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Agatha Christie.

ASSASSINIO SULL'ORIENT EXPRESS.

Titolo dell'opera originale: Murder on the Orient Express.
Traduzione di Lidia Zazo.

Parte prima. I FATTI.
1. Un passeggero importante sul Taurus Express.
Erano le cinque di una mattina invernale, in Siria. Alla stazione di
Aleppo era fermo il treno definito dagli orari ferroviari con il nome
altisonante di Taurus Express. Era composto da una carrozza
ristorante, una carrozza letto e due vagoni passeggeri.
Accanto al predellino della carrozza letto, un giovane tenente
francese era fermo a conversare con un ometto imbacuccato fino alle
orecchie, del quale si vedevano soltanto la punta del naso e le due
estremitdei baffi arricciati all'ins
Faceva un freddo glaciale, e dover accompagnare alla stazione un
distinto viaggiatore straniero non era un compito da invidiare, ma il
tenente Dubosc faceva con onore la sua parte. Dalle sue labbra
uscivano con eleganza frasi francesi ben tornite. Non che avesse la
minima idea di che cosa si trattasse. C'erano state voci,
naturalmente, come sempre in casi del genere. L'umore del generale,
del "suo" generale, si era fatto sempre pinero. E poi era arrivato
questo belga: fin dall'Inghilterra, a quanto pareva. C'era stata una
settimana di strana tensione. Ed erano accadute alcune cose. Un
ufficiale di grado molto elevato si era suicidato, un altro aveva dato
le dimissioni, l'ansia era scomparsa all'improvviso da volti ansiosi,
alcune precauzioni militari erano state allentate. E il generale, il
generale del tenente Dubosc, aveva dimostrato all'improvviso dieci
anni di meno.
Dubosc aveva udito parte di una conversazione fra lui e lo straniero.
"Ci avete salvato, mon cher" aveva detto il generale commosso, con i
grandi baffi bianchi che gli tremavano. "Avete salvato l'onore
dell'esercito francese, avete evitato molto spargimento di sangue!
Come posso ringraziarvi per avere risposto alla mia chiamata? Per
essere venuto da tanto lontano?"
Al che lo straniero (un certo Monsieur Hercule Poirot) aveva dato una
risposta adeguata che includeva la frase: "Non ricordo forse, come una
volta mi abbiate salvato la vita?". E il generale gli aveva dato una
risposta altrettanto adeguata, respingendo ogni merito per quel
servizio resogli in passato. Poi, con ulteriori accenni alla Francia,
al Belgio, alla gloria, all'onore e ad altre cose del genere, si erano
abbracciati cordialmente e la conversazione aveva avuto termine.
Quanto all'argomento di quella conversazione il tenente Dubosc ne era
ancora all'oscuro, ma gli era stato assegnato il compito di
accompagnare Monsieur Poifrot al Taurus Express e lui lo eseguiva con
tutto lo zelo che si confaceva a un giovane ufficiale con una
promettente carriera davanti a s
Oggi domenica - disse il tenente Dubosc. Domani, lunedsera,
sarete a Istanbul.
Non era la prima volta che faceva quell'osservazione. La conversazioni
sul marciapiede prima della partenza di un treno sono spesso
ripetitive.
Proprio cos- convenne monsieur Poirot.
E intendete restarci qualche giorno, credo.
Mais oui. Istanbul una cittche non ho mai visitato. Sarebbe un
peccato attraversarla... comme 蓷. Fece schioccare le dita. Non ho
alcuna fretta, mi fermerper qualche giorno da turista.
Santa Sofia molto bella - disse il tenente Dubosc, che non l'aveva
mai vista
Un vento freddo soffisul marciapiede. Entrambi rabbrividirono. Il
tenente Dubosc riusca lanciare uno sguardo all'orologio. Mancavano
cinque minuti alle cinque, cinque minuti ancora.
Temendo che l'altro avesse notato il suo sguardo, si affretta
parlare di nuovo.
Ci sono pochi viaggiatori in questa stagione disse, lanciando uno
sguardo ai finestrini del vagone letto sopra di loro.
Proprio cos- convenne Monsieur Poirot.
Auguriamoci che non siate bloccati dalla neve sul Tauro.
Succede?
E' successo, s Non quest'anno, per ora.
Speriamo bene, allora - disse Monsieur Poirot. Le notizie
dall'Europa non sono buone.
Tutt'altro che buone. Nei Balcani c'molta neve.
Anche in Germania, ho sentito.
Eh bien - si affretta dire il tenente Dubosc, temendo un'altra
pausa nella conversazione. Domani sera alle sette e quaranta sarete
a Istanbul.
S- disse monsieur Poirot, e aggiunse disperatamente: A quanto ho
sentito, Santa Sofia molto bella.
La tendina di uno degli scompartimenti del vagone letto sopra di loro
si scoste una giovane donna guardfuori.
Mary Debenham aveva dormito poco da quando aveva lasciato Bagdad, il
giovedprecedente. Non aveva dormito bene nsul treno per Kirkuk, n all'Albergo di Mosul, nquella notte in treno Adesso, stanca di stare
distesa nel caldo soffocante dello scompartimento surriscaldato, si
era alzata e sbirciava fuori.
Doveva essere Aleppo. Non c'era niente da vedere, naturalmente. Solo
un lungo marciapiede male illuminato con qualcuno che litigava ad alta
voce in arabo. Due uomini sotto il suo finestrino parlavano in
francese. Uno era un ufficiale francese, l'altro un ometto con baffi
enormi. Accennun sorriso. Non aveva mai visto nessuno tanto
imbacuccato. Fuori doveva fare molto freddo. Perciriscaldavano tanto
il treno. Cercdi abbassare il vetro, ma non scendeva.
Il controllore del vagone letto si era avvicinato ai due uomini. Il
treno stava per partire, disse. Monsieur avrebbe fatto meglio a
salire. L'ometto si tolse il cappello. Aveva la testa a forma di uovo.
Malgrado le sue preoccupazioni, Mary Debenham sorrise. Un ometto
ridicolo. Il tipo di ometto che non si sarebbe mai potuto prendere sul
serio.
Il tenente Dubosc pronunciava il suo discorso di congedo. Lo aveva
messo a punto in precedenza tenendolo in serbo per l'ultimo minuto.
Era un discorso molto bello e forbito.
Per non essere da meno, Monsieur Poirot rispose sullo stesso tono.
En voiture, monsieur - disse il controllore.
Con espressione di infinita riluttanza, Monsieur Poirot salsul
treno. Il controllore saldietro di lui. Monsieur Poirot salutcon
la mano. Il tenente Dubosc si portla mano alla visiera. Con uno
scossone terribile il treno si mosse lentamente
Enfin! mormorHercule Poirot.
Brrr - disse il tenente Dubosc, rendendosi pienamente conto di
quanto freddo facesse...
Voil monsieur. Il controllore mostrava a Poirot con un gesto
teatrale la bellezza del suo scompartimento e come fosse stato
sistemato il bagaglio. La valigetta di monsieur, l'ho messa qui.
Tese la mano in modo eloquente. Hercule Poirot vi mise una banconota
ripiegata.
Merci, monsieur. Il controllore assunse un atteggiamento pratico e
spiccio. Ecco i biglietti di monsieur. Volete darmi anche il
passaporto, prego. A quanto ho capito, monsieur interrompe il viaggio
a Istanbul?
Monsieur Poirot assent
Non ci sono molti viaggiatori, immagino - disse.
No, monsieur. Ci sono solo altri due passeggeri; entrambi inglesi.
Un colonnello proveniente dall'India e una giovane signora da Bagdad.
Avete bisogno di qualcosa?
Poirot chiese una bottiglia di Perrier.
Le cinque del mattino sono un'ora scomoda per salire in treno.
Mancano due ore all'alba. Consapevole di aver dormito poco, quella
notte, e di avere portato a termine con successo una missione
delicata, Monsieur Poirot si raggomitolin un angolo e si addorment
Quando si svegli erano le nove e mezzo, e lui fece una sortita verso
il vagone ristorante in cerca di un caff
Al momento c'era solo un altro passeggero: la giovane signora inglese
della quale aveva parlato il controllore. Alta, snella e bruna, doveva
essere sui ventotto anni. C'era una sorta di fredda efficienza nel suo
modo di mangiare e di chiamare il cameriere perchle portasse altro
caff che testimoniava una profonda conoscenza del mondo e dei
viaggi. Indossava un abito da viaggio scuro di una stoffa leggera
molto adatta all'atmosfera surriscaldata del treno.
Hercule Poirot, non avendo niente di meglio da fare, si diverta
studiarla di sottecchi. Doveva essere quel tipo di giovane donna che
sa badare perfettamente a se stessa dovunque vada. Era calma ed
efficiente. Gli piacevano abbastanza la severa regolaritdei suoi
lineamenti e il pallore delicato della pelle. Gli piacevano la sua
testa bruna e lucente con i capelli ben pettinati a onde, e gli occhi
grigi, freddi e impersonali. Ma era un po' troppo efficiente, decise,
per essere ciche lui definiva una jolie femme.
Poco dopo entrnel vagone ristorante un'altra persona. Era un uomo
alto, fra i quaranta e cinquanta, snello e di carnagione bruna, con le
tempie brizzolate.
"Il colonnello che viene dall'India" si disse Poirot.
Il nuovo venuto si inchinalla ragazza.
Buongiorno, signorina Debenham.
Buongiorno, colonnello Arbuthnot.
Il colonnello stava in piedi con una mano appoggiata alla sedia
dirimpetto a quella di lei.
Niente in contrario? chiese.
No, naturalmente. Sedete.
Be', a colazione non sempre si ha voglia di chiacchierare, sapete.
Direi proprio di no. Ma non mordo.
Il colonnello si sedette.
Ragazzo - chiamin tono perentorio.
Ordincaffe uova.
Il suo sguardo si posper un attimo su Hercule Poirot, ma si spost subito con indifferenza. Poirot, leggendogli correttamente nel
pensiero, comprese che si era detto: "Soltanto un maledetto
straniero".
Fedeli alla propria nazionalit i due inglesi non parlavano molto. Si
scambiarono poche brevi osservazioni, e presto la ragazza si alzper
tornare nel suo scompartimento.
A pranzo lei e il colonnello si sedettero di nuovo a tavola insieme ed
entrambi ignorarono completamente il terzo passeggero. La loro
conversazione era pianimata che a colazione. Il colonnello Arbuthnot
parlava del Punjab e di tanto in tanto rivolgeva qualche domanda alla
ragazza su Bagdad, dove fu presto chiaro che era stata come
istitutrice. Nel corso della conversazione scoprirono alcuni amici
comuni il che ebbe l'effetto immediato di renderli picordiali e meno
riservati. Parlarono del vecchio Tommy Tal-dei-tali e di Jerry
Talaltro. Il colonnello si informse andasse direttamente in
Inghilterra o se si fermasse a Istanbul
No, proseguo direttamente.
Non un peccato?
Sono passata da qui due anni fa nel viaggio di andata e mi sono
fermata tre giorni a Istanbul.
Oh, vedo. Be', devo dire che sono lieto che proseguiate
direttamente, perchproseguo anch'io.
Accennuna specie di goffo inchino, arrossendo impercettibilmente.
"Il nostro colonnello alquanto sensibile" pensHercule Poirot
divertito. "Il treno pericoloso come un viaggio per mare!"
La signorina Debenham disse pacata che sarebbe stato molto simpatico.
I suoi modi erano lievemente scoraggianti.
Hercule Poirot notche il colonnello la riaccompagnava allo
scompartimento.
Il treno attraversin seguito lo splendido scenario del Tauro. Mentre
i due ammiravano le Porte della Cilicia, in piedi nel corridoio l'uno
accanto all'altra, all'improvviso la ragazza sospir Poirot stava
accanto a loro e la udmormorare.
E' cosbello! Vorrei... vorrei...
S
Vorrei potermelo godere!
Arbuthnot non rispose. La sua mascella quadrata sembrpiostinata e
severa.
Vorrei con tutto il cuore che ne fossimo fuori - disse.
Tacete, vi prego. Tacete.
Oh! E tutto a posto. L'uomo lanciuno sguardo vagamente irritato
in direzione di Poirot. Poi prosegu Ma non mi piace che facciate
l'istitutrice, sempre agli ordini di madri tiranniche e di
insopportabili marmocchi.
Lei rise e fu come se per un attimo si lasciasse impercettibilmente
andare.
Oh! Non dovete pensarla cos L'istitutrice calpestata un mito del
tutto sorpassato. Posso assicurarvi che sono i genitori a temere di
venire tiranneggiati da "me".
Non dissero altro. Forse Arbuthnot si vergognava di aver parlato tanto
impulsivamente.
"E' una commediola piuttosto strana quella cui mi trovo ad assistere"
si disse Poirot.
In seguito avrebbe ricordato questa riflessione.
Arrivarono a Konya quella sera alle sette e mezzo circa. I due
passeggeri inglesi scesero a sgranchirsi le gambe, e passeggiarono su
e gisul marciapiede coperto di neve.
Monsieur Poirot si accontentdi osservare da un finestrino l'attivit frenetica della stazione. Dopo circa dieci minuti, tuttavia, decise
che forse una boccata d'aria non gli avrebbe fatto male. Si prepar accuratamente, avvolgendosi in molteplici cappotti e sciarpe e
infilando i piedi nelle linde calosce. Cosbardato scese sul
marciapiede e incomincia percorrerlo. Arrivoltre la locomotiva.
Furono le voci a rivelargli le due figure indistinte che scorgeva
nell'ombra di un carro merci. Era Arbuthnot a parlare.
Mary...
La ragazza lo interruppe.
Non ora. Quando sartutto finito. Quando ce lo saremo lasciato alle
spalle... "allora..."
Poirot si allontandiscretamente. Si chiedeva di che cosa parlassero.
Aveva stentato a riconoscere la voce fredda, efficiente della
signorina Debenham...
"Strano" si disse.
Il giorno dopo, si chiese se per caso non avessero litigato. I due si
rivolgevano appena la parola. La ragazza, pens sembrava preoccupata.
Aveva due cerchi scuri intorno agli occhi.
Erano circa le due e mezzo del pomeriggio quando il treno si ferm Si
videro molte teste sporgersi dai finestrini. Un piccolo manipolo di
uomini era radunato accanto alle rotaie e accennava a qualcosa sotto
il vagone ristorante.
Poirot si sporse a parlare col controllore del vagone letto che
passava in fretta. L'uomo gli rispose e Poirot ritirla testa:
voltandosi, si scontrquasi con Mary Debenham in piedi proprio dietro
di lui.
Di che si tratta? gli chiese quasi senza fiato in francese. -
Perchci siamo fermati?
Non niente, mademoiselle. Qualcosa ha preso fuoco sotto il vagone
ristorante. Niente di serio. Lo hanno spento. Adesso riparano il
danno. Non c'pericolo, vi assicuro.
Lei fece un piccolo gesto brusco, quasi giudicasse l'idea del pericolo
assolutamente priva di importanza.
S scapisco. Ma il tempo!
Il tempo?
S ci sarun ritardo.
E' probabile - convenne Poirot.
Ma non possiamo permetterci un ritardo! Il treno deve arrivare alle
sei e cinquantacinque e dobbiamo attraversare il Bosforo e prendere il
Simplon Orient Express alle nove precise. Se ci saranno un'ora o due
di ritardo, perderemo la coincidenza.
E' probabile - ammise lui.
La guardincuriosito. La mano aggrappata alla sbarra del finestrino
non era perfettamente ferma e anche le sue labbra tremavano.
E' tanto importante per voi, mademoiselle? le chiese.
S molto. Devo assolutamente prendere quel treno.
Gli voltle spalle e si allontanlungo il corridoio per raggiungere
il colonnello Arbuthnot.
Ma la sua apprensione era superflua. Dieci minuti dopo, il treno
ripartiva. Arriva Haydapassar con soli cinque minuti di ritardo,
avendo recuperato durante il viaggio.
Il Bosforo era agitato e a Monsieur Poirot la traversata non piacque
affatto. Sulla nave venne separato dai suoi compagni di viaggio, che
non rivide pi
Quando arrival ponte di Galata si recimmediatamente all'Hotel
Tokatlian.


2. L'Hotel Tokatlian.

Al Tokatlian, Hercule Poirot riservuna stanza con bagno. Si avvicin quindi al banco del portiere per chiedere se ci fossero lettere per
lui.
Ce n'erano tre e un telegramma. Alla vista di quest'ultimo le sue
sopracciglia si sollevarono impercettibilmente. Non se lo aspettava.
Lo aprcon i suoi gesti precisi, senza fretta. Le parole che vi erano
stampate gli saltarono agli occhi.

SVILUPPO DA VOI PREDETTO
NEL CASO KASSNER PRODOTTOSI INASPETTATAMENTE
PREGO TORNATE SUBITO.

"Voilqui est emb皻ant" mormorPoirot irritato. Alzlo sguardo
all'orologio.
Dovrproseguire questa sera - disse al portiere. A che ora parte
l'Orient Express?
Alle nove in punto, monsieur.
Potete procurarmi un posto in vagone letto?
Senza dubbio, monsieur. Non ci sono problemi in questa stagione. I
treni sono quasi vuoti. Prima o seconda classe?
Prima.
Tr鋊 bien, monsieur. Dove andate?
A Londra.
Bien, monsieur. Vi procurerun biglietto per Londra e vi prenoter un posto nel vagone letto Istanbul-Calais.
Poirot guarddi nuovo l'orologio. Mancavano dieci minuti alle otto.
Faccio in tempo a cenare?
Certo, monsieur.
Il piccolo belga annu Annullla prenotazione della stanza e
attraversl'atrio entrando nel ristorante.
Mentre faceva l'ordinazione al cameriere, qualcuno gli appoggiuna
mano sulla spalla.
Ah, mon vieux, un piacere inaspettato - disse una voce dietro di
lui.
Chi aveva parlato era un uomo anziano, piccolo e robusto, con i
capelli a spazzola. Sorrideva felice.
Poirot saltin piedi.
Monsieur Bouc.
Monsieur Poirot.
Monsieur Bouc era un belga, direttore della Compagnia Internazionale
dei Vagoni Letto e la sua conoscenza con l'ex astro della polizia
belga risaliva a molti anni prima.
Vi trovate molto lontano da casa, mon cher - disse Monsieur Bouc.
Una piccola faccenda in Siria.
Ah! E adesso tornate a casa... quando?
Questa sera.
Magnifico! Anch'io. Cio vado fino a Losanna, dove ho qualche
faccenda da sbrigare. Viaggiate sull'Orient Express, immagino?
S Ho appena chiesto di procurarmi un posto nel vagone letto.
Intendevo fermarmi qui per qualche giorno, ma ho ricevuto un
telegramma che mi richiama urgentemente in Inghilterra.
Ah! sospirMonsieur Bouc. Les affaires, les affaires! Ma voi,
voi siete arrivato in cima, mon vieux!
Ho avuto qualche piccolo successo, forse. Hercule Poirot cercdi
assumere un'espressione modesta senza riuscirci minimamente.
Bouc rise.
Ci vedremo pitardi - disse.
Hercule Poirot si dedical compito di tenere i baffi fuori dalla
minestra.
Portata a termine questa difficile impresa, si guardattorno mentre
aspettava la seconda portata. Nel ristorante c'era solo una mezza
dozzina di persone, e di questa mezza dozzina unicamente due
interessavano Hercule Poirot.
Sedevano a un tavolo poco lontano da lui. Il pigiovane era un uomo
sulla trentina di aspetto simpatico, indubbiamente americano. Non era
stato lui, tuttavia, ma il suo compagno ad attirare l'attenzione del
piccolo detective.
Si trattava di un uomo fra i sessanta e i settanta. Visto a qualche
distanza aveva l'aspetto benevolo di un filantropo. La testa un po'
calva, la fronte arcuata, la bocca sorridente che metteva in mostra
una fila di bianchissimi denti falsi, tutto sembrava parlare di una
personalitbenefica. Solo gli occhi smentivano questa ipotesi. Erano
piccoli, astuti e infossati. E non soltanto questo. Mentre l'uomo,
rivolgendosi al compagno, si guardava attorno, il suo sguardo si fermo
per un attimo su Poirot e per una frazione di secondo in quello
sguardo apparve una strana malevolenza, una tensione innaturale.
Poi si alz
Paga il conto, Hector - disse.
La sua voce era leggermente opaca. Aveva qualcosa di diverso, di
morbido e pericoloso.
Quando Poirot raggiunse l'amico in salotto, gli altri due uscivano
dall'albergo. Il loro bagaglio era stato portato dabbasso. Il pi giovane sovrintendeva all'operazione. Aprla porta di vetro e disse:
Siamo pronti, signor Ratchett.
Il pianziano grugnin segno di assenso e usc
Eh bien - disse Poirot. Che ne pensate di quei due?
Sono americani - disse Monsieur Bouc.
Certo che sono americani. Intendevo dire che ne pensate della loro
personalit
Il giovanotto sembra molto simpatico.
E l'altro?
A dire la verit amico mio, non mi piace molto. Mi ha fatto
un'impressione sgradevole. E a voi?
Hercule Poirot ci mise qualche minuto a rispondere.
Quando mi passato vicino al ristorante - disse finalmente ho
avuto una strana sensazione. E' stato come se mi fosse passata accanto
una belva feroce, un animale selvaggio, ma selvaggio davvero, capite!
Eppure nell'insieme ha un aspetto rispettabile.
Pr嶰is幦ent! Il corpo, la gabbia, altamente rispettabile, ma la
belva vi fissa attraverso le sbarre.
Avete molta fantasia, mon vieux - disse Monsieur Bouc.
Puessere. Ma non sono assolutamente riuscito a liberarmi
dall'impressione che il male mi fosse passato molto vicino.
Quel rispettabile gentiluomo americano?
Quel rispettabile gentiluomo americano.
Be' - disse Monsieur Bouc - puessere. C'molto male al mondo.
In quel momento si aprla porta e si avvicinloro il portiere. Aveva
un aspetto preoccupato e confuso.
E' incredibile, monsieur - disse a Poirot. Non c'neppure un
posto nel vagone letto di prima classe sul treno.
Comment! gridMonsieur Bouc. In questa stagione? Ah, senza
dubbio qualche compagnia di giornalisti, di politici...?
Non so, signore - disse il portiere. Ma cosstanno le cose.
Bene, bene. Monsieur Bouc si rivolse a Poirot. Non temete, amico
mio. Troveremo qualcosa. C'sempre uno scompartimento, il numero 16,
che rimane libero. Ci pensa il controllore! Sorrise e guard l'orologio. Venite - disse - ora di partire.
Alla stazione, Monsieur Bouc venne accolto con rispettosa premura dal
controllore del vagone letto in uniforme marrone.
Buonasera, monsieur. Il vostro scompartimento il numero 1.
Chiami facchini e questi portarono il loro carico fino a metdella
carrozza sulla quale le targhe di stagno proclamavano la destinazione:
ISTANBUL-TRIESTE-CALAIS.
Siete al completo stasera, mi pare?
E' incredibile, monsieur. Tutti hanno scelto stanotte!
Tuttavia, dovrete trovare un posto per questo signore. E' un mio
amico. Potete dargli il numero 16.
E' occupato, monsieur.
"Che cosa?" Il numero 16?
Uno sguardo d'intesa passfra i due e il controllore sorrise. Era un
uomo alto, olivastro, di mezza et
Ma s monsieur. Come vi ho detto, siamo al completo: al completo
dappertutto.
Ma che succede? chiese Monsieur Bouc. C'un congresso da
qualche parte? Una festa?
No, monsieur. E' solo un caso. Capita che molti abbiano deciso di
partire stasera.
Monsieur Bouc fece schioccare la lingua, irritato.
A Belgrado ci saril vagone letto da Atene - disse. Ci saranche
la carrozza Bucarest-Parigi, ma arriveremo a Belgrado solo domani
sera. Il problema per stanotte. Non c'uno scompartimento libero,
in seconda classe?
"C' uno scompartimento di seconda classe, monsieur...
Be', allora...
Ma uno scompartimento per signora. C'giuna tedesca, una
cameriera.
Ll imbarazzante - disse Monsieur Bouc.
Non preoccupatevi, amico mio - intervenne Poirot. Dovrviaggiare
in una carrozza normale.
Niente affatto, niente affatto. Si rivolse di nuovo al
controllore. Sono arrivati proprio tutti?
C'un passeggero che non ancora arrivato - rispose. Parlava
lentamente, in tono esitante. Lo scompartimento numero 7, di seconda
classe. Il passeggero non ancora arrivato, e mancano quattro minuti
alle nove.
Chi
Un inglese. Il controllore consultil suo elenco. Un certo
Monsieur Harris.
Un nome di buon augurio - disse Poirot. Ho letto anch'io Dickens.
Monsieur Harris non arriver
Metti il bagaglio di monsieur al numero 7 - disse Monsieur Bouc. -
Se questo Monsieur Harris arriva gli diremo che troppo tardi, che le
cuccette non possono restare bloccate cosa lungo... sistemeremo le
cose in un modo o nell'altro. Che me ne importa di un Monsieur Harris
qualunque?
Come vuole monsieur - disse il controllore.
Si rivolse al facchino di Poirot, indicandogli dove andare. Poi si
fece da parte per permettere a Poirot di salire in treno.
Tout fait au bout, monsieur - disse. Il penultimo
scompartimento.
Poirot percorse il corridoio, procedendo alquanto lentamente, poich la maggior parte dei viaggiatori stava in piedi fuori dagli
scompartimenti.
I suoi garbati pardon venivano pronunciati con la regolaritdi un
orologio. Raggiunse finalmente lo scompartimento indicatogli. Dentro,
che si sporgeva per prendere una valigia, c'era il giovanotto
americano del Tokatlian.
Quando Poirot entr aggrottla fronte.
Scusatemi - disse. Credo che vi siate sbagliato. E in un
francese stentato: Je crois que vous avez un erreur.
Poirot rispose in inglese.
Siete il signor Harris?
No, mi chiamo MacQueen. Io...
Ma in quel momento la voce del controllore dei vagoni letto si fece
sentire sopra la spalla di Poirot. Una voce sommessa, che parlava in
tono di scusa.
Non c'nessun'altra cuccetta sul treno, monsieur. Il signore deve
entrare qui.
Cosdicendo si accostal finestrino del corridoio e incomincia
tirare su il bagaglio di Poirot.
Poirot notdivertito il suo tono di scusa. Senza dubbio all'uomo era
stata promessa una buona mancia per lasciare solo nello scompartimento
l'altro viaggiatore. Anche la mancia pimunifica, tuttavia, perdeva
la sua efficacia quando un direttore della Compagnia era sul treno e
dava gli ordini.
Il controllore emerse dallo scompartimento, dopo aver sistemato le
valigie sulla reticella.
Voil monsieur - disse. E' tutto a posto. La vostra la cuccetta
superiore, il numero 7. Partiamo fra un minuto.
Si allontanin fretta lungo il corridoio. Poirot rientrnello
scompartimento.
Un fenomeno che mi capitato raramente di vedere - disse
cordialmente. Un controllore di vagone letto che mette su i bagagli!
Una cosa inaudita!
Il suo compagno di viaggio sorrise. Aveva superato la propria
irritazione, probabilmente aveva deciso che tanto valeva prendere le
cose con una certa filosofia.
Il treno molto pieno - disse.
Si udun fischio, e un lungo, malinconico sibilo della locomotiva.
Uscirono entrambi in corridoio.
All'esterno una voce grid En voiture.
Ci siamo - disse MacQueen.
Ma non c'erano ancora. Si uddi nuovo il fischio.
Dico, signore - esclamall'improvviso il giovanotto - se preferite
la cuccetta inferiore, picomoda, e cosvia... per me va benissimo.
Un giovanotto simpatico.
No, no - protestPoirot. Non vorrei privarvi...
Va benissimo...
Siete troppo gentile...
Seguirono educate proteste da entrambe le parti.
E' solo per una notte - spiegPoirot. A Belgrado...
Oh, capisco. Scendete a Belgrado...
Non esattamente. Vedete...
Ci fu uno scossone improvviso. Entrambi si volsero verso il
finestrino, guardando fuori il lungo marciapiede illuminato che si
allontanava lentamente.
L'Orient Express aveva incominciato il suo viaggio di tre giorni
attraverso l'Europa.


3. Poirot rifiuta un incarico.

Il giorno seguente Hercule Poirot entrun po' in ritardo nella
carrozza ristorante. Si era alzato presto, aveva fatto colazione quasi
da solo, e aveva passato la mattina a esaminare gli appunti sul caso
che lo richiamava a Londra. Aveva visto pochi compagni di viaggio.
Monsieur Bouc, che era giseduto, gli dette il benvenuto gesticolando
e gli indicil posto vuoto dirimpetto a lui. Poirot sedette e scopr presto di trovarsi nella posizione privilegiata di chi viene servito
per primo e con i bocconi migliori. Anche il cibo era pigustoso del
consueto.
Solo quando arrivarono a un delicato formaggio cremoso, Monsieur Bouc
permise alla sua attenzione di dedicarsi ad argomenti diversi da
quello del cibo. Era arrivato alla fase del pasto in cui si diventa
filosofi.
Ah! - sospir Se avessi la penna di Balzac, descriverei questa
scena. Accenncon la mano.
E un'idea - disse Poirot.
Ah, ne convenite? Non ci ha mai pensato nessuno, credo. Eppure...
sembra fatto apposta per un romanzo, amico mio. Intorno a noi c' gente di ogni condizione sociale, ete nazionalit Per tre giorni,
questi estranei saranno costretti a restare insieme. Dormiranno e
mangeranno sotto lo stesso tetto, non potranno allontanarsi l'uno
dall'altro. E alla fine dei tre giorni si separeranno, se ne andranno
ognuno per la sua strada, per non rivedersi forse mai pi
Eppure - disse Poirot - immaginate un incidente...
Ah, no, amico mio...
Dal vostro punto di vista sarebbe deplorevole, ne convengo. Tuttavia
immaginiamolo, solo per un istante. Allora, forse, tutti costoro
sarebbero legati fra loro... dalla morte.
Ancora vino - disse Monsieur Bouc, affrettandosi a versarlo. -
Diventate morboso, mon cher. Forse la digestione.
Non si punegare - convenne Poirot - che il cibo in Siria non fosse
del tutto adatto al mio stomaco.
Sorseggiil vino. Poi, appoggiando la schiena alla spalliera, fece
scorrere pensosamente lo sguardo sul vagone ristorante. Vi erano
sedute tredici persone di ogni condizione e nazionalit come aveva
detto Monsieur Bouc. Incomincia studiarle.
Al tavolo dirimpetto c'erano tre uomini. Immaginche fossero
viaggiatori isolati classificati e piazzati ldal giudizio
infallibile dei camerieri. Un grosso italiano di carnagione scura si
stuzzicava con entusiasmo i denti. Di fronte a lui un inglese solo, di
aspetto frugale, aveva l'espressione imperturbabile di disapprovazione
del domestico bene educato. Accanto all'inglese c'era un grosso
americano in un completo sgargiante, probabilmente un viaggiatore di
commercio.
Dovete farvi sentire - diceva con voce alta e nasale.
L'italiano gesticolsenza reticenze con lo stuzzicadenti dopo
esserselo tolto dai denti.
Certo - approv E' quel che dico sempre.
L'inglese guardfuori dal finestrino e toss
Poirot spostlo sguardo.
A un tavolino, sedeva una delle vecchie signore pibrutte che avesse
mai visto. Era una bruttezza raffinata: affascinava piuttosto che
ripugnare. Sedeva con la schiena rigida. Intorno al collo aveva una
collana di perle grossissime e, per quanto improbabile potesse
sembrare, autentiche. Le mani erano coperte di anelli. Aveva sulle
spalle un mantello di ermellino. Un piccolissimo e costoso tocco nero
che stonava disgustosamente con la faccia gialla da rospo che vi stava
sotto.
In quel momento si rivolgeva al cameriere con voce chiara, cortese, ma
assolutamente autoritaria.
Sarete tanto gentile da mettere nel mio scompartimento una bottiglia
di acqua minerale e un gran bicchiere di aranciata. Farete in modo che
stasera abbia pollo cotto senza intingoli e anche un po' di pesce
bollito.
Il cameriere rispose rispettosamente che sarebbe stato fatto.
Lei gli rivolse un impercettibile cenno del capo e si alz Il suo
sguardo colse quello di Poirot e si soffermper un attimo su di lui
con aristocratica indifferenza.
Quella la principessa Dragomiroff - disse Monsieur Bouc a bassa
voce. E' russa. Il marito ha convertito in denaro tutte le sue
proprietprima della rivoluzione e lo ha investito all'estero. E'
molto ricca. Una cosmopolita.
Poirot annu Aveva sentito parlare della principessa Dragomiroff.
E' una personalit- disse Monsieur Bouc. Brutta come il peccato,
ma si fa sentire. Non vi pare?
Poirot ne convenne.
A un altro dei tavoli pigrandi era seduta Mary Debenham con due
donne. Una di loro era alta, di mezza et con una camicetta a scacchi
e una gonna di tweed. Aveva una massa di capelli stinti raccolti senza
garbo in un grosso nodo, portava gli occhiali, e aveva un volto lungo,
mite, amabile, un po' da pecora. Ascoltava la terza donna, anziana e
robusta, dal volto gradevole, che parlava lentamente con voce chiara e
monotona senza interrompersi per riprendere fiato e senza fermarsi
mai.
...percimia figlia ha detto: "Perbacco, non puoi applicare i
metodi americani a questo paese. E' naturale per la gente di qui
essere indolente. Non hanno mai fretta". Ma con tutto civi
stupireste di sapere che cosa riesce a fare il nostro collegio. Hanno
un bel corpo insegnante. Immagino non ci sia nulla come l'istruzione.
Dobbiamo applicare i nostri ideali occidentali e insegnare all'Oriente
a riconoscerli. Mia figlia dice...
Il treno entrin una galleria. La voce calma e monotona si spense.
Al tavolo successivo, un tavolo piccolo, c'era il colonnello
Arbuthnot, da solo. Teneva lo sguardo fisso sulla nuca di Mary
Debenham. Non sedevano insieme. Eppure non sarebbe stato difficile.
Perch
"Forse" pensPoirot, "Mary Debenham aveva alzato la guardia. Le
istitutrici devono imparare a difendersi. Le apparenze sono
importanti. Una ragazza che si guadagna da vivere deve essere
discreta."
Il suo sguardo passall'altro lato della carrozza. In fondo, c'era
una donna di mezza et vestita di nero, dal volto largo e
inespressivo. "Tedesca o scandinava" pens Probabilmente una
cameriera tedesca.
Dopo di lei, c'era una coppia che sedeva chiacchierando animatamente.
L'uomo indossava abiti inglesi di comodo tweed ma non era inglese.
Sebbene soltanto la nuca fosse visibile a Poirot, la sua forma e
l'atteggiamento delle spalle lo tradivano. Un uomo alto e ben formato.
Voltil capo all'improvviso e Poirot ne scorse il profilo. Un uomo
molto bello di circa trent'anni, dai baffi biondi.
La donna seduta dirimpetto a lui era una ragazza di circa vent'anni.
Un soprabito e una gonna nera attillati, una camicetta di satin
bianco, un elegante piccolo tocco nero arditamente inclinato sulla
fronte, all'ultima moda. Aveva un bel volto di aspetto esotico, la
pelle bianchissima, grandi occhi bruni, capelli neri e lucenti. Fumava
una sigaretta in un lungo bocchino. Le mani ben curate avevano le
unghie rosso cupo. Portava all'anulare un grande smeraldo montato in
platino. Nel suo sguardo e nella sua voce c'era una palese civetteria.
Elle est jolie, et chic - mormorPoirot. Marito e moglie, eh?
Monsieur Bouc annu
Ambasciata ungherese, credo - disse. Una bella coppia.
C'erano solo altri due commensali: il compagno di viaggio di Poirot,
MacQueen, e il suo datore di lavoro, il signor Ratchett. Quest'ultimo
sedeva di fronte a Poirot, e per la seconda volta il piccolo belga
studiquel volto poco accattivante, osservando la falsa benevolenza
della fronte e gli occhi piccoli, crudeli.
Monsieur Bouc notsenza dubbio un cambiamento nell'espressione
dell'amico.
E' la vostra belva feroce che guardate? chiese.
Poirot annu
Mentre gli veniva portato il caff Monsieur Bouc si alz Avendo
incominciato prima di Poirot, aveva finito gida qualche tempo.
Torno nel mio scompartimento - disse. Venite presto a conversare
con me.
Con piacere.
Poirot sorseggiil caffe ordinun liquore. Il cameriere passava da
un tavolo all'altro con la cassetta dei soldi per riscuotere il
pagamento dei conti. La voce dell'anziana signora americana si alz lamentosa.
Mia figlia me lo aveva detto: "Prendi un blocchetto di buoni e non
avrai problemi, nessun problema". Non davvero cos A quanto pare,
devono avere il dieci per cento di mancia, e poi c'quella bottiglia
di acqua minerale: uno strano tipo di acqua, per di pi Non hanno n Evian nVichy, il che mi sembra strano.
E' che devono... come dite... servire l'acqua del posto - spiegla
signora con la faccia da pecora.
Be', mi sembra strano. L'americana fisscon un certo disgusto il
mucchietto di monete sul tavolo davanti a lei. Guarda un po' che
strana roba mi hanno dato. Dinari, o qualcosa del genere. Ha l'aria di
un bel mucchio di spazzatura. Mia figlia mi ha detto...
Mary Debenham scostla sedia dal tavolo e si allontancon un leggero
inchino alle altre due signore. Il colonnello Arbuthnot si alze la
segu Raccogliendo le monete tanto disprezzate, la signora americana
usca sua volta, con la donna che sembrava una pecora alle calcagna.
Gli ungheresi se n'erano giandati. Il vagone ristorante era vuoto, a
parte Poirot, Ratchett e MacQueen.
Ratchett disse qualcosa al compagno, che si alze uscdal vagone.
Poi si alzanche lui, ma invece di seguire MacQueen si lascicadere
inaspettatamente sulla sedia dirimpetto a Poirot.
Potreste farmi accendere? - La sua voce era morbida, leggermente
nasale. Mi chiamo Ratchett.
Poirot si inchinimpercettibilmente. Infilla mano in tasca ed
estrasse una scatola di fiammiferi che porse all'altro. Questi la
prese, ma non accese un fiammifero.
Credo di avere il piacere - prosegu- di parlare a Monsieur Hercule
Poirot. E' cos
Poirot chindi nuovo il capo.
Vi hanno informato esattamente, monsieur.
L'investigatore si rendeva conto che quegli strani occhi astuti lo
esaminavano.
Al mio paese - disse Ratchett - veniamo subito al dunque. Signor
Poirot, voglio che assumiate un incarico per me.
Le sopracciglia di Hercule Poirot si sollevarono impercettibilmente.
La mia clientela, monsieur, oggi limitata. Assumo pochissimi
incarichi.
Naturalmente, capisco. Ma questo significa molto denaro, signor
Poirot. E ripetcon la sua voce morbida, persuasiva: Molto
denaro.
Hercule Poirot rimase in silenzio per qualche attimo prima di
chiedere: Cosa volete che faccia per voi Monsieur Ratchett?
Sono ricco, signor Poirot, molto ricco. Gli uomini nella mia
posizione hanno sempre qualche nemico. Io ne ho uno.
Uno solo?
Che cosa intendete esattamente? chiese il signor Ratchett con
asprezza.
Stando alla mia esperienza, monsieur, quando un uomo nella
posizione di avere nemici, come dite voi, la cosa di solito non si
risolve in un solo nemico.
Ratchett sembrsollevato dalla risposta di Poirot.
Perbacco, s- disse. Capisco quello che intendete. Nemico o
nemici, non importa. Quello che conta la mia sicurezza.
Sicurezza?
La mia vita stata minacciata, signor Poirot. Sono un uomo che sa
badare abbastanza a se stesso. Dalla tasca della giacca la sua mano
estrasse per un attimo una piccola pistola automatica. Non credo di
essere uno che si fa sorprendere nel sonno - continu Ma, secondo
me, le precauzioni non sono mai troppe. Credo che siate l'uomo che fa
per me, signor Poirot. E ricordate, io ho "molto" denaro.
Poirot lo guardpensoso per qualche attimo. Il suo volto era del
tutto privo di espressione. L'altro non avrebbe potuto neppure
immaginare che cosa gli passava per la mente.
Mi dispiace, monsieur - disse finalmente. Non posso esservi utile.
Ratchett lo guard
Dite voi una cifra, allora.
Poirot scosse il capo.
Non capite, monsieur. Ho avuto molta fortuna nella mia professione.
Ho fatto abbastanza denaro da soddisfare tanto i miei bisogni quanto i
miei capricci. Adesso assumo solo gli incarichi che mi interessano.
Avete un bel sangue freddo - disse Ratchett. Ventimila dollari vi
tenterebbero?
No.
Se cercate di ottenere di pi non ci riuscirete. So quanto vale per
me una cosa.
Anch'io, Monsieur Ratchett.
Cosa c'che non va nella mia proposta?
Poirot si alz
Vogliate perdonare l'impertinenza, ma la vostra faccia non mi piace,
Monsieur Ratchett - disse.
E con questo uscdal vagone ristorante.


4. Un grido nella notte.

L'Orient Express arriva Belgrado quella sera alle nove meno un
quarto. Non sarebbe ripartito fino alle nove e un quarto, perci Poirot scese sul marciapiede. Non vi rimase a lungo, tuttavia. Il
freddo era pungente e sebbene il marciapiede fosse protetto, fuori
cadeva una fitta nevicata. Tornnello scompartimento. Il controllore,
che stava sul marciapiede battendo i piedi e agitando le braccia per
riscaldarsi, gli rivolse la parola.
Le vostre valigie sono state spostate nello scompartimento numero 1,
monsieur, lo scompartimento di Monsieur Bouc.
Ma dov'allora Monsieur Bouc?
Si trasferito nella carrozza di Atene che stata appena
agganciata.
Poirot andin cerca dell'amico. Monsieur Bouc respinse tutte le sue
proteste.
Non nulla, assolutamente nulla. E' picomodo cos Voi proseguite
per l'Inghilterra, percimeglio che restiate nella carrozza diretta
per Calais. Io sto bene qui. E' tranquillissimo. Questa carrozza vuota, a parte me e un piccolo dottore greco. Ah, amico mio, che
notte! Dicono che non c'era tanta neve da anni. Auguriamoci che non
continui cos Non sono molto tranquillo, ve lo confesso.
Alle nove e un quarto, il treno uscpuntualmente dalla stazione, e
poco dopo Poirot si alz augurla buona notte all'amico e si diresse
lungo il corridoio alla sua carrozza che era in testa, subito dopo il
vagone ristorante.
Il secondo giorno di viaggio, tra i passeggeri incominciavano a cadere
le barriere. Il colonnello Arbuthnot, in piedi accanto alla porta del
suo scompartimento, conversava con MacQueen.
MacQueen interruppe a metuna frase quando vide Poirot. Sembrava
molto stupito.
Perbacco - esclam- credevo che ci aveste lasciato. Avete detto che
scendevate a Belgrado.
Mi avete frainteso disse Poirot sorridendo. - Adesso che ricordo,
il treno partito da Istanbul proprio mentre ne parlavamo.
Ma il vostro bagaglio scomparso, amico.
E' stato spostato in un altro scompartimento, questo tutto.
Oh, capisco.
Riprese la conversazione con Arbuthnot e Poirot prosegulungo il
corridoio.
A due porte dal suo scompartimento, l'anziana signora americana, la
signora Hubbard, parlava con la donna che sembrava una pecora ed era
svedese. La signora Hubbard insisteva per dare una rivista all'altra.
Prendetela, davvero, mia cara - diceva. Ho un sacco di cose da
leggere. Perbacco, questo freddo non spaventoso? Fece un cenno
amichevole a Poirot.
Siete molto gentile - disse la signora svedese.
Niente affatto. Mi auguro che dormiate bene e che la vostra testa
vada meglio domani mattina.
E' solo il freddo. Adesso mi faccio una tazza di t
Avete qualche aspirina? Ne siete proprio certa? Io ne ho un sacco.
Be', buonanotte, mia cara.
Si rivolse a Poirot, mentre l'altra si allontanava.
Povera creatura, svedese. A quanto ho capito una specie di
missionaria, una insegnante. Una creatura simpatica ma non parla molto
l'inglese. Mi sembrata interessata quando le ho parlato di mia
figlia.
Ormai Poirot sapeva tutto della figlia della signora Hubbard. Chiunque
capisse l'inglese sul treno lo sapeva! Come lei e il marito facessero
parte del corpo insegnante di un grande collegio americano a Smirne, e
come questo fosse il primo viaggio della signora Hubbard in Oriente, e
che cosa pensasse dei turchi e dei loro modi trasandati e delle
condizioni delle loro strade.
La porta accanto a loro si apre ne uscl'esile, pallido domestico.
All'interno Poirot scorse il signor Ratchett seduto sul letto. Questi
vide Poirot e il suo volto si incupper la collera. Poi la porta si
richiuse.
La signora Hubbard trasse un po' in disparte Poirot.
Quell'uomo mi fa una paura maledetta, sapete. Oh, non il cameriere,
l'altro, il suo padrone. Padrone, davvero! C'qualcosa che non va in
quell'uomo. Mia figlia dice sempre che ho molto intuito. "Quando la
mamma ha un presentimento, ha sempre maledettamente ragione" cosdice
mia figlia. Adesso ho un presentimento su quell'uomo. E ha la cabina
proprio accanto alla mia, e questo non mi piace. Ieri notte ho messo
le mie valigie contro la porta di comunicazione. Mi sembrato di
sentirlo abbassare la maniglia. Non mi stupirebbe affatto se venisse
fuori che quell'uomo un assassino, uno di quei banditi dei quali si
legge. Sarsciocca, ma cosstanno le cose. Ho una paura maledetta di
quell'uomo! Mia figlia diceva che avrei fatto un viaggio comodo, ma
c'qualcosa che non mi convince. Sarsciocca, ma ho l'impressione
che possa accadere di tutto. Di tutto. E non riesco a capire come quel
giovanotto simpatico possa sopportare di fargli da segretario.
Il colonnello Arbuthnot e MacQueen, intanto, venivano verso di loro.
Venite nel mio scompartimento - diceva MacQueen. Non l'hanno
ancora preparato per la notte. Quello che vorrei capire bene della
vostra politica in India...
I due uomini li superarono e proseguirono lungo il corridoio verso lo
scompartimento di MacQueen.
La signora Hubbard augurla buona notte a Poirot.
Penso che andrsubito a letto a leggere - disse. Buonanotte.
Buonanotte, madame.
Poirot entrnel suo scompartimento, il primo dopo quello di Ratchett.
Si spoglie anda letto, lesse per circa mezz'ora poi spense la
luce.
Si svegliqualche ora dopo e si sveglidi soprassalto. Sapeva che
cosa l'aveva strappato al sonno: un forte gemito, quasi un grido, da
qualche parte vicino a lui. Nello stesso momento risuonlo squillo di
un campanello.
Poirot si alza sedere sul letto e accese la luce. Notche il treno
era fermo, probabilmente a una stazione.
Quel grido lo aveva svegliato di soprassalto. Ricordche Ratchett
occupava lo scompartimento accanto al suo. Scese dal letto e aprla
porta proprio mentre il controllore veniva di corsa lungo il corridoio
e bussava alla porta di Ratchett. Poirot tenne la sua porta appena
dischiusa e guard Il controllore bussdi nuovo. Squillun
campanello e si accese una luce sopra un'altra porta, un po' pi lontano. Il controllore si guardalle spalle.
Nello stesso momento una voce gridnello scompartimento adiacente: -
Ce n'est rien. Je me suis tromp
Bien, monsieur. Il controllore si allontandi nuovo in fretta,
bussando alla porta sulla quale si era accesa la luce.
Poirot ritorna letto, tranquillizzato e spense la luce. Guard l'orologio. Era esattamente l'una meno ventitr


5. Il delitto.

Non riusca riaddormentarsi subito. Tanto per cominciare, gli mancava
il movimento del treno. Se era davvero una stazione, fuori c'era una
strana calma. Per contrasto i rumori sul treno sembravano
insolitamente forti.
Sentiva Ratchett muoversi nello scompartimento adiacente: uno scatto
mentre abbassava il catino, il rumore dell'acqua che scorreva, uno
sciacqu髺, e di nuovo lo scatto del catino che veniva richiuso. Nel
corridoio si udirono alcuni passi, i passi soffocati di qualcuno in
pantofole.
Hercule Poirot rimase sveglio a fissare il soffitto. Perchla
stazione era cossilenziosa? Aveva la gola secca. Aveva dimenticato
di chiedere la sua solita bottiglia di acqua minerale. Guarddi nuovo
l'orologio. L'una e un quarto. Avrebbe chiamato il controllore per
chiedergli un po' d'acqua minerale. Tese le dita verso il campanello,
ma si ferm sentendo risuonare uno squillo nel silenzio. Quell'uomo
non avrebbe potuto rispondere nello stesso momento a tutte le
chiamate.
Drinn... drinn... drinn...
Continuava a suonare. Dov'era quell'uomo? Qualcuno si faceva
impaziente.
Drinn...
Chiunque fosse non staccava le dita dal campanello.
All'improvviso l'uomo arriva precipizio, mentre i suoi passi
riecheggiavano in corridoio. Bussa una porta poco lontano da quella
di Poirot.
Poi si udirono le voci, quella deferente del controllore, che si
scusava, e quella di una donna, garrula e insistente.
La signora Hubbard.
Poirot sorrise fra s
L'alterco, se di questo si trattava, proseguper qualche tempo in una
proporzione di novanta, la voce della signora Hubbard, a dieci, quella
rassicurante del controllore. Alla fine parve che le cose si
aggiustassero.
Poirot uddistintamente: Bonne nuit, madame - e una porta che si
chiudeva.
Premette il campanello.
Il controllore arrivsubito. Sembrava preoccupato e accaldato.
De l'eau min廨ale, s'il vous plait.
Bien, monsieur. Forse un ammiccare nello sguardo di Poirot lo
indusse a confidarsi. La dame am廨icaine...
S
Si asciugla fronte.
Immaginate che cosa ho passato con lei! Insisteva, insisteva
proprio, che c'era un uomo nel suo scompartimento! Figuratevi,
monsieur. In uno spazio come questo. Accenncon la mano intorno a
s Dove si sarebbe potuto nascondere? Ho discusso con lei. Le ho
fatto notare che impossibile. Lei insisteva. Si svegliata e c'era
un uomo. E come avrebbe potuto uscire lasciando la porta chiusa alle
sue spalle, dico io? Ma lei non ha voluto sentire ragioni. Come se non
ci fosse giabbastanza di cui preoccuparsi. Con questa neve...
Neve?
Ma s monsieur, non l'ha notato? Il treno fermo. Siamo incappati
in una tempesta di neve. Dio sa quanto resteremo qui. Ricordo che una
volta ha nevicato per sette giorni.
Dove siamo?
Fra Vincovci e Brod.
Lla - disse Poirot irritato.
L'uomo si allontane torncon l'acqua.
Bon soir, monsieur.
Poirot bevve un bicchier d'acqua e si accinse a dormire.
Era proprio sul punto di appisolarsi quando si sveglidi soprassalto.
Questa volta era come se qualcosa di pesante fosse caduto con un tonfo
contro la porta.
Balzin piedi apre guardfuori. Niente. Ma, alla sua destra, nel
corridoio, una donna avvolta in un kimono scarlatto si allontanava da
lui. All'altro capo del corridoio, sul suo seggiolino, il controllore
annotava cifre su grandi fogli di carta. C'era un silenzio di morte.
Decisamente ho i nervi tesi - disse Poirot ritornando a letto.
Questa volta dormfino al mattino.
Quando si svegli il treno era ancora fermo. Sollevla tendina e
guardfuori. Pesanti banchi di neve circondavano il treno.
Guardl'orologio e vide che erano le nove passate.
Alle dieci meno un quarto, elegante come di consueto, si diresse al
vagone ristorante, dove c'era un coro di lamenti. Qualsiasi barriera
potesse essere esistita fra i passeggeri si era ormai completamente
abbattuta. Tutti erano uniti da una comune sventura. La signora
Hubbard si lamentava pidegli altri.
E mia figlia diceva che non c'era niente di pifacile. Non avevo
che da starmene in treno fino a Parigi. E adesso possiamo restare qui
per giorni e giorni - si lamentava. E la nave salpa dopodomani. Come
fara prenderla? E non posso neppure telegrafare per annullare la
prenotazione. Mi sento troppo sconvolta per parlarne.
L'italiano disse che anche lui aveva degli affari urgenti a Milano. Il
grosso americano affermche era "una disgrazia, signora" ed espresse
la speranza che il treno potesse riguadagnare il tempo perduto.
Mia sorella e i suoi figli mi aspettare - disse la signora svedese,
piangendo. Io non comunico con loro. Che cosa loro pensare? Loro
diranno che mi accaduto qualcosa di brutto.
Quanto dovremo restare qui? chiese Mary Debenham. Qualcuno lo
sa?
La sua voce sembrava impaziente, ma Poirot notche non c'era traccia
dell'apprensione quasi febbrile da lei dimostrata durante la sosta del
Taurus Express.
La signora Hubbard era ripartita in quarta.
Non c'nessuno che sappia qualcosa su questo treno, nessuno che
cerchi di fare qualcosa. Solo un mucchio di stranieri buoni a nulla.
Se fossimo a casa, ci sarebbe qualcuno che cercherebbe almeno di fare
qualcosa.
Arbuthnot si rivolse a Poirot in un puntiglioso anglo-francese.
Vous 皻es un directeur de la ligne, je crois, monsieur. Vous pouvez
nous dire...
Poirot lo corresse sorridendo.
No, no - disse in inglese. Non lo sono. Mi confondete col mio
amico Monsieur Bouc.
Oh! Mi dispiace.
Non c'di che. E' naturalissimo. Occupo lo scompartimento che prima
occupava lui.
Monsieur Bouc non si trovava nel vagone ristorante. Poirot si guard attorno per constatare se mancasse qualcun altro.
La principessa Dragomiroff e la coppia ungherese erano assenti. E
anche Ratchett, il suo cameriere e la cameriera tedesca.
La signora svedese si asciuggli occhi.
Sono sciocca - disse. Sono una bambina a piangere. Tutto per il
meglio, qualunque cosa succede.
Ma il suo spirito cristiano era lungi dall'essere condiviso.
Va tutto bene - disse MacQueen irrequieto. Ma possiamo restare qui
per giorni?
Che paese questo, fra l'altro? chiese la signora Hubbard con
voce lacrimosa. Sentendosi rispondere che era la Yugoslavia disse: -
Oh! Uno di quei posti balcanici. Che cosa ci si puaspettare?
Siete l'unica a dimostrarsi paziente, mademoiselle - disse Poirot
alla signorina Debenham.
Lei alzimpercettibilmente le spalle.
Che possiamo farci?
Siete una filosofa, mademoiselle.
Questo implica un atteggiamento distaccato. Credo che il mio
atteggiamento sia piegoistico. Ho imparato a evitare ogni emozione
inutile.
Non lo guardava neppure. Il suo sguardo era fisso oltre a lui, fuori
dal finestrino, dove la neve si era posata in masse pesanti.
Avete un carattere forte, mademoiselle - disse Poirot con dolcezza.
Credo che siate la piforte fra noi.
Oh, no. No davvero. Conosco qualcuno molto piforte di me.
E cio..?
Lei sembrtornare in sall'improvviso, rendendosi conto che si
rivolgeva a un estraneo, a uno straniero con il quale, fino a quel la
mattina, aveva scambiato solo una mezza dozzina di frasi.
Rise educatamente ma in modo distaccato.
Be', quella vecchia signora, per esempio. Probabilmente l'avete
notata. Una bruttissima vecchia signora, ma piuttosto affascinante. Le
basta alzare un dito e chiedere qualcosa con voce educata e tutto il
treno corre.
Corre anche per il mio amico Monsieur Bouc - disse Poirot. Ma solo perchun direttore della ferrovia, non perchabbia un
carattere autoritario.
Mary Debenham sorrise.
La mattinata pass Molti, fra i quali Poirot, rimasero nel vagone
ristorante. Una vita in comune dava l'impressione, per il momento, di
far passare pifacilmente il tempo. Sentparlare ancora un bel po'
della figlia della signora Hubbard, delle abitudini del defunto signor
Hubbard, da quando si alzava il mattino e incominciava a far colazione
con un piatto di cereali fino a quando andava a letto la sera, con le
calze da notte che la signora Hubbard aveva l'abitudine di fargli a
maglia lei stessa.
Fu mentre ascoltava un confuso resoconto degli scopi missionari della
signora svedese che uno dei controllori dei vagoni letto entrnella
carrozza, fermandosi accanto a lui.
Pardon, monsieur.
S
Monsieur Bouc vi manda i suoi complimenti e vi sarebbe grato se
foste tanto gentile di andare da lui per qualche minuto.
Poirot si alz espresse le sue scuse alla signora svedese e segui
l'uomo fuori dal vagone ristorante.
Non era il suo controllore, ma un uomo grosso e biondo.
Poirot lo segunel corridoio della sua carrozza e in quello della
carrozza contigua. L'uomo batta una porta, si fece da parte per
lasciar passare l'investigatore belga.
Lo scompartimento non era quello di Monsieur Bouc: era di seconda
classe, scelto probabilmente per le sue dimensioni un po' pigrandi.
Non si poteva negare che desse l'impressione di essere affollato.
Monsieur Bouc sedeva su un seggiolino nell'angolo opposto, e in quello
accanto alla finestra, dirimpetto a lui c'era un uomo piccolo e bruno
che guardava la neve.
In piedi, e impedendo a Poirot di avanzare ulteriormente c'erano un
uomo robusto in uniforme azzurra (il capotreno) e il controllore del
suo vagone letto.
Ah, mio buon amico! gridMonsieur Bouc. Entrate. Abbiamo
bisogno di voi.
L'ometto al finestrino scivolsul sedile, Poirot s'infilfra gli
altri due e si sedette dirimpetto all'amico.
L'espressione di Monsieur Bouc mand come avrebbe detto lui, il suo
cervello in ebollizione. Era chiaro che doveva essere accaduto
qualcosa fuori dal comune.
Che cosa successo? - chiese.
Potete ben chiederlo. Tanto per cominciare questa neve, questa
fermata. E adesso...
S'interruppe, e il controllore del vagone letto emise una specie di
gemito strozzato.
E adesso che cosa?
"E adesso c'un passeggero morto nella sua cuccetta. Pugnalato."
Monsieur Bouc parlava con una sorta di calma disperazione.
Un passeggero? Che passeggero?
Un americano. Un uomo di nome, di nome... Consultalcune note
davanti a lui. Ratchett. E' cos Ratchett?
S monsieur - disse l'uomo del vagone letto, inghiottendo. Poirot
lo guard Era bianco come un cencio.
Sarmeglio che facciate sedere quell'uomo - disse. Altrimenti
potrebbe svenire.
Il capotreno si spostleggermente e il controllore del vagone letto
si lascicadere nell'angolo, nascondendosi il volto tra le mani.
Un caso serio - disse Poirot.
Certo che lo Tanto per cominciare, un omicidio, e giquesta una calamit Ma non si tratta solo di questo, le circostanze sono
inconsuete. Eccoci qua, fermi in mezzo alla neve. Possiamo restare qui
per ore, o addirittura giorni! Un'altra circostanza: passando
attraverso molti paesi, abbiamo sul treno la polizia ferroviaria. Ma
in Yugoslavia no. Capite?
E' una posizione molto difficile - disse Poirot.
E il peggio deve ancora venire. Il dottor Constantine... ho
dimenticato di presentarvi: dottor Constantine, Monsieur Poirot.
L'ometto bruno si inchine Poirot gli restitul'inchino.
Il dottor Constantine del parere che la morte sia avvenuta intorno
all'una di stanotte.
E' difficile essere esatti in questi casi - disse il dottore - ma
penso di poter affermare che la morte avvenuta fra mezzanotte e le
due.
Quando stato visto vivo per l'ultima volta Monsieur Ratchett? -
chiese Poirot.
Si sa che era vivo all'una meno venti circa, quando ha parlato al
controllore - rispose Monsieur Bouc.
Questo esatto - disse Poirot. Ho sentito io stesso quando accaduto. E' l'ultima cosa che si sa?
S
Poirot si rivolse al dottore, che riprese a parlare.
Il finestrino dello scompartimento di Monsieur Ratchett stato
trovato spalancato. Questo farebbe pensare che l'assassino sia fuggito
da quella parte. Ma secondo me il finestrino aperto un falso
indizio. Chiunque fosse uscito da quella parte avrebbe lasciato
impronte chiare sulla neve. E non ce n'era nessuna.
Quando stato scoperto il delitto? chiese Poirot.
Michel!
Il controllore del vagone letto si rizza sedere. Aveva il viso
ancora pallido e spaventato.
Dite a questi signori che cosa accaduto esattamente - gli ordin monsieur Bouc.
L'uomo parlin modo spasmodico.
Il cameriere di Monsieur Ratchett ha battuto pivolte alla sua
porta stamattina. Nessuno ha risposto. Poi, mezz'ora fa, venuto un
cameriere del vagone ristorante. Voleva sapere se monsieur avrebbe
fatto colazione. Erano gile undici, capite.
"Gli ho aperto la porta con la mia chiave. Ma c'anche una catena, ed
era chiusa. Nessuno rispondeva, ed era tutto tranquillo, e freddo, ma
freddo! Con il finestrino aperto e la neve che entrava. Ho pensato che
forse il signore aveva avuto un colpo. Sono andato dal capotreno.
Abbiamo rotto la catena e siamo entrati. Era... ah! C'彋ait terrible!"
Si nascose di nuovo il viso tra le mani.
La porta era chiusa con la catena dall'interno - disse pensosamente
Poirot. Non si trattato di un suicidio.
Il dottore greco rise amaro.
Puun uomo suicidarsi pugnalandosi in dieci, dodici, quindici punti
diversi? chiese.
E' di una ferocia incredibile - disse.
Si tratta di una donna - disse il capotreno, prendendo per la prima
volta la parola. Date retta a me, si tratta di una donna. Solo una
donna colpirebbe cos
Il dottor Constantine corrugla fronte.
Dev'essere stata una donna molto forte - disse. Non intendo usare
termini tecnici, questo serve solo a confondere le idee, ma posso
assicurarvi che uno o due di quei colpi sono stati inferti con tale
forza da trapassare fasce dure di ossa e muscoli.
Non stato un delitto pulito, scientifico - osservPoirot.
E' stato il meno scientifico possibile - disse il dottor Constantine.
I colpi sembrano essere stati inferti alla cieca. Alcuni non hanno
recato quasi danno. E' come se qualcuno avesse chiuso gli occhi,
colpendo ciecamente pivolte in preda a un attacco di pazzia.
C'est une femme - ripetil capotreno. Le donne sono cos Quando
sono arrabbiate hanno molta forza. Annucon tanta convinzione che
tutti sospettarono avesse qualche esperienza personale in proposito.
Forse ho qualcosa da aggiungere al vostro bagaglio di conoscenze -
disse Poirot. Monsieur Ratchett ha parlato con me ieri. A quanto ho
potuto capire, mi ha detto di essere in pericolo di vita.
"Fatto fuori", cosdicono gli americani, non vero? disse
Monsieur Bouc. Allora non si tratta di una donna. E' un gangster, o
un pistolero.
Il capotreno sembrava addolorato che la sua teoria si fosse risolta in
nulla.
Se cos- disse Poirot - sembra sia stato un vero dilettante a
farlo.
Il suo tono esprimeva una profonda riprovazione.
C'un grosso americano sul treno - disse Monsieur Bouc, perseguendo
la propria tesi. Un uomo di aspetto comune vestito in modo
spaventoso. Mastica gomma, cosa che credo non si faccia negli ambienti
per bene. Sapete di chi parlo?
Il controllore del vagone letto al quale si era rivolto annu
Oui, monsieur, il numero 16. Ma non puessere stato lui, lo avrei
visto entrare e uscire dallo scompartimento.
Avreste potuto non vederlo. Ma ci arriveremo subito. Il punto che
cosa fare? GuardPoirot
Poirot gli restitulo sguardo.
Su, amico mio - disse Monsieur Bouc. Vi rendete conto di quanto
sto per chiedervi. Conosco le vostre capacit Prendete in mano questa
indagine! No, no, non rifiutate. Per noi importante, capite? Parlo
della Compagnia Internazionale dei Vagoni Letto. Quando arriverla
polizia yugoslava, quanto sarebbe semplice se potessimo offrire la
soluzione! Altrimenti ritardi, seccature, e mille altri inconvenienti.
Forse, chiss gravi seccature per persone innocenti. Invece, voi
risolvete il mistero. Noi diciamo: "C'stato un omicidio, questo l'assassino".
E se non lo risolvessi?
Ah! Mon cher. La voce di Monsieur Bouc si fece carezzevole. -
Conosco la vostra fama. So qualcosa dei vostri metodi. Questo il
caso ideale per voi. Esaminare i precedenti di questa gente, scoprire
la loro buona fede, tutto cirichiede tempo e infinite seccature. Ma
non vi ho forse sentito dire spesso che per risolvere un caso basta
sedersi in poltrona e pensare? Fatelo. Interrogate i passeggeri del
treno, esaminate il corpo, gli indizi che ci sono.. Ho fiducia in voi!
Sono certo che la vostra non vana millanteria Sedetevi e pensate,
usate (come vi ho sentito dire tanto spesso) le piccole cellule grigie
del vostro cervello, e "saprete"!
Si sporse in avanti, guardando con affetto l'amico.
La vostra fiducia mi commuove, amico mio - dichiarPoirot. Come
voi dite, Si tratta di un caso difficile. Io stesso ieri sera... ma
non ne parleremo ora. In verit questo problema mi incuriosisce.
Neppure mezz'ora fa, pensavo a quante ore di noia ci aspettano mentre
siamo bloccati qui. E adesso mi si offre un problema a portata di
mano.
Accettate allora? - chiese impaziente Monsieur Bouc.
C'est entendu. Mettete la cosa in mano mia.
Bene, siamo tutti ai vostri ordini.
Tanto per cominciare, vorrei una pianta del vagone Istanbul-Calais,
con un appunto sulle persone che occupavano i diversi scompartimenti,
e mi piacerebbe anche vedere i passaporti e i biglietti.
Michel ve li procurer
Il controllore del vagone letto uscdallo scompartimento.
- Quali altri passeggeri ci sono sul treno? - chiese Poirot.
In questa carrozza il dottor Constantine e io siamo gli unici
viaggiatori. Nella carrozza da Bucarest c'un vecchio signore zoppo.
Il controllore lo conosce bene. E poi ci sono le carrozze ordinarie,
ma quelle non ci riguardano, perchieri sera dopo cena sono state
chiuse. Davanti alla carrozza Istanbul-Calais c'solo il vagone
ristorante.
- In tal caso - disse lentamente Poirot - sembra che dobbiamo cercare
il nostro assassino nella carrozza Istanbul-Calais. - Si rivolse al
dottore. - E' questo a cui alludevate, credo?
Il greco annu
- A mezzanotte e mezzo siamo incappati nella tempesta di neve. Da
allora nessuno puaver lasciato il treno.
- L'assassino con noi, su questo treno... - disse solennemente
Monsieur Bouc.
6. Una donna?

- Prima di tutto - disse Poirot - mi piacerebbe scambiare qualche
parola con il giovane Monsieur MacQueen. Potrebbe essere in grado di
darci informazioni importanti.
- Senza dubbio - convenne monsieur Bouc.
Si rivolse al capotreno.
- Fate venire qui Monsieur MacQueen.
Il capotreno uscdalla carrozza.
Ritornil controllore con un mucchio di passaporti e biglietti.
Monsieur Bouc li prese.
- Grazie, Michel. Adesso penso sarebbe meglio se ritornaste al vostro
posto. Riceveremo pitardi la vostra testimonianza ufficiale.
- Benissimo, monsieur.
Michel lascia sua volta la carrozza.
- Dopo aver visto il giovane MacQueen - disse Poirot - forse monsieur
le docteur vorrvenire con me nella carrozza del defunto.
- Senza dubbio.
Dopo aver finito l..
Ma in quel momento tornil capotreno con Hector MacQueen. Monsieur
Bouc si alz
- Siamo un po' pigiati qui - disse cordialmente. - Prendete il mio
posto Monsieur MacQueen. Monsieur Poirot siederdirimpetto a voi,
cos
Si rivolse al capotreno.
- Fate uscire tutti dal vagone ristorante - disse - e lasciatelo
libero per Monsieur Poirot. Farete li vostri interrogatori, mon
cher?
- Sarebbe molto comodo, s- convenne Poirot.
MacQueen era rimasto a guardare dall'uno all'altro, senza riuscire a
seguire perfettamente il loro rapido francese.
- Qu'est ce qu'il y a ? - incomincicon difficolt - Pourquoi...?
Con un gesto energico Poirot gli accennil sedile nell'angolo. Lui lo
prese e ricomincisubito.
- Pourquoi...? - Si interruppe e ricadde nella sua lingua. - Che
succede sul treno? E' accaduto qualcosa?
Guarddi nuovo dall'uno all'altro.
Poirot annu
- Proprio cos E' accaduto qualcosa. Preparatevi a un colpo. Il
vostro datore di lavoro, Monsieur Ratchett, morto.
La bocca di MacQueen accenna un fischio. A parte il fatto che i suoi
occhi si fecero impercettibilmente pibrillanti, non dette alcun
segno di turbamento o dispiacere.
- Cosl'hanno preso, dopotutto - disse.
- Che intendete esattamente con queste parole, Monsieur MacQueen?
MacQueen esitava.
- Intendete dire - chiese Poirot - che Monsieur Ratchett stato
assassinato?
- Non lo stato? - Questa volta MacQueen si mostrstupito. Perbacco,
s- disse lentamente. - E' proprio quello che ho pensato. Volete dire
che morto nel sonno? Perbacco, il vecchio era forte come, forte
come...
S'interruppe, senza trovare un paragone adatto.
- No, no - disse Poirot. - La vostra illazione era esatta. Il signor
Ratchett stato assassinato. Pugnalato. Ma mi piacerebbe sapere
percheravate tanto sicuro che si trattava di assassinio e non di
morte naturale.
MacQueen esit
- Devo vederci chiaro - disse. - Chi siete esattamente? E come
c'entrate?
- Rappresento la Compagnia Internazionale dei Vagoni Letto. Poirot
fece una pausa, prima di aggiungere: - Sono un investigatore. Mi
chiamo Hercule Poirot.
Se si aspettava di fare effetto restdeluso. MacQueen si limita
dire: - Oh, davvero? - E aspettche continuasse.
- Forse mi conoscete.
- Be', mi sembra si tratti proprio di un nome piuttosto familiare, ma
io avevo sempre pensato che fosse un sarto per signora.
Hercule Poirot lo guardcon disgusto.
- E' incredibile! - disse.
- Che cosa incredibile?
- Niente. Continuiamo con il caso di cui ci occupiamo. Voglio che mi
diciate, Monsieur MacQueen, tutto quello che sapete del morto. Non
eravate imparentato con lui?
- No. Sono... ero il suo segretario.
- Da quanto tempo lo eravate?
- Solo da un anno.
- Vi prego di dirmi tutto quello che sapete.
- Be', ho conosciuto il signor Ratchett un anno fa quando ero in
Persia...
Poirot lo interruppe.
- Che cosa facevate l
- Ero venuto da New York per indagare su una concessione petrolifera.
Immagino che non vogliate sentirne parlare. I miei amici e io ci
eravamo fatti abbindolare e ci siamo ritrovati a mal partito. Il
signor Ratchett era nello stesso albergo. Aveva appena litigato col
segretario. Mi ha offerto il posto e io l'ho accettato. Avevo l'acqua
alla gola ed ero lieto di trovare un lavoro ben pagato bell'e pronto.
- E da allora?
- Siamo andati in giro. Il signor Ratchett voleva vedere il mondo. Era
ostacolato dal fatto di non conoscere nessuna lingua. Io gli facevo
pida accompagnatore turistico che da segretario. Era una vita
piacevole.
- Adesso ditemi tutto quello che sapete del vostro datore di lavoro.
Il giovanotto alzle spalle. Un'espressione perplessa gli si dipinse
sul volto.
- Non facile.
- Qual era il suo nome completo?
- Samuel Edward Ratchett.
- Era cittadino americano?
- S
- Da che parte dell'America veniva?
- Non lo so.
- Be', ditemi quello che sapete.
- La verit signor Poirot, che non so proprio nulla. Il signor
Ratchett non parlava mai di s o della sua vita in America.
- E perchpensate che non lo facesse?
- Non lo so. Immagino che forse si vergognava delle sue origini.
Alcuni se ne vergognano.
- Vi sembra una soluzione soddisfacente?
- Sinceramente, no.
- Aveva qualche parente?
- Non ha mai parlato di nessuno.
Poirot insistette.
- Dovete esservi fatto qualche idea, Monsieur MacQueen.
- Be', s Tanto per cominciare, non credo che Ratchett fosse il suo
vero nome. Credo che abbia lasciato l'America per sfuggire a qualcuno
o a qualcosa. Credo che ci sia riuscito fino a poche settimane fa.
- E poi?
- Ha incominciato a ricevere lettere, lettere minatorie.
- Le avete viste?
- S Era mio compito occuparmi della sua corrispondenza. La prima era
arrivata quindici giorni fa.
- Queste lettere venivano distrutte?
- No, credo di averne ancora un paio nel mio schedario. So che
Ratchett ne ha strappata una in un accesso di collera. Volete che ve
le porti?
- Se non vi spiace.
MacQueen uscdallo scompartimento. Tornpochi minuti dopo, e depose
due fogli di carta da lettera alquanto sporchi davanti a Poirot.

"Pensate di avercela fatta e di esservela cavata, vero? No sulla
vostra vita. Siamo sulle vostre piste, Ratchett, e vi prenderemo!"

Non c'era nessuna firma, naturalmente.
Senza fare commenti, a parte le sopracciglia sollevate, Poirot prese
la seconda lettera.

"Vi porteremo a fare un giro, Ratchett. Molto presto. Vi prenderemo,
capite?"

Poirot depose la lettera.
- Lo stile monotono! - disse. - Pidella grafia.
MacQueen lo fissstupito.
- Voi non lo avrete notato - disse cordialmente Poirot - Ci vuole un
occhio abituato a queste cose. Questa lettera non stata scritta da
una sola persona, Monsieur MacQueen. L'hanno scritta due o pi persone, una parola per ciascuno. Inoltre, i caratteri sono in
stampatello. Questo rende pidifficile il compito di identificare la
grafia.
Fece una pausa, poi disse: - Sapete che Monsieur Ratchett si rivolto
a me perchlo aiutassi?
- A voi?
Il tono sbalordito di MacQueen diceva senza incertezza a Poirot che il
giovanotto non ne era a conoscenza.
- S Era preoccupato. Ditemi, come si comportato quando ha ricevuto
la prima lettera?
MacQueen esit
- E' difficile a dirsi. L'ha buttata nel cestino ridendo tranquillo Ma
in qualche modo... - Rabbrividimpercettibilmente. - In qualche modo
sentivo che sotto quella tranquillitsi agitavano un bel po' di
emozioni.
Poirot annu
- Monsieur MacQueen - chiese poi - volete dirmi, in tutta franchezza,
come giudicavate esattamente il vostro datore di lavoro? Vi piaceva?
Hector MacQueen ci mise qualche minuto a rispondere.
- No - disse finalmente. - Non mi piaceva.
- Perch
- Non saprei esattamente. I suoi modi erano sempre piacevolissimi. -
Fece una pausa. - Vi dirla verit Monsieur Poirot. Non mi piaceva e
non mi fidavo di lui. Sono certo che era un uomo crudele e pericoloso.
Devo confessare, tuttavia, di non avere alcun motivo per giustificare
la mia opinione.
- Grazie, Monsieur MacQueen. Ancora una domanda: quando avete visto
per l'ultima volta Monsieur Ratchett vivo?
- Ieri sera verso... - Riflettun attimo. - Verso le dieci direi.
Sono entrato nel suo scompartimento per prendere alcuni appunti.
- A che proposito?
- A proposito di alcune piastrelle e vasi antichi acquistati in
Persia. Quanto gli avevano consegnato non era quello che aveva
comprato. Era seguita una lunga controversia per corrispondenza
sull'argomento.
- Ed stata l'ultima volta che avete visto Monsieur Ratchett vivo?
- S credo di s
- Sapete quando Monsieur Ratchett ha ricevuto l'ultima lettera
minatoria?
- La mattina del giorno in cui abbiamo lasciato Istanbul.
- C'ancora una domanda che devo rivolgervi, Monsieur MacQueen:
eravate in buoni rapporti col vostro datore di lavoro?
Gli occhi del giovanotto scintillarono.
- E' a questo punto che dovrei crollare, tremando da capo a piedi.
Ratchett e io andavamo perfettamente d'accordo.
- Volete darmi il vostro indirizzo in America, Monsieur MacQueen?
Il giovane gli diede il proprio nome per intero, Hector Willard
MacQueen e un indirizzo di New York.
Poirot si appoggicon la schiena ai cuscini.
- E' tutto per ora, Monsieur MacQueen - disse. - Vi sarei obbligato se
per il momento teneste per voi la notizia della morte di Monsieur
Ratchett.
- Il suo cameriere, Masterman, dovrsaperlo.
- Probabilmente lo sa gi- disse seccamente Poirot. - Se cos
cercate di fargli tenere a freno la lingua.
- Non dovrebbe essere difficile. E' un inglese, e come dice lui "sta
sulle sue". Non ha molta stima degli americani e nessuna stima di
qualsiasi altra nazionalit
- Grazie, Monsieur MacQueen.
L'americano uscdalla carrozza.
- Ebbene? - chiese Bouc. - Credete a quanto ha detto quel giovanotto?
- Sembra onesto e sincero. Non ha finto di amare il suo datore di
lavoro come avrebbe fatto probabilmente se fosse stato coinvolto in
qualche modo nel delitto. E' vero che Monsieur Ratchett non gli aveva
detto di avere cercato inutilmente di assicurarsi i miei servizi, ma
non credo che questa sia una circostanza sospetta. Immagino che
Monsieur Ratchett fosse un tipo che si teneva sempre tutto per s quando era possibile.
- Dunque, ritenete innocente del delitto almeno una persona - disse
Monsieur Bouc.
Poirot gli lanciuno sguardo di rimprovero.
- Io sospetto di tutti fino all'ultimo momento - replic - Ma devo
riconoscere che non riesco a vedere questo giovane controllato, che
perde la testa e pugnala la sua vittima dodici o quindici volte. Non
si accorda con la sua psicologia, per niente.
- No - osservil signor Bouc. - E' il gesto di un uomo reso pazzo da
un odio mortale e fa pensare piuttosto a un temperamento latino. O,
come non si stancava di ripetere il nostro amico capotreno, a una
donna.


7. Il cadavere.

Seguito dal dottor Constantine, Poirot si diresse alla carrozza
successiva e allo scompartimento occupato dall'ucciso. Il controllore
venne ad aprire la porta con la sua chiave.
I due uomini entrarono. Poirot si rivolse al compagno.
- Che cosa stato toccato in questo scompartimento?
- Non stato toccato nulla. Ho fatto attenzione a non spostare il
corpo mentre lo esaminavo.
Poirot annu Si guardattorno.
La prima cosa che colpla sua attenzione fu il freddo intenso. Il
finestrino era stato abbassato al massimo e la tendina sollevata.
- Che freddo... - fece Poirot rabbrividendo.
L'altro sorrise.
- Ho preferito non chiuderlo - disse.
Poirot esaminattentamente il finestrino.
- Avete ragione - dichiar - Nessuno uscito dal treno da questa
parte. Forse il finestrino aperto avrebbe dovuto suggerirlo, ma se cos la neve ha fatto fallire l'obiettivo dell'assassino.
Esaminattentamente la cornice del finestrino. Estrasse di tasca una
scatoletta e vi soffisopra un po' di polvere.
- Nessuna impronta - disse. - Cisignifica che stata pulita. Be',
se ci fossero state impronte ci avrebbero detto ben poco. Sarebbero
state quelle di Monsieur Ratchett o del cameriere o del controllore.
Ai giorni nostri, gli assassini non fanno errori del genere. E stando
cosle cose - aggiunse allegro - tanto vale che chiudiamo il
finestrino. Qui un vero frigorifero!
Fece seguire alle parole i fatti e poi rivolse la sua attenzione alla
figura immobile che giaceva nella cuccetta.
Ratchett era disteso sulla schiena. La giacca del pigiama, coperta di
macchie color ruggine, era stata sbottonata e aperta.
- Dovevo esaminare le ferite, capite - spiegil dottore.
Poirot annu Si chinsul corpo. Poi si rialzcon una smorfia
impercettibile.
- Non gradevole - disse. - Qualcuno deve averlo colpito
ripetutamente. Quante ferite ci sono esattamente?
- Ne ho trovate dodici. Una o due sono cosleggere da essere solo
graffi. D'altra parte, almeno tre sarebbero state in grado di
provocare la morte.
Qualcosa nel tono del dottore attrasse l'attenzione di Poirot. Gli
lanciuno sguardo acuto. Il piccolo greco stava in piedi accanto al
corpo, fissandolo con espressione perplessa.
- C'qualcosa di strano che vi colpisce, vero? - gli chiese con
dolcezza. - Parlate, amico mio. C'qualcosa che vi rende perplesso?
- Avete ragione - riconobbe l'altro.
- Di che si tratta?
- Vedete queste due ferite, qui e qui? - Constantine, accenncon il
dito. - Sono profonde, ogni ferita ha reciso molti vasi sanguigni,
eppure i lembi non sono aperti. Non hanno sanguinato come ci si
sarebbe aspettato.
- A che cosa vi fa pensare?
- Che l'uomo fosse gimorto, morto da qualche tempo, quando sono
state inferte. Ma decisamente assurdo.
- Cossembrerebbe - disse Poirot. - A meno che l'assassino abbia
creduto di non aver fatto bene il suo lavoro e sia tornato ad
accertarsene. Ma assurdo! Niente altro?
- Ancora una cosa.
- Che cosa?
- Vedete questa ferita sotto il braccio destro, vicino alla spalla?
Prendete questa matita. Riuscireste a vibrare un colpo del genere?
Poirot alzla mano.
- Pr嶰is幦ent - disse. - Capisco. Con la mano "destra" sarebbe troppo
difficile, quasi impossibile. Avrebbe dovuto colpire all'indietro. Ma
se il colpo fosse stato inferto con la mano "sinistra"...
- Proprio cos Monsieur Poirot. Quel colpo stato quasi certamente
vibrato con la mano sinistra.
- Perciil nostro assassino mancino? No, non tanto facile, vero?
- Proprio cos Monsieur Poirot. Alcuni degli altri colpi sono stati
altrettanto palesemente inferti dalla mano destra.
- Due assassini. Eccoci di nuovo a due assassini - mormor l'investigatore. - La luce era accesa? - chiese all'improvviso.
- Difficile a dirsi. Ogni mattina alle dieci il controllore la spegne.
- Ce lo diranno gli interruttori - dichiarPoirot.
Esaminl'interruttore della lampada centrale e quello della lampadina
orientabile accanto al letto. Entrambi indicavano che la luce era
stata spenta.
- Eh bien - disse pensosamente. - Abbiamo qui un primo e un secondo
assassino. Il Primo ha pugnalato la sua vittima ed uscito dallo
scompartimento, spegnendo la luce. Il Secondo entrato al buio senza
accorgersi che qualcuno lo aveva preceduto, e ha colpito almeno due
volte un corpo morto. Que pensez vous de 蓷?
- Splendido - disse il dottore con entusiasmo.
Gli occhi dell'altro scintillavano.
- Lo pensate davvero? Ne sono lieto. A me sembrava piuttosto assurdo.
- Quale altra spiegazione potrebbe esserci?
- E' proprio quello che mi chiedevo. E' una semplice coincidenza, o
no? Ci sono altre contraddizioni che possano indicare la presenza di
due assassini?
- Credo di poter affermare di s Alcuni di questi colpi, come vi ho
gifatto notare, fanno pensare a una debolezza, a una mancanza di
forza o di proposito. Sono colpi leggeri. Ma questo e questo... -
Accenndi nuovo con la mano. - Per questi colpi ci voluta una
grande forza.
- Secondo voi sono stati inferti da un uomo?
- Senza dubbio.
- Non avrebbero potuto essere inferti da una donna?
- Una donna giovane, atletica e vigorosa avrebbe potuto vibrarli,
soprattutto se fosse stata in preda a una forte emozione, ma a mio
parere improbabile.
Poirot rimase in silenzio per qualche attimo.
- Capite il mio punto di vista? - chiese l'altro ansiosamente.
- Perfettamente - rispose Poirot. - La faccenda incomincia a farsi
chiarissima. L'assassino era un uomo molto forte, era un debole, era
una donna, usava la destra, era mancino. Ah! C'est rigolo, tout 蓷!
Parlava in preda a una collera improvvisa.
E la vittima, che cosa fa nel frattempo? Grida? Si dibatte? Si
difende?
Infilla mano sotto il cuscino e ne estrasse la piccola pistola automatica
che Ratchett gli aveva mostrato il giorno prima.
Carica, come vedete, disse.
Si guardarono attorno. Gli abiti da giorno di Ratchett erano appesi al gancio
sulla parete. Sul tavolino formato dal coperchio del catino c'erano diversi
oggetti: una dentiera in un bicchiere; un altro bicchiere, vuoto; una
bottiglia di acqua minerale, una caraffa e un posacenere con un mozzicone di
sigaro e alcuni frammenti di carta carbonizzati e due fiammiferi spenti.
Il dottore sollevil bicchiere vuoto e lo annusattentamente.
Ecco qui la spiegazione dell'inerzia della vittima, disse.
Drogato?
S
Poirot annu Prese i due fiammiferi e li esaminaccuratamente.
Avete trovato qualche indizio, allora? chiese con impazienza il piccolo
dottore.
Questi due fiammiferi sono di forma diversa, disse Poirot. Uno pipiatto
dell'altro. Vedete?
E' del tipo che si trova sui treni in bustine di cartone, spiegil medico.
Poirot tastava le tasche degli abiti di Ratchett. Ne estrasse una scatola di
fiammiferi. Li confrontattentamente.
Quello pirotondo stato acceso dal signor Ratchett, disse. Vediamo se ne
aveva anche del tipo piatto.
Ma un'ulteriore ricerca non gli fece scoprire altri fiammiferi.
Lo sguardo di Poirot saettava per lo scompartimento. Era penetrante come
quello di un uccello. Sembrava che nulla potesse sfuggire al suo esame.
Si chincon una piccola esclamazione e raccolse qualcosa dal pavimento.
Si trattava di un quadratino di batista, molto elegante. In un angolo
era ricamata una iniziale: "H".
- Un fazzoletto da donna - disse il medico. - Il nostro amico
capotreno aveva ragione. C'una donna implicata in questa faccenda.
- Ed tanto cortese da lasciarsi dietro il fazzoletto! - disse
Poirot. - Proprio come accade nei romanzi e nei film. E per renderci
le cose ancora pifacili contrassegnato da un'iniziale.
- Che colpo di fortuna per noi! - esclamil dottore.
- Vero? - disse Poirot.
Qualcosa nel tono della sua voce stupil medico. Ma prima che potesse
chiedere spiegazioni, Poirot si era chinato di nuovo sul pavimento.
Questa volta teneva sul palmo della mano un nettapipe.
- Forse apparteneva al signor Ratchett? - suggeril dottore.
- Non c'era nessuna pipa nelle sue tasche e niente tabacco nborse
per tabacco.
- Allora un indizio.
- Oh! Senza dubbio. Ed stato lasciato di nuovo molto cortesemente.
Questa volta un indizio maschile, notate bene! Non ci si pulamentare
di non avere indizi in questo caso. Qui ci sono indizi in abbondanza.
Tra parentesi, che ne avete fatto dell'arma del delitto?
- Non c'erano armi di nessun genere. L'assassino deve averla portata
via con s
- Mi chiedo perch- borbottPoirot.
- Ah! - Il medico aveva esaminato delicatamente le tasche del pigiama
del morto. - Mi era sfuggito questo - disse. - L'ho sbottonata e l'ho
aperta subito.
Dal taschino della giacca estrasse un orologio d'oro. La cassa era
leggermente ammaccata e le lancette segnavano l'una e un quarto.
- Vedete? - gridConstantine. - Segna l'ora del delitto! Si accorda
con i miei calcoli. Fra mezzanotte e le due del mattino, avevo detto;
e probabilmente intorno all'una, sebbene sia difficile essere esatti
in queste cose. Eh bien, ecco qui la conferma. L'una e un quarto. E'
questa l'ora del delitto.
- E' possibile, s E' senza dubbio possibile.
Il medico lo guardincuriosito.
- Vogliate scusarmi, Monsieur Poirot, ma non vi capisco.
- Non capisco neanch'io - disse Poirot. - Non capisco assolutamente
nulla e la cosa mi preoccupa.
Sospire si chinsul tavolino, esaminando i frammenti di carta
carbonizzati. Mormorava tra s
- Cidi cui ho bisogno in questo momento una cappelliera da donna.
Il dottor Constantine non sapeva come interpretare quella richiesta.
Poirot, comunque, non gli lasciil tempo di fare domande. Aprla
porta sul corridoio e chiamil controllore.
L'uomo arrivdi corsa.
- Quante donne ci sono in questa carrozza?
Il controllore contsulle dita.
- Una, due, tre... sei monsieur. L'anziana signora americana, una
signora svedese, la giovane signora inglese, la contessa Andrenyi e la
principessa Dragomiroff con la sua cameriera.
Poirot riflett
- Hanno tutte una cappelliera vero?
- S monsieur.
- Allora portatemi... vediamo un po'... le cappelliere della signora
svedese e della cameriera. Quelle due sono la nostra unica speranza.
Direte loro che si tratta di un controllo doganale, qualsiasi cosa vi
venga in mente.
- Non ci saranno problemi, monsieur. Nessuna delle due signore nel
suo scompartimento in questo momento
- Allora fate in fretta.
Il controllore si allontan Ritorncon le due cappelliere. Poirot
aprquella della cameriera e la spinse da parte. Poi aprquella
della signora svedese e si lascisfuggire una esclamazione
compiaciuta. Togliendo con cura i cappelli scoprdei sostegni rotondi
in reticella di fil di ferro.
- Ah, ecco quello che ci occorre. Circa quindici anni fa, le
cappelliere erano fatte cos Si attaccavano i cappelli a questi
sostegni in fil di ferro con uno spillone.
Cosdicendo, toglieva abilmente due sostegni. Rimise quindi i
cappelli nella cappelliera e disse al controllore di riportarle
entrambe dove le aveva trovate.
Quando la porta si chiuse di nuovo, si rivolse al compagno.
- Vedete, mio caro dottore, io non sono tipo da fidarsi della solita
procedura. Io cerco la psicologia, non le impronte digitali o la
cenere delle sigarette. Ma in questo caso non direi di no a qualche
aiuto scientifico. Questo scompartimento pieno di indizi, ma come
posso essere certo che questi indizi siano davvero quello che
sembrano?
- Non vi capisco, Monsieur Poirot.
- Ebbene, per farvi un esempio, troviamo un fazzoletto da donna. Lo ha
lasciato cadere una donna? O stato un uomo, mentre commetteva il
delitto, a dirsi: "Lo farsembrare un delitto femminile. Pugnaler pidel necessario il mio nemico, vibrando alcuni colpi deboli e
inefficaci, e lascercadere questo fazzoletto dove non possa sfuggire
a nessuno". E' una possibilit Ma ce n'un'altra. Lo ha ucciso una
donna e ha lasciato deliberatamente un nettapipe per far credere che
fosse stato un uomo? O intendiamo ipotizzare seriamente che due
persone, un uomo e una donna, vi siano coinvolte separatamente, e che
ognuna di loro sia stata tanto distratta da lasciare un indizio della
propria identit E' un po' troppo come coincidenza, questa!
- Ma che c'entra la cappelliera? - chiese il medico ancora perplesso.
- Ah! Adesso ci arrivo. Come dicevo, questi indizi, l'orologio fermato
all'una e un quarto, il fazzoletto, il nettapipe, possono essere
autentici, o falsi. Quanto a questo, non posso ancora dirlo. Ma c' almeno un indizio che non ritengo falso, anche se di nuovo posso
sbagliarmi. Alludo a questo fiammifero piatto, monsieur le docteur.
"Credo che il fiammifero sia stato usato dall'assassino, non da
Monsieur Ratchett." E' stato usato per bruciare qualche foglio che
avrebbe potuto incriminarlo. Forse un biglietto. Se cos c'era
qualcosa in quel biglietto, qualche sbaglio, qualche errore, che
avrebbe potuto costituire un indizio sull'aggressore. Cercherdi
scoprire di che cosa si trattava.
Uscdallo scompartimento e vi fece ritorno pochi minuti dopo con un
fornelletto ad alcol e un paio di ferri per ricci.
- Li uso per i baffi - spieg
Il medico lo guardava con grande interesse. Poirot appiatti due
sostegni di reticella di ferro e con grande cura appoggisu uno di
essi il frammento di carta carbonizzata. Vi pose sopra l'altro e,
tenendo insieme i due pezzi con i ferri per ricci, tese il tutto sulla
fiamma del fornelletto.
- E' un mezzo molto di fortuna, questo - disse. - Auguriamoci che
funzioni.
Il medico osservava attentamente il procedimento. Il metallo
incominciad arroventarsi. All'improvviso, vide apparire alcune
lettere sbiadite. Lentamente si formarono alcune parole, parole di
fuoco.
Era un frammento molto sottile. Solo quattro parole erano visibili e
parte di una quinta.
"CORDATE LA PICCOLA DAISY ARMSTRONG".
- Ah! - Poirot lanciuna brusca esclamazione.
- Vi dice qualcosa? - chiese il medico.
Gli occhi di Poirot scintillavano. Depose accuratamente i ferri per
ricci.
- S- disse. - Adesso conosco il vero nome del morto. So perchha
dovuto lasciare l'America.
- Come si chiamava?
- Cassetti.
- Cassetti. - Constantine corrugla fronte. - Mi ricorda qualcosa...
qualche anno fa, ma non so esattamente... successo in America, no?
- S- disse Poirot. - E' successo in America.
Non era disposto a dire di pi Si guardattorno e aggiunse: - Ce ne
occuperemo subito. Prima, assicuriamoci di aver visto tutto quello che
c'da vedere.
Con rapidite destrezza perquisulteriormente le tasche del morto,
ma non ci trovassolutamente nulla di interessante. Tentla porta di
comunicazione con lo scompartimento adiacente, ma era chiusa
dall'altra parte.
- C'una cosa che non capisco - disse il dottor Constantine. Se
l'assassino non fuggito dal finestrino, e se questa porta di
comunicazione era chiusa dall'altra parte, e se la porta che din
corridoio era solo chiusa dall'interno, ma fermata con la catena, come
ha fatto l'assassino a lasciare lo scompartimento?
- E' quello che dice il pubblico quando scompare una persona legata
mani e piedi e chiusa in una cassa.
- Non capisco...
- Intendo dire - spiegPoirot - che se l'assassino voleva farci
credere di essere fuggito dal finestrino, naturalmente doveva far
sembrare impossibile la fuga attraverso le altre due uscite. Come
quello della persona scomparsa dalla cassa, un trucco. Spetta a noi
scoprire il suo trucco.
Chiuse la porta di comunicazione dalla loro parte.
- Nell'eventualit- disse - che l'ottima signora Hubbard si mettesse
in testa di ottenere particolari di prima mano del delitto da
comunicare alla figlia.
Si guarddi nuovo attorno.
- Non c'piniente qui, credo. Raggiungiamo Monsieur Bouc.


8. Il caso Armstrong.

Trovarono Monsieur Bouc che stava finendo di mangiare una frittata.
- Ho pensato che fosse meglio far servire subito la colazione nel
vagone ristorante - disse. - Dopo potressere messo a disposizione di
Monsieur Poirot che potrprocedere all'interrogatorio dei passeggeri.
Nel frattempo ho ordinato di portarci qui un po' di cibo.
- Un'idea eccellente - disse Poirot.
Nlui nConstantine avevano appetito, e il pasto venne consumato in
fretta, ma solo mentre sorseggiavano il caffBouc affront l'argomento.
- Eh bien? - chiese.
- Eh bien, ho scoperto l'identitdella vittima. So perchha dovuto
assolutamente lasciare l'America.
- Chi era?
- Ricordate di avere letto della piccola Armstrong? Quello era
Cassetti, l'uomo che aveva ucciso la piccola Daisy Armstrong.
- Adesso ricordo. Una storia terribile, anche se non rammento i
particolari.
- Il colonnello Armstrong era inglese, decorato con la Victoria Cross.
Era mezzo americano, perchsua madre era figlia di W.K. Van der Halt,
il milionario di Wall Street. Armstrong aveva sposato la figlia di
Linda Arden, la pifamosa attrice tragica americana del tempo.
Vivevano in America e avevano una bambina che idolatravano. A tre
anni, la piccola fu rapita, e una somma incredibilmente alta venne
chiesta come riscatto. Non vi annoiercon tutte le complicazioni che
sono seguite. Arriversubito al momento in cui, dopo che la famiglia
aveva pagato l'enorme somma di duecentomila dollari, fu trovato il
corpo della bambina, morta da almeno quindici giorni. L'indignazione
del pubblico aveva raggiunto il parossismo. Ma il peggio doveva ancora
venire. La signora Armstrong aspettava un altro figlio. A causa del
colpo ricevuto, ha dato alla luce prematuramente un bambino morto, ed
morta lei stessa. Il marito, distrutto dal dolore, si ucciso.
- Mon Dieu, che tragedia. Adesso ricordo - disse Monsieur Bouc. - E
c'stata anche un'altra morte, se non sbaglio?
- S una cameriera svizzera o francese. La polizia era convinta che
sapesse qualcosa del delitto. Non volevano credere alle sue isteriche
smentite. Alla fine, in preda alla disperazione, la povera ragazza si
buttata da una finestra. In seguito si dimostrato che era
innocente e non aveva niente a che vedere con il delitto. Circa sei
mesi dopo, quest'uomo, Cassetti, venne arrestato come capo della banda
che aveva rapito la bambina. Avevano usato lo stesso sistema in
passato. Se la polizia era sulle loro tracce, uccidevano il
sequestrato, nascondevano il corpo, e continuavano a esigere pi denaro possibile prima che venisse scoperto il delitto. Intendo
mettere bene in chiaro questo, amico mio. Era Cassetti il vero
colpevole! Ma grazie all'enorme fortuna accumulata e all'influenza che
esercitava su molte persone, stato assolto per qualche vizio di
forma. Cinondimeno, sarebbe stato linciato dalla folla se non fosse
stato tanto abile da fuggire. Adesso mi rendo conto di quanto accaduto. Ha cambiato nome e ha lasciato l'America. Da allora diventato un gentiluomo agiato, che viaggiava all'estero e viveva di
rendita.
- Ah! Quel animal! - Il tono di Monsieur Bouc trasudava disgusto. -
Non posso certo rammaricarmi che sia morto, no davvero!
- Sono d'accordo.
- Tout de m瘱e, non era necessario che venisse ucciso proprio
sull'Orient Express. C'erano altri posti.
Poirot sorrise. Si rendeva conto che Monsieur Bouc non vedeva le cose
in modo imparziale.
- La domanda che dobbiamo porci adesso - disse - se questo
assassinio sia opera di qualche banda rivale che Cassetti aveva
raggirato in passato, o un atto di vendetta privata.
Riferla sua scoperta delle poche parole sul frammento di carta
carbonizzato.
- Se la mia supposizione esatta, la lettera stata bruciata
dall'assassino. Perch Perchc'era la parola "Armstrong" che la
chiave del mistero.
- Ci sono ancora alcuni membri viventi della famiglia Armstrong?
- Questo, sfortunatamente, non lo so. Mi sembra di ricordare di avere
letto di una sorella minore della signora Armstrong.
Poirot prosegu riferendo le conclusioni alle quali lui e il dottor
Constantine erano giunti. Monsieur Bouc si illuminquando sent parlare dell'orologio rotto.
- Sembra rivelarci con estrema esattezza l'ora del delitto.
- S- disse Poirot. - Cade davvero a proposito.
Nel suo tono c'era qualcosa di indefinibile che indusse gli altri due
a fissarlo incuriositi.
- Avete detto voi stesso di avere udito Ratchett parlare al
controllore all'una meno venti?
Poirot riferesattamente quanto era accaduto.
- Be' - disse Monsieur Bouc - questo dimostra almeno che quel
Cassetti, o Ratchett, come continuera chiamarlo, era senza alcun
dubbio vivo all'una meno venti.
- Meno ventitr per essere esatti.
- Allora, alle dodici e trentasette, Monsieur Ratchett era vivo.
Questo, almeno, un fatto.
Poirot non rispose. Sedeva guardando pensosamente davanti a s
Si sentbattere leggermente alla porta, ed entril cameriere del
ristorante.
- Il vagone ristorante libero, monsieur - disse.
- Ci trasferiamo l- dichiarMonsieur Bouc, alzandosi.
- Posso venire con voi? - chiese Constantine.
- Senza dubbio, caro dottore. A meno che Monsieur Poirot abbia
qualcosa in contrario?
- Niente affatto. Niente affatto - rispose Poirot.
Dopo un piccolo scambio di cortesie del tipo "Apr鋊 vous, monsieur.
Mais non, apr鋊 vous" uscirono dallo scompartimento.
Il vagone ristorante era pronto.
















Parte seconda. LE DEPOSIZIONI.

1. La deposizione del controllore dei vagoni letto.

Poirot e Monsieur Bouc sedevano accanto, sullo stesso lato di un
tavolo. Il medico stava dall'altra parte.
Sul tavolo davanti a Poirot c'era una pianta della carrozza Istanbul-
Calais con i nomi dei passeggeri sottolineati in rosso. Da una parte,
la pila dei passaporti e dei biglietti. Carta da scrivere, penna,
inchiostro e matite.
- Perfetto - disse Poirot. - Possiamo aprire la nostra indagine. Prima
di tutto, credo che dovremo ascoltare la deposizione del controllore
dei vagoni letto. Probabilmente saprete qualcosa di lui. Che tipo
E' un uomo della cui parola ci si pufidare?
- Direi di s senza dubbio. Pierre Michel lavora per la Compagnia da
pidi quindici anni. E' francese, abita vicino a Calais.
Assolutamente onesto e rispettabile. Forse non brilla per eccessivo
ingegno.
Poirot annu
- Bene - disse - Sentiamolo.
Pierre Michel aveva riacquistato un po' della sua sicurezza, ma era
ancora molto nervoso.
- Mi auguro che monsieur non pensi che da parte mia ci sia stata
qualche negligenza - disse nervosamente mentre il suo sguardo si
spostava da Poirot a Bouc. - E' una cosa terribile quella che accaduta. Mi auguro che monsieur non pensi che possa ripercuotersi in
qualche modo su di me.
Dopo avere placato i timori dell'uomo, Poirot incomincia
interrogarlo. Volle sapere anzitutto il nome e l'indirizzo di Michel,
da quanto tempo era in servizio, e da quanto tempo su quella linea.
Erano particolari che conosceva gi ma queste domande servivano a
mettere il controllore a suo agio.
- E adesso - proseguPoirot - veniamo agli avvenimenti di ieri sera.
Monsieur Ratchett si ritirato presto. Quando?
- Quasi subito dopo cena, monsieur. Prima che partissimo da Belgrado.
E aveva fatto lo stesso anche la sera prima. Mi aveva detto di
preparargli il letto mentre era a cena, e cosavevo fatto.
- In seguito entrato qualcuno nel suo scompartimento?
- Il suo cameriere, monsieur, e quel giovane americano, il segretario.
- Nessun altro?
- No, monsieur, che io sappia, no.
- Bene. Ed stata questa l'ultima volta che lo avete visto o sentito?
- No, monsieur. Dimenticate che ha suonato il campanello all'una meno
venti circa, poco dopo che ci eravamo fermati.
- Che cosa accaduto esattamente?
- Ho bussato alla porta, ma lui mi ha detto che c'era stato un errore.
- In inglese o in francese?
- In francese.
- Quali sono state le sue parole esatte?
- Ce n'est rien. Je me suis tromp
- Benissimo - disse Poirot. - Era quello che volevo sapere. Poi ve ne
siete andato?
- S monsieur.
- Siete tornato al vostro posto?
- No, monsieur, prima sono andato a rispondere a un altro campanello
che aveva appena suonato.
- Adesso vi faruna domanda importante, Michel. Dove eravate all'una
meno un quarto?
- Io, monsieur? Ero seduto al mio posto in fondo al vagone, di fronte
al corridoio.
- Ne siete certo?
- Mais oui, almeno...
- S
- Sono entrato nella carrozza successiva, quella di Atene, per parlare
col mio collega. Abbiamo parlato della neve. E' stato poco dopo l'una,
non saprei dire l'ora esatta.
- E quando siete tornato?
- Ha suonato uno dei campanelli, monsieur, ricordo di averlo gi detto. Era la signora americana. Aveva suonato pivolte.
- Ricordo - disse Poirot. - E poi?
- E poi, monsieur? Ho risposto al vostro campanello e vi ho portato un
po' d'acqua minerale. Circa un quarto d'ora dopo, ho preparato il
letto in un altro scompartimento, quello del giovane americano, il
segretario di Monsieur Ratchett.
- Monsieur MacQueen era solo nel suo scompartimento quando siete
andato a preparargli il letto?
- C'era con lui il colonnello inglese del numero 15. Si erano
intrattenuti a parlare.
- Che cosa ha fatto il colonnello dopo aver lasciato Monsieur
MacQueen?
- E' tornato nel suo scompartimento.
- Il numero 15, molto vicino al vostro posto, non cos
- S monsieur, il secondo scompartimento dalla fine del corridoio.
- Il suo letto era gipreparato?
- S monsieur. Lo avevo preparato mentre era a cena.
- A che ora accaduto tutto questo?
- Non saprei dirlo esattamente, monsieur. Senza dubbio non pitardi
delle due.
- E in seguito?
- In seguito sono rimasto seduto fino al mattino, monsieur.
- Non siete ritornato nella carrozza di Atene?
- No, monsieur.
- Forse avete dormito?
- Non credo, monsieur. Il treno era fermo e questo mi impediva di
sonnecchiare come faccio di solito.
- Avete visto qualche viaggiatore passare nel corridoio?
L'uomo riflettun momento.
- Una delle signore andata alla toilette in fondo al corridoio.
- Quale signora?
- Non lo so, monsieur. Era dall'altra estremitdel corridoio e mi
voltava le spalle. Indossava un kimono scarlatto ricamato a draghi.
Poirot annu
- E poi?
- Niente, monsieur, fino al mattino.
- Ne siete certo?
- Ah, scusate, monsieur, voi avete aperto la porta e guardato fuori
per un attimo.
- Bene, amico mio - disse Poirot. - Mi chiedevo se lo avreste
ricordato. Fra parentesi, ero stato svegliato da qualcosa di pesante
che sembrava essere caduto contro la mia porta. Avete idea di che cosa
potesse trattarsi?
L'uomo lo fissstupito.
- Non c'stato nulla, monsieur. Nulla, ne sono certo.
- In tal caso deve essere stato un "cauchemar" - disse filosoficamente
Poirot.
- A meno che - intervenne Monsieur Bouc - non abbiate udito qualcosa
nello scompartimento accanto al vostro.
Poirot non prese in considerazione quell'ipotesi. Forse non voleva
farlo davanti al controllore dei vagoni letto.
- Passiamo a un altro punto - disse. - Se ieri sera un assassino fosse
salito sul treno, assolutamente certo che non avrebbe potuto
scenderne dopo aver commesso il delitto?
Pierre Michel scosse il capo.
- Nche possa essere nascosto da qualche parte sul treno?
- E' stato perquisito accuratamente - dichiarMonsieur Bouc. -
Rinunciate a questa idea, amico mio.
- Inoltre - disse Michel - nessuno potrebbe salire sul vagone letto
senza che io lo vedessi.
- Quando stata l'ultima fermata?
- A Vincovci.
- A che ora?
- Dovremmo essere ripartiti alle undici e cinquantotto. Ma a causa del
maltempo eravamo in ritardo di venti minuti.
- Qualcuno avrebbe potuto entrare da un'altra parte del treno?
- No, monsieur. Dopo cena, la porta di comunicazione fra le carrozze
ordinarie e i vagoni letto viene chiusa.
- E voi siete sceso dal treno a Vincovci?
- S monsieur. Sono sceso sul marciapiede come il solito, fermandomi
accanto al predellino. E lo stesso hanno fatto gli altri controllori.
- E la porta davanti, quella accanto al vagone ristorante?
- E' sempre chiusa dall'interno.
- Adesso non chiusa.
L'uomo sembrstupito, poi il suo volto si rischiar
Senza dubbio uno dei passeggeri l'ha aperta per guardare la neve.
- Probabilmente - disse Poirot.
Tamburellsul tavolo per qualche minuto.
- Monsieur non ha nessun rimprovero da farmi? - chiese timidamente
Michel.
Poirot gli sorrise con benevolenza.
- Siete stato sfortunato, amico mio - disse. - Ah, vi ricorderun
altro punto. Avete affermato che, mentre bussavate alla porta di
Monsieur Ratchett, ha suonato un altro campanello. L'ho udito anch'io.
Di chi era?
- Era quello di Madame la Princesse Dragomiroff. Voleva che chiamassi
la sua cameriera.
- E lo avete fatto?
- S monsieur.
Poirot esaminpensoso la pianta davanti a s poi piegil capo su
una spalla.
- E' tutto per il momento - disse.
- Grazie, monsieur.
L'uomo si alze guardMonsieur Bouc.
- Non preoccupatevi - disse quest'ultimo. - Non mi sembra che ci sia
stata qualche negligenza da parte vostra.
Soddisfatto, Pierre Michel uscdallo scompartimento.


2. La deposizione del segretario.

Poirot rimase per qualche attimo immerso nei suoi pensieri.
- Credo che, alla luce di quanto sappiamo adesso sarebbe bene che
parlassimo di nuovo con Monsieur MacQueen - disse infine.
Arrivil giovane americano.
- Be' - disse - come vanno le cose?
- Non troppo male. Dopo la nostra ultima conversazione, ho appreso
l'identitdi Monsieur Ratchett.
Hector MacQueen si sporse verso Poirot, incuriosito.
- S
- Come voi sospettavate, Ratchett era uno pseudonimo. Il vostro datore
di lavoro era Cassetti, l'uomo che aveva organizzato famigerati
rapimenti, compreso quello della piccola Daisy Armstrong.
Il volto di MacQueen prese un'espressione di profondo stupore, poi si
fece cupo.
- Quel maledetto bastardo! - esclam
- Non avevate alcun sospetto, Monsieur MacQueen?
- No, signore - affermsenza incertezze il giovane americano. - Se lo
avessi avuto mi sarei tagliato la mano destra prima di accettare di
fargli da segretario!
- Sembra che la cosa vi tocchi molto da vicino, Monsieur MacQueen.
- C'un motivo per questo. Mio padre era il procuratore distrettuale
che si occupato del caso, Monsieur Poirot. Ho visto pidi una volta
la signora Armstrong, era una donna incantevole. Cosdolce e
disperata. - Il suo volto si fece ancora picupo. - Se mai un uomo ha
meritato la fine che ha fatto, questo Ratchett o Cassetti. Sono
felice che sia morto. Un uomo come quello non degno di vivere.
- Parlate come se rimpiangeste quasi di non averlo ucciso voi.
- E' cos Io... - S'interruppe, e arrosscon espressione colpevole.
- Sembra quasi che mi stiate accusando.
- Sarei pipropenso a sospettare di voi, Monsieur MacQueen, se aveste
palesato un dolore irrefrenabile per il decesso del vostro datore di
lavoro.
- Non credo che ci riuscirei, neppure per salvarmi dalla sedia
elettrica - disse MacQueen in tono sinistro, poi aggiunse: - Se non
sono troppo curioso, come lo avete scoperto? L'identitdi Cassetti,
voglio dire.
- Da un frammento di lettera trovato nel suo scompartimento.
- Ma non stato... voglio dire, non stata una grave distrazione da
parte del vecchio?
- Dipende dai punti di vista - disse Poirot.
Il giovane sembrperplesso a questa osservazione. FissPoirot come
se non riuscisse a capire.
- Il mio compito - dichiarPoirot - accertarmi dei movimenti di
chiunque si trovava sul treno. Nessuno deve aversene a male, capite?
E' solo una questione di procedura.
- Senza dubbio. Tirate dritto e lasciate che allontani da me ogni
sospetto, se ci riesco.
- Non ho certo bisogno di chiedervi il numero del vostro
scompartimento - disse Poirot, sorridendo - dal momento che l'ho
diviso con voi per una notte. E' lo scompartimento di seconda classe
numero 6 e 7, e dopo che me ne sono andato lo avete avuto tutto per
voi.
- Esatto.
- Adesso, Monsieur MacQueen, desidero che mi riferiate i vostri
movimenti di ieri sera da quando avete lasciato il vagone ristorante.
- E' facilissimo. Sono tornato nel mio scompartimento, ho letto un
po', sono sceso sul marciapiede a Belgrado, ho deciso che faceva
troppo freddo, e sono risalito in treno. Ho conversato per un po' con
una giovane signora inglese che occupava lo scompartimento accanto al
mio. Poi mi sono messo a chiacchierare con il colonnello Arbuthnot...
fra l'altro mi sembra che ci abbiate superato mentre parlavamo. Poi
sono andato dal signor Ratchett e, come vi ho detto, ho preso appunti
per alcune lettere che lui voleva scrivessi. Gli ho augurato la buona
notte e me ne sono andato. In corridoio c'era ancora il colonnello
Arbuthnot. Il suo scompartimento era gistato preparato per la notte,
percigli ho proposto di venire nel mio. Ho ordinato un paio di
bicchieri e ci siamo messi a parlare. Abbiamo parlato della politica
mondiale, del governo dell'India e dei nostri problemi con la
situazione finanziaria e la crisi di Wall Street. Di solito i
britannici non mi vanno troppo a genio; hanno tutti la puzza al naso,
ma questo mi piaceva.
- Sapete che ora era quando vi ha lasciato?
- Abbastanza tardi. Quasi le due, direi.
- Avete notato che il treno era fermo?
- Oh, s Ci siamo meravigliati un po'. Abbiamo guardato fuori e
abbiamo visto tanta neve, ma non abbiamo pensato che fosse una cosa
seria.
- Che cosa accaduto quando il colonnello Arbuthnot vi ha augurato la
buona notte?
- E' andato nel suo scompartimento e io ho chiamato il controllore
perchmi preparasse il letto.
- Dove stavate mentre ve lo preparava?
- Davanti alla porta, in corridoio, a fumare una sigaretta.
- E poi?
- Poi sono andato a letto e ho dormito fino al mattino.
- Durante la notte non siete mai sceso dal treno?
- Arbuthnot e io pensavamo di scendere a... come si chiama?...
Vincovci per sgranchirci un po' le gambe. Ma faceva un freddo
terribile, polare. Siamo saltati subito su di nuovo.
- Da quale sportello siete scesi dal treno?
- Da quello pivicino al nostro scompartimento.
- Quello vicino al vagone ristorante?
- S
- Vi ricordate se era chiuso?
MacQueen riflett
- S Mi sembra di ricordare che lo fosse. Almeno c'una specie di
sbarra attraverso la maniglia. E' questo che intendete?
- S Risalendo in treno avete rimesso a posto la sbarra?
- No, non credo. Sono entrato per ultimo. No, non ricordo di averlo
fatto. - E all'improvviso aggiunse: - E' importante?
- Potrebbe esserlo. Ora, monsieur, immagino che mentre voi e il
colonnello Arbuthnot eravate seduti a parlare la porta del vostro
scompartimento che dava sul corridoio fosse aperta?
Hector MacQueen annu
- Se possibile, voglio che mi diciate se qualcuno passato nel
corridoio "dopo" che il treno partito da Vincovci, finchnon vi
siete separati per la notte.
MacQueen aggrottle sopracciglia.
- Credo che sia passato una volta il controllore proveniente dalla
carrozza ristorante. E una donna in direzione opposta.
- Quale donna?
- Non saprei dirlo. Non l'ho notato, in realt Discutevo con
Arbuthnot, vedete. Mi sembra di ricordare qualcosa di seta scarlatta.
Non ho guardato, e comunque non avrei visto quella donna in faccia.
Come sapete, il mio scompartimento di fronte al vagone ristorante e
una donna che percorre il corridoio in quella direzione mi volterebbe
le spalle.
Poirot annu
- Andava alla toilette, immagino?
- Penso di s
- E l'avete vista tornare?
- Be', no, adesso che ci penso, non l'ho vista tornare, ma immagino
che lo abbia fatto.
- Ancora una domanda. Fumate la pipa, Monsieur MacQueen?
- No, signore.
Poirot fece una breve pausa.
- Credo sia tutto, per ora. Adesso vorrei vedere il cameriere di
Monsieur Ratchett. Fra l'altro, voi due viaggiate sempre in seconda
classe?
- Lui s Ma io di solito viaggiavo in prima, se possibile nello
scompartimento adiacente a quello del signor Ratchett. Cosfaceva
mettere la maggior parte del suo bagaglio nel mio scompartimento e
poteva raggiungere facilmente sia quello sia me in qualsiasi momento.
Ma in questo caso tutti gli scompartimenti di prima classe erano
prenotati, tranne quello che ha preso lui.
- Capisco. Grazie, Monsieur MacQueen.



3. La deposizione del cameriere.

All'americano seguil pallido inglese dal volto inespressivo gi notato da Poirot il giorno prima. Rimase in piedi ad aspettare in
atteggiamento molto compunto. Poirot gli accenndi sedersi.
- A quanto ho capito, siete il cameriere di Monsieur Ratchett?
- S signore.
- Vi chiamate?
- Edward Henry Masterman.
- Et
- Trentanove.
- E il vostro indirizzo privato?
- Friar Street 21, Clerkenwell.
- Avete saputo che il vostro padrone stato assassinato?
- S signore. Un fatto davvero scandaloso.
- Vorreste dirmi adesso, per piacere, a che ora avete visto per
l'ultima volta Monsieur Ratchett?
Il cameriere riflett
- Devono essere state circa le nove di ieri sera, signore. O poco
dopo.
- Ditemi esattamente con le vostre parole che cos'accaduto.
- Sono andato come il solito dal signor Ratchett e mi sono occupato di
lui, signore.
- In che cosa consistevano esattamente i vostri compiti?
- Ripiegare o appendere i suoi vestiti, signore. Mettere la sua
dentiera nell'acqua e assicurarmi che avesse tutto cidi cui aveva
bisogno per la notte.
- Non avete notato nulla di inconsueto nei suoi modi?
Il cameriere riflettun attimo.
- Be', signore, mi sembrato sconvolto.
- In che senso sconvolto?
- Per una lettera che stava leggendo. Mi ha chiesto se fossi stato io
a metterla nel suo scompartimento. Gli ho detto naturalmente di non
averlo fatto, ma lui ha imprecato e ha trovato da ridire su tutto
quello che facevo.
- E questo era inconsueto?
- Oh, no, signore, andava facilmente in collera. Si trattava solo,
come dico io, di sapere per quale motivo.
- Il vostro padrone prendeva qualcosa per dormire?
Il dottor Constantine si piegun po' in avanti.
- Sempre quando viaggiava in treno, signore. Diceva che altrimenti non
sarebbe riuscito a dormire.
- E non sapete che cosa era solito prendere?
- Non potrei dirlo, no davvero, signore. Non c'era nessun nome sul
flacone. Solo: "Il sonnifero va preso prima di coricarsi".
- E ieri sera lui lo ha preso?
- S signore. Gliel'ho versato in un bicchiere e gliel'ho messo sul
tavolino a portata di mano.
- Ma non lo avete visto berlo?
- No, signore.
- Che cosa accaduto in seguito?
- Ho chiesto se gli occorreva qualcos'altro, e a che ora il signor
Ratchett voleva essere svegliato la mattina dopo. Ha detto che non
voleva essere disturbato e che avrebbe chiamato lui.
- E questo era normale?
- Normalissimo, signore. Suonava il campanello per il controllore e lo
mandava a chiamarmi quando voleva alzarsi.
- Era solito alzarsi presto o tardi?
- Dipendeva dall'umore, signore. Qualche volta si alzava per
colazione, qualche altra volta non si alzava fino all'ora di pranzo.
- Cosnon vi siete preoccupato quando avete visto che le ore
passavano senza venire chiamato?
- No, signore.
- Sapevate che il vostro padrone aveva dei nemici?
- S signore.
L'uomo aveva parlato senza alcuna traccia di emozione.
- Come lo sapevate?
- Lo avevo sentito parlare di alcune lettere con MacQueen, signore.
- Eravate affezionato al vostro datore di lavoro, Masterman?
Il volto di Masterman si fece se possibile ancora piinespressivo del
solito.
- Non oserei dirlo, signore. Era un datore di lavoro generoso.
- Ma non vi piaceva?
- Diciamo che gli americani non mi piacciono molto, signore.
- Siete mai stato in America?
- No, signore.
- Ricordate di aver letto nei giornali del rapimento Armstrong? Le
guance dell'uomo si colorirono impercettibilmente.
- S certo, signore. Una bambina, non vero? Una faccenda
scandalosa.
- Sapevate che il vostro datore di lavoro, Monsieur Ratchett, era il
principale responsabile del rapimento?
- No, davvero, signore. - Per la prima volta nel tono di voce del
cameriere si avvertivano senza possibilitdi dubbio calore ed
emozione. - Non posso crederci, signore.
- Tuttavia, vero. E adesso, passiamo ai vostri movimenti di ieri
sera... una pura questione di procedura, capite. Che cosa avete fatto
dopo aver lasciato il vostro padrone?
- Ho detto al signor MacQueen che il padrone aveva bisogno di lui,
signore. Poi sono andato nel mio scompartimento a leggere.
Il vostro scompartimento era...?
- L'ultimo della seconda classe, signore. Vicino al vagone ristorante.
Poirot esaminava la pianta.
- Vedo. E quale cuccetta avevate?
- Quella inferiore, signore.
- Cioil numero 4?
- S signore.
- C'qualcuno con voi?
- S signore. Un italiano grande e grosso.
- Parla inglese?
- Be', una specie di inglese, signore. - Il tono del cameriere era di
palese riprovazione. - E' stato in America, a Chicago, a quanto ho
capito.
- Parlate molto voi due?
- No, signore. Preferisco leggere.
Poirot sorrise. Gli sembrava di vedere la scena: il grosso italiano
chiacchierone, e il rabbuffo impartitogli senza cerimonie dal
cameriere inglese.
- E che cosa leggete, se posso chiederlo? - s'inform
- Al momento leggo "Prigioniera d'amore", della signora Arabella
Richardson.
- Un buon romanzo?
- Lo trovo altamente godibile, signore.
- Bene, proseguiamo. Siete tornato nel vostro scompartimento a leggere
"Prigioniera d'amore" fino a... quando?
- Alle dieci e mezzo circa, l'italiano ha voluto andare a letto,
signore. Perciil controllore venuto a preparare le cuccette.
- E siete andato a dormire?
- Sono andato a letto, signore, ma non ho dormito.
- Perch
- Avevo mal di denti, signore.
- Oh, ll.. doloroso.
- Molto doloroso, signore.
- Avete fatto qualcosa per farvelo passare?
- Ho messo un po' d'olio di chiodo di garofano, signore, che mi ha
calmato il dolore, ma non riuscivo ancora ad addormentermi. Ho acceso
la luce sopra il mio letto e ho continuato a leggere, per non pensare
al mal di denti.
- E non avete dormito affatto?
- S signore. Mi sono addormentato verso le quattro del mattino.
- E il vostro compagno?
- L'italiano? Oh, lui russava.
- Non si mai allontanato dallo scompartimento durante la notte?
- No, signore.
- E voi?
- No, signore.
- Avete sentito nulla durante la notte?
- Non mi sembra, signore. Niente di insolito, cio Il treno fermo
faceva sembrare tutto molto silenzioso.
Poirot tacque per qualche attimo prima di dire: - Bene, credo che non
ci sia molto da aggiungere. Non siete in grado di gettare alcuna luce
sulla tragedia?
- Temo di no. Mi dispiace, signore.
- Per quanto ne sappiate, c'era qualche ostilitfra il vostro padrone
e Monsieur MacQueen?
- Oh, no. Il signor MacQueen un signore davvero molto simpatico.
- Dove siete stato a servizio prima di essere assunto dal signor
Ratchett?
- Da sir Henry Tomlinson, in Grosvenor Square, signore.
- Perchlo avete lasciato?
- Andava in Africa orientale e non aveva pibisogno di me, signore.
Ma sono certo che metteruna buona parola per me, signore. Sono stato
con lui per alcuni anni.
- E con il signor Ratchett... da quanto?
- Solo da nove mesi, signore.
- Grazie, Masterman. Fra parentesi, fumate la pipa?
- No, signore. Solo sigarette.
- Grazie. Basta cos
Poirot gli fece cenno di congedo con il capo. Il cameriere esitun
istante.
- Vogliate scusarmi, signore, ma la signora americana in quello che
potrei definire uno stato terribile. Dice di sapere tutto
sull'assassino. E' in uno stato di grande eccitazione, signore.
- In tal caso - disse Poirot sorridendo - faremo meglio a sentirla
subito.
- Posso dirglielo, signore? Da un pezzo chiede di parlare con qualche
persona autorevole. Il controllore cerca di tranquillizzarla.
- Mandatela qui, amico mio - disse Poirot. - Ascolteremo subito la sua
storia.


4. La deposizione della signora americana.

Quando arrivnel vagone ristorante, la signora Hubbard era senza
fiato per l'eccitazione.
- Ditemi solo questo. Chi comanda qui? Ho alcune informazioni
importantissime, importantissime davvero, e voglio darle solo a
qualcuno che conti. Se voi signori...
Il suo sguardo si spostdall'uno all'altro dei tre uomini. Poirot si
chinin avanti.
- Ditelo a me, madame - disse. - Ma prima, vi prego, sedetevi.
La signora Hubbard si lascicadere pesantemente sul sedile dirimpetto
al suo.
- Quello che devo dirvi questo. C'era un assassino sul treno, ieri
sera, "ed era proprio nel mio scompartimento".
Fece una pausa teatrale per dare maggiore enfasi alle sue parole.
- Ne siete certa, madame?
- Certo! Che idea! So di che cosa parlo. Vi dirproprio tutto quello
che c'da dire. Ero andata a letto e mi ero addormentata, e
all'improvviso mi sono svegliata: era tutto buio e ho sentito che
c'era un uomo nel mio scompartimento. Avevo troppa paura per gridare,
se capite quello che voglio dire. Sono rimasta immobile e ho pensato:
"Misericordia, mi ammazzer. Non so dirvi quel che ho provato. Questi
treni disgustosi e tutte le cose scandalose di cui avevo letto. E ho
pensato "Be', comunque non avri miei gioielli" perchli metto in
una calza e li nascondo sotto il cuscino, sapete... il che non poi
tanto comodo, se capite quel che voglio dire. Ma o mangiare questa
minestra o saltare questa finestra. A che punto ero arrivata?
- Vi siete resa conto che c'era un uomo nel vostro scompartimento,
madame.
- Gi Be', me ne stavo distesa con gli occhi chiusi, pensavo cosa
fare, e mi dicevo: "Be', ringrazio il cielo che mia figlia non sa in
che guaio mi trovo". Poi, non so come, mi sono ripresa e a tentoni ho
trovato il campanello per chiamare il controllore. L'ho schiacciato e
schiacciato, ma non accaduto nulla, e posso assicurarvi di aver
pensato che stesse per fermarmisi il cuore. "Misericordia" mi sono
detta "forse hanno assassinato tutti quelli che si trovavano sul
treno." Comunque il treno era fermo e c'era un silenzio tremendo. Ma
io continuavo a schiacciare il campanello, e che sollievo quando ho
sentito qualcuno venire di corsa lungo il corridoio e bussare alla
porta. "Avanti" ho gridato, e nello stesso tempo ho acceso la luce. E
non ci crederete, ma non c'era anima viva.
La signora Hubbard sembrava non vedere assolutamente niente di
deludente in questa circostanza, ma considerarla anzi come il punto
culminante del dramma.
- E poi che cosa accaduto, madame?
- Be', ho riferito all'uomo quello che era successo, e lui sembrava
non credermi. Sembrava pensare che avessi sognato. Gli ho fatto
guardare sotto il sedile, sebbene lui affermasse che non c'era posto
per un uomo, lsotto. Era anche troppo chiaro che l'uomo era fuggito,
ma un uomo c'era stato, e il tentativo del controllore di calmarmi mi
faceva andare su tutte le furie! Non sono il tipo che si immagina le
cose, monsieur... credo di non conoscere il vostro nome?
- Poirot, madame. Vi presento Monsieur Bouc, un direttore della
Compagnia, e il dottor Constantine.
La signora Hubbard mormor - Felice di conoscervi - per rituffarsi
subito nel suo racconto. - Non che pretenda di essere stata
brillante come avrei potuto. Mi ero messa in testa che fosse quello
dello scompartimento accanto, quel poveraccio che stato ucciso. Ho
detto al controllore di guardare la porta di comunicazione ed certo
che non era chiusa. Be', non ci ho pensato due volte. Gli ho detto di
chiuderla immediatamente, e quando se n'andato mi sono alzata e ci
ho messo contro una valigia per maggior sicurezza.
- Che ora era, signora Hubbard?
- Non lo so proprio. Non mi venuto neanche in mente di guardare
l'orologio. Ero cossconvolta.
- E adesso qual la vostra teoria?
- Be', mi sembra chiaro come la luce del sole. L'uomo che si trovava
nel mio scompartimento era l'assassino. Chi altri poteva essere?
- E pensate che sia tornato nello scompartimento vicino?
- Che ne so dov'tornato? Tenevo gli occhi ben chiusi.
- Dev'essere sgusciato dalla porta sul corridoio.
- Questo non potrei dirlo. Avevo gli occhi ben chiusi, capite. La
signora Hubbard sospir - Misericordia, ero terrorizzata! Se mia
figlia lo sapesse...
- Non pensate che quello che avete udito possa essere stato il rumore
di qualcuno che si muoveva nello scompartimento accanto, madame? Nello
scompartimento dell'uomo assassinato?
- No, non lo penso, signor... com' Gi Poirot. L'uomo era proprio
qui, nel mio scompartimento. E per di pine ho le prove.
Esibtrionfante una grossa borsa e incomincia frugarvi dentro. Ne
estrasse successivamente due grandi fazzoletti puliti, un paio di
occhiali con la montatura di corno, un flaconcino di aspirina, un
pacchetto di sali inglesi, una scatoletta di mentine, un mazzo di
chiavi, un paio di forbici, un libretto di assegni dell'American
Express, l'istantanea di un bambino notevolmente brutto, alcune
lettere, cinque fili di perle pseudo-orientali e un piccolo oggetto di
metallo: un bottone.
- Vedete questo? Be', non uno dei miei bottoni. Non si staccato da
nessuno dei miei vestiti. L'ho trovato stamattina quando mi sono
alzata.
Mentre lo deponeva sul tavolo, Monsieur Bouc si chinin avanti e
lanciun'esclamazione.
- Ma questo il bottone di una divisa di controllore dei vagoni
letto!
- Puesserci una spiegazione molto semplice per questo - disse
Poirot. Si rivolse gentilmente alla signora. - Questo bottone potrebbe
essere caduto dall'uniforme del controllore mentre perquisiva la
vostra cabina o mentre vi preparava il letto ieri sera, signora.
- Non capisco proprio che cosa abbiate tutti. Sembra non sappiate fare
altro che sollevare obiezioni. Sentitemi bene. Ieri sera leggevo una
rivista prima di addormentarmi. Prima di spegnere la luce ho messo
quella rivista su una valigetta che stava sul pavimento accanto alla
finestra. Ci siete?
Le assicurarono di s
- Benissimo, allora. Il controllore ha guardato sotto il sedile dalla
porta, poi entrato e ha chiuso la porta di comunicazione con lo
scompartimento accanto, ma non si mai avvicinato alla finestra. Be',
stamattina quel bottone era proprio sopra la rivista. Come lo chiamate
questo, vorrei sapere?
- Lo chiamo una prova, signora - disse Poirot. La sua risposta sembr placare la donna.
- Mi fa saltare la mosca al naso non essere creduta - spieg
- Ci avete offerto una prova quanto mai seria e interessante -
assicurPoirot. - Posso rivolgervi alcune domande?
- Ma certo, volentieri.
- Come mai, dal momento che avevate paura di quel tipo, Ratchett, non
avevate gichiuso la porta di comunicazione col suo scompartimento?
- L'avevo chiusa - replicprontamente la signora Hubbard.
- Oh, davvero?
- Be', in realtho chiesto a quella svedese, un'anima davvero buona,
se fosse chiusa, e lei mi ha detto di s
- Come mai non potevate controllare da sola?
- Perchero a letto e sulla maniglia era appesa la borsa della mia
spugna.
- Che ora era quando le avete chiesto di guardare?
- Fatemi pensare. Devono essere state circa le dieci e mezzo o le
undici meno un quarto. La svedese era venuta a vedere se avevo
un'aspirina. Le ho detto dove trovarla, e lei l'ha tirata fuori dalla
mia valigetta.
- E voi eravate a letto?
- S - La signora Hubbard rise all'improvviso. - Povera anima, era
tutta sconvolta. Aveva aperto per sbaglio la porta dell'altro
scompartimento, capite.
- Quello del signor Ratchett?
- S Sapete quanto difficile quando percorrete il corridoio e tutte
le porte sono chiuse. Ha aperto la sua per errore. Era molto
sconvolta. A quanto pare lui aveva riso... immagino che le abbia detto
qualcosa di non proprio simpatico. Poveretta, era tutta agitata. "Oh!
Io mi sbagliata" diceva. "Io mi vergogno che mi sbagliata. Quell'uomo
non simpatico. Mi ha detto: 'tu troppo vecchia."'
Il dottor Constantine sogghignsotto i baffi e la signora Hubbard lo
fulmincon uno sguardo.
- Non era un uomo simpatico - disse. - Non si parla cosa una
signora. Non giusto ridere di queste cose.
Il dottor Constantine si affretta scusarsi.
- In seguito avete sentito qualche rumore provenire dallo
scompartimento del signor Ratchett? - chiese Poirot.
- Be', non esattamente.
- Che cosa intendete dire, madame?
- Be'... - s'interruppe. - Russava.
- Ah! Russava, vero?
- Terribilmente. La notte prima mi aveva tenuto sempre sveglia.
- Non lo avete sentito russare dopo lo spavento che vi siete presa per
quell'uomo nel vostro scompartimento?
- Via, signor Poirot, come avrei potuto? Era morto.
- Ah, gi vero - disse Poirot. Sembrava confuso. - Ricordate la
storia del rapimento Armstrong, signora Hubbard? - chiese.
- Certo che la ricordo. E come quel disgraziato del colpevole se la
sia cavata! Dio, mi sarebbe piaciuto mettergli le mani addosso.
- Non se l'cavata. E' morto. E' morto ieri sera.
- Non vorrete dire...? - La signora Hubbard si alza metdella sedia
per l'emozione.
- Proprio cos Quell'uomo era Ratchett.
- Ma pensa! Devo scriverlo a mia figlia. Non vi ho detto proprio ieri
sera che quell'uomo aveva una brutta faccia? Come vedete avevo
ragione. Mia figlia dice sempre: "Quando mamma ha un presentimento,
puoi scommettere fino all'ultimo dollaro che non si sbaglia".
- Conoscevate qualcuno della famiglia Armstrong, signora?
- No. Appartengono a un ambiente molto esclusivo. Ma ho sempre sentito
dire che la signora Armstrong era una donna assolutamente incantevole
e che il marito la adorava.
- Ci avete aiutato molto, signora Hubbard, davvero molto. Qual il
vostro nome per intero?
- Caroline Martha Hubbard.
- Volete scrivere qui il vostro indirizzo?
La signora Hubbard esegusenza mai cessare di parlare.
- Non riesco a capacitarmene. Cassetti... su questo treno. Avevo un
presentimento su quell'uomo, non vero, signor Poirot?
- S signora. Fra parentesi, avete una vestaglia di seta scarlatta?
- Misericordia, che strana domanda! No, di certo. Ho due vestaglie:
una di flanella rosa, comoda, per viaggiare per nave e una che mi ha
regalato mia figlia, esotica di seta violetta. Ma perchmai vi
interessano le mie vestaglie?
- Vedete, signora, una donna in kimono scarlatto entrata nel vostro
scompartimento, o in quello del signor Ratchett, ieri sera. Come voi
stessa avete detto, molto difficile distinguere gli scompartimenti
quando tutte le porte sono chiuse.
- Be', nessuno venuto nel mio scompartimento con una vestaglia
scarlatta.
- Allora dev'essere entrata in quello del signor Ratchett.
La signora Hubbard strinse le labbra e disse in tono sinistro: - Non
mi stupirebbe affatto.
Poirot si chinin avanti. - Quindi avete sentito una voce femminile
nello scompartimento accanto al vostro?
- Non so come lo abbiate indovinato, signor Poirot. Non lo so davvero.
Ma... si dil caso di s
- Ma quando vi ho chiesto, un momento fa, se avevate sentito nulla
nello scompartimento accanto, avete detto di aver solo sentito russare
il signor Ratchett.
- Questo abbastanza vero. In effetti ha russato per gran parte del
tempo. Quanto all'altra... - Il volto della signora Hubbard si fece
notevolmente pirosa. - Non molto simpatico parlarne.
- Che ora era quando avete udito una voce di donna?
- Non saprei dirlo. Mi sono svegliata per un attimo e ho sentito una
donna che parlava, e non c'erano dubbi su dove si trovasse. Percimi
son detta: "Be', ecco che uomo E non mi stupisce affatto". Poi mi
sono riaddormentata, e posso giurarvi che non avrei mai parlato di una
cosa simile a tre estranei se non me lo aveste tirato fuori con le
tenaglie.
- Ed stato prima o dopo lo spavento per quell'uomo nel vostro
scompartimento?
- Be', proprio come avete detto poco fa! Non avrebbe potuto parlare
con una donna se fosse stato morto, non vi pare?
- Pardon. Dovete ritenermi molto stupido, signora.
- Penso che anche a voi a volte possano confondersi le idee. E non
riesco a capacitarmi che si trattasse di quel mostro di Cassetti. Che
cosa dirmia figlia...
Poirot aiutla brava signora a rimettere nella borsa il suo contenuto
e la guidamorevolmente verso la porta. All'ultimo momento, disse: -
Vi caduto il fazzoletto, signora.
Caroline Hubbard guardil quadratino di batista che le porgeva. - Non
mio, signor Poirot. Il mio l'ho qui.
- Pardon. Mi sembrava che vi fosse ricamata l'iniziale H...
- Be', davvero curioso, ma non certo mio. Sui miei ci sono le
iniziali C.M.H. e sono fazzoletti ragionevoli, non costose
sciocchezzuole parigine. Come si pusoffiarsi il naso in un
fazzoletto come questo?
Nessuno dei tre uomini sembrava avere una risposta alla sua domanda, e
la signora Hubbard veleggifuori trionfante.


5. La deposizione della signora svedese.

Monsieur Bouc teneva in mano il bottone che la signora Hubbard gli
aveva lasciato.
- Questo bottone. Non riesco a capirlo. Significa forse che Pierre
Michel, dopotutto, implicato in qualche modo? - disse. Fece una
pausa e poichPoirot non rispondeva riprese: - Che avete da dire,
amico mio?
- Quel bottone mi suggerisce molte possibilit- disse Poirot pensoso.
- Sentiamo subito la signora svedese prima di discutere della prova di
cui siamo venuti a conoscenza. - Cercnel mucchio di passaporti
davanti a lui. - Ah! Ecco qui. Greta Ohlson, quarantanove anni.
Monsieur Bouc diede istruzioni al cameriere del ristorante e poco dopo
venne introdotta la signora con la crocchia di capelli giallastri e il
volto lungo e mite da pecora. SbirciPoirot attraverso gli occhiali
da miope, ma era perfettamente calma. Si scoprche capiva e parlava
il francese, percila conversazione ebbe luogo in quella lingua. Per
prima cosa Poirot le rivolse le domande delle quali giconosceva la
risposta: nome, ete indirizzo. Poi le chiese che cosa facesse. Lei
disse di essere direttrice di una scuola missionaria presso Istanbul.
Era infermiera diplomata.
- Sapete naturalmente che cosa accaduto la notte scorsa,
mademoiselle?
- Naturalmente. E' davvero spaventoso. E la signora americana mi ha
detto che l'assassino era proprio nel suo scompartimento.
- A quanto ho sentito, siete stata voi, mademoiselle, l'ultima persona
a vedere viva la vittima?
- Non lo so. Pudarsi. Ho aperto la porta del suo scompartimento per
errore. Mi sono vergognata molto. E' stato un errore quanto mai
imbarazzante.
- E lo avete visto?
- S Leggeva un libro. Mi sono scusata in fretta e mi sono ritirata.
- Non vi ha detto nulla?
Le guance della signora arrossirono impercettibilmente. - Ha riso e mi
ha detto qualcosa. Io... non ho capito bene.
- E poi che cosa avete fatto, mademoiselle? - chiese Poirot,
sorvolando con tatto sull'argomento.
- Sono andata dalla signora americana, la signora Hubbard. Le ho
chiesto un po' di aspirina e lei me l'ha data.
- Vi ha chiesto se la porta di comunicazione fra il suo scompartimento
e quello del signor Ratchett fosse chiusa?
- S
- E lo era?
- S
- E poi?
- Poi sono tornata nel mio scompartimento, ho preso l'aspirina e mi
sono coricata.
- Che ora era?
- Quando sono andata a letto erano le undici meno cinque, perchho
guardato l'orologio prima di ricaricarlo.
- Vi siete addormentata in fretta?
- Non molto in fretta. La mia testa andava meglio, ma sono rimasta
sveglia per un po'.
- Il treno si era fermato prima che vi addormentaste?
- Non credo. Ci siamo fermati a una stazione, proprio mentre mi
appisolavo.
- Deve essere stata Vincovci. Il vostro scompartimento questo,
mademoiselle? - Poirot accennsulla pianta.
- S
- Occupavate la cuccetta inferiore o superiore?
- Quella inferiore, il numero 10.
- E avevate una compagna?
- S una signorina inglese. Molto simpatica, molto gentile. Veniva da
Bagdad.
- Dopo la partenza del treno da Vincovci uscita dallo
scompartimento?
- No, ne sono certa.
- Come potete esserne certa se dormivate?
- Ho il sonno molto leggero. Mi sveglio al minimo rumore. Sono certa
che se fosse scesa dalla cuccetta superiore mi sarei svegliata.
- E voi siete uscita dallo scompartimento?
- Non fino a questa mattina.
- Avete un kimono di seta scarlatta, mademoiselle?
- No davvero. Ho una comoda vestaglia di fustagno.
- E la signora che con voi, la signorina Debenham? Di che colore la sua vestaglia?
- Malva pallido, del tipo che si compra in Oriente.
Poirot annu Quindi in tono cordiale chiese: - Perchfate questo
viaggio? Siete in vacanza?
- S vado a casa in vacanza. Ma prima vado a Losanna da mia sorella,
per una settimana o due.
- Vorreste essere tanto gentile da scrivermi il nome e l'indirizzo di
vostra sorella?
- Con piacere. - Prese il foglio e la matita che lui le porgeva e
scrisse il nome e l'indirizzo richiesti.
- Siete mai stata in America, mademoiselle?
- No. Una volta stavo per andarci. Dovevo andare da una signora
invalida, ma all'ultimo momento non se n'fatto nulla. L'ho rimpianto
molto. Gli americani sono buoni. Danno molto denaro per fondare scuole
e ospedali. Sono molto pratici.
- E ricordate di aver sentito parlare del rapimento Armstrong?
- No. Di che si trattava?
Poirot glielo spieg Greta Ohlsson era indignata. La sua crocchia di
capelli gialli tremava di emozione. - Che ci siano uomini coscattivi
al mondo! Questo mette a dura prova la nostra fede. Povera madre. Mi
sanguina il cuore per lei. - L'amabile svedese si allontan il mite
volto arrossato, gli occhi pieni di lacrime.
Poirot era occupato a scrivere su un foglio di carta.
- Che cosa scrivete, amico mio? - chiese Monsieur Bouc.
- E' mia abitudine essere preciso e ordinato, mon cher. Faccio una
piccola tavola cronologica degli eventi. - Findi scrivere e passil
foglio a monsieur Bouc.

9,15: il treno parte da Belgrado.
9,40: circa: il cameriere lascia Ratchett con il sonnifero accanto.
10 circa: MacQueen lascia Ratchett.
10,40 circa: Greta Ohlsson vede Ratchett (per l'ultima volta vivo).
Nota bene: era sveglio e leggeva.
0,10: il treno lascia Vincovci (in ritardo).
0,30: il treno incappa in una tempesta di neve.
0,37: suona il campanello di Ratchett. Il controllore risponde.
Ratchett dice: "Ce n'est rien. Je me suis tromp.
1,17 circa: la signora Hubbard crede che ci sia un uomo nel suo
scompartimento. Suona per il controllore.

Monsieur Bouc annuapprovando. - E' chiarissimo - disse.
- Non c'nulla che vi colpisca come molto strano?
- No, mi sembra tutto chiarissimo e senza punti oscuri. Mi pare
evidente che il delitto stato commesso all'una e quindici. La prova
dell'orologio ce lo dimostra, e la storia della signora Hubbard lo
conferma. Per conto mio, farun'ipotesi sull'identitdell'assassino.
Dico che stato il grosso italiano, amico mio. Viene dall'America, da
Chicago, e ricordate che l'arma degli italiani il coltello, e ha
colpito non una, ma pivolte.
- Questo vero.
- E' senza dubbio questa la soluzione del mistero. Senza dubbio lui e
Ratchett erano implicati in quel rapimento. Cassetti un nome
italiano. Ratchett deve avergli fatto, come dicono loro, lo sgambetto.
L'italiano lo scova, prima gli manda le lettere minatorie, e alla fine
si vendica in quel modo selvaggio. E' tutto semplicissimo.
Poirot scosse il capo dubbioso.
- Temo che non sia tanto semplice - mormor
- Io sono convinto che sia la verit- disse Monsieur Bouc,
infatuandosi sempre pidella sua teoria.
- E come la mettiamo con quanto afferma il cameriere col mal di denti,
che l'italiano non ha mai lasciato lo scompartimento?
- E' questa la difficolt
Poirot strizzgli occhi.
- S seccante. E' una sfortuna per la vostra teoria, e una
incredibile fortuna per il nostro amico italiano, che il cameriere del
signor Ratchett abbia avuto il mal di denti.
- Ci saruna spiegazione - disse Monsieur Bouc con lodevole
sicurezza.
Poirot scosse di nuovo il capo. - No, non cossemplice - mormordi
nuovo.



6. La deposizione della principessa russa.

- Sentiamo che cosa ha da dire Pierre Michel di questo bottone - disse
Poirot.
Venne richiamato il controllore dei vagoni letto. Michel li guardcon
espressione incuriosita. Monsieur Bouc si schiarla gola.
- C'qui un bottone della vostra uniforme, Michel - disse. - E' stato
trovato nello scompartimento della signora americana. Che cosa avete
da dire in proposito?
La mano del controllore si portautomaticamente all'uniforme. - Non
ho perso nessun bottone, monsieur - disse. - Dev'esserci un errore.
- E' molto strano.
- Non so spiegarlo. monsieur. - L'uomo sembrava davvero sbalordito, ma
non c'era traccia in lui di confusione o colpevolezza.
Monsieur Bouc disse in tono allusivo: - Stando alle circostanze in cui
stato trovato, sembra abbastanza sicuro che questo bottone sia stato
perso dall'uomo che si trovava nello scompartimento della signora
Hubbard ieri sera, quando ha suonato il campanello.
- Ma non c'era nessuno, monsieur. La signora dev'esserselo immaginato.
- Non se l'immaginato, Michel. L'assassino di Monsieur Ratchett passato da quella parte, "e ha perso questo bottone".
Quando afferresattamente il senso di quanto Monsieur Bouc diceva,
Pierre Michel fu preso da una violentissima agitazione.
- Non vero, monsieur, non vero! - grid - Mi accusate del
delitto. Sono innocente. Sono assolutamente innocente. Perchavrei
dovuto uccidere un monsieur che non avevo mai visto prima?
- Dov'eravate quando ha suonato il campanello della signora Hubbard?
- Ve l'ho gidetto, monsieur, nella carrozza successiva, a parlare
col mio collega.
- Lo faremo chiamare.
- Fatelo, monsieur, vi prego.
Venne convocato il controllore della carrozza successiva. Conferm senza esitazione quanto aveva detto Pierre Michel. Aggiunse che c'era
anche il controllore della carrozza di Bucarest. I tre avevano parlato
della situazione creata dalla neve. Parlavano da circa dieci minuti
quando a Michel era sembrato di sentire un campanello. Mentre apriva
la porta di comunicazione fra le due carrozze, lo avevano sentito
tutti distintamente. Un campanello squillava ripetutamente. Michel era
corso in fretta a rispondere.
- Come vedete, non sono colpevole, monsieur - gridMichel.
- E come spiegate questo bottone di una uniforme da controllore dei
vagoni letto?
- Non so spiegarlo, monsieur. Per me un mistero. Non mi manca nessun
bottone.
Gli altri due controllori dichiararono di non aver perso nessun
bottone. E anche di non essere mai entrati nello scompartimento della
signora Hubbard.
- Calmatevi, Michel - disse Monsieur Bouc - e cercate di ricordare il
momento in cui siete corso a rispondere al campanello della signora
Hubbard. Avete incontrato qualcuno in corridoio?
- No, monsieur.
- Avete visto qualcuno allontanarsi da voi nella direzione opposta,
lungo il corridoio?
- Neppure questo, monsieur.
- Strano - disse Monsieur Bouc.
- Non tanto - intervenne Poirot. - E' questione di tempo. La signora
Hubbard si sveglia e scopre qualcuno nel suo scompartimento. Per un
minuto o due resta paralizzata, con gli occhi chiusi. Probabilmente stato allora che l'uomo scivolato in corridoio. Poi lei ha
incominciato a suonare il campanello. Ma il controllore non viene
subito. Sente solo il terzo o quarto squillo. Direi che c'stato
tutto il tempo...
- Per che cosa? Per che cosa, mon cher? Ricordate che tutt'intorno al
treno ci sono alti banchi di neve.
- Il nostro misterioso assassino aveva due possibilit- disse
lentamente Poirot. - Avrebbe potuto nascondersi in una qualsiasi delle
due toilette, o infilarsi in uno scompartimento.
- Ma erano tutti occupati.
- Gi
- Volete dire che avrebbe potuto scomparire nel "suo" scompartimento.
Poirot annu
- Funziona, funziona - mormorMonsieur Bouc. - Nei dieci minuti di
assenza del controllore, l'assassino esce dal suo scompartimento, va
in quello di Ratchett, lo uccide, chiude e mette il lucchetto alla
porta dall'interno, attraversa lo scompartimento della signora Hubbard
e ritorna sano e salvo nel suo scompartimento prima che arrivi il
controllore.
- Non proprio cossemplice, amico mio - obiettPoirot. - Ve lo
diril nostro amico dottore.
Con un gesto, Monsieur Bouc accennai tre controllori che potevano
andare.
- Ci restano ancora otto passeggeri - disse Poirot. - Cinque di prima
classe: la principessa Dragomiroff, il conte e la contessa Andrenyi,
il colonnello Arbuthnot e il signor Hardman. Tre di seconda classe: la
signorina Debenham, Antonio Foscarelli e la cameriera, Fraulein
Schmidt.
- Chi volete vedere per primo: l'italiano?
- Ce l'avete con l'italiano! No, incominceremo dalla cima. Forse
madame la Princesse sartanto gentile da dedicarci qualche minuto.
Portatele questo messaggio, Michel.
- Oui, monsieur - disse il controllore.
- Ditele che possiamo andare nel suo scompartimento se non vuole
prendersi il disturbo di venire qui - aggiunse Monsieur Bouc.
Ma la principessa Dragomiroff declinla cortesia. Arrivnel vagone
ristorante, chinimpercettibilmente il capo e si sedette dirimpetto a
Poirot. La sua faccia piccola, da rospo, era ancora pigialla del
giorno prima. Non si poteva negare che fosse brutta, ma come il rospo,
aveva occhi splendenti come gemme, scuri e imperiosi, che rivelavano
un'energia latente e una forza intellettuale della quale ci si
accorgeva immediatamente. Aveva una voce profonda, molto chiara, con
una impercettibile nota aspra. Taglicorto alle elaborate scuse di
Monsieur Bouc.
- Non dovete farmi le vostre scuse, monsieur. A quanto ho sentito, c' stato un omicidio. E' naturale che dobbiate interrogare tutti i
passeggeri. Sarlieta di darvi l'aiuto che mi sarpossibile.
- Siete davvero amabile, madame - disse Poirot.
- Niente affatto. E' un dovere. Che cosa volete sapere?
- Il vostro nome e indirizzo, madame. Vi dispiace scrivermeli?
Poirot le offrun foglio di carta e una matita, ma la principessa li
respinse.
- Potete scriverli voi - disse. - Non c'niente di difficile: Natalia
Dragomiroff, Avenue Kleber 17, Parigi.
- Tornate a casa da Istanbul, madame?
- S sono stata ospite dell'ambasciata austriaca. Mi accompagna la
mia cameriera.
- Vorreste essere tanto gentile da farmi un breve resoconto dei vostri
movimenti di ieri sera, dalla cena in poi?
- Volentieri. Ho detto al controllore di prepararmi il letto mentre
ero nel vagone ristorante. Mi sono coricata subito dopo cena. Ho letto
fino alle undici, quando ho spento la luce. Non riuscivo a dormire per
via di certi dolori reumatici dei quali soffro. All'una meno un quarto
circa ho suonato per chiamare la cameriera. Mi ha fatto un massaggio e
mi ha letto ad alta voce fino a che non mi sono addormentata. Non
posso dire esattamente quando se ne sia andata. Puessere stato
mezz'ora dopo, o pitardi.
- Il treno si era gifermato?
- Il treno si era fermato
- Non avete udito niente di... inconsueto nel frattempo, madame?
- Non ho udito niente di inconsueto.
- Come si chiama la vostra cameriera?
- Hildegarde Schmidt.
- E con voi da molto tempo?
- Da quindici anni.
- Ritenete di potervi fidare di lei?
- Nel modo piassoluto. La sua famiglia viene da una proprietdel
mio defunto marito, in Germania.
- Immagino che siate stata in America, madame?
Questo brusco cambiamento di argomento fece sollevare le sopracciglia
alla vecchia signora.
- Pivolte.
- Avete mai conosciuto una famiglia di nome Armstrong, una famiglia
nella quale si verificata una tragedia?
Con una sfumatura di emozione nella voce, la vecchia signora disse: -
Parlate di amici miei, monsieur.
- Conoscevate bene il colonnello Armstrong, allora?
- Lo conoscevo appena; ma sua moglie, Sonia Armstrong, era la mia
figlioccia. Ero molto amica di sua madre, l'attrice Linda Arden. Linda
Arden era un genio, una delle pigrandi attrici tragiche del mondo.
Nella parte di Lady Macbeth, di Magda, non c'era nessuna che potesse
starle alla pari. Non ero solo un'ammiratrice della sua arte, ero
un'amica personale.
- E' morta?
- No, no, viva, ma si ritirata dal mondo. E' di salute molto
cagionevole, deve restare distesa su un divano per la maggior parte
del tempo.
- C'era anche una figlia minore, credo?
- S molto pigiovane della signora Armstrong.
- Ed viva?
- Senza dubbio.
- Dove si trova?
La vecchia principessa gli lanciuno sguardo acuto. - Devo chiedervi
il motivo di queste domande. Che cosa hanno a che vedere con la
faccenda di cui ci occupiamo, l'assassinio su questo treno?
- Madame, che l'uomo assassinato era il responsabile del rapimento e
dell'assassinio della piccola Daisy Armstrong.
- Ah!
Le sopracciglia diritte si unirono, corrucciate. La principessa
Dragomiroff si eresse ancor di pisulla schiena.
- Dal mio punto di vista, allora, questo omicidio un avvenimento
assolutamente meraviglioso! Mi scuserete se vedo le cose con una certa
parzialit
- E' piche naturale, madame. E adesso, per tornare alla domanda alla
quale non avete risposto: dove si trova la figlia minore di Linda
Arden, la sorella della signora Armstrong?
- Francamente non sono in grado di dirvelo, monsieur. Ho perso i
contatti con la giovane generazione. Credo abbia sposato un inglese
qualche anno fa e sia andata in Inghilterra, ma per il momento non
riesco a ricordarne il nome. - Fece una breve pausa prima di
aggiungere: - C'qualche altra cosa che volete chiedermi, signore?
- Una sola, madame, una domanda piuttosto personale. Di che colore la vostra vestaglia.
Lei sollevimpercettibilmente le palpebre. - Devo ritenere che
abbiate un motivo per farmi questa domanda. La mia vestaglia di
satin blu.
- Non c'altro, madame. Vi sono molto obbligato per avere risposto
con tanta prontezza alle mie domande.
Lei accennun piccolo gesto con la mano carica di anelli. Poi, mentre
si alzava, e gli altri si alzavano con lei, esit - Vogliate
scusarmi, monsieur - disse - ma posso chiedervi come vi chiamate? Il
vostro viso mi sembra familiare.
- Mi chiamo Hercule Poirot, madame.
Lei rimase in silenzio per un attimo, poi disse: - Hercule Poirot...
S adesso ricordo. E' il Destino.
Si allontan con la schiena eretta, un po' rigida nei movimenti.
- Voilune grande dame - disse Monsieur Bouc. - Che ne pensate, amico
mio?
Hercule Poirot si limita scuotere la testa.
- Mi chiedo - disse - che cosa intendesse con la parola Destino.
7. Le deposizioni del conte e della contessa Andrenyi.

Vennero poi convocati il conte e la contessa Andrenyi. Il conte,
tuttavia, entrnel vagone ristorante da solo.
Non si poteva negare che fosse un bell'uomo. Alto almeno un metro e
ottanta, con le spalle larghe e i fianchi snelli, indossava un
impeccabile abito di tweed inglese, e si sarebbe potuto prenderlo per
un inglese se non fosse stato per la lunghezza dei baffi e per
qualcosa nel disegno degli zigomi.
- Ebbene, signori - disse - che cosa posso fare per voi?
- Capirete che, alla luce di quanto accaduto, sono costretto a
rivolgere alcune domande a tutti i passeggeri, monsieur - dichiar Poirot.
- Perfettamente, perfettamente - disse il conte. - Capisco la vostra
posizione. Non che io e mia moglie possiamo fare molto per aiutarvi,
temo. Dormivamo e non abbiamo sentito assolutamente nulla.
- Siete al corrente dell'identitdel defunto monsieur?
- Mi parso di capire che fosse il grosso americano: un uomo dal
volto decisamente sgradevole. Sedeva a quel tavolo. - Con un cenno del
capo indicil tavolo che avevano occupato Ratchett e MacQueen.
- S monsieur, quanto affermate esatto. Intendevo dire se conoscete
il nome di quell'uomo?
- No. - Il conte sembrava incapace di comprendere il perchdelle
domande di Poirot. - Se volete sapere il suo nome - disse - lo
troverete senza dubbio sul suo passaporto
- Il nome sul passaporto Ratchett - replicPoirot. - Ma non il
suo vero nome, monsieur. Il suo vero nome Cassetti, il responsabile
di un famoso rapimento in America.
Mentre parlava, osservava attentamente il conte, ma questi sembr restare assolutamente indifferente a quella notizia. Si limita
spalancare un po' gli occhi.
- Ah! - disse. - Questo getta certo un po' di luce sulla faccenda. Un
paese straordinario, l'America.
- Forse ci siete stato, monsieur le Comte?
- Sono stato un anno a Washington.
- Avete conosciuto la famiglia Armstrong?
- Armstrong, Armstrong... difficile ricordarlo, si incontra tanta
gente. - Sorrise e si strinse nelle spalle. - Ma per tornare alla
faccenda di cui ci occupiamo, signore - disse - in che altro posso
esservi utile?
- Quando vi siete ritirato ieri sera, monsieur le Comte?
Lo sguardo di Hercule Poirot si spostsulla pianta. Il conte e la
contessa Andrenyi occupavano gli scompartimenti adiacenti, numero 12 e
13.
- Ci siamo fatti preparare uno scompartimento per la notte mentre
eravamo nel vagone ristorante. Al nostro ritorno siamo rimasti seduti
per un po' nell'altro...
- E in quale dei due?
- Il numero 13. Abbiamo giocato a picchetto. Verso le undici, mia
moglie si ritirata per la notte. Il controllore ha preparato il mio
scompartimento e sono andato a letto anch'io. Ho dormito profondamente
fino al mattino.
- Avete notato che il treno si era fermato?
- Non me ne sono reso conto fino a questa mattina.
- E vostra moglie?
Il conte sorrise. - Quando viaggia in treno mia moglie prende sempre
un sonnifero. Ha preso la sua solita dose. - Fece una pausa. - Mi
dispiace non potervi essere utile in alcun modo.
Poirot gli porse un foglio di carta e una penna.
- Grazie, monsieur le Comte. E' una formalit ma volete darmi il
vostro nome e indirizzo?
Il conte scrisse lentamente, con attenzione. - E' meglio che ve lo
scriva io - disse. - La grafia della mia tenuta di campagna un po'
difficile per chi non conosce la lingua. - Restituil foglio a Poirot
e si alz - Sarinutile che venga anche mia moglie - disse. - Non
pudirvi nulla pidi quanto vi abbia gidetto io.
Gli occhi di Poirot scintillarono impercettibilmente.
- Senza dubbio, senza dubbio - disse. - Tuttavia, mi piacerebbe
scambiare due parole con madame la Comtesse.
- Vi assicuro che del tutto inutile.
La sua voce aveva un tono autoritario. Poirot lo guardstrizzando gli
occhi.
- Saruna semplice formalit- disse. - Ma capirete che necessario
per il mio rapporto.
- Come volete.
Il conte cedette di malagrazia. Fece un piccolo inchino e uscdal
vagone ristorante. Poirot tese la mano verso un passaporto. Elencava
il nome e i titoli del conte.
Passall'informazione successiva: "accompagnato dalla moglie". Nome
di battesimo: Elena Maria. Nome da ragazza: Goldenberg. Et anni 20.
Una macchia di unto era stata fatta cadere da qualche funzionario
negligente.
- Un passaporto diplomatico - disse Monsieur Bouc. - Dobbiamo stare
attenti a non offenderli, amico mio. Questa gente non puavere niente
a che fare col delitto.
- State tranquillo, monsieur, agircon molto tatto. Una semplice
formalit
La voce di Poirot si abbassmentre entrava nel vagone ristorante la
contessa Andrenyi. Aveva un aspetto timido ed estremamente attraente.
- Volevate vedermi, monsieur?
- Una semplice formalitmadame la Comtesse. - Poirot si alz galantemente e le accenn inchinandosi, di sedere dirimpetto a lui. -
E' solo per chiedervi se avete visto o udito qualcosa ieri sera che
possa gettare un po' di luce su questa faccenda.
- Assolutamente nulla, monsieur. Dormivo.
- Non avete sentito, per esempio, un po' di confusione nello
scompartimento accanto al vostro? La signora americana che lo occupa
ha avuto un vero attacco isterico e ha chiamato il controllore.
- Non ho sentito nulla, monsieur. Avevo preso un sonnifero.
- Ah! Capisco. Be', non vi tratterrdi pi - E mentre lei si alzava
in fretta, aggiunse: - Ancora un minuto: questi particolari, il vostro
nome da ragazza, l'ete cosvia, sono esatti?
- Esattissimi monsieur.
- Vi spiace firmare questa dichiarazione in proposito?
Lei firmin fretta, con una grafia elegante e inclinata.
Elena Andrenyi.
- Avete accompagnato vostro marito in America, madame?
- No, monsieur. - Lei sorrise e arrossimpercettibilmente. - Non
eravamo ancora sposati. Siamo sposati solo da un anno.
- Ah, s grazie madame. A proposito, vostro marito fuma?
Lei lo fissmentre gisi accingeva ad andarsene.
- S
- La pipa?
- No. Sigarette e sigari.
- Ah! Grazie.
Lei esit I suoi occhi lo scrutavano incuriositi. Erano begli occhi
scuri, a mandorla, con lunghissime ciglia che ombreggiavano il pallore
squisito delle guance. Le labbra, molto rosse, come usano le
straniere, erano appena dischiuse. Aveva un aspetto esotico e
affascinante.
- Perchmi avete fatto questa domanda?
- Gli investigatori devono fare ogni tipo di domanda, madame - Poirot
agitcon leggerezza una mano. - Mi direste il colore della vostra
vestaglia, per esempio?
Lei lo fiss poi rise. - E' di chiffon color grano. E' davvero
importante?
- Molto importante, madame.
- Siete davvero un investigatore, allora? - chiese lei incuriosita.
- Al vostro servizio, madame.
- Credevo che non ci fossero investigatori sul treno mentre
attraversavamo la Yugoslavia, non fino a quando avessimo raggiunto
l'Italia.
- Non sono un investigatore yugoslavo, madame. Sono un investigatore
internazionale.
- Appartenete alla Societdelle Nazioni?
- Appartengo al mondo, madame - disse Poirot teatrale. - Lavoro
soprattutto a Londra - prosegu - Parlate inglese? - aggiunse in
quella lingua.
- Un po', s
Aveva un accento affascinante. Poirot si inchindi nuovo. - Non vi
tratterremo oltre, madame. Come vedete, non stato poi cos terribile.
Lei sorrise, chinil capo e si allontan
- Elle est une jolie femme - disse con ammirazione Monsieur Bouc.
Sospir - Ma questo non ci ha portato molto avanti.
- No. - disse Poirot. - Due persone che non hanno visto e udito nulla.
- Adesso vogliamo sentire l'italiano?
Per un attimo Poirot non rispose. Studiava una macchia di unto su un
passaporto diplomatico ungherese.


8. La deposizione del colonnello Arbuthnot.

Poirot si riscosse trasalendo. I suoi occhi scintillavano un po'
quando incontrarono quelli impazienti di Monsieur Bouc.
- Ah, mio caro amico! Sono diventato quel che si dice uno snob,
vedete! La prima classe, ho l'impressione che vada sentita prima della
seconda. Adesso interrogheremo il bel colonnello Arbuthnot, penso.
Poichil francese del colonnello era limitato, Poirot lo interrogin
inglese. Vennero accertati il nome di Arbuthnot, la sua et
l'indirizzo privato e la posizione militare. - Forse tornate
dall'India in licenza, come dite voi - proseguPoirot - e non en
permission?
Il colonnello Arbuthnot, che non provava alcun interesse per come gli
stranieri chiamassero qualsiasi cosa, rispose con autentica concisione
britannica.
- S
- Ma non tornate a casa su una nave della Persia and Orient?
- No.
- Perchno?
- Ho preferito tornare via terra per motivi miei.
"E questa per te" sembravano dire i suoi modi "piccolo intrigante
straniero."
- Siete venuto direttamente dall'India?
Il colonnello rispose seccamente: - Mi sono fermato una notte a vedere
Ur dei Caldei e tre giorni a Bagdad con il vice console, che si dil
caso sia un mio vecchio amico.
- Vi siete fermato tre giorni a Bagdad. A quanto ho saputo, quella
giovane signora inglese, la signorina Debenham, viene anche lei da
Bagdad. Forse vi siete conosciuti?
- No. Ho conosciuto la signorina Debenham quando lei e io abbiamo
viaggiato nella stessa carrozza ferroviaria da Kirkuk a Nissibin.
Poirot si chinin avanti. Il suo tono si fece suadente e un po' pi straniero di quanto avrebbe dovuto essere.
- Intendo appellarmi a voi, monsieur. Voi e la signorina Debenham
siete gli unici inglesi su questo treno. E' necessario che possa
chiedere a ognuno di voi due quel che pensa dell'altro.
- Profondamente scorretto - disse il colonnello Arbuthnot con
freddezza.
- No davvero. Questo delitto, vedete, stato commesso molto
probabilmente da una donna. L'uomo stato pugnalato non meno di
dodici volte. Perfino il capotreno ha detto subito: "E' una donna".
Ebbene, qual allora il mio primo compito? Come direbbero gli
americani "scartare" tutte le donne che viaggiano sulla carrozza
Istanbul-Calais. Ma difficile giudicare un'inglese. Le inglesi sono
molto riservate. Percifaccio appello a voi, monsieur, nell'interesse
della giustizia. Che tipo di donna la signorina Debenham? Che cosa
sapete di lei?
- La signorina Debenham - disse il colonnello con un certo calore - una vera signora.
- Ah! - osservPoirot. - Percinon pensate che possa essere
coinvolta in questo delitto?
- E un'idea assurda - disse Arbuthnot. - Quell'uomo era un perfetto
estraneo, non l'aveva mai visto prima.
- Ve lo ha detto lei?
- Proprio cos Ha osservato subito come fosse sgradevole il suo
aspetto. Se c'di mezzo una donna, come sembrate ritenere... a mio
parere senza nessuna prova..., posso assicurarvi che questa non pu essere assolutamente la signorina Debenham.
- Sembra che vi stia molto a cuore - osservPoirot con un sorriso.
Il colonnello Arbuthnot gli lanciuno sguardo gelido. - Non so
davvero che cosa vogliate dire.
Il suo sguardo sembrmortificare Poirot. Abbassgli occhi e
incomincia giocherellare con le carte davanti a s
- Tutto cisecondario - disse. - Siamo pratici e veniamo ai fatti.
Abbiamo motivo di credere che questo delitto sia avvenuto all'una e un
quarto di ieri notte. Fa parte della procedura necessaria chiedere a
chiunque si trovasse sul treno che cosa facesse a quell'ora.
- Perfettamente. All'una e un quarto, per quanto ne so, parlavo con
quel giovane americano, il segretario del morto.
- Ah! Eravate nel suo scompartimento, o lui nel vostro?
- Ero nel suo.
- Sarebbe il giovanotto che si chiama MacQueen?
- Si.
- E' vostro amico, o lo conoscete appena?
- Non l'avevo mai visto prima di questo viaggio. Ci siamo messi per
caso a conversare ieri e ci siamo infervorati entrambi. Di solito, non
mi piacciono gli americani, non so che farmene...
Poirot sorrise, ricordando quanto aveva detto MacQueen dei
"britannici".
- Ma quel giovanotto mi piaceva. Si era fatto alcune idee assurde
sulla situazione in India. E' questo il peggio degli americani: sono
cosidealisti e sentimentali. Be', quanto avevo da dirgli lo
interessava. Ho quasi trent'anni di esperienza in quel paese. E a me
interessava quanto aveva da dire lui sulla situazione finanziaria in
America. Poi ci siamo messi a parlare della politica mondiale in
genere. Quando ho guardato il mio orologio mi sono stupito moltissimo
di scoprire che erano le due meno un quarto.
- E' questa l'ora alla quale avete interrotto la vostra conversazione?
- S
- E poi che cosa avete fatto?
- Sono tornato nel mio scompartimento.
- Il vostro letto era gipronto?
- S
- Sarebbe lo scompartimento numero 15, il penultimo dalla parte
opposta al vagone ristorante.
- S
- Dove si trovava il controllore quando siete entrato nel vostro
scompartimento?
- Seduto a un tavolino in fondo. Si dil caso che MacQueen l'abbia
chiamato proprio mentre entravo nel mio scompartimento.
- Perchlo ha chiamato?
- Per fargli preparare il letto, penso. Lo scompartimento non era
stato preparato per la notte.
- Adesso, colonnello Arbuthnot, voglio che riflettiate bene. Mentre
conversavate con il signor MacQueen passato qualcuno in corridoio
davanti alla porta?
- Molta gente, direi. Non prestavo attenzione.
- Ah! Ma mi riferisco... diciamo all'ultima ora e mezzo di
conversazione. Siete sceso a Vincovci, non vero?
- S ma solo per un minuto circa. C'era una tempesta di neve. Il
freddo era davvero spaventoso. Faceva ringraziare il cielo di
tornarsene al caldo, anche se di regola penso che sia piuttosto
scandaloso il modo come questi treni vengono surriscaldati.
Monsieur Bouc sospir
- E' molto difficile accontentare tutti - disse. - Gli inglesi
spalancano tutto, gli altri arrivano e chiudono. E' molto difficile.
NPoirot nil colonnello Arbuthnot gli prestavano attenzione.
- Adesso, monsieur, ripensate a quanto accaduto - disse Poirot. -
Fuori faceva freddo. Siete risalito in treno. Vi siete seduto di
nuovo, avete fumato, forse una sigaretta, forse una pipa...
S'interruppe per una frazione di secondo.
- Io la pipa... MacQueen fumava sigarette.
- Il treno riparte. Voi fumate la vostra pipa. Discutete la situazione
europea... mondiale. Ormai tardi. La maggior parte della gente si ritirata per la notte. Qualcuno passa davanti alla porta?
Arbuthnot aggrottla fronte nello sforzo di ricordare.
- Difficile a dirsi. Non prestavo alcuna attenzione, vedete.
- Ma avete la capacitdei militari di osservare i particolari. Notate
senza notare, per cosdire.
Il colonnello riflettancora, ma scosse il capo. - Non saprei dire.
Non ricordo che sia passato qualcuno, a parte il controllore.
Aspettate... c'era anche una donna, credo.
- L'avete vista? Era vecchia... giovane?
- Non l'ho vista. Non guardavo da quella parte. Solo un fruscio e una
scia di profumo.
- Profumo? Un buon profumo?
- Be', piuttosto intenso, se capite quello che intendo. Voglio dire
che avreste potuto sentirlo a centinaia di metri. Ma badate - si
affetta proseguire il colonnello - sarebbe anche potuto essere
prima. Come avete appena detto, era una di quelle cose che si notano
senza notare, per cosdire. In qualche momento durante la serata, mi
sono detto "Donna... profumo... non ci andata leggera" Ma quando sia
stato non saprei dirlo con certezza, a parte il fatto che... perbacco,
s dev'essere stato dopo Vincovci.
- Perch
- Perchricordo di avere percepito il profumo proprio mentre dicevo
che il piano Stalin quinquennale era stato un completo fallimento.
L'idea della donna e del profumo mi ha fatto pensare alla posizione
delle donne in Russia. E so che siamo arrivati alla Russia solo verso
la fine della nostra conversazione.
- Non sapreste essere pipreciso?
- No... dev'essere stato circa nell'ultima mezz'ora.
- Dopo che il treno si era fermato?
L'altro annu - S ne sono quasi certo.
- Be', passiamo ad altro. Siete mai stato in America, colonnello
Arbuthnot?
- Mai. Non desidero andarci.
- Avete mai conosciuto un colonnello Armstrong?
- Armstrong, Armstrong, ho conosciuto due o tre Armstrong. C'era Tommy
Armstrong, del Sessantesimo: non direte lui? E Selby Armstrong: morto sulla Somme.
- Parlo del colonnello Armstrong, che ha sposato un'americana e la cui
figlia unica stata rapita e uccisa.
- Ah, s ricordo di averlo letto: una faccenda scandalosa. Ma non
credo di avere mai conosciuto quell'uomo. Naturalmente ho sentito
parlare di lui. Toby Armstrong, un tipo simpatico. Piaceva a tutti. Ha
fatto una splendida carriera. Ha ottenuto la Victoria Cross.
- L'uomo che stato ucciso ieri sera il responsabile
dell'assassinio della bambina del colonnello Armstrong.
Il volto di Arbuthnot si fece cupo. - In tal caso, a mio parere, quel
porco ha avuto quello che si meritava. Per quanto avrei preferito
vederlo impiccato come si deve, o sulla sedia elettrica, come si usa
da quelle parti.
- In poche parole, colonnello Arbuthnot, preferite la legge e l'ordine
alla vendetta privata?
- Be', non potete andarvene in giro a fare vendette sanguinose e ad
accoltellarvi fra voi, come i Corsi o la Mafia - rispose il
colonnello. - Dite quel che volete, ma un processo con una giuria il
sistema migliore.
Poirot lo guardpensoso per qualche minuto.
- S- disse. - Sono certo che la pensate cos Credo di non avere
altro da chiedervi, colonnello Arbuthnot. Quanto a voi non riuscite a
ricordare nulla che ieri sera vi sia sembrato sospetto o piuttosto che
vi sembri adesso, ripensandoci?
Arbuthnot riflettper qualche attimo. - No. Proprio nulla. A meno
che...
Sembresitare.
- Continuate, vi prego.
- Be', in realtnon nulla - disse lentamente il colonnello. - Ma
avete detto qualsiasi cosa...
- S s Continuate.
- Oh, non nulla. Un semplice particolare. Ma quando sono rientrato
nel mio scompartimento ho notato che la porta di quello oltre il mio,
quello in fondo, sapete...
- S il numero 16.
- Be', la porta non era perfettamente chiusa. E l'occupante sbirciava
fuori in modo furtivo. Poi ha richiuso in fretta. So naturalmente che
non significa nulla: mi sembrato solo un po' strano. Cio non c' niente di strano nell'aprire una porta e mettere la testa fuori, se
volete vedere qualcosa. Ma stato il modo furtivo in cui lo faceva
che ha colpito la mia attenzione.
- Gi- mormorPoirot dubbioso.
- Vi ho detto che non era nulla - si scusArbuthnot. - Ma sapete
com' Le prime ore del mattino, un gran silenzio... la cosa aveva un
aspetto sinistro, come in un romanzo giallo. Sciocchezze, in realt -
Si alz - Be', se non avete pibisogno di me...
- Grazie, colonnello Arbuthnot, non c'altro.
L'ufficiale esitun istante. La sua istintiva repulsione a essere
interrogato da uno "straniero" era svanita.
- Quanto alla signorina Debenham - disse un po' goffamente. - Potete
credere a me, assolutamente a posto. E' una "pukka sahib" - E
arrossendo un po' si ritir
- Che cosa significa "pukka sahib"? - chiese il dottor Constantine.
- Significa - disse Poirot - che il padre e i fratelli della signorina
Debenham hanno frequentato lo stesso tipo di scuola del colonnello
Arbuthnot.
- Oh! - disse il dottor Constantine alquanto deluso. - Allora non ha
niente a che vedere con il delitto.
- Proprio cos- disse Poirot. Piombin meditazione, tamburellando
lievemente sul tavolo. Poi alzlo sguardo. - Il colonnello Arbuthnot
fuma la pipa - disse. - Nello scompartimento di Monsieur Ratchett ho
trovato un nettapipe. Monsieur Ratchett fumava solo sigari.
- Credete...?
- E' l'unico, fino a questo momento, ad ammettere di fumare la pipa. E
sapeva del colonnello Armstrong, forse lo conosceva perfino, sebbene
non voglia confessarlo.
- Dunque ritenete possibile...?
Poirot scosse energicamente il capo. - E' impossibile, assolutamente
impossibile che un inglese onorevole, un po' ottuso, tutto d'un pezzo,
pugnali dodici volte un nemico con un coltello! Non vi rendete conto
di quanto sia impossibile, amico mio?
- Questa psicologia - disse Monsieur Bouc.
- E si deve rispettare la psicologia. Questo delitto porta una firma,
e non certo quella del colonnello Arbuthnot. Ma passiamo al prossimo
interrogatorio.
Questa volta Monsieur Bouc non accennall'italiano. Ma ci pens


9. La deposizione del signor Hardman.

L'ultimo passeggero di prima classe a essere interrogato, il signor
Hardman, era il grosso americano vistoso che sedeva a tavola con
l'italiano e il cameriere.
Indossava un completo a scacchi piuttosto sgargiante, una camicia
rosa, una spilla da cravatta appariscente, e masticava qualcosa quando
entrnel vagone ristorante. Aveva un volto largo, carnoso, con
lineamenti rozzi e un'espressione cordiale.
- Buongiorno, signori - disse. - Che cosa posso fare per voi?
- Avete sentito di questo omicidio, signor... Hardman?
- Certo.
- Ci troviamo nella necessitdi interrogare tutti i passeggeri del
treno.
- Per me va benissimo. Immagino sia l'unico sistema per capire.
Poirot consultil passaporto che aveva davanti a s - Siete Cyrus
Beltman Hardman, cittadino statunitense, et41 anni, viaggiatore di
commercio in nastri per macchine per scrivere.
- Esatto, sono io.
- Viaggiate da Istanbul a Parigi?
- Proprio cos
- Motivo?
- Affari.
- Viaggiate sempre in prima classe, signor Hardman?
- S signore. Le spese di viaggio le paga la ditta. - Strizz l'occhio.
- E ora, signor Hardman, veniamo agli avvenimenti di ieri sera.
L'americano annu
- Che cosa potete dirci in proposito?
- Proprio niente.
- Ah, un peccato. Forse vorreste dirci esattamente che cosa avete
fatto ieri sera, dalla cena in poi, signor Hardman?
Per la prima volta l'americano sembrnon avere la risposta pronta.
Finalmente disse: - Scusatemi, signori, ma chi siete di preciso?
Vorrei saperlo.
- Questo Monsieur Bouc, un direttore della Compagnia Internazionale
dei Vagoni Letto. Questo signore il medico che ha esaminato il
corpo.
- E voi?
- Sono Hercule Poirot. Sono stato assunto dalla Compagnia per
investigare su questo delitto.
- Ho sentito parlare di voi - disse il signor Hardman. Riflettancora
per qualche minuto. - Immagino sia meglio vuotare il sacco.
- E' certamente consigliabile riferirci tutto quello che sapete -
disse Poirot.
- Non so assolutamente nulla, proprio come vi ho detto. Ma "dovrei"
sapere qualcosa. E' questo che mi rode. "Dovrei."
- Siate pichiaro, vi prego, signor Hardman.
Il signor Hardman sospirprofondamente, si tolse di bocca la gomma da
masticare e se la infilin tasca. Nello stesso momento tutta la sua
personalitsembrsubire un cambiamento. Diventmeno simile a un
personaggio teatrale e piumano. La risonante voce nasale si
modific
- Quel passaporto un po' un imbroglio - disse. - Ecco chi sono in
realt
Poirot esaminil biglietto che gli era stato consegnato. Monsieur
Bouc sbircida sopra la sua spalla.

CYRUS B. HARDMAN
AGENZIA INVESTIGATIVA MC NEIL
NEW YORK

Poirot la conosceva di nome. Era una delle pinote e stimate agenzie
investigative private di New York.
- E ora, signor Hardman - disse - sentiamo che cosa significa tutto
questo.
- Certo. Le cose stanno cos Dovevo venire in Europa sulle tracce di
una coppia di imbroglioni, niente a che fare con questa faccenda. La
caccia finita a Istanbul. Ho telegrafato al capo e ho avuto
istruzioni di tornare, e sarei stato sulla via del ritorno per la
cara, vecchia New York, quando ho ricevuto questo.
Gli porse una lettera. L'intestazione era quella del Tokatlian Hotel.

"Caro signore, mi siete stato segnalato come un funzionario della
Agenzia Investigativa Mc Neil. Vogliate cortesemente presentarvi nel
mio appartamento questo pomeriggio alle quattro.
S.E. Ratchett"

- Eh bien?
- Mi sono presentato all'ora indicata e il signor Ratchett mi ha messo
al corrente della situazione. Mi ha mostrato un paio di lettere che
aveva ricevuto.
- Era preoccupato?
- Fingeva di no, ma era spaventato. Mi ha fatto una proposta. Avrei
dovuto viaggiare con lui sullo stesso treno fino a Parigi e fare in
modo che non gli accadesse nulla. Be', signori, ho viaggiato sullo
stesso treno e mio malgrado qualcosa gli accaduto. Certo che mi
rode. Non proprio niente di buono per me.
- Ratchett vi ha dato qualche indicazione sulla linea da seguire?
- Certo. Aveva predisposto tutto. La sua idea era che viaggiassi nello
scompartimento accanto al suo. Be', questo punto saltato subito.
L'unico posto che sono riuscito a ottenere stata la cuccetta numero
16, e non stato neppure facile. Immagino che il controllore
preferisca tenersi quello scompartimento nella manica. Ma non c'era
altro da fare. Dopo avere esaminato bene la situazione mi sembrato
che il numero 16 non fosse male come posizione strategica. Davanti al
vagone letto di Istanbul c'era solo il vagone ristorante, e lo
sportello anteriore che dsul marciapiede di notte viene chiuso.
L'unico modo di entrare per un assassino sarebbe stato attraverso lo
sportello posteriore, o lungo il treno. In entrambi i casi sarebbe
dovuto passare davanti al mio scompartimento.
- Non avevate alcun sospetto sull'identitdi un possibile aggressore,
immagino.
- Be', sapevo che aspetto aveva. Me lo aveva descritto il signor
Ratchett.
- Che aspetto?
I tre uomini si chinarono in avanti impazienti.
- Piccolo, scuro, con una voce effeminata - proseguHardman. - Cos ha detto il vecchio. E non pensava sarebbe stato la prima notte, ha
detto. Piuttosto la seconda o la terza.
- Sapeva qualcosa - disse Monsieur Bouc.
- Sapeva certamente pidi quanto abbia detto al suo segretario -
osservPoirot. - Vi ha detto qualcosa di questo nemico? Vi ha detto,
per esempio, perchla sua vita era in pericolo?
- No, su questo punto era reticente. Mi ha detto solo che quel tipo
voleva la sua pelle.
- Un uomo piccolo, scuro, con la voce da donna - disse pensosamente
Poirot. Quindi fissando Hardman, aggiunse: - Sapevate naturalmente chi
era in realt
- Chi, signore?
- Ratchett. Lo avevate riconosciuto?
- Non capisco.
- Ratchett era Cassetti, l'assassino del caso Armstrong.
Il signor Hardman si lascisfuggire un fischio prolungato.
- E' davvero una bella sorpresa! - disse. - No, non l'ho riconosciuto.
Ero nell'Ovest quando accaduto il fatto. Immagino di avere visto le
sue fotografie sui giornali, ma non riconoscerei mia madre quando ci
mette le mani un fotografo della stampa. Be', non dubito che fossero
in pid'uno ad avercela con Cassetti.
- Conoscete qualcuno implicato nel caso Armstrong che risponda a
questa descrizione: piccolo, scuro, con la voce da donna?
Hardman riflettper qualche minuto. - E' difficile a dirsi. Quasi
tutti quelli che avevano a che fare con quel caso sono morti.
- C'era la ragazza che si gettata dalla finestra, ricordate.
- Certo. Era una straniera. Forse c'era qualche mafioso fra i suoi
parenti. Ma dovete ricordare che ci sono stati altri casi oltre a
quello della piccola Armstrong. Cassetti ne ha fatti altri di
rapimenti. Non potete fissarvi solo su quello.
- Ma abbiamo motivo di credere che questo delitto sia connesso al caso
Armstrong.
Il signor Hardman fisssu Poirot uno sguardo interrogativo. Lui
sembrnon accorgersene. L'americano scosse il capo. - Non riesco a
ricordarmi nessuno che risponda a questa descrizione nel caso
Armstrong - disse lentamente. - Ma naturalmente non me ne sono
occupato e non ne sapevo molto.
- Continuate il vostro racconto, Monsieur Hardman.
- C'ben poco da dire. Dormivo durante il giorno e vegliavo di notte.
La prima notte non accaduto nulla di sospetto. Ieri notte stato lo
stesso, per quanto mi riguarda. Tenevo la porta un po' socchiusa e
guardavo. Non passato nessun estraneo.
- Siete sicuro di questo Monsieur Hardman?
- Sicurissimo. Nessuno salito in treno da fuori e nessuno venuto
dalle carrozze posteriori. Sarei pronto a giurarlo.
- Riuscivate a vedere il controllore, dalla vostra posizione?
- Certo. Siede su quel seggiolino quasi rasente alla mia porta.
- Ha mai lasciato quel sedile dopo che il treno si fermato a
Vincovci?
- Sarebbe l'ultima stazione? Perbacco, s ha risposto a due chiamate,
quasi subito dopo che il treno si fermato definitivamente. Poi passato davanti alla mia porta per entrare nell'altra carrozza: ci rimasto circa un quarto d'ora. C'era un campanello che suonava come un
pazzo e lui tornato di corsa. Sono uscito in corridoio per vedere di
che si trattasse: mi sentivo un tantino nervoso, capite, ma era solo
la signora americana. Faceva un pandemonio per non so che cosa. Ho
ridacchiato. Poi il controllore andato in un altro scompartimento ed
tornato a prendere una bottiglia di acqua minerale per qualcuno.
Dopo di che si riappollaiato sul suo seggiolino finchnon andato
in fondo al vagone a preparare il letto di qualcuno. Credo che da
allora non si sia pimosso fino alle cinque circa di stamattina.
- Si appisolato?
- Non sono in grado di dirlo. Potrebbe essere.
Poirot annu Le sue mani riordinarono automaticamente le carte
davanti a lui. Riprese in mano il biglietto del signor Hardman.
- Vogliate essere tanto gentile da siglarlo - disse.
L'altro esegu
- Non c'nessuno che possa confermare la storia della vostra
identit immagino, Monsieur Hardman?
- Su questo treno? Be', non esattamente. A meno che non possa farlo il
giovane MacQueen. Lo conosco abbastanza bene: l'ho visto nell'ufficio
del padre a New York, ma questo non vuol dire che si ricordi di me.
No, signor Poirot, dovrete aspettare di poter telegrafare a New York
quando smette di nevicare. Ma posso assicurarvi che non vi racconto
una storia. Be', arrivederci, signori. Felice di avervi conosciuto,
signor Poirot.
Poirot gli offruna sigaretta. - Ma forse preferite la pipa?
- No davvero. - Si serve si allontandi buon passo.
I tre uomini si guardarono.
- Vi sembra autentico? - chiese il dottor Constantine.
- S s Conosco il tipo. Inoltre una storia che si potrebbe
smentire molto facilmente.
- Ci ha reso una testimonianza davvero interessante - disse Monsieur
Bouc.
- Proprio cos
- Un uomo piccolo, scuro, con la voce acuta - disse pensosamente
Monsieur Bouc.
- Una descrizione che non si adatta a nessuno su questo treno -
osservPoirot.


10. La deposizione dell'italiano.

- E adesso - disse Poirot con un lampo negli occhi - faremo felice
Monsieur Bouc ascoltando l'italiano.
Antonio Foscarelli entrnel vagone ristorante con passo rapido. Il
suo volto era raggiante. Era un tipico volto italiano, abbronzato e
solare. Parlava il francese, con un accento che si avvertiva appena.
- Vi chiamate Antonio Foscarelli?
- S monsieur.
- A quanto vedo siete naturalizzato cittadino americano.
L'uomo sogghign - S monsieur. Per il mio lavoro meglio.
- Siete un rappresentante delle automobili Ford?
- S vedete...
Seguuna lunga esposizione. Alla fine, quello che i tre uomini non
sapevano dei metodi di vendita di Foscarelli, dei suoi viaggi, della
sua rendita e della sua opinione sugli Stati Uniti e su molti Paesi
europei sembrava una entittrascurabile. Non era un uomo al quale si
dovevano estrarre le informazioni. Scaturivano da lui. Il suo volto
splendeva di gioia mentre, con un ultimo gesto eloquente,
s'interrompeva e si asciugava la fronte con il fazzoletto.
- Vedete quindi - disse - che faccio affari in grande. Mi tengo al
passo coi tempi. So che cosa vuol dire vendere!
- Negli ultimi dieci anni siete andato avanti e indietro dagli Stati
Uniti?
- S monsieur. Ah, ricordo bene il primo giorno che mi sono imbarcato
per l'America, coslontana! Mia madre, la mia sorellina...
Poirot interruppe quel fiotto di ricordi. - Durante i vostri soggiorni
negli Stati Uniti vi siete mai imbattuto nel defunto?
- Mai. Ma conosco il tipo. Oh, s - Fece schioccare eloquentemente le
dita. - Molto rispettabile, molto ben vestito, ma sotto sotto tutto
marcio. Con la mia esperienza direi che era un grosso mascalzone. Vi
do la mia opinione per quello che vale.
- La vostra opinione assolutamente esatta - disse seccamente Poirot.
- Ratchett era Cassetti, il gangster.
- Che cosa vi dicevo? Ho imparato a essere molto acuto, a leggere il
volto della gente. E' necessario. Solo in America vi insegnano a
vedere come si deve.
- Vi ricordate il caso Armstrong?
- Non lo ricordo bene. Si trattava del rapimento di una bambina, mi
pare.
- S una tragedia.
L'italiano parve il primo a non concordare su questo punto. - Be',
sono cose che capitano in una grande civiltcome l'America... - disse
filosoficamente.
Poirot lo interruppe. - Avete mai incontrato qualche membro della
famiglia Armstrong?
- No, credo di no. E' difficile a dirsi. Vi daralcune cifre. Solo
l'anno scorso ho venduto...
- Vi prego, monsieur, restate in argomento.
Le mani dell'italiano si aprirono in un gesto di scusa. - Chiedo
venia.
- Riferitemi per cortesia i vostri movimenti esatti di ieri sera,
dalla cena in poi.
- Con piacere. Sono rimasto a lungo nel vagone ristorante. E'
divertente. Ho chiacchierato col signore americano al mio tavolo.
Vende nastri per macchine per scrivere. Poi sono tornato nel mio
scompartimento. Era vuoto. Quel miserabile John Bull che lo divide con
me era a servire il suo padrone. Alla fine ritorna: la faccia lunga
come al solito. Non vuole chiacchierare: risponde s o no. Una razza
ben meschina, gli inglesi, per niente comunicativa. Se ne sta seduto
in un angolo, impalato, a leggere un libro. Poi arriva il controllore
e ci prepara i letti.
- I numeri quattro e cinque - mormorPoirot.
- Esattamente: in fondo alla carrozza. La mia la cuccetta superiore.
Vi salgo. Fumo e leggo. Credo che l'inglese abbia il mal di denti.
Tira fuori una bottiglietta di qualcosa che puzza molto. Se ne sta
disteso sul letto a gemere. Mi addormento quasi subito. Ogni volta che
mi sveglio lo sento gemere.
- Sapete se abbia mai lasciato la carrozza durante la notte?
- Non credo. Me ne sarei accorto, quando entra la luce dal corridoio
ci si sveglia automaticamente, pensando che sia il controllo doganale
a qualche frontiera.
- Vi ha mai parlato del suo padrone? Ha mai manifestato animositnei
suoi confronti?
- Vi dico che non parlava. Non era comunicativo. Muto come un pesce.
- Avete detto che fumate: pipa, sigarette, sigaro?
- Solo sigarette.
Poirot gliene offruna, che lui accett
- Siete mai stato a Chicago? - chiese Monsieur Bouc.
- Oh, s una bella citt ma conosco meglio New York, Washington,
Detroit. Siete stato negli Stati Uniti? No? Dovreste andarci...
Poirot spinse verso di lui un foglio di carta. - Vi spiace firmare
questo e scrivere il vostro indirizzo, prego?
L'italiano firmcon un ghirigoro. Poi si alz il sorriso
accattivante come sempre. E' tutto? Non avete pibisogno di me? Buon
giorno a voi, messieurs. Vorrei che potessimo rimetterci in moto. Ho
un appuntamento a Milano... - Scosse tristemente il capo. - Perder l'affare. - Si allontan
Poirot guardl'amico.
- E' stato a lungo in America - disse Monsieur Bouc - ed italiano e
gli italiani sono dei grandi bugiardi. Non mi piacciono proprio gli
italiani.
- se voit - disse Poirot con un sorriso. - Ebbene, pudarsi che
abbiate ragione, ma vi farnotare che non c'la minima prova contro
quest'uomo, amico mio.
- E la psicologia? Forse che gli italiani non accoltellano?
- Senza dubbio - disse Poirot. - Specialmente nel calore di una lite.
Ma questo un tipo di delitto molto diverso. Ho il vago sospetto che
sia stato preparato e messo in scena con molta cura, amico mio. E' un
delitto preparato da tempo. Non come dire, un delitto "latino". E'
un assassinio che porta le tracce di una mente fredda, decisa e piena
di risorse: una mente anglosassone, direi. Prese l'ultimo passaporto.
- E adesso, sentiamo la signorina Mary Debenham.


11. La deposizione della signorina Debenham.

Quando entrnel vagone ristorante, Mary Debenham confermil giudizio
favorevole che Poirot aveva di lei. Vestiva molto correttamente un
completino nero e una camicetta francese grigia, le morbide onde dei
suoi capelli bruni erano lisce, i suoi modi calmi e imperturbabili.
Sedette dirimpetto a Poirot e a Monsieur Bouc e li guardcon
espressione interrogativa.
- Vi chiamate Mary Hermione Debenham, e avete ventisei anni? -
incominciPoirot.
- S
- Inglese?
- S
- Volete essere tanto gentile da scrivere il vostro indirizzo
permanente su questo pezzo di carta, mademoiselle?
Lei esegu La sua grafia era chiara.
- E adesso, mademoiselle, che cosa avete da dirci della faccenda di
ieri notte?
- Temo di non avere nulla da dirvi. Sono andata a letto e ho dormito.
- Vi turba molto che sia stato commesso un delitto su questo treno,
mademoiselle?
Era chiaro che non si aspettava quella domanda. Gli occhi grigi si
spalancarono impercettibilmente. - Non capisco bene cosa volete dire.
- E' una domanda molto semplice che vi ho rivolto, mademoiselle. Ve la
ripeter Vi turba molto che sia stato commesso un delitto su questo
treno?
- Non avevo visto le cose da questo punto di vista. No, non posso dire
di essere turbata.
- Un delitto una cosa di tutti i giorni per voi?
- Naturalmente sgradevole che sia accaduto - disse pacata Mary
Debenham.
- Siete molto anglosassone, mademoiselle. Vous n'廧rouvez pas
d'幦otions.
Lei sorrise. - Temo di non riuscire ad avere attacchi isterici per
dimostrare la mia emotivit Dopotutto, la gente muore ogni giorno.
- Muore, s Ma i delitti sono un po' meno frequenti.
- Oh, senza dubbio.
- Non conoscevate il defunto?
- L'ho visto per la prima volta ieri a colazione.
- E che impressione vi ha fatto?
- L'ho notato appena.
- Non vi ha fatto l'impressione di essere malvagio?
Lei si strinse impercettibilmente nelle spalle. - Non posso dire di
averci pensato.
Poirot la fissacutamente. - Credo che consideriate con un po' di
disprezzo il mio modo di condurre l'inchiesta - disse. - Un'inchiesta
non verrebbe condotta cos in Inghilterra, pensate. In Inghilterra ci
si atterrebbe strettamente ai fatti. Una cosa come si deve, insomma.
Ma ho le mie piccole originalit mademoiselle. Prima guardo il
testimone, studio il suo carattere, e poi formulo le domande. Solo
qualche minuto fa, interrogavo un signore pronto a dirmi tutto quello
che pensava su qualsiasi argomento. Ebbene, l'ho fatto restare
strettamente in argomento. Ho voluto che mi rispondesse so no,
questo o quello. Poi siete arrivata voi. Mi sono accorto subito che
siete ordinata e metodica. Vi limiterete a quello di cui si parla. Le
vostre risposte saranno brevi e in argomento. E poichla natura umana
perversa, mademoiselle, vi faccio domande completamente diverse. Vi
chiedo quello che provate, quello che pensate. Questo metodo non vi
piace?
- Perdonatemi se ve lo dico, ma mi sembra una perdita di tempo. Mi
pare alquanto improbabile che sapere se mi piacesse o no la faccia del
signor Ratchett possa aiutarvi a trovare chi lo ha ucciso.
- Sapete chi era in realtquell'uomo, Ratchett?
Lei annu - La signora Hubbard lo ha detto a tutti.
- E che cosa pensate del caso Armstrong?
- Assolutamente abominevole - disse la ragazza.
Poirot la guardpensoso. - Venite da Bagdad, credo, signorina
Debenham?
- S
- E andate a Londra?
- S
- Che cosa facevate a Bagdad?
- Facevo l'istitutrice di due bambini.
- Riprenderete il lavoro dopo le vacanze?
- Non ne sono certa.
- Come mai?
- Bagdad un po' lontana. Credo che preferirei un lavoro a Londra, se
riesco a trovarne uno adatto.
- Capisco. Pensavo che forse vi sareste sposata.
La signorina Debenham non rispose. Alzgli occhi fissando in volto
Poirot. Il suo sguardo diceva chiaramente: "Siete impertinente".
- Che cosa pensate della signora che divide lo scompartimento con voi,
la signorina Ohlsson?
- Sembra una donna semplice e simpatica.
- Di che colore la sua vestaglia?
Mary Debenham lo fissstupita. - Una specie di marrone: lana grezza.
- Ah! Mi auguro di poter accennare senza essere indiscreto al fatto
che ho notato il colore della vostra vestaglia durante il viaggio da
Aleppo a Istanbul: malva pallido, credo.
- S esatto.
- Avete qualche altra vestaglia, mademoiselle? Una vestaglia
scarlatta, per esempio?
- No, non mia.
Poirot si sporse verso di lei. Sembrava un gatto pronto a balzare sul
topo. - Di chi allora?
La ragazza si ritrasse un po', trasalendo. - Non lo so. Che cosa
intendete?
- Non avete detto: "No, non l'ho", avete detto: "Non mia",
intendendo che appartiene a qualcun altro.
Lei annu
- A qualcun altro su questo treno?
- S
- A chi?
- Ve l'ho appena detto. Non lo so. Stamattina mi sono svegliata verso
le cinque con la sensazione che il treno fosse fermo da molto tempo.
Ho aperto la porta e ho guardato in corridoio, pensando che fossimo a
una stazione. Ho visto qualcuno con un kimono scarlatto che si
allontanava in corridoio.
- E non sapete chi fosse? Era bionda, bruna o grigia?
- Non saprei. Aveva una cuffia da bagno e le ho visto solo la nuca.
- E di figura?
- Piuttosto alta e snella, mi sembra, ma difficile dirlo con
certezza. Il kimono era ricamato a draghi.
- S esatto, a draghi. - Poirot tacque per qualche attimo, e
mormor - Non riesco a capire. Non riesco a capire. Sembra tutto
senza senso. - Poi, alzando lo sguardo, disse: - Non devo pi trattenervi, mademoiselle.
- Oh! - Lei sembrava piuttosto delusa, ma si alzin fretta. Sulla
soglia, tuttavia, esitun istante e tornindietro. - La signora
svedese, la signora Ohlsson, credo, sembra piuttosto preoccupata. A
quanto pare, le avete detto che stata l'ultima persona a vedere
quell'uomo vivo.. Credo che tema di essere sospettata. Non potrei
dirle che si sbaglia? E' davvero un'anima buona che non farebbe male a
una mosca, sapete. - Cosdicendo, sorrise.
- Che ora era quando andata a prendere l'aspirina dalla signora
Hubbard?
- Poco dopo le dieci e mezzo.
- Quanto si trattenuta?
- Circa cinque minuti.
- E' forse uscita di nuovo dallo scompartimento durante la notte?
- No.
Poirot si rivolse al dottore. - Ratchett sarebbe potuto essere ucciso
cospresto?
Il medico scosse il capo.
- In tal caso credo che possiate rassicurare la vostra amica,
mademoiselle.
- Grazie. - All'improvviso gli sorrise, un sorriso che invitava alla
comprensione. - E' come una pecora, sapete. S'innervosisce e bela. -
Si volte usc




12. La deposizione della cameriera tedesca.

Monsieur Bouc guardava incuriosito l'amico. - Non riesco a capire, mon
vieux. Che cosa cercavate di fare?
- Cercavo un'incrinatura, amico mio.
- Un'incrinatura?
- S nella corazza dell'autocontrollo di una giovane donna. Volevo
farle perdere il suo sang-froid. Ci sono riuscito? Non lo so. Ma so
questo: non si aspettava che affrontassi l'argomento come ho fatto.
- Sospettate di lei - disse lentamente Monsieur Bouc. - Ma perch
Sembra una signorina molto graziosa, l'ultima persona al mondo che
potrebbe essere coinvolta in un delitto come questo.
- Sono d'accordo - disse Constantine. - E' una donna fredda. Non ha
emozioni. Non pugnalerebbe un uomo; lo citerebbe in giudizio.
Poirot sospir - Dovete liberarvi entrambi dalla vostra ossessione
che questo sia un delitto non premeditato. Quanto ai motivi per cui
sospetto della signorina Debenham, ce ne sono due. Uno qualcosa che
mi capitato di sentire, e che voi non sapete ancora. - Riferloro
lo strano scambio di frasi da lui udito durante il viaggio da Aleppo.
- E' senza dubbio strano - disse alla fine Monsieur Bouc. - Esige una
spiegazione. Se significa quello che sospettate, ci sono dentro
entrambi: lei e quell'inglese tutto d'un pezzo.
Poirot annu
- Ed esattamente questo che i fatti sembrano smentire disse. - Se ci
fossero dentro entrambi, capite, che cosa dovremmo aspettarci? Che
ognuno di loro offra un alibi all'altro. Non cos Ma no, questo non
accade. L'alibi della signorina Debenham sostenuto da una svedese
che lei non ha mai visto prima, e quello del colonnello Arbuthnot garantito da MacQueen, il segretario del morto. No, questa soluzione
del rompicapo troppo facile.
- Avete detto che c'era un altro motivo per sospettarla - gli ricord Monsieur Bouc.
Poirot sorrise. - Ah! Ma questo solo psicologia. E' possibile che la
signorina Debenham abbia progettato il delitto, mi chiedo? Dietro
questo assassinio c'un cervello freddo, intelligente, pieno di
risorse, ne sono sicuro. E la signorina Debenham risponde a questi
requisiti.
Monsieur Bouc scosse il capo.
- Credo che vi sbagliate, amico mio. Non riesco a vedere quella
ragazza inglese come una criminale.
- Ah, bene - disse Poirot, prendendo l'ultimo passaporto - passiamo
all'ultimo nome della nostra lista. Hildegarde Schmidt, cameriera.
Convocata dal controllore, Hildegarde Schmidt entrnel vagone
ristorante e rimase rispettosamente in piedi. Poirot le accenndi
sedere. Lei si sedette con le mani intrecciate, aspettando di essere
interrogata. Sembrava una donna tranquilla, rispettabile, forse non
troppo intelligente.
I metodi di Poirot con Hildegarde Schmidt furono diversi da quelli
usati con Mary Debenham. Si dimostrcortese e benevolo, mettendo il
pipossibile a suo agio la donna. Dopo averle fatto scrivere il nome
e l'indirizzo, passalle domande. La conversazione si svolse in
tedesco.
- Vogliamo sapere il pipossibile di quanto accaduto ieri sera -
disse. - Sappiamo che non potete darci molte informazioni sul delitto,
ma potreste aver visto o sentito qualcosa che, mentre a voi non dice
nulla, a noi potrebbe essere molto utile. Capite?
Sembrava di no. Il volto largo e benevolo conservava la sua
espressione di placida stupidit - Non so nulla, monsieur - rispose.
- Be', sapete per esempio che la vostra padrona vi ha fatto chiamare
ieri sera.
- Questo s
- Vi ricordate a che ora?
- No, monsieur. Dormivo quando il controllore venuto a dirmelo.
- S s Vi accadeva spesso di venire chiamata cos
- Abbastanza, monsieur. La mia signora ha spesso bisogno di me di
notte. Non dorme bene.
- Eh bien, siete stata chiamata e vi siete alzata. Avete indossato la
vestaglia?
- No, monsieur, ho indossato qualche indumento. Non mi piace
presentarmi a Sua Eccellenza in vestaglia.
- Eppure una vestaglia molto carina: scarlatta non vero?
Lei lo fissstupita. - E' una vestaglia di flanella blu scuro,
monsieur.
- Ah! Continuate. Un piccolo scherzo da parte mia, questo tutto.
Cossiete andata da madame la Princesse. E poi che cosa avete fatto?
- Le ho fatto un massaggio monsieur, e le ho letto ad alta voce. Non
leggo molto bene, ma Sua Eccellenza dice che meglio cos La fa
addormentare meglio. Quando ha incominciato ad avere sonno mi ha detto
di andare, perciho chiuso il libro e sono tornata nel mio
scompartimento.
- Sapete che ora fosse?
- No, monsieur.
- Be', quanto siete rimasta con madame la Princesse?
- Circa mezz'ora, monsieur.
- Bene, continuate.
- Prima sono andata a prendere un'altra coperta nel mio
scompartimento, per Sua Eccellenza. Faceva freddo, nonostante il
riscaldamento. Le ho sistemato la coperta e lei mi ha augurato la
buona notte. Le ho versato un po' di acqua minerale. Poi ho spento la
luce e me ne sono andata.
- E poi?
- Non c'altro, monsieur. Sono tornata nel mio scompartimento e mi
sono addormentata.
- E non avete incontrato nessuno in corridoio?
- No, monsieur.
- Non avete visto, per esempio, una signora in un kimono scarlatto
ricamato a draghi?
I miti occhi sporgenti della cameriera lo fissarono. - No davvero,
monsieur. Non c'era nessuno, a parte il controllore. Dormivano tutti.
- Ma avete visto il controllore?
- S monsieur.
- Che cosa faceva?
- Usciva da uno degli scompartimenti, monsieur.
- Che cosa? - Monsieur Bouc si sporse verso di lei. - Quale?
Hildegarde Schmidt sembrdi nuovo spaventata e Poirot lanciuno
sguardo di rimprovero all'amico.
- Naturalmente - disse. - Il controllore deve rispondere spesso a
qualche chiamata notturna. Vi ricordate che scompartimento fosse?
- Circa a metdel vagone, monsieur. Due o tre porte dopo quello di
madame la Princesse.
- Ah! Vi prego, diteci esattamente dov'era e che cosa accaduto.
- Mi quasi venuto addosso, monsieur. E' stato mentre tornavo con la
coperta dal mio scompartimento a quello della principessa.
- E lui uscito dallo scompartimento e vi ha quasi urtato? In che
direzione andava?
- Veniva verso di me, monsieur. Si scusato e ha proseguito verso il
vagone ristorante. Ha incominciato a suonare un campanello, ma credo
che lui non abbia risposto. - Fece una pausa, poi disse: - Non
capisco. Come pu..?
Poirot parlin tono rassicurante. - E' solo questione di tempo. Quel
povero controllore sembra avere avuto una notte agitata: prima
svegliare voi e poi rispondere alle chiamate.
- Non era lo stesso controllore che mi ha svegliato, monsieur. Era un
altro.
- Un altro! Lo avevate mai visto prima?
- No, monsieur.
- Pensate di poterlo riconoscere?
- Credo di s monsieur.
Poirot mormorqualcosa all'orecchio di Monsieur Bouc. Quest'ultimo si
alze andalla porta per dare un ordine.
L'investigatore belga continuil suo interrogatorio in modo
disinvolto e amichevole. - Siete mai stata in America, Frau Schmidt?
- Mai, monsieur. Dev'essere un bel paese.
- Forse avete sentito dire chi era in realtl'uomo che stato
assassinato: il responsabile della morte di una bambina.
- S l'ho sentito, monsieur. E' stato abominevole, malvagio. Il buon
Dio non dovrebbe permettere cose del genere. In Germania non siamo
tanto malvagi.
Gli occhi della donna si erano riempiti di lacrime.
- E' stato un delitto abominevole - disse solennemente Poirot. Tir fuori dalla tasca un quadratino di batista e glielo porse. - E' il
vostro fazzoletto, Frau Schmidt?
Seguun attimo di silenzio, mentre la donna lo esaminava. Dopo
qualche minuto, alzlo sguardo. Il suo volto si era
impercettibilmente imporporato. - No, davvero. Non mio, monsieur.
- C'l'iniziale H, vedete. Perciho pensato che fosse vostro.
- Questo un fazzoletto da signora, monsieur. Un fazzoletto molto
costoso. Ricamato a mano. Viene da Parigi, direi.
- Non vostro e non sapete di chi sia?
- Io? Oh, no, monsieur.
Dei tre che ascoltavano, solo Poirot colse la sfumatura di esitazione
nella risposta. Monsieur Bouc gli sussurrqualcosa all'orecchio.
Poirot annue disse alla donna: - Verranno qui i tre controllori dei
vagoni letto. Vorreste essere tanto gentile da dirmi qual quello che
avete incontrato ieri notte mentre portavate la coperta alla
principessa?
Entrarono i tre uomini: Pierre Michel, il grosso controllore biondo
della carrozza Atene-Parigi, e quello robusto della carrozza di
Bucarest. Hildegarde Schmidt li guarde scosse subito il capo.
- No, monsieur - disse. - Nessuno di questi l'uomo che ho visto ieri
notte.
- Ma sono gli unici controllori del treno. Dovete esservi sbagliata.
- Ne sono assolutamente certa, monsieur. Questi uomini sono tutti alti
e grossi. Quello che ho visto era piccolo e scuro. Aveva i baffetti.
La sua voce, quando ha detto "pardon", era sottile come quella di una
donna. Lo ricordo benissimo, monsieur.


13. Riassunto delle deposizioni dei passeggeri.

- Un uomo piccolo e scuro con la voce da donna - disse monsieur Bouc.
Avevano congedato i tre controllori e Hildegarde Schmidt.
Monsieur Bouc fece un gesto disperato. - Ma non ci capisco niente,
assolutamente niente! Il nemico del quale parlava questo Ratchett,
allora, era sul treno? Ma dov'adesso? Come puessersi dileguato? Mi
gira la testa. Dite qualcosa, amico mio, ve ne scongiuro. Dimostratemi
come l'impossibile possa essere possibile!
- Questa una bella frase - disse Poirot. - L'impossibile non pu essere accaduto, quindi l'impossibile dev'essere possibile malgrado le
apparenze.
- Allora spiegatemi che cosa accaduto in realtsu questo treno ieri
notte.
- Non sono un mago, mon cher. Come voi, sono molto perplesso. Questa
faccenda procede in modo strano.
- Non procede affatto. Rimane dov'
Poirot scosse il capo. - No, questo non vero. Abbiamo progredito.
Sappiamo alcune cose. Abbiamo ascoltato le deposizioni dei passeggeri.
- E che cosa ci hanno detto? Assolutamente nulla.
- Non sono d'accordo, amico mio.
- Forse esagero. L'americano, Hardman, e la cameriera tedesca, loro
s hanno aggiunto qualcosa a quello che sapevamo. Cio hanno reso
tutta la faccenda ancora piincomprensibile di prima.
- No, no, no - lo rincuorPoirot.
Monsieur Bouc s'inalber - Parlate, allora, sentiamo che cos'ha da
dire il saggio Hercule Poirot.
- Non vi ho forse detto di essere, come voi, molto perplesso? Ma
possiamo affrontare il problema. Possiamo sistemare i fatti dei quali
siamo in possesso con ordine e metodo.
- Vi prego continuate, monsieur - disse il dottor Constantine.
Poirot si schiarla gola.
- Esaminiamo il caso come ci appare in questo momento. In primo luogo,
vi sono alcuni fatti indiscutibili. Un uomo, Ratchett alias Cassetti,
stato pugnalato dodici volte ed morto ieri notte. Questo il
fatto numero uno.
- Ve lo concedo, ve lo concedo, mon vieux - disse Monsieur Bouc
ironico.
Hercule Poirot non si scompose. Continucon calma: - Sorvolerper il
momento su alcuni aspetti alquanto inconsueti dei quali il dottor
Constantine e io abbiamo gidiscusso. Ci arriversubito. Il secondo
fatto importante, secondo me, l'ora del delitto.
- Ecco un'altra delle poche cose che conosciamo - disse Monsieur Bouc.
- Il delitto stato commesso all'una meno un quarto di questa
mattina. Tutto tende a dimostrare che cos
- Non tutto. Vi sono senza dubbio alcune deposizioni a sostegno di
questa tesi.
- Sono lieto che riconosciate almeno questo.
Poirot prosegucon calma, senza lasciarsi confondere da
quell'interruzione. - Abbiamo davanti a noi tre possibilit
"Prima: che il delitto sia stato commesso, come dite voi, all'una meno
un quarto. Questa sostenuta dalla deposizione della tedesca,
Hildegarde Schmidt. Si accorda con la prova del dottor Constantine.
"Seconda possibilit il delitto stato commesso pitardi e la prova
dell'orologio deliberatamente falsa.
"Terza possibilit il delitto stato commesso prima e la prova
falsificata per lo stesso motivo.
"Ora, se accettiamo la prima possibilitcome la piattendibile e
quella sostenuta da maggiori testimonianze, dobbiamo anche accettare
alcuni fatti che ne derivano. Tanto per cominciare, se il delitto stato commesso all'una meno un quarto, l'assassino non puaver
lasciato il treno, e si pone la domanda: dov' chi
"Esaminiamo con attenzione le deposizioni. Veniamo a sapere per la
prima volta dell'esistenza di un uomo, piccolo e scuro, con la voce da
donna, da Hardman, il quale afferma che Ratchett gli ha parlato di
quest'uomo e lo ha assunto perchlo difendesse da lui. Non c' nessuna prova a sostegno di questa tesi: abbiamo solo la parola di
Hardman. Esaminiamo quindi il problema: Hardman davvero chi afferma
di essere, l'agente di un'agenzia investigativa di New York?
"Quello che secondo me tanto interessante in questo caso che non
abbiamo nessuna delle possibilitofferte alla polizia. Non possiamo
controllare la buona fede di nessuna di queste persone. Dobbiamo
basarci solo sulle argomentazioni e questo rende per me le indagini di
gran lunga piinteressanti. Non si tratta di seguire una procedura,
si tratta di far lavorare il cervello. E io mi chiedo: possiamo
accettare quanto dice di sHardman? E decido di s Sono
dell'opinione che possiamo accettare quanto Hardman dice di se
stesso."
- Vi fidate dell'intuito, di quello che gli americani chiamano
presentimento? - chiese il dottor Constantine.
- Niente affatto. Esamino tutte le possibilit Hardman viaggia con un
passaporto falso: cilo rendersubito sospetto. La prima cosa che
farla polizia quando arriverin scena sardi trattenere Hardman e
di telegrafare per accertare la veritdi quanto ha detto. Per molti
passeggeri sardifficile stabilire se hanno detto la verit Nella
maggior parte dei casi, probabilmente, non lo si tenterneppure,
soprattutto dal momento che sembra non esserci niente di sospetto sul
loro conto. Ma il caso di Hardman semplice. O la persona che
afferma di essere o non lo Percidico che sartutto a posto.
- Lo assolvete da ogni sospetto?
- Niente affatto. Mi avete frainteso. Per quanto ne so, qualunque
investigatore americano avrebbe potuto avere un buon motivo per
uccidere Ratchett. No, intendo dire che penso di poter accettare
quanto Hardman afferma. La storia che ci ha raccontato, di Ratchett
che lo cerca e lo assume, non inverosimile ed molto probabilmente,
anche se non sicuramente, vera. Se l'accettiamo come tale, dobbiamo
vedere se troviamo qualcosa che lo confermi. E la troviamo dove meno
ce lo aspettiamo: nella testimonianza di Hildegarde Schmidt. La sua
descrizione dell'uomo che ha visto con indosso l'uniforme dei vagoni
letto sembra fatta apposta. C'qualche altra conferma di queste due
storie? C' C'il bottone trovato nello scompartimento della signora
Hubbard. E a confermarla c'anche un'altra dichiarazione che forse vi
sfuggita.
- Quale?
- Tanto il colonnello Arbuthnot quanto Hector MacQueen hanno accennato
al fatto che il controllore passato davanti al loro scompartimento.
Non vi hanno dato alcuna importanza, ma Pierre Michel afferma di non
aver mai abbandonato il suo posto se non in determinate occasioni, in
nessuna delle quali avrebbe avuto motivo di arrivare in fondo alla
carrozza passando davanti allo scompartimento nel quale sedevano
Arbuthnot e MacQueen. Perciquesta storia, la storia di un uomo
piccolo e scuro con la voce da donna che indossava l'uniforme di
controllore dei vagoni letto, confermata, direttamente o
indirettamente, da quattro testimoni.
- C'solo un piccolo punto - disse il dottor Constantine. - Se la
storia di Hildegarde Schmidt vera, come mai il vero controllore non
ha detto di averla vista quando ha risposto alla chiamata della
signora Hubbard?
- Spuspiegare, credo. Quando arrivato per rispondere alla
chiamata della signora Hubbard, la cameriera era nello scompartimento
della padrona. Quando finalmente tornata nel suo scompartimento, il
controllore era in quello della signora Hubbard.
Monsieur Bouc sembrava sulle spine.
- S s amico mio - disse con impazienza a Poirot. - Ma sebbene
ammiri la vostra cautela, il vostro sistema di procedere un passo alla
volta, sostengo che non avete ancora affrontato il punto principale.
Siamo tutti d'accordo che questa persona esiste. Il punto dov' andata?
Poirot scosse il capo. - Vi sbagliate. Avete la tendenza a mettere il
carro davanti ai buoi. Prima di chiedermi: "Dov'scomparso
quest'uomo?" mi chiedo: "Quest'uomo esiste davvero?". Perch vedete,
se quest'uomo fosse solo un'invenzione, quanto pifacile sarebbe
farlo scomparire! Percicerco di stabilire prima se esiste davvero
una persona del genere in carne e ossa.
- Ed essendo arrivato alla conclusione che esiste, eh bien, dov' adesso?
- Ci sono solo due risposte a questa domanda, mon cher. O ancora
nascosto sul treno tanto abilmente che non riusciamo neppure a
immaginare dove, o per cosdire, "due persone". Ciose stesso,
l'uomo temuto da Monsieur Ratchett, e un passeggero del treno
travestito cosbene che Monsieur Ratchett non lo ha riconosciuto.
- E' un'idea - disse Monsieur Bouc, illuminandosi in volto. Si rabbui di nuovo. - Ma c'un'obiezione...
Poirot gli tolse la parola di bocca. - L'altezza dell'uomo. E' questo
che intendete? A eccezione del cameriere di Monsieur Ratchett, tutti i
passeggeri sono grandi e grossi: l'italiano, il colonnello Arbuthnot,
Hector MacQueen, il conte Andrenyi. Cosnon resta che il cameriere:
un'ipotesi poco verosimile. Ma c'un'altra possibilit Ricordate la
voce "da donna". Questo ci offre molte alternative. L'uomo potrebbe
essere travestito da donna, o viceversa, essere una donna. Una donna
alta e vestita da uomo sembrerebbe piccola.
- Ma Ratchett avrebbe saputo senza dubbio...
- Forse lo sapeva. Forse questa donna aveva giattentato alla sua
vita in abiti maschili per ottenere meglio il proprio scopo. Ratchett
potrebbe aver previsto che usasse di nuovo lo stesso trucco, e cosha
detto ad Hardman di cercare un uomo. Accenna tuttavia a una voce
effeminata.
- E' possibile - disse Monsieur Bouc. - Ma...
- Ascoltate, amico mio, credo di dovervi parlare ora di alcune
contraddizioni notate dal dottor Constantine. - Poirot rifer finalmente le conclusioni alle quali lui e il dottore erano arrivati
partendo dalla natura delle ferite del morto. Monsieur Bouc gemette e
si prese di nuovo la testa fra le mani. - Capisco - disse Poirot in
tono comprensivo. - Capisco esattamente quello che provate. Vi gira la
testa, non vero?
- Mi sembra un incubo! - gridMonsieur Bouc.
- Proprio cos E' assurdo, improbabile, non puessere. Me lo sono
detto anch'io. Eppure, amico mio, "! Non si pusfuggire ai atti.
- E' pura follia!
- Non vero? E' cospazzesco, amico mio, che talvolta sono
perseguitato dalla sensazione che in realtdebba essere molto
semplice... Ma solo "una delle mie piccole idee"...
- Due assassini - gemette Monsieur Bouc. - E sull'Orient Express. -
Gli veniva quasi da piangere.
- E per rendere l'incubo ancora pifantastico - disse Poirot - ieri
sera troviamo sul treno due misteriosi stranieri. C'il controllore
dei vagoni letto che risponde alla descrizione dataci da Monsieur
Hardman, e che stato visto da Hildegarde Schmidt, dal colonnello
Arbuthnot e da Monsieur MacQueen. E c'una donna in kimono rosso, una
donna alta e snella, vista da Pierre Michel, dalla signorina Debenham,
da Monsieur MacQueen e da me stesso, e annusata, per cosdire, dal
colonnello Arbuthnot! Chi era? Nessuno su questo treno ammette di
possedere un kimono scarlatto. E' scomparsa anche lei. Era la stessa
persona del falso controllore dei vagoni letto? O una persona
completamente diversa? E dove sono ora questi due? E, fra parentesi,
dove sono l'uniforme di controllore e il kimono scarlatto?
- Ah, ecco qualcosa di preciso! - Monsieur Bouc balzin piedi. -
Dobbiamo perquisire il bagaglio dei passeggeri. S certo.
Poirot si alza sua volta - Faruna profezia - disse.
- Sapete dove sono?
- Ho una piccola idea.
- Dove?
- Troverete il kimono scarlatto nel bagaglio di uno degli uomini, e
l'uniforme di controllore dei vagoni letto nel bagaglio di Hildegarde
Schmidt.
- Hildegarde Schmidt? Pensate...?
- Non quel che pensate voi. Se Hildegarde Schmidt colpevole,
l'uniforme "potrebbe venire trovata" nel suo bagaglio. Ma "ci sar sicuramente" se innocente.
- Ma come... - incominciMonsieur Bouc, per interrompersi subito. -
Che cos'questo rumore?
Il rumore si faceva sempre pivicino. Consisteva in grida acute e
proteste di una voce femminile. La porta in fondo al vagone ristorante
si spalance la signora Hubbard si precipitdentro.
- E' troppo orribile! - grid - E' davvero troppo orribile. Nella mia
borsa da bagno. Il mio accappatoio di spugna. Un coltellaccio, tutto
coperto di sangue!
E cadendo all'improvviso in avanti, svenne pesantemente sulla spalla
di Monsieur Bouc.


14. L'arma del delitto.

Con pienergia che cavalleria, Monsieur Bouc depose la signora
svenuta con la testa sul tavolo. Il dottor Constantine chiamuno dei
camerieri del ristorante, che arrivdi corsa.
- Tenetele la testa cos- disse il medico. - Se rinviene datele un
po' di cognac. Capito?
E si affretta seguire gli altri due. Il suo interesse era
completamente assorbito dal delitto: signore di mezza etche
svenivano non lo interessavano affatto.
E' probabile che la signora Hubbard rinvenisse piin fretta con
questi metodi di quanto avrebbe fatto altrimenti. Pochi minuti dopo,
stava seduta sorseggiando il cognac da un bicchiere offertole dal
cameriere e parlava di nuovo.
- Non so davvero dire quanto sia stato terribile. Credo che nessuno su
questo treno possa capire quel che ho provato. Sono sempre stata
molto, molto sensibile fin da bambina. La semplice vista del sangue...
Perfino adesso mi sento male a pensarci.
Il cameriere le accostla bottiglia. Encore un peu, madame.
- Credete che mi faccia bene? Sono sempre stata astemia. Non tocco mai
vino o altri alcolici. Tutta la mia famiglia astemia. Ma forse
poichsolo una medicina...
Bevve un altro sorso. Nel frattempo, Poirot e Monsieur Bouc, seguiti a
ruota dal dottor Constantine, erano corsi fuori dal vagone ristorante
lungo il corridoio della carrozza di Istanbul verso lo scompartimento
della signora Hubbard.
Sembrava che tutti i viaggiatori del treno si fossero dati
appuntamento davanti alla porta. Il controllore, con espressione
disperata, cercava di trattenerli.
- Mais il n'y a rien voir - diceva, continuando a ripetere la stessa
cosa in diverse lingue.
- Lasciatemi passare, prego - disse Monsieur Bouc. Intrufolando la sua
mole tra i passeggeri che si accalcavano, entrnello scompartimento,
con Poirot alle calcagna.
- Sono lieto che siate venuto, monsieur - disse il controllore con un
sospiro di sollievo. - Hanno cercato tutti di entrare. La signora
americana, che strillo ha fatto, ma foi! Ho pensato che fosse stata
assassinata anche lei! Sono arrivato di corsa e c'era lei che
strillava come una pazza, e poi, dicendo che doveva cercarvi, partita urlando piforte che poteva e mettendo al corrente
dell'accaduto tutti quelli davanti al cui scompartimento passava. -
Con un gesto della mano aggiunse: - E' l monsieur. Non l'ho toccato.
Appesa alla maniglia della porta di comunicazione con lo
scompartimento vicino c'era una grande borsa di gomma a quadri dove si
ripongono spugne e altri oggetti da bagno. E sul pavimento, proprio
dov'era caduto di mano alla signora Hubbard, un pugnale a lama
diritta, un oggetto di poco prezzo, finto orientale con l'impugnatura
sbalzata e la lama affilata. La lama era coperta di macchie che
sembravano ruggine.
Poirot lo raccolse delicatamente. - S- disse. - Non possibile
sbagliarsi. Ecco l'arma che ci mancava, vero, dottore?
Il medico lo esamin
- Non c'bisogno di stare tanto attenti - disse Poirot. - Non ci sar nessuna impronta, a parte quelle della signora Hubbard.
L'esame del dottor Constantine non dura lungo. - E' l'arma del
delitto - dichiar - Potrebbe aver procurato tutte quelle ferite.
- Non dite cos amico mio, vi scongiuro.
Il medico sembrsbalordito.
- Siamo gioppressi dalle coincidenze. Due persone decidono di
pugnalare Monsieur Ratchett questa notte. E' troppo che ognuna di loro
abbia scelto un'arma identica.
- Quanto a questo, la coincidenza forse non cosgrande come sembra
- replicil medico. - Migliaia di questi falsi pugnali orientali
vengono venduti nei bazar di Istanbul.
- Mi rincuorate un po', ma solo un po' - disse Poirot.
Guardpensoso la porta e poi, dopo aver tolto la borsa, tentla
maniglia. La porta non si mosse. Circa trenta centimetri sopra la
maniglia, c'era il catenaccio. Poirot lo rimosse e provdi nuovo, ma
la porta rimase ancora chiusa.
- L'abbiamo chiusa dall'altra parte - gli ricordil medico.
- E' vero - disse distrattamente Poirot. Sembrava pensare
qualcos'altro. Aveva la fronte corrugata come se non capisse.
- Concorda, non vi pare? - disse Monsieur Bouc. - L'uomo attraversa
questo scompartimento. Mentre chiude la porta di comunicazione alle
sue spalle sente la borsa. Gli viene un'idea e si affretta a farvi
scivolare il coltello macchiato di sangue. Poi, senza rendersi conto
di avere svegliato la signora Hubbard, scivola in corridoio attraverso
la porta esterna.
- Come dite voi - mormorPoirot. - Dev'essere andata proprio cos -
Ma l'espressione perplessa non abbandonava il suo volto.
- Ma che c' - chiese Monsieur Bouc. - C'qualcosa che non vi
convince, vero?
Poirot lo guardfisso. - Non colpisce anche voi? No, evidentemente
no. Be', una cosa da poco.
Il controllore guarddentro lo scompartimento. - Ritorna la signora
americana.
Il dottor Constantine assunse un'espressione colpevole. Sentiva di
aver trattato la signora Hubbard un po' troppo disinvoltamente. Ma lei
non intendeva rinfacciarglielo. Le sue energie erano concentrate su un
altro argomento.
- Devo dire subito una cosa - ansimquando fu sulla soglia. - Non
intendo restare un minuto di piin questo scompartimento! Perbacco,
stanotte non ci dormirei per un milione di dollari.
- Madame...
- So che cosa volete dire, e vi avverto subito che non farniente del
genere! Perbacco, preferirei restare seduta tutta la notte in
corridoio. - Incomincia piangere. - Oh, se mia figlia lo sapesse, se
potesse vedermi adesso...
Poirot la interruppe con fermezza. - Avete frainteso, madame. La
vostra pretesa quanto mai ragionevole. Il vostro bagaglio sar spostato subito in un altro scompartimento.
La signora Hubbard abbassil fazzoletto. - E' proprio vero? Oh, mi
sento gimeglio. Ma certo tutto pieno, a meno che uno dei
signori...
Fu Monsieur Bouc a parlare. - Il vostro bagaglio sarspostato
addirittura in un'altra carrozza, madame. Avrete uno scompartimento
nella carrozza successiva, che stata agganciata a Belgrado.
- Perbacco, splendido. Non sono una donnicciola nervosa, ma dormire
in quello scompartimento porta a porta con un morto... - Rabbrivid -
Mi farebbe impazzire di paura.
- Michel - chiamMonsieur Bouc. - Spostate questi bagagli in uno
scompartimento vuoto della carrozza Atene-Parigi.
- S monsieur. Lo stesso numero di questo, il tre?
- No - disse Poirot senza lasciare all'amico il tempo di rispondere. -
Credo che per madame sarebbe meglio avere un numero completamente
diverso. Il dodici, per esempio.
- Bien, monsieur.
Il controllore prese i bagagli. La signora Hubbard si rivolse con
gratitudine a Poirot. - E' molto gentile da parte vostra. Ve ne sono
grata.
- Ve ne prego, madame. Verremo con voi per vedervi sistemata
comodamente.
La signora Hubbard fu accompagnata dai tre uomini al suo nuovo
domicilio. Si guardattorno felice. - Bello.
- Vi piace, madame? E' esattamente come quello che avete lasciato.
- Proprio cos solo in direzione inversa. Ma non ha nessuna
importanza, perchquesti treni cambiano continuamente direzione. Ho
detto a mia figlia: "Voglio uno scompartimento in direzione della
locomotiva" e lei mi ha detto: "Non ti servira niente, mamma, perch andrai a dormire in una direzione e ti sveglierai nell'altra".
- Adesso, madame, siete felice e contenta?
- Be', no, non direi proprio. Siamo qui bloccati dalla neve e nessuno
fa niente e la mia nave parte dopodomani.
- Ci troviamo tutti nella stessa situazione, madame - disse Monsieur
Bouc.
- Be', questo vero - ammise la signora Hubbard. - Ma nessun altro ha
avuto un assassino che gli passeggiava nello scompartimento in piena
notte.
- Quello che non riesco a capire, madame - disse Poirot - come
quell'uomo sia entrato nel vostro scompartimento se la porta di
comunicazione era chiusa col chiavistello, come voi dite. Siete
proprio certa che fosse chiusa?
- Perbacco, la svedese ha controllato proprio sotto i miei occhi.
- Proviamo a ricostruire la scena. Voi eravate distesa nella cuccetta,
cos e non potevate vedere, dite?
- No, per via della borsa. Oh, Dio, dovrprocurarmi una spugna nuova.
Guardare questa mi fa venire la nausea.
Poirot prese il sacchetto della spugna e lo appese alla maniglia della
porta di comunicazione con lo scompartimento adiacente. Pr嶰is幦ent.
Vedo - disse. - Il chiavistello proprio sotto la maniglia e il
sacchetto della spugna lo nasconde. Da dove eravate distesa non
potevate vedere se il chiavistello era tirato o no.
- E' proprio quello che vi ho detto, perbacco!
- E la svedese, la signorina Ohlsson, stava qui fra voi e la porta. Ha
controllato e vi ha detto che era chiusa col chiavistello.
- Proprio cos
- Tuttavia, avrebbe potuto sbagliarsi, madame. Cercate di capire che
cosa intendo. - Poirot sembrava ansioso di spiegarsi. - Il
chiavistello solo una sporgenza di metallo: cos Girato a destra chiuso, a sinistra no. Forse lei si limitata a cercare di aprire la
porta, e poichil chiavistello era chiuso dall'altra parte puaverne
dedotto che lo fosse anche dalla vostra.
- Be, direi che sarebbe stato piuttosto sciocco da parte sua.
- Le persone pibuone e gentili non sono sempre le piintelligenti,
madame.
- Gi naturalmente.
- A proposito, siete arrivata a Smirne in treno, madame?
- No. Sono arrivata direttamente a Istanbul per nave, e un amico di
mia figlia, il signor Johnson (un uomo assolutamente incantevole:
vorrei che lo aveste conosciuto) venuto a prendermi e mi ha fatto
visitare la citt che ho trovato molto deludente: in rovina. Quanto
alle moschee e doversi infilare quella specie di grosse pantofole
sopra le scarpe... dov'ero arrivata?
- Dicevate che venuto a prendervi il signor Johnson.
- Proprio cose mi ha accompagnato a bordo di una nave francese per
Smirne, dove il marito di mia figlia mi aspettava sul molo. Non so che
cosa dirquando saprdi tutto questo! Mia figlia sosteneva che era
il modo pisicuro e picomodo di viaggiare. "Stai seduta nel tuo
scompartimento" diceva "e arrivi dritta a Parigi dove ci sar l'American Express ad aspettarti." E adesso, oh Dio, che cosa posso
fare per annullare la mia prenotazione sulla nave? Dovrei
avvertirli... E adesso non possibile. E' davvero troppo terribile...
- La signora Hubbard sembrdi nuovo sull'orlo delle lacrime.
Poirot, che non era riuscito a nascondere del tutto la sua impazienza,
colse questa occasione. - Avete ricevuto un colpo, madame. Il
cameriere del ristorante vi porterun po' di te biscotti.
- Non credo che il tmi piaccia tanto - disse la signora Hubbard con
voce lacrimosa. - E' piuttosto un'abitudine inglese.
- Caff allora, madame. Avete bisogno di uno stimolante.
- Quel cognac mi ha fatto uno strano effetto. Gradirei un po' di
caff credo.
- Perfetto. Dovete recuperare le vostre energie.
- Mio Dio, che strana espressione.
- Ma prima, una piccola questione di procedura, madame. Mi permettete
di perquisire il vostro bagaglio?
- E perch
- Incominciamo a perquisire il bagaglio di tutti i passeggeri. Non
voglio ricordarvi un'esperienza sgradevole, ma il sacchetto della
vostra spugna... pensateci.
- Misericordia! Forse sarmeglio! Non potrei sopportare di avere
altre sorprese del genere.
La perquisizione fu di breve durata. La signora Hubbard viaggiava con
un bagaglio minimo: una cappelliera, una valigia a buon mercato, e una
borsa da viaggio. Il contenuto di tutte e tre era semplice e la
perquisizione non avrebbe richiesto pidi qualche minuto se la
signora non l'avesse prolungata insistendo perchsi dedicasse la
dovuta attenzione alle fotografie di "mia figlia" e di due bambini
alquanto brutti: "i figli di mia figlia. Non sono adorabili?".


15. Il bagaglio dei passeggeri.

Dopo aver detto alcune garbate bugie, e avere assicurato alla signora
Hubbard che avrebbe ordinato di portarle il caff Poirot riusca
prendere congedo accompagnato dai due amici.
- Ebbene, abbiamo incominciato e fatto cilecca - osservMonsieur
Bouc. - A chi tocca adesso?
- La cosa pisemplice sarebbe quella di procedere lungo il treno,
scompartimento per scompartimento. Cisignifica incominciare dal
numero 16: l'amabile Monsieur Hardman.
Il signor Hardman, che fumava un sigaro, li accolse affabilmente. -
Entrate, entrate, signori: se vi umanamente possibile, cio E' un
po' strettino qui per un ricevimento.
Monsieur Bouc spiegil motivo della loro visita, e il grosso
investigatore annucomprensivo. - Va benissimo. A dir la verit mi
sono stupito che non lo aveste fatto prima. Ecco la mia chiave,
signore, e se volete frugarmi anche nelle tasche, siete i benvenuti,
perbacco. Volete che vi tiri gila valigia?
- Lo faril controllore. Michel!
Il contenuto delle due valigie del signor Hardman venne esaminato in
fretta. C'erano forse un po' troppi alcolici.
Hardman strizzl'occhio. - Non accade spesso che mi perquisiscano i
bagagli alle frontiere: non se date una mancia al controllore. Ho
sganciato un bel mucchio di banconote turche, e fino a questo momento
non ho avuto guai.
- E a Parigi?
Il signor Hardman strizzdi nuovo l'occhio. - Quando arriveremo a
Parigi - disse - quel che resta di questa piccola provvista entrerin
una bottiglia con l'etichetta "shampoo per capelli".
- Non credete al proibizionismo, Monsieur Hardman - disse Monsieur
Bouc con un sorriso.
- Be', non posso dire che il proibizionismo mi abbia turbato molto.
- Ah! - disse Monsieur Bouc. - Le mescite clandestine.
- A me piacerebbe molto andare in America - intervenne Poirot.
- Imparereste qualche sistema spiccio - disse Hardman. - L'Europa ha
bisogno di svegliarsi. E' mezza addormentata.
- E' vero che l'America il paese del progresso - convenne Poirot. -
Ci sono molte cose che ammiro negli americani. Ma, forse, io sono
troppo all'antica, e trovo le donne americane meno attraenti delle mie
compatriote. Le ragazze belghe o francesi, civettuole, affascinanti...
credo che nessun'altra possa tener loro testa.
Hardman distolse un attimo il capo per guardare la neve. - Forse avete
ragione, Monsieur Poirot - disse. - Ma penso che ogni nazione
preferisca le proprie ragazze. - Battle palpebre come se la neve lo
accecasse. - Piuttosto abbagliante, vero? - osserv - Questa faccenda
incomincia a darmi sui nervi, signori. Il delitto e la neve e tutto il
resto, e niente da fare. Solo gironzolare e ammazzare il tempo. Mi
piacerebbe essere occupato con qualcuno o qualcosa.
Il controllore rimise a posto i bagagli e passarono nello
scompartimento successivo. Il colonnello Arbuthnot sedeva in un angolo
a fumare la pipa e a leggere una rivista. Poirot spiegil loro
compito. Il colonnello non fece difficolt Aveva due pesanti valigie
di cuoio.
- Il resto del mio bagaglio l'ho spedito per mare - spieg
Come la maggior parte dei militari, il colonnello sapeva fare i
bagagli. L'esame del suo non richiese che pochi minuti. Poirot notun
pacchetto di nettapipe. - Usate sempre lo stesso tipo? chiese.
- Di solito. Se riesco a trovarlo.
- Ah! - Poirot annu
Quei nettapipe erano uguali a quello trovato sul pavimento dello
scompartimento del delitto. Il dottor Constantine glielo fece
osservare quando uscirono di nuovo in corridoio.
- Tout de m瘱e - mormorPoirot - non riesco a crederci. Non dans
son caract鋨e e quando avete detto questo avete detto tutto.
La porta dello scompartimento successivo era chiusa. Era quello
occupato dalla principessa Dragomiroff. Bussarono e la voce profonda
della principessa grid- Entrez.
Monsieur Bouc fece da portavoce. Spiegcon molta deferenza il loro
compito.
La principessa lo ascoltin silenzio, il piccolo volto da rospo
assolutamente impassibile. - Se necessario, monsieur - disse
pacatamente, quando l'uomo ebbe finito. - Questo tutto quello che
c' La mia cameriera ha le chiavi. Vi aiuter
- Le chiavi le tiene sempre la vostra cameriera, madame? - chiese
Poirot.
- Certamente, monsieur.
- E se durante la notte, a una delle frontiere i funzionari della
dogana chiedessero di aprire una valigia?
La vecchia signora alzle spalle. - E' molto improbabile. Ma in tal
caso questo controllore andrebbe a chiamarla.
- E' chiaro, quindi, che vi fidate di lei, madame?
- Ve l'ho gidetto - rispose la principessa. - Non tengo al mio
servizio persone delle quali non mi fidi.
- Gi- disse pensoso Poirot. - La fiducia vale davvero qualcosa, di
questi tempi. Forse meglio avere una donna di aspetto modesto di cui
ci si pufidare che una cameriera elegante: una brillante parigina,
per esempio.
Vide gli intelligenti occhi scuri voltarsi lentamente e fissarsi sul
suo volto. - Che cosa intendete dire esattamente, Monsieur Poirot?
- Niente, madame. Io? Niente.
- Ma s Pensate che dovrei avere una cameriera francese a occuparsi
della mia toilette vero?
- Sarebbe, forse, piconsueto, madame.
Lei scosse il capo. - Schmidt mi fedele. - La sua voce indugisu
quelle parole. - La fedelt c'est impayable.
La tedesca era arrivata con le chiavi. La principessa le si rivolse
nella sua lingua, dicendole di aprire le valigie e di aiutare i
signori nella perquisizione. Quanto a lei, rimase in corridoio a
guardare la neve e Poirot le tenne compagnia, lasciando a Monsieur
Bouc il compito di perquisire il bagaglio.
Lei lo guardcon un sorriso sardonico. - Non desiderate vedere che
cosa c'nelle mie valigie, monsieur?
Lui scosse il capo. - E' solo una formalit madame.
- Ne siete tanto certo?
- Nel vostro caso, s
- Eppure conoscevo e amavo Sonia Armstrong. Che cosa pensate, allora?
Che non mi sporcherei le mani uccidendo una canaglia come quel
Cassetti? Ebbene, forse avete ragione. - Tacque per qualche attimo,
prima di aggiungere: - Con un uomo come quello, sapete che cosa mi
sarebbe piaciuto fare? Mi sarebbe piaciuto ordinare ai miei servi:
"Frustatelo a morte e gettatelo sul mucchio della spazzatura". Cossi
faceva quando ero giovane, monsieur.
Poirot continuava a tacere, limitandosi ad ascoltare con attenzione.
Lei gli si rivolse all'improvviso impetuosamente. - Non dite nulla,
Monsieur Poirot. Che cosa pensate, mi chiedo?
Lui la guardnegli occhi. - Penso che la vostra forza sia nella
volont madame, non nelle braccia.
Lei abbasslo sguardo sulle braccia esili, ammantate di nero, con
quelle mani gialle simili ad artigli pesantemente cariche di anelli.
- E' vero - disse. - Non ho forza in queste: nessuna. Non so se me ne
dispiace, o se ne sono lieta.
E si volse bruscamente per tornare nel suo scompartimento, dove la
cameriera era occupata a rifare i bagagli.
La principessa taglicorto alle scuse di Monsieur Bouc. - Non c' bisogno che vi scusiate, monsieur - disse. - E' stato commesso un
omicidio. Si devono prendere certi provvedimenti. E' tutto qui.
- Vous 皻es bien aimable, madame.
Lei chinimpercettibilmente il capo mentre si allontanavano.
La porta degli altri due scompartimenti era chiusa. Monsieur Bouc si
ferme si grattla testa. - Diable! - disse. - Potrebbe essere
imbarazzante. Sono passaporti diplomatici. Il loro bagaglio esente.
- Dal controllo doganale, s Ma un omicidio una cosa diversa.
- Lo so. Tuttavia non vogliamo avere complicazioni...
- Non preoccupatevi, amico mio. Il conte e la contessa saranno
ragionevoli. Guardate quanto stata amabile la principessa
Dragomiroff.
- E' una vera grande dame. Anche questi due sono nella stessa
posizione, ma il conte mi sembrato un uomo di carattere un po'
violento. Non gli piaciuto che abbiate insistito per interrogare la
moglie. E questo lo irriterancora di pi E se li tralasciassimo?
Dopotutto, non possono avere niente a che fare con questa faccenda.
Perchprocurarmi inutili guai?
- Non sono d'accordo con voi - disse Poirot. - Sono certo che il conte
Andrenyi sarragionevole. Comunque, facciamo un tentativo.
E senza dare a monsieur Bouc il tempo di rispondere, bussalla porta
del numero 13.
Una voce griddall'interno: - Entrez.
Il conte sedeva nell'angolo vicino alla porta a leggere il giornale.
La contessa era raggomitolata nell'angolo opposto, accanto al
finestrino. Aveva un cuscino dietro la testa, e sembrava aver dormito.
- Pardon, monsieur le Comte - cominciPoirot. - Vi prego di scusare
questa intrusione. Stiamo perquisendo il bagaglio di tutti i
passeggeri. Nella maggior parte dei casi una semplice formalit Ma
si deve fare. Monsieur Bouc dice che, avendo un passaporto
diplomatico, potreste giustamente far valere il vostro diritto a
venire esonerato dalla perquisizione.
Il conte riflettun attimo. - Grazie - disse. - Ma non desidero che
si faccia un'eccezione per me. Preferirei che i nostri bagagli
venissero perquisiti come quelli di tutti gli altri. - Si rivolse alla
moglie. - Non hai niente in contrario, spero, Elena?
- Assolutamente nulla - rispose la contessa senza esitare.
Seguuna perquisizione rapida. Sembrava che Poirot cercasse di
mascherare il proprio imbarazzo facendo osservazioni insignificanti,
apparentemente senza scopo, quali: - C'un'etichetta umida sulla
vostra valigia, madame - mentre tirava giuna valigia di pelle blu
con le iniziali e uno stemma. La contessa non rispose a questa
osservazione. Sembrava alquanto seccata da tutta la faccenda. Stava
raggomitolata nel suo angolo, a guardare con espressione sognante
fuori dal finestrino mentre gli uomini perquisivano il bagaglio nello
scompartimento accanto.
Poirot terminla perquisizione aprendo l'armadietto sopra il lavabo e
lanciando un rapido sguardo al contenuto: una spugna, crema per il
viso, cipria e un flaconcino di tranquillanti.
Dopo uno scambio di cortesie da entrambe le parti, Poirot e compagni
andarono nello scompartimento della signora Hubbard, in quello del
morto e in quello di Poirot.
Erano arrivati agli scompartimenti di seconda classe. Il primo, il
numero 10, era occupato da Mary Debenham, che leggeva un libro, e da
Greta Ohlsson, che dormiva profondamente ma si sveglidi soprassalto
al loro ingresso. Poirot ripetla sua formula. La svedese sembr agitata, Mary Debenham calma e indifferente.
Poirot si rivolse alla svedese. - Se permettete, mademoiselle,
esamineremo per primo il vostro bagaglio, e poi sarete forse tanto
gentile da vedere come sta la signora americana. L'abbiamo trasferita
in uno scompartimento della carrozza seguente, ma ancora molto
sconvolta dalla scoperta fatta. Ho ordinato che le portassero del
caff ma penso sia una di quelle persone per le quali una delle prime
necessitavere qualcuno con cui parlare.
La donna comprese immediatamente. Sarebbe andata subito. Doveva essere
stata una scossa nervosa terribile, e la povera signora era gi sconvolta dal viaggio e per aver lasciato la figlia. Ah, s sarebbe
andata subito: la sua valigia non era chiusa, e avrebbe portato con s un po' di sali. Si allontan Fecero in fretta a perquisire le sue
valigie. Erano ridotte al minimo. Evidentemente non si era ancora
accorta del sostegno di fil di ferro che mancava dalla cappelliera.
La signorina Debenham depose il libro. Osservava Poirot. Quando lui
gliele chiese, gli porse le chiavi. Poi, mentre tirava giuna valigia
e l'apriva, gli domand - Perchl'avete mandata via, Monsieur
Poirot?
- Io mademoiselle? Ma per farle assistere la signora americana.
- Un ottimo pretesto, ma pur sempre un pretesto.
- Non vi capisco, mademoiselle.
- Credo che mi capiate benissimo. - Sorrise. - Mi volevate sola, vero?
- Mi fate dire quello che non ho detto, mademoiselle.
- E pensare quello che non avete pensato? No, non credo. Lo avevate
gipensato. Non cos
- Abbiamo un proverbio, mademoiselle...
- Qui s'excuse s'accuse: questo che volevate dire? Dovete concedermi
una certa dose di spirito di osservazione e di buon senso. Per un
motivo o per l'altro vi siete messo in testa che io sappia qualcosa di
questa sordida vicenda: l'assassinio di un uomo che non avevo mai
visto prima.
- Vi mettete in testa delle idee, mademoiselle.
- Non mi metto in testa proprio niente. Ma mi sembra che si perda un
sacco di tempo a non dire la verit a menare il can per l'aia invece
di venire subito al punto.
- E non vi piace perdere tempo. No, vi piace venire subito al punto.
Vi piacciono i metodi diretti. Eh bien, avrete il metodo diretto. Vi
chiederil significato di alcune parole che ho udito per caso durante
il viaggio dalla Siria. Ero sceso dal treno per sgranchirmi le gambe
alla stazione di Konya. Nella notte mi sono giunte la vostra voce,
mademoiselle, e quella del colonnello. Voi gli avete detto: "Non ora.
Non ora. Quando tutto sarfinito. Quando ce lo saremo lasciato alle
spalle". Che cosa intendevate con queste parole, mademoiselle?
- Credete che parlassi di omicidio? - disse lei pacatamente.
- Lo chiedo a voi, mademoiselle.
Lei sospir per un attimo si perse nei suoi pensieri. Poi, quasi
ridestandosi, disse: - Quelle parole avevano un significato, monsieur,
del quale tuttavia non posso parlare. Posso solo darvi solennemente la
mia parola d'onore di non avere mai messo gli occhi su quel Ratchett
in vita mia fino a quando non l'ho visto su questo treno.
- E rifiutate di spiegare quelle parole?
- S se la mettete cos rifiuto. Avevano a che fare con un compito
da me intrapreso.
- Un compito che ora finito?
- Che intendete dire?
- E' finito, non vero?
- Che cosa ve lo fa pensare?
- Ascoltatemi, mademoiselle, vi ricorderun altro incidente. Il
giorno in cui siamo arrivati a Istanbul il treno era in ritardo. Voi
eravate molto agitata, mademoiselle. Voi, coscalma, cos controllata, avevate perso la calma.
- Non volevo perdere la coincidenza.
- E' quanto avete detto. Ma l'Orient Express parte da Istanbul ogni
giorno, mademoiselle. Quand'anche aveste perso la coincidenza, si
sarebbe trattato solo di un ritardo di ventiquattr'ore.
Per la prima volta la signorina Debenham parve perdere la pazienza. -
Sembrate non rendervi conto del fatto che si possono avere amici ad
aspettarci a Londra, e un giorno di ritardo sconvolge i piani che si
sono fatti e provoca un mucchio di seccature.
- Ah, cos Ci sono amici che vi aspettano? Non volete recare loro
disturbo?
- Naturalmente.
- Eppure strano...
- Che cosa strano?
- Anche questo treno in ritardo. E questa volta un ritardo ben pi serio, dal momento che non c'alcuna possibilitdi mandare un
telegramma ai vostri amici, o di raggiungerli con una inter...
inter...
- Una interurbana - gli venne in aiuto Mary Debenham, sorridendo suo
malgrado. - S come voi dite molto seccante non poter comunicare
con nessun mezzo, telefono o telegrafo.
- E tuttavia, mademoiselle, questa volta vi comportate in modo molto
diverso. Non tradite pinessuna impazienza. Siete calma e accettate
la cosa con filosofia.
Mary Debenham arrosse si morse il labbro. Non sembrava pitanto
imperturbabile.
- Non rispondete, mademoiselle?
- Mi dispiace. Credevo non ci fosse nulla da rispondere.
- Spiegare perchabbiate cambiato atteggiamento, mademoiselle.
- Non vi sembra di fare molto chiasso per nulla, Monsieur Poirot?
Poirot allargle mani in un gesto di scusa. - Forse un difetto di
noi investigatori. Ci aspettiamo che la condotta degli altri sia
sempre coerente. Non ci spieghiamo i cambiamenti di umore.
Mary Debenham non rispose.
- Conoscete bene il colonnello Arbuthnot, mademoiselle?
- L'ho incontrato per la prima volta in questo viaggio.
- Avete qualche motivo per sospettare che possa aver giconosciuto
Ratchett?
Lei scosse il capo decisa. - Sono certa di no.
- Perchne siete certa?
- Per come ne ha parlato
- Eppure, mademoiselle, abbiamo trovato un nettapipe sul pavimento
dello scompartimento del morto. E il colonnello Arbuthnot l'unico
uomo su questo treno a fumare la pipa.
La osservava attentamente, ma lei non tradstupore nemozione. Si
limita dire: Sciocchezze. E' assurdo. Il colonnello Arbuthnot l'ultimo uomo al mondo che potrebbe essere coinvolto in un delitto,
specialmente un delitto teatrale come questo.
La sua opinione era tanto simile a quella di Poirot che lui si
sorprese sul punto di convenirne. Disse invece: - Devo ricordarvi che
non lo conoscete molto bene, mademoiselle.
Lei alzle spalle. - Conosco abbastanza bene il suo tipo.
- Continuate a rifiutarvi di rivelarmi il significato di quelle
parole: "Quando ce lo saremo lasciato alle spalle" - disse dolcemente.
- Non ho altro da aggiungere - rispose lei con freddezza.
- Non importa - disse Hercule Poirot. - Lo scoprir
Si inchine uscdallo scompartimento, chiudendosi la porta alle
spalle.
- Vi sembra saggio, amico mio? - chiese Monsieur Bouc. - L'avete messa
in guardia, e per suo tramite avete messo in guardia anche il
colonnello.
- Se volete prendere un coniglio, mon ami, mettete un furetto nella
tana, e se il coniglio c' scappa. E' quello che ho fatto.
Entrarono nello scompartimento di Hildegarde Schmidt. La donna era in
piedi, pronta, l'atteggiamento rispettoso ma privo di emozione. Poirot
lanciun rapido sguardo al contenuto della valigetta sul sedile. Poi
accennal controllore di tirare gila valigia pigrande dalla
reticella.
- Le chiavi? - disse.
- Non chiusa, monsieur.
Poirot april lucchetto e sollevil coperchio.
- Ah! - esclam e rivolgendosi a Monsieur Bouc: - Ricordate quello
che vi ho detto? Guardate un po' qui!
Nella valigia c'era una uniforme marrone da controllore dei vagoni
letto piegata alla meglio.
L'espressione stolida della tedesca subun improvviso cambiamento.
- Ach! - grid - Non mia. Non ce l'ho messa io. Non ho mai chiuso
la valigia da quando abbiamo lasciato Istanbul. E' vero, proprio
vero.
Guardava con espressione implorante dall'uno all'altro. Poirot la
prese gentilmente sottobraccio e la rincuor - No, no, state
tranquilla. Vi crediamo. Non vi agitate. Sono certo che non avete
nascosto l'uniforme come sono certo che siete una buona cuoca. Perch siete una buona cuoca, vero?
Sbalordita, la donna sorrise suo malgrado. - Proprio cos tutte le
mie padrone lo hanno sempre detto. Io...
Si interruppe di nuovo impaurita.
- No, no - disse Poirot. - Vi assicuro che non c'niente da temere.
Ecco, vi dircome andata. Quest'uomo, quello che avete visto in
uniforme di controllore dei vagoni letto, esce dallo scompartimento
del morto. Si scontra con voi. E' una sfortuna per lui. Aveva sperato
che nessuno lo vedesse. Che fare? Deve liberarsi dell'uniforme. Ormai
non piuna protezione, ma un pericolo. Lanciuno sguardo a
Monsieur Bouc e al dottor Constantine, che ascoltavano attenti. - C' la neve. La neve, che sconvolge i suoi piani. Dove punascondere
questi abiti? Gli scompartimenti sono tutti occupati. No, passa
davanti a uno con la porta aperta che gli sembra vuoto. Dev'essere
quello della donna con la quale si appena scontrato. Sguscia dentro,
si toglie l'uniforme e la infila in fretta in una valigia sulla
reticella. Potrebbe passare un po' di tempo prima che venga scoperta.
- E poi? - chiese Monsieur Bouc.
- Di questo dovremo parlare - disse Poirot, lanciandogli uno sguardo
ammonitore. Prese la giacca. Un bottone, il terzo dal basso, mancava.
Poirot infilla mano in una tasca e ne estrasse un passe-partout da
controllore, quello usato per aprire le porte di tutti gli
scompartimenti.
- Ecco come il nostro uomo stato in grado di attraversare porte
chiuse - esclamMonsieur Bouc. - Le vostre domande alla signora
Hubbard erano superflue. Chiusa o no, l'uomo avrebbe potuto passare
facilmente dalla porta di comunicazione. Dopotutto, dove c' un'uniforme da controllore dei vagoni letto, perchnon una chiave da
controllore dei vagoni letto?
- Gi perchno? - disse Poirot.
- Avremmo dovuto capirlo. Ricordate? Michel ha detto che la porta sul
corridoio dello scompartimento della signora Hubbard era chiusa quando
ha risposto alla sua chiamata.
- E cos monsieur - disse il controllore. - Perciho pensato che la
signora dovesse aver sognato.
- Ma adesso facile - continuMonsieur Bouc. - Senza dubbio
intendeva chiudere anche la porta di comunicazione, ma forse ha
sentito qualche movimento provenire dal letto e si spaventato.
- Adesso non ci resta che trovare il kimono scarlatto - disse Poirot.
- Giusto. E questi ultimi due scompartimenti sono occupati da uomini.
- Cercheremo lo stesso.
- Oh, senza dubbio. Inoltre, ricordo quel che avete detto.
Hector MacQueen accettdi buon grado la perquisizione. - Preferisco
che la facciate - disse con un mezzo sorriso. - Ho l'impressione di
essere decisamente la persona pisospetta su questo treno. Vi manca
solo di trovare un testamento nel quale il vecchio mi lascia tutto il
suo denaro e sono sistemato.
Monsieur Bouc gli lanciuno sguardo particolarmente sospettoso.
- Volevo solo fare lo spiritoso - si affretta dire MacQueen. - Non
mi avrebbe mai lasciato un centesimo, quello. Gli ero solo utile: per
le lingue e cosvia. Siete spacciato, sapete, se non parlate altro
che americano. Io non sono un linguista, ma so come cavarmela nei
negozi e negli alberghi in francese, in tedesco e in italiano.
Parlava con un tono un po' pialto del solito. Era come se si
sentisse a disagio per la perquisizione.
Poirot emerse dalle sue ricerche. - Nulla - disse. - Neppure un
lascito compromettente!
MacQueen sospir - Be', questo mi ha tolto un peso dal cuore - disse.
Procedettero verso l'ultimo scompartimento. L'esame del bagaglio del
grosso italiano e del cameriere non dette alcun risultato. I tre
uomini si fermarono in fondo alla carrozza, guardandosi.
- E adesso? - chiese Monsieur Bouc.
- Torneremo nel vagone ristorante - disse Poirot. - Sappiamo ormai
tutto quello che c'era da sapere. Abbiamo la deposizione dei
passeggeri, il risultato della perquisizione dei loro bagagli, la
testimonianza dei nostri occhi. Non possiamo aspettarci altri aiuti.
Adesso non ci resta che usare il cervello. - Si cercin tasca il
portasigarette. Era vuoto. - Vi raggiungersubito - disse. - Ho
bisogno di sigarette. E' una faccenda molto difficile, molto
inconsueta. Chi indossava quel kimono scarlatto? E dov'ora? Vorrei
saperlo. C'qualcosa in questo caso, qualche elemento, che mi sfugge!
E' difficile perchstato reso difficile. Ma ne parleremo. Scusatemi
un attimo.
Si affrettlungo il corridoio verso il suo scompartimento. Sapeva di
avere una provvista di sigarette in una valigia. La tirgie april
lucchetto. E rimase impietrito.
Nella valigia, ben ripiegato, c'era un kimono di seta scarlatta
ricamato a draghi.
- Ah - mormor - E' cos Una sfida! Benissimo. La accetter




















Parte terza. HERCULE POIROT RIFLETTE.

1. Chi di loro?

Monsieur Bouc e il dottor Constantine stavano parlando quando Poirot
entrnel vagone ristorante. Monsieur Bouc sembrava depresso.
- Le voil- disse, vedendo Poirot. E mentre l'amico si sedeva
aggiunse: - Se risolvete questo caso, mon cher, crederdavvero ai
miracoli!
- Questo caso vi preoccupa?
- Certo che mi preoccupa. Mi sembra proprio senza capo ncoda.
- Sono d'accordo - disse il medico. GuardPoirot incuriosito. - A
essere sincero - dichiar- non riesco a immaginare che cosa farete
ora.
- No? - disse pensosamente Poirot. Estrasse il portasigarette e si
accese una delle sue sigarette sottili. Aveva un'espressione sognante.
- Ecco perchmi interessa questo caso. Ci sono precluse tutte le
normali procedure. Le persone che abbiamo interrogato ci hanno detto
la verito hanno mentito? Non abbiamo i mezzi per scoprirlo, a parte
quelli che riusciremo a escogitare noi stessi. E' un esercizio
intellettuale, questo.
- E' tutto molto bello - disse Monsieur Bouc. - Ma che cosa avete su
cui esercitarvi?
- Ve l'ho appena detto. Abbiamo la testimonianza dei passeggeri e
quella dei nostri occhi.
- Una bella testimonianza, quella dei passeggeri! Non ci hanno detto
niente.
Poirot scosse il capo. - Non sono d'accordo con voi, amico mio. La
testimonianza dei passeggeri ci ha dato molti spunti interessanti.
- Davvero - ribattscettico Monsieur Bouc. - Non l'ho notato.
- Perchnon avete ascoltato.
- Ebbene, ditemi, che cosa mi sfuggito?
- Vi farsolo un esempio: la prima deposizione che abbiamo ascoltato,
quella del giovane MacQueen. Secondo me ha pronunciato una frase molto
significativa.
- Sulle lettere?
- No, non sulle lettere. A quanto posso ricordare, le sue parole sono
state: "Viaggiavamo qua e l Il signor Ratchett voleva vedere il
mondo. Non conoscere le lingue lo impacciava. Gli facevo pida
accompagnatore turistico che da segretario". - Spostlo sguardo dal
volto del medico a quello di monsieur Bouc. - Come? Non capite ancora?
E' imperdonabile: perchavete avuto una seconda occasione proprio
adesso, quando ha detto: "Siete spacciato se non parlate altro che
americano".
- Volete dire...? - Monsieur Bouc sembrava ancora perplesso.
- Ah, ma volete proprio sentirvelo dire da me. Ebbene, ecco qua!
"Monsieur Ratchett non parlava il francese."
"Eppure, quando il controllore ha risposto alla sua chiamata, ieri
notte, stata una voce che parlava in francese a dirgli che c'era
stato un errore e non c'era bisogno di lui. Per di pi era una frase
perfetta quella che stata usata, non quale avrebbe pronunciato un
uomo che conosceva solo poche parole di francese. "Ce n'est rien. Je
me suis tromp"
- E' vero! - gridConstantine, eccitato. - Avremmo dovuto notarlo!
Ricordo che avete messo l'accento su quelle parole quando ce le avete
ripetute. Adesso capisco la vostra riluttanza a fidarvi della prova
dell'orologio rotto. All'una meno ventitr Ratchett era gimorto...
- Ed era il suo assassino a parlare! - concluse solennemente Monsieur
Bouc.
Poirot alzuna mano. - Non corriamo troppo. E non presumiamo pidi
quanto sappiamo in realt Possiamo dire tranquillamente, credo, che a
quell'ora, all'una meno ventitr qualcuno si trovava nello
scompartimento di Ratchett e che questa persona era francese, o
parlava bene il francese.
- Siete molto prudente, mon vieux.
- Si dovrebbe procedere sempre un passo alla volta. Non abbiamo alcuna
prova che a quell'ora Ratchett fosse morto.
- C'stato il grido che vi ha svegliato.
- S questo vero.
- In un certo senso - disse Monsieur Bouc - questa scoperta non cambia
molto le cose. Avete sentito qualcuno muoversi nello scompartimento
accanto al vostro. Quel qualcuno non era Ratchett, ma l'altro uomo.
Senza dubbio si lavava il sangue dalle mani, metteva ordine dopo il
delitto, bruciava la lettera che l'avrebbe incriminato. Poi aspetta
finchtutto tranquillo, e quando pensa che non ci sia pericolo e la
via sia libera, chiude col chiavistello la porta di Ratchett
dall'interno, apre la porta di comunicazione con lo scompartimento
della signora Hubbard e sguscia fuori da quella parte. In verit andata esattamente come credevamo: "con la differenza che Ratchett stato ucciso circa mezz'ora prima", e l'orologio spostato all'una e un
quarto per crearsi un alibi.
- Neanche tanto brillante - disse Poirot. - Le lancette dell'orologio
indicavano l'una e un quarto: l'ora esatta in cui l'intruso ha
lasciato la scena del delitto.
- Giusto - disse Monsieur Bouc, un po' confuso. - Che cosa vi dice,
allora, l'orologio?
- Se le lancette sono state spostate, e dico se, l'ora su cui sono
state messe deve avere un significato. La reazione pinaturale
sarebbe di sospettare chiunque abbia un alibi attendibile per
quell'ora: l'una e un quarto.
- S s- disse il dottore. - Il ragionamento non fa una grinza.
- Dobbiamo rivolgere anche un po' d'attenzione all'ora in cui il
nostro uomo (o donna) entrato nello scompartimento. Quando ha avuto
l'occasione di farlo? A meno di supporre la complicitdel vero
controllore, c'solo un momento in cui avrebbe potuto farlo: quando
il treno si fermato a Vincovci. Dopo la partenza da Vincovci, il
controllore era seduto guardando il corridoio, e mentre uno qualsiasi
dei passeggeri avrebbe prestato poca attenzione a un controllore dei
vagoni letto, l'unica persona che non avrebbe potuto non notare un
impostore sarebbe stato il vero controllore. Ma durante la sosta a
Vincovci, il controllore sul marciapiede. La via libera.
- E, stando a quanto abbiamo dedotto in precedenza, deve trattarsi di
uno dei passeggeri - disse Monsieur Bouc. - Ritorniamo al punto di
prima: chi di loro?
Poirot sorrise: - Ho fatto una lista - disse. - Se volete vederla,
forse vi rinfrescherla memoria
Il dottore e Monsieur Bouc esaminarono insieme la lista. Era scritta
metodicamente nell'ordine in cui erano stati interrogati i passeggeri.

HECTOR MACQUEEN, cittadino americano, cuccetta numero 6, seconda
classe.
Movente: forse connesso ai suoi rapporti con il morto?
Alibi: da mezzanotte alle due (da mezzanotte all'una e mezzo
confermato dal colonnello Arbuthnot e dall'una e un quarto alle due
confermato dal controllore).
Prove contro di lui: nessuna.
Circostanze sospette: nessuna.

PIERRE MICHEL, controllore, cittadino francese.
Movente: nessuno
Alibi: da mezzanotte alle due (visto da Hercule Poirot in corridoio
mentre una voce parlava dallo scompartimento di Ratchett alle dodici e
trentasette. Dall'una all'una e sedici confermato dagli altri due
controllori).
Prove contro di lui: nessuna.
Circostanze sospette: l'uniforme di controllore dei vagoni letto un
punto a suo favore perchsembra destinata a gettare i sospetti su di
lui.

EDWARD MASTERMAN, cittadino inglese, cuccetta numero 4, seconda
classe.
Movente: forse connesso ai suoi rapporti col morto, del quale era
cameriere.
Alibi: da mezzanotte alle due (confermato da Antonio Foscarelli).
Prove contro di lui o circostanze sospette: nessuna, a parte il fatto
che l'unico della taglia giusta per indossare l'uniforme di
controllore dei vagoni letto che stata ritrovata. D'altra parte, improbabile che parli bene il francese.

SIGNORA HUBBARD, cittadina americana, cuccetta numero 3, prima classe.
Movente: nessuno.
Alibi: da mezzanotte alle due, nessuno.
Prove contro di lei o circostanze sospette: la storia dell'uomo nel
suo scompartimento confermata dalla deposizione di Hardman e da
quella della Schmidt.

GRETA OHLSSON, cittadina svedese, cuccetta numero 10, seconda classe.
Movente: nessuno.
Alibi: da mezzanotte alle due (confermato da Mary Debenham).
Nota bene: stata l'ultima a vedere Ratchett vivo.

PRINCIPESSA DRAGOMIROFF. Naturalizzata cittadina francese. Cuccetta
numero 14. Prima classe.
Movente: era amica intima della famiglia Armstrong e madrina di Sonia
Armstrong.
Alibi: da mezzanotte alle due (confermato dal controllore e dalla
cameriera).
Prove contro di lei o circostanze sospette: nessuna.

CONTE ANDRENYI, cittadino ungherese, passaporto diplomatico, cuccetta
numero 13, prima classe.
Movente: nessuno.
Alibi: da mezzanotte alle due (confermato dal controllore; non per il
periodo dall'una all'una e un quarto).

CONTESSA ANDRENYI, come sopra, cuccetta numero 12.
Movente: nessuno.
Alibi: da mezzanotte alle due. Ha preso un tranquillante e ha dormito
(confermato dal marito. Flaconcino di tranquillanti nel suo
armadietto).

COLONNELLO ARBUTHNOT, cittadino britannico, cuccetta numero 15, prima
classe.
Movente: nessuno.
Alibi: da mezzanotte alle due. Conversato con MacQueen fino all'una e
mezzo. Ritornato nel suo scompartimento non lo ha pilasciato.
(Confermato da MacQueen e dal controllore).
Prove contro di lui o circostanze sospette: nettapipe.

CYRUS HARDMAN, cittadino americano, cuccetta numero 16, seconda
classe.
Movente: nessuno noto.
Alibi: da mezzanotte alle due. Non ha lasciato il suo scompartimento
(confermato da MacQueen e dal controllore).
Prove contro di lui o circostanze sospette: nessuna.

ANTONIO FOSCARELLI, cittadino americano (di origine italiana) cuccetta
numero 5, seconda classe.
Movente: nessuno noto.
Alibi: da mezzanotte alle due (confermato da Edward Masterman).
Prove contro di lui o circostanze sospette: nessuna, a parte il fatto
che l'arma del delitto potrebbe essere considerata adatta al suo
carattere (vedi Monsieur Bouc).

MARY DEBENHAM, cittadina britannica, cuccetta numero 11, seconda
classe.
Movente: nessuno.
Alibi: da mezzanotte alle due (confermato da Greta Olhsson).
Prove contro di lei o circostanze sospette: conversazione udita da
Hercule Poirot e suo rifiuto di spiegarla.

HILDEGARDE SCHMIDT, cittadina tedesca, cuccetta numero 8, seconda
classe.
Movente: nessuno.
Alibi: da mezzanotte alle due (confermato dal controllore e dalla
padrona). Andata a letto. Svegliata dal controllore alle dodici e
trentotto circa andata dalla padrona.

Nota bene: le deposizioni dei passeggeri sono confermate dalla
dichiarazione del controllore che nessuno entrato o uscito dallo
scompartimento del signor Ratchett fra mezzanotte e l'una (quando lui
entrato nello scompartimento adiacente) e dall'una e un quarto alle
due.

- Come vedete - disse Poirot - questo documento solo un riassunto
delle deposizioni che abbiamo udito.
Monsieur Bouc glielo restitucon una smorfia. - Non getta molta luce
sugli avvenimenti - disse.
- Forse questo sarpidi vostro gusto - disse Poirot con un
sorrisetto, tendendogli un secondo foglio di carta.
2. Dieci domande.

Sul foglio era scritto:
Fatti che richiedono una spiegazione.
1. Il fazzoletto con l'iniziale H. Di chi
2. Il nettapipe. E' stato perso dal colonnello Arbuthnot? O da qualcun
altro?
3. Chi indossava il kimono scarlatto?
4. Chi era l'uomo, o la donna, travestito da controllore dei vagoni
letto?
5. Perchle lancette dell'orologio indicano l'una e un quarto?
6. Il delitto stato commesso a quest'ora?
7. E' stato commesso prima?
8. E' stato commesso dopo?
9. Possiamo essere certi che Ratchett sia stato pugnalato da pidi
una persona?

- Ebbene, vediamo quel che possiamo fare - disse Monsieur Bouc,
illuminandosi un po' davanti a questa sfida al suo intelletto. - Tanto
per cominciare, il fazzoletto. Cerchiamo di essere ordinati e
metodici.
- Certamente - disse Poirot, approvando soddisfatto.
Monsieur Bouc continuin tono un po' didascalico: - L'iniziale H fa
pensare a tre persone: la signora Hubbard, la signorina Debenham, che
ha per secondo nome Hermione, e la cameriera Hildegarde Schmidt.
- Ah! E di queste tre?
- E' difficile a dirsi. Ma credo che darei la preferenza alla
signorina Debenham. A quanto ne sappiamo, potrebbe farsi chiamare col
suo secondo nome e non con il primo. E su di lei c'giqualche
sospetto. La conversazione che avete udito, mon cher, era senza dubbio
un po' strana e cosil suo rifiuto di spiegarla.
- Quanto a me, voto per l'americana - disse il dottore Constantine. -
Questo un fazzoletto molto costoso, e gli americani, come tutti
sappiamo, non badano a spese.
- Perciescludete entrambi la cameriera? - chiese Poirot.
- S Come ha detto lei stessa, un fazzoletto da signora.
- E per passare alla seconda domanda: il nettapipe. Lo ha perso il
colonnello Arbuthnot, o un altro?
- Questo pidifficile. Gli inglesi non accoltellano. Qui avete
ragione. Sono propenso a credere che qualcuno abbia lasciato il
nettapipe per accusare l'inglese spilungone.
- Come avete detto anche voi, Monsieur Poirot - intervenne il medico -
due indizi dimostrano un po' troppa sbadataggine. Sono d'accordo con
Monsieur Bouc. Il fazzoletto stata una svista autentica: perci nessuno vuol riconoscere che gli appartiene. Il nettapipe un falso
indizio. A sostegno di questa tesi, noterete che il colonnello
Arbuthnot non mostra alcun imbarazzo a riconoscere apertamente di
fumare la pipa e di usare quel tipo di nettapipe.
- Il ragionamento non fa una grinza - disse Poirot.
- Domanda numero tre: chi indossava il kimono scarlatto? - prosegu Monsieur Bouc. - Quanto a questo, confesserdi non averne la pi lontana idea. Avete qualche opinione in proposito, dottor Constantine?
- Nessuna.
- In tal caso, su questo punto dobbiamo confessarci sconfitti. La
domanda successiva presenta qualche possibilit Chi era l'uomo o la
donna travestito da controllore dei vagoni letto? Si possono se non
altro nominare una quantitdi persone che non avrebbero potuto
esserlo. Hardman, il colonnello Arbuthnot, Foscarelli, il conte
Andrenyi e Hector MacQueen sono tutti troppo alti. La signora Hubbard,
Hildegarde Schmidt e Greta Ohlsson sono troppo grosse. Non restano che
il cameriere, la signorina Debenham, la principessa Dragomiroff e la
contessa Andrenyi: e nessuna di queste sembra verosimile. Greta
Ohlsson da un lato e Antonio Foscarelli dall'altro giurano entrambi
che la signorina Debenham e il cameriere non hanno mai lasciato i loro
scompartimenti. Hildegarde Schmidt giura che la principessa era nel
suo, e il conte Andrenyi ci ha detto che la moglie aveva preso il
sonnifero. Sembra perciche non possa essere stato nessuno: il che assurdo!
- Come dice il nostro vecchio amico Euclide - mormorPoirot.
- Dev'essere uno di questi quattro - disse il dottor Constantine. - A
meno che non sia qualcuno venuto da fuori che ha trovato un
nascondiglio: e siamo tutti d'accordo che anche questo impossibile.
Monsieur Bouc era passato alla domanda successiva.
- Numero cinque: perchle lancette dell'orologio rotto indicano l'una
e un quarto? Riesco a trovare due spiegazioni per questo. O stato
l'assassino per crearsi un alibi, e poi non gli stato possibile
uscire dallo scompartimento quando intendeva farlo perchha sentito
qualcuno muoversi; oppure, aspettate, mi viene un'idea... - Gli altri
due aspettarono che Monsieur Bouc partorisse faticosamente la sua
idea. - Ci sono - disse finalmente. - Non stato il controllore dei
vagoni letto a manomettere l'orologio! E' stato l'individuo che
abbiamo chiamato Secondo Assassino: il mancino, in altre parole la
donna in kimono scarlatto. E' arrivata dopo e ha spostato all'indietro
le lancette dell'orologio per crearsi un alibi.
- Bravissimo - approvil dottor Costantine. - E' ben pensata.
- Proprio cos- disse Poirot. - Lo ha pugnalato al buio, senza
accorgersi che era gimorto, ma ha scoperto in qualche modo che aveva
un orologio nella tasca del pigiama, lo ha tirato fuori ha messo
indietro le lancette alla cieca e vi ha fatto la tacca indispensabile.
Monsieur Bouc lo guardcon freddezza. - Avete una spiegazione
migliore? - chiese.
- Per il momento, no - confessPoirot. - Tuttavia - continucredo
che nessuno di voi si sia reso conto dell'aspetto piinteressante di
questo orologio.
- La domanda numero sei ha qualcosa a che fare con questo? - chiese il
medico. - Alla domanda: l'omicidio stato commesso a quest'ora, l'una
e un quarto, io rispondo "no".
- Sono d'accordo con voi - disse Monsieur Bouc. - La domanda seguente
o prima? Io dico "s. E voi, dottore?
Il medico annu - S ma anche alla domanda "o dopo"? si pu rispondere affermativamente. Condivido la vostra teoria, Monsieur
Bouc, e cospenso faccia anche Monsieur Poirot, sebbene non voglia
compromettersi. Il Primo Assassino arrivato prima dell'una e un
quarto, il Secondo Assassino dopo l'una e un quarto. E quanto al fatto
che fosse mancino, non dovremmo fare qualcosa per accertare quale dei
passeggeri lo
- Non ho trascurato del tutto questo punto - disse Poirot. Avrete
notato che ho fatto scrivere a ogni passeggero una firma o un
indirizzo. Non decisivo, perchcerte persone compiono alcune azioni
con la destra, e altre con la sinistra. C'chi scrive con la destra,
e gioca a golf con la sinistra. Ma pur sempre qualcosa. Tutti gli
interrogati hanno preso la penna con la destra; a eccezione della
principessa Dragomiroff, che si rifiutata di scrivere.
- La principessa Dragomiroff? E' impossibile! - esclamMonsieur Bouc.
- Dubito che possa avere avuto la forza di vibrare quel colpo con la
mano sinistra - disse il dottor Constantine. - Quella ferita sembra
essere stata inflitta con notevole forza.
- Pidi quanta possa averne una donna?
- No, non direi questo. Ma pidi quanta possa averne una donna
anziana, credo, e il fisico della principessa Dragomiroff particolarmente fragile.
- Potrebbe essere un caso di dominio della mente sul corpo - disse
Poirot. - La principessa Dragomiroff ha una fortissima personalite
una gran forza di volont Ma per il momento soprassediamo e passiamo
oltre.
- Alle domande numero nove e dieci: possiamo essere certi che Ratchett
sia stato pugnalato da pidi una persona, e quale altra spiegazione
potrebbe esserci di quelle ferite? A parer mio, da un punto di vista
medico, non puesserci nessun'altra spiegazione. Ritenere che un uomo
abbia colpito prima debolmente e poi con violenza, prima con la mano
destra e poi con la sinistra, e dopo un intervallo di forse mezz'ora
abbia inflitto nuove ferite a un corpo morto... be', mi sembra
assolutamente senza senso.
- S- disse Poirot. - E' senza senso. E credete che due assassini
abbiano un senso?
- Come avete detto voi stesso, quale altra spiegazione puesserci?
Poirot guardava fisso davanti a s - E' quello che mi chiedo disse. -
E' quello che non ho mai cessato di chiedermi. - Si appoggialla
spalliera della sedia. - D'ora in poi, tutto qui. - Si battla
fronte con un dito. - Abbiamo scoperto tutto quello che c'era da
scoprire. I fatti sono davanti a noi, sistemati con ordine e metodo. I
passeggeri si sono seduti qui, l'uno dopo l'altro, a fare le loro
deposizioni. Sappiamo tutto quello che si pusapere, dall'esterno.
Rivolse un sorriso affettuoso a Monsieur Bouc. - Abbiamo sempre
scherzato fra noi su questo fatto di sedersi a pensare, non vero?
Ebbene, mi accingo a mettere in pratica la mia teoria: qui, sotto i
vostri occhi. Voi due dovete fare lo stesso. Chiudiamo tutti e tre gli
occhi e pensiamo... Uno o pidi questi passeggeri ha ucciso Ratchett.
Chi di loro?


3. Alcuni punti che fanno pensare.

Passquasi un quarto d'ora prima che qualcuno parlasse.
Monsieur Bouc e il dottor Constantine avevano incominciato cercando di
obbedire alle istruzioni di Poirot. Si erano sforzati di trovare in un
labirinto di particolari contraddittori una soluzione chiara e
convincente.
I pensieri di Monsieur Bouc erano stati del seguente tenore: "Devo
pensare, senza dubbio. Ma ho gipensato... chiaro che Poirot
ritiene la ragazza inglese coinvolta in qualche modo nella vicenda.
Non posso fare a meno di avere l'impressione che quanto mai
improbabile... gli inglesi sono molto freddi. Probabilmente perchnon
hanno forme... ma non questo il punto. Pare che l'italiano non possa
averlo fatto. Peccato. Immagino che il cameriere inglese non menta
quando dice che l'altro non mai uscito dallo scompartimento. Ma
perchdovrebbe? Non facile corrompere gli inglesi, sono cos inavvicinabili. E' una vicenda quanto mai disgraziata. Mi chiedo
quando ne usciremo. Devono avere organizzato qualche spedizione di
soccorso. Sono coslenti in questi paesi... passano ore prima che
qualcuno pensi di fare qualcosa. E la polizia di questi paesi...
saranno molto difficili da trattare, gonfi di boria, permalosissimi
per quanto riguarda la loro dignit Ingigantiranno il caso. Non gli
capita spesso un'occasione come questa. Sartutto sui giornali..."
E da questo punto i pensieri di Monsieur Bouc seguirono una strada che
avevano gipercorso un centinaio di volte.
Quelli del dottor Constantine erano del seguente tenore: "Curioso,
questo ometto. E' un genio? O un eccentrico? Risolverquesto mistero?
Impossibile. Non riesco a vedere nessuna via d'uscita. E' tutto troppo
fuorviante... forse tutti mentono... ma perfino questo non di grande
aiuto. Il fatto che tutti mentano confonde le idee proprio come se
tutti dicessero la verit C'qualcosa di strano in quelle ferite.
Non riesco a capire... sarebbe pifacile capire se gli avessero
sparato. Dopotutto, il termine pistolero dovrebbe significare che
usano una pistola. Uno strano paese, l'America. Mi piacerebbe andarci.
Cosprogressista. Quando torno a casa, devo parlare con Demetrius
Zagone. Lui stato in America, ha le idee pimoderne... Chissche
cosa fa Tea in questo momento. Se mia moglie scoprisse..."
I suoi pensieri continuarono su argomenti del tutto privati.
Hercule Poirot sedeva perfettamente immobile. Si sarebbe potuto
credere che dormisse. Poi, all'improvviso, dopo un quarto d'ora di
assoluta immobilit le sue sopracciglia incominciarono ad alzarsi
lentamente. Gli sfuggun piccolo sospiro.
- Ma dopotutto, perchno? - mormora fior di labbra. - E se cos
perbacco, se cos spiegherebbe tutto.
Spalancgli occhi. Erano verdi come quelli di un gatto. - Eh bien. Ho
pensato. E voi? - chiese a bassa voce.
Immersi nei loro pensieri, i due uomini trasalirono violentemente.
- Ho pensato anch'io - disse Monsieur Bouc con espressione vagamente
colpevole. - Ma non sono arrivato a nessuna conclusione. Decifrare un
delitto il vostro mestiere, non il mio.
- Ho riflettuto anch'io molto seriamente - disse senza arrossire il
dottor Constantine, richiamando i suoi pensieri da alcuni particolari
pornografici. - Ho pensato a molte teorie possibili, ma nessuna che mi
soddisfi veramente.
Poirot annuamabilmente. Il suo cenno sembrava dire: "Perfetto. E' la
battuta giusta. Mi avete dato la replica che aspettavo".
Si rizza sedere sulla sedia, gonfiil torace, si accarezzi baffi,
e parlcome un consumato oratore che si rivolga a un'assemblea
pubblica. - Ho passato in rassegna mentalmente tutti i fatti, amici
miei, e mi sono ripetuto le deposizioni dei passeggeri. Con questo
risultato: vedo, per il momento ancora vagamente, una certa
spiegazione che darebbe ragione dei fatti coscome li conosciamo. E'
una spiegazione molto strana, e non posso ancora essere sicuro che sia
quella giusta. Per scoprirlo con assoluta certezza, dovrfare ancora
alcuni esperimenti.
"Per prima cosa vorrei accennare ad alcuni punti che mi sembra
facciano pensare. Incominciamo con un'osservazione rivoltami da
Monsieur Bouc in questo stesso luogo in occasione della nostra prima
colazione insieme. Commentava il fatto che eravamo circondati da
persone di ogni classe sociale, di ogni ete di ogni nazionalit In
questa stagione un fatto piuttosto raro. Le carrozze Atene-Parigi e
Bucarest-Parigi, per esempio, sono quasi vuote. E ricordate anche un
passeggero che non apparso. Mi sembra significativo. Poi ci sono
altri punti minori che mi fanno pensare: la posizione della borsa da
bagno della signora Hubbard, per esempio: il nome della madre della
signora Armstrong; i metodi investigativi del signor Hardman;
l'ipotesi del signor MacQueen che sia stato lo stesso Ratchett a
distruggere il biglietto carbonizzato da noi trovato. Il nome di
battesimo della principessa Dragomiroff e una macchia d'unto su un
passaporto ungherese."
I due uomini lo fissarono sbalorditi.
- Questi punti vi suggeriscono qualcosa? - chiese Poirot.
- Neanche una - rispose onestamente Monsieur Bouc.
- E a monsieur le docteur?
- Non capisco neppure lontanamente di che cosa parliate.
Monsieur Bouc nel frattempo, gettandosi sull'unica cosa concreta della
quale avesse parlato l'amico, cercava fra i passaporti.
Con un grugnito tirfuori quello del conte e della contessa Andrenyi
e lo apr
- E' questo che intendete? Questa macchia di sporco?
- S E una macchia d'unto piuttosto fresca. Avete notato dove si
trova?
- All'inizio dei dati della moglie del conte: sul suo nome di
battesimo, per l'esattezza. Ma vi confesso che continuo a non capire.
- Lo prenderin esame da un altro punto di vista. Ritorniamo al
fazzoletto trovato sulla scena del delitto. Come abbiamo affermato non
molto tempo fa, la lettera H riconducibile a tre persone: la signora
Hubbard, la signorina Debenham e la cameriera, Hildegarde Schmidt.
Consideriamo ora questo fazzoletto da un altro punto di vista. E' un
fazzoletto molto costoso, amici miei: un objet de luxe, ricamato a
mano. A parte le iniziali, a quale dei passeggeri piverosimile
appartenga un fazzoletto del genere? Non alla signora Hubbard, una
degna signora senza alcuna pretesa di stravagante eleganza nel suo
abbigliamento. Non alla signorina Debenham: quel tipo di inglese ha un
elegante fazzoletto di lino, ma non un costoso straccetto di batista
che costa forse duecento franchi. E certo non la cameriera. Ma ci sono
due donne sul treno alle quali un fazzoletto come quello potrebbe
appartenere. Vediamo se possiamo collegare una di loro con la lettera
H. Le due donne a cui mi riferisco sono la principessa Dragomiroff...
- Il cui nome di battesimo Natalia - intervenne ironicamente
Monsieur Bouc.
- Esattamente. E il suo nome di battesimo, come ho appena detto, fa
decisamente pensare. L'altra la contessa Andrenyi. Ci colpisce
immediatamente il fatto...
- Vi colpisce!
- Mi colpisce, allora. Il suo nome di battesimo sul passaporto cancellato da una macchia d'unto. Un semplice incidente, direbbe
chiunque. Ma riflettete su quel nome di battesimo. Elena. Immaginate
che invece di Elena fosse stata Helena. L'iniziale H sarebbe potuta
essere stata trasformata in una "E" cancellando molto facilmente la
piccola "e" minuscola che la seguiva: e una macchia d'unto avrebbe
nascosto l'alterazione.
- Helena! - gridMonsieur Bouc. - Questa un'idea.
- E' senza dubbio un'idea. Mi guardo attorno in cerca di una conferma,
per quanto debole, della mia idea e la trovo. Una delle etichette sul
bagaglio della contessa un po' umida. Si dil caso sia quella che
copre la prima iniziale sulla valigia. Quell'etichetta stata
inumidita per staccarla e rimessa in un punto diverso.
- Incominciate a convincermi - disse Monsieur Bouc. - Ma senza dubbio
la contessa Andrenyi...
- Ah, mon vieux, adesso dovete fare dietrofront e considerare il caso
da un punto di vista completamente diverso. Come avrebbe dovuto
apparire a chiunque questo delitto? Non dimenticate che la neve ha
sconvolto i piani originali dell'assassino. Immaginiamo, per un solo
istante, che non ci sia neve, che il treno proceda come di consueto.
Che cosa sarebbe accaduto allora?
"Il delitto, diciamo, sarebbe stato scoperto con ogni probabilitalla
frontiera italiana questa mattina presto. La maggior parte delle
stesse prove sarebbe stata data alla polizia italiana. Monsieur
MacQueen avrebbe tirato fuori le lettere minatorie, Monsieur Hardman
avrebbe raccontato la sua storia, la signora Hubbard sarebbe stata
impaziente di raccontare come un uomo avesse attraversato il suo
scompartimento. Si sarebbe ritrovato il bottone. Ritengo che due sole
cose sarebbero state diverse. L'uomo avrebbe attraversato lo
scompartimento della signora Hubbard poco prima dell'una, e l'uniforme
di controllore dei vagoni letto sarebbe stata lasciata in una delle
toilette."
- Volete dire?
- Voglio dire che il delitto sarebbe dovuto sembrare opera di qualcuno
che veniva dall'esterno. Si sarebbe presunto che l'assassino fosse
sceso dal treno a Brod, dove si sarebbe dovuti arrivare alle 0.58.
Qualcuno probabilmente sarebbe passato accanto a uno strano
controllore dei vagoni letto, in corridoio. L'uniforme sarebbe stata
lasciata in un luogo evidente per dimostrare quanto pichiaramente
possibile com'era stato fatto il trucco. Nessuno avrebbe sospettato
dei passeggeri. Cos amici miei, avrebbe dovuto apparire questo caso
a un osservatore esterno.
"Ma l'incidente della neve cambia ogni cosa. Senza dubbio questo il
motivo per cui l'uomo rimasto cosa lungo nello scompartimento con
la sua vittima. Aspettava che il treno ripartisse. Ma alla fine si reso conto 'che il treno non sarebbe ripartito'. Si sono dovuti fare
nuovi piani. Ormai sarebbe stato chiaro che l'assassino era ancora sul
treno."
- S s- disse Monsieur Bouc impaziente. - Capisco perfettamente. Ma
come c'entra il fazzoletto?
- Ci ritorno per vie un po' traverse. Tanto per cominciare, dovete
rendervi conto che le lettere minatorie erano solo un pretesto.
Potrebbero essere uscite di peso da un mediocre romanzo giallo
americano. Non sono autentiche. In realt erano destinate
esclusivamente alla polizia. Quello che dobbiamo chiederci "Hanno
ingannato Ratchett?". A prima vista, la risposta sembrerebbe "No". Le
sue istruzioni ad Hardman sembravano alludere a un nemico "privato"
ben preciso, della cui identitera perfettamente a conoscenza. Cio se accettiamo come vera la storia di Hardman. Ma senza dubbio Ratchett
ha ricevuto almeno una lettera di natura molto diversa: quella
contenente un riferimento alla piccola Armstrong, un frammento della
quale abbiamo trovato nel suo scompartimento. Nell'eventualitche
Ratchett non se ne fosse reso conto prima, questa aveva lo scopo di
assicurarsi che capisse il motivo delle minacce alla sua vita. Questa
lettera, come ho sempre detto, non sarebbe dovuta essere trovata. La
prima preoccupazione dell'assassino stata di distruggerla. Questo stato quindi il secondo bastone fra le ruote dell'assassino. Il primo
stato la neve, il secondo la nostra ricostruzione di quel frammento.
"Che quel biglietto sia stato distrutto con tanta cura pusignificare
una sola cosa. Dev'esserci sul treno qualcuno cosintimamente legato
alla famiglia Armstrong che la scoperta di quel biglietto avrebbe
fatto cadere immediatamente i sospetti su di lui.
"Arriviamo adesso agli altri due indizi da noi trovati. Tralascio il
nettapipe. Ne abbiamo giparlato abbastanza. Passiamo al fazzoletto.
Stando alle apparenze, un indizio che incrimina direttamente una
persona la cui iniziale 'H', ed stato perso involontariamente da
questa persona."
- Esatto - disse Constantine. - Si accorge di avere perso il
fazzoletto e provvede subito a nascondere il suo nome di battesimo.
- Come correte. Arrivate a una conclusione molto prima di quanto mi
permetterei di farlo io.
- Ci sono altre alternative?
- Senza dubbio. Immaginate, per esempio, di aver commesso un delitto e
di voler far cadere i sospetti su qualcun altro. Ebbene, c'su questo
treno una certa persona amica intima della famiglia Armstrong: una
donna. Immaginate, poi, di lasciare lun fazzoletto che appartiene a
quella donna. Sarinterrogata, si scopriranno i suoi rapporti con la
famiglia Armstrong, et voil Movente e una prova che l'accusa.
- Ma in tal caso - obiettil dottore - la persona in questione,
essendo innocente, non si preoccuperebbe di nascondere la propria
identit
- Ah, davvero? E' quello che pensate? E' senza dubbio quello che
penserebbe la polizia. Ma io conosco la natura umana, amico mio, e vi
dico che di fronte alla possibilitdi essere accusata all'improvviso
di un delitto, la persona piinnocente perderebbe la testa e farebbe
le cose piassurde. No, no, la macchia d'unto e l'etichetta cambiata
non sono una prova di colpevolezza: dimostrano solo che la contessa
Andrenyi ansiosa per qualche motivo di nascondere la propria
identit
- Quale pensate possa essere il suo legame con la famiglia Armstrong?
Dice di non essere mai stata in America.
- Esatto e parla un pessimo inglese e ha un aspetto esotico che lei
accentua. Ma non dovrebbe essere difficile immaginare chi Ho appena
accennato al nome della madre della signora Armstrong. Era Linda
Arden, ed era una famosissima attrice, fra l'altro un'attrice
shakespeariana. Pensate a "Come vi piace"; la foresta di Arden e
Rosalinda. E' da lche ha tratto ispirazione per il suo nome di
attrice. Linda Arden, il nome col quale era nota in tutto il mondo,
non era il suo vero nome. Sarebbe potuto essere Goldenberg: molto
probabilmente aveva nelle vene sangue mittel-europeo, forse con una
goccia di sangue ebreo. Potrebbe darsi, signori, che la sorellina
della signora Armstrong, poco pidi una bambina all'epoca della
tragedia, fosse Helena Goldenberg, la figlia minore di Linda Arden e
che abbia sposato il conte Andrenyi quando era "attach a Washington.
- Ma la principessa Dragomiroff dice che ha sposato un inglese.
- Del quale non riesce a ricordare il nome! Ora vi chiedo, amici miei:
vi sembra verosimile? La principessa Dragomiroff amava Linda Arden
come le grandi dame amano i grandi artisti. Era madrina di una delle
sue figlie. Avrebbe davvero dimenticato il nome da sposata dell'altra
figlia? Non verosimile. No, credo di poter tranquillamente affermare
che la principessa Dragomiroff mentiva. Sapeva che Helena era su
questo treno, l'aveva vista. Si resa conto subito, non appena saputo
chi fosse realmente Ratchett, che sarebbe stata sospettata. E perci
quando la interroghiamo sulla sorella, si affretta a mentire: si
esprime in modo vago, non riesce a ricordare, ma "crede che Helena
abbia sposato un inglese". Un suggerimento il pilontano possibile
dalla verit
Uno dei camerieri del vagone ristorante entrdalla porta in fondo
alla carrozza e si avvicinloro. Si rivolse a Monsieur Bouc. - Devo
servire la cena, monsieur? E' pronta gida un po'.
Monsieur Bouc guardPoirot. Questi annu - Fate servire la cena.
Il cameriere scomparve attraverso la porta all'altro capo della
carrozza. Si sentsuonare il campanello e la sua voce che risuonava
stentorea: - Premier service. Le d螽er est servi. Premier d螽er: primo
turno.


4. Una macchia d'unto su un passaporto ungherese.

Poirot sedette a tavola con Monsieur Bouc e il dottore.
La compagnia riunita nel vagone ristorante era molto depressa.
Parlavano poco. Perfino la loquace signora Hubbard era insolitamente
silenziosa. Mentre si sedeva mormor - Credo di non avere il coraggio
di mandare giniente - e si servdi tutto quanto le veniva offerto,
incoraggiata dalla svedese, che sembrava considerarla una sua
paziente.
Prima che venisse servito il pasto, Poirot si era avvicinato al capo
cameriere e gli aveva mormorato qualche cosa. Constantine credette di
capire quali istruzioni gli avesse dato quando notcome il conte e la
contessa Andrenyi fossero sempre serviti per ultimi, e come alla fine
del pasto venisse presentato loro in ritardo il conto. Ne seguche il
conte e la contessa rimasero per ultimi nel vagone ristorante.
Quando finalmente si alzarono e si diressero alla porta, Poirot balz in piedi e li segu - Pardon, madame, avete perso il fazzoletto.
Le tendeva il fazzolettino con il monogramma.
Lei lo prese, lo guarde glielo restitu - Vi sbagliate, monsieur,
non il mio fazzoletto.
- Non il vostro fazzoletto? Ne siete certa?
- Assolutamente certa, monsieur.
- Eppure la vostra iniziale, madame, la lettera H.
Il conte fece un movimento brusco. Ignorandolo, Poirot fissava in
volto la contessa.
Restituendogli con fermezza lo sguardo, lei rispose: - Non capisco,
monsieur. Le mie iniziali sono E.A.
- Non credo. Il vostro nome Helena, non Elena. Helena Goldenberg, la
figlia minore di Linda Arden. Helena Goldenberg, la sorella della
signora Armstrong.
Seguper qualche minuto un silenzio di morte. Il conte e la contessa
erano impalliditi. In tono pidolce, Poirot disse: - E' inutile
negare. E' la verit vero?
- Vi chiedo, monsieur, con quale diritto... - esplose il conte
infuriato.
Lei lo interruppe, sollevando la mano alle sue labbra. - No, Rudolph.
Lasciami parlare. E' inutile negare quanto afferma questo signore.
Sarebbe meglio sederci e parlarne.
La sua voce era cambiata. Aveva ancora la ricchezza di tono, ma si era
fatta all'improvviso pichiara, tagliente e incisiva. Per la prima
volta, era una voce decisamente americana.
Il conte tacque. Obbedal suo gesto e sedettero entrambi dirimpetto a
Poirot.
- La vostra affermazione esatta, monsieur - disse la contessa. -
Sono Helena Goldenberg, la sorella minore della signora Armstrong.
- Non mi avete messo al corrente di questo fatto stamattina, madame la
Comtesse.
- No.
- In realt tutto quello che vostro marito e voi mi avete detto stato un tessuto di bugie.
- Monsieur! - gridil conte.
- Non andare in collera, Rudolph. Monsieur Poirot si esprime un po'
brutalmente, ma quanto dice innegabile.
- Sono lieto che lo ammettiate cosspontaneamente, madame. Mi direte
ora il motivo per cui lo avete fatto e per cui avete anche cambiato il
vostro nome di battesimo sul passaporto.
- Quella stata esclusivamente opera mia - intervenne il conte.
- Non vi sardifficile, Monsieur Poirot - disse pacatamente Helena -
indovinare le mie ragioni, le nostre ragioni. L'uomo che stato
ucciso quello che ha assassinato la mia nipotina, che ha ucciso mia
sorella, che ha spezzato il cuore di mio cognato. Tre fra le persone
che amavo di pie che rappresentavano la mia famiglia, il mio mondo!
- Aveva un tono appassionato. Era un'autentica figlia di sua madre, di
una donna che con la sua arte aveva commosso fino alle lacrime
migliaia di spettatori. - Di tutti quelli che si trovano su questo
treno - prosegu- io sola avevo probabilmente un ottimo movente per
ucciderlo.
- E non lo avete fatto, madame?
- Vi giuro di no, Monsieur Poirot, e mio marito sa, e giurera sua
volta, che per quanto sia stata tentata di farlo non ho alzato un dito
contro quell'uomo.
- Vi do anch'io la mia parola d'onore, signore - disse il conte - che
la notte scorsa Helena non mai uscita dal suo scompartimento. Ha
preso un sonnifero, proprio come vi ho detto. E' del tutto innocente.
Poirot spostlo sguardo dall'uno all'altra.
- Sul mio onore - ripetil conte.
Poirot scosse appena il capo. - Eppure vi siete preso la
responsabilitdi cambiare il nome sul passaporto?
- Considerate la mia posizione, Monsieur Poirot. - Il conte parlava
con sincerite passione. - Credete che potessi sopportare il pensiero
di mia moglie trascinata in un sordido caso poliziesco? Era innocente,
lo sapevo, ma quanto ha detto vero: a causa del suo legame con la
famiglia Armstrong, sarebbe stata subito sospettata. Sarebbe stata
interrogata, forse arrestata. Dal momento che la cattiva sorte ci
aveva fatto salire sullo stesso treno di quell'uomo, Ratchett, non
c'era che una cosa da fare, ne ero certo. Riconosco di avervi mentito,
monsieur: in tutto cio tranne che in una cosa. Mia moglie non mai
uscita dal suo scompartimento, ieri notte. - Aveva parlato con una
sinceritche era difficile mettere in dubbio.
- Non dico di non credervi, monsieur - disse lentamente Poirot. - So
che la vostra una famiglia antica e orgogliosa. Sarebbe davvero una
grande amarezza per voi che vostra moglie venisse trascinata in un
clamoroso processo. Vi comprendo perfettamente. Ma come spiegate
allora la presenza del fazzoletto di vostra moglie nello
scompartimento del morto?
- Quel fazzoletto non mio, monsieur - ripetla contessa.
- Malgrado l'iniziale?
- Malgrado l'iniziale. Ho fazzoletti simili a questo, ma nessuno di
questo stesso modello. So, naturalmente, di non poter sperare che mi
crediate, ma vi assicuro che cos Quel fazzoletto non mio.
- Potrebbe esservi stato messo da qualcuno allo scopo di accusarvi?
Lei sorrise. - Cercate di farmi dire che dopotutto mio? Ma non lo davvero, Monsieur Poirot. - Aveva parlato con profonda sincerit
- Perch allora se il fazzoletto non vostro, avete cambiato il nome
sul passaporto?
Fu il conte a rispondere. - Perchabbiamo sentito che era stato
trovato un fazzoletto con l'iniziale H ricamata. Ne abbiamo parlato
insieme prima di essere interrogati. Ho fatto notare a Helena che se
si fosse visto che il suo nome incominciava con una H, sarebbe stata
subito sottoposta a un interrogatorio pirigoroso. Ed era cos semplice... abbiamo fatto in fretta a cambiare Helena in Elena.
- Avete tutti i presupposti di uno splendido criminale, monsieur le
Comte - osservPoirot. - Un notevole ingegno e un'evidente mancanza
di rimorso nella ferma decisione di ingannare la giustizia.
- Oh, no, no. - La giovane donna si sporse in avanti. - Vi ha spiegato
come andata, Monsieur Poirot. - Passdal francese all'inglese. -
Ero terrorizzata, terrorizzata a morte, capite. Era stato cos terribile, quella volta, e dover rivivere tutto... ed essere
sospettata e forse gettata in prigione. Ero morta di paura, Monsieur
Poirot. Non riuscite a capirlo? - la sua voce era profonda, ricca,
implorante, la voce della figlia della grande Linda Arden.
Poirot la guardsevero. - Se devo credervi, madame, e non dico che vi
creder dovete aiutarmi.
- Aiutarvi?
- S Il movente di questo delitto va cercato nel passato, nella
tragedia che ha distrutto la vostra casa e gettato un'ombra di
infelicitsulla vostra giovane vita. Riportatemi al passato,
mademoiselle, perchpossa trovarvi l'aggancio che spieghertutto.
- Che cosa puesserci da dirvi? Sono tutti morti - mormorlei. -
Tutti morti, tutti: Robert, Sonia, la cara, piccola Daisy. Era cos dolce, cosfelice, aveva dei ricci tanto belli. Eravamo tutti pazzi
di lei.
- C'stata un'altra vittima, madame. Una vittima indiretta, si
potrebbe dire.
- La povera Susanne? S me n'ero dimenticata. La polizia l'aveva
interrogata. Erano convinti che avesse qualcosa a che fare con il
rapimento. Forse era vero, ma se cos lo ha fatto senza rendersene
conto. Credo che avesse chiacchierato alla leggera con qualcuno,
informandolo sugli orari delle uscite di Daisy. La poverina ne era
terribilmente sconvolta: pensava di essere ritenuta responsabile. -
Rabbrivid - Si gettata dalla finestra. Oh! E' stato orribile. - Si
nascose il volto tra le mani.
- Di che nazionalitera, madame?
- Francese.
- Come si chiamava di cognome?
- E' assurdo, ma non riesco a ricordarlo. La chiamavamo tutti Susanne.
Una ragazza allegra e carina. Era affezionata a Daisy.
- Era cameriera nella nursery, vero?
- S
- E chi era la bambinaia?
- Un'infermiera diplomata. Si chiamava Stengelberg. Anche lei era
affezionata a Daisy e a mia sorella.
- E adesso, madame, desidero che riflettiate bene prima di rispondere
alla mia domanda. Dal momento in cui siete salita su questo treno,
avete visto qualcuno che conoscevate?
Lei lo fisssbalordita. - Io? No, assolutamente nessuno.
- E la principessa Dragomiroff?
- Oh, lei? La conosco, naturalmente. Credevo intendeste qualcuno...
qualcuno di quell'epoca.
- E' quello che intendevo, madame. E adesso riflettete bene. Ricordate
che sono passati alcuni anni. Quella persona potrebbe aver cambiato
aspetto.
Helena medita lungo. Poi disse: - No, sono sicura di no.
- Anche voi eravate una ragazzina a quell'epoca. Non c'era nessuno che
sovrintendesse i vostri studi o si occupasse di voi?
- Oh, s avevo una virago, una specie di istitutrice per me e di
segretaria per Sonia. Era inglese, o piuttosto scozzese: una donna
grossa con i capelli rossi.
- Come si chiamava?
- Signorina Freebody.
- Vecchia o giovane?
- A me sembrava spaventosamente vecchia, ma immagino che non potesse
avere pidi quarant'anni. Susanne si occupava dei miei vestiti e mi
faceva da cameriera.
- E non c'erano altri in casa?
- Solo domestici.
- E siete certa, assolutamente certa, madame, di non aver riconosciuto
nessuno su questo treno?
- Nessuno, monsieur. Assolutamente nessuno - rispose Helena con tono
sincero.


5. Il nome di battesimo della principessa Dragomiroff.

Quando il conte e la contessa se ne furono andati, Poirot guardgli
altri due.
- Come vedete - disse - facciamo progressi.
- Ottimo lavoro - approvMonsieur Bouc. - Quanto a me, non mi sarei
mai sognato di sospettare il conte e la contessa Andrenyi. Confesser di averli giudicati assolutamente "hors de combat". Immagino che non
ci siano dubbi che sia lei la colpevole? E' piuttosto triste. Ma non
la ghigliottineranno. Ci sono circostanze attenuanti. Qualche anno di
prigione, ecco tutto.
- Siete davvero convinto della sua colpevolezza.
- Non possono certo esservi dubbi, amico mio! Ho pensato che i vostri
modi rassicuranti avessero solo lo scopo di appianare le cose finch non ci tireranno fuori dalla neve e non potroccuparsene la polizia.
- Non credete a quanto ha affermato recisamente il conte, sul suo
onore: che la moglie innocente?
- Naturalmente, mon cher, che altro avrebbe potuto dire? Adora la
moglie. Vuole salvarla. Ha mentito molto bene, proprio come un gran
signore, ma come potrebbe non essere una menzogna?
- Ebbene, ho avuto la netta impressione che potesse essere la verit
- No, no. Il fazzoletto, ricordate. Il fazzoletto chiude l'argomento.
- Oh, non sono tanto sicuro del fazzoletto. Vi ho sempre detto che
c'erano due possibilitquanto alla proprietaria di quel fazzoletto.
- Tuttavia... - Monsieur Bouc s'interruppe. La porta in fondo alla
carrozza si era aperta, e la principessa Dragomiroff entrnel vagone
ristorante. Venne dritta verso di loro e i tre uomini si alzarono in
piedi.
Lei si rivolse a Poirot. - Credo che abbiate un mio fazzoletto,
monsieur - disse.
Poirot lanciuno sguardo di trionfo agli altri due. - E' questo,
madame? - Le mostril quadratino di batista.
- E' questo. Ha la mia iniziale in un angolo.
- Ma questa la lettera H, madame la Princesse - disse Monsieur Bouc.
- Scusatemi, ma il vostro nome di battesimo Natalia.
Lei lo guardfreddamente. - E' esatto, monsieur. I miei fazzoletti
hanno sempre l'iniziale in caratteri cirillici. H in russo N.
Monsieur Bouc sembralquanto mortificato. C'era qualcosa in quella
vecchia signora indomabile che lo metteva a disagio.
- Non ci avete detto che questo fazzoletto vi apparteneva durante
l'interrogatorio di stamattina.
- Non me lo avete chiesto - replicseccamente la principessa.
- Vi prego, madame, sedete - disse Poirot.
Lei sospir - Immagino che tanto valga. - Sedette. - Non necessario
farla lunga, signori. La vostra prossima domanda sar come mai il
fazzoletto stato trovato per terra accanto al corpo di un uomo
assassinato? La mia risposta che non ne ho la pilontana idea.
- Non ne avete davvero la pilontana idea?
- Assolutamente nessuna.
- Perdonatemi, madame, ma quanto possiamo fidarci della veridicit delle vostre risposte?
Poirot aveva parlato a voce bassissima. La principessa Dragomiroff gli
rispose sprezzante.
- Immagino vi riferiate al fatto che non vi ho detto che Helena
Andrenyi era la sorella della signora Armstrong?
- In effetti ci avete deliberatamente mentito su questo argomento.
- Certo. Lo farei di nuovo. La madre una mia amica. Credo nella
lealtverso i propri amici, la propria famiglia e la propria casta.
- E non credete nel fare quanto sta in voi per promuovere gli scopi
della giustizia?
- In questo caso ritengo che giustizia, autentica giustizia, sia stata
fatta.
Poirot si sporse in avanti. - Cercate di capire il mio problema,
madame. Posso credervi, perfino in questa faccenda del fazzoletto? O
proteggete la figlia della vostra amica?
- Oh! Capisco che cosa volete dire. - Il suo volto si aprin un
sorriso sardonico. - Ebbene, la mia affermazione puessere facilmente
provata, monsieur. Vi darl'indirizzo di chi mi ha fatto il
fazzoletto, a Parigi. Non avrete che da mostrare loro questo e vi
diranno che lo hanno confezionato su mia ordinazione pidi un anno
fa. Il fazzoletto mio, monsieur. - Si alzin piedi. - C'qualche
altra cosa che desiderate chiedermi?
- La vostra cameriera non ha riconosciuto il fazzoletto quando glielo
abbiamo mostrato stamattina, madame.
- Deve averlo riconosciuto. Lo ha visto e non ha detto nulla? Ah,
bene, cidimostra che sa essere fedele anche lei. - Con un lieve
cenno del capo, uscdal vagone ristorante.
- Dunque era cos- mormorPoirot. - Ho notato una impercettibile
esitazione quando ho chiesto alla cameriera se sapesse a chi
apparteneva il fazzoletto. Non sapeva se riconoscere o no che era
della padrona. Ma come si inserisce tutto ciin quella mia curiosa
idea centrale? S potrebbe essere.
- Ah! - disse Monsieur Bouc - una vecchia terribile, quella!
- Potrebbe avere ucciso Ratchett? - chiese Poirot al dottore.
Lui scosse il capo.
- Quei colpi, quelli inferti con tanta forza da trapassare il muscolo,
nessuno con un fisico cosfragile avrebbe mai potuto vibrarli, mai.
- Ma i pideboli?
- I pideboli s
- Pensavo - disse Poirot - all'incidente di stamattina, quando le ho
detto che la sua forza consisteva nella volontpiuttosto che nel
braccio. Quell'osservazione era in realtuna trappola. Volevo vedere
se si sarebbe guardata il braccio destro o il sinistro. Se li guardati entrambi. Ma mi ha dato una strana risposta: "No, non ho
forza in questi" ha detto. "Non so se dolermene o rallegrarmene". Una
strana osservazione. Mi conferma nelle mie convinzioni su questo
delitto.
- Non ha risolto il problema di chi sia mancino.
- No. Fra parentesi, avete notato che il conte Andrenyi tiene il
fazzoletto nel taschino destro?
Monsieur Bouc scosse il capo. La sua mente ritornalle rivelazioni
sbalorditive dell'ultima mezz'ora. - Bugie, e ancora bugie mormor -
Mi sbalordisce la quantitdi bugie che ci hanno detto stamattina.
- Ne scopriremo altre - disse Poirot.
- Lo pensate?
- Resterei molto deluso se cosnon fosse.
- Tanta doppiezza terribile - disse Monsieur Bouc. - Ma a voi sembra
piacere - aggiunse in tono di rimprovero.
- Ha i suoi vantaggi - disse Poirot. - Se mettete la veritdavanti a
chiunque abbia mentito, di solito la riconosce: spesso per pura
sorpresa. Basta congetturare esattamente per ottenere questo effetto.
E l'unico modo di procedere nel nostro caso. Scelgo un passeggero a
turno, esamino la sua deposizione e mi dico: "Se il tale e il tal
altro mentono, su quale punto mentono e perch". E mi rispondo che se
mentono... se, notate bene... puessere solo per un certo motivo e su
un certo punto. Lo abbiamo gifatto con successo con la contessa
Andrenyi. Continueremo a provare questo metodo su molte altre persone.
- E se quanto immaginate si rivelasse falso, amico mio?
- In tal caso almeno una persona sarcompletamente libera da ogni
sospetto.
- Ah! Intendete procedere per eliminazione.
- Proprio cos
- E a chi tocca ora?
- Tocca al "pukka sahib", il colonnello Arbuthnot.


6. Il colonnello Arbuthnot viene interrogato per la seconda volta.

Il colonnello Arbuthnot era palesemente irritato di essere stato
convocato per la seconda volta nel vagone ristorante. Il suo volto
aveva un'espressione quanto mai minacciosa, mentre si sedeva dicendo:
- Ebbene?
- Mille scuse per dovervi disturbare una seconda volta - disse Poirot
- ma c'ancora qualche informazione che penso siate in grado di
darci.
- Davvero? Lo ritengo improbabile.
- Tanto per cominciare, vedete questo nettapipe?
- Certo.
- E' vostro?
- Non so. Non ci metto il mio sigillo, sapete.
- Vi rendete conto, colonnello Arbuthnot, di essere l'unico uomo fra i
passeggeri della carrozza Istanbul-Calais a fumare la pipa?
- In tal caso, probabilmente mio.
- Sapete dov'stato trovato?
- Neanche per sogno.
- Presso il corpo dell'uomo assassinato.
Il colonnello Arbuthnot sollevle sopracciglia.
- Potreste dirci, colonnello Arbuthnot, come puessere arrivato l
- Volete dire se l'ho lasciato io? La risposta no.
- Siete mai entrato nello scompartimento del signor Ratchett?
- Non ho mai rivolto la parola a quell'uomo.
- Non gli avete mai rivolto la parola e non l'avete assassinato?
Le sopracciglia del colonnello si sollevarono di nuovo ironicamente. -
Se cosfosse, assai improbabile che ve ne metta al corrente. Ma si
dil caso che non abbia assassinato quel tipo.
- Ah, bene - mormorPoirot. - Non ha importanza.
- Chiedo scusa?
- Ho detto che non ha importanza.
- Oh! - Arbuthnot sembrmortificato. GuardPoirot a disagio.
- Perch vedete - continul'ometto - il nettapipe non ha alcuna
importanza. Posso spiegarne la presenza in molti altri modi
soddisfacenti.
Arbuthnot lo fissstupito.
- Il motivo per cui volevo parlarvi, in realt completamente
diverso - proseguPoirot. - Forse la signorina Debenham vi ha detto
che ho udito per caso alcune sue parole rivolte a voi alla stazione di
Konya?
Arbuthnot non rispose.
Vi ha detto: "Non ora. Quando sartutto finito. Quando ce lo saremo
lasciato alle spalle". Sapete a che cosa si riferissero quelle parole?
- Mi dispiace, Monsieur Poirot, ma devo rifiutarmi di rispondere a
questa domanda.
- Pourquoi?
- Vi suggerisco - disse freddamente il colonnello - di chiedere alla
stessa signorina Debenham il significato di quelle parole.
- E' quello che ho fatto.
- E si rifiutata di dlrvelo?
- S
- In tal caso dovrebbe essere perfettamente chiaro, perfino a voi, che
le mie labbra sono sigillate.
- Non tradirete il segreto di una signora?
- Potete metterla cos se preferite.
- La signorina Debenham mi ha detto che si riferiva a una sua faccenda
privata.
- Perchnon accettare la sua parola?
- Perch caro colonnello Arbuthnot, la signorina Debenham quella
che si potrebbe definire una persona altamente sospetta.
- Sciocchezze - protestil colonnello con calore.
- Non sono sciocchezze.
- Non avete assolutamente nulla contro di lei.
- Non il fatto che la signorina Debenham fosse istitutrice e dama di
compagnia presso la famiglia Armstrong all'epoca del rapimento della
piccola Daisy Armstrong? - Per un attimo ci fu un silenzio di tomba.
Poirot annubenevolmente. - Come vedete - disse - sappiamo pidi
quanto pensiate. Se la signorina Debenham innocente, perchha
tenuto nascosto questo fatto? Perchmi ha detto di non essere mai
stata in America?
Il colonnello si schiarla voce. - Non possibile che vi sbagliate?
- Non mi sbaglio affatto. Perchla signorina Debenham mi ha mentito?
Il colonnello Arbuthnot alzle spalle. - Farete meglio a chiederlo a
lei. Continuo a pensare che vi sbagliate.
Poirot alzla voce e chiam Uno dei camerieri del ristorante arriv dall'altro capo della carrozza. - Andate a chiedere alla signora
inglese del numero 11 se vuole essere tanto gentile da venire qui.
- Bien, monsieur.
Il cameriere si allontan I quattro uomini rimasero seduti in
silenzio. Il viso del colonnello Arbuthnot sembrava scolpito nel
legno.
Ritornil cameriere. - La signora viene subito, monsieur.
- Grazie.
Pochi minuti dopo, entrava nel vagone ristorante Mary Debenham.


7. L'identitdi Mary Debenham.

Non aveva il cappello. Teneva la testa alta in atteggiamento quasi di
sfida. L'onda dei suoi capelli sulla fronte, la curva delle narici,
facevano pensare alla polena di una nave che fendesse coraggiosamente
le onde impetuose. In quel momento era bella. I suoi occhi si
rivolsero per un attimo ad Arbuthnot: solo per un attimo.
- Volete parlarmi? - disse a Poirot.
- Voglio chiedervi, mademoiselle, perchstamattina ci avete mentito.
- Mentito? Non so di che cosa parliate.
- Ci avete nascosto il fatto che all'epoca della tragedia Armstrong
abitavate in quella casa. Mi avete detto di non essere mai stata in
America.
La vide vacillare per un attimo e subito riprendersi. - S- disse. -
E' vero.
- No, mademoiselle, era falso.
- Mi avete frainteso. Intendevo dire: vero che vi ho mentito.
- Ah, lo riconoscete?
Le sue labbra si curvarono in un sorriso. - Certamente. Dal momento
che lo avete scoperto.
- Quanto meno siete sincera, mademoiselle.
- Sembra che non mi resti altro da fare.
- Be', questo naturalmente vero. E adesso, mademoiselle, posso
chiedervi perchci avete nascosto la verit
- Credevo che il motivo fosse chiaro, Monsieur Poirot.
- Non per me, mademoiselle.
- Devo guadagnarmi la vita - disse lei con voce pacata, priva di
emozione, con una sfumatura di durezza.
- Volete dire...?
Lei lo guarddritto in volto. - Che cosa sapete, Monsieur Poirot,
della lotta che si conduce per ottenere e mantenere un impiego
decente? Credete che una ragazza che stata fermata perchcoinvolta
in un caso di omicidio, il cui nome e le cui fotografie sono state
stampate sui giornali inglesi... credete che una qualsiasi signora
inglese della classe media sarebbe disposta ad assumere questa ragazza
come istitutrice della figlia?
- Non vedo perchno, se non avete alcuna colpa.
- Oh, colpa! Non si tratta di colpa, ma di pubblicit Fino a questo
momento, Monsieur Poirot, ho avuto successo nella vita. Ho avuto posti
di lavoro piacevoli e ben remunerati. Non avrei rischiato la posizione
che avevo raggiunto senza un buon motivo per farlo.
- Mi azzardera suggerire, mademoiselle, che sarei stato miglior
giudice io della cosa.
Lei alzle spalle.
- Mi avreste potuto aiutare, per esempio, nell'identificazione.
- Che cosa intendete dire?
- E' mai possibile, mademoiselle, che non abbiate riconosciuto nella
contessa Andrenyi la sorella minore della signora Armstrong, alla
quale avete insegnato a New York?
- La contessa Andrenyi? No. - Scosse il capo. - Potrsembrarvi
incredibile, ma non l'ho riconosciuta. Era ancora una ragazzina quando
l'ho conosciuta, capite. E' vero che la contessa mi ricordava
qualcuno: mi chiedevo chi. Ha un aspetto cosesotico... non l'avrei
mai messa in relazione con la scolaretta americana. E' vero che l'ho
guardata solo superficialmente quando entrata nel vagone ristorante.
Ho notato i suoi abiti pidella sua faccia. - Sorrise. - Alle donne
capita! E poi, be', avevo i miei pensieri.
- Non volete rivelarmi il vostro segreto, mademoiselle? - La voce di
Poirot era dolce e persuasiva.
- Non posso, non posso - disse lei a bassa voce. E a un tratto, senza
preavviso, croll nascondendo il volto fra le braccia distese e
piangendo come se le si spezzasse il cuore.
Il colonnello balzin piedi e si fermgoffamente accanto a lei. -
Io... guardate un po'... - Si interruppe e, voltandosi, lanciuno
sguardo minaccioso a Poirot. - Vi fara pezzi, piccolo, sporco
ficcanaso - disse.
- Monsieur - protestMonsieur Bouc.
Arbuthnot si era voltato di nuovo verso la ragazza. - Mary, in nome di
Dio...
Lei balzin piedi. - Non nulla. Sto bene. Non avete pibisogno di
me, vero, Monsieur Poirot? Se cosfosse, dovrete venire a cercarmi.
Oh, che figura da sciocca, che figura da sciocca sto facendo!
Corse fuori dal vagone. Arbuthnot, prima di seguirla, si voltdi
nuovo verso Poirot. - La signorina Debenham non ha niente a che fare
con questa faccenda: niente, capite? E se la importunerete in
qualsiasi modo, dovrete fare i conti con me. - Usca grandi passi.
- Mi piace vedere gli inglesi arrabbiati - disse Poirot. - Sono molto
divertenti. Pisono emozionati, meno controllano il linguaggio.
Ma Monsieur Bouc non era interessato alle reazioni emotive degli
inglesi. Era traboccante di ammirazione per l'amico.
- Mon cher, vous 皻es 廧atant - grid - Avete indovinato un'altra
volta. C'est formidable.
- E' incredibile come pensiate a queste cose - disse il dottor
Constantine con ammirazione.
- Oh, questa volta non rivendico alcun merito. Non ho indovinato.
Praticamente me lo ha detto la contessa Andrenyi.
- Comment? Certamente no?
- Vi ricordate che le ho chiesto della sua istitutrice, o dama di
compagnia? Avevo gideciso che se Mary Debenham era coinvolta nella
vicenda, doveva occupare un posto del genere in famiglia.
- S ma la contessa Andrenyi vi ha descritto una persona
completamente diversa.
- Proprio cos Una donna alta e grossa, di mezza et con i capelli
rossi: esattamente l'opposto della signorina Debenham, a tal punto da
colpire l'attenzione. Ma poi ha dovuto inventare in fretta un nome, ed
stato qui che un'inconscia associazione di idee l'ha tradita. Ha
detto signorina Freebody, ricordate.
- S
- Eh bien, forse non lo sapete, ma a Londra c'un negozio che fino a
poco tempo fa si chiamava Debenham e Freebody. Con il nome Debenham in
testa, la contessa ne ha cercato in fretta un altro, e il primo che le
venuto in mente stato Freebody. Naturalmente ho capito subito.
- Ecco un'altra bugia. Perchmentire?
- Probabilmente sempre per lealt Rende le cose un po' difficili.
- Ma foi - proruppe Monsieur Bouc con veemenza. - Ma mentono tutti su
questo treno?
- E' quello che scopriremo - disse Poirot.


8. Altre rivelazioni sorprendenti.

- Niente mi stupirebbe piormai - disse Monsieur Bouc. - Niente!
Anche se scoprissimo che tutti su questo treno appartengono alla
famiglia Armstrong, non mi stupirei.
- E' un'osservazione molto profonda - disse Poirot. - Vi piacerebbe
sentire che cosa ha da dire a questo proposito il vostro favorito,
l'italiano?
- State per indovinare di nuovo?
- Esattamente.
- E' davvero un caso straordinario - disse Constantine.
- No, molto naturale.
Monsieur Bouc alzle braccia al cielo in un comico gesto di
disperazione. - Se lo chiamate naturale, mon ami... - Gli mancarono le
parole.
Poirot aveva nel frattempo chiesto al cameriere del ristorante di
chiamare Antonio Foscarelli. Il grosso italiano aveva un'espressione
guardinga quando entr Lanciava sguardi apprensivi a destra e a
sinistra come un animale braccato.
- Che cosa volete? - chiese. - Non ho niente da dirvi, niente, capite!
- Battil pugno sul tavolo.
- S avete qualche altra cosa da dirci - replicPoirot con fermezza.
- La verit
- La verit - Foscarelli guardPoirot con un certo disagio. La
sicurezza e la cordialiterano scomparse dai suoi modi.
- Mais oui. Pudarsi che io la conosca gi Ma sarun punto a vostro
favore se me la rivelerete spontaneamente.
- Parlate come la polizia americana. "Sputa il rospo" quello che
dicono. "Sputa il rospo."
- Ah! Dunque sapete qualcosa della polizia di New York?
- No, no, mai. Non sono riusciti a provare nulla contro di me, ma non
perchnon ci abbiano tentato.
- Si trattava del caso Armstrong, vero? - disse pacatamente Poirot. -
Eravate l'autista?
I suoi occhi affrontarono quelli dell'italiano. L'uomo aveva perso la
sua arroganza. Sembrava un pallone sgonfiato.
- Se lo sapete, perchchiederlo?
- Perchstamattina avete mentito?
- Per motivi d'affari. Inoltre, non mi fido della polizia yugoslava.
Odiano gli italiani. Non mi avrebbero reso giustizia!
- Forse proprio giustizia quella che vi avrebbero reso!
- No, no, non ho niente a che fare con la faccenda di stanotte. Non
sono mai uscito dal mio scompartimento. Quell'inglese con la faccia
lunga pudirvelo. Non sono stato io a uccidere quel maiale, quel
Ratchett. Non potete provare nulla contro di me.
Poirot scriveva qualcosa su un foglio di carta. Alzlo sguardo e
disse pacatamente: - Benissimo. Potete andare.
Foscarelli indugiava, a disagio. - Vi rendete conto che non sono stato
io, che non avrei potuto averci niente a che fare?
- Vi ho detto che potete andare.
- E' una congiura. Volete beccare me? Tutto per un maiale che avrebbe
dovuto finire sulla sedia elettrica! E' stata un'infamia che non ci
sia finito. Se si fosse trattato di me, se fossi stato io a essere
arrestato.
- Ma non siete stato voi. Voi non avevate niente a che fare con il
rapimento della bambina.
- Che cosa dite? Perbacco, quella piccolina era la gioia della casa.
Tonio, mi chiamava. Si sedeva in macchina e fingeva di tenere il
volante. Tutti l'adoravano! Perfino la polizia arrivata a capirlo. -
La sua voce si era fatta pidolce. Gli si riempirono gli occhi di
lacrime. Girbruscamente sui tacchi e usca grandi passi dal vagone.
- Pietro! - chiamPoirot.
Il cameriere del vagone ristorante arrivdi corsa.
- Il numero 10, la signora svedese.
- Bien, monsieur.
- Un'altra? - gridMonsieur Bouc. - Ah, no, non possibile. Vi dico
che non possibile.
- Dobbiamo sapere, mon cher. Anche se alla fine si dimostrerche
chiunque su questo treno aveva un movente per uccidere Ratchett,
dobbiamo sapere. Quando sapremo, potremo decidere di chi la colpa.
- Mi gira la testa - gemette Monsieur Bouc.
Greta Olhsson venne accompagnata premurosamente dal cameriere.
Piangeva amaramente.
Si lascicadere sulla sedia davanti a Poirot e continua piangere in
un grande fazzoletto.
- Non vi sgomentate, mademoiselle. Non vi sgomentate. - Poirot le
battsulla spalla. - Solo poche parole di verit ecco tutto. Eravate
la bambinaia della piccola Daisy Armstrong?
- E' vero, vero - pianse la donna. - Ah, era un angelo, un
angioletto, dolce e fiducioso. Non conosceva che amore e bont ed stata rapita da quell'uomo malvagio, trattata crudelmente... e la
povera madre, e l'altro piccolo che non mai venuto al mondo... Non
potete capire, non potete sapere: se ci foste stato, come me, se
aveste visto quella terribile tragedia... Avrei dovuto dirvi la verit questa mattina. Ma avevo paura. Ero coscontenta che quell'uomo
malvagio fosse morto, che non potesse piuccidere e torturare
bambini. Ah! Non posso parlare, non ho parole...
Poirot continuava a batterle dolcemente sulla spalla. - Su, su
capisco, capisco tutto, vi dico. Non vi faraltre domande. Mi basta
che abbiate ammesso quella che so essere la verit Capisco, vi dico.
Scossa dai singhiozzi che le impedivano ormai di parlare, Greta
Olhsson si alze si avviciecamente verso la porta. Quando vi giunse
si scontrcon un uomo che entrava. Era il cameriere, Masterman.
Anddritto da Poirot e parlcon la sua solita voce pacata e priva di
emozione. - Spero di non intromettermi, signore. Ho pensato che fosse
meglio venire subito e dirvi la verit Durante la guerra ero
l'attendente del colonnello Armstrong, signore, e poi sono stato suo
cameriere a New York. Temo di averlo tenuto nascosto, stamattina. Ho
fatto molto male, signore, e ho pensato che fosse meglio venire a
togliermi questo peso dallo stomaco. Ma mi auguro che non sospettiate
in alcun modo di Tonio, signore. Il vecchio Tonio non farebbe male a
una mosca. E posso giurarvi che non ha mai lasciato lo scompartimento
per tutta la notte. Perci vedete, non puessere stato lui, signore.
Tonio puessere uno straniero, signore, ma una persona buonissima.
Poirot lo guardcon fermezza. - E' tutto quello che avete da dire?
- E' tutto, signore.
Tacque, e poichPoirot non parlava fece un piccolo inchino e, dopo un
attimo di esitazione, uscdal vagone ristorante tranquillamente e
senza rumore come vi era entrato.
- E' piincredibile e pazzesco di qualsiasi "roman policier" che io
abbia mai letto - disse il dottor Constantine.
- Sono d'accordo con voi - dichiarMonsieur Bouc. - Dei dodici
passeggeri di questa carrozza, nove si sono rivelati coinvolti in
qualche modo nel caso Armstrong. Chi saril prossimo, mi chiedo?
- Posso quasi rispondere alla vostra domanda - disse Poirot. - Ecco
qua il nostro investigatore americano, Monsieur Hardman.
- Viene anche lui a confessare?
Prima che Poirot avesse il tempo di rispondere, l'americano era
arrivato al loro tavolo. Li fisscon espressione accorta e,
sedendosi, disse in tono strascicato: - Che cosa succede su questo
treno, vorrei sapere? Mi sembra un manicomio.
Poirot gli strizzl'occhio. - Siete proprio certo, signor Hardman, di
non essere stato giardiniere in casa Armstrong?
- Non avevano giardino - rispose il signor Hardman.
- O maggiordomo?
- Non sono abbastanza spocchioso per un posto come quello. No, non ho
mai avuto niente a che fare con casa Armstrong, ma incomincio a
credere di essere l'unico su questo treno! Vi sembra possibile?
- Non si punegare che ci sia da stupirsi - disse benevolmente
Poirot.
- C'est rigolo - esplose Monsieur Bouc.
- Vi siete fatto qualche idea su questo delitto, Monsieur Hardman? -
Chiese Poirot.
- No, signore. Mi ha messo a terra. Non so come spiegarlo. Non possono
essere tutti coinvolti, ma quale sia il colpevole superiore alle mie
forze. Come siete riuscito a scoprire tutto, vorrei sapere.
- Mi sono limitato a indovinare.
- In tal caso, credetemi, siete un indovino niente male. S lo dico
forte, siete un indovino niente male. - Il signor Hardman si sporse,
guardando Poirot ammirato. - Mi scuserete - disse - ma nessuno lo
crederebbe, guardandovi. Vi faccio tanto di cappello. Davvero.
- Siete troppo buono, Monsieur Hardman.
- Niente affatto. Devo riconoscervelo.
- Tuttavia - disse Poirot - il problema non ancora risolto. Possiamo
dire di sapere con certezza chi ha ucciso Monsieur Ratchett?
- Escludetemi - disse il signor Hardman. - Io non dico assolutamente
nulla. Sono solo pieno di giusta ammirazione. E quanto agli altri due
sui quali non avete ancora indovinato nulla? La vecchia signora
americana e la cameriera? Possiamo dare per scontato che sono le
uniche innocenti su questo treno, immagino?
- A meno di non riuscire a farle entrare nella nostra piccola
collezione come, diciamo, governante e cuoca di casa Armstrong.
- Be', niente mi stupirebbe pi ormai - disse il signor Hardman con
tranquilla rassegnazione. - Un manicomio, ecco che cos'quest'affare,
un manicomio!
- Ah, mon cher, sarebbe davvero spingere le coincidenze un po' troppo
oltre - dichiarMonsieur Bouc. - Non possono esserci dentro tutti.
Poirot lo guard - Non capite - disse. - Non capite affatto. Ditemi,
sapete chi ha ucciso Ratchett?
- E voi? - replicMonsieur Bouc.
Poirot annu - Oh, s Lo so da qualche tempo. E' tanto evidente che
mi stupisco non lo abbiate capito anche voi. - GuardHardman e
chiese. - E voi?
L'investigatore scosse il capo. GuardPoirot incuriosito. - Non so -
rispose. - Non so davvero. Chi stato?
Poirot restper qualche attimo in silenzio. Poi disse: - Vogliate
essere tanto gentile, Monsieur Hardman, da riunire tutti qui. Ci sono
due possibili soluzioni di questo caso. Voglio prospettarle entrambe a
tutti voi.


9. Poirot prospetta due soluzioni.

I passeggeri si affollarono nel vagone ristorante e presero posto
intorno ai tavoli. Avevano tutti pio meno la stessa espressione di
ansiosa attesa. La svedese piangeva ancora e la signora Hubbard la
consolava.
- Dovete farvi forza mia cara. Andrtutto benissimo. Non dovete
perdere il controllo. Se qualcuno di noi un assassino, sappiamo
benissimo che non siete voi. Perbacco, bisognerebbe essere pazzi a
pensare una cosa simile. Sedete qui e io resteraccanto a voi. Non
preoccupatevi neanche per un attimo.
La sua voce si spense mentre Poirot si alzava.
Il controllore dei vagoni letto stava sulla soglia. - Permettete che
resti in piedi monsieur.
- Certamente, Michel.
Poirot si schiarla voce. - Messieurs et mesdames, parlerin
inglese, poichritengo che tutti voi conosciate un po' questa lingua.
Siamo qui per indagare sulla morte di Samuel Edward Ratchett, alias
Cassetti. Ci sono due possibili soluzioni di questo delitto. Ve le
prospetterentrambe, e chiedera Monsieur Bouc e al dottor
Constantine qui presenti di decidere quale sia quella giusta.
"A questo punto siete tutti a conoscenza dei fatti. Il signor Ratchett
stato trovato pugnalato questa mattina. A quanto si sa, era ancora
vivo ieri sera, alle dodici e trentasette, quando ha parlato
attraverso la porta al controllore dei vagoni letto. Nel taschino del
suo pigiama stato trovato un orologio rotto fermo all'una e un
quarto. Il dottor Constantine che ha esaminato il corpo, colloca l'ora
della morte fra mezzanotte e le due del mattino. A mezzanotte e mezzo,
come tutti sapete, siamo incappati in una tempesta di neve. Da quel
momento stato impossibile per chiunque lasciare il treno'.
"La deposizione del signor Hardman, che appartiene a un'agenzia
investigativa di New York (molte teste si volsero a guardare il signor
Hardman) dimostra che nessuno avrebbe potuto passare davanti al suo
scompartimento, il numero 16, in fondo alla carrozza, senza essere
visto da lui. Siamo percicostretti a concludere che l'assassino
dev'essere cercato fra gli occupanti di una sola carrozza: quella
Istanbul-Calais. Questa, vi dir 'era' la nostra teoria."
- Comment! - esclamMonsieur Bouc, sbalordito.
- Ma vi sottoporruna teoria alternativa. E' semplicissima. Il signor
Ratchett aveva un nemico che temeva. Ha dato al signor Hardman una
descrizione di questo nemico, dicendogli che l'attentato alla sua
vita, se mai fosse stato compiuto, lo sarebbe stato con maggior
probabilitdurante la seconda notte di viaggio.
"Vi faccio notare, signore e signori, che il signor Ratchett sapeva
molto pidi quanto abbia detto. Il nemico, come lui si aspettava, salito sul treno a Belgrado, o forse a Vincovci, dallo sportello
lasciato aperto dal colonnello Arbuthnot e dal signor MacQueen che
erano appena scesi sul marciapiede. Indossava sopra i vestiti
un'uniforme di controllore dei vagoni letto, e aveva un passe-partout
che gli ha permesso di entrare nello scompartimento del signor
Ratchett sebbene la porta fosse chiusa dall'interno. Il signor
Ratchett era sotto l'influenza di un sonnifero. Quest'uomo lo ha
pugnalato con grande ferocia ed uscito dallo scompartimento
attraverso la porta di comunicazione con lo scompartimento della
signora Hubbard..."
- Proprio cos- disse la signora Hubbard, annuendo energicamente.
- Ha infilato il pugnale da lui usato nella borsa da bagno della
signora Hubbard. Senza accorgersene, ha perso un bottone
dell'uniforme. Poi sgusciato fuori dallo scompartimento in
corridoio. Ha infilato in fretta l'uniforme in una valigia che si
trovava in uno scompartimento vuoto, e qualche minuto dopo, in abiti
borghesi, sceso dal treno poco prima che ripartisse. Servendosi di
nuovo della stessa via d'uscita: lo sportello accanto al vagone
ristorante.
Tutti trattennero il respiro.
- E l'orologio? - chiese il signor Hardman.
- Ecco la spiegazione. "Il signor Ratchett aveva dimenticato di
rimettere indietro di un'ora il suo orologio, come avrebbe dovuto fare
a Tzaribrod". Il suo orologio segnava quindi l'ora dell'Europa
orientale, un'ora avanti rispetto a quella dell'Europa centrale. Era
mezzanotte e un quarto quando il signor Ratchett stato pugnalato,
non l'una e un quarto.
- Ma questa spiegazione assurda! - gridMonsieur Bouc. - E la voce
che ha parlato dallo scompartimento all'una meno ventitr O era la
voce di Ratchett, o quella del suo assassino.
- Non necessariamente. Avrebbe potuto trattarsi di una terza persona.
Qualcuno che era andato a parlare con Ratchett e lo aveva trovato
morto. Ha suonato il campanello per chiamare il controllore, e poi per
cosdire, gli ha fischiato un orecchio: ha avuto paura di venir
accusato del delitto e ha parlato fingendo di essere Ratchett.
- C'est possible - ammise a malincuore Monsieur Bouc.
Poirot guardla signora Hubbard. - S madame, volevate dire...?
- Be', non so davvero che cosa volessi dire. Credete che abbia
dimenticato anch'io di rimettere indietro l'orologio?
- No, madame. Credo che abbiate sentito l'uomo attraversare il vostro
scompartimento, ma eravate ancora mezza addormentata. Pitardi avete
sognato che c'era un uomo nello scompartimento e vi siete svegliata di
soprassalto, chiamando il controllore.
- Be', immagino che sia possibile - ammise la signora Hubbard.
La principessa Dragomiroff guardava Poirot. - Come spiegate la
deposizione della mia cameriera, monsieur?
- E molto semplice, madame. La vostra cameriera ha riconosciuto il
fazzoletto che le ho mostrato e ha cercato un po' goffamente di
proteggervi. Aveva incontrato quell'uomo: ma prima, mentre il treno
era fermo alla stazione di Vincovci. Ha finto di averlo visto un'ora
dopo con l'intenzione di offrirvi un alibi a prova di bomba.
La principessa chinil capo. - Avete pensato a tutto, monsieur. Vi
ammiro.
Seguun silenzio. Poi tutti trasalirono mentre il dottor Constantine
batteva il pugno sul tavolo.
- Ma no - disse. - No, no, e ancora no! E' una spiegazione che fa
acqua da tutte le parti. Il delitto non stato commesso cose
Monsieur Poirot deve saperlo benissimo.
Poirot gli lanciuno sguardo strano. - Capisco - disse - di dovervi
prospettare la mia seconda soluzione. Ma non abbiate troppa fretta di
rifiutare questa. In seguito potreste accettarla. - Si volta
guardare gli altri. - C'un'altra possibile soluzione del delitto.
Ecco come ci sono arrivato.
"Dopo avere ascoltato tutte le deposizioni, mi sono seduto in
poltrona, ho chiuso gli occhi e ho incominciato a pensare. Mi sono
apparsi alcuni punti degni di attenzione. Ho elencato questi punti ai
miei due colleghi. Alcuni li ho gichiariti, come la macchia d'unto
sul passaporto, e cosvia. Esamineradesso quelli che restano. Il
primo, piimportante, un'osservazione fatta da Monsieur Bouc nel
vagone ristorante il primo giorno dopo la partenza da Istanbul: e
precisamente che il gruppo di passeggeri lriuniti era interessante
perchtanto vario, composto com'era da persone di ogni ceto e
nazionalit
"Ero d'accordo con lui, ma quando questo punto mi tornato in mente,
ho cercato di immaginare se fosse probabile che una compagnia del
genere si trovasse riunita in qualsiasi altra circostanza. E la
risposta che mi sono dato stata: solo in America. In America si
possono trovare nella stessa casa rappresentanti di tante nazionalit
un autista italiano, un'istitutrice inglese, una bambinaia svedese,
una cameriera francese e cosvia. Questo mi ha offerto lo spunto per
indovinare, cioper immaginare ogni persona inserita in una certa
parte del dramma Armstrong, un po' come se mettessi in scena uno
spettacolo teatrale. Ebbene, questo mi ha dato risultati estremamente
interessanti.
"Ho anche esaminato le deposizioni di ognuno, con qualche risultato
curioso. Prendiamo anzitutto la deposizione del signor MacQueen. Il
primo interrogatorio stato del tutto soddisfacente. Ma nel secondo
ha fatto un'osservazione piuttosto strana. Gli avevo detto di aver
trovato un biglietto in cui si accennava al caso Armstrong. E lui ha
risposto: 'Ma non stato...', poi si interrotto e ha continuato:
'Voglio dire, non stato un po' trascurato da parte del vecchio?'
"Mi sono reso conto che non era quello che aveva incominciato a dire.
Forse quello che intendeva dire era: 'Ma non stato bruciato?' In tal
caso, MacQueen sapeva del biglietto e della sua distruzione. In altre
parole, o era l'assassino, o un suo complice.
"E adesso il cameriere. Ha affermato che Ratchett era solito prendere
un sonnifero quando viaggiava in treno. Poteva anche essere vero, 'ma
lo avrebbe preso proprio quella notte'? L'automatica sotto il cuscino
smentiva questa affermazione. Quella notte, Ratchett intendeva stare
all'erta. Qualsiasi narcotico avesse ingerito doveva essergli stato
somministrato a sua insaputa. Da chi? Chiaramente da MacQueen o dal
cameriere.
"Veniamo ora alla deposizione del signor Hardman. Ho creduto a tutto
quanto mi ha detto della propria identit ma quando arrivato ai
metodi da lui impiegati per proteggere il signor Ratchett, la sua
storia diventata npinmeno che assurda. L'unico sistema
efficace per proteggere Ratchett sarebbe stato quello di passare la
notte nel suo scompartimento, o in un posto dal quale potesse tenere
d'occhio la porta. L'unica cosa che la sua deposizione dimostrava
chiaramente era 'che nessuno proveniente da qualsiasi altra parte del
treno avrebbe potuto assassinare Ratchett'. Questo circoscriveva
chiaramente i sospetti alla carrozza Istanbul-Calais. Mi sembrava un
fatto piuttosto strano e inesplicabile, e l'ho accantonato per
rifletterci.
"Avrete ormai saputo tutti quelle poche parole rivolte dalla signorina
Debenham al colonnello Arbuthnot, che ho udito per caso. La cosa
interessante era per me il fatto che il colonnello Arbuthnot la
chiamasse Mary e fosse palesemente in rapporti di amicizia con lei. Ma
il colonnello avrebbe dovuto averla incontrata solo pochi giorni prima
e io conosco gli inglesi del suo tipo: anche se si fosse innamorato a
prima vista della signorina, avrebbe proceduto lentamente e con
riservatezza, senza precipitare le cose. Ne ho concluso che il
colonnello Arbuthnot e la signorina Debenham si conoscessero in realt molto bene, e fingessero per qualche motivo di essere estranei. Un
altro piccolo punto era la familiaritdella signorina Debenham con il
termine americano per le telefonate interurbane. Eppure la signorina
Debenham mi aveva detto di non essere mai stata negli Stati Uniti.
"Passiamo a un altro testimone. La signora Hubbard ci ha detto che,
stando a letto, non riusciva a vedere se la porta di comunicazione
fosse chiusa o no col chiavistello, e aveva chiesto percialla
signorina Ohlsson di controllare. La sua affermazione sarebbe stata
perfettamente vera se lei avesse occupato lo scompartimento numero 2,
4, 12 o qualsiasi altro numero pari, dove il chiavistello si trova
sotto la maniglia della porta; ma nei numeri dispari, come lo
scompartimento numero 3, il chiavistello 'sopra' la maniglia e non
poteva quindi essere nascosto in alcun modo dalla borsa da bagno. Sono
stato costretto a concludere che la signora Hubbard aveva inventato di
sana pianta un fatto mai accaduto.
"Adesso lasciatemi dire qualche parola sulle ore. Secondo me, il punto
veramente interessante sull'orologio ammaccato era il posto dov' stato trovato: nella tasca del pigiama di Ratchett, un posto
singolarmente scomodo e improbabile per tenere un orologio,
specialmente quando proprio accanto al letto c'un gancetto per
appenderlo. Ho avuto pertanto la certezza che l'orologio fosse stato
manomesso di proposito e infilato in tasca. Quindi il delitto non era
stato commesso all'una e un quarto.
"Era stato commesso prima? Per essere esatti, all'una meno ventitr
Il mio amico Monsieur Bouc presentava come argomento a favore il grido
che mi aveva svegliato. Ma se Ratchett era stato drogato non avrebbe
potuto gridare. Se era in grado di gridare sarebbe stato anche in
grado di lottare per difendersi, e non c'erano tracce di lotta.
"Ho ricordato come MacQueen avesse richiamato non una, ma due volte
l'attenzione, e la seconda volta in modo molto evidente, sul fatto che
Ratchett 'non' parlava il francese. Sono giunto alla conclusione che
tutta la storia dell'una meno ventitrfosse una commedia recitata a
mio uso e consumo! Chiunque sarebbe riuscito a smascherare la storia
dell'orologio: un espediente abbastanza comune nei romanzi gialli.
Hanno dato per scontato che avrei capito e che, gloriandomi della mia
intelligenza, sarei andato oltre, deducendone che poichRatchett non
parlava il francese, la voce da me sentita all'una meno ventitrnon
poteva essere la sua, e a quell'ora Ratchett doveva essere gimorto.
Ma io sono convinto che all'una meno ventitrRatchett era ancora
profondamente addormentato.
"Ma l'espediente riuscito! Ho aperto la porta e ho guardato fuori.
Ho sentito quella frase pronunciata in francese. Nel caso fossi stato
cosincredibilmente ottuso da non capirne il significato, si sarebbe
dovuta richiamare la mia attenzione su questo episodio. Se necessario,
MacQueen avrebbe potuto uscire allo scoperto e dire: 'Scusate Monsieur
Poirot, non puessere stato il signor Ratchett a parlare. Non
conosceva il francese'.
"Qual dunque la vera ora del delitto? E chi lo ha ucciso?
"Secondo me, ed solo un'opinione, Ratchett stato ucciso molto
vicino alle due, l'ultimo termine datoci come possibile dal dottor
Constantine. Quanto a chi lo ha ucciso..."
S'interruppe, guardando il suo pubblico. Non poteva certo lamentarsi
di mancanza d'attenzione. Tutti gli occhi erano fissi su di lui. Nel
silenzio si sarebbe sentita volare una mosca.
- Mi ha colpito in modo particolare l'incredibile difficoltdi
dimostrare la colpevolezza di qualsiasi persona sul treno, e la
coincidenza piuttosto strana che in ogni caso la testimonianza che
forniva un alibi veniva dalla persona meno verosimile. Il signor
MacQueen e il colonnello Arbuthnot si fornivano un alibi a vicenda:
due persone fra le quali sembrava improbabile che ci fosse qualsiasi
precedente rapporto di amicizia. Lo stesso accadeva con il cameriere
inglese e l'italiano, con la signora svedese e la ragazza inglese. "E'
incredibile: non possono essere tutti coinvolti!" mi sono detto.
"Ed stato allora che ho capito. 'Erano tutti coinvolti'. Che tante
persone legate al caso Armstrong viaggiassero sullo stesso treno per
pura coincidenza non era solo improbabile, era impossibile. Non poteva
essere per caso. Era programmato. Ho ricordato una osservazione del
colonnello Arbuthnot sul verdetto pronunciato da una giuria. Una
giuria composta da dodici persone. C'erano dodici passeggeri.
Ratchett stato pugnalato dodici volte. E quello che non riuscivo a
spiegarmi, ossia l'incredibile affollamento nella carrozza Istanbul-
Calais in una stagione morta, trovava cosuna spiegazione.
"Ratchett era sfuggito alla giustizia in America. Non c'erano dubbi
sulla sua colpevolezza. Ho immaginato dodici persone autonominatesi
giuria che dopo averlo condannato a morte hanno deciso di eseguire la
sentenza. E una volta fatta questa ipotesi, tutto andato al suo
posto e il caso mi parso di una chiarezza abbagliante.
"L'ho visto come un mosaico perfetto, nel quale ognuno recitava la
parte che gli era stata assegnata. Tutto era stato previsto perch se
fossero caduti i sospetti su uno qualsiasi di loro, la testimonianza
di uno o pialtri lo scagionasse e confondesse le piste. La
testimonianza di Hardman era necessaria per evitare che qualche
estraneo venisse sospettato del delitto e non fosse in grado di
presentare un alibi. I passeggeri della carrozza di Istanbul non
correvano alcun pericolo. Ogni minimo particolare delle loro
deposizioni era stato messo a punto in precedenza. Tutto l'insieme era
un rompicapo progettato con molta abilit in modo che ogni nuovo
pezzo di veritche veniva in luce rendesse la soluzione dell'insieme
pidifficile. Come ha osservato il mio amico Monsieur Bouc, il caso
sembrava impossibile e fantastico. Era esattamente l'impressione che
si voleva dare.
"Questa soluzione spiegava tutto? S La natura delle ferite: ognuna
inflitta da una persona diversa. Le lettere minatorie artefatte:
artefatte percherano state scritte solo per essere presentate come
prove. (C'erano state senza dubbio lettere vere, che preannunciavano a
Ratchett il suo destino, e che MacQueen ha distrutto, sostituendole
con le altre.) E poi la storia di Hardman che affermava di essere
stato assunto da Ratchett: una menzogna naturalmente, dal principio
alla fine; la descrizione dell'ometto con la voce da donna, una
descrizione molto comoda, perchaveva il merito di non incriminare
nessuno dei veri controllori dei vagoni letto e si adattava sia a un
uomo sia a una donna.
"A prima vista, l'idea di pugnalare pusembrare strana, ma in realt niente si sarebbe prestato meglio alla situazione. Un pugnale un'arma che puusare chiunque, forte o debole, e che non fa rumore.
Immagino, sebbene posso sbagliarmi, che ognuno sia entrato a turno
nello scompartimento di Ratchett, attraverso quello della signora
Hubbard e abbia colpito al buio. Nessuno di loro avrebbe mai saputo
quale di quei colpi sarebbe stato mortale.
"L'ultima lettera che Ratchett aveva trovato, probabilmente sul
cuscino, stata bruciata. Senza nessun indizio che facesse pensare al
caso Armstrong, non ci sarebbe stato assolutamente alcun motivo di
sospettare dei passeggeri. Il caso sarebbe stato archiviato come un
delitto commesso da uno sconosciuto, e l'ometto scuro con la voce da
donna sarebbe stato visto da uno o pipasseggeri scendere dal treno a
Brod.
"Non so esattamente che cosa sia accaduto quando il gruppo si accorto che questa parte del loro piano non si poteva realizzare per
via del treno bloccato dalla neve. Immagino ci sia stata una
affrettata consultazione, prima di decidere di proseguire ugualmente.
E' vero che a questo punto qualunque passeggero sarebbe potuto essere
sospettato, ma questa possibilitera gistata prevista. L'unica cosa
nuova da fare era confondere ancora di pile piste. Due cosiddetti
indizi furono lasciati nello scompartimento del morto: uno che
accusava il colonnello Arbuthnot (il cui alibi era inattaccabile e i
cui rapporti con la famiglia Armstrong erano probabilmente pi difficili da dimostrare) e uno, il fazzoletto, che accusava la
principessa Dragomiroff. In virtdella sua posizione sociale, del suo
fisico particolarmente fragile e dell'alibi fornito dalla cameriera e
dal controllore, la principessa era in una posizione praticamente
inattaccabile.
"Per confondere ulteriormente le idee si ricorso a un terzo falso
indizio: la mitica donna dal kimono rosso. E tocca di nuovo a me
testimoniare sull'esistenza di questa donna. Viene battuto un colpo
forte alla mia porta, io mi alzo, guardo fuori e vedo il kimono
scarlatto che scompare in lontananza. Una oculata scelta di testimoni:
il controllore, la signorina Debenham e MacQueen, la vedranno a loro
volta. Penso sia stato qualcuno dotato di senso dell'umorismo a
mettere il kimono nella mia valigia mentre interrogavo i passeggeri
nel vagone ristorante. Quando sia entrato in scena per la prima volta
quell'indumento non lo so. Immagino appartenga alla contessa Andrenyi,
dal momento che il suo bagaglio conteneva solo un "neglig嶪" di
chiffon coselaborato da essere piun abito da cocktail che una
vestaglia.
"Quando MacQueen ha appreso che la lettera cosaccuratamente bruciata
era sfuggita in parte alla distruzione, e che le parole rimaste si
riferivano proprio al caso Armstrong, deve aver subito comunicato la
notizia agli altri. E' stato allora che la posizione della contessa
Andrenyi si fatta difficile, e suo marito ha provveduto
immediatamente ad alterare il passaporto. E' stata la seconda
imprevista circostanza sfavorevole. Avevano convenuto tutti di negare
recisamente qualsiasi rapporto con la famiglia Armstrong. Sapevano che
non avevo alcun modo di scoprire la verit e non credevano che avrei
approfondito la cosa se non avessi avuto sospetti nei confronti di
qualcuno in particolare.
"Adesso c'era un altro punto da considerare. Ammettendo che la mia
teoria fosse giusta, e io ero convinto che lo fosse, evidentemente
anche il controllore dei vagoni letto doveva far parte del complotto.
Ma in tal caso le persone diventavano tredici, non dodici. Invece
della solita formula: 'Fra tante persone una sola colpevole' dovevo
affrontare il problema che di tredici persone una, e una sola, era
innocente. Qual era questa persona?
"Sono arrivato a una conclusione molto curiosa, ossia che a non aver
partecipato al delitto fosse stata proprio la persona piindiziata.
Mi riferisco alla contessa Andrenyi. Mi aveva colpito la sinceritdel
marito quando aveva giurato solennemente, sul suo onore, che quella
notte lei non era mai uscita dal suo scompartimento. E ho deciso che
il conte Andrenyi avesse preso il posto della moglie.
"Cosstando le cose, Pierre Michel era decisamente uno dei dodici. Ma
come spiegare la sua complicit Era un uomo per bene, da molti anni
al servizio della Compagnia: non certo uno che si lascia corrompere
per prestare mano a un delitto. Quindi, Pierre Michel doveva essere
coinvolto nel caso Armstrong. Ma questo sembrava altamente
improbabile. Mi sono ricordato allora che la cameriera morta era
francese. E se quella sventurata ragazza fosse stata la figlia di
Pierre Michel? Questo avrebbe spiegato tutto: avrebbe spiegato anche
il luogo scelto per mettere in scena il delitto.
"C'erano altri la cui parte in questo dramma non era ancora chiara? Ho
assegnato al colonnello Arbuthnot la parte di amico degli Armstrong.
Probabilmente, lui e John Armstrong avevano fatto la guerra insieme.
Quanto alla cameriera, Hildegarde Schmidt, non mi era difficile
immaginare il suo posto in casa Armstrong. Forse sono troppo goloso,
ma avverto istintivamente un buon cuoco. Le ho teso una trappola e lei
ci caduta. Le ho detto di sapere che era una buona cuoca. Lei mi ha
risposto: 'Proprio cos tutte le mie padrone lo hanno sempre detto'.
Ma se siete impiegata come cameriera, difficile che i vostri padroni
abbiano l'occasione di sapere se siete o no una buona cuoca.
"E poi c'era Hardman. Sembrava decisamente estraneo alla famiglia
Armstrong. Potevo solo immaginare che fosse stato innamorato della
ragazza francese. Gli ho parlato del fascino delle straniere,
ottenendo di nuovo la reazione che mi aspettavo. I suoi occhi si sono
riempiti di lacrime e lui ha finto di essere stato abbagliato dalla
neve.
"Restava la signora Hubbard. La signora Hubbard, lasciatemelo dire, ha
recitato la parte piimportante in questo dramma. Occupando lo
scompartimento adiacente a quello di Ratchett era piesposta ai
sospetti di chiunque altro. Non avrebbe potuto avere un alibi dietro
al quale trincerarsi. Per interpretare la parte che recitava, quella
della madre americana affettuosa, assolutamente spontanea, un po'
ridicola, era necessaria un'artista. Ma 'c'era' un'artista legata alla
famiglia Armstrong: la madre della signora Armstrong, Linda Arden,
l'attrice..."
Poirot s'interruppe.
Allora, con voce melodiosa, ricca, completamente diversa da quella che
aveva usato durante tutto il viaggio, la signora Hubbard disse: - Mi
sarebbe sempre piaciuto recitare in una commedia. Quella svista
riguardo alla borsa da bagno stata sciocca. Dimostra che si
dovrebbero sempre fare molte prove. L'abbiamo provata durante il
viaggio di andata: allora era uno scompartimento pari, immagino. Non
avrei mai pensato che i chiavistelli fossero in una posizione diversa.
- Si mosse e guardPoirot negli occhi. Sapete tutto, Monsieur Poirot.
Siete un uomo meraviglioso. Ma neppure voi potete immaginare che cosa
sia stato quel giorno spaventoso a New York. Ero pazza di dolore e
cospure i domestici... C'era anche il colonnello Arbuthnot, il
migliore amico di John.
- Durante la guerra mi ha salvato la vita - disse Arbuthnot.
- Abbiamo deciso allora... forse eravamo pazzi, non lo so... che la
condanna a morte alla quale Cassetti era sfuggito sarebbe stata
eseguita. Eravamo in dodici, o piuttosto in undici: il padre di
Susanne era in Francia, naturalmente. Sulle prime, abbiamo pensato di
tirare a sorte a chi toccasse farlo, ma alla fine abbiamo optato per
questa soluzione. E' stato l'autista, Antonio, a proporla. Mary ha
messo a punto tutti i particolari con Hector MacQueen. Lui aveva
sempre adorato Sonia, mia figlia, e ci ha spiegato esattamente come il
denaro di Cassetti fosse riuscito a salvarlo.
"Ci voluto molto tempo per mettere a punto il piano. Prima, dovevamo
rintracciare Ratchett. Alla fine, Hardman ci riuscito. Poi dovevamo
far entrare Masterman e Hector al suo servizio, o almeno uno di loro.
Siamo riusciti anche in questo. Poi abbiamo avuto l'incontro col padre
di Susanne. Il colonnello Arbuthnot ci teneva molto che fossimo in
dodici. Sembrava ritenere che questo rendesse la cosa pilegale. Non
gli piaceva l'idea del pugnale, ma riconosceva che risolveva gran
parte dei nostri problemi. Il padre di Susanne ha accettato. Lei era
la sua unica figlia. Abbiamo appreso da Hector che Ratchett sarebbe
tornato prima o poi dall'oriente con l'Orient Express. Con Pierre
Michel che lavorava su quel treno, l'occasione era troppo buona per
lasciarsela sfuggire. Inoltre sarebbe stato un buon sistema per non
coinvolgere nessun estraneo.
"Il marito di mia figlia doveva sapere, naturalmente, e ha insistito
per accompagnarla. Hector ha fatto in modo che Ratchett scegliesse il
giorno giusto per viaggiare, quando sarebbe stato di turno Michel.
"Volevamo prenotare tutti gli scompartimenti della carrozza Istanbul-
Calais, ma purtroppo ce n'era uno che non siamo riusciti a ottenere.
Era prenotato da tempo per un direttore della Compagnia. Il signor
Harris, naturalmente, non esisteva. Ma sarebbe stato imbarazzante
avere un estraneo nello scompartimento di Hector. E poi, all'ultimo
minuto, siete arrivato voi..."
La signora s'interruppe. Dopo una pausa, disse: - Adesso sapete tutto,
Monsieur Poirot. Che cosa intendete fare? Se deve venir fuori tutto,
non potreste dare la colpa a me, soltanto a me? Avrei pugnalato
volentieri dodici volte quell'uomo. Non solo perchera il
responsabile della morte di mia figlia e della sua bambina e di
quell'altro figlio che adesso potrebbe essere vivo e felice. C'erano
stati altri bambini prima di Daisy, ce ne sarebbero potuti essere
altri in futuro. La societlo aveva condannato; noi eseguivamo la
sentenza. Ma inutile trascinare gli altri in questa storia. Tutte
queste persone buone e fedeli, il povero Michel, Mary e il colonnello
Arbuthnot che si amano...
La sua voce era meravigliosa: una voce profonda, piena di pathos,
commovente che aveva fatto fremere pidi una platea.
Poirot guardl'amico. - Siete un direttore della Compagnia Monsieur
Bouc. Che ne dite?
Monsieur Bouc si schiarla voce. A mio parere, Monsieur Poirot, la prima
soluzione da voi proposta quella giusta, decisamente. Propongo di offrire
questa versione alla polizia yugoslava quando arriver Siete d'accordo,
dottore?
Senza dubbio, disse il dottor Constantine. Quanto al referto, penso di avere
fatto due o tre ipotesi non proprio esatte.
In tal caso, dichiarPoirot, avendovi fornito la mia soluzione ho l'onore di
ritirarmi. Il mio compito finito.
FINE.






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