganti della vecchia Europa, non disdegnava di introdurre le
sue bianche mani nella pasta per fare il budino, di cucinare, di
accertarsi che la biancheria della casa fosse in buono stato. E questo
non le impediva di eseguire le sonate di Beethoven altrettanto bene e
forse meglio di tante altre, di parlare con propriet due o tre
lingue, di dedicarsi alla lettura, di saper apprezzare i capolavori di
tutte le letterature, e infine di riscuotere successo nelle piccole
riunioni mondane, che talvolta venivano organizzate presso le ricche
fattoresse del distretto.
E le donne brillanti non mancavano in queste riunioni. Nel Transvaal
come in America, in Australia e in tutti i paesi giovani, dove una
civilizzazione che si sviluppa d'improvviso assorbe l'attivitdegli
uomini con i lavori materiali, la cultura intellettuale costituisce
molto pi che in Europa il monopolio quasi esclusivo delle donne.
Perciesse spesso sono molto superiori ai loro mariti e ai loro figli
in fatto di cultura generale e di raffinatezza artistica. E' capitato
a tutti i viaggiatori d'incontrare, non senza meraviglia, nella moglie
d'un minatore australiano o d'uno "squatter" (1) del Far West, un
talento musicale di prim'ordine, associato alle piserie conoscenze
letterarie o scientifiche. La figlia d'un cenciaiolo di Omaha o d'un
salumiere di Melbourne arrossirebbe al pensiero di essere inferiore in
istruzione, in maniere raffinate, in 剃ompitezzad'ogni specie, a una
principessa della vecchia Europa. Nello Stato libero di Orange, dove
l'educazione delle ragazze gida molto tempo allo stesso livello di
quella dei ragazzi, ma dove questi disertano troppo presto i banchi di
scuola, questo contrasto tra i due sessi rilevante piche altrove.
L'uomo nella casa, il "breadwinner", colui che guadagna il pane;
egli conserva in tutta la sua rudezza originale, che gli deriva dal
lavoro all'aria aperta, la solita esistenza di fatiche e di pericoli.
Al contrario, la donna coltiva come sua propriet oltre ai doveri
domestici, le arti e le lettere che il marito disdegna e trascura.
E capita anche talvolta che un fiore di bellezza, di distinzione e di
grazia, sbocci ai confini del deserto; era il caso della figlia del
fattore John Watkins.
Cipriano aveva pensato a tutto questo e, siccome andava dritto al
fine, non aveva esitato a presentare la sua domanda.
Ahim i suoi sogni ora crollavano, e scorgeva, per la prima volta,
l'abisso quasi insuperabile che lo separava da Alice. Cos dopo
questo colloquio deciso, ritornnella sua abitazione col cuore gonfio
d'amarezza. Ma egli non era l'uomo che si abbandonava alla vana
disperazione; era risoluto a lottare su questo terreno e, in attesa
degli eventi, trov ben presto nel lavoro un sicuro rimedio al suo
dolore. Dopo essersi seduto davanti al suo piccolo tavolo, l'ingegnere
termin con scrittura rapida e ferma, la lunga lettera confidenziale
che aveva cominciata al mattino, indirizzata al suo venerato maestro,
il signor J... membro dell'Accademia delle Scienze e professore
titolare alla Scuola Mineraria.

... Ciche non ho creduto di affidare alla mia relazione ufficiale -
gli diceva, - perchanche per me ancora soltanto un'ipotesi, l'opinione che sarei tentato di farmi, dopo le mie osservazioni
geologiche, sul vero modo di formazione del diamante. Nl'ipotesi che
lo fa provenire da un'origine vulcanica, nquella che attribuisce la
sua formazione nei giacimenti attuali all'azione di violenti
smottamenti di terreno, riuscirebbero a soddisfare me pidi voi, mio
caro maestro, e non ho bisogno di ricordarvi i motivi che ce la fanno
scartare. La formazione del diamante sul posto, mediante l'azione del
fuoco, anch'essa una spiegazione troppo vaga e che non mi persuade.
Quale sarebbe la natura di questo fuoco, e perch non avrebbe
modificato i calcari d'ogni specie, che s'incontrano regolarmente nei
giacimenti diamantiferi? Cimi sembra semplicemente ingenuo, degno
della teoria dei turbini o degli atomi uncinati.
La sola spiegazione che mi soddisfi, se non completamente, almeno in
parte, quella del trasporto per mezzo delle acque degli elementi
della gemma, e della formazione posteriore del cristallo sul posto.
Sono molto colpito dal profilo speciale, quasi uniforme, dei diversi
giacimenti che ho esplorato con la massima cura. Tutti presentano pi o meno la forma generale d'una specie di coppa, di capsula, o meglio,
tenendo conto della crosta che li ricopre, d'una borraccia da
cacciatori, coricata su un fianco. E' come un serbatoio di trenta o
quarantamila metri cubi, nel quale si fosse rovesciato tutto un
agglomerato di sabbie, di fango e di terre alluvionali, addossato
sulle rocce primitive. Questo carattere notevolissimo soprattutto
nel Vandergaart Kopje uno degli ultimi giacimenti scoperti, e che
appartiene - detto tra parentesi - allo stesso proprietario della casa
dalla quale vi scrivo.
Se si versa in una capsula un liquido contenente dei corpi estranei in
sospensione, che cosa avviene? Questi corpi estranei si depositano
particolarmente sul fondo e attorno alle pareti della capsula. Ebbene,
questo precisamente quanto avvenne nel "kopje". Infatti, i diamanti
si trovano soprattutto in fondo e verso il centro del bacino, come
pure alla sua estremit Il fatto tanto evidente, che i "claims"
intermedi calano rapidamente di valore, mentre le concessioni centrali
o vicine ai bordi acquistano immediatamente un valore enorme, quando
la forma dei giacimenti stata determinata. L'analogia dunque in
favore del trasporto dei materiali mediante l'azione delle acque
D'altra parte, un gran numero di circostanze che troverete elencate
nella mia relazione, tendono a indicare la formazione dei cristalli
sul posto, piuttosto che il loro trasporto allo stato perfetto. Per
citarne solo due o tre, i diamanti sono quasi sempre in gruppi della
stessa natura e dello stesso colore e cinon capiterebbe certamente
se fossero stati trasportati giformati da un torrente. E' frequente
trovarne due attaccati assieme, che si separano a minimo urto. Come
avrebbero resistito all'attrito e alle vicende d'un trasporto per
mezzo delle acque? Di pi i grossi diamanti si trovano quasi sempre
al riparo d'una roccia, il che indurrebbe a pensare che l'influenza
della roccia - la sua irradiazione calorifica o qualunque altra causa-
ha facilitato la cristallizzazione. Infine, raro, anzi molto raro,
incontrare insieme grossi e piccoli diamanti. Tutte le volte che si
scopre una bella pietra, questa isolata. E' come se tutti gli
elementi adamantini del nido si fossero in questo caso concentrati in
un solo cristallo, sotto l'azione di cause particolari.
Questi motivi e molti altri ancora mi fanno dunque propendere per la
formazione sul posto, dopo che gli elementi della cristallizzazione vi
sono stati trasportati per mezzo delle acque.
Ma da dove sono venute queste acque che trasportavano i detriti
organici, destinati a trasformarsi in diamanti? Questo non mi stato
possibile determinarlo, nonostante le ricerche piaccurate che ho
eseguito in diversi terreni.
La scoperta avrebbe certamente la sua importanza. Infatti, se si
pervenisse a rintracciare la strada percorsa dalle acque, perchnon
si perverrebbe risalendola, alla sorgente da dove sono partiti i
diamanti, l dove ce n' senza dubbio in maggior quantitche nei
limitati giacimenti attualmente sfruttati? Questa sarebbe una
dimostrazione completa della mia teoria, e ne sarei ben felice. Ma non
sar io a farla, perch sono ormai quasi al termine della mia
missione, e mi stato impossibile formulare a questo riguardo una
conclusione seria. Sono invece stato pifortunato nelle mie analisi
di rocce...

L'ingegnere, proseguendo nella sua descrizione, entrava poi in
particolari tecnici riguardanti i suoi studi che erano indubbiamente
di grande interesse per lui e per il suo corrispondente, ma sui quali
il lettore profano forse non sarebbe dello stesso parere. Perci sembra prudente non insistervi pia lungo.
A mezzanotte, dopo aver terminato la sua lunga lettera, Cipriano
spense la lampada, si stese sull'amaca e s'addormentd'un sonno ben
meritato.
Il lavoro aveva soffocato il dispiacere - almeno per qualche ora- ma
una dolce immagine fece capolino pid'una volta nei sogni del giovane
studioso, e gli sembrch'essa gli dicesse di non disperare.

NOTE.

NOTA 1: Chi occupa illecitamente aree pubbliche; in Australia l'allevatore di pecore (N.d.A.).


















4. VANDERGAART KOPJE.

非evo assolutamente partire - ripeteva a se stesso Cipriano M廨 il
mattino dopo, mentre si radeva la barba, - devo lasciare il
Griqualand! Dopo quanto mi son lasciato dire da quel brav'uomo,
rimanere un giorno di pi sarebbe debolezza! Non vuol darmi sua
figlia? Forse ha ragione! In ogni caso, non sono io quello che si
abbasser per invocare attenuanti! Sapr accettare da uomo la
sentenza, per quanto sia dolorosa, e mi servirdi esperienza per il
futuro!
Senza altre esitazioni, Cipriano cominci a imballare i suoi
apparecchi nelle casse che aveva conservato per servirsene da tavoli e
da armadi. S'era messo all'opera con ardore, e lavorava febbrilmente
da un'ora o due, quando dalla finestra aperta, attraverso l'atmosfera
mattutina, una voce fresca e limpida, librandosi come un canto
d'allodola dal basso del terrapieno, giunse fino a lui, cantando una
delle pidolci melodie del poeta Moore:

It is the last rose of summer,
Left blooming alone.
All her lovely companions
Are faded and gone...

(E' l'ultima rosa dell'estate, / lasciata a fiorire sola. / Tutte le
sue compagne / sono sfiorite e andate...).

Cipriano si affacci alla finestra e vide Alice che andava verso il
recinto degli struzzi, reggendo il grembiule pieno di un becchime di
cui sono ghiotti. Era lei che cantava al sole nascente.

I will not leave thee, thou lone one!
To pine on the stem,
Since the lovely are sleeping,
Go sleep with them...

(Io non ti lascer o tu solitaria! / a languire sullo stelo. / Poich tutte le belle si sono addormentate / va' e dormi con loro...).

Il giovane ingegnere non s'era mai creduto particolarmente sensibile
alla poesia, perquesta volta si sent profondamente penetrato.
Rimase immobile presso la finestra, frenando il suo impulso,
ascoltando e, diciamo meglio, bevendo quelle dolci parole.
La canzone s'interruppe. Miss Watkins distribuiva il becchime agli
struzzi, ed era divertente vederli allungare il collo grosso e beccare
senza grazia sulla piccola mano che li stuzzicava. Poi, finita la
distribuzione, ella ritorn sempre cantando:

It is the last rose of summer,
Left blooming alone...
Oh, who would inhabit
This black world alone?...

(E' l'ultima rosa dell'estate, / lasciata a fiorire sola... / Oh, chi
abiterebbe soletto / questo mondo tenebroso?...).

Cipriano stava ritto in piedi, inchiodato sul posto, con gli occhi
umidi e la favella ammutolita dal fascino.
La voce si perdeva in lontananza; Alice ritornava alla fattoria; era
appena a venti metri, quando un rumore di passi frettolosi la fece
trasalire, ed ella si fermall'istante.
Cipriano, per un impulso incontrollato ed irresistibile, era uscito da
casa, a capo scoperto, e correva appresso a lei.
- Signorina Alice!...
- Signor M廨...
Erano l'uno di fronte all'altra, contro il sole che sorgeva, sul
sentiero che fiancheggia la fattoria. Le loro ombre si disegnavano
nette contro lo steccato di legno bianco, nel paesaggio brullo.
Cipriano, ora che aveva raggiunto la fanciulla, sembrava stupito del
suo gesto e taceva, indeciso.
- Volete dirmi qualcosa, signor M廨 - domandlei sorpresa.
- Vengo a salutarvi, signorina Alice!... Parto oggi stesso!... rispose
egli con voce assai poco sicura.
Il leggero incarnato che abbelliva il colorito delicato di Miss
Watkins era improvvisamente scomparso.
- Partire?... Volete partire?... per dove? - domandella molto
turbata.
- Per il mio paese... per la Francia - rispose Cipriano. - I miei
lavori qui sono finiti... La mia missione al termine... Non ho pi nulla da fare nel Griqualand, e devo tornare a Parigi...
E dicendo questo, con parole interrotte, egli aveva l'espressione d'un
colpevole che si scusa.
- Ah!... S... E' vero!... Doveva capitare!... - balbettava Alice,
non sapendo bene cosa diceva.
La fanciulla era stordita dallo stupore. Questa notizia la coglieva di
sorpresa, come una mazzata. Subito, grosse lacrime gonfiarono i suoi
occhi e brillarono sulle ciglia socchiuse. Tuttavia, come se questo
improvviso dispiacere l'avesse posta di fronte alla realt ella
ritrovancora la forza per sorridere.
- Partire?... - ripet - Ebbene, volete dunque lasciare cos la
vostra allieva devota, senza che abbia terminato il suo corso di
chimica?... Questo mi dispiace, signore!
Ella cercava di essere disinvolta e di scherzare, ma il tono della sua
voce smentiva le sue parole. C'era, sotto questo fare scherzoso, un
rimprovero accorato, che anddiritto al cuore del giovane. Gli diceva
in parole povere:
亟 allora io?... Non tenete dunque conto di me?... Voi mi respingete
semplicemente nel nulla!... Sareste venuto qui per apparirmi solo, tra
quei Boeri e questi avidi minatori, come un essere superiore e
privilegiato, studioso, fiero, disinteressato, eccezionale!... Mi
avreste associata ai vostri studi e ai vostri lavori!... Mi avreste
aperto il vostro cuore e fatto condividere le vostre grandi ambizioni,
le vostre preferenze letterarie, i vostri gusti artistici!... Mi
avreste fatto vedere la distanza che corre tra un pensatore come voi e
i bimani che mi circondano!... Avreste fatto di tutto per farvi
ammirare e amare!...
Vi sareste riuscito!... Poi, verreste a dirmi, di punto in bianco, che
ve ne ritornate a Parigi e ben presto vi dimenticherete di me!... E
voi credete che io prendercon filosofia questa conclusione?
S c'era tutto questo nelle parole di Alice, e i suoi occhi umidi lo
lasciavano capire cosbene, che Cipriano fu sul punto di rispondere a
questo rimprovero inespresso ma eloquente. Ci mancpoco che non
gridasse:
非evo andarmene!... Ieri ho domandato a vostro padre che mi concedesse
di avervi come sposa!... Ha rifiutato senza lasciarmi alcuna
speranza!... Capite ora perchparto?
Il ricordo della promessa lo trattenne in tempo. S'era impegnato a non
parlare mai alla figlia di John Watkins del sogno che egli aveva
formulato, e si sarebbe giudicato spregevole se non avesse mantenuto
la parola.
Ma, nello stesso tempo, egli sentiva quanto quel progetto di partenza
precipitosa, cosimprovvisamente decisa sotto l'impressione dello
smacco, era brutale, quasi selvaggio. Gli sembrava impossibile
abbandonare cos senza preparazione, senza proroga, quella
incantevole ragazza che egli amava, e che lo ricambiava - era fin
troppo evidente - con un affetto tanto sincero e profondo!
Questa risoluzione, che due ore prima s'era impossessata di lui con il
carattere della necessitpiimperiosa, ora lo faceva inorridire. Non
osava neppure pipensarvi.
Tutt'a un tratto egli la rigett
- Se parlo di partire, signorina Alice - disse, - non per questa
mattina... neppure per oggi, penso!... Ho ancora da prendere degli
appunti... da completare i preparativi!... In ogni caso, avrl'onore
di rivedervi e di parlare con voi... circa il vostro programma di
studi!
Detto questo, voltando bruscamente le spalle, Cipriano fugg come un
pazzo; ritorn in casa, si accasci sulla seggiola di legno, e
comincia riflettere profondamente.
Il corso dei suoi pensieri era cambiato.
俘inunciare a tanta grazia, per mancanza d'un po' di danaro! pensava.
- Abbandonare il campo al primo ostacolo! E m'immagino d'essere
coraggioso? Non sarebbe meglio sacrificare qualche pregiudizio e
tentare di rendermi degno di lei?... Tanti fanno fortuna in pochi mesi
cercando diamanti! Perch non potrei fare lo stesso anch'io? Chi
m'impedisce di dissotterrare una pietra da cento carati, come capitato ad altri, o meglio, di scoprire un nuovo giacimento? Io ho
certamente conoscenze tecniche e pratiche superiori alla maggior parte
di questi uomini! Perchla scienza non darebbe a me ci che il
lavoro, assistito da un po' di fortuna, ha dato a loro?... Dopo tutto,
non rischio molto a tentare!... Anche dal punto di vista della mia
missione, punon essermi inutile metter mano al piccone e provare il
mestiere del minatore!... E, se riesco, se divento ricco con questo
sistema primitivo, chissche John Watkins non si lascerconvincere e
non ritornersulla sua prima decisione? Il premio tale che vale la
pena di tentare l'avventura!...
Cipriano cominci a camminare avanti e indietro nel suo laboratorio;
ma, questa volta, le sue mani restavano inoperose, mentre lavorava
solo la sua mente.
Di colpo egli si ferm prese il cappello e usc
Dopo aver preso il sentiero che scendeva verso la pianura, si diresse
di buon passo verso il Vandergaart Kopje.
Vi arrivin men di un'ora.
Nello stesso momento, i minatori rientravano in massa all'accampamento
per il pranzo. Cipriano, passando in rivista tutti quei volti
abbronzati, si domandava a chi si sarebbe rivolto per avere le
informazioni che gli erano necessarie, quando riconobbe in un gruppo
la faccia leale di Thomas Steel, il minatore venuto dal Lancashire.
Aveva avuto l'occasione di incontrarlo gialtre due o tre volte, dopo
ch'erano arrivati insieme nel Griqualand, e di accorgersi che il bravo
giovane faceva progressi a vista d'occhio, come dimostravano
sufficientemente il suo aspetto florido, i suoi abiti nuovi fiammanti,
e soprattutto la larga cintura che portava ai fianchi.
Cipriano si decise ad avvicinarlo e a metterlo al corrente dei suoi
progetti; bastarono poche parole.
- Affittare un "claim"? Niente di pifacile, se avete danaro! gli
rispose il minatore. - Ce n' uno precisamente accanto al mio!
Quattrocento sterline, ed vostro! Con cinque o sei Negri, che lo
sfrutteranno per conto vostro, siete sicuro di guadagnarvi almeno
sette o ottocento franchi di diamanti alla settimana!
- Ma io non ho quattrocento sterline, e non posso disporre di nessun
Negro! - disse Cipriano.
- Ebbene, acquistate solo una parte di "claim", un ottavo oppure un
sedicesimo, e lavoratelo da solo! Basterun migliaio di franchi per
questo acquisto!
- Sarebbe piaccessibile alle mie possibilit- rispose l'ingegnere.
- Ma voi, signor Steel, se non sono troppo curioso, come avete fatto?
Siete dunque venuto qui con un capitale?
- Son arrivato con le mie braccia e con tre monetine d'oro in tasca -
rispose l'altro. - Ma ho avuto fortuna. Dapprima ho lavorato su un
ottavo, spartendo con un proprietario che preferiva starsene al caff invece di occuparsi dei suoi affari. Eravamo d'accordo di spartire i
frutti, e mi andata bene, specialmente con una pietra di cinque
carati che abbiamo venduto per duecento sterline! Allora mi sono
stufato di lavorare per quel fannullone e ho comperato un sedicesimo,
che ho sfruttato da solo. Siccome non raccoglievo che piccole pietre,
me ne sono disfatto dieci giorni fa. Ho lavorato di nuovo in societ con un Australiano, nel suo "claim", ma non abbiamo ricavato che
cinque sterline fra tutti e due nella prima settimana.
- Se trovassi da acquistare una buona parte di "claim", non troppo
caro, sareste disposto a diventare mio socio per lo sfruttamento? -
domandl'ingegnere.
- Subito - rispose Thomas Steel, - a una condizione per che ognuno
tenga per squanto trover Non che non mi fidi di voi, signor M廨
Ma vedete, da quando sono qui, mi sono accorto che ci perdo quasi
sempre lavorando a spartire, perchcol piccone e la zappa so il fatto
mio, e faccio due o tre volte pilavoro degli altri!
- Questo mi sembra giusto - rispose Cipriano.
- Ah! - esclam d'improvviso il minatore del Lancashire
interrompendosi. - Un'idea, e forse quella buona!... Se prendessimo,
fra tutti e due, uno dei "claims" di John Watkins?
- Come, uno dei suoi "claims"? Non tutto suo il terreno del "kopje"?
- Certamente, signor M廨 ma voi sapete che il governo coloniale
s'intromette appena si scoperto un giacimento di diamanti. Esso lo
amministra, lo iscrive al catasto e spezzetta i "claims", prendendosi
la maggior parte del prezzo di cessione e pagando al proprietario
nient'altro che un canone fisso. A dire il vero, il canone,
trattandosi di un "kopje" grande come questo, costituisce ancora una
rendita molto buona e, d'altra parte, il proprietario ha sempre
interesse per il riscatto del maggior numero di "claims" che pufar
lavorare. E' precisamente il caso di John Watkins. Egli ne ha molti in
sfruttamento, oltre la proprietassoluta di tutta la miniera. Ma non
pu sfruttarli bene quanto vorrebbe, perchla gotta gl'impedisce di
assistere ai lavori, e penso che vi farebbe buone condizioni, se gli
proponeste di prenderne uno.
- Preferirei che la contrattazione si facesse tra lui e voi rispose
Cipriano.
- Questo non importa - replic Thomas Steel. - Possiamo subito
toglierci questo peso!
Tre ore dopo, la metdel "claim" numero 942, debitamente segnato con
picchetti e determinato sulla mappa, era affittato in piena regola ai
signori M廨 e Thomas Steel, dietro pagamento d'un primo acconto di
novanta sterline, e versamento nelle mani dell'esattore dei diritti di
licenza. Inoltre, era specificamente stipulato nel contratto che i
concessionari dividerebbero con John Watkins i prodotti dello
sfruttamento e gli darebbero a titolo di "Royalty" i tre primi
diamanti superiori ai dieci carati, che da loro venissero trovati.
Niente assicurava che si presentasse questa eventualit ma insomma
era possibile: tutto possibile.
Tutto sommato, l'affare era considerato come eccezionalmente buono per
Cipriano, e il signor Watkins glielo dichiarcon la sua franchezza
abituale, bevendo con lui, dopo la firma del contratto.
- Avete preso una buona decisione, caro ragazzo! - gli disse
battendogli la mano sulla spalla. - C'della stoffa in voi! Non mi
meraviglierei se diventaste uno dei migliori minatori del Griqualand.
Cipriano credette di vedere in queste parole un felice presagio per
l'avvenire.
E Miss Watkins, che era presente al colloquio, aveva un raggio di luce
cosvivo nei suoi occhi celesti! No. Non si sarebbe creduto che ella
avesse passato la mattinata versando lacrime.
Per un tacito accordo, fu evitata, come era giusto, ogni spiegazione
sulla scena del mattino. Cipriano ormai restava, era ormai certo, e
questo era l'essenziale.
Il giovane ingegnere partdunque col cuore sollevato, per fare i
preparativi di trasferimento, portandosi dietro soltanto poco
vestiario in una valigia leggera, perchcontava di stabilirsi sotto
la tenda al Vandergaart Kopje, e di non ritornare alla fattoria se non
per passarvi i momenti di riposo.








5. PRIMO SFRUTTAMENTO.

Fin dal mattino seguente, i due soci si misero al lavoro. Il loro
"claim" era situato al margine del "kopje" e doveva essere ricco, se
la teoria di Cipriano M廨 era fondata. Sfortunatamente, questo
"claim" era gistato ampiamente sfruttato e si sprofondava nelle
viscere della terra fino ad una profonditdi cinquanta e pimetri.
Tuttavia, sotto un certo aspetto, questo era un vantaggio, perch
trovandosi a un livello pibasso dei "claims" vicini, beneficiava,
secondo la legge del paese, di tutte le terre e per conseguenza di
tutti i diamanti che vi fossero caduti dalle pareti circostanti.
Il lavoro era semplice. I due soci cominciavano a scavare col piccone
e la zappa, con molta regolarit una certa quantitdi terra. Fatto
questo, uno di loro risaliva sul bordo della miniera e tirava su, per
mezzo del cavo di ferro, le secchie di terra che gli venivano
agganciate dal basso.
La terra veniva allora trasportata con la carretta alla capanna di
Thomas Steel. Qui, dopo averla distesa con grossi bastoni, ripulita da
ciottoli senza valore, la setacciavano con un crivello dalle maglie di
quindici millimetri di lato per separarne le pietre pipiccole, che
esaminavano attentamente prima di gettarle nello scarto. Infine, la
terra veniva setacciata con un crivello molto fine, per levarne la
polvere, e si trovava cospronta per la cernita.
La versavano quindi su una tavola, davanti alla quale essi si
sedevano, armati d'una specie di raschietto fatto con un pezzo di
latta, la esaminavano con la massima cura, una manata dopo l'altra, e
la buttavano sotto la tavola, da dove era trasportata all'esterno e
abbandonata, quando era finito l'esame.
Tutte queste operazioni avevano per scopo di identificare, se ce
n'era, qualche diamante, talvolta grosso appena quanto una mezza
lenticchia. E i due soci si stimavano molto fortunati, se la giornata
non passava senza che ne avessero trovato almeno uno. Ci mettevano
molto entusiasmo in questo lavoro, e vagliavano minuziosamente la
terra del "claim"; ma, purtroppo, durante i primi giorni, i risultati
furono pressochnulli.
Cipriano, soprattutto, sembrava nutrire poche speranze. Se c'era un
piccolo diamante nella terra, era quasi sempre Thomas Steel che lo
scopriva. Il primo che ebbe la soddisfazione di scoprire, non pesava
un sesto di carato, compresa la ganga.
Il carato corrisponde al peso di quattro grani, ciopress'a poco la
quinta parte d'un grammo (1). Un diamante di prima acqua, ciomolto
puro, limpido e incolore, una volta tagliato, vale circa
duecentocinquanta franchi, se pesa un carato. Ma se i diamanti pi piccoli hanno un valore proporzionalmente molto basso, il valore dei
pigrossi cresce a dismisura. Si calcola, in generale, che il valore
commerciale di una pietra di bella acqua uguale al quadrato del suo
peso, espresso in carati, moltiplicato per il prezzo corrente del
carato. Supponendo, per esempio, che il prezzo del carato sia di 250
franchi, una pietra di dieci carati, della stessa qualit varrcento
volte di pi cio25000 franchi.
Ma le pietre da dieci carati, e anche da un carato, sono molto rare. E
precisamente per questo che sono cos care. E, d'altra parte, i
diamanti del Griqualand sono quasi tutti colorati di giallo, e questo
diminuisce notevolmente il loro valore di gioielleria.
La scoperta d'una pietra del peso di un sesto di carato, dopo sette o
otto giorni di lavoro, era dunque un ben magro compenso a tutte le
preoccupazioni e le fatiche che era costata. Sarebbe stato meglio, a
questo prezzo, coltivare la terra, pascolare il bestiame e spaccare
pietre per il selciato. Cipriano se lo ripeteva dentro di s
Tuttavia, la speranza di trovare un bel diamante, che ricompensasse in
una sola volta il lavoro di parecchie settimane o anche di parecchi
mesi, lo sosteneva, come sosteneva tutti i minatori, anche se meno
coraggiosi. Thomas Steel, invece, lavorava come una macchina, senza
pensarci, almeno in apparenza, per la forza d'una rapiditacquisita.
I due soci prendevano il pasto di mezzogiorno ordinariamente assieme,
si accontentavano di panini e birra che compravano allo spaccio
all'aria aperta, ma cenavano a una delle numerose tavole dell'albergo,
alle quali partecipava la clientela dell'accampamento. Alla sera, dopo
essersi separati per andare ognuno per conto proprio Thomas Steel
entrava in qualche sala di biliardo, mentre Cipriano tornava per
un'ora o due alla fattoria.
Il giovane ingegnere aveva spesso il dispiacere d'incontrarvi il suo
rivale, James Hilton, un giovanotto robusto dai capelli rossi, pelle
bianca, faccia picchiettata da quelle macchioline chiamate efelidi Che
questo rivale facesse evidenti e rapidi progressi nei favori di John
Watkins, bevendo pi gin di lui e fumando pidi lui il tabacco di
Amburgo, non c'era dubbio.
Alice, questo vero, dimostrava la piperfetta repulsione per i
corteggiamenti contadineschi e la conversazione poco elevata del
giovane Hilton. Ma la sua presenza era altrettanto insopportabile a
Cipriano. Cosegli, incapace talvolta di sopportarla e non riuscendo
a padroneggiarsi, salutava la compagnia e se ne andava
- Il "Frenchman" non contento! - diceva allora John Watkins
strizzando l'occhio al suo compare. - Sembra che i diamanti non
corrano da soli sotto la sua zappa!
E James Hilton rideva nel modo piidiota possibile.
Il pidelle volte, in quel tempo, Cipriano andava a passare la serata
a casa di un vecchio e simpatico Boero, che abitava proprio vicino
all'accampamento e si chiamava Jacobus Wandergaart.
Era da lui che prendeva nome il "kopje", di cui in passato aveva
occupato il suolo, all'inizio della concessione. Inoltre, a prestargli
fede, egli ne era stato espropriato con una vera ingiustizia a favore
di John Watkins. Ora, completamente rovinato, viveva in una vecchia
capanna di terra, esercitando il mestiere di tagliatore di diamanti,
che un tempo aveva esercitato ad Amsterdam, sua cittnatale.
Infatti, capitava spesso che i minatori, desiderosi di conoscere il
peso esatto che avrebbero avuto le loro pietre una volta tagliate,
gliele portavano, sia per sfaldarle, sia per compiervi operazioni pi delicate. Ma questo lavoro richiedeva mano sicura e vista buona, e il
vecchio Jacobus Vandergaart, eccellente operaio ai suoi tempi, aveva
ora molta difficoltad eseguire questi lavori.
Cipriano, che gli aveva fatto montare su un anello il suo primo
diamante, gli si era affezionato. Gli piaceva venire a sedersi nel suo
modesto laboratorio, per fare quattro chiacchiere o semplicemente per
tenergli compagnia, mentre lavorava al suo banco di lapidario. Jacobus
Vandergaart, dalla barba bianca, la fronte calva, coperto d'una
papalina di velluto nero, il naso lungo sormontato da un paio di
occhiali rotondi, aveva l'aria d'un perfetto alchimista del
quindicesimo secolo, circondato da arnesi bizzarri e flaconi di acidi.
In una ciotola di legno, sul banco collocato davanti alla finestra, si
trovavano i diamanti grezzi che i minatori avevano affidato a Jacobus
Vandergaart, e il cui valore era talvolta considerevole. Volendo
sfaldarne uno la cui cristallizzazione non gli sembrava perfetta,
cominciava con l'accertare, per mezzo di una lente, la direzione delle
venature che dividono tutti i cristalli in falde a facce parallele;
poi, servendosi d'un diamante gisfaldato, praticava una incisione
nel senso voluto, introduceva una piccola lama d'acciaio in questa
incisione, e picchiava un colpo secco.
Il diamante risultava sfaldato su una faccia, e l'operazione si
ripeteva allora sulle altre.
Se al contrario Jacobus Vandergaart voleva 咨agliarela pietra, o pi precisamente ridurla a una forma determinata, dapprima stabiliva la
forma che voleva darle, disegnandone con il gesso, sulla ganga, le
faccette da ottenere. Poi applicava successivamente ciascuna faccia a
contatto con un secondo diamante, e sottoponeva i due diamanti a uno
sfregamento prolungato. Le due pietre si levigavano a vicenda, e le
faccette si formavano a poco a poco.
Jacobus Vandergaart riusciva cos a dare alla gemma una di quelle
forme che sono fissate dall'uso corrente, e che rientrano tutte in
queste tre grandi divisioni: il 剎rillante doppio il 剎rillante
semplicee la 咬osetta
Il brillante doppio si compone di sessantaquattro faccette, di una
superficie e d'una base.
Il brillante semplice ha la figura della metd'un brillante doppio.
La rosetta ha la base e la superficie convessa a forma di due cupole a
faccette.
Solo eccezionalmente, Jacobus Vandergaart aveva avuto occasione di
tagliare una 剎riolette cio un diamante che, non avendo n superficie nbase, presenta la forma d'una piccola pera. In India si
pratica un foro alle "briolettes" nel senso dell'asse pi lungo, per
passarvi un filo.
I 剃iondoli che il vecchio lapidario aveva pispesso occasione di
tagliare, hanno la forma di mezze pere con superficie e base
sfaccettate sulla parte anteriore.
Una volta tagliato il diamante, restava ancora da lucidarlo perchil
lavoro fosse compiuto. Questa operazione si effettuava servendosi d
una mola, di circa ventotto centimetri di diametro, montata
orizzontalmente sulla tavola e che girava su un perno azionato da una
grande ruota e da una manovella, compiendo due o tremila giri al
minuto. Contro questo disco bagnato d'olio e spalmato di polvere di
diamante ottenuta dai tagli precedenti, Jacobus Vandergaart accostava,
una dopo l'altra, le faccette della pietra, finchavessero raggiunto
la perfetta lucentezza. Chi girava la manovella, era a volte un
ragazzo assunto a giornata, quando era necessario, altre volte un
amico come Cipriano, il quale si prestava a rendergli questo servizio
in cambio di quelli ricevuti.
Lavorando, essi parlavano. E spesso Jacobus Vandergaart, sollevando
gli occhiali sulla fronte, interrompeva improvvisamente il lavoro per
raccontare qualche storia dei tempi passati. Infatti, egli conosceva
tutto dell'Africa australe, dove abitava da oltre quarant'anni. E ci che rendeva piacevole la sua conversazione, consisteva precisamente
nel fatto che essa rispecchiava la tradizione del paese, una
tradizione ancora recente e viva.
Anzitutto, il vecchio lapidario era inesauribile in fatto di lamentele
patriottiche e personali. Gli Inglesi erano, a suo parere, i pi abominevoli pirati che la terra avesse mai prodotto. Dobbiamo tuttavia
lasciargli la responsabilit delle proprie opinioni, anche se un
tantino esagerate, e forse anche perdonargliele.
- Nessuna meraviglia - ripeteva volentieri - se gli Stati Uniti
d'America si sono dichiarati indipendenti, e se l'India e l'Australia
lo faranno ben presto! Nessun popolo sarebbe disposto a tollerare una
tirannia del genere!... Ah! signor M廨 se il mondo conoscesse tutte
le ingiustizie che questi inglesi, cosorgogliosi delle loro ghinee e
della loro potenza navale, hanno seminato sul globo terrestre, non vi
sarebbe nessun insulto nel linguaggio umano che non venisse loro
gettato in faccia!
Cipriano, senza approvare ndisapprovare, ascoltava in silenzio.
- Volete che vi racconti cosa mi hanno combinato proprio a me che vi
parlo? - riprendeva Jacobus Vandergaart animandosi. State a sentire, e
mi direte se possibile avere due opinioni su tutto questo!
E quando Cipriano lo aveva assicurato che niente gli farebbe maggior
piacere, il brav'uomo tornava a raccontare.
- Sono nato ad Amsterdam nel 1806, durante un viaggio che i miei
genitori vi avevano compiuto. Pi tardi, vi sono ritornato per
imparare il mestiere, ma tutta la mia fanciullezza l'ho passata al
Capo, dove la mia famiglia era emigrata da una cinquantina d'anni. Noi
eravamo Olandesi e molto fieri di esserlo, quando la Gran Bretagna
s'impossessdella colonia, a titolo provvisorio, si diceva! Ma John
Bull (2) non molla ciche una volta ha preso e, nel 1815, dall'Europa
riunita in congresso, fu solennemente dichiarato che eravamo sudditi
del Regno Unito!
俑a io mi chiedo perchl'Europa s'immischiava degli affari del le
provincie africane!
俟udditi inglesi! ma noi non volevamo esserlo, signor M廨 Allora,
pensando che l'Africa era abbastanza grande per offrirci una patria
che fosse nostra, completamente nostra, abbandonammo la colonia del
Capo per inoltrarci nelle terre ancora inesplorate che limitavano la
regione verso nord. Ci chiamavano 雨oeri cio contadini, oppure
侮oortrekkers ciopionieri.
隹vevamo appena dissodato quei nuovi territori, ci eravamo appena
creata, con grande lavoro, una esistenza indipendente, che il governo
britannico li reclamcome sua propriet sempre sotto il pretesto che
noi eravamo sudditi inglesi!
隹llora cominciun altro esodo. Eravamo nel 1838. Di nuovo emigrammo
in massa. Dopo aver caricato su carri, tirati da buoi, le nostre
masserizie, gli arnesi da lavoro e i prodotti, ci inoltrammo ancor di
pinel deserto.
隹 quell'epoca, il territorio nel Natal era quasi completamente
spopolato. Un conquistatore sanguinario, chiamato Ciaka, vero Attila
negro della razza degli Zul vi aveva sterminato pidi un milione di
esseri umani, tra il 1812 e il 1828. Il suo successore Dingaan vi
regnava ancora col terrore. Questo re selvaggio ci autorizza
stabilirci nel paese, dove sorgono oggi le cittdi Durban e di Port
Natal.
俑a l'astuto Dingaan ci aveva dato questa autorizzazione con il
secondo fine di attaccarci, quando il nostro Stato fosse diventato un
buon boccone! Cos ci armammo tutti per la resistenza, e fu soltanto
a prezzo di sforzi inauditi e, posso dirlo, con prodigi di valore, in
pi di cento combattimenti, nei quali le nostre donne e i nostri
ragazzi combattevano al nostro fianco, che riuscimmo a rimanere in
possesso di quelle terre, bagnate dal nostro sudore e dal nostro
sangue.
隹vevamo appena trionfato definitivamente sul despota negro e
distrutto la sua potenza, che il governo del Capo manduna colonna
britannica con l'incarico di occupare il territorio del Natal, in nome
di Sua Maestla Regina d'Inghilterra!... Come vedete, noi eravamo
sempre sudditi inglesi! Questo avveniva nel 1842.
隹ltri emigranti, nostri compatrioti, avevano anch'essi conquistato il
Transvaal e annientato il potere del tiranno Moselekatze sul fiume
Orange. Anch'essi si videro confiscare, con un semplice ordine del
giorno, la nuova patria che avevano pagato con tante sofferenze!
俊ralascio i particolari. Questa lotta durventi anni. Noi andavamo
sempre pilontano, e sempre la Gran Bretagna allungava su di noi la
sua mano rapace, come su altrettanti servi della gleba, che restavano
suoi anche dopo averla abbandonata!
侵nfine, dopo molte pene e lotte sanguinose, riuscimmo a far
riconoscere la nostra indipendenza nello stato libero di Orange. Un
proclama regio, firmato dalla regina Vittoria in data 8 aprile 1854,
ci garantiva il libero possesso delle nostre terre e il diritto di
darci un governo autonomo. Ci costituimmo definitivamente in
Repubblica, e si pudire che il nostro Stato, fondato sul rispetto
scrupoloso della legge, sulla libera iniziativa individuale e
sull'istruzione impartita con abbondanza in tutte le classi, potrebbe
ancora servire di modello a molte nazioni, che si credono pi civili
di un piccolo Stato dell'Africa australe!
侵l Griqualand ne faceva parte. Allora io mi stabilii come fattore in
questa casa dove ci troviamo ora, con la mia povera moglie e i due
figli! Fu allora che io piantai il mio "kraal" o parco per il bestiame
sul luogo stesso della miniera dove voi lavorate! Dieci anni dopo,
John Watkins arrivnel paese e vi costrula prima capanna. Allora
non si sapeva che c'erano i diamanti sotto questa terra e, per conto
mio avevo avuto cospoche occasioni in trent'anni di praticare il mio
vecchio mestiere, che appena mi ricordavo dell'esistenza delle pietre
preziose!
非'un tratto, verso il 1867, si sparse la voce che le nostre terre
erano diamantifere. Un Boero delle rive del Hart aveva trovato de
diamanti perfino negli escrementi dei suoi struzzi, perfino nei muri
d'argilla della sua fattoria (3).
俟ubito il governo inglese, fedele al suo sistema di appropriazione,
in barba a tutti i trattati e a tutti i diritti, dichiaril
Grigualand sua propriet
侵nvano la nostra Repubblica protest... Invano offrdi sottoporre
la divergenza all'arbitrato d'un capo di Stato europeo!...
L'Inghilterra rifiutl'arbitrato e occupil nostro territorio.
隹bbiamo ancora sperato che i nostri iniqui padroni avrebbero
rispettato almeno i diritti privati! Per parte mia, rimasto vedovo
senza figli in seguito alla terribile epidemia del 1870, non mi
sentivo pi il coraggio d'andarmi a cercare un'altra patria, di
rifarmi un nuovo focolare, il sesto o settimo della mia lunga vita!
Rimasi dunque nel Griqualand. Quasi io solo, nel paese, restavo
estraneo a quella febbre del diamante che ossessionava tutti, e
continuavo a coltivar il mio orto, come se il giacimento di "Du Toit's
Pan" non fosse stato scoperto a un tiro di schioppo da casa mia!
保ra, quale non fu un giorno il mio stupore, quando constatai che il
muretto del mio "kraal", costruito con pietre a secco secondo
l'usanza, era stato demolito durante la notte e trasportato trecento
metri pilontano, in mezzo alla pianura. Al posto del mio, John
Watkins, aiutato da un centinaio di Cafri, ne aveva costruito un altro
che si congiungeva con il suo e che racchiudeva nella sua propriet una collinetta di terra sabbiosa e rossastra, fino a quel momento mia
proprietincontrastata.
亭eci le mie rimostranze all'usurpatore... Per tutta risposta quello
mi rise in faccia! Minacciai di denunciarlo... Egli mi sfida farlo!
俊re giorni dopo, ebbi la spiegazione dell'enigma. Quella collinetta
di terra, che mi apparteneva, era una miniera di diamanti. John
Watkins, dopo essersene accertato, s'era affrettato ad effettuare il
trasloco del mio recinto; poi era corso a Kimberley, a far registrare
ufficialmente la miniera a nome suo.
俘ichiesi un processo... Non riuscirete mai a comprendere, signor
M廨 quanto costi un processo in un territorio inglese!... Ho perduto
ad uno ad uno i miei buoi, i cavalli, le pecore!... Ho venduto fino
all'ultima suppellettile, fino all'ultimo straccio, per saziare quelle
sanguisughe umane chiamate "solicitors", "attorneys", "sherifs" (4),
uscieri!... In breve, dopo un anno di andirivieni, di attese, di
speranze sempre deluse, di ansiete di rivolte, la questione della
propriet fu definitivamente chiusa in appello, senza possibilitdi
ricorso in cassazione...
信o perduto il processo e, per di pi ero rovinato. Una sentenza in
piena regola dichiarava infondate le mie pretese, respingeva la mia
istanza e diceva che era impossibile al tribunale riconoscere con
chiarezza il diritto rispettivo delle parti, ma che era necessario per
il futuro determinare un confine in maniera invariabile. Cos la
linea che divideva le due proprietfu retrocessa al venticinquesimo
grado di longitudine est dal meridiano di Greenwich. Il terreno
situato a occidente di questo meridiano restava assegnato a John
Watkins, e il terreno situato a oriente assegnato a Jacobus
Vandergaart.
青iche sembra aver suggerito ai giudici questa originale decisione,
era che di fatto il venticinquesimo grado di longitudine passa sui
piani del distretto, attraverso il territorio che era stato occupato
dal mio "kraal".
促urtroppo, la miniera era a occidente! Diventdunque automaticamente
di John Watkins!
俊uttavia, l'opinione che il paese ha conservato di questa iniqua
sentenza, come per segnarla con marchio indelebile, espressa nel
fatto che si continua a dare alla miniera il nome di Vandergaart
Kopje!
亟bbene, signor M廨 non ho forse un po' di ragione di dire che gli
Inglesi son furfanti?disse il vecchio Boero a conclusione della sua
troppo vera storia.


NOTE.

NOTA 1: Esattamente grammi 0,2052.
NOTA 2: John Bull (letteralmente Giovanni Toro) il soprannome dato
al popolo inglese da quando, nel 1712 John Arbthnot scrisse contro il
duca di Marlborough la "History of John Bull", personificando appunto
in John Bull il popolo inglese. John Bull ha caratteristiche ben
definite: grosso e tondo, rosso di viso e di pelo, con un basso
cilindro in capo, lavoratore, gran mangiatore, allegro e nello stesso
tempo cocciuto, anche troppo conscio di se litigioso (N.d.T.).
NOTA 3: Questo Boero si chiamava Jacobs. Un certo Niekirk, mercante
olandese che viaggiava da queste parti in compagnia d'un cacciatore di
struzzi di nome O'Reilly, riconobbe nelle mani dei bambini del Boero
un diamante, col quale si trastullavano, e ch'egli acquistper pochi
soldi e vendette per dodicimilacinquecento franchi a Sir Philip
Woodehouse, governatore del Capo. Questa pietra, immediatamente
tagliata e spedita Parigi, figurall'esposizione universale del Campo
di Marte, nel 1867. Da quel tempo stato annualmente estratto dal
suolo del Griqualand un valore di quaranta milioni di diamanti. Una
circostanza molto curiosa che i giacimenti diamantiferi, in questo
paese, erano giconosciuti in precedenza e poi dimenticati. Le
vecchie carte del quindicesimo secolo recano in questo punto la
dicitura: 信ere Diamonds Qui ci sono diamanti (N.d.a.).
NOTA 4: Avvocati, procuratori, sceriffi.






6. USANZE DELL'ACCAMPAMENTO.

La conversazione su questo argomento, bisognerammetterlo, non aveva
niente di piacevole per il giovane ingegnere. Non gli garbavano
affatto tali informazioni sull'onestdell'uomo ch'egli persisteva a
considerare come suo futuro suocero. Coss'era ben presto abituato a
considerare l'opinione di Jacobus Vandergaart sull'affare del "kopje"
come un'idea fissa d'un attaccabrighe, su cui bisognava fare molta
tara.
John Watkins, al quale aveva un giorno accennato a questo affare, dopo
avere risposto con una fragorosa risata, s'era toccato la fronte con
un dito in maniera espressiva, scuotendo la testa, come per dire che
il vecchio Vandergaart svaniva sempre pi
Infatti, non era forse probabile che il vegliardo, sotto l'impressione
della scoperta della miniera diamantifera, si fosse messo in testa,
senza motivi plausibili, che era di sua propriet Dopo tutto, i
tribunali gli avevano dato assolutamente torto, e sembrava inoltre
poco verosimile che i giudici non avessero adottato la teoria pi probabile. Ecco quanto pensava l'ingegnere per scusarsi di fronte a se
stesso di mantenersi in relazione con John Watkins, dopo aver appreso
quanto Jacobus Vandergaart pensava di lui.
Un altro vicino dell'accampamento, presso il quale Cipriano
s'intratteneva volentieri quando ne aveva l'occasione, perch vi
ritrovava la vita del Boero in tutto il suo colore originale, era un
fattore di nome Mathis Pretorius, ben conosciuto da tutti i minatori
del Griqualand.
Sebbene avesse appena quarant'anni, Mathis Pretorius aveva anche lui
errato per molto tempo nel vasto bacino del fiume Orange, prima di
venire a stabilirsi in questo paese. Ma la vita nomade non aveva
sortito per lui, come per il vecchio Jacobus Vandergaart, l'effetto di
farlo dimagrire o di renderlo irascibile. Lo aveva anzi distratto e
ingrassato a tal punto che a stento riusciva a camminare si poteva
paragonarlo a un elefante.
Quasi sempre seduto in una immensa poltrona di legno, costruita
appositamente per adattarsi alle sue forme maestose, Mathis Pretorius
usciva solo in vettura, che era una specie di carrozzino di vimini
tirato da un gigantesco struzzo. La disinvoltura con cui il
trampoliere si tirava dietro quell'enorme massa, dava un'idea precisa
della sua forza muscolare.
Mathis Pretorius veniva abitualmente all'accampamento per concludere
con i vivandieri qualche carico di verdura. Egli vi godeva molta
popolarit quantunque, a dire il vero, la sua fosse una popolarit poco invidiabile, perchera basata su una eccessiva pusillanimit
Cos i minatori si prendevano lo spasso di fargli prendere delle
assurde paure, raccontandogli frottole d'ogni genere.
Talvolta gli annunciavano una invasione imminente di Basuti e di Zul
Altre volte, in sua presenza, fingevano di leggere in un giornale un
progetto di legge, che decretava la pena di morte in tutti i
possedimenti britannici contro ogni persona che fosse trovata di peso
superiore alle trecento libbre! Oppure gli annunciavano che un cane
idrofobo era stato segnalato sulla strada di Driesfontein, e il povero
Mathis Pretorius, che doveva prendere quella strada per tornare a
casa, trovava mille pretesti per fermarsi all'accampamento.
Ma queste paure fantastiche erano niente in confronto al sacro terrore
che aveva di vedere scoperta una miniera di diamanti sulla sua
propriet Allora egli s'immaginava la scena orribile che si sarebbe
svolta, se uomini avidi, invadendo il suo orto, distruggendo le sue
aiuole, lo avessero per di piespropriato! In tal caso egli non aveva
pidubbio che la sua sorte sarebbe stata uguale a quella di Jacobus
Vandergaart! Gli Inglesi avrebbero certamente saputo dimostrare che la
sua terra apparteneva a loro.
Quando questi foschi pensieri s'impossessavano del suo cervello, gli
mettevano la morte in corpo. Se, per disgrazia, scorgeva un
厚rospettore nelle vicinanze dei suoi beni, non riusciva pina
mangiare na bere!... E tuttavia continuava ad ingrassare!
Il suo persecutore piaccanito era Annibale Pantalacci. Questo losco
Napoletano - che, tra parentesi, sembrava prosperare a suo piacimento,
perchteneva occupati tre Cafri nel suo "claim" e ostentava un enorme
diamante sulla camicia - aveva scoperto la debolezza del malcapitato
Boero. Perci almeno una volta alla settimana, si prendeva il piacere
poco originale d'andare ad eseguire sondaggi o di vangare la terra
nelle vicinanze della fattoria di Pretorius.
La sua propriet si estendeva sulla riva sinistra del Vaal, a due
miglia circa piin basso dell'accampamento, e comprendeva terreni
alluvionali che effettivamente potevano anche essere diamantiferi,
sebbene niente fino allora lo avesse mai confermato
Annibale Pantalacci, per recitare bene questa stupida commedia, aveva
cura di mettersi molto in vista, davanti alle finestre di Mathis
Pretorius e, quasi sempre, prendeva con s qualche compare per
condividere il piacere di questa mistificazione.
Si vedeva allora il pover'uomo, mezzo nascosto dietro la tenda di
cotonato, seguire con ansia tutti i loro movimenti, pronto a correre
alla stia e attaccare lo struzzo per fuggire, se gli sembrava di
essere minacciato da un'invasione sulla sua propriet
Perchmai aveva avuto la pessima idea di confidare a un amico che
teneva notte e giorno il suo uccello da tiro coi finimenti, e il
cassone della sua carrozza sempre fornito di provviste, per essere
pronto a fuggire al primo sintomo decisivo?
- Me ne andrtra i Boscimani, a nord del Limpopo! - diceva. Dieci
anni fa commerciavo con loro in avorio, e sarebbe cento volte meglio,
ve l'assicuro, trovarsi in mezzo ai selvaggi, ai leoni e agli
sciacalli, che restare tra questi Inglesi insaziabili!
Ora, il confidente del malcapitato fattore non aspettava altro secondo
l'immutabile uso dei confidenti - che di rendere questi progetti di
dominio pubblico! Inutile aggiungere che Annibale Pantalacci ne
approfittava per il picompleto spasso dei minatori del "kopie".
Un'altra vittima dei brutti scherzi del Napoletano era, come per il
passato, il cinese Li.
S'era anche lui stabilito al Vandergaart Kopje, dove aveva
pacificamente aperto una lavanderia, e tutti sanno che i figli del
Celeste Impero sono esperti nel mestiere di lavandai!
Infatti, quella famosa cassetta rossa, che aveva tanto incuriosito
Cipriano durante i primi giorni di viaggio dalla Citt del Capo al
Griqualand, non conteneva altro che spazzole, soda, pezzi di sapone e
turchinetto. Insomma, conteneva tutto quanto occorre a un Cinese
intelligente per fare fortuna in questo paese!
Cipriano non poteva davvero trattenersi dal sorridere, quando
incontrava Li, carico del suo grosso paniere di indumenti ch'egli
riportava ai suoi clienti.
Ma ci che lo esasperava, era che Annibale Pantalacci era veramente
feroce con quel povero diavolo. Gli gettava bottiglie d'inchiostro nel
mastello del bucato, tendeva corde attraverso la porta per farlo
cadere, lo inchiodava sulla panca piantandogli un coltello nei lembi
del camiciotto. Soprattutto non mancava, quando si presentava
l'occasione, di allungargli un calcio negli stinchi, chiamandolo 剃ane
d'un pagano! e, se era diventato suo cliente, era unicamente per
dedicarsi ogni settimana a questo esercizio. Non trovava mai la sua
biancheria abbastanza linda, quantunque Li la lavasse e stirasse a
meraviglia. Se trovava una piega non perfetta, esplodeva in collere
violente e bastonava lo sventurato Cinese come se fosse stato uno
schiavo.
Tali erano i grossolani divertimenti dell'accampamento; ma talvolta si
risolvevano in tragedia. Se, per esempio, capitava che un Negro,
impiegato nella miniera, fosse accusato d'aver rubato un diamante,
tutti si facevano un dovere di scortare il colpevole davanti al
magistrato, tempestandolo prima di botte. In questo modo, se per caso
il giudice assolveva l'accusato, gli rimanevano almeno le botte per il
conto! Bisogna perdire che, in casi simili, le assoluzioni erano
rare. Al giudice era pi facile pronunciare una condanna che
inghiottire un quarto d'arancia al sale, una delle specialit gastronomiche del paese. La sentenza d'ordinario comminava la condanna
a quindici giorni di lavori forzati e a venti colpi di "cat of nine
tails", ossia 剋atto a nove code una specie di sferza con nodi,
ancora usata in Gran Bretagna e nei possedimenti inglesi per frustare
i prigionieri.
Ma c'era un altro crimine che i minatori perdonavano ancor pi difficilmente del furto; era il crimine di ricettazione.
Ward, lo "yankee" arrivato nel Griqualand insieme con il giovane
ingegnere, ne fece un giorno la crudele esperienza per aver comperato
dei diamanti da un Cafro. Ora, un Cafro non pupossedere legalmente
diamanti, perchla legge gli interdice la facoltdi acquistare un
"claim" o di lavorare per conto proprio. Appena fu conosciuto il fatto
- era di sera, nell'ora in cui tutto l'accampamento era in animazione,
dopo la cena, una folla furiosa si diresse verso lo spaccio del
colpevole, lo devastda cima a fondo, poi l'incendi e quasi
certamente avrebbe impiccato lo "yankee" alla forca che uomini di
buona volontstavano giinnalzando, se, per sua grande fortuna, una
dozzina di poliziotti a cavallo non fossero arrivati in tempo per
salvarlo e condurlo in prigione.
Per di pi le scene di violenza erano frequenti tra questo miscuglio
di gente violenta, quasi selvaggia. Qui si fondevano tutte le razze in
una massa eterogenea. Qui la sete dell'oro, l'ubriachezza, l'influenza
d'un clima torrido, le delusioni e i dispiaceri, concorrevano a
surriscaldare i cervelli e a sovvertire le coscienze! Forse, se tutti
questi uomini fossero stati felici nelle loro follie, ci sarebbe stata
pi calma e pazienza! Ma, per uno che aveva di tanto in tanto la
fortuna di trovare una pietra di grande valore, ce n'erano centinaia
che vegetavano stentatamente, guadagnando appena il necessario per
vivere, se pure non cadevano nella pinera miseria! La miniera era
come un tavolo d'azzardo, sul quale ognuno rischiava non soltanto il
proprio capitale, ma anche il proprio tempo, la fatica, la salute. E
ben pochi restavano i giocatori il cui piccone era guidato dal favore
della fortuna nello sfruttamento dei "claims" del Vandergaart Kopje!
Cipriano cominciava a vedere tutto questo di giorno in giorno con
maggiore chiarezza, e si domandava se doveva continuare o no un
mestiere cospoco remunerativo, allorchfu indotto a cambiare genere
di lavoro.
Un mattino, egli si trovava di fronte a un gruppo di una dozzina di
Cafri, che arrivavano all'accampamento per cercarvi lavoro.
Quei poveri diavoli venivano dalle lontane montagne che dividono la
loro patria d'origine dal paese dei Basuti. Avevano percorso pi di
cinquanta leghe a piedi, lungo il fiume Orange, camminando in fila
indiana, cibandosi di quello che trovavano sul cammino, cio di
radici, bacche, cavallette. Erano d'una magrezza impressionante,
parevano scheletri piche esseri viventi. Con quelle gambe stecchite,
con quei lunghi torsi nudi dalla pelle incartapecorita che sembrava
ricoprire una carcassa vuota, con quelle costole sporgenti e gote
incavate, sembravano pidisposti a divorare una bistecca di carne
umana che a compiere intere giornate di lavoro. Cos nessuno era
disposto ad assumerli, ed essi restavano accoccolati sul margine d'una
strada, indecisi, cupi, abbrutiti dalla miseria.
Cipriano si sentiva profondamente commosso dal loro aspetto. Fece loro
segno di attendere, ritornfino all'albergo dove prendeva i pasti, e
ordinun'enorme pentola di farina di mais, diluita in acqua bollente,
che fece portare ai poveri diavoli, assieme a qualche barattolo di
carne conservata e a due bottiglie di rum.
Poi si gustil piacere di vederli abbandonarsi a quel banchetto per
loro senza precedenti.
Sembravano davvero dei naufraghi raccolti su un relitto, dopo quindici
giorni di digiuno e di stenti! Mangiarono tanto che in men d'un quarto
d'ora sarebbero scoppiati come una bomba. Bisognava nell'interesse
della loro salute, porre termine a quel pasto, sotto pena di un
soffocamento generale che avrebbe annientato tutti i convitati!
Uno solo di quei Negri, dalla fisionomia fine e intelligente il pi giovane di tutti, da quanto si poteva giudicare, - si era moderato nel
soddisfare quella fame mortale. E, ciche pi raro, pens di
ringraziare il benefattore, al quale gli altri non badavano affatto.
Si avvicina Cipriano, gli afferr la mano con mossa goffa e
delicata, e la portsulla sua testa riccioluta.
- Come ti chiami? - gli domandistintivamente l'ingegnere commosso da
quell'atto di gratitudine.
Il Cafro, che per caso capiva qualche parola d'inglese, rispose
subito:
- Matak鮅.
Il suo sguardo semplice e fiducioso piacque a Cipriano. Gli venne
perci l'idea di assumere questo sveglio ragazzone per lavorare nel
suo "claim", e l'idea era certamente buona.
非opo tutto - si disse - questo lo fanno tutti nel distretto! Ed meglio che questo povero Cafro abbia me come padrone, piuttosto che
finire sotto un Pantalacci qualunque!
E rivolgendosi al Cafro:
- Ebbene, Matak鮅, tu vai in cerca di lavoro, non cos - gli
domand
Il Cafro fece un cenno affermativo.
- Vuoi lavorare con me? Ti passeril vitto, gli arnesi da lavoro e ti
darventi scellini al mese!
Questo era il salario, e Cipriano sapeva che non avrebbe potuto
offrirgli di pi senza attirarsi le collere di tutto l'accampamento.
Ma si riservava di completare questa misera retribuzione con doni in
vestiario, arnesi da lavoro e tutto cich'egli sapeva essere prezioso
nel pensiero dei Cafri. Per tutta risposta, Matak鮅, sorrise mettendo
in mostra due file di denti bianchi e si portdi nuovo sulla testa la
mano del suo protettore. Il contratto era stipulato.
Cipriano condusse subito con s il nuovo servo. Tolse dalla sua
valigia un paio di pantaloni di tela, una camicia di flanella, un
vecchio cappello, e li diede a Matak鮅, il quale non riusciva a
credere a se stesso. Arrivare all'accampamento, e vedersi cos splendidamente vestito, superava di molto i sogni piambiziosi del
povero diavolo. Non sapeva come esprimere la sua riconoscenza e la sua
gioia. Sgambettava, rideva, piangeva tutto insieme.
- Matak鮅, mi sembri un bravo ragazzo! - diceva Cipriano. - Mi accorgo
che capisci un poco l'inglese...! Ma non sai parlarne neppure una
parola?
Il Cafro fece un segno negativo.
- Ebbene! poichnon lo sai, comincerad insegnarti il francese! -
riprese Cipriano.
E, senza indugi, impartal suo allievo la prima lezione, dicendogli i
nomi degli oggetti ordinari e facendoglieli ripetere.
Matak鮅 si rivelava non soltanto un ragazzo in gamba, ma anche
d'intelligenza sveglia e di una memoria eccezionale. In meno di due
ore, aveva imparato pidi cento parole e le pronunciava abbastanza
correttamente.
L'ingegnere, meravigliato d'una tale facilit decise di trarne
profitto.
Furono necessari al giovane Cafro da sette a otto giorni di riposo e
di cibo sostanzioso per rifarsi delle fatiche del viaggio ed essere in
grado di lavorare. Ora, questi otto giorni furono cosbene impiegati
dal professore e da lui, che alla fine della settimana Matak鮅 era gi capace d esprimere le sue idee in francese, in maniera poco corretta
certamente, ma in sostanza perfettamente intelligibili. CosCipriano
ne approfittper farsi raccontare tutta la sua storia. Era una storia
molto semplice.
Matak鮅 non conosceva neppure il nome del suo paese, che si trovava
sulle montagne dalla parte dove sorge il sole. Tutto quanto poteva
dire, che c'era una grande carestia. Allora, egli aveva voluto
cercare fortuna, sull'esempio di alcuni guerrieri della sua tribche
erano espatriati, e come loro era venuto al Campo dei Diamanti.
Che cosa sperava di guadagnarvi? Semplicemente un cappotto rosso e
dieci volte dieci monete d'argento.
Infatti, i Cafri disdegnavano le monete d'oro. E questo dipendeva da
un pregiudizio inveterato, inculcato in essi dai primi Europei che
ebbero con loro rapporti commerciali.
E cosa farebbe con quelle monete d'argento l'ambizioso Matak鮅
Ebbene, egli si acquisterebbe un cappotto rosso, un fucile e della
polvere, poi ritornerebbe al suo "kraal" (1). Qui, comprerebbe una
moglie, la quale lavorerebbe per lui, governerebbe una vacca e
coltiverebbe il suo campo di mais. Allora egli diventerebbe un uomo
stimato, un grande capo. Tutti invidierebbero il suo fucile e la sua
grande fortuna, ed egli morirebbe carico d'anni e rispettato. Tutto
questo era molto facile.
Cipriano rimase pensieroso ascoltando questo programma cossemplice.
Avrebbe dovuto modificare, allargare l'orizzonte di quel povero
selvaggio, fargli vedere uno scopo alla sua attivitpiimportante
che la conquista d'un cappotto rosso e un fucile a pietra focaia? O
era meglio lasciarlo nella sua ignoranza ingenua, affinchtornasse
poi a trascorrere in pace, nel suo "kraal", la vita che agognava? Era
un problema grave, che il giovane ingegnere non osava risolvere, ma
che Matak鮅 s'incaricpresto di eliminare.
Infatti, appena impadronitosi dei primi elementi di lingua francese,
il giovane Cafro dimostrun'aviditstraordinaria d'imparare. Faceva
continuamente domande, voleva sapere tutto, il nome di ogni oggetto,
l'uso, l'origine. Poi si appassiondi lettura, di scrittura, di
conti. Era veramente insaziabile!
Cipriano stabilben presto il suo programma. Davanti ad una vocazione
cosevidente, non c'era da perdere tempo. Si decise dunque di dare
ogni sera un'ora di lezione a Matak鮅, il quale dedicalla propria
istruzione tutto il tempo di cui disponeva, dopo aver compiuto il suo
lavoro alla miniera.
Miss Watkins, commossa da quell'entusiasmo poco comune, comincia
fare ripetizioni al giovane Cafro. Del resto, egli ripeteva le lezioni
durante il giorno, sia quando menava vigorosi colpi di piccone in
fondo al "claim", sia quando tirava su le secchie di terra o sceglieva
i ciottoli. La sua valentia nel lavoro era coscomunicativa, che
veniva imitato da tutto il personale, come per un contagio, e il
lavoro della miniera sembrava si svolgesse con pialacrit
In seguito, per raccomandazione dello stesso Matak鮅, Cipriano aveva
preso a giornata un altro Cafro della sua trib di nome Bard骿, il
cui zelo e intelligenza meritavano d'essere altrettanto apprezzati.
Fu allora che l'ingegnere ebbe un successo che non gli era mai
capitato: trov una pietra di circa sette carati, che vendette
immediatamente, grezza, per cinquemila franchi al mediatore Nathan.
Era davvero un affare molto buono. Un minatore che nel prodotto del
suo lavoro cercasse unicamente una remunerazione normale, si sarebbe
dimostrato a buon diritto soddisfatto. Questo vero, ma Cipriano non
lo era.
俟e mi capitasse ogni due o tre mesi una fortuna simile pensava -
avrei forse fatto dei progressi? Non mi basta un diamante da sette
carati, mi occorrono mille o millecinquecento pietre simili.
Altrimenti Miss Watkins mi sfuggirper andare in sorte a James Hilton
o a qualche rivale, che certo non avrpivalore di lui! Ora, Cipriano si abbandonava un giorno a questi tristi pensieri,
ritornando al "kopie" dopo la colazione, in una giornata soffocante di
caldo e di polvere - quella polvere rossa, accecante, che stagna in
permanenza nell'atmosfera della miniera di diamanti, - quando
d'improvviso si arrestinorridito, svoltando l'angolo d'una capanna
isolata. Uno spettacolo raccapricciante si presentava ai suoi occhi.
Un uomo era appeso al timone d'un carro da buoi, addossato al muro
della capanna, con la stanga in alto e la parte posteriore a terra.
Immobile, con i piedi penzoloni, le mani inerti, il corpo cadeva a
piombo come un filo, facendo un angolo di venti gradi col timone, in
un quadro di luce accecante.
Un quadro sinistro.
Cipriano, vinto lo stupore, si sentpreso da un vivo sentimento di
piet allorchebbe riconosciuto in quell'infelice il cinese Li,
appeso per il collo tra cielo e terra, per mezzo della sua lunga
treccia di capelli.
L'ingegnere non perdette un istante a fare ci che per prima cosa
s'imponeva. Arrampicandosi in cima al timone, afferrare il corpo del
disgraziato sotto le ascelle, sollevarlo per arrestare l'effetto dello
strangolamento, poi tagliare la treccia col coltello da tasca: tutto
fu effettuato in mezzo minuto. Compiuto questo, si lasciscivolare
con precauzione, e depose il fardello all'ombra della capanna.
Era giunto in tempo: Li non era ancora cadavere. Il cuore gli batteva
debolmente, ma batteva. Riaprsubito gli occhi e, cosa singolare,
parve riprendere conoscenza nello stesso istante in cui rivedeva la
luce.
Il volto impassibile del povero diavolo, anche uscendo da questa prova
terribile, non esprimeva n terrore n stupore apprezzabile. Si
sarebbe detto che si svegliava semplicemente da un assopimento.
Cipriano gli fece inghiottire alcuni sorsi d'acqua mista con aceto che
portava nella borraccia.
- Potete parlare ora? - domandistintivamente, dimenticando che Li
non lo avrebbe compreso.
Tuttavia, l'altro fece un segno affermativo.
- Chi vi ha impiccato?
- Io - rispose il Cinese, senza mostrare la minima preoccupazione
d'aver fatto qualcosa di straordinario o di riprovevole.
- Voi?... Avete tentato di suicidarvi, disgraziato!... Perch
- Li aveva troppo caldo!... Li si annoiava!... - rispose il Cinese.
E richiuse subito gli occhi, come per evitare altre domande.
Cipriano si accorse, a questo punto, che la strana conversazione s'era
svolta in francese.
- Parlate anche inglese? - domand
- S- rispose Li, sollevando le palpebre.
Sembravano occhielli obliqui, praticati ai lati del piccolo naso
camuso.
Cipriano credette di riscontrare in quello sguardo un po' di quel
l'ironia che vi aveva talvolta notata durante il viaggio dalla Citt de Capo a Kimberley.
- I vostri motivi sono assurdi! - gli disse con severit - Non ci si
impicca perchfa troppo caldo!... Parlatemi seriamente!.. Scommetto
che sotto c'ancora qualche cattivo scherzo di quel Pantalacci!
Il Cinese abbassla testa.
- Voleva tagliarmi la treccia - rispose abbassando la voce - e sono
sicuro che ci sarebbe riuscito prima di un giorno o due!
Nello stesso istante, Li vide quella famosa treccia nella mano di
Cipriano e constatche la sventura da lui temuta sopra ogni cosa era
capitata.
- Oh, signore!... Cosa!... Voi... voi mi avete tagliato!... gridcon
un tono da commuovere.
- Amico mio, dovevo pur farlo per tirarvi gi - rispose Cipriano. -
Ma, per il diavolo! il vostro valore non calerdi un soldo in questo
paese!... Statene certo!...
Il Cinese sembrava tanto desolato di quell'amputazione, che Cipriano
temendo che andasse a cercare un altro espediente per suicidarsi,
decise di tornare a casa conducendolo con s
Il Cinese lo segudocilmente, si sedette al tavolo di fronte al suo
salvatore, si lasci rimproverare, promise di non ripetere il
tentativo e, sotto l'influenza d'una tazza di tbollente, fornanche
delle vaghe informazioni sulla sua biografia.
Li, nato a Canton, era stato avviato al commercio presso una ditta
inglese. Poi era passato a Ceylon, di lin Australia e infine in
Africa. In nessun luogo la fortuna gli era stata propizia. Il lavoro
di lavandaio nel distretto minerario non gli andava meglio di venti
altri mestieri ch'egli aveva provato. Ma la sua bestia nera era
Annibale Pantalacci. Quell'individuo lo rendeva infelice e, se non ci
fosse stato lui, forse Li si sarebbe adattato alla precaria esistenza
del Griqualand! Insomma, era per sfuggire alle persecuzioni di lui
ch'egli aveva voluto finirla con la vita.
Cipriano tranquillizzil povero diavolo, gli promise di proteggerlo
contro il Napoletano, gli diede da lavare tutta la roba che trov e
lo conged non soltanto consolato, ma radicalmente guarito dalla
superstizione circa la sua appendice capillare.
E sapete come c'era riuscito l'ingegnere? Aveva semplicemente, ma con
grande seriet dichiarato a Li che la corda dell'impiccato portava
fortuna, e che la scalogna sarebbe certamente finita, ora che aveva in
tasca la sua treccia.
- In ogni caso, Pantalacci non potr pi tagliarvela! - aveva
concluso.
Questo ragionamento, eminentemente cinese, pose fine ad ogni
preoccupazione.


NOTE.

NOTA 1: Sono coschiamati i villaggi del sud Africa con capanne
recintate da una palizzata.











7. LA FRANA.

Erano passati cinquanta giorni e Cipriano non aveva pitrovato nessun
diamante nella sua miniera. Perci il mestiere di minatore lo
disgustava sempre pi tanto che gli sembrava un mestiere da gonzi se
non si dispone d'un capitale sufficiente per affittare un "claim" di
prim'ordine e una dozzina di Cafri capaci di lavorarlo.
Dunque, una mattina, lasciando partire Matak鮅 e Bard骿 assieme a
Thomas Steel, Cipriano restsolo sotto la tenda. Voleva rispondere a
una lettera dell'amico Pharamond Barth鋊, che gli aveva fatto
pervenire notizie per mezzo d'un negoziante d'avorio in viaggio per
Cittdel Capo.
Pharamond Barth鋊 era entusiasta della sua vita di caccia e di
avventure. Aveva gi abbattuto tre leoni, sedici elefanti, sette
leopardi, piun numero incalcolabile di giraffe, di antilopi, senza
contar la selvaggina minuta.
Come gli storici conquistatori - scriveva, - egli faceva la guerra per
la guerra. Non soltanto riusciva a mantenere, col prodotto della
caccia, tutto il piccolo corpo di spedizione che aveva assoldato, ma
gli sarebbe stato facile, se avesse voluto, realizzare degli utili
considerevoli sulla vendita delle pellicce e dell'avorio,
per mezzo degli scambi con le trib cafre in mezzo alle quali si
trovava. E terminava dicendo:

Verresti a fare un giro con me sulle rive del Limpopo? Io vi arriver verso la fine del mese prossimo, e mi propongo di discenderlo fino
alla baia di Delagoa, per ritornare per mare a Durban, dove mi sono
impegnato di ricondurre i miei Basuti... Lascia dunque quell'orribile
Griqualand per alcune settimane vieni a raggiungermi...
Cipriano stava leggendo quella lettera, quando un boato assordante,
seguito da un grande frastuono in tutto l'accampamento, lo fece
balzare in piedi e precipitarsi fuori dalla tenda.
- Una frana! - si gridava da ogni parte.
Infatti, la notte era stata molto fresca, quasi gelida, mentre la
giornata precedente poteva considerarsi fra le pi calde che si
fossero verificate da molto tempo. In seguito al brusco cambiamento di
temperatura e alla contrazione che ne seguiva nelle masse di terra
allo scoperto, si produceva d'ordinario quel genere di catastrofi.
Cipriano si affrettverso il "kopie".
Appena giunto, vide in un istante ciche era accaduto.
Un'enorme massa di terra, alta almeno sessanta metri per la lunghezza
di duecento s'era spaccata verticalmente, formando una crepa che
somigliava alla breccia d'un baluardo espugnato. Parecchie migliaia di
quintali di terra s'erano staccati, franando nei "claims",
riempiendoli di sabbia, di detriti, di ciottoli. Ciche si trovava
sul ciglio in quel momento, uomini, buoi, carrette, aveva fatto un
unico volo nell'abisso e giaceva sul fondo.
Per fortuna, la maggior parte degli operai non era ancora discesa sul
fondo della miniera, altrimenti la met dell'accampamento sarebbe
stata sepolta sotto i detriti.
Il primo pensiero di Cipriano fu per il socio Thomas Steel. Ebbe
presto il piacere di riconoscerlo tra gli uomini che sul bordo della
della spaccatura cercavano di rendersi conto del disastro. Subito
corse da lui e l'interrog
S l'abbiamo scampata bella! - gli rispose l'uomo del Lancashire,
stringendogli la mano.
- E Matak鮅? - domandCipriano.
- Il povero ragazzo laggi - Rispose Thomas Steel, mostrando i
detriti che s'erano accumulati sulla loro propriet comune. L'avevo
appena fatto scendere, e aspettavo che finisse di riempire la prima
secchia per tirarla su, quando caduta la frana!
- Ma dobbiamo fare qualcosa per tentare di salvarlo! - gridCipriano.
- Forse ancora vivo!
- E' poco probabile che viva sotto quindici o venti tonnellate di
terra! - disse. - Del resto occorrerebbero almeno dieci uomini che
lavorassero due o tre giorni per vuotare la miniera!
- Non importa! - rispose risoluto l'ingegnere. - Non sarmai detto
che avremo lasciato una creatura umana sotterrata nella sua tomba,
senza tentare di tirarla fuori.
Poi, rivolgendosi a un Cafro per mezzo di Bard骿, che si trovava l
annunci che offriva l'alta paga di cinque scellini al giorno a tutti
i volenterosi che si fossero messi ai suoi ordini per vuotare il
"claim".
Si offrirono subito una trentina di Negri e, senza perdere un istante,
si misero all'opera. I picconi, le zappe, le pale non mancavano; le
secchie e i cavi furono approntati, e anche le carrette. Un gran
numero di uomini bianchi, apprendendo che si trattava di dissotterrare
un povero diavolo sepolto sotto la frana, offrirono spontaneamente il
loro aiuto. Thomas Steel elettrizzato dal comportamento di Cipriano,
non era tra i meno attivi per dirigere l'opera di salvataggio.
A mezzogiorno avevano gitirato fuori parecchie tonnellate di sabbia
e di pietre, ammucchiate in fondo al "claim".
Alle tre Bard骿 mandun grido roco: aveva scoperto, con la zappa, un
piede nero che spuntava da terra.
Furono raddoppiati gli sforzi e, qualche minuto dopo, il corpo inerte
di Matak鮅 era esumato. Lo sventurato Cafro era coricato sul dorso,
immobile, morto secondo le apparenze. Per un caso singolare, una
secchia di pelle, che gli serviva per il lavoro, s'era rovesciata
sulla sua testa e la ricopriva come se fosse stata una maschera.
Questa circostanza, che Cipriano notsubito, gli diede speranza che
forse avrebbe richiamato in vita lo sventurato; ma, in realt questa
speranza era molto debole, perchil cuore non batteva pi la pelle
era fredda, le membra rigide, le mani contratte per l'agonia, e la
faccia - d'un pallore livido proprio dei Negri - era spaventosamente
contratta dall'asfissia.
Cipriano non si scoraggi Fece portare Matak鮅 nella capanna di
Thomas Steel, che era la pivicina. Il poveretto fu disteso sulla
tavola che serviva d'ordinario per la cernita delle pietre, e fu
sottoposto a massaggi sistematici, a quei movimenti della cassa
toracica, destinati a stabilire una specie di respirazione
artificiale, come si usa ordinariamente per rianimare gli annegati.
Cipriano sapeva che questo trattamento si applica indistintamente a
tutti i generi di asfissia e, nel caso presente, non c'era altro da
fare, perchnon si notava apparentemente nessuna ferita, nessuna
frattura ntrauma serio.
- Guardate, signor M廨 stringe ancora una manata di terra! fece
osservare Thomas Steel, che si prestava come meglio poteva a
massaggiare quel robusto corpo nero.
E ce la metteva tutta, il generoso figlio del Lancashire! Se si fosse
messo a lucidare 剃on olio di gomito come si dice, l'albero motore
d'una macchina a vapore di milleduecento cavalli, non si sarebbe
dedicato a quell'operazione con maggiore energia!
Quegli sforzi non tardarono a dare un risultato soddisfacente. La
rigidit cadaverica del giovane Cafro parve rilassarsi a poco a poco.
La temperatura della pelle si modific sensibilmente. Cipriano, il
quale auscultava sulla regione del cuore il minimo segno di vita,
credette di percepire sotto la mano un debole battito di buon
auspicio.
In breve quei sintomi si accentuarono, una lieve inspirazione sollev in maniera quasi impercettibile il petto di Matak鮅; poi una
espirazione pi profonda indic il ritorno manifesto alle funzioni
vitali.
D'improvviso, due vigorosi starnuti scossero dalla testa ai piedi
quella grande carcassa nera, quasi ancora completamente inerte.
Matak鮅 apri gli occhi, respir riprese conoscenza.
- Hurrah! hurrah! Il camerata fuori pericolo! - gridThomas Steel
il quale, grondante sudore, sospese i massaggi. - Ma guardate dunque,
signor M廨 non molla ancora quella manata di terra che stringe con
le dita contratte!
L'ingegnere aveva ben altro da pensare che soffermarsi ad osservare
quel particolare! Faceva inghiottire una cucchiaiata di rum al suo
malato, lo sollevava per facilitargli la respirazione. Infine, quando
lo vide ben rianimato, lo avviluppin coperte e, con l'aiuto di tre o
quattro uomini di buona volont lo trasport nella sua abitazione
alla fattoria Watkins. Lil povero Cafro fu messo a letto. Bard骿 gli
somministr una tazza di t fumante. In capo ad un quarto d'ora,
Matak鮅 s'addormentava d'un sonno tranquillo e calmo: era salvo.
Cipriano si sentin cuore quella gioia incomparabile che l'uomo
prova, dopo aver strappato una vita umana agli artigli della morte.
Mentre Thomas Steel e i suoi aiutanti, affaticati per tutte quelle
manovre terapeutiche, andavano a festeggiare il loro successo nello
spaccio pivicino, innaffiandolo con boccali di birra, Cipriano,
volendo trattenersi presso Matak鮅, prese un libro, interrompendo la
lettura di tanto in tanto solo per assicurarsi che dormiva, come un
padre veglia sul sonno del figlio convalescente.
Dopo sei settimane che Matak鮅 era al suo servizio, Cipriano non aveva
avuto che motivi di essere soddisfatto e anche meravigliato di lui. La
sua intelligenza, la sua docilit il suo ardore sul lavoro erano
incomparabili. Era bravo, buono, servizievole, di carattere
particolarmente dolce e gaio. Non rifiutava nessun lavoro, nessuna
difficoltpareva superiore al suo coraggio. Talvolta veniva da dire
che qualunque Francese, dotato di simili qualit avrebbe potuto
raggiungere un'alta posizione sociale. E bisognava proprio che queste
doti cos preziose fossero venute ad albergare sotto la pelle nera e
la testa crespa d'un semplice Cafro!
Tuttavia Matak鮅 aveva un difetto - un difetto molto grave - che
dipendeva evidentemente dalla sua educazione primitiva e dalle
abitudini non troppo spartane che aveva acquisite nel suo "kraal".
Dobbiamo dirlo? Matak鮅 era un po' lesto di mano, ma quasi
inconsciamente. Quando vedeva un oggetto che gli andava a genio,
trovava del tutto normale appropriarsene.
Invano il suo padrone, allarmato a vedere questa tendenza, gli faceva
al riguardo i pi severi rimproveri! Invano aveva minacciato di
licenziarlo, se lo sorprendeva ancora in fallo. Matak鮅 prometteva di
non ricaderci pi piangeva, supplicava il perdono e, il giorno dopo,
se gli si presentava l'occasione, era da capo.
I suoi furti erano d'ordinario di poca entit Ci che pi particolarmente eccitava le sue brame non era qualcosa di grande
valore: era un coltello, una cravatta, un portamatite, quisquilie del
genere. Ma Cipriano era pur sempre addolorato di constatare una simile
tara in una natura cossemplice.
隹spettiamo!... speriamo! - si diceva. - Forse riuscir a fargli
comprendere quanto sia male rubare!
E Cipriano, guardandolo mentre dormiva, pensava a questi contrasti
cosstridenti, che avevano una spiegazione nel passato di Matak鮅 in
mezzo ai selvaggi della sua razza!
Scesa la notte, il giovane Cafro si sveglicosfresco e cosben
disposto, come se non avesse passato due o tre ore nella quasi
completa sospensione delle funzioni respiratorie. Ora poteva
raccontare ciche gli era capitato. La secchia che per puro caso
aveva protetto la sua faccia, e una lunga scala, che aveva fatto da
puntello sopra di lui, lo avevano anzitutto protetto contro gli
effetti meccanici della frana, e poi assicurato per lungo tempo contro
l'asfissia completa, lasciandogli, in fondo alla sua prigione
sotterranea, una piccola provvista d'aria. S'era subito reso conto di
questa fortunata circostanza e aveva fatto di tutto per approfittarne,
respirando solo a lunghi intervalli. Ma a poco a poco l'aria s'era
viziata. Matak鮅 s'era gradualmente sentito venir meno. Infine era
caduto in una specie di sopore greve ed angoscioso, da cui non si
riscuoteva che di tanto in tanto, per tentare con uno sforzo supremo
di respirare. Poi, tutto s'era offuscato. Aveva perso conoscenza di
ciche gli era capitato, era morto... perchdi fatto egli ritornava
dalla morte!
Cipriano lo lasci parlare per un poco, lo fece mangiare e bere,
l'obblig malgrado le sue proteste, a passare la notte sul letto sul
quale l'aveva coricato. Infine, ormai certo che era fuori pericolo, lo
lascisolo, per andare a fare la sua abituale visita a casa Watkins.
Il giovane ingegnere aveva bisogno di raccontare ad Alice le
impressioni della giornata, il suo disgusto crescente per la miniera,
disgusto che il deprecabile incidente della mattina non faceva che
accrescere. Era disgustato all'idea di esporre la vita di Matak鮅 per
la eventualitmolto problematica di trovare qualche volgare diamante.
青he io faccia quel mestiere, passi! - si diceva. - Ma imporlo, per un
miserabile salario, a quello sventurato Cafro, che non ha nessun
obbligo verso di me, semplicemente odioso!
Disse dunque alla fanciulla quali erano le sue avversioni e le sue
delusioni. Le parl della lettera che aveva ricevuto da Pharamond
Barth鋊. A dire il vero, non farebbe meglio a seguire il consiglio
dell'amico? Che cosa perderebbe a recarsi sulle rive del Limpopo e a
tentare la fortuna della caccia? Sarebbe affare pi nobile, senza
dubbio, che grattare la terra come un avaro, o farla grattare per s da qualche povero diavolo!
- Che ne pensate, Miss Watkins, voi che avete tanta accortezza e senso
pratico? - le domand - Datemi un consiglio! Ne ho grande bisogno! Ho
perso la mia sicurezza morale! Mi occorre una mano amica per
rimettermi in carreggiata!
Egli parlava con tutta sincerit provando un piacere che non sapeva
spiegarsi, lui abitualmente cosriservato a mettere in mostra davanti
a quella dolce e graziosa confidente la miseria della sua indecisione.
Il colloquio si svolgeva in francese, da alcuni minuti, e conferiva un
carattere di grande intimita questa semplice circostanza, quantunque
John Watkins, appisolato da qualche tempo sulla sua terza pipa, non
avesse mai preso parte a quanto i due giovani dicevano in inglese o in
qualsiasi altra lingua.
Alice ascoltava Cipriano con profonda simpatia.
- Tutto ci che mi dite - rispose, - gida molto tempo lo penso
anch'io, signor M廨 Mi difficile comprendere come un ingegnere,
uno studioso come voi, abbia potuto decidere deliberatamente di
condurre una vita simile! Non questo un crimine contro voi stesso e
contro la scienza? Dedicare il vostro tempo prezioso a un lavoro
manuale, che un semplice Cafro o un volgare Ottentotto farebbe meglio
di voi, male, ve l'assicuro!
A Cipriano sarebbe bastata una parola sola per spiegare alla fanciulla
il problema che la stupiva e la colpiva tanto. E, d'altra parte,
chiss se lei non esagerava un poco la sua indignazione, per
strappargli appunto una confessione?... Ma questa confessione egli
aveva giurato di conservarla per s e si sarebbe ritenuto spregevole
se l'avesse pronunciata; egli la trattenne sulle labbra.
Miss Watkins continuava dicendo:
- Se ci tenete tanto a trovare un diamante, signor M廨 perchnon lo
cercate piuttosto l dove avreste veramente la possibilit di
trovarlo, nel vostro crogiolo? Voi siete un chimico, e sapete meglio
di chiunque altro che cosa sono quelle miserabili pietre, alle quali
si dtanto valore, e voi le chiedete a un lavoro ingrato e meccanico?
Per me, sono sempre dello stesso parere: se fossi al vostro posto,
cercherei di fabbricarli, i diamanti, piuttosto che tentare di
scoprirli gifatti!
Alice parlava con una tale animazione, una tale fede nella scienza e
in Cipriano stesso, che il cuore del giovane era come bagnato da una
rugiada refrigerante.
Sfortunatamente, John Watkins a questo punto uscdal suo torpore per
domandare notizie del Vandergaart Kopje. Bisognallora tornare alla
lingua inglese e abbandonare quell'affascinante colloquio. L'incanto
era rotto.
Ma il seme era gettato in buona terra e sarebbe germogliato. Il
giovane ingegnere, tornando a casa, pensava al discorso cos accalorato, e anche tanto giusto, che gli aveva tenuto Miss Watkins.
Ciche esso poteva avere di chimerico, scompariva ai suoi occhi per
lasciar scorgere soltanto ciche aveva di generoso, di fiducioso e di
veramente affettuoso.
促erchno, dopo tutto? - si diceva. - La produzione del diamante, che
era sembrata utopia un secolo fa, oggi in qualche modo un fatto
compiuto! I signori Fr幦y e Peil, a Parigi, hanno prodotto il rubino,
lo smeraldo e lo zaffiro, che non sono altro che cristalli di
allumina, differentemente colorati! Il signor MacTear, di Glasgow, e
il signor J. Bellantine Hannay, della stessa citt hanno ottenuto,
nel 1880, cristalli di carbonio, che avevano tutte le propriet del
diamante, e il cui solo difetto era di costare terribilmente cari -
molto picari dei diamanti naturali del Brasile, dell'India o del
Griqualand, - e, per conseguenza, di non rispondere alle esigenze
commerciali! Ma quando si trovata la soluzione scientifica d'un
problema, la soluzione industriale non lontana! Perch non
cercare?... Tutti quegli studiosi che finora non ci sono riusciti,
sono dei teorici, uomini di tavolino e di laboratorio! Essi non hanno
studiato il diamante sul posto, nel suo terreno nativo, per cosdire
nella culla! Io, invece, posso trar profitto dei loro lavori, della
loro esperienza e per di pidella miniera! Ho estratto un diamante
con le mie mani! Ho analizzato, studiato sotto tutti gli aspetti i
terreni dove questo si trova! Se qualcuno arriva, con un po' di
probabilita superare le ultime difficolt questi sono io!... Devo
essere io! Ecco ciche ripeteva a se stesso Cipriano, e ciche rimuginnel suo
spirito quasi tutta la notte.
Prese la sua decisione. Il mattino dopo, avvertThomas Steel che non
intendeva pi - almeno provvisoriamente - ndi lavorare ndi far
lavorare il suo "claim". Fu pure d'accordo con lui che se trovava da
vendere la sua parte, lo lasciava libero; poi si chiuse nel suo
laboratorio per maturare i suoi progetti.




















8. IL GRANDE ESPERIMENTO.

Nel corso di brillanti ricerche sulla solubilitdei corpi solidi nei
gas - -ricerche che l'avevano impegnato tutto l'anno precedente, -
Cipriano aveva notato che certe sostanze, ad esempio il silicio e
l'allumina, insolubili nell'acqua, sono sciolte dal vapore acqueo ad
alta pressione e a temperatura molto elevata.
Decise quindi d'esaminare anzitutto se gli fosse possibile trovare
anche un solvente gassoso del carbonio, a fine di ottenere in seguito
una cristallizzazione.
Ma tutti gli esperimenti in questo senso rimasero infruttuosi e, dopo
parecchie settimane di vari tentativi, Cipriano si decise a cambiare
batteria.
Batteria era la parola appropriata, perch come si vedr c'entrava
un cannone.
Diverse analogie portavano l'ingegnere ad ammettere che il diamante
potrebbe veramente formarsi nei "kopjes" alla stessa maniera che lo
zolfo nelle solfatare. Ora, si sa che lo zolfo risulta da una
ossidazione parziale dell'idrogeno solforato: dopo che una parte s' mutata in ossido solforoso, la rimanenza si sedimenta in cristalli
sulle pareti della solfatara.
青hiss- si diceva Cipriano - se i giacimenti di diamanti non sono
vere carbonatare? Poich una miscela di idrogeno e di carbonio vi
penetra necessariamente, con le acque e i depositi alluvionali, sotto
forza di gas metano, perch mai non potrebbe l'ossidazione
dell'idrogeno, congiunta all'ossidazione parziale del carbonio,
produrre la cristallizzazione del carbonio in eccesso? Da questa idea al tentativo di attribuire a un corpo qualsiasi, in una
reazione analoga ma artificiale, la funzione teorica dell'ossigeno,
non ci voleva molto per un chimico. Cipriano si decise definitivamente
all'esecuzione immediata di questo programma.
Anzitutto, si trattava di ideare un apparecchio sperimentale, che
riproducesse il pipossibile le condizioni supposte di produzione del
diamante naturale. Inoltre, questo apparecchio doveva essere molto
semplice. Ogni cosa grande compiuta in natura o in arte ha questo
carattere. La gravitazione, la bussola, la stampa, la macchina a
vapore, il telefono elettrico: cosa di meno complicato di queste che
sono le pibelle scoperte cosmiche dell'umanit
Cipriano and personalmente in fondo alla miniera a provvedersi la
terra d'una qualitch'egli riteneva particolarmente adatta al suo
esperimento. Poi compose con questa terra una densa poltiglia, con la
quale spalmaccuratamente l'interno d'un tubo d'acciaio, lungo mezzo
metro, spesso cinque centimetri e che misurava otto centimetri di
calibro.
Il tubo non era altro che un segmento di cannone fuori uso da lui
acquistato a Kimberley da una compagnia di volontari, che era stata
smobilitata dopo una campagna contro le tribcafre delle vicinanze.
Il suddetto cannone, convenientemente segato nel laboratorio di
Jacobus Vandergaart, aveva fornito precisamente l'ordigno che gli
occorreva, cio un recipiente d'una resistenza sufficiente per
sopportare un'altissima pressione all'interno.
Dopo aver introdotto nel tubo, chiuso in precedenza ad una estremit
alcuni frammenti di rame e circa due litri d'acqua, Cipriano lo riemp di gas metano; lo sigillcon cura e fece bullonare alle estremitdue
tappi metallici di una solidita tutta prova.
L'apparecchio era costruito. Non restava altro che sottoporlo a un
calore intenso.
Fu dunque collocato in un grande fornello a riverbero, dove il fuoco
sarebbe stato mantenuto acceso giorno e notte, in maniera da ottenere
l'incandescenza per la durata di due settimane.
Tubo e fornello erano, inoltre, protetti da uno spesso strato di terra
refrattaria, allo scopo di conservare la maggior quantit di calore
possibile, e di raffreddarsi molto lentamente, quando sarebbe venuto
il momento.
Il tutto rassomigliava a un'enorme arnia per api o a una capanna di
Eschimesi.
Adesso Matak鮅 poteva finalmente rendere qualche servizio al suo
padrone. Egli aveva seguito tutti i preparativi dell'esperimento con
la massima attenzione e, quando seppe che si trattava di fabbricare il
diamante, si dimostr desideroso di concorrere al successo
dell'impresa. Imparpresto ad alimentare il fuoco, in maniera che
Cipriano potaffidare a lui l'incarico di accudirlo.
Sarebbe difficile immaginare quanto tempo e quanta abilit si
richiedessero per mettere in opera una funzione cos elementare. A
Parigi, in un grande laboratorio, l'esperimento sarebbe stato avviato
due ore dopo d'essere stato pensato, ma a Cipriano furono necessarie
non meno di due settimane, in questo paese quasi selvaggio, per
realizzare in maniera ancora imperfetta quanto aveva ideato. E fu
particolarmente fortunato, specialmente trovando al momento giusto non
soltanto il vecchio cannone, ma anche il carbone che gli era
indispensabile. Infatti, questo combustibile scarseggiava a Kimberley
e, per procurarsene una tonnellata, dovette rivolgersi
contemporaneamente a tre negozianti.
Finalmente, tutte queste difficolt furono superate e, una volta
acceso il fuoco, Matak鮅 si occupdi non lasciarlo spegnere.
Il giovane Cafro, bisogna dirlo, era molto fiero di questo incarico.
Non era tuttavia un lavoro del tutto nuovo per lui e, certamente, egli
aveva posto mano nella sua trib a qualche cucina pi o meno
infernale.
Cipriano aveva infatti constatato pid'una volta, da quando Matak鮅
era entrato al suo servizio, che tra gli altri Cafri egli godeva d'una
vera fama di stregone. Del resto, pochi segreti di chirurgia
elementare, due o tre giochi di bussolotti che aveva imparato da suo
padre, costituivano il suo bagaglio di stregone. Ma era consultato per
le malattie vere o immaginarie, per l'interpretazione dei sogni, per
accomodare liti. Mai preso alla sprovvista, Matak鮅 aveva sempre
qualche ricetta da suggerire, qualche presagio da formulare, qualche
sentenza da pronunciare. Le ricette erano talvolta bizzarre e le
sentenze assurde, ma i suoi compatrioti ne erano soddisfatti. Che ci
voleva di pi
Bisogna aggiungere che le storte e le boccette, di cui era circondato
nel laboratorio dell'ingegnere, senza parlare delle operazioni
misteriose alle quali egli era ammesso come collaboratore,
contribuirono non poco a migliorare il suo prestigio.
A volte, Cipriano non poteva non sorridere dell'aria solenne che il
bravo ragazzo assumeva per compiere le modeste funzioni di fuochista e
di aiutante, rinnovando il carbone nel fornello, attizzando la brace,
spolverando una batteria di provette o di crogioli. E tuttavia, nella
sua stessa seriet c'era qualcosa di commovente: era l'espressione
ingenua del rispetto che la scienza ispirava a una natura grezza, ma
intelligente e avida di conoscere.
Matak鮅 aveva anche i suoi momenti di spensieratezza e di allegria,
specialmente quando si trovava assieme a Li. Uno stretto vincolo d
amicizia s era formato tra i due individui, sebbene avessero origini
tanto differenti, durante le visite, ora assai frequenti, che il
Cinese faceva alla fattoria Watkins. Tutti e due parlavano abbastanza
bene il francese, tutti e due erano stati salvati da Cipriano da morte
certa, e gliene dimostravano viva riconoscenza. Era dunque del tutto
naturale che si sentissero trasportati l'uno verso l'altro da una
simpatia sincera, e questa simpatia s'era prontamente trasformata in
affetto.
Parlando fra loro, Li e Matak鮅 davano all'ingegnere un nome
affettuoso e semplice, che esprimeva molto bene la natura dei
sentimenti di cui erano animati a suo riguardo. Lo chiamavano il
厚iccolo padre e parlando di lui avevano soltanto parole di
ammirazione e dedizione entusiasta.
Li dimostrava la propria dedizione con un'attenzione scrupolosa nel
lavare e stirare la biancheria di Cipriano; Matak鮅 con la precisione
religiosa nell'eseguire appuntino tutte le istruzioni del maestro.
Ma talvolta i due camerati esageravano un po' troppo il loro zelo di
far contento il 厚iccolo padre Siccome Cipriano ora prendeva i pasti
in casa sua, capitava, per esempio, che trovasse sulla tavola frutta o
ghiottonerie che non aveva richiesto, e la cui provenienza restava un
mistero, perchnon le riscontrava sul conto dei fornitori. Oppure gli
riportavano le camicie di bucato con bottoni d'oro di provenienza
sconosciuta. E ancora, ogni tanto, una sedia elegante e comoda, un
cuscino ricamato, una pelle di pantera, un soprammobile di valore
veniva misteriosamente ad aggiungersi alle suppellettili della sua
casa.
Se Cipriano interrogava in proposito l'uno o l'altro, non riceveva che
risposte evasive.
- Io non so nulla!... Non sono stato io!... Io non c'entro!
Cipriano avrebbe certamente gradito queste premure; ma ciche lo
rendeva perplesso, era il sospetto che forse la loro provenienza non
era del tutto onesta. Questi regali erano forse costati soltanto la
fatica di prenderli? Tuttavia, niente confermava le sue supposizioni,
e le investigazioni, spesso molto minuziose, compiute a riguardo di
queste cose che arrivavano cosdi sorpresa, non approdavano mai a un
risultato.
Alle sue spalle, intanto, Li e Matak鮅 se l'intendevano con mezzi
sorrisi, con occhiate sornione, con segni cabalistici che
significavano all'evidenza:
侮isto il piccolo padre?... Lui pensa solo al fuoco!
Ma Cipriano era assillato da altre preoccupazioni molto pigravi.
John Watkins sembrava deciso a dare un marito ad Alice e, qualche
tempo e con questa intenzione, egli faceva della sua casa una vera
esposizione di pretendenti. Non solo c'era quasi ogni sera l'assiduo
James Hilton, ma tutti i minatori celibi, che nell'opinione del
fattore - per il successo del loro sfruttamento - sembravano forniti
delle qualitindispensabili al genero ch'egli aveva sognato, vi erano
da lui invitati, trattenuti a cena e, infine, proposti alla scelta sua
figlia.
Il tedesco Friedel e il napoletano Pantalacci erano del numero.
Ambedue figuravano ora tra i pifortunati minatori dell'accampamento
di Vandergaart. La considerazione, che si unisce sempre al successo, a
loro non mancava n al "kopje" nalla fattoria. Friedel era pi pedante e pi deciso che mai, da quando il suo dogmatismo s'e
fiancheggiato ad alcune migliaia di lire sterline. Annibale Pantalacci
trasformato ormai in un "dandy" coloniale, adorno di catene d'oro,
anelli, spille con diamanti, portava abiti di tela bianca, che
facevano apparire il suo colorito ancora pigiallo e piterrigno.
Ma, con le sue buffonate, con le sue canzonette napoletane e con le
sue pose da bellimbusto, questo ridicolo personaggio cercava invano
d'incantare Alice. Lei, certo, non gli dimostrava nessun disprezzo
particolare nsembrava sospettare il vero motivo delle sue visite
alla fattoria. Si limitava a mostrarsi indifferente e a non ridere mai
dei suoi "lazzi" n dei suoi atteggiamenti. Benchfosse troppo
candida in fatto di laidezze morali per sospettare il doppio senso
delle sue frasi, ella non vedeva in lui che un uomo volgare di
passaggio e non meno noioso della maggior parte degli altri. Questo
appariva evidente agli occhi di Cipriano, il quale avrebbe crudelmente
sofferto se avesse visto colei, ch'egli teneva cosin alto nel suo
ideale di rispetto e di tenerezza, dar confidenza a un essere cos spregevole.
E ne avrebbe ancor pisofferto perchla sua fierezza gli avrebbe
impedito d'intervenire, trovando troppo umiliante abbassarsi per
avvilire agli occhi di Miss Watkins sia pure un cosindegno rivale.
Del resto, ne avrebbe avuto egli il diritto? Su che cosa avrebbe
basato le sue critiche? Egli non sapeva nulla di Annibale Pantalacci,
e nel giudizio che formulava su di lui era unicamente guidato da
un'istintiva antipatia. Volerlo far apparire sotto una luce tragica
sarebbe stato semplicemente un esporsi alla derisione. Tutto questo
Cipriano lo capiva perfettamente, e si sarebbe disperato se Alice
avesse dimostrato di prestar qualche attenzione a un tale uomo.
Per di pi s'era buttato con accanimento in un lavoro che lo
assorbiva giorno e notte. Egli aveva in preparazione non solo un
procedimento di produzione del diamante, ma dieci, venti esperimenti
che si proponeva di compiere, se il primo tentativo fosse giunto a
buon fine. Egli non si accontentava pidi dati teorici e di formule,
di cui riempiva per ore ed ore i quaderni di appunti. Ad ogni momento
correva al "kopje", ritornando con nuovi campioni di roccia e di
terra, ripeteva delle analisi gifatte cento volte, ma con un rigore
e una precisione che non lasciavano adito al minimo errore. Pi si
faceva imminente il pericolo di perdere Miss Watkins, piera risoluto
di non risparmiare nulla per conquistarla.
E tuttavia, tanto grande era la sfiducia in se stesso, che non aveva
voluto parlare alla fanciulla dell'esperimento in via di esecuzione.
Miss Watkins sapeva soltanto che, seguendo il suo consiglio, era di
nuovo tornato alla chimica, e lei ne era felice.











9. UNA SORPRESA.

Fu un grande giorno quello in cui l'esperimento sembrdefinitivamente
ultimato.
Gida due settimane il fuoco era spento, permettendo all'apparecchio
di raffreddarsi gradualmente. Cipriano, giudicando che la
cristallizzazione del carbonio doveva essere compiuta, se pure in
quelle condizioni aveva potuto effettuarsi, si decise a levare lo
strato di terra che formava la calotta attorno al fornello.
Fu necessario abbatterla con vigorosi colpi di piccone, perch s'era
indurita come un mattone in una fornace. Ma infine cedette agli sforzi
di Matak鮅, e lasciben presto vedere dapprima la parte superiore del
fornello - quella chiamata cappa - e poi tutto il fornello intero.
Il cuore dell'ingegnere batteva a centoventi pulsazioni al minuto, nel
momento in cui il giovane Cafro, aiutato da Li e da Bard骿, levava la
cappa.
Egli non si illudeva che l'esperimento fosse riuscito, essendo uno di
quegli uomini che dubitano sempre di se stessi! Ma ciera possibile,
dopo tutto! E quale gioia se fosse riuscito! Tutte le sue speranze di
felicit di gloria, di fortuna, erano racchiuse in quel grosso
cilindro nero, che riappariva ai suoi occhi, dopo tante settimane di
attesa?
Oh, sfortuna!... Il cannone era scoppiato.
S sotto la formidabile pressione del vapore acqueo e del gas metano,
portati ad una temperatura altissima, neppure l'acciaio aveva
resistito. Il tubo, sebbene misurasse cinque centimetri di spessore,
era crepato come una semplice provetta. Presentava da un lato, quasi
verso la met una fessura spalancata come una larga bocca, annerita,
contorta dal calore, e che sembrava ghignare maligna in faccia allo
studioso confuso. Era una vera disgrazia! Tante pene per arrivare a un
risultato negativo! In verit Cipriano si sarebbe sentito meno
umiliato se, grazie a precauzioni piaccorte, il suo apparecchio
avesse sopportato la prova del fuoco! Che il cilindro fosse trovato
privo di carbonio cristallizzato, certo, egli era dieci volte
preparato a questa delusione. Ma aver riscaldato, raffreddato e,
diciamolo pure, covato per un mese quel vecchio rullo d'acciaio, buono
ormai ad esser buttato nei rifiuti, era il colmo della sventura! Lo
avrebbe volentieri mandato con una pedata in fondo alla scarpata, se
il tubo non fosse stato troppo pesante per lasciarsi trattare con
tanta facilit
Cipriano stava dunque per abbandonare il fornello e si preparava ad
uscire, rattristato, per annunciare ad Alice questo spiacevole
risultato, quando la curiositdel chimico, che sopravviveva in lui,
lo spinse ad accostare un fiammifero acceso alla crepa del tubo, per
esaminarne l'interno.
俟enza dubbio - pensava - la terra che ho spalmato all'interno s' trasformata in coccio, come l'involucro esterno del fornello
La supposizione era vera. Tuttavia, per un fenomeno assai curioso e
che egli non si spieg subito, dal rivestimento di terra s'era
staccata una specie di palla d'argilla, che s'era poi indurita
isolatamente nel tubo.
Questa palla, di colore nerastro, avendo press'a poco il diametro
d'una arancia, passava facilmente dalla fessura. Cipriano la ritire
cominciad esaminarla distrattamente. Poi, convinto che si trattasse
d un frammento d'argilla staccatosi dalla parete e cotto
separatamente, stava per buttarla da parte, quando s'accorse che
risuonava come un pezzo di porcellana.
Sembrava una specie di piccola brocca senza apertura, entro la quale
ballava qualcosa di molto pesante.
俗n vero salvadanaio!pensCipriano
Ma, se avesse dovuto, sotto pena di morte, dare una spiegazione a
questo mistero, ne sarebbe stato incapace.
Volle tuttavia togliersi la curiosit Prese dunque un martello e
frantumil salvadanaio.
Infatti era proprio tale, e conteneva un tesoro inestimabile. No! non
ci si poteva sbagliare sulla natura del grosso ciottolo, che apparve
allora agli occhi pieni di meraviglia dell'ingegnere! Quel ciottolo
era un diamante, avviluppato nella ganga, perfettamente uguale a
quella dei diamanti ordinari, ma un diamante di dimensioni colossali,
inverosimili, senza precedenti!
Pensate un po'! Questo diamante era pigrosso d'un uovo di gallina,
di aspetto assai simile a una patata, e pesava almeno trecento grammi.
俗n diamante!... Un diamante artificiale! - ripeteva con voce
soffocata Cipriano stupito. - Ho dunque trovato la soluzione del
problema di questa produzione, in barba all'incidente capitato al
tubo!... Son dunque ricco!... Alice, la mia cara Alice mia!
Poi ritornava a non credere a ciche vedeva.
俑a impossibile!... E' un'illusione, un miraggio!... ripeteva
assalito dal dubbio. - Ah! presto ne avrla certezza!
E senza perdere tempo a mettersi in testa il cappello, sconvolto,
pazzo di gioia, come Archimede quando uscdal bagno nel quale aveva
scoperto il suo famoso principio, ecco Cipriano che scende di corsa la
strada della fattoria e precipita, come un bolide, da Jacobus
Vandergaart.
Trov il vecchio lapidario intento a esaminare alcune pietre che
Nathan, il mediatore di diamanti, gli aveva portato da tagliare.
- Ah! signor Nathan, siete qui giusto a proposito! - gridCipriano. -
Guardate!... e anche voi, signor Vandergaart, guardate cosa vi porto,
e ditemi cos'
Aveva deposto il suo ciottolo sul tavolo e aveva incrociato le
braccia.
Nathan, per primo, prese il ciottolo, impallidd'emozione e, con gli
occhi sbarrati, la bocca aperta, lo passa Jacobus Vandergaart.
Questi, dopo aver portato l'oggetto davanti agli occhi, contro la luce
della finestra, lo esamina sua volta al di sopra degli occhiali. Poi
lo depose sulla tavola e guardCipriano.
- Questo il pi grosso diamante che esista al mondo - disse
tranquillamente.
- S... il pigrosso! - ripetNathan. - Quattro o cinque volte pi del "Koh-i-noor", la 俑ontagna di luce orgoglio del tesoro
d'Inghilterra, che pesa centosettantanove carati!
- Due o tre volte pi del "Grand Mogol", la pigrossa pietra
conosciuta, che pesa duecentottanta carati! - aggiunse il vecchio
lapidario. - Quattro o cinque volte pidel diamante dello zar, che
pesa centonovantatrcarati! - rincalzNathan, sempre pistupito.
- Sette o otto volte pidel "Regent", che pesa centotrentasei carati!
- aggiunse Jacobus Vandergaart.
- Venti o trenta volte pi del diamante di Dresda, che ne pesa
soltanto trentuno! - esclamNathan.
E aggiunse:
- Penso che dopo essere tagliato, questo peser ancora almeno
quattrocento carati! Ma come oserei rischiare una valutazione per una
pietra simile? Questa supera tutti i calcoli!
- Perchno? - rispose Jacobus Vandergaart, che tra i due era il pi calmo. - Il "Koh-i-noor" stimato trenta milioni di franchi, il
"Grand Mogol" dodici milioni, il diamante dello zar otto milioni, il
"Regent" sei milioni?... Ebbene, questo certamente ne vale
all'ingrosso un centinaio!
- Eh! tutto dipende dal colore e dalla qualit - replicNathan che
cominciava a calmarsi e giudicava forse utile porre dei limiti per
l'avvenire, in vista d'un possibile acquisto. - Se incolore e di
prima acqua, il valore sarinestimabile! Ma se giallo, come la
maggior parte dei nostri diamanti del Griqualand, questo valore sar infinitamente pibasso!... Non so tuttavia se preferire ancora per
una pietra di queste dimensioni, una bella tinta blu zaffiro, come
quella del diamante di Hope, o rosa, come quella del Grand Mogol, o
verde smeraldo, come quella del diamante di Dresda.
- Ma no!... ma no! - disse il vecchio lapidario con animazione.- Per
me, io preferisco i diamanti incolori! Parlatemi del "Koh-i-noor" o
del "Regent"! Ecco le vere gemme!... In confronto a queste, le altre
non sono che pietre false!
Cipriano ormai non li ascoltava pi
- Signori, scusatemi - disse in fretta, - ma devo lasciarvi subito!
E, preso il suo prezioso ciottolo, risal sempre correndo, la strada
della fattoria.
Senza pensare di battere, aprla porta del salotto, si trovalla
presenza di Alice e, prima ancora di pensare a quanto aveva
d'impetuoso la sua condotta, l'aveva presa tra le braccia, e baciata
sulle gote.
- Ebbene! cos'questo? - grid Mister Watkins, scandalizzato di
queste effusioni improvvise.
Egli era seduto a tavola, di fronte ad Annibale Pantalacci, intento a
fare con quel pessimo arnese una partita a picchetto.
- Miss Watkins, scusatemi! - balbettCipriano, sinceramente sorpreso
della propria audacia, ma raggiante di gioia. - Sono troppo felice!...
E' il colmo della felicit... Guardate!... Guardate cosa vi porto!
E gett piuttosto che deporre, il diamante sulla tavola tra i due
giocatori.
Come Nathan e Jacobus Vandergaart, anche loro compresero
immediatamente di cosa si trattava. Mister Watkins, che non aveva
ancora dato fondo alla sua razione quotidiana di gin, era in uno stato
sufficientemente lucido.
- L'avete trovato voi... proprio voi... nel vostro "claim"? esclam entusiasmato.
- Trovato? - rispose Cipriano trionfante. - Ho fatto di meglio!...
L'ho fabbricato io stesso per intero!
E rideva, e stringeva nelle sue mani le dita affusolate di Alice, la
quale, profondamente sorpresa di queste dimostrazioni appassionate, ma
felice della felicitdel suo amico, sorrideva con dolcezza.
- Per devo a voi questa scoperta, signorina Alice! - riprese
Cipriano. - Chi mi ha consigliato di ritornare alla chimica? Chi ha
insistito affinchtentassi la produzione del diamante artificiale, se
non la vostra incantevole, la vostra adorabile figlia, signor Watkins.
A lei ne faccio omaggio, come gli antichi prodi alla loro dama, e
proclamo che a lei spetta tutto il merito dell'invenzione!... Non ci
avrei mai pensato senza di lei!
Mister Watkins e Annibale Pantalacci contemplavano il diamante, poi si
guardavano l'un l'altro, e scuotevano la testa. Erano letteralmente
assorti e sbalorditi.
- Voi dite di averlo fabbricato... proprio voi?... - riprese John
Watkins. - dunque una pietra falsa?
- Una pietra falsa? - gridCipriano. - Ebbene, s... una pietra
falsa!... Ma Jacobus Vandergaart e Nathan la stimano all'ingrosso
cinquanta milioni, e forse cento! Se soltanto un diamante
artificiale, ottenuto con un procedimento di cui io sono l'inventore nondimeno perfettamente identico!... Vedete che non ci manca niente...
neppure la ganga!
- E voi sareste capace di fare altri diamanti simili? - domand John
Watkins titubante.
- Se sono capace, signor Watkins? Ma certamente! Ve ne fara palate
di diamanti!... Ve ne fardi dieci, cento volte pigrossi di questo,
se lo desiderate!... Ve ne farin numero tale da pavimentare la
vostra stanza, da fare la massicciata alle strade del Griqualand, se
proprio lo volete!... E' soltanto il primo passo quello che costa e,
una volta ottenuta la prima pietra, il resto non che accessorio, una
semplice questione di attuazione tecnica da decidere!
- Ma se cos - rispose il fattore diventato pallido, - sarla
rovina per i proprietari delle miniere, per me, per tutto il paese del
Griqualand!
- Certamente! - esclamCipriano. - Che interesse volete che ci sia
ancora a frugare la terra per cercarvi piccoli diamanti quasi senza
valore, dal momento che sarcosfacile produrne industrialmente di
tutte le dimensioni come farne dei blocchi di quattro libbre!
- Ma mostruoso!... - replicJohn Watkins. - E' un'infamia!... E'
un'abominazione!... Se ciche dite fondato, se realmente possedete
questo segreto...
E s'arrestquasi soffocato.
- Ebbene! - riprese alfine Mister Watkins, che era riuscito a
riprender fiato - se vero... bisognerebbe fucilarvi all'istante,
sulla via principale dell'accampamento, signor M廨... Questa la
mia opinione!
- E anche la mia! - ritenne doveroso aggiungere Annibale Pantalacci
con un gesto minaccioso.
Miss Watkins s'era alzata, pallidissima.
- Fucilarmi perch ho risolto un problema di chimica, studiato da
oltre cinquant'anni? - rispose l'ingegnere scrollando le spalle. - In
verit andate svelti!
- Non c'da ridere, signore! - replicfurioso il fattore. Avete
pensato alle conseguenze di ciche voi chiamate una scoperta... al
lavoro sospeso in tutte le miniere... al Griqualand privato della sua
pigloriosa industria... a me che vi parlo, ridotto alla miseria?
- A dire il vero, non ho proprio riflettuto a tutto questo! rispose
francamente Cipriano. - Queste sono le conseguenze del progresso
industriale, e la scienza pura non deve occuparsene!... per di pi
per voi personalmente, signor Watkins, non dovete temere! Ciche mio vostro, e voi lo sapete benissimo per qual motivo sono stato
indotto a dirigere le mie ricerche su questa strada!
John Watkins vide in un baleno il guadagno che gli veniva dalla
scoperta del giovane ingegnere e, qualunque cosa avesse pensato il
Napoletano, non esit come si dice, a cambiare il fucile di spalla.
- Dopo tutto - riprese, - pudarsi che abbiate ragione, e parlate da
bravo ragazzo quale siete, signor M廨 S... riflettendoci bene,
sono sicuro che ci saril modo d'intenderci! Perchmai produrreste
una quantiteccessiva di diamanti? Questo sarebbe il mezzo pisicuro
per svalutare la vostra scoperta! Non sarebbe piprudente conservare
con cura il segreto, usarne solo moderatamente, fabbricare soltanto
una o due pietre come questa, per esempio, oppure accontentarvi di
questo primo successo, poich vi assicura di colpo un capitale
considerevole e fa di voi l'uomo piricco del paese?... In questa
maniera, tutti saranno contenti, le cose continueranno ad andare come
per il passato, e voi non avreste intralciato interessi rispettabili!
Questo era un nuovo aspetto della questione, al quale Cipriano non
aveva ancora pensato. Ma, davanti ai suoi occhi, si poneva
immediatamente il dilemma, in tutto il suo spietato rigore: o tenere
per s il segreto della sua scoperta, non manifestarlo al mondo e
abusarne per arricchirsi, oppure, come diceva giustamente John
Watkins, svalutare con un solo colpo tutti i diamanti naturali e
artificiali e, per conseguenza, rinunciare alla fortuna, per
ottenere... che cosa?... la rovina di tutti i minatori del Griqualand,
del Brasile e dell'India!
Posto in questa alternativa, Cipriano forse esit ma fu cosa di un
istante. E tuttavia egli comprendeva che decidersi per la sincerit
per l'onore, per la fedelt alla scienza, significava rinunciare
irrevocabilmente alla stessa speranza che era stata il principale
stimolo alla sua scoperta!
Il dolore era per lui tanto amaro, tanto straziante quanto era
imprevisto, poich la realt lo strappava d'improvviso al suo
meraviglioso sogno!
- Signor Watkins - disse con molta seriet - se tenessi per me il
segreto della mia scoperta, sarei semplicemente un falsario! Venderei
a prezzo illecito e ingannerei il pubblico sulla qualitdella merce!
I risultati ottenuti da uno studioso non gli appartengono come cosa
propria! Fanno parte del patrimonio di tutti! Riservarne anche la
minima parte per s in un interesse egoistico e personale, sarebbe
rendersi colpevole dell'atto pivile che un uomo possa compiere! Io
non lo far... No!... Non aspetteruna settimana, neppure un giorno,
per rendere di pubblico dominio la formula che il caso, aiutato da un
po' di riflessione, ha fatto, come giusto e conveniente, appartenga
anzitutto alla mia patria, alla Francia, la quale mi ha messo in grado
di servirla!... Domani stesso invierall'Accademia delle Scienze il
segreto del mio procedimento! Addio, signore, devo a voi d'aver
scoperto con chiarezza un dovere al quale non pensavo!... Miss
Watkins, avevo concepito un bel sogno!... Bisogna rinunciarvi, ecco
tutto!
Prima che la fanciulla potesse fare un movimento verso di lui Cipriano
aveva ripreso il suo diamante, poi, salutando Miss Watkins e suo
padre, usc



















10. NEL QUALE JOHN WATKINS RIFLETTE.

Cipriano scese dalla fattoria col cuore infranto, ma deciso a fare
quanto considerava come un dovere professionale; andpercidi nuovo
da Jacobus Vandergaart. Lo trov solo. Il mediatore Nathan s'era
affrettato ad uscire per essere il primo a diffondere
nell'accampamento una notizia che interessava direttamente i minatori.
Questa notizia suscitnon poco rumore, quantunque s'ignorasse ancora
che l'enorme diamante del 哀ignore coschiamavano Cipriano, fosse
un diamante artificiale. Ma al signoreimportava assai poco dei
pettegolezzi del "kopje"! A lui premeva verificare, assieme al vecchio
Vandergaart, il colore e la qualitdella pietra, prima di redigere un
rapporto al riguardo, ed per questo ch'egli ritornava da lui.
- Caro Jacobus - disse sedendoglisi accanto, - abbiate la compiacenza
di tagliare una faccetta su questa protuberanza, affinchpossiamo
vedere un poco che cosa si nasconde sotto la ganga.
- Niente di pifacile - disse il vecchio lapidario, prendendo il
ciottolo dalle mani del giovane amico. - Vi dico anzitutto che avete
scelto bene il posto! - aggiunse constatando la presenza d'una leggera
protuberanza su di un lato della gemma che, a parte questo difetto,
era d'un ovale quasi perfetto. Tagliando da questa parte, non
rischiamo di compromettere il valore del diamante.
Senza porre tempo in mezzo, Jacobus Vandergaart si mise all'opera, e
dopo aver scelta nella sua ciotola di legno una pietra grezza di
quattro o cinque carati, la fisssaldamente su una specie di manico e
comincia sfregare l'una contro l'altra le due superfici esterne.
- Sfaldando si farebbe pipresto - disse, - ma chi si azzarderebbe a
dare un colpo di martello su una pietra di questo valore?
Il lavoro, molto lungo e monotono, richiese non meno di due ore.
Quando la faccetta fu abbastanza ampia per permettere di giudicare
qual era la natura della pietra, bisognlucidarla sulla mola, e anche
per questo ci volle molto tempo.
Tuttavia era ancora pieno giorno quando furono terminati questi
preliminari. Cipriano e Jacobus Vandergaart, cedendo alfine alla
curiosit si alternarono per verificare il risultato dell'operazione.
Una bella faccetta color ambra, ma d'una limpidezza e brillantezza
incomparabili, si offrai loro sguardi.
Il diamante era nero! Particolare quasi unico, in ogni caso veramente
eccezionale, che accresceva ancora, se possibile, il suo valore.
Le mani di Jacobus Vandergaart tremavano d'emozione facendo
scintillare quel gioiello al sole del tramonto.
- E' la pistraordinaria e pibella gemma che abbia mai riflesso i
raggi della luce! - diceva con una specie di rispetto religioso. -
Cosa sardunque, quando potrrifletterli, dopo essere stata tagliata
su tutte le faccette!
- Ve la sentite d'intraprendere questo lavoro? - domand prontamente
Cipriano.
- S certo, caro figliolo! Sarebbe l'onore e il coronamento della mia
lunga carriera!... Ma non fareste meglio a scegliere una mano pi giovane e piferma della mia?
- No - rispose affettuosamente Cipriano. - Sono sicuro che nessuno
avr pi cura e pi abilit di voi in questo lavoro! Tenete il
diamante, caro Jacobus, e tagliatelo come credete meglio. Voi ne
farete un capolavoro! Siamo intesi.
Il vegliardo girava e rigirava la pietra tra le dita e sembrava
indeciso a manifestare il suo pensiero.
- Una cosa mi preoccupa - fincol dire. - Sapete che non sono troppo
tranquillo pensando di tenere presso di me un gioiello di questo
valore! Sono forse cinquanta milioni, o anche di pi che tengo qui
sul palmo della mano! Non prudente che mi assuma una tale
responsabilit
- Nessuno ne saprniente, se voi non lo dite, signor Vandergaart; e
per conto mio, vi garantisco il segreto!
- Hum! ci saranno dei sospetti! Potreste essere stato spiato mentre
venivate qui!... In mancanza di notizie certe, si faranno
supposizioni!... Il paese popolato di gente d'ogni specie!... No!
Non dormirei tranquillo!
- Forse avete ragione! - -rispose Cipriano, comprendendo perfettamente
l'esitazione del vegliardo. - Ma cosa fare?
- E' a questo che penso! - rispose Jacobus Vandergaart.
Rimase in silenzio per qualche istante, poi riprese:
- Sentite, caro figliolo; ciche vi propongo delicato, e suppone
che voi vi fidiate completamente di me! Ma voi mi conoscete troppo
bene per trovare eccessive le precauzioni che io penso di adottare!...
Bisogna che parta immediatamente con i miei attrezzi e con questa
pietra, e che mi rifugi in qualche luogo dove non sarconosciuto: per
esempio, a Bloemfontein o a Hopetown. Andrin una pensione modesta,
mi fermerper lavorare nel piassoluto segreto, e non ritornerche
dopo aver finito la mia opera. Forse cosriuscira mettere fuori
strada i malintenzionati. Ma, ve lo ripeto, quasi mi vergogno di
suggerirvi un tale piano...
- Io lo trovo molto sensato - rispose Cipriano - e non ci penserdue
volte a chiedervi di realizzarlo!
- Tenete presente che ci vorrmolto tempo, almeno un mese, e che mi
potranno capitare degli incidenti nel viaggio!
- Non importa, signor Vandergaart, se credete che questa sia la
migliore soluzione! Dopo tutto, se il diamante andrperduto, non sar un gran male!
Jacobus Vandergaart osserv il giovane amico con una specie di
spavento.
俗n tale colpo di fortuna deve avergli fatto perdere la ragione? disse fra s
Cipriano comprese il suo pensiero e sorrise. Gli spiegallora da dove
proveniva il diamante e come egli ora poteva produrne quanti voleva.
Ma, sia che il vecchio lapidario non attribuisse molto credito al
racconto, sia che avesse un motivo personale per non voler restare
solo in quella casa isolata, di fronte ad una pietra di cinquanta
milioni, insistette per partire immediatamente.
Perci dopo aver radunato in una vecchia borsa di pelle arnesi e
vestiario, Jacobus Vandergaart affisse alla porta una lavagnetta
d'ardesia e vi scrisse sopra: "Assente per affari", infilla chiave
in tasca, mise il diamante nel taschino del panciotto e part
Cipriano l'accompagn per due o tre miglia sulla strada di
Bloemfontein, e fece ritorno solo dopo ripetute insistenze.
Era notte fonda quando il giovane ingegnere rincas pensando forse
pi a Miss Watkins che alla sua famosa scoperta. Tuttavia, senza
perdere tempo per far onore alla cena preparata da Matak鮅, si sedette
al suo tavolo di lavoro e cominci a redigere la relazione, che
pensava d'inviare col prossimo corriere al segretario permanente
dell'Accademia delle Scienze. Era una descrizione minuziosa e completa
del suo esperimento, seguita da una teoria molto ingegnosa sulla
reazione che sarebbe stata all'origine di quel magnifico cristallo di
carbonio.
侵l carattere pinotevole di questo prodotto - scrisse tra le altre
cose - sta nella sua completa identitcon il diamante naturale, e
soprattutto nella presenza d'una ganga esterna
Cipriano infatti non esitava ad attribuire questo effetto coscurioso
alla precauzione presa di spalmare il recipiente con uno strato di
terra, scelta con cura nel Vandergaart Kopje. La maniera con cui una
parte di quella terra s'era staccata dalla parete per formare un vero
involucro attorno al cristallo, non era facile spiegarla, ma era un
fatto che gli ulteriori esperimenti certamente avrebbero chiarito. Si
poteva forse immaginare che fosse intervenuto un fenomeno
completamente nuovo di affinitchimica, e l'autore si proponeva di
farne oggetto d'uno studio approfondito. Non pretendeva di fornire
immediatamente la teoria completa e definitiva della sua scoperta. Ci che gli premeva, era anzitutto di comunicarla subito al mondo della
scienza, assicurarla alla Francia, e infine promuovere la discussione
e lo studio sui fatti ancora non spiegati e rimasti oscuri anche per
lui.
Cominciata la relazione, aggiornato il ragguaglio scientifico, in
attesa di poterlo completare con le nuove osservazioni prima
d'inoltrarlo a chi di dovere, il giovane ingegnere fece uno spuntino e
anda letto.
L'indomani mattina, Cipriano usciva di casa e camminava pensieroso per
i diversi terrapieni della miniera. Certi sguardi, chiaramente ostili,
l'accompagnavano al suo passaggio. Se non se ne accorgeva, era perch aveva dimenticato tutte le conseguenze della sua grande scoperta,
dichiarata in maniera tanto cruda alla vigilia da John Watkins, cio la rovina, a pio meno lunga scadenza, dei concessionari e delle
concessioni del Griqualand. Questo tuttavia bastava per mettere in
subbuglio la gente in quel paese quasi selvaggio dove non si esita a
farsi giustizia con le proprie mani, dove la garanzia del lavoro, e
per conseguenza del commercio che ne deriva, la legge suprema. Se la
produzione del diamante artificiale fosse divenuta un'industria
pratica, tutte le ricchezze sotterrate nelle miniere del Brasile come
in quelle dell'Africa australe, senza parlare delle migliaia di vite
gi sacrificate, sarebbero andate irrimediabilmente perdute.
L'ingegnere poteva, senza dubbio, mantenere il segreto della sua
scoperta; ma la sua dichiarazione a questo riguardo era stata molto
esplicita: era deciso a non farlo.
D'altra parte, durante la notte - una notte di torpore durante la
quale John Watkins non fece che sognare diamanti inverosimili, del
valore di parecchi miliardi, - il padre di Alice aveva meditato e
riflettuto a ci Che Annibale Pantalacci ed altri minatori vedessero
con inquietudine e rabbia la rivoluzione che la scoperta di Cipriano
avrebbe portato nello sfruttamento dei terreni diamantiferi, niente di
pi naturale, poich essi li sfruttavano per conto proprio. Ma per
lui, semplice proprietario della fattoria Watkins, la situazione non
era la stessa. Senza dubbio, se i "claims" fossero stati abbandonati
in seguito alla svalutazione delle gemme, se tutta quella popolazione
di minatori avesse finito per abbandonare gli accampamenti del
Griqualand, il valore della sua fattoria sarebbe calato in proporzione
notevole, le sue case e capanne non sarebbero state piaffittate per
mancanza di affittuari, e forse un giorno egli si sarebbe trovato
costretto ad abbandonare il paese diventato improduttivo.
雨ene! si diceva John Watkins, - prima di arrivare a questo punto
passeranno degli anni! La produzione dei diamanti artificiali non ancora un fatto pratico, nonostante il procedimento del signor M廨
Forse ha avuto gran parte il caso nel suo affare! Ma intanto, caso o
no, egli ha prodotto una pietra d'un valore enorme, e se, nelle
condizioni d'un diamante naturale, essa vale una cinquantina di
milioni, ne varr ancora di pi appunto perch prodotta
artificialmente! S bisogna ostacolare questo giovanotto, ad ogni
costo! Bisogna, almeno per qualche tempo, impedirgli di divulgare ai
quattro venti la sua strabiliante scoperta! Bisogna che questa pietra
passi definitivamente alla famiglia Watkins e non ne esca pi se non
in cambio di un numero rispettabile di milioni! Quanto ad ostacolare
colui che l'ha prodotta, non molto difficile, anche senza impegnarsi
in maniera definitiva! Alice sempre qui e, per mezzo di Alice,
riuscira ritardare la sua partenza per l'Europa!... S... dovessi
promettergliela in sposa!... dovessi anche dargliela!
John Watkins, sotto lo stimolo della cupidigia che lo divorava,
sarebbe sicuramente arrivato fino a questo punto! In tutta questa
faccenda, egli non vedeva che se stesso! E se quasi subito il vecchio
egoista pensa sua figlia, fu unicamente per dirsi
俑a, dopo tutto, Alice non avr niente da perdere! Questo pazzo
giovane d'uno studioso un buon partito! Egli l'ama, e immagino che
Alice non rimasta insensibile al suo amore! Ora, cosa c'di meglio
che unire due anime fatte l'una per l'altra?... o almeno, far loro
sperare questa unione, fino al momento in cui questa faccenda sarben
chiara?... Ah, per "saint John", mio protettore, al diavolo Annibale
Pantalacci e i suoi soci, e ciascuno per s anche nel Griqualand!
Cosragionava John Watkins, manovrando quella bilancia ideale, sulla
quale aveva gettato l'avvenire della figlia contro un semplice pezzo
di carbonio cristallizzato, ed era felice pensando che i piatti si
mantenevano in equilibrio.
Cos il giorno dopo, la sua decisione era gipresa: non avrebbe
precipitato, ma avrebbe lasciato procedere gli eventi, stando bene
attento alla piega che avrebbero preso.
Gl'interessava anzitutto rivedere il suo affittuario - cosa abbastanza
facile, perch veniva ogni giorno alla fattoria, - ma voleva anche
rivedere il famoso diamante, che nei suoi sogni aveva assunto
proporzioni favolose.
Il signor Watkins si recdunque all'abitazione di Cipriano, il quale,
data l'ora mattutina, vi si trovava ancora.
- Ebbene, caro amico - gli disse con perfetto buon umore - come avete
passato la notte... questa prima notte che ha seguito la vostra grande
scoperta?
- Molto bene, signor Watkins, molto bene! - rispose con freddezza il
giovane.
- Che? siete riuscito a dormire?
- Come sempre!
- Tutti quei milioni, usciti da quel fornello - riprese il signor
Watkins, - non hanno turbato il vostro sonno?
- In nessun modo - rispose Cipriano. - Capite bene una cosa, signor
Watkins: quel diamante varrebbe milioni alla sola condizione d'essere
l'opera della natura e non quella d'un chimico..
- S... s... signor Cipriano! Ma siete certo di poterne fare un
altro... degli altri? Ne siete sicuro?
Cipriano esit sapendo come, in un esperimento del genere, ci
potevano essere delle sorprese.
- Vedete? - riprese John Watkins. - Voi non rispondete!.. Dunque, fino
a un nuovo tentativo e a un nuovo successo, il vostro diamante
conserver un valore enorme!... Quindi, perchaffermare almeno per
ora, che una pietra artificiale?
- Vi ripeto - rispose Cipriano - che non posso nascondere un segreto
scientifico di questa importanza!
- S... s... lo so! - riprese John Watkins, facendo segno al
giovane di parlar piano, come se fosse spiato di fuori. - S...
s... Ne riparleremo!... Ma non preoccupatevi di Annibale Pantalacci
e degli altri!... Essi non diranno niente della vostra scoperta,
poich loro interesse di non dire niente!... Credetemi!...
aspettate!... e soprattutto pensate a mia figlia e a me, che siamo
felici del vostro successo!... S... molto felici!... Ma, non potrei
rivedere il famoso diamante?... Ieri non ho fatto in tempo ad
esaminarlo!... Vorreste concedermi...
- Ma non l'ho pi - rispose Cipriano.
- L'avete spedito in Francia! - esclamil signor Watkins, atterrito
da questo pensiero.
- No... non ancora!... Allo stato grezzo non sarebbe possibile
giudicarne la bellezza! Tranquillizzatevi!
- Ma a chi l'avete dato? Per tutti i santi d'Inghilterra, a chi?
- L'ho dato a tagliare a Jacobus Vandergaart, e non so dove l'ha
portato.
- Avete affidato un simile diamante a quel vecchio pazzo? grid John
Watkins, letteralmente furioso. - Ma una pazzia, signore! E' una
vera pazzia!
- Bah! - rispose Cipriano, - che volete che faccia Jacobus o chiunque
altro d'un diamante il cui valore, per coloro che non ne conoscono
l'origine, di circa cinquanta milioni? Pensate che sia facile
venderlo alla chetichella?
Il signor Watkins sembrpersuaso da questo argomento. Era evidente
che non era facile disfarsi d'un diamante di tal prezzo. Il fattore
tuttavia non era tranquillo, e sarebbe stato disposto a spendere
qualunque somma, s.. qualunque somma!... perchquell'imprudente non
l'avesse affidato al vecchio lapidario... o almeno, perchil vecchio
lapidario fosse gitornato nel Griqualand con la preziosa gemma!
Ma Jacobus Vandergaart aveva chiesto un mese e, per quanto John
Watkins fosse impaziente, gli toccava aspettare.
Non occorre dire che, nei giorni seguenti, i soliti commensali del
fattore, cioAnnibale Pantalacci, Herr Friedel, l'ebreo Nathan, non
nascosero i loro sarcasmi circa l'onestdel lapidario. Ne parlavano
spesso quando Cipriano era assente, e sempre per far notare a John
Watkins che il tempo passava e che Jacobus Vandergaart non ritornava.
- E perchdovrebbe ritornare nel Griqualand? - diceva Friedel gli tanto facile tenersi quel diamante di valore incalcolabile del quale
niente ancora fa supporre l'origine artificiale!
- Per il fatto che non troverebbe da venderlo - rispondeva il signor
Watkins, sostenendo l'argomento del giovane ingegnere, che pernon
bastava pia tranquillizzarlo.
- Bella ragione! - ribatteva Nathan.
- S bella ragione! - aggiungeva Annibale Pantalacci. - E, credetemi,
il vecchio coccodrillo gi lontano a quest'ora! Niente di pi facile, soprattutto a lui, trasformare la pietra e renderla
irriconoscibile! Non sapete neppure di che colore Chi gl'impedisce
di tagliarla in quattro o sei parti, e, mediante sfaldatura, farne
altrettanti diamanti di dimensioni ancora molto considerevoli?
Queste discussioni turbavano lo spirito del signor Watkins, il quale
cominciava a pensare che Jacobus Vandergaart non sarebbe pitornato.
Soltanto Cipriano credeva fermamente all'onestdel vecchio lapidario,
e sosteneva a voce alta che certamente un giorno o l'altro egli
sarebbe tornato. E aveva ragione.
Jacobus Vandergaart ritornquarantotto ore dopo quella discussione.
In ventisette giorni aveva finito di tagliare il diamante, tale era
stata la sua diligenza e il suo ardore nel lavoro.
Ritorndurante la notte, e la trascorse alla mola per finire di
lucidare il diamante, sicch al mattino del ventinovesimo giorno
Cipriano vide il vegliardo venire da lui.
- Ecco il ciottolo - disse semplicemente, deponendo sulla tavola un
cofanetto di legno.
Cipriano april cofanetto e rimase abbagliato.
Su uno strato di cotone bianco, un enorme cristallo nero, a forma di
romboide dodecaedro, mandava luci prismatiche di tale brillantezza che
il laboratorio ne sembrava illuminato. La combinazione d'un colore
inchiostro, d'una trasparenza adamantina assolutamente perfetta, d'un
potere rifrangente senza pari, produceva il pi meraviglioso e
stupendo effetto. Ci si sentiva in presenza d'un fenomeno veramente
unico, d'un gioco di natura probabilmente senza precedenti. Anche
tralasciando ogni idea di prezzo, lo splendore del gioiello rifulgeva
per se stesso.
- Questo non solo il pigrande diamante che si conosca, ma il pi bello che esista al mondo! - disse con seriet e con una punta
d'orgoglio paterno Jacobus Vandergaart. - Pesa quattrocentotrentadue
carati! Potete vantarvi d'aver prodotto un capolavoro, caro figliolo,
e il vostro inizio stato un colpo da maestro!
Cipriano non aveva risposto ai complimenti del vecchio lapidario. Egli
si riteneva semplicemente l'autore d'una scoperta curiosa, niente di
pi Molti altri vi si erano accaniti senza risultato, ldove egli
aveva vinto, senza dubbio, su questo punto della chimica inorganica.
Ma quali conseguenze utili per l'umanitavrebbe avuto la produzione
del diamante artificiale? Essa avrebbe rovinato inevitabilmente, entro
un certo tempo, tutti coloro che vivevano del commercio delle pietre
preziose e, in sostanza, non avrebbe arricchito nessuno.
Cosriflettendo, il giovane ingegnere si riprendeva dall'agitazione,
alla quale s'era abbandonato durante le prime ore dopo la scoperta.
S ora quel diamante, per quanto fosse meraviglioso dopo essere
uscito dalle mani di Jacobus Vandergaart, non gli appariva nient'altro
che una pietra senza valore, la quale ben presto avrebbe perso anche
il prestigio della rarit
Cipriano aveva ripreso lo scrigno, sul quale brillava l'incomparabile
gemma, e dopo aver stretto la mano al vegliardo, s'era diretto verso
la fattoria del signor Watkins.
Il fattore si trovava nella stanza a pian terreno, sempre inquieto
sempre agitato, in attesa del ritorno di Jacobus Vandergaart, che gli
sembrava improbabile. Sua figlia gli era accanto e lo calmava come
meglio poteva.
Cipriano buss alla porta e si ferm un istante sulla soglia.
Ebbene?... - domandprontamente John Watkins, alzandosi in piedi con
un rapido movimento.
- Ebbene, l'onesto Jacobus Vandergaart arrivato questa mattina! -
rispose Cipriano.
- Con il diamante?
- Con il diamante, mirabilmente tagliato, e che pesa ancora
quattrocentotrentadue carati!
- Quattrocentotrentadue carati! - esclamJohn Watkins. - E l'avete
con voi?
- Eccolo.
Il fattore aveva preso lo scrigno, l'aveva aperto, e i suoi occhi
spalancati brillavano quasi come quel diamante ch'egli guardava con
l'ammirazione inebetita d'un estatico! Poi, quando gli fu concesso di
tenere tra le dita, sotto una forma leggera e maneggevole, materiale e
luminosa allo stesso tempo, il valore colossale che rappresentava la
gemma, il suo rapimento assunse accenti cosenfatici da muovere al
riso.
Il signor Watkins aveva il pianto nella voce e parlava al diamante
come ad un essere animato:
- Oh! bella, superba, splendida pietra!... - diceva. - Eccoti dunque
ritornata, mia diletta!... Quanto sei splendente!... E come pesi!...
Di quante buone ghinee sonanti il tuo valore!... Che faremo di te,
sommamente bella?... Mandarti a Cittdel Capo, e di la Londra,
perchti vedano e ti ammirino?... Ma chi sar cos ricco per
comperarti? La regina stessa non potrebbe permettersi un tale
lusso!... Occorrerebbero tutte le sue rendite di due o tre anni!... Ci
vorrun voto del Parlamento, una sottoscrizione nazionale!... Ma sar fatta, stai tranquilla!... E tu andrai, proprio tu, a dormire alla
Torre di Londra, accanto al "Koh-i-noor", che allora sarsoltanto un
paggetto al tuo fianco!... Qual il tuo valore, bella mia?
E dopo essersi assorto in un calcolo mentale:
- Il diamante dello zar stato pagato da Caterina seconda un milione
di rubli in contanti e novantaseimila franchi di rendita vitalizia!
Non sarcertamente esagerato chiedere per questo un milione di
sterline e cinquecentomila franchi di rendita perpetua
Poi, colto da un'idea improvvisa:
- Signor M廨 non pensate che dovrebbe essere elevato alla dignitdi
lord il proprietario d'una simile pietra? Ogni specie di merito ha
diritto di essere rappresentato alla Camera Alta; ora, possedere un
diamante di questa taglia non certo un merito da poco!... Ma guarda
anche tu, figlia mia, guarda!... Due occhi non bastano per ammirare
una simile pietra!
Miss Watkins, per la prima volta in vita sua, guardun diamante con
qualche interesse.
- E' davvero molto bello!... Brilla come un pezzo di carbone quale
ma come un carbone incandescente! - disse ella, prendendolo
delicatamente dal suo nido di cotone.
Poi, con un moto istintivo che ogni fanciulla avrebbe imitato, ella si
avvicinallo specchio che stava sopra il caminetto, e si pose il
meraviglioso gioiello sopra la fronte, tra i capelli biondi.
- Una stella incastonata in oro! - disse con galanteria Cipriano,
lasciandosi trasportare, contro la sua abitudine, a un complimento da
madrigale.
- E' vero!... Si direbbe che una stella! - gridAlice battendo con
gioia le mani. - Ebbene, bisogna darle un nome! Battezziamola "Stella
del Sud"!... Vi piace, signor Cipriano? Non forse nera come le
bellezze indigene di questo paese, e non brilla come le costellazioni
del nostro cielo australe?
- Vada per la "Stella del Sud"! - disse John Watkins, il quale non
attribuiva al nome che una importanza secondaria. - Ma stai attenta a
non lasciarlo cadere! - riprese con spavento per un brusco movimento
della fanciulla. - Si frantumerebbe come un bicchiere!
- Davvero?... E' fragile come un bicchiere? - rispose Alice riponendo
piuttosto sdegnosamente la gemma nello scrigno. Povera stella, tu sei
dunque un astro soltanto per scherzo, un volgare tappo di caraffa!
- Un tappo di caraffa!... - grid Mister Watkins senza fiato. I
ragazzi non rispettano nulla!...
- Signorina Alice - disse allora il giovane ingegnere, - siete voi che
mi avete incoraggiato a tentare la produzione artificiale del
diamante! E dunque a voi che tocca oggi questa pietra!... Ma, per
conto mio, un gioiello che non avrpinessun valore commerciale,
quando se ne conoscerla provenienza!... Vostro padre mi permetter
senza dubbio, di offrirvela come ricordo della vostra felice influenza
sui miei lavori!
- Eh! - fece Mister Watkins, non potendo dissimulare ciche provava a
questa dichiarazione... inaspettata.
- Signorina Alice - continuCipriano, - questo diamante vostro!...
Ve l'offro... ve lo dono!
E Miss Watkins, per tutta risposta, tese al giovane una mano che egli
strinse con tenerezza nelle sue.










11. LA STELLA DEL SUD.

La notizia del ritorno di Jacobus Vandergaart s'era rapidamente
diffusa. Cos la folla di visitatori affluben presto alla fattoria
per vedere la meraviglia del "kopje". Non si tardneppure a sapere
che il diamante apparteneva a Miss Watkins, e che suo padre, piche
lei ne era il vero detentore. Di qui, l'eccitazione della curiosit pubblica a proposito di quel diamante, opera dell'uomo e non della
natura.
Bisogna far osservare che niente ancora era trapelato sull'origine
artificiale del diamante in questione. Da una parte, i minatori del
Griqualand non sarebbero stati tanto ingenui per diffondere un segreto
che avrebbe provocato la loro rovina immediata; dall'altra parte,
Cipriano, non volendo lasciare nulla al caso, non aveva ancora detto
niente al riguardo, e s'era deciso a non inviare pila sua relazione
sulla "Stella del Sud", prima d'aver controllato il proprio successo
con un secondo esperimento. Ciche aveva fatto la prima volta, voleva
essere sicuro di poterlo ripetere una seconda.
La curiositpubblica era dunque estremamente eccitata, e John Watkins
non avrebbe potuto per educazione rifiutarsi di soddisfarla, tanto pi che essa solleticava la sua vanit Collocdunque la "Stella del Sud"
sopra un soffice strato di cotone, in cima a una colonna di marmo
bianco posta al centro del caminetto nel salotto, e rimase
costantemente tutto il giorno sprofondato nella sua poltrona,
sorvegliando l'incomparabile gioiello e mostrandolo al pubblico.
James Hilton fu il primo a fargli osservare che una tale condotta era
imprudente. Si rendeva egli conto dei pericoli che attirava sopra di
sesponendo cos in vista a tutti, l'immenso valore che teneva in
casa sua? Secondo Hilton, era indispensabile chiedere a Kimberley una
guardia speciale costituita da uomini della polizia, altrimenti la
notte prossima non sarebbe passata senza incidenti.
Mister Watkins, impressionato da questa possibilit si affretta
seguire il saggio consiglio dell'ospite, e non ebbe pace finch non
vide arrivare, verso sera, uno squadrone di poliziotti a cavallo. I
venticinque uomini furono alloggiati nelle dipendenze della fattoria.
L'affluenza dei curiosi crebbe il giorno seguente, e la fama della
"Stella del Sud" varc rapidamente i confini del distretto per
diffondersi fino alle cittpi lontane. I giornali della colonia
dedicarono articoli a descriverne le dimensioni, la forma, il colore e
la brillantezza. La linea telegrafica di Durban s'incaric di
trasmettere questi particolari, via Zanzibar e Aden, dapprima
all'Europa e all'Asia, poi alle due Americhe e all'Oceania. Fotografi
sollecitarono l'onore di scattare una fotografia del meraviglioso
diamante. Disegnatori specializzati vennero, a nome dei giornali
illustrati a riprodurne l'immagine. In breve, fu un avvenimento per il
mondo intero.
Vi si mescol la leggenda. Circolarono tra i minatori favole
strabilianti sulle propriet misteriose che si attribuivano a quel
diamante. Si sussurrava che una pietra nera 厚ortava disgrazia Le
persone assennate, scuotendo il capo, dichiararono che preferivano
vedere quella pietra del diavolo in casa Watkins piuttosto che nella
propria. In breve, le maldicenze e anche le calunnie, appannaggio
della celebrit non furono lesinate alla "Stella del Sud", la quale,
imperturbabile non se ne preoccup e continua versare

sugli oscuri bestemmiatori!

Non altrettanto imperturbabile era John Watkins, poichi pettegolezzi
avevano il dono di esasperarlo. Gli sembrava che sottraessero qualcosa
al valore della pietra, e li considerava come un oltraggio personale.
Dopo che il governatore della colonia, gli ufficiali delle guarnigioni
vicine, i magistrati, i funzionari, tutte le autorit costituite,
furono venuti a rendere omaggio al suo gioiello, egli vedeva quasi un
attentato sacrilego nei facili commenti che la gente si permetteva di
esprimere a suo riguardo.
Cos al fine di reagire contro queste dicerie, e anche per soddisfare
il suo gusto di far bisboccia, decise di offrire un grande pranzo in
onore del caro diamante, ch'egli intendeva convertire in banconote
contanti, qualunque cosa ne pensasse Cipriano, e nonostante che il
desiderio di sua figlia fosse di conservarlo sotto la forma di gemma.
Purtroppo, l'influenza dello stomaco sulle opinioni d'un grande numero
di uomini tale, che l'annuncio di questo pranzo basta modificare
dall'oggi al domani l'opinione pubblica nell'accampamento di
Vandergaart. Si videro quelle persone che s'erano mostrate piostili
verso la "Stella del Sud" cambiare improvvisamente bandiera, dire che
quella pietra era del tutto innocente della cattiva influenza che le
si attribuiva, e sollecitare umilmente un invito da parte di John
Watkins.
Si parlerper molto tempo di questo banchetto nel bacino del Vaal.
Quel giorno c'erano ottanta convitati, i quali avevano preso posto
sotto una tenda innalzata contro una parete del salotto, il cui muro
era stato abbattuto per la circostanza. Un 叛uarto reale o arrosto
colossale, composto d'una spalla di bue, occupava il centro della
tavola, contornato da montoni interi e da un campionario di tutta la
selvaggina del paese. Montagne di verdura e frutta, barili di birra e
vino, disposti a intervalli e pronti ad essere spillati, completavano
l'apparato di questo banchetto davvero pantagruelico.
La "Stella del Sud", collocata sul suo piedistallo dietro le spalle di
John Watkins, circondata da candelieri accesi, presiedeva alla festa
conviviale data in suo onore.
Il servizio era svolto da una ventina di Cafri, ingaggiati per
l'occasione, sotto il comando di Matak鮅, il quale, col permesso del
suo padrone, s'era offerto a dirigerli.
C'erano, oltre al plotone di polizia che Mister Watkins aveva creduto
bene ringraziare della sorveglianza, tutti i principali personaggi
dell'accampamento e dei dintorni, Mathis Pretorius, Nathan, James
Hilton, Annibale Pantalacci, Friedel, Thomas Steel e cinquanta altri.
Mancava solo che gli animali della fattoria, buoi, cani, e soprattutto
gli struzzi di Miss Watkins, prendessero anch'essi parte alla festa,
venendo a mendicare le briciole del banchetto.
Alice, seduta di fronte a suo padre all'altro capo della tavola, ne
faceva gli onori con la sua grazia abituale, ma non senza un segreto
rincrescimento, sebbene comprendesse il motivo della visibile assenza:
nCipriano nJacobus Vandergaart partecipavano al banchetto.
Il giovane ingegnere aveva sempre evitato, per quanto possibile, la
compagnia dei Friedel, dei Pantalacci e simili. Inoltre, dopo la
scoperta, egli conosceva le loro intenzioni poco favorevoli nei suoi
riguardi, ed anche le loro minacce contro lo scopritore di questa
produzione artificiale, che li avrebbe rovinati dal primo all'ultimo.
S'era dunque astenuto di comparire al pranzo. Invece Jacobus
Vandergaart, nonostante che John Watkins avesse tentato insistenti
passi per giungere a una riconciliazione con lui, aveva respinto con
sdegno tutte le proposte.
Il banchetto volgeva alla fine. Tutto era proceduto nel massimo
ordine, ma solo perchla presenza di Miss Watkins aveva imposto un
sufficiente decoro ai pi volgari convitati; quantunque Mathis
Pretorius fosse servito, come sempre, da bersaglio alle grossolane
spiritosaggini di Annibale Pantalacci. Quest'ultimo faceva passare al
malcapitato Boero le notizie pi stravaganti! Un fuoco d'artificio
stava per essere lanciato sotto la tavola!... Non si aspettava altro
che Miss Watkins si ritirasse, per condannare l'uomo pigrasso della
compagnia a bere una dopo l'altra dodici bottiglie di gin!... Si
trattava di coronare la festa con un grande pugilato e un
combattimento generale a colpi di pistola...
Ma il progetto fu interrotto da John Watkins, il quale, in qualitdi
presidente del banchetto, picchisulla tavola con il manico del
coltello, per annunciare i "toasts" tradizionali.
Tutti zittirono. L'anfitrione, sollevandosi quant'era alto, poggii
pollici sul bordo della tovaglia e cominciil suo "speech" con la
lingua un po' impacciata dalle eccessive libagioni.
Disse che quel giorno sarebbe rimasto il miglior ricordo della sua
vita di minatore e di colono!... Dopo esser passato attraverso le
prove che aveva sperimentato in giovent il vedersi ora nel ricco
paese del Griqualand, attorniato da ottanta amici riuniti per
festeggiare il pi grosso diamante del mondo, era una di quelle
soddisfazioni che non si dimenticano pi... E' vero che domani uno
degli onorevoli compagni che gli stavano intorno poteva trovare una
pietra ancora pigrossa!... Ecco lo stimolo e la poesia della vita
del minatore!... ("Approvazioni vivaci"). Questa fortuna egli
l'augurava sinceramente agli ospiti!... ("Sorrisi, applausi"). Egli
riteneva inoltre di poter affermare che l'unico difficile a soddisfare
era colui che, al suo posto, non si fosse dichiarato soddisfatto!...
Per concludere, egli invitgli ospiti a bere alla prosperit del
Griqualand, alla stabilit dei prezzi sul mercato dei diamanti - a
dispetto di ogni concorrenza di qualunque genere, - infine al felice
viaggio che la "Stella del Sud" avrebbe intrapreso attraverso il mondo
per portare, prima alla Citt del Capo e all'Inghilterra
l'irradiazione del suo splendore.
- Ma - disse Thomas Steel - non ci sarpericolo a spedire alla Citt del Capo una pietra di quel valore?
- Oh! sarben scortata!... - disse Mister Watkins. - Molti diamanti
hanno viaggiato in queste condizioni e sono arrivati a destinazione!
- Anche quello del signor Durieux de Sancy - disse Alice, e tuttavia
senza la dedizione del suo domestico...
- Ebbene! cosa gli successo di straordinario? - domandJames
Hilton.
- Ecco il fatto - rispose Alice senza farsi pregare. - Il signor de
Sancy era un gentiluomo francese, della corte di Enrico terzo. E
possedeva un famoso diamante, ancora oggi chiamato col suo nome.
Questo diamante, tra parentesi, aveva giavuto molte avventure. Era
appartenuto notoriamente a Carlo il Temerario, che lo aveva con s quando fu ucciso sotto le mura di Nancy. Un soldato svizzero trovla
pietra sul cadavere del duca di Borgogna e la vendette per un fiorino
a un povero prete, il quale la cedette per cinque o sei un Giudeo. Nel
periodo in cui venne in possesso del signor de Sancy, il Tesoro reale
si trovava in gravi difficolt e il signor de Sancy acconsent d'impegnare il suo diamante per passarne il ricavato al re. Il pretore
si trovava a Metz. Bisogn dunque affidare il gioiello a un servo
affinchglielo portasse.
俏on temete che quest'uomo fugga in Germania?dicevano al signor de
Sancy.
侵o sono sicuro di lui!rispondeva egli.
A dispetto di questa certezza, nl'uomo nil diamante arrivarono a
Metz. Cosla corte comincia burlarsi del signor de Sancy.
俟ono sicuro del mio domestico ripeteva lui. 非eve essere stato
assassinato!
E infatti, cercandolo, si giunse a ritrovare il suo cadavere nel
fossato d'una strada.
隹pritelo!disse il signor de Sancy. 侵l diamante sar nel suo
stomaco!
Fecero come diceva, e l'affermazione risultesatta. L'umile eroe, di
cui la storia non ha neppure conservato il nome, era stato
fedele fino alla morte al dovere e all'onore, 卻scurando con lo
splendore del suo atto - come disse un vecchio cronista - lo splendore
e la virtdel gioiello che portava
- Sarei molto sorpresa - concluse Alice, terminando la sua storia -
se, in un caso simile, la "Stella del Sud" non ispirasse una dedizione
uguale durante il suo viaggio!
Una acclamazione unanime salutle parole di Miss Watkins, ottanta
braccia alzarono altrettanti bicchieri, e tutti gli occhi guardarono
istintivamente verso il caminetto per rendere un reale omaggio alla
incomparabile gemma.
Ma la "Stella del Sud" non era pisul suo piedistallo, dove, fino a
quel momento, scintillava alle spalle di John Watkins!
Lo stupore degli ottanta volti era cosmanifesto, che l'anfitrione si
giranche lui per vederne la causa.
Appena l'ebbe constatata, lo si vide accasciarsi sulla poltrona, come
se fosse stato colpito dalla folgore.
Tutti si affrettarono attorno a lui, gli sciolsero il nodo della
cravatta, gli versarono acqua sulla testa... Infine egli si riprese
dallo svenimento.
- Il diamante!... - urlcon voce tonante. - Il diamante!... Chi ha
preso il diamante?
- Signori, nessuno si muova! - disse il capo del plotone di polizia,
facendo bloccare le uscite della sala.
Tutti i convitati si guardarono con stupore o si scambiavano le loro
impressioni a voce bassa. Appena cinque minuti prima la maggior parte
di loro aveva, o almeno pensava di aver visto il diamante. Ma
bisognava arrendersi all'evidenza: il diamante era scomparso.
- Chiedo che tutte le persone presenti siano perquisite prima di
uscire! - propose Thomas Steel con la sua franchezza abituale.
- Si!... s... - rispose l'assemblea con voce che pareva essere
unanime.
Questa decisione parve ridonare un barlume di speranza a John Watkins.
L'ufficiale di polizia fece dunque disporre in fila tutti i convitati
lungo una parete della sala e cominci col sottoporre se stesso
all'operazione richiesta. Egli rovescile tasche, si tolse le scarpe,
fece frugare le sue vesti da chi volesse. Poi procedette a un esame
analogo sulla persona di ciascuno dei suoi agenti. Infine, ad uno ad
uno i convitati sfilarono davanti a lui e furono l'uno dopo l'altro
sottoposti a minuziose investigazioni.
Ma queste investigazioni non diedero nessun risultato.
Tutti gli angoli e i recessi della sala del banchetto furono allora
perlustrati con la massima cura... Non si trovtraccia del diamante.
- Rimangono i Cafri incaricati del servizio! - disse l'ufficiale di
polizia, il quale non voleva arrendersi all'insuccesso.
- E' chiaro!... Sono i Cafri! - fu risposto. - Sono abbastanza ladri
per esser capaci di fare il colpo!
I poveri diavoli erano tuttavia usciti, un poco prima del "toast" di
John Watkins, allorchil loro ministero non era pinecessario. Erano
di fuori, in circolo, attorno a un grande fuoco acceso all'aperto e,
dopo aver fatto onore alle carni avanzate dal banchetto, si
accingevano a dare un concerto speciale, alla moda del loro paese.
Chitarre fatte con una zucca vuota, flauti nei quali si soffia con il
naso, rumorosi "tam-tam" d'ogni specie, cominciavano gi quella
cacofonia assordante che precede ogni grande manifestazione musicale
degli indigeni del Sud Africa.
I Cafri non sapevano neppure esattamente che cosa si volesse da loro,
quando li fecero rientrare per essere frugati fino agli indumenti pi intimi. Capirono soltanto che si trattava del furto d'un diamante di
grande valore.
Anche queste ricerche non furono piinutili n pi fruttuose delle
precedenti.
- Se il ladro si trova tra questi Cafri (e ci deve essere), egli ha
avuto dieci volte il tempo di mettere al sicuro ciche ha preso! -
osservgiustamente uno dei convitati.
- E' evidente - disse l'ufficiale di polizia, - e forse non c'che un
mezzo perch il colpevole venga a denunciarsi, ed di rivolgersi a
uno stregone della loro razza. L'espediente talvolta riesce...
- Se permettete - disse Matak鮅, che si trovava ancora assieme ai suoi
compagni, - posso io tentare l'esperimento!
L'offerta fu subito accettata, e i convitati si disposero attorno ai
Cafri; poi Matak鮅, abituato al ruolo di stregone, comincia fare i
preparativi per la sua inchiesta.
Anzitutto, fiutdue o tre prese di tabacco da una tabacchiera di osso
che non abbandonava mai. - Ora procederalla prova delle bacchette! -
disse, dopo questa operazione preliminare.
Anda cercare in un cespuglio vicino una ventina di polloni, che
misur e tagli tutti di lunghezza esattamente uguale, ciododici
pollici inglesi. Poi li distribuai Cafri, disposti in fila, dopo
averne messo da parte uno per s
- Adesso ritiratevi dove volete per un quarto d'ora - disse in tono
solenne ai compagni, - e ritornerete soltanto quando sentirete il
"tam-tam"! Se il ladro si trova tra voi, la sua bacchetta si sar allungata di tre dita!
I Cafri scomparvero, visibilmente molto impressionati da questo breve
discorso, ben sapendo che con i procedimenti sommari della giustizia
del Griqualand, si sarebbe stati presto acciuffati e, senza avere il
tempo di difendersi, ancor pipresto impiccati.
Quanto ai convitati, coloro che avevano seguito con interesse i
particolari di questa messa in scena, si affrettarono naturalmente a
commentarla ognuno in senso diverso.
- Il ladro si guarder bene dal tornare, se si trova tra questi
uomini! - obiettl'uno.
- Ebbene, il fatto stesso lo riveler - rispose l'altro.
- Bah! Sarpifurbo di Matak鮅 e si accontenterdi accorciare di
tre dita la sua bacchetta, allo scopo di impedirne che si allunghi
come dubita!
- E' quanto probabilmente spera lo stregone, e quello sbaglio di
accorciare la bacchetta bastera denunciare il colpevole!
Frattanto i quindici minuti erano trascorsi, e Matak鮅, picchiando
forte sul "tam-tam" richiami suoi dipendenti.
Essi rientrarono tutti fino all'ultimo, si disposero davanti a lui e
consegnarono le bacchette.
Matak鮅 le prese, ne fece un mazzo e le trovperfettamente uguali.
Stava per riporle e dichiarare la prova conclusa a favore dei suoi
compatrioti, quando cambiidea e misurle bacchette che gli avevano
rese, confrontandole con quella che aveva messa da parte.
Tutte erano picorte di tre dita!
I poveri diavoli avevano giudicato prudente prendere quella
precauzione contro un allungamento che, nelle loro idee superstiziose,
poteva benissimo accadere. Questo non era certamente indizio d'una
coscienza pura in loro, poich senza dubbio avevano tutti rubato
qualche diamante quel giorno.
Una risata generale accolse la constatazione di questo risultato
atteso. Matak鮅, abbassando gli occhi, sembrava piuttosto umiliato del
fatto che un sistema come quello, di cui gli era stata spesso
assicurata l'efficacia nel suo "kraal", fosse diventato ridicolo tra
la gente civile.
- Signore, non ci resta che riconoscere la nostra impotenza! disse
allora l'ufficiale di polizia salutando John Watkins, che era rimasto
sulla sua poltrona, sopraffatto dalla disperazione.- Forse avremo pi fortuna domani, promettendo un'alta ricompensa a chiunque ci metter sulle tracce del ladro!
- Il ladro! - gridAnnibale Pantalacci. - E perch non potrebbe
essere quello stesso che avete incaricato di giudicare i suoi simili?
- Che volete dire? - domandl'ufficiale di polizia.
- Ma... quel Matak鮅 che, compiendo il ruolo di stregone, ha sperato
di sviare i sospetti!
In quel momento, chi avesse fatto attenzione, avrebbe visto Matak鮅
fare una smorfia di scherno, uscire svelto dalla sala e raggiungere al
volo la sua capanna.
- S - riprese il Napoletano. - Egli era con i suoi compagni che
hanno prestato servizio durante il banchetto!... E' un briccone
matricolato, anche se il signor M廨lo ha preso a benvolere, non si
sa perch
- Matak鮅 onesto, ne risponderio! - esclamMiss Watkins, pronta a
difendere il servo di Cipriano.
- Eh! che ne sai tu? - replicJohn Watkins. - S.. capace d'aver
messo lui le mani sulla Stella del Sud!
- Non puessere lontano! - riprese l'ufficiale di polizia. Tra un
istante l'avremo perquisito! Se il diamante in suo possesso,
ricevertanti colpi di frusta quanti carati pesa la pietra e, se non
muore, verrimpiccato dopo il quattrocentotrentaduesimo colpo!
Miss Watkins fremeva di terrore. Tutte quelle persone, mezzo selvagge,
applaudivano all'abominevole sentenza dell'ufficiale di polizia. Ma
come fermare quelle nature brutali, prive di rimorsi e piet
Un istante dopo, Mister Watkins e i suoi ospiti erano davanti alla
capanna di Matak鮅, e ne sfondavano la porta.
Matak鮅 non c'era pi e fu atteso invano per tutto il resto della
notte.
L'indomani mattina non era ritornato, e bisognammettere che aveva
lasciato il Vandergaart Kopje.



















12. PREPARATIVI PER LA PARTENZA.

L'indomani mattina, quando Cipriano M廨seppe ciche era capitato
alla vigilia durante il pranzo, il suo primo impulso fu di protestare
contro la grave accusa di cui il suo servo era l'oggetto. Non poteva
ammettere che Matak鮅 fosse l'autore d'un tale furto, in questo si
accordava con Alice. A dire il vero, egli avrebbe piuttosto sospettato
di Annibale Pantalacci, di Herr Friedel, di Nathan e di qualunque
altro, che gli sembravano tipi da non fidarsi!
D'altra parte era poco probabile che un Europeo si fosse reso
colpevole di questo crimine. Per tutti coloro che ne ignoravano
l'origine, la "Stella del Sud" era un diamante naturale, e per
conseguenza d'un valore tale che sarebbe stato difficilissimo
disfarsene.
亟 tuttavia - ripeteva a se stesso Cipriano - non possibile che sia
stato Matak鮅!
Ma allora gli ritornavano alla mente alcuni dubbi a proposito di certi
furterelli, di cui il Cafro qualche volta s'era reso colpevole, anche
al suo servizio. Malgrado tutte le ammonizioni del padrone, costui,
obbedendo alla sua natura - molto larga in fatto di tuo e mio, - non
era mai riuscito a liberarsi da quelle riprovevoli abitudini. E' vero
che ciriguardava soltanto oggetti di poco valore; ma infine, tutto
questo sarebbe bastato per istruire un piccolo processo giudiziario,
che non sarebbe risultato ad onore del suddetto Matak鮅!
D'altra parte, a deporre contro di lui, giindiziato, c'era la sua
presenza nella sala del banchetto, quando il diamante s'era eclissato
come per magia; poi la circostanza particolare che egli non era stato
pitrovato nella sua capanna, pochi istanti dopo; infine la sua fuga,
forse troppo spiegabile, perch non vi erano pidubbi ormai che
avesse lasciato il paese.
Infatti, Cipriano attese invano per tutta la mattina che Matak鮅
ricomparisse, non potendo assolutamente credere alla colpevolezza del
servo; ma il servo non ritorn Fu inoltre constatato che il sacco
contenente i suoi risparmi, qualche oggetto o arnese, necessari ad un
uomo che stia per inoltrarsi attraverso quelle contrade quasi deserte
dell'Africa australe, era scomparso dalla capanna. Non era pi possibile dubitare.
Verso le dieci, il giovane ingegnere, forse molto pi rattristato
dalla condotta di Matak鮅 che dalla perdita del diamante, si recalla
fattoria di John Watkins.
Vi trov in solenne riunione, il fattore Annibale Pantalacci, James
Hilton e Friedel. Nello stesso istante in cui egli si present Alice,
che l'aveva visto arrivare, entranche lei nella sala, dove suo padre
e i tre soci discutevano con gran fracasso sui mezzi da adottare per
rientrare in possesso del diamante rubato.
- Lo si insegua, quel Matak鮅! - gridava John Watkins al colmo del
furore. - Lo si riprenda e, se non ha il diamante con s gli si apra
la pancia, per vedere se non l'ha ingoiato!... Ah! figlia mia, hai
fatto bene ieri a raccontarci quella storia!... Lo si frugher fino
nelle budella, quel malandrino!
- Andiamo! - intervenne Cipriano in tono scherzoso, che non piacque al
fattore - per ingoiare una pietra grossa come quella, bisognerebbe che
Matak鮅 avesse uno stomaco di struzzo!
- Forse che lo stomaco d'un Cafro non capace di tutto, signor M廨
- rispose John Watkins. - Ma vi pare che sia il caso di ridere in
questo momento!
- Io non rido, signor Watkins! - rispose molto serio Cipriano. Ma, se
mi dispiace per il diamante, unicamente perchvoi mi avete permesso
di offrirlo alla signorina Alice...
- Ve ne sono riconoscente, signor Cipriano - aggiunse Miss Watkins, -
come se fosse ancora in mio possesso!
- Ecco il cervello delle donne! - grid il fattore. - Tanto
riconoscente quanto se lo possedesse ancora, quel diamante che non ha
pari al mondo!...
- A dire il vero, non la stessa cosa! - fece osservare James Hilton.
- Oh! no affatto! - aggiunse Friedel.
- Al contrario, precisamente la stessa cosa! - rispose Cipriano. -
Per il fatto che, se io ho fabbricato quel diamante, sapr anche
fabbricarne un altro!
- Oh! signor ingegnere - disse Annibale Pantalacci con un tono che
sottintendeva gravi minacce all'indirizzo del giovane, credo che
fareste meglio a non ripetere il vostro esperimento... nell'interesse
del Griqualand... e anche nel vostro!
- Davvero, signore? - rispose Cipriano. - Io penso di non dovervi
chiedere autorizzazioni a questo riguardo!
- Eh! veramente il tempo di discutere di questo! - gridMister
Watkins. - Forse il signor M廨proprio sicuro di riuscire in un
nuovo tentativo? Un secondo diamante che uscisse dal suo apparecchio
avrebbe il colore, il peso e per conseguenza il valore del primo? Pu assicurarci di poter fare un'altra pietra, anche di prezzo inferiore?
Oserebbe forse affermare che non ha avuto gran parte il caso nel suo
primo risultato?
Ci che diceva John Watkins era troppo ragionevole perchl'ingegnere
non ne restasse colpito. Questo, d'altronde, rispondeva a molte
obiezioni ch'egli s'era poste. Il suo esperimento si spiegava
perfettamente, senza dubbio, con i dati della chimica moderna; ma il
caso non aveva giocato una parte determinante nel primo successo? E se
ricominciava, era sicuro di riuscirci una seconda volta?
In queste condizioni, era dunque importante riprendere il ladro ad
ogni costo e, ciche era ancora piutile, l'oggetto rubato.
- Frattanto non s'trovata nessuna traccia di Matak鮅? domand John
Watkins.
- Nessuna - rispose Cipriano.
- Sono stati perlustrati i dintorni dell'accampamento?
- S e con cura! - rispose Friedel.
- Il furfante scomparso, probabilmente durante la notte, ed difficile, per non dire impossibile, sapere da che parte si sia
diretto!
- L'ufficiale di polizia ha perquisito la sua capanna? - ripetil
fattore.
- S- rispose Cipriano, - e non ha trovato niente che potesse
metterlo sulle tracce del fuggiasco.
- Ah! - grid Mister Watkins - darei cinquecento, mille sterline
perchlo si riprendesse!
- Vi capisco, signor Watkins! - rispose Annibale Pantalacci. Ma temo
che non riprenderemo mai pinil vostro diamante, ncolui che l'ha
rubato!
- Perch
- Perch una volta partito - rispose Annibale Pantalacci Matak鮅 non
sar tanto stupido da fermarsi per strada! Passer il Limpopo,
s'inoltrernel deserto, se ne andrfino allo Zambesi o fino al
Tanganika, fin dai Boscimani, se necessario!
Parlando cos l'astuto Napoletano diceva sinceramente ci che
pensava? O non voleva invece semplicemente impedire agli altri di
raggiungere Matak鮅, allo scopo di riservare a se stesso questo
compito? Cipriano, osservandolo attentamente, si poneva questi
interrogativi.
Ma Mister Watkins non era un uomo da arrendersi sotto il pretesto che
l'impresa sarebbe stata difficile. Avrebbe veramente sacrificato tutta
la sua fortuna per ritornare in possesso di quella incomparabile
pietra e, attraverso la finestra aperta, i suoi occhi impazienti,
pieni di furore, scrutavano fino all'estremo limite verdeggiante del
Vaal, come se egli avesse sperato di scoprire il fuggiasco
all'orizzonte!
- No! - grid- non mi arrendo cos... Mi occorre il mio diamante!...
Bisogna riprendere quel furfante!... Ah! se non avessi la gotta, non
andrebbe tanto lontano, ve l'assicuro!
- Pap... - esclamAlice, tentando di calmarlo.
- Allora, chi se ne incarica? - grid John Watkins gettandosi
un'occhiata intorno. - Chi vuole inseguire il Cafro?... La ricompensa
saradeguata, avete la mia parola!
E siccome nessuno parlava, aggiunse:
- Ecco, siete in quattro giovani che aspirate tutti alla mano di mia
figlia! Ebbene! riportatemi quell'uomo con il mio diamante!- (ora
diceva 勇l mio diamante - e, parola di Watkins, darmia figlia a
chi me lo riporta!
- Accettato! - esclamJames Hilton
- Ci sto! - dichiarFriedel.
- Chi non tenterebbe di guadagnarsi un premio cos prezioso? mormor Annibale Pantalacci con un sorriso giallo.
Alice, rossa in viso, profondamente umiliata nel vedersi gettata come
posta d'una tale partita, e ciin presenza del giovane ingegnere,
cercava inutilmente di apparire disinvolta
- Miss Watkins - le disse Cipriano sottovoce, inchinandosi
rispettosamente verso di lei, - mi metterei volentieri tra i
concorrenti, ma debbo farlo senza il vostro permesso?
- Voi l'avete, con i miei migliori auguri, signor Cipriano! rispose
ella animandosi.
- Allora sono pronto ad andare in capo al mondo! - esclam Cipriano
rivolgendosi a John Watkins.
- Parola mia, voi potreste non sbagliarvi di molto - disse Annibale
Pantalacci, - e io credo che Matak鮅 ce ne farfare della strada! Con
la rapiditcon cui partito, domani sar a Potchefstrom e avr raggiunto il nord del paese, prima che noi usciamo dalle nostre case!
- E chi ci proibisce di partire oggi?... anzi subito? - domand Cipriano.
- Oh, non io, se civi aggrada! - replicil Napoletano. Ma, per
conto mio, non m'imbarcher senza viveri! Un buon carro con una
dozzina di buoi da tiro e due cavalli da sella, il minimo che si
richieda per una spedizione come la prevedo io! E tutto questo non si
trova che a Potchefstrom!
Ancora una volta, Annibale Pantalacci parlava seriamente? (aveva forse
il semplice scopo di escludere i suoi rivali? Sarebbe stato avventato
affermarlo. Ciche invece non lo era, che egli aveva assolutamente
ragione. Senza tali mezzi di locomozione, senza vettovaglie, sarebbe
stata follia tentare d'inoltrarsi verso il nord del Griqualand!
Per un tiro di buoi - Cipriano lo sapeva - costava da ott a
diecimila franchi, pio meno, e per parte sua non ne possedeva che
quattromila.
- Un'idea! - disse d'improvviso James Hilton, il quale, da vero
"Africander" (1) d'origine scozzese, aveva una mentalitspiccatamente
rivolta all'economia. - Perchnon associarci tutti e quattro per
questa spedizione? Le eventualitdi ognuno rimarrebbero le stesse e
le spese sarebbero per lo meno condivise!
- Mi pare giusto - disse Friedel.
- Io accetto - rispose senza esitare Cipriano.
- In questo caso - fece osservare Annibale Pantalacci bisogner mettersi d'accordo che ognuno conserverla propria indipendenza e
sarlibero di separarsi dai compagni, quando lo riterr utile per
tentare di raggiungere il fuggiasco!
- Non c'da discutere! - rispose James Hilton. - Ci associamo per
l'acquisto del carro, dei buoi e delle provviste, ma ognuno potr separarsi, quando riterropportuno farlo! E tanto meglio per colui
che, per primo, raggiungerlo scopo!
- D'accordo! - risposero Cipriano, Annibale Pantalacci e Friedel.
- Quando partirete? - domandJohn Watkins, al quale questa alleanza
quadruplicava le possibilit di ritornare in possesso del suo
diamante.
- Domani, con la diligenza diretta a Potchefstrom - rispose Friedel. -
Non c'da pensare di arrivare prima di quella.
- D'accordo!
Frattanto Alice aveva preso da parte Cipriano e gli domandava s'egli
credeva veramente che Matak鮅 fosse l'autore d'un simile furto.
- Miss Watkins - le rispose il giovane ingegnere, - devo purtroppo
riconoscere che tutti gli indizi stanno contro di lui, perch fuggito! Ma, ciche mi pare certo, che Annibale Pantalacci ha tutta
l'aria d'essere un signore che forse potrebbe saperla lunga sulla
sparizione del diamante! Che faccia da galera... e che bel socio mi
prendo!... Bah! alla guerra come alla guerra! Tutto sommato, meglio
ancora averlo a tiro per sorvegliare le sue mosse che lasciarlo agire
separatamente a suo piacimento!
I quattro pretendenti si congedarono subito da John Watkins e da sua
figlia. Come era naturale in simili circostanze, i commiati furono
brevi e si ridussero a uno scambio di strette di mano. Cosa avrebbero
potuto dirsi questi rivali, che partivano assieme mandandosi
vicendevolmente al diavolo?
Rientrando nella sua abitazione, Cipriano trovLi e Bard骿. Questo
giovane Cafro, da quando l'ingegnere l'aveva assunto al proprio
servizio, s'era sempre dimostrato molto zelante. Egli e il Cinese
stavano parlottando sulla soglia della porta, quando l'ingegnere
annunci loro che sarebbe partito, in compagnia di Friedel, James
Hilton e Annibale Pantalacci per inseguire Matak鮅.
I due si scambiarono uno sguardo, uno solo; poi si avvicinarono al
padrone, senza dire una parola di cich'essi pensavano del fuggiasco:
- Piccolo padre - dissero insieme - portaci con te, te ne preghiamo
vivamente!
- Portarvi con me?... Per fare che cosa, per piacere?
- Per prepararti il caffe i pasti - rispose Bard骿.
- Per lavarti la biancheria - aggiunse Li.
- E per impedire ai cattivi di farti del male! - conclusero insieme,
come se avessero studiato la parte.
Cipriano rivolse loro uno sguardo di riconoscenza.
- Sta bene! - rispose - vi prendo tutti e due, poichlo desiderate!
Detto questo, anda congedarsi dal vecchio Jacobus Vandergaart, il
quale, senza approvare ndisapprovare la decisione di Cipriano di
unirsi a quella spedizione, gli strinse cordialmente la ma
augurandogli buon viaggio.
L'indomani mattina, seguito dai suoi due fedeli, il giovane ingegnere
si diresse verso l'accampamento di Vandergaart per prendervi la
diligenza di Potchefstrom, e di passaggio alz gli occhi verso la
fattoria Watkins, che era ancora immersa nel silenzio.
- Fu un'illusione? Gli parve di riconoscere, dietro la mussola bianca
d'una finestra, una figura leggera che, nel momento in cui e
s'allontanava, gli faceva un ultimo segno d'addio.


NOTE.

NOTA 1: Nato nel Sud Africa, da genitori europei.



13. ATTRAVERSO IL TRANSVAAL.

Arrivati a Potchefstrom, i quattro viaggiatori appresero che un
giovane Cafro - i cui connotati corrispondevano alla persona di
Matak鮅 - era passato il giorno avanti per la citt Era una
circostanza fortunata per la loro spedizione. Ma vi era un'altra
circostanza, destinata senza dubbio a prolungare quella spedizione: il
fuggiasco s'era procurato una carrozzella leggera, tirata da uno
struzzo, e percisarebbe stato pidifficile raggiungerlo.
Infatti, non c' miglior camminatore di quell'animale, n pi resistente, npiveloce. Bisogna aggiungere che gli struzzi da tiro
sono molto rari, anche nel Griqualand, perchnon facile aggiogarli.
E' per questo che Cipriano, quanto i suoi compagni, non pot procurarsene uno a Potchefstrom.
Era appunto in queste condizioni - lo si puconstatare - che Matak鮅
proseguiva verso il nord, con un veicolo che si sarebbe divorato dieci
cavalli di posta.
Dunque, non restava altro che prepararsi a inseguirlo il pi presto
possibile. Per la veritil fuggitivo aveva il vantaggio non soltanto
di un forte distacco, ma anche d'una velocitmolto superiore a quella
del mezzo di locomozione che i suoi avversari avrebbero adottato. Ma,
dopo tutto, anche le forze d'uno struzzo hanno dei limiti. Matak鮅
sarebbe stato costretto a fermarsi, e forse a perdere del tempo. Nel
peggiore dei casi, lo avrebbero raggiunto al termine del viaggio.
Cipriano ebbe ben presto occasione di felicitarsi d'aver condotto con
sLi e Bard骿, allorchsoprattutto si tratt di equipaggiarsi in
vista della spedizione. Non cosa da poco, in caso simile, scegliere
con accortezza gli oggetti che potranno tornare veramente utili.
Niente pu sostituire l'esperienza del deserto. Cipriano poteva
benissimo essere un asso in calcolo differenziale e integrale, ma non
conosceva l'a-b-c della vita del Veld, della vita sul "trek" o 哀ulle
tracce di strade per carri come si dice qui. D'altra parte, i suoi
colleghi non soltanto sembravano poco disposti ad aiutarlo con i loro
consigli, ma tendevano piuttosto a trarlo in errore.
Per il carro coperto d'un tendone impermeabile, per il tiro di buoi e
le diverse provviste, le cose andarono ancora abbastanza bene.
L'interesse comune esigeva di scegliere con giudizio, e James Hilton
se ne disimpegna meraviglia. Ma non era la stessa cosa per tutto ci che veniva lasciato all'iniziativa individuale d'ognuno: per
l'acquisto d'un cavallo, per esempio.
Cipriano aveva giadocchiato, sulla piazza del mercato, un puledro
molto bello di tre anni, pieno di spirito, che gli veniva ceduto per
un prezzo modesto; lo aveva provato con la sella e, trovandolo ben
domato, gi si preparava a contare al mercante la somma che questi
chiedeva, quando Bard骿, tirandolo da parte, gli disse:
- Come, piccolo padre, comperi quel cavallo?
- Certamente, Bard骿! E' il pibello che abbia mai trovato per un
prezzo simile!
- Non dovresti prenderlo, neppure se te lo regalassero! ribattil
giovane Cafro. - Quel cavallo non resisterebbe otto giorni al viaggio
nel Transvaal!
- Cosa vuoi dire? - riprese Cipriano. - dirmi il futuro?
- No, piccolo padre, ma Bard骿 conosce il deserto e t'avverte che quel
cavallo non 哀alato
- Non 哀alato Pretenderesti forse di farmi comperare un cavallo in
salamoia?
- No, piccolo padre, ma questo vuol dire che non ha ancora preso la
malattia del Veld. La prendernecessariamente ben presto e, anche se
non morisse, ti diventerinutile!
- Ah! - fece Cipriano, molto interessato dell'avvertimento che gli
dava il servo. - In cosa consiste questa malattia?
- E' una febbre altissima accompagnata da tosse - rispose Bard骿. -
Bisogna comperare soltanto cavalli che l'hanno giavuta, e li si
riconosce facilmente dall'aspetto, perch raro, quando ne sono
guariti, che la riprendano una seconda volta!
Davanti a una tale eventualit non c'era da esitare. Cipriano sospese
immediatamente la contrattazione e chiese informazioni. Tutti gli
confermarono quanto aveva detto Bard骿. Era un fatto perfettamente
notorio nel paese, tanto che non se ne parlava neppure.
Messo cos in guardia contro la propria inesperienza, l'ingegnere
diventpiprudente e si servdella competenza d'un veterinario di
Potchefstrom.
Grazie all'intervento di questo specialista, in poche ore gli fu
possibile procurarsi la cavalcatura che gli occorreva per un viaggio
di questo genere. Era un vecchio cavallo grigio, che aveva solo pelle
e ossa, e non aveva di suo che una parte di coda. Ma bastava vederlo
per accertarsi che questo almeno era stato 哀alatoe, sebbene avesse
il trotto un po' legato, valeva certamente di pidi quanto appariva.
Tampl跫 - cossi chiamava - godeva nel paese d'una vera reputazione
come cavallo da fatica, e lo stesso Bard骿, che aveva pur qualche
diritto d'essere consultato, si dichiarpienamente soddisfatto.
Quanto a lui, sarebbe stato incaricato in modo speciale del governo
del carro e del tiro dei buoi, funzione nella quale avrebbe avuto come
aiutante il camerata Li.
Non c'era dunque da preoccuparsi di pagare altre due persone per
questo bisogno, a cui Cipriano non avrebbe mai potuto soddisfare,
avendo gidovuto sborsare parecchio per l'acquisto del cavallo.
La questione delle armi non era meno delicata. Cipriano aveva scelto
bene i suoi fucili: un'eccellente carabina a canna lunga, tipo Martim-
Henry, e una carabina Remington, che non era l'ultimo ritrovato
dell'eleganza, ma che colpiva giusto e si ricaricava rapidamente. Ma
ci che non avrebbe mai pensato di fare, se il Cinese non gliene
avesse suggerito l'idea, era di fornirsi d'un certo numero di cartucce
con pallottola esplosiva. Avrebbe anche creduto di portare munizioni
in quantitsufficiente prendendo cinque o seicento cariche di polvere
e di piombo, e percifu molto sorpreso apprendendo che quattromila
colpi per fucile erano il minimo richiesto dalla prudenza, in un paese
infestato da bestie feroci e da indigeni non meno pericolosi.
Cipriano si munanche di due pistole a pallottola esplosiva, e
complet il suo armamento con l'acquisto d'un magnifico coltello da
caccia, che da oltre cinque anni figurava nella vetrina dell'armaiolo
di Potchefstrom, senza che nessuno si fosse mai deciso a comperarlo.
Fu sempre Li che insistette perch egli facesse questo acquisto,
assicurando che niente sarebbe stato piutile di quel coltello. Del
resto, la cura che egli ebbe da quel momento di mantenere affilata e
lucida quella lama corta e larga, molto simile alla baionetta della
fanteria francese, dimostrava la sua fiducia nell'arma bianca, fiducia
ch'egli condivideva con tutti gli uomini della sua razza.
Inoltre, la famosa cassetta rossa accompagnava sempre il prudente
Cinese. Vi colloc accanto a un mucchio di barattoli e d'ingredienti
misteriosi, circa sessanta metri di quella corda morbida e sottile, ma
solidamente intrecciata, che i marinai chiamano 哀agola E quando gli
chiedevano che cosa ne volesse fare, rispondeva evasivamente:
- Non si stende forse la biancheria, nel deserto come altrove?
Dopo dodici ore tutti gli acquisti erano terminati. Tele impermeabili,
coperte di lana, utensili da cucina, abbondanti provviste di cibi
salati in scatola, gioghi, catene, corregge di ricambio, riempivano il
fondo del bagaglio generale nella parte posteriore del carro. La parte
anteriore, con uno strato di paglia, serviva da letto e da riparo per
Cipriano e i compagni di viaggio.
James Hilton aveva assolto molto bene il suo compito e sembrava che
avesse scelto con accortezza tutto ciche era necessario ai soci.
Egli era assai orgoglioso della sua esperienza di colono. Cos per
far mostra della sua superioritpiche per spirito di cameratismo,
si sarebbe volentieri dilungato nell'informare i compagni sulle
abitudini del Veld.
Ma Annibale Pantalacci non mancava allora d'intervenire per farlo
tacere.
- Che bisogno c'di spartire le vostre conoscenze col "Frenchman"? -
gli diceva sottovoce. - Ci tenete dunque molto a vederlo guadagnare il
premio della corsa? Al vostro posto, io terrei per me quanto so, e non
ne farei parola!
E James Hilton a rispondere, guardando il Napoletano con ammirazione
sincera:
- E' molto importante quello che mi dite... molto importante!...
Questa un'idea che non mi sarebbe venuta.
Cipriano, invece, non aveva tralasciato d'avvertire lealmente Friedel
di quanto aveva appreso riguardo ai cavalli del paese, ma cozzcontro
una sufficienza e una testardaggine senza pari. Il Tedesco non voleva
sentir ragione e pretendeva di agire soltanto di testa sua. Comper dunque il cavallo pigiovane e pifocoso che trov- proprio quello
che Cipriano aveva rifiutato - e si preoccupsoprattutto di fornirsi
di attrezzi da pesca, col pretesto che ben presto sarebbero stati sazi
di selvaggina.
Infine, ultimati i preparativi, si misero in marcia, e la carovana si
formnell'ordine che vi descriveremo.
Il carro, trainato da sei paia di buoi rossi e neri, precedeva la
carovana sotto la guida di Bard骿, il quale a volte camminava al
fianco dei robusti animali, con il pungolo in mano, a volte saltava
sulla parte anteriore del carro per riposarsi. Allora, troneggiando
dal seggiolino, si abbandonava tranquillamente ai sobbalzi del fondo
stradale, senza preoccuparsi di tutto il resto, e sembrava entusiasta
del suo mezzo di locomozione. I quattro cavalieri formavano la testa
della retroguardia. Eccetto nel caso in cui avessero giudicato di
allontanarsene di proposito per sparare a una pernice o per fare una
ricognizione, tale sarebbe stato per lunghi giorni l'ordine press'a
poco invariato della piccola carovana.
Dopo una rapida deliberazione, fu convenuto di puntare direttamente
verso la sorgente del Limpopo. Tutte le segnalazioni dimostravano che
Matak鮅 aveva seguito quella strada. Infatti non poteva prenderne
un'altra, se aveva l'intenzione di allontanarsi al pipresto dai
possedimenti britannici. Il vantaggio che il Cafro aveva sugli
inseguitori consisteva insieme nella sua perfetta conoscenza del paese
e nella leggerezza del suo veicolo. Da una parte, egli evidentemente
sapeva dove andare e prendeva la via pibreve; dall'altra, egli era
sicuro, grazie alle sue relazioni nel nord, di trovare dovunque aiuto
e protezione, cibo e alloggio, e anche aiutanti, se c'era bisogno. E
chi poteva assicurare ch'egli non avrebbe approfittato della sua
influenza sugli indigeni, per rivoltarsi contro gli inseguitori e
forse per farli assalire a mano armata? Cipriano e i suoi compagni
comprendevano dunque sempre pich'era necessario marciare uniti e
sostenersi a vicenda in quella spedizione, se volevano che uno di loro
ne raccogliesse il frutto.
Il Transvaal, di cui intraprendevano la traversata da sud a nord, quella vasta regione dell'Africa meridionale - almeno trenta milioni
di ettari - la cui superficie s'estende tra il Vaal e il Limpopo, a
occidente dei monti Drakenberg, della colonia inglese del Natal, del
paese degli Zule dei possedimenti portoghesi.
Completamente colonizzato dai Boeri, antichi cittadini olandesi del
Capo, i quali vi hanno disseminato, in quindici o vent'anni, una
popolazione agricola di oltre centomila Bianchi, il Transvaal ha
naturalmente eccitato l'ingordigia della Gran Bretagna. Cos questa
potenza europea l'ha annesso nel 1877 ai suoi possedimenti del Capo.
Ma le rivolte frequenti dei Boeri, che si ostinano a restare
indipendenti, rendono ancora dubbie le sorti di questa bella contrada.
E' una delle piridenti e delle pifertili dell'Africa, e anche una
delle pi salubri; tutto questo spiega, ma non giustifica,
l'attrattiva che esercita sui suoi aborriti vicini. Le miniere d'oro,
che vi sono state via via scoperte, hanno anch'esse esercitato la loro
influenza sull'azione politica dell'Inghilterra a riguardo del
Transvaal.
Dal punto di vista geografico, il Transvaal solitamente diviso,
anche dai Boeri, in tre regioni principali: il paese alto o Hooge-
Veld; il paese delle colline o Banken-Veld; il paese dei cespugli o
Bush-Veld.
Il paese alto costituisce la parte pi meridionale. E' formato da
catene di montagne che si dipartono dal Drakenberg verso l'occidente e
il sud. E' il distretto minerario del Transvaal, con clima freddo e
secco come nell'Oberland bernese.
Il Banken-Veld piparticolarmente il distretto agricolo. Si estende
a nord del primo, e ospita nelle sue vallate profonde, percorse da
corsi d'acqua e ombreggiate da alberi sempreverdi, la maggior parte
della popolazione olandese.
Infine il Bush-Veld o paese dei cespugli, e per eccellenza della
caccia, si sviluppa in vaste pianure fino alle sponde del Limpopo a
nord, e si prolunga fino al paese dei cafri Beciuana a occidente.
Partiti da Potchefstrom, che situata nel Banken-Veld, i viaggiatori
dovevano anzitutto attraversare in diagonale la maggior parte di
questa regione, prima di raggiungere il Bush-Veld e di l pia nord,
le rive del Limpopo.
Questa prima parte del Transvaal fu naturalmente la pi facile da
attraversare. Si era ancora in un paese quasi civile. Gl'incidenti pi gravi si riducevano a una ruota impantanata o a un bue malato. Le
anatre selvatiche, le pernici, gli antilopi abbondavano sulla strada e
fornivano ogni giorno gli elementi del pranzo e della cena. Si
trascorreva la notte abitualmente in qualche fattoria, i cui abitanti,
isolati dal resto del mondo per tre quarti dell'anno, accoglievano con
gioia sincera gli ospiti che vi arrivavano.
Dappertutto i Boeri erano sempre uguali, ospitali, premurosi,
disinteressati. E' vero che la consuetudine del paese esige che si
offra loro una ricompensa per l'alloggio offerto agli uomini e alle
bestie in viaggio. Ma essi rifiutavano quasi sempre questa ricompensa,
anzi alla partenza insistono perch gli ospiti accettassero della
farina, aranci, pesche seccate al forno. Per quanto poco si dia loro
in cambio, un oggetto qualunque di equipaggiamento da caccia, un
frustino, una specialitculinaria, una fiaschetta di polvere, sono
completamente soddisfatti, anche se il valore di queste cose minimo.
Quella brava gente conduce una vita abbastanza tranquilla in mezzo
alle vaste solitudini; con le loro famiglie, vivono senza tante
fatiche, coi prodotti dei loro greggi o coltivando, con l'aiuto degli
Ottentotti o del Cafri, quel tanto di terra che basta per assicurarsi
una provvista di grano e verdura.
Le loro semplici abitazioni sono costruite con terra e coperte con
tetti di paglia. Se la pioggia ha aperto una breccia nelle pareti -
cosa che capita abbastanza spesso, - il rimedio a portata di mano.
Tutta la famiglia si mette a impastare argilla, e ne prepara un gran
mucchio; poi bambini e bambine, prendendola a manate, ne fanno piovere
un bombardamento sulla breccia, la quale in un attimo tappata.
Nell'interno di queste abitazioni c'appena qualche mobile, sgabelli
di legno, tavole grezze, letti per le persone adulte; i bambini si
accontentano d'una pelle di pecora per dormire.
E tuttavia, l'arte ha il suo posto in queste esistenze primitive.
Quasi tutti i Boeri sono musicisti, suonano il violino o il flauto.
Sono appassionati della danza, e non conoscono nfatiche nostacoli
quando si tratta di riunirsi talvolta nel raggio di venti leghe - per
concedersi quel loro divertimento preferito.
Le ragazze sono modeste e talvolta d'una bellezza eccezionale nei loro
semplici costumi di contadine olandesi. Si sposano giovani portando in
dote al loro sposo unicamente una dozzina di animali buoi o capre, una
capretta o qualche altra preziositdel genere. Il marito, da parte
sua, s'incarica di costruire la casa, di dissodare alcuni "arpenti" di
terra (1) nei dintorni, e il focolare bell'e fondato.
I Boeri sono longevi, e i centenari tra loro sono in numero cos grande come in nessun'altra parte del mondo.
Un fenomeno singolare, ancora inspiegato, l'obesitche coglie quasi
tutti all'et matura, e che raggiunge spesso delle proporzioni
straordinarie. Del resto, sono anche di alta statura, e questa
caratteristica s'incontra tanto presso i coloni d'origine francese o
tedesca, quanto presso quelli di pura razza olandese.
Frattanto il viaggio proseguiva senza incidenti. La spedizione
trovava quasi sempre notizie di Matak鮅 alle fattorie dove si
fermavano alla sera. Dappertutto lo avevano visto passare, tirato dal
suo struzzo e con una grande fretta, dapprima con due o tre giorni di
vantaggio, poi con cinque o sei, poi con sette o otto. Si era
certamente sulla sua pista; ma era altrettanto certo ch'egli aumentava
il distacco su coloro che s'erano lanciati al suo inseguimento.
I quattro inseguitori pensavano d'essere sicuri di raggiungerlo. Il
fuggitivo si sarebbe finalmente fermato. La cattura era semplice
questione di tempo.
Cos Cipriano e i suoi tre compagni se la prendevano comoda.
Cominciavano a poco a poco a dedicarsi ai loro passatempi preferiti.
L'ingegnere raccoglieva frammenti di rocce. Friedel faceva l'erborista
e pretendeva di riconoscere, unicamente dai loro caratteri esteriori,
le proprietdelle piante delle quali faceva collezione. Annibale
Pantalacci perseguitava Bard骿 o Li, e si faceva perdonare i suoi
odiosi scherzi cucinando ad ogni tappa deliziosi piatti di maccheroni.
James Hilton s'incaricava di fornire la selvaggina alla carovana; non
passava mezza giornata senza che abbattesse la sua dozzina di pernici,
quaglie in abbondanza, talvolta un cinghiale o un'antilope.
Una tappa dopo l'altra, arrivarono cos al Bush-Veld. Allora le
fattorie si fecero pirare e infine scomparvero. Erano arrivati ai
confini della civilt
A partire da questo punto, bisogntutte le sere accendere grandi
fuochi, attorno ai quali uomini e bestie si sistemavano per dormire,
senza trascurare che fosse assicurata una buona guardia nelle
vicinanze.
Il paesaggio aveva assunto un aspetto sempre piselvaggio. Pianure di
sabbia giallognola, grandi macchie di cespugli spinosi, di tanto in
tanto un fiumiciattolo fiancheggiato da paludi, succedevano ora alle
verdi vallate del Banken-Veld. Talvolta bisognava persino compiere un
largo giro per evitare una vera foresta di "thorn trees", o alberi con
le spine. Si trattava di arbusti, alti da tre a cinque metri, con
molti rami quasi orizzontali e tutti irti di spine, lunghe da due a
quattro pollici, dure ed acuminate come pugnali.
Questa zona esterna del Bush-Veld, pigeneralmente chiamata Lion-Veld
- o Veld dei leoni, - pareva che non giustificasse una costerribile
denominazione, perch dopo tre giorni di viaggio, non s'era ancora
vista nsegnalata alcuna di quelle bestie feroci.
亟' senz'altro una diceria - pensava Cipriano, - e i leoni si saranno
ritirati pilontano verso il deserto!
Ma, espressa la sua opinione a James Hilton, questi si mise a ridere.
- Credete che non ci siano leoni? - disse. - Questo dipende dal fatto
che non sapete vederli!
- Sta bene! Non vedo un leone in mezzo a una pianura spoglia! rispose
Cipriano in tono piuttosto ironico.
- Giusto! io scommetterei dieci sterline - disse James Hilton che
entro un'ora ve ne mostreruno che voi non avreste scorto!
- Io non scommetto mai, per principio - rispose Cipriano, - ma non
chiedo di meglio che farne l'esperienza!
Si camminancora per venti o trenta minuti, e nessuno pensava piai
leoni, quando James Hilton esclam
- Signori, guardate dunque quel formicaio che si nota laggisulla
destra!
- Bella scoperta! - gli rispose Friedel. - Non vediamo altro da due o
tre giorni!
Infatti, nel Bush-Veld nulla pifrequente di quei grossi mucchi di
terra gialla, tirata su da milioni di formiche e che sono i soli a
variare di tanto in tanto, oltre a qualche cespuglio o un gruppo di
stentate mimose, la monotonia delle pianure.
James Hilton sorrise in silenzio.
- Signor M廨- riprese - se volete fare una galoppata in maniera da
avvicinarvi a quel formicaio, in questa precisa direzione, vi prometto
che vedrete quanto desiderate vedere! Per non avvicinatevi troppo,
altrimenti potreste trovarvi nei guai!
Cipriano spronil cavallo e si diresse verso il luogo che James
Hilton aveva chiamato un formicaio.
- E' una famiglia di leoni accampata laggi - aggiunse James Hilton,
quando Cipriano si fu allontanato. - Uno su dieci, di quei mucchi
giallastri che voi scambiate per formicai, non sono altro che leoni!
- Per Bacco! - gridPantalacci - avete sbagliato a raccomandargli di
non avvicinarsi!
Ma, accorgendosi che Bard骿 e Li lo ascoltavano, riprese nascondendo
il suo pensiero:
-Il "Frenchman" avrebbe preso una bella paura, e noi ci saremmo fatti
delle risate!
Il Napoletano si sbagliava. Cipriano non era l'uomo da prendersi una
bella paura, com'egli diceva. A duecento passi dal luogo che gli era
stato indicato, riconobbe quale pericoloso formicaio gli stava
davanti. C'erano un leone enorme, una leonessa e tre leoncelli,
accovacciati in circolo sul suolo, e che dormivano pacifici al sole.
Al rumore degli zoccoli di Tampl跫, il leone aprgli occhi, sollev la testa enorme e sbadigli mostrando tra due file di denti
formidabili, una voragine nella quale un bambino di dieci anni avrebbe
potuto scomparire per intero. Poi guard il cavaliere, che s'era
fermato a venti passi da lui.
Per fortuna il feroce animale non aveva fame, altrimenti non sarebbe
rimasto indifferente.
Cipriano, con la mano sulla carabina, attese due o tre minuti il
beneplacito del signor leone. Ma, vedendo che questi non era d'umore
da aprire le ostilit non ebbe cuore di turbare la pace di quella
interessante famiglia e, tirando la briglia, ritornverso i compagni.
Costoro dovettero riconoscere il suo sangue freddo e la sua bravura, e
l'accolsero con acclamazioni.
- Avrei perso la scommessa, signor Hilton - rispose semplicemente
Cipriano.
La sera stessa arrivarono ad accamparsi sulla riva destra del Limpopo.
Qui, Friedel si ostina voler pescare, malgrado l'avvertimento di
James Hilton.
- E' molto pericoloso, camerata! - gli disse quello. - Sappiate che
nel Bush-Veld, dopo il tramonto del sole, non bisogna fermarsi sulla
riva dei corsi d'acqua, n..
- Bah! bah! Ho visto ben altro! - rispose il Tedesco, con la sua nota
testardaggine.
- Eh! - esclamAnnibale Pantalacci - che male gli succederebbe a
restare un'ora o due vicino all'acqua? A me capitato di passarvi
mezza giornata immerso fino al petto, quando andavo a caccia di
anatre!
- Non la stessa cosa! - riprese James Hilton, insistendo con
Friedel.
- Sono tutte storie!... - rispose il Napoletano. - Caro Hilton,
fareste meglio a cercare la scatola col formaggio grattugiato per i
maccheroni, piuttosto che impedire al nostro camerata d'andar a
pescare un piatto di pesce! Questo varieril nostro pasto ordinario!
Friedel part senza ascoltare nessuno, e si attardtanto a tendere
la lenza, che era notte fatta quando ritornall'accampamento.
Qui, l'ostinato pescatore mangicon appetito, fece onore, come tutti
gli altri, ai pesci che aveva pescato, ma accusbrividi violenti
quando si coricsul carro assieme ai suoi camerati.
L'indomani all'alba, quando si levarono per la partenza, Friedel era
in preda a una febbre altissima e gli fu impossibile montare a
cavallo. Chiese tuttavia che si riprendesse il viaggio, affermando che
sarebbe stato benissimo sulla paglia in fondo al carro. Si fece come
voleva.
A mezzogiorno delirava.
Alle tre era morto.
Il suo male era stato una febbre perniciosa dal carattere pi folgorante..
Al vedere questa fine cosimprovvisa, Cipriano non si trattenne dal
pensare che Annibale Pantalacci, con i suoi cattivi consigli, aveva
nel fatto la pigrave responsabilit Ma parve che nessuno, eccetto
lui, pensasse a fare questa osservazione.
- Vedete che avevo ragione di dire che non bisogna attardarsi vicino
all'acqua, quando scende la notte! - si accontentdi ripetere con
filosofia James Hilton.
Si fermarono per un po' di tempo, per sotterrare il cadavere che non
bisognava lasciare alla mercdelle bestie feroci.
Era il cadavere d'un rivale, quasi d'un nemico, e tuttavia Cipriano si
sent profondamente commosso rendendogli gli ultimi servizi. Lo
spettacolo della morte, sempre cos augusto e solenne, sembra
conferire al deserto una nuova solennit In presenza della sola
natura, l'uomo comprende meglio che la morte la fine inevitabile.
Lontano dalla sua famiglia, lontano da tutti coloro che l'amano, il
suo pensiero s'invola con malinconia verso di loro. Egli ripete a se
stesso che forse anche lui cadrdomani sull'immensa pianura, per non
rialzarsi pi che anche lui sarallora sepolto sotto due piedi di
sabbia, segnato da una nuda pietra, e che per accompagnamento
all'estrema dimora non avrnle lacrime d'una sorella o d'una madre,
n il compianto d'un amico. E riferendo alla propria situazione una
parte della pietche gl'ispirava la sorte del collega, Cipriano pens che quella tomba racchiudeva un poco di se stesso!
Il giorno dopo questa lugubre cerimonia, il cavallo di Friedel, che
seguiva attaccato dietro il carro, fu preso dal male del Veld. Bisogn abbandonarlo.
Il povero animale non era sopravvissuto che poche ore al suo padrone!




NOTE.

NOTA 1: Voce di origine celtica: antica misura agraria di superficie,
indicante il terreno arabile in un giorno (circa 3000 metri quadri).


















14. A NORD DEL LIMPOPO.

Furono necessari tre giorni di ricerche e di sondaggi per trovare un
guado attraverso il letto del Limpopo. E non si sa quando l'avrebbero
scoperto, se alcuni Cafri Macalacca, che gironzolavano sulla sponda
del fiume, non si fossero incaricati di guidare la spedizione.
Questi Cafri sono dei poveri iloti, tenuti in schiavitdalla razza
superiore del Beciuana; sono costretti a lavorare senza alcuna
ricompensa, trattati con estrema durezza e, per di pi loro
proibito di mangiar carne, sotto pena di morte. Gli sfortunati
Macalacca sono liberi di uccidere la selvaggina che incontrano, ma a
condizione di portarla ai loro signori e padroni. Questi non lasciano
loro altro che le interiora, press'a poco come fanno i cacciatori
europei con i loro cani da caccia.
Un Macalacca non possiede nulla in proprio, n una capanna n una
zucca. Se ne va quasi nudo, magro e stecchito, portando a tracolla un
intestino di bufalo, che da lontano si potrebbe scambiare per un auna
(1) di budino nero, ma che in realtun otre molto primitivo, nel
quale si conserva la provvista d'acqua.
Il genio commerciale di Bard骿 si manifest ben presto nell'arte
consumata con la quale seppe carpire da quegli sventurati il tesoro
che essi possedevano, a dispetto della loro povert cioalcune penne
di struzzo, accuratamente nascoste in una macchia vicina. Egli propose
loro di acquistarle, e a questo scopo fu stabilito un appuntamento per
la sera.
- Hai dunque del danaro da dare in cambio? - gli domand Cipriano
piuttosto sorpreso.
E Bard骿, ridendo di gusto, gli mostruna manata di bottoni di rame,
di cui aveva fatto collezione da un mese o due, e ch'egli portava in
una borsa di tela.
- Questa non moneta valida - rispose Cipriano, - e non ti permetter di pagare quella povera gente con qualche dozzina di bottoni vecchi!
Ma gli fu impossibile far comprendere a Bard骿 in che cosa il suo
progetto fosse riprovevole.
- Se i Macalacca accettano i miei bottoni in cambio delle loro piume,
che c' di male? - rispondeva. - Voi lo sapete che a loro non costato niente a raccogliere le piume! Non hanno neppure il diritto di
possederle, poichnon possono mostrarle se non di nascosto! Al
contrario, un bottone un oggetto utile, piutile d'una piuma di
struzzo! Perchdunque mi sarebbe vietato di offrirne una dozzina o
anche due in cambio di un egual numero di piume?
Il ragionamento era specioso, ma non c'era niente da fare. Ciche il
giovane Cafro non capiva, che i Macalacca accettavano i suoi bottoni
di rame, non per l'uso che avrebbero potuto farne, poich non
portavano nessun indumento, ma per il valore supposto ch'essi
attribuivano a quei pezzi rotondi di metallo, molto simili alle
monete. C'era dunque in questo fatto un vero imbroglio.
Cipriano dovette tuttavia riconoscere che la sfumatura era troppo fine
per essere capita da una coscienza di selvaggio, molto larga in fatto
di transizioni, e lo lascilibero di fare a suo modo.
L'operazione commerciale di Bard骿 si svolse alla sera, al lume delle
torce. I Macalacca avevano evidentemente una paura salutare d'essere
imbrogliati dal venditore, perchnon si accontentarono dei fuochi
accesi dai Bianchi, e arrivarono carichi di canne secche di mais, che
accesero dopo averle piantate in terra.
Allora gli indigeni esibirono le penne di struzzo e pretesero di
esaminare i bottoni di Bard骿.
A questo punto, cominci tra loro un animatissimo dibattito,
rinforzato da gesticolazioni e grida, sulla natura e il valore di quei
pezzi rotondi di metallo.
Nessuno capiva una parola di ciche dicevano velocemente nella loro
lingua; ma bastava vedere le loro facce congestionate, le loro
espressioni eloquenti, le loro collere molto serie, per convincersi
che il dibattito era per loro della massima importanza.
D'improvviso, quel dibattito cosappassionato fu interrotto da una
apparizione inaspettata.
Un Negro di alta statura, drappeggiato pomposamente con uno sgualcito
manto di cotonato rosso, con la fronte cinta da quella specie di
diadema di budelle di montone che i guerrieri cafri portano
abitualmente, sbuc dalla macchia presso la quale si discuteva il
contratto, e piombmenando gran colpi con l'asta della sua lancia sui
Macalacca, sorpresi in flagrante delitto di operazione proibita.
- Lop鋯!... Lop鋯!... - gridarono i malcapitati selvaggi,
sparpagliandosi in tutte le direzioni come un branco di topi.
Ma un cerchio di guerrieri negri, sbucando d'improvviso da tutti i
cespugli che circondavano l'accampamento, si chiuse intorno a loro e
taglila ritirata.
Lop鋯 si fece subito consegnare i bottoni; li esaminattentamente
alla luce delle torce di mais, e li depose con evidente soddisfazione
in fondo alla sua tasca di cuoio. Poi avanzverso Bard骿 e, dopo
avergli ripreso dalle mani le penne di struzzo gi pagate, se ne
appropricome aveva fatto dei bottoni.
I Bianchi erano rimasti spettatori passivi di quella scena, ed erano
incerti se conveniva intervenire, allorchLop鋯 risolse la difficolt avanzando verso di loro. Si ferma qualche passo, fece un discorso in
tono imperioso e abbastanza lungo, ma perfettamente incomprensibile.
James Hilton, che capiva qualche parola di beciuana, riusctuttavia
ad afferrare il senso generale di quella allocuzione e lo tradusse ai
compagni. La sostanza del discorso era che il capo cafro era spiacente
che avessero permesso a Bard骿 di trafficare con i Macalacca, i quali
non possono possedere nulla di proprio. Terminava dichiarandosi
autorizzato al sequestro della merce di contrabbando e chiedeva ai
Bianchi cosa avevano da obiettare.
I pareri tra loro furono discordi sulla decisione da prendere Annibale
Pantalacci voleva che si cedesse all'istante, per non inimicarsi il
capo cafro. James Hilton e Cipriano, pur riconoscendo che la soluzione
aveva del buono, temevano, mostrandosi troppo condiscendenti
nell'affare, di favorire l'arroganza di Lop鋯, e forse, s'egli
avanzava altre pretese, di provocare una rissa inevitabile.
In una rapida consultazione, tenuta a bassa voce, fu dunque convenuto
di abbandonare i bottoni al capo beciuana, ma di reclamare le piume.
James Hilton si affretta spiegarglielo, metcon gesti, metcon
qualche parola di cafro.
Lop鋯 assunse dapprima un atteggiamento diplomatico e parve esitare.
Ma le canne dei fucili europei ch'egli vedeva luccicare nell'ombra, lo
fecero ben presto decidere, e restitule piume.
Dopo di che, il capo, per la veritmolto intelligente, si dimostr pitrattabile. Offrai tre Bianchi, a Bard骿 e a Li una presa dalla
sua grande tabacchiera, e si sedette al bivacco. Un bicchiere
d'acquavite, offertogli dal Napoletano, fincol renderlo di buon
umore; quando infine si lev dopo una seduta di un'ora e mezza
trascorsa in un silenzio quasi completo da una parte e dall'altra,
egli invitla carovana a fargli visita, al suo "kraal".
Glielo promisero e, dopo uno scambio di strette di mano, Lop鋯 si
ritirmaestosamente.
Dopo la sua partenza, tutti s'erano coricati, ad eccezione di
Cipriano, il quale vegliava contemplando le stelle, dopo essersi
avvolto nella sua coperta.
Era una notte senza luna, ma tutta scintillante di stelle e di
luminoso pulviscolo. Il fuoco s'era spento, senza che il giovane
ingegnere se ne fosse accorto.
Egli pensava ai suoi familiari i quali non immaginavano certo, in quel
momento, che una simile avventura l'avesse portato in pieno deserto
dell'Africa australe; pensava all'incantevole Alice, la quale forse
guardava anche lei le stelle; infine pensava a tutte le persone che
gli erano care. E lasciandosi trasportare dal dolce fantasticare, che
rende poetico il silenzio solenne della pianura, stava per assopirsi,
quando uno scalpitio di zoccoli, un'agitazione inspiegabile,
proveniente dal lato dove i buoi del tiro erano stati sistemati per la
notte, lo scossero e lo fecero balzare in piedi.
Cipriano credette allora di distinguere nell'ombra una forma pi bassa, piminuta di quella dei buoi, che senza dubbio era la causa di
quell'agitazione.
Senza rendersi conto di ciche poteva essere, Cipriano afferrla
frusta che aveva a portata di mano, e si diresse con prudenza verso il
recinto delle bestie.
Non s'era sbagliato. C'era proprio l in mezzo ai buoi, un animale
sospetto, ch'era venuto a turbare il loro sonno.
Mezzo assonnato, prima ancora d'aver riflettuto a ciche faceva,
Cipriano levla frusta e, a caso, vibrun vigoroso colpo sul muso
della bestia intrusa.
Un ruggito spaventoso rispose subito all'attacco!... Era un leone,
quello che il giovane ingegnere aveva trattato semplicemente come un
can barbone.
Ma aveva appena avuto il tempo di afferrare una delle pistole che
portava alla cintura e scansarsi con un brusco movimento, che
l'animale, balzato sopra di lui senza raggiungerlo, si precipitava di
nuovo contro il suo braccio teso.
Cipriano sentgli artigli lacerargli la carne, e ruzzol nella
polvere con la bestia inferocita. D'improvviso risuonuno sparo. Il
corpo del leone sussultin una estrema convulsione, poi s'irrigide
ricadde immobile.
Con la mano che gli restava libera, senza perdere la calma, Cipriano
aveva puntato la pistola all'orecchio del mostro, e una pallottola
esplosiva gli aveva fracassato il cranio.
Frattanto coloro che dormivano, allarmati da quel ruggito seguito
dalla detonazione, arrivarono sul campo di battaglia.
Liberarono Cipriano, mezzo schiacciato sotto il peso dell'enorme
bestia, esaminarono le sue ferite, che per fortuna erano superficiali.
Il cinese Li medicle sue ferite con acqua semplice e qualche benda
inzuppata di acquavite, poi gli riservarono il posto migliore in fondo
al carro, e ben presto tutti si riaddormentarono sotto la guardia di
Bard骿, il quale volle vegliare fino al mattino.
Spuntava appena il giorno, quando la voce di James Hilton supplicando
i compagni di venirgli in aiuto, annunciloro un nuovo incidente.
James Hilton era coricato completamente vestito sulla parte anteriore
del carro, di traverso sul cassone, e parlava in tono di grandissimo
spavento, senza osar compiere il minimo movimento.
- Ho un serpente arrotolato attorno al ginocchio destro, sotto i
calzoni! - diceva. - Non muovetevi, o sono perduto! Intanto vedete
cosa possibile fare!
Aveva gli occhi dilatati dal terrore, la faccia d'un pallore livido.
All'altezza del ginocchio destro si distingueva, infatti, sotto la
tela blu dei calzoni, la presenza d'un corpo estraneo, una specie di
cavo arrotolato attorno alla gamba.
La situazione era grave. Come diceva James Hilton, al primo movimento
che avesse fatto, il serpente lo avrebbe morso!
Ma, in mezzo all'ansiet e alla indecisione generale, Bard骿
s'incaricdi agire. Dopo aver estratto senza rumore il coltello da
caccia del suo padrone, egli si avvicina James Hilton, con un
movimento pressochimpercettibile, quasi il movimento d'un verme.
Poi, fissando gli occhi quasi al livello del serpente, sembr per
qualche secondo, studiare con cura la posizione del pericoloso
rettile. Senza dubbio egli cercava di indovinare la posizione della
testa dell'animale.
D'improvviso, con un gesto rapido, si lev il suo braccio cal deciso, e la lama del coltello si abbattcon un colpo netto sul
ginocchio di James Hilton.
- Potete far cadere il serpente!... E' morto! - disse Bard骿 mostrando
tutti i denti in un largo sorriso.
James Hilton obbedmacchinalmente e scosse la gamba. Il rettile cadde
ai suoi piedi.
Era una vipera dalla testa nera, del diametro d'un pollice appena, ma
il cui minimo morso sarebbe bastato a dare la morte. Il giovane Cafro
l'aveva decapitata con una precisione meravigliosa. I calzoni sulla
gamba destra di James Hilton mostravano un taglio di sei centimetri
appena, e l'epidermide non era nemmeno stata sfiorata.
Cosa singolare, e che disgustprofondamente Cipriano, James Hilton
non parve preoccuparsi di ringraziare il suo salvatore. Ora che era
fuori pericolo, trovava il suo intervento del tutto naturale. Non gli
sarebbe venuta l'idea di stringere la mano nera del Cafro e dirgli:
侮i devo la vita
- Il vostro coltello veramente ben affilato! - fece semplicemente
osservare, mentre Bard骿 lo riponeva nel fodero, mostrando di non dare
nessuna importanza a quanto egli aveva fatto.
La colazione cancell completamente le impressioni di quella notte
cosmovimentata. Essa consisteva, quel giorno, in un solo uovo di
struzzo fritto al burro, ma che bast largamente a soddisfare
l'appetito dei cinque commensali.
Cipriano avvertiva una leggera febbre, e le ferite lo facevano un poco
soffrire. Tuttavia egli insistette per accompagnare Annibale
Pantalacci e James Hilton al "kraal" di Lop鋯. Il campo fu dunque
lasciato alla custodia di Bard骿 e Li, i quali avevano cominciato a
scuoiare il leone, un vero esemplare della specie detta dal muso di
cane, della sua pelle. I tre cavalieri si avviarono da soli.
Il capo beciuana li attendeva all'entrata del suo "kraal", circondato
da tutti i suoi guerrieri. Dietro a loro, in secondo piano, le donne e
i bambini s'erano raggruppati con curiosita vedere gli stranieri.
Tuttavia, alcune di quelle massaie negre ostentavano indifferenza.
Sedute davanti alle loro capanne emisferiche, esse continuavano a
dedicarsi alle loro occupazioni. Due o tre intrecciavano reti con
lunghe erbe tessili, che torcevano in forma di corde.
L'aspetto generale del villaggio era miserevole, quantunque le capanne
fossero costruite abbastanza bene. Quella di Lop鋯, pigrande delle
altre e tappezzata all'interno con stuoie di paglia, s'elevava press'a
poco al centro del "kraal".
Il capo v'introdusse gli ospiti, indicloro tre sgabelli e si sedette
a sua volta davanti a loro, mentre la guardia d'onore si disponeva in
circolo dietro a lui.
Si comincicon lo scambio delle cortesie abituali. In sostanza, il
cerimoniale si ridusse semplicemente a sorbire una tazza d'una bevanda
fermentata, una produzione dello stesso anfitrione; ma, allo scopo di
precisare che questa cortesia non nasconde perfidi tranelli questi
comincia sempre con l'accostarvi le sue grosse labbra, prima di
passare la tazza allo straniero. Non bere, dopo un invito cos gentile, sarebbe ingiuria mortale. I tre Bianchi ingoiarono dunque la
birra cafra, non senza grandi smorfie da parte di Annibale Pantalacci
il quale sussurrava che avrebbe preferito 哎n bicchiere di "lacryma
Christi" a quell'insipido decotto da Beciuana
Poi si parld'affari. Lop鋯 avrebbe voluto acquistare un fucile. Ma
era una soddisfazione che non gli si poteva concedere, sebbene egli
offrisse in cambio un cavallo ancora passabile e centocinquanta libbre
d'avorio. Infatti, i regolamenti coloniali sono molto rigidi su questo
punto e vietano agli Europei ogni cessione di armi ai Cafri della
frontiera, a meno che essi non abbiano speciale autorizzazione del
governatore. Per ricompensarlo, i tre ospiti di Lop鋯 avevano portato
per lui una camicia di flanella, una catena d'acciaio e una bottiglia
di rum, che costituivano uno splendido dono e gli fecero un piacere
manifesto.
Cosil capo beciuana si mostrperfettamente disposto a fornire tutte
le informazioni che gli domandavano, nel modo pi intelligibile che
poteva, per mezzo di James Hilton.
Anzitutto, un viaggiatore che rispondeva in tutto ai connotati di
Matak鮅 era passato per il "kraal" cinque giorni prima. Era la prima
notizia che la spedizione ebbe del fuggitivo dopo due settimane.
Percifu accolta con piacere. Il giovane Cafro aveva perso qualche
giorno a cercare il guado del Limpopo, ed ora si dirigeva verso le
montagne del nord.
C'erano ancora molti giorni di marcia prima d'arrivare alle montagne?
Sette o otto al massimo.
Lop鋯 era amico del sovrano di quel paese, nel quale Cipriano e i
compagni erano costretti a inoltrarsi?
Lop鋯 se ne vantava! Del resto, chi non sarebbe stato amico rispettoso
e alleato fedele del grande Tonai il conquistatore invincibile dei
paesi cafri?
Tonaiaccoglieva bene i Bianchi?
S perchegli sapeva, come tutti i capi della regione, che i Bianchi
avrebbero vendicato l'ingiuria fatta a uno di loro. Che utilit c' infatti a combattere contro i Bianchi? Non sono essi sempre i pi forti, grazie ai loro fucili che si caricano da soli? Dunque, meglio
di tutto restare in pace con loro, accoglierli bene e trafficare
lealmente con i mercanti.
Tali furono, in riassunto, le informazioni fornite da Lop鋯. Una sola
era veramente importante: che Matak鮅 aveva perduto parecchi giorni di
vantaggio prima di passare il fiume, e che erano sempre sulle sue
tracce.
Ritornando al campo, Cipriano, Annibale Pantalacci e James Hilton
trovarono Bard骿 e Li molto allarmati.
I due raccontarono che avevano avuto la visita di un drappello di
guerrieri cafri, d'una tribdiversa da quella di Lop鋯, i quali li
avevano dapprima accerchiati, e poi sottoposti a un vero
interrogatorio.
Cosa venivano a fare in quel paese? Era forse per spiare i Beciuana,
per raccogliere informazioni sul loro conto, per sapere quanti sono,
qual la loro forza e il loro armamento? Gli stranieri sbagliavano a
mettersi in una simile avventura! E' vero che il grande Tonainon
aveva nulla da ridire, finch non fossero penetrati nel suo
territorio; ma egli potrebbe vedere le cose diversamente, se essi
pensassero di entrarci.
Ecco qual era stato il senso generale dei loro discorsi. Il Cinese non
sembrava preoccupato pidel ragionevole. Ma Bard骿, ordinariamente
coscalmo, con tanto sangue freddo in tutte le occasioni, sembrava in
preda a un vero terrore, che Cipriano non sapeva spiegarsi.
- Guerrieri molto cattivi - diceva roteando gli occhi sbarrati,-
guerrieri che detestano i Bianchi e faranno 咨irar le cuoia!...
Era l'espressione accettata da tutti i Cafri mezzo civili, per
esprimere l'idea d'una morte violenta.
Cosa fare? Conveniva dare molta importanza a questo incidente? No,
senza dubbio. Quei guerrieri, sebbene fossero una trentina secondo il
racconto di Bard骿 e del Cinese, li avevano sorpresi disarmati, ma non
avevano loro fatto alcun male, navevano manifestato alcuna velleit aggressiva. Le loro minacce non erano altro che parole a vanvera, di
cui i selvaggi sono prodighi con gli stranieri. Basterqualche
cortesia verso il grande capo Tonai qualche spiegazione leale circa
le intenzioni con le quali i Bianchi venivano nel paese, per dissipare
tutti i sospetti, se ce n'erano, e assicurarsi la sua benevolenza.
Di comune accordo, quindi, fu convenuto di rimettersi in viaggio. La
speranza di raggiungere presto Matak鮅 e di riprendergli il diamante
rubato faceva dimenticare tutte le altre preoccupazioni.


NOTE.

NOTA 1: Antica misura lineare di cari paesi, uguale a metri 1,184.
















15. UN COMPLOTTO.

In una settimana di marcia, la spedizione arrivin una contrada che
non rassomigliava in nessuna maniera ai paesi attraversati in
precedenza dopo la frontiera del Griqualand. Accedeva ora alla catena
di montagne che tutte le informazioni raccolte su Matak鮅 indicavano
come la meta probabile ch'egli avrebbe raggiunto. La vicinanza delle
alture, come pure dei corsi d'acqua che ne discendono per gettarsi nel
Limpopo, era annunciata da una flora e una fauna completamente diverse
da quelle della pianura.
Una delle prime vallate, che si aprallo sguardo dei tre viaggiatori,
offrloro lo spettacolo pifresco e pi gaio, un poco prima del
tramonto.
Un fiume coslimpido, che lasciava vedere dappertutto il fondo del
suo letto, scorreva tra due praterie verde smeraldo. Alberi da frutta,
dal fogliame pivario, ricoprivano i versanti delle colline che
costeggiavano il bacino. Su quello sfondo ancora illuminato dal sole,
all'ombra di baobab giganteschi, mandrie di antilopi rosse, di zebre e
bufali pascolavano tranquillamente. Pi lontano, un rinoceronte
bianco, traversando con passo pesante l'ampia radura, si dirigeva
lento verso l'acqua, e ronfava di gioia al pensiero d'intorbidirla
avvoltolandovi dentro la sua massa carnosa. Si sentiva una belva
invisibile che sbadigliava di noia sotto qualche cespuglio. Un onagro
ragliava, e legioni di scimmie s'inseguivano attraverso gli alberi.
Cipriano e i compagni s'erano fermati in cima alla collina per meglio
contemplare quello spettacolo, per loro cos nuovo. Si trovavano
finalmente in una di quelle regioni vergini, dove l'animale selvaggio
- ancora padrone incontrastato del suolo vive tanto felice e tanto
libero che non sospetta neppure il pericolo. Ciche sorprendeva, non
era soltanto il numero di quegli animali tranquilli, ma era la
stupenda variet della fauna da essi rappresentata in questo lembo
d'Africa. Sembrava veramente uno di quei dipinti esotici, sui quali un
pittore s'sbizzarrito a riunire in un piccolo quadro tutte le specie
principali del regno animale.
Del resto, gli abitanti sono pochi. I Cafri, sulla superficie di
quelle regioni immense, sono molto sparpagliati. Se non il deserto,
poco ci manca.
Cipriano, soddisfatto nel suo istinto di studioso e di artista, si
sarebbe volentieri immaginato all'etpreistorica del megaterio e di
altre bestie antidiluviane.
- Mancano soltanto gli elefanti per completare la festa! esclam
Ma subito Li, tendendo il braccio, gli mostrparecchie masse grigie
in mezzo a una vasta radura. Da lontano, sembravano come rocce, tanto
per l'immobilitquanto per il colore. In realt erano branchi
d'elefanti. La prateria ne era come picchiettata su un'estensione di
diverse miglia.
- Conosci dunque gli elefanti? - domandCipriano al Cinese mentre
preparavano il bivacco per la notte.
Li socchiuse i piccoli occhi obliqui.
- Sono stato due anni nell'isola di Ceylon come garzone di cacciatori
- rispose semplicemente, con quella laconicitche lo caratterizzava
in tutto ciche riguardava la sua biografia.
- Ah! ne possiamo abbattere uno o due! - esclamJames Hilton. E' una
caccia divertente...
- S e nella quale la selvaggina vale la polvere sparata! aggiunse
Annibale Pantalacci. - Due zanne d'elefante sono un ambito bottino, e
potremo facilmente collocarne tre o quattro dozzine dietro il
carro!... Sapete, camerati, che non ce ne occorrerebbero di piper
pagare le spese del viaggio!
- Questa un'idea, e buona! - esclamJames Hilton. - Perch non
tentare, domani mattina, prima di rimetterci in cammino?
Si discusse la cosa. In breve, fu deciso di levare il campo alle prime
luci dell'alba, e di andare a tentare la fortuna da quella parte della
vallata, nella quale erano stati appena segnalati gli elefanti.
Convenuto questo, e consumata alla svelta la cena, tutti si ritirarono
sotto la tenda del carro, a eccezione di James Hilton, il quale doveva
restare accanto al fuoco, essendo di guardia quella notte.
Era solo da circa due ore, e cominciava ad assopirsi, quando si sent toccare leggermente al gomito. Riaprgli occhi. Annibale Pantalacci
era seduto accanto a lui.
- Non riesco a dormire, e ho pensato che tanto valeva venire a farvi
compagnia - disse il Napoletano.
- Molto gentile da parte vostra, ma a me qualche ora di sonno non
dispiacerebbe! - rispose James Hilton stirando le braccia. Se volete,
potremo facilmente metterci d'accordo! Io prender il vostro posto
sotto la tenda, e voi veglierete al mio!
- No!... Restate!... Devo parlarvi! - riprese Annibale Pantalacci con
voce sorda.
Girattorno lo sguardo per assicurarsi ch'erano soli, e riprese:
- Avete cacciato altre volte l'elefante?
- S- rispose James Hilton, - due volte.
- Ebbene! voi sapete ch'una caccia pericolosa! L'elefante cos intelligente, cos astuto, cosaggressivo! E' raro che l'uomo non
abbia la peggio nella lotta contro di lui!
- Certo! Voi parlate per gli inesperti! - rispose James Hilton.
Ma con una buona carabina carica di pallottole esplosive, non c' molto d'a temere!
- E' ci che pensavo - replicil Napoletano. - Tuttavia capitano
incidenti!... Supponete che ne capiti uno domani al "Frenchman";
sarebbe una vera disgrazia per la scienza!
- Una vera disgrazia! - ripetJames Hilton.
E rise con un ghigno cattivo.
- Per noi, la disgrazia non sarebbe poi tanto grande! - riprese
Annibale Pantalacci, incoraggiato dalla risata del compagno. Allora
saremmo soltanto in due a inseguire Matak鮅 e il suo diamante!... E in
due si pusempre intendersi meglio...
I due uomini rimasero in silenzio, con lo sguardo fisso sulla brace,
il pensiero immerso nella loro macchinazione criminale.
- S... in due si pusempre intendersi! - ripetil Napoletano. - In
tre pidifficile!
Vi fu ancora un istante di silenzio.
D'improvviso, Annibale Pantalacci alzbruscamente la testa e scrut con lo sguardo le tenebre che lo circondavano.
- Non avete visto niente? - domanda voce bassa. - M'parso di
scorgere un'ombra dietro quel baobab!
James Hilton guardanche lui; ma, per quanto penetrante fosse la sua
vista, non scorse nulla di sospetto nelle vicinanze dell'accampamento.
- Non nulla! - disse. - Il Cinese ha messo a sbiancare il bucato
alla rugiada!
La conversazione fu ripresa tra i due compagni, ma questa volta a voce
bassa.
- Potrei togliere le cartucce dal suo fucile, senza che se ne accorga!
- diceva Annibale Pantalacci. - Poi, al momento d'attaccare un
elefante, sparerei un colpo da dietro le sue spalle, in maniera che la
bestia lo veda in quell'istante... dopo non ci vorrmolto!
- Forse un po' delicato quello che proponete! - obiettblandamente
James Hilton.
- Bah! lasciate fare a me, e vedrete che tutto andrliscio! replico
il Napoletano.
Un'ora dopo, quando riprese il suo posto accanto a coloro che
dormivano sotto la tenda, Annibale Pantalacci ebbe cura di accendere
un fiammifero, per assicurarsi che nessuno si fosse svegliato. Cigli
permise di constatare che Cipriano, Bard骿 e il Cinese erano immersi
in un sonno profondo.
Almeno cossembrava. Ma se il Napoletano fosse stato pi accorto,
avrebbe riscontrato nel russare sonoro del Cinese qualcosa di
artificioso e sornione.
Sul far del giorno, tutti erano in piedi. Annibale Pantalacci
approfitt del momento in cui Cipriano era andato al ruscello vicino
per compiere le abluzioni mattutine, e lev le cartucce dal suo
fucile. Fu cosa di venti secondi. Era solo. In quel momento Bard骿
faceva il caff il Cinese raccoglieva la biancheria che aveva esposto
alla rugiada notturna, sulla corda tesa tra due baobab. Sicuramente,
nessuno aveva visto.
Preso il caff partirono a cavallo lasciando il carro e i buoi in
custodia a Bard骿.
Li aveva chiesto di seguire i cavalieri e s'era armato soltanto del
coltello da caccia del suo padrone.
In meno di mezz'ora, i cacciatori arrivarono sul posto dove, la sera
prima, erano stati avvistati gli elefanti. Ma quella mattina fu
necessario andare un po' pi avanti per ritrovarli e raggiungere
un'ampia radura, che si apriva tra il piede della montagna e la riva
destra del fiume.
Nell'atmosfera limpida e fresca, illuminata dal sole nascente, sul
tappeto d'un immenso prato d'erba fine, ancora umida di rugiada,
un'intera tribd'elefanti - almeno due o trecento stavano facendo la
prima colazione. I piccoli sgambettavano come pazzi attorno alle loro
madri o allattavano silenziosi. I grandi, con la testa al suolo,
brucavano l'erba folta della prateria. Quasi tutti sventolavano le
ampie orecchie, simili a mantelli di cuoio, agitandole come "ponchos"
indiani.
C'era nella calma di quella pace domestica qualcosa di sacro, si
sarebbe detto, e Cipriano ne fu profondamente commosso, tanto che
chiese ai compagni di rinunciare al massacro progettato.
- A che scopo uccidere quelle creature inoffensive? - disse. Non
sarebbe meglio lasciarle in pace nella loro solitudine?
Ma la proposta, per pi d'un motivo, non fu gradita da Annibale
Pantalacci.
- A che scopo? - replicghignando, - ma per rifornire le nostre
tasche, procurandoci qualche quintale d'avorio! Forse questi grossi
animali vi fanno paura, signor M廨
Cipriano alz le spalle, senza voler cogliere l'impertinenza.
Tuttavia, vedendo il Napoletano e il suo collega proseguire verso la
radura, andcon loro.
Tutti e tre erano adesso a meno di duecento metri dagli elefanti. Se
quelle bestie intelligenti, con un odorato cosfine, cospronte ad
allarmarsi, non avevano ancora notato l'avvicinarsi dei cacciatori,
era perchquesti si trovavano in posizione sotto vento, e per di pi protetti da una folta macchia di "acacie".
Tuttavia un elefante comincia dar segni d'inquietudine e alzava la
proboscide come un punto interrogativo.
- Ecco il momento - disse Annibale Pantalacci a voce bassa. - Se
vogliamo ottenere un risultato serio, bisogna separarci e scegliere
ognuno il proprio capo, poi tirare insieme, a un segnale convenuto,
perchal primo colpo tutto il branco si metterin fuga.
Accolto questo suggerimento, James Hilton si allontanverso destra.
Nello stesso tempo, Annibale Pantalacci si diresse verso sinistra, e
Cipriano restal centro. Poi tutti e tre ripresero ad avanzare in
silenzio verso la radura.
A questo punto, Cipriano, molto sorpreso, sentdue braccia afferrarlo
d'improvviso in una stretta vigorosa, mentre la voce del Cinese gli
sussurrava all'orecchio:
- Sono io!... Son saltato in groppa dietro a voi!... Non dite
nulla!... Vedrete subito perch
Cipriano arrivava allora al bordo della macchia e si trovava appena a
una trentina di metri dagli elefanti. Imbracciava il fucile per
tenersi pronto ad ogni evenienza, quando il Cinese gli disse:
- Il vostro fucile scarico!... Non preoccupatevi!... Va tutto
bene!... Va tutto bene!...
Nello stesso istante si sentil fischio che serviva da segnale per
l'attacco simultaneo e, quasi subito, partun colpo - uno solo -
dietro a Cipriano.
Egli si girdi scatto, vide Annibale Pantalacci che cercava di
nascondersi dietro un tronco d'albero. Ma, quasi subito, un fatto pi grave richiamla sua attenzione.
Un elefante, senza dubbio ferito e reso furioso dalla ferita, si
precipitava verso di lui. Gli altri, come aveva previsto il
Napoletano, s'erano dati alla fuga con uno scalpitio terrificante, che
faceva tremare il suolo per un raggio di duemila metri.
- Ci siamo! - grid Li, sempre aggrappato a Cipriano. - Quando
l'animale vi carica, fate compiere uno scarto a Tampl跫!... Poi girate
attorno a quel cespuglio e lasciatevi inseguire dall'elefante!... Io
faccio il resto!
Cipriano esegu quasi macchinalmente queste istruzioni. Con la
proboscide alzata, gli occhi iniettati di sangue, la bocca aperta, le
zanne avanti, l'enorme pachiderma lo assaliva con una rapidit incredibile.
Tampl跫 si comport da vecchio navigato. Obbedendo con ammirabile
precisione alla pressione delle ginocchia del cavaliere, esegu al
momento giusto un violento scarto sulla destra. Cosl'elefante,
lanciato alla carica, passsenza toccarlo, finendo sul posto dove
cavallo e cavaliere si erano appena trovati.
Frattanto il Cinese, dopo aver sguainato il coltello senza dir parola,
s'era lasciato scivolare a terra e, con mossa rapida, si ritirava al
riparo del cespuglio che aveva indicato al padrone.
- Di qui!... di qui!... Girate attorno a questo cespuglio!...
Lasciatevi inseguire! - griddi nuovo.
L'elefante ritornava alla carica, pifurioso per non esser riuscito
nel primo attacco. Cipriano, esegua puntino la manovra comandata da
Li, pur non avendone intuito lo scopo. Girattorno al cespuglio,
inseguito dall'animale ansimante, e schivaltre due volte la carica
con uno scarto improvviso del cavallo. Ma questa tattica poteva durare
a lungo? Li sperava dunque di stancare l'animale?
Era quanto Cipriano si domandava, senza trovare una risposta
soddisfacente, quando, d'improvviso, con sua grande sorpresa,
l'elefante crollsulle ginocchia.
Li, cogliendo con abilitincomparabile il momento propizio, aveva
strisciato nell'erba fin sotto i piedi dell'animale e, con un solo
colpo del coltello da caccia, gli aveva tagliato netto quel tendine
che nell'uomo chiamato tendine d'Achille.
Gli Indprocedono ordinariamente in questa maniera nella caccia
all'elefante, e il Cinese doveva aver compiuto spesso questa manovra a
Ceylon, perchl'aveva eseguita con una precisione e un sangue freddo
da far meraviglia.
Atterrato e impotente, l'elefante restava immobile, con la testa
rovesciata sull'erba folta. Un rivolo di sangue colava dalla ferita e
l'indeboliva a vista d'occhio.
- Hurrah!... Bravo!... - gridarono Annibale Pantalacci e James Hilton
avvicinandosi al teatro della lotta.
- Bisogna finirlo con una palla nell'occhio! - disse James Hilton, il
quale sembrava provare un irresistibile bisogno di agitarsi e di
assumere un ruolo attivo nel dramma.
Detto questo, puntil fucile e spar
All'istante, si sentnel corpo del gigantesco pachiderma l'esplosione
della pallottola. Un'ultima convulsione, poi esso rimase immobile,
come se fosse una roccia grigia abbattutasi al suolo.
- E' finito! - grid James Hilton spronando il cavallo presso
l'animale per vederlo meglio.
隹ttenzione!... Attenzione!... sembrava dire lo sguardo penetrante
del Cinese rivolto al suo padrone.
Infatti, appena James Hilton fu arrivato presso l'elefante, si pieg sulla staffa e, per derisione, cercd'afferrare l'enorme orecchio. Ma
l'animale, con movimento istantaneo, sollevando la proboscide, la cal sull'imprudente cacciatore, gli spezz la colonna vertebrale e gli
stritolla testa, prima che i testimoni, esterrefatti da quella
spaventosa soluzione, avessero avuto il tempo di prevenirla.
James Hilton ebbe solo un grido. In tre secondi, egli non era piche
un ammasso di carne sanguinolenta, sulla quale l'elefante ricadde per
non pirialzarsi.
- Ero sicuro che avrebbe fatto questa morte! - sentenziil Cinese,
sollevando il capo. - Gli elefanti non falliscono mai, quando gli si
presenta l'occasione!
Tale fu l'orazione funebre sulla spoglia di James Hilton. Il giovane
ingegnere, ancora impressionato dal tradimento di cui aveva rischiato
d'essere vittima, non poteva non vedere in quel fatto il giusto
castigo di uno di quei miserabili che avevano tentato di abbandonarlo
senza difesa all'ira d'un cospericoloso animale.
Quanto al Napoletano, quali fossero i suoi pensieri, egli ritenne
opportuno, a ragione, di tenerli per s
Frattanto il Cinese era giintento, con il coltello da caccia, a
scavare sotto il manto della prateria una fossa, nella quale, aiutato
da Cipriano, depose i resti informi del suo nemico.
Tutto questo richiese del tempo, e il sole era gialto sull'orizzonte
allorchi tre cacciatori ripresero la via dell'accampamento.
Quando vi arrivarono, quale non fu la loro inquietudine?... Bard骿 non
non c'era pi










16. TRADIMENTO.

Cos'era dunque successo al bivacco durante l'assenza di Cipriano e dei
due compagni? Sarebbe stato difficile dirlo, finchil giovane Cafro
non fosse ritornato.
Aspettarono Bard骿, lo chiamarono, lo cercarono da ogni parte. Non fu
scoperta di lui nessuna traccia. Il desinare ch'egli aveva cominciato
a preparare, rimasto accanto al fuoco spento, sembrava indicare che la
sua scomparsa risaliva appena a due o tre ore prima.
Cipriano era solo in grado di fare delle supposizioni su ciche
poteva averla provocata, ma queste supposizioni non trovavano
spiegazione. Che il giovane Cafro fosse stato assalito da una bestia
feroce, non era probabile: non c'era nessun segno di lotta a sangue o
disordine all'intorno. Che avesse disertato per ritornare al suo paese
come i Cafri fanno sovente, era ancor meno verosimile, da parte di un
ragazzo affezionato come lui, sicchl'ingegnere si rifiutnel modo
pi assoluto di accettare questa ipotesi insinuata da Annibale
Pantalacci.
In breve, dopo mezza giornata di ricerche, il giovane Cafro non era
stato ritrovato, e la sua scomparsa restava assolutamente
inspiegabile.
Annibale Pantalacci e Cipriano tennero dunque consiglio.
Dopo aver discusso, convennero d'attendere fino all'indomani mattina,
prima di levare l'accampamento. Forse, in questo intervallo, Bard骿
sarebbe ritornato, se si era semplicemente allontanato per inseguire
un capo di selvaggina che avesse eccitato la sua brama di cacciatore.
Ma ricordando la visita fatta da un drappello di Cafri durante una
delle ultime tappe, ripensando alle domande rivolte da costoro a
Bard骿 e a Li, alla paura che avevano manifestato di vedere degli
stranieri, forse spie, avventurarsi nel paese di Tonai ci si poteva
domandare, non senza ragione, se Bard骿, caduto nelle mani di quegli
indigeni, non era stato condotto fino alla loro capitale.
Il giorno trascorse triste e la sera fu ancora pi lugubre. Una
ventata di disgrazia sembrava soffiare sulla spedizione. Annibale
Pantalacci era torvo e muto. I suoi due complici, Friedel e James
Hilton, erano morti; ora egli restava solo di fronte al suo giovane
rivale, ma era piche mai deciso a sbarazzarsi d'un pretendente, del
quale non voleva saperne, tanto nell'affare del diamante quanto in
quello del matrimonio. Per lui infatti non si trattava d'altro che
d'affari
Quanto a Cipriano - al quale Li aveva raccontato tutto ciche aveva
sentito a proposito della sottrazione delle cartucce, egli doveva ora
vigilare giorno e notte sul compagno di viaggio. Il Cinese, vero,
pensava di prendere a suo carico una parte di questo compito.
Cipriano ed Annibale Pantalacci passarono la serata fumando accanto al
fuoco, in silenzio, e si ritirarono sotto la tenda del carro senza
neppure scambiarsi la buona notte. Toccava di turno a Li vegliare
accanto al fuoco acceso, per tenere lontane le bestie feroci.
L'indomani, sul far del giorno, il giovane Cafro non era ancora
ritornato all'accampamento.
Cipriano avrebbe aspettato volentieri ancora ventiquattro ore, per
lasciare al suo servo l'ultima possibilit di ritornare, ma il
Napoletano insistette per partire subito.
- Si pubenissimo fare senza Bard骿 - diceva. - Ritardare significa
rischiare di non raggiungere Matak鮅!
Cipriano si arrese, e il Cinese si mise all'opera a radunare i buoi
per la partenza.
Nuovo inconveniente, e ancora pi grave. Neppure i buoi furono
trovati. La sera prima, erano ancora coricati nell'erba alta attorno
all'accampamento!... Ora non se ne vedeva neppure uno.
Solo a questo punto si potvalutare la gravitdella perdita che la
spedizione aveva subito nella persona di Bard骿! Se questo servo
intelligente fosse stato al suo posto, non avrebbe trascurato, lui che
conosceva le abitudini della razza bovina nell'Africa australe, di
legare agli alberi oppure a dei paletti le bestie che avevano riposato
un intera giornata. D'ordinario, arrivando sulle alture dopo una lunga
giornata di marcia, la precauzione era inutile; i buoi, estenuati
dalla stanchezza, non badavano allora che a pascolare attorno al
carro, poi si coricavano per la notte e svegliandosi non si
allontanavano pidi cento metri. Ma questa volta era diverso, dopo
una giornata di riposo e d'abbondanza.
Evidentemente, il primo istinto degli animali, svegliandosi, era stato
di cercare erbe pitenere di quelle che li avevano saziati il giorno
prima. Nella voglia di vagabondare, s'erano a poco a poco allontanati,
avevano perso di vista l'accampamento e, stimolati allora da
quell'istinto che li richiama alla stalla, probabile che avessero,
uno dopo l'altro, ripreso semplicemente la via del Transvaal.
Questo guaio, che non raro nelle spedizioni dell'Africa meridionale,
tra i pigravi, perchsenza buoi il carro diventa inutile, e il
carro per il viaggiatore africano contemporaneamente la casa, il
magazzino, la fortezza.
Fu dunque grande il disappunto di Cipriano e di Annibale Pantalacci,
quando, dopo una corsa affannosa di due o tre ore sulle tracce dei
buoi, dovettero riconoscere che bisognava rinunciare alla speranza di
ritrovarli.
La situazione era particolarmente grave e, ancora una volta, dovettero
consultarsi.
Ora, in una simile circostanza, non c'era che una soluzione pratica:
abbandonare il carro, caricare quel tanto di provviste di viveri e di
munizioni ch'era possibile portare, e continuare il viaggio a cavallo.
Se erano favoriti dalle circostanze, forse avrebbero trovato presto
qualche capo cafro, col quale negoziare l'acquisto d'un nuovo tiro di
buoi in cambio d'un fucile e di cartucce. Quanto a Li, egli avrebbe
preso il cavallo di James Hilton che, come sappiamo, non aveva piil
padrone.
Si misero dunque al lavoro, tagliando ramaglia spinosa, in maniera da
coprire il carro e nasconderlo sotto una specie di cespuglio
artificiale. Poi ognuno prese quanto poteva collocarsi nelle tasche e
nello zaino, un po' di biancheria, scatole di conserve e munizioni.
Con suo gran dispiacere, il Cinese dovette rinunciare a portarsi la
cassetta rossa, che era troppo pesante; ma gli fu impossibile
rinunciare alla corda, che si arrotolattorno alla vita, sotto il
camiciotto, come una cintura.
Terminati i preparativi, dopo un ultimo sguardo a quella vallata,
nella quale erano accaduti avvenimenti tanto tragici, i tre cavalieri
ripresero la via delle alture. Questa strada, come tutte quelle della
zona, era un semplice sentiero battuto dalle bestie feroci per recarsi
all'abbeveraggio; era dunque la strada pibreve.
Era mezzogiorno passato e, sotto un sole cocente, Cipriano, Annibale
Pantalacci e Li marciarono di buon passo fino a sera; poi, quando si
furono accampati in una gola profonda, a riparo d'una grande roccia,
attorno a un fuoco di legna secca, pensarono che dopo tutto la perdita
del carro non era irreparabile.
Avanzarono cosper altri due giorni, senza dubitare di trovarsi sulle
tracce di colui che cercavano. Infatti, la sera del secondo giorno, un
po' prima del tramonto, mentre si dirigevano senza fretta verso una
macchia di alberi sotto i quali intendevano passare la notte Li mand d'improvviso un'esclamazione gutturale:
- Hugh! - fece indicando col dito un piccolo punto nero che si muoveva
all'orizzonte, nelle ultime luci del crepuscolo.
Lo sguardo di Cipriano e di Annibale Pantalacci seguistintivamente
la direzione indicata dal dito del Cinese.
- Un viaggiatore! - gridil Napoletano.
- E' Matak鮅 - aggiunse Cipriano, il quale s'era affrettato a portare
agli occhi il binocolo. - Distinguo molto bene la sua carrozzella e lo
struzzo!... E lui!...
E passil binocolo a Pantalacci, il quale a sua volta potconstatare
l'esattezza dell'informazione.
- A che distanza pensate che sia da noi? - domandCipriano.
- A sette o otto miglia almeno, ma forse a dieci - rispose il
Napoletano.
- Allora dobbiamo rinunciare alla speranza di raggiungerlo stasera,
prima di fermarci?
- Certamente - rispose Annibale Pantalacci. - Entro mezz'ora sar notte, e non potremo sognarci di fare un passo in quella
direzione!
- Bene! domani siamo sicuri di raggiungerlo, partendo di buon'ora.
- Anch'io la penso cos
I cavalieri erano intanto arrivati alla macchia d'alberi, e misero
piede a terra. Secondo l'abitudine costante, cominciarono prima di
tutto ad occuparsi dei cavalli, che massaggiarono e governarono con
cura, prima di legarli ai paletti per farli pascolare. Frattanto, il
Cinese s'occupava ad accendere il fuoco.
Durante questi preparativi si fece notte. La cena quella sera risult forse un poco pi allegra di quanto non era stata da tre giorni.
Mangiato che ebbero in fretta, i tre viaggiatori, avvoltisi nelle
coperte, accanto al fuoco debitamente alimentato per tutta la notte,
con la sella per cuscino, si prepararono a dormire. Era necessario
essere in piedi avanti giorno, allo scopo di bruciare quell'ultima
tappa e raggiungere Matak鮅.
Cipriano e il Cinese s'addormentarono presto profondamente, cosa che
forse non era tanto prudente da parte loro.
Non fu la stessa cosa per il Napoletano. Per due o tre ore, egli si
agitsotto la coperta, come un uomo ossessionato da un'idea fissa.
Una nuova tentazione criminale s'impossessava di lui.
Infine, non resistendo pi si levsenza far rumore, si avvicinai
cavalli, sellil suo; poi, slegato Tampl跫 e quello del Cinese, e
tirandoli per la cavezza, li condusse via con s L'erba fine che
tappezzava il suolo attutiva completamente il rumore dei passi dei tre
animali, i quali si lasciavano menare con una rassegnazione assonnata,
storditi da quell'improvviso risveglio. Annibale Pantalacci li fece
allora scendere fino in fondo al vallone, sul fianco del quale avevano
posto il bivacco, li leg a un albero e ritornall'accampamento.
Nessuno dei due dormienti s'era mosso.
Il Napoletano raccolse allora la sua coperta, la carabina a canna
lunga, le munizioni e provviste di viveri; poi con fredda
deliberazione abbandoni due viaggiatori in mezzo a quel deserto.
L'idea che l'aveva ossessionato fin dal tramonto era che, conducendo
via i cavalli, metteva Cipriano e il Cinese nell'impossibilitdi
raggiungere Matak鮅. Significava dunque assicurarsi per s la
vittoria. Il carattere odioso di questo tradimento, la vigliaccheria
perpetrata nel depredare cosi suoi compagni, dai quali non aveva
ricevuto altro che benefici, niente arrestquel miserabile. Montin
sella e, tirandosi dietro le due bestie che sbuffavano rumorosamente
nel luogo dove le aveva lasciate, s'allontanal trotto, al chiaro di
luna, il cui disco appariva al di sopra delle colline.
Cipriano e Li dormivano sempre. Soltanto alle tre del mattino, il
Cinese apr gli occhi e contempl le stelle che impallidivano
all'orizzonte.
亟' tempo di fare il caff頠 pens
E senza indugiare, gettando via la coperta nella quale era avvolto, si
rimise in piedi e procedette al suo riassetto mattutino, che non
tralasciava mai, nel deserto come in citt
非ov'dunque Pantalacci?si domandad un tratto.
Incominciava ad albeggiare, e gli oggetti si facevano meno indistinti
attorno al bivacco.
侵 cavalli non ci sono pi esclam Li. 亭orse che quel buon
camerata... E sospettando quanto era avvenuto, corse verso i paletti dove aveva
visto i cavalli legati la sera prima, fece il giro del cespuglio e si
assicur in un batter d'occhio, che tutto il bagaglio del Napoletano
era scomparso con lui.
La cosa era chiara.
Un uomo di razza bianca probabilmente non avrebbe resistito al bisogno
del tutto naturale di svegliare Cipriano per comunicargli subito
questa notizia cosgrave. Ma il Cinese era un uomo di razza gialla e
pensava che, quando si tratta d'annunciare una disgrazia non c' fretta. Si mise dunque tranquillamente a fare il caff
亟' ancora abbastanza gentile da parte di quel furfante, d'averci
lasciato le nostre provviste!osservava tra s
Filtrato con cura il caffin una tasca di tela che aveva cucito a
questo scopo, il Cinese, ne riempdue tazze, ricavate dal guscio d'un
uovo di struzzo, ch'egli portava abitualmente appese all'occhiello;
poi si avvicina Cipriano che continuava a dormire.
- Il caffpronto, piccolo padre - gli disse con garbo, toccandolo
alla spalla.
Cipriano aprgli occhi, stirle gambe, sorrise al Cinese, si alza
sedere e sorbla bevanda fumante.
Soltanto allora notl'assenza dei Napoletano, il cui posto era vuoto.
- Dov'Pantalacci? - domand
- Partito, piccolo padre! - rispose Li col tono pinaturale, come se
si fosse trattato d'una cosa convenuta.
- Come?... partito?...
- S piccolo padre, con i tre cavalli!
Cipriano si sbarazzdella coperta e gettattorno uno sguardo che gli
spiegtutto.
Ma era d'animo troppo fiero per lasciar trasparire la sua inquietudine
e la sua indignazione.
- Molto bene - disse, - ma che quel miserabile non pensi d'avere
l'ultima parola!
Cipriano fece cinque o sei passi in lungo e in largo, assorto nei suoi
pensieri, riflettendo a quale decisione gli conveniva prendere.
- Bisogna partire subito! - disse al Cinese. - Lasciamo qui la sella,
le briglie, tutto ciche sard'ingombro e troppo di peso, e portiamo
con noi soltanto i fucili e i viveri che ci restano! Camminando bene,
potremo forse avanzare alla stessa velocite prendere eventualmente
delle scorciatoie pirapide.
Li s'affrett a obbedire. In pochi minuti le coperte furono
arrotolate, gli zaini messi in spalla; poi, riunito sotto uno spesso
strato di fogliame tutto quanto erano obbligati ad abbandonare in quel
luogo, si misero in marcia.
Cipriano aveva avuto ragione di dire che, sotto certi aspetti, sarebbe
stato forse picomodo andare a piedi. Presero cosle scorciatoie,
valicando costoni scoscesi che un cavallo non avrebbe mai scalato; ma
a prezzo di quali fatiche!
Era circa l'una dopo mezzogiorno, quando raggiunsero il versante nord
della catena che avevano fiancheggiato per tre giorni. Stando alle
informazioni fornite da Lop鋯, non dovevano essere lontani dalla
capitale di Tonai Sfortunatamente, le indicazioni erano cosvaghe
circa la strada da seguire, e il concetto di distanza cosconfuso
nella lingua beciuana, che era molto difficile prevedere se
occorressero due o cinque giorni di cammino per arrivarvi.
Mentre Cipriano e Li scendevano il versante della prima vallata
apertasi davanti a loro, dopo aver superato la linea dello
spartiacque, il Cinese sbottin una risata secca.
- Giraffe! - disse poi.
Cipriano, guardando in basso, scorse infatti una ventina di questi
animali intenti a pascolare in fondo alla vallata. Era uno spettacolo
grazioso il vedere da lontano i loro lunghi colli eretti come
martelli, oppure distesi nell'erba come lunghi serpenti, a tre o
quattro metri dai loro corpi picchiettati di macchie giallognole.
- Si potrebbe prendere una giraffa per sostituire Tampl跫 - Si
potrebbe prendere una giraffa per sostituire Tampl跫 - fece osservare
Li.
- Cavalcare una giraffa! Eh! chi ha mai visto fare una simile cosa? -
esclamCipriano.
- Non so se qualcuno l'ha mai visto, ma basta che lo vediate voi-
replicil Cinese, - se soltanto volete lasciarmi provare!
Cipriano, che per principio non considerava mai come impossibile ci che era semplicemente nuovo per lui, si dichiarpronto ad aiutare Li
nella sua avventura.
- Ci troviamo sotto vento rispetto alle giraffe - disse il Cinese - e
questo molto favorevole, perchhanno l'odorato molto fine e ci
avrebbero gi sentiti! Dunque, se voi avete la compiacenza di
aggirarle sulla destra e poi spaventarle con un colpo di fucile, in
maniera da spingerle verso di me, non occorre altro, ed io m'incarico
del resto.
Cipriano depose subito a terra tutto quanto lo avrebbe impacciato nei
movimenti e, armato di fucile, si dispose ad eseguire la manovra
indicata dal servo.
Questi non perse tempo. Discese correndo il ripido versante della
vallata, finch arriv vicino a un sentiero battuto che correva sul
fondo. Era evidentemente la strada delle giraffe, giudicando dalle
numerose impronte che vi avevano lasciato i loro zoccoli. Qui il
Cinese si appostdietro un grosso albero, svolse la lunga corda che
portava sempre con se, tagliandola a met ne fece due pezzi di
trenta metri. Poi, dopo aver zavorrato un capo di ciascuna corda con
un grosso ciottolo facendone un eccellente laccio - -assicurbene
l'altro capo ai rami bassi dell'albero. Infine, dopo aver arrotolato
con cura sul braccio sinistro l'estremit libera di questi due
congegni, si nascose dietro il tronco e aspett
Non erano passati cinque minuti che un colpo di fucile esplose a poca
distanza. Subito uno scalpitio affrettato, il cui rumore, simile a
quello d'uno squadrone di cavalleria, aumentava di secondo in secondo,
annunciche le giraffe fuggivano come Li aveva previsto. Venivano
direttamente verso di lui, seguendo il sentiero, ma senza sospettare
la presenza d'un nemico che si trovava sotto vento.
Le giraffe erano veramente belle, con le narici al vento, le piccole
teste spaventate, le lingue penzoloni. Invece Li se ne stava
tranquillo a guardarle. Aveva scelto con giudizio il luogo
dell'appostamento presso una specie di strettoia del sentiero, dove
gli animali sarebbero passati non pidi due per volta e non gli
restava che aspettare.
Ne lasci dapprima passare tre o quattro; poi, prendendone di mira
una, che era d'una corporatura straordinaria, lanciil primo laccio.
La corda sibil si arrotolattorno al collo della bestia, la quale
fece ancora qualche passo; ma subito la corda si tese, la serralla
gola, e quella si ferm
Il Cinese non perse tempo a guardarla. Appena ebbe visto che il primo
laccio aveva raggiunto il bersaglio, afferrando il secondo, lo gett su un'altra giraffa.
Il colpo non fu meno fortunato. Tutto s'era svolto in meno di mezzo
minuto. Giil branco spaventato s'era disperso in tutte le direzioni,
ma le due giraffe, mezzo strangolate e ansanti, restavano prigioniere.
- Venite, piccolo padre! - gridil Cinese a Cipriano, il quale
accorreva verso di lui, poco convinto della manovra.
Dovette tuttavia arrendersi all'evidenza. C'erano due bestie
splendide, alte, forti, bene in carne, coi garetti sottili, la groppa
lucente. Cipriano aveva un bel guardarle ed ammirarle, ma l'idea di
servirsene come d'una cavalcatura non gli sembrava attuabile.
- Infatti, come tenersi sopra una schiena simile, che scende verso la
parte posteriore con una inclinazione di almeno sessanta centimetri? -
diceva ridendo.
- Naturalmente mettendosi a cavalcioni sulle spalle e non sui fianchi
della bestia - rispose Li. - Del resto, proprio difficile collocare
una coperta arrotolata sotto la parte posteriore della sella?
- Ma noi non abbiamo la sella.
- Andrsubito a prendere la vostra.
- E che briglia mettere a quelle mascelle?
- Lo vedrete.
Il Cinese aveva una risposta per tutto e, con lui, gli atti seguivano
da vicino le parole.
Non era ancora giunta l'ora della cena che gi con una parte della
corda, egli aveva confezionato due cavezze molto resistenti, con le
quali imbriglile giraffe. Le povere bestie erano cosstordite della
disavventura, ma avevano del resto un temperamento cosmite, che non
opposero resistenza. Altri pezzi di corda servirono da redini.
Terminati questi preparativi, niente risultpifacile che condurre
al guinzaglio le due prigioniere. Cipriano e Li, ritornando sui loro
passi, giunsero al bivacco del giorno prima per prendervi la sella e
gli oggetti che avevano dovuto abbandonare.
La serata fu trascorsa a completare i finimenti. Il Cinese era
veramente d'una meravigliosa abilit Non soltanto modificin breve
tempo la sella di Cipriano, in maniera che si posasse orizzontalmente
sul dorso della giraffa, ma costruanche per suna sella di ramaglia
infine, per maggior precauzione, passmetdella notte a domare le
velleitdi resistenza delle due giraffe, montandole successivamente e
dimostrando loro, con argomenti perentori, che bisognava obbedire.














17. UNO 俟TEEPLE-CHASEALL'AFRICANA.

L'aspetto dei due cavalieri, allorchl'indomani mattina si misero in
viaggio, era uno dei pistravaganti. E' dubbio che Cipriano avesse
desiderato mostrarsi in simile equipaggiamento agli occhi di Miss
Watkins sulla strada principale di Vandergaart. Ma alla guerra come
alla guerra. Si era nel deserto, e le giraffe non erano una
cavalcatura molto pibizzarra d'un dromedario. La loro andatura aveva
persino qualche analogia con quella delle 南avi del deserto Era
terribilmente dura, e provocava un vero beccheggio, il quale ebbe da
principio l'effetto di causare ai due compagni di viaggio un leggero
mal di mare.
Ma, dopo due o tre ore, Cipriano e il Cinese si trovarono
sufficientemente acclimatati. Ora, siccome le giraffe camminavano con
passo spedito e si mostravano molto docili, dopo qualche tentativo di
ribellione che fu subito represso, tutto procedeva per il meglio.
Si trattava adesso di riguadagnare, a forza di muscoli, tutto il tempo
perduto nelle ultime tre o quattro giornate di viaggio. Matak鮅 ne
aveva fatta della strada, a quest'ora! E Annibale Pantalacci l'aveva
forse gi raggiunto? Comunque fosse, Cipriano era deciso a far di
tutto per arrivare allo scopo.
In tre giorni di marcia i cavalieri - meglio dire i 剋iraffieri -
erano arrivati in una zona di pianura. Seguivano ora la riva destra
d'un corso d'acqua molto sinuoso, che scendeva precisamente verso il
sud, senza dubbio un affluente secondario dello Zambesi. Le giraffe,
decisamente domate, anzi spossate dalle lunghe tappe non meno che
dalla dieta cui Li le sottoponeva sistematicamente, si lasciavano
guidare con perfetta docilit Cipriano ora poteva abbandonare le
lunghe redini di corda della cavalcatura e guidarla unicamente con la
pressione delle ginocchia.
Cos libero da quella preoccupazione, provava un vero piacere,
all'uscita dalle plaghe selvagge e deserte che aveva recentemente
attraversato, nel riscontrare da ogni parte le tracce d'una civilt avanzata. C'erano, di tanto in tanto, campi di manioca o di "taro",
coltivati con molta regolarit irrigati con un sistema di canne di
bamb collegate l'una all'altra, che derivavano l'acqua dal fiume;
strade larghe e ben battute; insomma un certo aspetto di prosperit
poi, sulle colline che limitavano l'orizzonte, capanne bianche, a
forma di alveare dove abitava una popolazione molto rada.
Tuttavia, si sentiva che si era ancora ai limiti del deserto, se non
altro per un numero straordinario di animali selvatici, ruminanti e
d'altro genere, che popolavano quella pianura. Qua e l grandi stormi
di volatili, di tutte le grandezze e di tutte le specie, oscuravano il
cielo. Si vedevano mandrie di gazzelle o di antilopi che
attraversavano la strada; talvolta un ippopotamo mostruoso metteva la
testa fuori del fiume, ronfava rumorosamente e si rituffava sotto
l'acqua con un fracasso da cataratta.
Tutto assorto in questo spettacolo, Cipriano non immaginava certo
quello che il caso gli riservava a una svolta della strada a
serpentina ch'egli seguiva col suo compagno.
Era nientemeno che Annibale Pantalacci, sempre a cavallo, che
inseguiva a briglia sciolta Matak鮅 in persona. Un miglio al massimo
li separava l'uno dall'altro, ma da Cipriano e dal Cinese erano
distanti ancora almeno quattro miglia.
Col sole alto, i cui raggi cadevano quasi perpendicolari, nella
pianura spoglia inondata da una luce accecante, attraverso
un'atmosfera ripulita da una violenta brezza che allora tirava
dall'est, non c'era da sbagliarsi.
Tutti e due furono cos sbalorditi di questa scoperta che il loro
primo istinto fu di celebrarla con una vera fantasia araba. Cipriano
mand un 則urrah! di gioia, Li un 則ugh! che aveva lo stesso
significato. Poi spronarono le giraffe a una corsa sfrenata.
Evidentemente, Matak鮅 aveva scorto il Napoletano, che cominciava a
guadagnar terreno; ma non aveva visto il suo vecchio padrone e il suo
camerata del "kopje", ancora troppo lontani al limite della
pianura.
Cos il giovane Cafro, alla vista di quel Pantalacci il quale non era
tipo da lasciarlo in pace, anzi lo avrebbe ucciso come un cane senza
nessuna spiegazione, faceva correre a pinon posso la sua carrozzella
tirata dallo struzzo. La veloce bestia divorava la strada come si
dice. E la divorava tanto bene che urtd'improvviso contro una grossa
pietra. Ne segu uno scossone cos violento, che l'asse della
carrozzina, logoro dal viaggio lungo e disagiato, si spezznetto.
Subito una ruota se ne andper proprio conto, e Matak鮅 e il suo
veicolo, l'uno sotto l'altro, si bloccarono nel bel mezzo della
strada.
Lo sventurato Cafro fu gravemente danneggiato dalla caduta. Ma il
terrore che lo possedeva resistette anche a simile scossa, anzi non fu
che raddoppiato. Ben convinto che sarebbe stata finita per lui, se si
fosse lasciato raggiungere da quel crudele Napoletano, si rialz ancora pi svelto, staccin un attimo lo struzzo e, saltandogli a
cavalcioni, lo rimise al galoppo.
Allora cominciuno "steeple-chase" (1) vertiginoso, tale che non s' mai visto al mondo dal tempo degli spettacoli nel circo romano, dove
le corse degli struzzi e delle giraffe facevano spesso parte del
programma.
Infatti, mentre Annibale Pantalacci inseguiva Matak鮅, Cipriano e Li
inseguivano l'uno e l'altro. Non avevano forse ragione di acciuffarli
tutti e due, il giovane Cafro per risolvere la questione del diamante
rubato, e il miserabile Napoletano per punirlo come si meritava?
Cosle giraffe, lanciate a corsa sfrenata dai loro cavalieri, che
avevano visto l'incidente, galoppavano veloci come cavalli puro
sangue, con i lunghi colli protesi in avanti, la bocca aperta, le
orecchie penzoloni, speronate, frustate, incitate a fornire tutta la
velocitche potevano sviluppare.
Quanto allo struzzo di Matak鮅, esso manteneva una velocit prodigiosa. Nessun vincitore del Derby e del Gran Prix di Parigi
avrebbe potuto competere con lui. Le sue ali corte, inutili per
volare, gli servivano tuttavia per accelerare la corsa. Tutto ci aveva contribuito a far s che in pochi minuti il giovane Cafro
riguadagnasse un distacco considerevole sull'inseguitore.
Ah! Matak鮅 aveva scelto bene la sua cavalcatura prendendo uno
struzzo! Se soltanto fosse riuscito a mantenere una tale andatura
ancora per un quarto d'ora, egli sarebbe stato definitivamente fuori
pericolo e salvo dalle grinfie del Napoletano.
Annibale Pantalacci comprendeva che il minimo ritardo gli avrebbe
fatto perdere tutto il vantaggio. La distanza aumentava tra lui e il
fuggitivo. Al di l del campo di mais, attraverso il quale si
effettuava questa caccia, si estendeva a perdita d'occhio il bordo
scuro di una folta macchia di lentisco e di fichi d'India, agitata
dalla brezza. Se Matak鮅 la raggiungeva, sarebbe stato impossibile
ritrovarlo, perchnon sarebbe stato pipossibile vederlo.
Sempre di galoppo, Cipriano e il Cinese seguivano questa gara con un
interesse che era del resto comprensibile. Essi erano adesso arrivati
al piede della collina, correvano attraverso i campi, ma ancora tre
miglia li separavano tanto dall'inseguitore quanto dall'inseguito.
Essi videro tuttavia che il Napoletano, con uno sforzo inaudito aveva
riguadagnato qualcosa sul fuggiasco. O perch lo struzzo fosse
spossato, o perchsi fosse ferito contro un ceppo o una pietra, la
sua velocitera sensibilmente rallentata. Annibale Pantalacci fu ben
presto a soli trecento piedi dal Cafro.
Matak鮅 aveva finalmente raggiunto il margine della macchia; poi
scomparve improvvisamente e, nello stesso istante, Annibale
Pantalacci, violentemente disarcionato, ruzzolava per terra, mentre il
cavallo fuggiva attraverso la campagna.
- Matak鮅 ci sfugge! - gridLi.
- S ma abbiamo preso quel furfante di Pantalacci! - rispose
cipriano.
Tutti e due forzarono l'andatura delle giraffe.
Mezz'ora dopo, avendo attraversato quasi tutto il campo di mais, erano
arrivati a soli cinquecento passi dal luogo dove il Napoletano era
caduto. Per loro si trattava ora di sapere se Annibale Pantalacci si
era alzato ed aveva raggiunto la macchia di lentisco, oppure se
giaceva ancora al suolo, gravemente ferito nella caduta, o forse
morto.
Il miserabile era sempre l A cento passi da lui, Cipriano e Li si
fermarono. Ecco che cosa era capitato.
II Napoletano, nella foga dell'inseguimento, non aveva scorto una
grande rete, tesa dai Cafri per prendere gli uccelli, che fanno strage
senza fine dei loro raccolti. Ora Annibale Pantalacci s'era impaniato
in questa rete.
E non era una rete di piccole dimensioni! Misurava almeno cinquanta
metri di lato e racchiudeva giparecchie migliaia di uccelli di tutte
le specie, le grandezze, il piumaggio, e inoltre una mezza dozzina di
enormi gipeti, dall'apertura d'ali d'un metro e mezzo, i quali non
disdegnano le regioni dell'Africa australe.
La caduta del Napoletano in mezzo a quel mondo di volatili provoc naturalmente un gran rumore.
Annibale Pantalacci, dapprima un po' stordito dalla caduta, aveva
cercato quasi subito di rialzarsi. Ma i suoi piedi, le gambe, le mani
s'erano talmente impigliati nelle maglie della rete, che non riuscal
primo tentativo di sbrogliarsene.
Tuttavia non c'era tempo da perdere. Percidava strattoni violenti,
tirando con tutte le forze sulla rete, sollevandola, sradicando i
paletti che la tenevano fissa al suolo, mentre gli uccelli grandi e
piccoli facevano lo stesso lavoro per fuggire.
Ma pi il Napoletano lottava, pis'impaniava nelle robuste maglie
dell'immensa massa.
Intanto gli era riservata la massima umiliazione. Una giraffa lo
raggiunse, e colui che la cavalcava era proprio il Cinese. Li era
saltato a terra, e con fredda malizia, pensando che il miglior sistema
per assicurarsi il prigioniero era di avvilupparlo definitivamente
nella rete, s'era affrettato a slegare il lato che aveva dalla sua
parte, con l'intenzione di ribaltarne le maglie le une sulle altre.
A questo punto accadde il piinaspettato colpo di scena.
In quel momento, il vento comincia soffiare con estrema violenza,
curvando tutti gli alberi all'intorno, come se una spaventosa tromba
d'aria fosse passata radente al suolo.
Annibale Pantalacci, con sforzi disperati, aveva sfilato un buon
numero di paletti che assicuravano la rete dal lato inferiore.
Vedendosi in pericolo di una cattura imminente, cominci a dare
strattoni con piaccanimento che mai.
D'improvviso, a un assalto violento della bufera, la rete fu divelta.
Gli ultimi legami che tenevano al suolo quell'immenso groviglio di
corde furono strappati, e la colonia piumata che vi era imprigionata
prese il volo con uno stridore assordante. Gli uccelli piccoli
riuscirono a scappare; ma i volatili pigrossi, con gli artigli
impigliati nelle maglie, appena le loro ali tornarono libere,
manovrarono insieme con energia formidabile. Tutti quei remi aerei
riuniti, tutti quei muscoli pettorali i cui movimenti erano
simultanei, aiutati dalla furia della burrasca, costituivano una
potenza colossale, e cento chili non erano per loro un peso maggiore
d'una piuma.
Cos la rete, trascinata, arrotolata, avviluppata su se stessa,
presentando facile presa agli assalti del vento, fu improvvisamente
sollevata a venticinque o trenta metri dal suolo, con Annibale
Pantalacci preso per i piedi e per le mani.
Cipriano arrivava in quel momento, e non potfare altro che assistere
a quel sollevamento del suo nemico verso le regioni delle nubi.
A un certo punto, lo stormo di gipeti impaniati, spossati dal primo
sforzo, cominciarono visibilmente a ricadere, descrivendo una ampia
parabola. In tre secondi arrivarono ai margini della macchia di
lentisco e di fichi d'India, che s'estendeva a ovest dei campi di
mais. Poi, dopo aver volato rasente le cime, a tre o quattro metri dal
suolo, ripresero a sollevarsi nell'aria.
Cipriano e Li guardavano con terrore il malcapitato sospeso alla rete,
la quale questa volta fu trasportata a pi di centocinquanta piedi
d'altezza, grazie al prodigioso sforzo di quei giganteschi volatili,
aiutati dalla bufera.
D'improvviso, alcune maglie si lacerarono sotto gli sforzi del
Napoletano. Fu visto, per un istante, sospeso per le mani, tentare di
riafferrarsi alle corde della rete... Ma le sue mani si aprirono, egli
lascila presa, cadde come un sasso e si sfracellal suolo.
La rete, liberata da quel peso, compun altro balzo in aria, e
ricadde qualche miglio pilontano, mentre i gipeti riguadagnavano le
alte zone dello spazio.
Quando Cipriano accorse per recargli aiuto, il suo nemico era morto...
morto in quelle condizioni orribili!
Ora restava egli solo dei quattro rivali che s'erano lanciati
all'inseguimento, per raggiungere lo stesso scopo attraverso le
pianure del Transvaal.


NOTE.

NOTA 1: Corsa con ostacoli.




18. LO STRUZZO PARLANTE.

Cipriano e Li, dopo questa spaventosa sciagura, ebbero un solo
pensiero: fuggire dal luogo dove s'era compiuta.
Decisero dunque di costeggiare la macchia verso il nord, marciarono
pidi un'ora e arrivarono al letto d'un torrente quasi asciutto che,
aprendo una breccia nell'ammasso di lentisco e di fichi d'India,
permetteva di aggirarlo.
Qui li attendeva una nuova sorpresa. Quel torrente sfociava in un lago
abbastanza grande, sulla sponda del quale cresceva una cornice di
vegetazione lussureggiante, che fino a quel momento l'aveva occultato
alla loro vista.
Cipriano avrebbe preferito ritornare sui suoi passi costeggiando la
sponda del lago; ma la riva era a tratti cosscoscesa, che subito
egli rinuncia quel progetto. D'altra parte, ritornando indietro per
la strada gi percorsa, egli avrebbe perduto ogni speranza di
ritrovare Matak鮅.
Tuttavia, sulla riva opposta del lago, s'elevavano delle colline, che
si collegavano per mezzo di una serie di ondulazioni a una catena di
montagne assai alte. Cipriano pens che, arrivando sul crinale,
avrebbe avuto piprobabilitdi abbracciare un panorama completo e,
per conseguenza, di fissare un piano.
Cipriano e Li si rimisero dunque in marcia con l'intento di
costeggiare il lago. La mancanza di sentieri rendeva questa operazione
molto difficile, soprattutto perchtalvolta essi dovevano tirare le
due giraffe per la cavezza. Perci impiegarono pi di tre ore a
percorrere una distanza di sette o otto chilometri in linea d'aria.
Quando finalmente, aggirando il lago, furono arrivati press'a poco
all'altezza del punto di partenza sulla riva opposta, scendeva la
notte. Stanchi morti, decisero di far tappa in quel luogo. Ma, con le
poche provviste di cui disponevano, il bivacco non si profilava
affatto confortevole. Allora Li se ne occupcon il suo zelo abituale;
fatto questo, raggiunse il suo padrone.
- Piccolo padre - gli disse, con quella sua voce carezzevole e nello
stesso tempo incoraggiante, - vi vedo molto stanco! Le nostre
provviste sono quasi esaurite! Lasciatemi andare in cerca di qualche
villaggio, dove non mi sarrifiutato un po' d'aiuto
- Vuoi lasciarmi, Li? - esclamimpressionato Cipriano.
- E' necessario, piccolo padre! - rispose il Cinese. - Prenderuna
giraffa, e andrverso il nord!... La capitale di Tonai di cui ci ha
parlato Lop鋯, non puessere tanto lontana, e farin modo che vi
accolgano bene. Poi ritorneremo verso il Griqualand, dove non avete
pi nulla da temere da quei tre miserabili, che sono morti in questa
spedizione!
Il giovane ingegnere riflettsulla proposta del fedele Cinese. Egli
comprendeva, da una parte, che se poteva ritrovare il Cafro, era
soprattutto in questa regione dove l'aveva intravisto il giorno prima
e che era necessario non allontanarsene. D'altra parte, bisognava
rifornirsi di viveri, ormai insufficienti. Cipriano decise dunque,
sebbene con gran dispiacere, di separarsi da Li, e si restd'accordo
ch'egli avrebbe aspettato in quel luogo per quarantotto ore. Il
Cinese, a cavallo della veloce giraffa, in quarantotto ore avrebbe
fatto molta strada attraverso la regione, e sarebbe ritornato al posto
del bivacco.
Convenuto questo, Li non volle perdere un istante. Quanto al riposo,
egli se ne preoccupava ben poco! Avrebbe saputo non dormire! Salut dunque il suo padrone, baciandogli la mano, prese la giraffa, Vi salt in groppa e scomparve nella notte.
Per la prima volta dopo la partenza da Vandergaart Kopje, Cipriano si
trovava solo in pieno deserto. Si sentiva profondamente triste e,
quando si fu avvolto nella coperta, si abbandon ai pi lugubri
pronostici. Isolato, quasi all'estremo dei viveri e delle munizioni,
come se la sarebbe passata in quel paese sconosciuto, lontano
centinaia di leghe dai paesi civili? Raggiungere Matak鮅 era adesso
una eventualit ben misera! Non poteva forse trovarsi a mezzo
chilometro da lui, senza averne il minimo sospetto? Decisamente,
questa spedizione era disastrosa e si era svolta all'insegna di
avvenimenti tragici! Quasi ogni cento miglia percorse, era costata la
vita di uno dei suoi membri! Ora ne restava uno solo... lui!... Era
forse destinato a finire anch'egli miseramente come gli altri?
Tali erano le tristi riflessioni di Cipriano, il quale riusctuttavia
a prender sonno.
La frescura del mattino e il riposo che l'aveva ristorato diedero un
corso pifiducioso ai suoi pensieri, quando si svegli Aspettando il
ritorno del Cinese, egli decise di salire in cima alla collina, ai
piedi della quale s'era fermato. Avrebbe cosesplorato con lo sguardo
una parte pi ampia del paese e forse, servendosi del binocolo,
avrebbe scorto qualche traccia di Matak鮅. Ma, per fare questo, era
indispensabile separarsi dalla giraffa, perchnessun naturalista ha
mai classificato tale quadrupede nella famiglia degli scalatori.
Cipriano la sbarazz anzitutto dalla cavezza, cos ingegnosamente
fabbricata da Li; poi la legper una gamba a un albero circondato da
erba folta e fresca, lasciandole la corda sufficientemente lunga
perchpascolasse a suo agio. Infatti, addizionando la lunghezza del
suo collo a quella della corda, il raggio d'azione della graziosa
bestia risultava davvero molto largo.
Terminati questi preparativi, Cipriano si caricil fucile su una
spalla, la coperta sull'altra e, salutata con un'amichevole manata la
giraffa, comincil'ascensione della montagna.
Fu un'ascensione lunga e difficile. Passtutto il giorno a superare
pendii scoscesi, ad aggirare rocce e picchi invalicabili, a riprendere
da est o da sud un tentativo infruttuoso compiuto da nord o da ovest.
Al calar della notte, Cipriano era ancora a mezza costa, e dovette
rimandare all'indomani il resto dell'ascensione.
Ripartall'alba, dopo aver guardato bene ed essersi assicurato che Li
non era ancora ritornato all'accampamento, e arrivin cima alla
montagna verso le undici.
Qui l'attendeva una crudele delusione. Il cielo s'era coperto di nubi.
Fitte nebbie fluttuavano sui fianchi inferiori. Cipriano cercinvano
di penetrare quella coltre per scandagliare con lo sguardo le vallate
vicine. Tutto il paese scompariva sotto un ammasso di vapori informi,
che non lasciavano distinguere nulla al di sotto.
Cipriano s'ostin attese, sperando sempre che apparisse una schiarita
a ridargli i vasti orizzonti che sperava di scrutare: tutto inutile. A
misura che le ore trascorrevano, le nubi sembravano farsi pifitte, e
quando sopraggiunse la notte, il tempo si cambidecisamente in
pioggia.
L'ingegnere fu dunque sorpreso da quella prosaica congiuntura
meteorologica precisamente alla sommitdi una distesa spoglia, senza
un albero, senza una roccia che si prestasse come rifugio. Nient'altro
che il suolo nudo e arido, e tutt'intorno la notte incombente
accompagnata da una pioggerella fine che, a poco a poco, inzuppava
tutto, coperta, vesti, e penetrava fino alle ossa.
La situazione si faceva critica, e tuttavia bisognava accettarla.
Discendere in simili condizioni sarebbe stata follia. Cipriano decise
quindi di lasciarsi bagnare fino al midollo, pensando di riasciugarsi
l'indomani, con un buon sole.
Passato il primo istante di smarrimento, Cipriano, per consolarsi
della disavventura, pensche quella pioggia - dolce refrigerio che
ristorava l'arsura dei giorni precedenti - non aveva nulla di
sgradevole; ma la conseguenza pi fastidiosa fu di obbligarlo a
consumare la cena, se non completamente cruda, completamente fredda.
Accendere il fuoco o anche un semplice fiammifero con un tempo simile,
non c'era da provarci. Si accontentdunque di aprire una scatola di
carne di manzo e mangiarla coscom'era.
Un'ora o due pitardi, intorpidito dalla freschezza della pioggia
l'ingegnere riusca prender sonno, con una grossa pietra per cuscino
riparato dalla coperta grondante. Si risveglisul far del giorno in
preda a una febbre ardente.
Comprendendo che sarebbe stato perduto, se avesse continuato a restare
sotto quella doccia - era una pioggia persistente e torrenziale, -
Cipriano fece uno sforzo, si mise in piedi e, appoggiandosi al fucile
come a un bastone, comincia ridiscendere la montagna.
Come arrivin basso? Egli stesso sarebbe stato molto imbarazzato a
raccontarlo. Un po' ruzzolando sulla china bagnata, un po' lasciandosi
scivolare lungo la roccia umida, tramortito, trafelato, accecato,
scosso dalla febbre, riusctuttavia a continuare la strada, e arriv verso mezzogiorno all'accampamento dove aveva lasciato la giraffa.
L'animale era partito, senza dubbio annoiato dalla solitudine e forse
spinto dalla fame, perchl'erba era stata completamente brucata in
tutto il cerchio, di cui la corda formava il raggio. Cosla bestia
aveva finito per prendersela con la corda che la teneva e, dopo averla
rosicchiata aveva ripreso la libert
Cipriano avrebbe sentito pidoloroso questo nuovo colpo della fortuna
avversa, se fosse stato in condizioni normali; ma l'estrema
stanchezza, la prostrazione non gliene concedevano la forza.
Arrivando, non fece altro che gettarsi sullo zaino impermeabile, che
per fortuna ritrov cambiarsi con indumenti asciutti, poi cadere,
schiantato dalla fatica, a riparo d'un baobab che ombreggiava
l'accampamento.
Allora cominci per lui un periodo di stravagante dormiveglia, di
febbre, di delirio, dove tutte le nozioni si confondevano, e il tempo,
lo spazio, le distanze non avevano piconsistenza. Faceva pioggia o
sole, giorno o notte? Era lda dodici ore o da sessanta? Era ancora
vivo o era morto? Egli non sapeva. Sogni belli e incubi spaventosi si
succedevano senza tregua sul teatro della sua immaginazione. Parigi,
la Scuola Mineraria, il focolare paterno, la fattoria del Vandergaart
Kopje, Miss Watkins, Annibale Pantalacci, Hilton, Friedel e legioni
d'elefanti, Matak鮅 e voli d'uccelli, librati in un cielo sconfinato,
tutti i ricordi, tutte le sensazioni, tutte le antipatie, tutte le
tenerezze formavano un'accozzaglia nel suo cervello come in una
battaglia incoerente. A queste creazioni della febbre talvolta
s'aggiungevano impressioni esterne. Un momento particolarmente
orribile fu quando, in mezzo all'abbaiare di sciacalli, al miagolio di
gattopardi, al ringhiare di iene, il malato incosciente prosegu faticosamente il romanzo del suo delirio e gli parve di sentire un
colpo di fucile, seguito da silenzio profondo. Poi l'infernale
concerto riprese con maggior violenza e continufino a giorno.
Senza dubbio, durante questo delirio, Cipriano sarebbe passato, senza
averne coscienza, dalla febbre al riposo eterno, se l'avvenimento
dall'apparenza pibizzarra, pistravagante, non si fosse introdotto
nel corso naturale delle cose.
Al mattino aveva smesso di piovere, e il sole era giabbastanza alto
sull'orizzonte. Cipriano aveva aperto gli occhi. Guardava, ma senza
curiosit uno struzzo di alta statura che, avvicinatosi, si ferma
due o tre passi da lui.
俟arlo struzzo di Matak鮅? si domand seguendo sempre un'idea
fissa.
Fu il trampoliere in persona che s'incaricdi rispondergli e, per di
pi in buon francese.
- Non mi sbaglio, no!... Cipriano M廨... Mio povero camerata, che
diavolo fai da queste parti?
Uno struzzo che parla francese, uno struzzo che conosceva il suo
nome... c'era certamente di che sbalordire un'intelligenza ordinaria e
nervi saldi. Ebbene, Cipriano non fu per niente impressionato da
questo fenomeno inverosimile e lo trovdel tutto naturale. Aveva
visto ben altro in sogno, durante la notte precedente! Cigli parve
come una semplice conseguenza dello sconvolgimento mentale.
- Non educato, signor struzzo! - rispose. - Chi vi autorizza a darmi
del tu?
Parlava con quel tono secco, irregolare, particolare dei
febbricitanti, che non lascia nessun dubbio sul loro stato, e di ci lo struzzo parve molto commosso.
- Cipriano!... amico mio!... Tu sei malato e completamente solo in
questo deserto! - gridlo struzzo cadendo in ginocchio accanto a lui.
Era questo un fenomeno fisico tanto anormale in uno struzzo quanto il
dono della parola, perchla genuflessione un movimento che gli ordinariamente impedito dalla natura. Ma Cipriano, sempre
febbricitante, persisteva a non stupirsi. Trov anzi del tutto
naturale che lo struzzo prendesse, da sotto il sommolo dell'ala
sinistra, una borraccia di cuoio piena d'acqua fresca mista a cognac,
e gliela avvicinasse alle labbra.
La sola cosa che comincia sorprenderlo fu quando lo strano animale
si lev in piedi per lasciar cadere a terra una specie di involucro
coperto di marab che assomigliava al suo piumaggio naturale, poi un
lungo collo sormontato da una testa d'uccello. E allora, spoglio di
quegli ornamenti presi a prestito, lo struzzo gli apparve sotto le
sembianze d un giovanotto aitante, ben piantato, vigoroso, il quale
non era altri che Pharamond Barth鋊, gran cacciatore davanti a Dio e
davanti agli uomini.
- Ma s sono io! - gridPharamond. - Non hai dunque riconosciuto la
mia voce fin dalla prima parola?... Sei stupito del mio
travestimento?... E' uno stratagemma che ho imparato dai Cafri, per
poter avvicinarmi agli struzzi veri e attirarli pi facilmente alla
zagaglia!... Ma parliamo di te, mio povero amico!... Come ti trovi qui
malato e abbandonato?... Ti ho scorto per una vera fortuna,
gironzolando da queste parti, e non sapevo neppure che ti trovassi in
questo paese.
Cipriano, non essendo in grado di discutere, diede all'amico soltanto
indicazioni molto sommarie sul proprio conto. Del resto, Pharamond
Barth鋊, comprendendo che quanto ora premeva era di fornire al malato
quell'aiuto che gli era mancato fino allora, comincicol fare per lui
quanto di meglio gli era possibile.
Questo ardimentoso cacciatore aveva gi una lunga esperienza del
deserto, ed aveva appreso dai Cafri un metodo di trattamento della
massima efficacia per la febbre malarica, di cui era colpito il povero
camerata.
Dunque, Pharamond Barth鋊 scavprima di tutto una specie di fossa
nella terra e la riempdi legna, dopo aver praticato un'apertura di
tiraggio per consentire l'entrata dell'aria dall'esterno. Il legno,
una volta acceso e consumato, trasformla fossa in un vero forno.
Pharamond Barth鋊 vi coric Cipriano, dopo averlo avviluppato con
cura, in maniera da lasciargli scoperta solo la testa. Prima che
trascorressero dieci minuti, gi si manifestava un'abbondante
traspirazione, che l'improvvisato dottore ebbe cura di attivare con
l'aiuto di cinque o sei tazze d'un decotto, fatto con erbe a lui note.
Cipriano non tard ad addormentarsi in quella stufa, d'un sonno
benefico.
Al tramonto, quando riaprgli occhi, il malato ne provava un sollievo
cos manifesto che domand da mangiare. L'ingegnoso amico aveva
pensato a tutto: gli servimmediatamente un'eccellente cena che aveva
preparato con i prodotti piprelibati della caccia e alcune radici di
diverse specie. Un'ala di otarda arrosto, una tazza d'acqua con
aggiunto cognac completarono il pasto, che ridonun po' di forza a
Cipriano e dissipgli ultimi fumi che gli annebbiavano ancora il
cervello.
Circa un'ora dopo la cena del convalescente, Pharamond Barth鋊, avendo
a sua volta cenato, era seduto accanto al giovane ingegnere e gli
raccontava come s'era trovato l solo, in quella strana acconciatura.
- Tu lo sai - gli disse - che cosa sono capace di fare per
sperimentare un nuovo genere di caccia! In sei mesi ho abbattuto una
quantitd'elefanti, zebre, giraffe, leoni ed altri capi d'ogni pelo o
piuma, senza contare un'aquila cannibale che costituisce l'orgoglio
della mia collezione. Qualche giorno fa, m'venuta la voglia di
variare i miei piaceri cinegetici! Finora viaggiavo soltanto con la
scorta dei miei Basuti, una trentina di giovanotti volenterosi, che
pago in ragione d'un sacchetto di perle di vetro al mese, e che si
butterebbero nel fuoco per il loro signore e padrone. Ma sono stato
ultimamente ospite di Tonai il grande capo di questo paese, e in
vista d'ottenere da lui il diritto di caccia sulle sue terre - diritto
di cui geloso quanto un lord scozzese - ho consentito di prestargli
i miei Basuti, con quattro fucili, per una spedizione ch'egli meditava
contro un suo vicino. Questo armamento l'ha reso semplicemente
invincibile, e cos ha riportato sul suo nemico il trionfo pi strepitoso. Di qui un'amicizia profonda, suggellata dallo scambio del
sangue, cio ci siamo succhiati a vicenda una scalfittura fatta
sull'avambraccio! Perci fra Tonaie me, c'un patto per la vita e
per la morte! Certo ormai di non essere piinquietato in tutta
l'estensione dei suoi terreni, l'altro ieri sono partito per cacciare
il leone e lo struzzo. In fatto di leone, ho avuto il piacere di
abbatterne uno la notte scorsa, e sarei sorpreso se tu non avessi
sentito la gazzarra che ha preceduto il colpo finale. Figurati che
avevo piantato una tenda da campo presso la carcassa d'un bufalo
ucciso ieri, nella speranza assai fondata di veder arrivare nel cuore
della notte il leone dei miei sogni! Infatti, il felino non mancato
all'appuntamento, attirato dall'odore di carne fresca ma la sfortuna
ha voluto che sciacalli e iene avessero avuto la stessa sua idea! Di
qui, un concerto dei pistonati che dovresti aver sentito!
- Credo proprio d'averlo sentito! - rispose Cipriano. - Ho anche
pensato che fosse in mio onore!
- Niente affatto, caro amico! - rispose Pharamond Barth鋊. - Era in
onore d'una carcassa di bufalo, in fondo a questa vallata che vedi
aprirsi sulla destra. Arrivata la luce del giorno, non restavano pi che le ossa dell'enorme ruminante! Ti farvedere! E' un magnifico
lavoro d'anatomia!... Vedrai anche il mio leone, la pibella bestia
che abbia mai abbattuto da quando sono cacciatore in Africa! L'ho gi scuoiato, e la pelliccia sta seccando su un albero!
- Ma perch quello strano travestimento che portavi stamattina?-
domandCipriano.
- E' un costume da struzzo. Come ti ho detto, i Cafri usano spesso
tale stratagemma per avvicinarsi a questi animali, che sono molto
diffidenti e difficili da prendere se non fai cos... mi dirai che ho
un'eccellente carabina a canna lunga!... E' vero, ma che vuoi? M' venuta la fantasia di cacciare alla moda cafra, e questo mi ha
procurato il vantaggio d'incontrarti molto a proposito, non vero?
- Davvero, molto a proposito, Pharamond!... Credo che, senza di te,
non sarei certamente sopravvissuto! - rispose Cipriano, stringendo
cordialmente la mano all'amico.
Adesso era fuori dalla stufa e coricato su un letto morbido di foglie,
che il compagno gli aveva preparato ai piedi del baobab.
Il bravo giovanotto non si accontentdi questo. Volle andare nella
vallata vicina a prendere la sua tenda da campo, che portava sempre
nelle spedizioni, e un quarto d'ora dopo l'aveva piantata sopra il
caro malato.
- E ora - disse - sentiamo la tua storia, amico Cipriano, sempre che
non ti affatichi troppo a raccontarla!
Cipriano si sentiva abbastanza in forze per soddisfare la curiosit del tutto naturale di Pharamond Barth鋊. Molto succintamente, del
resto, gli raccontciche era accaduto nel Griqualand, perchaveva
lasciato il paese inseguendo Matak鮅 e il suo diamante, quali erano
stati gli episodi principali della spedizione, la morte di Annibale
Pantalacci, di Friedel e di James Hilton, la scomparsa di Bard骿, e
infine come egli aspettava Li, che doveva raggiungerlo
all'accampamento.
Pharamond Barth鋊 ascoltava con molta attenzione. Interrogato
particolarmente se avesse incontrato un giovane Cafro, di cui Cipriano
dava i connotati corrispondenti a quelli di Bard骿, egli rispose di
no.
- Ma - aggiunse - ho trovato un certo cavallo abbandonato, che
potrebbe benissimo essere il tuo!
E tutto d'un fiato, raccont a Cipriano in quali circostanze il
cavallo era caduto nelle sue mani.
- Precisamente due giorni fa - disse - cacciavo con tre dei miei
Basuti nelle montagne del sud, quando vidi improvvisamente sbucare da
una strada infossata un magnifico cavallo grigio, senza finimenti,
eccetto una cavezza e una corda che si trascinava appresso. L'animale
sembrava chiaramente indeciso su ci che doveva fare; ma l'ho
chiamato, gli ho mostrato una manata di zucchero, e mi si avvicinato! Ed eccolo, il suddetto cavallo prigioniero: una splendida
bestia, piena di coraggio e di fuoco, 哀alatacome un prosciutto...
- E' il mio! E' Templ跫 - esclamCipriano.
- Ebbene, amico mio, Tampl跫 tuo - rispose Pharamond Barth鋊 e sar un vero piacere per me di riportartelo! Andiamo, buona notte, adesso
dormi! Domani all'alba, lasceremo questo luogo di delizie!
Poi, facendo seguire l'esempio alle parole, Pharamond Barth鋊 si
arrotolnella coperta e s'addormentaccanto a Cipriano.
L'indomani, il Cinese rientrava puntuale all'accampamento con alcune
provviste. Cos prima che Cipriano si fosse svegliato, Pharamond
Barth鋊, dopo averlo messo al corrente di tutto, l'incaric di
vegliare sul suo padrone mentre egli andava a prendere il cavallo, la
cui perdita era stata cossensibile per l'ingegnere.











19. LA GROTTA MERAVIGLIOSA.

Era proprio Tampl跫 il cavallo che Cipriano vide quella mattina
svegliandosi. L'incontro fu quanto di piaffettuoso. Si sarebbe detto
che il cavallo provasse altrettanto piacere quanto ne provava il
cavaliere ad incontrare il fedele compagno di viaggio.
Cipriano, dopo la colazione, si sentabbastanza in forze per mettersi
in sella e partire immediatamente. Perci Pharamond Barth鋊 caric tutti i bagagli in groppa a Tampl跫, prese l'animale per la briglia, e
si misero in viaggio per la capitale di Tonai
Cammin facendo, Cipriano raccont con maggiori particolari al suo
amico i principali incidenti della spedizione dopo la partenza dal
Griqualand. Quando fu arrivato all'ultima scomparsa di Matak鮅, di cui
descrisse i connotati, Pharamond Barth鋊 si mise a ridere.
- Ah, proprio cos - disse - c'ancora una novit e credo proprio
di poterti fornire notizie del ladro, se non del diamante!
- Che vuoi dire? - domandCipriano sorpreso.
- Questo - replic Pharamond Barth鋊 - che i miei Basuti hanno
condotto prigioniero, appena ventiquattro ore fa, un giovane Cafro
errante nel paese, e che l'hanno consegnato legato mani e piedi al mio
amico Tonai Credo proprio che si sarebbe trovato a mal partito,
perchTonaiha una paura matta delle spie, e il Cafro, appartenendo
evidentemente a una tribnemica della sua, sarebbe stato accusato di
spionaggio! Ma finora lo hanno lasciato in vita! Per sua fortuna,
hanno scoperto che quel povero diavolo sapeva qualche gioco di
bussolotti e sapeva competere al rango di stregone...
- Eh! non ho pidubbi che sia Matak鮅! - esclamCipriano.
- Ebbene, pu vantarsi d'averla scampata bella - rispose il
cacciatore. - Tonaiha inventato per i suoi nemici tutta una variet di supplizi che non hanno nulla di desiderabile! Ma, come ti ripeto,
puoi star tranquillo per il tuo servo! E' protetto dalla sua qualit di stregone, e questa sera stessa lo ritroveremo in buona salute! E'
inutile aggiungere che questa notizia aveva particolarmente rallegrato
Cipriano. Questi ormai aveva sicuramente raggiunto il suo scopo, e non
dubitava che Matak鮅, se portava ancora con sil diamante di John
Watkins, glielo avrebbe restituito.
I due amici continuarono a discorrere del pie del meno durante tutta
la giornata, attraversando la pianura che Cipriano aveva percorso a
dorso della giraffa pochi giorni prima.
La sera stessa arrivarono in vista della capitale di Tonai per met disposta ad anfiteatro su una ondulazione che chiudeva l'orizzonte a
nord. Era una vera cittdi dieci o quindicimila abitanti, con strade
dritte, case ampie e quasi eleganti, e aveva una parvenza di
prosperit e benessere. Il palazzo del re, circondato da alte
palizzate e difeso da guerrieri negri armati di lancia, occupava da
solo un quarto della superficie della citt
Bastava che Pharamond Barth鋊 si facesse vedere, e tutte le barriere
s'abbassavano davanti a lui; fu immediatamente introdotto con
Cipriano, attraverso una serie di vasti cortili, fino alla sala di
cerimonia dove stava 勁'invincibile conquistatorecircondato da una
numerosa assemblea, alla quale non mancavano gli ufficiali e le
guardie.
Tonaiaveva una quarantina d'anni. Era alto e forte. Portava in testa
una specie di diadema di denti di cinghiale disposti con cura; il suo
vestiario si componeva quasi esclusivamente d'una tunica rossa senza
maniche, e d'un grembiule dello stesso colore, abbondantemente ornato
di perle di vetro. Portava alle braccia e alle gambe numerosi
bracciali di cuoio. La sua fisionomia era intelligente e fine ma
scaltra e dura.
Fece grandi accoglienze a Pharamond Barth鋊, che non vedeva da alcuni
giorni e, per deferenza, a Cipriano, amico del suo fedele alleato.
- Gli amici dei nostri amici sono nostri amici - disse come avrebbe
fatto un semplice borghese del Marais.
E, apprendendo che il nuovo ospite era sofferente, Tonaisi affrett a fargli assegnare una delle migliori camere del palazzo e fargli
servire una cena eccellente.
Per consiglio di Pharamond Barth鋊, non parlarono subito di Matak鮅,
ma riservarono l'argomento per l'indomani. Infatti il giorno dopo,
Cipriano, decisamente ristabilito, era in
grado di ricomparire davanti al re. Tutta la corte era riunita nella
sala grande del palazzo. Tonaie i due ospiti occupavano il centro
del circolo. Subito Pharamond Barth鋊 incominci i negoziati nella
lingua del paese, che egli parlava abbastanza correttamente.
- I miei Basuti ti hanno condotto certamente un giovane Cafro che
avevano fatto prigioniero - disse egli al re. - Ora avviene che questo
giovane Cafro il servo del mio compagno, il grande scienziato
Cipriano M廨 il quale domanda alla tua generosit di
restituirglielo. Perciio, suo amico e tuo, oso appoggiare la sua
giusta richiesta.
Fin dalle prime parole, Tonaiaveva creduto bene di dover assumere un
atteggiamento diplomatico.
- Il grande scienziato bianco il benvenuto! - rispose. - Ma cosa
offre per il riscatto del mio prigioniero?
- Un eccellente fucile, dieci volte dieci cartucce e un sacchetto di
perle di vetro - rispose Pharamond Barth鋊.
Un mormorio di soddisfazione corse nell'uditorio, vivamente
impressionato dalla splendida offerta. Soltanto Tonai sempre molto
diplomatico, finse di non esserne stupito.
- Tonaiun grande principe - rispose egli, ergendosi sullo sgabello
reale, - e gli d鋱 lo proteggono! Un mese fa, gli hanno inviato
Pharamond Barth鋊 con valorosi guerrieri e fucili per aiutarlo a
vincere i suoi avversari! Perci se Pharamond Barth鋊 lo desidera, il
servo sarreso sano e salvo al suo padrone!
- E dov'in questo momento? - domandil cacciatore.
- Nella grotta sacra, dov' sorvegliato giorno e notte - rispose
Tonaicon quell'enfasi di circostanza che conveniva al pi potente
sovrano della regione.
Pharamond Barth鋊 si affretta riassumere queste risposte a Cipriano,
e domand al re il favore d'andare col suo compagno a vedere il
prigioniero nella suddetta grotta.
A queste parole, si levun mormorio di ostilitin tutta l'assemblea.
La pretesa degli Europei sembrava esorbitante. Mai, per nessun motivo,
uno straniero era stato ammesso nella grotta misteriosa. Una
tradizione sempre rispettata affermava che, il giorno in cui i Bianchi
ne avessero conosciuto il segreto, l'impero di Tonaisarebbe caduto
in polvere. Ma il re non tollerava che la corte pretendesse di
giudicare le sue decisioni. Cosquel mormorio lo indusse, per un
capriccio da tiranno, ad accordare quanto avrebbe molto probabilmente
rifiutato, senza quella esplosione del sentimento generale
- Tonai ha fatto lo scambio del sangue con il suo alleato Pharamond
Barth鋊 - rispose egli in tono perentorio, - e non c' nulla da
nascondergli! Tu e il tuo amico sapete osservare un giuramento?
Pharamond Barth鋊 fece un segno affermativo.
- Ebbene - riprese il re negro - giurate di non prendere nulla di
quanto vedrete in quella grotta!... Giurate di comportarvi in ogni
occasione, quando ne sarete usciti, come se non ne aveste mai
conosciuto l'esistenza!... Giurate di non cercare mai di penetrarvi di
nuovo, di non tentare di riconoscerne l'entrata!... Giurate infine di
non dire mai a nessuno ciche avrete visto!
Pharamond Barth鋊 e Cipriano, con la mano tesa, ripeterono parola per
parola la formula del giuramento che era loro imposto.
Tonaiimpartqualche ordine a bassa voce, e subito tutta la corte si
lev e i guerrieri si disposero su due file. Alcuni servi portarono
due lembi di tela fine, che servirono a bendare gli occhi dei due
stranieri; poi il re in persona prese posto con loro in fondo a una
grande portantina di paglia, che un paio di dozzine di Cafri si
caricarono sulle spalle, e il corteo si mise in marcia.
Il viaggio fu assai lungo, almeno due ore di strada. Giudicando dalla
natura delle scosse subite dalla portantina, Pharamond Barth鋊 e
Cipriano credettero d'indovinare che venivano trasportati in una zona
montuosa.
- Poi la frescura e l'eco sonora dei passi della scorta, ripetuta da
pareti molto vicine l'una all'altra, indicarono che erano penetrati in
un sotterraneo. Infine, volute di fumo resinoso, il cui profumo li
avvolse, fecero comprendere ai due amici ch'erano state accese le
torce per far luce al corteo.
La marcia durun altro quarto d'ora; poi la portantina fu deposta a
terra. Tonaine fece scendere gli ospiti e ordinche fossero loro
tolte le bende.
Abbagliati come chi ritorna improvvisamente alla luce dopo una
sospensione prolungata delle funzioni visive, Pharamond Barth鋊 e
Cipriano si credettero dapprima in preda a un'allucinazione estatica
tanto lo spettacolo che s'offrai loro occhi era al tempo stesso
splendido e inaspettato.
Si trovavano tutti e due al centro d'una grotta immensa. Il suolo era
coperto da una sabbia fine, tutta pagliuzze d'oro. La volta, dove lo
sguardo si perdeva nelle profonditinsondabili, era alta come quella
d'una cattedrale gotica. Le pareti di questa costruzione naturale
sotterranea erano ornate di stalattiti d'una variet e toni di
ricchezza incalcolabile, sulle quali il riflesso delle torce mandava
bagliori d'arcobaleno, frammisti a incendi da fornace, a raggiere da
aurore boreali. Le innumerevoli cristallizzazioni erano caratterizzate
dalle colorazioni pi cangianti, dalle forme pi bizzarre, dalle
grandezze pi impensate. Non erano, come nella maggior parte delle
grotte, semplici sovrastrutture di quarzo in gocce, che si riproducono
con una uniformitassolutamente monotona. Qui la natura, dando libero
sfogo alla sua fantasia, sembrava essersi compiaciuta a fondere tutte
le combinazioni di tinte e di effetti, ai quali la vetrificazione
delle sue ricchezze minerali si presta tanto splendidamente.
Rocce d'ametista, pareti di sardonio, banchi di rubino, guglie di
smeraldo, colonnati di zaffiro profondi e slanciati come foreste
d'abeti, "icebergs" di acquamarina, candelabri di turchese, laghetti
di opale, affioramenti di gesso rosa e di lapislazzuli con venature
d'oro: tutto quanto il regno cristallino offre di piprezioso, di pi raro, di pilimpido, di piabbagliante, era servito da materiale a
questa sorprendente architettura. Inoltre tutte le forme, anche quelle
del regno vegetale, sembravano aver prestato il loro contributo in
quest'opera che supera ogni concezione umana. Tappeti di muschio
minerale, vellutati al pari della pifine erbetta, arborescenze
cristalline, cariche di fiori e frutti pietrificati, ricordavano qua e
lquei giardini fiabeschi riprodotti con tanta naturalezza dalle
miniature giapponesi. Pilontano, un lago artificiale, formato da un
diamante di venti metri di lunghezza, incastonato nella sabbia,
sembrava una pista preparata per le evoluzioni dei pattinatori.
Palazzi aerei di calcedonio, chioschi e guglie di berillo o di topazio
si alternavano di piano in piano, fino al punto in cui l'occhio,
stanco per tanto splendore, si smarrisce. Infine, la scomposizione dei
raggi luminosi attraverso milioni di prismi, i fuochi d'artificio di
scintille che sfavillavano da ogni parte e si riversavano a fasci,
costituivano la pi stupenda sinfonia di luce e colore che occhio
umano avesse mai contemplato.
Adesso Cipriano M廨non aveva pidubbi. Egli era stato trasportato
in uno di quei depositi misteriosi di cui aveva da molto tempo
sospettato l'esistenza, in fondo ai quali la natura avara ha raccolto
e cristallizzato in massa quelle gemme preziose che cede all'uomo
soltanto come avanzi isolati e frammenti nei giacimenti pi favoriti.
Tentare di mettere in dubbio la realtdi ciche aveva sotto gli
occhi, gli era bastato un istante: passando accanto a un enorme banco
di cristallo, vi sfreg sopra l'anello che portava al dito e si
assicurche resisteva alla scalfittura. L'immensa cripta racchiudeva
davvero diamanti, rubini, zaffiri in quantitstraordinaria, il cui
valore, al prezzo che gli uomini attribuiscono a queste sostanze
minerali, superava ogni calcolo!
Soltanto cifre astronomiche ne avrebbero fornito una approssimazione,
del resto difficilmente vicina alla realt Linfatti, nascosto sotto
terra, c'era un valore ignorato e improduttivo di trilioni e
quadrilioni!
Tonai era cosciente della fantastica ricchezza che aveva a sua
disposizione? E' poco probabile, perchlo stesso Pharamond Barth廥,
poco esperto in questa materia, non sembrava sospettare minimamente
che quei meravigliosi cristalli fossero pietre preziose. Senza dubbio,
il re negro si credeva semplicemente il padrone e custode d una grotta
particolarmente originale, di cui un oracolo o qualche altra
superstizione tradizionale gli vietavano di svelare il segreto.
L'ipotesi di Cipriano fu subito confermata dal fatto che una gran
quantitdi ossa umane erano ammucchiate qua e lnegli angoli della
caverna. Era dunque il luogo di sepoltura della trib oppure -
supposizione piraccapricciante e tuttavia verosimile - era servita e
serviva tuttora a celebrare orrendi misteri nei quali si versava
sangue umano, forse con intenti di cannibalismo?
Pharamond Barth鋊 propendeva per quest'ultima opinione, e lo disse
sottovoce al suo amico.
- Tonaimi ha tuttavia confermato che, dopo il suo avvento al trono,
tale cerimonia non ebbe piluogo! - aggiunse. - Ma lo confesso, lo
spettacolo di queste ossa scuote in modo singolare la mia fiducia.
Ne indicun enorme mucchio, che sembrava formato di recente, e su
quelle ossa si notavano segni evidenti di cottura.
Questa impressione sarebbe stata purtroppo pienamente confermata
qualche istante dopo.
Il re e i due ospiti erano arrivati in fondo alla grotta, davanti
all'ingresso di un incavo paragonabile a una di quelle cappelle
laterali che si aprono sulle navate delle basiliche. Dietro una grata
di legno e ferro che ne chiudeva l'entrata, c'era un prigioniero
rinchiuso in una gabbia di legno, ampia appena tanto da permettergli
di starvi accovacciato, destinato era fin troppo evidente - ad essere
ingrassato per un prossimo banchetto.
Era Matak鮅.
- Voi!... Voi!... piccolo padre! - gridlo sventurato Cafro, appena
scorse e riconobbe Cipriano. - Ah! portatemi via!... Liberatemi!...
Preferisco ritornare nel Griqualand, dovessi esser rovinato, piuttosto
che restare in questa gabbia da polli, aspettando l'orribile supplizio
che il crudele Tonaimi riserva prima di divorarmi!
Queste parole furono dette con voce cossupplichevole che Cipriano fu
profondamente commosso sentendo il povero diavolo.
- Sta bene, Matak鮅! - gli rispose. - Posso ottenere la tua libert
ma tu non uscirai da questa gabbia se non quando avrai restituito il
diamante...
- Il diamante, piccolo padre! - gridMatak鮅. - Il diamante!... Io
non ce l'ho!... Non l'ho mai avuto!... Ve lo giuro... Ve lo giuro...
Ve lo giuro!
Lo diceva con un tale accento di veritche Cipriano comprese subito
che non c'erano dubbi sulla sua onest Come del resto sappiamo,
l'ingegnere era sempre stato poco propenso a credere che Matak鮅 fosse
l'autore d'un simile furto.
- Ma allora - gli domand- se non sei tu che hai rubato il diamante,
perchsei fuggito?
- Perch piccolo padre? - rispose Matak鮅. - Ma perch quando i miei
compagni subirono la prova della bacchetta, fu detto che il ladro non
potevo essere che io, che avevo agito con astuzia per sviare i
sospetti! Ora, nel Griqualand, quando si tratta d'un Cafro, voi lo
sapete bene, egli viene condannato e giustiziato prima che
interrogato!... Allora ho avuto paura, e sono fuggito come un
colpevole attraverso il Transvaal!
- Ciche dice questo povero diavolo mi sembra vero - fece osservare
Pharamond Barth鋊.
- Non ne dubito - rispose Cipriano, - e forse non ha torto d'essersi
sottratto alla giustizia del Griqualand! Poi si rivolse a Matak鮅.
- Ebbene, no - gli disse - non dubito che tu sia innocente del furto
di cui sei accusato! Ma al Vandergaart Kopje forse non ci crederanno,
quando affermeremo la tua innocenza! Vuoi dunque correre il rischio di
ritornarvi?
- S... Rischiertutto... pur di non restare pi qui! - grid Matak鮅, che sembrava in preda al pivivo terrore.
- Negozieremo quest'affare - rispose Cipriano, - ed ecco il mio amico
Pharamond Barth鋊 che se ne occupa.
E infatti il cacciatore, che non perdeva tempo, stava gicontrattando
animatamente con Tonai
- Parla chiaro!... Cosa vuoi in cambio del prigioniero? domandal re
negro.
Questi riflettun istante e infine disse:
- Voglio quattro fucili, dieci volte dieci cartucce per ogni arma e
quattro sacchetti di perle di vetro. Non troppo, vero?
- E' venti volte troppo, ma Pharamond Barth鋊 amico tuo e far di
tutto per favorirti!
Tacque a sua volta, un istante, poi riprese:
- Ascoltami, Tonai Tu avrai i quattro fucili, le quattrocento
cartucce e i quattro sacchetti di perle. Ma, a tua volta, ci fornirai
un attacco di buoi per riportare costoro attraverso il Transvaal, con
i viveri necessari e una scorta d'onore.
- Affare fatto! - rispose Tonaicon tono di completa soddisfazione.
Poi aggiunse in tono confidenziale, accostandosi all'orecchio di
Pharamond Barth鋊:
- I buoi sono trovati!.. Sono i loro; i miei uomini li hanno
incontrati mentre ritornavano alla stalla e li hanno condotti al mio
"kraal"!... Era bottino di guerra, non vero?
Il prigioniero fu subito liberato; e dopo un'ultima occhiata agli
splendori della grotta, Cipriano, Pharamond Barth鋊, Matak鮅,
essendosi lasciati docilmente bendare gli occhi, ritornarono al
palazzo di Tonai dove fu offerto un gran banchetto per celebrare la
conclusione del trattato.
Infine, fu convenuto che Matak鮅 non sarebbe ritornato subito al
Vandergaart Kopje, ma sarebbe restato nei dintorni e sarebbe rientrato
al servizio del giovane ingegnere soltanto quando questi fosse stato
sicuro di farlo senza pericolo. Come vedremo, non era questa una
precauzione inutile.
L'indomani, Pharamond Barth鋊, Cipriano, Li e Matak鮅 ripartirono con
una buona scorta per il Griqualand. Ma ormai non c'era pida farsi
illusioni! "La Stella del Sud" era irrimediabilmente perduta, e Mister
Watkins non l'avrebbe mandata a brillare alla Torre di Londra, tra i
pibei gioielli d'Inghilterra!








20. IL RITORNO.

John Watkins non era mai stato di coscattivo umore come dopo la
partenza dei quattro pretendenti, lanciati all'inseguimento di
Matak鮅. Ogni giorno, ogni settimana che passava, sembravano
aggiungere un ostacolo in pi diminuendo le probabilit che egli
aveva di recuperare il prezioso diamante. E poi gli mancavano i soliti
commensali, James Hilton, Friedel, Annibale Pantalacci anche Cipriano,
ch'egli era abituato a vedere assidui frequentatori della sua casa. Si
rivolgeva dunque alla caraffa di gin e, bisogna dirlo, i supplementi
alcoolici ch'egli si somministrava non contribuivano precisamente a
raddolcire il suo carattere.
Inoltre, alla fattoria, c'era veramente di che essere inquieti sulla
sorte dei sopravvissuti della spedizione. Infatti Bard骿, che era
stato rapito da un gruppo di Cafri - come avevano supposto i compagni
- era riuscito a fuggire qualche giorno dopo. Ritornato in Griqualand,
aveva raccontato a Mister Watkins la morte di James Hilton e di
Friedel. Era un cattivo presagio per i sopravvissuti della spedizione,
Cipriano M廨 Annibale Pantalacci e il Cinese.
Cos Alice era molto triste. Non cantava pi il piano restava
invariabilmente muto. Forse neppure gli struzzi riuscivano a
distrarla. Lo stesso Dadnon aveva piil dono di farla sorridere con
la sua voracit e ingoiava, senza che nessuno cercasse
d'impedirglielo, gli oggetti pidisparati.
Miss Watkins era adesso angustiata da due timori, che ingigantivano a
poco a poco nella sua immaginazione: il primo, che Cipriano non
facesse piritorno da quella malaugurata spedizione, il secondo, che
Annibale Pantalacci, il piaborrito dei tre pretendenti riportasse la
"Stella del Sud", reclamando il premio del suo successo. L'idea che le
fosse imposto di diventare la moglie di quel Napoletano, perverso e
impostore, le cagionava un disgusto invincibile, soprattutto dopo che
ella aveva potuto vedere da vicino ed apprezzare un uomo veramente
superiore, quale Cipriano M廨 Vi pensava di giorno, ne sognava di
notte, e intanto le sue fresche gote impallidivano, i suoi occhi
celesti si velavano d'una nube sempre piscura.
Erano ormai tre mesi che ella aspettava cos nel silenzio e nel
dispiacere. Quella sera, se ne stava seduta sotto il cerchio luminoso
della lampada, accanto a suo padre, il quale era assorto in un pesante
sopore vicino alla caraffa di gin. A testa china sul lavoro di ricamo,
che aveva cominciato per supplire alla musica trascurata, ella aveva
pensieri tristi.
Un colpo lieve, battuto alla porta, interruppe d'improvviso il suo
fantasticare.
- Avanti - disse, piuttosto sorpresa, e domandandosi chi fosse a
quell'ora.
- Sono io, Miss Watkins! - rispose una voce che la fece trasalire: la
voce di Cipriano.
Era lui che ritornava, pallido, dimagrito, abbronzato, con una barba
lunga come non l'aveva mai visto, le vesti logore per le lunghe marce,
ma sempre vivace, sempre cortese, sempre con il sorriso negli occhi e
sulle labbra.
Alice s'era alzata mandando un grido di sorpresa e di gioia. Con una
mano tentava di contenere i battiti del suo cuore; poi tese l'altra al
giovane ingegnere, che la strinse nelle sue. Proprio allora Mister
Watkins, uscendo dal suo torpore, aprgli occhi e domandche c'era
di nuovo.
Ci vollero due o tre buoni minuti perchil fattore si rendesse conto
della realt Ma, appena riacquistun barlume d'intelligenza, gli
sfuggun grido: il grido del cuore.
- E il diamante?
Il diamante, ahim non era ritornato.
Cipriano raccontallora in breve le varie peripezie della spedizione:
la morte di Friedel, quella di Annibale Pantalacci e di James Hilton,
l'inseguimento di Matak鮅 e la sua prigionia presso Tonai espose
inoltre i motivi sui quali si fondava la completa innocenza del
giovane Cafro. Non dimenticdi rendere omaggio alla dedizione di
Bard骿 e di Li, all'amicizia di Pharamond Barth鋊; di ricordare quanto
doveva al valoroso cacciatore e come, grazie a lui, aveva potuto far
ritorno con i due servi da un viaggio ch'era stato mortale per gli
altri compagni. Ancora scosso dall'emozione che questo tragico
racconto ispirava a lui stesso, stese volentieri un velo sui torti e
le macchinazioni criminali dei suoi rivali, non volendo ormai vedere
in essi se non le vittime d'una impresa tentata in comune. Di tutto
quanto era capitato, non nascose nulla eccetto quanto aveva giurato di
tenere segreto, ciol'esistenza della grotta meravigliosa e delle sue
ricchezze minerali, in confronto alle quali tutti i diamanti del
Griqualand non erano che ghiaia senza valore.
- Tonai ha mantenuto scrupolosamente i suoi impegni - disse
terminando. - Due giorni dopo il mio arrivo nella sua capitale tutto
era pronto per il nostro ritorno, le provviste di viveri, gli animali
da tiro e la scorta. Comandati dal re in persona, circa trecento
Negri, carichi di farina e di carni affumicate, ci hanno accompagnati
fino all'accampamento dove avevamo abbandonato il carro, che abbiamo
ritrovato in buono stato, sotto l'ammasso di ramaglia dove l'avevamo
nascosto. Ci siamo allora congedati dall'ospite, dopo avergli dato
cinque fucili invece dei quattro ch'egli s'aspettava, la qual cosa lo
rende il pipotente sovrano di tutta la regione compresa tra i fiumi
Limpopo e Zambesi!
- E il viaggio di ritorno a partire dall'accampamento?... - domand Miss Watkins.
- Il viaggio di ritorno stato lento, sebbene facile e senza
incidenti - rispose Cipriano. - La scorta ci ha lasciati soltanto alla
frontiera del Transvaal, dove Pharamond Barth鋊 e i suoi Basuti si
sono separati da noi per andare a Durban. Infine, dopo quaranta giorni
di marcia attraverso il Veld, eccoci qui, npinmeno avvantaggiati
che alla partenza!
- Ma perchMatak鮅 fuggito? - domandMister Watkins, che aveva
ascoltato il racconto con vivo interesse, senza manifestare tuttavia
un'eccessiva emozione riguardo ai tre uomini che non sarebbero pi tornati.
- Matak鮅 fuggiva perchera malato di paura! - replicl'ingegnere.
- Ma non c'dunque giustizia nel Griqualand? - rispose il fattore
scuotendo le spalle.
- Oh! giustizia troppo spesso sommaria, signor Watkins, e io non posso
davvero biasimare quel povero diavolo, accusato a torto, se ha voluto
sottrarsi alla prima reazione causata dall'inspiegabile scomparsa del
diamante!
- Neppure io! - aggiunse Alice.
- In ogni caso, vi ripeto, egli non era colpevole, e ritengo che ora
lo lasceranno in pace!
- Hum! - fece John Watkins, che non sembrava convinto della validit di questa affermazione. - Non credete piuttosto che quel furbacchione
di Matak鮅 si sia finto terrorizzato per sfuggire agli uomini della
polizia?
- No!... innocente!... La mia convinzione a questo riguardo assoluta - disse Cipriano un po' stizzito, - e credo d'averla
acquistata a un prezzo abbastanza caro!
- Oh! tenetevi pure la vostra opinione! - gridJohn Watkins. Io tengo
la mia!
Alice vide che la conversazione minacciava di degenerare in una
disputa, e s'affretta trovare un diversivo.
- A proposito, signor Cipriano M廨- disse - sapete che, durante la
vostra assenza, il vostro "claim" diventato eccellente e che il
vostro socio Thomas Steel sta per diventare uno dei piricchi tra i
ricchi minatori del "kopje"?
- Non lo sapevo davvero! - rispose francamente Cipriano. - La mia
prima visita stata per voi, Miss Watkins, e non so nulla di ciche
capitato durante la mia assenza!
- Forse non avete ancora cenato? - esclamAlice con l'intuito d'una
perfetta piccola massaia qual era.
- Lo confesso! - rispose Cipriano arrossendo, quantunque non ve ne
fosse motivo.
- Oh! ma non andrete via senza mangiare, signor M廨...
Convalescente... dopo un viaggio cosmassacrante!... E pensare che
sono le undici!
E senza ascoltare scuse, corse alla dispensa, ritorncon un vassoio
coperto da un tovagliolo bianco, con piatti di carni fredde e una
bella torta di pesche, che aveva fatto lei stessa.
Dispose subito le posate davanti a Cipriano tutto confuso. E siccome
egli sembrava esitare ad affondare il coltello in un superbo
"biltong", specie di stufato di struzzo, ella disse guardandolo col
piincoraggiante sorriso:
- Devo tagliare io?
Il fattore, stuzzicato nell'appetito da quel dispiegamento
gastronomico, reclam subito anch'egli un piatto e una porzione di
"biltong". Alice ebbe cura di non farlo aspettare e, unicamente per
tenere compagnia a due signori, come diceva, si mise anch'ella a
sgranocchiare delle mandorle.
Questa cena improvvisata fu squisita. Il giovane ingegnere non s'era
mai sentito un appetito cosgagliardo. Ritorntre volte alla torta
di pesche, bevve due bicchieri di vino di Costanza, e a coronamento di
tutto acconsentdi assaggiare il gin di Mister Watkins, il quale del
resto non tardad addormentarsi profondamente.
- E che cosa avete fatto in questi tre mesi? - domandCipriano ad
Alice. - Temo che abbiate trascurato del tutto la chimica!
- No, signore, vi sbagliate! - rispose Miss Watkins in tono di leggero
rimprovero. - Al contrario, ho studiato molto e mi sono anche permessa
d'andare nel vostro laboratorio a fare qualche esperimento. Oh, non ho
rotto niente, state tranquillo, e ho rimesso tutto in ordine! Mi piace
davvero molto la chimica e, per essere sincera, non comprendo come voi
possiate rinunciare a una scienza cosbella per fare il minatore o
l'esploratore del Veld!
- Siete crudele, Miss Watkins, lo sapete bene perchho rinunciato
alla chimica!
- Non so proprio niente - rispose Alice arrossendo, - e trovo che molto male! Al vostro posto, ritenterei di produrre diamanti! E' molto
pinobile che andarli a cercar sotto terra!
- E' un ordine, questo, che mi date? - domandCipriano con voce che
gli tremava.
- Oh! no - rispose Miss Watkins sorridendo, - al massimo una
preghiera!... Ah! signor M廨- riprese ella come per correggere il
tono leggero delle sue parole, - se sapeste come sono stata
preoccupata di sapervi esposto a tutte le fatiche, a tutti i pericoli
che avete passato! Non ne conoscevo i particolari, ma credo proprio
che ne indovinassi tutto l'insieme! Un uomo come voi, mi dicevo, cos colto, cosben preparato a compiere belle imprese, a fare grandi
scoperte, che si esponga a perire miseramente nel deserto, per un
morso di serpente, o sotto gli artigli d'un leone, senza nessun
profitto per la scienza e per l'umanit... Ma un delitto averlo
lasciato partire!... perch non forse quasi un miracolo, infine,
che siate ritornato tra noi? E se non ci fosse stato il vostro amico
Pharamond Barth鋊, che il Cielo lo benedica...
Non termin ma due grosse lacrime, che le spuntarono sugli occhi,
completarono il suo pensiero.
Anche Cipriano era profondamente commosso.
- Ecco due lacrime che per me sono pipreziose di tutti i diamanti
del mondo! - disse semplicemente.
Seguun silenzio, che la fanciulla interruppe con il suo tatto
abituale, riavviando la conversazione sugli esperimenti di chimica.
Era mezzanotte passata, quando Cipriano si decise a tornare casa, dove
l'attendeva un pacchetto di lettere dalla Francia, accuratamente
ordinate da Miss Watkins sul tavolo da lavoro.
Ritornando dopo una lunga assenza, egli trepidava nell'aprire queste
lettere. Se gli avessero recato notizie di disgrazie?... Suo padre,
sua madre, sua sorellina Giovanna?... Tante cose potevano essere
capitate in tre mesi!...
Dopo aver constatato con una rapida lettura che quelle lettere gli
recavano soltanto motivi di soddisfazione e di gioia, il giovane
ingegnere tir un profondo sospiro di sollievo. Tutti i suoi cari
stavano bene. Dal ministero gli indirizzavano gli elogi pi lusinghieri a riguardo della sua bella teoria sulle formazioni
adamantine. Era perci autorizzato a prolungare di sei mesi il
soggiorno nel Griqualand, se giudicava utile e vantaggioso per la
scienza. Tutto procedeva dunque per il meglio, e Cipriano
s'addorment quella sera, tranquillo come non era stato da molto
tempo.
La mattina del giorno dopo fece visita agli amici, specialmente a
Thomas Steel, che aveva effettivamente conseguito eccellenti risultati
nel "claim" comune. Il brav'uomo del Lancashire accolse anch'egli il
socio con la pigrande cordialit Cipriano convenne con lui che
Bard骿 e Li avrebbero ripreso a lavorare come prima. Egli si
riservava, se erano fortunati nelle ricerche, di assicurare loro una
parte del ricavato, al fine di renderli proprietari d'un piccolo
capitale.
Quanto a lui, era fermamente deciso a non ritentare la fortuna della
miniera, che gli era sempre stata sfavorevole e, seguendo il consiglio
di Alice, stabildi riprendere ancora una volta le ricerche chimiche.
La conversazione con la fanciulla non aveva fatto altro che confermare
le sue riflessioni. Egli si era detto da molto tempo che la vera
strada per lui non era un lavoro da manovale, e neppure le spedizioni
da avventuriero. Troppo leale e troppo fedele alla parola data per
pensare un solo istante di abusare della fiducia di Tonai per
approfittare della conoscenza che ora aveva d'una immensa caverna
piena di formazioni cristalline, egli trov in quella certezza
sperimentata una conferma preziosissima della sua teoria sulle gemme,
che lo incitava ad attingere nuovo ardore di ricerche.
Cipriano riprese dunque in pieno la sua attivit di laboratorio, ma
non volle abbandonare la via per la quale aveva giconseguito un
successo, e decise di ricominciare le prime investigazioni.
In questo aveva ragione, e una ragione delle piserie, come si pu giudicare.
Infatti Mister Watkins, dopo aver espresso l'idea di consentire al
matrimonio di Cipriano con Alice, non ne aveva piparlato da quando
il diamante artificiale era stato irrimediabilmente perduto. Ora era
probabile che, se il giovane ingegnere fosse riuscito a ottenere
sperimentalmente un'altra gemma di valore straordinario, calcolabile
in cifre di molti milioni, il fattore sarebbe certamente ritornato
all'idea d'un tempo.
Perci Cipriano decise di mettersi all'opera senza indugi, e non lo
nascose ai minatori del Vandergaart Kopje, o almeno non lo nascose
abbastanza.
Dopo essersi procurato un nuovo tubo di grande resistenza, riprese
dunque i lavori nelle medesime condizioni.
- E tuttavia, ci che mi manca per ottenere il carbonio
cristallizzato, cio il diamante - diceva ad Alice, - un solvente
appropriato che, mediante l'evaporazione o il raffreddamento, lasci
cristallizzare il carbonio. Per l'allumina questo solvente stato
trovato nel solfuro di carbonio. Dunque, si tratta di ricercarlo, per
analogia, anche per il carbonio o per corpi simili, come il boro e il
silicio.
Frattanto; pur non essendo in possesso di questo solvente, Cipriano
portava avanti il lavoro. In mancanza di Matak鮅, che non s'era ancora
mostrato all'accampamento, era Bard骿 l'incaricato a mantenere il
fuoco acceso giorno e notte. Egli assolveva quest'incarico con zelo
pari al suo predecessore.
Nel frattempo, prevedendo che dopo questa dilazione di soggiorno nel
Griqualand, egli sarebbe stato costretto a ripartire per l'Europa,
Cipriano volle occuparsi d'un lavoro menzionato nel suo programma e
che non aveva ancora potuto compiere. Si trattava di determinare
l'angolazione esatta d'una certa depressione del terreno situata nella
zona settentrionale della pianura: depressione ch'egli supponeva fosse
servita da canale di scolo per le acque, all'epoca remota in cui
s'erano compiute le formazioni adamantine del distretto.
Dunque, cinque o sei giorni dopo il ritorno dal Transvaal, egli
s'occup di questa determinazione con la precisione che metteva in
tutte le cose. Un'ora pitardi, giponeva dei segnali e riportava
certi punti di riferimento su una mappa molto particolareggiata, che
s'era procurata a Kimberley; ma, cosa singolare, ogni volta le sue
cifre denunciavano un grave errore o almeno delle discordanze con la
carta. Alla fine egli fu costretto ad arrendersi all'evidenza: la
carta era mal orientata: la longitudine e la latitudine erano
sbagliate.
Per determinare la longitudine del luogo, a mezzogiorno preciso,
Cipriano si era servito d'un eccellente cronometro, regolato
sull'osservatorio di Parigi. Ora, essendo perfettamente sicuro
dell'infallibilitdella sua bussola e del suo sestante, egli constat subito che la carta, sulla quale controllava i suoi rilievi, era
completamente errata in conseguenza d'un grave errore di orientazione.
Infatti, il nord di questa carta, indicato secondo l'uso inglese con
una freccia in croce, si trovava di fatto al nord-nord-ovest, o
pressappoco. Per conseguenza, tutte le indicazioni della carta erano
inficiate da un errore proporzionale.
侮edo di che cosa si tratta! - esclamad un tratto l'ingegnere.-
Quegli asini calzati che hanno combinato questo capolavoro, hanno
semplicemente dimenticato di tener conto della variazione magnetica
dell'ago calamitato! (1). E la variazione qui non meno di 29 gradi
ovest!... Ne deriva che tutte le loro indicazioni di latitudine e
longitudine, per essere esatte, dovrebbero descrivere un arco di 29
gradi nella direzione da ovest ad est, attorno al centro della
carta!.. Bisogna supporre che l'Inghilterra, per fare questi rilievi,
non abbia mandato i suoi geometri piabili!
E rideva da solo di questa cantonata.
雨ene! "Errare humanum est"! - riprese. - Chi non s'mai sbagliato in
vita sua, non fosse altro che una volta sola, scagli la prima pietra
su quei bravi agrimensori!
Per Cipriano non aveva nessuna ragione di tener segreta questa
rettifica, che egli aveva apportato per l'orientazione dei terreni
adamantiferi del distretto. Percilo stesso giorno, ritornando alla
fattoria, incontrJacobus Vandergaart e gliene parl
- E' abbastanza curioso - aggiunse - che un cosgrosso errore
geodetico, che falsa tutti i piani del distretto, non sia ancora stato
segnalato! E' una correzione delle pi importanti, da compiere su
tutte le carte del paese.
Il vecchio lapidario ascoltava Cipriano con un interesse speciale.
- Dite la verit - esclamtutto animato.
- Certo!
- E sareste pronto ad attestare il fatto presso la corte di giustizia?
- Davanti a dieci corti, se necessario!
- E non sarpossibile contestare quanto dite?
- Assolutamente no, perchmi basterenunciare la causa dell'errore.
Perdiana, cosgrossolano! L'omissione della declinazione magnetica
nei calcoli di rilevamento!
Jacobus Vandergaart si ritirsenza dire nulla, e Cipriano dimentic presto quella speciale attenzione con cui un profano aveva appreso il
fatto che un errore geodetico comprometteva tutti i piani del
distretto.
Ma due o tre giorni dopo, allorchCipriano and a far visita al
vecchio lapidario, trovla porta chiusa.
Sulla tabella, appesa al lucchetto, si leggevano queste parole,
scritte di recente col gesso: 隹ssente per affari


NOTE.

NOTA 1: Quest'errore di calcolo un fatto storico (N.d.A.).





21. GIUSTIZIA VENEZIANA.

Durante i giorni che seguirono, Cipriano si occup attivamente a
dirigere le diverse fasi del suo nuovo esperimento. In seguito ad
alcune modifiche apportate alla costruzione del forno a riverbero,
specialmente con un tiraggio meglio regolato, la formazione del
diamante - cosalmeno egli sperava - si sarebbe effettuata in un
tempo assai pibreve della prima volta.
Non occorre dire che Miss Watkins s'interessava attivamente a questo
secondo tentativo, di cui ella - bisogna ammetterlo - era un poco
l'ispiratrice. Perciaccompagnava spesso il giovane ingegnere fino al
forno, ch'egli visitava pivolte nella giornata, e l con gli occhi
fissi sul capanno di mattoni, si divertiva ad osservare il fuoco
intenso che ruggiva nell'interno.
John Watkins s'interessava non meno di sua figlia, ma per altri
motivi, a questa fabbrica di diamanti. Gli premeva d'essere nuovamente
in possesso d'una pietra il cui prezzo sarebbe stato calcolato in
milioni. Il suo grande timore era che l'esperimento non riuscisse una
seconda volta, e che il caso avesse avuto una parte preponderante nel
successo del primo.
Ma se il fattore e Miss Watkins incoraggiavano l'ingegnere a
persistere nell'esperimento, a perfezionare la produzione del
diamante, i minatori del Griqualand non la pensavano allo stesso modo.
Quantunque Annibale Pantalacci, James Hilton, Herr Friedel non ci
fossero pi avevano perlasciato dei seguaci che, a questo riguardo,
la pensavano assolutamente come loro. Cos con manovre subdole, il
giudeo Nathan eccitava continuamente i proprietari dei "claims" contro
l'ingegnere. Se questa produzione artificiale si fosse tradotta presto
in pratica, sarebbe stata finita per il commercio dei diamanti
naturali e delle pietre preziose. Erano gi stati prodotti zaffiri
bianchi o corindoni, ametiste, topazi e anche smeraldi; ma queste
gemme non erano altro che cristalli d'allumina, variamente colorati
con acidi metallici. C'era gimolto da preoccuparsi per il valore
commerciale di queste pietre, che tendevano al ribasso. Dunque, se il
diamante fosse diventato di produzione corrente, sarebbe stata la
rovina degli sfruttamenti diamantiferi del Capo e di altri luoghi di
produzione.
Tutto ci era stato ripetuto, dopo il primo esperimento del giovane
ingegnere, e tutto cifu ripetuto questa volta, ma con piacredine,
con pi violenza. Tra i minatori si tenevano conciliaboli che non
presagivano niente di buono per i lavori di Cipriano. Egli non se la
prendeva, essendo fermamente deciso a proseguire nell'esperimento fino
alla fine, qualunque cosa si dicesse o si facesse. No! Non avrebbe
indietreggiato davanti all'opinione pubblica, navrebbe coperto col
segreto ci che riguardava la sua scoperta, poichsarebbe stata di
utilitper tutti.
Ma se egli continuava a lavorare, senza esitazioni, senza timori, Miss
Watkins, al corrente di tutto ciche accadeva, comincia trepidare
per lui. Si rimproverd'averlo incitato in quella via. Contare sulla
polizia del Griqualand per proteggerlo, significava contare su una
protezione poco efficace. Un'azione malvagia presto compiuta e,
prima che la polizia fosse intervenuta, Cipriano avrebbe pagato con la
vita il torto che i suoi lavori minacciavano di causare ai minatori
dell'Africa australe.
Alice era dunque molto inquieta e non potdissimulare la propria
inquietudine al giovane ingegnere. Questi la rassicurava meglio che
poteva, ringraziandola del motivo che la spingeva ad agire. Nelle
preoccupazioni che la fanciulla aveva per lui, egli scorgeva la prova
d'un sentimento piintimo, che del resto non era piun segreto tra
loro. Cipriano se ne rallegrava, ma solo in quanto il suo tentativo
provocava in Miss Watkins una effusione piintima... e continuava con
coraggio il suo lavoro.
- Ciche faccio, signorina Alice, per noi due! - le ripeteva.
PerMiss Watkins, ascoltando ciche si diceva sui "claims", viveva
in continua ansia.
Ed aveva ragione! S'elevava contro Cipriano un 冠bbasso!che non si
sarebbe limitato sempre a recriminazioni e a minacce, ma sarebbe
sfociato in vie di fatto.
Infatti una sera, recandosi per la solita visita al forno, Cipriano
trovil suo impianto saccheggiato. Durante un'assenza di Bard骿, un
gruppo di uomini, approfittando dell'oscurit aveva distrutto in
pochi minuti quanto rappresentava il lavoro di parecchi giorni. I muri
erano stati demoliti, i fornelli frantumati, i fuochi spenti, gli
arnesi danneggiati e dispersi. Non restava piniente del materiale
che all'ingegnere era costato tante cure e sacrifici. Doveva rifare
tutto - se non voleva cedere davanti alla forza - o doveva abbandonare
l'impresa.
俏o! - esclam- no! non ceder e domani denuncerquei miserabili
che hanno distrutto il mio capitale! Vedremo se c'giustizia nel
Griqualand! E c'era giustizia: ma non quella sulla quale contava l'ingegnere.
Senza dire niente a nessuno, senza neppure informare Miss Watkins di
quanto gli era capitato, per timore di causarle un nuovo dispiacere,
Cipriano torna casa e anda dormire, fermamente deciso di sporgere
denuncia l'indomani, anche se avesse dovuto rivolgersi al governatore
del Capo.
Aveva dormito forse due o tre ore, allorchil rumore della porta che
s'apriva lo sveglidi soprassalto.
Cinque uomini, mascherati di nero, armati di pistole e fucili,
entrarono nella camera. Erano muniti di quelle lanterne a vetro
convesso che nei paesi anglosassoni sono chiamate "Bull's eyes" (occhi
di bue), e si disposero in silenzio attorno a lui.
Cipriano non ebbe nemmeno per un istante l'idea di prendere sul serio
quella manifestazione tragicomica. Pensad uno scherzo e si mise
dapprima a ridere, quantunque, a dire il vero, non ne avesse voglia e
trovasse lo scherzo di pessimo gusto.
Ma una mano s'abbattbrutalmente sulla sua spalla, e uno degli uomini
mascherati, aprendo un foglio di carta che teneva in mano, con voce
che non aveva nulla di divertente, procedette alla seguente lettura:
青ipriano M廨
Questo per informarvi che il tribunale segreto dell'accampamento di
Vandergaart, composto di ventidue membri e agendo a nome del bene
comune, vi ha oggi, alle ore ventiquattro e venticinque minuti,
condannato all'unanimitalla pena di morte.
Siete stato giudicato e ritenuto responsabile d'avere, con una
scoperta intempestiva e sleale, minacciato nei loro interessi e nella
vita loro e delle loro famiglie, tutti gli uomini che, sia nel
Griqualand sia altrove, hanno per industria la ricerca, il taglio e la
vendita dei diamanti.
Il tribunale, con saggia decisione, ha giudicato che una tale scoperta
debba essere distrutta, e che la morte d'uno solo sia preferibile a
quella di molte migliaia di creature umane.
Ha decretato di concedervi dieci minuti per prepararvi a morire,
lasciandovi la libera scelta del genere di morte; tutte le vostre
carte saranno bruciate, a eccezione d'una certa dichiarazione aperta,
che vi converr scrivere ai vostri parenti; la vostra abitazione
infine sarrasa al suolo.
Cossia fatto a tutti i traditori!
Sentendosi coscondannare, Cipriano si accorse che la sua fiducia di
prima ne era scossa, e si domandse quella sinistra commedia, dati i
costumi selvaggi del paese, non fosse pi seria di quanto aveva
creduto.
L'uomo che lo teneva per le spalle s'incaricdi levargli ogni dubbio
a questo riguardo.
- Alzatevi subito! - gli disse brutalmente. - Non abbiamo tempo da
perdere!
- E' un assassinio! - rispose Cipriano saltando risoluto dal letto per
prendersi i vestiti.
Era piirritato che spaventato, e concentrava tutta l'attivitdella
sua riflessione su ciche gli accadeva, con la calma che avrebbe
impiegata a studiare un problema di matematica. Chi erano quegli
uomini? Non riusciva a indovinarlo, neppure dal timbro delle loro
voci. Senza dubbio, coloro che egli conosceva personalmente, e ce
n'erano fra questi, stavano prudentemente in silenzio.
- Avete fatto la vostra scelta tra tutti i generi di morte?... riprese
l'uomo mascherato.
- Non intendo fare nessuna scelta e protesto contro il crimine odioso
di cui state per rendervi colpevoli! - rispose Cipriano con voce
ferma.
- Protestate, ma sarete ugualmente spacciato! Avete qualche
disposizione da scrivere?
- Niente che abbia da confidare a degli assassini!
- Allora, in marcia! - ordinil capo.
Due uomini si posero ai lati del giovane ingegnere, e si formil
corteo per dirigersi verso la porta.
Ma questo punto, capitun fatto del tutto inaspettato. Un uomo si
precipitcon un balzo in mezzo ai giustizieri di Vandergaart Kopje.
Era Matak鮅. Il giovane Cafro, che si aggirava nei dintorni
dell'accampamento il pi sovente di notte, era stato portato
dall'istinto a seguire quegli uomini mascherati, al momento in cui si
dirigevano verso la casa del giovane ingegnere, per forzarne la porta.
Laveva sentito tutto ciche essi avevano detto, aveva compreso il
pericolo che minacciava il suo padrone. Subito, senza esitare,
capitasse qualunque cosa, s'era infilato tra i minatori e s'era
gettato in ginocchio ai piedi di Cipriano.
- Piccolo padre, perch questi uomini vogliono ucciderti? gridava
aggrappandosi al padrone, a dispetto degli sforzi che gli uomini
mascherati facevano per tirarlo via.
- Perch ho fatto un diamante artificiale! - rispose Cipriano,
stringendo commosso la mano di Matak鮅 che non voleva staccarsi da
lui.
- Oh! piccolo padre, quanto sono sfortunato e confuso di ciche ho
fatto! - ripeteva piangendo il giovane Cafro.
- Che vuoi dire? - domandCipriano.
- S confessertutto, poichvogliono farti morire! - gridMatak鮅.
- S... io devo essere ucciso... perchsono io che ho messo il
grosso diamante nel fornello!
- Mandate via quel cialtrone! - ordinil capo della banda.
- Vi ripeto che sono stato io che ho messo il diamante nel tubo di
ferro! - ripeteva Matak鮅 dibattendosi. - S... sono stato io che ho
ingannato il piccolo padre!... Sono stato io che ho voluto far credere
che l'esperimento era riuscito!...
Metteva tanta energia nelle sue dichiarazioni, che alla fine lo
ascoltarono.
- Dici la verit - domandCipriano, sorpreso e interdetto ad un
tempo da ciche sentiva.
- Ma s... Cento volte s... Dico la verit
Adesso egli stava seduto per terra, e tutti l'ascoltavano, perchci che diceva cambiava del tutto le cose!
- Il giorno della grande frana - riprese, - allorch rimasi sepolto
sotto i detriti, avevo trovato il grosso diamante!... Lo tenevo nella
mano e pensavo al modo di nasconderlo, quando la parete cadde sopra di
me per punirmi di questo pensiero colpevole!... Quando ritornai in
vita, ritrovai la pietra nel letto dove il piccolo padre mi aveva
fatto trasportare!... Avrei voluto restituirgliela, ma ebbi vergogna a
confessare che ero un ladro, e attesi l'occasione favorevole!...
Precisamente qualche tempo dopo, il piccolo padre tentdi fare un
diamante e mi incaricdi mantenere acceso il fuoco!... Ma ecco che il
secondo giorno, mentre ero solo nel laboratorio, l'apparecchio scoppi con un rumore terribile, e ci mancpoco che io restassi ucciso dalle
schegge!... Allora pensai che il piccolo padre avrebbe avuto
dispiacere perchl'esperimento non era riuscito!... Collocai dunque
il diamante nel tubo che si era spaccato, avvolgendolo in una manata
di terra, e mi affrettai a riparare il guasto sopra il forno, perch il piccolo padre non si accorgesse di niente!... Poi aspettai senza
dire nulla e, quando il piccolo padre trovil diamante, ne rimase
molto felice!
Un fragoroso scoppio di risa, che i cinque uomini mascherati non
riuscirono a frenare, accolse le ultime parole di Matak鮅.
Cipriano invece non rideva e si mordeva le labbra stizzito.
Era impossibile non credere alle parole del giovane Cafro! La sua
storia era certamente vera! Cipriano cercava inutilmente, nei suoi
ricordi o nella sua immaginazione, dei motivi per metterla in dubbio
delle ragioni per contraddirla! Invano diceva a se stesso:
俗n diamante naturale, esposto a una temperatura come quella del
forno, si sarebbe volatilizzato... Il solo buon senso gli replicava che, protetta da un involucro
d'argilla, la gemma aveva benissimo resistito all'azione del calore
oppure l'aveva subita solo parzialmente! Forse era dovuta a questa
torrefazione la sua tinta nera! Forse s'era volatilizzata e
ricristallizzata nel suo guscio!
Tutti questi pensieri si alternavano nel cervello del giovane
ingegnere, e si associavano con una rapiditstraordinaria. Era
attonito!
- Mi ricordo benissimo d'aver visto la palla di terra nella mano del
Cafro, il giorno della frana - osservallora uno degli uomini, quando
l'ilaritsi fu un poco calmata. - Anzi, la stringeva cosforte tra
le dita contratte, che bisognrinunciare a levargliela!
- Eh! non c'proprio nessun dubbio! - rispose un altro - E' forse
possibile fabbricare un diamante? In verit siamo ben stupidi
d'averlo creduto!... Sarebbe come tentare di fabbricare una stella!
E tutti risero.
Cipriano soffriva certamente pidella loro allegria di quanto non
avesse sofferto della loro brutalit
Infine, dopo essersi consultati sottovoce, il capo riprese la parola.
- Noi riteniamo - disse - che non ci sia pimotivo di procedere
all'esecuzione della sentenza pronunciata contro di voi, Cipriano
M廨 Siete libero! Ma ricordatevi che questa sentenza pesa sempre su
di voi! Una parola, un atto per informare la polizia, e sarete colpito
senza piet... Uomo avvisato mezzo salvato!
Cosdisse e, seguito dai suoi compagni, si diresse verso la porta.
La camera restimmersa nell'oscurit Cipriano si sarebbe domandato
se non fosse stato vittima d'un semplice incubo. Ma i singhiozzi di
Matak鮅, che s'era prostrato a terra e piangeva rumorosamente, con la
testa fra le mani, gli confermarono che tutto quanto era capitato era
la realt
Era tutto vero! Egli era sfuggito alla morte, ma a prezzo della pi bruciante umiliazione! Lui, ingegnere minerario, lui, allevato al
Politecnico, eminente chimico, gicelebre geologo, s'era lasciato
sorprendere dal grossolano trucco d'un miserabile Cafro! O meglio,
egli era debitore di questa cantonata senza pari alla sua vanit alla
sua ridicola presunzione! Era accecato fino al punto di trovare una
teoria per la sua formazione cristallina!... Non poteva essere pi ridicolo!... Non appartiene forse soltanto alla Natura, col concorso
dei secoli, di portare a termine opere simili?... E tuttavia, chi non
si sarebbe ingannato a questa apparenza? Egli agognava al successo,
aveva preparato tutto per conseguirlo e logicamente pensava d'averlo
ottenuto!... Le stesse dimensioni anormali del diamante erano fatte
apposta per dare consistenza a questa illusione!... Un Despretz
l'avrebbe condivisa!... Errori simili non capitavano forse tutti i
giorni?... Non si vedono forse i numismatici piesperti accettare per
buone medaglie false?
Cipriano cerc di sorridere della sua sorte. Ma, d'improvviso, un
pensiero l'agghiacci
亟 la mia relazione all'Accademia!... Purchquei furfanti non se ne
siano impadroniti! Accese una candela. No! Grazie al Cielo, la relazione c'era ancora!
Nessuno l'aveva vista!... Non ebbe pace se non dopo averla bruciata.
Intanto, il dispiacere di Matak鮅 era cosstraziante che egli dovette
decidersi a calmarlo. Non fu cosa difficile. Alle prime parole
benevole del piccolo padre, il povero ragazzo sembrrinascere alla
vita. E, fattosi promettere che non l'avrebbe pi fatto un'altra
volta, Cipriano l'assicur che non gli serbava rancore e che lo
perdonava di cuore.
Matak鮅 promise in nome di quanto aveva di pisacro, e dopo che il
padrone ritorna dormire, fece altrettanto.
Costerminquella scena, che aveva rischiato di diventare tragica!
Ma se era finita per quanto riguardava l'ingegnere, non sarebbe stata
la stessa cosa per Matak鮅.
Infatti, il giorno seguente, quando si seppe che la "Stella del Sud"
non era nient'altro che un diamante naturale, che questo diamante era
stato trovato dal giovane Cafro, il quale ne conosceva perfettamente
il valore, tutti i sospetti contro di lui riapparvero con maggior
forza. John Watkins lanciil grido d'allarme. Soltanto Matak鮅 poteva
essere il ladro di quell'inestimabile pietra! Dopo aver cercato di
appropriarsene una prima volta - non l'aveva forse confessato? - era
evidente che l'aveva poi rubata lui nella sala del banchetto.
Cipriano ebbe un bel protestare, rendersi garante dell'onest del
Cafro; non fu ascoltato: la prova piche evidente era che Matak鮅, il
quale giurava sulla sua perfetta innocenza, aveva avuto cento volte
ragione di fuggire e cento volte torto d'essere ritornato nel
Griqualand.
Allora l'ingegnere, non volendo desistere, fece valere un argomento
che nessuno s'aspettava, e che, nel suo pensiero, avrebbe salvato
Matak鮅.
-Io credo alla sua innocenza - disse a John Watkins, - ma comunque,
anche se fosse colpevole, la cosa riguarda solo me! Naturale o
artificiale che fosse, il diamante apparteneva a me, prima che io
l'avessi offerto alla signorina Alice...
- Ah! vi apparteneva?... - rispose Mister Watkins in tono
particolarmente beffardo.
- Senza dubbio - rispose Cipriano. - Non forse stato trovato sul mio
"claim" da Matak鮅, che era al mio servizio?
- Niente di pi vero - rispose il colono; - per conseguenza il
diamante e mio, ai termini del nostro contratto, poichi Primi tre
diamanti trovati sulla vostra concessione devono essermi dati a titolo
di propriet
Al che Cipriano, sbalordito, non seppe rispondere.
- La mia rivendicazione giusta? - domandMister Watkins.
- Assolutamente giusta! - rispose Cipriano.
- Vi sarei dunque molto obbligato di riconoscere questo diritto per
iscritto, nel caso che riuscissimo a farci restituire da quel
farabutto il diamante, che ha con tanta impudenza rubato!
Cipriano prese un foglio di carta bianca e scrisse:

Riconosco che il diamante trovato sul mio "claim" da un Cafro al mio
servizio ai termini del contratto di concessione, di proprietdi
Mister Watkins.
Cipriano M廨

Ecco una circostanza, lo ammettiamo, che faceva svanire tutte le
speranze del giovane ingegnere. Infatti, se il diamante fosse
riapparso, apparteneva, a titolo non di dono ma di propriet a John
Watkins, e un nuovo abisso, che tanti milioni avrebbero colmato,
riapriva tra Alice e Cipriano.
Tuttavia, se la rivendicazione del colono nuoceva agli interessi dei
due giovani, nuoceva ancor pi a Matak鮅! Ora egli appariva
responsabile di un danno causato a John Watkins!... E John Watkins non
era il tipo da rinunciare a un inseguimento, se si credeva sicuro di
acciuffare il ladro.
Cosil povero diavolo fu arrestato, imprigionato, e non passarono
dodici ore che egli fu giudicato, poi, malgrado tutto ciche disse
Cipriano in suo favore, condannato a morte... se non si decideva se
non riusciva a restituire la "Stella del Sud"
Ora, siccome in realt egli non la poteva restituire, poichnon
l'aveva presa, la sua sorte era chiara, e Cipriano non sapeva piche
cosa fare per salvare lo sventurato, ch'egli persisteva a non creder
colpevole.


22. UNA MINIERA DI NUOVO GENERE.

Nel frattempo Miss Watkins aveva appreso tutto ciche era capitato:
tanto la scena degli uomini mascherati quanto lo smacco cos spiacevole subito dal giovane ingegnere.
- Ah! signor Cipriano - gli disse ella, quando lo sfortunato l'ebbe
messa al corrente di tutto, - la vostra vita non vale forse pidi
tutti i diamanti del mondo?
- Cara Alice...
- Non pensiamo pia tutto questo, e rinunciate agli esperimenti di
questo genere!
- Me l'ordinate?... - domandCipriano.
- S s - rispose la fanciulla. - Vi ordino di cessare, come vi
avevo ordinato d'incominciare... visto che volete davvero ricevere
ordini da me!
- Come vorrei eseguirli tutti! - rispose Cipriano, prendendo la mano
che Miss Watkins gli tendeva.
Ma quando Cipriano l'ebbe informata della condanna inflitta a Matak鮅,
ella ne fu terrorizzata, soprattutto quando seppe quale parte vi aveva
preso suo padre.
Neppure lei credeva alla colpevolezza del giovane Cafro! Anche lei,
d'accordo con Cipriano, avrebbe voluto fare di tutto per salvare
quell'infelice! Ma come occuparsene e, soprattutto, come interessare
John Watkins, diventato in questa faccenda l'inesorabile accusatore di
quello sventurato, sul quale egli stesso aveva lanciato l'accusa pi ingiusta?
Bisogna aggiungere che il colono non era riuscito a ottenere nessuna
confessione da Matak鮅, nmostrandogli la forca eretta per lui, n facendogli sperare la sua grazia, se avesse parlato. Dunque, costretto
a rinunciare a ogni speranza di ritrovare la "Stella del Sud", egli
era diventato d'un umore insopportabile. Non gli si poteva pi parlare. Tuttavia la figlia volle tentare un ultimo sforzo presso di
lui.
Il giorno dopo la condanna, Mister Watkins, che soffriva un po' meno
dell'ordinario per la sua gotta, aveva approfittato di questa tregua
per mettere ordine nelle sue carte. Seduto davanti a una grande
scrivania d'ebano a ribalta, incrostata d'intarsio giallo - splendido
relitto della dominazione olandese, arrivato dopo molte peripezie in
quell'angolo sperduto del Griqualand, egli passava in rassegna i vari
titoli di propriet contratti, corrispondenza.
Dietro a lui, Alice, china sul suo lavoro, ricamava senza molto
occuparsi dello struzzo Dad che andava e veniva attraverso la sala
con la sua imponenza abituale, ora gettando uno sguardo dalla
finestra, ora seguendo con i suoi grandi occhi quasi umani i movimenti
di Mister Watkins e della figlia.
D'improvviso, un'esclamazione del colono fece alzare la testa a Miss
Watkins, preoccupata.
- Questa bestia insopportabile! - gridil colono. - Mi ha portato
via una pergamena!... Dad... Qui!... Ridammela subito!
Queste parole non erano ancora state del tutto articolate, che ne
seguun torrente d'ingiurie.
- Ah! la bestiaccia l'ha ingoiata!... Un documento di capitale
importanza!... L'originale del decreto che ordina l'inizio dello
sfruttamento del mio "kopje"!... E' intollerabile!... Ma gliela far sputare, dovessi strangolarlo...
John Watkins, rosso di collera, fuori di s s'era alzato con
movimento brusco. Correva dietro allo struzzo, che comincia fare due
o tre giri nella sala e finper lanciarci attraverso la finestra, che
era al livello del suolo.
- Pap- intervenne Alice, desolata di questo nuovo misfatto del suo
favorito, - calmatevi, ve ne supplico! Ascoltatemi!... Vi prenderete
un malanno!
Ma il furore di Mister Watkins era al colmo. La fuga dello struzzo
aveva finito per esasperarlo.
- No! - diceva con voce adirata; - troppo!... Bisogna finirla!...
Non rinuncio cosal piimportante dei miei titoli di propriet...
Una pallottola nella testa castigher quel ladro!... Avr la mia
pergamena, lo garantisco.
Alice lo seguiva in lacrime.
- Ve ne supplico, padre mio, perdonate alla povera bestia diceva. -
Dopo tutto, quella carta cosimportante?... Non si puottenere un
duplicato?... Vorreste recarmi il dispiacere di uccidere davanti a me
il mio povero Dadper una colpa cosleggera?
Ma John Watkins non voleva sentir ragioni, e guardava da tutte le
parti, cercando la vittima.
La scorse infatti, nel momento in cui si rifugiava oltre la casa
occupata da Cipriano M廨 Subito, imbracciando il fucile, il colono
partalla carica; ma Dad come se avesse indovinato i neri progetti
tramati contro di lui, non appena vide quella mossa, s'affrett a
nascondersi dentro la casa.
- Aspetta!... Aspetta!... Ti prender maledetta bestia! - gridJohn
Watkins dirigendosi verso di lui.
Alice, sempre pi spaventata, lo segu per tentare ancora di
trattenerlo.
Tutti e due arrivarono cosdavanti alla casa del giovane ingegnere e
vi girarono attorno. Lo struzzo non c'era. Dad era scomparso!
Tuttavia era impossibile che fosse gisceso dalla collinetta, perch l'avrebbero scorto nei dintorni della fattoria. Aveva dunque cercato
rifugio nella casa attraverso una delle porte o finestre che
s'aprivano sul lato posteriore.
Cosinfatti pensJohn Watkins. Ritornpertanto sui suoi passi e
bussalla porta principale.
Cipriano stesso venne ad aprire.
- Signor Watkins?... Miss Watkins?... Felice di vedervi in casa
mia!... - disse molto sorpreso da questa visita inaspettata.
Il colono, ansante, gli spiegla cosa in poche parole, ma con molto
furore!
- Ebbene, cerchiamo il colpevole! - rispose Cipriano introducendo in
casa John Watkins e Alice.
- E vi assicuro che l'affare sarregolato all'istante! - ripet il
fattore, brandendo il fucile come un "tomahawak".
Nello stesso istante, uno sguardo supplichevole della fanciulla rivel a Cipriano tutto l'orrore che ella provava per l'esecuzione decretata.
Cosegli decise subito che cosa fare, e fu una cosa semplice: decise
di non trovare lo struzzo.
- Li - disse segretamente al Cinese, il quale entrava allora ho il
sospetto che lo struzzo si trovi in camera tua! Va', e incaricati di
farlo evadere senza lasciarti scorgere, mentre io accompagno Mister
Watkins dalla parte opposta!
Sfortunatamente, il piano era sbagliato in radice. Lo struzzo s'era
rifugiato precisamente nella prima stanza, dove cominciarono le
ricerche. Stava l facendosi piccolo, con la testa nascosta sotto una
cassa, ma tanto visibile quanto il sole a mezzogiorno.
Mister Watkins si gettsopra di lui.
- Ah! furfante, venuta la tua ora! - disse.
Tuttavia, per quanto fosse adirato, si arrestun istante davanti a
quell'enormit sparare un colpo di fucile a bruciapelo, in una casa
che, almeno provvisoriamente, non era pisua.
Alice piangendo si era voltata da una parte per non vedere.
A questo punto il grande dolore di lei suggerall'ingegnere una idea
luminosa.
- Signor Watkins - disse d'improvviso, - ci tenete a riavere solo la
vostra carta, non vero?... Ebbene, perfettamente inutile uccidere
Dadper riaverla! Basta aprirgli lo stomaco, perchil documento non
certamente ancora digerito! Mi permettete di fare l'operazione? Ho
seguito un corso di zoologia al Museum, e credo che me la caver abbastanza bene in questo intervento chirurgico!
Sia che la prospettiva di una vivisezione stimolasse l'istinto di
vendetta del fattore, sia che la sua collera cominciasse a sbollire, o
che fosse suo malgrado commosso dal reale dispiacere della figlia,
egli si lascipiegare ed acconsentad accettare questa via di mezzo.
- Intendo riavere il mio documento! - dichiar - Se non si trova
nello stomaco, lo si cercheraltrove! Lo voglio ad ogni costo!
Eseguire l'operazione non era cos facile come si sarebbe potuto
credere a prima vista, considerando l'atteggiamento rassegnato del
povero Dad Uno struzzo, anche di piccola statura, dotato d'un
organismo la cui forza veramente prodigiosa. Appena sfiorato dal
bisturi del chirurgo improvvisato, era certo che il paziente si
sarebbe risentito, infuriato, dibattendosi con ferocia. Percifurono
chiamati Li e Bard骿 per assistere Cipriano in qualitdi aiutanti.
Si decise anzitutto di legare lo struzzo. Allo scopo furono impiegate
le corde di cui Li aveva sempre una provvista nella sua stanza. Con un
groviglio di nodi furono subito legati il becco e le zampe al
malcapitato Dad che fu ridotto nell'impossibilit di tentare
qualsiasi resistenza.
Cipriano non si accontentdi questo. Per riguardo alla sensibilitdi
Miss Watkins, volle risparmiare ogni sofferenza al suo struzzo, e gli
avviluppla testa con una benda imbevuta di cloroformio.
Fatto questo, si accinse a procedere all'operazione, con un po'
d'inquietudine per le possibili conseguenze. Alice, emozionata da
questi preparativi, pallida come la morte, s'era rifugiata nella
stanza vicina.
Cipriano tast dapprima la base del collo dell'animale, al fine di
precisare la posizione dello stomaco. Non era difficile, perch il
gozzo formava nella parte superiore della regione toracica una massa
considerevole, dura, resistente, che le dita sentivano molto bene in
mezzo alle parti molli circostanti.
Servendosi d'un temperino, Cipriano incise con precauzione la pelle
del collo. Essa era abbondante e flaccida come quella d'un tacchino, e
coperta da una peluria grigia che si lasciava facilmente scostare.
L'incisione non provocquasi sangue e fu debitamente detersa con un
pannolino bagnato.
Cipriano individu allora la posizione di due o tre arterie
importanti, ed ebbe cura di scostarle con piccoli uncini di fil di
ferro, che diede a tenere a Bard骿. Poi apr un tessuto bianco,
madreperlaceo, che racchiudeva una vasta cavitsotto le clavicole, e
mise subito allo scoperto lo stomaco dello struzzo.
Si immagini il gozzo d'una gallina, di volume e spessore e peso quasi
cento volte pigrande, e si avrun'idea approssimativa di ciche
era questo deposito.
Il gozzo di Dadaveva l'aspetto d'una tasca bruna, molto gonfiata
dagli alimenti e corpi estranei che il vorace animale aveva ingoiato
nella giornata, o forse anche in tempi anteriori. E bastava vedere
quest'organo carnoso, possente, sano, per comprendere che non c'era
nessun pericolo a dare il taglio definitivo.
Armato del suo coltello da caccia, che Li gli aveva posto in mano dopo
averlo in precedenza affilato, Cipriano oper in questa massa una
larga incisione.
Praticata questa apertura, fu facile introdurvi la mano, fino al fondo
del gozzo.
Subito fu trovato ed estratto il documento tanto rimpianto da Mister
Watkins. Era accartocciato a palla, un po' spiegazzato senza dubbio,
ma perfettamente intatto.
- C' ancora dell'altro - disse Cipriano, il quale aveva immerso la
mano nella cavit e ne estrasse, questa volta, una palla d'avorio.
- La palla da rammendo di Miss Watkins! - esclam - pensare che sono
pi di cinque mesi che Dadl'ha ingoiata!... Evidentemente non gli
era potuta passare per l'orificio inferiore!
Consegnata la palla a Bard骿, riprese a frugare, come avrebbe fatto un
archeologo sui resti d'un insediamento romano.
- Un portacandele di rame! - esclam meravigliato; estraendo quasi
subito l'umile articolo domestico, maciullato, schiacciato, e
appiattito, ossidato, ma tuttavia riconoscibile.
A questo punto le risate di Li e Bard骿 furono cosrumorose che Alice
stessa, la quale entrava allora nella stanza, non si trattenne
dall'associarvisi.
- Monete!... Una chiave!... Un pettine d'osso! - continuava Cipriano
proseguendo l'inventario.
D'improvviso impallid Le sue dita avevano incontrato un oggetto di
forma eccezionale!... No!... Non c'era nessun dubbio sulla natura di
esso! E tuttavia egli non osava credere a un caso simile!
Infine ritirla mano dalla cavited estrasse l'oggetto che vi aveva
pescato...
Un grido sfuggdalla bocca di John Watkins!
- La "Stella del Sud"!
S... Il famoso diamante veniva ritrovato intatto, non avendo perduto
nulla del suo splendore, e brillava alla luce della finestra come una
costellazione!
Ma una cosa singolare colpall'istante tutti i testimoni della scena:
la pietra aveva cambiato colore.
Da nera com'era prima, la "Stella del Sud" era diventata rosa: un rosa
splendido, che ne aumentava, se possibile, la limpidezza e lo
splendore.
- Pensate che ci diminuisca il suo valore? - domandemozionato
Mister Watkins appena riusca parlare, perchla sorpresa e la gioia
gli avevano dapprima tolto il respiro.
- Per nessun motivo! - rispose Cipriano. - Al contrario, una curiosit in pi che classifica questa pietra nella famiglia cosrara dei
削iamanti camaleonte... Decisamente, sembrerebbe che non faccia
freddo nel gozzo di Dad poich questi cambiamenti di tinta dei
diamanti colorati, frequentemente segnalati alle societdi esperti,
sono dovuti d'ordinario a una variazione improvvisa di temperatura!
- Ah!... grazie al Cielo, eccoti ritrovata, mia bellissima! ripeteva
Mister Watkins, stringendo in mano la pietra preziosa, come per
assicurarsi che non stava sognando. - Mi hai causato troppo dispiacere
con la tua fuga, ingrata stella, perchio ti lasci ancora fuggire!
E se la portava davanti agli occhi, e l'accarezzava con gli sguardi, e
sembrava se la volesse mangiare, sull'esempio di Dad
Intanto Cipriano, facendosi portare un ago con del filo grosso, aveva
ricucito il gozzo dello struzzo; poi, dopo aver chiuso per mezzo d'una
sutura l'incisione del collo, lo liberdai legami che lo tenevano
immobile.
Dad molto prostrato, teneva la testa bassa e non sembrava
minimamente disposto ad andarsene.
- Pensate che guarir signor Cipriano? - domandAlice, picommossa
dalle sofferenze del suo favorito che dalla ricomparsa del diamante.
- Certo che guarir Miss Watkins! - rispose Cipriano. - Pensate forse
che avrei tentato l'operazione, se non ne fossi stato sicuro?... No!
Entro tre giorni non si vedrpiniente, e intanto non passeranno due
ore che Dadavrrifornito la curiosa tasca che abbiamo ora svuotata!
Rassicurata da questa promessa, Alice rivolse al giovane ingegnere uno
sguardo di riconoscenza, che lo ripagdi tutto il suo lavoro.
In quel momento Mister Watkins, finalmente convinto di essere
perfettamente in s e di aver davvero ritrovato la sua magnifica
stella, si allontandalla finestra.
- Signor M廨- disse in tono maestoso e solenne, - mi avete reso un
grande servizio, e non so se potrmai sdebitarmi!
Il cuore di Cipriano prese a battere violentemente.
Sdebitarsi!... eh! Mister Watkins aveva un mezzo molto semplice per
farlo! Gli era dunque cosdifficile mantenere la parola e dargli la
figlia, che aveva promessa a chi gli avesse riportato la "Stella del
Sud"! E in verit non era forse come se l'avesse riportata dal fondo
del Transvaal?
Questo si diceva Cipriano ma era troppo fiero per esprimere il suo
pensiero a voce alta, e d'altronde si riteneva quasi certo che questo
pensiero sarebbe sorto spontaneamente nell'animo del colono.
Tuttavia John Watkins non disse niente di tutto questo e, dopo aver
fatto segno alla figlia di seguirlo, lascila capanna e rientrnella
sua abitazione.
Non occorre dire che, qualche istante dopo, Matak鮅 recuperava la
libert Ma ci era mancato poco che il povero diavolo non pagasse con
la vita l'ingordigia di Dad e in veritse l'era vista brutta!


23. LA STATUA DEL COMMENDATORE.

Il fortunato John Watkins, ormai il pi ricco tra i coloni del
Griqualand, dopo aver offerto un primo banchetto per festeggiare la
nascita della "Stella del Sud", non poteva fare di meglio che offrirne
un secondo per festeggiare la sua resurrezione. Ma questa volta
sarebbero state prese tutte le precauzioni perchquel tesoro non
scomparisse di nuovo: Dadnon fu invitato alla festa.
Nel pomeriggio del giorno dopo, il banchetto era nel pieno del suo
splendore.
Fin dal mattino, John Watkins aveva convocato i vassalli e valvassori
dei suoi convitati abituali; aveva ordinato presso i macellai del
distretto tanta carne che sarebbe bastata a sfamare un plotone di
fanteria; aveva ammassato nella sua dispensa tutte le vettovaglie,
tutte le scatole di conserve, tutte le bottiglie di vini e liquori
stranieri che erano state reperite nelle cantine dei dintorni.
Fin dalle quattro, la tavola era imbandita nella sala grande, tutte le
bottiglie disposte in bell'ordine sulla credenza, e i quarti di bue e
di montone stavano arrostendo.
Alle sei, gli invitati arrivarono nei loro migliori paludamenti. Alle
sette, il diapason della conversazione aveva gi raggiunto un tono
cos elevato che sarebbe stato difficile a una tromba dominare il
frastuono. C'era Mathis Pretorius, ritornato tranquillo da quando non
aveva pi da temere i cattivi scherzi di Annibale Pantalacci; c'era
Thomas Steel che scoppiava di forza e di salute, il sensale Nathan,
coloni, minatori, mercanti, ufficiali di polizia.
Cipriano, per ordine di Alice, non s'era rifiutato d'intervenire al
banchetto, poich anche la fanciulla era stata costretta a
parteciparvi. Ma erano ambedue molto tristi, perch- era fin troppo
evidente - il cinquanta volte milionario Watkins non si sarebbe
sognato di dare sua figlia a un piccolo ingegnere 剃he non sapeva
neppure fabbricare un diamante! S il vecchio egoista era arrivato
al punto di trattare cosil giovane studioso, al quale doveva in
realtla sua nuova fortuna!
La cena si svolgeva dunque in mezzo all'entusiasmo chiassoso dei
convitati.
Davanti al fortunato colono - non pidietro le sue spalle questa
volta - la "Stella del Sud", adagiata su un cuscino di velluto celeste
sotto la duplice protezione d'una gabbia con sbarre di metallo e una
campana di vetro, scintillava alla luce delle candele.
Erano gi stati fatti dieci "toasts" alla sua bellezza, limpidezza
incomparabile, sfavillio senza pari.
Faceva allora un caldo opprimente.
Isolata e quasi ripiegata su se stessa, in mezzo al tumulto, Miss
Watkins sembrava non sentisse niente. Guardava Cipriano, anche lui
affranto, e le lacrime stavano per spuntarle sugli occhi.
Tre forti colpi, battuti alla porta della sala, interruppero
d'improvviso il rumore delle conversazioni e il tintinnio dei
bicchieri.
- Avanti! - gridMister Watkins con la sua voce roca. Chiunque voi
siate, arrivate al momento buono, se avete sete!
La porta s'apr
La figura scarna e allampanata di Jacobus Vandergaart si eresse sulla
soglia.
Tutti i convitati si guardarono, molto sorpresi di questa apparizione
inaspettata. Si conoscevano perfettamente, in tutto il paese i motivi
d'inimicizia che dividevano i due vicini, John Watkins e Jacobus
Vandergaart, e un sordo mormorio corse attorno alla tavola. Tutti
s'aspettavano qualcosa di grave.
S'era fatto silenzio profondo. Tutti gli occhi erano fissi sul vecchio
lapidario dai capelli bianchi. Egli, in piedi, con le braccia
conserte, il cappello in testa, vestito della sua lunga marsina nera
delle grandi solennit sembrava lo spettro della vendetta.
Mister Watkins si sent afferrato da un vago terrore inespresso.
Impallidiva sotto lo strato di vermiglione prodotto sugli zigomi
dall'inveterata abitudine all'alcoolismo.
Tuttavia il colono tent di reagire contro quel sentimento
inspiegabile, di cui non sapeva rendersi conto.
- Eh! da quanto tempo, vicino Vandergaart - disse parlando per primo a
Jacobus, - non mi onorate della vostra visita! Qual buon vento vi
porta in questa casa?
- Il vento della giustizia, vicino Watkins! - rispose freddo il
vegliardo. - Vengo a dirvi che il diritto finalmente trionfa e si
manifesta, dopo un'eclissi di sette anni! Vengo ad annunciarvi che
l'ora della riparazione suonata, che io rientro in possesso dei miei
averi, e che il "kopje", che ha sempre portato il mio nome, ora
legalmente mio, come non ha mai cessato d'esserlo davanti
all'equit... John Watkins, mi avete espropriato di ci che
m'apparteneva!... Oggi la legge espropria voi e vi condanna a
restituirmi ciche mi avete preso!
Quanto John Watkins s'era sentito prima ghiacciare dall'apparizione
improvvisa di Jacobus Vandergaart e dal pericolo vago ch'essa sembrava
annunciare, altrettanto la sua natura sanguigna e violenta lo portava
ora ad affrontare un pericolo diretto e ben definito.
Perci dopo essersi riversato sulla spalliera della poltrona, si mise
a ridere nella maniera pisprezzante.
- Il pover'uomo pazzo! - disse rivolgendosi ai suoi convitati.- Ho
sempre pensato che aveva il cranio fesso!... Ma sembra che, da qualche
tempo, la crepa si sia allargata!
La tavolata applauda questa volgarit Jacobus Vandergaart non mosse
ciglio.
- Riderbene chi riderultimo! - riprese con voce grave, estraendo
di tasca una carta. - John Watkins, lo sapete che una sentenza
contraddittoria e definitiva, confermata in appello e che nemmeno la
regina potrebbe modificare, vi ha attribuito in questo distretto i
terreni situati ad occidente del venticinquesimo grado di longitudine
est da Greenwich, e ha assegnato a me quelli che si trovano a oriente
di questo meridiano?
- Precisamente, degno rimbambito! - gridJohn Watkins. - E perci fareste molto meglio mettervi a letto, se siete malato, che venire a
scocciare le persone oneste che stanno cenando e che non devono niente
a nessuno!
Jacobus Vandergaart aveva spiegato la carta.
- Ecco una notifica - riprese con voce piserena - una notifica del
Comitato catastale, firmata dal governatore e registrata a Victoria in
data di avant'ieri, che accerta un errore materiale introdotto fino ad
oggi in tutte le mappe del Griqualand. Questo errore, commesso dieci
anni fa dai geometri incaricati della misurazione del distretto, i
quali non hanno tenuto conto della declinazione magnetica nel
determinare il nord vero, questo errore dico, falsa tutte le carte e
tutti i piani basati sui loro rilevamenti. In conseguenza della
rettifica che stata fatta, il venticinquesimo grado di longitudine,
che a noi interessa, si trova riportato sul nostro parallelo a pidi
tre miglia verso occidente. Questa rettifica, ormai ufficiale, mi
rimette dunque in possesso del "kopje" che vi era toccato in sorte,
perch secondo tutti i giureconsulti e il "chief justice" (1) in
persona, la lettera della sentenza non avrebbe perduto niente del suo
vigore! Ecco, John Watkins, cosa vengo a dirvi!
Sia che il fattore non avesse compreso tutta la portata del discorso,
sia che preferisse rifiutare sistematicamente di comprendere, cercdi
rispondere al vecchio lapidario con un'altra risata di scherno.
Ma questa volta la risata suonava falsa, e non ebbe eco attorno alla
tavola.
Tutti i testimoni di questa cena, stupiti, tenevano gli occhi fissi su
Jacobus Vandergaart, e sembravano vivamente colpiti dalla sua seriet
dalla sicurezza della sua parola, dalla certezza incrollabile che
traspariva da tutta la sua persona.
Fu il mediatore Nathan, per primo, a farsi interprete del sentimento
generale.
- Ciche dice il signor Vandergaart non ha niente di assurdo a prima
vista - fece osservare rivolgendosi a John Watkins. L'errore di
longitudine sarstato possibile, dopo tutto, e non sarebbe forse
meglio, prima di pronunciarsi, aspettare informazioni picomplete?
- Attendere informazioni? - gridMister Watkins, battendo un gran
pugno sulla tavola. - Non so che farmene delle informazioni!... Sono
in casa mia, qui, o no?... Ho o non ho ottenuto la proprietdel
"kopje" con una sentenza definitiva, di cui questo vecchio coccodrillo
riconosce egli stesso la validit... Ebbene! che m'importa del
resto?... Se mi si vuole toccare nel possesso pacifico dei miei beni
farquanto ho gifatto, mi rivolgerai tribunali, e vedremo chi
vincerla causa!
- I tribunali hanno gi dato la loro sentenza - replicJacobus
Vandergaart con una calma inesorabile. - Tutto si riduce ora a una
questione di fatto: il venticinquesimo grado di longitudine passa o
non passa sulla linea che gli stata assegnata dai piani catastali?
Ora, sufficientemente riconosciuto che non c'errore su questo
punto, e la conclusione inevitabile che il "kopje" ritorna a me.
Cosdicendo, Jacobus Vandergaart mostril documento ufficiale che
aveva in mano, e che era munito di tutti i timbri e sigilli.
Il disagio di John Watkins aumentava visibilmente. Egli si agitava
sulla poltrona, tentava di sogghignare, ma le sue erano smorfie. I
suoi occhi caddero per caso, in quell'istante, sulla "Stella del Sud".
Tale vista sembrridargli la fiducia che cominciava a vacillare.
- E se ci fosse - grid - se dovessi rinunciare, contro ogni
giustizia, a questa propriet che mi stata legalmente assegnata e
che godo in pace da sette anni, cosa m'importa dopo tutto? Non ho
forse di che consolarmi, fosse pure questo solo gioiello, che posso
portare nel taschino del panciotto e salvare da ogni sorpresa?
- Anche questo un errore, John Watkins - replicJacobus Vandergaart
in tono asciutto. - La "Stella del Sud" ora mia propriet allo
stesso titolo che tutti i prodotti del "kopje" che si trovano in mano
vostra, come i mobili di questa casa, come il vino di queste
bottiglie, come la carne avanzata nei piatti!... Tutto mio, poich tutto proviene dal furto che mi stato fatto!... E non vi preoccupate
- aggiunse, - ho preso le mie precauzioni.
Jacobus Vandergaart battle sue mani lunghe e ossute.
Gli agenti di polizia, in uniforme nera, comparvero subito sulla
porta, seguiti dappresso da un ufficiale dello sceriffo, il quale
entrcon passo deciso e pose la mano su una sedia.
- In nome della legge - disse - dichiaro il sequestro provvisorio di
tutti gli oggetti mobili e di qualsiasi cosa di valore che si trovino
in questa casa!
Tutti s'erano levati, a eccezione di John Watkins. Il fattore,
annichilito, riversato nella sua grande poltrona di legno, sembrava
colpito dalla folgore.
Alice gli si era gettata al collo e cercava di rianimarlo con le pi affettuose parole.
Intanto Jacobus Vandergaart non lo perdeva di vista. Egli lo osservava
picon pietche con odio, sempre sorvegliando la "Stella del Sud",
che scintillava piradiosa che mai in mezzo a quel naufragio.
- Rovinato!... Rovinato!...
Queste sole parole uscivano ora dalle labbra di Mister Watkins. In
quel momento Cipriano si leve, con voce grave, disse:
- Signor Watkins, ora che la vostra propriet minacciata da una
catastrofe irreparabile, permettetemi di vedere in questo avvenimento
nient'altro che una possibilitdi riavvicinarmi alla signorina vostra
figlia!... Ho l'onore di chiedervi la mano di Miss Alice Watkins!


NOTE.

NOTA 1: Capo della magistratura.






24. UNA STELLA FILANTE.

La domanda del giovane ingegnere produsse l'effetto d'un colpo di
scena. Per quanto la natura di quei semiselvaggi fosse dotata di
scarsa sensibilit tutti i convitati di John Watkins scoppiarono in
un applauso fragoroso. Tanto disinteresse da parte di Cipriano era
riuscito a scuoterli.
Alice, con gli occhi bassi, il cuore in tumulto, forse l'unica a non
mostrarsi sorpresa del gesto del giovane, se ne stava in silenzio
accanto a suo padre.
Lo sventurato fattore, ancora scombussolato dalla notizia terribile
che l'aveva colpito, aveva sollevato la testa. E infatti egli
conosceva abbastanza Cipriano per sapere che, dandogli sua figlia,
egli avrebbe assicurato nello stesso tempo l'avvenire e la felicitdi
Alice, ma non voleva ancora, neppure con un cenno, manifestare di non
aver piobiezioni al matrimonio.
Cipriano, adesso confuso del gesto pubblico al quale l'aveva spinto la
veemenza del suo amore, ne avvertiva anch'egli la singolarit e
cominciava a rimproverarsi di non essersi maggiormente controllato.
Fu in questo momento d'imbarazzo generale, facile a comprendersi, che
Jacobus Vandergaart fece un passo verso il fattore.
- John Watkins - disse - non vorrabusare della vittoria, e non sono
di quelli che calpestano sotto i piedi i nemici abbattuti! Se ho
rivendicato il mio diritto, perchogni uomo ha sempre il dovere di
farlo! Ma so per esperienza che il diritto rigoroso confina talvolta
con l'ingiustizia, e non vorrei far portare agli innocenti il peso di
colpe che non hanno commesso!... E poi, io sono solo al mondo e gi prossimo alla tomba! A che mi servirebbero tante ricchezze, se non mi
fosse permesso di spartirle con gli altri?... John Watkins, se voi
acconsentite all'unione di questi due giovani, io li prego di
accettare in dote la "Stella del Sud", della quale io non saprei cosa
fare!
M'impegno inoltre a nominarli miei eredi, e a riparare cos nella
misura che mi possibile, il torto involontario che io cagiono alla
vostra incantevole figlia!
A queste parole, si not fra i presenti ci che i resoconti
parlamentari chiamano un 哉ivo moto d'interesse e di simpatia Tutti
gli sguardi si rivolsero a John Watkins. I suoi occhi s'erano
d'improvviso inumiditi, ed egli li copriva con la mano tremante.
- Jacobus Vandergaart!... - esclam egli alla fine, incapace di
contenere il tumulto di sentimenti che l'agitava. - S... voi siete
un galantuomo, e vi vendicate con nobiltdel male che vi ho fatto
rendendo felici questi due ragazzi!
NAlice nCipriano poterono rispondere, almeno a parole, ma i loro
sguardi parlavano chiaro.
Il vegliardo tese la mano al suo avversario, e Mister Watkins la
strinse con forza.
Tutti gli occhi dei presenti erano umidi, anche quelli d'un anziano
agente di polizia, che sembrava tanto secco come una galletta del
l'Ammiragliato.
Quanto a John Watkins, egli era letteralmente trasfigurato. La sua
fisionomia era adesso tanto cordiale, tanto dolce quanto era stata in
precedenza arcigna e dura. E anche il volto austero di Jacobus
Vandergaart aveva ripreso l'espressione che gli era abituale,
l'espressione della bontpiserena.
- Dimentichiamo tutto - esclam- e beviamo alla felicit di questi
ragazzi, sempre che il signor ufficiale dello sceriffo ce lo consenta,
con il vino ch'egli ha sequestrato!
- Un ufficiale dello sceriffo ha talvolta il dovere di opporsi alla
vendita di bevande inebrianti - disse il magistrato sorridente, - ma
non s'mai opposto alla loro consumazione!
A queste parole dette con arguzia, le bottiglie circolarono e la pi franca cordialitriapparve nella sala da pranzo.
Jacobus Vandergaart, seduto alla destra di John Watkins, faceva con
lui progetti per l'avvenire.
- Venderemo tutto e seguiremo i ragazzi in Europa! - diceva - Ci
stabiliremo vicino a loro, in campagna, e ce la passeremo ancora bene!
Alice e Cipriano, seduto l'uno di fianco all'altra, erano impegnati in
una discussione a bassa voce, in francese: discussione che non
sembrava meno importante, a giudicare dall'animazione dei due
contendenti.
Faceva allora picaldo che mai. Un calore pesante e deprimente
inaridiva le labbra all'orlo dei bicchieri e trasformava i convitati
in altrettante macchine elettriche, pronte a mandar scintille. Invano
porte e finestre erano rimaste aperte. Non un alito d'aria che facesse
oscillare la fiamma delle candele.
Tutti sentivano che una simile pressione atmosferica poteva risolversi
in una sola maniera: con uno di quegli uragani, accompagnati da tuoni
e piogge torrenziali, che nell'Africa australe rassomigliano a una
congiura di tutti gli elementi della natura. Quest'uragano tutti
l'aspettavano, lo speravano come un sollievo.
D'improvviso, un lampo tinse di luce verdastra i volti e, quasi
subito, scoppi di tuono, rumoreggiando sulla pianura, annunciarono
l'inizio del concerto.
Nello stesso istante, una raffica improvvisa, irrompendo nella sala,
spense tutte le luci. Poi, senza interruzione, le cataratte del cielo
s'aprirono, il diluvio cominci
- Avete sentito, immediatamente dopo il fulmine, un rumore secco come
uno scoppio? - domand Thomas Steel, mentre gli altri s'erano
precipitati a chiudere le finestre e a riaccendere le candele. -
Sembrava lo scoppio d'un globo di vetro!
Subito tutti gli sguardi andarono istintivamente alla "Stella del
Sud".
Il diamante era scomparso.
Tuttavia, nla gabbia di ferro n la campana di vetro che lo
coprivano erano cambiati di posto, ed era assolutamente impossibile
che qualcuno li avesse toccati.
Il fenomeno sembrava avere del prodigioso.
Cipriano, che s'era subito avvicinato, aveva riscontrato sul cuscino
di velluto, al posto del diamante, la presenza d'una specie di polvere
grigia. Si lasci sfuggire un'esclamazione di stupore e spiegin
poche parole ciche era capitato.
- La "Stella del Sud" scoppiata! - disse.
Tutti sanno, nel Griqualand, che questa una malattia particolare dei
diamanti del paese. Nessuno ne parla, perch ci servirebbe a
diminuire considerevolmente il loro pregio; ma il fatto che, in
seguito a un'azione molecolare ancora inspiegata, le pietre pi preziose scoppiano talvolta come veri petardi. In questo caso, non
resta nient'altro che un po' di polvere, buona al massimo ad usi
industriali.
L'ingegnere era evidentemente pi preoccupato del lato scientifico
dell'incidente che della perdita enorme che ne derivava per lui.
- Ciche singolare - disse tra lo stupore generale - non che la
pietra sia scoppiata in queste condizioni, piuttosto che abbia
aspettato fino ad oggi per farlo! Ordinariamente, i diamanti scoppiano
pipresto, almeno entro dieci giorni seguenti al taglio non vero,
signor Vandergaart?
- E' perfettamente esatto, e questa la prima volta nella mia vita
che vedo un diamante scoppiare dopo tre mesi dal taglio! dichiar il
vegliardo con un sospiro. - Ma forse era destino che
la "Stella del Sud" non sarebbe appartenuta a nessuno! aggiunse.
Quando penso che sarebbe bastato, per impedire questo danno, avvolgere
la pietra in un leggero strato di grasso...
- Davvero? - esclamCipriano con la soddisfazione d'un uomo che ha
finalmente la chiave d'una difficolt - In questo caso tutto si
spiega! La fragile stella aveva senza dubbio trovato nello stomaco di
Dad quello strato protettivo, e questo l'ha salvata fino a ora! In
verit sarebbe stato meglio se fosse scoppiata quattro mesi fa, e ci
avesse risparmiato tutta la strada che abbiamo percorso attraverso il
Transvaal!
A questo punto si osservche John Watkins, evidentemente sulle spine,
si agitava irrequieto sulla sua poltrona.
- Come potete trattare con tanta leggerezza un simile danno disse
infine, rosso per l'indignazione. - Siete tutti uguali, parola mia,
parlando di questi cinquanta milioni andati in fumo, come se non si
trattasse che d'una semplice sigaretta!
- Cidimostra che siamo filosofi! - rispose Cipriano. - E' proprio il
caso di esserlo, se non si pufarne a meno.
- Filosofi quanto volete! - replicil fattore - ma cinquanta milioni
son cinquanta milioni e non si trovano tutte le volte che si d un
calcio ad una pietra!... Ah! vi assicuro, Jacobus, che voi oggi mi
avete reso un servizio, senza pensarci. Credo proprio che anch'io
sarei scoppiato come una castagna, se la "Stella del Sud" fosse stata
ancora mia!
- Che volete? - riprese Cipriano guardando con tenerezza il volto
fresco di Miss Watkins, seduta accanto a lui. - Ho conquistato stasera
una gemma cos preziosa, che la perdita di qualunque diamante non
riuscirebbe a impressionarmi!
In questa maniera fin con un colpo di scena degno della sua storia
cos breve ed agitata, la carriera del pigrosso diamante tagliato
che si fosse mai visto al mondo.
Una tale fine contribunon poco, come si pensa, a confermare le
opinioni superstiziose che avevano circolato sul suo conto nel
Griqualand. Cafri e minatori ritennero assolutamente certo che le
grosse pietre portavano senz'altro disgrazia.
Jacobus Vandergaart, il quale era fiero d'averla tagliata, e Cipriano,
il quale pensava di offrirla al museo della Scuola Mineraria, ne
sentivano in fondo pidispiacere di quanto non ne manifestassero per
questa soluzione inaspettata. Ma, tutto sommato, il mondo ha fatto
ugualmente la sua strada, e non si puaffermare che abbia perduto
molto in questa faccenda.
Tuttavia tutti quegli avvenimenti di seguito, quelle emozioni
dolorose, la perdita della propriet seguita dalla perdita della
"Stella del Sud", avevano gravemente scosso John Watkins. Si mise a
letto, soffralcuni giorni, poi mor Nle cure premurose della
figlia, n quelle di Cipriano, neppure le virili esortazioni di
Jacobus Vandergaart, che s'era piazzato al suo capezzale e passava il
tempo sforzandosi d'infondergli coraggio, poterono neutralizzare quel
terribile colpo. Invano l'eccellente uomo lo intratteneva sui piani
per l'avvenire, gli parlava del "kopje" come d'una proprietcomune,
domandandogli il suo parere sui provvedimenti da prendere e
associandolo sempre ai suoi progetti. Il vecchio fattore era stato
colpito nel suo orgoglio, nella sua mania di propriet nel suo
egoismo, in tutte le sue abitudini; egli si sentiva mancare.
Una sera chiam a s Alice e Cipriano, un le mani dell'uno e
dell'altra e, senza dire una parola, rese l'ultimo respiro. Non era
sopravvissuto che quindici giorni alla sua cara stella.
E, in verit pareva che ci fosse una stretta connessione tra la
fortuna di quell'uomo e la pietra misteriosa. Per lo meno, le
coincidenze erano tali che spiegavano in qualche maniera, senza
giustificarle agli occhi della ragione, le idee superstiziose che
circolavano a questo riguardo nel Griqualand. La "Stella del Sud"
aveva davvero 厚ortato sfortunaal suo possessore, nel senso che la
comparsa dell'incomparabile gemma sulla scena del mondo aveva segnato
il declino della prosperitdel vecchio fattore.
Ma ciche i ciarloni dell'accampamento non vedevano, era che la vera
origine della sfortuna stava negli stessi errori di John Watkins,
errori che portavano in germe, come una fatalit la disillusione e la
rovina. Molte sfortune in questo mondo sono cos imputate un
insuccesso misterioso, eppure, se si va in fondo alle cose, hanno per
unica base gli atti stessi di coloro che le subiscono! E' vero che ci
sono dei mali non meritati: ma ce n'un numero ben pigrande che
sono rigorosamente logici, e che si deducono, come la conclusione d'un
sillogismo, dalle premesse poste dal soggetto. Se John Watkins fosse
stato meno attaccato al lucro, se non avesse attribuito un importanza
esagerata e spesso criminosa a quei piccoli cristalli di carbonio
chiamati diamanti, la scoperta e la scomparsa della "Stella del Sud"
lo avrebbe lasciato indifferente, come Cipriano, e la sua salute
fisica e morale non sarebbe stata condizionata da un incidente del
genere. Ma egli aveva posto tutto il suo cuore nei diamanti: con i
diamanti si era perduto.
Qualche settimana pitardi, il matrimonio di Cipriano M廨con Alice
Watkins veniva celebrato con molta semplicite grande soddisfazione
di tutti. Alice era adesso la moglie di Cipriano... Che cosa poteva
desiderare di piin questo mondo?
Da parte sua, il giovane ingegnere scopriva di essere divenuto pi ricco di quanto supponesse e di quanto egli stesso avrebbe creduto.
Infatti, in seguito alla scoperta della "Stella del Sud", il suo
"claim" senza ch'egli ci pensasse, aveva acquistato un valore
considerevole. Durante il suo viaggio nel Transvaal, Thomas Steel ne
aveva continuato lo sfruttamento, ed essendo esso risultato tra i pi redditizi affluirono le offerte per acquistare la sua parte. Percila
vendette a pidi centomila franchi in moneta contante, prima di
partire per l'Europa.
Alice e Cipriano non tardarono dunque a lasciare il Griqualand per
ritornare in Francia; ma prima provvidero ad assicurare la posizione
di Li, Bard骿 e Matak鮅: un'opera buona alla quale volle associarsi
Jacobus Vandergaart.
Infatti il vecchio lapidario aveva venduto il suo "kopie" a una
compagnia diretta dall'ex mediatore Nathan. Dopo aver vantaggiosamente
portato a termine questa liquidazione, egli raggiunse in Francia i
suoi figli di adozione, i quali, grazie al lavoro di Cipriano, al suo
merito riconosciuto, all'accoglienza che il mondo degli esperti gli
fece al ritorno, hanno la fortuna assicurata, dopo essersi
precedentemente assicurati la felicit
Quanto a Thomas Steel, ritornato nel Lancashire con un bel gruzzolo di
circa ventimila sterline, si sposato, va a caccia della volpe come
un "gentleman" e beve tutte le sere una bottiglia di porto; ed solo
il meglio che possa fare.
Il Vandergaart Kopje non ancora esaurito e continua a fornire ogni
anno, in media, la quinta parte dei diamanti esportati dal Capo; ma
nessun minatore ha mai piavuto nla buona nla cattiva sorte di
trovare un'altra "Stella del Sud"!










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