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Nietzsche idee per un nuovo millennio

Friedrich Nietzsche

Translator: Alessandro Zignani

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A

ABISSI
1 - Esistono casi in cui a nessuno deve essere consentito guardarci negli occhi; e tanto meno guardare nei nostri bissi

2 - La compassione lbisso piprofondo: piprofondamente lomo scruta nella vita, piprofondamente scruta anche nel dolore.

3 - Non lltezza: il pendio, a far paura! Il pendio, dove lo sguardo precipita in basso e la mano si aggrappa in alto. Allora il cuore sente la vertigine della propria scissa volont

4 - Chi lotta con i mostri, deve fare attenzione a non trasformarsi, per questo, in un mostro. Se ficchi a lungo lo sguardo in un abisso, anche lbisso ficcherin te lo sguardo.

5 - Lomo una fune tesa tra la bestia e lltreuomo. Una fune tesa su di un abisso.

ABITUDINI
6 - Le nostre abitudini ci tessono intorno una tela di ragno destinata a farsi sempre pisalda; presto ci rendiamo conto che i fili sono diventati lacci. Noi stessi, in mezzo a essi, vi stiamo come un ragno che vi si sia impigliato, e ora costretto a nutrirsi del suo stesso sangue. Per questo lo spirito libero odia tutto ciche sa di abitudine e di regola, tutto ciche duraturo e definitivo; per questo torna sempre a strapparsi di dosso, dolorosamente, la tela.

7 - Ogni abitudine rende la nostra mano pipronta e meno pronta la nostra arguzia.

ADDII
8 - La volontdi lasciarsi una passione dietro le spalle infine, soltanto il desiderio di unltra passione; e unltra ancora.

9 - Bisogna dire addio alla vita al modo in cui Odisseo disse addio a Nausicaa: benedicendola, piche amandola.

AFFABILITA 10 - Nellffabilitnon c traccia di misantropia, ma, appunto per questo, fin troppo disprezzo per gli uomini.

AFORISMI
11 - Un aforisma che sia ben colato dentro il suo stampo, ben oniato non lo si pudi certo ecifrarealla semplice lettura; da quel momento, piuttosto, deve iniziare la sua interpretazione, per la quale bisogna conoscere lrte di interpretare.

12 - La mia ambizione quella di dire in dieci aforismi quello che tutti gli altri dicono in un libro. Quello che tutti gli altri, in un libro, non dicono.

13 - In montagna, la via pibreve quella di vetta in vetta: ma, per questo, occorre essere robusti camminatori. Gli aforismi devono essere vette; e quelli a cui son rivolti, devono essere ben sviluppati, e robusti.

AGIRE
14 - Unzione cui si venga costretti dallstinto vitale dimostra, con il solo piacere che procura, di essere giusta.

15 - Allevare un animale che possa assumere degli impegni: non questo, il progetto paradossale che la natura ha concepito a proposito dellomo?

16 - Chi agisce, allo stesso modo in cui, secondo la definizione di Goethe, sempre privo di coscienza, anche privo di sapienza: egli dimentica il Tutto per compiere lnico. ingiusto verso ciche sta alle sue spalle e riconosce soltanto un diritto: il diritto del contingente divenire.

17 - Troppo spesso ci si limita a conoscere ciche bene, senza farlo, perchsi conosce anche ciche meglio, ma non si riesce a farlo.

18 - Si sbaglierdi rado se si darla colpa degli atti estremistici alla vanit di quelli mediocri allbitudine e di quelli meschini alla paura.

19 - o non so assolutamente quel che faccio. Io non so assolutamente come devo agire!Hai ragione; ma c una cosa su cui non devi avere dubbi: tu vieni agito. Lmanitha sempre scambiato il modo attivo con il passivo: il suo eterno svarione grammaticale.

20 - Quante azione autenticamente originali ognuno di noi, dmpulso, vorrebbe compiere, e poi non le fa, perchintuisce o sospetta che verranno fraintese! Si tratta, quindi, proprio di quelle azioni che in genere, nel bene e nel male, hanno un autentico valore.

21 - Compiere grandi imprese difficile, ma la cosa pidifficile comandare grandi imprese.

22 - Per avere origine, la morale degli schiavi ha sempre bisogno, prima di tutto, di un ambiente esterno dove ci siano antagonisti contro cui combattere. Parlando in termini psicologici: nel suo ambito, per agire, c sempre bisogno, prima di tutto, di uno stimolo esterno. Il suo agire, sostanzialmente, non altro che reagire. Del tutto opposti sono i valori in base ai quali i temperamenti nobili risolvono i casi della loro esistenza: essi agiscono e si sviluppano spontaneamente; se cercano antagonisti, solo per rinsaldarsi nella propria autostima con gratitudine ancor pigioiosa.

23 - Come nei dom髶i stellari, talvolta, sono due soli a determinare lrbita di un pianeta; come, in certi casi, soli di differente colore splendono attorno ad un unico pianeta, ora di luce rossa, ora di luce verde; e poi di nuovo, lo irraggiano insieme, sommergendolo in variopinte onde: cosnoi, uomini moderni, grazie alla complicata meccanica del nostro ielo stellato veniamo governati da variegate morali. Le nostre azioni rifulgono in alternanza di colori diversi: di rado sono univoche; e si danno parecchi casi in cui compiamo azioni variopinte.

ALIENAZIONE
24 - Alle volte, conversando, il suono della nostra voce ci mette in imbarazzo e ci porta a fare dichiarazioni che non corrispondono a ciche pensiamo.

ALTRUISMO
25 - Tra le persone piene di sollecitudine e benefattrici si riscontra quasi regolarmente quella goffa astuzia che adatta ai propri scopi colui in soccorso del quale si presume di andare: come se egli, per esempio, eritasseaiuto, chiedesse proprio il loro aiuto e, per tutto quelliuto, fosse giocoforza gli dimostrasse profonda riconoscenza, affetto, sottomissione. A seguito di tale presupponenza, queste persone dispongono di chi ha bisogno di loro come fosse una proprietpersonale; infatti, soprattutto per cupidigia di possesso che sono benefattrici e piene di sollecitudine.

26 - Nelle relazioni tra uomini civilizzati ognuno si sente superiore agli altri sotto almeno un aspetto. Da cideriva la predisposizione amichevole che vige in esse: infatti, ognuno pudimostrarsi, alla bisogna, capace di aiutare gli altri, e quindi pulasciare che gli altri lo aiutino senza vergognarsene.

27 - Noi, di spirito umanitario, non ne abbiamo. Non ci permetteremmo mai di proclamare il nostro more per lmanit. Per farlo, noialtri, non siamo attori abbastanza bravi.

28 - Il valore dellaltruismo del trascurare se stessi, cosa che non sta nin cielo nin terra: tutti i grandi problemi esigono atti di grande amore, e di questi sono capaci solo gli spiriti forti, completi, sicuri; quelli in grado di provvedere egregiamente a se stessi.

29 - Le mie esperienze mi danno il diritto alla diffidenza globale nei confronti delle cosiddette pulsioni ltruistiche di quellmore del prossimoche sempre pronto al consiglio detto e il soccorso fatto. A me, esso pare solo debolezza: un caso di irrefrenabile suggestionabilitagli stimoli esterni.

30 - C fin troppo fascino e melassa in quei sentimenti che dicono utto per gli altri iente per me perchnon si senta la necessitdi diventare, in questo caso, due volte diffidenti, e chiedere: on saranno, magari, tutte seduzioni?Il fatto che questi sentimenti diano piacere a colui che li prova e a colui che ne assaggia i frutti; anche se ne soltanto testimone non rappresenta ancora un argomento a loro favore; ma, piuttosto, un invito esplicito a stare in guardia.

31 - La perdita del proprio centro di gravit la resistenza agli istinti naturali; in una parola, lltruismo questo cia cui, fino ad oggi, si dato il nome di morale.

32 - Il rossimoloda lltruismo perchne trae dei vantaggi. Se concepisse la faccenda in modo ltruistico rifiuterebbe che qualcuno, per lui, depotenziasse le proprie forze; si infliggesse dei danni. Si opporrebbe al sorgere, in lui, di tali inclinazioni; soprattutto, manifesterebbe il proprio altruismo precisamente col non definirle uone

33 - Le disgrazie degli altri ci offendono: ci renderebbero evidenti la nostra impotenza, e forse la nostra codardia, se non prestassimo loro alcun aiuto. Le disgrazie, insomma, comportano, in s un detrimento del nostro onore, dinnanzi agli altri o dinnanzi a noi stessi. Inoltre, le disgrazie ed il dolore degli altri sono, per noi, indice di un pericolo: basterebbe lvidenza con cui rivelano lo stato di pericolo e di fragilitin cui si svolge lsistenza umana, per far sche esse, comunemente, provochino in noi un senso di pena. Questa sorta di pena e di offesa, noi, la rimuoviamo sublimandola nellzione altruistica; la quale, quindi, pudarsi che sia una sottile forma di legittima difesa, o di vendetta.

34 - Il piacere che lltruista prova nel rinnegare e sacrificare se stesso: questo piacere, una forma di crudelt

AMBIENTI
35 - Si eviti di vivere in un ambiente nel quale non si punrestare in dignitoso silenzio, ncondividere con gli altri i propri slanci pielevati, di modo che non restano da condividere che le lamentele e le difficoltdella vita quotidiana, e lntera cronistoria delle proprie disgrazie. Cos alla situazione disgraziata che ci fa lamentare, si aggiunge la sensazione di noia che ci deriva da noi stessi, visto che siamo perpetue lagne. Piuttosto, bisogna vivere dove, a parlare di s ci si vergogni; dove, di questo, non c bisogno alcuno.

AMICIZIA
36 - State in guardia da coloro che, di fronte ad una questione morale, attribuiscono un grande valore al fatto che si confidi nel loro tatto e nella finezza delle loro valutazioni! Una volta che, per caso, abbiano commesso uno sbaglio davanti a noi (o, addirittura, contro di noi), se la segneranno a vita. Essi diventeranno inevitabilmente, per istinto, i nostri calunniatori, e cercheranno di danneggiarci, proprio nel mentre ci rimangono, ancora, mici

37 - Se un amico ti fa del male, digli cos i perdono quello che mi hai fatto; ma quello che hai fatto a te stesso, come potrei perdonartelo?
38 - ii almeno il mio nemico cosparla il vero rispetto, che non osa chiedere amicizia.

39 - Lmico deve essere maestro nellndovinare e nel tacere: non bisogna voler vedere tutto. Quello che fa il tuo amico da sveglio, ti si deve rivelare solo in sogno.

40 - Alle volte notiamo che un nostro amico appartiene piad un altro che a noi; che la sua delicata sensibilitsi angoscia per lbbligo di una scelta, e che, dltra parte, il suo egoismo non abbastanza robusto da poterla fare. Allora, dobbiamo rendergliela pifacile: allontanarlo da noi a furia di offese. La stessa cosa si rende necessaria anche quando ci evolviamo verso un modo di pensare che sarebbe, per lui, dannoso.

41 - Quando si compie, in noi, una profonda trasformazione, i nostri amici, che non si sono trasformati, diventano spettri del nostro passato. La loro voce ci risuona vicino, spaventosa come venisse da ombre di trapassati. come se sentissimo parlare noi stessi, ma pigiovani, rigidi, immaturi.

42 - Ogni tanto si verifica, sulla terra, una specie di riesumazione dellmore nella quale quellvida brama che due persone avevano lna dellltra si trasforma in un nuovo, impetuoso desiderio: un nobile anelito comune verso un ideale che si eleva al di sopra di entrambe. Ma chi conosce questo tipo di amore? Chi lo ha vissuto? Il suo vero nome micizia

43 - Per quanto concerne i uoni amici che se la prendono sempre troppo comoda, e credono di avere, proprio in quanto amici, alla comodit un qualche diritto: si farbene a riservargli fin dallnizio unrea libera su cui possano edificare la scena dei loro equivoci; cos ci si potranche divertire un po Oppure, a dare il benservito a tutti quanti, questi buoni amici; e poi, anche, riderci su.

44 - La gioia comune, non il dolore comune, fa lmico.

45 - Le donne sono capaci benissimo di essere amici di un uomo; per perchquesta amicizia rimanga in piedi, necessario un certo grado di ripugnanza fisica.

46 - Una conversazione tra due amici permetterad entrambi di imparare qualcosa solo se si concentreranno sullrgomento, dimenticando la loro amicizia.

47 - Lmico del quale non si possono esaudire le speranze, si vorrebbe piuttosto averlo per nemico.

48 - In molti, la dote di avere buoni amici molto pigrande di quella di essere un buon amico.

49 - Uno scioperato pericoloso, per i suoi amici; infatti, siccome, da fare, non ne ha abbastanza per i fatti suoi, parla di ciche i suoi amici fanno o non fanno; quindi, finisce che caccia il naso dappertutto, creando dei gran fastidi. Per questo una condotta di vita pisaggia stringere amicizia soltanto con persone dinamiche.

50 - Quando due vecchi amici si rivedono dopo una lunga separazione, spesso drizzano ostentatamente le orecchie alla menzione di cose che gli sono diventate del tutto indifferenti. A volte, se ne accorgono entrambi, ma non osano sollevare il velo della finzione, per un senso di tristezza che li induce ad esitare. In questa maniera, hanno origine colloqui che sembrano ambientati nel regno dei morti.

AMMIRAZIONE
51 - Esiste unnnocenza dellmmirazione: ce la chi non s ancora reso conto che gli potrebbe capitare, un giorno, di venire, anche lui, ammirato.

52 - Non appena saliamo piin alto di coloro che, fino ad allora, ci ammiravano, ecco che proprio ai loro occhi sembriamo caduti in basso e rovinati; infatti essi credevano, fino ad allora, che quel posto in cui sia pure per nostro tramite in ogni circostanza, si trovavano insieme a noi, fosse la cima.

53 - A chi, in un combattimento, non ha nessuna speranza di vincere, oppure chiaramente pidebole, tanto piimporta di venire ammirato per il modo in cui combatte.

54 - Lmmirazione per una qualito unrte puessere cosforte che ci trattiene dal cercare di impadronircene.

55 - Il filisteo abita nelle opere dei nostri grandi poeti e musicisti come un verme che vive se distrugge, ammira se divora, venera se digerisce.

AMORE
56 - In molti casi, e forse proprio in quelli illustri, quando una donna ama, il suo amore altro non che una forma raffinata di parassitismo: un annidarsi nellnima altrui; talvolta, persino nellltrui carne. Ah, quante volte, chi ne fa le spese, il adrone di casa

57 - La spiritualizzazione della sensualitsi chiama more

58 - Gli artisti, in linea generale, si comportano come tutti, e anche peggio: equivocano, lmore, che cosa sia. In esso, si credono disinteressati per il fatto che perseguono gli interessi di un altro essere umano, spesso a discapito dei propri. In cambio, per questltro essere umano, lo vogliono possedere. Perfino Dio non fa eccezione, a questo proposito. Egli ben lontano dal pensare e io ti amo, a te, che importa?Quando non si ricambia il suo amore, diventa terribile.

59 - Noi amiamo la vita non perch alla vita, ci siamo assuefatti, ma perchci siamo assuefatti ad amare.

60 - Amare i propri nemici? Io credo che lo si sia imparato bene: oggi, succede mille volte, in piccolo e in grande stile. Talvolta, succede pure qualcosa di pialto e pisublime: quando amiamo, impariamo a disprezzare.

61 - Spesso la sensualitfa sviluppare troppo in fretta la pianta dellmore: la radice resta debole, ed facile da sradicare.

62 - Cosfreddo, cosgelido, che a contatto con lui ci si brucia le dita! Ogni mano che gli si accosta, la coglie lrrore! proprio per questo che molti lo giurerebbero ardente.

63 - Spesso, con lmore, si vuole soltanto saltare a piepari lnvidia. E spesso si attacca, e ci si fa un nemico, solo per nascondere che si attaccabili.

64 - Quando amiamo, vogliamo che i nostri difetti rimangano nascosti; non per vanit ma perchla persona amata non ne abbia a soffrire. S chi ama, vorrebbe sembrare un dio; e anche questo, non per vanit FW

65 - Scoprire il proprio amore ricambiato dovrebbe rendere lmante, propriamente, gelido verso la persona amata. ome? umile quanto basta per amare te, perfino? Oppure tanto sciocca? Oppure Oppure.

66 - Lmore il rischio di chi vive in profonda solitudine: lmore per chiunque, purch soltanto, sia vivo.

67 - Alla fine, si ama il proprio desiderio, e non lggetto del proprio desiderio.

68 - Lmore fa emergere le qualitpialte e nascoste di un amante: i caratteri pirari, i lati eccezionali della sua natura; e cos facile che tragga in inganno su quale sia, in essa, la regola.

69 - Ciche vien fatto per amore, accade sempre al di ldel bene e del male.

70 - Di voi stessi, non ne potete pi Non vi amate abbastanza: ecco perchvolete indurre chi vi sta intorno ad amarvi, e stendere su di voi la patina dorata del proprio errore.

71 - Chi non dovette disprezzare proprio ciche amava, dellmore, che ne sa!

72 - La cosa pidifficile serrare, per amore, la mano che si aperta. Nel donare, conservare il ritegno.

73 - Quando si chiude in strette maglie il proprio cuore e lo si serba prigioniero, si puconcedere al proprio spirito parecchia libert

74 - Amate pure il prossimo vostro come voi stessi, ma, prima di tutto, siate tra quelli che amano se stessi!

75 - Se pure ho mentito, ho mentito per amore.

76 - Bisogna imparare ad amare se stessi di un amore sano e salutare: cossi rimane con se stessi, e non ci si disperde in vagabondaggi senza meta.

77 - Pudarsi che al di sotto della favola sacra che traveste la vita di Gesstia celato uno dei pidolorosi casi in cui la consapevolezza di che cosa sia lmore abbia portato al martirio. Il martirio del cuore piinnocente e ardente: lui che, dellmore per gli uomini, non ne aveva mai abbastanza. Un cuore che pretendeva dmare ed essere amato, e nientltro; e lo faceva con durezza, con intemperanza maniacale, con terribili, amari accessi dra contro coloro che gli rifiutavano amore. La storia di una povera creatura che era insaziata dmore e, dmore, insaziabile. Che dovette inventare lnferno per mandarvi coloro che non volevano amarla. E che infine, divenuta, di che cosa sia lmore umano, consapevole, dovette inventare un Dio che fosse tutto amore, tutto potenza dmore , e che avesse pietper lmore degli uomini; perchcosmisero, cosinconsapevole! Chi questo avverte; chi questo, dellmore, sa, cerca la morte.

78 - Laddove non puoi piamare, guarda e passa. Z

79 - In tutte le amicizie e le relazioni amorose si sperimenta questa verit dal momento in cui ci si rende conto che uno dei due, nel mentre dice le stesse parole, sente, pensa, sospetta, desidera, teme in modo diverso dallltro, sono destinate ad avere vita breve. La paura dellterno malinteso questo il benevolo genio che trattiene cosspesso le persone di sesso diverso da unioni troppo affrettate cui, pure, i sensi ed il cuore le indurrebbero.

80 - Le differenze tra gli uomini non si manifestano soltanto nella diversitdelle loro scale di valori, e quindi nel fatto che sono differenti i beni per cui essi ritengono valga la pena di darsi da fare; oppure nel fatto che, tra loro, non c accordo riguardo alla stima di questi valori; oppure nel fatto che ognuno propone una differente classificazione di quei beni che tutti riconoscono per tali: essa si manifesta ancora di pinel differente significato che assume, per ognuno di essi, lffettivo possesso e godimento di un bene. Se si tratta di una donna, per esempio, giil poter disporre del suo corpo ed il sottometterlo alla propria voglia per lomo comune, una sufficiente garanzia di pieno possesso, di soddisfacente usufrutto. Un altro, invece, nella sua smania di possesso piesigente e sospettosa, percepisce, di tale usufrutto, la pura apparenza come fosse un unto interrogativo e, quindi, esige prove pisottili, soprattutto per venire a sapere se quella donna non soltanto si concede a lui, ma, per lui, abbandonerebbe perfino ogni suo avere, ogni suo desiderio; soltanto cos per lui, essa saruo possesso Un terzo, per neanche cosesaurisce la propria diffidenza, la propria presupponenza: egli si domanda se la donna, quandnche abbandoni tutto per lui, non agisca cos magari, per amore di un fantasma che si costruita ad immagine di lui. Egli vuole, prima, a fondo anzi, in modo profondamente abissale venire, da lei, conosciuto; per poter, in generale, venire amato, egli osa far cadere ogni barriera contro le doti di intuizione femminili, consapevole di come lmata sia pienamente nelle sue mani soltanto quando non snganna pisu di lui. Quando lo ama per quanto ha di diabolico e per la sua segreta ingordigia quanto per la sua bont pazienza e spiritualit

81 - Si assistito con negligenza al teatro della vita se non si notata anche la mano che uccide a forza di premure.

82 - Lmore: nelle sue espressioni, la guerra; nella sua essenza, ldio mortale tra i sessi.

83 - La Circe dellmanit la morale, ha falsato da cima a fondo la psicologia umana: la emoralizzata fino a che non si arrivati a quello spaventoso controsenso per cui lmore dovrebbe essere, per sua natura, on egoistico Bisogna essere tipi ben sicuri di s arditamente saldi sulle proprie gambe; altrimenti, amare, non affatto possibile. Le femmine, lo sanno fin troppo bene: non sanno che diavolo farsene degli uomini disinteressati; quelli il cui carattere principale sia, semplicemente, lbbiettivit

84 - Si comincia col disimparare ad amare gli altri, e si finisce per non trovare pinulla, in se stessi, che sia degno di essere amato.

85 - Ogni grande amore, non vuole amore. Vuole di pi

86 - Le donne sono fatte cos impallidiscono alldea che il loro amato possa non essere degno di loro; gli uomini sono fatti cos impallidiscono alldea che potrebbero non essere degni della loro amata. Questo discorso ha per tema donne vere, uomini veri.

87 - Livello e tipo di desiderio sessuale, in un uomo, protendono i loro viticci fino alle estreme cime del suo spirito.

88 - Si finisce per dare a qualcuno ciche, per noi, rappresenta la cosa pibella, la nostra gemma pipreziosa: ed ecco che il nostro amore, ora, non ha piniente da dare. Tuttavia, chi riceve il dono, non vede di certo, in esso, ciche, per lui, rappresenta la cosa pibella. Di conseguenza, manca di quella piena ed estrema riconoscenza su cui noi, i donatori, contavamo.

89 - Esistono donne che, per quanto le si rivolti da capo a piedi, non mostrano nessuna vita interiore, ma sono semplici maschere. Gli uomini che si lasciano irretire da simili creature spettrali, inevitabilmente destinate a non appagarli, sono da compiangere; eppure, sono le donne come queste ad eccitare pidi tutte il desiderio maschile di possesso. Lomo non si stanca di cercare, in esse, unnima. Ed ancora lche cerca.

90 - Gli esseri umani, nel loro complesso, hanno sempre parlato dellmore in modo cosenfatico e divinizzante perch di amore, ne hanno sempre avuto poco.

91 - Qualcuno ha detto: e persone su cui non ho mai riflettuto a fondo, sono due. Questo un segno del mio amore per loro

92 - Uno vuoto, e si vuole riempire; quellltro, stracolmo e si vuole svuotare. Entrambi vanno a cercare un individuo che serva allo scopo. E questo passaggio da una condizione allltra, trasfigurato in senso sublime, in entrambi i casi, lo si chiama con una parola sola: more

93 - Esistono persone che avvertono un senso come di oppressione, una stretta al cuore, se qualcuno li gratifica del proprio affetto solo come conseguenza dellver, di quellffetto, privato qualcun altro.

94 - Avvertenza, ovvero enigmatico avvertimento: e il legame non vuoi tu spezzare, allor lo devi, prima, morsicare

95 - Unnima che si sa amata, ma che, da parte sua, non ama, scuote i detriti che le ristagnano nel fondo. E la feccia sale alla superficie.

96 - Uguali passioni, nellomo e nella donna, vanno secondo metronomi diversi: per questo che uomo e donna non cessano di fraintendersi.

97 - Chi ama, vuole evitare che la persona a cui si consacra provi un qualsiasi senso di estraneit di conseguenza, recita la commedia di una totale simbiosi, la quale, nella realt non esiste. Quando uno dei due amanti si lascia amare dallltro per cui, non gli pare necessario fingere, ma, piuttosto, affida questo compito a lui la situazione si presenta semplice. Invece, non esiste commedia piintricata e incomprensibile di quella che va in scena quando entrambi gli amanti sono infiammati di reciproca passione e, quindi, ognuno di loro rinuncia a se stesso e vuole diventare come lltro; in simbiosi con lui solo. Alla fine, nessuno sa piche maschera deve assumere, qual lo scopo di tutta quella commedia. Che ruolo gli spetta.

98 - I due sessi si illudono lno sul conto dellltro: questo fa sche onorino ed amino, in fondo, solo se stessi (ovvero, per usare unspressione pigarbata, il loro specifico ideale). Cos lomo vuole una donna ansueta mentre la donna proprio per sua essenza, non mansueta, come la gatta; per quanto esercizio abbia fatto nellssumere unria pacifica.

99 - stato proprio nel periodo picristiano delluropa, e soprattutto allpoca in cui piforte era lnflusso opprimente delle gerarchie etiche cristiane, che le pulsioni sessuali si sono sublimate fino a diventare amore.

100 - Chi fosse cosdotato di immaginazione da figurarsi lspetto di un viso e di un corpo ventnni dopo, forse trascorrerebbe la vita senza patemi.

101 - Unicamente nellmore non solo lnima acquisisce una prospettiva nitida, analitica e sprezzante nei confronti di se stessa, ma le prende il desiderio di levare lo sguardo al di ldei propri limiti, alla ricerca di un altro S pinobile, e rimasto, fino a quel momento, nascosto in qualche suo anfratto.

102 - Amare e morire: due cose che fanno rima per lternit Volere amare vuol dire anche essere votati alla morte.

103 - Anche lmore, va imparato.

104 - La naturale attitudine delle donne ad unsistenza fatta di relazioni tranquille, sempre uguali, felicemente armoniose; il loro rendere il mare della vita rabbonito, liscio come llio: tutto questo opera involontariamente contro quellroica pulsione vitale che pervade gli spiriti liberi. Senza che se ne accorgano, le donne si comportano come se ad un geologo che uscito a passeggiare si togliessero le pietre dal sentiero, perchnon vi inciampi. Ma quello uscito di casa proprio per inciamparvi!

105 - Chi ama una persona o una cosa senza conoscerle, diventa la preda di ciche non amerebbe, se potesse vederlo.

106 - Da dove ha origine lmprovvisa passione di un uomo verso una donna: quella passione che mette radici nel profondo, nellnima? Solo in minima parte dalla sensualit piuttosto, quando lomo nota la compresenza, in un altro essere vivente, di debolezza, bisogno di aiuto ed, allo stesso tempo, superbia, allora, in lui, succede qualcosa: pare che la sua anima, insieme commossa ed offesa, voglia rompere gli argini. Da questa breccia sgorga la sorgente del grande amore.

107 - Ogni grande amore comporta la tentazione maligna di distruggere lggetto del proprio amore, in modo da sottrarlo una volta per tutte alla sacrilega giostra dei mutamenti; infatti, ldea di un mutamento inorridisce lmante pidi quella della totale estinzione.

108 - Lbbiettivo della natura la metamorfosi in virtdellmore.

109 - A chi mai dovrebbe spettare quella totale beatitudine dellmore che sta nellncondizionata fiducia reciproca, se non ai diffidenti totali, i maligni, i biliosi? Infatti, costoro ne godono come di unnorme, mai creduta possibile, incredibile eccezione della loro anima.

110 - Perch a detrimento della giustizia, si sopravvaluta lmore, e se ne fanno le lodi pisperticate, come fosse qualcosa di molto pinobile, rispetto a quella? Non invece, lmore, evidentemente, pistupido della giustizia? Non c dubbio; ma, proprio per ci esso tanto pigradito alla massa. Lo stupido amore maneggia una ricca cornucopia dalla quale trae doni che poi distribuisce a tutti; anche a chi non se li merita ed, anzi, non lo ringrazia nemmeno.

111 - Ora, lei lo ama. Da quel momento, lo guarda con mansueta confidenza, come una mucca da latte. E invece, accidenti! Ad ammaliare lui, era proprio il fatto che lei apparisse indomita ed irraggiungibile! E allora, lei, non farebbe bene a simulare il suo vecchio carattere? Fingere un cuore restio allmore? Non glielo consiglia proprio lmore?

112 - Si dimenticano molte cose del proprio passato. Le si scaccia di proposito dalla mente. Tutto cista a significare, da parte nostra, unntenzione: noi vogliamo che lmmagine di come, in passato, eravamo, abbagliandoci con lo splendore di cui circonfusa, ci inganni, lusinghi la nostra presunzione. A questa mistificazione di noi stessi, ci lavoriamo continuamente. E voi, che tanto gloriosamente parlate dellobliare se stessi nellmore del rasfondersi dello in unltra persona intedete dire, con ci che si tratti di un fenomeno sostanzialmente diverso? Quello che succede che si manda in pezzi lo specchio, si ricompone la propria immagine in quella di una persona che si ammira, e poi ci si gode questa nuova raffigurazione del proprio Io, per quanto la si chiami con nome dellltra persona. E tutto questo elaborato processo, pretendete che non sia una mistificazione di se stessi; non sia attrazione per se stessi? Che tipi strani, siete!

113 - Avidited amore: che effetto diverso hanno, su di noi, queste due parole! Eppure, potrebbe trattarsi dello stesso istinto cui sono stati dati due nomi diversi. Il primo nome diffamatorio, e nasce dal punto di vista di chi, nel possedere, ha giappagato questo istinto; in lui, dunque, esso si in qualche modo, acquietato, ed ora egli in apprensione solo per il proprio ossesso Lltro nome nasce dal punto di vista di chi insoddisfatto e smanioso: costui, quindi, esalta questo istinto come uono

114 - (Lichtenberg): oi non amiamo nostro padre, nostra madre, la moglie e i figli, ma gli stati dnimo piacevoli che essi suscitano in noi

115 - Lmore tra i sessi si rivela, smaccatamente, una smania di possesso. Chi ama, mira al possesso esclusivo ed incondizionato della persona prescelta. Ciche vuole, un potere incondizionato tanto sulla sua anima che sul suo corpo. Vuole essere lnico oggetto del suo amore: accamparsi nella sua anima come fosse il pialto ideale, il pidegno di stima, e, cos dominarla. Se si considera come tutto questo non significhi altro che escludere il mondo intero da un bene, una felicited un piacere preziosi; se si considera come chi ama pispietato ed egoista di qualsiasi altro conquistatore e parassita intenda, quasi fosse un drago accovacciato sul suo aureo tesoro, privare tutti i suoi antagonisti di un possesso a loro negato; se si considera, infine, come, a colui che ama, tutto il resto del mondo appaia indifferente, opaco, senza valore, ed egli sia pronto a fare qualunque sacrificio per distruggere qualsiasi legge, aggirare qualsiasi legame personale che ancora lo vincoli ad esso: se si considera tutto questo, diventa un fatto veramente strabiliante che unvidited ingiustizia a tal punto selvaggia qual quella che governa lmore tra i sessi sia stata a tal punto glorificata e divinizzata, come, invece, avvenuto in ogni epoca. Che proprio da questo amore sia derivato il concetto di amore in quanto contrapposto a quello di egoismo; nel mentre esso, forse, di questo egoismo, proprio la manifestazione pispregiudicata.

116 - Lomo e la donna intendono per amore due cose differenti (per entrambi i sessi, fa parte delle condizioni atte a determinare il reciproco amore il fatto che ognuno dei sessi, quando dice more non intenda la stessa idea e lo stesso sentimento dellltro). Ciche la donna intende per more abbastanza chiaro: una dedizione totale (non un semplice dedicarsi) anima e corpo, allomo, senza alcun riguardo nritegno, ma, semmai, con vergogna e terrore, al pensiero che questa dedizione possa venire imprigionata nei nodi di clausole e condizioni. In questa assenza di condizioni, il suo amore diventa, npinmeno, una fede: la donna non ne ha altre. Lomo, invece, se ama una donna, vuole, in sostanza, fare esperienza di questo suo amore per lei, nel mentre, per quanto riguarda i fatti personali, il suo atteggiamento quanto di pilontano possa esistere da quello che caratterizza lmore femminile. La passione della donna, nella sua incondizionata rinuncia ad ogni diritto, ha come proprio presupposto, per lppunto, che da parte dellomo non esista un simile pathos, unnaloga volontdi rinuncia; infatti, se entrambi rinunciassero ad amare se stessi, che cosa ne verrebbe fuori? Non lo so: forse, una sorta di uco nero La donna vuole venire catturata, posseduta come un bene per la vita. Nel concetto di ossesso di ene posseduto la donna smarrisce i contorni di se stessa; quindi, vuole un uomo che la catturi, che non si ceda e conceda ai suoi capricci, ma piuttosto, al contrario, che da quel rigoglio di forza, felicit fede, che la donna, concedendo se stessa, gli d risulti arricchito nella propria essenza individuale. La donna si concede, e lomo cattura.

117 - Lmore, inteso in tutta la sua grandezza e complessit atura in quanto natura, da sempre e in eterno immorale.

118 - Ci si puimpegnare ad avere certi precisi comportamenti, ma non sentimenti; essi, infatti, sono involontari. Quando qualcuno promette amore eterno o eterna fedelt promette cisu cui non ha potere alcuno; pu invece, ben promettere di adottare quei comportamenti che, comunemente, si prendono per derivati dallmore o dalla fedelt ma che posso avere origine anche da altri motivi (infatti, molte sono le strade ed i motivi che sfociano in una determinata azione). Chi promette di amare in eterno qualcuno, dunque, intende dire questo: inchti amer assumernei tuoi confronti tutti i comportamenti dellmore; qualora cessassi di amarti, i miei comportamenti nei tuoi confronti, anche se dettati da motivi diversi, saranno della stessa natura Siccome, in apparenza, non cambiato niente, lpinione radicata nel cervello della gente rimane quella illusoria di unnvariabile persistere nel sentimento amoroso. Dunque, quando qualcuno promette amore eterno, o cieco, o promette che lllusione dellmore sareterna.

119 - Lmore perdona alla persona amata perfino il desiderio.

120 - Se vediamo qualcuno che soffre, cogliamo di buon grado lccasione che ci viene offerta per impadronirci di lui. questo ciche fa, per esempio, il compassionevole benefattore, per il quale, questo rapace desiderio di possesso che la nuova preda ha suscitato in lui, prende il nome di more

121 - La circostanza per cui tutto ciche debole e bisognoso di aiuto parla al nostro cuore, ha per conseguenza lbitudine, da parte nostra, di designare tutto ciche parla al nostro cuore con diminutivi e vezzeggiativi sminuenti; vale a dire, nel gergo dei nostri sentimenti: renderlo debole e bisognoso di aiuto.

ANIMA
122 - Tutti gli istinti che non si scaricano allsterno, rifluiscono allnterno: questo, ciche io definisco il rocesso dellmana interiorizzazione cosche, nellomo, mette i suoi primi germogli ciche, pitardi, verrdefinito nima

123 - I concetti di ldil, iudizio Universale mmortalitdellnima lo stesso concetto di nima sono strumenti di tortura. Metodiche della sevizia grazie alle quali il prete diventato padrone; per rimanerlo.

124 - Ad ogni anima appartiene un altro mondo: per ogni anima, ogni altra anima un mondo occulto dietro al proprio.

125 - Il risvegliato, il sapiente, dice: o sono in tutto e per tutto corpo, e niente al di fuori di esso. nima non che una parola per indicare qualcosa che del corpo parte

126 - Se qualcuno non riesce a spuntarla sul olore della sua anima la causa non sta, per dirla in maniera brutale, nella sua anima, ma, in effetti, nella sua pancia.

127 - Il complesso dei movimenti interiori che lomo trova agevoli, e che egli, quindi, compie volentieri, e con grazia, viene definito nima

128 - Se volessimo ed osassimo (ma siamo troppo vili per questo!) rappresentare le nostre anime secondo un modello architettonico, dovremmo prendere a modello il labirinto.

ANIMALI
129 - Le persone piprofonde, in ogni epoca, hanno sempre avuto compassione degli animali. Il motivo precisamente, questo: la vita li fa soffrire, ma essi non hanno la forza di fare del dolore un pungolo nella propria carne che li stimoli ad osservare la propria esistenza da una prospettiva metafisica. E certo, assistere ad un dolore senza senso, fa ribollire di sdegno fin nel profondo.

ANIMALISTI
130 - Voltaire era capace di mascherare il suo odio per determinate cose e persone da compassionevole affetto verso gli animali.

ANTIPODI
131 - una cosa tanto fine, un tale segno di distinzione, avere i propri personali antipodi!

ANTROPOFAGIA
132 - In solitudine, il solitario sbrana se stesso; in luogo pubblico, lo sbrana il pubblico. Ora, scegli tu.

APPARENZE
133 - proprio quando fa collegamenti tra le cose pisimili che lpparenza inganna nel modo pismaccato; infatti, il ponte pidifficile da gettare, quello sullbisso pistretto.

134 - Ciche va dimostrato nella maniera pipersuasiva, con la massima ostinazione, lpparenza. Troppi, infatti, non hanno occhi per vederla. Ma cosnoioso!

ARTE
135 - Lsistenza del mondo si pugiustificare soltanto come fenomeno estetico.

136 - Ogni individuo, con quale coraggio potrebbe lottare, se prima non fosse stato consacrato ad un ideale che eccede la propria persona? I suoi pigrandi pat鋗i di individuo; vale a dire: il fatto che la mente umana non capace di certezze universali, il mistero della morte e dellldil la disparittra le doti individuali; tutto ci gli rende necessaria lrte.

137 - Tutto ciche viene pensato, poetato, dipinto, composto; perfino costruito e modellato, appartiene o allrte del monologo o a quella della testimonianza. Non conosco, in un artista, una differenza pisignificativa di quella che esiste tra la possibilit per lui, di osservare lvolversi della propria opera drte (il suo stesso evolversi) con ltteggiamento del testimone, oppure obliare del tutto il mondo: carattere fondamentale, questltimo, di ogni stile monologico. Uno stile che si fonda sullblio; che la musica dellblio.

138 - Lrte pipotente della sapienza: essa vuole la vita, mentre quella, come meta finale, raggiunge soltanto il nichilismo.

139 - Nellrte lomo si gode la piperfetta espressione di se stesso.

140 - Sono convinto che lrte sia il pialto scopo e la vera occupazione metafisica di questa vita.

141 - In ultima analisi, la filosofia di un artista ha ben poca importanza, purchlrtista lbbia immessa nelle sue opere a cose fatte, ed essa non arrechi alcun danno alle stesse.

142 - La grande virtche fa lrte indispensabile sta nel suo evocare lllusione di un mondo pisemplice, far balenare una soluzione pispiccia allnigma dellsistenza. Nessuno che la vita faccia soffrire pufare a meno di questa illusione, coscome nessuno pufare a meno del sonno.

143 - Perchlrco non si spezzi: ecco perchesiste lrte.

144 - La circonferenza che racchiude in sil dominio della scienza, ha punti infiniti; come si possa, di questa circonferenza, misurare esattamente lrea, non dato, attualmente, sapere. Cos allndividuo di animo nobile, e ricco di doti, capita inevitabilmente, ancor prima che raggiunga la metdella propria esistenza, di toccare, di questa circonferenza, i punti che ne formano il limite. Allora, si fissa a contemplare lnesplicabile. Quando egli osserva, con orrore, come la logica, in quel limite, si contorca su se stessa fino a mordersi la corda, ecco che, in lui, irrompe una nuova forma di sapienza: la sapienza tragica; per poter anche solo sopportare la quale c bisogno, come terapia preventiva, dellrte.

145 - Lrte non solo unmitazione della realtdi natura, ma, precisamente, un supplemento metafisico alla realtdi natura, messa a confronto con lei nellntento di trascenderla.

146 - Quando, nelle cittpiene di gente, osservo la folla, e come se ne va di fretta, con il viso atteggiato a tetraggine, allora, ogni volta, mi dico: di certo qualcosa li rode dentro. Eppure, nel loro caso, lrte ha lnico effetto di rendere la loro ferita interiore ancora pidolorosa: farli ancora pitetri, e pinarcotizzati i loro sensi; oppure, farli andare, per avidit ancor pidi fretta. Infatti, le sensazioni artefatte li spronano in una continua giostra, e non gli lasciano, quindi, percepire affatto la loro misera condizione.

147 - Se non avessimo definito buone le arti, e non avessimo escogitato questa specie di culto della non-verit quel ficcare di continuo lo sguardo nella universale non-verite menzogna cui, oggi, veniamo costretti dalla scienza tutto quel ficcare lo sguardo nella follia e nellrrore come se fossero le condizioni naturali di ogni essere vivente dotato di sensi e ragione ci riuscirebbe del tutto insostenibile.

148 - Il compito dellrte moderna: fare da droga o da colpo in testa. In un modo o nellltro, annichilire la coscienza. Far superare allomo moderno il senso di colpa, ma non far ritrovare, alla sua anima, lnnocenza.

149 - Che ce ne facciamo di tutta la nostra arte: quella che crea opere drte, se abbiamo perduto lrte pielevata: quella capace di creare la vita come continua festa!

150 - Lrte moderna un lusso; non essendo nullltro che questo, ha privato il popolo di ciche di pigrande e pipuro esso, quale unico e vero artista lartista della profonda necessitaccomunando in un unico cuore lnima universa, sapeva esprimere: il proprio mito, il proprio canto, la propria danza, il proprio tono di voce.

151 - Lsistenza, la possiamo continuare a sopportare solo come fenomeno estetico. Lrte ci fornisce occhi, mani, e, soprattutto, quella buona fede che ci serve per poter fare di noi stessi un simile fenomeno.

152 - Se lrte consiste prima di tutto nella capacitdi comunicare agli altri le proprie esperienze interiori, ogni arte che non riesce a farsi capire contraddice se stessa.

153 - Lrte non ha bisogno di note o caratteri di stampa, ma di intenditori che ne siano gli eredi testamentari.

ARTISTI
154 - Un temperamento creativo che non conosca soste, un prolifico estante nel senso pivero della parola: una persona che le continue gravidanze e filiazioni del proprio spirito abbiano reso assuefatto ed inconsapevole. Uno che non abbia il tempo di stare a riflettere su di se sulla propria opera; di fare confronti. Uno che non si preoccupi neppure pidi porre criteri al proprio gusto, e che si limiti, una volta per tutte, a dimenticarlo; vale a dire: a lasciarlo come sta, oppure lasciare che decada. Una persona simile, forse, alla fine, creeropere delle quali da tempo il suo giudizio non piallltezza. Costui, quindi, dirsu di esse e su se stesso delle grandi sciocchezze; le dire le penser Questo mi sembra sia quasi il comportamento abituale degli artisti fecondi. Nessuno conosce un bambino peggio dei suoi genitori.

155 - Se vero che Omero, come si dice, talvolta, ha dormito, in questo modo, si dimostrato pisaggio di tutti gli artisti dallnsonne ambizione.

156 - Che cosa siano bene o male, a nessuno ancora stato dato di sapere; tranne a chi possiede il potere creativo.

157 - Gli artisti svelano il principio fondamentale per il quale ogni individuo un miracolo irripetibile.

158 - Allontanarsi dalle cose finch di esse, non si veda pimolto, e molto se ne debba immaginare, se si vuole ancora vederle: tutto questo dobbiamo imparare dagli artisti; e, per il resto, essere pisaggi di loro. FW

159 - Ogni artista raggiunge la vetta estrema della propria grandezza solo quando sa vedere se stesso e la sua arte al di sotto di s quando sa ridere di s

160 - Lrtista di stampo davvero moderno gira tenendo al guinzaglio la sua muta di aborti uggiolanti nati dallncrocio, in lui, tra passione e perversioni mentali. La sua intenzione aizzarla, a richiesta, contro gli uomini moderni; costoro, infatti, preferiscono decisamente fare da preda in una battuta di caccia con tanto di ferite e sterminio piuttosto che doversene stare in compagnia di se stessi, in silenziosa meditazione.

161 - Vivere spaesati e straniti in un mondo al quale, tuttavia, ci si rivolge. Dover dipendere da lui; disprezzarlo, e tuttavia non poter fare a meno di ciche, in lui, si disprezza: questo il destino appositamente predisposto per gli artisti del futuro.

162 - S nella vostra vita, molto ciche deve, amaramente, morire, o creatori! Per questo, sia vostro compito dar senso a tutto citranseunte, e difenderlo.

163 - Noi concepiamo lrtista soggettivo soltanto come un cattivo artista. In ogni forma drte che aspiri ad un certa elevatezza, esigiamo soprattutto e prima di tutto il superamento delllemento soggettivo, la liberazione dallIoed il silenzio su ogni volonte desiderio individuale. In effetti, senza che vi sia oggettivit spirito contemplativo puro e disinteressato, non possiamo credere che unpera drte sia minimamente tale.

164 - I tedeschi vogliono, grazie allrtista, pervenire ad uno stato di sognante passione; gli Italiani vogliono, grazie a lui, prendere respiro dalle loro passioni reali; i Francesi vogliono, da lui, lccasione per manifestare le loro opinioni: pretesti per chiacchierare.

165 - Vendere i propri pregi al maggior offerente, o, addirittura, darsi con essi allsura, come fanno insegnanti, funzionari ed artisti, fa del genio e delle doti intellettuali un affare da bottegai.

166 - I bravi artisti sono e devono essere, tutti quanti, anche un podegli attori. Se non recitassero, difficilmente resisterebbero a lungo.

ASCETISMO
167 - Che cosa significano gli ideali ascetici? Negli artisti, niente, oppure un podi tutto; nei filosofi e negli intellettuali, una specie di fiuto, di istinto per le premesse favorevoli allo sviluppo di unlevata spiritualit nelle donne, nel migliore dei casi, una gentilezza di modi grazie alla quale poter sedurre meglio; in chi svantaggiato dalla natura, e non vive in armonia con essa (per la maggioranza dei mortali) il tentativo di sentirsi roppo buoniper questo mondo: una forma sacra di depravazione, la risorsa fondamentale per combattere contro il dolore protratto, e la noia. La grande importanza che proprio ldeale ascetico, in particolare, ha assunto per lmanit fa emergere il dato di fatto fondamentale della volontumana: il suo horror vacui. Essa ha bisogno di uno scopo. Al non volere, preferisce volere il nulla.

168 - Le cose pivelenose contro i sensi non vengono dette dagli impotenti, e neanche dagli asceti, ma da quelli impotenti ad essere asceti: quelli che, di essere asceti, ne avrebbero avuto bisogno.

169 - Non risparmiare il tuo prossimo! Lomo una creatura che va trascesa. Ma solo un buffone pensa: omo, lo si puanche saltare a piepari

170 - Lscetismo il modo giusto di pensare per quegli individui che devono estirpare le pulsioni dei propri sensi, in quanto sono furiosi animali da preda. Ma vero anche che va bene solo per loro!

171 - Chi rinuncia al mondo, che cosa fa? Aspira ad un mondo pielevato: vuole volare pia lungo, pilontano, piin alto, degli uomini che accettano il mondo com. Getta via tutte le cose che sarebbero di impaccio al suo volo. Ce ne sono alcune, tra quelle, che non giudica di poco conto, e che non gli sono sgradite. Egli le sacrifica alla propria smania di elevarsi. Questo sacrificio, questo sprezzante disfarsi di tutto, finisce per risultare, precisamente, lnica virt in lui, notevole.

172 - Nei tempi in cui il Cristianesimo rendeva nota con la massima profusione la sua feconditnel produrre santi e anacoreti nellntento di rendere noto, in questo modo, se stesso a Gerusalemme esistevano grandi manicomi per santi sinistrati: quelli che avevano dato via anche il loro ultimo granello di sale in zucca.

173 - Lsceta fa di virtnecessit

174 - Si neghi ldeale ascetico: in questo caso, lomo, la bestia-uomo, fino ad oggi, non ha avuto senso alcuno. Nella sua esistenza sulla terra, non era insito alcun fine. che scopo, in sostanza, esiste lomo? questa domanda, rimasta senza risposta. Ldeale ascetico rivela proprio questo: la mancanza di qualcosa, lo smisurato vuoto intorno allomo.

175 - Ldeale ascetico ha origine dallstinto di difesa e di salvezza che insorge in unsistenza le cui forze, ormai, vanno degenerando, e che, dunque, lotta con tutti i mezzi per la propria salvezza; per continuare ad esistere. Esso il sintomo di unstruzione parziale della linfa vitale cui consegue unstenia contro la quale gli istinti vitali ancora intatti si battono senza tregua, con strumenti e stratagemmi sempre nuovi. Ldeale ascetico uno di questi strumenti; la sua situazione dunque, di segno letteralmente opposto a come la intendono i suoi devoti. La vita che, in lui, lotta con la morte, lo fa combattere contro la morte.

176 - Ogni morale ascetica prevede che, in Dio, si preghi una parte di se stessi; per questo, poi, si costretti a far fare allltra la parte del diavolo.

ASCOLTARE
177 - er ascoltare, abbiamo anche gli occhi cosdisse un vecchio confessore diventato sordo.

ASPETTARE
178 - In verit ancho ho imparato ben bene ad aspettare: ma soltanto ad aspettare me stesso.

179 - Saper aspettare cosdifficile che i pigrandi poeti hanno ritenuto il non saper aspettare un argomento non indegno di venire, da loro, trattato.

AVANGUARDIE
180 - Anche se possono risuonare, allrecchio, come striduli ed inquietanti, sono questi i suoni provenienti da un mondo futuro dove lrte saruna necessit e che dallrte riuscira pretendere un appagamento reale. Si tratta del linguaggio di una natura che abbia ritrovato la via per lmano.
B

BASIC ENGLISH
182 - Essere poliglotti sicuramente un male necessario; alla fine, per portato allstremo, costringerlmanita trovare una medicina. In un lontano futuro, esisteruna nuova lingua, una sola per tutti: dapprima adottata come gergo commerciale, verrpoi utilizzata principalmente per la circolazione delle idee.

BELLEZZA
183 - La bellezza, a chi la vuole acchiappare, riserva dei tiri mancini: lo sappiamo. Perchmai, dunque, correre dietro alla bellezza? Perch piuttosto, non perseguire ciche grandioso, cosmico, titanico: ciche smuove le masse? pifacile essere titani, che belli.

184 - Lomo crede che il mondo sia, in s ricolmo di bellezza; dimentica di essere lui stesso lrigine prima di tanta bellezza. stato soltanto lui, a conferirgli bellezza: una bellezza umana; ah, troppo umana! Lomo, in fin dei conti, nelle cose, rispecchia se stesso; considera bello tutto ciche gli rimanda la propria immagine. La concezione del ellola forma di vanitcaratteristica della sua specieIn effetti, un piccolo dubbio pusussurrare allrecchio dello scettico la domanda: siccome lomo lo ritiene tale, il mondo davvero diventato bello? Egli lo ha umanizzato: ecco tutto. Ma nulla, proprio nulla ci assicura che lomo possa venire preso a modello di ogni bellezza.

185 - proprio per lroe che il bello la pidifficile di tutte le cose.

186 - Dov la bellezza? Dove io devo volere con tutta la volont dove io voglio amare e morire, perchunmmagine non rimanga unmmagine soltanto.

187 - Voglio imparare sempre di pia concepire il destino inevitabile di tutte le cose come bellezza: cos diverruno di quelli che rendono belle le cose.

188 - Quando la forza vitale diventa misericordiosa, e discende nel mondo visibile delle apparenze; allora, il suo discendere, lo chiamo ellezza

189 - Che cos la bellezza? Lspressione a rosa bellasignifica semplicemente che la rosa bella a vedersi: che ha, in s qualcosa di piacevolmente luminoso. Con questa espressione, sulla sua essenza, non si detto niente. Essa piace; la sua vista suscita un senso di piacere; vale a dire: la pulsione che vuole, in noi, la vita, viene appagata dalla sua vista e, quindi, il nostro gusto alla vita ne trae vantaggio.

190 - Il mondo ricchissimo di cose belle, ma, cinonostante, assai povero di bei momenti: momenti in cui simili cose si rivelino a noi. Eppure, forse proprio questo il fascino piforte della vita: sta avvolta in un velo trapunto con lro di molti begli auspici; seduce, e poi, pudicamente, fa la ritrosa; sempre beffarda, complice, attarente.

191 - Se prima ciche brutto non avesse detto a se stesso o sono brutto che sarebbe mai a bellezza GdM

192 - Chi, nella vita, a qualunque vantaggio personale, preferisca le bellezza, di certo finir lo stomaco guasto come quello di un bambino che preferisca i dolci al pane, a fissare il mondo con la frustrazione negli occhi.

193 - Una pacifica stanchezza alla fine del giorno: ciche gli uomini chiamano ellezza

BENEDIZIONI
194 - Chi non sa benedire, impari a maledire!

BENEFATTORI
195 - Quando ci capita di soffrire, e di venire notati, accade anche che la nostra sofferenza venga trattata in modo superficiale. Infatti, il sentimento della compassione, lo ha per natura, di spogliare la sofferenza altrui dei suoi caratteri personali ed irripetibili. Sono i nostri enefattori piche i nostri nemici, a sminuire il nostro valore ed i nostri propositi.

BIBBIA
196 - Il fatto dver con un legaccio rattoppato insieme codesto Nuovo Testamento col Vecchio in un solo libro dal nome di ibbia ibro che ha nome di Libro forse questa lzione maggiormente sfrontata, il pigrande elitto contro lo spiritoche luropa letteraria si porti sulla coscienza.

BIOGRAFIE
197 - Il diritto di scrivere unutobiografia, dopo i quarantnni, possono averlo tutti: non esiste uomo, per quanto insignificante, che, siccome passava di l non abbia visto da vicino qualcosa che possa risultare, per il pensatore, prezioso e notevole. Invece, esporre in pubblico la propria testimonianza di fede, un atto che va considerato incomparabilmente pipretenzioso: infatti, presuppone il dare valore di testimonianza non soltanto a ciche, nel corso dellsistenza, si vissuto, indagato o visto, ma anche a ciin cui si creduto.

198 - Se avete un debole per le biografie, che non siano quelle col ritornello l tizio Tal dei Tali e la sua epoca ma quelle sul cui frontespizio dovrebbe star scritto: n uomo in lotta contro la sua epoca

BISOGNO
199 - Il bisogno viene considerato la causa prima di tutto ciche viene al mondo; invece, propriamente, spesso solo lffetto di ciche, al mondo, venuto.

BONT 200 - Qualunque danno possano fare i cattivi, il danno fatto dai buoni il danno pidannoso.

201 - Per giudicare, un uomo di un certo tipo, quanto valga, bisogna prima considerare quanto costa il suo mantenimento: bisogna conoscere il suo tenore di vita. Il costo che pagano le persone di animo buono, per mantenere il proprio tenore di vita, la menzogna. In altre parole, il non volere vedere ad ogni costo come, in fondo, fatta la realt non certo organizzata in modo da suscitare di continuo istinti benevoli, ed ancor meno tollerare che, ad ogni momento, gente miope e bonaria metta mano al suo corso.

202 - Nellquilibrio complessivo del mondo creato, sono gli aspetti tremendi della realtsotto forma di passioni, desideri, volontdi potenza ad essere incommensurabilmente pinecessari di quella felicitn sedicesimoche viene detta ont. Occorre, anzi, prudenza nellccordare ad essa anche un piccolo ruolo: infatti, si fonda sulla dissimulazione dei veri istinti.

203 - Le persone buone non dicono mai la verit Essere buoni in questo modo per lo spirito, una malattia.

204 - In verit ho riso spesso dei deboli che si credono buoni perchhanno gli artigli spuntati.

205 - Se si vive tra gente buona, la compassione insegna a mentire.

206 - Per tanta bontche vedo, altrettanta la debolezza. Per tanta giustizia e compassione, altrettanta la debolezza.

207 - La menzogna se non proprio la madre, almeno la balia della bont

208 - Col fare agli altri del bene o del male, non facciamo altro che esercitare su di loro il nostro potere: questo, lnico nostro intento! Facciamo del male a coloro cui vogliamo far percepire, per la prima volta, il nostro potere; il dolore, infatti, un mezzo piefficace, a tale scopo, del piacere. Facciamo del bene e vogliamo bene a coloro che, in un modo o nellltro, dipendono gida noi, perchvogliamo, in tal modo, accrescere il loro potere; in questo modo, infatti, accresciamo anche il nostro.

209 - Esiste unrroganza della bontche prende lspetto della cattiveria.

BUFFONI
210 - Inquietante, lsistenza umana, e sempre senza senso: un buffone puriuscirle fatale.
C

CAOS
211 - Io vi dico: bisogna avere ancora in sCaos, per poter dare alla luce una stella che danza.

CARATTERI
212 - Sono pochissimi, in sostanza, gli individui che hanno fiducia in se stessi: di questi, alcuni la posseggono per natura, sotto forma di unpportuna cecited un parziale obnubilamento del loro spirito (se potessero vedere dentro se stessi fino in fondo, che cosa mai scorgerebbero!); altri, questa fiducia, se la devono, prima, conquistare. Tutto ciche di buono, valoroso e grande, costoro compiono, prima di tutto, una prova volta a confutare lo scettico che ha dimora nel loro animo, e che occorre persuadere, se si vuole strappare il suo assenso: unmpresa per la quale necessario quasi del genio. Questi individui sono i grandi insoddisfatti di se stessi.

213 - Essere pungente con chi piccolo, mi sembra una saggezza da porcospini.

214 - Un individuo la cui natura sia armoniosamente compiuta, anche quando si intrattiene con libri, uomini o paesaggi, sempre in compagnia di se stesso. Il suo scegliersi le persone, consentire con loro, dargli fiducia, il modo in cui le onora. Alle suggestioni esterne, di qualunque genere siano, reagisce con quella lentezza a cui lanno assuefatto lunghi anni di cautela, ed unntenzionale fierezza. Egli esamina tali suggestioni a mano a mano che giungono al suo animo; ben lungi dallndar loro incontro. Non crede nalla isgrazianalla olpa Sa tagliar corto con gli altri e se stesso: sa dimenticare.

215 - Frequentare gli esseri umani corrompe il carattere; specie quando non se ne ha.

216 - Alcuni hanno un carattere capace degli slanci pielevati, ma il loro spirito non adeguato a simili altezze; ad altri, succede il contrario.

217 - Non poter prendere a lungo sul serio i propri nemici, le sventure proprie, le sventure ad altri provocate: questo rivela un temperamento forte della propria autosufficienza.

218 - Ci sono atteggiamenti dello spirito che tradiscono, anche negli spiriti pigrandi, la loro origine plebea o semiplebea. il portamento con cui avanzano i loro pensieri, a tradirla: essi, non sanno camminare.

219 - Lrroganza un orgoglio recitato e simulato. La caratteristica dellrgoglio, per proprio lncapacitdi attuare e sopportare qualunque messa in scena, simulazione e ipocrisia. Pertanto, lrroganza lpocrisia dellncapacitdi ipocrisia: una cosa assai difficile, e che, per lo pi non riesce.

220 - Chi ha un temperamento eccitabile ed impulsivo, con le parole e le azioni che gli vengono per prime, dcchito, non esprime il suo vero carattere; siccome, per quelle parole ed azioni, le ha pure pronunciate, o fatte, le parole ed azioni successive quelle che esprimono il suo vero carattere gli tocca sprecarle tutte nellmpresa di accomodare le cose, farsi perdonare e, insomma, far tornare tutto come era prima.

221 - Un carattere nobile si distingue da uno volgare perch a differenza di quello, non ha a disposizione tutta una sfilza di abitudini e punti di vista.

222 - possibile entusiasmare i temperamenti flemmatici solo rendendoli fanatici.

223 - Quando ci si sia, infine, risolti al proposito di chiudere le orecchie anche di fronte al miglior argomento contrario, si dsegno di forte carattere. Dunque: occasionale volontdi raggiungere ldiozia.

224 - I temperamenti esuberanti, con gli altri, sono falsi solo quellttimo in conseguenza del quale diventano falsi con se stessi; e si fanno, quindi, con gli altri, leali e in buona fede.

225 - uello non dimentica nulla, ma perdona tutto Allora, viene odiato due volte, perchriesce a svergognare due volte: sia con la sua memoria che con la sua magnanimit

226 - Non la forza, ma la costanza di un nobile sentire, a determinare la superioritspirituale.

227 - Ciche, ai temperamenti volgari, degli animi nobili, appare degno di disprezzo, lrrazionalitdelle loro passioni, o la logica contorta che in esse si manifesta, soprattutto quando si orientano su oggetti che a loro appaiono del tutto bislacchi e velleitari. Costoro sono irritati da chi soggetto a passioni viscerali; anche se comprendono il fascino che si fa, in quei casi, loro tiranno, non possono, per comprendere, ad esempio, come, per la passione della conoscenza, si possano mettere in gioco la propria salute e la propria rispettabilit

228 - Ai temperamenti volgari, ogni espressione di nobilte generositpare inappropriata a qualsiasi scopo, e dunque, immediatamente, sospetta. Costoro, quando sentono parlare di cose simili, ammiccano, e sembrano voler dire: n tutto questo, ci deve pur essere un buon tornaconto! Non si pumai sapere, dietro la facciata, che cosa c

229 - Se si ha del carattere, si ha anche una propria scena primaria, che si ripresenta implacabilmente.

230 - Quelli che, per innata temperanza, lasciano sempre il bicchiere semipieno, non vogliono ammettere come ogni cosa, al mondo, abbia il proprio sedimento, e la feccia.

231 - Tu gli dato unccasione per dimostrare forza di carattere, e lui non ne ha approfittato. Non te lo perdonermai.

232 - Quando la natura del proprio carattere viene fraintesa nel suo complesso, impossibile evitare che, fin dallnizio, tutte le sue espressioni vengano, una per una, fraintese. Bisogna esserne consapevoli, se non si voglion sprecare troppe energie a difendersi.

233 - Se abbiamo o no denti da serpente, non lo sappiamo prima che qualcuno ci calpesti. Una donna o una madre direbbero rima che qualcuno calpesti il mio amore oppure l mio bambino Il nostro carattere determinato, piche dalle nostre esperienze, da ciche non ci capita.

234 - Un uomo appare dotato di carattere assai pispesso perchsegue il proprio temperamento che non perchpersegue i propri principi.

235 - Le forti correnti trascinano via con smolte rocce e sterpaglia. I caratteri forti, molte teste ottuse e confuse.

236 - Non aveva nessun carattere. Quando ne voleva uno, doveva sempre, per prima cosa, presupporne uno.

CASO
237 - Lasciate che il caso venga a me: egli innocente come un pargoletto!

238 - Nessun vincitore crede al caso.

239 - Sopra tutte le cose sta lmpireo del caso, lmpireo dellnnocenza, lmpireo dellmprevedibile, lmpireo dellndifferente letizia.

CASTIT 240 - Tra castita e sensualitnon esiste una contrapposizione inevitabile: ogni buon matrimonio, ogni autentica corrispondenza di amorosi sensi, prescinde da questa contrapposizione.

241 - Predicare la castitun incitamento pubblico a comportamenti contronatura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni attentato, mediante il concetto di mpuro alla purezza della medesima, un peccato contro il vero Spirito Santo: quello della vita.

CAUSALIT 242 - I concetti di colpa e di castigo, coscome i principi della dottrina cristiana la razia la edenzione la emissione dei peccatitutte queste menzogne integrali prive, come sono, di ogni plausibilitpsicologica sono state escogitate per distruggere, nellomo, il senso della causalit Sono un attentato contro il concetto di causa ed effetto.

CERTEZZE
243 - Deve esserci, in me, una sorta di ripugnanza ad avere convinzioni ben salde su me stesso. Forse, in questo, sta annidato un enigma? Pudarsi: ma, per fortuna, non un enigma buono per i miei denti.

244 - Non il dubbio, la certezza, a far diventare pazzi.

245 - Detto di Montaigne: he buon cuscino il dubbio, per una testa fatta come si deve!
CHIODI
246 - In questa nostra societmoderna, tutto cosinevitabilmente coeso che chi tolga anche un solo chiodo fa vacillare e crollare lntero edificio.

CLEMENZA
247 - Nella clemenza c lo stesso livello di egoismo presente nella vendetta; solo che di una qualitdifferente.

CINISMO
248 - Il cinismo lnica forma in cui le anime comuni sfiorano ciche si dice lnest

CIVILT 249 - Noi apparteniamo ad unpoca nella quale gli strumenti della civilizzazione rischiano di mandare in malora lntera civilt

250 - La follia non forse, senza ombra di dubbio, il sintomo della degenerazione e decadenza di una civilt ormai, troppo avanzata? Forse, esistono anche ecco un problema per psichiatri nevrosi della salute? Nevrosi che nascono dallsultanza giovanile di un popolo?

251 - Ho paura che gli animali considerino lomo come un essere simile a loro cui sia capitato di smarrire, con suo estremo pericolo, quel buon senso che degli animali salutare prerogativa. Un animale in preda alla frenesia: un animale che piange, un animale che ride; un animale infelice.

COERENZA
252 - Non rimanere attaccato ad una persona, sia pure la prediletta tra tutte: ogni persona un carcere, ed anche un nascondiglio. Non rimanere attaccato al suolo patrio, fosse anche, la tua patria, la pimartoriata e bisognosa diuto (gimeno difficile liberare il proprio cuore dai lacci di una patria vittoriosa). Non rimanere attaccato ad una compassione: fosse anche un tributo ad individui superiori, nel cui straordinario martirio e sconfortato abbandono un caso ti abbia permesso di figger lo sguardo. Non rimanere attaccato ad una scienza: dovesse pure ingannarti con le pipreziose scoperte, in apparenza messe da parte percha te riservate. Non rimanere attaccato nemmeno alla tua liberazione. Bisogna conoscere lrte di conservarsi: suprema prova di indipendenza.

253 - er me, detto fatto questo modo di pensare giudicato un segno di carattere. Quante azioni abbiamo intrapreso non perch dopo matura riflessione, ci sono parse le pirazionali, ma perch quando ci sono balzate in testa, hanno stuzzicato in qualche modo la nostra ambizione e la nostra vanit in modo da farci ciecamente perseverare fino al loro compimento! In questa maniera, esse incrementano la fiducia che abbiamo nel nostro carattere e nella nostra buona fede e, quindi, nel complesso, la nostra forza. Fare la scelta di agire il pirazionalmente possibile, invece, ci rende piscettici nei nostri confronti e, di conseguenza, sviluppa in noi un senso di debolezza.

254 - Nelle societancora dominate dallstinto del gregge, ogni individuo trae tuttora il massimo profitto dal far passare il proprio carattere e la propria occupazione per immodificabili; anche quando, in fin dei conti, non lo sono. i lui, ci si pufidare: un uomo coerente con se stesso in tutte le occasioni in cui subentri un pericolo comune, questa la lode pialta che di cui la societpossa gratificare qualcuno. Bene: nonostante i vantaggi anche cospicui che questo modo di pensare possa comportare, esso costituisce, in ogni caso, per lo sviluppo della conoscenza, la forma pipericolosa di pregiudizio collettivo.

255 - Per cocciutaggine, persevera in cose che, per lui, non hanno pisegreti. Lui, per la chiama oerenza

256 - Cerchiamo di essere pifurbi dei serpenti, che, al sole, restano troppo a lungo immobili nello stesso punto.

257 - Alle volte si resta fedeli ad una causa soltanto perchi suoi avversari non smettono di essere insulsi.

258 - Le persone che afferrano il senso profondo di una cosa raramente, poi, le si mantengono per sempre fedeli. Esse ne hanno, per lppunto, portato alla luce il fondo, nel quale, costantemente, appaiono mucchi di detriti.

COLLERA
259 - La collera purga lnima, portandone alla luce ogni detrito. Per questo, quando non c altro modo per vederci chiaro, bisogna conoscere lrte di mandare in collera chi ci sta intorno, siano nostri sostenitori o avversari; cosverremo a sapere ciche, nel profondo, i loro pensieri preparano contro di noi.

COLPE
260 - Non pochi sono provetti in quella ignobile arte dellutoinganno che consiste nello spacciare ogni torto proprio per uno che gli altri abbiano loro appioppato, ed invocare per cidi cui essi stessi sono responsabili quella momentanea franchigia dalle leggi che la legittima difesa.

261 - Se una guerra ha esito infelice, ci si chiede, la olpadella guerra, di chi sia; se ha esito vittorioso, si esalta chi la provocata. La colpa, la si cerca ovunque lsito sia un insuccesso.

262 - Un individuo di temperamento nobile, non pecca mai: le azioni che compie possono mandare in rovina ogni legge, ogni ordinamento della natura, perfino ogni regola morale; eppure, proprio queste sue azioni tracciano un cerchio magico di conseguenze che sfuggono ai criteri umani, e capaci di fondare, sulle rovine di quello estinto, un mondo nuovo.

263 - Le persone sensibili alla responsabilitmorale, e non gli irresponsabili, erano quelle predestinate soprattutto se erano, nel contempo, uomini dalla ricca immaginazione a soffrire orribilmente per quellngoscia dellnferno in loro nutrita dalle prediche penitenziali. Oh, che rigoglio di crudelt che tormento di bestie sottomesse al pungolo, sorto da quelle religioni che hanno inventato il peccato!

264 - Primo livello: in ogni malanno e sventura, un individuo vede il motivo per dover far soffrire, in qualsiasi modo, un altro individuo: da questo attinge la consapevolezza che la sua forza vitale non svanita, e ne trae una consolazione. Secondo livello: in ogni malanno e sventura, lndividuo vede una punizione; vale a dire: lspiazione di una colpa e la terapia per liberarsi dal maligno incantesimo che un torto reale o presunto esercita sulla sua esistenza. Quando questo vantaggio che il caso funesto reca con sgli balza davanti agli occhi, egli non crede pidi dover far soffrire un altro. Si proclama libero da questo genere di soddisfazione. Ora, infatti, ne ha una di genere differente.

265 - Da quando esiste, lomo ha goduto di ben poca gioia: questo solo, fratelli, il nostro peccato originale.

266 - Non esiste nessuna ineludibile legge di natura che esiga lspiazione e il pagamento di ogni colpa. Allo stesso modo, unllusione ritenere che tutto ciche viene avvertito come colpa, lo sia davvero. A turbare a tal punto gli uomini non sono state le cose, ma le opinioni su cose che non esistono affatto.

COMPASSIONE
267 - Laddove, oggi, viene predicata la compassione e, se si porge ascolto con attenzione, si scoprirche, attualmente, non viene predicata nessunltra religione lo psicologo abbia cura di tenere bene aperte le orecchie: attraverso tutta la vanit mescolato a tutto il chiasso che proprio di questi predicatori (come di tutti i predicatori) egli avvertirun rauco, piagnucoloso, genuino disprezzo di s Lomo delle dee moderne questa scimmia superba, smisuratamente insoddisfatto di s questo sicuro. Patisce: e la sua vanitvuole che egli ompatiscasoltanto.

268 - Alle persone compassionevoli rimprovero il fatto che perdono facilmente il pudore, il rispetto, quella finezza che porta a tener conto delle distanze naturali tra gli individui. La compassione, in un baleno, prende un sentore di plebe, e si assimila alle cattive maniere al punto da ripeterne la natura per filo e per segno. In determinati casi, lntervento della compassione puessere disastroso per il destino di un grandomo; rendere vana la scelta di chi ha voluto sopportare da solo le sue profonde piaghe: privilegio, questo, di una grande colpa. Io considero il superamento della compassione una delle virtelette.

269 - Di fronte alla tortura che viene inferta sul corpo di un altro, ognuno di noi, al giorno dggi, lancia un grido. Lndignazione nei confronti dellndividuo capace di simili atti, di immediata deflagrazione. S noi tremiamo di paura alla prospettiva che si possa torturare un uomo o una bestia; e quando, di un evento di questo genere, ci viene data testimonianza certa, ne soffriamo in modo del tutto intollerabile. Tuttavia, per quanto riguarda le torture inferte allnima, ed il modo atroce in cui vengono perpetrate, siamo ancora ben lontani dallvere sentimenti ugualmente universali e simpatetici.

270 - Un uomo che sappia dire: uesto mi va a genio; lo faccio mio, e voglio difenderlo contro tutti Un uomo che sappia varare una causa, condurre in porto una decisione, serbarsi fedele ad undea, reggere con mano salda una donna, punire e domare un insolente. Un uomo che abbia la sua collera e la sua spada; a cui di buon grado si affidino e nelle cui mani, per sua natura, si rimettano i deboli, i sofferenti, le anime in pena, ed anche gli animali. Insomma: un uomo che sia, per temperamento, un signore; quando un uomo simile prova compassione, questa compassione ha un valore! Ma che importanza ha la compassione di coloro che soffrono? O di coloro che, addirittura, predicano la compassione?

271 - Ammesso che noi proviamo verso qualcun altro gli stessi sentimenti che egli prova nei confronti di se stesso Schopenauer la chiama ompassione ma, pipropriamente, si dovrebbe chiamare go-passione go-maniase egli si trovasse odioso, noi dovremmo odiarlo.

272 - La vostra compassione si rivolge, per caso, a quanto vi nellomo, di ndividuo creato A ciche, per esistere, deve venire formato, distrutto, riplasmato, smembrato, bruciato, arso e purificato delle sue scorie? A ciche, per necessit non punon soffrire? Che deve soffrire?

273 - La compassione, quando la si ritrova in un uomo dedito al sapere, muove quasi al riso, come mani delicate in un Ciclope.

274 - Nella maggior parte delle buone azioni che si compiono in favore degli infelici insito un elemento rivoltante: la superficialitintellettuale con la quale il compassionevole samaritano si mette ad impersonare il ruolo del destino. Al buon samaritano, di tutti i sentimenti ed i significati da cui lnfelicitcostellata, non importa nulla: egli deciso al soccorso, e non considera il fatto che lnfelicitpufar parte del processo con cui il destino di un individuo acquista il suo senso. Che tutti noi abbiamo bisogno di orrori, privazioni, povert brutti quarti dra, avventure, pericoli, occasioni mancate, quanto del loro contrario.

275 - Considerare le nostre esperienze nellttica in cui siamo soliti considerare le esperienze altrui, rasserena molto, ed una consigliabile terapia. Invece, considerare le esperienze altrui come se fossero le nostre la pretesa di ogni filosofia che prescrive la compassione significherebbe, per noi, la rovina garantita, ed in un tempo assai breve.

276 - Anche lomo di nobile temperamento aiuta gli sventurati, ma nientffatto, o quasi, per compassione; semmai, piper uno slancio generato dalla piena traboccante della sua potenza.

277 - hi non duro di cuore fin da giovane, non lo sarmai gli uomini dal nobile temperamento ed i valorosi che la pensano cossono agli antipodi di quella morale che vede proprio nella compassione o nellgire altruistico il contrassegno del comportamento morale.

278 - vere compassione per tuttivorrebbe dire esser duri e tirannici con te, mio spettabile vicino!

279 - Chi, nella consuetudine con gli uomini, non si fatto caleidoscopio di cangianti colori e, caso per caso, non ha rispecchiato le umane miserie: il verde e il grigio della nausea, il disgusto, la compassione, lo squallore, la tetra solitudine; di certo non costui, uomo di superiore intendimento.

280 - Guardare chi dispera, rende coraggioso chiunque. Confortare un disperato: per questo, chiunque si crede forte abbastanza.

281 - La compassione notoriamente, la virtdelle donne di piacere.

282 - Ciche bisogna temere, ciche puagire pifatalmente di qualunque fatalit sarebbe il caso fosse non il grande timore, ma la grande nausea al cospetto dellomo; coscome la grande compassione nei confronti dellomo.

283 - Il manifestare compassione viene percepito come un segno di disprezzo; infatti, non appena si dimostra compassione per qualcuno, vuol dire che, evidentemente, non incute pipaura.

284 - La compassione sostanzialmente, la piprecoce e piacevole pulsione in cui, alla vista di un individuo pidebole, si manifesta lstinto ad impadronirsene. Fatto salvo il fatto che, in un caso simile, ortee ebole sono concetti relativi.

285 - Per lndividuo comune, ordinario, la vita ha valore solo in quanto egli si reputa piimportante del resto del mondo. La grande carenza di fantasia da cui affetto gli rende impossibile trasfondere la propria anima in quella di altre creature; dunque, della loro sorte e del loro dolore, egli si fa partecipe il meno possibile. Invece, chi riuscisse a farsene davvero partecipe, sarebbe costretto a perdere ogni fiducia nel fatto che la vita abbia un valore. Potesse accogliere ed avvertire in s come un immenso organo di senso, la coscienza di tutti gli uomini, maledicendo lsistere, la sua anima cadrebbe in rovina.

286 - Le persone capaci di compatire quelle sempre disposte, nella disgrazia, a dare una mano raramente sono capaci di congratularsi. Se gli altri sono felici, infatti, a loro non resta nulla da fare: diventano superflue, e sentono di aver perso la loro superiorit Quindi, facile che appaiano stizzite.

287 - Bisogna atteggiarsi alla compassione, ma guardarsi bene dal provarla. Osservate i bambini: il loro piangere e strillare un mezzo per suscitare compassione; ecco perch per farlo, aspettano sempre il momento in cui si faccia caso a loro. Vivendo a contatto con malati o con gente affetta da depressione nervosa, viene lecito domandarsi se tutta quella loro ostentazione di piagnucolosi lamenti, quel dar spettacolo della propria infelicit non perseguano, in fondo, lo scopo di fare del male agli astanti. Per i deboli ed i sofferenti, la compassione che questi dimostrano diventa, allora, una consolazione; in questa maniera, infatti, essi si rendono conto di avere ancora, ad onta di tutta la loro debolezza, una forte capacit la capacitdi fare del male.

COMPRENDERE
288 - Alle volte piarduo ammettere una cosa che comprenderla.

CONCORDIA
289 - Bisognerliberarsi del cattivo gusto di voler andare dccordo con molti. enenon pibene, quando suona sulla bocca del vicino. E come potrebbe, addirittura, esistere un usto comune Lspressione contraddice se stessa: quello che pudiventare patrimonio comune, ha sempre limitato valore.

CONFESSIONI
290 - Quando si confessano le proprie colpe ad un altro, le si dimentica. Di solito, per lltro non le dimentica affatto.

CONFIDENZA
291 - Parlare molto di spuessere anche un mezzo per nascondersi.

CONOSCENZA
292 - Chi ha perduto il rispetto per se stesso, ha un bellnoltrarsi nel sentiero della conoscenza; tanto, non sarpiin grado di comandare. Non potrpiprendere la guida.

293 - Chi si propone, come meta, la conoscenza, deve sapere non soltanto amare i propri nemici, ma odiare gli amici.

294 - La conoscenza uno degli aspetti che assume lscetismo.

295 - Chi volesse, tra gli uomini, di tutto tenere il senso in palmo di mano, dovrebbe mettere le mani dappertutto. Ma, per far questo, io ho le mani troppo pulite.

296 - Lo spirito il coltello con cui la vita incide le proprie stesse carni, e col proprio tormento accresce il proprio sapere.

297 - Ogni aspirazione alla conoscenza appare, per sua stessa natura, eternamente inappagata e inappagante.

298 - Mentre lrtista, ad ogni disvelarsi della verit rimane affascinato e sedotto sempre e solo da ciche, anche dopo il disvelamento, resta velato, il teorico delle scienze esatte, invece, si appaga e compiace del puro e semplice atto di togliere il velo. La massima soddisfazione, per lui, consiste in un processo di disvelamento che, in virtdella propria potenza concettuale, abbia sicuro successo. Non esisterebbe nessuna scienza, se il suo compito si limitasse a guardare quella dea nuda che la natura.

299 - Forse, su tutto ciche noi, con metafore presuntuose, definiamo toria universale erit e loria un demone sfacciato non avrebbe altro da dire che queste parole: n un cantuccio fuori mano di questo infuocato universo che si espande in unnfinitdi sistemi solari, ci fu, un tempo, una stella nellrbita della quale animali dotati di intelligenza scoprirono la conoscenza. Si trattdel minuto piborioso e ingannevole dellntera vicenda universale; tuttavia, non piche un minuto. Dopo qualche istante, secondo il tempo cosmico, quella stella si spense, inaridendo tutto, e gli animali dotati di intelligenza morirono. Era ora: infatti, per quanto si inorgoglissero delle molte conoscenze acquisite, alla fine, con loro grande stizza, avevano dovuto riconoscere che si trattava di false verit Cos morirono maledicendo la verit Questo quanto avvenne a quei disperati animali che avevano scoperto la conoscenza

300 - Il rapimento estatico che nasce al pipiccolo, ma sicuro e definitivo passo, compiuto dallntuizione sulla via della conoscenza, e che, per molti ricercatori, date le attuali caratteristiche della scienza, sentimento abituale, gioia di ricca sorgente: a questo rapimento estatico, talvolta, coloro che si sono abituati ad andare in estasi soltanto piantando in asso la realtcon un salto a piepari nelle profonditdel loro immaginario, rimangono scettici. Costoro ritengono che la realtsia brutta; non sono consapevoli, per di come la conoscenza della realt anche nei suoi aspetti pibrutti, sia sempre bella, e di come, a chi si dedica profondamente ad investigarla, la realt nel suo aspetto complessivo, appaia tuttltro che brutta, visto che la sua rivelazione gli ha sempre procurato felicit Esiste forse, infatti, qualcosa che sia bello n s? La felicitdei ricercatori aumenta la bellezza del mondo e rende pisolare tutto ciche ne fa parte.

301 - Perchtemiamo e odiamo una possibile regressione alla barbarie? Perchrenderebbe gli uomini piinfelici di quello che sono? Ah, no, non illudiamoci! I barbari, in ogni epoca, sono sempre stati pifelici di noi. Piuttosto, il nostro impulso al sapere troppo forte perchpossiamo ancora apprezzare quella felicitche, da ogni sapere, prescinde: la felicitdi unllusione solidamente fondata.

302 - Che cosa intende, propriamente, la gente comune, quando parla di conoscenza? A che cosa aspira, quando aspira alla onoscenza Nientltro che a questo: rimodellare i dati non familiari sulla base di quelli noti, fino a farli coincidere con essi.

303 - Non saruntavica paura istintiva, a generare in noi la costrizione al sapere? Esultare per una scoperta, non saresultare per aver riconquistato la propria sicurezza? Errore degli errrori! noto solo ciche abituale, e ciche abituale quanto di pidifficile, da onoscere esista.

304 - No: la vita non mi ha deluso! Di anno in anno la trovo, semmai, pivera, pidesiderabile e pimisteriosa. Tutto questo, dal giorno in cui passper la mia testa il grande liberatore: quel pensiero che la vita potesse essere, per chi persegue la conoscenza, un laboratorio sperimentale, e non un dovere, nuna fatalit e neanche un inganno! a vita uno strumento di conoscenza con questo principio saldo in petto, si puvivere non solo con coraggio, ma anche in modo gaio, e gaiamente ridere!

305 - ove si eleva llbero della conoscenza, lc sempre il Paradiso cosparlano i serpenti pivecchi e quelli pigiovani.

CONSENSI
306 - Il pensatore non ha bisogno di approvazione ed applausi, a patto che sia sicuro di poter applaudire se stesso. Di questo, per non pufare a meno.

CONSOLAZIONI
307 - Di tutti i modi per consolare nessuno efficace, per quelli che hanno bisogno di venire consolati, quanto il sostenere che, per un caso come il loro, non esiste consolazione. In questa frase insita una tale nobilitazione del loro stato che essi alzano di nuovo la testa.

CONTEMPLATIVI
308 - Non dimentichiamo, noi uomini dalla vita contemplativa, in quale sorta di malanni e sciagure siano incorsi gli uomini dalla vita attiva, per gli effetti collaterali del nostro continuo meditare. In breve, quale deficit nel suo bilancio la vita attiva ci potrebbe presentare, se vantassimo di fronte a lei i nostri meriti con troppo orgoglio. In primo luogo vengono i cosiddetti spiriti religiosi, che, per numero, prevalgono tra i contemplativi, e, quindi, ne costituiscono la specie picomune. Essi hanno fatto di tutto, in ogni epoca, per rendere difficile la vita ai temperamenti pragmatici, e, possibilmente, fargli perdere il gusto di vivere, a forza di oscurare il cielo, spegnere il sole, rendere la gioia un bene sospetto, annichilire ogni speranza, paralizzare ogni impulso allzione. In secondo luogo, vengono gli artisti: un popirari dei religiosi, ma pur sempre una classe popolosa, allnterno degli uomini dalla vita contemplativa. Si tratta, per lo pi di persone insopportabili, lunatiche, invidiose, violente, senza un attimo di pace. In terzo luogo, abbiamo i filosofi: una classe umana in cui si riscontrano qualitreligiose ed artistiche fuse tra loro, ma in misura tale da lasciar posto anche ad una sorta di terzo elemento, quello dialettico; il gusto per la dimostrazione. Costoro sono stati artefici di malanni allo stesso modo dei religiosi e degli artisti; inoltre, la loro mania per la dialettica ha sfinito di noia un sacco di gente. Il loro numero, per molto scarso. In quarto luogo vengono gli scienziati teorici, gli operai della ricerca pura. Costoro, agli effetti pratici, hanno badato solo di rado; invece, si sono scavati in silenzio la loro tana di talpe. In questa maniera, hanno causato poco fastidio e disagio; spesso, anzi, in quanto vittime di scherno e risa, hanno, involontariamente, alleviato agli uomini dalla vita attiva il peso dellsistenza.

CONTEMPORANEI
309 - Un tempo, si considerava con superiore distacco chi trattava il denaro, per quanto se ne avesse bisogno. Si ammetteva che ogni corpo sociale dovesse avere i propri intestini. Oggi costoro, nella psicologia dellomo moderno, costituiscono il modello dominante; infatti, rappresentano la sua natura piinsaziabile. Un tempo, la cosa da cui si metteva piin guardia era lttribuire troppa importanza alle contingenze del giorno. Si consigliava, piuttosto, di dedicarsi ad aspirazioni che fossero eterne. Oggi, c una sola cosa che colpisce i moderni nel profondo dellnima: sono le notizie dei giornali. Approfittare dellttimo, dunque, e, per trarne vantaggio, fare di lui sommaria giustizia.

310 - Lomo moderno rappresenta, biologicamente, una simbiosi di valori opposti. Esso tiene il piede in due staffe: dice contemporaneamente e o Che cosa c di strano, se proprio in questa nostra epoca la falsitsi fatta carne, e perfino genio?

311 - Questa la mia concezione del oderno ogni epoca ha nei limiti della propria forza anche il criterio per determinare i limiti delle virtche le siano permesse, e di quelle che le sono proibite. O essa possiede le virtproprie ad unsuberanza vitale in continua ascesa, e allora combatte, nelle sue intime fibre, ogni virtche sappia di vita al tramonto; oppure essa stessa rappresenta il tramonto delle forze vitali, e allora ha bisogno anche di quelle virtche di tramonto son fatte; per cui, odia tutto ciche soltanto nella pienezza, nello straripare della proprie forze, trova la propria giustificazione. Lstetica indissolubilmente legata a questi presupposti biologici.

312 - Non senti come lo spirito, ora, diventato un gioco di parole? Esso vomita uno spurgo ripugnante di parole. E con questo spurgo di parole che si fanno, poi, i quotidiani. Tutti si incitano a vicenda, e non sanno a quale meta. Si infervorano a vicenda, e non sanno a quale scopo. Scampanellano la loro campana fessa, fan tintinnare lro che hanno in tasca. E sono tutti malati; infatti la droga dellpinione pubblica, in loro, induce dipendenza.

313 - In verit non potreste portare maschera migliore, o voi contemporanei, di quel volto con cui ora vi mostrate! Chi potrebbe riconoscervi? Tutti coperti da quei caratteri di antiche lingue che vi stanno impressi sulla faccia, e da caratteri nuovi che, su quelli vecchi, sono stati solo ricalcati: in questa maniera, sfuggire a tutti i paleografi, per voi, facile impresa! E se anche esistesse ancora qualche antico aruspice capace di scrutare le vostre viscere: chi ci crede ancora, che abbiate viscere? Sembrate figure di cartapesta colorata. Dai vostri veli traspaiono tutte le epoche e le civilt tanto che paiono il vestito di Arlecchino. Nei vostri atteggiamenti si esprimono, in confusa cacofonia, tutte le culture e le religioni. Chi vi strappasse di dosso veli, mantelli arlecchineschi ed atteggiamenti, si ritroverebbe in mano un trespolo da spaventapasseri.

314 - Guardateli, questi esseri superflui! Strappano di mano agli autori le loro opere, ed ai saggi i loro tesori; poi, il loro furto, lo definiscono ultura e il tutto diventa, in loro, disagio e malattia! Guardateli, questi esseri superflui! Sono sempre malati; vomitano la loro bile giornalistica, e la definiscono uotidiano Si divorano ln lltro, e non riescono neanche a digerirsi. Guardateli, questi esseri superflui! Con lccumulare ricchezza, diventano sempre pipoveri. Vogliono il potere e, prima di tutto, la leva del potere: denaro in quantit questi impotenti! Guardate come si arrampicano, queste agili scimmie! Si arrampicano lno sullltro, e cossi trascinano a vicenda nella feccia e nellbisso. Vogliono tutti arrivare al trono: la loro follia. Come se, assisa sul trono, ci stesse la felicit Spesso, in trono, sta assisa la feccia; e, spesso, anche il trono sta assiso sulla feccia.

315 - Noi viviamo tra un passato che aveva gusti pistravaganti ed eccentrici dei nostri ed un futuro che, forse, ne avrdi piraffinati. Viviamo la mediocre situazione di chi sta troppo nel mezzo.

316 - Ai nostri tempi si assiste, giorno per giorno, alla nascita di una societla cui ragione spirituale dominante il commercio, allo stesso grado in cui, per i Greci, lo erano lgonismo ginnico, con la sua sfida dellno contro tutti, e, per i Romani, il successo in guerra ed il diritto. Il commerciante maestro nel determinare il valore di ogni prodotto non in quanto valore predeterminato, ma in quanto prodotto della domanda dei consumatori, piuttosto che in funzione del proprio fabbisogno personale. La domanda principale, per lui, hi sono, e quanti sono, i consumatori di questo prodotto?Un simile criterio valutativo egli lo applica, poi, istintivamente e di continuo, a tutto; e quindi anche agli esiti delle arti e delle scienze: ai pensatori, agli intellettuali, agli artisti, agli statisti, ai popoli, ai partiti, ad epoche intere della civilt Quando vuole determinare che valore abbia, per lui, il risultato di qualsiasi processo produttivo, egli procede ad informarsi sul bilancio di domanda ed offerta. Questo bilancio diventa, cos llemento caratteristico di unntera civilt sviluppato con la massima ampiezza e sottigliezza, viene ad informare di sla volonte le potenzialitdi ogni individuo. Ecco di che cosa dovrete andare orgogliosi, voi uomini del secolo venturo!

317 - Perchoggi si sopporta la veritanche sulla storia pirecente? Perchgiesiste una nuova generazione che, con quella storia, si sente in contrasto, e che, criticandola, percepisce, per la prima volta, un senso di potere. Un tempo, al contrario, la nuova generazione intendeva porre le proprie fondamenta su quella vecchia, e poteva cominciare a percepire il proprio senso non soltanto nel tendere alle idee dei padri, ma nellntenderle nel modo pirigido possibile. La critica ai padri, allora, era una degenerazione; oggi, i giovani idealisti partono da essa.

318 - stata la Rivoluzione Francese ha mettere per prima in mano, in via solenne e definitiva, lo scettro allomo della strada che pecora, asino ed oca; vale a dire: tutto ciche di inguaribilmente piatto, schiamazzante e maturo per il manicomio delle dee modernevi sia al mondo.

319 - In fondo, ogni individuo sa benissimo di esistere, nel mondo, per una volta sola, da quellssere unico ed irripetibile che Lccidente che ha mescolato insieme e ridotto ad unnica sostanza un simile arlecchinesco puzzle eterogeneo, non potrcerto verificarsi una seconda volta. Tutto questo, ognuno lo sa; eppure lo tiene nascosto, come fosse la coscienza di un misfatto. Perch Per paura degli altri, che pretendono, intorno a s solo cila cui mediocritpermetta loro di mascherarsi dietro le convenzioni.

320 - eglio fare una qualsiasi cosa, che niente anche questa massima un sistema per farla finita con ogni educazione, ogni elevato ideale estetico. Allo stesso modo, questa smania che si mette nel lavoro sta visibilmente mandando in rovina ogni armonia nei comportamenti; e cosva in rovina anche la capacitdi percepire lrmonia: lrecchio e lcchio per la melodia dei movimenti. La dimostrazione di tutto cista in quella volgare chiarezza che, ormai, si pretende ovunque. Non si ha pintempo nforza per i cerimoniali, per quella cortesia fatta di circonlocuzioni; per tutto lsprit della conversazione e, soprattutto, per tutto ciche sia otium.

321 - La nostra epoca, in cui si parla tanto di economia, unpoca sprecona. Spreca il bene piprezioso: lo spirito.

322 - I vostri affari: questo il grande dogma che vi tiene incatenati al vostro posto, al vostro ambiente, alle vostre abitudini. Diligenti negli affari, ma pigri nello spirito; sazi della miseria in cui siete, il grembiule del dovere fascia la vostra saziet Cosvivete, e cosvolete che siano i vostri figli!

323 - Oh, questo dosarsi la ioiacol bilancino che caratterizza ormai tutti i nostri simili, i colti e gli incolti! Oh, questa crescente diffidenza nei confronti di ogni gioia! Nel lavoro insita ormai, sempre pi la coscienza tranquilla; il desiderio di gioia si chiama giisogno di rilassarsi e comincia a vergognarsi di se stesso. S si potrebbe presto giungere al punto di non poter cedere alla propria inclinazione per una vita contemplativa (vale a dire: andare a passeggio con i propri pensieri, e gli amici) senza un podi disprezzo per se stessi e di senso di colpa. Ebbene, nei tempi antichi, accadeva il contrario: nel lavoro era insito il rimorso di coscienza. Un uomo di buona famiglia, se la necessitlo costringeva, proprio, a lavorare, lo teneva nascosto. Lo schiavo lavorava assillato dalla sensazione di stare facendo qualcosa di spregevole: lo stesso areera, in s qualcosa di spregevole.

324 - Vivere in funzione della caccia al profitto costringe costantemente ad impegnare il proprio spirito fino allsaurimento in un continuo simulare, o ingannare, o prevenire. La dote principale, oggi, sta nel fare qualcosa in meno tempo di un altro.

325 - C un carattere da pellerossa, un podi quellstinto selvaggio che, negli indiani, retaggio di sangue, nel modo in cui gli Americani si affannano per lro. Il loro modo di lavorare a testa bassa, senza mai prendere fiato il vizio caratteristico del nuovo mondo comincia gi col suo contagio, a rendere selvaggia la vecchia Europa, diffondendovi una crisi della spiritualitdi proporzioni inaudite. Giin essa, ormai, di riposarsi, ci si vergogna. Fermarsi a riflettere, provoca quasi rimorsi.

326 - Lomo moderno costantemente crocifisso allnfinito.

327 - Ltto di meditare ha perduto tutta la sua dignitformale. Meditiamo troppo di fretta, per strada, mentre andiamo da qualche parte, immersi in ogni genere di affari; e questo, anche quando lggetto delle nostre meditazioni dei piseri. Abbiamo bisogno di prepararci poco; di poco silenzio, perfino. come se ci portassimo nella testa una macchina i cui ingranaggi girano senza posa, e che funziona anche nelle circostanze pisfavorevoli.

328 - Da quando si smesso di dare ascolto alla credenza che ci sia un Dio a guidare, nelle sue linee portanti, il destino del mondo un Dio capace di condurre, nonostante le apparenti tortuositdel suo corso, gloriosamente lmano divenire al proprio compimento gli uomini sono costretti a prefiggersi scopi ecumenici. Allargati al mondo intero.

329 - Si conquistano tempo libero con un eccesso di zelo per poi non saper far altro che contare le ore che passano, fino a che non sono trascorse tutte.

330 - Ci pare assolutamente non auspicabile che sulla terra si instauri il regno della giustizia e dellrmonia: sarebbe, in ogni caso, il regno della piprofonda mediocrited ipocrisia levantina. Ci compiaciamo di tutti coloro che, come noi, amano il pericolo, il combattimento, lvventura; coloro che non si lasciano ammansire, catturare, e, dopo una lisciata di pelo, castrare. Ci annoveriamo tra i conquistatori; infatti, il nostro compito riflettere sullvvento inevitabile di un nuovo ordine. Di una nuova schiavit anche, perchogni rafforzamento ed ogni elevazione di grado del genotipo omocomporta anche una nuova forma di schiavismo; non cos Sulla base di tutto questo, come possiamo non sentirci stranieri ad unpoca che si compiace di far tornare a proprio onore potersi definire la piumana, mite, giusta che vi sia mai stata sotto il sole? giabbastanza spiacevole, per noi, scoprire, dietro queste belle parole, pensieri segreti a tal punto odiosi. Che vi sappiamo scorgere, come fosse una commedia delle maschere, soltanto lspressione di una profonda debolezza, fiacchezza, senescenza, imbecillitdelle forze. Che cosa abbiamo, noi, a che fare, con le tinte purpuree con cui un malato, per mascherare la propria infermit si trucca? Le ostenti pure come fossero un merito, lui! In effetti, non c dubbio: la debolezza rende miti; oh, quanto miti! E giusti, inoffensivi, mani

CONTRACCAMBI
331 - Le azioni che tu compi, nessuno puripeterle, nei tuoi confronti, tali e quali. Vedi: il contraccambiare, non esiste.

CONTRADDIZIONI
332 - Quando mettiamo la verita testa in gi di solito non notiamo che anche la nostra testa non sta dove dovrebbe stare.

333 - Ognuno sa, al giorno dggi, che saper reggere le contraddizioni senza andare in pezzi contrassegno di unlta cultura. Tuttavia, saper contraddire, avere maturato in buona fede unstilitcontro consuetudini, tradizioni, dogmi, rappresenta quanto di propriamente grande, nuovo, stupefacente, si dia nella nostra cultura: il passo definitivo sul cammino verso la liberazione dello spirito.

CONTRASTI
334 - Avviene piuttosto spesso che una testa sapiente si trovi sul corpo di una scimmia: che un intelletto dalla finezza eccezionale sia accoppiato ad unnima volgare.

CONVERSAZIONI
335 - Bisogna parlare solo quando non consentito tacere, e solo di ciche ci si lasciati alle spalle: tutto il resto pettegolezzo, etteratura mancanza di autocontrollo.

336 - Nei rapporti umani, quando si conversa, tre quarti delle domande si fanno, e tre quarti delle risposte si danno, con lntento, sotto sotto, di fare del male, almeno un po allnterlocutore. Per questo tanti uomini desiderano ardentemente la compagnia dei loro simili: essa dloro la sensazione della propria forza.

337 - Sono pochi quelli che, quando la conversazione si raffredda e non hanno piniente per alimentarla, non sacrificano alla sua fiamma gli affari pipersonali dei loro amici.

338 - La gente non sa trarre giovamento dal conversare: per lo pi tutti rivolgono decisamente troppa attenzione a ciche dicono, e si preoccupano sempre e solo di avere la replica pronta. Chi davvero capace di ascoltare, invece, spesso si accontenta di dare una serie di risposte non definitive, quasi si trattasse delle rate con cui solito pagare il proprio tributo di cortesia. Nel frattempo, grazie alla propria subdola memoria, si porta via tutto ciche il suo interlocutore ha espresso, con tanto di gesti e tono di voce.

CONVINZIONI
339 - In etprecoce si scovano certe soluzioni ai problemi che poi rimangono infitte dentro di noi, salde come dogmi; ma solo per noi. Magari le si chiama, da allora in poi, le proprie onvinzioni

340 - Le convinzioni sono carceri.

341 - Le convinzioni sono un mezzo: molti risultati si raggiungono semplicemente mediante le proprie convinzioni.

342 - Nel figlio diventa convinzione ciche nel padre era ancora menzogna.

343 - Le convinzioni che la plebe, un tempo, ha imparato a nutrire senza ragione alcuna, come potrebbero, i ragionamenti, riuscire ad abbatterle? Sulla piazza del mercato solo i gesti riescono persuasivi. I ragionamenti, invece, rendono la plebe diffidente.

CORAGGIO
344 - Il coraggio di fronte al nemico una cosa a sstante; per il resto, si pusempre essere dei vigliacchi ed degli irresoluti confusionari.

345 - Anche il piardimentoso tra noi di rado possiede lrdire di ciche veramente sa.

346 - Ha fegato chi conosce la paura, ma la sottomette. Chi scruta lbisso, ma con fierezza.

347 - Scagliarsi in mezzo ai nemici, puessere il contrassegno della vilt

CORRUZIONE
348 - La corruzione, in quanto minaccia di unnarchia che si insedia negli istinti, indizio che le basi stesse su cui passioni ed entusiasmi possano venire condivisi vale a dire: le basi della itasono scosse. La corruzione quindi, una cosa la cui natura, a seconda dellrganismo nella cui vita si manifesta, varia profondamente.

CORTEGGIAMENTI
349 - Dobbiamo temere chi odia se stesso; infatti, finiremo per diventare le vittime del suo rancore e della sua vendetta. Cerchiamo, dunque, un modo per irretirlo nellmore di se stesso.

CORTESIA
350 - hi entra qui, mi farun onore; chi non lo fa, un piacere questo significa davvero dire una scortesia con maniere cortesi.

351 - Per stabilire un codice di convenzioni, nel ringraziare, che sia anche soltanto cortese, occorrono intere generazioni.

352 - on si scortesi se si picchia con una pietra contro porte che non hanno il campanello cospensano mendicanti e bisognosi di ogni genere. Nessuno, per gli dragione.

353 - Spesso la mancanza di cortesia il tratto caratteristico di una goffa modestia: essa, quando si imbatte in situazioni che non si aspettava, perde la testa; allora, per non farlo notare, ricorre alla grossolanit

COSCIENZA
354 - i puavere sincera stima soltanto di colui che non cerca se stesso Goethe al consigliere di stato Schlosser.

355 - La coscienza sta in superficie.

356 - Ciche agli uomini rimane difficile da comprendere la loro ignoranza di se stessi. M

357 - Soltanto quando avrraggiunto la conoscenza di tutte le cose, lomo avrconosciuto se stesso. Infatti, le cose sono soltanto le linee di confine dellomo.

358 - Il pensiero consapevole ed in particolare, la filosofia il tipo meno robusto e, di conseguenza, anche, in proporzione, pimite, pitranquillo di pensiero.

359 - Tutta la nostra cosiddetta coscienza pio meno, il commento critico ad un testo subliminale, indecifrabile, ed che, tuttavia, ci ritroviamo tra le mani.

360 - Al nostro istinto piforte, al tiranno che in noi, si sottomette non solo la nostra ragione, ma anche la nostra coscienza.

361 - Quando si addestra la propria coscienza, nel mentre ti morde, essa ti d in questo modo, anche un bacio.

362 - Dentro la nostra coscienza si trova tutto ciche, negli anni dellnfanzia, le persone che ammiravamo o che ci facevano paura ci chiedevano, senza motivo e continuamente, di tirare fuori.

363 - Il problema della coscienza (per la precisione: del divenire consapevoli di se stessi) ci si para dinnanzi proprio quando cominciamo ad essere consapevoli di quanto radicalmente ne potremmo fare a meno.

364 - picomodo seguire la propria coscienza che la propria ragione: la prima, in caso di fallimento, ha sempre pronta una scusa capace di renderlo pisereno. per questo che ci sono costante persone coscienziose, e cospoche ragionevoli.

365 - Le nostre azioni sono, in fondo, tutte incomparabilmente originali, uniche, legate in modo incondizionato alla nostra natura di individui: su questo, non c dubbio. Tuttavia, non appena le traduciamo nel linguaggio della coscienza, esse non sembrano pitali.

366 - La coscienza non fa, propriamente, parte dei caratteri individuali dellomo, ma appartiene, piuttosto, alla sua natura di animale gregario, di membro del branco. Ne consegue che essa ha sviluppato la propria raffinatezza per giovare agli interessi del branco, degli animali gregari; per cui ognuno di noi, per quanta buona volontmetta nel comprendere se stesso il pipossibile, nel onoscere se stesso farpur sempre affiorare alla propria coscienza proprio tutto ciche esiste in lui di non individuale: la propria ndifferenziazione psichica

367 - La fonte della coscienza la fede nellutorit La coscienza, dunque, non la voce di Dio nascosta nel cuore dellomo, ma la voce di alcuni uomini nascosta in ogni uomo.

368 - Noi potremmo pensare, sentire, volere, scavare nella memoria, perfino gire in ogni senso del termine. Eppure, non c alcun bisogno che tutto questo ffiori alla coscienza come si dice in senso figurato.

369 - Noi siamo, per definizione, creature illogiche; quindi, ingiuste; e possiamo riconoscerlo: in questo sta una delle pigrandi e irriducibili disarmonie dellsistenza.

370 - La coscienza si sviluppata soltanto sotto la spinta dellsigenza di comunicare. Essa propriamente, solo una rete di comunicazione tra gli individui.

COSTUMI
371 - Il meticcio Europeo un plebeo discretamente odioso, tutto sommato ha maledettamente bisogno di un costume. La storia, gli indispensabile, perchun guardaroba pieno di costumi. Certo: si rende conto di come nessuno si adatti perfettamente al suo fisico; e quindi si cambia, e poi si cambia ancora. Noi siamo la prima epoca che possa venire studiata dagli accademici esclusivamente sulla base dei suoi costumi; intendendo, con ci morale, articoli di fede, gusti artistici e religioni. Cosci siamo, come nessunltra epoca, preparati ad un carnevale in grande stile: alle risate e lllegria sfrenata con cui lo spirito celebra il suo martedgrasso. Le supreme trascendenze dellmbecillitsuprema.

CREATIVITA 372 - La creativitha per prezzo la proliferazione dei conflitti interiori. Si resta giovani soltanto se si accetta il presupposto che lnima non si distenda mai, che non brami la pace. Niente ci divenuto piestraneo di quellspirazione che, un tempo, permeava di sogni esistenza: lspirazione alla ace dellnima Lspirazione cristiana per eccellenza.

CREATORI
373 - Solo in quanto creatori, noi possiamo distruggere.

CREAZIONE
374 - Il Creatore voleva sfuggire alla vista di se stesso: allora, creil mondo.

375 - S lomo stato un esperimento. Ah, molta ignoranza ed errore sono diventati, in noi, corpo!

376 - Questo mondo: lternamente imperfetto; il ritratto di unterna contraddizione, e un ritratto, a sua volta, imperfetto. Un ebbro piacere per il suo imperfetto Creatore: tale mi sembr una volta, il mondo.

377 - La creazione del mondo: forse, si tratta della concezione di un mistico indiano, che la immaginata come un esercizio di ascesi su stesso in cui un dio abbia deciso di cimentarsi! Forse, quel dio aveva deciso di esiliarsi nelle eterne vicende della natura come in uno strumento di tortura, per poter sentire, in questo modo, esaltata la propria beatitudine e potenza! E ammesso che fosse, addirittura, un dio dmore: che godimento, per un simile dio, creare uomini destinati a soffrire! Soffrire, alla vista di essi, di un martirio divino, sovrumano, che mai si estingue; ed in questo modo, come un tiranno, mettere alla prova se stesso!

CRISTIANESIMO
378 - A essere capaci delldio piprofondo, per tutta la vicenda della storia umana, sono sempre stati i preti, cui spetta, anche, il primato delldio piingegnoso. Al confronto con lngegno profuso dai preti nelle loro vendette, ogni altra manifestazione dellngegno umano, in definitiva, pua malapena venire presa in considerazione. La storia umana, senza lngegno che vi hanno apportato gli impotenti, sarebbe una cosa ben sciocca.

379 - Non si confuta il cristianesimo: non si confuta una malattia degli occhi.

380 - La falsitdi vedere in una edeper esempio, la fede nella redenzione tramite Cristo la caratteristica che contraddistingue i cristiani, raggiunge dimensioni assurde. Soltanto la pratica cristiana, una vita come la visse colui che morsulla croce: soltanto questo, cristiano.

381 - Il destino inevitabile del cristianesimo era che la sua stessa dottrina dovesse divenire tanto malata, tanto abbietta e volgare, quanto malati, abbietti e volgari erano i bisogni che si proponeva di soddisfare.

382 - Il veleno dei iritti uguali per tuttistato diffuso dal cristianesimo nel modo piradicale. Nascosto negli angoli pisegreti ed inquietanti dellnimo, dove dimorano gli istinti perversi, il cristianesimo ha condotto, da l una guerriglia mortale contro ogni senso di gerarchia spirituale e di rispetto reciproco dei ruoli che lmanitpossedesse; vale a dire: contro il presupposto stesso ad ogni nobilitazione della natura umana, allvoluzione di ogni cultura. Lstio delle masse, opera del cristianesimo, diventato la sua arma finale contro di noi: contro tutto quanto vi di nobile, felice e magnanimo sulla terra; e, quindi, contro la nostra felicitsulla terra.

383 - Un Dio crocifisso: lmanitcontinua ancora a non comprendere le spaventose conseguenze concettuali che questo simbolo comporta? Tutto quanto soffre, tutto quanto sta appeso alla croce, divinoNoi tutti, siamo appesi alla croce; di conseguenza, siamo creature divineNoi soltanto, siamo creature divine.

384 - Per il destino dei popoli e dellmanit decisivo che si inauguri una cultura fondata su di una sua corretta localizzazione; vale a dire: non nellnima dove lanno collocata la disastrosa superstizione dei preti, e di quelli che son preti a met Il posto giusto per la cultura il corpo: abitudini di vita, alimentazione, fisiologia; il resto, una sua conseguenzaIl cristianesimo, con il suo disprezzo del corpo, stato la pigrande sciagura che sia mai toccata allmanit

385 - Soltanto il cristianesimo, col suo astio radicale contro la vita, ha reso la sessualitqualcosa di impuro. Esso ha gettato fango sullrigine, sul fondamento stesso della nostra vita.

386 - Morire con orgoglio, se, vivere con orgoglio, non pipossibile. La morte spontaneamente voluta: la morte al momento giusto, quando si ancora lucidi e sereni, in mezzo ai figli e ad altri testimoni. La morte che permette un reale congedo; che arriva quando, chi se ne va, ancora presente. La morte che permette, anche, una stima corretta di quanto, dei propri obbiettivi, si sia conseguito: una sintesi della propria vita. Una morte simile lntitesi di quella commedia spaventosa e degenerata alla quale il cristianesimo ha ridotto lra estrema. Non bisogna mai dimenticare, a proposito del cristianesimo, che ha reso la debolezza del moribondo lo strumento per una violenza sistematica della sua coscienza, e, del modo stesso in cui assiste il trapasso, una strategia per esprimere giudizi morali sullndividuo e sul suo passato.

387 - Non esistono, per noi, nemici piradicali dei teologi, i quali forti del pregiudizio che il mondo sia una erarchia di princ髹i eticicontinuano ad inoculare nellnnocenza del divenire il germe della unizionee della olpa Il Cristianesimo una metafisica da boia.

388 - Il dio che tutto vedeva, anche lomo: quel dio, doveva morire! Lomo non sopporta che un simile testimone sopravviva.

389 - La chiesa? una forma di stato, e sicuramente la forma pimenzognera.

390 - I Greci, alla speranza, attribuivano un valore diverso dal nostro: la trovavano cieca e perfida; il che va contro lo spirito moderno, il quale ha imparato dal cristianesimo a credere che la speranza sia una virt

391 - I Cristiani, decidendo di considerare il mondo come brutto e cattivo, lo hanno reso brutto e cattivo.

392 - Il fondatore del Cristianesimo ritenne che niente facesse soffrire gli uomini quanto i loro peccati: ecco il suo errore.

393 - Buddha dice: on adulare il tuo benefattore Se si ripete questa massima in una chiesa cristiana, essa purifica subito lria da tutto ciche vi di cristiano.

394 - Dopo la morte di Buddha, per secoli si continua far vedere, in una grotta, la sua ombra: unmbra enorme ed inquietante. Dio morto, ma, per come fatto il genere umano, forse esisteranno per secoli caverne nelle quali si farvedere la sua ombra. Quanto a noi: noi dobbiamo sconfiggere anche la sua ombra!

395 - Se il nostro Io, secondo il cristianesimo, sempre odioso, come potremmo, allora, anche soltanto permettere ed accettare che altri lo amino; si tratti di Dio o degli uomini? Permettere che qualcuno ci ami ed essere consapevoli, nel contempo, di meritare soltanto odio, non da persone bene educate. a proprio in questo consiste il regno della divina misericordia! Quindi, il vostro amore per il prossimo, sarebbe un atto di misericordia? La vostra ompassione misericordia? Allora, se vi possibile, fate un ulteriore passo in avanti: amate, per misericordia, voi stessi; cos non avrete pibisogno del vostro Dio, e tutto il dramma del peccato originale e della redenzione, alla fine, avrper teatro voi stessi.

396 - Un Dio onnisciente ed onnipotente che non si preoccupa nemmeno di rendere le sue intenzioni comprensibili alle proprie creature, dovrebbe essere un Dio di bont

397 - La cristiana compassione per le sofferenze del prossimo ha, come altra faccia della medaglia, una profonda diffidenza per la gioia del prossimo.

398 - io misericordioso solo a condizione che ti penti una simile espressione, in un Greco, provocherebbe una risata canzonatoria seguita da un attacco dra. Egli direbbe che ivela unnima da schiavi Infatti, questa espressione presuppone un essere potente; anzi, un essere che pututto, e che, tuttavia, smanioso di vendetta, perchil suo potere cosgrande che soltanto di un danno, in sostanza, si purisentire: quello che colpisce il suo onore.

399 - vero che il buon Dio dappertutto? domanduna volta una bimba alla sua mamma Mi sembra indice di cattiva educazione

400 - La forma pifrequente nella quale la gioia viene, come medicinale, prescritta, la gioia di procurare gioia; vale a dire: fare del bene, far doni, allievare le sofferenze, aiutare, consigliare, consolare, lodare, esaltare le altrui virt Il prete, col suo fare ascetico, prescrivendo lmore per il prossimo in fondo prescrive una stimolazione, seppure in un dosaggio estremamente accorto, dellstinto piforte e vitale: la volontdi potenza.

401 - Il prete il prototipo dellnimale pidelicato che sia mai stato concepito: quello cui il disprezzo viene pifacile delldio.

402 - Il Cristianesimo dette da bere ad Eros il veleno. Questi, per la verit non ne mor ma lntossicazione lo rese un vizioso.

403 - Non la loro filantropia, ma lmpotenza della loro filantropia impedisce ai cristiani di oggi di metterci sul rogo.

404 - Il cristianesimo stato, fino ad oggi, la forma pifunesta di presunzione.

405 - Noi non vogliamo affatto entrare nel regno dei cieli: siamo diventati uomini, e quindi vogliamo il regno di questa terra.

406 - A poco a poco ho imparato a comprendere Epicuro, il contrario di ogni pessimista dionisiaco, nonchil ristiano il quale, di fatto, soltanto un tipo particolare di epicureo e, come tale, sostanzialmente un romantico.

407 - A sconfiggere il Dio cristiano, in effetti, stata proprio la morale cristiana: il suo sempre pirigorista obbligo alla verit la sottile casistica propria ai padri confessori della coscienza cristiana, si sono, alla fine, tradotti e sublimati in coscienza scientifica, in esigenza di pulizia intellettuale ad ogni costo. Vedere la natura come se fosse una prova della bonte della protezione esercitata da un Dio; interpretare la storia tutta ad onore della ragione divina, come costante testimonianza di un ordine cosmico ben determinato e di un progetto dagli esiti finali sicuramente stabiliti; spiegare le proprie stesse esperienze nella maniera in cui le hanno, alquanto a lungo, spiegate i devoti, come si trattasse di altrettante rivelazioni per segni, concepite e preordinate dal divino amore per la salvezza dellnima: tutto questo, ormai, non esiste pi perchha contro di sproprio la coscienza.

CRITICI
408 - Distinguere un artista dalla sua opera al punto tale da non prenderlo sul serio quanto la sua opera, significa procedere nel modo migliore. Lrtista, in fondo, solo il presupposto della propria opera: il suo grembo materno, il terreno; eventualmente, il fertilizzante e il concime da cui lpera trae alimento al proprio sviluppo. Di conseguenza, nella maggior parte dei casi, va dimenticato, se si vuole godere dellpera stessa. Ispezionare le origini interiori di unpera, attivitda fisiologi e vivisezionisti dello spirito; mai e poi mai da gente col senso del bello, da artisti!

409 - Invano ci si appoggia allmitazione di tutte le grandi epoche e tutti i grandi talenti creativi; invano si riunisce attorno allomo moderno, per sua consolazione, tutta la etteratura universale e lo si circonda con gli stili e gli artisti di ogni tempo, perch come Adamo agli animali, dia loro un nome: egli resta, cinonostante, lterno affamato, il riticoimpotente, negato al piacere. In sostanza, un bibliotecario e un correttore di bozze, pronto a perdere la vista sugli errori di stampa in libri polverosi.

410 - Il mio sguardo si affinato sempre di pinei confronti di quella estremamente ardua ed insidiosa forma di deduzione che induce a compiere la maggior parte degli errori: il dedurre dallpera il suo creatore, dallzione colui che la compiuta, dalldeale colui che, delldeale, non pufare a meno. Da ogni concezione e valutazione del mondo, le esigenze che hanno guidato il suo sviluppo lungo percorsi obbligati.

411 - Voi volete che le cose, ora, vadano diversamente: che siano piconomichee, soprattutto, picomode; non vero, miei cari contemporanei? E allora, cossia! Allora, per vi sarfacile incontrare anche qualcosa di diverso dal solito: al posto dellrtista, del Maestro, ecco a voi il ritico lbile e oliedricocritico, cui gli studi non hanno certo procurato la gobba, fatta salva quella che, nella sua qualitdi bottegaio dello spirito e anovaledelldificazione culturale , esibisce davanti a voi. Il critico, che non niente, ma personaggio ignificativoin quasi ogni campo dello scibile. Egli recita la parte dellrtista consumato, lo impiazzaed, in tutta modestia, si accolla anche lnore di venire stipendiato, onorato e celebrato al posto suo.

412 - Chi piegaun brano di un autore con maggiore profonditdi quanto lutore stesso avesse inteso, piuttosto che chiarire il suo pensiero, lo oscura.

413 - Il creativo si sempre trovato in svantaggio rispetto a chi lo sta solo a guardare, senza por mano egli stesso allpera.

414 - Non bisogna tormentare un poeta con la sottigliezza di estenuate interpretazioni, ma compiacersi delle prospettive indefinite che dischiude allo sguardo; infatti, esse lasciano la strada aperta a pensieri sempre nuovi.

415 - Se gli insetti pungono, non per malvagit ma solo perch anchssi, vogliono vivere; allo stesso modo, lntento dei nostri critici non quello di procurarci dolore, ma solo di avere un podel nostro sangue.

CULTURA
416 - Si tratta di un fenomeno eterno: lviditdella pulsione vitale elabora una percezione illusoria della realtche si estende a tutto il creato, e ne fa un mezzo per costringere le sue creature a vivere ancora; ad ostinarsi nella vita. Uno viene avvinto dal piacere socratico della conoscenza, e dallllusione di potere, con essa, curare lterna ferita dellsistere; un altro, dallrte, che lo seduce facendogli balenare davanti agli occhi la sua bellezza occulta tra i veli; un altro, dalla consolatoria idea metafisica che, sotto il turbine dei fenomeni, fluisca, indistruttibile, lternitdella vita. Questi tre livelli di illusione sono, in generale, quelli propri ai temperamenti dalle qualitpinobili, e che, quindi, avvertono la molesta gravitdellsistenza con piprofondo disgusto. Per rimuovere dalla mente questo disgusto, essi hanno bisogno di assumere gli stimolanti piallvanguardia. Tutto ciche definiamo ultura composto da stimolanti di questo tipo.

417 - Che gli eventi significativi si uniscano in una catena; che questa, come fosse una dorsale di cime montuose, unisca lmanitattraverso i millenni; che, per me, quanto il passato ha prodotto di grande, sia tuttora presente, e che si adempia la speranza insita in ogni presentimento di gloria: ecco lntento fondamentale della ultura

418 - O uomini di cultura, amici miei; io vi benedico, anche in virtdella vostra gobba! E perchvoi, come me, disprezzate i critici ed i parassiti della cultura! E perchnon sapete fare, dello spirito, una merce di scambio!

419 - Quanto pile concezioni di un singolo individuo riescono ad esercitare un influsso generale ed incondizionato, tanto piamorfa e degradata deve essere la massa su cui egli esercita il suo influsso. Al contrario, il fatto che temperamenti potenti e smaniosi di primeggiare ottengano di esercitare un influsso soltanto ridotto, di persuadere soltanto scelte consorterie, fa giudicare, in modo persuasivo, elevata quella civiltin cui essi si trovino ad agire. La cosa vale anche per le singole arti e per tutti i campi della cultura.

420 - Ci si figuri una cultura senza un fondamento nella sacralitdelle sue origini, nun luogo di provenienza cui tornare, e condannata, invece, a dar fondo ad ogni possibile risorsa, e nutrirsi infelicemente di tutte le culture: tale la cultura attuale.

421 - La smania irrefrenabile di cultura in ogni tempo radice di barbarie quanto ldio per la cultura.

422 - Non esiste nessunltra epoca, nella storia delle arti, in cui la cosiddetta cultura e lrte vera e propria siano state cosestranee e nemiche tra loro come, al giorno dggi, appare evidente. Il perchuna cultura tanto inflaccidita odi la vera arte, lo si capisce bene: in lei, teme lrtefice della propria distruzione.

423 - Lbisso tra sapere e potere forse pigrande e anche inquietante di quanto si pensi. Il Potente in grande stile, il Creatore, dovr possibilmente, essere ignorante.

424 - La distribuzione delle malattie che colpiscono la volont in Europa, non uniforme: si presenta pigrave e con sintomi picomplessi dove la cultura si insediata da pitempo; scompare, invece, dove il arbaro sotto lbito della cultura occidentale (tenuto su a forza di rammendi) continua o torna ad affermare la sua legge.

425 - Non si ama piabbastanza la propria cultura, non appena se ne fa partecipi gli altri.

426 - Chi sa parlare poco una lingua straniera, prova un piacere maggiore, a parlarla, di chi la sa bene. Il sapere appaga chi ce la solo in parte.

427 - La cultura consiste prima di tutto nellnitdi stile artistico che un popolo manifesta in ogni espressione della sua vita. La grande erudizione e lo studio accanito, invece, non sono nuno strumento necessario alla cultura, nun indizio di essa, ed allccorrenza si accordano nel migliore dei modi con il contrario della cultura: la barbarie; vale a dire: la mancanza di stile, o la caotica mescolanza di tutti gli stili.

428 - Nelle culture della decadenza, come in tutti i casi in cui i criteri del gusto finiscono in mano alle masse, la sinceritespressiva diventa superflua, svantaggiosa, motivo di esclusione. Soltanto il commediante suscita ancora lntusiasmo collettivo.

429 - Che ce ne facciamo di un libro che non ci porta neppure al dldi tutti i libri?

430 - Per quanto grande sia la mia smania di sapere, non posso attingere dalle cose se non ciche mi appartiene gi

431 - (Il filisteo della cultura), nei confronti dellrtista, si dimostra allo stesso modo pronto a dissuadere e grato, se solo quello si lascia, da lui, dissuadere e consigliare. Fa in modo che lrtista comprenda come, con lui, si intenda farsi picomprensivi ed indulgenti: da lui, infatti, fidato compagno di strada, non si pretenderanno i capolavori sublimi, ma soltanto di optare o per una riproduzione della realtpedissequa fino alla scimmiottatura tramite idilli o mansuete satire umoristiche oppure libere copie delle pidistinte e reputate opere classiche, con tanto di timide licenze al gusto dei tempi.

432 - Noi siamo privi di una formazione culturale; non solo, ma la nostra attitudine alla vita, verso un modo di vedere e di sentire che sia diretto e semplice; lntuizione felice di ciche ci sta intorno, della natura: tutto questo, c lanno ormai corrotto. Per ora, non possediamo nemmeno i rudimenti di una cultura, perchci hanno dissuasi dal pensare che, dentro di noi, ci sia la vita vera. Ridotto ad una simile fabbrica di concetti e di parole non vivente, eppure di un sinistro dinamismo io ho ancora il diritto, magari, di dire a me stesso cogito ergo sum, ma non vivo, ergo cogito.

433 - Riempite di vita il mio bicchiere, ed io di essa far per voi, anche una cultura!

434 - Il fatto che la conoscenza aspiri ad essere qualcosa di pidi uno strumento, nella storia, rappresenta una novit

435 - La conoscenza presuppone la vita.

436 - Il concetto di cultura come concordia tra vita e pensiero; tra apparenza e volont

437 - La cultura figlia della conoscenza che ognuno ha di s e della insoddisfazione nei propri confronti.

438 - Se si prende per vero ciche attualmente, sempre e comunque, viene preso per la verit che lntento specifico di ogni cultura sia quello di coltivare nellomo la sua progressiva trasformazione, da animale predatore, in un bestia mansueta e civilizzata un animale domestico allora si deve anche, senza alcun dubbio, considerare tutti quegli istinti reattivi generati dal puro risentimento grazie ai quali le stirpi aristocratiche sono state, infine, infamate e sopraffatte insieme a tutti i loro ideali, come gli strumenti effettivi mediante i quali la cultura opera i suoi effetti.

439 - Ma come giudica, la nostra cultura filistea, questi cercatori? Li prende una volta per tutte per degli scopritori, e sembra dimenticare che loro stessi si sentivano soltanto dei cercatori. Di conseguenza oi abbiamo gila nostra cultura si sente dire perchabbiamo i nostri lassici qui, non ci sono solo le fondamenta, ma su di esse gisi eleva al cielo ldificio; tale edificio, siamo noi stessi E cosdicendo, il filisteo si massaggia la fronte con la mano.

440 - Proprio dal contrasto con quel regno delle ombre che si estende tuttntorno al continente del sapere, il luminoso e a noi vicino, vicinissimo, mondo del sapere acquista il suo pregio. Noi dobbiamo ritornare ad essere buoni vicini di ciche a noi pivicino, e non, con sprezzante disdegno, fissare lo sguardo, come abbiamo fatto fino ad ora, oltre i suoi limiti: verso le nuvole, e il nefasto regno della notte.

441 - Tutto ciche oggi chiamiamo cultura, educazione, civilt dovrcomparire, un giorno, al cospetto di un infallibile giudice: Dioniso.

442 - In definitiva, nessuno putrarre dalle cose, libri compresi, altro se non ciche gisa.

443 - Non mi sono mai rotto il capo su questioni inesistenti: non ho mai dissipato me stesso.

444 - Sia detto una volta per tutte: io non desidero sapere molte cose. Saggezza anche saper tracciare dei limiti alla conoscenza.

CURIOSITA 445 - Se non esistesse la curiosit si farebbe ben poco per il bene del prossimo. Ma ecco che essa si intrufola in casa dei disgraziati e dei bisognosi sotto le vesti del dovere e della compassione. Forse perfino nel tanto celebrato amor materno c una buona dose di curiosit
D

DEMOCRAZIA
446 - Lrdinamento parlamentare vale a dire: la concessione di un permesso ufficiale che consente di scegliere tra cinque opinioni politiche i cui fondamenti siano diversi ha un forte potere seduttivo sui tanti che, ad apparire autonomi ed autosufficienti, e capaci di lottare per le proprie opinioni, ci tengono. In fondo, per indifferente se al branco venga imposta unpinione, oppure gliene vengano concesse cinque; tanto, chi si discosta dalle cinque opinioni ufficiali, e fa parte per se stesso, si ritrova sempre tutto il branco contro.

447 - Il popolo viene ingannato cosspesso perchha sempre bisogno di qualcuno che lo inganni; vale a dire: di un vino che inebri i suoi sensi. Solo che possa averne, accetta volentieri, poi, il pane cattivo. Lbbrezza, per lui, piimportante del cibo. questa lsca cui abbocchersempre. Che cosa valgono, per lui, gli individui provenienti dalle sue fila fossero pure dotati delle competenze pispecialistiche al cospetto di brillanti avventurieri, o di casate principesche dallntico sfarzo? E proprio al popolo dovremmo, noi, affidare la politica? Perchne faccia una continua sbronza?

448 - Il suffragio universale, il popolo, non se lo dato da solo: lo ha soltanto ricevuto e provvisoriamente accettato. Nel caso non sia di sua completa soddisfazione, dunque, ha il diritto di rinunciarvi. E pare che questa circostanza si stia verificando, attualmente, un podappertutto. Infatti, quando, alle urne, si recano i due terzi anzi, forse, nemmeno la maggioranza degli aventi diritto di voto, siamo in presenza di un voto contro lntero sistema elettorale. Non lecito che il suffragio universale sia solo lspressione di una volontmaggioritaria: deve rappresentare la volontdellntero paese. sufficiente, quindi, lpposizione di una piccolissima minoranza, per scartarlo come inattuabile. Ebbene: lstensionismo da una votazione elettorale rappresenta proprio unpposizione di questo tipo, capace di far cadere lntero sistema elettorale.

449 - La costituzione liberale cessa di essere liberale non appena si riesce ad ottenerla: da quel momento, non esiste nulla che sia capace di arrecare danno alla libertin modo piaccanito e profondo della costituzione liberale.

450 - In barba a tutte le dee moderneed alle predilezioni dei democratici per certe teorie preconcette, la vittoria dellttimismo, il progressivo affermarsi del razionalismo, ltilitarismo pratico e teorico (coscome la stessa democrazia, che ad esso contemporanea): non potrebbe, tutto questo, essere un sintomo di declino delle forze vitali, di vecchiaia incombente, di deperimento fisiologico?

451 - A quanto pare, a tutti, al giorno dggi, sentirsi dire che il progresso sociale sta adeguando i bisogni del singolo a quelli collettivi, e che, nel fatto di sentirsi un membro utile, lo strumento di un armonioso organismo, la felicited il sacrificio del singolo vengono a coincidere: tutto questo, a tutti, fa un gran bene. Solo che, attualmente, non si sa bene, questo rmonioso organismo dove andare a pescarlo. Ciche si vuole niente di meno lo si confessi o no che trasformare; anzi, indebolire ed annichilire, il concetto stesso di individuo.

452 - Le istituzioni democratiche sono cronicari per la messa in quarantena di unntica peste: le tentazioni alla tirannide. In quanto tali, sono molto utili, e vi ci si annoia molto.

DESERTI
453 - Il deserto cresce; guai a colui che nasconde in sdeserti!

DESIDERI
454 - Una voglietta per il giorno, una voglietta per la notte. Sempre, fatta salva la salute.

DESTINO
455 - Che cosa dice la tua coscienza? u devi diventare ciche sei

456 - Diventare ciche si presuppone non si immagini nemmeno lontanamente ciche si Da questo punto di vista, hanno un loro senso e valore anche i passi falsi che si fanno nella vita: le deviazioni temporanee, i giri viziosi, le esitazioni, gli attacchi di odestia la serietsperperata in doveri che, col proprio dovere, nulla hanno a che fare.

457 - La mia formula per la grandezza dellomo si chiama amor fati. Volere che nulla sia diverso da come nallrizzonte, nalle spalle; e neppure lungo tutta lternit Non solo sopportare, e tanto meno essere rassegnati, allneluttabile ldealismo tutto una continua menzogna al cospetto dellneluttabile ma amarlo.

458 - La ruota del mondo / che mai non perdona / sempre una meta dopo lltra / raggiunge e poi abbandona / Lo spirito cupo la chiama ineluttabilit/ ma il nome ioco/ sulle labbra del folle risuona.

459 - Noi siamo troppo limitati, e troppo vanitosi, per comprendere qual il nostro fatale limite: il fatto che, propriamente, siamo noi stessi, con le nostre mani, a scuotere il bussolotto per il lancio dei dadi; che noi stessi, anche nelle pipremeditate delle nostre azioni, non facciamo altro che giocare il gioco della fatalit

DIALETTICA
460 - Grazie alla dialettica, la plebaglia alza di nuovo la cresta.

DIAVOLI
461 - Non sono stati forse, tutti gli d鋱, fino ad oggi, diavoli ribattezzati e fatti santi?

462 - Il diavolo soltanto lzio di Dio, ogni settimo giorno.

463 - Una volta il diavolo mi parlcos nche Dio ha il suo inferno: il suo amore per gli uomini

464 - Il diavolo ha, su Dio, progetti a lunga scadenza; per questo se ne tiene cosdiscosto. Il diavolo; vale a dire: il pivecchio amico della conoscenza.

DIFETTI
465 - Se si toglie al gobbo la sua gobba, gli si toglie anche il suo spirito: questo insegna il popolo. E se si rende al cieco la vista, egli scorge troppe cose brutte sulla terra; e cosfinisce per maledire chi la guarito. Chi fa camminare il paralitico, poi, gli arreca il danno pigrosso: infatti, non appena quello si mettera correre, i suoi vizi gli andranno appresso. Anche questo insegna il popolo, a proposito degli storpi.

466 - Nei piprofondi recessi della mia anima provo riconoscenza per tutto ciche, in me, misero e malato, e quanto di sempre e solo imperfetto in me sussiste. Infatti, esso mi lascia aperte cento uscite di sicurezza attraverso le quali poter sfuggire alle abitudini consolidate.

DIFFIDENZA
467 - Si prende a diffidare delle persone molto accorte, quando assumono un aspetto imbarazzato.

468 - La diffidenza la pietra di paragone per lro della certezza.

DIGIUNI
469 - Ci devono essere digiuni di diverso tipo; ovunque troneggino istinti ed abitudini possenti, i legislatori devono provvedere allntroduzione di giorni intercalari in cui questi istinti vengano ridotti in catene e tornino ad imparare che cos soffrire la fame.

DIGNITA 470 - Le cerimonie, gli abbigliamenti confacenti alla carica e alla classe sociale, lspetto accigliato e solenne, lncedere lento, il linguaggio arzigogolato e, in genere, tutto ciche viene definito dignit si tratta solo di una strategia usata da coloro che, in fondo, son paurosi, per nascondersi. In questa maniera, essi cercano di far sche gli altri abbiano paura di loro, o di ciche rappresentano. Gli impavidi vale a dire, andando alla radice della cosa: quelli che, sempre e certamente, mettono paura agli altri non hanno alcun bisogno di dignite cerimonie di sorta. Per essi, lnest i modi franchi e diretti, nelle parole e nei gesti, sono titoli di merito, e non di demerito; infatti, sono i segni di una pericolositche consapevole di se stessa.

DIRITTI
471 - I diritti degli altri sono le concessioni che il nostro senso di potenza fa al senso di potenza degli altri.

472 - Nessuno parla dei propri diritti con pipassione di chi, in fondo allnima, ne dubita.

DISPREZZO
473 - Chi disprezza se stesso, continua pur sempre ad avere stima per le proprie qualitdi spregiatore.

474 - Ciche una volta era soltanto malattia, oggi diventato pubblico ludibrio.

475 - Chi disprezza, pur sempre uno che non ha disimparato lpprezzare.

476 - Solo chi capace della pialta stima, conosce il disprezzo piprofondo.

477 - Un individuo spregevole, non lo si vuole veder soffrire: non dnessun gusto.

478 - Qual il culmine di ogni possibile vostra esperienza? lra del grande disprezzo. Lra in cui anche la vostra felicitvi viene a nausea; coscome la vostra ragione, e la vostra virt Lra in cui dite: he mi importa della felicit Essa povert fango, miserabile appagamento. E dovrebbe essere la mia felicit a fondare il senso stesso del mio esistere?Lra in cui dite: he mi importa della ragione? Ha, la sua fame di sapere, la forza della fame che spinge il leone a procurarsi il pasto? Essa povert fango, miserabile appagamento Lra in cui dite: he mi importa della virt Essa non mi ha ancora dato quel furore che delirio. Come sono stanco di tutto il bene e il male che in me. Tutto questo povert fango, miserabile appagamento Lra in cui dite: he mi importa della giustizia? Non mi pare di essere incandescente come brace che arde. Ma chi giusto, brace che arde Lra in cui dite: he mi importa della compassione? La compassione, non quella croce su cui viene inchiodato colui che ama gli uomini? Ma la mia compassione non vuol crocifiggere nessuno

DISSOLUTEZZA
479 - Se si esercitato lo spirito ad avere ragione delle passioni dissolute, la spiacevole conseguenza talora probabile che, magari, gli eccessi vengono sublimati nello spirito, e da allora in poi si dissoluti nei pensieri e nelle attitudini culturali.

DOLORE
480 - Veder soffrire, fa bene; far soffrire, meglio ancora: ecco una massima dura, ma che esprime un principio antico, potente, umano; fin troppo umano.

481 - Ciche non mi uccide, mi rende piforte.

482 - Chi potrmai raggiungere qualcosa di grande, se non avverte in sla forza e la volontdi infliggere grandi dolori? La capacitdi soffrire il requisito minimo; le donnicciuole e gli schiavi stessi, spesso, in questo, raggiungono una vera maestria. Invece, non venire distrutti dal rovello interiore e la coscienza turbata, quando si inflitta una grande sofferenza, e di questo soffrire si ode il grido: questo qualcosa di grande; questo, pertiene alla grandezza.

483 - Si trova alquanto pidesiderabile soffrire e, per mezzo della sofferenza, sentirsi innalzati al di sopra della realt(grazie alla consapevolezza di come, in questo modo, ci si avvicini a quel ondo della verit che occulto nel nostro profondo) piuttosto che non soffrire, e, quindi, non provare questo sentimento di elevazione spirituale.

484 - Lomo pimalato, meno sicuro, pimutevole, meno saldo di qualunque altro animale; su questo, non ci sono dubbi: egli lnimale malato per eccellenza. Da che cosa deriva? Di certo, lomo ha, pidi tutti gli altri animali nel loro complesso, osato, rinnovato, sfidato, provocato il destino. Egli il grande sperimentatore di se stesso, lnsoddisfatto, lnappagato. Egli combatte contro animali, natura e d鋱 per la supremazia assoluta. Lomo: questo essere sempre indomabile, eternamente volto al futuro, che allssillo continuo della sua stessa forza non putrovare pace, cosicchil futuro, come uno sperone, inesorabilmente vessa i gangli vitali del suo presente. Come potrebbe, un animale coscoraggioso e dotato, non essere anche il piesposto al pericolo, il pia lungo e profondamente malato di tutti gli animali? Se si ferisce, questo maestro della distruzione dellutodistruzione allora, sarla ferita stessa, a costringerlo a vivere.

485 - Chiunque soffre, cerca, istintivamente, per la sua sofferenza, un motivo; piprecisamente: un responsabile; ovvero, per essere ancora pichiari, qualcuno che sia passibile di farsi, di quella sofferenza, responsabile. In breve: un qualsiasi essere vivente sul quale egli possa sfogare effettivamente, o interiormente- con un pretesto qualsiasi, le proprie emozioni. Infatti, sfogare le proprie emozioni il tentativo piradicale, per chi soffre, di trovare sollievo; o meglio: il suo piradicale narcotico.

486 - Prendete in esame la vita degli individui e dei popoli migliori e pifecondi, e poi chiedetevi se un albero che eleva superbo al cielo la sua cima possa fare a meno del tempo cattivo e dei temporali. Se, dunque, situazioni svantaggiose, opposizioni esterne: se una qualche forma di odio, gelosia, puntiglio, diffidenza, durezza, avidite violenza, non appartengano alle circostanze pifavorevoli, senza le quali non nemmeno pensabile che una grande qualitmorale possa svilupparsi.

487 - Esiste oggi, quasi ovunque, in Europa, una sensibilitmalata: una morbosa suscettibilital dolore come, pure, una ripugnante incontinenza nelle lamentazioni, un fare da debosciati che, col cosmetico della religione e di guazzabugli filosofici, vorrebbe apparire, nellzzimato aspetto, qualcosa di sublime. Esiste un culto in piena regola della sofferenza.

488 - La scelta o il minor grado di dispiacere possibile in breve: lssenza di dolore; ed in fondo, i politici di tutti i partiti, se fossero onesti, ai loro seguaci, non dovrebbero promettere niente di pioppure il maggior grado di dispiacere, ma come prezzo per alimentare in sun rigoglio di piaceri e gioie raffinate quali, fino ad ora, se ne sono di rado gustate.

489 - Soltanto il grande dolore il grande liberatore dello spirito; infatti, il maestro del grande sospetto.

490 - La profonda sofferenza rende aristocratici; essa, ci separa dagli altri.

DONNE
491 - Ci sono casi in cui si vuole fare, delle donne, degli spiriti liberi e dei letterati. Quasi ovunque si van rovinando loro i nervi; ogni giorno, le si rende piisteriche e piinette a quello che il loro primo ed ultimo compito: partorire figli robusti. Si desidera che, nel complesso, le donne divengano ancora pioltivate che il esso debolecoslo si definisce tramite la cultura, diventi forte . Come se la storia non insegnasse nel modo piconvincente che lcculturazionedellomo e la degenerazione delle sue forze piesattamente, nellrdine: degenerazione delle forze, disgregazione interiore, infermitdella forza di volontsono sempre andati di pari passo, e che le donne pipotenti ed influenti del mondo (non ultima, anche la madre di Napoleone) dovettero il loro potere e la loro supremazia sugli uomini proprio alla loro forza di volont e non certo ai maestri di scuola!

492 - Una donna, anche la pisempliciotta, nel correre diritta alla sua vendetta, sarebbe capace di dare un manrovescio anche al destino.

493 - Come si pucurare una donna? Come la si puedimereda se stessa? Facendole fare un figlio. La donna ha bisogno di figli; lomo, sempre soltanto uno strumento atto allo scopo.

494 - La lotta per le pari opportunitniente meno che il sintomo di una malattia. Una donna, quanto pidonna, tanto pisi difende con le mani e coi piedi contro i diritti presi nel loro complesso. Lo stato di natura, la guerra eterna tra i due sessi, la mette gidi per suna posizione dominante.

495 - La bont nella donna, giuna forma di degenerazione.

496 - Una donna armoniosamente compiuta, quando ama, sbrana.

497 - Solo chi abbastanza uomo liberer nella donna, la donna.

498 - Quanto siano estranei, tra loro, lomo e la donna, chi la compreso a fondo?

499 - Tutto, nella donna, un enigma, e tutto, nella donna, ha una soluzione: si chiama ravidanza

500 - Lomo si guardi dalla donna, quando essa ama: allora compie qualunque sacrificio, e ed ogni altra cosa per lei, senza valore. Lomo si guardi dalla donna, quando essa odia: lomo, quando lo fa, nel profondo dellnima, solo malvagio, mentre la donna iniqua.

501 - La felicitdellomo dice: o voglio La felicitdella donna dice: ui vuole

502 - La donna vorrebbe credere che lmore pututto: questa la sua peculiare fede. Ahim colui che ha la sapienza del cuore indovina quanto povero, sprovveduto, pretenzioso, fallace, pidistruttivo che salvifico, sia anche il pialto e piprofondo amore!

503 - Che martirio sono, i grandi artisti, e, in genere, gli uomini superiori, per chi li abbia, una volta per tutte, decifrati! quindi comprensibile che proprio dalla donna che, nei domini della sofferenza, ha la vista piacuta, e che per natura portata, purtroppo anche al di ldelle proprie forze, a porgere aiuto e salvezza essi imparino a conoscere con tanta facilitquegli slanci improvvisi di abnegazione senza limiti, di incondizionata compassione, che la massa specialmente la massa adorante non capisce, e sommerge di commenti curiosi e pettegoli.

504 - Ciche, nella donna, incute rispetto e, piuttosto spesso, anche timore, la sua natura, che piaturaledi quella dellomo: la sua genuina elasticitnei movimenti e nella presa lgile leggerezza della bestia feroce i suoi artigli di tigre sotto il guanto, la sua ingenuitnellgoismo, la sua riluttanza allducazione, il suo innato spirito selvatico; lnafferrabile vastit il vagabondare senza fine dei suoi desideri e delle sue virt

505 - Ciche, nonostante ogni timore che suscita, provoca compassione per questa bella e pericolosa gatta, la onna il suo apparire, rispetto a qualsiasi altro animale, pisofferente e vulnerabile; pibisognosa dmore, e pidi tutti destinata, quindi, a venire delusa dalla vita. Timore e compassione: con questi sentimenti che lomo si fino ad oggi, presentato dinnanzi alla donna; sempre incerto sulla soglia di una scena tragica dove, nel mentre ti estasiano, ti fanno a pezzi.

506 - Dalla Rivoluzione Francese in poi, lnfluenza della donna in Europa diminuita nella stessa misura in cui sono aumentati i suoi diritti e le sue pretese.

507 - Dovunque lo spirito industriale abbia sconfitto quello militare e aristocratico, la donna si ingegna in ogni modo per ottenere lndipendenza economica e giuridica di un commesso. a donna come commessa ecco che cosa sta attaccato alla porta della societmoderna in via di formazione.

508 - Le donne, finora, sono state trattate dagli uomini come uccelli che, cadendo da una celestiale altezza, si siano irretiti in loro. Come esseri pidelicati, pivulnerabili, piselvatici, pimeravigliosi, pidolci, piricchi di sentimento. Ma esseri che bisogna tenere in gabbia, perchnon volino via.

509 - Finora, a disprezzare di pia donna sono state le donne stesse.

510 - Le enormi aspettative che le donne si creano sui rapporti sessuali, e la vergogna che, a queste aspettative, si accompagna, sono il motivo per cui, in loro, ogni prospettiva guasta fin dallnizio.

511 - Le donne vogliono rendersi indipendenti, e per questo cominciano con llluminare gli uomini su che cosa sia lssenza della donna Per non vogliono la verit che gliene importa, alle donne, della verit

512 - Dove non entrano in gioco namore nodio, le donne giocano un ruolo mediocre.

513 - Nella vendetta e nellmore la donna pibarbarica dellomo.

514 - Quando una donna ha tendenze culturali, di solito, nella sua sessualit c qualcosa fuori posto. Effettivamente, la sterilitpredispone a gusti piuttosto virili. Lomo infatti, con vostra licenza, nimale sterile

515 - Irretire il prossimo ad avere una buona opinione di se stessi e poi, in perfetta buona fede, a questa opinione del prossimo, prestare fede: in un simile gioco di prestigio, chi riesce come le donne?

516 - Le donne stesse serbano, nelle profonde latebre della loro vanitpersonale, pur sempre un loro impersonale disprezzo: quello per la donna

517 - Una donna della quale non siamo convinti che, allccorrenza, sarebbe capacissima di sfoderarci sotto il naso un pugnale (qualsiasi cosa che unzionicome un pugnale) riuscirebbe a trattenerci al suo fianco (ovvero, come si dice, vvincere?

518 - Per diventare bella, una donna non deve voler passare per carina; vale a dire che, in novantanove casi su cento in cui potrebbe piacere, deve rifiutare, ed astenersi dal piacere, per potere, al momento buono, provare quella che la vendemmia delle sue cure terrene: lstatica seduzione di qualcuno la porta della cui anima sia grande abbastanza per accogliere ciche grande.

519 - Se si permette ad una donna di avere ragione, essa non purinunciare a mettere trionfalmente il tallone sul collo di colui che ha sottomesso. Essa deve gustare la vittoria. Nella stessa situazione, invece, di solito, lomo, nei confronti di un altro uomo, di avere ragione, si vergogna. In compenso, lomo assuefatto alla vittoria; la donna, la vive come unccezione.

520 - Gli uomini fanno uso di quello che hanno appena imparato o vissuto come un vomere per il tempo a venire, oppure unrma; le donne, invece, ne fanno subito un bel bijou da mettersi addosso.

521 - La compassione delle donne, con le sue ciarle, finisce per trasportare il letto del malato sulla piazza del mercato.

522 - La tempesta dei desideri talvolta trascina lomo a unltezza in cui ogni desiderio tace. A sua volta, spesso, una donna di animo buono, per vero amore, decide di scendere in basso, fino a raggiungere il desiderio; in questa maniera, si umilia di fronte a se stessa.

523 - Nella donna, la natura mostra quello che, finora, a forza di affaccendarsi per far evolvere la natura umana, le riuscito di portare a compimento; nellomo, essa mostra tutti gli ostacoli che, in questo, ha dovuto superare, ma anche quali sono i suoi progetti futuri sulla natura umana. La donna veramente donna a prescindere dallpoca, lzio del creatore nel settimo giorno di una civilt il riposo che lrtista si prende nel mentre crea.

DOTI
524 - Nessun fiume per se stesso, davvero grande; a renderlo tale la quantitdi affluenti che accoglie e convoglia nel suo corso. La stessa regola vale per la grandezza di spirito: ciche importa, per conseguirla, tracciare un letto dai contorni cosben definiti che vi vadano a confluire altrettanti rigagnoli, e non le poche o molte doti che uno, allrigine, possiede.

525 - Ciche uno comincia a rivelarsi quando il suo talento declina: quando egli cessa di mostrare le proprie potenzialit Il talento anche un abito di gala. Un abito di gala, anche un travestimento.

526 - Stavo passando per il paese di S., quando un ragazzo prese a far schioccare la frusta con tutte le sue forze. In questo, era diventato un vero artista, e lo sapeva. Gli ammiccai con gli occhi in segno di ammirazione, ma, dentro, la cosa mi faceva amaramente male. Con tutti quelli il cui talento ammiriamo, spesso, ci comportiamo nello stesso modo: quando ci fanno male, gli facciamo del bene.

527 - Chi costretto a parlare ad un tono pialto di quello consueto (per esempio, perchsta parlando ad un semisordo o di fronte ad un vasto pubblico) per lo piesaspera quanto ha da dire. Qualcuno tende a diventare un cospiratore, un calunniatore maligno, un intrigante, solo perchla sua voce, a sussurrare, si presta a meraviglia.

528 - Le persone che non riescono a manifestare con piena evidenza i loro meriti, cercano di suscitare una forte ostilit Cos hanno la consolazione di pensare che sia questa ad ostacolare il riconoscimento dei loro meriti.

529 - Esistono spiriti altamente dotati che rimangono sempre sterili solo perch a causa di un temperamento debole, sono troppo impazienti per rispettare i tempi di una gravidanza.

DOVERI
530 - Avete fatto caso alle persone che danno importanza alla piintransigente scrupolosit Si tratta di coloro la cui coscienza ricettacolo ad una costante sensazione di meschinit quelli che non sono sicuri di s e che lnsicurezza fa sentire abitualmente inadeguati. Coloro per i quali anche gli altri sono sempre e solo causa di insicurezza. Coloro che cercano di tenere nascosta, per quanto possibile, la loro anima. Attraverso quella loro rigida coscienziosit mediante la durezza con cui ottemperano ai loro doveri e lmpressione di rigore tenace che ne deriva, essi cercano di imporsi sugli altri. In particolare, su chi loro subordinato.

531 - Un popolo va in rovina quando confonde il proprio dovere con il concetto di dovere universale.

532 - I nostri doveri, sono i diritti degli altri su di noi. In che modo li hanno acquisiti?
E

EDUCAZIONE
533 - i marchia qualcosa a fuoco, perchresti nella memoria. Solo ciche non cessa di far male, resta nella memoria questo, un principio basilare della piantica (e, purtroppo, ancora viva e vegeta) psicologia esistente sulla faccia della terra.

534 - Il fatto che a chiunque sia consentito imparare a leggere, alla lunga corrompe non solo lo scrivere, ma anche il pensare.

535 - In gioventsi lascia che a scegliere i propri maestri e le proprie guide siano le occasioni esterne; infatti, li si sceglie nellmbito della cerchia di persone in cui, per lppunto, le occasioni fanno incappare. Per questa puerilit poi, si deve pagare un duro riscatto: bisogna espiare i propri maestri sulla propria pelle.

536 - Ogni talento si pusviluppare solo nella lotta: questo prescrive la pedagogia del popolo ellenico. I pedagoghi moderni, invece, niente temono come lo scatenarsi della cosiddetta ambizione. Nel loro caso, lgoismo viene temuto come fosse il male n s.

537 - Oh, chi ci raccontermai per benino la storia dei narcotici? In pratica, la storia dellducazione: della cosiddetta ducazione superiore

538 - A poco a poco ho avuto unlluminazione su quale sia il difetto piuniversale della nostra formazione culturale e metodologia educativa: nessuno impara, e, di conseguenza, nessuno ambisce, nessuno insegna, a sopportare la solitudine.

539 - I genitori fanno involontariamente del figlio qualcosa di simile a loro. La chiamano ducazione

540 - Lducazione un proseguimento della procreazione; spesso, ne rappresenta una sorta di tardiva discolpa.

541 - Lducazione che riceviamo nella nostra societ ottiene, come primo effetto, di farci assumere un secondo carattere: quello che possediamo quando il mondo ci definisce maturi, maggiorenni e pronti per lso. Alcuni una minoranza riescono a fare come il serpente, e levarsi di dosso, un bel giorno, questa pelle, quando, occulto sotto di essa, il loro primo carattere giunto a maturo rigoglio. Nella maggioranza dei casi, invece, il suo seme inaridisce.

542 - Chi non cerca di farsi maestro nellrte di dominare i propri accessi di collera, la propria smania di invelenita rivalsa, la propria libidine, e poi smania per diventare maestro di qualche arte o mestiere, stupido come lgricoltore che sistema le sue coltivazioni lungo un torrente impetuoso, senza alzare, prima, degli argini.

543 - Fa parte dellmanesimo di un maestro il mettere il guardia gli allievi contro se stesso.

544 - Nella nostra molto popolare intendo dire: plebea epoca, ducazioneed struzionedevono necessariamente consistere nellrte di ingannare. Un educatore che, oggi, predicasse soprattutto la sincerit e gridasse di continuo ai suoi discepoli: iate veri! Comportatevi con naturalezza! Mostratevi come siete! perfino un siffatto asino tutta virte cuor gentile imparerebbe dopo un poa dar di piglio alla furca di Orazio, allo scopo di naturam expellere.

545 - Scoprire che la nostra vita consacrata alla conoscenza; che noi la getteremmo via anzi, lvremmo gigettata! se questa consacrazione non la preservasse da noi stessi; ed ora, volgendo indietro lo sguardo sulla strada negli anni percorsa, scoprire che successo qualcosa di irrimediabile: lo spreco della nostra giovinezza, perchi nostri educatori non hanno utilizzato quegli anni avidi di sapere, ardenti di sete, per guidarci direttamente alla conoscenza delle cose, ma per darci la cosiddetta ultura classica Perchtutte quelle misere nozioni sui Greci e i Romani propinate con unncapacitpari al tormento inflitto, e contro il supremo principio educativo di ogni cultura: che di essa bisogna nutrire soltanto chi ne ha fame; nullltro stato, tutto questo, che uno spreco della nostra giovinezza.

546 - Il buon educatore conosce casi in cui fiero del fatto che il suo allievo, per rimanere fedele a se stesso, si opponga a lui. Questo valido, piprecisamente, in tutti i casi in cui conviene che un ragazzo non comprenda le ragioni di un adulto, perch se le comprendesse, sarebbe a suo danno.

547 - Il valore delle enciclopedie sta tutto in ciche stampato al loro interno, nel contenuto; non in ciche sta impresso sul frontespizio, nella rilegatura, o nella copertina. Tutta la formazione culturale moderna allo stesso modo, un processo che si svolge essenzialmente nellnteriorit sullsterno, il rilegatore ha impresso un titolo di questo tipo: anuale per educare interiormente chi, esteriormente, rimane un barbaro

548 - Le mie opere sono state definite una scuola del sospetto.

549 - Si corrompe di sicuro un giovane, se gli si insegna a stimare chi la pensa come lui di pidi chi la pensa diversamente.

550 - Questo sapere che riguarda solo le metodologie del sapere viene convogliato e travasato nei giovani sotto forma di cultura storica; vale a dire: la loro testa viene riempita di una spaventosa quantitdi concetti che derivano da una conoscenza estremamente mediata di tempi e di popoli passati, e non da quella visione immediata, intuitiva, che delle cose dla vita. Il desiderio dei giovani di fare esperienze in prima persona fino a sentir svilupparsi, dentro di s un sistema di pensiero che lsperienza viva abbia reso compatto e coerente: siffatto desiderio viene stordito ed, in un certo senso, reso effettivamente ebbro per mezzo del miraggio seducente che sia possibile assommare in s in pochi anni, le pielevate e significative esperienze dei tempi antichi; proprio la stagione piluminosa dellomo. Si tratta pio meno dello stesso metodo insensato che conduce i nostri studenti di arte figurativa tra le collezioni drte e nelle gallerie, piuttosto che nel laboratorio di un artista, oppure nel solo laboratorio della sola maestra: la natura. Gi come se si potesse, cos semplicemente passeggiando a grandi falcate nella storia, riprodurre quel tocco magico nellrte che avevano gli antichi, quel peculiare utile che sapevano trarre dalla vita! Gi come se la vita stessa non fosse un mestiere che va imparato dal principio, dai suoi rudimenti, ed esercitato senza risparmio, se si vuole evitare che ne vengano fuori schiappe e chiacchieroni!

551 - Il tuo educatore non potressere altri che il tuo liberatore.

552 - ual la natura profonda delle mie azioni? E quali sono le reali intenzioni che alle mie azioni sottostanno? in questi termini si pone il problema della verit che, nel nostro attuale sistema educativo, non rappresenta una disciplina di insegnamento; per cui, non viene posto. Per farlo, non c tempo. Si sa: anche settantnni, che sono mai? Trascorrono, e giungono presto alla fine. Che unnda sappia dove e perchcorre, ha cospoca importanza!

553 - Nessuna madre dubita, nel profondo del cuore, di essersi assicurata, generando un figlio, una propriet Nessun padre si metternelle condizioni di avere dubbi sul diritto di poterlo piegare alle proprie idee, al proprio ordine di valori. Allo stesso modo dei padri, oggi, anche gli insegnanti, i preti, i principi, vedono in ogni nuovo essere umano la comoda occasione per un facile possesso.

554 - Questi giovani, non mancano di carattere, ndi doti, ndi diligenza; per a forza di dar loro, fin dallnfanzia, un orientamento, non gli si lasciato il tempo perchcapissero dove volevano andare. Nelltin cui erano abbastanza maturi per essere, come anacoreti, andati nel deserto gli si fatto qualcosa di diverso: gli si data una formazione tile li si rapiti a se stessi per logorarli con obblighi quotidiani che lstruzione ha finito per rendere un dovere sistematico. Cos adesso, non ne possono pifare a meno, e non desiderano altro.

555 - Lstruzione della gioventprocede proprio da questo falso e sterile concetto della cultura: il suo obbiettivo se lo osserviamo da un punto di vista che decisamente puro ed elevato non affatto il libero intellettuale, ma lrudito, lomo di scienza (per la precisione: lomo di scienza pipronto e facile da usare che sia possibile): colui che si deve trarre in disparte dalla vita, se ne vuole penetrare il senso a fondo. Il suo risultato se lo osserviamo da un punto di vista che decisamente empirico e terra-terra il filisteo della cultura, mezzo storico e mezzo esteta: quel saputello e aggiornato chiacchierone che sa disquisire su stato, chiesa ed arte; coi suoi sensi assuefatti a mille sensazioni prese a prestito, col suo stomaco insaziabile che, tuttavia, ignora che cosa siano la vera fame e sete. Che una istruzione con quellbbiettivo e quel risultato sia contronatura, lo avverte solo chi non si ancora compiutamente formato in essa; lo avverte soltanto lstinto della giovent perchin esso si esprime ancora lstinto della natura, che una simile istruzione riesce a spezzare soltanto con il raggiro dellrtificio e la violenza.

556 - Che importanza pumai avere, per i nostri giovani, la storia della filosofia? Forse per perdere, in tanto scompiglio di opinioni, il coraggio di averne una propria? Devono imparare ad unire le loro voci in un coro di giubilo sulle nostre magnifiche sorti e progressive? Oppure, non si vorr per caso, che imparino ad odiare e disprezzare la filosofia?

557 - Lnico metodo critico praticabile ed utile per saggiare una filosofia: provare se sia possibile vivere seguendone i principi, nelle Universit non viene insegnato; al suo posto, c sempre la critica parolaia delle parole.

EGOISMO
558 - La maggior parte delle persone, qualsiasi cosa possano dire o pensare riguardo al proprio goismo cinonostante, in tutta la loro vita, per il loro Ego, non fanno niente; piuttosto, agiscono per il fantasma del loro Ego: quello che stato concepito nella testa delle persone che le circondano, e si poi trasmesso a loro.

559 - Non esistono nazioni egoistiche nazioni non-egoistiche: entrambi i concetti sono un controsenso psicologico.

560 - Lgoismo ha tanto valore quanto ne ha, fisiologicamente, il singolo egoista: esso puavere un valore molto grande, oppure essere deprecabile e degno di disprezzo. Ogni singolo individuo puvenire considerato in maniera differente a seconda che la sua esistenza si collochi in direzione ascensionale o in discesa, sulla linea della vita. Determinando questa sua posizione, si viene in possesso anche di un canone in base al quale giudicare il valore del suo egoismo.

561 - Lgoismo appartiene allssenza di un animo nobile. Un animo nobile accoglie il proprio egoismo come un dato di fatto, senza farsene un problema.

562 - Lgoismo una legge che concerne la percezione prospettica: in base ad essa, tutto ciche si trova nelle vicinanze appare grosso e di grande peso, nel mentre, viste da lontano, tutte quante le cose diventano piccole e prive di peso.

ELEMOSINE
563 - Non faccio elemosine. Non sono abbastanza povero, per farle.

ELETTI
564 - In verit io vi amo per questo, o eletti: perch lrte di vivere nellpoca nostra, la conoscete male. per questo che, in effetti, vivete nel modo migliore!

ELOGI
565 - gli mi loda; quindi, mi dragione la natura asinina di questa deduzione, a noi eremiti, guasta metdella vita; infatti, attira gli asini nei nostri paraggi, e ce li rende amici.

566 - Quando possiedi una virtuna virtvera e propria, completa, e non una semplice predisposizioncina ad una virtallora, sei una sua vittima! proprio per quello che chi ti sta vicino loda la tua virt

567 - Rimanere sul vago spesso piefficace che essere troppo espliciti; in particolare, quando si loda qualcuno.

568 - Quando si vuole esaltare qualcuno, bisogna stare attenti a non dichiararsi completamente dccordo con lui; cosfacendo, infatti, ci si porrebbe al suo stesso livello.

569 - Lo stato dnimo pipenoso che esista scoprire di venire considerati superiori a quello che si In quel caso, infatti, bisogna ammettere francamente con se stessi: n te quello che dici, il tuo modo di esprimerti, i tuoi atteggiamenti, il tuo sguardo, le tue azioni c qualcosa di bugiardo e disonesto

570 - Finchti elogiano, sii sempre sicuro che non stai ancora seguendo la tua strada, ma quella di qualcun altro.

571 - un esempio di raffinato e, al tempo stesso, aristocratico, dominio di s ammesso che si abbia, in genere, lntenzione di lodare qualcuno, lodare sempre e solo qualcuno con cui si sia in disaccordo. Altrimenti, si finirebbe per lodare, in sostanza, se stessi; il che, va contro il buon gusto.

572 - Alcuni, di fronte alle lodi sperticate, diventano tutti rossi in faccia; altri, sfacciati.

573 - Lodare la virtsignifica lodare una cosa che, a livello individuale, dannosa. Lodare istinti che privano lomo del suo nobile egoismo e della forza di cui ha bisogno, se vuole difendere se stesso nel modo piefficace.

574 - Negli elogi c piinvadenza che nel biasimo.

575 - Chi si effonde in elogi, ha lria di voler restituire qualcosa; invece, ciche vuole veramente, che gli si regali ancora qualcosa.

576 - Parla il deluso: guzzai lrecchio allco, e intesi soltanto elogi

577 - Mostrare piacere per un elogio per alcuni, soltanto un atto di civiltche viene dal cuore: proprio il contrario di una vanitche viene dallo spirito.

ENTUSIASMO
578 - Uno dei mezzi piraffinati per trarre in inganno se non altro quanto pia lungo possibile, oppure per apparire, con successo, pistupidi di quanto si cosa che, nella vita di tutti i giorni, spesso desiderabile quanto un ombrello viene chiamato ntusiasmo

579 - I nostri entusiasmi si sviluppano dalla radice dei nostri difetti.

EPIGONI
580 - Il pensiero stesso di essere epigoni, spesso immiserito dalla sua affettata eleganza, qualora sia pensato in grande, pugarantire tanto ai singoli individui che ai popoli interi grandi risultati ed un desiderio del futuro ricolmo di aspettative.

EROISMO
581 - Lroismo consiste nel fare qualcosa di grande (oppure, nel grandioso rifiuto a fare qualcosa) senza sentirsi in corsa con gli altri, e davanti a loro.

582 - Che cosa rende eroici? Vivere in senso opposto, allo stesso tempo, al proprio dolore supremo ed alla propria speranza suprema.

ERRORI
583 - Lmanitstata allevata dai propri errori. Prima di tutto, ha visto se stessa sempre e soltanto come imperfetta; in secondo luogo, si attribuita caratteristiche immaginarie; in terzo luogo, si conferita una distinzione gerarchica, nei confronti degli animali e della natura, che fasulla; in quarto luogo, ha escogitato tavole dei valori sempre nuove, e le ha considerate, per un certo periodo, eterne ed immuni da qualunque fattore contingenti: il che avvenuto ogniqualvolta lno o lltro istinto, o modo di vivere, umano, raggiungeva il primo posto, e, di conseguenza, veniva accreditato tra quelli obili

584 - Adottando i concetti di corpo, linea, superfice, causa ed effetto, movimento e quiete, forma e contenuto, ci siamo fabbricati un mondo adatto a noi, ed in cui possiamo vivere. Senza questi articoli di fede, infatti, nessuno potrebbe sopravvivere! Non per questo, per essi possono dirsi dimostrati. La vita non un argomento logico: tra le condizioni perchsussista, ci potrebbe essere lrrore.

ERMETISMO
585 - Una cosa che non viene spiegata e resta oscura viene considerata di pidi una limpida, perchstata spiegata.

ERUDIZIONE
586 - Noi siamo diversi dagli eruditi, per quanto, sul fatto che, tra lltro, siamo anche eruditi, non si possa lissare Abbiamo, rispetto a loro, esigenze diverse, un diverso sviluppo organico, un diverso sistema digestivo: abbiamo bisogno di qualcosa in pi ma anche in quantitminori. Non esistono formule matematiche che stabiliscano, per ogni spirito, le dosi adeguate al suo nutrimento. Se ai gusti di un certo spirito vanno a genio lndipendenza, le rapide incursioni, il vagare senza fissa dimora, quel razziare temerario per il quale richiesta una particolare agilit allora, egli preferiruna vita da sbandato con un vitto ridotto, piuttosto che una vita regolare che comporti il venire ingozzato. Non ldipe, ma la massima agilite forza, sono ciche un buon ballerino richiede alla propria alimentazione. Ed io non saprei che cosa lo spirito di un filosofo possa augurarsi di pi se non essere un buon ballerino.

ESAME DI LAUREA
587 - ual la finalitdi ogni istituto di scuola superiore?are degli individui tante macchine.ual il metodo con cui la si raggiunge?li individui devono imparare ad annoiarsi.ome si ottiene questo risultato?on il concetto del dovere.ual lndividuo armoniosamente compiuto?mpiegato statale

ESISTENZA
588 - Lsistenza soltanto lninterrotta continuitdel transeunte: una cosa che esiste in funzione del suo confutare e consumare se stessa; del suo contraddire se stessa.

ESPERIENZE
589 - mai possibile che lspressione are esperienzevoglia dire sempre are cattive esperienze O una mia impressione?

590 - Gli uomini, al giorno dggi, vivono tutti troppo, e pensano troppo poco. Oggi, chi dice on ho esperienze da raccontare un imbecille.

591 - Avere esperienze per appagare la voglia di avere esperienze, non ha nessun esito. Nellsperienza, non lecito rivolgere lo sguardo dentro se stessi; se lo si fa, ogni occhiata diventa alocchio

592 - In fin dei conti, si fa esperienza solo di se stessi.

593 - Voi non vi rendete conto delle esperienze che fate. Correte attraverso la vita come ubriachi ed, ogni tanto, cadete da una scala. Tuttavia, grazie alla vostra ebbrezza, non vi rompete le ossa: i vostri muscoli sono troppo bolsi e la vostra testa troppo ottenebrata perchpossiate, come noi altri, trovare troppo dure le pietre di cui la scala fatta. Per noi, la vita costituisce un pericolo maggiore: noi siamo fatti di vetro; quando cadiamo, guai a noi! Quando cadiamo, tutto, per noi, perduto.

594 - Le esperienze tremende portano a considerare se colui che le fa non sia, per caso, qualcosa di tremendo.

ESUBERANZA
595 - Esiste un pessimismo della forza? Unnclinazione intellettuale per lspetto aspro, spaventoso, malvagio, problematico, dellsistenza, che sia effetto del benessere fisico: di esuberanza salutare e pienezza dei sensi? Esiste, forse, nella stessa esuberanza, una qualche forma di dolore? GdT

ET 596 - Siamo persuasi che le favole e il giocare siano caratteristiche dei bambini. Miopi che siamo! Come se in qualsiasi etdella vita fosse possibile vivere senza favole e senza giocare! Certo, per definire queste cose, usiamo nomi diversi, ma proprio questo attesta che si tratta delle stesse cose; infatti, anche i bambini definiscono il giocare il proprio lavoro e, la favola, la loro verit La brevitdella vita dovrebbe metterci in guardia contro la distinzione pedantesca tra le sue et

ETERNIT 597 - La gioia non vuole eredi, non vuole figli: la gioia vuole se stessa, lternit lterno ritorno. Che tutto sia, a s eternamente uguale.

598 - A quanto sostiene la gente pidevota, Dio sarebbe eterno: chi ha tanto tempo, dunque, si dia tempo. Il pilentamente ed ottusamente possibile: anche in questa maniera, un tipo come lui riesce ad arrivare parecchio in l

599 - Ritorner eternamente, a questa stessa ed identica vita, nei suoi aspetti maggiori, e anche nei minimi. E di nuovo insegnerlterno ritorno di tutte le cose.

600 - Il centro, ovunque. Il cammino dellternitunninterrotta curva.

601 - Se avete mai voluto che una volta fosse due volte; se avete mai detto: u mi piaci, felicit Sospiro! Attimo! allora, in quel momento, avete voluto lterno ritorno di tutte le cose. Tutte di nuovo, tutte in eterno; tutte consustanziali, tutte intrecciate come un unico abbraccio dmore: oh, in quel momento, come avete amato il mondo! Voi eterni, amatelo in eterno e in ogni tempo. Ed anche alla sofferenza, dite: passa, ma ritorna! Perchogni gioia vuole eternit

EUROPEI
602 - Lo scetticismo la manifestazione pispirituale di una certa complessa sindrome fisiologica che nel linguaggio corrente si chiama nevrastenia e deficienza immunitaria. Essa si sviluppa ogni volta che razze e ceti lungamente separati sncrociano dmprovviso e bruscamente. La nostra Europa moderna, teatro di un tentativo assurdamente improvviso di generale rimescolamento delle classi e, di conseguenza, delle razze, per questo motivo, scettica ad ogni livello, alto o basso che sia.

603 - Questo il destino fatale che pende sulluropa: nei confronti degli esseri umani, insieme alla paura, abbiamo smarrito anche lmore, il rispetto e la speranza. Ora, da loro, non ci aspettiamo piniente. Ormai, ci siamo stancati di vederci tanta gente intorno. Che cos, oggi, il nichilismo, se non questo? Dellmanit siamo stanchi.

604 - Luropa un malato che deve ringraziare infinitamente la propria condizione di inguaribile e le perpetue metastasi delle proprie affezioni. Queste situazioni continuamente nuove; questi, allo stesso modo, continuamente nuovi pericoli e salutari espedienti, alla fine, hanno prodotto in lei un parossismo infiammatorio, a livello intellettuale, che, di suo, molto vicino al genio, ed comunque, il padre di ogni genio.

605 - Chiunque viva bene, oggi, la prospettiva europea, deve imparare a scrivere bene, e sempre meglio. Scrivere meglio, per significa, nello stesso tempo, pensare meglio; trovare argomenti sempre pidegni dellnteresse di tutti, e saperli davvero far arrivare a tutti; fare in modo che i nostri vicini possano tradurre nella loro lingua ciche scriviamo; far sche gli stranieri che studiano la nostra lingua ci possano capire; agire in vista di un obbiettivo: che tutte le risorse diventino risorse comuni e, per chi libero, tutto sia libero. Chi predica il contrario vale a dire: che non vale la pena preoccuparsi di scrivere bene e leggere bene (le due qualitprosperano insieme e deperiscono insieme) di fatto, indica ai popoli una via per diventare ancora pinazionalisti. Egli un nemico dei buoni Europei; un nemico degli spiriti liberi.

606 - Europeo smargiasso del diciannovesimo secolo, tu deliri! Il tuo sapere non il termine ultimo della natura, ma, in compenso, pone termine alla tua, di natura. Metti a confronto almeno una volta le vette del tuo sapere con la voragine della tua impotenza. Certo: il tuo sapere si irradia come un sole aggrappandoti ai cui raggi tu puoi raggiungere il cielo; eppure si tratta, al contempo, di una discesa nel caos.

607 - Anche noi, uoni Europei abbiamo ore in cui ci permettiamo un patriottismo col cuore in mano: un tonfo, un precipizio a capofitto, indietro, indietro, negli antichi amori e nel particolarismo. Ore di fervore nazionale, di batticuore patriottico; e tutte le altre forme che simile antiquate esuberanze sentimentali possano assumere. Spiriti piletargici di quanto noi siamo smaltiranno quello che per noi questione di unra, e che in unra comincia e finisce, soltanto in periodi di tempo alquanto lunghi: alcuni in mezzo anno, altri in mezza vita umana, a seconda della celerite forza con cui digeriscono, ed espletano le loro unzioni di ricambio

608 - Lo si chiami ivilizzazione manizzazione oppure rogresso quelllemento in cui oggi si cerca il carattere distintivo degli Europei; oppure lo si chiami semplicemente, senza lode o biasimo, con una formula politica, l movimento democratico delluropa in ogni caso, dietro tutte le ribalte morali e politiche alle quali, con simili formule, si rimanda, si compie un immenso processo fisiologico, il cui flusso aumenta di continuo la sua portata: il processo verso unuropa apolide; il crescente distacco degli Europei dai fattori per influenza dei quali si affermano razze legate al clima e alle condizioni di vita; la loro crescente indipendenza da ogni milieu determinato, che vorrebbe segnare il corpo e lnima di questo secolo col permanere delle stesse esigenze. La lenta ascesa, quindi, di un tipo dmanitessenzialmente sovranazionale e nomade che, detto in termini fisiologici, possiede, come suo carattere distintivo, arte e forza di adattamento al massimo grado.

609 - Gli d鋱 intesi come appassionati di spettacoli crudeli: oh, come emerge, ancora, allnterno della nostra prospettiva europea, cosumanistica, questdea ancestrale!

610 - Le stesse nuove condizioni sociali, destinate a provocare, in linea di massima, un livellamento generale, e la riduzione di ogni individuo alla mediocritad un utile, laborioso, rotto a tutte le esperienze, malleabile animale gregario sono anche le piadatte a dare origine ad uomini dccezione della specie pipericolosa ed attraente. Infatti, mentre lmpressione complessiva che daranno questi Europei del futuro sar probabilmente, quella di lavoratori pronti ad ogni ingaggio, chiacchieroni, abulici, disponibili al massimo: operai che hanno bisogno del padrone, di uno che li comandi, come del pane quotidiano; mentre, quindi, la democratizzazione delluropa sfocernella creazione di una tipologia umana predisposta alla schiavit nel senso pisottile del termine; in casi isolati ed eccezionali, lndividuo forte raggiunger invece, una forza ed una ricchezza superiori a quanto, in altre epoche, sia mai successo. Saranno la spregiudicatezza della sua istruzione, lnfinita molteplicitdelle sue esperienze, arti e maschere, a garantirglielo. Intendevo dire: la democratizzazione delluropa nello stesso tempo, una involontaria organizzazione per lllevamento di tiranni; prendendo la parola in ogni suo senso, anche quello pispirituale.

611 - Ciche oggi, in Europa, viene definito azione in ogni caso, qualcosa ancora in evoluzione; qualcosa di giovane, e che si pufacimente corrompere.

612 - Luropeo assume la maschera della morale perchdiventato un animale malato, morboso, storpio, che ha buoni motivi per essere ansueto essendo quasi un aborto: un goffo e debole abbozzo. Ad aver bisogno di mascherarsi con la morale, non certo il terribile predatore; invece, lnimale da branco, con la sua profonda mediocrit la sua paura e la noia che gli viene da se stesso, ne ha proprio bisogno.

613 - Lttica previdenziale secondo cui viviamo impone anche adesso in questa nostra epoca di transizione, nella quale costante cose cessano di imporre se stesse a quasi tutti gli Europei di sesso maschile un ruolo ben preciso: una cosiddetta rofessione Ad alcuni resta la libertuna libertapparente di scegliersi questo ruolo da soli; la maggior parte delle persone, invece, subisce quello cui viene costretta. Il risultato abbastanza strano: quasi tutti gli Europei, giunti ad un certo punto della loro vita, si confondono col proprio ruolo; essi stessi diventano vittime della loro bella essinscena Hanno dimenticato quanto, nella decisione relativa alla loro rofessione sia stato lasciato al caso, gli umori del momento, lrbitrariet e quanti altri ruoli avrebbero, forse, potuto recitare. Ma ormai, troppo tardi. A guardare piin profondit si potrebbe dire che, in loro, il ruolo diventato, in senso vero e proprio, carattere; e lrte, natura.

614 - Grazie alla patologica estraneitche lnsania del nazionalismo ha instaurato e continua ad instaurare tra i popoli europei; grazie, nello stesso modo, ai politici di vista corta e di mano lesta che si sono, oggi, affermati con liuto di quella, e non sospettano minimamente come la politica di smembramento che praticano non possa essere, per necessit che una politica-interludio; grazie a tutto cied altro ancora, che oggi non si puaffatto esprimere, vengono attualmente trascurati, oppure travisati, per arbitrio o per menzogna, gli indizi piinequivocabili in cui si rivela la volontdelluropa di diventare un solo stato. In tutti gli uomini piprofondi e dagli orizzonti meno ristretti di questo secolo lrientamento complessivo peculiare al sotterraneo e segreto lavoro della loro anima stato quello di predisporre la via a questa nuova sintesi, e di precorrere, a titolo di esperimento, luropeo dellvvenire. Solo nei loro caratteri pisuperficiali, oppure nelle ore di abbattimento, per esempio nella vecchiaia, essi presero partito per le atrie Non fecero che prendere riposo da se stessi, quando divennero atrioti

615 - Esiste, tra i Cinesi, un proverbio che le madri insegnano giai loro bambini: siao-sin, apiccolo il tuo cuore!questa la caratteristica basilare delle civiltgiunte al loro crepuscolo. Non ho nessun dubbio che ad un Greco antico anche di noi Europei odierni balzerebbe agli occhi, come prima caratteristica, il processo di autorimpicciolimento cui ci sottoponiamo. E gisoltanto per questo andremmo ad urtare il suo gusto.

616 - Bisogna evitare ogni concessione ad uno slombato sentimentalismo: la vita stessa per sua natura, appropriazione, offesa, sopraffazione di tutto quanto viene percepito come estraneo e pidebole; oppressione, durezza, imposizione dei propri caratteri peculiari; incorporamento, o almeno per lo meno sfruttamento. Ma perch poi, si dovrebbe far uso sempre di simili termini, cui, fin dai tempi antichi, stata imposta unccezione denigratoria? Anche quel corpo allnterno del quale tutti i singoli individui si trattano alla pari accade in ogni seria aristocrazia deve anchsso, nel caso sia un corpo vivo, e non in agonia, compiere a danno degli altri corpi tutte quelle azioni da cui i singoli individui che lo compongono si astengono reciprocamente. Questo corpo, non potressere che lncarnazione della volontdi potenza. Esso vorrcrescere, espandersi, attrarre a s imporsi con la forza; e non in funzione di una qualche moralito immoralit ma per il fatto stesso che vivo, e la vita appunto, volontdi potenza. In niente, per lpinione pubblica, in Europa, pimaldisposta ad accettare lezioni che in questo: oggi si ciancia un podappertutto, perfino travestendosi da scienziati, di una societimminente dalla quale il arattere dello sfruttamentogiocoforza scompaia. Questo, alle mie orecchie, suona come se si promettesse di escogitare una vita che si astenesse da ogni funzione organica.

EUTANASIA
617 - Che cosa pilogico: spegnere la macchina quando ha compiuto il lavoro che ci si aspettava da lei, oppure lasciarla funzionare finchnon si ferma da sola; vale a dire, finchnon va in pezzi? La morte naturale la morte estranea ad ogni logica, la vera morte assurda. In essa, la miserabile costituzione della buccia a determinare quanto a lungo debba durare il n瀣ciolo. In essa, dunque, il tristo secondino, spesso instupidito dalla malattia, a decidere il momento in cui il suo nobile prigioniero debba morire. La morte naturale il suicidio della natura.

618 - In determinate situazioni, voler sopravvivere pia lungo indecente. Continuare a vegetare in vile dipendenza dai medici e dalle loro terapie, dopo che andato perduto il senso della vita, il diritto alla vita, dovrebbe suscitare un profondo disprezzo, da parte della societ nei propri confronti. I medici, da parte loro, dovrebbero essere i tramiti di questo disprezzo. Niente ricette, ma, ogni giorno, alla vista dei loro pazienti, una nuova dose di disgusto...

EVENTI
619 - Ah, come sono stanco di tutto ciche inadeguato, e deve per forza divenire un evento!

EVIDENZA
620 - Siccome una cosa divenuta, per noi, trasparente, crediamo che non possa piopporci alcuna resistenza; per poi ritrovarci stupiti del fatto che la possiamo, s attraversare gli occhi, ma non ci possiamo passare attraverso! lo stesso stupido abbaglio che fa attonita la mosca, quando finisce contro il vetro di una finestra.

EVOLUZIONE
621 - Se non invertiamo di segno lvoluzione, e non diventiamo come le vacche, non entreremo nel regno dei cieli. Precisamente, da loro, dovremmo imparare una cosa: a ruminare.

622 - Per quanto lmanitpossa svilupparsi verso llto e forse, alla fine, finirper ritrovarsi piin basso di quanto non fosse allnizio! non le si aprirnessun accesso ad un cosmo superiore; non pidi quanto la formica e la forfecchia, al termine del loro tinerario terreno vengano assunte ad unsistenza eterna tra le stirpi divine.

623 - A conti fatti, le religioni apparse fino ad oggi al mondo intendo dire: quelle dominanti fanno parte dei motivi principali per cui la specie umana rimasta al gradino pibasso; infatti, esse preservano troppo di ciche dovrebbe andare distrutto.

624 - Lomo la bestia non ancora ben assestata sulla scala dellvoluzione.

625 - Quando si fa imminente un passo in avanti nel processo evolutivo, gli individui spiritualmente degenerati diventano protagonisti. Ogni grado dellvoluzione, infatti, nel suo insieme, deve essere preceduto da un parziale indebolimento della specie. Gli spiriti pisani conservano i caratteri della specie, quelli pideboli li forzano a cercare un nuovo equilibrio.
F

FAMA
626 - La fama qualcosa di pidella piprelibata leccorn駮 per il nostro amor proprio, come la definita Schopenhauer: essa la fede che esista una grandezza di affine natura che unisce tra loro tutte le epoche; essa una protesta contro il transeunte avvicendarsi delle generazioni, nel tempo che passa.

627 - La fama nasce quando la gratitudine di molti verso qualcuno smarrisce ogni senso del pudore.

628 - Un tempo, si aspirava ad esercitare un richiamo sulla gente; ora, questo, non basta pi perchil mercato si ingrandito a dismisura: occorre, piuttosto, urlare alla gente la propria presenza. Di conseguenza, chi ha qualcosa da dire strilla troppo, e le merci migliori vengono imposte da voci ormai roche. Senza strilli da venditori ambulanti, e conseguente raucedine, non si dpi al giorno dggi, nessun genio. Questa davvero unpoca infausta, per il pensatore: egli deve imparare a scavare ancora per s in mezzo al chiasso degli imbonitori, una trincea di silenzio; e fingere di essere sordo, finchnon lo diventa.

FANATICI
629 - I fanatici sono pittoreschi: lmanitpreferisce lo spettacolo di una mimica concitata allscolto di sensate ragioni.

FANTASMI
630 - Un individuo notevole impara a poco a poco di essere, per gli altri, in quanto influsso che opera dentro di loro, un semplice fantasma della mente. E allora cade nel sottile tormento interiore che lo porta a domandarsi se non debba, per il bene dei suoi simili, lasciare che questo fantasma cammini per il mondo al posto suo.

FAVORI
631 - I favori che qualcuno ci fa, li giudichiamo in base al valore che gli attribuisce lui stesso, e non a quello che hanno per noi.

632 - I grandi favori non rendono riconoscenti, ma smaniosi di vendetta; ed il piccolo beneficio, se non viene dimenticato, col tempo diventa un tarlo che rode.

FEDE
633 - Lmore esclusivo per un solo essere una barbarie: esso, infatti, sussiste a spese di tutti gli altri. Questo vale anche riguardo allmore per Dio.

634 - A chi si sente predestinato alla contemplazione, e non alla fede, tutti i credenti paiono troppo chiassosi e invadenti: egli si trincera contro di loro.

635 - Proprio questa lssenza del divino: che vi siano tante divinit ma nessun Dio!

636 - La fede non mi rende beato; specialmente la fede in me stesso.

637 - Amo colui che castiga il suo Dio in quanto ama il suo Dio: infatti, gli toccherdi venire annientato dalla collera del suo Dio.

638 - Lssuefazione dello spirito a principi fondamentali privi di fondamento viene detta ede

639 - Io giudico il valore degli uomini e delle razze dalla maniera in cui riescono a concepire lnevitabile consustanzialittra Dio e un satiro.

640 - Che ce ne importerebbe di un Dio che non conoscesse collera, vendetta, invidia, scherno, astuzia, e neanche atti di violenza? Un Dio al quale, magari, fossero estranei perfino gli entusiasmanti ardori di quella sua attitudine trionfale alllocausto? Un Dio simile, ci riuscirebbe incomprensibile; che ce ne faremmo?

641 - La edestata, in ogni tempo, soltanto un tegumento dellnima: un pretesto, un paravento dietro il quale gli istinti facevano il loro gioco. Una scaltra maniera per non vedere come, a prevalere, siano sempre certi istintiGli esseri umani hanno sempre parlato di ede ma hanno sempre agito dstinto.

642 - La religione e lnterpretazione che della vita fa la religione fanno splendere un raggio di sole su questi uomini sempre martoriati, e rendono loro perfino sopportabile la vista di se stessi. Come la filosofia epicurea riusciva ad esercitare un influsso sugli spiriti dolorosi, ma di superiore natura, cosla religione esercita una benefica azione, che rende miti. Essa, per cosdire, sfrutta la sofferenza fino al punto di renderla giusta e santificarla.

643 - In veritla fede, fino ad ora, nonostante ciche ha sostenuto non so chi, non riuscita a muovere nessuna montagna; per a mettere delle montagne dove non c ne sono, se la cava benissimo.

644 - Nel momento in cui un uomo crede che il ricevere ordini debba diventare il principio primo della propria esistenza, ecco che diventa redente

645 - Avere edesignifica rifiutarsi di voler sapere la verit

646 - La fede rende beati; di conseguenza, mente.

FEDELT 647 - La fanciulla innamorata vorrebbe poter dimostrare quanto mistica la fedeltche ha giurato allmato; quindi, si augura che lmato le sia infedele.

648 - La fedelt nellmore della donna, implicita: consegue dai suoi princ髹i fondamentali. Nellomo, essa puesistere facilmente, ma solo in quanto conseguenza dellmore: come una sorta di gratitudine, di idiosincrazia del gusto; oppure, una cosiddetta ffinitelettiva Tuttavia, essa non appartiene allssenza dellmore maschile.

FELICIT 649 - Il rischio della felicit ra, tutto mi va per il meglio; dra in poi, amerqualunque destino. A chi gli va, di essere il mio destino?
650 - A fare degli esseri umani tante macchine intelligenti non la societ ma il fatto che la maggior parte di essi riesce ad essere felice soltanto in quel mondo.

651 - Proprio di ciche minimo, pisilenzioso, pilieve un frusc髺 di lucertola, refolo del vento che volge, rapido vibrar di sensi fatta la felicitmigliore. Essa ha dimora nel poco.

652 - Nessuno prendertanto alla leggera per vera una dottrina semplicemente perchrende felici, oppure virtuosi: la felicite la virtnon sono argomenti. Nulla fa dubitare che per il disvelamento di una certa parte di veriti cattivi e gli infelici siano meglio equipaggiati, ed abbiano, a quanto pare, in maggior misura, verosimili probabilitdi successo. Per non parlare, poi, dei cattivi che sono anche felici: una specie che, di solito, i moralisti passano sotto silenzio.

653 - Fintanto che la vita nella sua parabola ascendente, la felicitcoincide con lstinto.

654 - Non definire buona una cosa nemmeno un giorno in pidel tempo in cui ci appare buona e, soprattutto, non un giorno prima: ecco il solo mezzo per conservare la felicitin modo che si mantenga genuina. Altrimenti essa, facilmente, diventa insipida, e poi prende un sentore di rancido. Oggi, presso interi ceti sociali, classificabile come alimento sofistificato.

655 - Oh, come siamo felici, noi che ci dedichiamo alla conoscenza; a patto che riusciamo a tacere abbastanza a lungo!
656 - Quando gli uomini profondamente tristi sono felici, si tradiscono: hanno un modo di ghermire la gioia come se volessero, per gelosia, tenerla stretta fino a soffocarla; ah, sanno fin troppo bene che essa fuggirvia da loro!

657 - Chi molto felice, deve essere un buon uomo; forse, per non il piintelligente, benchottenga proprio lo scopo per cui il piintelligente, con tutta la sua intelligenza, si affanna.

658 - Cia cui la volontaspira, si manifesta come piacere o come dolore, esprimendo, con questo, solo una differenza di quantit Non esistono tipi diversi di piacere, ma soltanto gradi, articolati secondo una gamma infinita di rappresentazioni interiori.

659 - A vivere lsistenza nel modo pibello colui che non le attribuisce nessuna importanza.

660 - Il destino degli uomini fatto in modo che la felicitvi possa durare brevi istanti ogni vita ne conosce ma non interi periodi. una falsa deduzione lmana pretesa, dopo un intero periodo di pena, fatica e sogni ad occhi aperti, di una felicitrealmente goduta che abbia, di quel periodo, la stessa intensite durata.

661 - Una volta, dellnstabilitche muta eternamente tutto quanto umano, non si sapeva niente. Il comportamento morale stabilito dai codici di comportamento manteneva salda quella credenza religiosa che tutta la vita interiore dellomo fosse fissata con fermagli eterni al libro bronzeo in cui sta scritto lneluttabile destino di ogni cosa. Llemento fantastico agiva sulle coscienze a tal punto che, talvolta, la gente, delle regole e dellternit poteva anche dichiararsi stufa. Poteva, per una volta, non tenere i piedi in terra! Librarsi! Vagare! Impazzare! Questo era, per i tempi antichi, il Paradiso; questi erano i godimenti orgiastici. Attualmente, invece, la nostra maniera di essere felici simile a quella del naufrago cui sia riuscito di guadagnare la riva e che, ora, saggia con entrambi i piedi la salda superficie della vecchia terra, esilarato dal fatto che non si muove.

662 - Cristallizzarsi a poco a poco, come una pietra preziosa; ed alla fine, rimanere silenziosi, immobili, in gioia eterna.

663 - Il serpente, quando ci morsica, ha intenzione di farci del male e ne gioisce: anche le bestie piabbiette possono raffigurarsi il dolore altrui. Invece, raffigurarsi la gioia altrui e gioire di essa il pielevato privilegio delle bestie pielevate, ed, anche tra i loro esemplari, rimane accessibile solo agli eletti. Per questo ci sono stati filosofi che hanno negato fosse possibile.

664 - Il far progetti e porsi propositi produce uno stato dnimo positivo. Chi avesse la forza di non essere, per tutta la vita, che un artefice di progetti, sarebbe un uomo molto felice. Eppure, anche una persona simile non reggerebbe alla fatica che tutto questo comporta; e allora, ogni tanto, per riposarsi, dovrebbe attuare uno dei suoi progetti. E gliene verrebbe un amaro disinganno.

665 - Lnfelicitun segno di distinzione (quasi il sentirsi felici fosse un segno di superficialit dabbenaggine, volgarit cosgrande che se qualcuno ci dice a com felice, lei! di solito, protestiamo.

666 - Ad ogni individuo, proprio perchdesidera la propria felicit non si devono dare prescrizioni su quale sia la strada per raggiungerla. La felicitindividuale segue leggi proprie, sconosciute a tutti gli altri, e dai precetti esterni puvenire soltanto impedita, ostacolata. Le prescrizioni che vengono definite orali in realt sono concepite contro gli interessi individuali, e non hanno affatto per scopo la felicitpersonale.

667 - Le donne vogliono servire: in questo trovano la loro felicit Lo spirito libero non vuole essere servito: in questo trova la sua felicit

668 - La felicitpipiccola, se soltanto ininterrotta e rende felici, senza paragone una felicitmaggiore di una che sia grande, ma si presenti come un episodio che dipende dallmore del momento: una mattana improvvisa tra malessere, frustrazioni e rinunce. Sia la pipiccola che la pigrande felicit comunque, sempre la stessa cosa, a renderle tali: la capacitdi dimenticare.

669 - Chi non sa sostare sulla soglia dellttimo, dimenticando tutto il passato; chi non capace di star dritto senza vertigini e paura su un solo punto dppoggio, quasi fosse figura della Vittoria alata, non saprmai che cos la felicit e il che ancora peggio non farneppure niente che renda felici gli altri.

670 - Se alla vita non si chiede che di essere felici, vuol dire che non si ancora sollevato lo sguardo oltre lrizzonte degli animali; che si soltanto piconsapevoli nel desiderare cia cui gli animali aspirano per cieco impulso.

671 - Da molto tempo, la felicitnon piuna malattia coscontagiosa.

672 - Perseguendo la prospettiva della felicit abbiamo stagnato la linfa vitale di quella ricerca il cui intento la verit Ed quello che si fa ancora oggi.

FIDUCIA
673 - La nostra fiduca negli altri rivela in che cosa ci piacerebbe poter avere fiducia in noi stessi.

674 - Chi briga a tutti i costi per entrare in confidenza con qualcuno, di solito non riesce ad assicurarsi la sua fiducia. Chi sicuro della fiducia, alla confidenza dpoca importanza.

675 - on che tu mi abbia tratto in inganno, ma che io non possa piavere fiducia in te: questo mi ha del tutto sconvolto

676 - Chi ci elargisce la propria piena fiducia, pensa con questo di avere diritto alla nostra. Si tratta di una deduzione errata: i regali non assicurano alcun diritto.

FIGLI
677 - Tramite i miei figli, voglio redimermi dallssere figlio dei miei padri.

678 - Ad un invidioso bisogna augurare di non avere figli, perchsarebbe invidioso anche di loro; bambino, infatti, non lo puessere pi

679 - Padri e figli si usano sempre riguardi reciproci molto maggiori, rispetto a madri e figlie.

FILANTROPIA
680 - Talvolta, per filantropia, si finisce per abbracciare il primo che capita (visto che non si puabbracciare lmanitintera): ma questa proprio lltima cosa che si purivelare a quel primo che capita.

681 - Amare lomo in nome dellmore di Dio: stato questo, finora, il sentimento pidistinto ed aristocratico che fosse dato raggiungere, facendo parte del consorzio umano. Che lmore per lomo, qualora sia privo di uncculta finalitche lo santifichi, sia solo una sciocchezza, ed una bestialitin pi che lnclinazione a questo amore per lomo debba trarre prima di tutto da una pialta inclinazione la sua ragione, la sua finezza, il suo granello di sale e la sua spolverata dmbra cosmetica: chiunque per primo abbia fatto caso a cie lbbia per primo vissuto sulla propria pelle, per quanto la sua lingua possa aver fatto movimenti falsi ed essere ruzzolata mentre tentava di tirar fuori da suna tale sottigliezza di idee, merita comunque pur sempre la nostra venerazione, ed ogni atto di lode. Egli infatti, colui che ha osato il volo pialto, e si andato perdendo nel modo pibello.

FILOLOGIA
682 - Il fatto che esistano libri cospreziosi e splendidi che intere generazioni di dotti vengono utilizzati in maniera proficua se dedicano le loro fatiche a preservarli quali sono e a preservare la loro comprensibilit la filologia serve proprio a rendere sempre pisalda questa fede.

FILOSOFIA
683 - I filosofi veri e propri sono quelli che comandano e fanno le leggi. Il loro onoscerecreare, il loro creare imporre leggi. La loro volontdi veritvolontdi potenza.

684 - In certe questioni, stabilire che cosa sia vero e che cosa non vero, esula dai compiti umani. Tutte le questioni pielevate, nonchla definizione stessa dei valori pielevati, oltrepassano i limiti della ragione umanaComprendere i limiti della ragione: ecco in che cosa consiste davvero, in primo luogo, la filosofia
685 - Il vero filosofo vive in modo on filosoficoe on saggio Soprattutto, in modo non prudente. Su di savverte il peso e lbbligo di cento tentativi e cento tentazioni di vita, ed arrischia se stesso di continuo. Egli gioca il gioco maligno per eccellenza.

686 - Che cosa sia un filosofo, difficile impararlo, perchnon cosa che si insegni: lo si deve apereper esperienza; oppure, si deve avere lrgoglio di non saperlo.

687 - Tutta la filosofia che si fa al giorno dggi, rinchiusa secondo gli intendimenti politici e polizieschi di governi, chiese, accademie, abitudini, mode, imbecillitumane varie nei limiti di una dotta apparenza. La filosofia, oggi, diritti, non ne ha.

688 - Che cosa, in primo luogo ed in definitiva, pretende, un filosofo, da se stesso? Svincolarsi, nei pensieri, dal proprio tempo: diventare enza tempo Con che cosa, dunque, gli tocca sostenere la sua lotta pidura? Precisamente con tutto ciche lo fa figlio del proprio tempo.

689 - Il valore della vita, da chi puvenire valutato? Certo, non da chi vivo: costui, infatti, risulta parte in causa; anzi, addirittura, oggetto del contenzioso, piuttosto che suo giudice. Certo, e per differenti motivi, nemmeno da chi morto. Il fatto che il valore della vita rappresenti, nella prospettiva di un filosofo, un problema, viene ad essere, a questo punto, perfino unbiezione contro di lui. Un dubbio sul suo sapere, o la sua insipienza.

690 - Poco per volta, mi si infine rivelato che cosa stata fino ad ora ogni grande filosofia: propriamente, lntrospezione autistica del suo creatore. Di conseguenza, io non reputo che la madre della filosofia sia una ulsione alla conoscenza ma che una differente pulsione, qui come in altri casi, si sia servita della conoscenza (e della misconoscenza!) come di uno strumento. Ogni pulsione, infatti, aspira ad essere regina; e, in quanto tale, ambisce a fare filosofia.

691 - Dov lsempio di un popolo al quale, curando i suoi mali, la filosofia abbia ridonato la salute perduta? Se mai essa stata causa di bene, salute, tutela dai mali, lo stata per chi era sano; chi era malato, lo ha reso pimalato ancora.

692 - La notte persuade alla morte. Se gli uomini rinunciassero al sole, lottando contro la notte alla luce della luna e con lampade ad olio, quale filosofia potrebbe mai coprire del suo velo i loro occhi?

693 - Una filosofia la cui veste nascondeva sotto un intrico di arabeschi le concezioni filistee del suo creatore escogit per di pi una formula divinatoria valida per tutte le esigenze quotidiane: si mise a parlare della razionalitdi tutto quanto reale, e cossi ingraziper benino il filisteo della cultura; a costui, infatti, piacciono anche gli arabeschi intricati, ma soprattutto concepisce come reale solo se stesso, e prende la propria realtcome criterio della razionalituniversale.

694 - Prima di mettersi a cercare lomo, bisogna aver trovato la lanterna.

695 - A che vale un filosofo se, quando ci vuole, non sa sfuggire alle proprie virt

696 - In ogni epoca, probabilmente, destino che i padri si azzuffino tenacemente con lnclinazione dei figli alla filosofia, come se fosse la pibizzarra delle manie.

697 - La filosofia propriamente, arte della trasfigurazione.

FINALIT 698 - Tutte le grandi cose sono a se stesse causa di rovina, mediante un processo di autodistruzione: cosvuole la legge della vita, la legge dellnevitabile principio per cui nellssenza della vita il passare sempre oltre se stessa.

699 - Guardiamoci bene dal dire che, in natura, esistono leggi. Esistono soltanto le pulsioni di un fato onnipossente. E se sapete che non ci sono fini, sapete anche che il caso, in esso, non puavervi parte alcuna. Infatti, solo in un cosmo dotato di un fine, la parola asoacquista un senso.

700 - La caratteristica globale del cosmo eternamente, il caos, inteso non come mancanza di un fato che tutto governa, ma come mancanza di ordine, struttura, forma, bellezza, saggezza: ovvero, tutte quelle da noi definite le qualitestetiche che ci rendono umani.

701 - Siamo stati noi ad inventare il concetto di inalit; nella realt non insito alcun fine. Si frutto dellnevitabile caso, un sasso scagliato dal destino. Si appartiene allniverso, si insiti in lui. Non esiste nessuna autoritche possa giudicare, valutare, mettere alla prova, condannare, ciche siamo; infatti, questo significherebbe giudicare, valutare, mettere alla prova, condannare lniversoMa, al di fuori dellniverso, c solo il nulla!

702 - Un obbligo a riconoscere il logos, per il solo fatto di essere uomini, non esiste.

703 - Aristotele racconta che Anassagora, a uno che gli chiedeva per quale motivo lsistenza fosse, per lui, in generale, preziosa, rispondesse: er contemplare il cielo e tutta lrmoniosa struttura del cosmo

704 - Quale presunzione c nel decretare tutto ciche mi necessario per esistere esistente, di fatto, anche nella realt

705 - Qual la via migliore per giungere in vetta? Non pensarci, e sali in fretta.

706 - Causa ed effetto: probabile che questo dualismo non sussista. Una mente che osservasse causa ed effetto come un continuum, a prescindere dalla nostra metodologia del sezionamento e della categorizzazione arbitraria, e, cosfacendo, potesse vedere il fluire, in natura, di ogni evento dallltro, senza soluzione di continuit una mente simile rifiuterebbe ldea di una causa e un effetto; infatti, dovrebbe negare ogni determinismo.

707 - Anche la disabilitparziale, ltrofia e consunzione dei tessuti, lttenebramento della coscienza, la perdita di ogni progettualitfutura; in breve: la morte, appartengono alle fasi secondo cui si svolge, effettivamente, lvoluzione naturale. Essa appare costantemente come una volontche procede indefettibile verso una potenza sempre maggiore; e questo, sempre a spese di innumerevoli individualitla cui potenza, con essa, non pucompetere. La grandezza di un rogresso dunque, proporzionata a ciche, ad esso, si dovuto sacrificare.

708 - Lomo diventato, a poco a poco, una specie curiosa di animale; infatti, rispetto agli altri animali, la sua esistenza necessita di una condizione supplementare: di tanto in tanto, lomo deve credere di sapere perchesiste.

709 - Lo viluppodi una cosa sia che si tratti di unsanza, che di un organo corporeo tuttltro che la sua evoluzione verso uno scopo, e meno che mai unvoluzione logica e brevissima, ottenuta col minimo dispendio di forze e di risorse. Piuttosto, si tratta del continuo succedersi di processi, pio meno indipendenti lno dallltro, che la vedono come teatro, e nei quali agisce, ad un livello pio meno profondo, la volontdi sopraffazione.

710 - Prima dellffetto si crede a cause diverse da quelle in cui si crede dopo lffetto.

711 - Al mondo, ci vorrebbero creature pispiritose di quanto gli uomini non siano, se non altro per apprezzare fino in fondo quanto umorismo sia insito nel fatto che lomo vede in se stesso lo scopo dellntero divenire terrestre, e lmanitpienamente appagata soltanto dalla prospettiva di una missione universale che gli sarebbe stata assegnata. Se un Dio ad aver creato il mondo, allora egli ha creato, nellomo, una scimmia di Dio: una continua occasione per ricrearsi della sua eternittroppo lunga a trascorrere. In questo caso, la musica delle sfere celesti che risuona intorno alla terra sarebbe, allora, la risata di scherno che tutte le altre creature fanno risuonare intorno allomo.

712 - Dobbiamo guardarci bene dal credere che la natura, nel suo complesso, sia una macchina. Essa, di certo, non congegnata in funzione di una finalit quindi, definendola na macchina le facciamo troppo onore.

713 - Dobbiamo guardarci dal presupporre che sempre e ovunque si diano fenomeni cosaderenti a una logica formale come i movimenti ciclici delle stelle prossime alla terra. Giuncchiata alla Via Lattea fa venire il sospetto che, lass si verifichino movimenti molto pigrossolani e contraddittori: che vi siano stelle le cui orbite procedono costantemente in linea retta, ed altri fenomeni simili. Il sistema astrale ordinato secondo ben precise leggi in cui noi viviamo, unccezione. Questo ordinamento, permettendo ai fenomeni di sussistere per un adeguato arco di tempo, ha poi reso possibile lccezione delle eccezioni: la formazione della vita organica. FW

714 - Sentirsi, dalla natura, presi e poi gettati, allo stesso modo in cui essa si comporta con ogni singolo fiore, ed avvertire questo non tanto in quanto individui, ma umanitintera: un simile sentimento eccede qualsiasi altro sentimento. E per chi ne capace? Di certo, solo un poeta; ed i poeti sanno sempre consolarsi.

FINANZA
715 - Nel gran mondo della finanza il centesimo di un ricco pigro dpiinteressi di quello di un povero lavoratore.

FOLLIA
716 - Che non si presti fede alle follie degli uomini assennati, quale scempio di diritti umani,

FORTUNA
717 - Amo colui che, se la fortuna gli guadagna il favore dei dadi, se ne vergogna, e si domanda: on forse un baro?Infatti, costui vuole la propria rovina.

FOSSILI
718 - Tutto quanto vive necessita, intorno a s di untmosfera, una sorta di nebbiosa cerchia entro cui si addensa il mistero. Se gli si strappa questo velo, se si condanna una religione, unrte, un genio, a orbitare come una stella la cui atmosfera sia evaporata, non ci si deve poi meravigliare se diventano rapidamente secchi come fossili sterili.

FRATELLANZA
719 - Alcune ore di alpinismo fanno di un manigoldo e di un santo due creature piuttosto simili. La stanchezza la via pibreve verso lguaglianza e la fratellanza.

FRUSTRATI
720 - Una cosa soltanto, necessaria: che le persone siano soddisfatte di se stesse. Chi non soddisfatto di se stesso, pronto di continuo a vendicarsene, e le sue vittime siamo, inevitabilmente, noi; non fosse altro, perchsiamo sempre costretti a sopportare la sua spiacevole vista.
G

GALATEO
721 - Le regole del bon ton di cui, nella societpiraffinata, si pretende il rispetto evitare accuratamente il ridicolo, ogni stravaganza, ogni atteggiamento presuntuoso; lasciar fuori le proprie qualit coscome i pigagliardi appetiti dei sensi; mostrarsi normalizzati, rdinati smussati negli spigoli : tutto questo, in quanto morale cui si attiene ogni societ lo si puriscontrare grosso modo ovunque, fin nei piinfimi habitat del regno animale. M

GELONI
722 - Questa la saggia intemperanza che fa proficua la mia anima: essa non tiene nascosto lnverno che ha dentro, e le sue tempeste di ghiaccio; non tiene nascosti neppure i propri geloni.

GENIO
723 - Esistono due tipi di genio: quello che, soprattutto, genera, e vuole generare, e quello che si lascia, di buon grado, fecondare, e partorisce. Questi due tipi di genio si cercano come lomo e la donna; ma si fraintendono anche, come lomo e la donna.

724 - In natura non esiste nessuna creatura pisquallida e ripugnante dellomo che, per non incontrare il suo genio, si defilato.

725 - Siccome abbiamo, di noi stessi, una buona opinione, ma non per questo pretendiamo di saper abbozzare un dipinto che competa con Raffaello o buttare giuna scena drammatica che non impallidisca di fronte a Shakespeare, ci persuadiamo di come capacitcome le loro siano del tutto miracolose, casi unici e rari; se poi siamo anche credenti, le definiamo una grazia del Signore. cosche la nostra vanit il nostro amor proprio, alimentano il culto del genio; infatti, solo quando riusciamo a concepirlo come qualcosa che sta di casa in un altro mondo, ben lontano dal nostro, il genio non ci sembra unffesa.

726 - Mentre, al giorno dggi, ricominciamo ad avvicinarci alldea di come, nel genio, la natura, piuttosto che immettere un granello di sale, abbia immesso un granello di radice della follia, i popoli antichi erano molto pivicini alldea che, ovunque c follia, ci sia anche un granello di genio e saggezza.

727 - Quanto piuno psicologo uno psicologo nato, venuto al mondo al solo scopo di investigare le anime si dedica ai casi e agli individui dccezione, tanto pigrande diventa, per lui, il pericolo di restare preso alla gola dalla compassione. Egli ha bisogno di durezza e di serenitpidi qualunque altra persona. La degenerazione, la rovina degli individui superiori, delle anime forgiate da qualche bizzarro caso, rappresenta, infatti, la regola; ed terribile avere costantemente sotto gli occhi una regola simile.

728 - I pigrandi eventi e i pigrandi pensieri ma i pensieri pigrandi sono i pigrandi eventi vengono compresi alquanto tardi: le generazioni che sono ad essi contemporanee non vivono questi eventi; piuttosto, vivono accanto ad essi. Accade, in questo caso, qualcosa di simile a quel che succede nel cielo stellato. La luce delle stelle pilontane giunge molto in ritardo agli uomini, e, prima che possa arrivare, lomo nega che, lass vi siano stelle.

729 - Il genio, sia nelle opere, che nelle azioni, necessariamente, uno scialacquatore. La sua grandezza consiste nello spendere le proprie risorse senza risparmioLstinto di autoconservazione in lui, per cosdire, interrotto. La esuberante pressione delle sue forze, erompendo, rende vano, in lui, ogni tentativo di cautela e prevenzione messo in atto da quello.

730 - C bisogno di colpi di fortuna, nonchdi una gran varietdi circostanze imprevedibili, perchun talento superiore, in cui snnida, addormentata, la soluzione di un problema, passi allzione proprio al momento giusto; insomma riesca, per cosdire, d eruttare Di solito, cinon accade, e in ogni angolo della terra c gente che aspetta. Nemmeno sanno bene cos che li fa, cosa lungo, aspettare; ed ancora meno che tutto il loro aspettare inutile.

731 - I geni raramente hanno il diritto di comprendere se stessi.

GIORNALI
732 - Tutti parlano, tutto viene divulgato. E tutto ciche un tempo si definiva egretoe isterodominio che solo ad anime profonde potesse parer famigliare oggi appartiene agli araldi di strada, nonchagli strilloni.

GIOVANI
733 - Quando hanno a che fare con qualcuno, i giovani possono passare, nei suoi confronti, dalla devozione allmpertinenza; infatti, in fondo, in un altro, volta per volta, venerano e disprezzano soltanto se stessi. E fino a quando lsperienza non gli avrdato la misura di ciche vogliono e di quanto nelle loro forze, inevitabile che, quando hanno a che fare con se stessi, presi tra questi due opposti sentimenti, siano costretti a tastare il terreno come ubriachi.

734 - Chi vuol diventare come un bambino, deve vincere anche la propria giovinezza.

735 - In alcuni invecchia prima il cuore, in altri la mente. E certuni, in giovent sono vecchi: ma chi diventa giovane tardi, resta giovane a lungo.

736 - Oh, voi, poveri donchisciotte, persi nelle metropoli dove si svolgono le sorti mondiali della politica! Voi giovani dotati e torturati dallmbizione, che prendete per un dovere dire la vostra su qualsiasi cosa succeda (e qualcosa, succede sempre)! Voi che, se, in questo modo, sollevate polvere e chiasso, vi credete il motore della storia. E siccome dovete stare sempre con le orecchie diritte, sempre attenti a cogliere lttimo in cui poter insinuare le vostre parole, perdete ogni vera e propria capacitcreativa. Per quanto possiate concupire le grandi opere, a quel gravido silenzio nel cui alveo avvolte esse a se stesse dan forma, resterete per sempre sordi.

737 - Venire a sapere che ad un giovane gicadono i denti, e che un altro mezzo cieco, ci affligge. Ma che cos, effettivamente, in questo caso, a farci soffrire? La consapevolezza di come la gioventdebba portare avanti ciche noi abbiamo intrapreso, ed ogni fenomeno di perdita o consunzione delle sue forze, quindi, sia destinato a tradursi in un danno per le nostre realizzazioni, quando finiranno nelle sue mani.

738 - Negli anni della gioventsi venera o si disprezza, senza ancora possedere quellrte delle sfumature a cui ammonta il maggior profitto della vita. destino che si sconti a caro prezzo, come si conviene, lver dato in simile modo lssalto ad uomini e cose armati di un o di un o Tutte le cose serbano un ordine in conseguenza del quale il peggiore di tutti i gusti: il gusto per lssoluto, viene crudelmente sbeffeggiato ed oltraggiato, fino a che non si impari a mettere una sorta di arte nei propri sentimenti, ed anzi non si prenda, anche, lbbrivio pericoloso dellrtificiosit Come fanno i piconsumati artisti della vita.

739 - Chi giovane non riesce a concepire come un anziano possa avere provato anchgli, una volta, i suoi stessi rapimenti estatici, lo sbocciare di sentimenti nuovi, quellerratico procedere dei pensieri, quando sono protesi al futuro. Per lui, giun insulto il pensare che tutto questo sia esistito due volte. Ma il sentir dire, poi, che, se vuole diventare maturo e fecondo, deve lasciare appassire quei fiori, fare a meno del loro profumo, lo rende, fin nel profondo, a quellnziano, ostile.

GIUDIZI
740 - Lomo, quando smette di considerarsi malvagio, cessa di esserlo.

741 - Sia che veniamo criticati o lodati, di solito, per il nostro prossimo, non siamo che occasioni e, troppo spesso, occasioni pretestuose, prese al volo e tirate per i capelli per dar libero sfogo a quella pulsione istintuale a criticare o lodare che, in lui, ha ormai raggiunto il punto di saturazione. In entrambi i casi, noi rendiamo al nostro prossimo un beneficio del quale non abbiamo alcun merito, e per il quale lui non mostra alcuna gratitudine.

742 - La falsitdi un giudizio non ancora, per noi, unbiezione contro un giudizio. La domanda fino a che punto esso si conservi pregno di vita, vivificante, generatore e magari anche nutritore di viventi specie. E noi siamo fondamentalmente proclivi a ritenere che i falsi giudizi siano, per noi, i pinecessari; che senza la perentoria falsificazione che produce nel mondo ltto di ridurlo in cifre misurabili, lomo non potrebbe vivere. Che il rinunciare ai falsi giudizi sarebbe rinunciare alla vita, una ricusazione della vita. Assumere la controveritcome modus vivendi: questo significa davvero proporsi unpposizione di pericolosa natura ai sentimenti abituali con cui la gente soppesa i valori. Ed una filosofia che a tal punto si spinge, per questo solo motivo ben si spinge al di ldel bene e del male.

743 - Quando intendete parlare bene di voi stessi, fate in modo che ci sia un testimone; e quando lo avete indotto ad avere una buona opinione di voi, anche voi avrete, di voi stessi, una buona opinione.

744 - Le nostre azioni non vengono mai capite, ma sempre e soltanto lodate o criticate.

745 - Se la specie umana dei decadenti ha raggiunto il rango di specie suprema, cipotuto avvenire solo a spese della specie opposta: quella degli uomini forti e che sanno come si vive. Se le bestie gregarie brillano aureolate della pura virt lndividuo che fa parte per se stesso deve per forza venire degradato al ruolo di malvagio. Se la falsitpretende ad ogni costo che il suo punto di vista venga chiamato erit, allomo veramente sincero capiterdi venir definito con gli epiteti peggiori.

746 - Tutte le cose sono state battezzate alla fonte dellternit ed al di ldel bene e del male. Il bene ed il male stessi sono soltanto ombre del mutevole: afose oppressioni di nuvole passeggere.

747 - Noi dimentichiamo troppo facilmente come, agli occhi di estranei che ci vedono per la prima volta, appariamo del tutto diversi da quello che crediamo di essere. Di solito, a determinare lmpressione che si fanno di noi, niente pidi una particolaritche balza agli occhi. Cos lndividuo pimite e per bene, se solo porta un gran paio di baffi, puper cosdire, starsene tranquillo allmbra di quelli: gli occhi della gente comune vedono in lui lccessorio di due grandi baffi. Vale a dire: un temperamento marziale, facile allra e che, allccasione, diventa violento. Quindi, con lui, si comportano di conseguenza.

748 - Si odono soltanto le domande alle quali si in grado di trovare una risposta.

GIUSTIZIA
749 - Una societdotata di una tale consapevolezza della propria forza da potersi concedere il lusso piaristocratico possibile: lasciare impuniti gli individui che le sono nocivi, non sarebbe inconcepibile. n definitiva, che mi importa dei miei parassiti? potrebbe dire Vivano pure, e prosperino: sono abbastanza forte per potermelo permettere!
750 - Lo spirito di vendetta: amici miei, gli uomini, fino ad ora, su nientltro hanno riflettuto meglio; e dove cra sofferenza, qualcuno doveva, sempre, venire punito. unizione cosla vendetta, in effetti, chiama se stessa. Con una parola bugiarda, essa si procura la buona fede.

751 - un grave errore studiare la giurisdizione penale di un popolo come se fosse unspressione del suo carattere. Le leggi non svelano affatto la natura di un popolo, ma solo ciche ad esso appare estraneo, insolito, mostruoso, straniero. Le leggi trattano esclusivamente le eccezioni al comportamento morale stabilito dai criteri di comportamento, e le pene pisevere colpiscono ciche si adegua ai comportamenti morali dei popoli vicini.

752 - Se Dio avesse voluto diventare oggetto di amore, avrebbe dovuto, per prima cosa, rinunciare ad essere giudice, e a fare giustizia.

753 - Il irittostato, a lungo, un delitto; un fatto inaudito. Esso si imposto con la violenza: come una violenza alla quale ci si sottomise soltanto vergognandosi di se stessi. Ogni minimo passo in avanti, sulla terra, stato compiuto, un tempo, soltanto a prezzo di torture fisiche e spirituali.

754 - A chi, ai giorni nostri, inflessibile, il suo senso della giustizia, poi, spesso, procurerrimorsi di coscienza. Lnflessibilit infatti, virtche si addice ad epoche diverse da quelle cui si addice il senso della giustizia.

755 - La pena giudiziaria rende piduri e freddi. Essa concentra in s esalta lo straniamento dal mondo; aumenta la capacitdi combattere contro di lui.

756 - Le conseguenze delle nostre azioni ci prendono per i capelli, del tutto indifferenti al fatto che noi, nel frattempo, siamo igliorati

757 - Bisogna rendere la pariglia, tanto del bene quanto del male: ma perchproprio alla persona che ci ha fatto del bene o del male?

758 - Si viene puniti soprattutto per le proprie virt

759 - Gli avvocati di un criminale di rado sono abbastanza artisti da sfruttare a vantaggio di chi la compiuta lrrida bellezza dellzione compiuta.

760 - Osserva bene il pubblico accusatore mentre fa le sue domande: nel farle, egli rivela il proprio carattere, che, a dire il vero, non di rado un carattere peggiore di quello della sua vittima: colui protetto dal cui delitto egli, ora, agisce. Il pubblico accusatore ritiene, in tutta innocenza, che chi si fa avversario di un crimine e di un criminale debba, gidi per s essere una persona di carattere buono, oppure che venga giudicata tale. Quindi, si lascia andare; vale a dire: lascia il suo carattere copertodal proprio ruolo.

761 - Ogni qual volta ci si mette a cercare delle responsabilit agisce unnclinazione connaturata allstinto di vendetta e di colpevolizzazione. Gli uomini vengono considerati iberisolo perchsi possa, poi, giudicarli e punirli.

762 - Hai mai visto come dormono i criminali, in prigione? Dormono tranquilli: la sicurezza appena conquistata, gli va a genio.

763 - Osserva i buoni e i giusti! Chi odiano, essi, in sommo grado? Chi distrugge le loro tavole della legge. Chi le leggi incrina, chi le leggi incriminano. Eppure, il suo talento creativo, proprio questo.

764 - Chi viene punito, non pichi ha compiuto il misfatto. sempre il capro espiatorio.

765 - Strana cosa, la nostra pena giudiziaria! Essa non purifica il delinquente; non rappresenta affatto, per lui, unspiazione. Al contrario, lo insozza pidel delitto stesso.

766 - Quando ci si vuole vendicare pienamente di un avversario, bisogna saper aspettare fino a quando non si sia accumulata una bella riserva personale di verite di giustizia, e non si possa imperturbabilmente metterla in gioco contro di lui, di modo che il far vendetta venga a coincidere con il fare giustizia.

767 - Tutti i delinquenti hanno un effetto involutivo sulla societ fanno regredire la sua cultura a livelli pibassi di quelli in cui, effettivamente, si trova. Si considerino gli strumenti di cui la societdeve dotarsi e che deve, per legittima difesa, mantenere: il sospettoso poliziotto, il secondino, il boia. Non si dimentichino il pubblico accusatore e lvvocato. Alla fine, ci si domandi se lo stesso giudice, la pena e lntero procedimento giudiziario non siano, nei loro effetti su chi delinquente non fenomeni molto pideprimenti che esaltanti. Non si riuscir per lppunto, mai a far vestire alla legittima difesa ed alla vendetta i panni dellnnocenza.

768 - La differenza tra chi depreda e chi detiene il potere e, da quel brigante, promette ad una comunitla propria protezione, consiste solo nella differente maniera mediante la quale essi perseguono il proprio tornaconto: il secondo ricorre, piuttosto che a saccheggi, ai tributi la comunitgli versa regolarmente.

769 - Il benessere comune non richiederebbe altro che spargere il pipossibile il seme della facoltdi giudizio, cosicchil fanatico resti ben distinto dal giudice, la cieca smania di farsi giudice dalla consapevole facoltdi poter giudicare.

770 - Il nostro delitto nei confronti dei delinquenti consiste nel fatto che li trattiamo da canaglie.

771 - Non voler offendere, nrecar danno a nessuno, puessere il contrassegno di un carattere incline alla giustizia, ma anche di un codardo nato.

772 - Ogni virthai i suoi privilegi: ad esempio, a certuni data licenza di accatastare di persona la propria fascina sul rogo del condannato.

773 - Chi viene punito, non merita la pena: di lui ci si serve solo per evitare che altri, in futuro, lo imitino. Allo stesso modo, chi viene elogiato, non merita tanta lode, perchnon gli era possibile comportarsi diversamente da come ha fatto. La punizione e la lode non vengono amministrate in ragione di meriti e demeriti personali, ma solamente secondo il principio opportunistico della comune utilit senza che ognuno di noi, in quanto singolo individuo, possa avervi voce in capitolo.

774 - Il legislatore una versione sublimata del tiranno.

775 - La punizione ha la funzione di rendere migliore colui che punisce.

GRANDEZZA
776 - Oggi, al concetto di randezza si addice lssere nobili, il voler far parte per se stessi, il poter essere diversi, lo starsene in disparte e il dover vivere secondo il proprio capriccio. E ancora una volta domandiamo: oggi, possibile, la grandezza?

777 - Tutti i problemi della politica, dellrdine sociale, dellducazione, sono stati fino ad ora falsati da capo a piedi per il fatto che i personaggi pidannosi sono stati scambiati per grandi personalit e che si imparato a disprezzare le iccolecose; vale a dire: le questioni fondamentali della vita stessa. La nostra cultura attuale ambigua in sommo grado.

778 - Questo giorno attuale della plebe: chi pudire, ancora, quali sono le cose grandi e quelle meschine? Chi potrebbe, in questo contesto, aspirare ancora, con successo, alla grandezza? Soltanto un pazzo: ai pazzi, riesce.

779 - Un popolo non viene caratterizzato tanto dai suoi grandi uomini, ma dal modo in cui li riconosce e li onora.

780 - La grandezza non deve essere una conseguenza del successo.

781 - Al grande evento devono concorrere due cose: la grandezza spirituale di chi lo porta ad effetto, e la grandezza dnimo di chi lo vive.

GROSSOLANIT 782 - Esistono eventi di natura cosdelicata che buona cosa dissimularli e mimetizzarli sotto una certa dose di grossolanit Esistono imprese dmore e di eccessiva generositdopo le quali nulla piconsigliabile che dar di piglio ad un bastone e legnare a sazietchi ha assistito a tutta la scena: cosgli si offusca un pola memoria.

GRATITUDINE
783 - li uomini sono capaci di gratitudine in proporzione alla loro capacitdi vendetta questa battuta estemporanea, di Swift.

GUERRE
784 - Anche la guerra e nasconde una commedia, coscome ogni mezzo nasconde uno scopo.

785 - Che bel suono hanno la cattiva musica e le cattive motivazioni, quando si marcia contro il nemico!

786 - Come rende velenosi, maliziosi, cattivi, ogni lunga guerra che non si lascia condurre con aperta violenza! Come ci restringe nel nostro limitato mondo un lungo timore, un lungo appostamento sulle peste del nemico; del possibile nemico!

787 - Non appena scoppia una guerra, anche nei pinobili rappresentanti di un popolo un desiderio che, per sua natura, di solito, viene tenuto nascosto, erompe allsterno: essi si gettano rapiti in quella novitche il pericolo di morire, perchnel loro immolarsi per la patria credono di poter, infine, ottenere una licenza a lungo cercata: la licenza di non dover piespugnare i propri obbiettivi.

788 - In congiunture di pace, lo spirito guerriero si scaglia contro se stesso.

789 - Quattro sono le categorie in cui, secondo chi ha un carattere servile, si divide ciche ha un legittimo fondamento: per prime vengono tutte le cose che durano nel tempo; per seconde, le cose che non ci arrecano molestia; quindi, quelle che ci si dimostrano utili; infine, quelle per le quali abbiamo fatto sacrifici. Prendiamo, per esempio, questltima categoria: essa spiega perchuna guerra iniziata contro la volontdel popolo, non appena sul campo di battaglia cadono le prime vittime sacrificali, prosegue sullnda dellntusiasmo generale.

790 - Il costante bisogno di difendersi purendere tanto deboli da non essere piin grado di difendersi.

791 - Quando si disprezza, non si pufar guerra. Quando si ha la supremazia, ogni volta che ci si rende conto di avere a che fare con ciche soggetto al nostro potere, non gli si deve far guerra. La mia strategia bellica si articola in quattro principi. Primo: attacco solamente le cause vincenti (se il caso, aspetto fino a quando non risultano vincenti). Secondo: attacco solamente le cause contro le quali non possa contare su nessun alleato: quelle dove posso rimanere solo; cos comprometto solamente me stessoTerzo: io non attacco mai le persone; delle persone, mi servo come di una potente lente di ingrandimento mediante la quale si possa rendere visibile la natura di una piaga sociale i cui contorni siano sfuggenti e difficili da afferrare. Quarto: io attacco solo cause che non abbiano niente a che fare con le mie divergenze personali, e nelle quali non ci sia il retroscena di qualche mia brutta esperienza. Al contrario: per me, attaccare, un segno di benevolenza; in certi casi, di gratitudine.

GUSTI
792 - Come si modificano i gusti comuni? Per effetto di pochi, potenti individui, capaci di un esteso influsso: costoro esprimono ed impongono tirannicamente, senza inibizione alcuna, quel giudizio che gli dettano le idiosincrazie gastriche del loro gusto. In questo modo, essi legano a s per suggestione, molta gente, dalla quale, gradualmente, ha origine un movimento di opinione che coinvolge pigente; alla fine, quelle loro singolari idiosincrazie diventano unsigenza collettiva. Comunque, il fatto che questi singoli individui percepiscano le cose in modo diverso dagli altri che, per loro, esse abbiano un differente aporedi solito, ha la sua ragione primaria nelle particolari condizioni e abitudini della loro vita quotidiana: la loro alimentazione, come digeriscono; forse, nella maggiore o minore quantitdi sali inorganici presenti nel loro sangue e nel loro cervello; in breve: nella loro fisiologia. Solo che essi hanno il coraggio di riconoscersi nella propria fisiologia e di prestare ascolto alle sue esigenze, anche quando vengono espresse con un mormorio appena percettibile. I loro giudizi estetici e morali non sono altro che un siffatto mormorio ppena percettibiledi motivi fisiologici.

793 - Quando si scrive, non si vuole soltanto venire capiti, ma, di certo, anche non venire compresi. Non certo unbiezione contro un libro, il fatto che tizio o caio lo trovino incomprensibile; forse, lntenzione del suo autore, era proprio questa: egli voleva non venire compreso da izio e caio Ogni spirito e gusto elevato si sceglie, quando ha intenzione di comunicare, anche il proprio uditorio; e, nel mentre sceglie, erige, allo stesso tempo, i propri baluardi contro li altri Tutti i princ髹i piraffinati di uno stile hanno, in questo, la propria origine: essi mirano a tenere a distanza, stabilire un certo distacco gerarchico; come si detto, sono un ivieto di accesso di accedere alla comprensione. Nello stesso tempo, aprono le orecchie a quanti sono di udito affine.

794 - Beati coloro che hanno un gusto, fosse pure un cattivo gusto! E non solo beati, ma anche saggi, si pudiventare solo per effetto di questa qualit tant vero che i Greci che in cose simili erano alquanto fini designarono il saggio con una parola il cui significato omo dotato di gusto Addirittura, chiamarono la saggezza, sia artistica che filosofica, ophia che vuol dire usto
I

IDEA
795 - Quando undea si profila appena sullrizzonte, la temperatura dellnima, di solito, molto fredda. Soltanto a poco a poco, ldea sviluppa il suo calore, e quando esso raggiunge il suo 跧ice (vale dire: quando ldea allpice della sua efficacia) ecco che la fede nelldea al crepuscolo.

IDEALI
796 - Si dividano coloro che mirano alla rivoluzione politica in in due categorie: quelli che intendono ottenere qualcosa per s e quelli che vogliono ottenere qualcosa per i propri figli e nipoti. La seconda categoria la pipericolosa, perchessi hanno dalla loro la forza degli ideali e la purezza degli intenti.

797 - Se fino ad oggi avete attribuito alla vita un valore altissimo, ed ora ve ne sentite disillusi, dovete per questo svenderla subito al prezzo pibasso?

798 - Ldealista incorreggibile: se lo si caccia dal suo cielo, si mette a fare dellnferno, tutto ristrutturato a puntino, un mondo ideale.

799 - I nostri difetti sono gli occhi con cui osserviamo i nostri ideali.

800 - Vi siete mai davvero chiesti quanto costata cara, sulla terra, lffermazione di ogni ideale? Quanta realtdovette, per questo, venire calunniata e disconosciuta; quanta menzogna sacralizzata, quante coscienze turbate; quante ivinit, ogni volta, dovettero venire sacrificate? Perchvenga innalzato un santuario, un santuario deve venire abbattuto. Questa, la legge.

801 - Tutti gli idealisti si figurano la causa che servono sia oggettivamente migliore di qualunque altra al mondo, e si rifiutano di credere che, se la loro causa deve, al di sopra di tutto, continuare a crescere, necessita continuamente dello stesso maleodorante concime del quale hanno bisogno tutte le altre iniziative umane.

802 - Chi intende fare della propria vita un ideale, deve rinunciare a passarla in esame da capo a piedi; piuttosto, deve costringersi ad osservarla da una certa distanza.

803 - Una categoria del peggiore dealismoha lo scopo di avvelenare la coscienza tranquilla che viene dal vedere nei rapporti sessuali unspressione della natura. Sotto il nome di vizio io combatto ogni forma di contronatura; oppure, se si amano le belle parole, di idealismo.

804 - Davanti ai tuoi occhi, c un nobile ideale. Ma sei anche tu fatto di una pietra cosnobile che si possa far di te una sua appropriata figura votiva?

805 - Si sbaglia vale a dire: si crede nelldeale non per cecit Si sbaglia per vilt

806 - Da quando ci si dati allmpostura di un mondo ideale, la realtstata privata del suo valore, del suo senso, della sua sincerit

807 - negli individui dal temperamento pratico i piinsospettabili che si certi come non mai di imbattersi in teorie idealistiche. Essi hanno bisogno del loro splendore per dar lustro alla propria fama.

808 - Non mi piace che il mio prossimo / con me faccia comunella / Si allontani, verso il cielo dellltima stella / Come potrebbe, senn per me, farsi stella?

809 - Il enessere collettivonon un ideale, un traguardo, un concetto in qualche modo tangibile, ma solo un emetico.

810 - Chi non capace di trovare la strada che conduce al proprio ideale, vive con pisuperficialite strafottenza dellomo senza ideali.

811 - Come? Un grandomo? Io continuo a vedere soltanto uno che recita il copione del suo alto ideale.

812 - Chi tocca la m鋈a del proprio ideale, la, proprio per questo, gisuperato.

INDIFFERENZA
813 - A quanto pare, nulla offende piprofondamente le persone che il far percepire loro, allmprovviso, il proprio distacco emotivo.

INDIPENDENZA
814 - Quando facciamo il passo decisivo, ed imbocchiamo quella via che si pudefinire a nostra via improvvisamente ci si rivela un segreto: tutti coloro che ci erano amici, ed in cui confidavamo, si erano ritenuti, fino a quel momento, superiori a noi, ed ora si sentono offesi. I migliori tra loro sono indulgenti, ed aspettano pazientemente che noi finiamo per ritrovare la etta via(loro, ovviamente, sanno qual ). Gli altri ci sfottono e si comportano come se fossimo momentaneamente rincretiniti; oppure, perfidamente, dicono di sapere chi ci ha traviato. I pimalvagi ci dichiarano dei cretini vanitosi, e cercano di calunniare le nostre ragioni. Il peggiore tra loro, infine, vede in noi il peggiore nemico possibile: quel nemico la cui sete di vendetta nasce da una lunga sottomissione psicologica. Quindi, ci teme.

815 - Lndipendenza (nella sua dose piblanda, definita ibertdi pensiero lspetto in cui chi avido di potere finisce per accettare una rinuncia. Dopo aver cercato a lungo, invano, qualcosa da dominare, costui non ha trovato, infine, che se stesso.

IMMAGINAZIONE
816 - Noi possiamo pensare molte, molte picose di quelle che facciamo e che diventano, per noi, reale esperienza: questo significa che il nostro pensiero superficiale. A chi soffre la sete, manca lcqua; tuttavia, i suoi pensieri gli fanno comparire lcqua incessantemente davanti agli occhi, come se procurarsela fosse, per lui, la cosa pifacile del mondo. Con la sua caratteristica superficialit lntelletto al quale, per accontentarsi, basta poco non pucomprendere la sofferenza che procura non poter soddisfare un bisogno reale; questo gli dun senso di superiorit esso orgoglioso della sua maggiore potenza, che gli permette di correre pivelocemente; di arrivare in un baleno alla m鋈a. E cos lniverso del pensiero, in confronto a quello dellzione, della volonte dellsperienza, appare come lniverso della libert nel mentre esso come si detto, soltanto lniverso della superficialite del facile appagamento.

IMMORTALIT 817 - Un solo individuo che fosse immortale, sulla terra, sarebbe giquanto basta per mettere addosso a tutti quanti gli altri individui esistenti una fregola mortale di andarsi ad impiccare; di lui, infatti, non ne potrebbero pi

818 - Se si sposta il centro di gravitdella vita, e lo si pone non nella vita, ma nellldil- nel nulla si priva la vita di un centro di gravit punto e basta. La grande impostura dellmmortalitpersonale distrugge lstinto; lo priva della sua razionalit delle sue qualitnaturali. Da quel momento in poi, tutto ciche lstinto ha di benefico, benigno per la vita, efficace contro le intemperanze del destino: tutto questo, suscita diffidenza. Vivere in maniera tale che, vivere, non ha pisenso alcuno: questo diventa, allora, il ensodella vitaAC

819 - A.i stai allontanando sempre pirapidamente dal mondo dei vivi. Presto cancelleranno il tuo nome dalle loro rubriche B. lnico modo per aver parte al privilegio dei morti A. uale privilegio?B. on morire pi.

INCIDENTI
820 - Quando si appena schivata una vettura, il momento in cui si rischia maggiormente di venire investiti.

821 - Finchla propria vita una faticosa ascesa, raro che ci si rompa una gamba; invece, quando ci si spiana il terreno, scegliendo le vie picomode, allora succede.

INCOMPATIBILIT 822 - Il piforte indizio che due persone hanno punti di vista incompatibili si ha quando entrambe si scambiano battute ironiche, e nessuno dei due riesce a notare lronia.

INCONSCIO
823 - Per moltissimo tempo si ritenuto che il pensiero consapevole fosse, per antonomasia, il pensiero. Soltanto ora comincia a baluginare la veritper cui la maggior parte di quanto ci germina nello spirito inconsapevole; avviene senza che noi lo percepiamo.

INFINITO
824 - Non c niente di piterribile dellnfinito.

INGANNO
825 - La capacitdi ingannarsi ha reso lomo cosprofondo, raffinato e ingegnoso da generare una prosperitcome quella delle religioni e delle arti. Lbbiettivit in se per s non avrebbe saputo, in tutto questo, da dove cominciare. Chi ci svelasse lssenza del mondo, procurerebbe a noi tutti la pitremenda delle disillusioni: non il mondo nella sua essenza reale ad essere cospieno di senso, profondo; meraviglioso, per tutta la felicite lnfelicitche genera da s piuttosto, il mondo in quanto rappresentazione. Come inganno.

INGENUIT 826 - Quanto di rado viene raggiunta lngenuit quel naufragare nel bel mare dellpparenza!

827 - Chi, tra gli uomini dei nostri tempi, ha ricevuto la dote di un grande ingegno, di rado possiede, nel corso della sua infanzia e giovinezza, la dote dellngenuit della schietta veracitcon se stessi. Piuttosto, quei pochi destinati a conseguirla, ne dispongono, comunque, per lo pi quando sono uomini maturi, piuttosto che da bambini o da ragazzi.

INNOCENZA
828 - Dov lnnocenza? Dove c volontdi generare. E chi vuole creare a prescindere ed al di sopra di se stesso, per me, possiede la volontpipura.

INTELLETTO
829 - In quella grande era che definiamo a preistoria dellmanit, si presupponeva che lo spirito fosse onnipresente, e non ci si sarebbe mai messi in testa di celebrarlo come un privilegio umano. Al contrario, di tutto ciche appartiene allo spirito (coscome di ogni istinto, rapacit inclinazione) si era fatto un patrimonio comune; coscomune che, di conseguenza, non ci si vergognava di discendere dagli animali o dalle piante (le stirpi nobili si ritenevano onorate da queste leggende) e si vedeva nello spirito il nostro legame profondo con la natura, e non la causa della nostra esclusione da essa.

830 - Nella maggior parte delle persone, lntelletto un meccanismo lento, intricato e cigolante; difficile da mettere in moto. Lntenzione di usare questa macchina per pensare bene, essi la definiscono rendere la cosa sul serio Oh, come gli deve essere molesto, il pensare bene! Lmabile bestia umana, a quanto pare, ogni volta che pensa bene, perde il suo buonumore: diventa eria ove si ride, e c gaiezza, il pensiero non vale nulla cossuona il pregiudizio di questa bestia seria nei confronti di ogni aia scienza. Ebbene: dimostramole che, il suo, un pregiudizio! FW

831 - Lspirazione dellntelletto trascendere la sua natura solipsistica.

INTELLETTUALI
832 - Quando si frequentano intellettuali ed artisti, facile prendere le cose nel senso opposto: dietro un notevole intellettuale si scopre niente piche una persona mediocre, e dietro un artista mediocre si trova, addirittura spesso, una personalitdel tutto notevole.

833 - Guardatevi dagli intellettuali! Essi vi odiano, perchsono sterili! Hanno gli occhi inariditi dal ghiaccio: un loro sguardo, ed ogni uccello perde le penne! Costoro si vantano di non mentire, ma lnettitudine a mentire non affatto amore della verit Guardatevi da loro, dunque! Una fronte senza febbre non ospita affatto, solo per ci la mente di un saggio. Negli spiriti di ghiaccio, io non credo. Chi non sa mentire, non sa neanche che cosa sia la verit

834 - vero: quel tizio considera la cosa da ogni punto di vista; quindi, voi lo ritenete un vero seguace della conoscenza. Invece, vuole soltanto abbassarne il prezzo. Quella cosa, la vuole comperare!

835 - Nel libro di un erudito c quasi sempre qualcosa di opprimente e di oppresso. Da qualche parte, viene alla luce il carattere dello pecialista il suo diligente compitare, la sua tetraggine, la sua frustrazione, la stima eccessiva che fa di quellngolino dove se ne sta seduto a tessere la sua tela. E poi, la sua gobba; ogni specialista ha la sua gobba.

836 - Il letterato in sostanza, un attore: egli interpreta, precisamente, la parte dellntenditore dellsperto

837 - Quella compresenza veramente filosofica di una spiritualitardita e libertina, che corre nel tempo di un presto musicale, ed un rigore ed unmplacabilitdialettica che non muove mai un passo falso, ignota allsperienza diretta dei pensatori e degli intellettuali, almeno la maggior parte; perci nel caso uno volesse parlargliene, non verrebbe creduto. Essi si raffigurano ogni necessitcome una pena necessaria: un penoso dover assecondare la costrizione che gli viene imposta dagli eventi. Lo stesso pensare per loro, piuttosto spesso, qualcosa di lento: un faticoso arrancare deguato al sudore di chi nobile e mai e poi mai, invece, qualcosa di leggero, di divino, e di quasi consustanziale alla danza, allo slancio entusiastico! ensaree rendere sul serio una cosa rendersene addosso il peso questo, in loro, coincide. Soltanto in questo modo, essi possono are esperienze

838 - Le azioni pibrutte e pipericolose di cui sia capace un intellettuale gli derivano dallstinto di mediocrittipico della sua specie: da quel gesuitismo della mediocritche istintivamente lavora alla distruzione dellomo fuori dellrdinario, e cerca di rompere oppure, meglio ancora! distendere ogni arco teso. Distendere, nella fattispecie, con ogni riguardo e con mano delicata, naturalmente. Distendere con confidenziale compassione: questa la vera e propria arte del gesuitismo, che sempre riuscito a farsi passare per la religione della compassione.

839 - Lntellettuale uno che dconfidenza, ma solo come fosse una concessione: la lascia sfuggire, non fluire da s proprio dinnanzi agli uomini dal flusso pistraripante che egli rimane pidistaccato, pichiuso. Il suo occhio, allora, come un ripugnante lago: liscio come llio, nessun entusiasmo, nessun sentimento condiviso, lo increspano pi

840 - Perfino lntellettuale, siccome costringe il suo spirito, contro la tendenza dello spirito stesso, e, piuttosto spesso, anche i desideri del suo cuore, a farsi intelligente il che significa: a dire no, ogni volta che avrebbe voluto dire di s amare, adorare si comporta da artista e trasfiguratore della crudelt Giil fatto di questo continuo andare in profondit alle radici di ogni fenomeno, una violenza, un voler fare male alla volontfondamentale dello spirito, che mira incessantemente allpparenza ed alla superficie. Giin ogni smania di conoscere, c una goccia di crudelt

841 - In rapporto al genio vale a dire: un essere che genera o partorisce, se si prendono i due termini nella loro accezione piampia lntellettuale, il tipico uomo di cultura, ha sempre qualche carattere della vecchia zitella. Anche lui, infatti, non ha la pipallida idea di che cosa siano queste due funzioni, le piimportanti dellomo. In realt ad entrambi, lntellettuale e la zitella, si riconosce, a modi compenso, la rispettabilit

842 - Lnconveniente che si verifica quando si dlibero corso agli studiosi, prima alla briglia, sopra nuove e pericolose riserve di caccia, dove v necessit in ogni senso, di coraggio, cautela, lungimiranza, sta in questo: che essi divengono esausti e quindi inservibili proprio laddove comincia la accia grossa e dunque anche il grosso pericolo. proprio allora che essi perdono la loro vista ed il loro odorato da segugi.

843 - Il modo in cui stata, nel complesso, mantenuta viva, fino ad ora, in Europa, la venerazione per la Bibbia, forse il migliore esempio di disciplina educativa, di raffinamento dei costumi, di cui luropa debba ringraziare il cristianesimo. Libri simili, di una profondited un significato estremi, necessitano, per essere protetti, della tirannide di unutoritesterna, onde raggiungere quei millenni di sopravvivenza che sono necessari per trarne tutto il senso e decifrarli. Si sarconseguito un grande risultato se si riuscir infine, ad instillare nella grande moltitudine (quei superficiali struzzi che ingoiano ed espellono a tutta velocit la sensazione che non le permesso metter le mani dappertutto: che ci sono esperienze sacre di fronte alle quali essa si deve togliere le scarpe, e dalle quali deve tenere lontane le sue sudicie mani. Si tratta, quasi, del pialto innalzamento alla condizione umana che le sia consentito. Allpposto, nei cosiddetti intellettuali, quelli che credono nelle dee moderne forse niente cosnauseante come la mancanza di pudore: quella loro corriva indiscrezione dcchio e di mano grazie alla quale tutto vien, da loro, toccato, leccato, tastato. Ed possibile che, oggi, nel popolo nel basso popolo, specialmente tra i contadini si trovino pur sempre gusti relativamente pifini, e, per lbitudine a venerare, un tatto maggiore, che non nel demi-monde dello spirito: tra i lettori dei giornali, tra gli intellettuali.

844 - Oggi un uomo colto vorrebbe sentirsi come se fosse lmbestiarsi di un dio.

845 - Lntellettuale, in fondo, non fa che assare in rassegnalibri, dal mattino alla sera; alla fine, perde del tutto la facoltdi pensare per conto proprio. Se non li passa in rassegna, non pensa. Quando pensa, reagisce ad uno stimolo: un pensiero che ha letto; fino a che viene il momento in cui non pensa pi reagisce e basta. Lntellettuale impiega tutte le proprie energie nel dire e o nel criticare ciche stato gipensato; lui stesso, per di suo, non pensa pi Il suo istinto di autodifesa diventato bolso: in caso contrario, egli si difenderebbe dai libri.

846 - Un cadavere, per un verme, un pensiero bello. Un verme, per ogni essere vivente, un pensiero spaventoso. I vermi, in un corpo grasso, agognano al regno dei cieli; i professori di filosofia, quando settacciano le viscere di Schopenhauer, fanno lo stesso.

847 - Gli intenditori drte sono tali perchvorrebbero eliminare lrte nel suo complesso. La storia monumentale la mascherata che gli permette di mettere in scena il loro odio contro gli individui grandi e potenti del loro tempo come fosse satolla ammirazione per gli individui potenti e grandi dei tempi passati. Che se ne rendano conto o no, essi si comportano, in ogni caso, come se il loro motto fosse: asciate che i morti seppelliscano i vivi

848 - Il vero pensatore ha sempre un potere rasserenante e confortante, se esprime la sua serieto il suo umore burlesco, la sua umana profondito la sua divina indulgenza, senza pose cupe, mani imbarazzate, sguardo ondivago, ma con sicurezza e semplicit da uomo coraggioso e potente, magari con un tono guasconesco e ruvido, e per in ogni caso, da trionfatore. proprio questo a rasserenare fin nel profondo dellnima: scorgere il dio trionfatore accanto a tutti i mostri che ha combattuto.

849 - Lomo istruito degenerato nel pigrande nemico della cultura; con le sue menzogne, infatti, nasconde il male assoluto del mondo; inoltre, i medici se lo ritrovano sempre tra i piedi.

850 - Tutti coloro che avevano un temperamento rabbioso ed ostile, che vivevano da melanconici, ed in unnattivitquasi totale, vennero definiti poeti, o pensatori, o sacerdoti, o stregoni. Poichquesti individui, a darsi da fare, non ci pensavano affatto, li si sarebbe volentieri liquidati come buoni a nulla, e scacciati dalla comunit Tuttavia, in ci cra un pericolo: costoro si erano addentrati in tabfamigerati, lungo i sentieri che portavano ai poteri di d鋱 occulti; senza dubbio, dunque, erano capaci di assoggettare a sforze sconosciute. Questa era la considerazione in cui erano tenuti, in tempi remoti, gli spiriti contemplativi: meno li si temeva, pili si disprezzava!

851 - La maniera che hanno di simulare la felicitha in s talvolta, qualcosa di toccante; infatti, la loro felicitqualcosa di cui, proprio, non ci si capacita.

852 - Ogni erudito, siccome non riesce ad osservarlo in prospettiva globale, valuta uno scritto soltanto sulla base di determinati passaggi, certe affermazioni pio meno erronee. Sarebbe tentato di affermare che un quadro ad olio un caotico ammasso di sgorbi.

853 - Chi tollera di fare il filosofo perchlo Stato gliene ha dato il patentino, deve anche tollerare che si dia per scontata la sua rinuncia, di conseguenza, a perseguire la veritin tutti gli anfratti in cui si nasconde. Almeno finchun impiegato sotto la protezione statale, deve riconoscere, al di sopra della verit qualcosa di pialto: lo Stato.

854 - Agli intellettuali, quando entrano in politica, di solito viene assegnato il comico ruolo della buona fede.

INTELLIGENZA
855 - Chi vuole comprendere, indagare, capire allstante, qualora dovesse afferrare, in un lungo fremito commosso, lncomprensibile nelle vesti del sublime, potrvenir definito intelligente, ma soltanto nel senso in cui Schiller definisce lntelletto delle persone intelligenti: costui non vede quelle cose che il bambino, invece, vede; non sente quelle cose che, invece, il bambino sente. Quelle cose, sono proprio le piimportanti; siccome egli non le comprende, il suo intelletto piinfantile di quello di un bambino, e piingenuo della stessa ingenuit

INTERESSE
856 - Tutto ciche interessa e stuzzica i gusti delle persone piraffinate e sensibili, ogni natura superiore, nelle persone mediocri suscita il picompleto isinteresse Se poi costoro notano la dedizione appassionata che vi si mette, allora la definiscono n atteggiamento disinteressato e si meravigliano di come sia possibile agire isinteressatamente

INTUIZIONI
857 - Davvero una cosa, se viene colta al volo, a colpo dcchio, per istintivo riflesso, risulta, poi, non capita affatto; non appresa? Occorre davvero, per capirla, starci sopra senza mollare mai la presa, quasi fosse la cova di un uovo?

858 - Ogni intuizione, figlia del sentimento, nipote dellpinione. Spesso, di unpinione falsa. In ogni caso, mai della propria.

INVIDIA
859 - Quando si infelici, bisogna affiggere manifesti che lo dichiarino a tutti; di tanto in tanto, mandare sospiri ben udibili, e far vedere che non se ne pupi Infatti, se lasciassimo notare agli altri fino a che punto, a dispetto di dolori e privazioni, dentro di noi, ci sentiamo imperturbabili e felici, come li renderemmo invidiosi e malevoli! E invece, deve essere nostra speciale cura non rendere i nostri simili peggiori di come sono.

860 - Io passo tra questa gente e tengo gli occhi aperti: non mi perdonano di non invidiargli le loro virt

861 - Gli invidiosi dalla sagacia sottile cercano di non conoscere troppo bene i loro rivali per potersi sentire superiori a loro.

862 - Tra il popolino dei polli, per invidia, ci si fa un dovere di schiamazzare non appena la gallina invidiata ha fatto lovo; in questo modo, anche lnvidia si sgrava, e diventa pimite. Esiste, per unnvidia ancora piprofonda: in casi analoghi, essa si esprime con un silenzio di tomba. Smania perchogni bocca resti sigillata, e siccome, di solito, questo non succede, diventa sempre pifuribonda. Lnvidia silenziosa si sviluppa in silenzio.

IPOCRISIA
863 - Ogni popolo ha le sue peculiari ipocrisie, e le chiama le proprie virt Il meglio di ciche si non lo si conosce. Non lo si puconoscere.

864 - Nulla mi sembra, oggi, piraro della sincera ipocrisia. Ho un forte sospetto che a questa pianta lria mite della nostra cultura non risulti favorevole.

865 - Lpocrita, a forza di recitare sempre e solo la stessa parte, alla fine cessa di essere ipocrita. Chi assume sempre atteggiamenti amichevoli, come portasse una maschera, dovrper forza conquistare, delle strategie con cui si dimostra al prossimo la propria benevolenza, una totale maestria, in assenza della quale inutile affannarsi a mettere su unspressione amichevole. Alla fine, sarquella maestria a conquistare lui. Egli diverrbenevolo per davvero.

866 - Spesso, quando si ha a che fare con le persone, necessario fingere (lo fanno tutti) di non sapere benissimo da quali motivi siano originate le loro azioni.

867 - Chi si prefigge di fronte a tutti grandi obbiettivi, e poi, al cospetto di se stesso, scopre di essere troppo debole per raggiungerli, di solito non abbastanza forte nemmeno per ritrattarli di fronte a tutti; quindi, inevitabile che diventi un ipocrita.

IRA
868 - Gli Ebrei hanno percepito lra in modo diverso da noi: lanno definita acra Per questo hanno considerato quella fosca maestche lra imprime nei tratti dellomo qualcosa di tanto elevato che un Europeo non se lo puneppure immaginare. Il loro santo ed irato Jehovah, se lo sono raffigurato ad immagine e somiglianza dei loro santi ed irati profeti.

IRONIA
869 - terribile, in mezzo al mare, morire di sete. proprio necessario, dunque, che voi mettiate nella vostra verittanto di quel sale che essa, poi, non riuscirmai piad estinguere la sete?

ISTINTI
870 - Mi risultano sgraditi quegli individui nei quali ogni inclinazione naturale si tramuta in malattia: in una deformitdi cui ci si debba vergognare. Costoro, ci hanno indotto a considerare nefasta ogni inclinazione ed istinto umano. Essi sono la causa prima del nostro essere gravemente ingiusti verso la nostra natura; verso ogni natura!

871 - La paura di fronte alle espressioni dello spirito, la vendetta sulle espressioni dello spirito: oh, quante volte lmpulso vigoroso di questi vizi istintivi stato sorgente di virt

872 - Esistono diverse persone che sarebbero in grado di abbandonarsi alle loro inclinazioni con leggerezza spensierata; eppure non lo fanno, per paura di quella alignitessenziale della naturache solo immaginaria.

873 - Ma per quale motivo, dunque, bisogna liberarsi dagli istinti? Bisogna soccorrerli, ed anche guidare la ragione ad affermare i loro diritti. Bisogna seguire gli istinti, e nello stesso tempo convincere la ragione a dar loro man forte con solidi fondamenti.

L

LAVORO
874 - Noi moderni, a differenza dei Greci, disponiamo di due concetti che, in un mondo in cui tutti si comportano come schiavi e che, pure, della parola chiavit, ha un vero e proprio orrore svolgono la funzione, in un certo senso, di farmaci antidepressivi; intendo dire: a nobiltdellomoe la obiltdel lavoro Ci si affanna senza tregua per perpetuare miseramente una vita miserabile: questa spaventosa necessitcostringe ad un lavoro stremante, che lomo o, piesattamente, lntelletto umano traviato da quella pulsione che, in lui, vuole la vita, contempla a bocca aperta, quasi fosse il culmine della nobiltinsita nella propria condizione. Ma perchil lavoro possa rivendicare blasoni di nobilt bisognerebbe, prima di tutto, che lsistenza stessa visto che il lavoro soltanto un tormentoso mezzo per conservarla- possedesse una nobilted un valore pigrandi di quelli che, fino ad ora, le filosofie e le religioni hanno ritenuto di doverle accordare. Nei bisogni primari che costringono le moltitudini umane al lavoro, che cosa ci lecito vedere, se non lmpulso a continuare, a tutti i costi, ad esistere: quello stesso impulso onnipossente che costringe le piante pirinsecchite a spingere a fondo le loro radici nella sterile roccia?

875 - Nella nobilitazione del lavoro, nellnstancabile parlare del lavoro come di una razia divina vedo la stessa intenzione occulta che accomuna tutti gli atti di pubblica utilit e che trascendono le motivazioni personali: la paura per lndividuo, e per tutto ciche individuale. Al giorno dggi, quando si osserva il lavoro intendendo, con ci quel faticoso e minuzioso lavor髺 che dura dal mattino alla sera si avverte che esso, in fondo per come capace di tenere a freno ogni individuo, ed ostacolare vigorosamente lo sviluppo intellettuale; lffermarsi di ogni desiderio, di ogni voglia di indipendenza non altro che la migliore polizia possibile. Infatti, esso consuma una quantitstraordinaria di energia nervosa, sottraendola alla meditazione e lssimilazione dei concetti; ad ogni sogno, aspirazione, amore, odio. Il lavoro fa sempre balenare davanti gli occhi una piccola meta; fa sche, regolarmente, facili successi rendano appagati. In questo modo, una societnella quale il lavoro sia costantemente duro, saruna societpisicura: e la sicurezza, al giorno dggi, viene adorata come divinitsuprema.

LEGGERE
876 - La filologia quellnorevole arte che da chi la onora esige soprattutto questo: trarsi in disparte, lasciarsi tempo, starsene zitto, essere lento. Infatti, si tratta di unrte da saggiatore, da orefice della parola il cui compito richieda occhio finissimo e grande cautela: un artigiano che non giunge a niente, se non vi giunge con lndamento che, in musica, ha il tempo lento. Proprio per questo, oggi, essa piindispensabile che mai; proprio per questo essa ci attira a se rapisce con un fascino piforte che mai. Persa tra le vicende di unpoca consacrata al avorointendo dire: alla fretta e furia; a tutto quello smanioso scalmanamento che rende sudaticci in una maniera indecente in unpoca che, in ogni cosa, ha ltica del etto fatto anche quando ha a che fare con i libri, sia nuovi che antichi, la filologia non fa cospresto a dir attociche intraprende. La filologia insegna a leggere bene; vale a dire: a leggere lentamente, fino in fondo, con riguardo e precauzione, svelando ogni sottinteso; lasciando, ad esso, le porte aperte; sfogliando le pagine con mano leggera ed occhi non invasivi.

877 - Nel mio caso, ogni lettura rientra tra le attivitricreative: di conseguenza, fa parte di ciche contribuisce a svagarmi da me stesso, permettendomi di fare una passeggiata tra scienze ed anime lontane da me; di tutto ciche non prendo pisul serio. Leggere mi ricrea, appunto, dalla mia seriet Nei periodi in cui sono piassorbito dal lavoro, intorno a me, non si vede traccia di libro: mi guarderei bene dal permettere che qualcuno, nelle mie vicinanze, si mettesse a chiacchierare, o, anche, pensare. E leggere, significherebbe permettere proprio questo.

878 - Non intendo leggere pinessun autore nel quale si noti lntenzione, fin da principio, di fare un libro; solo quelli i cui pensieri siano diventati, fortuitamente, un libro.

879 - Lo visto coi miei occhi: temperamenti dotati, ricchi, e fatti per essere liberi, gia trentnni, tutti quanti ciancati dal leggere Ridotti ormai a fiammiferi da sfregare, se si vuole che diano scintille: diano ensieri

880 - Il lettore dal quale mi aspetto qualcosa deve vere tre caratteristiche: deve essere un tipo tranquillo, e leggere senza fretta; non si deve sempre mettere in mezzo, con la sua ormazione culturale infine, non si deve aspettare, da me, come risultato finale, dei nuovi codici disciplinari da rispettare. Da me, non si devono pretendere codici disciplinari e piani di studio per i ginnasi, o le scuole di qualsiasi ordine!

881 - I lettori peggiori sono quelli che adottano ltteggiamento di soldati al saccheggio: arraffano le cose che potrebbero tornargli utili, mettono sotto sopra, insozzandolo, il resto, e infamano tutto ciche gli si para davanti.

882 - Un libro mediocre o scadente risulta tale proprio perchpersegue lntento di piacere e piace a molti.

883 - Un libro pieno di spirito, ne comunica un poanche ai suoi avversari.

884 - O prodigo dissipatore di te stesso, tu sei il mio lettore ideale! Infatti, sei un tipo abbastanza tranquillo da intrattenerti con lutore per un lungo tratto di strada, senza che mai la meta sia in vista. In quella meta, per non smetti di credere sinceramente; e tutto questo perchuna generazione che verre che, forse, molto lontana abbia ben chiara la vista laddove noi, guidati solo dallstinto, avanziamo alla cieca.

885 - Al giorno dggi, chi legge, raro si soffermi a leggere, di una pagina, ogni parola (oppure, perfino ogni sillaba). Tra venti parole, ne tira fuori cinque a caso e ivinail senso che di esse si pupresumibilmente arguire.

FREIHEIT
886 - Gli artisti sanno fin troppo bene che proprio quando non compiono piniente di rbitrario ma tutto secondo necessit il loro senso di libert di finezza, di pieno potere; del porre, disporre, forgiare creativo, raggiunge il suo culmine. In breve: sanno fin troppo bene che necessite ibertdel voleresono, in loro, la stessa cosa.

887 - Si vive alla giornata, si vive in maniera alquanto concitata, si vive in modo molto irresponsabile: tutto questo, propriamente, viene chiamato ibert.

888 - Dire ibert equivale a dire che gli istinti maschili quelli che trovano soddisfazione nella guerra e nella vittoria diventano signori e padroni degli altri istinti: per esempio, lstinto alla elicit.

889 - Da che cosa si valuta la libert negli individui come nei popoli? Dalla resistenza esterna che deve vincere; dalla fatica che le costa lccupare, sulla scala dei valori, le posizioni pielevate. La tipologia pielevata dellomo libero, la si dovrebbe ricercare in tutte le situazioni in cui si rende necessario superare la massima resistenza esterna.

890 - Di che cosa ti sei liberato: che importa, questo, a Zarathustra? Invece, il tuo sguardo deve dichiararmi limpidamente per che cosa ti sei liberato.

891 - Se si ama quella libertche la libertdegli spiriti nobili, nessun sacrificio puessere troppo grande: bisogna saper sacrificare anche il proprio migliore amico fosse anche lndividuo pimagnifico, lrgoglio del mondo, un genio senza pari qualora la sua esistenza sia, per questa libert una minaccia. Che mai la malinconia di Amleto, al cospetto di quella di Bruto?

892 - cosa di pochissimi essere indipendenti: una prerogativa dei forti. E chi aspira ad esserlo, anche se ha il miglior diritto per farlo, anche se ne obbligato, ostenta in questo modo non solo la sua forza come verisimile ma anche di essere soggetto ad una sfrenata temerariet Costui si inoltra in un labirinto; moltiplica i rischi che la vita giper sua natura reca con s Di questi, il fatto che nessuno abbia sotto gli occhi il modo ed il passo in cui comincia a smarrirsi ed, isolato da tutti, venga dilaniato a brano a brano da un qualche Minotauro partorito dagli abissi della sua coscienza, non il minore. Ammesso che un individuo simile vada in malora, tutto ciaccade in un mondo coslontano dallmano senno che gli uomini non se ne avvedono, nlo condividono. Eppure, quello, non pupitornare indietro! Non pupitornare alla compassione degli uomini! JGB

893 - ibero arbitriovuol dire, propriamente, nientltro che non percepire su di snuove catene.

894 - A essere di carattere libero sono le persone davvero insopportabili, dalle quali non si accetterebbe nemmeno che ci facciano del bene. Esse, per non si accorgono di come, nei gusti e nelle scelte spirituali, non sono libere affatto.

895 - Che cosa prova che si raggiunta la libert Non vergognarsi pidi se stessi.

896 - La via della liberazione interiore passa solo attraverso una serena allegria.

897 - La teoria del libero arbitrio una trovata delle classi dominanti.

898 - Tra il propugnare la liberted il benessere dellmanitnon c nessuna armonia prestabilit

897 - Esiste un solo tormento: quello di chi non si ancora reso libero. La virted il bene non pesano affatto.

898 - Lomo libero ha il diritto di potere essere sia buono che cattivo, nel mentre lomo non libero una vergogna della natura, e non troverconforto nei domini terrestri, nin quelli celesti.

899 - Chi vuole essere libero, deve diventarlo con le proprie forze. A nessuno la libertcade in grembo dalllto, come un regalo miracoloso.

900 - La gente, meno condizionata dalle convenzioni, piintensamente avverte muoversi, dentro di s le motivazioni individuali. Lrrequietezza evidente, il rimescolamento delle relazioni sociali e lncedere polifonico delle aspirazioni vanno di pari passo con questa intensit

LIMITI
903 - Amo coloro che, della propria sopravvivenza, non si curano. Amo coloro che, sul mio orizzonte, tramontano, e si portano dietro tutto il mio amore. Perchessi oltrepassano il limite.

LINGUAGGIO
904 - Viene detta inguaggiola corrispondenza piprofonda e ripetuta nel tempo di un determinato simbolismo gestuale a determinati suoni. dW

905 - Come bello che esistano parole e suoni! Non sono, parole e suoni, arcobaleni e ponti fantastici tra ciche eternamente diviso?

906 - In ogni parola che si dice c una sfumatura di disprezzo. A quanto pare, il linguaggio stato inventato soltanto per le cose mediocri, nalte nbasse, di uso comune. Appena prende la parola, colui che parla diventa gi di per s volgare.

907 - Il mondo profondo; piprofondo di quanto il giorno abbia mai concepito. Non per tutto ci sono parole, al cospetto del giorno.

908 - Nomi e suoni, non furono conferiti alle cose perchlomo, di esse, possa nutrire la propria anima? una felice bizzarria, questo linguaggio: grazie ad esso, lomo si leva in volo, e danza su tutte le cose.

909 - Le parole sono soltanto simboli che indicano le relazioni delle cose tra di loro e con noi; la veritassoluta, non la sfiorano nemmeno. Attraverso le parole e i concetti, non sfonderemo mai il muro delle relazioni; non giungeremo mai a quella specie di regno incantato che serba la sostanza originaria delle nude cose. Perfino nelle pure forme dei sensi e dellntelletto: spazio, tempo e causalit non riusciamo a conquistare nulla che abbia lspetto di una veriteterna. del tutto impossibile per qualsiasi individuo soddisfare lntento di vedere e conoscere qualcosa che non sia la propria ineludibile soggettivit tanto impossibile che conoscere ed essere sono le due dimensioni dellsistenza in piradicale contraddizione tra loro.

910 - Il verbo latino esse significa, fondalmente, soltanto espirare Gli esseri umani, facendone uso in altri contesti, traspongono per metafora vale a dire: in un modo illogico in altre cose la consapevolezza (che riguarda loro, e loro soltanto) di respirare e, quindi, essere vivi. Il espirareviene cos per analogia con la natura umana, a coincidere col concetto stesso di sistenza Ben presto, il senso originario della parola scompare: per ne rimane sempre unco sufficiente perchgli esseri umani si figurino lsistenza di tutte le altre cose ad immagine della propria esistenza: vale a dire, in modo antropomofico e, in ogni caso, per illogica trasposizione metaforica.

911 - Le parole sono rappresentazioni sonore di concetti. I concetti, a loro volta, sono rappresentazioni ideali pio meno definite di sensazioni spesso ricorrenti, e che si presentano insieme: gruppi di sensazioni. Per capirsi a vicenda, non basta che si usino le stesse parole: occorre anche che si usino le stesse parole per la medesima classe di esperienze interiori. necessario, alla fin fine, avere reciprocamente in comune una stessa vicenda esistenziale. La storia del linguaggio la storia di un processo di abbreviazione.

912 - Quando ascoltiamo unltra lingua, involontariamente cerchiamo di ridurre i suoni che udiamo a parole il cui senso ci suoni pifamiliare e consueto.

913 - Che cos una parola? La raffigurazione sonora di uno stimolo nervoso. Ma spingersi fino a dedurre da uno stimolo nervoso lsistenza di una realtesterna che ne sia causa, un esito che rivela, gidi per s una indebita distorsione del principio di causalit

914 - La parola uccide. Tutto ciche rigido, uccide.

915 - Ogni parola un pregiudizio.

916 - Il linguaggio, oggi, ovunque, malato, e sullntero progresso della specie umana grava lppressione di questa mostruosa malattia. Il linguaggio avrebbe dovuto elevarsi fino ai gradi pialti del proprio sviluppo potenziale, al punto di raggiungere il completo dominio del pensiero, i cui confini sono quanto di pilontano ed opposto esista rispetto a quelli delle violente pulsioni emotive, alle quali, pure, in origine, il linguaggio doveva conformarsi con assoluta naturalezza. Ed ora, nel breve tempo di questa civiltmoderna, il linguaggio, per lo sforzo di colmare un simile divario, rimasto spossato, e quindi non piin grado di soddisfare al compito per il quale, soltanto, esiste: far sche chi soffre possa sentire condivise le proprie questioni esistenziali. Coslomo, nellntima pena della sua esistenza, non pupiricorrere al linguaggio come strumento di conoscenza, e perde lnica vera possibilitdi comunicare di cui dispone. In questa situazione che noi avvertiamo soltanto confusamente il linguaggio diventato, ovunque, unntitautonoma: uno spettro forte abbastanza da catturare gli uomini e costringerli ad andare proprio laddove essi non vogliono.

917 - Il confronto tra le diverse lingue dimostra che le parole non si attengono mai al principio della verit na quello della proprietespressiva; altrimenti, non esisterebbero costante lingue. Del resto, la osa in s (come dire, per lppunto: la veritpura, indifferente a qualunque fine) a chi dforma ad un linguaggio, rimane del tutto inconcepibile: unmbizione assolutamente non degna di venire considerata. Egli si limita a stabilire, tra le cose e gli esseri umani, delle relazioni per esprimere le quali ricorre alliuto delle metafore piingegnose.

918 - Noi esprimiamo sempre i nostri pensieri con le parole che abbiamo a portata di mano. Oppure, per rendere del tutto chiaro chiaro un mio sospetto: in ogni momento, elaboriamo solo quel pensiero per il quale abbiamo a portata di mano le parole che lo possano, pressappoco, esprimere.

919 - Il linguaggio, e i pregiudizi su cui si basa il linguaggio, ci sono, in vari modi, di ostacolo nello scandagliare i nostri istinti e processi interiori. Ne esempio il fatto che esistono parole adatte solo per indicare, di questi processi ed istinti, i livelli superlativi; si dil caso, per che noi, delle cose per indicare le quali ci mancano le parole, non abbiamo nemmeno unmmagine precisa; infatti, in casi simili, ogni sforzo intellettuale ci risulta molesto. Un tempo, anzi, si decretava istintivamente che i limiti della realtcoincidessero con i limiti del linguaggio. Ira, odio, amore, compassione, desiderio, conoscenza, gioia, dolore: sono tutti nomi che indicano situazioni estreme; le situazioni emotive intermedie, meno definite, ed addirittura quelle inferiori, che sono continuamente in gioco, ci sfuggono. Eppure, la tela del nostro carattere e del nostro destino, viene tessuta proprio da questi processi interiori.

920 - Agli albori della civilt gli uomini, ogni volta che introducevano nel loro lessico una parola, credevano di avere scoperto anche la cosa che ad essa corrispondeva. Come erano lontani, invece, dal vero! Essi avevano solo sfiorato un problema e, nel mentre vaneggiavano di averlo risolto, avevano, in realt dato corpo ad un ostacolo alla sua risoluzione. Cos oggi, ogni volta che ci si incammina sulla strada della conoscenza, si costretti ad inciampare in parole che lternitha reso pietre. Piuttosto che quelle parole, pifacile che, a rompersi, siano le nostre gambe.

921 - Ogni concetto ha origine dallo stabilire identittra cose che non sono affatto identiche. Di certo, una foglia non mai identica ad unltra; di certo, dunque, il concetto di ogliasi forma tramite la sistematica omissione di tutte le particolaritindividuali, e, dunque, lndifferenza verso ogni peculiaritcaratteristica. Cos alla fine, spunta fuori ldea che in natura, oltre alle foglie, esista una cosa che si chiama a foglia una sorta di forma originaria sulla base della quale le altre foglie sono state, via via, create. come se qualcuno ne avesse, prima, tracciato i contorni su un foglio, e poi si fosse messo a disegnare le sfumature, ritagliare ed increspare il foglio, colorare le figure ad una ad una: il tutto, per in maniera maldestra; tanto vero che nessun esemplare gli riuscito senza pecche, ed, in quanto riflesso fedele della forma originaria, attendibile.

922 - Lomo, come ogni creatura vivente, pensa di continuo, ma non lo sa. A diventare cosciente intendo dire solo una parte infima del pensiero: la pisuperficiale, quella di minor valore. Soltanto questo pensiero cosciente, infatti, riducibile a parole; vale a dire: ad una grammatica comunicabile in cui si rivela la natura della coscienza stessa che la produce. In breve: lvoluzione della lingua e lvoluzione della coscienza (non la ragione, ma soltanto lutocoscienza della regione) vanno di pari passo.

923 - Lmportanza del linguaggio nello sviluppo della cultura consiste nel fatto che lomo, in esso, elaborun proprio mondo, parallelo a quello reale: un luogo che egli stimava tanto saldo da potere far leva su di esso per scardinare quellltro mondo, e farsene, quindi, signore. Lomo ha sviluppato in slrgoglio che lo eleva al di sopra della bestia proprio perch per lungo tempo, ha continuato a credere che le idee e le parole fossero reali quanto le cose che designavano. Attraverso il linguaggio, egli credeva davvero di detenere il senso dellniverso intero.

924 - Il fatto che il linguaggio non ci stato fornito allo scopo di esprimere i sentimenti, lo dimostra il senso di vergogna che prende le persone semplici, quando cercano le parole per esprimere le loro emozioni piprofonde; infatti, riescono ad esprimerle soltanto con le azioni, ed anche in questo caso, se gli pare che un altro ne abbia scoperto le ragioni, arrossiscono. Fra i poeti cui lssere Supremo, in generale, negtutto questo pudore i pinobili di spirito, quando devono esprimere i sentimenti, sono laconici, e si nota, in loro, quasi un senso di costrizione; invece, i veri e propri cantori del sentimento, nella vita pratica sono, per lo pi degli svergognati.

925 - La cosa pidifficile da mantenere integra, nel passaggio da una lingua allltra, la scansione dinamica, il empomusicale, che c nel suo stile; perchessa ha il suo fondamento nel carattere della razza; per usare un gergo fisiologico: nella dinamica cui si uniforma, mediamente, il suo etabolismo Esistono traduzioni che, pur ispirate a serietdntenti, sono quasi falsificazioni: involontariamente, infatti, privano lriginale della propria qualitdistintiva, e questo soltanto perchnon si pottradurre in unltra lingua quella sua dinamica allegra e sfrontata; cospropizia, col suo procedere a salti, a schivare ogni insidia che si apra nelle cose e nelle parole.

926 - Per quanto il linguaggio non possa aver ragione della propria goffaggine, e vada avanti ad esprimersi per antitesi laddove vi sono solo transizioni e una complessa gradazione di sfumature; per quanto, allo stesso modo, quella ipocrisia che si ormai consustanziata alla morale, e che diventata, come fosse arne e sangue sostanza viva, da noi indistricabile, e compatta, riesca a deformarci perfino le parole in bocca; di tanto in tanto, ce ne facciamo consapevoli, e ridiamo.

927 - I filosofi dellrea linguistica uralo-altaica (nella quale la nozione di soggetto si sviluppata al minimo grado) molto probabilmente guarderanno il mondo con occhi diversi e si troveranno sentieri diversi da percorrere rispetto agli indogermani o i mussulmani. Il magico fascino che esercitano le funzioni grammaticali in buona sostanza, il fascino che esercitano i giudizi di valore, quando includono i caratteri razziali.

928 - Il modo di parlare studentesco ha le sue origini tra gli studenti che non studiano: essi sanno acquisire una specie di superioritcaricaturale sui loro compagni piseri attraverso il modo in cui rivelano fino a che punto, in loro, doti come istruzione, compostezza, vastitdi nozioni, ordine e moderazione, siano una messa in scena. Dunque, come i migliori e i piligi tra i loro compagni, hanno sempre un frasario fatto di parole che si intonano a quelle doti , ma vi aggiungono una specie di malignitnello sguardo ed un appropriato ammiccare. Questa lingua della superioritcaricaturale quella in cui, al giorno oggi, involontariamente parlano anche gli uomini di Stato ed i critici dei giornali: il loro, tutto un fiorire di citazioni ironiche; un irrequieto, provocatorio far lcchiolino a destra e sinistra, di soppiatto.

LOGICA
929 - Dietro ogni logica e la manifesta autodeterminazione dei suoi processi stanno valutazioni di qualit per dirlo piesplicitamente: esigenze fisiologiche per il mantenimento di un dato modo di vivere.

930 - Il fondamento su cui stata edificata la logica consiste nel prevalere della tendenza a considerare tutto ciche simile come fosse uguale. Una tendenza illogica: in natura, infatti, ldentitnon esiste.

LUMINARI
931 - La gente si accalca dove ci sono lumi non per vedere meglio, ma per meglio brillare. Coloro al cui cospetto si diventa brillanti, facile vengano giudicati dei luminari.

LUTTI
932 - Quando capita un lutto, per lo pisi ha bisogno di spalle su cui piangere non tanto per allievare la violenza del dolore, quanto per rendere accettabile il fatto che, a non sentir pila voglia di piangere, ci si metta cospoco.

933 - Ogni volta che assistiamo alla morte di qualcuno, affiora regolarmente in noi un pensiero che poi, per un falso senso di decenza, ricacciamo indietro: che la morte non sia, poi, un evento cosnotevole come la sacralitreverenziale da essa suscitata parrebbe dimostrare; che al morente, in vita, probabile sia capitato di perdere cose ben piimportanti di ciche, ora, sta per perdere. La fine, in questo caso, non di certo la meta.

934 - Esistono lutti che comunicano allnima una sublimitaliena da ogni cordoglio: allora, essa cammina in silenzio, come sotto alti, neri cipressi.

935 - Di solito, soltanto molto tempo dopo la morte di qualcuno che sentiamo lssurdo della sua assenza. Nel caso di individui veramente grandi, spesso, possono passare decenni. Chi onesto con se stesso, quando muore qualcuno, di solito ritiene che, effettivamente, il danno non poi cosrilevante: lrazione funebre, con tutta la sua solennit stata pronunciata da un ipocrita. Solo il bisogno ci insegna fino a che punto, del morto, e delle sue qualitindividuali, avessimo bisogno. E allora lnico giusto epitaffio un tardivo sospiro.
M

MALATTIE
936 - La stessa malattia pucostituire, per la vita, un eccitante: solo che, per questo eccitante, bisogna essere sani quanto basta.

937 - Resta sempre aperta la grossa domanda se, perfino in merito allo sviluppo delle nostre virt ci sia possibile fare a meno della malattia, e se, in particolare, la nostra sete di conoscenza e di autocoscienza non abbia bisogno dei contributi di uno spirito malato allo stesso modo che quelli di uno sano. In breve: se il prediligere sempre e solo la salute non sia un pregiudizio, una manifestazione di vigliaccheria e, forse, un raffinatissimo reperto di epoche barbariche; una tendenza alla regressione.

938 - La pigrande malattia, per lomo, ha avuto origine dalla sua lotta contro le malattie.

MARITI
939 - Certi mariti, siccome gli han portato via la moglie, hanno messo su il lutto; la maggior parte, perchnessuno gliela voluta portare via.

MARTIRI
940 - La crudeltappartiene ai piantichi spassi che lmanitsi prende nei giorni di festa. Di conseguenza, si ritiene che anche gli d鋱, quando gli si offre, come spettacolo, la crudelt se ne rallegrino, ed assumano verso gli uomini una cordialitfestosa. In questa maniera si insinua nel mondo la concezione per cui la sofferenza volontaria, il martirio autoinflitto, abbiano un qualche senso e valore.

MASCHERE
941 - Ogni spirito profondo ha bisogno di una maschera; di piancora: intorno ad ogni spirito profondo una maschera germina di continuo le sue radici, grazie allnterpretazione costantemente falsa e superficiale che viene data ad ogni sua parola, ad ogni suo passo, ad ogni segno di vita che d

942 - Tutto ciche profondo, ama mettersi una maschera.

MASSA
943 - Chi non vuole appartenere alla massa, non deve far altro che por fin allutoindulgenza.

MATERNIT 944 - Le donnine di casa, sui figli, appagano i propri intenti tirannici. Possedere qualcosa con cui gingillarsi; avere sotto mano qualcuno che non abbia segreti con cui poter chiacchierare: lmore materno tutto questo. Lo si puquasi paragonare allmore che lrtista ha per la propria opera.

945 - Esistono madri che hanno bisogno di figli felici e stimati; altre, di figli disgraziati. Altrimenti, non possono far vedere che razza di buone madri sono.

946 - La madre offre al figlio cidi cui priva se stessa: il sonno, il cibo migliore, il patrimonio; la salute, se occorre. Ma si tratta davvero di espressioni del pipuro altruismo? Non invece, evidente che, in questi casi, ogni individuo prende ad amare, nel figlio, in quanto progetto per il futuro, passione ingovernabile, effetto delle proprie facoltgeneratrici unspressione di scon piardore di quanto non ami altre espressioni di s In questo mondo, ognuno fa a pezzi la propria anima, ed offre in sacrificio ad un moncone lltro moncone.

MATRIMONIO
947 - Lstituzione del matrimonio fa perdurare ostinatamente la fede che lmore, benchsia una passione, possa avere tra le sue qualit pur mantenendosi tale, la durata; anzi, che lmore che dura tutta una vita possa venire elevato a norma. grazie alla pertinacia di questa fede anche se, venendo le sue norme, spesso e volontieri, contraddette dai fatti, si tratta, in sostanza, di un inganno pietoso che il matrimonio ha conferito allmore una superiore nobilt Tutte le istituzioni che concedono ad una passione fede nella sua durata e durevole affidabilit contro quello che il carattere primario di ogni passione, le conferiscono per sempre una nuova e pialta distinzione. Da allora, colui che incorre in una simile passione, non si crede pi come prima, da essa, sminuito o minacciato, ma nobilitato al cospetto di se stesso e dei propri simili.

948 - Unstituzione non deve mai e poi mai fondarsi su di una idiosincrazia. Il matrimonio non va fondato, come si dice comunemente, sullmore ma sulla pulsione sessuale: su quella pulsione che spinge gli individui ad appropriarsi delle cose (moglie e figli vanno intesi, in questo contesto, come proprietpersonali). Su quella pulsione che spinge a dominare, e che, con la famiglia, prende possesso di un piccolo stato a sistema feudale nel quale figli ed eredi sono necessari per rendere stabile, anche in senso fisiologico, il capitale di potenza, influsso sociale e ricchezza che si acquisito.

949 - Le persone male accoppiate, le ho sempre trovate le picapaci di rancori, e vendicative: fanno pagare al mondo intero il fatto di non poter piandarsene ciascuno per i fatti propri.

950 - Molte sciocchezze estemporanee: questo quanto voi definite more E allora il matrimonio, alle molte vostre sciocchezze estemporanee, mette fine; infatti, esso una sistematica idiozia.

951 - Il matrimonio, lo si considera una bella cosa per tre motivi: in primo luogo perch ancora, non lo si conosce; in secondo luogo, perchci si fatta lbitudine; in terzo luogo, perch ormai, lo si contratto. Insomma, pressochsempre. Eppure, con questo, non si dimostrato affatto che il matrimonio sia una bella cosa.

952 - Ammesso che mi ami; allora, come mi verrebbe a noia, col passare del tempo! Se ammetto che non mi ami; allora sche, col passare del tempo, mi verrebbe a noia! Si tratta solo di due differenti tipi di noia; dunque, sposiamoci!

953 - La maggior parte dei matrimoni, non di quelli dove non si desidera un terzo testimone? E questo terzo incomodo, invece il figlio guarda caso, non manca quasi mai. Ed piche un testimone: in effetti, il capro espiatorio.

954 - Quando qualcuno si ritrova affetto da uno stato di innamoramento, dovrebbe venirgli interdetto di prendere decisioni concernenti la propria intera esistenza, e stabilire una volta per tutte, per un grillo che gli si cacciato ostinatamente in testa, con chi la debba dividere, e come. Si dovrebbero dichiarare i giuramenti degli innamorati ufficialmente privi di qualsiasi legittimit ed impedire le loro nozze; e questo, proprio perchil matrimonio dovrebbe venire preso in modo indicibilmente piserio.

955 - Tutte le cose che ora sono buone sono state, un tempo, cattive. Ogni peccato originale si trasformato in virtoriginaria. Sposarsi, per esempio, per molto tempo significpeccare contro i diritti della comunit Essere cosavidi da accaparrarsi una donna tutta per s comportava il pagamento di una multa.

956 - Anche il concubinato stato corrotto: colpa del matrimonio.

957 - Le ragazze ancora inesperte hanno, della felicitdi un uomo, idee illusorie: pensano che dipenda da loro. Pitardi imparano come, se si pensa che, per essere felice, gli basti avere accanto una ragazza, cisignifichi, npinmeno, che quellomo gode di una stima limitata. La vanitdelle donne esige da un uomo che sia ben di piche un marito felice.

958 - Il matrimonio, quando si hanno ventnni, unstituzione necessaria. A trenta, utile, ma non necessaria. Negli anni successivi, spesso diventa dannoso, e favorisce lnvoluzione spirituale dellomo.

959 - Le donne cospirano sempre, segretamente, contro le aspirazioni pinobili dei loro mariti: col favore di un presente comodo ed anestetizzato, quelli si ritrovano defraudati del loro futuro.

960 - Quando si contrae un matrimonio, bisogna porsi la domanda: credi che con questa donna potrai fare conversazioni interessanti fino alla vecchiaia? Nel matrimonio, infatti, tutto il resto transeunte; la maggior parte della convivenza, la si passa a chiacchierare.

MATURIT 961 - Maturitdellomo: equivale a dire aver ritrovato la serietche da piccoli si metteva nel giocare.

MEDIOCRIT 962 - La mediocritla maschera pipropizia che lo spirito superiore possa portare; infatti, alla massa vale a dire: ai mediocri non fa pensare affatto ad un travestimento.

963 - Soltanto i mediocri hanno la prospettiva di perseverare, di perpetuare il loro rigoglio: essi sono gli uomini dellvvenire, gli unici destinati a sopravvivere. iate come loro! Diventate mediocri! dice lnica morale che ormai abbia ancora un senso; quella cui ancora si presta ascolto. Ma difficile da predicare, questa morale della mediocrit Essa, infatti, non pumai confessare quel che e quel che vuole! Deve parlare di moderazione, di dignit di dovere, di amore per il prossimo. Sarun bel impiccio, per lei, dissimulare lronia!

MEMORIA
964 - o ho fatto questodice la mia memoria. o non posso aver fatto questo dice il mio orgoglio; e rimane caparbio e inamovibile. Alla fine, la memoria batte in ritirata.

MENZOGNE
965 - Esiste unnnocenza, nella menzogna, che il segno della buona fede in qualcosa. JGB

966 - Chi non crede in se stesso, mente sempre.

967 - Noi siamo per costituzione e da tempo immemorabile abituati a mentire. Oppure, per esprimersi in modo pivirtuoso e ipocrita: ognuno piartista di quanto possa immaginare.

968 - Nessuno dice tante menzogne quanto colui che indignato.

969 - La menzogna picomune quella con cui si mente se stessi; mentire ad altri rappresenta, al confronto, unccezione.

970 - In effetti, fa differenza qual lo scopo per cui si mente: se per proteggere, o per distruggere.

MESTIERI
971 - Ogni pratica, se ridotta a mestiere, rende storti e curvi. Provate a rivedere di nuovo gli amici con cui avete condiviso la giovinezza, dopo che hanno preso possesso della loro disciplina scientifica. Ah, succede sempre il contrario! Sono loro stessi a venire da essa, per sempre e soltanto, posseduti! In osmosi col loro angolino di terra, vi mettono radici, smunti da non riconoscerli, prigionieri, spiazzati dal loro equilibrio, tutti zigomi ed ossa. Di ben nutrito, hanno soltanto la loro idea fissa: a ritrovarseli cos ci si commuove e si tace. Ogni laboratorio, anche ammesso che abbia il pavimento dro, comporta un tetto di piombo che schiaccia e curva lnima fino a darle un aspetto bizzarramente storto e schiacciato. Ogni tipo di maestria, sulla terra dove, forse, tutto si paga troppo caro si paga a caro prezzo. Si padroni della propria materia a prezzo di esserne anche vittime.

METAFISICA
972 - uando ascoltiamo parlare quei metafisici dalla dialettica acuminata capaci di vedere, dietro al nostro, altri mondi, ci sembra di far la parte dei overi di spirito ma sentiamo anche che nostro quel regno dei cieli in cui tutto variazione e sviluppo: dalla primavera allutunno, dallnverno allstate; invece il loro mondo, quel mondo dietro al nostro, ha sempre e solo nuvole grigie e gelide, ed ombre infinite cosdisse a se stesso, passeggiando nel sole mattutino, un individuo capace di far agire, in s la storia, come alimento non solo allo sviluppo delle idee, ma anche dei sentimenti; uno felice, al contrario dei metafisici, di ospitare dentro di snon giunnima immortale, ma molte anime mortali.

973 - Tutti i temerari vaneggiamenti della metafisica in particolare le sue risposte alla questione di quale valore abbia lsistenza in fin dei conti, si possono considerare affezioni corporee specifiche.

974 - vero: una realtmetafisica, potrebbe anche darsi. Non possiamo negare, in assoluto, la sua plausibilit Eppure, se anche lsistenza di una realtmetafisica apparisse del tutto inoppugnabile, salda nella sua obbiettivit il conoscerla sarebbe la piinsignificante di tutte le cose note; piinsignificante che, per il marinaio in preda al mare in tempesta, avere notizia di qual la composizione chimica dellcqua.

METE
975 - Un giorno raggiungeremo la nostra m鋈a; allora faremo vedere con orgoglio quanta strada abbiamo percorso per arrivarci. In realt non ci eravamo accorti di viaggiare; in questo modo, eravamo giunti coslontano, che in ogni luogo ci immaginavamo di essere a casa.

976 - I miei pensieri mi devono indicare dove mi trovo; ma non mi devono rivelare dove sto andando.

977 - Non conosco altra maniera per raggiungere grandi obbiettivi se non prendere tutto come un gioco.

978 - Non il luogo da cui venite vi sia, dra in poi, motivo drgoglio, ma il luogo verso cui state andando.

979 - Di quelli che sono lontani da noi, per schierarci decisamente dalla loro parte, o contro di loro, ci basta conoscere gli obbiettivi. Quelli che ci sono vicini, li giudichiamo in base ai mezzi che adoperano per raggiungere i loro obbiettivi. Spesso disapproviamo gli obbiettivi che intendono raggiungere, ma apprezziamo, comunque, i mezzi e le maniere con cui attuano le loro intenzioni.

980 - Molti sono caparbi nel seguire la strada che hanno imboccato; pochi, nel perseguire la meta.

981 - Se si possiede il proprio perchdella vita, si accondiscende anche quasi ad ogni come. Lomo non aspira alla felicit

982 - Non perseguite obbiettivi che eccedano le vostre capacit c una maligna ipocrisia in coloro i cui obbiettivi eccedono le capacit Soprattutto, quando i loro obbiettivi sono elevati. Questi raffinati falsari e commedianti, in effetti, sono capaci solo di generare diffidenza verso tutto ciche trascende la realtdelle cose.

983 - Lomo pugiustificare la propria esistenza solo in quanto essere completamente soggetto alle forze della natura: servitore di scopi dei quali non consapevole.

984 - Dovunque possiamo arrivare, si trattersempre di un luogo pieno di sole, ed in cui la nostra vista spazierlibera.

985 - Questa mi pare una delle mie evoluzioni, dei miei progressi, piimportanti: ho imparato a distinguere la causa prima dellgire in senso astratto dalla causa prima dellzione vera e propria; dellgire intendo in una direzione precisa, in vista di una meta ben predeterminata. Nel primo caso, la causa prima un quantum di energia che si accumulata e che attende solo di venire utilizzata in quasiasi modo e per qualsiasi scopo; nel secondo, si tratta di unnsignificante perturbazione nel flusso di questa energia: per lo pi un piccolo ccidenteche determina il modo in cui questo quantum libera da sun certo e ben determinato potenziale energetico (potremmo paragonarlo a ciche, per la polvere da sparo, il fiammifero). Tra questi piccoli ccidenti questi fiammiferi, io annovero anche tutti i conclamati copi nonchle ancor piconclamate issioni esistenziali Si tratta di valori quasi casuali, arbitrari, pressochinsignificanti rispetto allnorme quantum di energia che preme come si detto prima per venire utilizzato in un qualsiasi modo. Generalmente, invece, si vede la cosa in modo diverso: a causa di un errore ancestrale, si soliti vedere proprio nella meta (scopi, missioni, ecc.) lnergia che induce lzione; invece, la meta soltanto lnergia che fa affluire lgire nelle modalitdi quella determinata azione. In questo modo, si sempre confuso il pilota con la nave.

MISANTROPIA
986 - Chi ha scritto questo libro, non un misantropo. Oggi, la misantropia, si paga troppo cara. Per odiare come, un tempo, gli esseri umani sapevano odiare; totalmente, senza remissione, con tutto il cuore, con tutto lmore delldio: per questo, bisogna rinunciare al disprezzo.

987 - La misantropia la conseguenza di unmore troppo vorace per gli esseri umani.

MITEZZA
988 - disumano tracciar per aria benedizioni laddove c qualcuno che ti maledice.

MITO
989 - Le immagini del mito devono essere i demoniaci custodi, invisibili e onnipresenti, sotto lgida dei quali lnima dei giovani si sviluppi, ed in base ai cui oracoli lomo interpreti la propria vita e le lotte che gli toccheranno. Anche lo Stato non conosce leggi non scritte pipotenti del suo radicarsi nel mito, che garante del suo legame originario con i culti: la sua derivazione dalle cerimonie in cui si metteva in scena il mito.

MODERNO
990 - Nuovo e moderno, per il misero intelletto di uno scrittore, sono la stessa cosa; e allora egli si spreme a tirar fuori le sue metafore dalla ferrovia, il telegrafo, la macchina a vapore e la borsa, e poi sostiene anche, con orgoglio, che queste metafore devono essere nuove, in quanto sono moderne.

MODESTIA
991 - Chi modesto nei confronti delle persone, si mostra tanto pisprezzante nei confronti delle cose (citt stato, societ epoca, umanit. la sua vendetta.

992 - (Luca, 18, 14, in versione riveduta e corretta): hi si prostra a terra, perchspera che lo alzino da l.

MONDO
993 - Non potrebbe essere il nostro mondo, magari, opera di un essere di grado inferiore, non ancora sicuro del fatto suo; vale a dire: un esperimento? Un modellino ancora da perfezionare?

994 - Lutero stesso ha pensato, una volta, che il mondo sia stato creato da una semplice sbadataggine di Dio.

MONDO INTERIORE
995 - Lomo moderno si trascina dietro una massa enorme di sapere, come fossero indigeribili pietre che poi, allccasione, gli rontolanoregolarmente in corpo. Questo brontol髺 tradisce la caratteristica pipeculiare di codesto uomo moderno: la curiosa contrapposizione, in lui, tra unnterioritalla quale, esteriormente, non corrisponde nulla, ed una esterioritalla quale, interiormente, nulla corrisponde. Questa contrapposizione, gli antichi non la conoscevano. Il sapere viene accumulato a dismisura, al di ldi ogni appetito, anzi, in contrasto con le esigenze individuali, ed ora non agisce picome un principio di mutamento le cui sollecitazioni operino nel mondo esterno, ma rimane segregato in un particolare, caotico mondo interiore, che quellomo moderno, con singolare superbia, designa come il proprio, personale ondo interiore

MORALE
996 - Lomo uono secondo il modo di pensare degli schiavi, deve in ogni caso, per forza, essere lomo innocuo: quello che bonario, facile da ingannare, forse un pochino stupido; un bonhomme. Ovunque la morale degli schiavi prenda il sopravvento, il linguaggio rivela la tendenza ad avvicinare lna allltra le parole uonoe tupido

997 - Piuttosto spesso, il criminale non si rivela allltezza di quel che fa: lo sminuisce e lo diffama.

998 - La morale degli schiavi essenzialmente, una morale utilitaristica. Ecco la fucina in cui si forgiata quella famosa contrapposizione tra buono e alvagio

999 - Definizione della morale. Morale: ldiosincrazia dei decadenti. Di tutti coloro il cui scopo occulto vendicarsi della vita. E che ci riescono.

1000 - Pretendere di trasformare tutti quanti in omini buoni bestie gregarie dallcchio azzurro di mansuetudine; di farne per forza gente benevola, nime belle oppure, altruisti: tutto questo, vuol dire togliere allsistenza quella grandezza che il suo carattere. Vuol dire castrare lmanit soffocarla in minuziosi rituali da cinesi. Eppure, proprio ciche si tentato di fare! Col termine orale si intende esattamente tutto questo!

1001 - Se si fatto lcchio ai segni che annunciano il tramonto della nostra civilt si finisce per comprendervi anche la morale; allora, si capisce anche ciche si nasconde davvero sotto le sue definizioni e le sue sacre e solenni tavole delle leggi: la denigrazione della vita, lntenzione della fine, la spossatezza di ogni energia vitale. La morale nega la vita
1002 - Meno la vita assume le usanze come sue regole, piil territorio delltica diventa ristretto.

1003 - Quei maestri di morale che impongono allomo, quale principio primo e supremo, di mantenere il dominio su se stesso, gli provocano una singolare malattia: precisamente, una costante eccitabilitin tutte le sue inclinazioni naturali e manifestazioni emotive; qualcosa di simile ad unrticaria spirituale.

1004 - Essere capaci di fare di una lunga gratitudine e di una lunga vendetta un dovere ma entrambe le cose, soltanto tra i pari di grado essere sottili nella rappresaglia, affinare la concezione dellmicizia, sentire una certa necessitdi avere dei nemici (come fossero canali di deflusso per le passioni dellnvidia, della litigiosite della tracotanza; in fondo, per poter essere buoni amici): tutti questi, sono i tipici contrassegni della morale aristocratica; che non la morale delle dee moderne Per questo, oggi, difficile percepirla dentro di s ed anche difficile riportarla alla luce e riscoprirla.

1005 - Soltanto se lmanitavesse una meta universalmente riconosciuta, si potrebbero dare precisi precetti di comportamento; imporre, nella vita quotidiana, obblighi prestabiliti. Per il momento, per una simile meta, non c. Di conseguenza, gli obblighi a cui la morale costringe, con gli interessi dellmanit non hanno niente a che fare. Presupporre il contrario, vuol dire baloccarsi con delle schiocchezze.

1006 - Non stato lomo pidotato, finora, di morale, a ritenere che lnica condizione dotata di senso, per lomo, riguardo alla morale, sia lnfelicitpiprofonda?

1007 - La sottomissione alla morale puessere servile, inutile, egoistica, rassegnata, ottusamente entusiastica, indifferente, oppure un atto di disperazione, come sottomettersi ad un principe. Ma in lei, di morale, non c niente.

1008 - A mano a mano che si afferma la capacitdi stabilire relazioni causali tra le cose, diminuisce anche il campo dzione delltica.

1009 - Un moralista non forse, il contrario di un puritano? Infatti, egli un pensatore che fa della morale una questione relativa, costellata di punti interrogativi; insomma, la fa diventare un problema. Fare della morale, non dovrebbe essere un atto immorale?

1010 - Non esiste alcun fenomeno morale: c soltanto unnterpretazione morale dei fenomeni
1011 - Nei figli dei grandi geni esplode la follia; in quelli dei grandi moralisti, lttusit

1012 - Quando lomo avverte in suna sensazione di potenza, allora si sente e si definisce buono; e proprio allora gli altri, sui quali inevitabile che egli sfoghi la propria potenza, lo sentono e lo definiscono malvagio.

1013 - Oggigiorno, la percezione delle questioni etiche cospriva di un orientamento preciso che per certi individui untica viene dimostrata dalla sua utilitpratica; per altri, proprio la sua utilitpratica a confutarla.

1014 - La vendetta preferita dei poveri di spirito su coloro che lo sono meno quella di mal giudicarli per la loro morale spregiudicata. Per loro, si tratta anche di una specie di rivalsa sulla natura, che li ha congegnati cosmale, nonch in definitiva, di unpportunitper attingere un podi spirito; per diventare fini. La cattiveria, spiritualizza.

1015 - Ltica opera contro la nascita di nuovi e migliori costumi: essa, rende ottusi.

1016 - Dite che la morale qualcosa di probito! Forse, cos la renderete attraente a quella categoria di persone alla quale, unicamente, essa si addice; intendo dire: i temperamenti eroici.

1017 - Vergognarsi della propria immoralit questo significa fare un gradino sulla scala percorsa la quale ci si vergogna anche della propria moralit

1018 - Con i propri princ髹i morali si intende tiranneggiare, giustificare, onorare, dileggiare o dissimulare le proprie abitudini. Due uomini che abbiano gli stessi princ髹i morali probabilmente hanno, tuttavia, desideri radicalmente differenti.

1019 - Ciche ci riesce nel modo migliore proprio ciche la nostra vanitpretenderebbe venisse preso per ciche ci riesce pidifficile. Ed ecco lrigine di diverse morali.

1020 - Il mitigarsi dei nostri comportamenti morali ha origine dal tramonto della nostra civilt La crudelte la spaventosa fierezza dei costumi possono, al contrario, avere origine dallsuberanza vitale. Ciche, un tempo, dava sapore alla vita, oggi, per noi, sarebbe veleno.

1021 - Ciche unpoca prende per cattivo di solito, un contraccolpo fuori tempo di ciche un tempo fu preso per buono: ltavismo di un piantico ideale.

1022 - Possiamo stabilire come principio supremo che, per dettare leggi morali, si debba avere la precisa intenzione di fare il contrario. In una battuta, potremmo dire: tutti i mezzi attraverso i quali lmanit fino ad ora, divenuta forzosamente morale, erano fondamentalmente immorali.

1023 - l bene e il male sono i pregiudizi di Dio cosdisse il serpente.

1024 - Sembra che nei moralisti alberghi un odio per le foreste primordiali e per i tropici. mai possibile che lomo tropicaledebba essere screditato ad ogni costo, sia come fosse malattia e degenerazione dellomo, sia come avesse il proprio inferno personale, e si dedicasse ad automartoriarsi? Perchmai? Forse a favore delle one temperate A favore degli uomini temperati? Dei oralisti Dei mediocri? Questo valga come capitolo sulla orale in quanto indolenza paurosa

1025 - A che scopo deve esistere una morale, quando la vita, la natura e la storia sono mmorali

1026 - Undea astratta non potrmai rendere gli uomini migliori e pimorali. Predicare una morale facile almeno quanto difficile il darle solide fondamenta.

1027 - Ci sono morali che devono giustificare il loro autore di fronte agli altri. Altre morali devono tranquillizzarlo e riconciliarlo con se stesso. Con altre morali capita che lutore voglia attaccare se stesso in croce ed umiliarsi. Con altre, che voglia perpetrare la sua vendetta. Con altre, occultarsi. Con altre, trasfigurarsi ed estraniarsi, fino allltimo cielo e lstrema lontananza. In breve, anche le morali sono soltanto un linguaggio mimico delle passioni.

1028 - Ciche i filosofi definivano ondazione della morale pretendendola da se stessi, era, vista nella sua giusta luce, soltanto una versione erudita della loro tranquilla fede nella morale dominante. JGB

1029 - Lo scetticismo di fronte al dolore, che in fondo soltanto unttitudine della morale aristocratica, ha reso possibile in non esigua misura anche lltimo fenomeno di sollevamento in massa cui gli schiavi abbiano dato vita: quello che ha inizio con la Rivoluzione Francese.

1030 - Noi, bastian contrari, che abbiamo predisposto lo sguardo e la coscienza ad aprirsi alla questione di come e dove la pianta omoabbia fin ora elevato piaguzzamente le sue cime, riteniamo che durezza, tracotanza, inquietanti segreti, arte della seduzione, e le capacitdiaboliche di ogni tipo insomma, tutto ciche di malvagio, temibile, tirannico, rapace e bifido come una serpe vi sia nellomo servano allnnalzamento della specie omoquanto il suo opposto.

1031 - Tutti coloro che non riescono a dominare se stessi, e quindi non conoscono quel continuo autocontrollo e quel continuo superare i propri limiti interiori, esercitato sia nelle questioni piimportanti, sia nelle cose di tutti i giorni, in cui consiste la moralit finiscono involontariamente per esaltare i soprassalti occasionali di bont compassione e benevolenza verso il prossimo; vale a dire: quella moralitistintiva che non ha testa.

1032 - Gli individui buoni sono, in ogni tempo, coloro che seppelliscono le vecchie idee sotto uno spesso strato di terra, per trarne dei frutti. Cosfacendo, per ogni terreno, alla lunga, diventa sterile, e bisogna tornare ad usare il vomere della cattiveria.

1033 - Se non esistesse una casistica del tornaconto, non ne esisterebbe neanche una della morale.

1034 - I moralisti, oggi, devono subire il rimprovero di essere immorali, perchaffondano il bisturi nella morale. Purtroppo la gente pensa sempre, ancora oggi, che un moralista debba proporsi, in tutto il suo comportamento, come un modello di educazione adatto a venire imitato dagli altri. Tutti scambiano il moralista per un predicatore.

1035 - In chi insegna e predica il nuovo c la stessa attiveriache rende malfamati tutti i conquistatori.

1036 - Tutte le etiche sono state, fino ad ora, psicotiche e contronatura ad un punto tale che ognuna di esse, se si fosse impadronita dellmanit lvrebbe mandata in rovina.

1037 - La fatica che comporta ascendervi non una buona scala per misurare lltezza delle montagne. Una simile, folle morale deriva dal pensiero che la erit propriamente detta non sia altro che un attrezzo ginnico sul quale dovremmo, da bravi, sudare fino a sfiancarci.

1038 - Per mantenere le promesse, bisogna avere buona memoria. Per provare compassione, bisogna avere una forte capacitdi figurarsi le emozioni altrui. Cosprofonda la dipendenza della morale dalle doti intellettuali.

1039 - La morale deriva dalla violenza di norme obbligate; anzi, essa stessa per un po una violenza alla quale ci si assoggetta per eludere il pipossibile situazioni spiacevoli. Pitardi, essa diventa abitudine; pitardi ancora, libera sottomissione; alla fine, quasi un istinto. A questo punto, essa si trasformata in una abitudine come le altre: d quindi, al pari di ogni inclinazione naturale consolidata, piacere. E si chiama virt

1040 - Quando la virtha dormito, si alza pifresca.

1041 - Ogni esperienza che si fa, rientra nellmbito della morale; perfino quando si tratta di percezioni sensoriali.

1042 - La maggior parte delle persone si occupa troppo di se stessa per poter essere cattiva.

1043 - La morale, nel senso che ha preso fino ad ora vale a dire: la morale delle intenzioni stata un pregiudizio: la prematura precipitazione ad un ordine, forse, provvisorio. Una disciplina dal valore analogo a quello dellstrologia e dellllchimia. In ogni caso: qualcosa oltre cui bisogna andare.

1044 - Lomo dal carattere morale dper presupposto che tutto cia cui tiene piintimamente debba costituiscare anche lssenza intima delle cose.

1045 - Si parla di senso morale, di senso religioso, come se fossero una realtunivoca; invece, sono fiumi con cento sorgenti e cento affluenti. Anche in questo caso, come tanto spesso accade, lsare unnica parola non significa che si abbia a che fare con unnica cosa.

1046 - Per la bestia che in noi, occorrono menzogne: la morale la menzogna necessaria perchnon ci sbrani.

1047 - Meno la vita assume le usanze come sue regole, piil territorio delltica diventa ristretto.

MORTE
1048 - Guardiamoci bene dal sostenere che la morte lpposto della vita. La vita organica solo una modalitdella materia inorganica, che morta. E si tratta di una modalitalquanto rara.

MUSICA
1049 - Il primo musicista degno di questo nome sar per me, colui che ha provato soltanto la tristezza della felicitpiprofonda; oppure, altrimenti, nessuna tristezza. Fino ad oggi, per un musicista simile non mai esistito.

1050 - Senza la musica, la vita sarebbe un errore.

1051 - La musica, quando cerca di suscitare, in noi, un piacevole stato dnimo col semplice costringerci a riscontrare analogie esteriori tra certi fenomeni della vita e della natura e determinate figure ritmiche, specifici effetti sonori, induce in noi per il solo fatto che il nostro intelletto si deve accontentare di riconoscere, in essa, analogie di questo tipo un atteggiamento spirituale misero e volgare, che ci rende impossibile dar forma ad un immaginario mitico. Ciche mito, infatti, esige dalla mente lntuizione di un modello ideale, irripetibile, di universalite verit che si stagli irremovibile sullnfinito tutto.

1052 - Nella musica, gli esseri umani, si lasciano andare senza inibizione alcuna; infatti, si illudono che nessuno sia capace di scorgere, sotto la loro musica, come sono fatti.

1053 - In virtdella musica, le passioni traggon godimento da se stesse.
N

NATURA
1054 - Quando ci si abbandona alla propria natura selvaggia si trae sollievo nel modo migliore da ciche, in noi, contronatura: la spiritualit

1055 - In natura, a prevalere, non una finalitopportunistica, ma la sovrabbondanza: una dissipazione spinta fino allssurdo. La lotta per lsistenza non altro che una eccezione, una temporanea contenzione dentro argini della pulsionalitcon cui la materia crea incessantemente la vita. La lotta, su piccola e grande scala, continua ovunque a pulsare intorno al lussureggiante proliferare, crescere e diffondersi degli esseri viventi: il tutto secondo quella volontdi potenza in cui consiste la volontdi vivere stessa.

1056 - Che cos, per noi, in generale, una legge di natura? Essa non ci nota di per s ma solo per gli effetti che provoca; vale a dire: per la sua relazione con altre leggi di natura, le quali, a loro volta, ci sono note soltanto come sistema di relazioni. Tutte queste relazioni, dunque, non fanno che rimandare lna allltra, mentre ciche rappresentano, a noi, rimane costantemente oscuro. Quanto possiamo davvero saperne, ciche vi abbiamo aggiunto noi stessi: tempo e spazio; e, di conseguenza, avvicendamento e quantit

1057 - Il basso ventre la ragione per cui lomo non pucosfacilmente prendersi per un dio.

1058 - Nellomo, creatura e creatore si trovano riuniti. Nellomo c materia, frammento, sovrabbondanza, argilla, fango, assurdo, caos; ma nellomo c anche il creatore, lo scultore, la durezza del martello. La divinitdi chi contempla il settimo giorno.

1059 - Un diffuso ed errato modo di guardare osserva la natura come fosse un insieme di contrasti generalizzati (come, per esempio, quello tra aldoe reddo; invece, non di contrasti si tratta, ma di differenze di grado. Questa cattiva abitudine ci ha portati a concepire, analogamente, per contrasti, e, di conseguenza, scomporre in elementi, anche la natura interiore: il mondo della morale e dello spirito. La convinzione di vedere contrasti laddove c solo una gradualitha aperto la via per la quale una quantitindescrivibile di sofferenza, presunzione, durezza, alienazione e freddezza si introdotta nellmana sensibilit

1060 - Volete vivere n armonia con la natura?Oh, nobili stoici, quale impostura di parole! Considerate unntitcome la natura: dissipatrice senza misura, indifferente senza misura, senza scopo nrispetto per nessuno, senza la capacitdi commiserare nil senso della giustizia, fertile e sterile al tempo stesso, e priva di una volontpropria. Considerate anche, in lei, lndifferenza stessa elevata a principio di potenza: come potreste, allora, vivere in armonia con questa indifferenza? Vivere, non precisamente aspirare ad una esistenza diversa da quella della natura? Non la vita, un discriminare, selezionare, saper essere anche ingiusti, coltivare il proprio orticello: non la vita, un voler esistere diversamente da come si

1061 - Lrtista ed il filosofo sono testimonianze di come gli strumenti con cui opera la natura sfuggano a qualsiasi interpretazione finalistica; allo stesso tempo testimoniano, nel modo pieccellente, la saggezza dei suoi fini. triste dover discriminare a tal punto la stima che si fa dellrte, a seconda che la intendiamo per ciche significa, o per lfficacia che ha. La natura non brava, ad amministrare: i suoi investimenti sono molto picospicui degli introiti che ne ricava.

1062 - Noi amiamo la grandezza della natura, e lbbiamo scoperta: questo perch nella nostra testa, manca un individuo di prima grandezza.

NEMICI
1063 - Vi stiano bene solo nemici che possiate odiare, non nemici da disprezzare. Dovete essere fieri dei vostri nemici: allora, i successi dei vostri nemici saranno anche i vostri.

1064 - Non si ha che da farmi torto, ed io non mancherdi endere la pariglia questo sicuro. Trovo subito unccasione per far pervenire al alfattorei miei ringraziamenti, oppure per chiedergli qualcosa: il che puindurre in obbligo piche il donare qualcosa.

1065 - Se avete un nemico, non ricambiategli il male col bene: infatti, questo sarebbe, per voi, disonorevole. Piuttosto, dimostrate che vi ha fatto del bene.

1066 - Esistono casi in cui riusciamo ad ottenere qualcosa da qualcuno solo offendendolo fino a rendercelo nemico. La sensazione di avere un nemico, infatti, lo tormentertanto da indurlo a sfruttare il primo barlume, da parte nostra, di un atteggiamento meno animoso, per riconciliarsi con noi. Allora, sullltare di questa riconciliazione sacrificherquella cosa a cui prima era tanto attaccato da non volerla cedere a nessun costo.

1067 - Quel tizio, ama i suoi nemici. In questrte, nessuno ne sa pidi lui, a quanto pare. Per poi, di essa si vendica sui propri amici.

1068 - Chi ha raggiunto la vera saggezza, senza volerlo, nobilita il proprio avversario e, facendone un idealista, libera lstilitche costui gli dimostra da ogni macchia terrestre ed umana. Solo quando il suo avversario diventato, in tal modo, una divinitdalle armi lucenti, combatte contro di lui.

1069 - Chi intende uccidere il proprio avversario, si chieda se, cosfacendo, non ne faccia una presenza eterna dentro di s

1070 - Chi sa sostenere la propria causa con efficacia, e ne consapevole, di solito ha un atteggiamento conciliante nei confronti del proprio antagonista. Invece, essere convinti di stare dalla parte del giusto, e sapere di essere, della propria giusta causa, inetti difensori, provoca un odio rabbioso e inconciliabile contro i suoi antagonisti. Detto questo, ognuno valuti dove deve andare a cercare i propri peggiori nemici!

1071 - Poter mantenere un nemico segreto un lusso che nemmeno la morale degli spiriti pielevati si pupermettere.

1072 - Ci sono persone che, per vanit in presenza dltri, trattano male perfino i propri amici, se solo ritengono, in questo modo, di procurarsi dei testimoni cui risulti evidente il loro strapotere su di loro. Altri, invece, esagerano il valore dei loro nemici, per richiamare orgogliosamente lttenzione su come essi, di simili nemici, siano degni.

NOBILT 1073 - Lndividuo di temperamento nobile ha un profondo rispetto per se stesso.

1074 - I temperamenti nobili, quelli che non sanno vivere senza provare un senso di continua venerazione, sono rari.

1075 - Quanto rispetto ha, per i propri nemici, un individuo nobile! Un simile rispetto, giun ponte verso lmore.

1076 - In ogni tipo di ferita e di privazione lnima inferiore e pirozza se la passa meglio di quella nobile. In una lucertola, lrto andato perduto, ricresce: nellomo, no.

1077 - Indizi di nobilt mai pensare di declassare i propri doveri al rango di doveri comuni; non voler deporre, non voler dividere con altri le proprie responsabilit considerare parte dei propri doveri anche i propri privilegi, ed il loro esercizio.

NODI
1078 - Il compito che oggi ci si prefigge non scogliere quel nodo di Gordio che la cultura greca, come fece Alessandro Magno e le sue cime si alzarono in volo verso i quattro punti cardinali ma riannodarlo: rimediare al fatto che lanno sciolto.

NOIA
1079 - Chi erige una trincea contro la noia, la erige anche contro se stesso: non gli verrmai offerto in una coppa il ristoro di quella fonte che gli sgorga nellnima.

1080 - La noia di Dio nel settimo giorno della Creazione sarebbe un buon soggetto per un grande poeta.

1081 - Le necessitdella vita ci costringono al lavoro, con i guadagni del quale soddisfiamo tali necessit Il continuo ripresentarsi delle necessitci rende assuefatti al lavoro. Nelle pause dal lavoro, quando le necessitrisultano soddisfatte e, per cosdire, dormono, ci assale la noia. Che la noia? In genere, lssuefazione al lavoro, che ora si afferma come una nuova, aggiuntiva necessit

1082 - Chi non ha il coraggio di accettare che lui e quel che fa suscitino la noia generale, certo non dimostra eccellenza di spirito, si tratti di unrtista o di uno scienziato. Un burlone che fosse, eccezionalmente, anche un filosofo potrebbe, dando uncchiata al mondo ed alla storia, soggiungere: io non ebbe questo coraggio; quando fece il mondo, egli volle fare in modo e ci riuscche tutto avesse un aspetto fin troppo interessante
O

OBBIETTIVIT 1083 - La maggior parte di ciche oggi si mette in mostra con ltichetta di bbiettivit, di etodo scientifico di rt pour lrt onoscenza pura e disinteressata altro non che scetticismo imbellettato e paralisi della volont

1084 - Nella veglia, noi ci comportiamo come in sogno: prima diamo forma e sostanza, nella nostra mente, alla persona con cui vogliamo intrattenerci; poi, questo fatto, ci sfugge subito.

1085 - Lomo obbiettivo sereno non perchgli manchino le preoccupazioni, ma perchnon ha pidita a cui possano appigliarsi le sue preoccupazioni. Il suo amore frutto di volont ldio, di un artificio: esso un tour de force, una piccola vanite un eccesso di zelo.

1086 - Ciche viene spiegato cessa di avere, per noi, qualunque interesse. Che cosa voleva dire quel dio che proclam onosci te stesso?Forse intendeva: essa di avere, per te stesso, qualunque interesse! Diventa obbiettivo!
1087 - Lomo obbiettivo, che non bestemmia e non impreca pi certamente uno degli strumenti pipreziosi che esistano, ma nelle mani di chi pipotente di lui. Lomo obbiettivo in effetti, uno specchio: egli abituato a sottomettersi a tutto ciche esige di essere conosciuto, senzltro piacere ad eccezione di quello che gli viene dal conoscere, dal arsi specchio

OBLIO
1088 - Delle difficoltche non ci sentiamo in grado di superare, non dobbiamo neanche accettare che qualcuno, davanti a noi, faccia menzione.

1089 - Per compiere ogni azione c bisogno dellblio, coscome ogni creatura fatta di carne, nella vita, ha bisogno non solo della luce, ma anche delle tenebre.

1090 - possibile vivere quasi senza ricordi; anzi, vivere felicemente, come dimostrano gli animali. Senza dimenticare, invece, del tutto impossibile, in sostanza, vivere.

1091 - Parecchi non riescono a diventare dei pensatori solo perchhanno una memoria troppo buona.

1092 - La serenit la buona fede, il successo nelle proprie azioni, la fiducia nel futuro: tutto cidipende, nel singolo individuo come nella folla, dal fatto che un confine separa la luminosa dimensione del concepibile da quella oscura dellnconcepibile; dal fatto che si sa altrettanto bene quando il momento di ricordare, e quando quello di dimenticare.

1093 - Quanta poca morale vi sarebbe, al mondo, se la gente non fosse cossmemorata! Un poeta potrebbe sostenere che Dio ha piazzato lblio come guardiano di soglia, nel tempio della dignitumana.

ODIO
1094 - Non riusciamo ad odiare qualcuno se la stima che abbiamo per lui poca; ci riusciamo soltanto quando la stima pari o superiore a quella che abbiamo per noi stessi.

OLTRAGGI
1095 - Un tempo, lltraggio a Dio era lltraggio pigrande; ma Dio morto, ed anche quelli che lo oltraggiavano sono morti con lui. Ora, ltto pispaventoso oltraggiare la terra.

OLTREUOMO
1096 - Io vi insegno lltreuomo. Lomo, va superato. Che cosa avete fatto, voi, per superarlo? Che cos la scimmia per lomo? Derisione o dolorosa vergogna. E proprio questo deve essere, per lltreuomo, lomo: derisione o dolorosa vergogna. Voi avete compiuto il cammino da verme a uomo, e molto del verme c in voi ancora. Una volta, eravate scimmie, ed anche ora lomo piscimmia di qualunque scimmia. Ma anche il pisapiente tra voi, non che un bifido ibrido tra pianta e spettro. Vi dico forse, io, di diventare piante o spettri? Vedete: io vi insegno lltreuomo. Lltreuomo il senso che ha la terra. La vostra volontaffermi: sia lltreuomo il senso che ha la terra!

1097 - Dio morto. Ora, noi vogliamo che viva lltreuomo.

OMICIDI
1098 - Sono proprio i caratteri resi inetti da mille paure, a trasformarsi facilmente in omicidi; infatti, essi non riescono a commisurare lutodifesa e la vendetta alla relativa importanza delle circostanze. La loro imbecillitspirituale, la loro nulla presenza di spirito, non conoscono altra via dscita che la distruzione.

ONORE
1099 - Se nei colloqui con noi stessi non abbiamo rispetto per lnore delle persone allo stesso modo che in pubblico, siamo persone indegne. M

OPERAI
1101 - Povero, lieto e indipendente: tutte queste cose insieme, si pu Povero, lieto e schiavo: anche questo, possibile; ed io non saprei augurare niente di meglio agli operai che, nelle fabbriche, lavorano come schiavi, ammesso che essi non percepiscano, in generale, come unnfamia essere usati nel modo in cui, di solito, lo sono: come viti di una macchina e rimedi alle falle dellmana inventiva. Ma anche loro! Credere che una paga migliore possa cancellare la componente essenziale della loro miseria; intendo dire: il loro impersonale asservimento. Farsi dare ad intendere che, attraverso llevazione di questa impersonalita sistema di un nuovo ordinamento sociale i cui individui funzionino come ingranaggi di una macchina, lnfamia della schiavitpossa diventare una virt Avere un prezzo per il quale non si pipersone, ma si diventa delle viti! Non rappresentate, voi operai, nel quadro della follia per cui le nazioni attuali hanno il solo obbiettivo di produrre il pipossibile, e diventare ricche il pipossibile, un complotto per rovesciare il sistema? E allora, il vostro compito sarebbe quello di presentare, a quelle nazioni, il bilancio; mostrargli quali grandi capitali interiori vengono dissipati per uno scopo a tal punto esteriore. Ma dov il vostro capitale interiore, se non sapete piche cosa significa respirare liberamente? Se non siete, neanche in minima parte, padroni di voi stessi? Se in voi stessi, come in una bevanda rimasta troppo a lungo nel bicchiere, non trovate pialcun gusto? Gli operai, in Europa, dovrebbero, dra innanzi, come classe, proclamarsi unporia umana, e non semplicemente - come, per lo pi avviene - un movimento di massa rigidamente organizzato per uno scopo improprio. Essi dovrebbero introdurre, nelllveare umano, unpoca di grandi sciami migratori; quali, fino ad oggi, non se ne sono mai visti. Questa emigrazione in grande stile, nella libertpitotale, sarebbe la loro protesta contro la societdelle macchine, il capitale, ed il dilemma che, attualmente, li minaccia: dover essere schiavi dello Stato, o schiavi di un partito sovversivo.

OPINIONI
1101 - Tuttora noi facciamo deduzioni da opinioni che riteniamo false, da ideologie a cui non crediamo pi un effetto dei nostri sentimenti.

1102 - Le modificazioni dei gusti collettivi sono piimportanti di quelli delle opinioni collettive. Le opinioni, con tutte le loro argomentazioni, obiezioni e lntero teatro della loro messa in scena intellettuale, sono soltanto sintomi che rivelano la modificazione dei gusti, e dunque nientffatto ciper cui, ancora adesso, vengono cosspesso prese: le sue cause.

1103 - Ogni opinione anche un nascondiglio; ogni parola anche una maschera.

1104 - Io vorrei che il seme diventasse un albero. Perchuna dottrina possa diventare un albero, le si deve prestar fede per un bel podi tempo; perchle si presti fede, deve venir ritenuta inconfutabile. Llbero ha bisogno di bufere, incertezza, vermi, cattiveria, perchsi riveli da che seme nato, e se esso era forte. Purompersi, se non abbastanza forte! Un seme, invece, puvenire soltanto distrutto, non confutato!

1105 - In conseguenza di uno smisurato atavismo si pucomprendere come, anche oggi, lomo comune attenda sempre, prima, che si formuli unpinione su di lui, e poi, istintivamente, vi si sottometta: e nientffatto soltanto ad una uonaopinione, ma anche ad una cattiva ed ingiusta (si consideri, per esempio, il modo in cui le donne di fede apprendono ad apprezzare o disprezzare se stesse, in massima parte, dai loro confessori; ed il cristiano devoto, dalla sua Chiesa).

1106 - Quando dobbiamo rifarci unpinione su qualcuno, lmpiccio che costui ci ha, in questo modo, procurato, glielo facciamo pagare a caro prezzo.

1107 - La possibilitdi darle contro non rappresenta di certo la pitrascurabile attrattiva di una teoria: proprio per questo che essa attrae a sle teste pifini. A quanto pare, la cento volte confutata teoria del ibero arbitrio se sopravvissuta tanto a lungo, deve ringraziare proprio questa sua attrattiva: c sempre qualche nuovo arrivato che si sente abbastanza forte da confutarla.

1108 - Per le nostre opinioni, non ci faremmo bruciare: non siamo sicuri di esse fino a questo punto. Invece, ci faremmo, forse, bruciare per il diritto ad averle, e cambiarle.

1109 - Si nascondano le proprie opinioni; oppure, ci si nasconda dietro le proprie opinioni. Chi si comporta diversamente, non sa come va il mondo, oppure appartiene allrdine monacale della Santa Audacia.

1110 - A un viaggiatore che aveva visitato molti paesi e popoli, e svariati continenti, una volta fu chiesto quale fosse la caratteristica comune che aveva riscontrato, per ogni dove, negli uomini; ed egli rispose: ttitudine alla pigrizia Molti riterranno che avrebbe potuto pigiustamente e con pivalide motivazioni dire: ttitudine alla paura. Per nascondersi, essi utilizzano le abitudini e le opinioni

1111 - Spesso diamo addosso allpinione di un altro mentre, in realt ci risultato antipatico soltanto il tono con cui la sostenuta.

ORGOGLIO
1112 - Pidi un pavone occulta agli occhi di tutti la sua ruota. E questo atteggiamento, lui lo chiama rgoglio

ORIGINALIT 1113 - Non il vedere, per la prima volta, qualcosa di nuovo, ma il vedere come fosse nuovo ciche, essendo antico, noto dai tempi antichi, per cui tutti lanno givisto fino a farci lcchio: questo il contrassegno di una mente davvero originale. A scoprire per primo le cose, di solito, quel distratto pasticcione del tutto volgare e privo di spirito; voglio dire: il caso.

1114 - Che cos lriginalit Scoprire una cosa che non ha ancora un nome, e dunque, per quanto sia davanti agli occhi di tutti, non la si puchiamare in nessun modo. La gente, abitualmente, riesce a percepire, in sostanza, soltanto cia cui sia stato, prima, attribuito un nome. Lriginalit per lo pi anche capacitdi trovare nomi alle cose.

OSANNA
1115 - Finchnon si entrerin citta cavallo di un asino, non si indurrla folla a gridare sanna

OSPITALIT 1116 - Si riconoscono i cuori che sono capaci di una nobile ospitalitper il fatto che tengono, in molte finestre, le imposte chiuse, le tende tirate: lasciano vuote le loro camere migliori. E questo, perch Perchattendono ospiti di cui non ci si ccontenti

1117 - Alla fin fine, veniamo sempre ricompensati per la buona volont la pazienza, equit mitezza da noi dimostrata verso quanto ci straniero; infatti, lo straniero, lentamente, si sfila i suoi veli, fino a rivelarsi come una nuova, ineffabile bellezza. il suo ringraziamento per la nostra ospitalit Anche chi ama se stesso, avrimparato a farlo per questa via: non ne esistono altre.

OSTETRICI
1118 - C chi cerca un ostetrico che lo aiuti a partorire i propri pensieri, e chi qualcuno a cui poter prestare il suo aiuto: cosnasce un buon dialogo.

OZIO
1119 - Le razze laboriose provano un grosso fastidio nel sopportare lzio: fu un colpo maestro dellstinto inglese santificare e consacrare alla noia la domenica a tal punto che nellnglese rinasce, suo malgrado, la smania di tornare a godere dei suoi settimanali giorni lavorativi.
P

PADRONI
1120 - Far da padroni procura lo stesso piacere che obbedire; solo che far da padroni piace quando non ci si ancora fatta lbitudine, obbedire quando diventato unbitudine. I vecchi servi al servizio di nuovi padroni, nel piacersi, fanno a gara.

PARADISO
1121 - Il sentiero che porta al proprio paradiso personale passa sempre per il voluttuoso indugiare nel proprio inferno personale.

1122 - Finchci saranno roditori, esisteranche un paradiso dei roditori.

PARADOSSI
1123 - I cosiddetti paradossi dellutore, che tanto scandalizzano chi lo legge, spesso non stanno affatto nel libro dellutore, ma solo nella testa di chi legge.

PARASSITI
1124 - Il parassita abita le piccole piaghe occulte nelle anime grandi. Come si fa a distinguere la categoria pielevata degli esseri viventi dalla pibassa? Quella pibassa, sono i parassiti; invece, chi appartiene alla categoria pielevata, colui che dalimento al maggior numero di parassiti.

1125 - La bestia pischifosa che io abbia incontrato tra gli uomini, lo battezzata arassita non voleva amare e, tuttavia, voleva vivere di amore.

PARIT 1126 - Il superiore che si prende confidenze lascia lmaro in bocca, perchnon lo si puricambiare.

1127 - Lspirazione alla paritsi pumanifestare sia con la tendenza a far scendere, a forza di sgambetti atti a sminuire e boicottare, tutti gli altri al proprio livello, sia con quella a salire a forza di riconoscere i loro meriti, aiutarli e rallegrarsi dei loro successi fino a loro.

1128 - Voi, gli eletti, statemi a sentire: sul mercato, nessuno crede che esistano gli eletti. Se proprio volete esporre le vostre idee sul mercato, fate pure! Ma la plebe farspallucce; come per dire: oi siamo tutti uguali

PASSATEMPI
1129 - Questo farsi banditori della veritappare al prossimo nostro come uno sfogo da malvagi; infatti, la tutela della mediocrite della menzogna viene intesa, da lui, come un dovere umanitario. Il nostro prossimo, quindi, pensa che si debba essere ben malvagi, per distruggere cosi suoi passatempi.

PASSIONI
1130 - Nulla pia buon mercato della passione!

1131 - Vuoi dire addio alla tua passione? Fallo, ma senza odio nei suoi confronti. Altrimenti, ti ritroverai con unltra passione.

PAURA
1132 - Tre quarti di tutto il male che viene commesso nel mondo, provocato dalla paura. Il male soprattutto, un processo fisiologico.

1133 - Il pauroso non sa che cosa voglia dire essere soli: dietro la sua sedia, c sempre in agguato un nemico.

1134 - Chi non fa paura a se stesso, non fa paura a nessuno.

PEDANTERIA
1135 - Chi lento nellpprendere convinto che la lentezza sia condizione naturale dellpprendere.

PENSATORI
1136 - Esistono giocatori bizzarri che, anche se mancano la porta avversaria, lasciano il campo di gioco, a modo loro, a testa alta, perch in ogni caso, la loro palla volata molto lontano (comunque, oltre la porta) oppure perch anche se non hanno raggiunto la porta, comunque, hanno raggiunto qualcosltro. Esistono anche pensatori fatti cos

1137 - Quei pensatori in cui tutte le stelle si muovono secondo orbite cicliche, non sono i piprofondi: chi guarda in se stesso come in un immenso universo, e porta in sle proprie vie lattee, sa anche quanto irregolari siano tutte le vie lattee. Esse conducono fino al caos ed al labirinto dellsistenza.

1138 - un pensatore: questo significa che, dellrte di semplificare le questioni complesse, se ne intende.

1139 - Soltanto i pensieri di chi cammina, con se stesso divagando, hanno un qualche valore.

1140 - Non bisogna prestar fede a nessun pensiero che non sia nato mentre si cammina liberamente sotto il libero cielo: che non sia unccasione di festa anche per i muscoli.

PERFEZIONE
1141 - Dannazione! Sempre la stessa, vecchia faccenda! Quando si portata a termine la costruzione della propria casa, ci si accorge di avere, nel corso del lavoro, imparato qualcosa di nuovo ed insospettabile, che sarebbe stato assolutamente necessario sapere prima di cominciare a costruire. Eccolo, lterno, funesto roppo tardi La malinconia propria a tutto ciche compiuto!...

PERFIDIA
1142 - La maniera piperfida per danneggiare una causa difenderla in nome di princ髹i intenzionalmente falsi.

PERICOLO
1143 - Come un cavaliere su di un destriero che smania per buttarsi al galoppo, noi lasciamo cadere le briglie davanti allnfinito: noi uomini oderni noi semibarbari. E siamo davvero nella nostra beatitudine soltanto laddove siamo, al massimo grado, in pericolo.

PERSUADERE
1144 - Tutto il suo carattere poco persuasivo: una conseguenza del fatto che, di raccontare le proprie buone azioni, non perde mai lccasione.

PERVERTITI
1145 - Definisco pervertito un animale, una specie, un individuo, quando smarrisce i propri istinti: quando sceglie, preferisce, ciche gli nocivo. Una storia dei entimenti elevati degli deali dellmanit, consisterebbe, peraltro, pressochnella descrizione dei motivi per cui lomo cospervertito.

PESSIMISMO
1146 - Il pessimismo, si sa, il cancro degli idealisti inveterati e dei bugiardi.

PIRAMIDI
1147 - Una cultura elevata una piramide: essa, per essere stabile, ha bisogno di un terreno vasto e senza dislivelli. Tra i suoi presupposti c, prima di tutto, la piattezza salda e ben compatta dei mediocri.

POETI
1148 - I poeti sono privi di pudore nei confronti delle loro esperienze interiori: si fanno mantenere da loro.

1149 - Il grande poeta, quel che crea, lo attinge solo dalla propria natura ed esperienza; fino al punto che, poi, non riesce pia sopportare le proprie opere.

1150 - Il poeta fa procedere i suoi pensieri assisi solennemente sul ritmo, come fosse un carro. Il fatto che, a piedi, se ne andrebbero tutti storti.

1151 - I poeti, se avvertono in sun r鋙olo di tenerezza, credono sempre che la natura stessa sia innamorata di loro.

1152 - Il poeta vede nel bugiardo un fratello di latte a cui egli abbia bevuto anche la sua parte di latte; costui, cos rimasto sottosviluppato al punto da non riuscire nemmeno a raggiungere ltin cui si mente in buona fede.

1153 - Questa lspirazione del mio esser poeta: comporre in unitdi forma espressiva ciche frammento, enigma e orribile caso.

1154 - I pensieri veri e propri, nei poeti che sono tali davvero, avanzano tutti avvolti nei veli, come le donne arabe; solo lcchio interiore, che va nel profondo dei pensieri, pu al di ldi quei veli, liberamente appuntare lo sguardo. I pensieri, in poesia, in media non valgono quanto li si stima: si paga anche per il velo, e per la propria curiositpersonale.

POLITICA
1155 - Esiste una sorta di entusiastica dedizione, un fanatismo spinto agli estremi, per una persona o un partito, che rivela come noi, in segreto, ci sentiamo superiori a loro, e coviamo contro di loro un sordo rancore. Cos per punirci del fatto che i nostri occhi hanno guardato troppo lontano, decidiamo di fare, per cosdire, i ciechi volontari.

1156 - Dedicato a tutti i partiti: un pastore ha sempre bisogno anche di un montone che guidi il gregge, altrimenti bisogna che egli stesso si faccia, allccasione, montone.

1157 - Ogni partito cerca di raffigurare come non significativo ciche di significativo si sviluppato al di fuori della sua cerchia. Se non ci riesce, allora gli diventa nemico con tanta piasprezza, quanto pieccellente.

1158 - Forse, un giorno, si riderdi quanto, oggi, per i giovani che sono stati educati secondo i precetti del sistema parlamentare, rappresenta un atteggiamento etico; vale a dire: porre la politica del partito al di sopra del proprio senso critico, ed andare incontro ad ogni problema relativo al benessere pubblico secondo il vento cui orientata la vela del partito.

1159 - passato il tempo della piccola politica; giil prossimo secolo portercon sla battaglia per il dominio della terra. La costrizione alla politica grande.

1160 - Ogni filosofia che crede la soluzione al problema dellsistenza possa venire rimossa o risolta da un evento politico, una caricatura di filosofia; una filosofia a testa in gi

1161 - Coloro cui sta a cuore lnesausta dedizione agli interessi del popolo si devono liberare con forza delle invasive ed ossessive suggestioni di tutto ciche contingente: che ha, nel suo essere attuale, il proprio valore.

1162 - Ci si crede minacciati di nuovo dalla schiavit se si sente semplicemente pronunciare la parola utorit. I nostri politici, i nostri partiti, hanno perso la capacitdi valutare istintivamente gli interessi comuni ad un punto tale che preferiscono, dstinto, i fattori disgreganti: ciche affretta la rovina della societ

1163 - In tutto il destino umano non c disgrazia peggiore di quando gli uomini pipotenti sulla terra non sono anche i pieminenti tra gli uomini. Allora tutto diventa falso, distorto e mostruoso. Se poi essi sono gli infimi, e pibruti che uomini, allora la plebe acquista sempre pivalore. Alla fine, la virtplebea pusostenere: edi: io sola, sono la virt
1164 - o servo, tu servi, noi serviamo cosrecita, anche ora, lpocrita preghiera di chi padrone; e guai, se il primo dei padroni non altro che il primo dei servi!

1165 - Tutti coloro che sono malati, o costituzionalmente non sani, nellntento di porre rimedio al loro confuso sentimento di insoddisfazione e di debolezza, cercano istintivamente un branco in cui entrare.

1166 - Non esistono, in politica o nellconomia, situazioni che rendano legittimo e necessario lmpegno di chi possiede le doti spirituali pielevate: un simile scialo spirituale in fondo, peggiore di ogni calamit Si tratta, comunque, di mansioni che sono e devono rimanere confinate a gente dallntelligenza limitata; chiunque sia dotato di unntelligenza non limitata, non deve farsi schiavo di questo lavoro da operaio intento a battere sempre lo stesso chiodo: allora, meglio se tutti gli ingranaggi vanno in malora! E invece, per come stanno oggi le cose, non solo tutti, giorno dopo giorno, si credono tenuti, di queste faccende, a saperne qualcosa, ma vogliono anche impegnarsi in esse in modo continuativo, e per questo piantano in asso anche il loro lavoro: ecco la grande e ridicola follia in cui ci troviamo. A questo prezzo, la icurezza sociale si paga troppo cara; inoltre ed la cosa piassurda in questa maniera, ciche si ottiene, della sicurezza sociale, lsatto contrario.

1167 - Alcuni governano per il piacere di governare; altri, per non essere governati. Per loro, si tratta soltanto del male minore.

1168 - La regale condiscenza insita nelle parole iamo tutti operaisarebbe stata considerata, perfino ai tempi di Luigi XIV, unspressione di cinismo e di temperamento svergognato.

1169 - Chi vuole scuotere le folle, non deve, forse, dare spettacolo di se stesso? Non deve, per prima cosa, fare di se stesso una maschera grottesca che tutti possano capire, e poi far parlare la sua persona e le sue tesi coi tratti grossolani di questo sempliciotto personaggio da commedia?

1170 - Tutti ammirano chi dotato di una volontforte; infatti, nessuno la possiede, e tutti sono convinti che, se la possedero, non porrebbero pilimiti allffermazione di se stessi e del proprio egoismo. Se poi una volonttanto forte mostra di voler provvedere, invece di prestare ascolto alle inclinazioni della propria cupidigia, alla massa, ed appagare, di quella, le voglie, ecco che, nel mentre ci si delinea davanti agli occhi un futuro radioso, lmmirazione ne risulta ampiamente rinnovata. Quanto al resto, egli adatterla sua forte volontai caratteri della massa; infatti, quanto meno essa si vergogneral suo cospetto, tanto piegli risulterpopolare. Dunque, sia egli violento, invidioso, sfruttatore, infido, adulatore, bassamente servile, borioso: il tutto a seconda dei casi.

1171 - Nel momento in cui qualcuno mette in piazza le proprie obiezioni antidogmatiche nei confronti di quanto sostiene un famoso presidente, ovvero ideologo, di un partito, tutti quanti pensano che la causa sia il suo rancore verso di lui. E invece, talvolta, proprio allora che egli cessa di provare quel rancore; infatti, osando mettersi allo stesso livello di quello, si libera dal tormento della gelosia inespressa. MaM

1172 - Chi intende rendere un partito, al suo interno, piforte, non deve far altro che procurargli lccasione di venire trattato in modo evidentemente ingiusto. In questo modo, esso accumula un capitale di quella buona fede della quale, forse, fino a quel momento, mancava.

1173 - Quando un partito si rende conto che uno dei suoi appartenenti, da seguace incondizionato che era, diventato un seguace a certe condizioni, lo tollera cospoco che cerca con ogni sorta di provocazioni e offese di ottenere la sua defezione conclamata, e farne un suo avversario. Infatti, esso ha il sospetto che introdurre nel proprio credo la sola idea di una validitrelativa, lasciare che si parli dei suoi proe contro, che lo si esamini nelle sue varie parti, sia pipericoloso del fatto che lo si attacchi coscom.

1174 - In ogni partito c sempre chi, mostrandosi troppo estremista nel sostenerne il credo politico, induce gli altri alla defezione.

1175 - Ogni partito che sappia assumere lspetto del martire riesce a conquistarsi il cuore dei buoni.

1176 - Affermare con convinzione una cosa ha piefficacia che non argomentarla per esteso, almeno con la maggioranza delle persone. Una lunga argomentazione, infatti, suscita diffidenza. Ecco perchi politici, quando parlano alle folle, per sostenere gli argomenti del loro partito, ricorrono agli slogan.

1177 - Come difficile, nelle discipline con cui non si ha famigliarit trarre conclusioni appropriate! Ora: evidente come, in quella baraonda che il mondo intero, nelle questioni che la politica dove tutto succede allmprovviso, e tutto urgente si trova a dover affrontare ogni giorno, proprio questo trarre conclusioni inappropriate, il mezzo per decidere. Nessuno, infatti, puvantare una piena familiaritcon eventi che han preso corpo giusto la notte prima. Anche per gli uomini di Stato pigrandi, far politica significa improvvisare alla n bocca al lupo

1178 - Di colui che si getta anima e corpo negli avvenimenti esteriori, resta sempre poco. Per questo i grandi uomini politici possono diventare uomini del tutto vuoti, eppure essere stati, una volta, uomini pieni di personalit

1179 - Il buon senso ci salvi dalla convinzione che, un giorno o lltro, lmanitpossa raggiungere ldeale di un sistema politico definitivo, e che la felicitsia destinata ad irradiare unmanita tal punto sistemata con la permanenza di un raggio di sole immutabile come il sole dei tropici.

PONTI
1180 - Nessuno pucostruire per te quellnico ponte su cui dovrai attraversare il fiume della vita.

POPOLI
1181 - Una piraffinata intossicazione rappresenta, per i popoli rozzi, giun progresso. Un passo sulla via della spiritualizzazione.

1182 - Bisogna mettere in conto che sullo spirito di un popolo che soffre vuole soffrire di febbre nervosa nazionalista e di ambizione politica, passino nubi e perturbazioni di ogni sorta; insomma: piccoli attacchi di rimbambimento.

1183 - l nostro prossimo non chi vive in nostra prossimit ma quelli che vivono in sua prossimit: cospensa ogni popolo.

1184 - Un popolo la circonvoluzione che la natura fa per arrivare a sei, sette grandi uomini. S e poi ne gira al largo!

PORTE
1185 - Il bambino, al pari dellomo, in tutte le esperienze che fa, in tutto ciche impara, vede delle porte: solo che, per lui, si tratta di porte di accesso; per lomo, di porte tra stanze comunicanti.

POSSEDIMENTI
1186 - solo fino ad un certo livello che il possesso rende lomo pilibero ed indipendente; un livello piin su, ed il possesso diviene signore, ed il possidente, schiavo. In quel caso, infatti, egli deve sacrificare a ciche possiede il suo tempo ed ogni suo pensiero; inoltre, per lvvenire, resta implicato in certi rapporti fissi, inchiodato ad un posto, incorporato dentro uno Stato. E tutto questo, forse, contro i suoi bisogni piintimi ed essenziali.

1187 - Ed ora, lui, povero: ma non perchgli abbiano portato via tutto; piuttosto, perchha gettato via tutto. Che gliene importa? A trovare, abituato. Sono i poveri a fraintendere la sua volontaria povert

1188 - Chi possiede, verrposseduto.

1189 - La vita puessere stata, per noi, una predona, ed averci preso quanto le riuscito tra onori, gioie, legami affettivi, salute ed ogni sorta di beni; per forse, pitardi, dopo la costernazione iniziale, ci si scopre piricchi di prima. Solo ora, infatti, si scoperto ciche ci appartiene davvero, e che la mano di nessun predone potrmai toccare.

1190 - Alcuni non sanno quanto sono ricchi fino a quando non scoprono quanti ricchi diventeranno ladri a spese loro.

POSTUMI
1191 - Gli uomini nati postumi per esempio, io vengono compresi peggio di quelli attuali, ma li si ascolta meglio. Piprecisamente, noi non veniamo mai compresi: ecco da cosa deriva la nostra autorit

POTERE
1192 - Per quanto riguarda la ben nota lotta per la sopravvivenza, essa mi sembra, per il momento, pipretesa che provata. vero che si verifica, ma come eccezione: il carattere complessivo della vita non la condizione di bisogno, la fame, ma, semmai, la prodigalit lccesso; perfino lo sperpero assurdo di risorse. Dove c lotta, si tratta di lotta per il potere.

1193 - Chi occupa un posto elevato, bene che sviluppi una memoria ruffiana; vale a dire: attrezzata a rilevare, nelle persone, tutte le qualitpossibili, e segnarle con lvidenziatore. In questo modo, le si putenere in un piacevole stato di subordinazione.

1194 - Non esiste un dominatore degno di questo nome che non sia capace di sopportare un soprannome. Anzi, solo che si abbia in mano il potere, si impara a ridere perfino di se stessi.

1195 - Si comanda a colui che non sa obbedire a se stesso. il carattere proprio ad ogni essere vivente.

1196 - Dove ho trovato vita, ho trovato anche volontdi potenza.

1197 - Non sono i bisogni primari, o lvidit il demone degli uomini: lmore per il potere. Date agli uomini tutto: salute, cibo, una casa, divertimenti; essi sono e rimangono infelici e lunatici, perchil demone, in loro, attende ancora, ed intende venire soddisfatto. Togliete agli uomini tutto, e soddisfate, in loro, quel demone; cos saranno quasi felici. Felici per quanto, appunto, uomini o demoni lo possono essere.

POVERT 1198 - Se non si ricchi, bisogna essere orgogliosi quanto basta della propria povert

PRECISIONE
1199 - In generale, mi pare che il concetto di ercezione esatta vale a dire: perfetta rappresentazione interiore di un oggetto, da parte di un soggetto sia un contraddittorio nonsenso. Infatti, tra due dimensioni assolutamente separate come soggetto ed oggetto, non esiste nessuna causalit nessuna precisa corrispondenza, nessuna reciproca ercezione ma, semmai, soltanto un principio di natura estetica. Intendo dire: una trasposizione allusiva, una smozzicata traduzione tentata a dispetto di ogni incompatibilitlinguistica.

PREGHIERE
1200 - La preghiera stata inventata per coloro che, quando sono soli, in effetti, non trovano niente a cui pensare, e per i quali llevazione dellnima rimane un fatto sconosciuto o che, comunque, non si vede. Gente come questa, nei luoghi sacri, ed in tutti quei momenti della vita che, essendo solenni, richiedono calma ed una qualche dignit che dovrebbe mai fare? Dunque, perch quanto meno, non disturbassero, i saggi fondatori di tutte le religioni, grandi o piccole che fossero, ha imposto loro le formule della preghiera. La religione, da gente simile, pretende solo che se ne stiano calmi e tranquilli.

PRESUNZIONE
1201 - Esistono persone che, quando montano in collera ed offendono gli altri, per prima cosa pretendono che nessuno se ne abbia a male, e poi che tutti li compiangano per il fatto di essere soggetti a raptus cosviolenti. A tal punto giunge lmana presunzione.

PROFESSIONI
1202 - Nel corso del viaggio, di solito, ci si dimentica la sua m鋈a. Quasi ogni professione viene scelta ed intrapresa come mezzo per raggiungere un fine; poi, per viene proseguita come avesse, in se stessa, un fine.

1203 - Ogni accattone diventa un ipocrita; allo stesso modo si comporta chiunque faccia di una sua deficienza; di una condizione sia essa interiore, oppure sociale di bisogno, il proprio mestiere.

1204 - Attualmente, una moda europea trattare i grossi affari con ironia. Infatti, con tutto il gran daffare che comporta lsserne schiavi, non si ha il tempo di prenderli sul serio.

PROFONDIT 1205 - Negli individui profondi, come nei pozzi profondi, quando qualcosa gli cade dentro, ci vuole molto tempo, prima che raggiunga il fondo. Chi se ne sta lad osservare, di solito, non aspetta abbastanza a lungo: per questo facile che prenda gli individui simili per testardi irremovibili; oppure, anche, per noiosi.

1206 - Chi sa di essere profondo, cerca di essere chiaro; chi cerca di sembrare profondo alla massa, si ingegna per risultare oscuro. La massa, infatti, ritiene profondo tutto cidi cui non riesce a scorgere il fondo. A tal punto essa paurosa, e riluttante ad entrare in acqua.

1207 - Dovunque ti trovi, scava in profondit / La sorgente lsotto. / Non ti preoccupare, se la gente / cupa grider lnferno, lsotto!
1208 - I Greci erano superficiali per troppa profondit

1209 - Le spiegazioni mistiche vengono considerate profonde; la veritche non riescono ad essere neppure superficiali.

1210 - Lpinione pubblica scambia facilmente chi pesca nel torbido con chi attinge dal profondo.

1211 - Ogni pensatore profondo teme pidi venir compreso che di venir frainteso. Di questltima cosa soffre, forse, la sua vanit della prima, invece, il suo cuore. La sua simpatia, che non si stanca di dire: h, perchvolete avere anche voi una vita dura come lo io?
1212 - possibile che uno riveli con quanta superficialite faciloneria il suo spirito si fino a quel momento, trastullato nei territori della cultura, proprio per il pathos che la seriositimprime in lui.

1213 - La profonditvirtdei giovani; la chiarezza, dei vecchi. Se, tuttavia, i vecchi talvolta parlano e scrivono imitando lo stile di chi profondo, lo fanno per vanit credendo di acquistare, in questo modo, il fascino della giovinezza, delldeale: di uno slancio in avanti denso di aspettative e speranze.

PROGRESSI
1214 - Dannazione! Dannazione! Come? Non se ne sta forse tornando indietro?S Ma, voi lo fraintendete, se gliene fate un rimprovero. Torna indietro, come tutti coloro che vogliono spiccare un gran salto. JGB

1215 - Io lodo, ad ogni passo che fanno, coloro che avanzano; vale a dire: coloro che lasciano sempre indietro se stessi, e non si danno pensiero se ci sia qualcuno, poi, disposto a seguirli.

PROMESSE
1216 - Quando viene fatta una promessa, non sono le parole, a promettere, ma tutto ciche esse lasciano inespresso. Anzi, le parole privano di forza una promessa, perchliberano e dissipano una parte di quella forza da cui la promessa deriva la propria forza. Dunque, chiedete che vi porgano la mano, e ponetevi il dito sulla bocca: in questo modo, farete il pisicuro dei voti.

PROSPETTIVE
1217 - Il mio occhio, debole o forte che sia, scorge solo una parte dellrizzonte; in questo spazio, io esisto e mi muovo. Questo confine il mio destino, grande o piccolo che sia; ad esso, non posso sfuggire. Allo stesso modo, ldito ci limita in un piccolo ambito; ed ugualmente il tatto. Sulla base di questi orizzonti in cui i nostri sensi rinchiudono, come tra le mura di una prigione, ognuno di noi, misuriamo il mondo, definendo ogni cosa come lontana o vicina, grande o piccola, dura o morbida. Tutto questo misurare, lo definiamo ensazione E invece, sempre e soltanto, in s un errore!

1218 - Per vedere molto, necessario imparare a distogliere lo sguardo da se stessi.

1219 - Parecchia gente non capace di scorgere, negli individui, sentimenti elevati, e allora definisce virtil proprio osservare troppo da vicino le loro bassezze; vale a dire: il proprio malocchio.

1220 - Ciche i sensi avvertono, ciche lo spirito conosce, non mai fine a se stesso. Ma sensi e spirito vorrebbero convincerti che sono il fine di tutte le cose: tale, la loro vanit

1221 - Voi guardate in su, quando aspirate ad elevarvi. Io, invece, guardo in gi infatti, sono gielevato.

1222 - Chi si mostra lieto anche sul rogo, non sul dolore, che trionfa, ma sul fatto che non avverte dolore, laddove, invece, se lo aspettava.

1223 - Al di ldel nostro angolino di mondo, non ci dato di vedere nulla. Voler sapere se potrebbero esistere intelletti di altro tipo, capaci di prospettive diverse da quelle umane ad esempio, se siano possibili esseri la cui percezione del tempo vada a ritroso, oppure, alternativamente, prima in avanti e poi indietro; il che comporterebbe, per loro, una prospettiva diversa sullsistenza, perchdiversa sarebbe la loro concezione del principio di causa ed effetto una curiositpriva di speranza. Io, per penso che oggi, per lo meno, siamo lontani dalla ridicola immodestia di decretare, chiusi nel nostro angolino, che solo da questo angolino sia possibile avere una prospettiva sul mondo. Semmai, per noi, il mondo ritornato ad essere nfinito in quanto non possiamo rifiutare la possibilitche esso racchiuda infinite interpretazioni.

1224 - Piin alto saliamo, pipiccoli sembriamo, a coloro che non sanno volare.

1225 - Quando due persone lottano tra loro, oppure si amano, o si ammirano, ad assumere la posizione piscomoda, sempre quella piin fregola. La stessa cosa vale per due popoli.

1226 - Le grandi stagioni della nostra vita si hanno quando noi troviamo il coraggio di invertire il nome delle nostre meschinitcon quello delle nostre migliori qualit

1227 - ui la vista sgombra, lo spirito sollevato Ma esiste una specie opposta di uomini, che stanno anchssi sulla vetta, ed hanno, anche loro, loro la vista sgombra; eppure, guardano in basso.

1228 - Se vuoi, per valutarlo, misurare qualcosa, devi dirgli addio, almeno per un po Solo quando si lasciata la citt si vede fino a quale altezza le sue torri sovrastino le case.

1229 - Perchgli esseri umani non riescono a vedere le cose come stanno? Perchnon riescono a farsi da parte, e, cos le nascondono.

1230 - Quanto piintensa e positiva la vita che si conduce, tanto pisi pronti, per una sola sensazione che sia intensa, a rimetterci la vita.

1231 - Chi non vuole vedere lltezza di un uomo, tanto pisi mette a fissare le sue parti basse, che sono in primo piano; e con ci tradisce se stesso.

1232 - Quando un pensatore assume una posizione che non ci piace, lo critichiamo aspramente; sarebbe piragionevole farlo, invece, quando la posizione che ha assunto ci piace.

1233 - Lrrore non sta solo nel sentimento che ti fa dire a colpa, la mia ma anche in quello contrario: a colpa non la mia, ma, da qualche parte, ci sarpure qualcuno che ce la! Ma proprio questo a non essere vero: i filosofi devono anche saper dire, come Cristo, on giudicate! La differenza decisiva tra il modo di ragionare dei filosofi e quello degli altri sta in questo: ai filosofi interessa che si arrivi ad un giudizio; agli altri essere, in prima persona, giudici.

1234 - La brevitdella vita umana porta a sostenere molte cose sbagliate su quali siano i caratteri peculiari alla natura umana.

1235 - Chi ha conosciuto lmoralitcome corollario del piacere il suo modello sono gli ex-goliardi gaudenti si immagina che la virtdebba avere per corollario lnfelicit Chi, invece, ha avuto lsistenza devastata dalle sue passioni ed i suoi vizi, nella virtvede, in prospettiva, la pace e la felicitdello spirito. Ecco perchpudarsi che due persone di specchiata virt tra loro, non si capiscano per niente.

1236 - Le cose che ognuno ha davanti agli occhi, sono quelle che gli risultano pidifficili da mettere a fuoco e, di solito, non vengono tenute in alcun conto: da questa cattiva visuale provengono, ad ognuno, pressochtutti i suoi difetti fisici e spirituali.

1237 - Tra buone azioni e cattive azioni non c una differenza di caratteri genetici, ma solo di livello evolutivo: le azioni buone sono cattive azioni incivilite; quelle cattive, buone azioni che la regressione allo stato brado ha reso cretine.

1238 - Se una persona non ci piace, dei suoi atteggiamenti gentili nei nostri confronti, gliene facciamo altrettante colpe.

PROSSIMO
1239 - Che cosa ne sappiamo, del nostro prossimo? Non ne comprendiamo niente, se non le trasformazioni che esso opera in noi. Gli diamo un aspetto conforme a quanto sappiamo di noi stessi; ne facciamo un satellite del sistema di cui noi siamo il sole. E quando esso ci illumina o ci eclissa, anche se, in entrambi i casi, di tali effetti, siamo noi la causa, siamo persuasi del contrario. Quello in cui viviamo, un mondo di fantasmi. M

1240 - Aiutati e vedrai che tutti ti aiuteranno: questo il principio su cui si basa lmore del prossimo.

PROVVIDENZA
1241 - Se si avesse in corpo una qualche misura, anche esigua, di senso del sacro, un Dio che, provvidenzialmente, ci guarisce dal raffreddore, o che ci ordina di salire in carrozza nel preciso istante in cui si scatena un acquazzone, dovrebbe risultarci un Dio assurdo a tal punto che, anche nel caso esistesse, bisognerebbe toglierlo di mezzo.

PRUDENZA
1242 - Quando la casa brucia, si lascia lperfino il pranzo. Gi ma poi si va a rovistare nella cenere per tirarlo fuori.

PSICOLOGIA
1243 - Su noi stessi compiamo esperimenti che non ci permetteremmo mai su nessun animale. Tutti contenti, e curiosi, incidiamo lnima nella viva carne, per guardarci dentro; tanto, della alute dellnima che ce ne importa! Essere malati, istruttivo; in proposito, non abbiamo dubbi. Piistruttivo che essere sani.

PUDORE
1244 - Il fascino della conoscenza sarebbe limitato, se sulla via che porta ad essa non ci toccasse di scavalcare tanto pudore.

1245 - Il pudore ingegnoso: non sono le cose pinefaste quelle di cui ci si vergogna nel modo pinefasto. Dietro una maschera non c solo malizia; sono tante, le qualitche si nascondono nellstuzia. Io potrei supporre che un uomo che debba nascondere qualcosa di prezioso e fragile se ne vada per la vita rotolando, grasso e tondo, come una di quelle vecchie botti per il vino, dalle pesanti carenature di ferro, e tutte incrostate di gromma: cosesige il suo delicato sentimento del pudore.

1246 - Gli uomini, quando fanno pensieri osceni, non si vergognano; ma quando si mettono in testa che la gente intuisca i pensieri osceni che fanno; allora, s

1247 - La tendenza ad umiliarsi, farsi derubare, sbeffeggiare e sfruttare potrebbe rappresentare il pudore di un dio, quando sta tra gli uomini.

PULSIONI
1248 - Cicontro cui bisogna lottare, per costringerlo entro certi limiti, o che, in certi casi, bisogna distogliere del tutto dalla mente, andrsempre definito malvagio?

PUREZZA
1249 - Di certo, tra tutte le graduali purificazioni che allmanitsi prospettano, la purificazione dei sentimenti pielevati saruna delle pigraduali.
R

RAGIONE
1250 - La agioneil motivo piprofondo per cui noi falsifichiamo le prove che ci forniscono i sensi. Infatti i sensi, nella misura in cui ci provano il divenire, il trascorrere, il mutamento di tutte le cose, non ci ingannano.

1251 - Ragione ed istinto, per loro natura, mirano dritte ad una medesima m鋈a.

1252 - In tutte le cose, di impossibile c solo la razionalit

1253 - La ragione: una faccenda tediosa.

RAPPRESAGLIE
1254 - La mia rappresaglia consiste nel rispondere alla stupidit il pipresto possibile, con una dimostrazione di intelligenza: forse, lnico modo per far pari.

RASSEGNAZIONE
1255 - Che cos la rassegnazione? la postura picomoda per un malato che, a causa del dolore, si rigirato a lungo nel letto, sperando di trovarla; alla fine, si stancato, e cosla trovata!

REAZIONARI
1256 - Il processo di democratizzazione delluropa inarrestabile: chi vi si oppone, per farlo, deve utilizzare proprio quegli strumenti che le teorie democratiche hanno messo, per la prima volta, a disposizione di tutti. Il risultato che rende quegli stessi strumenti piduttili ed efficaci.

REDENZIONE
1257 - Nel negare e nel distruggere si pu talvolta, riconoscere unmanazione proprio di quel potente anelito a rendere lmanitsanta e redenta che Schopenhauer, il filosofo educatore, ha fatto balenare per primo in noi, uomini senza sacralite materialisti da capo a piedi.

REGOLE
1258 - Tutte le regole hanno lffetto di distogliere dallo scopo che ha dato origine alla regola, e di rendere piirresponsabili.

1259 - Ogni regola un regalo. Le regole che rendono ognuno di noi quello che sono anche il regalo che gli ha fatto il destino.

1260 - il futuro a stabilire le regole per il nostro presente.

RELIGIONI
1261 - Questa la maniera in cui le religioni si estinguono: il sentimento del mito vien meno, sostituito dalla pretesa della religione ad essere fondata su basi storiche.

REPUTAZIONE
1262 - Chi non ha, almeno una volta, offerto in sacrificio se stesso al Moloch della buona reputazione?

1263 - I parenti di un suicida pensano sia stata una vera disgrazia che non sia rimasto in vita per riguardo alla loro reputazione.

1264 - pifacile sbarazzarsi della propria cattiva coscienza che della propria cattiva reputazione.

RESPONSABILIT 1265 - Lomo soltanto allomo stesso, un pesante fardello! Questo succede perchsi carica sulle spalle troppe cose che non sono affar suo. Come un cammello, si mette in ginocchio e lascia che lo si carichi ben bene. In modo particolare, lomo forte e paziente, in cui esiste un innato rispetto dei valori, si assume il peso di troppe parole: troppi valori pesanti, ed a lui estranei; e allora, la vita finisce per sembrargli un deserto!

1266 - Anche se il futuro non ci lasciasse alcuna speranza, il miracolo del nostro esistere contingente; il nostro esserci, nellstante presente; questo enigma per cui noi siamo vivi proprio ora, eppure, per venire al mondo, avevamo il tempo infinito; il fatto di non poter disporre che di una giornata lunga una spanna, e nel suo corso dover mostrare per quale motivo e a quale scopo noi siamo venuti al mondo proprio ora: tutto questo ci incoraggia con la massima forza a seguire il nostro criterio, la nostra legge. Della nostra esistenza, dobbiamo rispondere a noi stessi.

1267 - Ldea che vi sia un iostata, fino ad oggi, la pigrande requisitoria contro lnnocenza dellsistereNegando Dio, noi neghiamo, con lui, la nostra responsabilit Solo cospossiamo davvero redimere il mondo. GD

RIGUARDI
1268 - Chi si sempre molto riguardato, a forza di riguardi, finisce per ammalarsi.

RIMORSI
1269 - Provare ira o addirittura rimorso perchsi fallito in qualcosa, lasciate che succeda a coloro che agiscono per obbedire agli ordini di qualcuno, e che devono aspettarsi di venirsi presi a legnate, se il loro benigno signore non soddisfatto del risultato.

1270 - Il rimorso come il morso che il cane da una pietra: una stupidaggine. MaM

1271 - Mi manca un criterio di base per capire che cosa sia il imorso per quanto ne sento dire, non mi pare il rimorso sia una cosa che merita rispetto.

1272 - Lomo capace di rimpianto e rimorso perchsi considera libero, non perchlo

RINGRAZIAMENTI
1273 - Rifiutare un favore, perfettamente lecito; ma rifiutare un ringraziamento (oppure il che, lo stesso accettarlo in modo freddo e convenzionale), mai. Questo, offende profondamente. E perch

RINUNCE
1274 - La mancanza di autocontrollo nelle piccolezze erode lttitudine alla grandezza fino a mandarla in rovina. Ogni giorno in cui non ci sia negati, almeno una volta, qualche piccola cosa, un giorno male impiegato, ed un pericolo per quello successivo. Questa ginnastica indispensabile, se si vuole continuare a sentirsi, con gioia, padroni di se stessi.

1275 - Un individuo che sia riuscito a scrollarsi di dosso le catene con cui la vita abitualmente ci avvince al punto tale che, per il resto della sua esistenza, si propone come unico scopo una conoscenza sempre piprofonda del vero, deve saper rinunciare senza rimpianto, di buon grado, a molte delle cose che per gli altri hanno valore; anzi, a quasi tutto. Gli deve bastare quel suo librarsi libero e redento da ogni paura al di sopra di uomini, usanze, leggi e luoghi comuni: gli parr quella, la pidesiderabile delle condizioni.

RISPETTO
1276 - Gli uomini devono imparare anche ad ossequiare, oltre che a disprezzare.

RITRATTI
1277 - Il filisteo, quando si mette seduto a scrivere, prende sempre lspetto di uno che voglia farsi fare un ritratto. UB

ROMANTICISMO
1278 - Questo sistematico ridurre la cultura ai suoi elementi amari, aspri, dolorosi, come prescriveva la nausea provocata da una malaccorta dieta spirituale resa cattiva abitudine: tutto questo, lo chiamano omanticismo

1279 - Che cos il romanticismo? Ogni arte, ogni filosofia, possono essere considerate un mezzo per curare ed aiutare gli esseri viventi, nella lotta quotidiana che conducono per svilupparsi. Esse presuppongono, sempre, cose che fanno soffrire e persone che soffrono. Esistono, per due specie di persone che soffrono. I primi soffrono per una sovrabbondanza di slancio vitale: essi vogliono unrte dionisiaca e, di conseguenza, una concezione ed una consapevolezza tragica della vita. In secondo luogo, ci sono quelli che soffrono per una penuria di slancio vitale: mediante lrte e la cultura, essi cercano di ottenere pace, silenzio, bonaccia di mare, redenzione da se stessi; oppure, al contrario, ebbrezza, spasimo, stordimento, follia. Alla dissociazione interiore cui portano i bisogni contrastanti di questltima specie corrisponde tutto ciche, nelle arti e nelle scienze, si intende per omantico

RUOLI
1280 - Quando un individuo comincia a scoprire fino a che punto egli stia recitando un ruolo, e fino a che punto ci sono, in lui, le potenzialitdellttore, ecco che diventa un attore.

1281 - Anche noi ci aggiriamo in mezzo allumanit: anche noi indossiamo con modestia quel costume nel quale (come noi fossimo il quale) gli altri ci conoscono, rispettano, cercano. Con esso, ci rechiamo in societ vale a dire: tra gente travestita come noi, ma che non vuole venire definita cos Anche noi ci comportiamo come tutte le scaltre maschere, ed ogni curiositche non sia appropriata al nostro ostume la mettiamo alla porta con modi cortesi. Tuttavia, esistono altre maniere, altri trucchi illusionistici, per aggirarsi tra gli uomini; per aggirarli Per esempio, il trucco del fantasma: assai consigliabile, se si vuole, per sbarazzarsene in fretta, spaventare la gente. Test di prova: la gente protende la mano verso di noi, e non riesce a toccarci. Questo, spaventa. Oppure: passiamo attraverso una porta chiusa; oppure: passiamo tra la gente quando tutte le luci sono spente; o ancora: dopo che siamo gimorti. Questltimo il trucco illusionistico tipico degli uomini postumi per eccellenza.
S

SACRIFICI
1282 - Potendo scegliere, preferiamo un sacrificio grande ad uno piccolo. Del grande, infatti, possiamo sentirci ripagati con lmmirare noi stessi; cosa che, col piccolo, non possibile.

1283 - Chi ha davvero fatto sacrifici, sa che cosa ne voleva ricavare, ed ha ottenuto. Forse, ha sacrificato una parte di sad una parte di s in una certa fase della sua vita, ha concesso qualcosa per avere, in unltra, qualcosa in pi Forse, soprattutto, per contare di pi o soltanto per non sentire se stesso come superfluo: no dei pi.

1284 - Sul sacrificio e sullo spirito di sacrificio, le vittime sacrificali hanno unpinione diversa da quella degli spettatori; per da sempre, non le si fa parlare.

SAGGEZZA
1285 - La saggezza il mormorio con cui il solitario parla a se stesso tra la folla del mercato.

1286 - Si puannunciare la propria saggezza anche con le campane, ma i mercanti sulla piazza le copriranno, pur sempre, col tintinn髺 dei loro spiccioli.

1287 - La saggezza, alla plebe, sembra una specie di fuga; un artificio, un tiro mancino col quale ci si tira fuori da un brutto gioco.

1288 - Ritengo che proprio i filosofi si siano sempre sentiti del tutto lontani da quanto il popolo (e chi, oggi, non opolo) intende per saggezza: quella passivitfurbesca e bovina, quella devota mansuetudine da curato di campagna, quando se ne sta sdraiato sul prato ed osserva la vita con ruminante gravit

1289 - Ogni tanto, dobbiamo lasciarci soddisfare dalla nostra follia, se vogliamo poter continuare ad essere soddisfatti della nostra saggezza.

SANTIT 1290 - Finora, gli uomini pipotenti si sono sempre verecondamente genuflessi di fronte ai santi: quella sottomissione volontaria di s quella estrema rinuncia, che sono un vero enigma. Ma perchtutto questo genuflettersi? Nel santo essi intravvedevano acquattato, per cosdire, dietro il suo aspetto fiaccato e miserando, come dietro un punto interrogativo la forza superna che mercuna tale sottomissione voleva di sdar prova: quella forza di volontin cui essi riconoscevano e sapevano di tributar onore alla propria stessa forza, il proprio dominante principio di piacere. Onorando il santo, essi rendevano onore ad una parte di se stessi.

1291 - Chi scopre che cosa sia la morale, scopre anche che tutti i valori nei quali si crede, o si creduto, sono disvalori. Nelle tipologie umane piglorificate o addirittura santificate, egli non vede pinulla di glorioso. In esse, egli vede la pinefasta specie di creature deformi. Nefasta, per il suo potere di affascinare.

1292 - La santitlrizzonte delldeale per tutti coloro che la natura ha fatto miopi.

1293 - Com possibile lnnichilimento della volont Com possibile il santo? Come? Il iracolosarebbe soltanto un errore di interpretazione? Un difetto di filologia?

SCETTICISMO
1294 - I filosofi dellvvenire sorrideranno, questi spiriti austeri, se qualcuno diral loro cospetto: uesto pensiero mi eleva: come potrebbe non essere vero?Oppure: uellpera mi estasia: come potrebbe non essere bella?Oppure: uesto artista mi fa pigrande; come potrebbe non essere grande?Essi non avranno forse solo un sorriso, ma un reale disgusto di fronte a tutto ciche venga ridotto a questo criterio pietistico, idealistico, effemminato, ermafrodito.

1295 - Uno spirito che aspiri a qualcosa di grande, e che aspiri anche ai mezzi per ottenerlo, necessariamente, uno scettico.

1296 - Ammesso dunque che un qualche tratto, nella figura dei filosofi dellvvenire, induca a chiedersi se il loro destino non sia, magari, quello di farsi scettici; dicendo questo, per s indicato soltanto un certo loro carattere, e non loro stessi. Non c dubbio: questi Imminenti potranno men che meno essere privi di quelle qualitserie e poco rassicuranti che separano il critico dallo scettico. Intendo dire: la sicurezza nella misura dei valori, la cosciente applicazione pratica di un metodo unitario, il coraggio prudente, la capacitdi far parte per se stessi e rispondere di s

SCIENZA
1297 - Ldea che vi sia una sola interpretazione corretta del mondo: quella che ammette, come parametri, numeri, calcoli, pesi, vista, tatto, e niente altro, una goffa ingenuit sempre che non si tratti di unffezione mentale, di un idiotismo. Non sarebbe, invece, piverosimile, pensare che, di tutto ciche esiste, siano proprio gli elementi pisuperficiali ed esteriori quelli pifenomenici: il modo in cui ogni cosa assume una scorza e una figura i primi a lasciarsi afferrare? Forse, addirittura gli unici che si lascino afferrare? Unnterpretazione cientificadel mondo, di conseguenza, pusempre darsi che sia una delle pistupide vale a dire: povere di senso tra tutte le possibili interpretazioni del mondo. Tutto questo, era inteso come diretto alle orecchie e la coscienza dei signori Meccanicisti, che, al giorno dggi, vanno volentieri a braccetto con i filosofi, e sono assolutamente persuasi che la meccanica sia la dottrina di tutte le leggi naturali da quelle fondamentali allltima delle conseguenti sulle quali, in quanto causa prima, tutto ciche esiste fonda la propria costituzione organica. Ma un mondo essenzialmente meccanico sarebbe un mondo essenzialmente privo di senso! Supponiamo che il valore di un brano musicale venga fatto consistere in quanto di esso possa venire reso cifra numerica, calcolato, ridotto a formula matematica: una simile valutazione cientificadella musica, come sarebbe assurda!

1298 - Le nostre nozioni di tempo e di spazio sono erronee; infatti, se sottoposte ad unnalisi consequenziale, portano a contraddizioni logiche. In ogni determinazione di dati scientifici noi ci basiamo, inevitabilmente, su unitdi misura false; siccome, per queste unitdi misura sono, per lo meno, costanti come, per esempio, le nostre nozioni di tempo e di spazio la coerenza interna che ne risulta conferisce ai dati scientifici un aspetto convincente di rigore e di affidabilit

1299 - Nella natura dellomo di scienza insito un vero e proprio paradosso: egli si comporta, nella vita, con la beata indolenza dello scioperato; come se lsistenza non fosse una faccenda disperata ed inquietante, ma un possesso sicuro, la cui durata ci sia stata garantita eterna. Egli sembra vivere, dilapidare unntera vita, a porsi domande la cui risposta, in fondo, dovrebbe risultare di qualche rilievo solo a chi fosse sicuro di avere davanti a stutta lternit

1300 - La scienza sta alla saggezza come la virtalla santit fredda, arida, senza amore, e non conosce quel sentimento profondo di insoddisfazione che una specie di nostalgia.

1301 - Finchper cultura si intender in sostanza, soltanto la promozione del sapere scientifico, il progresso della cultura aggirercon freddezza spietata le personaliteminenti, e la loro sofferenza. La scienza, infatti, di ogni questione fa un problema di dottrina; entro il suo dominio, la sofferenza individuale precisamente, una circostanza disdicevole e incomprensibile. Quindi, una volta di pi un problema di dottrina.

1302 - Lo scienziato, se intende, una volta terminata lindagine su di un determinato soggetto, passare ad un altro, ci focalizza sopra il proprio intero orizzonte visivo. Unmmagine, la fa diventare un insieme di punti; si comporta come uno spettatore che, per osservare meglio la scena, impugnasse un binocolo, per poi vedersi balenare davanti agli occhi ora una testa, ora una giacca, e una camicia; mai, per una figura intera.

1303 - Lo spirito scientifico forse, solo paura: una scappatoia al pessimismo? Una sottile legittima difesa contro la verit Usando il gergo della morale: sarebbe una forma di falsitcodarda? Usando un gergo immorale: unstuzia?

1304 - In cinque o sei teste affiora, forse, oggi, come un timido barbaglio antelucano, il fatto che la fisica non sia altro che una riduzione a certe regole: una interpretazione (la nostra interpretazione! mi sia concesso dirlo), e nientffatto una delucidazione del mondo. Tuttavia, essa, fin tanto che poggia sulla fede nei sensi, ha maggior valore ed destinata, alla lunga, nel tempo, a venire a contare ancora di pi vale a dire: a divenire criterio dimostrativo. Ha dalla sua parte le dita e gli occhi; ha dalla sua parte lvidenza visiva e la palpabile tangibilit tutte cose che, incantando per magica malia untdal sentire fondamentalmente plebeo, la fanno, della fisica, convinta interlocutrice e convincente testimone; infatti, essa aderisce al canone di veritstabilito da quel sensualismo che gode di eterno favore popolare. Che cos chiaro, che cos ichiarato Prima di tutto, ciche si lascia vedere e toccare: fino a tal punto bisogna spingere ogni problema.

1305 - Vogliamo introdurre in tutte le scienze la purezza ed il rigore della matematica, nella misura in cui cisia possibile, non perchsiamo convinti che per questa via giungeremo a conoscere le cose, ma per segnare, in questo modo, i limiti tra la conoscenza di noi stessi e la conoscenza del mondo. La matematica soltanto un mezzo per conoscere lomo nella sua essenza ultima e complessiva.

1306 - La paura il sentimento originario e fondamentale dellomo. Con la paura si spiega ogni cosa: il peccato originale e le virtoriginarie. Questa antica, atavica paura resa, infine, pisottile, spirituale, intellettuale oggi mi pare si chiami cienza

1307 - Tutti quelli che si dedicano ad una scienza ed il cui cuore comincia a bruciare di sacro zelo solo dopo che vi hanno fatto qualche scoperta, vuol dire che non hanno, per essa, alcun interesse reale.

1308 - Ogni scienza deve lver raggiunto continuitstorica e validi principi fondanti soprattutto al fatto che lrte di leggere in modo corretto intendo dire: la filologia ha toccato il grado pialto del suo sviluppo.

1309 - Al giorno dggi, le scienze comprendono un campo cosvasto, ciascuna eleva la sua torre ad una altezza cosvertiginosa, da rendere elevata anche la probabilitche il filosofo, giallnizio dei suoi studi, si senta stanco, e voglia aggrapparsi a qualcosa di solido: ed ecco nato uno pecialista Le vette cui mirava, egli non le toccherpi quelle da cui il suo sguardo, circospetto, possa sovrastare tutto; vedere tutto al di sotto di s

1310 - Lbilitdei nostri scienziati, il loro puntiglio senza vita, la loro testa che fuma giorno e notte, la loro stessa maestria da artigiani: quanto spesso, tutto questo, acquista il suo vero senso soltanto nel far sche un problema, ai loro occhi, non si renda pievidente! La scienza come narcotico autoprescritto: lo concepite, questo?

1311 - Finora, la pianta di ogni scienza si sviluppata sul fusto della cattiva coscienza.

1312 - Ciche produce stupefazione, nella scienza, lpposto della stupefazione che un prestigiatore provoca ad arte. Mentre, infatti, costui ci vuole convincere a vedere un nesso di causa-effetto assai semplice, laddove, di fatto, lffetto viene prodotto da un insieme di cause assai complesse, la scienza ci obbliga a perdere la fiducia in un nesso causa-effetto assai semplice proprio laddove tutto appare quanto mai evidente e comprensibile: in tutti i fenomeni in cui lvidenza fa di noi tanti giullari. Le ose semplicisi sono alquanto complicate: di questo, non ci si stupirmai abbastanza!

1313 - Come? Il fine ultimo della scienza sarebbe quello di assicurare allomo il massimo grado di piacere ed il minimo di dispiacere che sia possibile? E se piacere e dispiacere fossero legati tra loro a filo doppio, di modo che, chi vuole godere al massimo grado del primo, deve accettare anche, al massimo grado, il secondo?

1314 - Negli ultimi secoli, ci si adoperati per divulgare la scienza; in parte, perchsi sperava, in essa, e per suo tramite, di comprendere nel modo migliore la bonte la saggezza di Dio; in parte, perchsi credeva che la scienza fosse un valore assoluto, la cui utilitderivasse, specificamente, dallntimo legame presupposto tra morale, conoscenza e felicit in parte perchnellmore per la scienza si riteneva di identificare un amore disinteressato, innocuo, capace di bastare a se stesso, davvero innocente, e cui gli istinti malvagi dellomo non potessero prendere parte. Dunque, la diffusione della scienza ha avuto origine da tre errori.

1315 - Ogni scienza, sia naturale, che innaturale in tal modo definisco lutocritica della conoscenza oggi rivolta allo scopo di dissuadere lomo da quel rispetto per se stesso che, prima, possedeva; quasi non fosse altro che bizzarra presunzione.

1316 - Per definire la scienza, sarsufficiente considerarla la riduzione delle cose ad una prospettiva antropomorfica, realizzata nel modo piobbiettivo possibile. Col descrivere i fenomeni naturali nel loro succedersi, noi, cos impariamo a descrivere, con sempre maggiore esattezza, noi stessi.

1317 - pur sempre una fede metafisica, quella su cui si basa la nostra fede nella scienza.

SCOPERTE
1318 - Chi ha rinunciato a qualcosa radicalmente ed ormai da lungo tempo, se poi, per caso, si imbatte di nuovo in quella stessa cosa, crederquasi di averla scoperta.

SCRITTORI
1319 - Chi traspone sulla carta le proprie sofferenze, diventa un autore triste; invece, se vi traspone ciche ha sofferto, e per quali vie, oggi, riposa nella gioia, diventa un autore serio.

1320 - A: o non appartengo alla categoria di coloro che pensano tenendo in mano la penna giintinta nel calamaio; tanto meno sono uno di quelli che, seduti sulla loro seggiola, fissando il foglio bianco, lasciano briglia sciolta ai propri trasporti emotivi, col calamaio bello aperto davanti a s Ogni volta che mi metto a scrivere, io provo un senso di ira e vergogna. Per me, lo scrivere una necessitfisiologica: mi ripugna perfino parlarne in chiave metaforica B: a perchscrivi, allora?A: bbene, mio caro: ti devo dire, in confidenza, che fino ad ora non ho trovato altro mezzo per liberarmi dei miei pensieri B: perchte ne vuoi liberare?A: erchlo voglio? Dunque, sarei io a volerlo? Io devo farlo!B: h, basta; basta cos

1321 - Lutore migliore migliore deve essere quello che, di diventare scrittore, si vergogna.

1322 - Se si scrivono libri, non lo si fa, forse, proprio per nascondere quel che si serba dentro di s

1323 - Bisognebbe considerare gli scrittori come dei malfattori meritevoli di assoluzione o di grazia soltanto in rarissimi casi: sarebbe un mezzo efficace contro la proliferazione eccessiva dei libri.

SCUSE
1324 - Il disgusto per il sudiciume puessere cosgrosso da far sche non ci laviamo: non ci iustifichiamo

1325 - Quando qualcuno si scusa con noi, deve farlo molto bene. Altrimenti, facile che finiamo per sentirci noi, i colpevoli, e proviamo una sensazione spiacevole.

S 1326 - Per quanto attiene alla superstizione dei logici, io non mi stanchermai di tornare a sottolineare sempre un piccolo, esiguo dato di fatto, che viene malvolentieri ammesso da questi superstiziosi; e precisamente: che un pensiero viene quando ssovuole, e non quando voglio o Quindi, una falsificazione dellvidenza oggettiva dire: il soggetto ola condizione del predicato enso ssopensa; ma che questo ssosia proprio quel vecchio famoso o per dirla in modo leggero, solo una supposizione, unffermazione. Soprattutto, non si tratta affatto di una ertezza immediata

1327 - Ogni tanto dobbiamo saper perdere noi stessi, se vogliamo imparare qualcosa da ciche noi stessi non siamo.

1328 - Dietro i tuoi pensieri ed i tuoi sentimenti, fratello mio, c un potente signore, un saggio occulto: si chiama S Esso dimora nel tuo corpo. il tuo corpo.

SEDUZIONE
1329 - uoi accattivarti la sua simpatia? Allora, di fronte a lui, assumi unria imbarazzata.JGB

SEGUACI
1330 - I nostri seguaci, quando prendiamo partito contro noi stessi, non ci possono mai perdonare. Infatti, per loro, questo significa non solo rifiutare il loro affetto, ma anche mettere in ridicolo la loro intelligenza.

1331 - Le s鋈te, quando si rendono conto che rimarranno deboli, danno la caccia a seguaci che siano singolarmente intelligenti, perchintendono compensare con la qualiti loro limiti quantitativi. Qui si annida un pericolo non trascurabile, per le persone intelligenti.

1332 - Il seguace pipericoloso di un partito quello la cui defezione farebbe scomparire lntero partito; quindi, il suo seguace migliore.

1333 - Oggi, se uno osasse dire hi non con me contro di me avrebbe subito tutti contro. Questo modo di reagire fa onore al nostro tempo.

1334 - Che persone poco notevoli siano i propri seguaci, lo si scopre solo dopo avere smesso di essere il seguace dei propri seguaci.

1335 - Se si scorgono indizi che facciano sospettare una calunnia particolarmente infame di cui siamo stati vittime, ne va cercata lrigine non gitra i propri semplici nemici dichiarati; infatti, se costoro escogitassero qualcosa di simile sul nostro conto, siccome sono nostri nemici, nessuno gli darebbe credito. Invece, le persone alle quali, per un certo periodo di tempo, siamo stati sommamente utili, ma che, per un qualsiasi motivo, possono, in segreto, ritenersi sicuri che, da noi, non otterranno pinulla: individui simili, sono nelle condizioni di dare allnfamia la spinta iniziale.

SEMPLICIT 1336 - Uno stile di vita semplice, oggi, difficile: per riuscirci, ci vogliono molta picapacitriflessiva e talento inventivo di quanto anche persone molto dotate non abbiano.

SENSAZIONI
1337 - I nostri automatismi sensoriali ci hanno irretito nella menzogna e negli inganni delle sensazioni: essi stanno sempre alla base di tutti i nostri giudizi, delle nostre ozioni Non esiste nessuna via dscita, nessuna scappatoia segreta per sgusciare nel mondo reale! Noi siamo ragni presi nella nostra stessa rete. Qualunque cosa riusciamo ad acchiappare, si trattersempre e solo di ciche la nostra ragnatela in grado di trattenere.

SEPARAZIONI
1338 - Non dal modo in cui unnima si accosta ad un altra, ma dal modo in cui se ne separa, si puvalutare il grado di parentela e di affinitspirituale che ha con lei.

SEPOLCRI
1339 - In verit per morire, siamo gitroppo stanchi; dunque, vegliamo ancora, e continuiamo a vivere. Nei sepolcri.

1340 - Solo dove ci sono sepolcri, succedono resurrezioni.

SERENIT 1341 - Staattento a che la tua serenitcontemplativa non assomigli a quella del cane davanti alla macelleria: la paura gli impedisce di avanzare; lvidit di far dietrofront. E al posto delle zanne, digrigna gli occhi.

SERVI
1342 - Chi dipende in modo ineluttabile da un padrone, deve avere qualcosa con cui incutergli paura e tenerlo a freno: per esempio, onest o sincerit oppure, una lingua mordace.

SICUREZZA
1343 - Al confronto con chi ha il senso comune dalla propria parte e non ha bisogno di cercare le ragioni per cui si comporta in un certo modo, lo spirito libero appare sempre poco risoluto, soprattutto nellgire. Infatti, egli consapevole di troppe motivazioni e punti di vista per non essere goffo e insicuro.

SIMBOLI
1344 - Si pupresupporre che accanto al sole ci siano innumerevoli corpi oscuri, che noi non vedremo mai. Questo detto tra noi, un simbolo: uno psicologo morale legge tutta quanta la scrittura degli astri soltanto come un linguaggio di simboli e segni grazie al quale si possono far passare sotto silenzio molte cose.

SIMPATIA
1345 - A ficcarcisi nella testa con maggior fastidio non sono i nemici, ma tutte quelle persone i cui atteggiamenti non saremmo disposti a sostenere, in ogni circostanza, simpatici, ma verso i quali un motivo ineludibile per esempio, la gratitudine ci costringe a mantenere, da parte nostra, lpparenza di una incondizionata simpatia.

SINCERIT 1346 - Su ciche sia la incerit, nessuno stato, finora, sincero abbastanza.

1347 - Parecchie persone sono sincere non perchaborriscano i sentimenti ipocriti, ma perch a rendere credibili i loro sentimenti ipocriti, non ci riuscirebbero.

1348 - La sinceritla grande adescatrice di tutti i fanatici.

1349 - A chi in pubblico, sincero con se stesso, il dare anche solo la minima importanza a questa sua sincerit lltima cosa che possa venire in mente. Infatti egli sa anche troppo bene il motivo per cui sincero: lo stesso per cui altri preferiscono essere impostori ed ipocriti.

1350 - Lroismo della sinceritsta nel saper smettere, prima o poi, di essere il suo giocattolo.

SOCIET 1351 - difficile vivere in mezzo agli uomini perch tacere, tanto difficile...

1352 - Da dove deriva la smisurata insofferenza che rende lomo moderno un delinquente, in condizioni che spiegherebbero meglio lnclinazione opposta? Infatti, se ci sono persone che usano pesi falsi, altre che, dopo averla assicurata per una forte somma, danno fuoco alla casa, altre ancora che sono complici nel fabbricare denaro falso; se i tre quarti delllta societsi danno alla frode legalizzata, avendo sulla coscienza la speculazione in borsa: cos che li spinge? Non il vero e proprio bisogno di denaro: a tutta questa gente, non va poi cosmale; forse hanno perfino da mangiare e da bere senza dover muovere un dito. Tuttavia, a non dargli respiro, giorno e notte, sono una terribile insofferenza essi non sopportano che il denaro si accumuli troppo lentamente ed un altrettanto terribile voluttdmore: la passione per il denaro che hanno giaccumulato. In questa insofferenza ed in questo amore riaffiora quel fanatismo che la voluttdi potenza sempre reca con s e che, un tempo, ad accendere, era la convinzione di possedere la verit per cui aveva nomi cosbelli che si poteva osare, in suo nome, di essere, in buona fede, disumani (dare alle fiamme Ebrei, eretici e buoni libri; sradicare intere culture superiori, come quelle del Pere del Messico). Gli strumenti della voluttdi potenza sono mutati, ma ancora lo stesso vulcano a dare fiamme. Lnsofferenza e lccesso di amore vogliono le loro vittime: ciche un tempo si faceva er volontdi Dio ora lo si fa per olontdel denaro vale a dire: per ciche, al giorno dggi, assicura pidi ogni altra cosa un senso di potere ed una coscienza tranquilla.

1353 - Se indico nello sfruttamento delle utopie rivoluzionarie da parte di una casta di plutocrati egoista e indifferente agli interessi di Stato una pericolosa caratteristica insita nei nostri attuali uomini politici; se riconosco nella smisurata diffusione dellttimismo liberale soltanto lvidente effetto di un singolare accentramento del denaro nelle mani di pochi; se, infine, vedo tutti i mali dellttuale situazione sociale, insieme allnevitabile decadenza dellrte, come germogliati da queste radici, o sviluppatasi insieme ad esse: alla luce di tutto questo, se, per una volta, intono un peana in lode della guerra, me lo si farpassare per buono.

1354 - Oh, i pranzi che, al giorno dggi, la gente consuma nei ristoranti, e in tutti i luoghi dove si incontra la classe sociale dei benestanti; che schifo! Perfino quando vi si riuniscono ragguardevoli uomini di cultura, abitualmente si procede a caricare di roba il loro tavolo allo stesso modo di quello dei banchieri: secondo il principio dellccesso e della pisfrenata variet La conseguenza che le pietanze vengono preparate in vista dellffetto, e non della sostanza, e che, per eliminare il senso di pesantezza dallo stomaco e dal cervello, occorre lusilio di bevande eccitanti. Mangiate simili, che senso hanno? Vogliono essere i rappresentanza Rappresentanza di che, in nome del cielo? Della classe sociale? No: del denaro; le classi sociali non esistono pi Siamo tutti e soltanto ndividui Il denaro, invece, significa potere, notoriet dignit predominio, autorit La quantitdi denaro che uno possiede, oggi, determina in anticipo il giudizio morale che la societdarsu di lui. Nessuno, dunque, disposto a tenere il denaro sotto il moggio. Nessuno, per lo vuole mettere sulla tavola. Dunque, deve esserci qualcosa che stia in tavola n rappresentanzadel denaro; e infatti, guardate un poi nostri pranzi
1355 - Ammesso che, fin dai tempi piremoti, le necessitquotidiane abbiano avvicinato tra loro soltanto gli individui che tramite segni comuni potevano indicare bisogni ed esperienze comuni, ne risulta , tutto sommato, che la facilitnel comunicare le necessitquotidiane vale a dire, in ultima analisi: il sentire come sperienzesoltanto le cose pimediocri e banali di cui, nella vita, si faccia esperienza tra tutte le esigenze che hanno, finora, condizionato lmanit deve essere stata la piviolenta. Le persone picomuni e piordinarie ne furono e ne sono sempre avvantaggiate; quelle pielette, pifini, pisingolari, pidifficili da comprendere, invece, facile che rimangano sole. Soccombono, nel loro isolamento, alle disgrazie, e di rado la loro pianta dgermogli.

1356 - Lo fruttamentonon caratteristica di una societcorrotta, imperfetta o primitiva: esso appartiene allssenza di ogni essere vivente. In quanto funzione organica basilare, esso effetto di quella particolare volontdi potenza che per lppunto, la volontdi vivere. Ammettiamo pure che la teorizzazione di tutto questo rappresenti una novit nei fatti, per si tratta dellvento primario da cui deriva lntera storia umana: si sia sinceri fino a tal punto, verso se stessi!

1357 - La societha il diritto di esistere non in quanto funzione della societ ma soltanto in quanto sovrastruttura e impalcatura appoggiandosi sulla quale una stirpe predestinata di eletti si renda capace di elevarsi fino al suo sublime compito e, soprattutto, fino alla sua sublime essenza: a somiglianza di quelle piante rampicanti giavanesi avide di luce le chiamano ipo Matadorche avvinghiano con le loro braccia una quercia cosa lungo e ripetutamente che infine riescono alte su di essa, anche se ad essa appoggiate a dischiudere alla libera luce la loro corolla, e far cosmostra della loro felicit

1358 - Impegno sociale, lassismo privato.

1359 - Proprio per questo scopo sono state congegnate tutte le istituzioni umane: fare in modo che, bombardati da un continuo profluvio di pensieri, non ci si accorga pidi essere vivi.

1360 - La societumana un tentativo, un lungo tentare: tentare le voglie di un dominatore! Un tentativo, fratelli miei! Che cntra il ontratto sociale

1361 - Ci sono momenti in cui noi tutti ci rendiamo conto di come le istituzioni piintrusive, coi loro doveri, nella nostra vita, siano state concepite soltanto perchpotessimo sottrarci al nostro vero compito. Ci affrettiamo a disfarci del nostro cuore, donandolo allo stato, agli affari, alle relazioni sociali o alla scienza, soltanto per non possederlo pi Ci assoggettiamo al peso del nostro lavoro quotidiano con una fregola da perderci i sensi, ben pidi quanto sarebbe necessario per il nostro sostentamento. Tutto questo, perchabbiamo bisogno, prima di tutto, di non fermarci a riflettere. La fretta contagia tutti, perchtutti fuggono da se stessi.

1362 - Che cosa provoca, oggi, la nostra ripugnanza nei confronti degli esseri umani? (Non c dubbio, infatti, che, per noi, gli esseri umani sono una malattia). Non certo la paura; piuttosto, il fatto che, dagli esseri umani, non abbiamo pinulla da temere. Il fatto che luomo addomesticato incurabilmente mediocre e sconfortante, abbia giimparato a sentirsi il fine ultimo, il coronamento e la ragione stessa della storia. A sentirsi omo superiore

1363 - solo da quando lomo ha imparato a riconoscere gli altri come suoi simili vale a dire, dalla fondazione della societcivile che esiste la gioia per le disgrazie altrui.

SOFISTICATI
1364 - Gli intelletti pisofisticati, ai quali niente piestraneo delle banalit spesso, passando per ogni sorta di circonlocuzioni e tortuosi percorsi verso le vette dello spirito, si imbattono in una di esse; allora, con stupore di chi sofisticato non sono tutti contenti.

1365 - Chi considera lmanitun gregge da cui allontanarsi al pipresto, finirper venire, inevitabilmente, raggiunto e preso a cornate.

1366 - La raffinatezza intellettuale di solito produce, in chi la possiede, un mutismo imbarazzato che viene, da chi fine non interpretato come un segno di silenziosa superiorit ed per ci molto temuto. Invece, se si percepisse che si tratta di imbarazzo, susciterebbe benevolenza.

1367 - Bisogna stare in guardia dal diventare acuti troppo in fretta; infatti, in questo modo, si rischia di diventare, contemporaneamente, esili troppo in fretta. MaM

SOGNI
1368 - Cidi cui facciamo esperienza in sogno, in fondo, appartiene allconomia complessiva della nostra anima allo stesso pieno diritto di qualsiasi altra esperienza eale noi veniamo, per sua virt resi piricchi, oppure impoveriti.

1369 - Nei sogni, dissipiamo troppo del nostro temperamento artistico; per questo, di giorno, spesso, ne abbiamo cospoco.

1370 - Se, per un attimo, ci astraiamo dalla nostra ealt individuale; se riusciamo a concepire la nostra stessa esistenza empirica e quella del mondo nel suo complesso come una rappresentazione creata ad ogni istante dallnte Originario; allora, dovremo considerare il sogno come apparenza della apparenza; vale a dire: un appagamento ancora pipieno della nostra atavica passione per le apparenze.

1371 - Se sognassimo tutte le notti lo stesso sogno, ne saremmo coinvolti come dalle cose di tutti i giorni.

SOLITUDINE
1372 - Se restiamo da soli, e in silenzio, abbiamo paura di sentire nellrecchio un sussurro, e di ciche ci pudire; per questo odiamo il silenzio, ed usiamo le relazioni sociali come un narcotico.

1373 - La rugiada cade sullrba quando la notte nel suo piprofondo silenzio.

1374 - Una cosa lbbandono, unltra la solitudine.

1375 - Siamo sempre e soltanto in compagnia di noi stessi.

1376 - La capacitdi murarsi dentro la propria anima una delle principali astuzie con cui lstinto tutela una gravidanza spirituale.

1377 - Vivi ignorando tutto ciche, agli uomini del tuo tempo, pare essenziale! Metti tra te ed il presente almeno tre secoli di corazza! E il grido del presente, il chiasso di guerre e rivoluzioni, ti possa giungere come un mormorio!

1378 - Se si vive da soli, non si parla troppo forte, e non si scrive, neanche, troppo forte. Si teme la vuota eco: il giudizio critico della ninfa Eco.

1379 - Quando sopraggiunge quella brutale ed esaltata confraternita della quale fan parte tutti coloro che corrono dietro alla elicit, tutto diventa un intrico di grida, un parapiglia da rimanerci storpi. Allora il filosofo si tappa gli orecchi, si mette una benda sugli occhi e fugge nel deserto pidesolato, dove puvedere ciche essi non vedranno mai. Dove puascoltare gli echi profondi della natura e delle stelle.

1380 - Uno va dal prossimo suo perchcerca se stesso; un altro, perchvorrebbe perdere se stesso. il vostro cattivo amore per voi stessi, a rendervi la solitudine una prigione.

SOVRANIT 1381 - eglio restare debitori che pagare con una moneta su cui non sia impressa la nostra effige questo vuole la nostra sovranit

SPADE
1382 - La spada con cui si attacca bella larga, quella con cui ci si difende, di solito, ha la punta ad ago.

SPECIALISTI
1383 - Per i mediocri, nel loro essere mediocri, sta quella felicitche deriva dallssere maestri in una sola disciplina: nellvere un istinto naturale per la specializzazione.

SPIRITO
1384 - Il puro spirito la pura menzogna.

1385 - Gli uomini pispirituali, siccome sono i piforti, trovano la felicitpersonale laddove altri troverebbero la loro rovina: nel labirinto, nella durezza verso se stessi e gli altri, nel continuo mettersi alla prova. Il loro piacere sta nel costringere se stessi. In loro, lscetismo diventa natura, bisogno, istinto. Nella gravositdi un incarico, ci vedono un privilegio; nel giocare con i pesi che schiacciano gli altri, una forma di svago.

1386 - Lo stacco di tempo del metabolismo sta in una relazione precisa con lgilito lndatura claudicante con cui lo spirito mette avanti i piedi. Lo piritostesso soltanto un aspetto particolare di questo metabolismo.

1387 - Chi cerca di continuo lo spirito, di spirito, non ne ha.

STAMPA
1388 - Se si considera come, anche al giorno dggi, tutti i grandi eventi politici si insinuino sulla scena del mondo di soppiatto e resi irriconoscibili da un velo quasi certi avvenimenti insignificanti li tenessero nascosti col farli apparire piccoli, al loro cospetto e come solo molto tempo il loro verificarsi essi mostrino fino a che punto le loro profonde ramificazioni abbiano fatto tremare il suolo; allora, quale importanza si pudare alla stampa, coscome essa, oggi, col suo giornaliero dar fiato ai polmoni a forza di gridare, prevaricare la voce degli altri, provocare e spaventare? La si puconsiderare qualcosa di pidi un cieco chiasso permanente, che fa prendere ad orecchie e sensi una direzione sbagliata?

STATO
1389 - Quei tremendi bastioni che le organizzazioni statali hanno eretto contro lstinto atavico della libertle pene giudiziarie ne sono, pidi ogni altra cosa, parte integrante hanno aperto il varco attraverso il quale quellstinto cosgagliardo nellomo selvaggio, libero e senza patria a forza di venire represso, invertendo il suo corso, giunto ad aggredire lnimo umano. Lstilitreciproca, la crudelt il compiacimento nel perseguitare, assalire, destabilizzare, distruggere: sono tutte manifestazioni del modo in cui questo istinto si rivolta contro chi lo possiede. questa lrigine prima della attiva coscienza

1390 - Cultura e Stato non ci si inganni su questo sono antagonisti. La ultura di Statosoltanto una trovata moderna. In questa espressione, infatti, ognuno dei due termini vive a spese dellltro; ognuno prospera sulle spalle dellltro. Tutte le grandi epoche della cultura sono epoche di decadenza politica. Tutto ciche grande, in senso culturale, di carattere apolitico. Anzi, addirittura antipolitico.

1391 - Al giorno dggi, nessun governo ammette di mantenere un esercito per soddisfare opportunistiche smanie di conquista; invece, deve servire per difesa. Viene invocato, insomma, il patrocinio di quella morale che approva la legittima difesa. Questo, per vale a dire: giudicare se stessi morali, ed accusare i propri vicini di immoralit infatti, giocoforza ritenerli smaniosi di attaccarci e conquistarci, visto che il nostro Stato si sente legittimato a predisporre gli strumenti per una legittima difesa. In questa situazione si trovano, oggi, tutti gli Stati, ognuno nei confronti dellltro: presuppongono che i propri vicini abbiano una cattiva disposizione dnimo nei proprio confronti; mentre loro, verso di essi, si sentono tanto benevoli.

1392 - Io definisco tatoquel luogo dove tutti, buoni e cattivi, si ubriacano di veleno. tato quel luogo dove tutti, buoni e cattivi, dissipano se stessi. tato quel luogo dove il lento suicidio di tutti si chiama ita

1393 - Lo Stato ha un bello sbandierare a destra e manca i propri meriti verso la cultura: ciche fa, promuovendola, promuovere se stesso; un fine che ecceda di gran lunga i limiti della sua prosperite della sua sopravvivenza, gli risulta inconcepibile.

1394 - Tutti gli Stati nei quali a doversi occupare di politica non siano esclusivamente i politici, sono fondati su cattivi principi, e meritano che la proliferazione, in loro, di politicanti, gli risulti fatale.

1395 - Dove c un governo, esistono masse; dove esistono masse, esiste lsigenza di essere schiavi.

STILE
1396 - Prediligere, nel linguaggio, neologismi o arcaismi, termini rari e che suonano strani; aspirare alla opulenza lessicale, piuttosto che ad una selezione critica del lessico: sono sempre segni di un gusto immaturo o corrotto. Una nobile povert ma anche una magistrale libertnel muoversi allnterno di quel loro possedimento cospoco vistoso, contraddistinguevano gli artisti della parola, nellntica Grecia. Il loro intento era possedere meno del popolo il popolo, infatti, fin troppo ricco di cose vecchie e nuove ma, questo meno, per loro, voleva dire possedere meglio.

1397 - Quali sono le caratteristiche di ogni decadenza letteraria? Il fatto che, in essa, non vi pialcuna percezione della totalit lo stile, non piun organismo vitale. La parola diventa sovrana, e spicca un salto fuori della frase; la frase involve in slntera pagina, fino ad offuscarne, con le sue diramazioni, il senso. Infine, la pagina prende vita a spese del pensiero, in tutta la sua struttura organica. Finch ciche era un organismo vitale, di organico, non ha piniente.

1398 - Per chi, con lo stile ricercato, ci fa lmore, che si trovi uno stile un fatto di corna.

1399 - Se uno stile capace di comunicare uno stato dnimo in tutta la sua immediatezza; se sa trovare, nelle parole, i giusti simboli, e non si sbaglia sul tempo che lrmonia della frase deve rendere se sa trovare, infine, la mimica piespressiva tutte le leggi che regolano lconomia interna del periodo appartengono allrte gestuale allora, quello stile, buono.

1400 - Le cose piazzardate, le diciamo con semplicit se, soltanto, intorno a noi, ci sono persone convinte che tale azzardo riveli la nostra forza: un simile seguito educa alla emplicitdello stile I diffidenti parlano in modo enfatico. I diffidenti rendono enfatici.

1401 - Migliorare lo stile significa migliorare il pensiero: nientltro che questo! Chi non lo ammette subito, inutile anche tentare di persuaderlo.

1402 - Che non sia lecito aver dubbi su quali siano le sillabe ritmicamente decisive; che si senta ltto di volonte la seduzione che c nella frattura stilistica di una simmetria troppo insistita; che si presti un orecchio raffinato e paziente ad ogni taccato ogni ubato che si percepisca il senso nascosto nella successione di vocali e dittonghi, e con quale delicatezza, quale ricchezza, essi traggono dal loro rincorrersi un colore di cui mutano, volta per volta, la tonalit chi, tra i lettori, ha la buona volontsufficiente per ammettere che vi siano esigenze e doveri di tal genere, e per prestare ascolto a tanta arte, a tante intenzioni espressive implicite nel linguaggio? Dopo tutto, nellomo, lrecchio per suoni di questo tipo non certo nnato e cosi piforti contrasti di stile non vengono avvertiti, ed i pifini effetti artistici, come se venissero sperperati ai sordi.

1403 - La disgrazia degli scrittori dallo stile chiaro e caratterizzato da una limpidezza penetrante sta nel fatto che li si prende per insipidi, e perci sulle loro pagine, non ci si affanna minimamente. La fortuna degli scrittori dallo stile poco chiaro, invece, sta in tutto il tempo che i loro lettori passano ad affannarvisi sopra: nello scoprirsi capaci di tanto zelo essi, infatti, provano soddisfazione, e pensano che dipenda da ciche c scritto.

1404 - Sono i deboli, i temperamenti non padroni di se stessi, ad odiare, nello stile, ogni disciplina. Essi avvertono che, qualora venissero sottoposti a questa coercizione che non lascia respiro, diverrebbero inevitabilmente, sotto la sua sferza, persone volgari. Siccome, non appena servono, diventano schiavi, essi odiano servire.

1405 - La maggior parte dei pensatori scrivono male perch piuttosto che comunicarci soltanto i loro pensieri, ci fanno partecipi anche del loro pensare i pensieri.

1406 - Si impara piin fretta a scrivere in uno stile grandioso che in uno stile leggero e semplice. Le ragioni di cisi perdono nel territorio della morale.

1407 - Gli scrittori generalmente incapaci di esporre con chiarezza i loro pensieri avranno una comune predilezione per le espressioni pletoriche ed esibite, i superlativi piesagerati. In questa maniera, essi danno vita ad un gioco di luci ed ombre il cui effetto sarcome vedere barbagli di fiaccole in mezzo ad un dedalo di sentieri bui, nel bosco.

1408 - Non si riescono a tradurre completamente in parole nemmeno i propri pensieri.

1409 - Lo scrittore scrupoloso da nulla si guardercome dal lasciare perplesso chi legge o indurlo in errore con unmmagine; infatti, lmmagine ha lo scopo di rendere qualcosa pichiaro, ma se lmmagine stessa viene espressa con poca chiarezza, e induce in errore, allora rende la cosa pioscura di quanto non fosse senza di essa.

1410 - Noi non abbiamo, propriamente, nessun diritto al periodare grande: noi moderni, noi uomini dal respiro, in ogni senso, corto. Gli Antichi, infatti, erano tutti quanti, in prima persona, dilettanti di eloquenza; quindi, suoi conoscitori e critici. Dunque, spingevano i loro oratori a dare il massimo, nello stesso modo per cui, nel secolo scorso, quando tutti gli Italiani e le Italiane si intendevano di canto, il virtuosismo dei cantanti (e con esso anche lrte della melodia) presso di loro, raggiunse il suo culmine.

1411 - Gli uomini antichi leggevano, quando leggevano accadeva piuttosto di rado come se stessero leggendo qualcosa a se stessi, e, quindi, ad alta voce. Se qualcuno leggeva in silenzio, destava stupore: ci si chiedeva, tra se s per quali ragioni mai lo facesse. Al alta voce: questo vuol dire con tutti i rescendo le inflessioni, i mutamenti di tono e le variazioni nellgogica del tempo musicale: tutte le qualit quindi, in cui gli Antichi, nella vita pubblica, trovavano la loro gioia. A quel tempo, le leggi dello stile scritto erano le stesse dello stile parlato; e le leggi di questltimo derivavano, in parte, dalla stupefacente perfezione, dalle raffinate esigenze dellrecchio, della laringe; e, per il resto, dalla robusta fibra, resistenza e potenza polmonare che avevano gli Antichi. Un periodo, nel senso in cui lo intendevano gli Antichi, soprattutto, una totalitfisiologica, in quanto tutto contenuto in un solo respiro.

STOICISMO
1412 - Come nasconde bene, lo stoicismo, quello che non si ha!

1413 - La serenitdello stoico consiste in questo: quando avverte lppressione del cerimoniale che egli stesso si imposto come condotta di vita, egli si compiace di sentirsi un dominatore.

STORIA
1414 - La pazzia qualcosa di raro, nei singoli; ma nei gruppi, nei partiti, nei popoli e nelle epoche della storia, la regola.

1415 - Che cosa esprime lnorme bisogno di storia dellnappagata cultura moderna il suo accorpare innumerevoli altre culture, la sua divorante smania di conoscenza se non la perdita del mito; la perdita della patria mitica, del mitico grembo materno? Ci si domandi se il febbrile agitarsi, tanto inquietante e sinistro, di questa cultura, sia qualcosa di diverso dallviditche spinge un uomo affamato a razzolare in cerca di cibo, e portarsi alla bocca tutto ciche trova. E chi vorrebbe concedere ancora qualcosa ad una simile cultura, che quanto inghiotte non fa mai sazia, e che solita tramutare, non appena lo tocca, il nutrimento pisostanzioso e salutare in toriae ritica

1416 - Un popolo come, del resto, un uomo trae il proprio valore soltanto dalla misura in cui sa imprimere sulle vicende dellsistenza il sigillo dellterno; in questo modo, infatti, esso si astrae dal mondo; rivela la sua inconscia, intima convinzione di come il tempo sia relativo, e mostra quale sia il vero senso della vita; vale a dire: quello metafisico. Lffetto contrario si ha quando un popolo comincia a darsi una connotazione storica, ed ad abbattere quei baluardi mitici che lo circondano e lo proteggono. A questo processo si accompagna, di solito, in lui, un deciso radicamento nel mondo, una profonda frattura con lnconscio aspetto metafisico della sua esistenza originaria; con tutte le conseguenze etiche che questo comporta.

1417 - Le grandi guerre attuali sono tutte effetti dello studio del passato.

1418 - Ciche noi uomini dotati di enso storicofatichiamo di piad afferrare, a sentire; ciper cui ci difficile conservare il gusto, e continuare ad amare; ciche, in fin dei conti, ci trova prevenuti e quasi ostili, proprio ciche raggiunge, in ogni cultura ed arte, la perfezione: il grado estremo della maturit Forse la nostra grande virtdel senso storico sta in contrapposizione inevitabile col buon gusto.

1419 - Il senso storico, che noi Europei rivendichiamo come nostra peculiare qualit ci arrivato al seguito dellffascinante e folle semibarbarie in cui luropa stata precipitata dal rimescol髺 democratico delle classi e delle razze.

1420 - Il passato, in tutte le sue forme e modelli di vita con le sue culture, che prima se ne stavano tutte buone buone, lna vicina allltra, lna sopra lltra ci inonda: noi, nime moderne Istintivamente, allmpazzata, ci precipitiamo nel tempo che fu. Noi stessi siamo una specie di caos.

1421 - Furono proprio questi paciosi poltroni ad impadronirsi per lo stesso scopo: garantirsi la propria quiete personale della storia; essi si dedicarono a trasformare in discipline storiche tutte le scienze dalle quali ci si potesse aspettare un qualche perturbamento alla loro poltroneria paciosa; in particolare, la filosofia e la filologia classica.

1422 - Nulla puastrarci dal tempo presente e dalle sue contingenze come far caso alltilizzo che stiamo facendo della storia e della filosofia. La storia, oggi, pare venire intesa come colei cui tocca di permettere allomo moderno, cosansante e sfiancato dalle mete che rincorre, il sollievo di un breve respiro, quel tanto che basta perch per un momento, si possa sentire sgravato dei finimenti; meno bue.

1423 - Quanto piforti sono le radici che possiede la natura interiore di ogni individuo, tanto piegli saprassimilare o assoggettare il passato; e se si concepisse la pipotente e smisurata delle nature, la si riconoscerebbe per il fatto che il senso della storia non riuscirebbe ad imporre su di essa nessun limite soffocante e dannoso. Essa attirerebbe a s assorbirebbe e renderebbe per cosdire linfa e sangue tutti gli eventi passati, i propri e quelli piestranei. Una simile natura, ciche non assoggetta, sa come dimenticarlo.

1424 - In questa cosiddetta storia universale che, in fondo, solo un far baccano sulle ultime novitnon esiste, in effetti, un tema piimportante dellntichissima tragedia vissuta dai quei martiri che vollero smuovere la palude.

1425 - La storia, nella misura in cui agisce in favore della vita, agisce in favore di una forza che, di storico, non ha nulla; per questo, finchpermane questo suo ruolo subordinato, essa non potrndovrmai diventare una scienza pura, sul modello della Matematica.

1426 - Tutto ciche diventato piuttosto vecchio, si dper scontato sia immortale.

1427 - La storia viene sopportata solo dalle personalitforti; quelle deboli, le estingue del tutto.

1428 - Chi non ha piil coraggio di affidarsi al proprio temperamento, ma, involontariamente, fa derivare i propri sentimenti da continue consultazioni con la storia, a forza di chiederle n questo caso, che sentimenti devo avere? per la paura diventa, a poco a poco, attore: impersona un ruolo; nella maggior parte dei casi, perfino piruoli. Di conseguenza, gli vengono tutti male, e senza partecipazione interiore.

1429 - Il senso di benessere che alllbero danno le proprie radici, la felicitdi sapersi esseri non del tutto arbitrari e casuali, ma il cui sviluppo procede da un passato la cui ereditgermina come fiori e frutti; e sentire, da ci riscattata, anzi, legittimata, la propria esistenza: ecco ciin cui, attualmente, si riconosce pidi buon grado il vero senso della storia.

1430 - Chi non ha vissuto esperienze pigrandi e pielevate di quelle comuni non saprmai interpretare ciche di grande ed elevato conservano le epoche passate. La sentenza del passato sempre oracolare: la comprenderete soltanto come architetti del futuro, esperti del tempo presente.

1431 - Il senso della storia, quando spadroneggia senza ostacoli e tira tutte le sue conseguenze, sradica il futuro, perchdistrugge le illusioni e priva tutto ciche esiste nel presente della propria atmosfera, nella quale soltanto esso puvivere.

1432 - Oggi si odia, in genere, diventare maturi, perchsi onora la storia pidella vita.

1433 - La cultura storica in effetti, anche una sorta di innata canizie.

1434 - Le ubriacature di senso della storia che affliggono il mondo attuale vengono intenzionalmente promosse, incoraggiate e sfruttate. Le si sfrutta contro i giovani, per instillare in loro il fondamento di quellgoismo maturo, virile, che oggi, unspirazione condivisa da tutti.

1435 - Lomo impari, prima di tutto, a vivere, e faccia uso della storia solo al servizio di quanto, della vita, ha imparato.

1436 - Lccesso di storia ha aggredito le facoltrigeneratrici della vita; essa non sa pifar uso del passato come di una linfa rigeneratrice.

STIZZA
1437 - I discorsi malevoli di cui gli altri ci fanno oggetto, spesso, non sono diretti propriamente contro di noi, ma sono lspressione di una acredine, una stizza che ha tuttltre origini.

SUBLIMAZIONI
1438 - Quando si comincia a vivere secondo una prospettiva estetica, la sensualitnon viene rimossa, ma si trasfigura soltanto, e non viene pipercepita dalla coscienza come impulso sessuale.

1439 - Oh, bestia umana, cosfolle e triste! Che trovate insane, che parossismi di assurditcontronatura, che bestialitintellettuali insorgono nella bestia-uomo, se appena viene repressa la sua bestialitnellgire!

1440 - Finchcontinuerai ad avvertire le stelle come l di sopra di te ti fardifetto lcchio dellomo che sa.

SUCCESSO
1441 - Chissche, fino ad oggi, la massa non abbia adorato un dio, ed il iofosse soltanto una misera vittima sacrificale! Il successo sempre stato il pigrande bugiardo.

1442 - Perfino quando colui che aspira al successo persegue il proposito di suscitare negli altri gioia, sollievo dalle miserie terrene e serenit e ci riesce; anche allora, questo successo non gli torna gradito; cosfacendo, infatti, egli ha arrecato agli altri gioia, sollievo e serenit ma solo perchlasciato la propria impronta nellnima altrui, mutandone la forma ed affermando, su di essa, i propri diritti. Lspirazione al successo aspirazione a sopraffare il prossimo.

1443 - Spesso il successo ammanta unzione col fulgore della buona fede.

1444 - Il successo non consiste soltanto nella vittoria, ma, talvolta, ginella stessa volontdi vincere.

1445 - Per ventnni si dedica convincere i contemporanei del proprio valore. Alla fine, ci riusc nel frattempo, per crano riusciti anche i suoi avversari, ed egli, del proprio valore, non era pitanto sicuro.

1446 - Se si aspira alla stima di coloro che rendono uno stimabile, piproficuo far veder loro che non si sono capite certe cose. Anche lgnoranza ha i suoi privilegi.

1447 - Di regola, tutti coloro che ottengono il successo sono dotati di una grande scaltrezza nel far apparire i loro difetti e i loro elementi di debolezza come se fossero sempre e solo elementi di forza; per questo, li devono conoscere in maniera straordinariamente chiara e precisa.

SUICIDI
1448 - Il pensiero del suicidio un efficace analgesico: con esso si riesce a venire a capo di molte notti cattive.

1449 - Lnico argomento decisivo che, da sempre, trattiene dal bere un veleno, non che uccide, ma che ha un cattivo sapore.

SUPERFICIALIT 1450 - Chi ha ficcato gli occhi profondamente nel mondo, capisce bene quale saggezza nasconda la superficialitdegli uomini. il loro istinto di conservazione che li ammaestra ad essere volubili, leggeri e falsi.

1451 - Gli individui i cui pensieri vanno pinel profondo, quando hanno a che fare con la gente, si sentono dei commedianti; infatti, in quei casi, se vogliono venire compresi, devono sempre, per prima cosa, stendere sulla superficie dei loro pensieri uno schermo fittizio.

1452 - Tutti, davanti a noi stessi, assumiamo unria pisuperficiale di quel che non siamo: in questo modo prendiamo riposo dagli umani, i nostri simili.

1453 - Uomini gravi, carichi di malinconia, divengon pilievi proprio grazie a ciche fa gravi gli altri: ldio e lmore. Talvolta riescono perfino a raggiungere la superficie.
T

TALENTO
1454 - Con un talento in pi spesso, si vive meno in equilibrio che con uno in meno. Allo stesso modo, il tavolo oscilla meno su tre gambe, piuttosto che su quattro.

TALPE
1455 - la propria tana il posto in cui ogni talpa si sente di pia suo agio.

TASSE
1456 - Quando, nei negozi, si comprano i beni di consumo pinecessari e comuni, li si deve pagare cari, perch allo stesso tempo, si paga anche per ciche in vendita, ma raramente trova acquirenti: i beni di lusso e voluttuari. Cosil lusso impone alle persone semplici, che ne fanno a meno, una continua tassa.

TEMPO
1457 - Come dice Gibbon, non ci vuole altro che tempo, ma molto tempo, perchun mondo tramonti. Allo stesso modo, non ci vuole altro che tempo, ma ancora pitempo, perchundea falsa venga seppellita.

1458 - Eternamente gira, la giostra dellsistere. Tutto muore, tutto torna a fiorire. Gli anni di ciche esiste hanno eterno fluire.

1459 - Ogni attimo divora quello che lo ha preceduto. Ogni nascita coincide con la morte di infinite creature. Procreare, vivere ed uccidere, sono la stessa cosa.

1460 - Ben di rado lmanitproduce un buon libro; un libro in cui si intoni con schietta baldanza lnno guerresco alla verit il canto dellroismo filosofico. Ebbene, che esso duri ancora un secolo, oppure diventi fango e terra, dipende dalle pimiserabili circostanze esteriori: da un improvviso obnubilamento culturale, da ritorni di fiamma della superstizione, con le sue censure; infine, perfino da pigrizia di amanuensi, rosich髺 dei tarli e scrosci di un clima inclemente.

1461 - Quando ci sono molte cose da cacciarci dentro, un giorno ha mille tasche.

TORTI
1462 - Darsi torto pinobile del pretendere che gli altri ci diano ragione, specialmente quando si ha ragione. Solo che occorre essere ricchi quanto basta per poterselo permettere.

1463 - Se si ricchi abbastanza da poterselo permettere, avere torto perfino una fortuna. Un dio che se ne venisse sulla terra, non avrebbe altra scelta che far torti. Prendere su di sla colpa, e non la pena: questo soltanto, sarebbe divino.

TRADIZIONI
1464 - Non nutrite virtche eccedano le vostre forze! Seguite i sentieri per cui gipassla virtdei vostri padri: seguite le loro orme. Come potete nutrire alti propositi, se la vostra volontnon poggia su quella dei vostri padri? Chi, poi, vuole essere il primo, stia bene attento di non essere anche lltimo! E dove stanno i vizi dei vostri padri, non il caso che proprio voi vi diate lria di santi!

TRADUZIONI
1465 - Del senso storico di unpoca si pudedurre il livello dal modo in cui essa traduce e cerca di assimilare i libri e le epoche passate.

1466 - Con quanta violenza e, al tempo stesso, ingenuit la civiltdi Roma antica ha messo le mani su tutto quanto di bello ed elevato avesse prodotto la civiltdellntica Grecia, venuta prima di lei! Come la tradotto e trasposto nel proprio presente! Con quale metodicitingenuamente proterva si preoccupata di far sparire ogni traccia di polvere dalle ali dellttimo, perchpotesse volare come una farfalla. Che importanza aveva che lrtista creatore avesse vissuto, precisamente, quelle determinate esperienze, e ne avesse lasciato testimonianza nelle sue poesie? Con questo loro modo di agire, i Romani sembrano chiederci: on dobbiamo, forse, rendere nuovo lntico, adattandolo a noi: entrando a far parte della sua essenza? Non dobbiamo infondere in questo corpo morto la nostra anima? Infatti, comunque sia, ormai, morto; ed i cadaveri, non piacciono a nessuno In effetti, ogni traduzione, a quei tempi, era unspugnazione; e questo non solo perchsi lasciava perdere qualsiasi dato storico, ma perchsi aggiungevano allusioni allttualite, soprattutto, perchsi cancellava con un trattino il nome del poeta, ed al suo posto si metteva il proprio.

1467 - A essere intraducibili, in un libro, non sono le sue qualitmigliori; neanche, per i suoi peggiori difetti.

TRAGEDIE
1468 - La sensibilitper il tragico va e viene, a seconda della sensualit

1469 - Negli uomini pispirituali, ammesso che siano i picoraggiosi, le tragedie pifuneste hanno unco ancora maggiore; per siccome la vita oppone loro il pifiero contrasto, proprio per questo, la tengono in gran conto.

1470 - Ciche nella cosiddetta compassione tragica, e in fondo addirittura in ogni espressione del sublime, su su fino ai pialti e delicati trasalimenti della metafisica, risulta gradevole, deriva la sua dolcezza dal fatto che vi mescolato lngrediente della crudelt

1471 - Io prometto lvvento di unra tragica: lrte suprema del dire salla vita, la tragedia, rinascerdi nuovo quando lmanitavrsuperato le guerre pidure, ma pinecessarie, senza che la sua coscienza ne subisca il lutto.

TRAME
1472 - Contro i pochi che provano soddisfazione nellllentare il nodo delle cose e sfilacciare, per alleggerirla, la loro trama, operano i molti (ad esempio, donne ed artisti) il cui scopo intrecciarne i fili fino a farne una matassa ingarbugliata, in modo da ridar forma alle cose: da comprensibili ad incomprese e, possibilmente, incomprensibili. Qualunque sia il risultato di tutto questo snodare e reimbastire la trama, inevitabile che appaia poco pulito, perchtroppe mani lo hanno tirato per modellarlo.
U

UCCELLI
1473 - A certi uccelli, perchcantino meglio, si toglie la vista. Non credo che gli uomini di oggi cantino meglio dei loro nonni, ma so che vengano accecati precocemente. Il mezzo, lnfame mezzo, che viene adoperato per accecarli una luce troppo chiara, troppo improvvisa, troppo cangiante.

UMANIT 1474 - La terra ha una pelle, e questa pelle ha delle malattie. Una di queste malattie, per esempio, si chiama omo

1475 - Noi non riteniamo gli animali creature morali. Ma voi pensate, forse, che gli animali ci considerino creature morali? Un animale capace di parlare, ha detto: manitun pregiudizio del quale noi animali, almeno, non soffriamo

1476 - In verit lomo una torbida fiumana. Per poter ricevere una corrente torbida senza diventare impuri, bisogna davvero essere un mare.

1477 - Fratelli miei, ciche io posso amare nellomo, che egli sia una creatura di passaggio: un tramonto.

1478 - Quando si parla di manit, con questo concetto astratto si indica, in fondo, ciche separa lomo dalla natura, e lo contraddistingue rispetto ad essa. In realt una tale separazione non esiste: le caratteristiche aturalie quelle che si presumono come specificamente mane si sviluppano insieme, in modo indistricabile. Lomo, nelle sue potenzialitpialte e nobili, tutto natura, e si porta dietro questa sua inquietante ambivalenza. Le sue doti pispaventose e ritenute disumane, sono, forse, il solo terreno fertile su cui possa svilupparsi, nelle emozioni, nelle azioni e nelle opere, ogni sua manit.

UMORISMO
1479 - Gli scrittori pispiritosi sono quelli che fanno affiorare alle labbra un sorriso appena percettibile.

1480 - Il motto di spirito lpitaffio sulla morte di un sentimento.

1481 - La battuta di spirito a me pigradita quella che sta al posto di un pensiero difficile e non privo di pericoli.

1482 - Ridere significa compiacersi del male altrui, ma senza sporcarsi la coscienza.

1483 - Il riso coesione di ogni possibile cattiveria; per santificata e assolta dalla sua stessa beatitudine.

1484 - Non si uccide con la collera, ma con una risata.

UOVA
1485 - Tutti starnazzano; ma chi sta ancora seduto sul nido a covare le uova?
V

VALORI
1486 - Al cospetto di un mondo di dee moderneche vorrebbe ficcare ognuno nel proprio angolo e nella propria pecializzazione un filosofo ammesso che oggi si possano dare filosofi sarebbe costretto a far coincidere la grandezza dellomo il concetto di randezzaproprio con la sua smisurata molteplicit col suo essere, pur diviso tra molte cose, tuttntero a se stesso. Anzi, egli valuterebbe perfino il valore e il grado di ciascuno a seconda della quantite della diversa natura delle cose che puassumere su di s e del confine a cui la sua responsabilitin grado di giungere.

1487 - Il fariseismo non la degenerazione dellomo buono: una buona dose di esso piuttosto, la condizione in base alla quale si buoni.

1488 - Che cos buono? Tutto ciche eleva nellomo il senso di potenza, la volontdi potenza, la potenza stessa. Che cos cattivo? Tutto ciche ha origine dalla debolezza. Che cos la felicit Avvertire in ssvilupparsi la potenza: sentire che ogni resistenza viene vinta.

1489 - Il valore di una cosa, talvolta, non sta in ciche si ottiene per suo tramite, ma in ciche si paga per essa: in quello che ci viene a costare.

1490 - Ogni elevazione della tipologia umana stata, finora, e cossarsempre opera di una societaristocratica: di una societ vale a dire, che crede in una lunga progressione scalare dellrdine gerarchico e in una distinzione di valore tra uomo e uomo, e cui, in un certo senso, necessaria la schiavit Senza il pathos della distanza coscome nasce dalla diversitconnaturata alle classi sociali, da quel superiore distacco padrone di scon cui la classe dominante considera i propri sudditi e gli strumenti di cui si serve, ed anche dal costante esercizio nellbbedire e nel comandare, nel sottomettere e nel tenere in disparte, che la contraddistingue non potrebbe svilupparsi nemmeno quellltro pimisterioso pathos: quel certo desiderio di dilatare le distanze allnterno dellnima stessa; di dar corpo a sempre pialte, rare, lontane, intense ed estensive condizioni; insomma: llevazione della ipologia umana Lssiduo uperamento di s dellomo; per usare una formula morale in un senso extramorale.

1491 - La casta aristocratica sempre stata, allnizio, la casta dei barbari. Il suo predominio non stava soprattutto nella forza fisica, ma in quella spirituale: erano gli uomini pitutti dn pezzo (il che significa, a tutti i livelli, la stessa cosa che e bestie pitutte dn pezzo.

1492 - Astenersi reciprocamente dalle offese, dalla violenza, dallo sfruttamento; fare concorde la propria volontcon quella degli altri: questo pu in un certo senso grossolano, diventare un buon codice di comportamento interpersonale, qualora sussistano le condizioni sociali ad esso favorevoli (vale a dire: lffettiva paritdelle forze fisiche e dei valori individuali, nonchla reciproca interdipendenza di tutti gli individui nellmbito di un unico organismo sociale). Ma non appena si volesse assumere questo principio in un senso piampio, e magari farne, addirittura, il principio basilare della societ allora esso si rivelerebbe subito per quello che una volontdi annichilire la vita; un principio di dissoluzione e di decadenza.

1493 - La profonda venerazione per la vecchiaia e per le usanze tutto il diritto si sostiene su questa duplice venerazione la fede ed il preconcetto di valore attribuito agli antenati, e negato ai posteri sono, nella morale dei potenti, fattori caratteristici; e se, allnverso, gli esponenti delle dee modernehanno fede, quasi per istinto, nel rogressoe nellavvenire e mancano sempre pidi rispetto alla vecchiaia, giin cisi rivela a sufficienza lrigine non nobile di queste dee

1494 - La fede in se stessi, lrgoglio di s unvversione radicale, nonchironia, verso lltruismo fanno parte della morale aristocratica proprio allo stesso modo che un lieve disprezzo e riserbo di fronte alle espressioni di simpatia ed allumana cordialit. I potenti sono coloro che, di stima, si intendono: questa la loro arte, il loro dominio di ricerca.

1495 - Le definizioni dei valori morali sono state, sempre e dovunque, un attributo degli uomini che agivano, e soltanto successivamente, e come conseguenza, un attributo delle loro azioni: per cui gli storici della morale, quando assumono a fondamento della loro ricerca domande del tipo erchla compassione diventata oggetto di lode? commettono un grave errore. Lomo di nobile temperamento avverte se stesso quale principio determinante i valori morali. Non ha bisogno di venire lodato. Egli un creatore di valori.

1496 - uello non mi garba.erchon mi sento alla sua altezza.C mai stato qualcuno capace di rispondere cos

1497 - Forse tutto cia cui lcchio dello spirito ha rivolto la sua sagacia e profonditstato solo unccasione per lsercizio delle sue qualit Lggetto di un gioco; qualcosa per i fanciulli e per anime bambine. Forse un giorno i concetti pielevati, per i quali si lottato e sofferto al massimo grado: i concetti di ioe eccato ci appariranno di non maggior conto di quanto un trastullo infantile ed un dolore infantile appaiono ad un vecchio.

1498 - Chi di animo nobile, un intralcio anche per chi di animo buono; anche quando lo definiscono buono dnimo, quello che vogliono, toglierlo di mezzo. Lnimo nobile vuole creare il nuovo, e una nuova virt Lnimo buono vuole il vecchio: che le vecchie cose rimangano intatte.

1499 - In verit sono stati gli uomini a procurarsi da soli ogni bene e ogni male. In verit non lo hanno preso da qualche parte; non lo hanno trovato, nesso disceso a loro sotto forma di voce dal cielo. stato lomo a conferire un valore alle cose, e solo per poter continuare a esistere. Fu lomo a creare il senso delle cose: un senso antropomorfico!

1500 - Anche lndividuo pinocivo, forse, pusempre sempre essere il piutile, per quanto riguarda la conservazione della specie. Infatti, esso mantiene vivi in so anche, tramite i suoi effetti, negli altri istinti senza i quali lmanitsarebbe, da tempo, debosciata o degenerata. Ldio, la gioia per il male altrui, la sete di rapina e di potere, e tutto ciche, di solito, viene definito cattivo: tutto questo appartiene alla sorprendente economia della conservazione della specie. Certo, si tratta di unconomia dispendiosa, dissipatrice e, nel complesso, altamente psicotica; eppure, si pudimostrare come essa, finora, abbia preservato la nostra razza.

1501 - Gli uomini moderni, con la loro ottusitverso ogni definizione del dogma cristiano, non avvertono piquellrrore superlativo che per il carattere di un uomo antico assumeva ldea di un io in croce Finora non c stata mai e in nessun luogo una simile sfrontatezza nel sovvertire; qualcosa di costerrificante, inquietante ed inquisitivo, quanto questa proposizione dogmatica. Essa assicurava il rovesciamento di tutti gli antichi valori.

1502 - Durante lpoca pilunga della storia umana la si definisce poca preistoricail valore o il disvalore di unzione veniva dedotto dalle sue conseguenze; per cui lzione, in s veniva ben poco considerata, allo stesso modo che la sua origine. Lintenzione di chi la compie come origine complessiva ed antefatto di unzione: allnsegna di questo pregiudizio ci si invece, fino ai giorni nostri, prodotti in prediche morali; e si argomentato, sproloquiato; si perfino, fatto filosofia. Oggi, per per lo meno tra noi immoralisti, si impone il sospetto che il valore determinante di unzione si vada ad annidare profondamente proprio in ciche essa possiede di non intenzionale. Noi crediamo che lntenzione di chi la compie sia soltanto un indizio; un sintomo che, prima di tutto, richiede di essere disvelato.

1503 - Le nostre pialte considerazioni devono inevitabile suonare come stupidaggini ed, allccasione, come scelleratezza, quando esse giungono, in maniera indebita, allrecchio di persone che non sono conformate e forgiate per esse. Ciche, ad una specie superiore di uomini, fa da alimento o da ristoro, deve essere quasi un veleno per una specie molto differente ed inferiore. I pregi di un uomo comune costituirebbero forse, in un filosofo, debolezze e vizi. Esistono libri che hanno per lnima e la salute un valore opposto, a seconda che se ne appropri unnima abbietta, dallbbietta forza vitale; oppure, invece, unnima pialta e valorosa. Nel primo caso sono libri pericolosi, dirompenti, rovinosi; nellltro, richiami squillanti di araldi che rammentano ai piprodi le loro virt I libri buoni per tutti sono sempre libri puzzolenti: si portano addosso ldore appiccicaticcio della gentaglia.

1504 - Anche se, di solito, consideriamo un uomo di valore come il vero ed autentico figlio del suo tempo in ogni caso, egli subisce ogni acciacco di quello in modo piintenso e sensibile di tutti i mediocri la lotta di un simile valoroso contro il suo tempo soltanto in apparenza una insensata e distruttiva lotta contro se stesso. In apparenza soltanto, dicevamo; infatti, per mezzo di essa egli combatte ciche si frappone al suo valore; il che, nel suo caso, non significa altro che: essere liberamente, ed interamente, se stesso.

1505 - Di solito, a determinare quale sia la caratura di un uomo, nel bene come nel male, non la qualitdelle sue esperienze di vita, ma la loro quantit

1506 - Ogni esistenza della quale si possa negare il valore, merita che lo si neghi.

1507 - Gli uomini hanno sempre creduto ciche sembra stimato di pianche pivero, pireale.

1508 - Tutte le azioni derivano da gerarchie di valori. Tutte le gerarchie di valori possono essere personali, oppure acquisite. Queste ultime sono, di gran lunga, la maggior parte. Perchle accettiamo? Per paura. Intendo dire: noi riteniamo piopportuno fare in modo che queste gerarchie figurino come nostre; quindi, ci abituiamo a questa simulazione al punto che, alla fine, diventa, per noi, un nostro istinto naturale.

1509 - Le passioni, se vengono considerate malvage e maligne, diventano malvage e maligne.

1510 - Laddove ci imbattiamo in una morale, troviamo anche una valutazione ed un ordinamento gerarchico degli istinti e delle azioni umane. Queste valutazioni ed ordinamenti gerarchici sono sempre espressione dei bisogni di una comunit quando si fa branco. Ciche conviene, in primo luogo ma anche nel secondo e nel terzo ad esso, diventa anche la suprema scala gerarchica seguendo la quale vengono valutati i valori di ogni singolo individuo. Attraverso la morale, il singolo individuo viene addestrato ad essere funzione del branco, ed attribuirsi valore solo in quanto sua funzione. La moralit lntroiezione dellstinto del branco da parte del singolo individuo.

1511 - Chi concepisce la propria vita solo come una tappa nellvoluzione di una stirpe, uno stato o una disciplina scientifica, e dunque desidera che la propria vicenda confluisca completamente nel divenire di tutte le cose nella storia non ha compreso il compito che lsistenza gli assegna, e deve studiarlo unltra volta.

1512 - Chi ha il potere di ricambiare il bene col bene, il male col male, ed esercita anche, effettivamente, questo suo duplice potere vale a dire: la gratitudine e la ritorsione viene definito buono; chi, questo potere, non ce la, e non gli possibile ricambiare nessuno, viene stimato malvagio.

1513 - Tutta quanta la psicologia rimasta, fino ad ora, attaccata a pregiudizi da timorati della morale: non si affatto avventurata nel profondo. Se ammettiamo che si considerino emozioni quali odio, invidia, cupidigia e brama di potere addirittura come princ髹i fondanti la vita; come un qualcosa che, in quanto sua sostanza e fondamentale essenza, deve per forza soggiacere al m幯age esistenziale, nella sua economia complessiva e, quindi, deve, persino, rafforzarsi sempre di pi se ammettiamo per nostro scopo che la vita vada rafforzata sempre di pilscillazione dei nostri giudizi dovrebbe farci star male come un attacco di mal di mare.

1514 - Addirittura sarebbe perfino possibile che il tributare valore ad ogni buona ed elevata cosa derivi proprio da questo: dal suo essere avvinghiata, amalgamata, coesa e magari consustanziata con quelle maligne cose cui, nel sembiante, con parvenza ingannevole, si contrappone.

1515 - Una volpe come si deve definisce acerba non solo lva che non arriva a prendere, ma anche quella a cui arrivava, ma che qualcun altro, giocando dnticipo, le ha portato via.

1516 - La bonte lmore, al pari delle erbe dai poteri terapeutici piefficaci, sono cosdifficili da scovare, nellntrico dei rapporti umani, che davvero ci si augurerebbe che nellpplicazione di questi princ髹i balsamici ci si attenesse al principio della massima economia.

VALUTAZIONI
1517 - Il nostro lodare o criticare una conseguenza delle possibilitche le due chance, volta per volta, hanno di far rifulgere la nostra perspicacia.

1518 - Chiunque abbia sentenziato dentro di s in modo irrevocabile, la stupiditdi un altro, se poi quello dimostra, senza ombra di dubbio, di non essere stupido, va su tutte le furie.

1519 - Noi tutti non siamo ciche sembriamo essere in base a quei soli modi di essere di cui il nostro linguaggio ci permette di avere coscienza; e per i quali, di conseguenza, veniamo lodati o biasimati.

VANIT 1520 - Tra le cose che risultano forse massimamente inconcepibili ad un uomo di nobile temperamento, va annoverata la vanit egli sarportato a non ammetterla anche laddove ad un altro tipo domo parrdi toccarla con mano. Il problema, per lui, sta nel concepire lsistenza di esseri che cercano di suscitare una buona opinione di snel mentre, essi stessi, non lanno di conseguenza, neppure la eritanoe che, successivamente, a questa buona opinione, prestano, essi stessi, fede.

1521 - Non la vanitferita, la madre di tutte le tragedie? Ma dove viene ferito lrgoglio, di certo cresce qualcosa di meglio ancora dellrgoglio.

1522 - Il vanitoso si compiace di ogni buona opinione che sente esprimere su di s(a prescindere completamente da ogni considerazione sul vantaggio che gliene deriva, ed anche dal fatto che sia vera o falsa) allo stesso modo in cui si dispiace di ogni cattiva opinione: egli, infatti, si assoggetta ad ambedue. Si sente assoggettato ad esse, perchin lui erompe quellrcaico istinto umano alla soggezione. Nel sangue del vanitoso c qualcosa dello chiavo un residuo di scaltrezza servile.

1523 - La vanitdegli altri va contro il nostro gusto soltanto quando va anche contro la nostra vanit

1524 - Onest amore della verit amore della sapienza, sacrificio in nome della conoscenza, eroismo del vero: sono parole belle, luccicanti, tintinnanti, pompose. C qualcosa, in esse, che fa gonfiare di orgoglio. Ma noi eremiti, noi che ci nascondiamo come marmotte, abbiamo da un pezzo raggiunto la certezza, nel pisegreto e domestico eremo della nostra coscienza, che anche questa venerabile scenografia sfarzosa di parole appartiene al ciarpame dorato, al guardaroba della menzogna, allncosciente vanitumana, e che anche al di sotto ldescamento di siffatti colori e tratti di pennello sovrapposti si deve distinguere di nuovo il terribile soggetto che vi si occulta: omo in quanto fenomeno naturale

1525 - Nel preciso momento in cui si offende il nostro orgoglio, la nostra vanitviene colpita nel modo pigrave.

1526 - Chi nega di essere vanitoso, di solito, lo in modo cosbrutale da dover chiudere gli occhi di fronte a se stesso, se non vuole disprezzarsi.

1527 - La cosa pivulnerabile e tuttavia piinvincibile che esista la vanitumana. Anzi, di ferita in ferita, la sua forza cresce; alla fine, pudiventare colossale.

1528 - La certezza piinoppugnabile: quella per cui la volontumana del tutto priva di libert anche la pifallimentare. Infatti, contro di essa agisce lvversario piforte, la vanitumana.

1529 - Chi, nella vita sociale, dlccasione ad un altro di esibire con successo, di s tutto: cultura, impressioni, esperienze; si pone al di sopra di lui e dunque commette a meno che non venga, da questi, considerato smisuratamente superiore un attentato alla sua vanit E invece, il suo intento era proprio quello di soddisfarla.

1530 - Il vanitoso non vuole tanto essere, quanto sentirsi superiore agli altri. Per questo non disdegna alcun mezzo per ingannare e far fesso se stesso. Ciche gli sta a cuore, non lpinione degli altri, ma la propria opinione sulla loro opinione.

1531 - Solo nei casi in cui si dia importanza allpinione degli altri senza che ne venga un vantaggio, e senza lntento di far piacere a qualcuno, possiamo parlare di vanit Di solito, ogni individuo usa lpinione che gli altri hanno di lui solo per confermare e rafforzare quella che ha di se stesso. Si deve, dunque, ammettere che i vanitosi non vogliono tanto andare a genio agli altri; semmai, piuttosto, a se stessi. In questo, arrivano al punto di assumere atteggiamenti autolesionistici: infatti, si mettono a provocare quelli che gli stanno intorno, fino a renderli mal disposti, ostili, invidiosi in una parola: fonte di guai nei propri confronti, al solo scopo di potersi sentire superiori; trar gioia dal proprio splendido isolamento.

VELENI
1532 - Il veleno che distrugge le complessioni pideboli, fortifica quelle piforti.

VENDETTE
1533 - on per lnimicizia finisce lnimicizia; per lmicizia, finisce lnimicizia questo ciche compare allnizio della dottrina di Buddha; cosnon parla la morale, cosparla la fisiologia. Lstio, che ha origine dalla debolezza, a nessuno pidannoso che proprio ai deboli; in altri casi, quando si ha a che fare con una natura riccamente dotata, si tratta di un sentimento superfluo: un sentimento il cui dominio dimostra, quasi di per s le ricche doti di chi ne riesce padrone.

1534 - Una piccola vendetta piumana che nessuna vendetta.

1535 - Il disprezzo per la vendetta viene interpretato e percepito come una forma sublime e molto cruenta di vendetta.

VERIT 1536 - Bisogna non essersi mai risparmiati; bisogna avere la durezza, tra le proprie abitudini, per essere di buon umore e sereni in mezzo a nientltro che dure verit

1537 - Quanta veritpusopportare, quanta veritpuosare, lo spirito di un uomo? Questa diventata sempre di pi per me, la vera unitdi misura di ogni valore.

1538 - Noi tutti abbiamo paura della verit

1539 - La verit si costretti a strapparla con la forza, sillaba dopo sillaba, da se stessi, e il prezzo da pagare comprende quasi tutto cia cui affezionato il nostro cuore, e da cui dipende la nostra vita, e la fiducia che, in essa, ci dato di avere. Per questo, ci vuole grandezza dnimo: servire la verit il piduro dei servizi. Che cosa significa, dunque, essere onesti in materia di spirito? Significa essere inflessibili con il proprio cuore, disprezzare i ei sentimenti trascinare ogni ed ogni odi fronte al tribunale della propria coscienza.

1540 - olontdel vero coschiamate voi, i saggi tra i saggi, ciche vi spinge e vi infiamma? Volontdi ridurre tutto ciche esiste alla misura del pensiero umano: cosio definisco la vostra volont Voi volete, prima di tutto, rendere pensabile tutto ciche esiste: infatti dubitate, con giusta perplessit che pensabile sia. Ma, cos esso si deve adattare a voi, deformare secondo la vostra prospettiva! Lo vuole la vostra volont Deve spianare le rughe; farsi liscia materia su cui lo spirito possa imprimere la propria immagine speculare. Questa vostra volont o saggi tra i saggi, in quanto tale, interamente volontdi potenza; anche quando discorrete del bene, del male, e dei giudizi di valore. Voi volete ancora creare un mondo di fronte al quale potervi inginocchiare: questa la vostra ultima speranza ed ebbrezza. Z

1541 - Esistono veritche vengono apprezzate nel modo migliore da teste mediocri, perchsono le piadeguate alle loro capacit Esistono veritche solo per gli spiriti mediocri possiedono attrattive e fascino.

1542 - Lomo ha in comune con gli animali anche quel suo senso della veritche, in fin dei conti, non che senso della sicurezza.

1543 - ben certo che, con la bocca, si pumentire; ma con la smorfia che si fa, si dice comunque la verit

1544 - Quanto piastratta la veritche vuoi insegnare, tanto pidevi, a lei, sedurre anche i sensi.

1545 - Tutto ciche degno di fede, ogni buona coscienza, ogni evidenza di verit derivano, prima di tutto, dai sensi.

1546 - La fede nella veritcomincia col dubbio su tutte le erit fino ad allora accettate.

1547 - Quando, una volta tanto, trionfa la verit chiedetevi, con sana diffidenza: uale potente errore stato suo paladino?
1548 - gni veritsemplice non si tratta di una doppia menzogna?

1549 - Esiste un regno della verite dellssenza, ma proprio alla ragione che le sue porte restano chiuse.

1550 - Perch tra verite non verit si preferisce la verit Per lo stesso motivo per cui, nei rapporti con le persone reali, ci si attiene alla giustizia: attualmente, perchlo vogliono lso comune, la tradizione e la coercizione educativa; in origine, perchla veritallo stesso modo dellquite la giustizia pivantaggiosa e procura pistima della non verit Infatti, laddove il pensiero a dettare le sue leggi, potere e reputazione, se vengono edificati sopra lrrore o la menzogna, non sono ben saldi. Ora: la consapevolezza di come, un giorno, la propria costruzione intellettuale, date simili fondamenta, potrebbe crollare, umiliante per lutostima del suo architetto. Egli si vergogna della fragilitdel suo materiale e, siccome si ritiene piimportante del resto del mondo, vorrebbe non far niente che non fosse piduraturo del resto del mondo. Ed ecco che lsigenza di veritin lui si estende fino ad includere in sla fede nellmmortalitpersonale; vale a dire: il pensiero pisuperbo e ostinato che ci sia.

1551 - Lessing osdichiarare che la ricerca della veritgli interessava pidella veritstessa.

1552 - Dieci veritdevi trovare, quando giorno; altrimenti, di notte, la fame rimasta nellnima, ancora cercherai la verit

1553 - Tutto ciche va diritto falso. Ogni verit curva. Il tempo stesso un circolo.

1554 - La noncuranza per tutto ciche attuale e momentaneo intrinseca al carattere piprofondo di un grande filosofo. Costui possiede la verit la ruota del tempo si volga pure dove vuole; essa, alla verit non potrmai sfuggire.

1555 - Che cos la verit Un esercito ben addestrato di metafore, metonimie, antropomorfismi; in breve: un sistema di prospettive umane che sono state sublimate, tradotte, imbellettate, fino a diventare poesia e retorica. La lunga famigliaritcon loro fa sche un popolo le trovi solide, normative e vincolanti. La veritun sistema di illusioni della cui natura, ormai, ci si scordati: soltanto metafore consunte, sfiancate dal troppo uso, e prive di senso; monete su cui non si scorge piimpressa alcuna immagine, e che, quindi, non sono piin vigore come monete, ma solo come metallo di scambio.

1556 - La verit in s non ha potere alcuno. Piuttosto, essa deve attrarre il potere dalla sua parte, oppure mettere le tende nei luoghi del potere; altrimenti, andrsempre in rovina!

1557 - Il visionario rinnega la veritquando da solo, il bugiardo soltanto in presenza dltri.

1558 - Un errore ci ha fatto, di animali, uomini. Forse, la veritsarebbe in grado di farci ritornare, da uomini, animali?

1559 - quando, dirla, noioso, non quando pericoloso, che la verittrova pidi rado qualcuno che la difenda.

1560 - Le convinzioni sono nemiche della veritpipericolose delle menzogne.

1561 - Soltanto nella misura in cui chi veritiero persegue lssoluta volontdi essere giusto, in quellspirazione alla veritche viene ovunque glorificata cosalla leggera c qualcosa di grande; al cospetto di uno sguardo indolente, invece, unntera sfilza di pulsioni le pidisparate, come curiosit timore della noia, invidia, vanit istinto ludico tutte pulsioni che con la veritnon hanno certo nulla a che fare confluiscono in quellspirazione alla veritche ha le sue radici nella giustizia.

1562 - Ammesso che noi vogliamo la verit perchnon dovremmo desiderare, piuttosto, la controverit E la controcertezza? Ed, addirittura, la controsapienza? Il problema del valore della veritci si stagliato dinnanzi, oppure siamo stati noi a stagliarci di fronte a lui? Chi tra noi fa, qui, Edipo? Chi la sfinge?

1563 - Una persona, da sola, ha sempre torto; ma con due, si comincia a parlare di verit Una persona, da sola, non pudimostrare niente a se stessa; ma bastano due persone a rendere impossibile qualunque confutazione.

1564 - Che cosa sono, in fondo, le veritdegli uomini? Sono gli errori inconfutabili degli uomini.

1565 - Attenti a voi, filosofi ed amici della conoscenza: guardatevi dalle seduzioni del martirio! Dal soffrire er la voglia di verit! Come se a verit fosse cossprovveduta e balorda da aver bisogno di paladini! E proprio di voi, cavalieri dalla triste figura, signori miei, che con lena sbrigativa da facchini filate al fuso le vesti dei fantasmi!

1566 - In tutti i grandi mistificatori degna di nota unvoluzione interiore alla quale debbono il loro potere. Nel momento in cui stendono il copione effettivo della loro mistificazione, succede che finiscono per crederci anche loro. Ecco che cosa gli conferisce poi, al cospetto degli astanti, quel tono cosmeravigliosamente soggiogante. La gente, infatti, crede nella veritdi tutto cinella cui veritsi crede con forza.

1567 - Dal momento che uno, nei nostri confronti, si mostra del tutto franco e sincero, ne consegue che debba dire la verit ecco una delle deduzioni errate pifrequenti.

1568 - Che cosa ci spinge, in genere, a presupporre che tra eroe alsosi dia una sostanziale contrapposizione? Non sufficiente presupporre qualcosa di analogo alle ombre pichiare e piscure, lntera gamma di sfumature dpparenza: insomma presupporre, per usare il linguaggio dei pittori, differenti alori

1569 - Non niente di piche un pregiudizio morale il fatto che la veritabbia pivalore dellpparenza: si tratta, addirittura, della supposizione peggio dimostrata che ci sia al mondo. Ci si confessi quanto segue: lsistenza di qualunque essere vivente sarebbe impossibile, se essa non avesse fondamento su illusorie valutazioni prospettiche. Qualora si volesse, in accordo col virtuoso entusiasmo e la dabbenaggine di molti filosofi, sopprimere del tutto il ondo apparente ebbene: anche ammesso che possiate farlo, sappiate che, in questa maniera, per lo meno, anche della vostra erit, non resterebbe pinulla!

1570 - Perchgli uomini, nella vita quotidiana, dicono, per lo pi la verit Perchpicomodo: la bugia richiede, inventiva, arte scenica e memoria.

1571 - Nella questione se, della verit ci sia bisogno, implicita fin dallnizio una risposta non solo affermativa, ma affermativa a tal punto da tradursi in questa sentenza, fede, convinzione: i nessuna cosa c pibisogno che della verit al suo cospetto, tutto il resto passa in secondo piano Questa incondizionata volontdel vero, che cos? la volontdi non lasciarsi ingannare? la volontdi non ingannare? La volontdel vero potrebbe, in effetti, aderire a questltima interpretazione, a patto che nella condizione generale on voglio ingannarevenga incluso anche il caso specifico o non mi voglio ingannare Ma perchbisogna per forza non ingannarsi? Perchbisogna per forza non lasciarsi ingannare? Sul carattere dellsistenza, avete forse la scienza infusa, per poter determinare se dpivantaggi far parte degli eterni diffidenti o degli eterni creduloni? Lnutilite pericolositdi questa olontdel vero di questa erita tutti i costiemersa, col tempo, in maniera sempre pilampante. La olontdel veropotrebbe essere uncculta olontdi morte

VIANDANTI
1572 - Chi giunto, bene o male, alla libertdi giudizio, sulla terra non pusentirsi altro che un viandante.

VIE
1573 - Esiste al mondo una via singolare, che nessuno potrpercorrere allnfuori di te: dove porta? Niente domande; imboccala.

VILLANIA
1574 - Quelli che tacciono mancano sempre di finezza e nobiltdi cuore. Il tacere unbiezione. Non vorrei che si sottovalutasse la villania: essa di gran lunga il modo piumano per contraddire qualcuno, nonch nel panorama moderno, che fatto di debosciati, una delle nostre virtpieminenti.

VIRT 1575 - Ogni virtincline alla stupidit ed ogni stupidit alla virt tupido fino alla santit, si dice in Russia. Badiamo di non finire, a forza di onest per trascendere alla santite la noia!

1576 - Lomo ha depredato ben bene le bestie di tutte le loro virt questo perch di tutte le bestie, lomo quella che se l passata peggio.

1577 - Ci sono certuni che definiscono irt gli spasimi di dolore sotto i colpi di una frusta; ed altri, che chiamano virtil modo in cui i loro vizi si fanno poltroni.

1578 - Quando lode e biasimo non vi toccano, e la vostra volontvuole imporsi su tutte le cose in quanto volontdi chi ama: ecco lrigine della vostra virt

1579 - Allomo, per il suo meglio, necessario ciche v, in lui, di peggio.

1580 - Sia la tua virttroppo elevata per lquivoca confidenza dei nomi. Quando devi parlare di essa, non ti vergognare, quindi, se ti fa balbuziente.

1581 - redere nelle proprie virt non in fondo, la stessa cosa di ciche un tempo era detta la uona coscienza quella veneranda treccia di concetti attorti in un lungo codino che i nostri avi si appendevano dietro la testa, e, piuttosto spesso, anche dietro lntelletto? Sembra perciche, per quanto poco ci possa andare a genio il sentirci vecchia maniera e gratificati di quella venerabilitche si tributa agli avi, in un aspetto, tuttavia, noi, di questi, avi, siamo i degni nipoti. Noi, gli ultimi europei dotati di buona coscienza, ci portiamo ancora appresso il loro codino.

1582 - Un tempo avevi delle passioni, e le chiamavi cattive. Ma ora non hai che le tue virt esse, sono uno sviluppo delle tue passioni. Alla fine, tutte le tue passioni sono diventate virt tutti i tuoi demoni, angeli.

1583 - A che servirebbe una virtche non si potesse mostrare; o che, di mostrare, non si fosse capaci?

1584 - Molti individui passano tutta la vita ad aspettare lccasione per essere buoni a modo loro.

1585 - A Socrate, il fissarsi in testa di possedere una virte, poi, non possederla, pareva una disgrazia prossima alla follia. Davvero, una simile fissazione pipericolosa della mania opposta: avere un qualche difetto, o vizio. Infatti, questltima, una di quelle manie che possono anche far diventare migliori; quella fissazione, invece, rende lomo ed anche unntera epoca giorno dopo giorno, picattivo. Vale a dire, in questo caso, piingiusto.

1586 - Le virtsono, per chi le possiede, nella maggior parte dei casi, dannose; infatti, si tratta di istinti capaci di dominarlo con troppa forza e avidit e che, per questo, non sopportano che la ragione li controbilanci con istinti di carattere diverso.

1587 - Alla rilassatezza si adatta soltanto una virtcomoda.

1588 - Anche qualora si posseggano tutte le virt bisogna averne ancora una: mandare a dormire, quando ora, le stesse virt

1589 - La virtdla felicited una sorta di beatitudine soltanto a chi confida pienamente nelle proprie virt non a quegli spiriti piraffinati la cui virtconsiste in una profonda sfiducia verso se stessi e verso ogni virt

1590 - Un individuo armoniosamente compiuto, un eniamino della vita non puche compiere determinate azioni e guardarsi, istintivamente, da altre. Egli trasferisce nei suoi rapporti con gli uomini e le cose quellrdine interiore di cui la sua natura fisiologica espressione. Detto in una battuta: la sua virtla conseguenza della sua felicit

1591 - Non diamo particolare valore al possesso di una virtfino a che non ci rendiamo conto che il nostro avversario ne manca completamente.

1592 - Ora capisco con chiarezza di che cosa, un tempo, si andava in cerca, soprattutto, quando si andava in cerca dei maestri di virt Si andava in cerca di un buon sonno, e delle virtoppiacee utili ad esso. Z

1593 - Cattivo, vuol dire vile! Z

1594 - Ecco un individuo che ha, verso gli animali, un atteggiamento di tenera sollecitudine e viene, per questo, ammirato; tuttavia, esistono persone sulle quali egli ha, proprio in questo modo, voluto dar libero sfogo alla propria crudelt Quellltro, un grande artista: il presentimento della voluttche gli avrebbe dato lnvidia dei rivali, una volta che li avesse superati, non ha lasciato riposo alle sue forze fino a che non divenuto un grande. Quanti amari momenti le altre anime hanno dovuto scontare in tributo alla grandezza da lui, infine, raggiunta! La castitdella suora: con quale condanna negli occhi essa scruta il volto di donne che hanno unltra condotta di vita! Quanta voluttdi vendetta c, in quei suoi occhi! Il tema corto, ma le possibili variazioni intorno ad esso sarebbero innumerevoli.

1595 - Se dobbiamo, per forza, avere dei punti deboli, e dobbiamo, alla fine, riconoscere che essi, su di noi, si impongono col valore di leggi, allora auguro a ciascuno di voi di possedere, almeno, tanta sapienza drtista da riuscire a fare dei propri punti deboli la scena allestita per lngresso delle proprie virt fare in modo che, di vedere le sue virt noi non vediamo lra.

1596 - Trattare tutti gli uomini con la stessa benevolenza ed essere buoni senza distinzione di persona puessere lspressione tanto di un profondo disprezzo per gli uomini che di un profondo amore per gli uomini.

1597 - La tenzone tra chi perora la propria causa col cuore e con la testa, e quello che adopera solo la testa, impari. Il primo ha, per cosdire, il sole e il vento contro, e le sue due armi si ostacolano a vicenda. Se vogliamo dar retta agli eventi, egli perde la posta in premio. In compenso, di certo la vittoria del secondo, con la sua unica arma, di rado una vittoria in cui il cuore di tutti gli altri spettatori si riconosca; dunque, purendere il vincitore parecchio impopolare.

1598 - Non mi piacciono le virtnegative: quelle virtla cui essenza la negazione di s la rinuncia a se stessi.

1599 - Quando vengo a sapere della cattiveria degli altri nei miei confronti, il mio primo sentimento non forse, una certa soddisfazione?

VIRTUOSI
1600 - Essi hanno, in sostanza, un solo, superficiale obbiettivo: che nessuno faccia loro del male. Ecco perchprevengono tutti, facendo loro del bene. La virt per loro, ciche rende modesti e mansueti: in tal modo hanno trasformato il lupo in cane, e lomo stesso nel migliore, per lomo, degli animali domestici.

VITA
1601 - Questo segreto mi confidla vita stessa: edi? disse io sono colei che deve sempre superare se stessa. Certo, voi definite tutto civolontdi generare o pulsione verso un fine: verso quanto pielevato, remoto, multiforme; ma tutte queste cose sono unnica entit un solo mistero. Preferirei il tramonto del mio esistere, piuttosto che rinunciare a questa singolare entit e veramente, dove qualcosa ha vissuto il suo tramonto, e le foglie cadono, guarda: lla vita viene offerta in sacrificio alla potenza! Perchio devo essere lotta, e divenire, e fine, e contraddizione di ogni fine: ah, chi indovina la mia volont certo indovina anche per quali tortuosi percorsi essa debba avanzare! Qualunque cosa io crei, e per quanto la ami, presto, sono costretta a contrastarla; e, con lei, contrastare il mio amore: cosvuole quella volontche mi spinge. E anche tu, che cerchi la sapienza: solo unrma tu sei, e una traccia percorsa dalla mia volont In verit la mia volontdi potenza, per avanzare, si messa le scarpe della tua volontdel vero

1602 - veramente un discorso nobile quello che dice: iche la vita promette a noi, sia la promessa che noi onoriamo alla vita!
1603 - I fisiologi dovrebbero riflettere bene prima di imporre lstinto di conservazione come pulsione cardinale di un organismo vivente. Tutto ciche vivo vuole, prima di tutto, dar libero corso alla sua forza: la vita stessa volontdi potenza. Lutoconservazione solamente una delle indirette e pifrequenti conseguenze di ci In breve, qui come ovunque: attenzione ai principi teologici superflui!

1604 - Le vere stagioni della vita sono quei brevi periodi di permanenza che stanno tra llba di un pensiero o un sentimento capace di dominarci completamente ed il suo crepuscolo. Allora esiste, ancora una volta, lppagamento; tutto il resto sete e fame; oppure nausea.

1605 - Tra tutti gli eventi che riguardano lomo, non c banalitmaggiore della morte. Segue, nellrdine, la nascita (infatti, non tutti sono nati, quelli che, pure, muoiono); quindi, il matrimonio. Siccome, per ognuna delle innumeri ed innumerevoli rappresentazioni di queste piccole e risapute tragicommedie si tiene con attori sempre nuovi, esse non mancano mai di spettatori interessati a esse.

VITTORIE
1606 - La cosa migliore, in una grande vittoria, il fatto che elimina, nel vincitore, il terrore di una sconfitta.

VOLONT 1607 - Oggi, il gusto e la qualitalla moda indeboliscono e spossano la volont Nulla sntona di piai tempi che la debolezza della volont

1608 - La ostrizione della volont mitologia: nella vita reale si dsolo il caso di volontforti e volontfiacche.

1609 - Il volere, libera; infatti, volere significa creare.

1610 - Fate pure tutto quello che volete, ma, prima di tutto, siate tra quelli che sanno volere!

1611 - La volontnon puagire a ritroso. Non poter infrangere il tempo e la sua rapinosa smania: questo il pisolitario rimpianto della volont

1612 - S esiste in me qualcosa di invulnerabile; qualcosa che non si pusotterrare, perchfa saltare per aria la roccia: si chiama a mia volont. Muta ed immutabile, essa incede lungo gli anni.

1613 - Un nuovo volere insegno, io, allmanit quella via per cui lmanitsi incamminata alla cieca, volerla far propria. Chiamarla buona, senza pisgattaiolare via dalla sua m鋈a, come fanno gli ammalati e i moribondi! Ammalati e moribondi furono quelli che disprezzarono il corpo e la terra, escogitando il regno dei cieli e la redenzione per gocce di sangue. Anche questi veleni dolci e cupi, per li attinsero dal corpo e la terra!

1614 - Se uno fa capolino fuori della sua dimora proprio nel momento in cui il sole fa capolino fuori della propria, e dice o voglio che il sole sorga noi ridiamo di lui. Allo stesso modo, se uno non riesce a fermare una pietra giper un declivio, e allora dice o voglio che la pietra rotoli noi ridiamo di lui; e ridiamo di colui che, in un incontro di lotta libera, quando viene buttato a terra, dice ono finito quaggi ma, stare quaggi proprio quello che voglio!Eppure, risate a parte, ci comportiamo, noi, in modo diverso da questi tre personaggi, quando usiamo la parola o voglio?
1615 - Primo punto: perchabbia origine ltto del volere, necessario che ci si costruisca una rappresentazione mentale di piacere o dispiacere. Secondo punto: il fatto che un potente stimolo venga avvertito come piacere o dispiacere, cosa che dipende dallntelletto che lo interpreta; il quale, per per lo pi opera a livello inconscio. Uno stesso stimolo, puvenire interpretato sia come piacere che come dispiacere. Terzo punto: piacere, dispiacere e volontsi danno soltanto nelle creature dotate di intelletto; la stragrande maggioranza degli organismi viventi non ne ha la minima idea.

1616 - I filosofi hanno il vezzo di discorrere della volontcome se fosse la cosa piovvia di questo mondo. Il volere, a me, pare, prima di tutto, qualcosa di complicato; qualcosa che trova la sua unitsoltanto nella parola con cui lo si designa. La volontnon soltanto un complesso di sensazioni e pensieri, ma anche, e soprattutto, una passione: quella passione del comando a tutti ben nota. Ciche viene definito ibera volont in sostanza, solo una forte emozione, provocata dalla sensazione di esercitare un completo dominio su colui che deve obbedire.

VULCANI
1617 - Noi tutti, siamo vulcani in fase di crescita: quando sarora, avremo la nostra eruzione. Se questa ora sia vicina o lontana, per nessuno lo pusapere.

1618 - Lntidoto pitremendo contro le persone fuori del comune farle collassare, a forza di spinte, cosprofondamente dentro se stesse che poi, ogni volta che riescono a venirne fuori, unruzione vulcanica.






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