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IL GIORNO DELLO SCIACALLO
di FREDERICK FORSYTH


il 1963. L'OAS, l'organizzazione eversiva francese,
ridotta alla disperazione. Nonostante sei tentativi, i
militari ribelli non sono riusciti a realizzare il loro primo
obiettivo: eliminare il generale de Gaulle, l'uomo che,
a loro avviso, ha tradito la Francia, consegnando l'Algeria agli Algerini.
L'OAS, assediata dai servizi di sicurezza della nazione,
sul punto di disintegrarsi. Ma il suo capo escogita un piano
a prova di errore, basato su un sicario talmente abile
nel suo mestiere da essere sconosciuto alle polizie di
tutto il mondo: una specie di uomo invisibile, capace di
passare indenne attraverso gli sbarramenti protettivi
eretti intorno alla persona del Presidente, di giungere
sul luogo dell'appuntamento per compiere la sua sinistra
missione e infine dileguarsi nell'anonimato.
Benchtutti conoscano la conclusione della vicenda,
l'abiliteccezionale con cui l'autore sa fondere realt e fantasia ci tiene col fiato sospeso fino all'ultimo istante
di questa drammatica caccia all'uomo-ombra.
Anatomia di un complotto.
A Parigi, alle sei e quaranta di un mattino di marzo, faceva freddo:
e sembrava ancora pifreddo, poichun uomo stava per essere
fucilato dal plotone di esecuzione. A quell'ora, l'11 marzo 1963, un
colonnello dell'aviazione francese stava davanti al palo piantato nella
ghiaia gelata del cortile della prigione militare di Fort d'Ivry, mentre
gli avvolgevano una benda intorno agli occhi. Il crepitare dei fucili
non provocalcun fremito sulla superficie della cittche stava
svegliandosi, solo il battito d'ali dei piccioni che si alzarono in volo
verso il cielo ancora grigio.
La morte del tenente colonnello Jean-Marie Bastien-Thiry, il capo
di una banda di terroristi dell'OAS che aveva cercato di uccidere il
Presidente della Repubblica francese, avrebbe dovuto porre fine agli
attentati alla vita del Presidente stesso. Per un gioco del destino, essa,
invece, ne segnun inizio, e per spiegarne il motivo necessario
risalire alla sera del 22 agosto 1962, il giorno in cui Bastien-Thiry aveva
deciso che il generale Charles de Gaulle doveva morire.
Il sole era finalmente calato dietro le mura del palazzo dell'Eliseo,
e lunghe ombre si proiettavano attraverso il cortile, portando un gradito
sollievo alla calura estiva. Mentre gli abitanti della cittsi accingevano
a fuggire verso il relativo refrigerio dei fiumi e delle spiagge,
la riunione di gabinetto proseguiva dietro la facciata decorata del
palazzo. Sulla ghiaia scura del cortile prospiciente, sedici lunghe e nere
Citroen DS berlina aspettavano una in coda all'altra.
Fu soltanto alle diciannove e trenta che i ministri scesero alla
spicciolata la scalinata per salire a bordo delle rispettive auto. Soltanto
due Citroen, alla fine, rimasero nel cortile.
Alle diciannove e quarantacinque apparve Charles de Gaulle, che
portava come sempre un doppiopetto color grigio-antracite e la cravatta
scura, e scese lentamente le scale con la moglie Yvonne, dirigendosi
verso la prima Citroen. L'auto, su cui batteva l'insegna del Presidente
della Repubblica francese, era guidata da Francois Marroux, un
autista della polizia con nervi d'acciaio, capace di guidare velocemente
e con assoluta sicurezza. La moglie del Presidente prese posto sul
sedile posteriore e il generale si accomodaccanto a lei. Il colonnello
Alain de Boissieu, loro genero, prese posto sul sedile anteriore,
accanto a Marroux.
Sulla seconda auto, Henri Djouder, l'imponente guardia del corpo
di quel giorno, sistemla sua pesante rivoltella sotto l'ascella sinistra,
poi si lascicadere sul sedile anteriore, accanto al guidatore, mentre
il commissario Jean Ducret, capo dei servizi di sicurezza del Presidente,
prese posto dietro di lui.
Appostati sul lato occidentale del cortile, due motards, i poliziotti
motociclisti dal caratteristico casco bianco, fecero rombare i loro motori
e precedettero il piccolo corteo in Faubourg St-Honore di lin
Avenue de Marigny. Dietro la fila di ippocastani, un giovane a cavallo
di una motoretta, dopo aver osservato il corteo che passava, si scost silenziosamente dalla cordonatura del marciapiede e si accod Il traffico
era normale, per una fine settimana di agosto come quella, e il passaggio
dell'auto presidenziale non era stato preannunciato. Soltanto
l'ululato delle sirene dei motociclisti segnalava l'avvicinarsi del corteo
agli agenti addetti al traffico, i quali dovevano sbracciarsi e fischiare
freneticamente per arrestare il flusso di auto e mezzi pubblici.
Il corteo procedeva sempre pivelocemente, ma l'uomo sulla motoretta,
che si era messo nella scia delle auto ufficiali, non faticava a tenergli
dietro. Quando queste giunsero nell'ampio Boulevard des Invalides,
l'uomo capche il corteo sarebbe uscito da Parigi. Lasciandare
la manopola dell'acceleratore e deviverso un caffsull'angolo. A
gran passi raggiunse il telefono in fondo al locale e formun numero.
Il tenente colonnello Bastien-Thiry, che stava aspettando quella
telefonata in un bar del sobborgo di Meudon, ascoltper qualche secondo,
mormor Benissimo, graziee riappese il ricevitore. A passi
lenti raggiunse il marciapiede davanti al locale, sfilil giornale che
teneva arrotolato sotto il braccio e con cura lo spiegdue volte.
Dall'altro lato della strada, una giovane donna lasciricadere la
tendina di pizzo di una finestra del suo appartamento e si rivolse ai
dodici uomini sparsi nella stanza. il percorso duedisse.
Gli uomini uscirono dal retro della casa raggiungendo le automobili.
Erano le diciannove e cinquantacinque.
Bastien-Thiry aveva trentacinque anni, era sposato con tre figli e
lavorava al ministero dell'aviazione. Dietro la facciata convenzionale
della sua vita professionale e familiare, l'uomo covava un profondo
rancore nei confronti di Charles de Gaulle che, a suo giudizio, cedendo
l'Algeria ai nazionalisti algerini, aveva tradito la Francia e gli uomini
che l'avevano richiamato al potere nel 1958. Molte migliaia di persone
condividevano le sue idee, a quel tempo, ma pochi, in proporzione,
erano i fanatici membri dell'OAS, l'Organisation de l'Arm閑 Secr蓆e,
che avevano giurato di uccidere de Gaulle e di abbattere il suo governo.
Bastien-Thiry era uno di questi.
Bastien-Thiry aveva scelto personalmente il luogo dell'attentato: una
lunga strada diritta, l'Avenue de la Lib閞ation, che portava all'importante
crocevia di Petit-Clamart. In base al piano, un gruppo di franchi
tiratori avrebbe dovuto aprire il fuoco quando l'auto presidenziale fosse
giunta a circa duecento metri dal crocevia. Gli uomini si sarebbero
dovuti appostare dietro un furgone parcheggiato sul ciglio della strada.
Secondo i calcoli di Bastien-Thiry, quando fosse giunta all'altezza
del furgone, l'auto di testa doveva essere crivellata da centocinquanta
pallottole. Appena fosse stata bloccata l'auto presidenziale, un secondo
gruppo di uomini, tra i quali Georges Watin, uno dei pipericolosi
tiratori dell'OAS, sarebbe dovuto sbucare da una strada laterale per far
saltare in aria con esplosivi, a distanza ravvicinata, l'auto del servizio
di sicurezza. Nel giro di pochi secondi, i due gruppi avrebbero dovuto
sterminare il gruppo presidenziale, per poi raggiungere a tutta velocit le automobili pronte per la fuga in una strada laterale. Lo stesso
Bastien-Thiry doveva stare di vedetta.
Alle venti e cinque i due gruppi erano appostati. A un centinaio
di metri dal luogo dell'attentato, Bastien-Thiry stava con aria indolente
vicino a una fermata d'autobus, con il suo giornale in mano. Agitando
il giornale, avrebbe dato il segnale a Serge Bernier, il capo del
primo "commando", e questi avrebbe trasmesso l'ordine agli altri.
Superato il traffico del centro di Parigi, picongestionato, il corteo
del generale de Gaulle raggiunse la velocitdi quasi cento chilometri
orari. Francois Marroux lanciun'occhiata all'orologio, avvertla
nervosa impazienza del vecchio generale e spinse ancora pia fondo
l'acceleratore. I due motociclisti battistrada rallentarono per mettersi in
coda al corteo che, cosdisposto, stava avvicinandosi all'Avenue de la
Lib閞ation. Erano le venti e diciassette.
Un chilometro e mezzo piavanti, Bastien-Thiry stava rendendosi
conto delle conseguenze di un suo grave errore. Per mettere a punto i
tempi dell'attentato, si era servito di un calendario dal quale aveva
saputo che il ventidue agosto il sole sarebbe tramontato alle venti e
trentacinque. Il calendario consultato dal colonnello era, per quello del
1961. Il 22 agosto 1962 il sole tramontava alle venti e dieci. Quei
venticinque minuti dovevano cambiare la storia della Francia. Alle venti e
diciotto, Bastien-Thiry avvistil corteo che scendeva rombando per
Avenue de la Lib閞ation verso di lui. Freneticamente agitil giornale.
Sull'altro lato della strada, un centinaio di metri piavanti, Bernier
aguzzrabbiosamente lo sguardo attraverso la penombra, verso la
figura indistinta accanto alla fermata d'autobus. Ha giagitato il
giornale, il colonnello?domand senza rivolgersi a nessuno in
particolare. Non aveva ancora finito di parlare che il muso da squalo
della vettura presidenziale apparve improvvisamente. Fuoco!grid
Gli uomini aprirono il fuoco non appena il corteo passdavanti a loro.
Le dodici pallottole che si conficcarono nell'auto dimostrarono l'abilit dei tiratori. La maggior parte di esse colpirono la vettura da
tergo. Due copertoni furono centrati e i pneumatici, pur essendo a prova
di foratura, per l'improvvisa perdita di pressione fecero sbandare la
vettura in corsa e slittare le ruote anteriori.
Numerose pallottole trapassarono la carrozzeria dell'auto e una and
a infrangere il finestrino posteriore, passando a poche dita dal naso
del Presidente. Dal sedile anteriore, il colonnello de Boissieu rugg
State girivolto ai suoceri. Madame de Gaulle abbassla testa,
ma il generale ribattgelidamente: 揗a come, ricominciano? e si
volta guardare dal finestrino posteriore.
Marroux teneva saldamente il volante impazzito e riportcon dolcezza
la vettura in direzione di marcia, lasciando andare l'acceleratore.
Dopo una momentanea perdita di velocit la Citroen balzdi nuovo in
avanti, verso l'incrocio al quale era in attesa l'auto con Georges Watin
e il secondo commando dell'OAS. Alla coda dell'auto di Marroux era
incollata quella del servizio di sicurezza, passata indenne attraverso la
micidiale scarica di pallottole.
Le due auto si avvicinavano a velocittale, che al guidatore della
macchina dell'OAS non restava che un'alternativa: o intercettarle, e
quindi andare ad ammazzarsi tra le lamiere che lo avrebbero dilaniato,
oppure innestare la frizione con mezzo secondo di ritardo. Scelse la
seconda via. Quando fece schizzare la vettura dalla strada laterale, si
trova fianco della seconda automobile. Sporgendosi dal finestrino destro,
Watin scaricil suo fucile mitragliatore sulla parte posteriore della DS
che ora stava davanti a lui, ma senza risultato. Un attimo dopo,
gli uomini dell'OAS si ritrovarono alle spalle del corteo presidenziale
che voltava a tutta velocitsul ronddella piazza, proseguendo verso
Villacoublay.
Sul luogo dell'imboscata, gli uomini dell'OAS balzarono a bordo
delle auto pronte per la fuga e scomparvero nel buio che stava calando.
Il corteo arriva Villacoublay dieci minuti dopo. Quando la sua
auto si fermnel piccolo spiazzo sul quale era in attesa un elicottero,
il generale emerse dall'auto sforacchiata e si ripulil bavero della
giacca dalle schegge di vetro. Senza curarsi delle ansiose raccomandazioni
dei funzionari che lo attorniavano, girintorno alla macchina per andare
a offrire il braccio alla moglie.
Vieni, mia cara, andiamo a casale disse e infine pronunciil
suo verdetto sull'OAS, davanti agli uomini dell'aviazione: Non sono
capaci di mirare giusto Detto ciaccompagnla moglie all'elicottero
e vi prese posto accanto a lei.
Mentre i giornalisti di tutto il mondo facevano congetture sul fallito
attentato, la polizia francese, coadiuvata dal servizio segreto, lanciava
la pimassiccia cacc all'uomo che il Paese avesse fino ad allora
conosciuto.
Il tre settembre riuscirono ad avere il primo indizio. Alle porte della
citta di Valence, un posto di blocco della polizia fermun'auto che
ospitava quattro persone. Uno degli uomini era privo di documenti.
Per l'interrogatorio di prammatica fu portato a Valence, dove si scopr che era un disertore della Legione Straniera, di ventiquattro anni,
Pierre-Denis Magade.
In attesa di proseguire l'interrogatorio, un uomo della polizia che
lo sorvegliava gli domandscherzosamente: E allora, che cosa ci
dici di Petit-Clamart? Magade si strinse nelle spalle. E va benerispose. Che cosa volete
sapere? Davanti ai poliziotti che lo ascoltavano esterrefatti, Magade "cant
per otto ore di fila, facendo nome e cognome di ognuno dei partecipanti
all'attentato del Petit-Clamart. La polizia partall'attacco: adesso
sapeva a chi dare la caccia.
Alla fine, soltanto uno riusca sfuggire: Georges Watin non mai
stato catturato e si presume che viva in Spagna. Bastien-Thiry e gli
altri capi del complotto furono processati nel gennaio del 1963. Mentre
il processo era in corso, il servizio segreto francese raccoglieva le
forze per sferrare un altro decisivo attacco contro l'OAS.
La denominazione ufficiale del servizio segreto francese "Service
de Documentation Ext俽ieure et de Contre-Espionnage", noto con la
sigla di SDECE; esso si occupa sia dello spionaggio fuori dei confini
della Francia sia del controspionaggio all'interno del Paese. Quest'ultimo
settore suddiviso a sua volta in sette servizi. Il servizio numero
cinque aveva un nome di una sola parola, "Action", ed era il fulcro
della guerra contro l'OAS.
Dal quartier generale di Porte des Lilas, uno squallido sobborgo
nord-orientale di Parigi, i cento "duri" dell'Action si misero sul
sentiero di guerra. Per la maggior parte corsi, questi uomini erano quanto
di pisimile a James Bond si potesse trovare nella realt esperti nel
combattimento con armi portatili, a mani nude, nel karate nello judo.
Avevano frequentato corsi di interrogatorio con e senza l'uso della tortura,
di rapimento, di incendio doloso, di omicidio. Avevano licenza
di uccidere nell'adempimento del loro dovere e spesso se ne servivano.
Alcuni di essi si erano arruolati nell'OAS e riuscivano a infiltrarsi
anche nelle riunioni piriservate. Noti nel gergo poliziesco col nome
di barbouzes, cio"barbe finte", proprio a causa del doppio gioco
che facevano, questi uomini erano odiati dall'OAS ancor pidei poliziotti.
Negli ultimi giorni della battaglia per il potere tra l'OAS e le
autoritgolliste ad Algeri, gli uomini dell'OAS avevano catturato vivi
sette barbouzes. I loro corpi erano stati pitardi ritrovati appesi a
balconi e a lampioni, mutilati delle orecchie e del naso.
Il 22 febbraio 1963, arrivsul tavolo del capo dell'Action un appunto
del servizio di controspionaggio della SDECE. Eccone un estratto:
"Siamo riusciti a localizzare uno dei caporioni del movimento sovversivo,
Antoine Argoud. Si rifugiato in Germania, e, secondo le
nostre informazioni, intende rimanervi per parecchi giorni...
"Stando cosle cose, dovrebbe essere possibile arrivare ad Argoud,
e magari catturarlo. Poichi servizi di sicurezza hanno respinto la
nostra richiesta in merito, l'operazione deve essere condotta con la
massima sollecitudine e discrezione".
Il venticinque aprile, Argoud, il capo operativo dell'OAS in esilio
fu catturato da due uomini dell'Action nel salone dell'albergo di
Monaco in cui era alloggiato e trasportato di ldalla frontiera francese
in un furgone di lavanderia. Fu scarcerato solo nel giugno del 1968.
Di una cosa, per gli uomini dell'Action non avevano tenuto conto:
eliminando Argoud, essi avevano spianato la strada al suo fantomatico
vice, il poco noto ma altrettanto astuto Marc Rodin, il quale
assunse cosil comando delle operazioni. Sotto molti aspetti si trattava
di un cattivo affare.
La fucilazione di Jean-Marie Bastien-Thiry fu annunciata l'undici
marzo da Radio Europa, col notiziario delle otto. Marc Rodin
udla notizia in una piccola stanza d'albergo in Austria.
Bastardi.Rodin mormorla parola pacatamente, ma caricandola
di un indicibile veleno. Alto e smilzo, con un volto cadaverico scavato
dall'odio, era un uomo che sapeva generalmente mascherare le sue emozioni
con una freddezza per niente latina.
Rodin era uno che veniva dalla gavetta. Figlio di un ciabattino, era
riparato in Inghilterra quando i Tedeschi avevano invaso la Francia,
e si era arruolato come soldato semplice sotto le bandiere della Croce
di Lorena. Aveva partecipato a sanguinose battaglie nell'Africa
settentrionale e in Normandia, conquistandosi cosquei galloni di ufficiale
che altrimenti, a causa della sua scarsa istruzione e della sua estrazione
sociale, non avrebbe mai potuto ottenere. Nella Francia post-bellica si
era trovato di fronte a un bivio: tornare alla vita civile e quindi al
mestiere di ciabattino, oppure restare nell'esercito. Aveva optato
per quest'ultimo, ma, nel vedere la nuova generazione di ragazzi sfornati
dall'Accademia superarlo nel grado e nei privilegi, l'amarezza aveva
cominciato a farsi strada in lui. Gli rimaneva una sola possibilit
Si era arruolato tra i paracadutisti, in uno di quei reggimenti formati
da uomini scelti e senza scrupoli, che stavano combattendo contro i
comunisti nell'Indocina francese. Alla fine della guerra di Indocina
Rodin aveva i galloni di maggiore e, trascorso in Francia un anno di
pene e di delusioni, era stato mandato in Algeria nel 1956.
Per Rodin, la cessione dell'Indocina era stato un colossale tradimento
dei bravi giovani che, a migliaia, erano morti laggi apparentemente
per nulla. Personalmente, aveva deciso che non dovevano pi esserci tradimenti. L'Algeria l'avrebbe dimostrato. L'Algeria faceva parte
della Francia, era abitata da tre milioni di francesi. Per l'Algeria si
sarebbe combattuto come per la Normandia.
I ribelli, tuttavia, erano un osso molto piduro di quanto Rodin
avesse creduto in un primo momento. Evidentemente, dovevano esserci
maggiori aiuti da parte di Parigi. Infatti, proprio i generali che
scandivano il motto "Alg閞ie francaise" avevano fatto tornare al potere in
Francia il generale de Gaulle come primo ministro nel giugno del 1958.
Sbarazzatosi senza difficoltdella corrotta e vacillante Quarta Repubblica,
de Gaulle aveva fondato la Quinta e quando, nel gennaio del
1959, aveva pronunciato quel motto, Rodin si era ritirato nella sua
stanza e aveva pianto. In quel momento, non aveva avuto dubbi che
il generoso appoggio della Francia ai suoi fratelli d'Algeria doveva
essere imminente.
Quando de Gaulle aveva cominciato ad attuare i suoi provvedimenti
per ricostruire la Francia a modo proprio, Rodin aveva pensato che
dovesse esserci un errore. Poi, quando c'era stata la prova irrefutabile
che nella concezione gollista di una Francia rinnovata non c'era posto
per l'Algeria francese, il mondo di Rodin si era frantumato come un
vaso di porcellana. Della sua fiducia, della sua speranza non era rimasto
nulla. Soltanto odio. Odio per il sistema, per gli uomini politici,
per gli intellettuali, per gli Algerini, ma soprattutto odio per quell'uomo.
Rodin aveva trascinato l'intero suo battaglione nel putsch militare
dell'aprile 1961. Il putsch era fallito dopo che decine di migliaia di
coscritti, in Algeria, avevano udito alla radio la voce di de Gaulle
lanciare un messaggio molto simile a quello che lo stesso Rodin aveva
udito nel giugno del 1940: "Vi trovate di fronte a una scelta di fedelt
Io sono la Francia, lo strumento del suo destino. Seguitemi. Obbeditemi".
Alcuni comandanti di battaglione si erano ritrovati di colpo soltanto
con un pugno di ufficiali, mentre la maggior parte dei loro sergenti li
aveva abbandonati. Rodin era stato pifortunato. Centoventi dei suoi
ufficiali, sottufficiali e soldati semplici erano rimasti con lui. Insieme
con gli altri putschistes, essi avevano costituito l'OAS, con l'impegno
di abbattere il Giuda che stava all'Eliseo.
Quando i coloni francesi avevano ceduto per un pugno di spiccioli
i frutti di un'intera vita di fatiche e abbandonato la costa devastata
dalla guerra, gli uomini del]'OAS avevano compiuto un'ultima, atroce
vendetta su tutto ciche erano costretti a lasciare dietro di s Quando
aveva avuto fine quell'orgia di devastazione, ai capi dell'organizzazione,
i cui nomi erano ben noti alle autoritgolliste, non rimaneva che
l'esilio.
Nell'inverno del 1961, Rodin era divenuto aiutante di Argoud come
capo operativo dell'OAS in esilio. Nell'offensiva lanciata dall'OAS sul
territorio metropolitano della Francia da quel momento in poi, Argoud
aveva portato il suo fiuto, la sua ispirazione; Rodin lo spirito
organizzativo, l'astuzia, l'abilit il buonsenso. E ora, in quel mattino
dell'undici marzo, Rodin, fumando una sigaretta dopo l'altra, concentrava
tutte queste sue qualitsu un piano per uccidere Charles de Gaulle.
Con il rapimento di Argoud e, ora, con la fucilazione di Bastien-Thiry,
il morale dell'OAS aveva subo un duro colpo; tuttavia, non era
difficile trovare sicari: il problema era quello di trovare un uomo o
un piano che avesse in sun solo elemento, ma abbastanza originale
per far breccia nel muro di sicurezza che era stato eretto intorno alla
persona del Presidente. Poichl'Action era riuscita a infiltrarsi
nell'OAS, le facce di tutti i membri disponibili per assolvere il compito
erano ormai scolpite nella mente di ogni poliziotto di Francia, oltre che
di milioni di cittadini. Inoltre, qualsiasi piano elaborato in quella fase,
che comportasse progetti e il coordinamento dei vari gruppi, sarebbe
stato "soffiato" prima ancora che il sicario potesse arrivare a cento
chilometri dal Presidente.
Poco prima di mezzogiorno, Rodin trovla soluzione. Per un attimo la
scart ma poi ci tornsopra. Se fosse riuscito a trovare qualcuno
perfettamente anonimo... Meticolosamente costruun piano intorno a
quest'uomo, poi passal vaglio tutti i possibili ostacoli e obiezioni.
Poco prima dell'ora di pranzo, Marc Rodin si infilnel suo pesante
cappotto e scese le scale. Lo strato di ghiaccio che ricopriva la strada
scricchiolava sotto i suoi passi. Raggiunto l'ufficio postale, inviuna
serie di telegrammi per informare i suoi accoliti, sparsi sotto falso nome
nella Germania meridionale, in Austria, in Italia e in Spagna, che
per alcune settimane sarebbe stato irreperibile.
Verso la metdel pomeriggio, dopo aver preparato le valigie e pagato
il conto, Rodin partin solitaria missione per trovare un uomo,
o piprecisamente un tipo d'uomo di cui ignorava ancora l'esistenza.
Novanta giorni dopo, la ricerca di Rodin era terminata. Tornato
in Austria, prese alloggio in una piccola pensione, la pensione Kleist,
nella Brucknerallee di Vienna. Dalla posta centrale della citt sped due telegrammi, con i quali convocava d'urgenza i suoi due principali
luogotenenti a una riunione a Vienna. Firmi due telegrammi col nome
di Schulze, il suo nome di codice per quel periodo di venti giorni.
Alle undici del mattino seguente, i due uomini erano giarrivati: Ren Montclair da Bolzano e AndrCasson da Roma.
In qualitdi ospite, Rodin fece sedere i due uomini davanti a s nelle due poltrone della camera da letto. Per saveva riservato la sedia
con l'alto schienale dietro il tavolo che gli serviva da scrivania. Dal
comodino accanto al letto prese una bottiglia di cognac e la sollev con aria interrogativa. I due ospiti assentirono.
Mentre gli ospiti bevevano, Rodin anda sedersi dietro la scrivania
e li osserv RenMontclair era basso e tarchiato e, come Rodin, era
stato ufficiale di carriera nell'esercito. A differenza di Rodin, per non
aveva avuto il comando sul campo di battaglia. Gran parte della sua
vita l'aveva trascorsa negli uffici amministrativi e per dieci anni aveva
prestato servizio nell'ufficio paghe della Legione Straniera. Nella
primavera del 1963 era tesoriere dell'OAS. AndrCasson era un civile.
Piccolo, meticoloso, vestiva ancora come il funzionario di banca che
era stato in Algeria. Ora era il coordinatore del movimento clandestino
dell'OAS sul territorio metropolitano. I due uomini guardarono a loro
volta Rodin con aria incuriosita, ma senza far domande.
Meticolosamente, metodicamente, Rodin comincila sua relazione,
in cui diede particolare rilievo all'elenco delle sconfitte subite dall'OAS
per opera dei servizi segreti francesi negli ultimi mesi.
..La polizia segreta si a tal punto infiltrata nel movimento, che
le decisioni prese durante le nostre riunioni, persino quelle pi importanti, arrivano fino a loroconcluse Rodin. A mio avviso, rimasto
un solo sistema per realizzare il nostro primo obiettivo, l'uccisione di
de Gaulle, scavalcando la loro rete di informatori e di agenti. C'era un silenzio di tomba, nella camera da letto, rotto soltanto
di quando in quando, da qualche folata di pioggia contro il vetro della
finestra. Rodin prosegu Io credo, signori, che dovremo far ricorso
ai servizi di una persona estranea
Montclair e Casson lo guardarono dapprima esterrefatti, poi pian
piano cominciarono a capire.
Quest'uomo, chiunque egli sia, deve possedere un requisito fondamentale:
essere stranieroproseguRodin. In tal modo non sarebbe
conosciuto da nessun poliziotto francese, il suo nome non apparirebbe
in nessuno schedario. Portata a termine l'opera, egli potrebbe scomparire
nel suo Paese, mentre il popolo di Francia insorgerebbe per spazzar via
i resti della cricca dei traditori agli ordini di de Gaulle. Non sarebbe
comunque di grande importanza, per quest'uomo, riuscire a fuggire,
dal momento che in ogni caso lo libereremmo noi, dopo aver
assunto il potere. La cosa importante che riesca ad avvicinarsi senza
essere individuato nsospettato. Montclair si lascisfuggire un sibilo sommesso. Un assassino di
professione, un mercenario. Ma come facciamo a sapere se possibile trovare un uomo simile? si informCasson.
Rodin sollevla mano. Una cosa alla volta, signori. Quello che
voglio sapere se siete d'accordo in linea di massima con la mia proposta.
Montclair e Casson annuirono lentamente.
Bien. Rodin si appoggiindietro, fin dove glielo consentiva il
rigido schienale della sedia. Dunque, il primo punto stato risolto. Il
secondo riguarda la sicurezza. Ho convocato qui voi due perchsono
assolutamente sicuro della vostra lealtalla causa e della vostra capacit di mantenere un segreto. Oltre a ci Ren la tua collaborazione
come tesoriere necessaria per soddisfare le richieste che qualsiasi
sicario di professione indubbiamente avanzer La tua collaborazione,
Andr sarnecessaria per assicurare a quest'uomo l'appoggio, in Francia,
di un gruppetto di fedelissimi nel caso che egli debba far ricorso a
essi. Tuttavia, non vedo per quale motivo rendere noti ad altri i
particolari del progetto.
Ancora silenzio. Alla fine Montclair osserv Al consiglio dell'OAS
la cosa non andra genio
In primo luogo, non ne verranno a conoscenzaribatt calmo,
Rodin. Se dovessimo sottoporre loro il progetto, bisognerebbe indire
una riunione plenaria. Basterebbe questo fatto ad attirare l'attenzione,
e con essa, i barbouzes. In secondo luogo, se anche riuscissimo a
ottenere l'approvazione di tutto il consiglio, non ne ricaveremmo alcun
vantaggio e una trentina di persone verrebbe a conoscenza del progetto.
Se, d'altro canto, noi andiamo avanti per conto nostro, assumendoci le
nostre responsabilit e il progetto fallisce, non ci rimettiamo un
bel niente. Siete d'accordo? Montclair e Casson annuirono di nuovo.
Rodin li guardtutti e due, emise un lento respiro e sorrise. Bene soggiunse, e ora passiamo a esaminare i particolari. Dal giorno
in cui il povero Bastien-Thiry stato assassinato, ho continuato a
cercare il nostro uomo. In questi incartamenti sono riassunti i risultati
delle mie ricerche. Prese tre cartellette marroni dal tavolo.
Secondo me, il procedimento da seguire questo: voi esaminate
questi incartamenti e poi esprimete ciascuno la vostra preferenza. Dopo che Montclair e Casson ebbero finito di leggere, Rodin riprese
le cartellette e le posdi nuovo sulla scrivania. Be', non c'era molto
sul mercato. Pudarsi che in giro ci sia altra gente capace di fare
questo tipo di lavoro, ma dannatamente difficile reperirla. Per il
momento, questi tre li indicheremo come il tedesco, il sud-africano e
l'inglese. Andr Casson si strinse nelle spalle. Per me non ci sono dubbi. In base
al suo curriculum, l'inglese li supera di una spanna. Ren? Sono d'accordo. Il tedesco un po' troppo vecchio per questo tipo
di lavoro e il sud-africano puandar benissimo per far la festa a
qualche uomo politico negro come Lumumba, ma c'una bella differenza
a infilare una pallottola nel Presidente di Francia. Oltre a tutto,
l'inglese parla perfettamente francese. Rodin annulentamente. Sapevo che non ci sarebbe stato l'imbarazzo
della scelta. Sei certo che li ha fatti realmente, questi lavori?s'informCasson.
Anch'io sono rimasto sorpresorispose Rodin. Cosho dedicato
un po' pidi tempo a questo qui. Prove definitive, non ce ne sono.
Se ce ne fossero, sarebbe un brutto segno. Vorrebbe dire che schedato in ogni parte del mondo come ospite indesiderato. Da come
stanno le cose, sul suo conto non c'niente, soltanto voci. Per un lavoro
come questo, ha tutti i requisiti, tranne uno... 換uale?si affretta domandare Montclair.
Semplice: non si farpagare poco. Come stanno le finanze, Ren Montclair si strinse nelle spalle. Non troppo bene. Le spese si sono
un po' ridotte, ma le entrate arrivano col contagocce. Si dovrfare
qualcosa, altrimenti chiuderemo baracca per mancanza di fondi... Rodin annucon aria cupa. Lo supponevo. Dobbiamo tirar su un
po' di soldi da qualche parte. D'altronde non servirebbe a niente
imbarcarci in qualche iniziativa finchnon sapremo di quanto abbiamo
bisogno... Dalla qualcosa si deduceinterloqupacatamente Casson, che il
passo successivo sarquello di mettersi in contatto con l'inglese e
domandargli se disposto a fare il lavoro e per quanto. Siamo tutti d'accordo su questo?Rodin scruti due uomini,
uno dopo l'altro. Tutti e due annuirono. Rodin diede un'occhiata
all'orologio. appena passata l'una. Ho un agente a Londra che pu mettersi in contatto con quest'uomo. Se lui disposto a partire in volo
per Vienna questa sera, potremmo incontrarlo dopo cena. Mi sono
preso l'arbitrio di prenotare per voi due stanze adiacenti nel corridoio. Rodin chiamla sua guardia del corpo che stava fuori della porta,
un gigantesco polacco di nome Viktor Kowalski che era stato nella
Legione Straniera. Poi si rivolse di nuovo a Montclair e a Casson.
Devo andare alla posta centrale per telefonare e porterViktor con me.
In mia assenza dovrete stare tutti e due in una sola camera, con la
porta chiusa a chiave. Il mio segnale di riconoscimento saranno tre colpi,
una pausa, poi altri due. Era il familiare segnale di tre colpi pidue che corrispondeva al motto
"Alg閞ie francaise", scandito dai clacson degli automobilisti parigini
negli anni precedenti, per esprimere la loro disapprovazione alla
politica gollista.
Il vanguard della BEA proveniente da Londra atterrquella sera
all'aeroporto Schwechat di Vienna, mentre la notte stava subentrando
al crepuscolo. In coda all'aereo, un inglese alto e biondo stava
comodamente seduto vicino al finestrino e osservava con un senso di
piacere le segnalazioni luminose che sfrecciavano accanto all'aereo in
discesa. La precisione dell'operazione di atterraggio esercitava su di lui
un certo fascino. Altrettanto piacere aveva provato per la precisione
del messaggio che aveva ricevuto poche ore prima: "Prendere aereo per
Vienna, rivolgersi a Herr Schulze, stanza 64, pensione Kleist". Lui amava
la precisione.
Quaranta minuti dopo, l'inglese arrivava in tassalla pensione Kleist.
L'impiegato di servizio gli voltava la schiena, ma la porta cigol Senza
avvicinarsi al banco, l'inglese si diresse verso le scale. L'impiegato
stava per domandargli che cosa volesse, quando il visitatore gli lanci un'occhiata, annucon aria indifferente e disse con voce sicura:
Guten Abend
Guten Abend, mein Herrrispose meccanicamente l'impiegato e,
quando finla frase, il biondo era giscomparso. Giunto in cima alle
scale, l'uomo si ferme guardlungo il corridoio, verso la stanza
numero 64.
Tra l'uomo e la porta della stanza 64 c'erano sei metri di corridoio,
con due altre porte che si aprivano sulla parete sinistra e una nicchia
parzialmente coperta da una tenda di velluto rosso sulla destra.
Studiattentamente la nicchia. Sotto la tenda, spuntava appena la
punta di un'unica, grossa scarpa nera. Si voltcon noncuranza e
ritornnell'atrio.
Mi dia la stanza numero sessantaquattro, pregodisse in francese.
L'impiegato lo guardin faccia per un attimo, poi fece scattare un
pulsante, sollevil telefono dal tavolo e lo passall'altro.
Se quel gorilla non fuori della nicchia entro quindici secondi, me
ne torno a casaintiml'inglese, e riabbassil ricevitore. Poi s'avvi ancora verso le scale.
Giunto in cima, vide aprirsi la porta della stanza 64 e apparire il
colonnello Rodin. Questi lanciper un attimo un'occhiata all'inglese,
poi chiama voce bassa: Viktor
Dalla nicchia sbucil gigantesco polacco, che rimase a guardare,
corrucciato, prima l'uno poi l'altro uomo.
Tutto bene, Viktorlo tranquillizzRodin. Lo aspettavamo. L'inglese si incammin
Rodin lo fece entrare nella camera da letto. La stanza era stata sistemata
come un ufficio di reclutamento. Il tavolo era stato adibito a scrivania
del presidente della commissione; dietro c'era la sedia con lo
schienale diritto, affiancata da altre due occupate da Montclair e da
Casson. Davanti al tavolo non c'era nessuna sedia. L'inglese si guard attorno, scelse una delle due poltroncine girevoli e la fece arrivare
davanti al tavolo. Quando Rodin ebbe dato nuove istruzioni a Viktor ed
ebbe chiuso la porta, l'inglese era gicomodamente seduto e ricambiava
lo sguardo di Casson e di Montclair. Rodin si mise a sedere dietro
il tavolo.
Per alcuni minuti osservfissamente l'uomo venuto da Londra. Quello
che vide non gli dispiacque, e lui di uomini se ne intendeva. Il visitatore
era alto oltre un metro e ottanta, apparentemente aveva da poco
superato la trentina e aveva una corporatura asciutta, atletica. Sembrava
l'uomo adatto, dal volto abbronzato e dai lineamenti regolari che
non davano nell'occhio: teneva le mani tranquillamente appoggiate ai
braccioli della poltrona. Sembrava un uomo capacissimo di autocontrollo,
ma erano gli occhi che inquietavano Rodin: franchi, gli restituivano
lo sguardo con aperta schiettezza... ma le iridi erano di un colore
grigiastro tanto da sembrare annebbiate dal fumo, come dalla bruma
lattiginosa di un mattino d'inverno. Rodin impiegalcuni secondi prima
di rendersi conto che quegli occhi erano privi di qualsiasi espressione.
Qualsiasi pensiero passasse dietro quella cortina fumogena, essa
non lasciava trapelare nulla, e Rodin avvertil tarlo del disagio. Non
gli piaceva l'imprevedibile e quindi tutto ciche era incontrollabile.
Sappiamo chi leiesordbruscamente. meglio che mi presenti.
Sono il colonnello Marc Rodin... Lo solo interruppe l'inglese, lei il capo operativo dell'OAS.
Lei il maggiore RenMontclair, tesoriere, e lei il signor Andr Casson, capo del movimento clandestino sul territorio metropolitano. Spostava lo sguardo dall'uno all'altro, nel parlare, poi tese la mano per
prendere una sigaretta.
A quanto pare, lei sa gimolte coseinterloquCasson. L'inglese
si appoggiallo schienale della poltrona e soffila prima boccata di
fumo della sigaretta.
Signori, parliamoci francamente. Voi sapete chi sono io e io so
chi siete voi. Tutti noi abbiamo occupazioni insolite, tuttavia siamo
tutti professionisti, nel nostro lavoro. Voi avete fatto delle indagini
sul mio conto. impossibile condurre indagini di questo tipo senza
che la persona in questione non ne venga a conoscenza. Per me era
importante sapere chi poteva essere cosinteressato a me. Non appena
ho scoperto l'identitdell'organizzazione, mi sono bastati due giorni
trascorsi nell'archivio di giornali francesi al British Museum per sapere
tutto di voi. E cosla visita del vostro galoppino, questo pomeriggio,
non stata una sorpresa. Bon. Quello che mi piacerebbe sapere che
cosa volete da me. Per parecchi secondi ci fu silenzio, poi Rodin prese la parola.
Non l'annoiercon le motivazioni che stanno alla base della nostra
organizzazione. Noi crediamo che la Francia sia ora governata
da un dittatore che ha corrotto il nostro Paese e prostituito il suo onore.
Noi crediamo che la Francia possa essere restituita ai Francesi solo
quando quest'uomo sarmorto. I nostri tentativi di eliminarlo fisicamente
sono finora falliti. Per condurre in porto l'operazione, stiamo
ora vagliando l'eventualitdi ricorrere ai servizi di un professionista.
Non vogliamo, tuttavia, sprecare i nostri soldi. La prima cosa che vorremmo
sapere se l'operazione possibile. Rodin aveva giocato le sue carte con astuzia. L'ultima frase fece
guizzare un lampo di espressione negli occhi grigi dell'uomo.
Non c'uomo al mondo che sia a prova delle pallottole di un sicario
dichiarl'inglese. Certo, un fanatico disposto a sacrificarsi
nell'attentato sempre il metodo pisicuro, ma devo notaresoggiunse
con un lampo di malizia, che nonostante il vostro idealismo
non siete stati ancora capaci di produrre un uomo del genere. Ci sono patrioti francesi disposti anche in questo momento...accenn
a dire, infervorato, Casson, ma Rodin lo mise a tacere con un gesto.
揈 per quanto riguarda un professionista?insinuRodin.
Un professionista non agisce per passione ed quindi picalmo, meno
esposto a commettere errori elementari. Le sue probabilit di successo, sulla carta, sono superiori a quelle di chiunque altro.
Tuttavia, egli non vorravere niente a che fare con l'operazione finch non avrelaborato un piano che gli consentirnon soltanto di portare
a termine la missione, ma anche di uscirne assolutamente indenne. Lei ritiene che si possa elaborare un piano tale da consentire a
un professionista di uccidere de Gaulle e di fuggire? L'inglese rivolse lo sguardo fuori della finestra. In linea di principio,
s rispose alla fine. Tuttavia sarebbe una delle imprese pi difficili al mondo. Tutti i grandi uomini hanno guardie del corpo, ma
dopo un certo periodo di anni, se non avviene alcun serio attentato
alla vita del grand'uomo, la vigilanza diminuisce. Nel caso di de Gaulle
non ci saralcun allentamento della vigilanza. Vedete, signori, coi vostri
sforzi personali avete messo nei guai tutti gli altri. Nel caso che decidessimo di rivolgerci a un sicario di professione
per fare questo lavoro...accenna dire Rodin.
Dovete rivolgervi a un professionistalo interruppe, calmo, l'inglese.
Voi tre non mi avete fatto venire qui per fare una generica
chiacchierata sulla teoria dell'assassinio politico. Mi avete fatto
venire qui perchsiete giunti tardivamente alla conclusione che, con
tutte le infiltrazioni del servizio segreto francese nella vostra
organizzazione, avete bisogno di qualcuno che venga da fuori. E avete
ragione. Gli unici punti interrogativi che restano sono: chi e per quanto.
Dunque, signori, ritengo che abbiate avuto a disposizione abbastanza
tempo per esaminare la merce, non vi pare? Rodin lanciun'occhiata di sottecchi a Montclair e sollevuna
palpebra. Montclair annu Casson fece altrettanto. L'inglese guardava
fuori della finestra, senza il minimo interesse.
Lei assassinerde Gaulle?domandRodin alla fine. La voce era
pacata, ma la domanda riemptutta la stanza. Lo sguardo dell'inglese
si spostnuovamente su Rodin e i suoi occhi erano ancora inespressivi.
S ma vi costerun mucchio di quattrini. Dovete capire che si
tratta di un lavoro che si fa una volta sola in tutta la vita. L'uomo
che lo fa, non potrmai pilavorare in vita sua. Le probabilitdi
restare sconosciuto sono pochissime. Deve quindi ricavare abbastanza
denaro sia per poter vivere bene per il resto dei suoi giorni, sia per
farsi proteggere dalla vendetta dei gollisti... Quando la Francia sarnostrainterloquCasson, non saril
denaro a mancarci... Denaro in contantiprecisl'inglese. Metin anticipo, met a lavoro finito. 換uanto?domandRodin.
Mezzo milione. Rodin lanciun'occhiata a Montclair, che fece una smorfia. un mucchio di quattrini, mezzo milione di nuovi franchi... Dollariprecisl'inglese.
Mezzo milione di dollari?esclamMontclair, alzandosi dalla sedia.
Ma lei impazzito! Norispose calmo l'inglese, io sono il migliore e, quindi, il
picostoso. Considerato che progettate di prendervi addirittura la
Francia, si direbbe che lo valutiate molto poco, il vostro Paese. Touch閿 fece Rodin. Il fatto signore, che noi non abbiamo
mezzo milione di dollari in contanti. Me ne rendo contoreplicl'inglese. Se volete che questo lavoro
sia fatto, dovrete procurarvi quella somma da qualche parte. Io
non ho bisogno di farlo, questo lavoro, capite. Dopo il mio ultimo
incarico, ho messo insieme abbastanza denaro per vivere tranquillo
per qualche anno. Perl'idea di averne abbastanza per ritirarmi a
vita privata allettante e sono quindi disposto ad assumermi qualche
rischio davvero eccezionale. Se non riuscite a procurarvi quella somma,
vuol dire che dovrete tornare a sbrogliarveli da soli, i vostri complotti. Si sollevdalla poltrona per schiacciare la sigaretta nel portacenere.
Anche Rodin si alz
Resti dov' Monsieur. Ci procureremo il denaro.I due uomini
si rimisero a sedere.
Benefece l'inglese. Ma ci sono anche altre condizioni. In primo
luogo, quante persone sono a conoscenza di questo progetto? Soltanto noi tre, in questa stanza. Allora deve rimanere tra di noi. Tutto quanto c'di scritto deve
essere distrutto. Non deve restare in giro niente, oltre a quello che
c'nelle vostre teste, e voi tre dovrete restare al sicuro da qualche
parte, finchil lavoro non sarportato a termine. D'accordo? D'accord. C'altro? Il progetto sartutto mio. Non rendernoti i particolari a nessuno,
nemmeno a voi. Da me non avrete altre notizie. Vi lasceril
nome della mia banca in Svizzera. Mi muoversoltanto quando mi verr
comunicato che sono stati depositati i primi duecentocinquantamila
dollari oppure quando mi sentirpronto, a prescindere da qualsiasi
condizione. Sario a decidere il momento opportuno, non ammetter alcuna pressione, nvoglio subire interferenze D'accordo? D'accord. Tuttavia, i nostri uomini nascosti in Francia sono in
grado di offrirle un considerevole aiuto, per quanto riguarda le
informazioni. L'inglese riflettun attimo sulla risposta. Va bene, quando sarete
pronti, fatemi avere per posta un numero telefonico. Io non render noti a nessuno i miei spostamenti, ma mi limitera telefonare a quel
numero per avere le ultime notizie sulla situazione del servizio di
sicurezza addetto al Presidente. L'uomo all'altro capo del telefono,
tuttavia non dovrsapere quello che io sto facendo in Francia. Ditegli
semplicemente che sono in missione per voi e che ho bisogno di aiuto. Benissimo. E per quanto riguarda i documenti falsi? Abbiamo a
disposizione due bravissimi falsari. Me li procurerper conto mio, grazie. Quello che vorrei saperebrontolMontclair, come riusciremo
a trovare tanto denaro in cosbreve tempo. Servitevi della vostra organizzazione per rapinare qualche banca propose l'inglese con aria indifferente.
In ogni caso, un problema nostroreplicRodin. Prima che il
nostro ospite ritorni a Londra, ci sono altri punti da chiarire? Come si puimpedire che lei intaschi i primi duecentocinquantamila
dollari e poi se la squagli?domandCasson.
Vi ho detto, signori, che voglio ritirarmi. Non mi piacerebbe avere
alle calcagna mezzo esercito di ex "par che mi dla caccia. E come si puimpedireinsistette Casson, che a lavoro finito
noi ci rifiutiamo di pagarle il saldo del mezzo milione? In questo caso dovrei mettermi al lavoro per conto miorispose
mellifluo l'inglese. E l'obiettivo sareste voi tre, signori. Tuttavia,
non credo che sarnecessario, e voi?
Rodin taglicorto. Bene, se non c'altro, non credo che ci sia
bisogno di trattenere oltre il nostro ospite. Ah... c'un ultimo punto.
Se lei vuole conservare l'anonimato, dovrebbe avere un nome di codice.
Ha qualche idea in proposito? L'inglese riflettper un attimo. Dal momento che abbiamo parlato
di caccia, che cosa ne dite del nome "Sciacallo"? Rodin annu S Suona bene. Mi piace. Accompagnl'inglese alla porta e l'apr Viktor lascila sua nicchia
e si avvicin Per la prima volta, Rodin sorrise e tese la mano
al sicario. Ci metteremo in contatto nel modo convenuto non appena
sarpossibile. Nel frattempo, non potrebbe cominciare ad abbozzare
un piano di massima? Bene. Allora, bonsoir, signor Sciacallo.
Il polacco segucon lo sguardo l'inglese che se ne andava con la stessa
flemma con cui era arrivato. Dopo aver trascorso la notte all'albergo
dell'aeroporto, al mattino, l'inglese prese il primo aereo per Londra.
Alla pensione Kleist, Rodin affrontava intanto il fuoco di fila delle
domande, rimaste in sospeso, di Casson e Montclair.
Come diavolo faremo a tirar su mezzo milione di dollari?continuava
a ripetere Montclair.
Rodin taglicorto alla discussione.
Pudarsi che si debba anche seguire il consiglio dello Sciacallo
e rapinare qualche bancaconcluse.
Nella seconda metdi giugno e per tutto il luglio 1963, la Francia
fu scossa da un'esplosione senza precedenti di criminalit
Da un capo all'altro del Paese, banche e gioiellerie venivano svaligiate
con rivoltelle, con fucili da caccia a canna mozza, o con mitra. Due
impiegati di banca, in due diverse citt furono fulminati quando
cercarono di opporsi ai rapinatori e, prima della fine di luglio, il
fenomeno aveva assunto proporzioni tali, che gli uomini dei Corps
R蓀ublicains de S蒫urit le squadre per l'ordine pubblico note con la
Sigla di CRS, furono chiamate in servizio e armate con fucili mitragliatori.
I cittadini che entravano in banca si abituarono a passare davanti
a una o due guardie con l'uniforme azzurra dei CRS, appostate nell'ingresso
con le armi in pugno.
Quando tre rapinatori restarono feriti in diversi "colpi" e furono
catturati, le autoritfrancesi poterono facilmente rendersi conto che,
l'OAS era responsabile di quella esplosione di criminalit Nonostante
gli accuratissimi interrogatori condotti al quartier generale della polizia,
nessuno dei tre, per si lasciconvincere a confessare per quale
motivo l'OAS avesse un cosurgente bisogno di denaro.
Nella seconda metdi luglio, la polizia calcolche l'ammontare
complessivo del denaro e dei preziosi rubati superasse due milioni
di nuovi franchi, equivalenti a quattrocentomila dollari. Anche se si
detraeva una ragionevole somma per le spese di organizzazione delle
varie rapine e per il compenso di coloro che le avevano eseguite
materialmente, la cifra che restava era pur sempre cospicua. Nel frattempo,
sulla scrivania del generale Guibaud, il capo della SDECE, era giunto
un rapporto inviatogli dal responsabile del suo ufficio permanente a
Roma. In esso si comunicava che i tre principali esponenti dell'OAS:
Marc Rodin, RenMontclair e AndrCasson, avevano preso alloggio
insieme all'ultimo piano di un albergo dalle parti di via Condotti dove
erano guardati a vista giorno e notte da otto uomini provenienti dalla
Legione Straniera, dall'aria estremamente decisa. Il generale Guibaud
glunse alla conclusione che i tre stavano semplicemente prendendo
eccezionali misure di sicurezza per non essere vittime di un altro rapimento
come quello capitato ad Antoine Argoud. Soltanto parecchio tempo
dopo, capil significato delle misure protettive adottate dai tre uomini
dell'OAS.
A Londra, lo Sciacallo trascorse le ultime due settimane di giugno e le
prime due di luglio immerso in un'attivitaccuratamente pianificata.
Tra le altre cose, si impegnad acquistare e a leggere praticamente
qualslasi cosa fosse stata scritta da Charles de Gaulle oppure
sul conto del generale.
Anche se la lettura gli offril quadro completo di un orgoglioso
e sprezzante Presidente di Francia, essa non risolse gli interrogativi
piinquietanti che l'avevano assillato fin da quando aveva accettato
l'incarico. Alla fine della prima settimana di luglio, lo Sciacallo non
aveva ancora trovato una risposta al quando, come e dove il "colpo"
avrebbe dovuto aver luogo.
Come ultima risorsa, si recnella sala di lettura del British Museum.
Dopo aver firmato la richiesta di permesso per la ricerca col
suo solito nome falso, l'uomo si accinse allo spoglio delle vecchie copie
del principale quotidiano francese, Le Figaro.
Partendo dallo spunto fornitogli da un articolo del 1962, il sicario
passin rassegna tutti gli articoli che trattavano ogni giorno della vita
pubblica di de Gaulle fin dal 1945, e riusccosa trovare una risposta
ai suoi interrogativi. Stabilcon precisione in quale giorno e in quale
luogo, col buono o cattivo tempo, sano o malato che fosse, assolutamente
incurante del rischio personale, Charles de Gaulle, l'uomo politico
meglio protetto di tutto il mondo occidentale, si sarebbe esposto
in pubblico, e di conseguenza, a un potenziale pericolo.
Da quel momento, i preparativi dello Sciacallo passarono dalla fase
della ricerca a quella della vera e propria progettazione. Ci vollero
ancora lunghe ore di meditazione, ma alla fine l'ultimo particolare,
quello del "come", che doveva aggiungersi al "quando" e al "dove",
anda incastrarsi esattamente al suo posto.
Il volo di linea della SAS proveniente dall'aeroporto di Kastrup, di
Copenaghen, si fermdavanti al terminal dell'aeroporto di Londra. Dopo
pochi minuti, furono agganciate le passerelle e i passeggeri cominciarono
a uscire dall'aereo in fila e a scendere. Sulla terrazza del terminal,
l'uomo biondo sollevsulla fronte gli occhiali neri e portdavanti
agli occhi un binocolo. La fila di passeggeri che scendeva la scaletta
era la sesta, quella mattina, che passava al suo vaglio, ma nella terrazza
affollata, sotto la calura estiva, il comportamento dell'osservatore non
attirava l'attenzione di nessuno.
Quando uscalla luce l'ottavo passeggero, l'uomo sulla terrazza
si tese impercettibilmente. Il passeggero era un pastore, un uomo alto,
vestito di grigio, col collare bianco. Sembrava essere prossimo alla
cinquantina, a giudicare dai capelli grigio-ferro pettinati indietro sulla
fronte, ma il volto era pigiovanile.
Quindici minuti dopo, quando il pastore uscdalla dogana con una
valigetta e una borsa in mano, lo Sciacallo era a pochi passi da lui.
I due arrivarono a Londra con lo stesso autobus della BEA.
Al terminal di Cromwell Road, il danese si incamminverso l'uscita
indicata da una freccia e dal cartello con la scritta internazionale
TAXI. Lo Sciacallo, nel frattempo, raggiungeva velocemente il luogo
in cui aveva lasciato la sua auto sportiva, nel parcheggio riservato al
personale. Arrestla vettura vicino al terminal, da dove poteva tener
d'occhio la lunga fila dei tassin attesa. Il danese sala bordo del
terzo tass che si diresse verso Knightsbridge. La vettura sportiva lo
segu Il pastore scese dal tassdavanti a un piccolo albergo in Half Moon
Street. Lo Sciacallo parcheggila sua auto e, cinque minuti dopo,
stava seduto nell'atrio dell'albergo, immerso nella lettura di un giornale.
Dovette attendere altri venticinque minuti prima di veder scendere il
danese, che consegnla chiave della sua stanza al portiere dell'albergo.
Quando fu appesa al gancio, la chiave oscillper qualche
secondo, e l'uomo seduto sulla poltrona dell'atrio potnotare che il
numero della stanza era quarantasette. Qualche minuto dopo, quando
il portiere si ritircon passo spedito nell'ufficio retrostante, lo
Sciacallo si infildi soppiatto su per le scale.
Una striscia di mica flessibile larga cinque centimetri rinforzata
da una piccola ed elastica spatola da pittore, fu sufficiente per aprire
la porta della stanza numero quarantasette. Il pastore, che era sceso
soltanto per pranzare, aveva lasciato il passaporto sul comodino. Trenta
secondi dopo, lo Sciacallo era di nuovo nel corridoio, senza aver toccato
il libretto dei traveller's cheques, nella speranza che il personale
dell'albergo, in mancanza di qualsiasi prova di furto, avrebbe convinto
il danese che doveva aver semplicemente smarrito il suo passaporto
da qualche altra parte.
E cosfu. Il giorno dopo, l'impiegato del consolato danese registr lo smarrimento, avvenuto durante il soggiorno in Inghilterra, di un
passaporto intestato al pastore Per Jensen, e non se ne diede pipensiero.
Era il quattordici luglio.
Due giorni dopo, un analogo incidente capita uno studente americano
di Syracuse, nello stato di New York. Lo studente, arrivato da
New York all'aeroporto di Londra, mostril suo passaporto per cambiare
il primo dei suoi traveller's cheques alla cassa dell'American Express.
Dopo aver cambiato l'assegno, ripose il denaro in una tasca
interna della giacca e il passaporto in una borsa. Qualche minuto dopo,
mentre cercava di richiamare l'attenzione di un portabagagli, depose
per un attimo la borsa e questa, tre secondi dopo, era scomparsa.
Un resoconto dell'accaduto, denunciato come furto, fu infine fatto
circolare, secondo la procedura, tra tutte le stazioni della polizia
metropolitana londinese, insieme con la descrizione della borsa scomparsa
e del suo contenuto. La denuncia fu debitamente registrata, ma col passare
delle settimane nessuna traccia fu scoperta, ndella borsa ndel suo
contenuto, e l'incidente fu cosdimenticato.
Nonostante la differenza d'eta, i due passeggeri che avevano perso
i1 passaporto, avevano in comune alcune cose. Tutti e due erano alti
un metro e ottanta circa, avevano spalle larghe e figura snella, occhi
azzurri e un volto vagamente rassomigliante a quello dell'inafferrabile
Inglese che li aveva derubati. D'altro canto, il pastore Jensen aveva
quarantotto anni, capelli grigi e portava occhiali cerchiati d'oro; lo
studente Marty Schulberg aveva venticinque anni, capelli castani scuri
e occhiali con una pesante montatura, che non abbandonava mai.
Erano questi i volti che lo Sciacallo studiattentamente sulla scrivania
del suo appartamento nei pressi di South Audley Street. Gli
occorsero un giorno e una serie di visite a negozi di costumi teatrali,
a oculisti e a un negozio di abbigliamento maschile del West End per
procurarsi due lenti a contatto color azzurro, due paia di occhiali,
uno cerchiato d'oro e l'altro con una pesante montatura nera, tutti e due
con lenti non graduate, e un guardaroba completo che consisteva in un
paio di mocassini neri di pelle, maglietta con maniche corte e mutande,
pantaloni sportivi color bianco sporco e una giacca a vento di nylon
azzurro scuro, tutti capi di vestiario fatti a New York, e una camicia
bianca, collare inamidato e pettorale nero per il clergyman. Da ognuno
di questi ultimi tre capi di vestiario fu accuratamente tolta l'etichetta
di provenienza. L'ultima visita della giornata la fece a un negozio di
parrucche per uomo a Chelsea, dove acquistun preparato per tingere
i capelli in grigio e un altro per tingerli in castano scuro.
Il giorno seguente, il diciotto luglio, apparve un breve articolo in
fondo a una pagina del Figaro. L'articolo informava che, a Parigi,
il vicecapo della squadra investigativa della polizia giudiziaria, il
commissario Hippolyte Dupuy, era stato colpito da un grave malore nel suo
ufficio al Quai des Orf蓈res ed era deceduto durante il tragitto
all'ospedale. Come successore era stato designato il commissario Claude
Lebel, capo della squadra omicidi. Lo Sciacallo, che tutti i giorni leggeva
i giornali francesi disponibili a Londra, lesse l'articolo, ma non se ne
diede pensiero.
Prima di iniziare il suo quotidiano controllo all'aeroporto di Londra,
lo Sciacallo aveva deciso di condurre interamente le varie fasi
dell'attentato che stava organizzando sotto una serie di false identit
Procurarsi un passaporto britannico, una delle cose pifacili al mondo,
e lo Sciacallo segula consueta procedura. Per prima cosa, fece un
viaggio in automobile attraverso le sei contee intorno a Londra, in
cerca di piccoli cimiteri di campagna. Nel terzo cimitero visitato, trov una pietra tombale che faceva al suo caso, quella di Alexander Duggan,
morto all'etdi due anni e mezzo nel 1931. Se fosse vissuto, il piccolo
Duggan avrebbe avuto, nel luglio del 1963, qualche mese in pidello
Sciacallo. L'anziano pastore si mostrcortese e compiacente quando il
visitatore si presentalla porta della canonica, qualificandosi come
studioso di genealogia, impegnato a ricostruire l'albero genealogico dei
Duggan, alcuni dei quali, gli era stato detto, si erano stabiliti nel
villaggio negli anni passati. Si domandava, con aria non molto convinta,
se i registri parrocchiali non avrebbero forse potuto aiutarlo nella sua
ricerca. Mentre, insieme col pastore, si avviava verso la chiesa, l'inglese,
con un complimento alla bellezza del piccolo edificio normanno e un
contributo al fondo per i restauri, riusca migliorare ulteriormente
l'atmosfera. I registri riportavano che ambedue i genitori del piccolo
Duggan erano deceduti da oltre sette anni e che il loro unico figlio
Alexander, era purtroppo sepolto nel cimitero di quella stessa chiesa
da oltre trent'anni. I registri riportavano che Alexander James Quentin
Duggan era nato il 3 aprile 1929 nella parrocchia di St. Mark, a Sambourne
Fishley. Dopo aver annotato questi particolari, lo Sciacallo ringrazi
profusamente il pastore e se ne and Tornato a Londra, si presental
Registro centrale di nascite, matrimoni e morti, dove un solerte giovane
impiegato accettsenza far domande sia il suo biglietto da visita,
che lo qualificava come socio di uno studio legale, sia la spiegazione
che forn stava cercando di rintracciare i nipoti di uno dei clienti del
suo studio, recentemente deceduto. Uno dei nipoti era Alexander James
Quentin Duggan, nato a Sambourne Fishley il 3 aprile 1929.
Da una ricerca negli archivi risultche la persona in questione era
deceduta l'8 novembre 1931, in seguito a un incidente stradale. Per pochi
scellini, lo Sciacallo potprocurarsi una copia del certificato di nascita
e di morte del bambino.
Tornato a casa, lo Sciacallo riempun modulo per la richiesta del
passaporto sotto il nome di Duggan, riportando esattamente la data e
il luogo di nascita, ma con la propria descrizione fisica. Furono riportati
per esteso anche i nominativi dei genitori di Duggan, ricavati
dal certificato di nascita del bambino. Come referenza, diede il nome
del reverendo James Elderly, pastore della chiesa di St. Mark a Sambourne
Fishley, col quale lo Sciacallo aveva parlato quella stessa mattina
e il cui nome, come si conviene, era scritto per esteso su una targhetta
sul cancello della chiesa. La firma del pastore fu contraffatta con mano
lieve, con inchiostro chiaro e con pennino sottile. Poi, con una serie di
caratteri tipografici usati per gioco dai bambini, l'uomo ricavun timbro
con la scritta "Chiesa parrocchiale di St. Mark. Sambourne Fishley",
che fu posto con mano ferma accanto alla firma del pastore. La copia
del certificato di nascita, il modulo per la richiesta e un vaglia postale
con l'importo di una sterlina furono inviati all'ufficio passaporti. Il
certificato di morte fu invece distrutto.
Quattro giorni dopo, il passaporto nuovo di zecca arrivper posta
al recapito indicato. Pitardi, quella stessa giornata, lo Sciacallo chiuse
a chiave la porta del suo appartamento e raggiunse in auto l'aeroporto
di Londra, dove sala bordo dell'aereo per Copenaghen. Nel doppiofondo
della sua valigia, c'erano duemila sterline, ritirate quello stesso
giorno dalla sua personale cassetta di sicurezza depositata nei sotterranei
di uno studio legale a Holborn.
La visita a Copenaghen fu rapida e sbrigativa. Lo Sciacallo prenot
una camera all'Hotel d'Angleterre, consumuna cena principesca
al ristorante Sette Nazioni, abborddue bionde danesi durante una
passeggiata al Tivoli e all'una di notte anda letto.
Il giorno seguente acquistun abito grigio leggero, un paio di comuni
scarpe nere, un paio di calze, maglieria intima e tre camicie bianche
con colletto. Ciascun capo di vestiario portava all'interno l'etichetta
col nome del fabbricante danese. Aveva acquistato le tre camicie bianche
soltanto per procurarsi le etichette da applicare sulle camicie per
clergyman, con collare e pettorale, che aveva comperato a Londra.
L'ultimo acquisto fu quello di un libro danese sulle chiese e le cattedrali
francesi di maggiore interesse. Dopo aver pranzato ai giardini del
Tivoli, s'imbarcpoi sull'aereo delle tre e quindici diretto a Bruxelles.
Per quale motivo un uomo dell'indiscusso talento di Paul Goossens
si fosse messo sulla cattiva strada una volta giunto alla mezza et
era pio meno un mistero. Dai trenta ai quarant'anni, come dipendente
di fiducia della Fabrique Nationale di Liegi, si era procurato
una fama di infallibile precisione in un settore della tecnica in cui la
precisione assolutamente indispensabile. Era divenuto anche il maggiore
esperto della societin una vastissima gamma di armi, dalle
pipiccole pistole automatiche per signora alle pipesanti e micidiali
pistole mitragliatrici.
Durante la guerra aveva dato un contributo di primo piano. Bench avesse continuato a lavorare, anche dopo l'occupazione, nella fabbrica
di armi caduta in mano ai Tedeschi, successive indagini sulla sua
attivitavevano dimostrato, senza ombra di dubbio, la parte di primo
piano da lui svolta nella catena di sabotaggi grazie ai quali moltissime
armi fornite dalla fabbrica di Liegi non avevano mai sparato con
precisione o altrimenti erano esplose uccidendo soldati tedeschi.
Quando, agli inizi degli anni cinquanta, una grossa somma di denaro
era stata sottratta con la frode a un cliente straniero e i sospetti erano
caduti su Goossens, costui era divenuto caporeparto della fabbrica e i
suoi stessi superiori avevano proclamato a gran voce che i sospetti
della polizia erano semplicemente ridicoli. Il giudice, per era stato di
diverso avviso e Goossens aveva subo una pesante condanna.
Uscito dal carcere, aveva dato inizio alla redditizia attivitdi fornire
armi illegali a metdella malavita del mondo occidentale e, agli inizi
degli anni sessanta, era ginoto col soprannome di L'armurier, l'armaiolo.
L'inglese, che egli fece entrare nel suo piccolo ufficio il 21 luglio 1963
a mezzogiorno, gli era stato raccomandato per telefono da uno dei suoi
migliori clienti, che aveva prestato servizio come mercenario nel
Katanga.
Le spiacerebbe togliersi gli occhiali?domandal visitatore quando
questi si fu seduto e, vedendo che lo spilungone esitava, aggiunse:
Vede, sono del parere che fra di noi debba esserci reciproca fiducia
nei limiti del possibile. Qualcosa da bere? L'uomo che il passaporto qualificava come Alexander Duggan si tolse
gli occhiali scuri e scrutcon aria perplessa il piccolo fabbricante d'armi
mentre questi versava le due birre. Goossens si mise a sedere dietro la
scrivania, sorseggila sua birra e domandcon voce pacata: In che
cosa posso esserle utile, Monsieur? Credo che Louis le abbia telefonato prima del mio arrivo. Sono
impegnato, al momento, in un lavoro per il quale avrbisogno di un
fucile con alcuni insoliti accessori. Goossens sorseggiancora la sua birra e annucon aria comprensiva.
Che tipo di fucile ha in mente? Non tanto il tipo di fucile che importante. Si tratta piuttosto
di garantire al fucile soddisfacenti prestazioni pur nei limiti imposti
dalla natura del lavoro. Gli occhi di Goossens scintillarono dl piacere. come una sfida
per me, mio caro signore. E ora mi dica: quali sono questi limiti? Il principale quello delle dimensioni. La camera di scoppio e
la culatta non devono essere pilarghi di cos..Col dito medio e
il pollice della mano destra l'inglese formun cerchio con un diametro
inferiore ai sette centimetri. Non puessere a ripetizione, dal momento
che il meccanismo sarebbe sempre pilargo di cos A me sembra che
dovrebbe essere un fucile con otturatore. Goossens annuiva fissando il soffitto, mentre cercava di immaginare
mentalmente un fucile cosminuscolo. Continui, continuimormor
Tutto il congegno deve essere infilato dentro una custodia tubolare
per il trasporto, e la custodia non deve avere diametro superiore
a quello che le ho mostrato, quindi il grilletto dev'essere asportabile.
Il fucile deve essere anche leggero e deve avere la canna corta,
probabilmente non pilunga di trenta centimetri... A quale distanza deve sparare? Probabilmente non superiore ai centotrenta metri. Mireralla testa o al petto? Probabilmente dovrcolpire la testa. Posso anche provare a tirare
al petto, ma la testa pisicura. Per uccidere, s pisicuraosservil belga, ma il petto pisicuro come bersaglio. Avrla possibilitdi un secondo colpo? Posso avere una seconda possibilitse uso il silenziatore e se il
primo colpo completamente fuori bersaglio, cosche non venga avvertito
da nessuno nelle vicinanze. Tuttavia, anche se riesco a centrare
la tempia al primo colpo, avrsempre bisogno del silenziatore per
avere il tempo di fuggire. Dovranno trascorrere parecchi minuti di
intervallo prima che qualcuno nelle vicinanze possa individuare, sia pure
approssimativamente, la provenienza della pallottola. In questo caso, meglio usare pallottole esplosive. Gliene fornir un po' insieme con l'arma. C'altro? Perchl'arma sia il pipossibile sottile, tutta la parte in legno
dell'impugnatura sotto la canna dovrebbe essere smontabile. Per sparare,
deve avere una montatura simile a quella di uno Sten, e ognuna
delle tre parti, quella superiore, quella inferiore e quella che si
appoggia alla spalla, devono essere smontabili in tre diversi pezzi. Infine
devono esserci un silenziatore molto efficace e un mirino telescopico,
anch'essi smontabili per essere riposti e portati a parte. Il belga medita lungo, sorseggiando la sua birra fino all'ultima
goccia. L'inglese divenne impaziente. E allora, pensa di farcela?
Goossens sembrsvegliarsi dalle sue meditazioni. Mi scusi.
L'ordinazione molto complicata, pers posso farcela. In effetti,
quella che lei mi ha descritto una vera battuta di caccia, in cui
l'attrezzatura deve superare determinati controlli in modo da non destare
sospetti. Una battuta di caccia comporta l'uso di un fucile da caccia,
ed questo che lei avr Penso di avere qui un fucile che fa al caso
suo. Un fucile molto costoso, molto perfezionato, ottimamente attrezzato
e tuttavia sottile e leggero. usato soprattutto per i camosci e i cervi
piuttosto piccoli, perdotato di pallottole esplosive: proprio quel che
ci vuole per... una caccia pigrossa. L'adattamento della montatura
un fatto puramente meccanico. In quanto all'applicazione del silenziatore
all'estremitdella canna e alla riduzione di quest'ultima di una
ventina di centimetri posso provvedere io stesso. E ora, signore, lei
prima ha parlato di una custodia tubolare per il trasporto del fucile.
Che cosa intendeva dire? L'inglese si alze si chinsopra il tavolo, sovrastando il piccolo
belga. Infilla mano nella giacca e per un attimo, negli occhi dell'omino
che gli stava di fronte, balenun lampo di paura. L'inglese, per
estrasse soltanto una penna d'argento a scatto. Voltverso di sil
blocco d'appunti di Goossens e traccirapidamente uno schizzo. Lo
sa, che cosa domand voltando di nuovo il blocco verso il
fabbricante d'armi.
Certamenterispose il belga, dopo aver dato un'occhiata allo schizzo
disegnato con precisione.
Bene, questo che voglio da lei. Tutto questo aggeggio composto
da una serie di tubi vuoti di alluminio che si avvitano tra di loro.
Questa...spiegfacendo una tacca con la punta della penna su un certo
punto dello schizzo, .. questa contiene una parte del calcio del fucile.
Questa contiene l'altra. Tutte e due sono nascoste nei tubi che formano
questa sezione. La parte che si appoggia alla spalla .. qui...
tutta intiera. quindi l'unica parte che viene usata per un duplice
scopo senza subire modifiche. Qui...continu facendo un'altra tacca sullo schizzo, mentre il
belga sgranava gli occhi per la sorpresa, .. nella parte pilarga c' il tubo di maggior diametro, che contiene la culatta e la canna del fucile
con l'otturatore incorporato. Le ultime due sezioni contengono
il mirino telescopico e il silenziatore. E infine le pallottole. Dovrebbero
essere infilate in questo piccolo troncone in fondo. Una volta montata,
la cosa deve passare esattamente per quel che sembra. Intesi? Il piccolo belga continua guardare lo schizzo per qualche secondo.
Poi, lentamente, si alze tese la mano.
Monsieurdisse con tono del massimo rispetto, questa l'idea
di un genio. Irriconoscibile. E tuttavia cossemplice. Sarfatto. L'inglese non si mostrncontrariato ncompiaciuto.
Benereplic Dunque, avrbisogno del fucile entro un paio di
settimane: si pufare? S posso procurarmi il fucile entro quattro giorni. Nel giro di
altri dieci, bruciando le tappe, le modifiche dovrebbero essere ultimate,
persarebbe preferibile che lei venisse qui con un paio di giorni
di anticipo, nell'eventualitche all'ultimo minuto ci sia qualche
problemino da risolvere. Se lei puessere qui il primo agosto per
discutere gli ultimi particolari, avrl'arma pronta per il quattro. Sardi ritorno il primo d'agostopromise l'inglese. E ora parliamo
delle sue spese e del suo compenso. Il belga riflettper un attimo. Per un lavoro come questo, che
sarun'opera d'arte, devo chiedere un compenso di mille sterline. A
queste si aggiungeril costo dell'arma, delle pallottole, del mirino
telescopico, del materiale grezzo... diciamo un totale di altre duecento
sterline. Affare fattorispose l'inglese senza discutere. Estrasse un fascio
di banconote da cinque sterline dalla tasca interna della giacca.
Proporreisoggiunse pacatamente, di darle, per assicurarla della
mia buona fede, un anticipo di cinquecento sterline. Porterle restanti
settecento al mio ritorno. Lei d'accordo? Monsieurrispose il belga intascando le banconote, un piacere
fare affari con un professionista e con un gentiluomo. C'un'altra cosaproseguil visitatore. Lei non dovrfare
alcun tentativo di informarsi sulla mia identitnsulla persona contro
la quale sto operando. Nell'eventualitche lei cerchi di farlo, ne
verrei sicuramente a conoscenza. Nel qual caso, lei morir Intesi? Goossens era in preda all'angoscia. Ritto nel corridoio, alzlo sguardo
verso l'inglese, e un brivido di paura gli percorse la schiena.
Monsieurreplicquietamente, io non voglio sapere niente sul
suo conto. Lei capisce, a me, piche raccogliere informazioni sul suo
conto, interessa avere la sicurezza che nulla di quanto lei farpossa
essere ricollegato a me. Bonjour, Monsieur. Lo Sciacallo si allontannella luminosa giornata di sole e, due strade
piavanti, fermun tassche lo portin un locale nei pressi di Rue
Neuve, dove Louis, il suo intermediario del Katanga, gli aveva combinato
un appuntamento con un falsario. Dopo essersi presentato a
questo secondo belga, si appartcon lui in un angolo del locale. Lo
Sciacallo mostrla sua patente, intestata al suo vero nome, rilasciata
due anni prima e valida ancora per qualche mese.
Questa patentespiegal falsario, era di un uomo che deceduto.
Dal momento che mi stato vietato guidare in Gran Bretagna, avrei
bisogno di una nuova pagina intestata a mio nome. Mise davanti al falsario il passaporto intestato a Duggan. L'uomo che
gli stava di fronte diede un'occhiata al passaporto nuovo di
zecca, poi guardfurbescamente l'inglese.
En effetmormor poi aprla piccola patente rossa di guida.
Dopo qualche momento, sollevlo sguardo.
Nessuna difficolt signore. Questo documento...soggiunse, lisciando
il foglietto incollato alla prima pagina della patente, potrebbe
essere stampato con quei caratteri tipografici che vengono usati per
gioco dai bambini. Tutto qui, quello che voleva? No, ci sono altri due documenti.Lo Sciacallo li descrisse in
tutti i particolari. Il falsario socchiuse gli occhi, con aria assorta.
Prese un pacchetto di Bastos, lo porse all'inglese, che rifiut e si
accese una sigaretta.
Questo non cosfacile. La carta d'identitfrancese non una
cosa impossibile. Ce n'in giro una quantitsu cui si pulavorare.
L'altra, per.. una richiesta veramente insolita.Si interruppe,
poi soggiunse: E poi la fotografia. Non saruna cosa facile. Lei
dice che deve esserci differenza di et di colore dei capelli, di statura.
Quasi tutti quelli che vogliono un documento falso, chiedono di avere
la propria fotografia sul documento, ma con i dati anagrafici falsificati.
Il compito di fare una nuova fotografia che non assomiglia nemmeno a lei,
secondo il suo aspetto attuale, complica le cose. Tutto ci richiederun certo tempo. Quanto tempo si tratterra Bruxelles? Non a lungorispose lo Sciacallo. Devo ripartire abbastanza
presto, persardi ritorno il primo d'agosto. Il belga riflettancora per un po', fissando la fotografia sul passaporto
davanti a s Alla fine richiuse il documento e lo restituall'inglese
dopo aver trascritto su un pezzo di carta il nome di Alexander James
Quentin Duggan. Intascil pezzo di carta insieme con la patente.
E quali sono il nome e l'indirizzo che vuole avere sui due documenti
francesi? Pusceglierlo lei stesso il nome, purchsia un nome comune in
Francia. Le comunicherl'indirizzo per telefono prima di agosto. D'accordo, se lei mi telefonerper tempo, la cosa si pufare,
ma ci vorranno dei soldi. Quanti?taglicorto l'inglese.
Ventimila franchi belgi. Lo Sciacallo riflettper un attimo. Circa centocinquanta sterline.
D'accordo. Le paghercento sterline d'anticipo e il resto glielo
daralla consegna. Il falsario si alz Allora sarmeglio andare a fare le fotografie.
Ho uno studio privato. Presero un tassper raggiungere un piccolo appartamento in un
seminterrato a quasi due chilometri di distanza. Era un posto piuttosto
squallido; un cartello indicava che lo studio era specializzato in
fotografie per passaporti con sviluppo immediato. Com'era inevitabile
al vetro della finestra erano incollate varie foto di repertorio: due foto
di ragazze in pose affettate, una coppia di sposi talmente poco attraente
da togliere qualsiasi alone romantico al sacro vincolo del matrimonio
e due bambini. Il falsario precedette l'ospite giper i gradini che
portavano alla porta d'ingresso, la apre fece entrare l'inglese.
La seduta nello studio durdue ore, durante le quali il falsario diede
prova di un'abilitche mai l'autore delle foto incollate alla finestra
avrebbe potuto possedere. Un grosso baule in un angolo rivel quando
l'uomo lo apr una gamma notevole di costose macchine fotografiche
e di attrezzature per le luci, oltre a tutto un armamentario per
travestimenti, che comprendeva parrucche, occhiali di ogni tipo e una
valigetta di quei cosmetici che vengono usati dagli attori di teatro. Dopo
aver lavorato con i cosmetici sulla faccia dello Sciacallo per una mezz'ora,
il falsario tirfuori una parrucca di capelli color grigio-ferro tagliati a
spazzola.
Che cosa ne dice, di questa?domand
Lo Sciacallo prese la parrucca e la studi Possiamo fare una prova e
vedere come viene in fotografiapropose.
E andbene. Mezz'ora dopo aver scattato sei fotografie al suo cliente,
il falsario emerse dalla camera oscura. Esaminarono insieme il
mazzo delle fotografie sviluppate: si trattava della faccia di un uomo
anziano, che come minimo doveva essere sulla cinquantina.
La pelle aveva un colore grigiastro e sotto gli occhi c'erano scure
borse, provocate dalle fatiche o dalle sofferenze.
Il problemafece osservare lo Sciacallo, che lei ha dovuto
lavorare con i cosmetici sulla mia faccia per mezz'ora prima di raggiungere
questo risultato. E poi c'la parrucca. Io non posso fare tutto
questo da solo. E qui eravamo sotto le luci delle lampade, mentre io
sarprobabilmente alla luce del sole quando dovrmostrare i documenti
che lei mi preparer proprio questo il puntoreplicil falsario. Quel che succeder
non tanto che lei non saruna perfetta riproduzione della foto, ma
che la foto non saruna perfetta riproduzione di lei. in questo modo
che funziona la mente di un uomo che esamina i documenti. L'uomo
guarda prima la faccia coscom' poi chiede i documenti. Ha giin
mente l'immagine di un uomo che gli sta di fronte, e questo condiziona
il suo giudizio. Nella foto, lui cerca i punti di sosomiglianza con l'uomo,
non quelli che possono essere dissimili.
In secondo luogo, il formato di questa fotografia di venticinque
centimetri per venti, mentre quella sulla carta di identitsardi
tre per quattro. E infine, non ho fatto niente che lei non possa facilmente
imitare. La cosa piimportante, naturalmente, sono i capelli.
Devono essere tagliati a spazzola e tinti di grigio. Per aumentare
l'impressione dell'etavanzata e della decadenza fisica, basterfar
crescere per due o tre giorni una barba corta e ispida, poi raderla a mano,
in qualche modo, facendosi un paio di taglietti. Succede spesso, agli
uomini anziani. La carnagione, questa, di vitale importanza. Dovr sembrare grigiastra, avvizzita. Lei puprocurarsi qualche pezzo di
cordite? Lo Sciacallo aveva ascoltato, ammirato, la lezione del falsario. Per
la seconda volta, in quel giorno, era riuscito ad avvicinare un autentico
professionista, che conosceva alla perfezione il suo lavoro.
Potrei provarcirispose prudentemente.
Due o tre pezzetti di cordite, masticati e ingoiati, provocano nel
giro di mezz'ora, un senso di nausea, sgradevole, s ma non pericolosa.
Fanno anche diventare grigiastra la pelle e provocano traspirazione
sulla faccia. Usavamo questo trucco nell'esercito, per marcar visita. Il falsarlo si interruppe. Tenga a mente che necessario evitare una
eccessiva somiglianza con la fotografia. Se il documento stato rilasciato
parecchi anni prima, impossibile che una persona non sia un po'
cambiata. In questa fotografia lei ripreso con una camicia a righe col
collo aperto. Eviti di indossare camicie col collo aperto. Porti la
cravatta, la sciarpa o un golf con il collo alto. Grazie per il consiglio. In quanto al resto, lei pensa di riuscire a
procurarmi i documenti per tempo?domandlo Sciacallo.
Dal punto di vista tecnico, non ci sono dubbi. L'unico problema
ora, di procurarsi un originale del secondo documento francese, il
che purichiedere un viaggetto in Francia.Si interruppe, poi soggiunse:
Lei ha parlato di un acconto per pagare le spese
Lo Sciacallo tirfuori un fascio di banconote da venticinque sterline
che porse al falsario. Come faccio a mettermi in contatto con lei?
domand Il falsario riflettun attimo. Questo studio ha il telefono.
Prenda questo biglietto da visita. Sarmeglio che distrugga il biglietto
appena avrimparato a memoria il numero. Io aspetterqui una
sua telefonata, dalle sei alle sette di sera, negli ultimi tre giorni
del mese. Se lei non telefona, riterrl'affare sfumato. L'inglese si era tolto la parrucca e stava pulendosi la faccia con una
pezzuola imbevuta di liquido detergente. Senza parlare, si infilla
giacca e si annodla cravatta. Quando ebbe finito, si voltverso il
falsarlo e i suoi occhi erano imperscrutabili come la nebbia sulla Manica.
Ci sono alcune cose che voglio mettere in chiarodisse con voce
pacata. Quando lei avrterminato il lavoro, mi restituirla nuova
patente e la pagina staccata da quella che lei ha ora in mano. E anche
le negative e tutte le fotografie che ha appena stampato. Lei dimenticher
i nomi e gli indirizzi di tutti i documenti nuovi, e anche il
nome dell'intestatario di quella patente di guida. Inoltre, non parler mai con nessuno di questa ordinazione. Se infrangeruna sola di queste
condizioni, lei morir Siamo intesi? Il falsario ricambiper un attimo lo sguardo dell'altro.
Siamo intesi, Monsieur. Pochi secondi dopo, l'inglese scompariva nella notte.
Percorse a piedi cinque isolati prima di prendere un tassche lo
riportin albergo, ed era mezzanotte quando vi arriv Si fece portare
in camera pollo freddo e vino della Mosella, si fece un bagno
per ripulirsi degli ultimi residui del trucco e infine si addorment
Il mattino seguente lascila sua camera all'albergo e prese il Brabant
Express per Parigi. Era il ventidue luglio.
Il capo dell'Action della SDECE era seduto alla sua scrivania quella
stessa mattina e studiava i due rapporti di routine che aveva davanti
a s In tempi normali, il colonnello Rolland avrebbe dato una scorsa
a ciascuno dei due e poi li avrebbe fatti archiviare sotto diverse
intestazioni. Ma c'era una parola, in tutti e due, che gli dava da pensare.
Il primo rapporto arrivato era una comunicazione interdipartimentale
che conteneva il compendio di un dispaccio giunto da Roma. Era
un rapporto sbrigativo, dal quale risultava che Rodin, Montclair e
Casson erano ancora rintanati nel loro appartamento all'ultimo piano.
Per tenersi in contatto con l'esterno (cfr. rapporto da Roma del trenta
giugno) usavano sempre lo stesso sistema: il galoppino era sempre e
solo Viktor Kowalski. Fine del messaggio.
Il colonnello Rolland april raccoglitore marrone sulla destra della
sua scrivania e scorse velocemente il rapporto da Roma del trenta
giugno finchnon incontril paragrafo che cercava.
Ogni giorno, informava il rapporto, una delle guardie del corpo
lasciava l'albergo e si recava a piedi alla posta centrale di Roma, dove
una casella fermo-posta era riservata all'OAS, intestata al nome di
Poitiers. La guardia del corpo era stata identificata: era Viktor Kowalski,
che un tempo faceva parte della compagnia di Rodin in Indocina. Eventuali
tentativi di interferire negli scambi epistolari dell'OAS avrebbero
comportato un ricorso alla violenza, che giera stato precluso da Parigi.
Fine del messaggio.
Rolland prese allora il secondo dei due rapporti pervenuti quella
mattina. Era un rapporto della polizia giudiziaria di Metz, dal quale
risultava che un uomo, interrogato durante una normale perquisizione
in un bar, era stato identificato come Sandor Kovacs, disertore
della Legione Straniera, rifugiato politico da Budapest dal 1956.
Kovacs era un famigerato "gorilla" dell'OAS, ricercato per una serie di
omicidi terroristici avvenuti in Algeria nel 1961. A quel tempo operava
insieme con un altro gorilla dell'OAS sempre latitante, Viktor Kowalski.
Fine del messaggio.
Rolland riflettsul collegamento tra i due uomini. Alla fine schiacci un pulsante davanti a se richiese la pratica intestata a Viktor Kowalski.
Dieci minuti dopo, ricevette la pratica dagli archivi e trascorse un'ora
a leggerla. Parecchie volte si soffermsu un particolare paragrafo.
Poi convocuna piccola riunione con il suo segretario particolare e un
perito calligrafo del dipartimento di documentazione.
Signoriannunci dovremo scrivere e inviare una lettera. Il treno dello Sciacallo arrivalla Gare du Nord poco prima dell'ora
di pranzo, poi l'uomo prese un tassche lo condusse a un
piccolo, ma comodissimo albergo di Rue de Sur蒼e. Durante il suo
soggiorno, si mostrestremamente cortese con il personale, pronunci solo poche parole in francese, con la solita atroce pronuncia degli
inglesi e sorrise garbatamente quando gli veniva rivolta la parola.
Monsieur Dugganosservun giorno la proprietaria dell'albergo,
parlando con l'addetto alla reception, est extremement gentil. Un
vero gentiluomo. Trascorreva le sue giornate sugli itinerari tipici dei turisti. Il primo
giorno acquistuna cartina topografica di Parigi e, dopo aver consultato
un quadernino d'appunti, segnsulla cartina i luoghi interessanti
che intendeva visitare e che visitcon palese zelo e dedizione.
Per tre giorni girellintorno all'Arco di Trionfo oppure se ne rimase
seduto sulla terrazza di un caffquasi in fondo agli Champs-俵ys閑s,
a studiare il monumento e i tetti dei grandi edifici che circondano
la piazza dell'倀oile. Visitl'ossario dei martiri della resistenza
francese a Mont-Val閞ien e la Place des Invalides, dominata dal grande
Hotel des Invalides, che ospita la tomba di Napoleone. Ma lo interessava
soprattutto la parte occidentale dell'enorme piazza e trascorse
una mattina seduto a un caffsull'angolo. Certamente nessun osservatore
avrebbe potuto immaginare che l'elegante turista, intento a sorseggiare
il suo caffe a studiare l'architettura del luogo, stesse riflettendo
che un sicario avrebbe potuto dominare gran parte della piazza. Prima di
spostarsi alla cattedrale di Notre-Dame, l'inglese era giunto alla
conclusione che la Place des Invalides poteva essere un buon posto per
opporre un'estrema difesa, ma non per compiere un attentato. La distanza
tra le finestre pialte e la base della scalinata, dove si sarebbero
disposte le automobili, era superiore ai duecento metri.
Una giornata la trascorse nei dintorni della cattedrale. I tetti delle
case della piccola piazza Charlemagne erano troppo vicini, e il servizio
di sicurezza non avrebbe avuto difficolta disseminare tutt'intorno
i suoi osservatori.
L'ultima visita fu dedicata alla piazza all'estremitmeridionale della
Rue de Rennes. Un tempo chiamata Place de Rennes, la piazza era
stata ribattezzata, quando i gollisti avevano preso il potere, Place du
18-Juin 1940, in ricordo del giorno in cui il solitario e orgoglioso esule
di Londra aveva preso il microfono per dire ai Francesi che, se avevano
perso una battaglia, non avevano perso la guerra.
Senza fretta, il sicario esaminla piazza, con la gran massa della
Gare Montparnasse accovacciata sul lato meridionale e la grande distesa
di macadam sulla quale si incrociava ora il flusso turbinoso del
traffico. Girintorno alla piazza e, attraverso l'inferriata, scrutnello
spiazzo antistante la grande stazione. Quell'inverno la stazione sarebbe
stata demolita.
Nella settimana precedente, lo Sciacallo aveva visitato tutti i luoghi
che il Presidente francese avrebbe attraversato nel giorno prestabilito:
questo, ne era certo, era quello che offriva le maggiori garanzie
di successo.
Lo Sciacallo si volte fotografcon occhio esperto il panorama
che gli stava davanti. Le prime due case, su ciascun lato della Rue de
Rennes, nel punto in cui la strada sboccava sul lato opposto della piazza,
erano l'alternativa che evidentemente gli si offriva. Piin l l'angolo
di tiro sullo spiazzo antistante la stazione diventava troppo stretto.
Tutti gli altri edifici che dominavano lo spiazzo erano troppo lontani,
tranne l'edificio stesso della stazione che avrebbe pullulato di uomini
del servizio di sicurezza. Lo Sciacallo continula sua passeggiata,
ordinun caff poi studipida vicino le due case che aveva scelto come
possibili alternative. Erano due caseggiati di appartamenti.
Il giorno seguente era di nuovo sul posto, e attraversla strada
per andare a sedere su una panchina sotto gli alberi, fingendo di leggere
un giornale mentre studiava gli ultimi piani degli edifici. Sopra
il quinto o sesto piano della facciata di pietra c'erano i parapetti, poi
i ripidi tetti di tegole nere che ospitavano gli abbaini con le finestre
a mansarda, in cui un tempo abitavano i domestici, rimpiazzati ora
dagli inquilini pipoveri. I tetti, e probabilmente gli stessi abbaini,
sarebbero stati sicuramente sorvegliati, quel giorno. Probabilmente gli
agenti sarebbero stati disposti anche sui tetti, con i binocoli da campo
puntati sulle finestre e sui tetti di fronte. Tuttavia, l'ultimo piano sotto
gli abbaini sarebbe stato abbastanza in alto e un uomo, appostato
nell'oscuritdella stanza, non sarebbe stato visibile dall'altro lato
della strada.
Dato che lui aveva previsto l'attentato per la metdel pomeriggio,
attese fino alle quattro; allora osservche il sole, nel suo percorso
verso occidente, era ancora abbastanza alto nel cielo per illuminare
la sommitdel tetto della stazione fino alle finestre degli appartamenti
sul lato est della strada. Scartquindi le case su questo lato, riducendo
la scelta tra le due sul lato occidentale. Le finestre piin alto
ricevevano soltanto di sbieco i raggi del sole.
Il giorno successivo notla portinaia. Lo Sciacallo aveva scelto
una panchina a pochi passi dall'ingresso dei due caseggiati che ancora
lo interessavano. La portinaia sedeva nell'atrio di una casa e lavorava
a maglia. Dal modo in cui la donna cinguettava "Bonjour"
alle persone che ogni tanto entravano o uscivano dal caseggiato, e dal
cordiale "Bonjour, Madame Berthe" che veniva rivolto in risposta alla
donna ogni volta, l'osservatore seduto sulla panchina a pochi passi
dedusse che la portinaia doveva essere benvoluta, una buona nonnina,
piena di comprensione per tutte le disgrazie di questo mondo.
Poco prima delle quattro, la donna ripiegil suo lavoro a maglia
e attraversciabattando la strada fino al fornaio. Lo Sciacallo si alz tranquillamente dalla panchina ed entrnel caseggiato. Preferle scale
all'ascensore e comincisilenziosamente e di buon passo la salita.
Al sesto piano, c'erano due porte che davano accesso ad appartamenti
sulla parte anteriore dell'edificio, le cui finestre si affacciavano
su Rue de Rennes oppure di sbieco sulla piazza. Le targhette sulle porte
di questi appartamenti portavano il nome di M.lle B蒖ANGER e di
M. ET M.me CHARRIER. Tese l'orecchio per qualche istante, ma nessun
rumore gli giunse dai due appartamenti. Esaminle serrature: tutte e
due erano incassate nella porta di legno, che era solida e massiccia.
C'era bisogno delle chiavi, pens e sicuramente Madame Berthe teneva
quelle di tutti gli appartamenti in qualche angolo della sua portineria.
Qualche momento dopo, lo Sciacallo scendeva silenziosamente le scale.
A ogni ammezzato c'era una porta che dava su una scala di sicurezza
di ferro. Giunto al primo piano, l'uomo aprla porta e guard in basso. La scala di sicurezza portava a un piccolo cortile interno. Il
cortile quadrato racchiuso in mezzo agli edifici aveva, a un'estremit
uno stretto corridoio coperto che portava in strada. Lo Sciacallo aveva
trovato il modo per fuggire.
Dopo aver richiuso silenziosamente la porta, rimise a posto il catenaccio
e scese con passo lieve l'ultimo ammezzato che portava al
piano terreno.
Quando emerse dal caseggiato, volta destra in Rue de Rennes e
stava percorrendo a piedi il Boulevard du Montparnasse, quando un
poliziotto motociclista sbuca tutta velocita un incrocio, ferm
bruscamente la sua motocicletta appoggiandola di scatto al predellino, e
poi, portatosi al centro del crocicchio, comincia bloccare il traffico. In
lontananza si udiva l'ululato delle sirene della polizia. Lo Sciacallo,
dall'angolo della strada, vide a cinquecento metri di distanza una
processione di auto che stava dirigendosi verso di lui.
Le automobili erano precedute da due motards in tuta di pelle nera
e, dietro di essi, si scorgeva il muso affilato da squalo di due Citroen
DS 19, una dietro l'altra. I due motociclisti voltarono a destra in
Avenue du Maine, seguiti dalle limousine. Sui sedili posteriori della
prima, con lo sguardo fisso davanti a s impettita, c'era una figura alta
che indossava un doppiopetto color antracite. Lo Sciacallo ebbe una
fugace visione di quella testa eretta e di quel naso inconfondibile
prima che il corteo delle automobili scomparisse. La prossima volta che
ti vedrin faccia, disse tra s rivolto all'immagine che scompariva,
sarai a fuoco dentro un mirino telescopico. Poi prese un tassper far
ritorno in albergo.
Alle sei di quella sera si recin un piccolo caffdal quale fece una
telefonata allo studio di Bruxelles.
Piavanti su quella strada, vicino all'uscita della stazione della
metropolitana dalla quale era appena sbucata, un'altra persona aveva
intravisto il caratteristico profilo sulla parte posteriore della prima
Citroen, e i suoi occhi si erano accesi di un'intensa passione.
Jacqueline Dumas aveva allora ventisei anni ed era molto bella; la
sua bellezza sapeva valorizzarla al massimo perchlavorava come estetista
in un costoso istituto dietro gli Champs-俵ys閑s.
Quella sera del trenta luglio stava affrettandosi a casa per prepararsi
a un appuntamento. Sapeva che, di la poche ore, sarebbe stata,
nuda, tra le braccia dell'uomo che lei odiava, e voleva apparire quanto
pibella possibile.
Fino a pochi anni prima, la cosa piimportante della sua vita era
stata la famiglia, molto unita, composta dal padre, impiegato di banca,
dalla madre, tipica casalinga francese del ceto medio, da lei stessa,
che stava terminando il corso di estetista e da Jean-Claude, che stava
prestando servizio militare.
Il telegramma del ministero delle forze armate era giunto un giorno
verso la fine del 1959. Informava, con infinito rammarico, il signor
Armand Dumas e sua moglie, che il loro figlio Jean-Claude, soldato
semplice nel primo corpo dei paracadutisti coloniali, era morto in Algeria.
Allora il mondo di Jacqueline era andato in pezzi e lei era stata tutta
presa da un unico, ossessionante pensiero: il piccolo Jean-Claude, il
suo amato fratello minore, cossensibile e gentile, cosnemico della
guerra e della violenza, era stato colpito a morte da una banda di
guerriglieri dell'FLN, in qualche uadi algerino dimenticato da Dio.
Jacqueline aveva cominciato a odiare.
Poi era arrivato Francois. Improvvisamente, il mattino di una domenica
di inverno, Francois si era presentato a casa sua mentre i genitori
erano assenti. Aveva domandato di parlare con la signorina Jacqueline.
C'est moi-memegli aveva risposto lei, ma che cosa desiderava?
Francois le aveva risposto che comandava il plotone di cui faceva parte
Jean-Claude quando era rimasto ucciso. Lei lo aveva invitato a entrare.
La lettera era stata scritta qualche settimana prima della morte di
Jean-Claude, che la teneva nella tasca interna quando era uscito per
la sua ultima missione di pattuglia. Jacqueline l'aveva letta e aveva
pianto, Francois, che era duro come la terra della provincia coloniale
in cui aveva combattuto per quattro anni, era stato molto gentile con
lei. A lei era piaciuto per questo, e aveva accettato il suo invito a cena.
A tavola, lo aveva tempestato di domande sull'Algeria, sul gioco
che stavano realmente facendo gli uomini politici. Il generale de Gaulle
era salito alla presidenza nel gennaio precedente, e proprio da Francois
aveva appreso per la prima volta che l'uomo venerato da suo padre
era considerato da alcuni un traditore della Francia. Lui le aveva parlato
del tradimento perpetrato contro l'esercito francese, dei negoziati
segreti del governo di Parigi con Ahmed Ben Bella, il capo prigioniero
dell'FLN, dell'imminente resa in Algeria.
Avevano trascorso insieme tutto il periodo della licenza di Francois;
Jacqueline si incontrava con lui tutte le sere dopo il lavoro. Nella
seconda metdi gennaio, Francois era tornato alla guerra; poi, lei,
all'insaputa di tutti, era riuscita a prendersi un breve periodo da
trascorrere sola con lui quando Francois, in agosto, era tornato in
licenza a Marsiglia per una settimana.
Nella sua ultima licenza, in quella primavera del 1961, Francois era
tornato a Parigi e, quando passeggiavano insieme per i boulevards, lui
in uniforme, lei nel suo abito pigrazioso, Jacqueline pensava che lui
fosse l'uomo pibello, piforte di tutta la citt
Francois era eccitato. Si avvertiva qualcosa nell'aria. La notizia delle
trattative con l'FLN era divenuta di dominio pubblico. L'esercito non
avrebbe sopportato ancora a lungo questa situazione, le aveva promesso
Francois. L'Algeria doveva rimanere francese: questo era, per
tutti e due, un articolo di fede.
Francois era tornato in Algeria e il ventun aprile parecchie unit dell'esercito francese si erano ribellate. Il primo corpo dei paracadutisti
aveva partecipato alla rivolta quasi come un sol uomo. Nella settimana
successiva erano scoppiati numerosi scontri tra i rivoltosi e i
reggimenti rimasti fedeli al Governo. All'inizio di maggio, in una
scaramuccia con un'unitdell'esercito schieratosi con de Gaulle,
Francois era stato colpito a morte.
Jacqueline, senza alcuna apparente esplosione di dolore, aveva preso
in affitto un appartamento in uno dei sobborghi pipoveri di Parigi
e aveva cercato di uccidersi con il gas, ma senza riuscirvi. In dicembre
era entrata a far parte attiva dell'organizzazione clandestina
dell'OAS, spinta da una motivazione molto semplice: Francois e Jean-Claude
dovevano essere vendicati. Oltre a questa passione, Jacqueline
non aveva altre aspirazioni al mondo. Il suo unico rammarico era di
non poter fare qualcosa di pi oltre a sbrigare commissioni, recapitare
messaggi e, di quando in quando, portare un pezzo di esplosivo al
plastico nascosto in una pagnotta nella borsa per la spesa. Era convinta
di poter fare di pi ma le cose erano andate avanti cosfin quando,
all'inizio di luglio, un uomo era venuto a farle visita. Era pronta
ad assolvere una missione speciale per l'organizzazione? Naturalmente.
Una missione forse pericolosa, sicuramente sgradevole? Non importava: il
suo odio le avrebbe fatto superare qualsiasi ostacolo.
Tre giorni dopo le veniva mostrato un uomo che usciva da un caseggiato.
Le fu detto chi era, quale posizione ricopriva. E quello che lei
avrebbe dovuto fare.
Verso la metdi luglio, i due si erano incontrati, apparentemente per
caso; lei era andata a sedersi accanto a lui in un ristorante e gli aveva
sorriso timidamente nel chiedergli in prestito la saliera che l'uomo
aveva sul tavolo. Lui le aveva parlato, lei si era mostrata riservata,
dimessa. La reazione era stata quella prevista. La riservatezza di
Jacqueline aveva attirato l'interesse dell'uomo. La conversazione si era
accesa, condotta da lui, la ragazza lo seguiva docilmente. Dopo quindici
giorni aveva avuto inizio la loro relazione.
Il ventinove luglio la moglie e i due bambini dell'uomo erano partiti
alla volta della loro casa di campagna, nella valle della Loira. Pochi
minuti dopo la loro partenza, il tizio era al telefono e chiedeva
insistentemente a Jacqueline di cenare da sola con lui nel suo appartamento
la sera seguente.
A casa sua, Jacqueline Dumas continuava a pensare, rassegnata, alla notte
che l'aspettava e si sentiva rivoltare lo stomaco. Da un cassetto dietro
allo scrittoio, aveva preso la foto di Francois. Si era distesa
sul letto e aveva posto Francois sopra di s che la guardava,
come quando facevano l'amore.
Francoisansim aiutami, ti prego, aiutami questa notte. L'ultimo giorno del mese, lo Sciacallo fu molto occupato. Trascorse
la mattinata al mercato delle pulci, dove acquistun bisunto basco
nero, un paio di scarpe sfondate, calzoni, calze, una camicia e, dopo
molte ricerche, un lungo cappotto militare che gli scendeva parecchio
sotto il ginocchio, particolare, questo, importantissimo.
Mentre stava per andarsene, il suo occhio cadde su un banco pieno
di medaglie, in gran parte ormai arrugginite dal tempo. Ne acquist una serie insieme con un opuscolo che descriveva le medaglie militari
francesi. Dopo un leggero pranzo, pagil conto dell'albergo e fece le
valigie. Con la serie delle medaglie acquistate e con l'aiuto
dell'opuscolo preparuna striscia di decorazioni, a cominciare dalla
medaglia al valor militare per il coraggio mostrato di fronte al nemico,
alla quale aggiunse la medaglia della Resistenza e cinque medaglie concesse
a coloro che avevano combattuto nelle Forze Francesi Libere durante la
seconda guerra mondiale.
Le altre medaglie e l'opuscolo furono buttati separatamente in due
cestini per i rifiuti attaccati ai lampioni lungo il Boulevard Malesherbes.
L'impiegato dell'albergo lo informche per Bruxelles c'era un ottimo
treno espresso, l'倀oile du Nord, in partenza alla Gare du Nord
alle diciassette e quindici. Prese quel treno e arriva Bruxelles nelle
ultime ore di luglio.
La lettera indirizzata a Viktor Kowalski arriva Roma il mattino
seguente. Il gigantesco caporale stava attraversando l'atrio dell'albergo
dopo aver ritirato la posta quotidiana all'ufficio postale, quando uno
dei fattorini lo chiam Signore, per favore... L'uomo si volt corrucciato come sempre, e vide un ragazzo che
non conosceva, ma in questo non c'era niente di strano. Il fattorino
dagli occhi scuri aveva una lettera in mano.
una lettera, signore. Per un certo signor Kowalski... non conosco
questo signore... forse un francese... Il tizio aveva parlato in italiano e Kowalski non aveva capito una
parola, ma aveva afferrato il senso della frase e riconosciuto il proprio
nome. Strappla lettera di mano al ragazzo ed esaminil nome e l'indirizzo
scarabocchiati sulla busta. All'albergo era registrato sotto altro
nome e, per quanto ne sapeva lui, nessuno avrebbe dovuto essere informato
del luogo in cui si trovava. Tuttavia quella lettera lo metteva in
imbarazzo. Era riuscito a capire dall'italiano che il personale
dell'albergo non aveva mai sentito nominare quell'ospite e nessuno sapeva
che cosa fare della lettera.
Kowalski abbasslo sguardo. Bon. Je vais demanderdisse con aria
indifferente.
Ah, s domandare. Grazie, signore. Tante grazie... Kowalski salcon l'ascensore fino all'ottavo piano e ne uscper trovarsi
di fronte l'uomo di guardia nel corridoio che brandiva una pistola
automatica. Per un secondo o due, entrambi restarono fermi, fissandosi.
Poi l'altro ripose la pistola in tasca e girun interruttore sotto il
tavolo che neutralizzava tutte le trappole disposte sulle scale che
portavano al piano superiore dove abitavano i capi. Dopo aver telefonato
al piano superiore, l'uomo seduto al tavolo fece segno a Kowalski di
salire. Il caporale aveva giinfilato la lettera a lui indirizzata nella
tasca interna, mentre la posta per i suoi capi era racchiusa in un astuccio
d'acciaio incatenato al suo polso sinistro. Sia la catena sia l'astuccio
erano chiusi con serrature a scatto, e soltanto Rodin ne possedeva le
chiavi. Pochi minuti dopo il colonnello dell'OAS li apriva tutti e due,
e Kowalski ritornava all'ottavo piano, nella sua stanza, dove finalmente
potleggere la sua lettera, a cominciare dalla firma. Fu sorpreso nel
vedere che il mittente era Kovacs, che non vedeva da un anno e che
quasi non sapeva scrivere.
Per prima cosa, Kovacs spiegava di aver letto un articolo sul giornale,
nel quale era scritto che Rodin, Montclair e Casson erano nascosti in
quell'albergo a Roma. Aveva immaginato che il suo vecchio amico Kowalski
fosse con loro e quindi gli scriveva nella speranza di raggiungerlo.
Raccontava di aver incontrato Michel qualche settimana prima; che
Michel gli aveva detto di aver parlato con JoJo, il quale l'aveva informato
che la piccola Sylvie era malata di luce-qualcosa. Kovacs concludeva
augurandosi che la bambina guarisse presto e che Viktor non si
preoccupasse troppo.
In realt Kowalski era preoccupatissimo. Non erano molte le cose
che avevano fatto breccia nel suo cuore durante trentasei anni di vita
violenta. Aveva dodici anni quando i Tedeschi avevano invaso la Polonia
e un anno di piquando i suoi genitori erano stati portati via
in un buio vagone ferroviario. Abbastanza vecchio per unirsi ai partigiani,
aveva quindici anni quando aveva ucciso il suo primo tedesco.
Aveva diciassette anni quando erano arrivati i Russi, ma, poichaveva
sentito raccontare cose terribili su quello che i Russi facevano ai
Polacchi, si era messo in marcia verso occidente, verso la Cecoslovacchia,
come un animale braccato. Poi, in varie tappe, si era diretto a
sud, in Italia, e di lin Francia. A Marsiglia, una notte, aveva fatto
irruzione in un negozio, ne aveva ucciso il proprietario che aveva
opposto resistenza ed era stato di nuovo costretto alla fuga. Un amico
polacco gli aveva consigliato di andare nella Legione Straniera, l'unica
sua ancora di salvezza. La mattina dopo si arruolava ed era a
Sidi-bel-Abb蓅, prima ancora che la polizia investigativa di Marsiglia,
dilaniata dalla guerra, fosse sulle sue tracce.
Dopo sei anni di Indocina, ogni traccia di normalitera stata completamente
cancellata in lui; infine il gigantesco caporale era stato inviato in
Algeria. Nel frattempo, per aveva avuto un incarico di sei mesi come
istruttore in un corso di addestramento all'uso delle armi
nei dintorni di Marsiglia. Laveva conosciuto Julie, una piccola e
perversa lavapiatti di un bar del porto, che stava passando dei guai con il
suo macro. Con un solo pugno, Kowalski aveva scaraventato l'uomo
a sei metri di distanza nel bar, lasciandolo privo di sensi per dieci ore.
A Julie era piaciuto il gigantesco legionario e per parecchi mesi questi
era diventato il suo "protettore". C'era stata molta passione, soprattutto
da parte di lei, ma pochissimo amore tra i due, e ancor meno
quando lei si era accorta di essere incinta. Il bambino, gli aveva detto,
era suo e lui, forse, le aveva creduto perchvoleva crederle. Gli aveva
detto anche che lei non lo voleva, il bambino. Kowalski l'aveva presa
a schiaffi e l'aveva minacciata che, se si fosse liberata del bambino, lui
l'avrebbe ammazzata. Tre mesi dopo doveva far ritorno in Algeria.
Nel frattempo era diventato amico di un altro ex legionario polacco,
Josef Grzybowski, noto come JoJo il polacco che, rimasto mutilato in
Indocina, si era sistemato con un'allegra vedovella che gestiva una
tavola calda alla stazione centrale.
Kowalski si era rivolto a JoJo per avere un consiglio sul bambino.
E JoJo gli aveva dato ragione: tutti e due erano stati cattolici, un tempo.
Vuole sbarazzarsi del bambinoaveva detto Viktor, mentre bevevano
insieme in un bar.
Salopeera stato il commento di JoJo.
Vaccaaveva convenuto Viktor. Avevano continuato a bere, fissando
cupamente lo specchio in fondo al locale.
Mai avuto un bambino, finoraaveva detto Viktor, dopo un po'
di riflessione.
Nemmeno io, anche se sono sposato e tuttoaveva fatto eco JoJo.
Da qualche parte, nelle prime ore del mattino, completamente sbronzi,
avevano concordato il loro piano. Il mattino dopo, JoJo si era ricordato
l'impegno che si era assunto, ma non sapeva come rivelarlo
alla moglie. Tre giorni erano passati. Poi, con suo stupore, la donna
ne era stata felicissima. E coserano stati presi gli accordi.
Quando era giunto il momento, Viktor aveva fatto ritorno in Algeria.
A Marsiglia, JoJo e la moglie, alternando le minacce alle lusinghe,
avevano tenuto d'occhio Julie. Alla fine del 1955 la donna era stata
portata in ospedale e aveva dato alla luce una bambina dagli occhi
azzurri e dai capelli biondi. Poi Julie era tornata alla sua vecchia vita e
JoJo e sua moglie avevano adottato la bambina. Avevano informato
Viktor con una lettera, e questi ne era stato stranamente felice, ma si
era tenuto la cosa per s Sempre, nella sua vita, aveva perso tutto ci di cui aveva parlato.
Cinonostante, tre anni dopo, prima di una lunga missione di guerra
sulle colline algerine, il cappellano gli aveva domandato se non volesse
fare testamento. L'idea non gli era mai venuta in mente, ma poi,
facendosi abbondantemente aiutare, aveva redatto il testamento, in cui
lasciava tutti i suoi beni terreni alla figlia di un certo Josef Grzybowski.
Successivamente, una copia di questo documento era stata trasmessa
al ministero della difesa a Parigi per essere archiviata. Quando i servizi
di sicurezza francesi erano venuti a conoscenza dell'attivitterroristica
di Kowalski, il documento era passato all'attenzione dell'Action
del colonnello Rolland. Dopo una visita ai due Grzybowski, tutta la
storia era venuta alla luce. Kowalski, per non era mai venuto a saperlo.
In vita sua, Kowalski aveva visto la figlia due volte, una volta quando
la bambina aveva due anni, la seconda quando ne aveva quattro e
mezzo. Si erano trovati molto bene insieme, la bimbetta e il suo irsuto
zio Viktor.
E ora la bambina era malata di luce-qualcosa, e Kowalski era molto
preoccupato. Dopo pranzo, salal piano superiore per farsi assicurare
al polso l'astuccio di acciaio per la posta del pomeriggio.
Che cos'蓴 domandall'improvviso, il caporale, tutto d'un fiato,
la luce-qualcosa? Rodin, che gli stava assicurando la catena al polso, alzgli occhi, stupito.
Mai sentita nominarerispose.
una malattiaspiegKowalski.
Dall'altro capo della stanza, dove stava leggendo una variopinta rivista,
Casson scoppia ridere. Leucemia, vuoi direreplic il
cancro del sangue. Kowalski rivolse lo sguardo a Rodin che gli stava di fronte. Non
si fidava, lui, dei civili. Si pucurare, mon colonel? No, Kowalski, una malattia mortale. Non ci sono cure. Perch Niente, nientemormorKowalski, 撋 una cosa che ho letto. Poi se ne and Rodin era sorpreso dal fatto che la sua guardia del
corpo, un uomo che notoriamente non aveva mai letto niente di pi complesso degli ordini della giornata, si fosse imbattuto in quella
parola leggendo un libro, tuttavia ben presto cancellla faccenda dalla
sua mente. Con la posta del pomeriggio gli arrivuna lettera dalla
quale apprese che i depositi dell'OAS nelle banche svizzere assommavano
ora a oltre duecentocinquantamila dollari.
Rodin si mise a sedere per redigere le disposizioni alle banche:
trasferire la somma sul conto del sicario che l'OAS aveva assunto al suo
servizio. Non aveva dubbi che, dopo la morte di de Gaulle, gli industriali
e i banchieri dell'estrema destra, che avevano finanziato l'OAS
nei suoi primi e pifortunati giorni, avrebbero provveduto a rimettere
in paritil bilancio.
Casson, per lo convinse a rallentare i tempi per questo motivo:
avevano promesso all'inglese di procurargli un uomo di fiducia in grado
di fornire le ultime notizie sui movimenti e sui servizi di sicurezza
del Presidente. Anche se il loro principale agente a Parigi era riuscito
a mettere un suo emissario molto vicino a uno degli uomini dell'immediata
cerchia di de Gaulle, sarebbe stato necessario ancora qualche
giorno prima che l'agente fosse in grado di fornire notizie importanti e
attendibili. Rodin acconsentad aspettare ancora qualche giorno prima
di comunicare le disposizioni ai banchieri.
Nel frattempo Kowalski, seduto al tavolino nel corridoio al piano
di sotto, con la Colt 45 nella sua mano esperta, continuava a preoccuparsi
per quella bambina che stava in un letto di Marsiglia con la
luce-qualcosa nel sangue. Poco prima che arrivasse l'uomo a dargli il
cambio, a Kowalski venne un'idea. Ricordche quando aveva visto
JoJo l'ultima volta, nel 1960, l'ex legionario gli aveva detto che aveva
intenzione di farsi mettere il telefono nell'appartamento.
Alle dieci e un quarto del mattino in cui Kowalski riceveva la lettera,
lo Sciacallo lasciava il suo albergo a Bruxelles con una valigetta
vuota di fibra e si faceva portare in tassfino a un angolo della strada
in cui abitava Goossens. Aveva gitelefonato all'armaiolo, fissando un
appuntamento per le undici del mattino. Per mezz'ora rimase poi a
tenere d'occhio la strada, seduto su una panchina dei piccoli giardini
pubblici in fondo alla via, con un giornale ben spiegato davanti a s
Infine, alle undici in punto, si presentalla porta. Goossens lo fece
entrare, poi chiuse accuratamente a chiave e sprangla porta dietro di s
揅i sono problemi?domandlo Sciacallo all'armaiolo.
Norispose il belga. tutto pronto, e sinceramente lo considero
uno dei miei capolavori. Lasci che glielo mostri. Sulla scrivania era collocata una valigetta diplomatica piatta, lunga
una sessantina di centimetri, larga circa quarantacinque e profonda
una decina di centimetri. Goossens aprla valigetta e lo Sciacallo guard
dentro, quando la parte superiore ricadde sul tavolo. Era una specie
di vassoio piatto, diviso in compartimenti accuratamente modellati,
ognuno dei quali aveva esattamente la forma dei vari pezzi del fucile
che conteneva.
Nella parte superiore del vassoio, c'erano la canna e la culatta, il
tutto non pilungo di quarantacinque centimetri. Lo Sciacallo le sollev per esaminarle. Fece scattare il congegno dell'otturatore, che dolcemente
ritorna posto.
Rovesciil fucile ed esaminla parte inferiore. C'era una sottile
fessura sotto la culatta, attraverso la quale spuntava il moncherino del
grilletto, che era stato segato fino a essere livellato alla superficie
della culatta d'acciaio. Un foro filettato era stato praticato dentro il
troncone. Senza parlare, Goossens porse allo Sciacallo un frammento ricurvo
di acciaio, lungo un paio di centimetri, e con una estremitfilettata.
Lo Sciacallo infilla parte filettata nel buco e la avvitrapidamente,
con l'indice e il pollice. Una volta avvitato, il nuovo grilletto spunt sotto la culatta. Infine applicil silenziatore e il mirino telescopico.
Il belga, sempre a fianco dell'inglese, tese di nuovo la mano verso il
vassoio dietro di se ne estrasse due strette barre d'acciaio.
Le parti per montare il calciospieg
Il sicario applicle estremitdelle barre nei buchi in fondo alla culatta
e le avvitsaldamente. Goossens gli porse la copertura ricurva del calcio,
lungo una quindicina di centimetri e ricoperto di cuoio nero.
L'inglese incastril calcio al suo posto. Adesso il fucile, visto di
profilo, sembrava pinormale, col suo grilletto e l'impugnatura che si
delineava con la parte superiore, quella inferiore e quella da appoggiare.
Lo Sciacallo portil calcio sulla spalla. Con la mano sinistra che
impugnava la canna, col dito della destra sul grilletto con l'occhio
sinistro chiuso e quello destro incollato al mirino teiescopico, l'uomo
miralla parete pilontana e premette il grilletto. Si udun soffocato
scatto metallico proveniente dall'interno della culatta.
A prima vista, lo Sciacallo sarebbe potuto passare per un elegante
aristocratico britannico che provava un nuovo fucile da caccia in un
negoziO d'armi a Piccadilly. Tuttavia, quello che dieci minuti prima
sembrava un insieme di disparati elementi, era ora il rapido e silenzioso
fucile a lunga gittata di un assassino. Lo Sciacallo depose l'arma. Si
voltverso il belga e annusoddisfatto. Benissimocomment Avete
fatto un magnifico lavoro davvero. Goossens era raggiante. Rimane ancora da mettere a fuoco il mirino
telescopico e fare qualche tiro di prova.Infilla mano nel cassetto
della scrivania e ne estrasse una scatoletta. I sigilli della scatola
erano stati rotti e mancavano sei pallottole.
Queste sono per l'addestramentospiegil fabbricante d'armi.
Ne ho prese sei per trasformarle in pallottole esplosive. Lo Sciacallo si versuna manciata di proiettili in mano e li esamin
Notche erano di lunghezza superiore alla media, e la carica esplosiva
supplementare avrebbe conferito alla pallottola una velocitmolto
elevata, aumentando di conseguenza la sua precisione e potenza.
揇ove sono i proiettili veri?domand riponendo gli altri nella scatola.
Goossens tornalla scrivania e prese un pacchetto avvolto nella carta
velina, lo disfece e ne rovesciil contenuto su un foglio di carta
assorbente. A prima vista, le pallottole sembravano identiche alle altre,
ma l'inglese le sapeva distinguere.
Da una piccola zona intorno alla punta della pallottola era stato
accuratamente raschiato il cuproalluminio, mettendo a nudo il piombo
che stava sotto. La punta aguzza della pallottola era stata lievemente
arrotondata e sulla cima era stato praticato un piccolo foro di mezzo
centimetro per tutta la lunghezza del cappuccio protettivo. In questo
orifizio era stata versata una stilla di mercurio, poi il buco era stato
chiuso con una goccia di piombo liquido. Quando il piombo si era
indurito, era stato anch'esso modellato e smerigliato finchnon era
stata ricostruita esattamente la forma appuntita della pallottola
originale. Al momento dello sparo, la goccia di mercurio sarebbe stata
violentemente ricacciata indietro nella sua cavitdalla spinta in avanti
della pallottola, come accade quando un automobilista spinto indietro
sul suo sedile dalla violenta accelerazione della vettura. Non appena
la pallottola avesse colpito la carne, la cartilagine o l'osso, il
mercurio avrebbe subo una improvvisa decelerazione, che avrebbe
provocato di conseguenza la violenta propulsione della goccia di mercurio
verso la parte otturata della pallottola. Qui la spinta del mercurio
avrebbe staccato la punta della pallottola, disseminando intorno
il piombo, come petali di un fiore che sboccia. Se avesse colpito la
testa, una pallottola come questa non sarebbe fuoriuscita, ma avrebbe
distrutto ogni cosa dentro il cranio.
Il sicario depose con cura la pallottola sulla carta velina. Mi sembrano
perfettedisse mentre l'ometto lo guardava con aria interrogativa.
Lei un vero maestro, Monsieur Goossens. E in quanto ai tubi? Fabbricarli stato pidifficile di quanto immaginassi. Dapprima
ho usato l'alluminio, come lei aveva suggerito. Tuttavia, per ridurre al
minimo lo spessore delle pareti dei tubi, ho acquistato metallo molto
sottile, che, per si piegava alla minima pressione. Ho optato allora
per l'acciaio inossidabile, che ha lo stesso aspetto dell'alluminio, ma piresistente.Da dietro la sua scrivania, il belga prese parecchi
rotoli di iuta e li depose davanti a s A mano a mano che li estraeva,
Goossens disponeva sul tavolo, l'uno a fianco dell'altro, una serie di
sottili e lucidi tubi d'acciaio. Poi smontil fucile, un pezzo dopo
l'altro, e comincia infilare le varie parti dentro i tubi. Ogni pezzo
si adattava perfettamente.
Quando l'ultimo dei cinque pezzi del fucile scomparve alla vista
Goossens prese il minuscolo frammento d'acciaio che era il grilletto e
le sei pallottole esplosive.
Queste, come vede, ho dovuto sistemarle altrovespieg Prese
il calcio del fucile ricoperto di pelle nera e mostral cliente il taglio
che era stato praticato nella pelle con un rasoio. Infilil grilletto
nell'imbottitura interna e richiuse il taglio con un nastro adesivo nero.
Sembrava tutto perfettamente normale. Dal cassetto della scrivania
prese un pezzo rotondo di gomma nera con un diametro di circa tre
centimetri e lungo cinque. Dal centro del puntale di gomma fuoriusciva
un pezzo d'acciaio, filettato come una vite.
Questa si incastra sull'estremitdell'ultimo tubosoggiunse.
Tutt'intorno all'acciaio, nella gomma, erano stati praticati sei fori. In
ciascuno di essi il belga infilcon cura una pallottola, finchrimasero
alla vista soltanto le capsule di ottone per la percussione.
Quando il puntale di gomma viene applicato, le pallottole diventano
assolutamente invisibili, e poi il puntale aumenta la verosimiglianza
spiegil belga. L'inglese continuava a stare in silenzio. Che cosa
ne pensa?domandl'armaiolo, con una sfumatura di ansiet
Senza dire parola, l'inglese prese i tubi e li esamina uno a uno. Poi
li agit ma non ne uscalcun rumore percherano stati imbottiti
all'interno con due strati di panno.
Perfettodichiar annuendo gravemente col capo. Esattamente quello
che volevo.Prese i tubi di acciaio, li avvolse con cura nella
iuta e ripose ogni pezzo nella valigetta di fibra. Quando i cinque tubi,
i1 calcio e il puntale di gomma furono avvolti e disposti nella valigia
di fibra, lo Sciacallo la richiuse e restitula diplomatica con i
compartimenti al fabbricante d'armi.
Di questa non avrbisogno.Dalla tasca interna della giacca prese
le restanti settecento sterline che doveva al belga e le mise sulla
scrivania. Penso che tra di noi non ci sia altro da dire, signor
Goossens. Il belga prese il denaro. S Monsieur, a meno che lei non abbia
bisogno di qualcos'altro in cui io possa esserle d'aiuto. Soltanto una cosarispose l'inglese. Sarnecessario che io prenda
confidenza con il fucile, e questo puavvenire in Belgio come in
qualsiasi altro posto. Dove si potrebbe provare un fucile nuovo, in
questo Paese, in condizioni di assoluta segretezza? Goossens riflettper un attimo. Nella foresta delle Ardennerispose
alla fine. Puandare e tornare in una sola giornata. Domani
ha inizio la fine-settimana e pudarsi che i boschi siano pieni di gente
che fa scampagnate. Le suggerirei di aspettare fino a luned L'inglese annusoddisfatto. Benissimorispose. E... signor Goossens,
tenga a mente, per favore, la saggia regola del silenzio. Non l'ho dimenticata, Monsieur. la regola che applico con tutti
i miei clienti. E se lei permette, mi aspetto altrettanta discrezione.
L'inglese sorrise. Allora ci siamo capiti. Buongiorno, signor Goossens. Lo Sciacallo fece ritorno al suo albergo appena in tempo per il pranzo,
ma, prima, anda riporre accuratamente le munizioni e la valigetta che
conteneva il fucile in fondo all'armadio della sua stanza e lo chiuse
a chiave.
Poco dopo le sei di quel pomeriggio, lo Sciacallo andall'appuntamento
col falsario nel bar nei pressi di Rue Neuve e, pochi secondi
dopo essersi seduto e aver acceso una sigaretta, il falsario lo raggiunse.
揊inito?domandl'inglese.
S ed un ottimo lavoro, modestia a parte. L'inglese tese la mano. Mi faccia vedereordin Dopo aver acceso
una delle sue Bastos, il falsario scosse la testa.
La prego di capire, signore. Questo un locale pubblico. E poi
ci vuole una buona luce per esaminare il lavoro. Puvenire a vederlo
nello studio. Lo Sciacallo squadrfreddamente l'uomo per un attimo, poi annu
D'accordo. Andremo a vederlo in privato. Nello studio era buio come se fosse scesa la notte. Il falsario fece
strada oltre due tende di velluto e accese la luce centrale. Dalla tasca
estrasse un involucro piatto color marrone, lo apre dispose il contenuto
su un tavolino rotondo, che poi spinse avanti, nel mezzo della
stanza, fin sotto la luce centrale.
Prego, signore.L'uomo gli rivolse un largo sorriso e indiccon
un gesto i tre documenti che stavano sul tavolo. L'inglese prese il primo
e lo mise sotto la luce. Era la sua patente di guida, intestata ora
al nome di Alexander James Quentin Duggan. Per quanto lo Sciacallo
poteva giudicare, la falsificazione era perfetta.
Il secondo documento era soltanto una carta d'identitfrancese,
intestata a tale AndrMartin, di cinquantatranni, nato a Colmar e
residente a Parigi. La foto dello Sciacallo, invecchiato di vent'anni, con
capelli grigio-ferro tagliati a spazzola, lo guardava da un angolo del
documento, macchiato e con le orecchie agli angoli. Era la carta
d'identitdi un operaio.
Il terzo documento era quello che lo interessava maggiormente. La
fotografia che vi era applicata era leggermente diversa da quella sulla
carta d'identit Il documento portava un'altra foto dello Sciacallo,
ma la camicia sembrava piscura e intorno al mento c'era un'ombra
di barba corta e ispida. L'effetto era stato ottenuto con un abile ritocco;
sembrava, cos che si trattasse di due diverse fotografie della stessa
persona, prese in momenti diversi. In tutti e due i casi, la falsificazione
era perfetta.
Lo Sciacallo intasci documenti. Molto benecomment Mi
congratulo con lei. Ci sono cinquanta sterline in sospeso, mi pare. vero, signore. Merci. Il falsario aspettava fiducioso il denaro. L'inglese estrasse un fascio
di banconote da cinque sterline e gliele porse.
Ma prima di mollare i quattrini, domand Non c'qualcos'altro? Il falsario fece finta di non capire, ma non appariva molto convincente.
揅ome dice? La prima pagina autentica della patente di guida. Quella che ho
detto di volere indietro. Non potevano esserci pidubbi, ora, che il falsario stava facendo la
commedia. Inarcle sopracciglia con aria sorpresa, lasciil fascio di
banconote e si volt Fece alcuni passi a testa china, come immerso in
profonde riflessioni. Poi si volte tornsui suoi passi. Penso che
potremmo fare quattro chiacchiere su quel pezzo di carta, signore. Davvero?il tono di voce dello Sciacallo non lasciava trapelare
nulla. Era perfettamente atono. E anche i suoi occhi, il suo volto
erano totalmente inespressivi.
Il fatto, Monsieur, che la pagina autentica della patente, quella
che riporta, immagino, il suo vero nome, non qui. Oh, la prego, la
prego.fece un gesto affrettato, come per rassicurare qualcuno in
preda a un'ansietdi cui l'inglese non dava minimamente segno. Si
trova in un posto sicurissimo, insieme con le negative delle fotografie.
Una cassetta di sicurezza in banca, che puessere aperta soltanto da
me. Lei capisce, signore, un uomo che si trova a fare un lavoro precario
come il mio deve prendere qualche precauzione. 揅he cosa vuole? 揗io caro signore, speravo che lei fosse preparato a concludere l'affare
sulla base di una somma leggermente superiore a quelle centocinquanta
sterline di cui abbiamo parlato in questa stanza. Lo Sciacallo emise un lieve sospiro, come infastidito dalla capacit di quell'uomo di complicare inutilmente l'esistenza al prossimo.
La cosa le interessa?accenna dire, timidamente, il falsario.
Ne ho giconosciuti, di ricattatorireplicl'inglese, con voce priva
di inflessioni. Il falsario sembrava sconcertato.
Signore... la prego. Quello che le propongo non un ricatto, ma
una semplice transazione. Tutto il malloppo per una certa somma di denaro. Quanto? Mille sterline, signore. L'inglese riflette sulla proposta. Una somma che varrebbe la pena
di spendere per rientrare in possesso di quelle coseammise.
Il falsario sorrise con aria trionfante. Mi fa molto piacere sentirglielo
dire, Monsieur. Tuttavia la risposta nosoggiunse l'inglese.
Il falsario socchiuse gli occhi. Non capisco. Ci sono due motivispiegl'altro pacatamente. In primo luogo,
non ho la minima garanzia che le negative originali non siano state
duplicate, e quindi che la prima richiesta non sia seguita da altre. Il falsario apparve sollevato. Se soltanto questo che la preoccupa,
devo dirle che i suoi timori sono infondati. Se io dovessi avanzare
nuove richieste di denaro, allora per lei varrebbe la pena di buttare via
questi documenti e di cercarsi un altro falsario per farsene fare dei nuovi. E allora perchnon potrei farlo giadesso?domandl'inglese.
Il falsario allargle braccia, con le palme delle mani rivolte in alto.
Io faccio conto sul fatto che la convenienza e il fattore tempo
per lei valgano questi soldi. Farsi fare un'altra serie di documenti
comporterebbe molto altro tempo, e poi non sarebbero cosperfetti.
Quindi lei ha bisogno dei documenti e del mio silenzio, e tutti e due
subito. I documenti li ha gi Il mio silenzio costa mille sterline. L'inglese annuparecchie volte, con aria, suo malgrado, convinta.
Improvvisamente sollevil capo e sorrise affabilmente al falsario.
E va benedisse, ha vinto lei. Posso portarle qui mille sterline
per domani a mezzogiorno. Il sollievo del falsario era evidente. Sorrise e stava ancora sorridendo
quando un treno espresso, cosalmeno gli sembr lo colpin pieno
nelle sue parti piintime. Quasi privo di sensi, in preda a conati
di vomito, si affloscisulle ginocchia, poi cercdi rotolare su se stesso
per alleviare il dolore.
Lo Sciacallo si avvicinall'uomo chino, poi la sua mano destra scivol
intorno al collo del falsario.
Lo schianto secco della colonna vertebrale spezzata risuoncome lo
sparo di una piccola rivoltella. Dopo un ultimo sussulto, il corpo del
falsario si affloscicome una bambola di pezza.
L'inglese si diresse in fretta verso le finestre, per assicurarsi che le
tendine fossero tirate completamente, poi tornvicino al cadavere. Lo
rivolt tastle tasche dei suoi abiti e infine trovle chiavi nella tasca
sinistra dei calzoni. In fondo, in un angolo dello studio, stava il grosso
baule dei travestimenti. Con la quarta chiave che prov lo Sciacallo apr
il coperchio del baule, poi impiegdieci minuti per toglierne il contenuto.
Quando il baule fu completamente vuoto, l'uomo vi depose il cadavere,
poi comincia rimettere al loro posto gli oggetti che aveva tolto.
Le parrucche, e tutti gli altri oggetti morbidi furono ammassati negli
spazi tra un arto e l'altro, poi tutta la massa degli altri fu ammucchiata
sopra il cadavere. Ci volle un po' di pressione per chiudere il
coperchio, ma alla fine la serratura scatte il lucchetto fu chiuso a
chiave. Per tutta la durata dell'operazione, l'inglese aveva maneggiato
vasetti e recipienti di cosmetici con la mano fasciata da un pezzo di stoffa
preso dal baule. Col suo fazzoletto, ripulpoi la serratura e tutta la
superficie esterna del baule, intascil fascio di banconote da cinque
sterline che stavano ancora sul tavolo, ripulanche quello con il
fazzoletto e lo rimise al suo posto contro la parete. Alla fine spense la
luce e usctranquillamente dallo studio, chiudendo a chiave la porta
esterna dietro di s Non incontrnessuno mentre raggiungeva la strada.
Non si faceva molte illusioni sulla possibilitche la scomparsa del
falsarlo restasse per sempre un mistero. Tuttavia, un uomo come il
falsario doveva sicuramente prendere il largo periodicamente e, se qualche
suo amico si fosse accorto della sua assenza nei consueti ritrovi,
avrebbe probabilmente attribuito il fatto a questa eventualit Dopo
un po' di tempo, sarebbero cominciate le ricerche, innanzi tutto tra le
persone collegate con il traffico di documenti falsificati e di fotografie
pornografiche. Ma la vista della porta dello studio chiusa a chiave avrebbe
scoraggiato la maggior parte, e chiunque fosse riuscito a penetrare
nello studio avrebbe dovuto metterlo a soqquadro prima di trovare il
cadavere. Anche in questa eventualit chi l'avesse scoperto non sarebbe
probabilmente andato a riferire la cosa alla polizia, pensando
che il falsario fosse caduto vittima di qualche boss della malavita.
Alla fine, tuttavia, la polizia ne sarebbe venuta a conoscenza, e sarebbe
stata avviata un'indagine formale per scoprire l'assassino. La possibilit che la polizia esaminasse la cassetta di sicurezza del defunto
nei mesi a venire, era tuttavia estremamente remota.
Lo Sciacallo trascorse il giorno successivo a far compere in uno dei
sobborghi operai di Bruxelles. Tra le altre cose, acquistuna borsa a
rete per la spesa, un coltello da caccia, due pennelli, un barattolo di
vernice rosa e un altro di vernice marrone.
Tornato in albergo, si servdella sua nuova patente per prenotare
un'auto a noleggio per il mattino successivo e riusca farsi prenotare
dall'addetto alla reception una stanza per la fine-settimana in una
delle localitturistiche sulla costa.
Mentre lo Sciacallo stava facendo i suoi acquisti a Bruxelles, Viktor
Kowalski si trovava alle prese con complicate ricerche telefoniche
internazionali alla posta centrale di Roma.
Dopo qualche difficolt riuscad avere il numero di telefono di
JoJo e mezz'ora dopo era giin comunicazione. All'altro capo della
linea, la voce dell'ex legionario suonava confusa per le interferenze, e
sembrava esitante nel confermare le cattive notizie contenute nella sua
inaspettata lettera.
S purtroppo era vera la notizia della malattia della piccola Sylvie.
Si trovava nella camera da letto accanto, nell'appartamento dal quale
JoJo stava parlando. No, non era lo stesso appartamento, ne avevano
preso uno pigrande. JoJo gli dettlentamente l'indirizzo, mentre
Kowalski lo trascriveva laboriosamente.
換uanto tempo le hanno dato da vivere, quei beccamorti?rugg Kowalski dall'altro capo della linea. Solo al quarto tentativo riusca
far capire la sua domanda a JoJo. In risposta ci fu un lungo silenzio.
揂llo? Allo?continuava a gridare Kowalski, ma senza risposta.
Alla fine la voce di JoJo ritorn
揚otrebbe essere una settimana, forse due o trerispose JoJo.
Incredulo, Kowalski rimase a guardare fisso il ricevitore, poi lo
ripose sulla forcella e usccon passo strascicato dalla cabina.
Nel suo appartamento a Marsiglia, anche JoJo depose il ricevitore.
Si voltper guardare i due uomini dell'Action, che non si erano spostati
di un centimetro, ciascuno con la sua Colt 45 in mano. Uno teneva
d'occhio JoJo l'altro sua moglie, che sedeva sul divano, terrea
in volto. BastardisibilJoJo con voce carica d'odio.
揤iene?domanduno degli uomini.
Non l'ha detto. Ha buttato gila cornettarispose il polacco.
Gli occhi neri, inespressivi del corso lo fissarono a loro volta. 揝arebbe
meglio che venisse, per il tuo bene, JoJo. Verr verr鄶 rispose JoJo rassegnato. Per il bene della bambina,
verrnon appena potr Bene, la tua parte finita. E allora uscite di quigridJoJo. Lasciateci soli. Il corso si alz sempre con la rivoltella in pugno. Voi due verrete
con noi. Non possiamo mica correre il rischio che tu ritelefoni
a Roma, non ti pare, JoJo? Dove ci volete portare? Una piccola vacanza. Un grazioso e comodo alberghetto tra le montagne. Per quanto tempo?domandancora il polacco, con voce fievole.
Per tutto il tempo necessario. Il polacco guardfuori della finestra. Siamo in piena stagione. I treni
sono affollati di turisti, in questi giorni. In agosto facciamo di
piche in tutto l'inverno. Ci manderin rovina per parecchi anni. Il corso scoppia ridere, come se l'idea lo divertisse un mondo.
Raccogli i tuoi stracci. Prima tu, poi tua moglie. Sylvie? fuori che gioca con i suoi amici. La prenderemo con noi quando scendiamo. E ora sbrigati. Un'ora pitardi, tutta la famiglia era in una grossa Citroen che
si dirigeva a tutta velocitverso un riservatissimo albergo sui monti
del Vercors.
Lunedmattina, tornato a Bruxelles dopo la fine-settimana trascorsa
al mare, lo Sciacallo si alze consumun'ottima colazione nella
sua stanza d'albergo. Poi prese la valigia che conteneva il fucile e la
borsa a rete con la vernice, il pennello e il coltello da caccia e mise il
tutto nel bagagliaio dell'auto presa a noleggio.
Alle nove era giuscito da Bruxelles e, prima che il sole raggiungesse
lo zenit, l'auto aveva superato Namur e Bastogne e percorreva
la strada tortuosa che si snoda attraverso la foresta delle Ardenne.
Sette od otto chilometri dopo Bastogne, lo Sciacallo trovun sentiero
che si inoltrava in mezzo agli alberi. Infilil sentiero con la sua Simca
e dopo un paio di chilometri trovun secondo sentiero che portava
direttamente dentro la foresta. Dopo qualche metro, mise al riparo
l'auto dietro una macchia di boscaglia. Per un po' di tempo rimase a
fumare una sigaretta, ascoltando il rumore cadenzato del motore che
si raffreddava e il lontano lamento di un piccione che tubava.
Lentamente, uscdall'auto, april bagagliaio e depose la valigia sul
cofano. Dopo aver montato il fucile pezzo per pezzo, tornal bagagliaio,
prese la rete con il suo contenuto e un acquisto che aveva fatto
quella stessa mattina alla bancarella di un mercato a Bruxelles: una grossa
zucca. Poi chiuse a chiave la vettura e si inoltrtra i boschi. Era
da poco passato mezzogiorno.
Dopo una decina di minuti trovuno spiazzo lungo e stretto. Appoggiato
il fucile a un albero, rovesciil contenuto della rete per terra,
apri due barattoli di vernice facendo leva sul coperchio e si accinse
a lavorare sulla zucca. La parte superiore e quella inferiore di essa
furono dipinte in marrone, la parte centrale in rosa. Con l'indice abbozz
sommariamente un paio d'occhi, il naso, i baffi e la bocca. Conficcato
il pugnale perpendicolarmente alla cima della zucca per evitare di toccare
la vernice, lo Sciacallo la depose cautamente dentro la rete. Infine
estrasse il pugnale e lo conficcin profonditnel tronco
dell'albero, a un paio di metri da terra, e appese all'impugnatura del
pugnale i manici della borsa. Sulla corteccia verdastra dell'albero, la
zucca rosea e marrone rlmase appesa come una grottesca testa d'uomo.
Poi lo Sciacallo scaglilontano, tra gli alberi, i pennelli e i barattoli
di vernice, e infine, dopo aver preso il fucile, si allontan misurando
a passi la distanza di centotrenta metri.
Fece scivolare indietro, dolcemente, l'otturatore e inseruna pallottola
in canna. Dopo aver applicato l'occhio al mirino, si meravigli delle dimensioni e della chiarezza con cui gli appariva il bersaglio:
poteva distinguere le maglie della rete che conteneva la zucca. Soddisfatto,
prese accuratamente la mira sul centro della zucca e fece fuoco.
Il soffocato "fu" del silenziatore non poteva essere avvertito nemmeno
in una strada senza traffico. Tornvicino all'albero ed esamin la zucca. Vicino al bordo superiore destro, la pallottola si era aperta la
strada attraverso la corteccia. L'uomo tornindietro e fece fuoco ancora.
Il risultato fu uguale, con la differenza di un centimetro. Prova
sparare altri due colpi, finchsi convinse che la sua mira era giusta,
ma che il fucile sparava verso l'alto e leggermente sulla destra. Allora
rettificl'inquadratura del mirino telescopico.
Il colpo successivo fu basso, sulla sinistra. Prova sparare altri tre
colpi, con il mirino sulla nuova posizione. Alla fine spost
impercettibilmente il mirino verso la posizione precedente.
Il nono colpo passesattamente in mezzo alla fronte, dove l'uomo
aveva mirato. Colpsuccessivamente gli occhi, il dorso del naso, il
labbro superiore e il mento.
Soddisfatto delle prestazioni del fucile, prese dalla tasca un tubetto
di mastice e lo spalmsulle teste delle viti che fissavano il mirino
telescopico. Il mirino, in questo modo, era adattato alla sua vista per
mettere a fuoco esattamente il bersaglio alla distanza di centotrenta metri.
Dal puntale di gomma prese poi una delle pallottole esplosive, la infil
in canna, prese accuratamente la mira e fece fuoco.
Quando l'ultima voluta di fumo azzurrognolo scomparve davanti all'estremit del silenziatore, lo Sciacallo appoggiil fucile contro un albero e si
diresse verso l'altra estremitdello spiazzo dove la rete per
la spesa pendeva afflosciata e quasi vuota contro il tronco sforacchiato
dell'albero. La zucca, che prima aveva assorbito quattordici pallottole
di piombo senza andare in pezzi, ora si era disintegrata. In parte era
schizzata fuori delle maglie della rete e si era sparsa sull'erba. I semi
e il succo della zucca gocciolavano giper la corteccia.
L'uomo prese la rete e la gettin un cespuglio lvicino. Il bersaglio
contenuto dalla rete era ora irriconoscibile; non restava che una massa
informe di polpa. Estrasse il pugnale dal tronco e lo rimise nel fodero.
Si allontandall'albero, riprese il suo fucile e, con passo lento,
si diresse verso l'auto.
Al suo ritorno a Bruxelles, lo Sciacallo si diresse subito alla stazione
centrale e lascila sua valigetta al deposito bagagli. Si concesse un
buon pranzo per celebrare degnamente la fine della fase preparatoria
in Francia e in Belgio, poi, a piedi, fece ritorno in albergo per preparare
le valigie. Quando prese l'aeroplano delle sedici per Londra, si
trovava alleggerito delle milleseicento sterline che aveva al suo arrivo
in Belgio, ma in compenso il suo fucile era al sicuro nella valigia
depositata alla stazione, e tre documenti di identitben contraffatti
erano infilati in una tasca interna della sua giacca.
Quello stesso luned il cinque d'agosto, Viktor Kowalski era ancora
al telefono della posta centrale a Roma, per domandare all'ufficio
informazioni dell'Alitalia gli orari dei voli da Roma a Marsiglia e
ritorno. Durante la fine-settimana, aveva dormito poco, nei suoi periodi
di libert Solitamente, Kowalski aveva bisogno d'un certo tempo per
prendere una decisione, ma questa volta l'aveva presa subito.
Non si sarebbe assentato per molto tempo, e in seguito avrebbe dato
una spiegazione al suo colonnello. Gli era venuto in mente di parlargli
del problema e di chiedergli un permesso di quarantott'ore, ma era
sicuro che questi gli avrebbe proibito di partire. Non l'avrebbe capito.
il colonnello, il problema di Sylvie, e Kowalski sapeva che non sarebbe
mai riuscito a spiegarglielo. Al telefono apprese di aver perso il
volo di lunede che il prossimo volo diretto era previsto per le undici
e quindici di mercoled Andata e ritorno? Certamente. Il nome? Kowalski
diede l'identitdei documenti che aveva in tasca.
Quando abbassil ricevitore era turbato al pensiero che, per la prima
volta in vita sua, si sarebbe assentato senza permesso.
Mercoledmattina, come tutti i giorni, Kowalski prelevil pacco
di corrispondenza alla posta centrale e si affretta far ritorno
in albergo. Dalle nove e mezzo in poi sarebbe stato fuori servizio.
Andin camera sua, dove prese la sua Colt 45 (Rodin non gli avrebbe
mai permesso di portarla per strada), e la infilnella fondina sotto
l'ascella. Poi si mise in tasca il rotolo di banconote che rappresentavano
i risparmi degli ultimi sei mesi e chiuse la porta dietro di s
Al tavolino sul pianerottolo, la guardia di servizio alzlo sguardo.
揂desso vogliono che vada a fare una telefonatadisse Kowalski
accennando col pollice al piano superiore.
Davanti al caff sull'altro lato della strada, un uomo con una copia
di Oggi in mano, abbassla rivista e osservKowalski che si infilava
in un tass Poi il tizio sala bordo di un'utilitaria Fiat che lo
aspettava accostata alla cordonatura del marciapiede.
All'aeroporto, l'uomo seguKowalski finchnon fu annunciato il
volo per Marsiglia e il polacco non superla porta a vetri per percorrere
i cento metri di bollente asfalto bianco che portavano all'aeroplano.
L'uomo allora entrin una cabina pubblica e compose un numero
telefonico di Roma. Dopo essersi identificato, disse lentamente
al suo interlocutore: partito. Alitalia quattro-cinque-uno. Atterra
a Marignane alle dodici e dieci, ciao
Dieci minuti dopo, il messaggio arrivava al quartier generale della
SDECE a Parigi e, dopo altri dieci minuti, veniva trasmesso a Marsiglia.
Il Viscount dell'Alitalia atterrin perfetto orario all'aeroporto di
Marignane e i passeggeri si diressero verso la dogana. Mentre sfilavano
attraverso le porte di vetro, un ometto calvo che stava a fianco di un
poliziotto addetto ai passaporti, molla quest'ultimo un leggero calcio
alla caviglia. Tipo grosso, con berretto neromormor
Poi si allontansenza fretta e trasmise al secondo poliziotto lo stesso
messaggio. I passeggeri si divisero in due file per passare oltre le
transenne. I due poliziotti sedevano dietro le transenne, uno di fronte
all'altro a tre metri di distanza, con i passeggeri che sfilavano davanti
a loro. Quando si presentKowalski, l'agente in divisa azzurra dietro la
transenna lo guardappena. Timbrla carta gialla di sbarco, diede
una rapida occhiata alla carta d'identitche gli era stata presentata e
annu Sollevato, Kowalski si diresse verso i banchi della dogana. Numerosi
funzionari della dogana erano gistati informati dall'ometto calvo.
Il funzionario della dogana fece cenno a Kowalski di passare oltre.
Kowalski uscalla luce del sole. Non abituato com'era ad agire in
libert si guarda lungo intorno prima di avvistare l'autobus
dell'aeroporto, poi sala bordo. Era l'ora di pranzo quando scese
dall'autobus davanti agli uffici dell'Air France, nel cuore della citt
La calura si stendeva sulle strade come un sudario e Kowalski impieguna
mezz'ora per trovare un tass quasi tutti gli autisti si erano cercati un
posto all'ombra nel parco per fare un sonnellino.
L'indirizzo che JoJo aveva dato a Kowalski si trovava sulla strada
principale che dalla cittportava a Cassis. Era un caseggiato
d'appartamenti abbastanza nuovo e Kowalski pensche JoJo e sua moglie
dovevano cavarsela piuttosto bene, col loro chiosco di viveri e bevande
alla stazione. Per Sylvie sarebbe stato meglio crescere in quel quartiere
piuttosto che nei dintorni del porto. Al pensiero della figlia e di
quell'assurditche gli era appena venuta in mente, Kowalski si ferm ai piedi della scala che portava agli appartamenti. Che cosa aveva
detto JoJo al telefono? Una settimana? Forse quindici giorni? Non
era possibile.
Saldi corsa le scale, e si fermdavanti al casellario della posta
disposto su due file su un lato dell'atrio. GRZYBOWSKI era scritto su una
casella. APPARTAMENTO 23
L'appartamento 23 era al secondo piano. La porta era in fondo al
corridoio ed era affiancata dalle porte degli appartamenti 22 e 24
Kowalski premette il campanello. La porta davanti a lui si apre un
manico di piccone, si abbattsulla sua fronte
Il colpo scalfla pelle, ma rimbalzsopra l'osso con un tonfo sordo.
Le porte degli appartamenti 22 e 24 si aprirono dall'interno e uscirono
altri uomini. Accadde tutto in meno di mezzo secondo. Nello stesso
lasso di tempo Kowalski diventuna furia.
Una sola tecnica il polacco conosceva perfettamente, quella della lotta.
Attraverso il velo di sangue che gli zampillava di sopra gli occhi
Kowalski riusca distinguere due uomini che gli stavano di fronte
e altri due ai lati. Aveva bisogno di spazio per muoversi e quindi si
infila testa bassa dentro l'appartamento 23.
L'uomo che gli stava di fronte barcollper l'urto, quelli che aveva
dietro gli chiusero la strada. Entrato nell'appartamento, Kowalski
estrasse la rivoltella che aveva sotto l'ascella, si volte fece fuoco
dietro di s verso la porta. Contemporaneamente, un altro manganello
gli si abbatteva sul polso, deviando il colpo verso il basso.
La pallottola colpalla rotula uno degli assalitori, che si afflosci al suolo con un flebile lamento. Poi la rivoltella gli cadde di mano,
mentre le dita perdevano forza per un altro colpo al polso. Cinque
uomini gli si avventarono addosso. La lotta durtre minuti. Un medico
diagnosticin seguito che l'uomo doveva aver ricevuto una ventina di
colpi in testa prima di perdere i sensi. Una delle orecchie era stata
lacerata da un pugno sferrato di sbieco, il naso era rotto, la faccia era
ridotta a una maschera sanguinolenta. Quando finalmente cadde con la faccia
per terra, soltanto tre degli aggressori erano rimasti in piedi per calcare
lo stivale sulla belva abbattuta.
Dodici ore pitardi, dopo una velocissima corsa in autoambulanza
attraverso tutta la Francia, Kowalski giaceva sulla brandina di una
cella, in una prigione-fortezza alle porte di Parigi. Era ancora privo
di sensi.
Quando il medico della prigione ebbe terminato la visita, si volte annu
rivolto all'uomo dietro di lui, che stava battendo un colpetto contro la
porta della cella. La porta si apre tutti e due uscirono.
Poi la porta si richiuse sbarrata, da due pesanti chiavistelli d'acciaio.
Con che cosa l'avete colpito, con un treno direttissimo?domandil
dottore mentre percorreva il corridoio.
Ci sono voluti sei uominirispose il colonnello Rolland.
Be', hanno fatto un buon lavoro. C'mancato un pelo che lo ammazzassero.
Quella che mi preoccupa la testa. Non ci sono fratture
craniche, ha un cranio solido come l'avorio, ma la commozione cerebrale
potrebbe peggiorare se l'uomo non viene lasciato in pace. Ho bisogno di fargli alcune domandereplicil colonnello, osservando
la punta accesa della sua sigaretta. Il medico lanciun'occhiata di
disapprovazione al capo dell'Action.
Mi stato spiegato con la massima chiarezza che quanto avviene in
fondo a quel corridoio non di mia competenzaosservil
dottore, facendo un cenno con la testa in direzione del luogo da cui
provenivano. 揟uttavia, le dirquesto: se comincerete a interrogarlo
con i vostri metodi, prima che si sia ripreso, quell'uomo ci lascer la pelle oppure diventerpazzo furioso. Il colonnello Rolland ascoltla cupa previsione del medico senza
muovere un muscolo della faccia, Quanto tempo?domand
Il dottore si strinse nelle spalle. Impossibile a dirsi. Puriprendere
conoscenza domani, o magari tra parecchi giorni. Anche se ritorna in s
non sarpronto clinicamente per l'interrogatorio prima di quindici giorni. Ci sono certi narcoticiinsinuil colonnello a mezza voce.
S vero. E io non ho nessuna intenzione di prescriverli. In ogni
caso, qualsiasi cosa possa dirvi, adesso, non avrebbe il minimo valore.
Pudarsi che il suo cervello riacquisti la lucidit come pudarsi
il contrario. Ma anche nel primo caso, bisognerche tutto avvenga
a suo tempo. I narcotici per curare le lesioni cerebrali in questo
momento potrebbero produrre soltanto un idiota. Passerprobabilmente
una settimana prima che sia in grado di sollevare una palpebra. Detto ci volti tacchi e fece ritorno alla sua clinica.
Il medico, per si sbagliava. Kowalski aprgli occhi tre giorni dopo,
il dieci agosto, e subil suo primo e unico interrogatorio.
Lo Sciacallo trascorse i primi tre giorni a Londra, dopo il suo ritorno
da Bruxelles, mettendo a punto gli ultimi particolari dei preparativi
per la sua prossima missione in Francia.
Si recalla sede dell'Automobile Club e si fece rilasciare una patente
internazionale intestata ad Alexander James Quentin Duggan.
Acquistuna serie di valigie di pelle in un negozio che vendeva merce
di seconda mano. In una mise gli abiti e gli effetti personali che
in caso di necessit gli sarebbero serviti per assumere l'identitdel
pastore, per Jensen di Copenaghen oppure quella dello studente americano
Marty Schulberg. Praticun taglio nel rivestimento interno della
valigia e infilil passaporto dei due stranieri tra la stoffa e la pelle.
Nella seconda valigia finirono le scarpe, le calze, la camicia e i calzoni
francesi che aveva acquistato al mercato delle pulci a Parigi, insieme
col soprabito lungo fino alle caviglie e il basco nero. Dietro il
rivestimento di tela di questa valigia infili documenti falsi del
francese di mezza etche rispondeva al nome di AndrMartin. La terza
valigia, leggermente pipiccola, fu riempita con gli effetti personali
di Alexander Duggan. Sotto il rivestimento interno di questa valigia furono
nascoste mille sterline in fasci sottili di banconote da dieci.
Tutte e tre le valigie furono accuratamente chiuse a chiave. L'abito
color grigio-tortora fu lavato e stirato, e nella tasca interna della giacca
furono riposti il passaporto, la patente di guida, quella internazionale
e un portafogli contenente cento sterline in contanti.
Nell'ultimo collo del bagaglio - una borsa da viaggio - furono collocati
il n閏essaire da barba, i pigiama, una borsa di spugna, asciugamani e
i suoi ultimi acquisti: una borsa con mezzo chilo di gesso,
parecchi rotoli di garza, alcuni di cerotto adesivo, pacchetti di cotone
idrofilo e un paio di robuste cesoie con le punte arrotondate.
La borsa l'avrebbe portata come bagaglio a mano perchl'esperienza
gli insegnava che, al controllo della dogana, il bagaglio portato a mano
solitamente non era prescelto per controlli arbitrari
Era arrivato alla fine della fase preparatoria e si mise allora in attesa
delle due lettere che gli avrebbero dato il segnale della partenza.
La prima arrivil mattino del nove agosto. La busta portava il timbro
postale di Roma e recava il seguente messaggio: "L'amico puessere
contattato a MOLITOR 5901. Si presenti con le parole Ici Chacal.
La risposta sarIci Valmy. Buona fortuna".
Fu soltanto alla mattina dell'undici che arrivla lettera della sua
banca di Zurigo. Il volto gli si illuminin un sorriso quando lesse la
conferma che, qualunque cosa accadesse e purch naturalmente, la
scampasse, sarebbe stato ricco per tutta la sua vita.
Trascorse il resto della mattinata al telefono, prenotando voli aerei;
fissla sua partenza per il mattino seguente, il dodici agosto.
La cella era immersa nel silenzio, rotto soltanto dal respiro, pesante
ma regolare, dei cinque uomini seduti dietro al tavolo e dal rantolo
rauco dell'uomo legato alla pesante sedia di quercia davanti a
esso. Il caldo era opprimente. Nella stanza c'era soltanto una macchia
di luce, puntata sulla sedia di quercia e sul prigioniero. Proveniva da
una lampada sul tavolo.
La luce era cosaccecante che il prigioniero non poteva vedere nulla
delle persone che lo interrogavano, se non, di quando in quando, una
mano, un polso, una sigaretta da cui saliva un filo azzurrognolo di
fumo. Cinghie imbottite inchiodavano le caviglie del prigioniero alle
gambe della sedia, imbullonate al suolo. I polsi del prigioniero erano
assicurati ai braccioli della sedia. Una cinghia gli stringeva la vita e
un'altra il possente petto villoso. E tutte le imbottiture delle cinghie
erano intrise di sudore.
Sul tavolo non vi era che una fessura con i bordi d'ottone, segnata
su un lato con alcune cifre. Dalla fessura usciva una sottile asta
d'ottone, con un piccolo pomo di bachelite in cima, che poteva essere
spostato avanti e indietro, in alto e in basso, dentro la fessura. La mano
destra dell'uomo pilontano dalla lampada era posata, con negligenza,
vicino ad alcuni controlli, tra i quali un interruttore.
In un angolo in fondo alla cella, un uomo era seduto a un tavolo
di legno, di fronte alla parete. Un debole riverbero verde proveniva
dalla luce di accensione del registratore davanti a lui.
Improvvisamente, l'uomo al centro della tavola ruppe il silenzio.
La sua voce era garbata, gentile, cattivante. Ascoltami, mon petit
Viktor. Tu sei un tipo coraggioso, ma finiscono tutti col parlare, prima
o poi. E allora, perchnon subito, hein? L'uomo inchiodato alla sedia alzil volto pesto, madido di sudore,
aprla bocca e cercdi dire qualcosa. Poi la testa ricadde di nuovo
e ciondolda una parte e dall'altra, in segno di risposta. La voce
dall'altra parte del tavolo ricomincia parlare.
Viktor, 俢oute-moi. Nemmeno tu puoi resistere. Noi s invece,
Viktor. Se ci costringi a farlo, possiamo tenerti sveglio per giorni,
settimane. Le pinzette continueranno a mordere, a mordere... Allora, non
vuoi dircelo, Viktor? Che cosa stanno facendo in quell'albergo a Roma?
Che cosa stanno aspettando? La grossa testa dell'uomo, che ciondolava sul petto, continuava a
spostarsi lentamente da una parte e dall'altra. Sembrava quasi che i
suoi occhi chiusi fissassero prima l'una e poi l'altra delle due pinzette
di rame che gli stringevano i capezzoli.
L'uomo che aveva parlato teneva le mani di fronte a sin una macchia
di luce, sottili, bianche, calme. L'uomo attese ancora qualche minuto.
Poi una delle mani bianche si staccdall'altra, il pollice affond nel palmo della mano, l'indice si tese verso il basso.
All'estremitdel tavolo, la mano dell'uomo addetto ai controlli spost la leva dal numero due al quattro, poi premette il pulsante
dell'interruttore.
Le pinzette metalliche applicate sull'uomo legato alla sedia sembrarono
prendere vita con un leggero ronzio. Silenziosamente il massiccio
corpo sulla sedia si sollevcome per levitazione. Le gambe e
i polsi strariparono fuori delle cinghie, finchsembrche il cuoio
nonostante l'imbottitura, dovesse tagliare la pelle e le ossa. La bocca era
spalancata, come per la sorpresa, e trascorse mezzo secondo prima che il
terrificante grido uscisse dai polmoni.
Viktor Kowalski cedette alle quattro e dieci del pomeriggio. Quando
comincia parlare, o meglio a balbettare parole incoerenti, la voce
calma dell'uomo al centro della tavola interruppe quel borbottio privo
di senso.
Perchsono l Viktor... in quell'albergo... Rodin, Montclair e
Casson... di che cosa hanno paura... dove sono stati, Viktor... chi hanno
visto... diccelo, Viktor... percha Roma... Cinquanta minuti dopo, Kowalski cessdi parlare e le sue ultime
farneticazioni furono registrate sul nastro finchfu chiaro che l'uomo
era ricaduto nell'incoscienza. Un'auto velocissima trasportin tutta
fretta i nastri registrati al quartier generale dell'Action.
Per tutto il tardo pomeriggio e la mattina seguente, tre uomini restarono
seduti intorno al registratore, cercando di decifrare un significato
in mezzo alla matassa di suoni che erano state le risposte di Kowalski.
Era quasi mezzanotte quando telefonarono al colonnello Rolland.
Dieci minuti pitardi, il colonnello Rolland guidava a tutta velocit
la sua automobile verso la Porte des Lilas. Arrivnel suo ufficio
quando era appena passata l'una di notte. La trascrizione della
deposizione di Kowalski arrivinsieme col caff La prima volta il
colonnello scorse rapidamente le ventisei pagine dell'incartamento,
cercando di afferrare il nocciolo di quello che aveva detto il legionario
ormai fuori di senno. La seconda volta si armdi un pennarello nero
e cancellcon un pesante segno tutti i punti relativi a Sylvie, a
luce-qualcosa, a JoJo, a Kovacs, ai corsi bastardi, alla Legione.
Tutte queste cose non lo interessavano.
Poi cercdi dare un senso alle frasi che restavano. I suoi tre capi
erano a Roma. Be', questo lo sapeva gi Ma perch La domanda
gli era stata fatta otto volte. La risposta era stata press'a poco la stessa
tutte le volte. Non volevano essere rapiti com'era capitato ad Argoud.
Abbastanza naturale, pensRolland, tuttavia Rodin non poteva certo
continuare a scappare perchera spaventato... C'era una parola che il
legionario aveva mormorato due volte, nel rispondere a queste otto
identiche domande. La parola era "segreto". Non volevano essere rapiti
percherano a conoscenza di un segreto?
Rolland arrivalla fine del documento per la decima volta, poi ricominci ancora dall'inizio.
Sembrava che tutto avesse avuto origine da qualcosa accaduto a Vienna.
Tre volte saltava fuori la parola Vienna.
I tre uomini dell'OAS avevano avuto un incontro a Vienna. Poi
erano partiti per Roma, dove si erano rifugiati per paura di essere rapiti
e interrogati fino a rivelare il loro segreto.
Le ore passavano e intanto si accumulavano innumerevoli tazzine di
caff Prima che una sottile striscia di un grigio pipallido cominciasse
a delinearsi sopra gli squallidi quartieri industriali, il colonnello
Rolland capdi essere arrivato a qualcosa.
C'erano dei pezzi mancanti. Erano veramente mancanti, scomparsi
per sempre, dal momento che una telefonata alle tre del mattino l'aveva
informato che Kowalski era morto? O erano invece nascosti da qualche
parte tra le confuse parole che erano uscite da quella mente sconvolta?
Rolland comincia elencare i pezzi del mosaico che non riusciva
a sistemare. Un uomo di nome Kleist. O magari era qualche posto? Fece
suonare l'interfono e chiese di cercare sulla guida telefonica di Vienna
una persona o un luogo di nome Kleist. La risposta arrivdopo dieci
minuti. Sulla guida telefonica di Vienna c'erano due colonne di Kleist
tutti cittadini privati, e due localitche rispondevano a quel nome: la
scuola elementare Ewald Kleist e la pensione Kleist in Brucknerallee.
Rolland annottutti e due gli indirizzi, ma sottolinela pensione Kleist.
Poi prosegula lettura.
Numerosi erano i riferimenti a uno straniero per il quale Kowalski
sembrava nutrire confusi sentimenti. Certe volte, nel descrivere
quell'uomo, usava l'aggettivo bon, nel significato di buono, altre volte
lo definiva facheux, un tipo noioso e irritante. Poco dopo le cinque il
colonnello Rolland si fece portare il nastro e il registratore e trascorse
l'ora successiva in ascolto. Quando spense finalmente l'interruttore, si
lascisfuggire un'imprecazione. Prese una penna pisottile e apporto
parecchie modifiche al testo trascritto.
Kowalski non l'aveva definito bon, lo straniero, ma blond, biondo.
E la parola uscita da quelle labbra tumefatte, che era stata interpretata
come facheux, in realtera raucheur, ciosicario.
Da quel momento, il compito di connettere il significato nebuloso
delle parole di Kowalski diventsemplice. La parola "Sciacallo", che
era stata cancellata ogni volta che compariva perchRolland l'aveva
interpretata come un insulto rivolto da Kowalski agli uomini che lo
assillavano e lo torturavano, acquistun nuovo significato. Divent
il nome di codice del sicario biondo, che era straniero e che i tre
capi dell'OAS avevano incontrato nella pensione Kleist a Vienna
prima di andare a rifugiarsi a Roma.
Rolland poteva ora spiegarseli da solo, i motivi dell'ondata di rapine
a banche e gioiellerie che aveva investito la Francia nelle otto
settimane precedenti. L'uomo biondo voleva denaro per fare un lavoro
per conto dell'OAS. E c'era un solo lavoro al mondo che avrebbe
potuto richiedere una simile somma di denaro.
Alle sette della mattina, Rolland chiamla sala comunicazioni e
ordinall'operatore del turno di notte di inviare una richiesta della
massima urgenza all'ufficio della SDECE a Vienna. Poi si fece portare
tutte le copie del testo trascritto di Kowalski e le chiuse a chiave nella
sua cassaforte. Infine si sedetle per scrivere un rapporto che aveva
un solo destinatario ed era preceduto dalle parole RISERVATO SOLTANTO
ALLA SUA LETTURA.
Dattiloscrisse personalmente il testo, descrivendo sommariamente
l'operazione da lui condotta per catturare Kowalski. Il resto del rapporto
trattava della trascrizione del testo e dell'interpretazione che Rolland
ne dava. Scrisse con estrema attenzione l'ultimo paragrafo:
"Indagini al fine di conseguire prove irrefutabili di questo complotto
sono tuttora in corso. Tuttavia, nell'eventualitche tali indagini
dovessero indicare che quanto detto sopra corrisponde a verit tale
complotto rappresenta il pipericoloso progetto che i terroristi
possano aver concepito per mettere in pericolo la vita del Presidente.
Se un sicario straniero, noto soltanto col nome di codice Sciacallo,
sta fin d'ora preparando il suo piano per realizzare il delitto,
mio dovere informarla che a mio avviso ci troviamo davanti a un caso
di emergenza nazionale".
Sigill poi, l'importante documento, e chiamun agente motociclista
perchandasse a consegnarlo.
Pitardi, quella stessa mattina, il ministro degli interni, seduto
alla sua scrivania, guardava con aria cupa fuori della finestra
il cortile circolare illuminato dal sole. In fondo al cortile c'erano i
bellissimi cancelli di ferro battuto, decorati su ciascun battente con lo
stemma della Repubblica francese, e oltre a essi si apriva la Place Beauvau,
dove le correnti del traffico sciamavano rumorosamente intorno
al poliziotto che lo dirigeva.
Il ministro udun fruscio di carta alle sue spalle e fece voltare la
poltrona girevole verso la scrivania. L'uomo dall'altra parte della
scrivania chiuse la cartella con aria deferente e la restitual ministro.
I due uomini si scambiarono un'occhiata: il silenzio era rotto soltanto dal
ticchettio dell'orologio dorato sul caminetto e dal sommesso rumore
del traffico.
Ebbene, che cosa ne pensa? Il commissario Jean Ducret, capo dei servizi di sicurezza del Presidente
de Gaulle, occupava questa carica perchera uno dei maggiori esperti
di tutta la Francia nelle questioni di sicurezza.
Rolland ha ragionerispose. La sua voce era fredda, priva di
inflessioni. Se quello che dice vero, il complotto rappresenta
realmente un pericolo gravissimo. L'intero sistema di schedatura di tutti
i servizi di sicurezza francesi e tutta la rete di agenti infiltrati dentro
l'OAS sono ridotti all'impotenza. Roger Frey fece scorrere le dita tra i corti capelli grigio-ferro, e fece
girare di nuovo la poltrona verso la finestra. Non era uomo facile a
impressionarsi, ma quella mattina era davvero angustiato. Per diciott'anni,
i gollisti avevano dovuto combattere per la sopravvivenza.
In un modo o nell'altro, lui e gli altri fedelissimi della causa l'avevano
spuntata. Fino a pochi minuti prima, il ministro era convinto che la
loro ultima battaglia, quella contro l'OAS, fosse ormai alla fine. Ora
sapeva che non era vero. A Roma, un magro, fanatico colonnello aveva
congegnato un piano che poteva ancora far crollare tutto l'edificio.
Alcuni Paesi dispongono di istituzioni tali da consentire sufficiente
stabilitper sopravvivere alla morte di un Presidente o all'abdicazione di
un sovrano, ma Frey conosceva le istituzioni francesi nel 1963 abbastanza
bene per non farsi illusioni: la morte del Presidente poteva essere
soltanto il prologo della guerra civile.
Benedisse alla fine. Cercherdi avere un colloquio per questo
pomeriggio e di informare il Presidente.Il tono della voce era secco
e deciso. superfluo chiederle di mantenere il piassoluto silenzio
sulla faccenda finchlui non decidercome vuole che sia trattata. Al palazzo dell'Eliseo, l'aiutante di campo del Presidente per quel
giorno era il colonnello Tesseire. Il colonnello si alzdietro la sua
scrivania quando il ministro fu introdotto nel Salon des Ordonnances.
Monsieur le Ministre... Colonnello...Il ministro Frey fece un gesto verso la doppia porta
con le maniglie dorate, chiusa sul lato sinistro della sala. Sono
atteso? Certamente, Monsieur le Ministre.Tesseire attraversla stanza,
busslievemente alla porta, aprun battente e rimase fermo sulla
soglia. Il ministro degli interni, Monsieur le Pr閟ident. Si udun sommesso assenso e Roger Frey fu introdotto nello studio
privato di Charles de Gaulle.
Non c'era niente in quella stanza, aveva sempre pensato Frey, che
non recasse l'impronta dell'uomo che ne aveva ordinato le decorazioni
e l'arredamento. Sulla sinistra, contro la parete su cui era disposta
la libreria a vetri, c'era un tavolo Luigi 15esimo sul quale era posato un
orologio Luigi 14esimo. Il pavimento era coperto da un tappeto di
Savonnerie uscito dalla reale fabbrica di tappeti di Chaillot nel 1615. Non
c'era nulla che non fosse carico di dignit di buon gusto, e soprattutto
nulla che non rappresentasse la grandezza della Francia. E ci secondo,
il metro di giudizio di Frey, valeva anche per l'uomo seduto dietro la
scrivania, che ora stava alzandosi per accoglierlo con la consueta cortesia.
Mon cher Frey. L'alta figura vestita in grigio-antracite aveva aggirato l'angolo della
grande scrivania con la mano tesa per stringere quella del visitatore.
Monsieur le Pr閟ident, mes respects. Poi strinse la mano che gli veniva tesa. Per lo meno Le Vieux sembrava
essere di buon umore. Il ministro fu invitato a sedere su una delle
due sedie dall'alto schienale, foderate con tappezzeria di Beauvais
del primo impero, davanti alla scrivania. Charles de Gaulle fece ritorno
al suo posto e si mise a sedere. Si appoggiall'indietro, ponendo le
punte delle dita di tutte e due le mani sul lustro piano di legno davanti
a s Mi stato detto, mio caro Frey, che lei desidera vedermi per una
questione urgente. Ebbene, che cosa ha da dirmi? Per un attimo, Roger Frey, esit Charles de Gaulle e lui non si
erano mai parlati direttamente sulla questione dei provvedimenti necessari
per la protezione del Presidente: era un argomento, questo, che
poteva indurre quel vecchio, solitamente coscompassato, a usare
un linguaggio da caserma di tale violenta crudezza, da lasciare
l'interlocutore sbalordito e senza parole. Quando Frey pensalla richiesta
che avrebbe dovuto avanzare, si sentvenire i brividi. Tirtuttavia
un profondo respiro e comincia parlare. Spiegbrevemente e per sommi
capi i motivi della sua visita.
Mentre parlava, si accorse che l'uomo dall'altra parte della scrivania
si irrigidiva visibilmente. Appoggiandosi sempre piall'indietro
sulla sedia, il Presidente abbassava lo sguardo corrucciato lungo
l'imponente promontorio del suo naso verso il ministro, come se qualche
sostanza sgradevole fosse stata introdotta nel suo studio
Nel terminare il suo monologo, che era durato poco pidi un minuto,
Roger Frey estrasse il rapporto di Rolland dalla borsa e lo fece
scivolare dall'altra parte della scrivania.
Dal taschino della giacca, Charles de Gaulle estrasse gli occhiali
li inforc aprla cartelletta sulla scrivania e si accinse alla lettura.
Un piccione, fuori della finestra, cessdi tubare, quasi si rendesse
conto che quello non era il momento adatto.
Il Presidente era un lettore rapidissimo. In tre minuti findi leggere
il rapporto di Rolland, intreccile mani sopra di esso e domand
揈bbene, mio caro Frey, che cosa vuole da me? Per la seconda volta, Frey tirun profondo respiro e si lancia
enunciare le misure che avrebbe voluto adottare. Per due volte pronunci
la frase: 揂 mio avviso, Monsieur le Pr閟ident, sarnecessario, se
vogliamo scongiurare questa minaccia...Nel trentatreesimo secondo
del suo discorso pronuncila frase: L'interesse della Francia... Non riuscad andare oltre. Il Presidente lo interruppe con la sua
voce tonante che elevava la parola "Francia" a quella di una divinit in un modo che nessun francese, prima e dopo di lui, seppe mai uguagliare.
L'interesse della Francia, mio caro Frey che il Presidente della
Francia non si faccia veder tremare davanti aila minaccia di un miserabile
mercenario e...si interruppe, mentre il suo disprezzo per l'ignoto
aggressOre gravava su tutta la stanza, ... di uno straniero. Roger Frey capdi aver perduto la partita. Il Presidente comincia
parlare con chiarezza e precisione di linguaggio, come chi non
vuole che i suoi desideri possano in alcun modo essere fraintesi dal
suo interlocutore. La France ne saurait accepter... Ia dignitet la
grandeur assujetties aux mis閞ables menaces d'un... d'un CHACAL... Due minuti dopo Roger Frey lasciava lo studio del Presidente.
L'entitdell'assassino deve essere scoperta attraverso un'inchiesta
segreta, egli deve essere rintracciato ovunque sia e poi eliminato
senza esitazione. Questa, signori, l'unica via che ci rimasta aperta. Il ministro scrutgli uomini seduti intorno al tavolo in modo che
le sue parole andassero a segno. Erano in quattordici, tra i quali il
generale Guibaud, capo della SDECE, il colonnello Rolland, il commissario
Ducret e il colonnello Raoul Saint-Clair de Villauban, un colonnello
dell'aviazione, fanatico gollista ma noto anche per essere altrettanto
fanatico per quanto riguardava le sue personali ambizioni.
Alla sinistra del ministro c'erano il prefetto di polizia e i suoi
assistenti.
Questa dunque la nostra situazionericapitolil ministro. Ora
avete tutti letto il rapporto del colonnello Rolland che vi stato
distribuito. E avete sentito da me quali sono le gravi limitazioni che
il Presidente si sentito in dovere di imporre ai nostri sforzi rivolti
a scongiurare questa minaccia. Ripeto le sue istruzioni... anzi i suoi
ordini tassativi e formali. Non dev'esserci alcuna pubblicit nessuna
ricerca su scala nazionale, non deve trapelare alcun sospetto, da questa
ristretta cerchia, che ci sia qualcosa di grave nell'aria. Il Presidente
non muterdi un'ora ndi un minuto il suo programma pubblico. Egli ha
la sensazione che, se il segreto dovesse trapelare, la stampa imbastirebbe
una campagna, le nazioni straniere si prenderebbero beffa di noi e qualsiasi
ulteriore misura di sicurezza da noi adottata sarebbe interpretata come
una dimostrazione del fatto che il Presidente di Francia vuole sfuggire
a un uomo solo, uno straniero, per di pi
Questo non lo tollererebbe. Anzi, ha messo bene in chiaro che se
il nostro modo di trattare questa faccenda diventasse di pubblico dominio,
molte teste cadrebbero. Ribadisco dunque che tutti voi siete
votati al piassoluto silenzio e che non dovrete parlare della cosa con
nessun altro che non sia presente in questa stanza.
揙ra penso di potervi domandare quali sono le vostre idee in proposito.
Colonnello Rolland, ha raggiunto qualche risultato con le
sue indagini a Vienna? S rispose il colonnello. I nostri agenti, a Vienna, hanno fatto
indagini alla pensione Kleist. Hanno portato con sfotografie di Marc
Rodin, di RenMontclair e di AndrCasson.
L'addetto alla reception dell'albergo ricordava la faccia di Rodin:
stato lui a prenotare una stanza sotto il nome di Schulze. Ha ricordato
anche che Schulze aveva un compagno, un uomo grande e grosso dai modi
bruschi. Secondo i registri dell'albergo, Schulze ha preso alloggio
per le notti del quindici e del sedici giugno. L'impiegato ha detto che la
seconda sera si sono uniti a lui e al suo compagno due uomini che
potrebbero essere Casson e Montclair. Hanno mai ricevuto la visita di un quinto uomo?domandil commissario
Ducret, impaziente.
In quella stessa sera, un altro uomo ha fatto loro visita per una
mezz'ora. L'impiegato dice di ricordarselo perchil tizio era salito
direttamente su per le scale. In un primo tempo aveva pensato che
potesse essere uno degli ospiti che aveva tenuto con sla chiave della
camera. Qualche secondo dopo, l'uomo era disceso e aveva chiesto di essere
messo in contatto con la stanza di Schulze sulla linea interna. Aveva
pronunciato due frasi in corretto francese, aveva deposto il telefono
ed era risalito. Dopo una mezz'ora, se n'era andato. L'unica descrizione
che l'addetto alla reception pufornirci del visitatore questa: alto
etincerta, lineamenti apparentemente regolari, portava un paio di occhiali
scuri dalla montatura ricurva, e aveva capelli biondi piuttosto
lunghi e spazzolati indietro sulla fronte. Dobbiamo procurarci una descrizione piaccurataprotestil capo
degli archivi della polizia. Non stato fatto alcun nome? Norispose Rolland. Quello che avete ora ascoltato l'esito
di tre ore di interrogatorio dell'impiegato. Non c'altro che egli riesca
a ricordare. E cos ora che Kowalski morto, ci sono soltanto quattro uomini
al mondo che conoscono l'identitdi questo Sciacalloconcluse
il commissario Ducret. Uno l'uomo in questione, gli altri tre sono
in un albergo a Roma. Non si potrebbe cercare di far venire qui uno
di loro? Ancora una volta il ministro scosse la testa. Le istruzioni da me
ricevute al riguardo sono tassative. I rapimenti sono assolutamente
esclusi. Siamo ancora ai ferri corti col governo tedesco a causa del
rapimento di Argoud, e non vogliamo attirarci anche le ire del governo
italiano. Inoltre, come potrconfermarvi il generale Guibaud, bisognerebbe
inevitabilmente ricorrere a un'operazione militare tipo guerriglia. Il generale Guibaud sollevuna palpebra e assent rivolto all'assemblea.
Il silenzio discese sulla stanza.
Ebbene, signoririprese il ministro, ci sono altri suggerimenti? Questo Sciacallo dev'essere scoperto. Non ci sono dubbi al riguardo
affermil colonnello Saint-Clair. Parecchie delle persone riunite
intorno al tavolo si scambiarono un'occhiata, e un paio di sopracciglia
si inarcarono.
Naturalmente, su questo non ci sono dubbimormoril ministro.
揑l problema un altro: come riuscirvi, coi limiti che ci sono stati
imposti. Su questa base possiamo forse decidere quale dei dipartimenti
qui rappresentati il piindicato per assolvere il compito. La protezione del Presidente della Repubblicadichiarcon enfasi
il colonnello Saint-Clair, 揹eve dipendere in ultima istanza dai
servizi di sicurezza del Presidente e dal personale addetto alla persona
del Presidente. Dal canto nostro, posso assicurarle, signor ministro,
che faremo tutto il nostro dovere. Alcuni di quei professionisti incalliti socchiusero gli occhi in segno
di manifesta stanchezza.
Roger Frey girlo sguardo intorno alla tavola finchi suoi occhi
si posarono su un uomo grosso e flemmatico che, col fumo della sua
pipa, evidentemente infastidiva il molesto colonnello Saint-Clair. Era
il commissario Maurice Bouvier, capo della squadra investigativa della
polizia giudiziaria.
Che cosa ne pensa, Bouvier? Non ha ancora aperto bocca. L'investigatore si tolse la pipa di bocca e parlcon voce calma,
come una persona che enuncia alcuni semplici fatti che gli sono
appena venuti in mente.
A me sembra, signor ministro, che la SDECE non possa smascherare
quest'uomo per mezzo dei suoi agenti infiltrati nell'OAS dal momento
che nemmeno l'OAS sa chi quest'uomo; che l'Action non pu distruggerlo perchnon sa chi deve distruggere, e che la polizia non
puarrestarlo perchnon sa chi deve arrestare. L'intera struttura dei
servizi di sicurezza francesi impotente, perchnon sappiamo chi sia
questo individuo. A mio parere, quindi, la prima cosa da fare, senza la
quale tutte le altre proposte sono prive di senso, dare un nome a
quest'uomo. Con il nome possiamo avere una faccia, con la faccia un
passaporto, con un passaporto una persona da arrestare. Quello di scoprire
il nome, per e di scoprirlo in segreto, semplicemente compito degli
investigatori. Ripiombnel silenzio e si infiltra i denti il bocchino della pipa.
Tutti gli uomini seduti intorno al tavolo capirono immediatamente
il succo del discorso. Nessuno poteva fare obiezioni.
E chi commissario, il miglior investigatore di Francia?domand
calmo, il ministro. Bouvier riflettun attimo, prima di togliersi
di nuovo la pipa di bocca.
Il miglior investigatore di Francia, signori, il mio assistente,
il commissario Claude Lebel. Mandatelo a chiamareconcluse il ministro degli interni.
Anatomia di una caccia all'uomo
Un'ora pitardi Claude Lebel usciva dalla sala della riunione
ancora frastornato e sconcertato. Quando vi era entrato, era
stato invitato a sedere all'estremitdella tavola. Circondato dal silenzio
degli altri quattordici uomini, aveva letto il rapporto di Rolland
consapevole degli occhi curiosi che lo soppesavano da tutte le parti.
Quando aveva deposto sul tavolo il rapporto, la preoccupazione
aveva cominciato a farsi sentire dentro di lui. Perchlo avevano
chiamato? Poi il ministro aveva cominciato a parlare. Non si trattava di
una consulenza ndi una richiesta. Era un ordine, seguito da copiose
e particolareggiate istruzioni. Sarebbe spettato a lui decidere come
organizzare le operazioni e avrebbe avuto accesso illimitato a tutte le
informazioni necessarie; tutte le risorse delle organizzazioni che facevano
capo agli uomini seduti intorno al tavolo sarebbero state a sua
disposizione. Pivolte, per era stata ribadita la necessitdella pi assoluta segretezza.
Mentre stava ascoltando, Lebel si sentiva sprofondare. Gli stavano
chiedendo l'impossibile. Non aveva niente in mano su cui lavorare.
Soltanto un nome in codice, e il mondo intero in cui cercare.
Dopo la riunione, tutte le copie del rapporto Rolland erano state
riunite per essere archiviate nella cassaforte del ministro. A Lebel
tuttavia, fu consentita di tenere la copia di Bouvier. L'unica sua richiesta
era stata quella di essere autorizzato a cercare la cooperazione dei
capi delle squadre investigative dei principali Paesi che potessero avere
nei loro archivi l'identitdi un sicario di professione. Senza questa
cooperazione, aveva fatto rilevare Lebel, sarebbe stato impossibile perfino
iniziare le ricerche e, dopo averci pensato, il ministro aveva accolto
la richiesta.
Ora Lebel stava nell'anticamera, in attesa di Bouvier, e osservava
i capi dei vari dipartimenti che sfilavano davanti a lui verso l'uscita.
Alcuni accennavano un saluto e passavano oltre, altri azzardavano
un sorriso di simpatia nell'augurargli la buona notte. Tra gli ultimi a
uscire fu l'aristocratico colonnello dell'Eliseo. Si fermdavanti al
piccolo e modesto commissario e lo squadrcon malcelato disgusto.
Mi auguro, commissario, che le sue indagini abbiano successo,
e in frettadichiar Seguiremo molto da vicino i suoi progressi.
Nel caso che lei fallisca, posso assicurarle che ci saranno...
ripercussioni. Voltsui tacchi e discese impettito le scale che portavano all'atrio.
Lebel non aprbocca, ma sbattle ciglia parecchie volte.
Fisicamente, Claude Lebel era piccolo, vestito dimessamente e ricordava
sotto molti aspetti l'immagine caricaturale del marito tiranneggiato
dalla moglie, come in effetti egli era. Tuttavia, quell'aria mite
nascondeva una intelligenza acuta e la caparbia volontdi non farsi
intimidire da nessuno nell'esercizio delle proprie funzioni. Era, e lui
stesso lo sapeva, un buon poliziotto, lento, metodico, tenace. Aveva
anche, di quando in quando, quel lampo di illuminazione che necessario
per trasformare un buon poliziotto in un investigatore coi fiocchi.
Non aveva mai dimenticato, tuttavia, che il suo lavoro, per il novanta
per cento, era costituito da indagini non clamorose, dalla meticolosa
composizione in un mosaico di tanti frammenti, finchquesti frammenti
non diventavano un tutto e il tutto diventava una rete, che finalmente
incastrava inesorabilmente il colpevole con prove in grado di reggere
in tribunale.
Ultimo a lasciare la sala della riunione, Maurice Bouvier lo raggiunse,
somministrandogli sulla spalla una manata che sembrava un colpo di maglio.
Eh bien! mon petit Claude. Vieni, parleremo in macchina. In auto, Bouvier gli disse: Dovrai lasciar perdere qualsiasi altra
cosa tu stia facendo. Incarichero Favier e Malcoste di occuparsi dei
casi che hai in corso. Vuoi un nuovo ufficio per questo lavoro? No, preferisco restare in quello che ho adesso. Da questo momento diventa il quartier generale dell'operazione
"Trovare-lo-Sciacallo". Nient'altro. C'qualcuno che vuoi con te per
farti dare una mano? S Caronrispose Lebel, alludendo a uno dei pigiovani ispettori
che aveva portato con squando era stato trasferito al suo nuovo
incarico di vicecapo della squadra investigativa.
揇'accordo. Nessun altro? No, grazie. PerCaron dovressere informato. Bouvier riflettper un attimo. Non dovrebbero esserci problemi.
Appena arrivo in ufficio telefonera Frey per chiedere l'autorizzazione
formale. C'un'ultima cosa. Prima che io lasciassi la riunione,
Ducret ha proposto che tutto il gruppo di persone che vi ha partecipato
venga tenuto periodicamente informato degli sviluppi della situazione.
Frey stato d'accordo. Devi fare rapporto al ministero tutte le sere alle
dieci in punto. Oh, buon Dio!esclamLebel.
In teoriaproseguBouvier con pesante ironia, tutti noi dovremmo
essere disposti a darti i nostri migliori consigli. Non ti preoccupare,
Claude, ci saranch'io, nel caso che i lupi comincino a mostrare i denti. L'auto voltnel Quai des Orf蓈res e passoltre i cancelli della polizia
giudiziaria. Dieci minuti dopo, Claude Lebel era di nuovo nel suo ufficio.
Se fosse stato un tipo d'uomo diverso, Lebel avrebbe pensato che
i poteri conferitigli negli ultimi novanta minuti avevano fatto di lui,
almeno per un breve lasso di tempo, il poliziotto pipotente d'Europa
e che, in caso di successo, avrebbe potuto coronare con tutti gli onori
la sua carriera. Ma siccome era quello che era, non pensava a niente
di tutto ci Si domandava, imbarazzato, come avrebbe fatto a spiegare
ad Am閘ie per telefono che non sarebbe tornato a casa fino a nuovo ordine.
Pochi minuti dopo arrivarono gli ispettori Malcoste e Favier per
prendere gli incartamenti dei quattro casi sui quali Lebel era impegnato.
Impiegmezz'ora per dar loro tutti i ragguagli.
Quando furono usciti, si udbussare alla porta. Era Lucien Caron.
Il commissario Bouvier mi ha detto di presentarmi a rapporto da
leispieg
Esattamente. Fino a nuovo ordine sono stato sollevato da tutto
il lavoro di normale amministrazione per occuparmi di un incarico
piuttosto particolare. Tu sei stato designato come mio assistente. Squillil telefono sulla scrivania, Lebel sollevil ricevitore e rest in ascolto per breve tempo. Benissimorifer Era Bouvier, per
comunicarmi che sei considerato persona sicura e quindi puoi essere
informato su tutto quello che in ballo. Tanto per cominciare, faresti
bene a leggere questo. Mentre Caron leggeva il rapporto di Rolland, Lebel continua
sbarazzare il suo tavolo da tutti gli incartamenti rimasti, che ammucchi
sui polverosi scaffali alle sue spalle. Nessuno avrebbe immaginato
che il suo ufficio era diventato la centrale operativa della pimassiccia
caccia all'uomo mai avvenuta in Francia. Era tre metri per quattro,
non di pi con due finestre a meridione che guardavano sul fiume,
verso l'animato alveare del Quartiere Latino. Da una delle finestre
entravano nella stanza i rumori della notte e la calda brezza estiva.
L'ufficio ospitava due scrivanie con due sedie, una poltroncina e
sei grossi schedari verdi. Tra i ricordi di casa, c'erano soltanto,
sulla scrivania di Lebel, la foto incorniciata di una massiccia signora
dall'aria decisa e di due bambini, una ragazzina semplice, con occhiali
cerchiati di acciaio e le trecce, e un ragazzo con l'aria dimessa e mite
di suo padre.
Caron terminla lettura e sollevlo sguardo. Merdecomment
Per dirla con te, une 俷orme merdefece eco Lebel, che raramente
si concedeva l'uso di un linguaggio scurrile. Comunque, ora sta'
a sentire: ti metto al corrente dei particolari. Per trenta minuti informCaron degli avvenimenti del pomeriggio.
Caron ascoltava in silenzio.
Mon DieuesclamCaron alla fine, quando Lebel ebbe terminato
di parlare. Da dove diavolo cominciamo? Cominciamo col renderci conto che disponiamo dei piampi poteri
mai concessi a due poliziotti in FranciareplicLebel tutto allegro,
e quindi facciamone uso. Prendi un blocco di appunti e annota quanto
segue. Fai trasferire la mia attuale segretaria. Nessun altro puessere
messo a parte del segreto. Tu diventi il mio assistente e segretario
contemporaneamente. Fai portare qui un lettino da campo, l'occorrente
per lavarsi e per radersi.
Ordina al centralino di tenere sempre a disposizione di questo
ufficio dieci linee esterne e un operatore. Prepara un memorandum
per tutti i capi di dipartimento presenti alla riunione di questa sera,
pronto per la mia firma, per informarli che da questo momento sei il
mio unico assistente, autorizzato a richiedere loro qualsiasi cosa in
mia vece, nel caso che io sia impegnato. Caron findi scrivere e alzlo sguardo. C'altro, capo? S voglio avere anche un diretto contatto personale con i capi
della squadra investigativa della polizia criminale di sette Paesi. Per
fortuna, li ho conosciuti quasi tutti personalmente in occasione di
precedenti riunioni dell'Interpol. I Paesi in questione sono: Stati Uniti,
Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Italia, Germania occidentale, Sud-Africa.
Rintraccia questi uomini a casa o in ufficio.
Quando riuscirai a metterti in contatto con ciascuno di essi, combinami
una serie di telefonate attraverso la sala comunicazioni dell'Interpol,
tra le sette e le dieci del mattino. Le conversazioni dovranno
avvenire personalmente, su onde radio ad altissima frequenza in modo
da escludere possibilitdi interferenza.
Nel frattempo, io scendo alla nostra squadra omicidi per vedere
se c'una vaga possibilitche in Francia abbia operato qualche sicario
straniero ancora a piede libero. E adesso, lo sai quello che c'da fare? Caron, con aria leggermente frastornata, alzlo sguardo dai suoi
appunti. S capo, lo so. Farei meglio a mettermi al lavoro.Allung la mano verso il ricevitore.
Claude Lebel si diresse verso le scale. Proprio in quel momento
l'orologio di Notre-Dame batteva la mezzanotte: cossi passava al
giorno successivo, il dodici agosto.
Il colonnello Raoul Saint-Clair de Villauban arriva casa poco
prima di mezzanotte. Durante le tre ore precedenti, aveva ricopiato
meticolosamente con la macchina per scrivere il suo rapporto sulla
riunione di quella sera al ministero degli interni. Era irritante doversi
sobbarcare quell'ingrata fatica manuale, tuttavia c'era il vantaggio di
poter avere il documento gipronto per la mattina successiva, il che,
sperava, non sarebbe passato inosservato agli occhi del segretario
generale dell'Eliseo.
Aveva usato una particolare cura nella scelta del vocabolario per
far intendere, con la necessaria discrezione, la sua disapprovazione
per la decisione di affidare una faccenda cosimportante come la sicurezza
del capo dello Stato nelle mani di un uomo che passava il suo tempo
a scoprire banditelli di mezza tacca. Non provava certamente molta simpatia
per Lebel: un ometto qualsiasi, era stato il suo giudizio.
Ma aveva concluso che la tattica migliore da adottare non era quella
di opporsi esplicitamente alla promozione di questo comune poliziotto,
ma quella di seguire da vicino tutta l'operazione per essere il primo a
rilevarne le manchevolezze, appena si fossero verificate. In effetti non
credeva che il sicario avesse molte probabilitdi successo. Lo schermo
protettivo del Presidente era il piefficiente del mondo. Riteneva
abbastanza improbabile che potesse essere violato da un qualsiasi sicario
straniero, per quanto abile e pericoloso fosse.
Entrdalla porta principale del suo appartamento e udla nuova
amichetta da poco installata in casa che lo chiamava dalla camera
da letto.
Sei tu, tesoro? S ch閞ie, certo che sono io. Ti sei sentita sola? Lei gli corse incontro dalla camera da letto, con indosso un baby-doll
nero trasparentissimo. La luce soffusa della lampada sul comodino
metteva in rilievo le curve del suo corpo di giovane donna. Come sempre,
quando vedeva la sua amante, Raoul Saint-Clair de Villauban
sentiva il desiderio di congratularsi con se stesso perchquella ragazza
era tutta sua, e cosinnamorata di lui.
Lei gli gettle braccia nude intorno al collo e gli diede un lungo bacio.
Sule disse il colonnello, vai a letto e ti raggiungo subito. Le somministruna affettuosa pacca sul sedere per sollecitarla. La
ragazza ubbid si gettsul letto, distese le gambe e incrocile mani
dietro la testa, mettendo in rilievo il seno prosperoso.
Nei quindici giorni trascorsi insieme, Jacqueline aveva imparato che
soltanto gli atteggiamenti pivistosamente seducenti potevano risvegliare
un po' di sensualitin quel cortigiano di carriera. In privato,
Jacqueline lo detestava come il primo giorno che l'aveva visto, tuttavia
aveva capito che, se in fatto di virilitlasciava molto a desiderare,
era notevolmente loquace, soprattutto per quanto riguardava il suo
ruolo nella cerchia dell'Eliseo. Entrato nella camera da letto, Saint-Clair
si tolse le scarpe e le depose ordinatamente per terra. Poi si liber della giacca, dopo aver svuotato accuratamente le tasche, il cui contenuto
fu posato sul tavolino da notte. Infine si tolse i calzoni, che ripieg meticolosamente prima di appoggiarli sullo schienale di una sedia. Le
lunghe gambe sottili dell'uomo spuntarono sotto le code della camicia
come pelosi aghi bianchi per lavorare a maglia.
Che cosa ti ha trattenuto cosa lungo?domandJacqueline.
Saint-Clair scosse la testa cupo. Niente che possa interessare la tua
testolina, mia cara. Oh, sei proprio cattivo!La ragazza gli voltbruscamente le spalle,
fingendosi imbronciata. Mentre trafficava per sciogliere il nodo della
cravatta, il colonnello guardava i capelli castani di lei che ricadevano
sulle spalle e i fianchi ben torniti, non picoperti dalla cortissima
camicia da notte. Cinque minuti dopo, Villauban si accingeva a coricarsi,
abbottonandosi il pigiama di seta con tanto di monogramma.
Si distese in tutta la sua lunghezza sul letto accanto a lei e fece
scorrere la mano lungo la vita della ragazza, fino all'anca, mentre le dita
scivolavano in basso, intorno alla curva della natica.
Che cosa c' allora? Niente. Pensavo che volessi fare l'amore. Non mi dai mai nessuna spiegazione. Non posso telefonarti in ufficio,
sono stata qui per ore a preoccuparmi. La ragazza si rigire alzlo sguardo verso l'uomo. Appoggiato su
un gomito, questi fece scivolare l'altra mano sotto la camicia da notte
di lei e cominciad accarezzarle il seno. Senti, cara, sono stato molto
occupato. Siamo in un momento critico. Avrei telefonato qui, ma c'era
gente che andava e veniva nell'ufficio per tutto il tempo. Parecchi lo
sanno che mia moglie via. Non puessere accaduto niente di cosgrave da impedirti di
informarmi del tuo ritardo, tesoro.Cercdi baciarlo ancora.
Sembra che l'OAS sia ancora a caccia del Presidentespieglui,
sfiorandole le labbra. Il complotto stato scoperto questo pomeriggio.
per questo motivo che sono stato trattenuto. Lei scoppia ridere e gli mordicchiil lobo dell'orecchio. Non dire
sciocchezze, caro. L'hanno finita da un pezzo. E invece no. Hanno preso a servizio un sicario per ucciderlo. Mezz'ora dopo, il colonnello Raoul Saint-Clair de Villauban era gi addormentato e russava sommessamente, dopo le sue fatiche. La sua
amante, accanto a lui, era distesa con lo sguardo fisso nel buio, rivolto
al soffitto. Quello che aveva appreso l'aveva lasciata atterrita. Anche
se non era mai stata messa al corrente di questo complotto, aveva capito
perfettamente l'importanza della confessione di Kowalski.
Rimase in attesa finchl'orologio accanto al letto non segnle due
di notte, poi, adagio, scivola terra ed estrasse la spina
dell'apparecchio telefonico installato nella camera.
Uscita dalla stanza, chiuse silenziosamente la porta dietro di s
attraversil soggiorno ed entrnell'anticamera, dopo aver chiuso anche
quella porta. Dal telefono su un tavolino in anticamera compose
un numero di Molitor. Una voce assonnata le rispose. Parlin fretta
per due minuti, ebbe in risposta un grugnito di assenso, poi riappese.
Un minuto dopo era di nuovo a letto e cercava di prendere sonno.
In un piccolo squallido appartamento da scapolo a Parigi, un maestro di
scuola di mezza etpercorreva su e gia grandi passi l'ingombra stanza
da letto che usava anche come soggiorno. Intorno a lui c'era un caos
indescrivibile: libri, giornali, fogli di carta erano sparsi ovunque.
A ossessionarlo, in quella passeggiata notturna, non era certo la
confusione e la sporcizia della sua casa, perch da quando aveva perduto
il suo posto di preside al liceo di Sidi-bel-Abb蓅, e la bella casa e i
domestici che quel posto comportava, si era ormai adattato alla sua nuova
vita. Il suo problema era di decidere il da farsi, in seguito alla
telefonata che aveva appena ricevuto.
Quando cominciad albeggiare sui quartieri orientali, l'uomo prese
una decisione, si buttsulle spalle un leggero impermeabile e usc
dall'appartamento. Prese un tassche passava nelle vicinanze e ordin
all'autista di portarlo all'ufficio postale vicino alla Gare du Nord, che
era aperto tutta la notte.
All'ufficio postale, chiese di parlare col numero telefonico di Roma
che gli era stato dato per i casi di emergenza, e trascorse venti minuti
di ansiosa attesa prima di essere messo in contatto.
Vorrei parlare col signor Poitiersdisse alla voce italiana che gli
aveva risposto.
Si uduna serie di scatti telefonici, poi una voce stanca gli rispose
in francese: Oui... Stai a sentiredisse con voce concitata l'uomo di Parigi, non
ho molto tempo a disposizione. Prendi una penna e segna quello che
ti dico. Inizio: "Valmy a Poitiers. Lo Sciacallo bruciato. Ripeto:
lo Sciacallo bruciato. Kowalski stato preso. Ha cantato prima di
morire". Fine. Hai scritto? Ouirispose la voce. Comunicher Valmy abbassil ricevitore, si affretta pagare e uscprecipitosamente
dall'edificio. Un minuto dopo era scomparso in mezzo alla folla
dei "pendolari" che sciamavano fuori della stazione. Due minuti dopo,
un'auto si fermava davanti all'ufficio postale e due uomini in borghese
ne uscirono precipitosamente. L'uomo addetto al centralino fornloro
una descrizione dell'uomo, ma poteva essere la descrizione di chiunque.
A Roma, Marc Rodin fu svegliato alle sette e cinquantacinque.
Una comunicazione, mon colonel. Qualcuno ha telefonato poco fa,
sembrava di fretta. Una delle guardie del corpo gli stava porgendo un foglio strappato
da un blocco, sul quale erano scarabocchiate le frasi incongrue di Valmy.
Rodin diede una scorsa al messaggio, poi saltgidal letto.
Va bene. Puoi andare.La guardia del corpo uscdalla stanza.
Rodin imprectra s furibondo, per qualche minuto. Maledetto,
maledetto Kowalski.
Nei primi due giorni successivi alla scomparsa di Kowalski, Rodin
aveva pensato che l'uomo avesse semplicemente disertato. Adesso aveva
sotto gli occhi la prova che il gorilla, per qualche inesplicabile motivo,
aveva fatto ritorno in Francia. Dovevano averlo costretto a parlare,
perchadesso era morto, ed era sinceramente dispiaciuto per Kowalski.
La cosa importante, per era cercare di ricostruire quello che Kowalski
poteva aver detto. L'incontro di Vienna, il nome dell'albergo. I tre
uomini che avevano partecipato alla riunione. Queste non erano novit
per la SDECE. Che cosa poteva aver detto invece dello Sciacallo?
Poteva aver parlato di uno straniero alto e biondo che aveva fatto
visita a loro tre. La quale cosa, in s non significava niente. Poteva
trattarsi di un fornitore di armi o di un finanziatore. Nomi, non erano
stati fatti.
Il messaggio di Valmy, per parlava dello Sciacallo, menzionandolo
col suo nome in codice.
Come poteva aver detto una cosa come questa, Kowalski?
Con un lieve senso di angoscia, Rodin ricordla scena avvenuta
quando si erano accomiatati. Lui stava sulla soglia, con l'inglese;
Viktor era a qualche metro, nel corridoio, irritato perchl'inglese
l'aveva scoperto nascosto nella nicchia: un professionista smascherato
da un altro professionista. Ma che cosa aveva detto lui, Rodin? "Bonsoir,
signor Sciacallo." Proprio cos maledizione.
Rodin si rese conto che Kowalski doveva aver capito che l'uomo
biondo doveva essere un sicario, e senza dubbio la SDECE aveva dedotto
che Kowalski doveva aver visto giusto. Da quel momento, i servizi di
sicurezza dovevano essere in stato di allarme e il Presidente
avrebbe disdetto tutti gli impegni pubblici, tutte le occasioni che
potessero permettere all'assassino di arrivare fino a lui.
La situazione era troppo compromessa per poter essere salvata. Rodin
avrebbe dovuto richiamare lo Sciacallo, insistere per farsi restituire
il denaro, tranne le spese e un tanto per il tempo perduto e il fastidio.
E doveva agire in fretta, prima che lo Sciacallo partisse da Londra.
Una volta che fosse partito, non c'era pimodo di fermarlo. S poteva
anche telefonare a Valmy e l'agente dell'OAS poteva avvertirlo, ma
solo questo. Valmy non aveva l'autoritper fermarlo, e Rodin non
aveva la possibilitdi conferire questa autorita Valmy per telefono.
C'era il rischio di bruciare Valmy.
Rodin chiamuna delle guardie del corpo e gli diede istruzioni
particolareggiate.
Alle nove, l'uomo era all'ufficio postale e chiese di parlare con un
numero telefonico di Londra. Aspettventi minuti prima che il telefono
all'altro capo del filo cominciasse a squillare e lui rimase l in
attesa, dentro la cabina.
Lo Sciacallo aveva consumato una rapida colazione, quella mattina.
Aveva poi vuotato nell'acquaio il latte che restava, rotto le due
ultime uova e aveva buttato anch'esse nell'acquaio. Non voleva lasciare
niente, nel suo appartamento, che potesse deteriorarsi in sua assenza.
Poi si vest scelse una maglietta sportiva di seta e un abito color
grigio-tortora. Nella tasca interna della giacca c'erano i documenti di
Alexander Duggan e un centinaio di sterline in contanti. L'insieme era
completato dagli immancabili occhiali neri.
Alle nove e un quarto scese le scale con le tre valigie e la borsa da
viaggio. C'erano pochi passi da Adam Mews fino a South Audley
Street e all'angolo sala bordo di un tass All'aeroporto, pista
numero duedisse al conducente.
Mentre il tasssi allontanava, in casa squillil telefono.
Quando il commissario Claude Lebel fece ritorno nel suo ufficio
poco prima delle sei del mattino, scoprche in un angolo della
stanza era stata sistemata una brandina a una piazza. L'ispettore Caron,
con l'aria stanca e tesa, stava parlando al telefono.
Lebel attese la fine della comunicazione, poi si diresse alla sua
scrivania. Erano trascorse ventiquattr'ore da quando era stato svegliato
dal suo ultimo sonno, e anche il commissario aveva l'aria affaticata.
揘ientedichiar Ho passato in rassegna tutto lo schedario da
oltre dieci anni a questa parte. L'unico sicario politico straniero che
abbia mai cercato di operare in Francia stato Degueldre, ed morto.
E le tue telefonate? Caron prese un foglio di carta, mostrando un elenco di nomi a fianco
dei quali, in una colonna a sinistra, era elencata una serie di orari.
Le sette telefonate sono state tutte fissaterispose. La prima sar con il capo della squadra omicidi dell'FBI alle sette e dieci e l'ultima
con Roma, alle nove e mezzo. I capi delle squadre omicidi, in ciascun caso?si informLebel.
O l'equivalente. Per Scotland Yard parlercon Anthony Mallinson,
commissario assistente della polizia criminale. Sembra che non
abbiano una squadra omicidi alla polizia metropolitana. Lebel riflettper un attimo. C'anche la questione della lingua.
Tre di loro parlano inglese, immagino che soltanto il belga parli francese.
Gli altri saranno quasi sicuramente in grado di parlare inglese,
se necessario... Dietrich, il tedesco, parla franceseinterloquCaron.
Bene, allora parlerpersonalmente in francese a questi due.
Per gli altri cinque, tu dovrai fare da interprete sulla linea collegata. Mancavano dieci minuti alle sette quando l'auto della polizia con i
due investigatori a bordo si fermava davanti alla porta verde di una casa
qualunque nella piccola Rue Paul Val閞y che ospitava il quartier generale
dell'Interpol. Nelle tre ore successive, Lebel e Caron rimasero incollati
al telefono nello scantinato adibito a sala per le comunicazioni. Dal
tetto dell'edificio, irto di antenne come un porcospino, i segnali
dell'alta frequenza, che non potevano essere intercettati, mandavano
le loro onde attraverso tre continenti.
In ognuna di queste conversazioni telefoniche, l'appello rivolto da Lebel
era quasi sempre lo stesso. Mi spiace, non posso rivolgervi una richiesta
di assistenza a livello ufficiale. Si tratta di un normale sondaggio, per
il momento... Stiamo cercando un uomo del quale sappiamo estremamente
poco... Tutte le volte, dava la descrizione piparticolareggiata che poteva.
Il vero problema si presentava alla fine, quando i suoi colleghi stranieri
chiedevano spiegazione di quell'appello e quali erano gli indizi da seguire
per procedere nelle indagini.
Soltanto questo: chiunque sia quest'uomo, dovrebbe avere una reputazione
che lo contraddistingue dagli altri... dovrebbe essere uno dei
piesperti sicari di professione di tutto il mondo. Quel che ci interessa
sapere se voi avete nei vostri archivi qualcuno che corrisponde a questa
descrizione. O qualsiasi altra persona possa venirvi in mente. Inevitabilmente, all'altro capo del telefono c'era un lungo silenzio
prima che la voce riprendesse a parlare, in tono pipacato e solenne.
Senza eccezioni, la risposta era press'a poco la stessa: S certo.
Passeremo in rivista tutti i nostri schedari. Prover ti ritelefono
prima di domani. E... buona fortuna, Claude
Quando depose il radiotelefono per l'ultima volta, Lebel rimase a
fissare per un attimo il quadro trasmittente, finalmente silenzioso.
Caron lo osservava tranquillo.
Vienidisse il piccolo commissario. Andiamo a pranzo e poi cercheremo
di dormire un po'. Per il momento, non possiamo fare molto di pi Il commissario assistente Anthony Mallinson depose il ricevitore con
aria corrucciata e pensierosa. Era ancora corrucciato mentre saliva le
scale che portavano al suo spazioso ufficio che dominava il Tamigi.
Non aveva dubbi sul tipo di indagine che Lebel stava conducendo.
C'era un solo obiettivo, in Francia, che potesse interessare un sicario
di prima categoria.
Si mise a sedere dietro la scrivania e schiacciil pulsante dell'interfono.
Signore?La voce del suo assistente arrivdall'ufficio adiacente.
John, devi andare agli archivi centrali e chiedere di controllare gli
incartamenti di tutti i sicari di professione che conosciamo in questo
Paese... Sicari, signore?Dal tono di voce dell'assistente si sarebbe detto
che Mallinson gli avesse chiesto di controllare tutti i marziani conosciuti.
S sicari. Non i comuni gorilla delle bande della malavita, non
quelli, ripeto. Sicari politici, capaci di assassinare per denaro un uomo
politico o un uomo di Stato ben protetto. Ma un tipo simile non dovrebbe essere un cliente della sezione
speciale, signore ? S lo so. Intendo infatti passare tutta la faccenda a loro. Sarebbe
meglio, per fare prima un'operazione di controllo. Poco prima di mezzogiorno, l'assistente bussall'ufficio di Mallinson
ed entr Non c'nessuno negli archivi criminali che possa corrispondere
a quella descrizione, signoreannunci Diciassette sicari ginoti
nel mondo della malavita: dieci in galera e sette latitanti. Ma lavoravano
tutti per le grosse bande. Nessuno di loro sarebbe indicato per un lavoro
del genere contro un personaggio politico in vista. Va bene, Johndisse. Non ho bisogno d'altro. Prese il telefono e, quando rispose il centralino, chiese di parlare
con il commissario assistente Dixon, capo della sezione speciale.
Pronto, Alec? Qui Tony Mallinson. Mi puoi concedere un minuto?
Bene, allora vengo subito. Mallinson trascorse venti minuti con Dixon e in effetti riusca
rovinargli il breve, imminente spuntino di mezzogiorno. Si alzper
andarsene, poi, giunto alla porta si ferm Mi spiace, Alec, ma la
faccenda riguarda di pila tua parrocchia. Se vuoi sapere il mio parere,
non c'nessuno di quel calibro in questo Paese, probabilmente, e quindi,
dopo un buon controllo negli archivi, potresti fare un telex a Lebel
per dirgli che non possiamo essergli d'aiuto
Quando Mallinson se ne fu andato, Dixon chiamil proprio assistente.
La prego, dica al sovrintendente Thomas che vorrei vederlo qui alle... diede un'occhiata all'orologio e, calcolato il tempo che avrebbe
impiegato per un affrettato spuntino, soggiunse: alle due in punto
Lo Sciacallo atterra Bruxelles poco dopo mezzogiorno. Lasci i tre colli pigrossi del bagaglio in un armadietto a chiusura automatica
nell'edificio principale del terminal e portcon ssoltanto la borsa
da viaggio contenente i suoi effetti personali, il gesso, i pacchi di
cotone e le bende. Prese un tassper la stazione centrale e si recal
deposito bagagli.
La valigetta di fibra che conteneva il fucile era ancora sul ripiano
sul quale l'aveva vista depositare una settimana prima. Presentil
tagliando della ricevuta ed ebbe in cambio la valigetta.
Non lontano dalla stazione, trovuno squallido alberghetto, dove
prese una stanza singola per la notte, pagin anticipo e port
personalmente in camera il bagaglio. Dopo aver chiuso a chiave la porta
dietro di s riempdi acqua fredda una bacinella e si accinse a
lavorare con il gesso e le bende.
Il gesso impiegpidi due ore per asciugarsi e, in quel lasso di
tempo, lo Sciacallo rimase con la gamba e il piede ingessati appoggiati
a uno sgabello, fumando le sue sigarette col filtro. Di quando in quando
provava a tastare il gesso col pollice.
La valigia di fibra che conteneva il fucile era vuota, adesso. Le bende
avanzate furono impacchettate di nuovo dentro la borsa, insieme col
poco gesso rimasto, nell'eventualitdi qualche riparazione d'emergenza.
Quando finalmente fu tutto pronto, lo Sciacallo fece scivolare la
valigetta sotto il letto e si prepara uscire.
Giunto in fondo alle scale, si accorse con sollievo che l'impiegato
dell'albergo, dall'aria assonnata, si era ritirato nella stanza retrostante.
Data un'occhiata all'ingresso principale per accertarsi che non arrivasse
nessuno, lo Sciacallo si strinse contro il petto la borsa da viaggio,
si mise carponi e rapidamente, senza fare rumore, attraversl'atrio
dell'albergo. Poi faticosamente, zoppicando, scese la scala e percorse
la strada fino all'angolo. Nel giro di un minuto riusca trovare un
tasse si fece riaccompagnare all'aeroporto.
Si presentallo sportello dell'Alitalia, passaporto alla mano, e la
ragazza al banco lo accolse con un sorriso.
Credo che ci sia un biglietto per Milano prenotato due giorni fa
a nome Dugganle disse.
La ragazza controllle prenotazioni e gli rivolse un sorriso.
Mi...ster Duggan. Il biglietto stato prenotato ma non ancora pagato.
Vuole pagarlo ? Lo Sciacallo pagin contanti e fu informato che il volo sarebbe
stato annunciato entro un'ora. Con l'aiuto di un premuroso portabagagli,
pieno di compassione per quel povero forestiero con la gamba
ingessata, lo Sciacallo ritirle tre valigie depositate nell'armadietto,
le consegnall'Alitalia, passil controllo della dogana e trascorse l'ora
che restava godendosi un appetitoso pranzo.
A causa della sua gamba ingessata, tutto il personale dell'aereo si
mostrestremamente comprensivo e premuroso nei suoi confronti. La
graziosa hostess italiana lo gratificdi un ulteriore sorriso di benvenuto
e lo fece accomodare in una poltrona delle due file nella parte centrale
dell'aereo, disposte l'una di fronte all'altra. C'era pispazio per
la gamba, gli fece notare la ragazza.
Alle quattro e un quarto del pomeriggio l'aereo di linea decolle,
meno di due ore dopo, atterrava all'aeroporto di Linate, a Milano. Al
controllo della dogana, i complicati preparativi dello Sciacallo, che aveva
tolto dalla valigetta di fibra i vari pezzi del fucile per trasformarli
in un mezzo dl trasporto meno sospetto, furono sottoposti alla prova
del fuoco. Il controllo del passaporto fu una formalit ma quando
le valigie prelevate dal bagagliaio arrivarono sballottate sul nastro
trasportatore e furono depositate sul banco della dogana, i rischi
cominciarono ad aumentare.
Lo Sciacallo chiamun portabagagli, il quale dispose le tre valigie
pigrosse una a fianco dell'altra. Poi lo Sciacallo depose la borsa da
viaggio accanto alle valigie. Quando lo vide zoppicare verso il banco
uno dei doganieri gli andincontro.
Signore, tutto qui il suo bagaglio? Eh, s queste tre valigie e questa borsa. Niente da dichiarare? No, niente. qui per affari, signore? No, sono venuto in vacanza, ma dovressere anche un periodo di
convalescenza. Il doganiere non apparve per niente commosso. Prego, apra questa valigia. Indiccon un gesto una delle valigie pigrandi. Lo Sciacallo estrasse
un mazzo di chiavi e aprla valigia. Per fortuna era quella che conteneva
gli abiti del presunto pastore danese e dello studente americano. Mentre
frugava tra gli indumenti, il doganiere non diede alcuna importanza
all'abito grigio scuro, alla maglieria intima, alla camicia bianca,
ai mocassini, alle scarpe nere, alla giacca a vento e ai calzini.
E nemmeno fece caso al taglio, accuratamente ricucito, nel rivestimento
interno della valigia. Le parti che componevano un fucile completo
da franco tiratore erano a pochi passi da lui, ma il doganiere non sospett nulla. Chiuse la valigia e fece cenno allo Sciacallo che poteva
richiuderia a chiave. Poi segncol gesso tutti e quattro i colli in rapida
successione.
Terminato il lavoro, il volto dell'italiano si aprin un sorriso.
Grazie, signore, e buone vacanze. Il portabagagli gli trovun tass ricevette una lauta mancia, dopo
di che lo Sciacallo partper la Stazione Centrale di Milano.
Qui chiamun altro facchino che seguzoppicando verso il deposito
bagagli. Durante il tragitto in tasssi era fatto scivolare nella tasca dei
calzoni le cesoie d'acciaio che aveva nella borsa. Deposital bagagliaio
la borsa da viaggio e due valigie, tenendo con squella che conteneva
il lungo soprabito militare francese e nella quale c'era molto
spazio libero.
Congedato il portabagagli, l'inglese zoppicverso i gabinetti degli
uomini e si chiuse a chiave dentro uno degli stanzini. Con il piede
appoggiato all'asse del gabinetto, taglisilenziosamente per una decina
di minuti il gesso finchquesto non comincia cadere a terra.
Quando ebbe il piede finalmente libero, lo Sciacallo si infilii calzino
di seta e il leggero mocassino di pelle che aveva nascosto sotto
l'ingessatura, all'altezza del polpaccio.
Poi fece sparire il tutto giper il gabinetto.
Deposta la valigia sopra il lavandino, dispose i vari tubi cilindrici
che contenevano il fucile tra le pieghe dell'abito, poi chiuse la valigia
e diede un'occhiata fuori della porta. C'erano soltanto due persone,
davanti alle latrine. Uscito dallo stanzino, saliva gii gradini della
scala principale della stazione prima che uno dei due potesse notarlo.
Non poteva tornare al deposito bagagli vispo e arzillo dopo essersi
appena fatto vedere con la gamba ingessata; quindi chiamun portabagagli,
gli mise in mano lo scontrino insieme con una banconota da mille lire,
indicando all'uomo il deposito bagagli. Poi gli fece capire che si
sarebbero trovati al bureau de change, dove lui si recava per
farsi cambiare le sterline inglesi in lire italiane.
L'italiano annututto contento e anda ritirare il bagaglio. Lo Sciacallo
cambile ultime venti sterline che gli restavano in moneta italiana e
aveva appena concluso l'operazione, quando il portabagagli lo
raggiunse con le altre tre valigie. Due minuti dopo lo Sciacallo era su
un tassdiretto all'Hotel Continental. Davanti a saveva la prospettiva
di bere un aperitivo, consumare la cena e coricarsi presto perch il giorno successivo, il tredici agosto, aveva molte cose da fare.
揘iente.Il secondo dei due ispettori nell'ufficio del sovrintendente
Bryn Thomas chiuse l'ultima delle pratiche che era stato incaricato
di leggere e lanciun'occhiata al suo superiore.
Il suo collega aveva giterminato la lettura e la sua conclusione era
stata la stessa. Lo stesso Thomas aveva finito di leggere gli incartamenti
cinque minuti prima e poi era andato alla finestra per guardare con la
schiena voltata all'ufficio, il traffico che scorreva nel crepuscolo.
Tre ore prima, uscito dall'ufficio del commissario Dixon, aveva
immediatamente convocato i due ispettori per farsi aiutare a passare in
rivista gli archivi della sezione speciale. Le istruzioni che aveva dato
loro erano state molto pisuccinte di quelle che Dixon gli aveva fornito.
Si era limitato a spiegare quello che dovevano cercare, senza accennare
al motivo.
Va bene, allorarepliccon voce ferma, voltando la schiena alla
finestra. Rimettete a posto le pratiche. Comunicherche dopo
un'accurata ricerca, non risultato esserci alcun personaggio di questo
tipo a noi noto. Non possiamo fare altro. I due uomini pigiovani si diressero verso la porta. Tutti e due avevano
a casa la famiglia che li aspettava e uno, poi, era in attesa di
diventare padre per la prima volta da un giorno all'altro. Questi fu il
primo a raggiungere la porta. L'altro invece si volt
Capo, c'una cosa che mi venuta in mente mentre stavo controllando.
Se un uomo come questo esiste, ed di nazionalitbritannica,
pudarsi benissimo che non operi qui da noi. Voglio dire, anche un
tipo del genere deve avere una casa a cui far ritorno e non escluso
che, nel suo Paese, sia considerato un rispettabile cittadino. A che cosa stai pensando, una specie di Jekyll e Hyde? Be', una cosa del genere. Pensavo semplicemente che, se davvero opera
soltanto fuori dell'Inghilterra, l'Intelligence Service potrebbe averci
avuto a che fare, qualche volta... Thomas riflettsull'idea, poi scosse lentamente la testa. Lascia perdere,
ragazzo mio, va' a casa. Scriverio il rapporto. Tuttavia, quando l'ispettore se ne fu andato, I'idea che aveva lanciato
rimase nella mente di Thomas. Adesso poteva mettersi a sedere
per scrivere il rapporto. Completamente negativo. Nessuno poteva fargli
contestazioni, dato che erano state condotte ricerche accurate negli
archivi. Ma se poi saltava fuori che l'uomo era effettivamente inglese?
Thomas era orgogliosissimo degli archivi di Scotland Yard, e in particolare
di quelli della sezione speciale. Non gli erano mai capitati problemi di
questo genere. Mai avuti incidenti con dignitari stranieri in
visita, mai sentito il pilontano odore di scandalo. Thomas aveva
davanti a sdue anni, prima di andare in pensione e di ritirarsi nella
casetta che aveva acquistato con Meg, circondata dai verdi prati vicini
al Canale di Bristol. Meglio essere sicuri, controllare tutto.
In giovent Thomas era stato un ottimo giocatore di rugby e ancora
adesso nutriva una forte simpatia per la squadra dei Welsh di
Londra. Conosceva bene tutti i giocatori, passava il suo tempo libero
nella sede del club a Richmond, chiacchierando con loro dopo le partite.
Uno dei giocatori lavorava al ministero degli esteri, cosalmeno
credevano tutti gli altri. Ma Thomas sapeva che era qualcosa di pi
il dipartimento per il quale lavorava Barrie Lloyd era l'lntelligence
Service, chiamato talvolta semplicemente "The Service".
Thomas prese il telefono sulla sua scrivania e chiese di parlare con
un certo numero...
I due uomini si incontrarono per bere qualcosa insieme in un tranquillo
pub lungo il fiume. Per un po' parlarono di rugby. Poi Thomas
accenncon la testa in direzione del portico che portava gialla
banchina, dove vi era meno rumore e si poteva parlare tranquillamente.
Ho un piccolo problema, ragazzo miocominci Speravo che tu
potessi essermi d'aiuto. Be', se posso...rispose Lloyd.
Thomas gli riferla richiesta informale che gli era giunta da Parigi
e le ricerche infruttuose condotte negli archivi della polizia criminale
e della sezione speciale.
Mi venuto in mente che, se esiste davvero un uomo come questo
e per di picittadino britannico, potrebbe essere uno che non si
sporcherebbe mai le mani nel suo Paese, capisci? Se per caso ha lasciato
qualche traccia, non potrebbe darsi che la cosa sia giunta all'attenzione
dell'lntelligence Service? Intelligence Service?ripetLloyd, tranquillo.
Andiamo, Barrie. Noi veniamo a sapere un sacco di cose, di quando
in quando.La voce di Thomas era poco pidi un susurro. Visti
da dietro sembravano due uomini vestiti in grigio che guardavano il
fiume cupo, alle luci della banchina, parlando degli affari del giorno
alla City. Abbiamo dovuto prendere in esame una quantitdi incartamenti
durante le indagini per il caso Blake. La posizione di molti
funzionari del ministero degli esteri stata controllata con discrezione,
e la tua era fra queste. per questo che so in quale dipartimento lavori. Capiscofece Lloyd. E questa un'inchiesta informale? S come ti ho detto la richiesta stata avanzata attraverso la rete
del vecchio. Lloyd continuava a fissare il fiume.
A cosa stai pensando?domandThomas dopo un po'.
A un certo omicidiorispose Lloyd. Ti ricordi il gennaio di due
anni fa, quando Trujillo, il dittatore della Repubblica dominicana stato assassinato in una strada solitaria, fuori da Ciudad Trujillo? Certo. Secondo il rapporto ufficiale, stato ucciso dai guerriglieri. Il nostro
agente in quel Paese poi tornato a Londra e, per un certo tempo, siamo
stati nello stesso ufficio. Parlava di voci che correvano, laggi
secondo le quali l'automobile di Trujillo sarebbe stata fermata,
per permettere agli attentatori di spalancarla e uccidere l'uomo che
stava dentro con un colpo solo, che stato sparato da un franco tiratore
con un fucile. Dev'essere stato un colpo eccezionale, sparato da
centotrenta metri di distanza contro un'automobile in corsa. Ha trapassato
il finestrino laterale di fianco al sedile del guidatore, l'unico
che non fosse a prova di proiettile, colpendo l'uomo alla gola. Fu allora
che si avvicinarono i partigiani. La cosa interessante che, secondo
queste voci, a sparare sarebbe stato un inglese. Seguun lungo silenzio, mentre i due uomini, con i loro boccali di birra
vuoti in mano, guardavano le acque del Tamigi, ormai completamente buie.
Quell'uomo... quello delle voci... aveva un nome? Non lo so. Erano soltanto chiacchiere d'ufficio, a quel tempo. Il tuo collega non ha steso rapporto? Deve averlo fatto. Ma erano soltanto voci, capisci? Noi ci occupiamo
soltanto di informazioni concrete. Ma tu non potresti dare ancora un'occhiata all'incartamento? Vedere se
l'uomo col fucile non ha un nome? Lloyd si allontandalla balaustrata. Va' pure a casadisse a Thomas.
Ti do un colpo di telefono se c'qualcosa che puessere utile. Te ne sarei gratosi congedil sovrintendente, mentre si stringevano
la mano. Probabilmente quell'uomo non c'entra per niente. Ma tanto
per vedere tutte le possibilit Mentre Thomas e Lloyd parlavano davanti alle acque del Tamigi e
lo Sciacallo raccoglieva col cucchiaino le ultime gocce di zabaione nella
coppa sulla terrazza di un ristorante a Milano, il commissario Claude Lebel
prendeva parte alla prima riunione sulle indagini in corso, al ministero
degli interni a Parigi.
I partecipanti alla riunione erano gli stessi di ventiquattr'ore prima.
Il ministro prese la parola per primo. Nella giornata e nella notte
precedente, disse, tutti i funzionari di dogana a ogni posto di frontiera
francese avevano ricevuto istruzione di controllare il bagaglio di tutti
gli stranieri di sesso maschile, alti e biondi, che entravano in Francia
In particolare dovevano essere controllati i passaporti per scoprire
eventuali contraffazioni.
Il generale Guibaud, della SDECE, comunicche, da un attento
controllo dei suoi archivi, non era risultato nessun sicario politico di
professione, fuori dei ranghi dell'OAS, di cui non si conoscesse vita,
morte e miracoli.
Il capo dei Renseignements G蒼閞aux, gli archivi centrali, riferche
la ricerca negli archivi della polizia aveva dato gli stessi risultati, non
solo tra i cittadini francesi, ma anche tra gli stranieri che avevano
cercato di operare in Francia.
Dopo di che prese la parola il capo del DST, il controspionaggio
francese. Alle sette e trenta di quel mattino era stata intercettata una
telefonata da un ufficio postale vicino alla Gare du Nord diretta al
numero telefonico dell'albergo romano in cui risiedevano i tre capi
dell'OAS. Fin dall'insediamento dei tre nell'albergo, avvenuto otto
settimane prima, gli addetti ai centralini internazionali avevano ricevuto
ordine di riferire tutte le telefonate dirette a quel numero. Il messaggio
era stato il seguente: "Valmy a Poitiers. Lo Sciacallo bruciato.
Ripeto: lo Sciacallo bruciato. Kowalski stato preso. Ha cantato
prima di morire. Fine".
Per parecchi secondi nella stanza regnil silenzio.
Come hanno fatto a saperlo?domandLebel con voce pacata, dall'altro
capo del tavolo. Tutti gli occhi si volsero verso di lui, tranne quelli
del colonnello Rolland, che fissava la parete opposta immerso nei
suoi pensieri.
Maledizioneesclama voce alta, con lo sguardo sempre fisso
alla parete. Gli occhi di tutti si rivolsero allora al capo dell'Action.
Il colonnello interruppe bruscamente le sue meditazioni. Marsiglia
disse in fretta. Per far venire qui Kowalski da Roma abbiamo
usato un'esca. Un suo vecchio amico che si chiama JoJo Grzybowski.
L'uomo sposato e ha una figlia. Li abbiamo tenuti tutti in custodia
protettiva finchKowalski stato in mano nostra. Poi li abbiamo
lasciati tornare a casa. L'unica cosa che si riesce a immaginare che
uno dei miei ragazzi si sia lasciato scappare di bocca che Kowalski
aveva parlato prima di morire. Naturalmente nuno dei miei ragazzi
nGrzybowski possono aver saputo quello che Kowalski aveva confessato
in realt ma cinon avrebbe comunque impedito a Grzybowski di informare
Valmy sulla sorte toccata al suo amico. Dev'essere stato l'agente stesso
a tirarne le conclusioni. Mi dispiace. Il controspionaggio non riuscito a bloccare Valmy all'ufficio postale? domandLebel.
No, l'abbiamo perduto per un paio di minuti, grazie al centralinista
che stato lento a capirerispose l'uomo del controspionaggio.
Un bel campionario di inefficienzacommentil colonnello Saint-Clair.
Molti tra i presenti gli lanciarono un'occhiataccia.
In un certo sensoosservil ministro con aria pensosa, se sanno
che il loro sicario bruciato, cipotrebbe giocare a nostro favore.
Sicuramente, adesso dovranno revocare l'operazione, non vi pare? PrecisamenteosservRaoul Saint-Clair de Villauban. Il ministro
ha ragione. Sarebbero pazzi ad andare avanti, adesso. Il loro uomo non proprio bruciatoosservpacatamente Lebel.
Noi non conosciamo ancora il suo nome. Questo preavviso potrebbe
semplicemente indurlo a prendere ulteriori precauzioni. Documenti falsi,
camuffamenti... Roger Frey lanciun'occhiata piena di rispetto al piccolo commissario.
Io credodisse, che faremo bene a sentire la relazione del
commissario Lebel. Su invito del ministro, Lebel ricapitolle misure che aveva adottate
sin dalla sera precedente. Riferaccuratamente tutte le telefonate
personali intercorse attraverso l'Interpol.
Le risposte sono pervenute nel corso della giornataconcluse.
Eccole: Olanda, niente. Italia, numerosi sicari a pagamento, ma tutta
gente al servizio della mafia, che non si farmai immischiare
nell'uccisione di un uomo di Stato straniero.
Gran Bretagna: niente, ma le ricerche sono state in seguito affidate
a un altro dipartimento, la sezione speciale, per ulteriori controlli.
America: ci sono due possibilit Una rappresentata da Charles
"Chuck" Arnold, braccio destro di un grosso trafficante internazionale
di armi che ha la sua base a Miami, Florida. La seconda da Marco Vitellino,
che stato guardia del corpo di un capo della malavita newyorchese,
attualmente disoccupato. L'FBI sta controllando i movimenti di tutti e due.
Belgio: una possibilit Un omicida psicopatico, gial servizio di
Ciomb in Katanga. Non puritornare in Belgio a causa di due accuse
pendenti per omicidio. Si chiama Jules B蓃enger. Si crede che sia
emigrato nell'America centrale, ma la polizia belga sta indagando.
Germania: un indiziato. Hans-Dieter Kassel, gimaggiore delle SS,
ricercato da due Paesi per crimini di guerra. Dopo la guerra stato
assoldato come sicario dall'ODESSA, l'organizzazione segreta dei
superstiti delle SS. Si sospetta che sia implicato nell'uccisione di due
uomini politici di sinistra. Si crede che attualmente si sia ritirato a
Madrid...
Infine il Sud-Africa. Una possibilit un mercenario di professione,
tiratore provetto. Si chiama Piet Schuyper. Niente di ufficiale contro
di lui, in Sud-Africa, tuttavia considerato elemento indesiderabile.
L'ultima notizia che si ha di lui l'espulsione dal Congo, all'inizio di
quest'anno. La sezione speciale sud-africana sta svolgendo ulteriori
indagini. Si interruppe e alzlo sguardo. I quattordici uomini riuniti intorno
al tavolo stavano guardandolo con occhi inespressivi.
Naturalmentesoggiunse con aria dispiaciuta, tutto molto vago,
temo. Per prima cosa, ho fatto tentativi soltanto nelle sette Nazioni
piprobabili. Lo Sciacallo potrebbe essere svizzero, austriaco o di
qualche altro Paese ancora. Dovete rendervi conto che stiamo brancolando
nel buio, nella speranza di trovare uno spiraglio... La semplice speranza non ci portermolto avantilo interruppe
bruscamente Saint-Clair.
Forse, il colonnello ha qualche suggerimento da fare?domand educatamente Lebel.
Personalmente, ho la sensazione che l'uomo sia stato sicuramente
avvertitoreplicSaint-Clair gelidamente. Non potrebbe mai avvicinarsi
al Presidente, ora che i suoi piani sono stati scoperti. Lei ha la sensazione che l'uomo sia stato avvertitointerloquLebel
con aria melliflua, ma le sensazioni non sono molto diverse dalle
speranze. Preferirei proseguire le indagini, per il momento. Qual la situazione di queste indagini, attualmente, commissario? domandil ministro.
Le polizie che hanno avanzato queste ipotesi stanno cominciando
a inviare gli incartamenti completi per telescrivente. Seguiranno le
telefoto. tutto, per il momento, oltre all'invito rivolto a tutti i
dipartimenti di continuare a prestarmi la loro collaborazione, come hanno
fatto finora. 揂llora a domani, signoriconcluse bruscamente il ministro, alzandosi.
La riunione si sciolse.
In fondo alla scala, Lebel respircon piacere una profonda boccata
della tenera aria notturna di Parigi. Gli orologi suonarono la mezzanotte:
coscominciava il venerdtredici agosto.
Era da poco passata la mezzanotte, quando Barrie Lloyd telefon al sovrintendente Thomas a casa sua, a Chiswick. Thomas si accingeva
gia spegnere la luce, pensando che Lloyd avrebbe telefonato il
mattino seguente.
Ho trovato la velina del rapporto di cui parlavamolo inform Lloyd. Avevo ragione, in un certo senso. Si tratta soltanto di una
delle solite relazioni in merito alle voci che correvano nell'isola a quel
tempo. stata registrata con la scritta "Nessuna azione da intraprendere",
quasi contemporaneamente al momento dell'archiviazione. Come sai, eravamo
piuttosto occupati con altre cose, a quel tempo. Si fa qualche nome?domandThomas a bassa voce, per non disturbare
sua moglie che era giaddormentata.
S quello di un uomo d'affari britannico nell'isola, che scomparso
press'a poco in quel periodo. Pudarsi che lui non c'entrasse
per niente, tuttavia il suo nome era saltato fuori, tra queste voci. un certo Charles Calthrop. Grazie, Barrie. Seguirla traccia, domani mattina.Thomas depose
il ricevitore e si addorment
Lo Sciacallo si sveglialla solita ora, alle sette e mezzo, bevve
il tposato sul comodino, poi si rase la barba e fece la doccia.
Una volta vestito, prese il portafogli contenente le mille sterline
che aveva nascosto nel rivestimento interno della valigia, lo infilnella
tasca interna della giacca e scese per fare colazione. Alle nove usciva
dall'albergo e si metteva alla ricerca di una banca. Per due ore pass da una banca all'altra, cambiando le sterline inglesi in lire italiane e
in franchi francesi. Terminata questa operazione, si accinse alla seconda.
Dopo molte ricerche, si trovin una zona popolare nei dintorni
di Porta Garibaldi. Qui trovquello che stava cercando: una fila di
box per automobili e ne prese uno in affitto.
In un vicino negozio di ferramenta acquistuna tuta da lavoro,
un paio di cesoie metalliche, parecchi metri di sottile filo di ferro, un
saldatore e una trentina di centimetri di lega per saldature. Deposit il tutto nel garage poi, intascata la chiave, se ne anda pranzo.
Nel primo pomeriggio prese a noleggio un'Alfa Romeo sportiva del
1962, a due posti. Al noleggiatore disse che, nelle due settimane
successive, aveva intenzione di fare un giro turistico per l'ltalia. Port l'Alfa Romeo fino all'albergo, salin camera sua a prendere la valigetta
contenente i diversi pezzi del fucile e poi, poco dopo le quattro,
si recdi nuovo al garage con l'auto.
Dopo aver chiuso accuratamente la porta dietro di s indossla
tuta. Poi, infilata la spina del saldatore nel portalampada appeso al
soffitto e deposta una potente torcia elettrica sul pavimento accanto
a sper illuminare il fondo della vettura, si accinse al lavoro. Per prima
cosa avvolse ogni tubo d'acciaio che conteneva le parti del fucile in un
sottile telo di iuta, poi accuratamente li salddentro una profonda
flangia sulla parte interna del telaio dell'Alfa. Proprio questa flangia
era stata uno dei motivi che l'avevano indotto a scegliere l'Alfa.
Quando ebbe finito il lavoro, le mani gli dolevano per lo sforzo.
Il lavoro, per era fatto. Per trovare i tubi, bisognava infilarsi sotto
l'auto e fare un'accurata ricerca, e presto sarebbero stati coperti dalle
incrostazioni di polvere e fango. Indossdi nuovo il suo abito, mise le
cesoie nello scomparto interno dell'auto e con essa fece ritorno in
albergo, chiedendo la sveglia per le cinque e trenta del mattino.
Sir Jasper Quigley stava con le spalle rivolte al suo ufficio, le mani
dietro la schiena, e guardava fuori della finestra del ministero degli
esteri, sulla distesa perfettamente uniforme del campo di parata delle
guardie a cavallo. Una colonna della reale cavalleria, in ordine
impeccabile, trotterellava sulla ghiaia in direzione di Buckingham Palace.
Sir Jasper Quigley era il responsabile della sezione Francia. Responsabile,
cio di quella sezione del ministero degli esteri incaricata
di studiare gli avvenimenti di quello strano Paese e di riferirli al
segretario di stato di Sua Maestper gli affari esteri.
Aveva tutti i requisiti per occupare quella carica, altrimenti essa
non gli sarebbe mai stata affidata: un lungo e onorato curriculum di
servizio in diplomazia, prestato in tutti i Paesi tranne la Francia, e una
congenita antipatia per quel Paese e per tutto quello che, con esso,
aveva a che vedere.
Si udbussare alla porta. Sir Jasper voltle spalle alla finestra. Tir fuori dal sottomano un foglio di carta velina azzurra.
Avanti. Un uomo pigiovane entrnell'ufficio, chiuse la porta dietro di s e si avvicinalla scrivania.
Sir Jasper lo squadrsopra gli occhiali a mezza luna.
Ah, Lloyd. Stavo giusto leggendo questa relazione da lei scritta
questa notte. Interessante, interessante. Una richiesta informale, avanzata
da un funzionario della polizia investigativa francese a un funzionario
della polizia britannica. Trasmessa a un sovrintendente della sezione
speciale, il quale ritiene opportuno consultare, in via non ufficiale,
naturalmente, un funzionario di rango inferiore dell'lntelligence
Service. Eh? S sir Jasper. Lloyd osservava l'allampanata figura del diplomatico. Dove diavolo
voleva arrivare quel vecchio uccellaccio? Doveva scoprirlo ben presto.
Quello che mi lascia perplesso, mio caro Lloyd, che la richiesta,
non ufficiale, beninteso, avanzata ieri mattina, venga portata soltanto
ventiquattr'ore dopo a conoscenza del capo di dipartimento del
ministero che pidirettamente interessato a ciche avviene in Francia.
Una situazione piuttosto strana, non le pare? Lloyd capl'antifona. Una bega tra dipartimenti. Sapeva bene, per
che sir JasPer era un uomo potente. Lei ha il mio rapporto in mano,
sir Jasperfece osservare con discrezione.
Un po' tardi, signore. Un po' tardi. Lei vuole sapere, sir Jasper, per quale motivo non stato
consultato prima? Sir Jasper era rosso in volto.
S signore, voglio saperlo. proprio quello che voglio sapere. Sir Jasper, con la massima deferenza, sento di dover richiamare
la sua attenzione sul fatto che io faccio parte del personale
dell'lntelligence Service. Se lei disapprova la mia condotta, ritengo che
sarebbe piopportuno rivolgere le sue lamentele al mio diretto superiore,
anzicha me personalmente. Opportuno? Quel giovane arrogante stava forse cercando di dire a
un responsabile della sezione di Francia quello che era o non era
consentito fare.
Il danno comunque fatto, ormaidisse al suo ospite, durante
il pranzo al suo club, poco dopo l'una. Immagino che andranno
avanti cos a collaborare con i Francesi.
Alle quattro e dieci squillava il telefono nell'ufficio del sovrintendente
Thomas.
Thomas aveva trascorso la mattinata e gran parte del pomeriggio
nel tentativo di rintracciare un uomo del quale non conosceva altro
che il nome. Solitamente, per le indagini sul conto di persone di cui
si sapeva con sicurezza che erano state all'estero, il punto di partenza
era l'ufficio passaporti. Una visita personale all'ufficio gli aveva
procurato le copie fotostatiche delle richieste di passaporto di sei
diversi Charles Calthrop, e con esse le relative fotografie allegate.
Uno dei passaporti era stato richiesto dopo il gennaio 1961 e quel
particolare Charles Calthrop non aveva mai avanzato una simile richiesta
prima di allora. Degli altri cinque, uno sembrava essere troppo
vecchio, aveva sessantacinque anni. Sui rimanenti quattro era il caso
di condurre indagini. Tutte le richieste di passaporto portavano
l'indirizzo: due risultavano a Londra, gli altri due in provincia.
Nella mattinata, la polizia di contea e di municipio aveva rintracciato
i due Calthrop abitanti in provincia. Le indagini rivelarono che
uno di essi nel gennaio 1961 lavorava negli uffici contabili di una
fabbrica di cibi precotti. L'altro, di professione riparatore di macchine
per scrivere, non aveva lasciato il suo posto di lavoro nel 1961, tranne
che per le vacanze estive. Dei due Calthrop residenti a Londra uno
faceva l'erbivendolo a Catford e dal suo passaporto, al pari di quello
degli altri, non risultava che l'intestatario si fosse mai recato nella
Repubblica Dominicana.
Il quarto e ultimo Calthrop era il pimisterioso. L'indirizzo indicato
nella richiesta del passaporto, avanzata quattro anni prima,
era quello di un caseggiato d'appartamenti a Highgate. L'uomo aveva
lasciato quell'indirizzo nel gennaio del 1960. Nessuno era a conoscenza
di successivi recapiti.
Ma se non altro, ora, Thomas conosceva il suo nome. Una ricerca
nella guida telefonica si rivelinfruttuosa, ma grazie all'autoritdella
sezione speciale, Thomas apprese dall'ufficio centrale delle poste che un
tale C. H. Calthrop aveva avuto un numero telefonico nel quartiere
occidentale di Londra. Le iniziali si adattavano al nome del Calthrop
mancante: Charles Harold. Fu fatta una visita al suo appartamento.
Era chiuso a chiave e non ci fu risposta ai reiterati squilli del
campanello. Nessun altro inquilino del caseggiato sembrava sapere dove si
trovasse il signor Calthrop.
Fu a quel punto che squillil telefono. Thomas sollevil ricevitore,
disse il suo nome, ascoltper qualche secondo, poi sgrangli occhi.
Io?domand Personalmente? S s certamente, vengo subito.
Mi concede cinque minuti? Bene, arrivederci. Uscdall'edificio, attraversla piazza del parlamento e poi risal Whitehall. Volta sinistra in Downing Street. Come il solito, la strada
era buia e tetra, il sole infatti non penetrava mai in quel budello
dall'aria coscomune che ospitava la residenza del primo ministro di Gran
Bretagna. Thomas lascila strada e taglia destra, attraversun piccolo
cortile che aveva nel mezzo un praticello. Cosarrivdavanti all'ingresso
di servizio del numero dieci, dove Thomas premette il campanello accanto
alla porta. Questa si aprimmediatamente e apparve un massiccio sergente
di polizia in uniforme, che lo riconobbe e lo salut
Thomas fu accompagnato lungo un corridoio, fino a una porta coperta di
panno verde, si ritrovin una stanza molto tranquilla, elegantemente
arredata con pannelli di legno alle pareti, zeppa di fogli e di libri,
permeata dal profumo del tabacco da pipa: una stanza che ricordava
pilo studio di un docente universitario che l'ufficio di un primo
ministro.
La figura davanti alla finestra si volt
Buongiorno, sovrintendente. Prego, si sieda. Buongiorno, signor primo ministro.Thomas scelse una sedia dall'alto
schienale, davanti alla scrivania, e si mise a sedere sull'orlo di
essa. Non aveva mai avuto occasione di vedere cosda vicino il primo
ministro, nemmeno in privato. Riportl'impressione di un paio di occhi
tristi, quasi pesti, come quelli di un cane da caccia che ha fatto una
lunga corsa e non ne ha ricavato molto piacere.
C'era silenzio nella stanza, mentre il primo ministro si dirigeva verso
la sua scrivania e si metteva a sedere.
Sovrintendente Thomas, mi giunta notizia che lei sta conducendo
un'indagine in seguito a una richiesta telefonica di collaborazione
avanzata ieri mattina da Parigi da parte di un funzionario della polizia
giudiziaria francese. esatto? La richiesta, signor primo ministro, stata avanzata per avere
indicazioni in merito all'identitdi qualsiasi sicario di professione possa
esserci noto. Non ci stata data nessuna spiegazione. Cinondimeno, che deduzione lei ha tratto da questo tipo di richiesta,
sovrintendente? Le stesse che ne ha tratto lei, signor primo ministro. A mio parere
essi temono che sia stato ingaggiato un sicario di professione per
attentare alla vita del Presidente. Precisamente. Non sarebbe la prima volta che un attentato del
genere avrebbe luogo, vero? No, signore. Ce ne sono gistati sei. Il primo ministro osservi documenti che aveva davanti a s
Si rende conto, sovrintendente, che a quanto pare in questo Paese
esistono alcune persone, persone che occupano posizioni di non
scarsa autorit le quali non sarebbero dispiaciute se le sue indagini
fossero il meno approfondite possibile? Thomas era sinceramente sorpreso.
No, signore.Da dove diavolo era arrivata al primo ministro quella
favolosa indiscrezione?
揤uole farmi, per favore, un riassunto del corso delle sue indagini
fino a questo momento? Thomas comincifin dall'inizio, spiegando con chiarezza e concisione
le indagini che erano state svolte fino a quel momento. Quando
ebbe finito, il primo ministro si alze si diresse alla finestra. Per
parecchi minuti rimase a guardare fissamente il cortile.
Stava pensando a una spiaggia alle porte di Algeri, dove aveva un
tempo passeggiato e chiacchierato con un certo altezzoso francese.
Avevano tutti e due vent'anni di meno, a quell'epoca, e molte cose che
il futuro teneva in serbo non si erano ancora frapposte fra di loro.
Il vecchio si volt
Sovrintendente Thomas, voglio che lei sappia che il generale de
Gaulle mio amico. Se esiste la pilontana minaccia alla sua persona,
e se tale minaccia viene da un cittadino di queste isole, allora
quel cittadino deve essere fermato. Nel giro di un'ora, i suoi superiori
saranno autorizzati da me personalmente a concederle qualsiasi agevolazione
sia in loro potere concedere. Lei non sarsottoposto ad alcuna
limitazione, nnelle spese nnell'impiego di uomini.
Nell'eventualitche Calthrop, o chiunque altro abbia passaporto
britannico, possa essere ragionevolmente sospettato di essere l'uomo
che i Francesi stanno cercando, lei lo fararrestare. Chiunque
egli sia, dev'essere fermato. Mi sono spiegato bene? 揘on si sarebbe potuto spiegare meglio. Dopo il suo ritorno in ufficio, la situazione cambirapidamente
per Thomas. Raccolse intorno a sun gruppo di sei fra i migliori
investigatori della sezione speciale. Poi fu chiesto al fisco di controllare
i registri in merito agli accertamenti dei redditi di tale Charles Harold
Calthrop, del quale fu indicato l'indirizzo privato; in particolare
interessava sapere presso chi era impiegato attualmente e presso chi era
stato impiegato negli ultimi tre anni.
Erano appena passate le sei del pomeriggio quando gli uffici amministrativi
trovarono gli accertamenti dei redditi. Da essi risultava
che, nell'ultimo anno, Calthrop era stato disoccupato e che precedentemente
era stato all'estero per un anno. Per gran parte dell'anno finanziario
1960-61, per era stato impiegato presso una ditta ben nota a Thomas:
si trattava infatti di una delle principali produttrici ed esportatrici
di armi di piccolo calibro in Gran Bretagna.
Un'ora dopo aveva gifissato un appuntamento con il direttore
della fabbrica. Mentre il crepuscolo scendeva sul Tamigi, una Jaguar
della polizia, con Thomas a bordo, viaggiava rombando lungo il fiume
in direzione del villaggio di Virginia Water, dove risiedeva Patrick Monson.
L'uomo non aveva per nulla l'aria di un trafficante d'armi ma, riflett
poi Thomas, sempre cos Da Monson, Thomas apprese che la
fabbrica di armi aveva assunto Calthrop al suo servizio per poco meno
di un anno. Particolare ancora piimportante, nel dicembre del
1960 e nel gennaio del 1961, l'uomo era stato inviato dalla ditta a
Ciudad Trujillo per cercare di vendere una partita eccedente di fucili
mitragliatori dell'esercito britannico al capo della polizia di Trujillo.
Era dovuto poi ripartire in tutta fretta.
Thomas scrutattentamente Monson. Perchquesta fretta?
Monson sembrsorpreso dalla domanda. Be', perchTrujillo era
stato ammazzato, naturale. Tutto il suo regime era caduto nel giro
di un'ora. Che cosa poteva aspettarsi dal nuovo regime un uomo che
era giunto nell'isola per vendere a quello vecchio una partita di armi e
di munizioni? Era naturale che dovesse squagliarsela. Poche ore dopo gli
insorti infuriavano ginelle strade, alla ricerca dei sostenitori del
vecchio regime e Calthrop aveva dovuto prezzolare un pescatore per farsi
portare fuori dell'isola.
Thomas rifletteva. S certo, era naturale. Perch domandalla
fine, Calthrop aveva lasciato la ditta? Era stato licenziato, fu la
risposta. Perch Monson riflettattentamente per qualche attimo,
poi alla fine rispose: Sovrintendente, il commercio delle armi di
seconda mano fortemente competitivo. Diciamo soltanto che non eravamo
del tutto soddisfatti dell'onestdi Calthrop nei confronti della societ鄶.
Nell'automobile che lo riconduceva in citt Thomas ripensava a
quello che gli aveva detto Monson. Il motivo per cui Calthrop aveva
lasciato cosin fretta la Repubblica Dominicana era logico, e tendeva
a smentire le voci successivamente riferite, che collegavano il suo
nome all'assassinio. D'altro canto, secondo Monson, Calthrop non era
tipo alieno dal fare il doppio gioco. Era possibile che fosse arrivato
come rappresentante accreditato di una fabbrica di armi per trattare
la vendita di una partita e che nello stesso tempo fosse entrato al servizio
dei rivoluzionari?
Tra le cose che Monson gli aveva detto, ce n'era una che lasciava
perplesso Thomas: l'uomo aveva detto che Calthrop non si intendeva
molto di fucili quando era stato assunto dalla ditta. Era possibile
che un provetto tiratore non fosse un esperto? Perchi guerriglieri
l'avevano preso al loro servizio per fermare con un solo colpo di fucile
l'auto del generale lanciata a tutta velocit se Calthrop era stato
appena iniziato all'uso delle armi? Oppure non era vero che l'avevano
preso al loro servizio?
Thomas si strinse nelle spalle. Quel particolare non provava niente
e non smentiva niente. Siamo ancora al punto di partenza, pensamaramente.
Tornato nel suo ufficio, trovtuttavia alcune notizie che gli fecero
cambiare idea. L'ispettore che svolgeva le indagini nella casa di Calthrop
aveva fatto rapporto. Aveva interrogato una vicina di casa la quale
aveva riferito che il tizio era partito qualche giorno prima, dopo averle
accennato al progetto di fare un giro turistico della Scozia. Sul retro
della vettura di Calthrop parcheggiata in strada, la donna aveva visto
qualcosa che assomigliava a una serie di canne per la pesca.
Canne da pesca? Il sovrintendente Thomas si sentpassare un brivido
lungo la schiena.
Quando l'investigatore terminla sua relazione, entruno degli altri
ispettori.
Capo, mi venuta in mente una cosa. Parla. 揑l nome di codice del sicario Sciacallo, vero? 揈 allora? Be', in francese Sciacallo si dice Chacal. C-H-A-C-A-L, capisce?
Potrebbe essere una coincidenza, ma la parola composta dalle prime
tre lettere del nome e dalle prime tre del... Che mi venga un colpo!esclamThomas e allungla mano verso
il telefono, senza nascondere la propria emozione.
La terza riunione al ministero degli interni, a Parigi, ebbe inizio
poco dopo le dieci, subito dopo l'arrivo del ministro, col rapporto
del commissario Lebel. L'atmosfera era tetra.
Dall'America era giunta notizia che "Chuck" Arnold si trovava in
Colombia per cercare di concludere un traffico d'armi. Vitellino, l'ex
pistolero di New York, non era stato ancora rintracciato, tuttavia era
alto un metro e sessanta e cosradicalmente diverso, nell'aspetto, dallo
Sciacallo, che poteva essere senz'altro scartato.
In Sud-Africa avevano scoperto che Piet Schuyper era ora a capo
dell'esercito mercenario di una compagnia di miniere di diamanti in
un Paese del Commonwealth britannico nell'Africa occidentale. La sua
presenza nel Paese era confermata dai suoi sottoposti.
La polizia belga aveva fatto controlli sull'ex mercenario Jules B蓃enger.
Era rimasto ucciso in una rissa in Guatemala tre mesi prima.
I Tedeschi avevano confermato che Kassel, il sicario nazista, viveva
tranquillamente a riposo in un attico a Madrid.
Lebel termindi leggere l'ultimo rapporto. Quando alzlo sguardo,
trovpuntati su di sgli occhi di quattordici persone, in gran parte
freddi e bellicosi.
Alors, rien? La domanda del colonnello Rolland era quella di tutti i presenti.
Nessun indizio, temoconvenne Lebel.
Sembrerebbe, signoriosservpacatamente il ministro, che siamo
ancora al punto di partenza. Punto a capo, come si dice? Bouvier prese allora le parti di Lebel. Il mio collega sta indagando,
praticamente senza alcun indizio, alla ricerca di uno dei personaggi
pielusivi di questo mondo. Di questo ci rendiamo conto, mio caro commissarioreplicfreddamente
il ministro, la questione .. Fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta. Il ministro aggrott
la fronte: aveva dato istruzione di non essere disturbato se non in
caso di emergenza.
Avanti. Uno dei commessi del ministero stava sulla soglia, con aria dimessa
e confusa. Mes excuses, Monsieur le Ministre. Una telefonata per
il commissario Lebel. Da Londra. Dicono che urgente... Lebel si alzquasi di scatto. Vogliate scusarmi, signori. Ritorndopo cinque minuti e, con la sua comparsa, interruppe un'aspra
requisitoria del colonnello Saint-Clair, che si spense quando Lebel
prese posto alla sua sedia. Il piccolo commissario aveva in mano una
busta, sul cui dorso erano scarabocchiate alcune frasi.
Ritengo, signori, che abbiamo il nome dell'uomo che stiamo cercando
esord
La riunione si concluse trenta minuti dopo, in un clima quasi spensierato.
Ognuno sapeva che, se non altro, era possibile fare qualcosa.
In quella mezz'ora avevano convenuto che, senza pubblicizzare minimamente
l'avvenimento, sarebbe stato possibile setacciare la Francia alla
ricerca di un uomo di nome Charles Calthrop, scovarlo e, se necessario
eliminarlo.
Tutti i particolari conosciuti sul conto di Calthrop sarebbero stati
resi noti soltanto il mattino seguente, ma nel frattempo i Renseignements
G蒼閞aux potevano controllare i loro chilometri di scaffali alla ricerca
di una carta da sbarco compilata da quest'uomo, di eventuali sue
registrazioni in qualsiasi albergo di Francia. Il nome e i connotati
dell'uomo potevano essere comunicati a tutti i posti di frontiera, nei
porti e negli aeroporti di Francia, insieme con l'istruzione che il tipo,
appena avesse toccato il territorio francese, doveva essere immediatamente
trattenuto. Se non era ancora arrivato, poco male: appena fosse arrivato
l'avrebbero avuto in mano.
Questa mostruosa creatura, l'uomo che chiamano Calthrop, l'abbiamo
ginel saccoannunciquella sera alla sua amichetta il colonnello
Raoul Saint-Clair de Villauban, mentre stavano insieme a letto.
Quando il colonnello si addorment l'orologio sul caminetto battle
dodici e cosiniziil quattordici agosto.
Il sovrintendente Thomas sedeva ancora nel suo ufficio e scrutava gli
ispettori che aveva convocato subito dopo la telefonata a Parigi.
Fuori, nell'immobile e silenziosa notte estiva, il Big Ben rintoccava la
mezzanotte.
La sua relazione durun'ora. Quattro ispettori furono quindi incaricati
di indagare sul passato di Calthrop, in particolare sulle sue
attivitda quando aveva lasciato l'ultimo posto di lavoro, nell'ottobre
del 1961. Thomas voleva inoltre avere tutte le fotografie disponibili
dell'uomo. Gli altri due ispettori dovevano cercare di ricostruire
i movimenti di Calthrop in quel momento; perquisire interamente
l'appartamento in cerca di impronte digitali, controllare i registri
delle patenti di guida, rintracciare la sua automobile, il tipo, il colore,
il numero di targa. Controllare le prenotazioni di tutte le compagnie aeree
e di navigazione qualsiasi fosse la destinazione.
Nel corridoio, gli ultimi due ispettori che lasciarono la riunione si
scambiarono occhiate perplesse.
Pulitura a secco e rammendofece uno dei due. Il lavoro completo. E la cosa stranafece osservare l'altro, che il vecchio non
vuole dirci che cosa dovrebbe aver fatto, o dovrebbe fare, questo tipo.
A giudicare dall'azione intrapresa, si direbbe che abbia progettato di
sparare al re del Siam. Ci volle un po' di tempo per svegliare un magistrato e convincerlo a
firmare un mandato di perquisizione. Nelle ore piccole della notte,
mentre Thomas, ormai sfinito, sonnecchiava nel suo ufficio e Lebel,
ancora pistanco, sorseggiava un forte caffnero nel proprio, due
uomini della sezione speciale penetrarono nell'appartamento di Calthrop
servendosi di un pettine robusto e appuntito.
Tutti e due erano esperti del mestiere. Cominciarono dai cassetti:
li rovesciarono uno alla volta, sistematicamente, su un lenzuolo
e ne esaminarono il contenuto. Quando tutti i cassetti furono passati
al setaccio, i due cominciarono a controllare i mobili di legno in cerca
di eventuali doppi fondi. Poi passarono ai mobili imbottiti. Quando
anche questi furono controllati, l'appartamento sembrava un allevamento
di tacchini dopo Capodanno. Alle sei del mattino, tuttavia, l'appartamento
era di nuovo lindo come uno specchio. I due ispettori allora
uscirono, e uno di essi aveva in mano una valigetta piena di documenti
ed effetti personali di Calthrop.
Thomas impiegparecchi minuti a passare in rassegna tutta la raccolta
sparsa sul pavimento del suo ufficio. Lontano da quel guazzabuglio,
uno degli investigatori afferrun libretto azzurro e comincia
sfogliarlo.
Capo, dia un'occhiata quiil suo dito era puntato su una pagina
del passaporto che aveva davanti a s Guardi... "Republica de
Dominica, Aeropuerto Ciudad Trujillo, Diciembre 1960, Entrada"... Era
proprio andato l allora. il nostro uomo. Thomas gli prese di mano il passaporto e lo osservattentamente.
S certo, il nostro uomo, ragazzo mio. Ma non ti viene in mente
che l'abbiamo in mano noi, il suo passaporto? Ah, porco mondo!imprectutto d'un fiato l'ispettore.
Proprio cos convenne il sovrintendente. Se non viaggia col
suo passaporto, allora con che cosa viaggia? Dammi Parigi al telefono. Press'a poco alla stessa ora, lo Sciacallo era giin viaggio da quasi
un'ora e Milano era ormai lontana. Il tetto dell'Alfa era abbassato,
sotto il sole che inondava l'autostrada, mentre l'uomo lanciava l'auto
a oltre centotrenta chilometri l'ora.
Il traffico sulle strade si era fatto piuttosto intenso, quando, alle otto
meno dieci, lo Sciacallo arriva Ventimiglia, il pitra1lquillo dei posti
di frontiera francesi. Dopo una coda di mezz'ora, l'uomo fu chiamato
al controllo della dogana. Il poliziotto che prese il suo passaporto, lo
esaminattentamente, mormorun breve Un moment, Monsieur poi scomparve nell'edificio della dogana.
Ne uscqualche minuto dopo, insieme con un funzionario in borghese
che aveva in mano il passaporto.
揃onjour, Monsieur. Qual lo scopo della sua visita in Francia? Turismo. Non ho mai visto la Costa Azzurra. Capisco. L'auto sua? No, l'ho presa a noleggio. Avevo degli affari da sbrigare in Italia,
e mi si presentata inaspettatamente una settimana di inattivit prima di tornare a Milano. Cosho preso a noleggio l'auto per fare un
giretto. Capisco. Vuole favorire i documenti dell'auto?Lo Sciacallo gli
porse la patente internazionale di guida, il contratto di noleggio e
i documenti dell'assicurazione. Merci, Monsieur. Prego, porti i
bagagli nella sala della dogana. Il poliziotto aiutlo Sciacallo a scaricare le tre valigie e la borsa
e insieme le portarono sul banco della dogana.
Prima di lasciare Milano, lo Sciacallo aveva preso il vecchio pastrano,
i logori calzoni e le scarpe di AndrMartin e ne aveva fatto
un fagotto che aveva cacciato in fondo al bagagliaio. Gli abiti contenuti
nelle altre due valigie erano stati divisi nelle tre che ora aveva a
disposizione. Le medaglie erano nella sua tasca.
Due funzionari della dogana controllarono ogni valigia. Nel frattempo,
lo Sciacallo compilava il modulo per l'ingresso in Francia
dei turisti. Ci fu un attimo di ansietquando gli uomini della dogana
presero in mano le bottiglie della tintura per capelli. Lo Sciacallo aveva
preso la precauzione di versarne il contenuto in flaconi di dopobarba,
una lozione che a quel tempo non era molto diffusa in Francia. Vide gli
uomini scambiarsi alcune occhiate, e poi riporre i flaconi nella borsa.
Con la coda dell'occhio, lo Sciacallo poteva vedere, attraverso la
finestra, un altro uomo che esaminava il bagagliaio e il motore dell'Alfa.
Per fortuna non anda guardare sotto. Disfece il fagotto del
pastrano e dei pantaloni riposto nel bagagliaio ed esaminil contenuto
con aria disgustata. Per dovette immaginare che il pastrano
dovesse servire a coprire il cofano dell'auto nelle notti fredde e che i
vecchi calzoni dovessero essere indossati nell'eventualitdi riparazioni
di emergenza lungo la strada. Ripose gli indumenti nel bagagliaio e
lo richiuse.
Quando lo Sciacallo ebbe terminato di compilare il modulo, i due
funzionari della dogana chiusero le valigie e annuirono rivolti all'uomo
in borghese. Questi a sua volta prese il modulo d'entrata, lo esamin
lo confrontancora col passaporto e poi restituquest'ultimo.
Merci, Monsieur. Bon voyage. Dieci minuti dopo, lo Sciacallo imboccava la strada che portava a
Monaco, Nizza e Cannes.
Il sovrintendente Thomas sorseggiava una tazza di forte caffnero,
e faceva scorrere una mano sul mento ispido, mentre osservava
dall'altro capo della scrivania, i due ispettori che avevano l'incarico
di rintracciare Calthrop.
Quello che dovrete fare adessodisse ai due uomini, scendere
all'ufficio passaporti e farvi dare l'elenco completo di tutte le richieste
di passaporto presentate recentemente. Cominciate a controllare dagli
ultimi cento giorni. Se non viene fuori niente, tornate indietro di altri
cento. Sarun lavoro duro. Prosegudescrivendo sommariamente il sistema picomune per procurarsi
un passaporto falso, che in effetti era stato quello adottato
dallo Sciacallo. Dopo esservi procurati l'elenco dall'ufficio passaporti,
trasferitevi in Somerset House, e mettetevi al lavoro sui certificati di
morte. Se riuscite a trovare una richiesta di passaporto avanzata da un
uomo che non piin vita, allora l'impostore sarprobabilmente
l'uomo che cerchiamo. E ora andate. Erano trascorse due ore quando telefonl'ispettore di grado superiore.
Ottocentoquarantun richieste di passaporto erano state presentate nei
cento giorni precedenti. Sempre, durante le vacanze estive, le richieste
aumentavano.
Bryn Thomas abbassil ricevitore.
Maledette vacanzedisse tra s
Poco dopo le undici di quella mattina, lo Sciacallo entrnell'atrio
del Majestic, uno dei migliori alberghi di Cannes. L'abbigliamento
elegante e i modi sicuri di slo qualificavano come un gentiluomo inglese.
Prego, mi metta in comunicazione con Parigi, Molitor 5901chiese
alla ragazza addetta al banco.
Pochi minuti dopo, la ragazza gli indiccon un gesto una cabina
accanto al centralino e lo osservmentre chiudeva dietro di sla porta
di isolamento acustico.
Allo, ici Chacal. Allo, ici Valmy. Grazie al Cielo ha telefonato... Chi avesse guardato attraverso la vetrata della cabina, avrebbe visto
l'inglese che stava dentro irrigidirsi e aggrottare la fronte davanti al
ricevitore. Per gran parte dei dieci minuti che durla telefonata, l'uomo
rimase in silenzio, ad ascoltare. Di quando in quando, le sue labbra
si muovevano, come per fare una rapida, concisa domanda. Nessuno
per stava guardando. La ragazza dietro al banco era immersa nella
lettura d'un romanzo d'amore.
Dopo aver pagato la telefonata, lo Sciacallo prese una tazza di caff
sulla terrazza che dava sul mare scintillante, dove bagnanti abbronzati
giocavano e schiamazzavano. Immerso nei suoi pensieri, lo Sciacallo
aspirava profonde boccate dalla sua sigaretta
La faccenda di Kowalski, poteva capirla: ricordava il grosso polacco
nell'albergo di Vienna. Quello che non riusciva a capire era come
la guardia del corpo potesse essere stata a conoscenza del suo nome di
codice, o dei motivi per cui era stato preso a servizio. Forse, Kowalski
aveva intuito chi era, perchanche lui, il polacco, era stato un sicario.
Forse era stata la polizia francese ad arrivare da sola a questa deduzione.
Lo Sciacallo era combattuto. Valmy l'aveva consigliato di piantare
tutto in asso e di tornare a casa, tuttavia aveva ammesso di non avere
l'autoritdi disdire l'operazione. La decisione, penslo Sciacallo,
spettava a lui: andare avanti, tornare indietro? Tornare indietro
significava doversi disputare con Rodin la proprietdei
duecentocinquantamila dollari versati sul suo conto in banca a Zurigo.
Se si fosse rifiutato di renderne la maggior parte, gli uomini dell'OAS
non avrebbero esitato a fargliela pagare.
Andare avanti significava affrontare pericoli ancora maggiori. Lui
tuttavia, sapeva una cosa che l'OAS e la polizia francese ignoravano,
e cioche stava viaggiando sotto falso nome, con un regolare passaporto
intestato a quel nome, e con tre diverse serie di documenti falsi,
tra cui due passaporti stranieri, e tutto l'equipaggiamento necessario
per assumere le diverse identitfisiche.
Arrivato il conto del caff lo Sciacallo diede un'occhiata e sbatt
gli occhi. Buon Dio, che prezzi faceva quella gente! Per vivere in
quel modo, un uomo doveva essere ricco, avere tanti dollari, e ancora
tanti. Negli ultimi tre anni si era abituato a concedersi ottimi abiti,
pranzi costosi, un appartamento elegante, automobili sportive, donne
d'alto bordo. Tornare indietro significava rinunciare a tutto ci
Lo Sciacallo pagil conto e lasciuna lauta mancia. Salsull'Alfa
e si mise in viaggio, diretto verso il cuore della Francia.
Il commissario Lebel era seduto alla sua scrivania, con la sensazione
di non aver mai dormito in vita sua e di non averne nemmeno
la possibilitin futuro.
Davanti a saveva una crescente montagna di relazioni provenienti
dai vari uffici incaricati di seguire le mosse degli stranieri in Francia.
Tutte comunicavano lo stesso messaggio: nessun uomo corrispondente a
quel nome aveva attraversato legalmente i posti di frontiera
dall'inizio dell'anno.
La telefonata con cui il sovrintendente Thomas, quella mattina stessa,
gli aveva annunciato che Calthrop usava probabilmente un passaporto
falso, gli aveva sferrato un brutto colpo. Adesso, per avevano almeno
una descrizione piparticolareggiata dell'uomo e una foto. Anche se
l'uomo doveva aver modificato sensibilmente il suo aspetto, la descrizione
e la foto erano sempre meglio di niente.
A mano a mano che i rapporti affluivano, Lebel diceva ogni volta
all'informatore di risalire ancora piindietro, fino a rintracciare
qualsiasi visita fatta precedentemente da Calthrop in Francia. Con quel
punto di riferimento, sarebbe stato possibile appurare se l'uomo aveva
in Francia un luogo di residenza abituale, la casa d'un amico, un albergo,
dove poteva essere ancora ospitato sotto falso nome.
Per evitare il traffico congestionato delle principali strade che portavano
al nord, verso Parigi, lo Sciacallo aveva deciso di procedere con
calma dalla costa attraverso le Alpi marittime, dove l'aria era pifresca,
e poi ancora attraverso le colline della Borgogna. Non aveva molta
fretta, perchil giorno prestabilito per l'assassinio era ancora lontano.
Da Cannes prese la statale numero 85, attraverso la caratteristica
e profumata cittadina di Grasse e poi, superata Castellane, si ferm a Gap. Dopo aver cercato intorno alla cittun albergo tipico, trov una caratteristlca costruzione col tetto a mansarda, l'Hotel du Cerf
gipadiglione di caccia di uno dei duchi di Savoia.
Parecchie stanze erano ancora libere. Si concesse un bagno ristoratore,
poi indossl'abito color grigio-tortora, con camicia di seta
e cravatta a maglia. L'inserviente delle camere, dopo aver ricevuto
parecchi sorrisi cattivanti, aveva accettato, con una vampata di rossore,
di lavare e stirare l'abito che lo Sciacallo aveva indossato per tutto il
giorno, in modo che egli potesse averlo per il mattino seguente.
Consumla cena in una stanza rivestita di pannelli, che dava sul
versante di una collina boscosa in cui echeggiava lo stridio delle cicale.
L'aria era calda e fu soltanto a metdella cena che una delle commensali,
con indosso un abito particolarmente scollato, fece osservare al ma宼re
d'hotel che l'aria si era un po' raffreddata.
Lo Sciacallo si voltquando gli fu chiesto se gli dispiaceva che fosse
chiusa la finestra accanto alla quale sedeva, e diede un'occhiata alla
donna che aveva pregato di chiuderla. Cenava sola: una bella donna
tra i trentacinque e i quarant'anni con braccia morbide e bianche e
una profonda scollatura. Lo Sciacailo fece cenno al ma宼re d'hotel che
poteva chiudere la finestra e rivolse un lieve cenno del capo alla donna
dietro di s Lei gli rispose con un freddo sorriso.
La cena fu magnifica. Scelse trota arcobaleno alla griglia su fuoco
di legna e spiedini arrostiti sulla carbonella, con finocchio e timo. Il
vino era un Cotes-du-Rhone locale, ricco e generoso, in una bottiglia
senza etichetta. Proveniva evidentemente da una botte della cantina
scelta personalmente dal proprietario come vin de la maison.
Mentre stava finendo di consumare il gelato, udla voce autoritaria
della donna dietro di sche diceva al cameriere di servirle il caff
nel salotto. L'uomo si inchine le rispose chiamandola "Madame
la Baronne". Pochi minuti dopo anche lo Sciacallo ordinava che il
caffgli fosse servito in salotto.
La telefonata da Somerset House arrival sovrintendente Thomas
alle dieci e un quarto. Era uno dei due ispettori: la sua voce era stanca,
ma con una sfumatura di ottimismo, quasi con la speranza che
quanto aveva da dire avrebbe potuto liberare tutti quanti dall'ingrato
compito di controllare centinaia di certificati di morte inesistenti
per il semplice fatto che gli intestatari del passaporto non erano morti.
Alexander James Quentin Dugganannunci Nato il 3 aprile 1929
a Sambourne Fishley, nella parrocchia di St. Mark. Ha richiesto il
passaporto il quattordici luglio di quest'anno. Passaporto rilasciato
e inviato per posta il diciassette luglio all'indirizzo indicato nella
domanda, probabilmente un indirizzo di comodo. Che cosa si sa di costui?domandThomas.
Duggan rimasto ucciso in un incidente stradale nel suo villaggio
natale all'etdi due anni e mezzo, l'8 novembre 1931. Quanti passaporti rilasciati negli ultimi giorni restano da controllare? Circa trecentorispose la voce al telefono.
L'altro continui il controllo di quelli che restano, nel caso che
ci sia qualche altro nominativo fasullo nel mazzoordinThomas.
Tu, invece, va' a controllare l'indirizzo al quale stato inviato il
passaporto. Ritelefonami appena l'hai trovato. Fammi sapere tutti i
particolari sul falso Duggan, e fammi avere la copia della foto archiviata
che ha presentato con la richiesta. Voglio dare un'occhiata a questo
Calthrop nella sua nuova veste. Mancava poco alle undici quando l'ispettore di grado superiore
ritelefon L'indirizzo in questione era quello di un giornalaio a
Paddington, il tipo di negozio che mette in vetrina gli indirizzi delle
prostitute. Il proprietario, che abitava sopra il negozio, era stato
svegliato e aveva ammesso che spesso fungeva da recapito per la posta
di clienti che non avevano stabile dimora. Non ricordava clienti abituali
di nome Duggan. L'ispettore gli aveva mostrato una fotografia di Calthrop,
ma l'uomo non aveva saputo riconoscerla. Gli aveva mostrato anche la
foto di Duggan allegata alla richiesta di passaporto, e l'uomo aveva
detto che gli sembrava di riconoscere il secondo uomo, ma che non ne
era sicuro. Pensava che il tizio portava forse occhiali scuri.
Torna subito quiordinThomas.
Poi riappese, ma solo per riprendere un attimo dopo il ricevitore e
chiedere la comunicazione con Parigi.
Per la seconda volta, la telefonata arrivnel mezzo della riunione
serale. Quando Lebel fece ritorno, parlper dieci minuti davanti
agli uomini riuniti nel piassoluto silenzio.
Dunque siamo a questo puntoconcluse. Condurremo tutti insieme
una silenziosa e riservata ricerca su scala nazionale di questo
Duggan nella sua nuova veste. Con i suoi modi pacati, senza dare l'impressione di aver fretta, Lebel
aveva impartito gli ordini come un generale che dispone le sue truppe.
La sua sicurezza era tale che nessuno aprbocca. Persino Saint-Clair
rimase in sllenzio.
Solo quando fu di ritorno a casa, poco dopo la mezzanotte, trov qualcuno disposto ad ascoltare il torrente di accuse che scaglicontro
quel piccolo, ridicolo poliziotto e la sua incredibile sfrontatezza
La sua amichetta rimase ad ascoltarlo con aria comprensiva, massaggiandogli
la nuca mentre lui giaceva con la pancia in gisul letto. Fu solo poco
prima dell'alba, quando il colonnello fu profondamente addormentato,
che la ragazza potfare una breve telefonata.
Il sovrintendente Thomas abbasslo sguardo sulle due diverse richieste
di passaporto e sulle due fotografie sparse sul sottomano nel cerchlo
di luce proiettato dalla lampada da tavolo.
Ripassiamo tutto insieme di nuovoordinall'ispettore seduto
accanto a lui. 揚ronto? S signore. Calthrop: altezza, un metro e settantanove; Duggan: un metro e ottantadue. Tacchi rialzati, signore. possibile alzare la propria statura fino a
cinque-sei centimetri con scarpe speciali. D'accordoconvenne Thomas. Scarpe con tacchi rialzati. Calthrop:
capelli biondi; anche Duggan biondo. Calthrop, colore degli occhi:
marrone, Duggan, colore degli occhi: grigio. Lentl a contatto, signore, una cosa semplicissima. O.K. Calthrop: et trentasette anni; Duggan, trentaquattro. Ha dovuto denunciare trentaquattro annispiegl'ispettore, perche
il vero Duggan, il bambino che morto, era nato nell'aprile del 1929.
Nessuno persospetterebbe di un uomo che ha trentasette anni e che
nel passaporto ne denuncia trentaquattro. Thomas osservle due fotografie. Calthrop sembrava avere una faccia
pipiena, una corporatura pimassiccia. Da quel momento, per era diventato Duggan; lenti a contatto colorate, corporatura pisnella,
tacchi rialzati. Fu dunque la descrizione di Duggan, con numero
di passaporto e fotografia, che Thomas fece trasmettere a Parigi.
E adesso tocca a loroazzardl'ispettore.
Ah, no, ragazzo mio, adesso c'una quantitd'altro lavoro da fare replicThomas con aria maliziosa. Per prima cosa, domani mattina
cominciamo a controllare le biglietterie delle compagnie aeree, dei
traghetti che portano oltre Manica e delle ferrovie continentali, alla
ricerca di questo Alexander Duggan. La baronessa de La Chalonni蓃e, giunta davanti alla porta della sua
stanza, si voltverso il giovane inglese. Era stata una serata molto
piacevole e la baronessa non aveva ancora deciso se farla terminare
davanti alla porta della sua stanza. S certo, era una rispettabile donna
sposata, ma c'erano stati quei Calvados fortissimi che lui aveva ordinato
col caff e poi quel giorno lei era particolarmente vulnerabile.
Aveva trascorso la giornata in un'accademia militare, per presenziare
alla sfilata del figlio, da poco nominato sottotenente dei Cacciatori
delle Alpi, il vecchio reggimento in cui aveva militato suo padre.
La vista del figlio che riceveva i galloni di ufficiale le aveva provocato
una specie di trauma, la consapevolezza che tra qualche mese lei avrebbe
raggiunto la quarantina, che era la madre di un ragazzo ormai adulto.
Anche se poteva dimostrare cinque anni di meno, anche se talvolta
si sentiva pigiovane di dieci anni, la baronessa si era resa conto di
avere un figlio di vent'anni, che non sarebbe pitornato a casa per le
vacanze estive, e questo l'aveva indotta a interrogarsi su quello che
avrebbe fatto, adesso.
Aveva accettato le elaborate galanterie del vecchio, artritico colonnello,
il comandante dell'accademia, e le occhiate di ammirazione dei
compagni del figlio, con quelle guance rosee da ragazzini, e d'improvviso
si era sentita molto sola. Il suo matrimonio era finito in tutto,
tranne che nella forma: il barone, infatti, occupato com'era a dar la
caccia alle ninfette adolescenti di Parigi, non aveva nemmeno trovato
il tempo di farsi vedere alla cerimonia della nomina del figlio.
Mentre, in auto, faceva ritorno dalle Alpi all'albergo di campagna
alle porte di Gap, aveva pensato che era una donna bella, piena di
energie, e sola. Il futuro non sembrava riservarle che le attenz;oni
dei vecchi galanti come il colonnello dell'accademia o gli epidermici,
insoddisfacenti flirt coi ragazzini. Avrebbe preferito la morte piuttosto
che dedicarsi alle opere di beneficenza. Non ancora, per lo meno.
Parigi, per era diventata imbarazzante e mortificante, con Alfred che
dava continuamente la caccia alle sue ragazzine, mentre metdella
buona societrideva alle spalle di lui e l'altra meta quelle
di lei. Stava pensando ancora al suo futuro, al suo bisogno di sentirsi
dire che era una donna, una bella donna, quando le si era presentato
quell'inglese che le aveva domandato se poteva prendere il
caffcon lei, visto che erano soli nel salotto dell'albergo. La
baronessa, colta alla sprovvista, non aveva saputo rifiutare.
Dieci minuti dopo, non rimpiangeva di aver accettato l'offerta.
Lo sconosciuto, secondo la baronessa, doveva avere tra i trentatr e i trentacinque anni, l'etmigliore per un uomo. Pur essendo inglese,
parlava con disinvoltura il francese, aveva un bell'aspetto e sapeva
essere divertente. Lei aveva apprezzato i suoi garbati complimenti,
ed era quasi mezzanotte quando si era alzata, spiegando che doveva
partire presto, il mattino seguente.
Lui l'aveva accompagnata su per le scale e, davanti alla finestra
del suo piano, le aveva mostrato i pendii boscosi della collina illuminati
dalla limpida luce della luna. Si erano soffermati ad ammirare la campagna,
finchlei si era accorta che gli occhi di lui erano puntati sulla sua
profonda scollatura, mentre la luce della luna tramutava la sua pelle
in candido alabastro.
Vistosi scoperto, l'inglese aveva sorriso, mormorando: La luna trasforma
anche l'uomo picivile in un primitivo Lei si era voltata e aveva
continuato a salire le scale, mostrandosi infastidita, ma l'ammirazione
dello straniero le aveva suscitato un intimo, confuso senso di piacere.
stata una piacevolissima serata, Monsieuraveva mormorato.
Aveva messo la mano sulla maniglia della porta. In quel momento
si domandava se l'uomo avrebbe cercato di baciarla. In un certo
senso lo sperava. Forse era soltanto il vino, forse il paesaggio alla
luce della luna, tuttavia si rendeva conto che non aveva previsto una
simile conclusione della serata.
Senza una parola d'avvertimento, le braccia dello straniero le scivolarono
intorno alla schiena, poi le labbra di lui furono sulle sue.
Erano labbra calde, sicure. "Questa faccenda deve finire subito" diceva
una voce dentro di lei. Un attimo dopo le sue labbra rispondevano
al bacio. Il vino le faceva girare la testa. Sentiva le braccia di lui
che la stringevano sempre pi ed erano braccia forti, dure.
Non ebbe coscienza del momento in cui prese la decisione, ma non
fatica rendersi conto che lo voleva, quell'uomo. Sentla porta che
si apriva dietro di lei, all'interno, si liberdall'abbraccio e
indietregginella sua stanza.
Viens, primitif. L'uomo entrnella stanza e chiuse la porta.
Per tutta la notte, gli archivi dei Renseignements G蒼閞aux furono
di nuovo controllati, questa volta alla ricerca del nome Duggan,
e con maggior successo.
Venne alla luce una registrazione dalla quale risultava che tale
Alexander James Quentin Duggan era entrato in Francia il ventidue luglio
con il Brabant Express proveniente da Bruxelles. Un'ora dopo, un'altra
registrazione col nome di Duggan veniva scoperta tra quelle dei
passeggeri dell'倀oile du Nord Express da Parigi a Bruxelles, del trentun
luglio. Poi, dalla prefettura di Parigi, arrivuna registrazione dalla
quale risultava che Duggan aveva preso alloggio in un piccolo albergo
vicino a Place de la Madeleine tra il ventidue e il trenta luglio compresi.
Nelle prime ore del mattino, Lebel si recall'albergo in visita riservata
e fece una chiacchierata con la proprietaria. Poi ordina un agente
in borghese di prendere alloggio nell'albergo fino a nuovo ordine e di non
uscirne, nell'eventualitche Duggan tornasse.
La visita di lugliodisse Lebel a Caron, quando fece ritorno in
ufficio, era una puntata di ricognizione. Qualsiasi cosa abbia in
mente, gitutto predisposto. Poi si appoggiallo schienale della sedia, fisslo sguardo al soffitto
e riflett La proprietaria dell'albergo che aveva appena interrogata
aveva definito Duggan "un vero gentiluomo". I veri gentiluomini, pens
Lebel, sono sempre la razza peggiore, per i poliziotti. Nessuno poteva
sospettarli. Diede un'occhiata alla fotografia che gli era arrivata
da Londra e cercdi costruirsi un'immagine mentale di quell'individuo.
Che tipo d'uomo si sarebbe trovato di fronte? Sicuro di s arrogante,
convinto della propria immunit Un tipo pericoloso, insidioso,
meticoloso, che non lasciava nulla al caso. Armato, naturalmente, ma
di che cosa? E dove l'avrebbe nascosta, l'arma, per passare il controllo
della dogana? Come avrebbe fatto ad avvicinare il generale de Gaulle,
quando persino le borsette delle signore erano considerate sospette
in un raggio di venti metri dal Presidente, quando gli uomini
con lunghi involucri in mano erano allontanati senza troppi complimenti
dalle vicinanze di qualsiasi posto in cui il Presidente apparisse
in pubblico e si trovasse cosesposto a un qualche pericolo?
Lebel sapeva di avere un solo punto a favore: conosceva la nuova
identitdell'assassino, e l'assassino questo lo ignorava. Era l'unico asso
che aveva nella manica. Se soltanto riesce a subodorare quello che tu
sai, prima che tu riesca a mettergli le mani addosso, e se cambia ancora
identit Claude, vecchio mio, si disse Lebel, ti troverai proprio
nei guai fino al collo.
La lama di luce della luna calante che filtrava attraverso le imposte
si ritirava lentamente dal letto in disordine, facendo ritorno alla
finestra. Nell'ombra si distinguevano confusamente due figure.
Colette giaceva sulla schiena, con lo sguardo rivolto al soffitto. Con
una mano arruffava pigramente i capelli biondi della testa affondata
nel cuscino accanto a lei. Le sue labbra si schiusero in un sorriso al
ricordo della notte trascorsa. Poi diede un'occhiata al piccolo orologio
da viaggio che aveva accanto al letto. Erano le cinque e un quarto.
Strinse la mano sui capelli biondi e li tir Ehi, amore, tra un paio
d'ore devo alzarmi e tu devi tornare nella tua stanza. Lui capimmediatamente e si rotolfuori del letto poi, alzatosi in
piedi, si guardintorno alla ricerca dei vestiti. Quando fu pronto,
abbasslo sguardo sulla donna nella penombra e lei vide il bagliore dei
suoi denti in un sorriso. L'uomo si sedette sul bordo del letto e le fece
scivolare la mano intorno alla nuca. La faccia di lui era a poche dita
dalla sua.
stato bello? 揗mmmm. Molto bello. E per te? Lui sorrise ancora. 揟u che cosa ne pensi? Lei scoppia ridere. 揅ome ti chiami? L'altro riflettun attimo. Alexrispose.
Be', Alex, ora che torni in camera tua. Lui si chine le diede un bacio sulle labbra.
揑n tal caso, buona notte, Colette. Un attimo dopo era scomparso, e la porta si chiudeva alle sue spalle.
Alle sette del mattino, con lo spuntare del sole, un gendarme locale
si presentava nell'atrio dell'Hotel du Cerf. Il proprietario lo accolse
cordialmente. 揂lors, vispo e mattiniero come sempre? Come semprerispose il gendarme. C'un bel percorso in bicicletta
fino a qui, e questo posto lo lascio sempre per ultimo. Non me lo dicasogghignil proprietario dell'albergo, noi facciamo
il caffe la colazione migliori dei dintorni. Marie-Louise, porta
un caffal signore, che senza dubbio lo prendercon la correzione. Il poliziotto sorrise soddisfatto.
Ecco le registrazionidisse il proprietario dell'albergo, porgendogli
i foglietti bianchi compilati la sera precedente dagli ospiti appena
arrivati. Ce ne sono stati soltanto tre nuovi, ieri sera. Il poliziotto prese i fogli e li infilnella borsa di pelle agganciata
alla sua cintura. Non valeva neanche la pena di venireosserv sorridendo, tuttavia si mise a sedere davanti al banco nell'atrio, in
attesa del suo caffcorretto con Calvados.
Fu solo alle otto che fece ritorno alla gendarmeria di Gap, con la
borsa piena delle registrazioni degli alberghi. Le registrazioni furono
prese dal comandante della stazione, il quale le fece scorrere pigramente
prima di metterle nella casella da dove sarebbero state portate
pitardi al quartier generale della regione, a Lione, e da lagli archivi
del registro centrale, a Parigi.
Mentre l'ispettore lasciava cadere le registrazioni nella casella del
commissariato, la baronessa de La Chalonni蓃e saldava il conto all'albergo,
e si metteva al volante della sua auto per dirigersi verso ovest.
Nell'albergo, lo Sciacallo continua dormire fino alle nove.
Dall'terfono collocato di fianco al sovrintendente Thomas usc un acuto ronzio.
Era l'ispettore di grado superiore. L'amico Dugganesordsenza
preamboli, ha lasciato Londra con un volo della BEA lunedmattina. 揇iretto dove? a Parigi? No, capo, a Bruxelles. Thomas riflettrapidamente. D'accordo, stammi a sentire. Pu darsi che sia partito, ma puanche tornare. Continua a controllare
tutte le compagnie aeree per vedere se ci sono altre prenotazioni a suo
nome. Ne dubito molto: ormai, secondo me, l'abbiamo perduto, ma
dato che ha lasciato Londra parecchie ore prima che avessero inizio
le indagini, non colpa nostra. Sei d'accordo? Certo. E per quanto riguarda le ricerche di Calthrop nel Regno
Unito? Tengono impegnate una quantitdi persone delle polizie
provinciali. Revoca le ricercherispose Thomas. Sono quasi certo che se
n'andato. Sulla linea telefonica esterna chiese di parlare con il commissario
Lebel nel suo ufficio presso la sede della polizia giudiziaria.
Lo Sciacallo si alzdal letto quando il sole era gialto sulle colline.
Si fece una doccia e si vestprendendo il suo abito a scacchi,
perfettamente stirato, dalle mani della timida inserviente.
Poco dopo le dieci e mezzo, andcon l'Alfa in citt dove si rec all'ufficio postale per telefonare a Parigi. Quando usc venti minuti
dopo, aveva le labbra serrate e sembrava avere una gran fretta. In un
negozio di ferramenta nelle vicinanze acquistun litro di lacca rossa
un barattolo di vernice bianca, due pennelli e un cacciavite. Poi fece
ritorno all'Hotel du Cerf e chiese il conto
Mentre gli veniva preparato il conto, lo Sciacallo salin camera sua
per fare le valigie che portpoi personalmente sulla sua auto. Dopo
aver sistemato le tre valigie nel bagagliaio e la borsa sul sedile accanto
al posto di guida, rientrin albergo e saldil conto. L'addetto al banco
avrebbe detto pitardi che l'uomo sembrava avere molta fretta e
che aveva pagato il conto con una banconota nuova da cento franchi.
Una cosa l'impiegato non sapeva: mentre lui si trovava nel retro a
prendere il resto della banconota, l'inglese aveva sfogliato il registro
dell'albergo. Una pagina indietro, aveva trovato le registrazioni del
giorno precedente, tra cui quella della baronessa de La Chalonni蓃e
Chateau de La Haute Chalonni蓃e, Corr蓏e
Qualche minuto dopo si udiva il ruggito dell'Alfa sul viale dell'albergo
e l'inglese scompariva.
Poco prima di mezzogiorno nell'ufficio di Claude Lebel arrivarono
altre comunicazioni. La Suretdi Bruxelles telefonper comunicare
che Duggan aveva trascorso soltanto cinque ore nella citt quel luned
Era ripartito nel pomeriggio con un volo dell'Alitalia per Milano.
Non appena deposto, il telefono di Lebel squilldi nuovo. Questa
volta era un uomo del controspionaggio. Era pervenuto un rapporto
secondo il quale, la mattina precedente, tra le persone entrate in Francia
a Ventimiglia c'era anche Alexander James Quentin Duggan.
Lebel esplose. Quasi trenta ore!grid Pidi un giorno... Sbattsulla forcella il ricevitore. Caron inarcun sopracciglio.
S forse non avrei dovuto gridareammise Lebel stancamente.
Dicono che devono controllare oltre venticinquemila moduli d'entrata
provenienti da tutta la Francia. Almeno sappiamo una cosa, per qui,
sicuramente. Se non ho in mano qualcosa per la riunione di questa sera,
mi toglieranno la pelle. Ah, tra l'altro, telefona al sovrintendente
Thomas e ringrazialo ancora. Digli che lo Sciacallo in Francia e
che ci occuperemo noi, adesso, della faccenda. Caron aveva appena deposto il ricevitore dopo la telefonata con
Londra, quando il quartier generale della polizia di Lione chiam Lebel
rimase in ascolto, poi alzlo sguardo trionfante verso Caron. Copr
il microfono con la mano e disse: L'abbiamo in pugno. Ha prenotato
per due giorni una stanza all'Hotel du Cerf a Gap, a cominciare da
ieri sera Tolse la mano dal microfono e soggiunse al telefono:
E ora mi stia a sentire, commissario. Non ho la possibilitdi
spiegarle perchvogliamo prendere questo Duggan. Le basti sapere che una cosa importante. Quello che voglio da lei... Parlper dieci minuti, e quando ebbe finito, telefonancora l'uomo
del controspionaggio per comunicargli che Duggan era entrato in Francia
con un'Alfa Romeo bianca a due posti presa a noleggio, targata MI 61741.
Devo dare l'allarme a tutte le stazioni di polizia?domandCaron.
Lebel riflettper un attimo. No, non ancora. Se in auto da qualche
parte in campagna, sarprobabilmente riconosciuto da qualche
poliziotto di paese che penserdi essere semplicemente alla ricerca di
un'auto sportiva rubata. Quell'uomo ucciderebbe chiunque cerchi di
sbarrargli la strada. La cosa importante che ha prenotato la stanza
dell'albergo per due notti. Ho ordinato di circondare l'edificio con un
esercito di uomini e tu e io saremo sul posto quando il cerchio si
stringerIl motivo della decisione di Lebel era di risparmiare la vita
di qualche poliziotto di pattuglia. Soltanto pitardi si sarebbe reso
conto di quale errore avesse commesso.
Mentre Lebel faceva venire un elicottero dal campo di Satory, fuori
Parigi, l'intero corpo di polizia di Gap stava disponendo posti di blocco
su tutte le strade che portavano fuori della citte intorno all'albergo
e scaglionava uomini nella boscaglia tutt'intorno alla cerchia. A Grenoble
e a Lione agenti armati di fucili e di mitragliatrici salivano a
bordo di due cellulari della polizia.
Persino all'ombra degli alberi, la calura del primo pomeriggio era
opprimente. A torso nudo, per evitare di macchiare gli abiti col sudore,
lo Sciacallo lavorper un paio d'ore sulla sua auto.
Dopo aver lasciato Gap, si era diretto verso ovest. La maggior parte
della strada era in discesa e si snodava tra le colline come un nastro
gettato a casaccio.
Aveva lanciato l'auto al massimo, abbordando le strette curve con
un forte stridio di pneumatici. Poco dopo Luc-en-Diois, aveva pensato
che fosse tempo di allontanarsi dalla strada. Erano numerose le
trasversali che portavano ai villaggi sulle colline. Ne aveva scelta una a
caso e, dopo un paio di chilometri, aveva imboccato un sentiero sulla
strada che s'inoltrava tra i boschi.
Verso la metdel pomeriggio, dopo aver terminato di dipingere l'auto,
fece qualche passo indietro per vedere l'effetto. L'auto era ora di
un rosso acceso e gran parte della vernice era giasciutta. Anche se
non era certamente il lavoro di un professionista, sarebbe potuta passare
inosservata, purchnon fosse sottoposta a un esame accurato. La
targa posteriore e quella anteriore erano state rovesciate e sul dorso di
entrambe era stato dipinto in bianco un immaginario numero di targa
francese, che terminava con le cifre 75, il numero di codice di Parigi
I documenti di noleggio e di assicurazione dell'auto non coincidevano
con la rossa Alfa francese, che un tempo era bianca e italiana,
e se lo Sciacallo fosse stato fermato per un controllo sarebbe stato
spacciato. Pensava tuttavia che, dopo la scoperta della sua falsa identit
la traccia da lui lasciata dopo l'ingresso in Francia sarebbe stata
seguita da vicino, e con essa la ricerca dell'automobile. Mancavano
ancora alcuni giorni alla data dell'attentato, e lo Sciacallo aveva bisogno
di trovare un posto in cui stare al riparo finchnon fosse stato pronto.
Cisignificava arrivare al dipartimento di Corr蓏e a quattrocento
chilometri di distanza, e il mezzo piveloce per raggiungerlo era
l'automobile. Era un rischio, ma decise di correrlo. Mentre faceva ritorno
sulla strada, diede un'occhiata all'orologio. Erano le tre e quarantuno.
In alto, un elicottero ronzava sulla sua testa in direzione est.
Pochi minuti dopo, sulla statale 93, lo Sciacallo si avvicinava alla
cittadina di Die, che in inglese significa "morire". Conosceva abbastanza
bene il francese per non pronunciare la parola all'inglese, ma
non gli sfuggla coincidenza di quel nome. Non era superstizioso, tuttavia
aguzzgli occhi mentre attraversava il centro del paese. Nella
piazza principale, accanto al monumento ai caduti, in mezzo alla strada,
stava appostato un enorme poliziotto in motocicletta con tuta di
pelle nera, che gli fece cenno di fermarsi e di accostare al lato destro
della strada. Il fucile dello Sciacallo era ancora dentro i tubi d'acciaio
avvitato al telaio della vettura. Per un attimo, lo Sciacallo esit
incerto se colpire il poliziotto di striscio con la coda dell'Alfa e
continuare la corsa o se invece fermarsi.
Fu il poliziotto a prendere la decisione per lui. Ignorando completamente
l'Alfa che cominciava a rallentare, l'uomo si voltper tener d'occhio
il traffico nella direzione opposta. Lo Sciacallo accostl'auto al bordo
della strada e rimase a osservare, in attesa.
Dal fondo del paese sentarrivare l'ululato delle sirene. Qualsiasi
cosa accadesse, era troppo tardi, ormai, per porvi riparo. Nel paese
entruna colonna composta da quattro Citroen della polizia e da sei
cellulari. Mentre il poliziotto addetto al traffico faceva il saluto
militare, la colonna superava a gran velocitl'Alfa e proseguiva in
discesa lungo la strada da cui lo Sciacallo era arrivato. Attraverso le
grate dei finestrini dei cellulari, lo Sciacallo potvedere la fila di
poliziotti con l'elmetto in testa e con il fucile mitragliatore tra
le ginocchia.
Il poliziotto abbassil braccio irrigidito nel saluto, poi accenncon
aria indolente allo Sciacallo di procedere.
Erano le quattro e cinquanta del pomeriggio quando arrivarono all'Hotel
du Cerf. Claude Lebel, che era atterrato a un chilometro e
mezzo all'altro capo della cittadina ed era stato condotto all'albergo
su un'auto della polizia, si diresse verso l'ingresso principale,
accompagnato da Caron, che, sotto l'impermeabile, teneva appeso alla spalla
un fucile mitragliatore MAT 49, carico e pronto a sparare. Tutti, nella
cittadina, tranne il proprietario dell'albergo, sapevano ormai che c'era
qualcosa di grosso nell'aria. Da oltre quattro ore, l'Hotel du Cerf era
isolato e, stranamente, non era arrivato il venditore di trote con la
sua razione quotidiana di pesce fresco.
Il proprietario uscdal suo ufficio e rispose alle domande di Caron,
occhieggiando nervosamente lo strano rigonfiamento che il poliziotto
aveva sotto il braccio. Lebel ascoltava, e le sue spalle si afflosciavano
sempre pi
Cinque minuti dopo, l'albergo brulicava di poliziotti in uniforme.
Interrogarono il personale, ispezionarono la camera da letto, si misero
alla caccia nei dintorni. Lebel passeggiava da solo nel viale, con lo
sguardo rivolto alle colline circostanti. Caron lo raggiunse.
揕ei pensa che sia davvero andato, capo?Lebel annu 揂 un
certo punto, ha cambiato idea, questa mattina. Ed sparito.
L'interrogativo che si pone adesso dove diavolo andato e se sospetta
che noi conosciamo la sua identit Ma come potrebbe? Dev'essere una coincidenza. Speriamo, mio caro Lucien, speriamo. Tutto quello che abbiamo in mano adesso il numero di targa. Gi Avrei dovuto dare l'allarme per fermare l'auto. Comunque,
attaccati al radiotelefono di una delle autopattuglie e laneia l'allarme
a tutte le stazioni. Prioritassoluta. Alfa Romeo italiana, bianea,
numero di targa MI 61741. Abbordarla con cautela, si ritiene che
l'occupante sia armato. Un'altra cosa: nessuno deve farne parola con la
stampa. Aggiungi nel messaggio che l'uomo sospetto probabilmente
non sa di essere sospettato, e che toglierla pelle di dosso a chiunque
si lasci sfuggire una parola. Fatto questo, torneremo a Parigi. Lei uno sciocco, Monsieur le Commissaire, uno sciocco. Lo teneva
in pugno e se l'lasciato scappare.Saint-Clair si era alzato a met
dalla sua sedia per dare enfasi alle sue parole e lanciava occhiate di
fuoco, lungo il lucido piano di mogano del tavolo, in direzione della
testa di Lebel. Il commissario stava studiando i documenti contenuti
nella sua cartelletta, imperturbabile, come se Saint-Clair non esistesse.
Quando Saint-Clair ebbe finito di parlare e si lasciricadere sulla
sedia, Claude Lebel alzlo sguardo. Se vuole dare un'occhiata al
foglio ciclostilato che le sta davanti, mio caro colonnello, potr
rendersi conto che non lo avevamo affatto in pugnofece osservare con
aria tranquilla. Il rapporto di Lione, secondo il quale un uomo era
stato registrato col nome Duggan la sera precedente in un albergo di
Gap, ci arrivato soltanto alle dodici e quindici di oggi. Noi sappiamo
ora che lo Sciacallo ha lasciato improvvisamente l'albergo alle undici
e quindici. Qualsiasi provvedimento avessimo adottato, egli aveva
sempre oltre un'ora di vantaggio su di noi.
Vorrei inoltre ricordarle che, secondo gli ordini del Presidente, la
faccenda dev'essere condotta in assoluto segreto. Non stato quindi
possibile lanciare un allarme a tutte le gendarmerie di campagna contro
un uomo di nome Duggan. La registrazione di Duggan all'Hotel
du Cerf stata raccolta secondo la normale procedura e quindi inviata
al quartier generale della regione, a Lione. Soltanto qui si sono resi
conto che questo Duggan era ricercato. Il ritardo stato inevitabile.
Infine, Duggan era stato registrato all'albergo per due giorni. Non
sappiamo che cosa sia stato a fargli cambiare idea alle undici di oggi e
a indurlo a spostarsi altrove. Probabilmente i suoi poliziotti che gironzolavano nei dintornilo
interruppe Saint-Clair.
Ho gimesso in chiaro che non c'stato nessun gironzolare prima
delle dodici e quindici, e che l'uomo era gipartito da settanta
minutireplicLebel.
Siamo stati sfortunati, molto sfortunatiosservil ministro. Resta
tuttavia da chiarire per quale motivo non stata lanciata immediatamente
la ricerca dell'auto, commissario. Alla luce degli avvenimenti, ammetto che stato uno sbaglio, signor
ministro. Avevo motivo di credere che l'uomo intendesse trascorrere la
notte all'albergo. Se si fosse spostato in auto nelle vicinanze e
fosse stato intercettato da un motociclista di pattuglia, l'uomo avrebbe
quasi certamente sparato al poliziotto e questo preavviso l'avrebbe
messo in fuga... Esattamente quanto accaduto...rilevSaint-Clair.
Vero, pernon abbiamo alcuna prova a sostegno dell'ipotesi che
sia stato messo sull'avviso, come invece sarebbe accaduto se la sua
auto fosse stata fermata da un poliziotto di pattuglia isolato. Pudarsi
benissimo che abbia semplicemente deciso di spostarsi da qualche altra
parte. Non appena l'auto sarstata rintracciata, ne sarete informati. La riunione si sciolse come il solito intorno a mezzanotte. Coscominciava
un nuovo giorno: venerd sedici agosto.
L'alfa romeo rossa sbucsulla piazza della stazione di Ussel poco
prima dell'una di notte. C'era soltanto un locale aperto, sul
lato opposto della piazza, davanti all'ingresso della stazione, e alcuni
viaggiatori in attesa del treno stavano sorseggiando il caff
Lo Sciacallo si diresse alla cassa del bar. Aveva freddo, perchl'aria
era gelida, mentre guidava a quasi cento chilometri orari attraverso le
innumerevoli curve di quella strada di montagna. Ordinun cappuccino
abbondante.
Mentre il caffpassava attraverso il filtro, l'uomo si guardintorno
in cerca della cabina telefonica. Non c'erano cabine, ma in fondo al
banco c'era un telefono.
Non ha la guida telefonica locale?domand
Il barista accenncon la mano a un mucchio di guide disposte su
un ripiano dietro la cassa. Si accomodigli disse.
Il numero della baronessa era elencato sotto la parola "Chalonni蓃e,
M. le Baron de La..." e l'indirizzo indicato era il castello de La Haute
Chalonni蓃e. Lo Sciacallo questo lo sapeva gi ma il villaggio non
appariva sulla sua cartina geografica. Il numero telefonico, tuttavia, era
elencato sotto il paese di 俫letons, e questo nome appariva sulla
cartina. Era a trenta chilometri da Ussel.
Un'ora dopo, superuna pietra miliare con l'indicazione 侴LETONS, 6 KM.
e decise di abbandonare l'auto in uno dei boschi che fiancheggiavano
la strada. Erano fitti di alberi, probabilmente proprietdi qualche
nobile locale, dove un tempo si dava la caccia al cinghiale.
Qualche centinaio di metri piavanti, trovun vialetto che si inoltrava
nella foresta, il cui ingresso era sbarrato da un cavalletto e da
un cartello con la scritta RISERVA DI CACCIA. Spostil cavalletto,
portl'auto tra gli alberi e rimise al suo posto il cavalletto.
Da quel punto si inoltrnella foresta per circa un chilometro. Infine
ferml'auto, spense le luci di posizione e prese le cesoie e una
torcia elettrica da uno scomparto interno.
Rimase per un'ora sotto l'auto e alla fine i tubi d'acciaio che
contenevano il fucile furono tolti dal loro nascondiglio. Li ripose nella
valigia che conteneva i vecchi abiti e il pastrano militare. Diede un'ultima
occhiata sull'auto per accertarsi di non aver lasciato niente che
potesse rappresentare una sua traccia, e infine la guiddirettamente
nel mezzo di una macchia di rododendri.
Trascorse l'ora successiva a tagliare rami dai cespugli vicini e a
infilarli nel terreno davanti alla fossa scavata nella boscaglia dall'Alfa
finchl'auto non fu completamente nascosta. Poi annodun'estremit della cravatta al manico di una valigia. Infine si mise sulla spalla la
cravatta, come una cinghia da facchino, con una valigia appesa sul
petto e l'altra sulla schiena, con le mani prese gli altri due colli del
bagaglio e si mise in marcia per far ritorno sulla strada.
Dovette procedere lentamente. Ogni cento metri si fermava, deponeva
le valigie e tornava sui suoi passi per cancellare con un ramo
d'albero le impronte lasciate sul muschio e sugli sterpi dalle ruote
dell'Alfa. Impiegun'altra ora per raggiungere la strada e andavanti
per un chllometro circa.
Il suo abito a scacchi era sporco e infangato la camicia di seta era
incollata al dorso dal sudore e aveva l'impressione che i muscoli non
avrebbero mai smesso di dolergli. Si mise a sedere in attesa, mentre il
cielo, a oriente, cominciava a schiarirsi. I veicoli di campagna, ramment
solitamente si mettono in cammino presto.
Ebbe fortuna. L'autocarro di una fattoria, che rimorchiava un carico
di fieno, arrivalle cinque e cinquanta. La macchina a terra? gridil conducente, quando lo Sciacallo si fece vedere.
No, ho avuto una licenza al campo per la fine-settimana, e cos sto facendo l'autostop per tornare a Tulle. E sono arrivato fino a qui spiegcon un sorriso al conducente.
Roba da matti, camminare tutta la notte fin qui. Nessuno si avventura
da questi paraggi dopo il buio. Salti sul rimorchio, la porter fino a 俫letons, lpotrtrovare qualcos'altro. Mancava un quarto alle sette quando arrivarono lentamente nella
cittadina. Dopo aver ringraziato il contadino, lo Sciacallo si allontan rapidamente, voltando intorno al retro della stazione e si diresse verso
un caff
Lo Sciacallo aveva freddo e si sentiva indolenzito, con le cosce e
le braccia che gli dolevano per le valigie che aveva portato, e poi aveva
anche fame perch dopo la colazione di ventiquattr'ore prima, non
aveva pimangiato niente. Chiese al barista di tagliare nel mezzo due
filoncini di pane e di imburrarli, e di preparargli quattro uova sode.
C'un tassin cittsi inform
Il barista gli diede un numero di telefono e lo Sciacallo telefon
L'auto sarebbe stata a sua disposizione entro mezz'ora, gli fu risposto.
Il tass un vecchio macinino Renault, arrivalle sette e mezzo.
Quanto lontano il castello de La Haute Chalonni蓃e?domand al conducente.
Diciotto chilometri. Bene, mi porti l鄶 disse lo Sciacallo.
Seduta a letto la baronessa de La Chalonni蓃e sorseggiava il caff
mentre leggeva ancora una volta la lettera. La collera che l'aveva presa
alla prima lettura era scomparsa, per lasciar posto alla stanchezza
e al disgusto. Che cosa avrebbe potuto fare, si domandava, della sua vita?
Il pomeriggio precedente, era stata accolta, al suo ritorno, dalla vecchia
Ernestine, la domestica che serviva al castello fin dai tempi del
suocero della baronessa, e dal giardiniere Louis, un contadino del luogo
che aveva sposato Ernestine. La coppia si occupava del castello, in
cui ormai due terzi delle stanze erano chiuse. Era, riflett la
proprietaria di un castello disabitato.
Colette guardancora una volta il ritaglio del giornale parigino
di pettegolezzi mondani che un'amica aveva avuto la premura di
inviarle per posta, guardla faccia di Alfred, suo marito, col suo
sorriso vacuo, che con un occhio guardava la macchina fotografica e con
l'altro occhieggiava il seno prominente della stellina cinematografica,
davanti a lui. Una ballerina di cabaret la quale, secondo il giornale,
si augurava di poter sposare, un giorno, il barone, suo "ottimo amico".
Mentre guardava le rughe sulla faccia e sul collo dell'invecchiato barone,
Colette si domandava che cosa ne era stato del bel glovane di
una volta, del capitano della Resistenza di cui si era innamorata nel
1942 e che aveva sposato un anno dopo, quando giaspettava il figlio.
La baronessa gettil ritaglio e la lettera che lo accompagnava sul
pavimento. Saltgidal letto e si mise davanti allo specchio ad altezza
naturale sulla parete di fronte, slacciandosi la cintura della vestaglia.
Si mise in punta di piedi per irrigidire i muscoli delle cosce. Niente
male, pens I fianchi erano larghi, ma la vita, per fortuna, era rimasta
snella, grazie alle lunghe cavalcate e passeggiate tra le colline.
Bene, Alfred, pens non detto che anch'io non possa fare il tuo
stesso gioco. Scosse la testa, sciogliendo i lunghi capelli neri; una
ciocca le scese su una guancia, ricadendole su un seno. Ripensall'uomo
che era stato con lei appena ventiquattr'ore prima. Non era male.
Adesso rimpiangeva di non essere rimasta a Gap. Forse avrebbero potuto
trascorrere insieme le vacanze
Si udlo sferragliare di una vecchia auto che entrava nel cortile.
Pigramente la baronessa si riallaccila vestaglia e si diresse alla
finestra che si affacciava sulla facciata anteriore del castello. Dietro
all'auto c'erano due uomini, che stavano estraendo qualcosa dal bagagliaio.
Uno degli uomini girintorno all'auto, salal posto di guida e innest
la marcia. L'auto cominciad avviarsi e la baronessa ebbe un
moto dl sorpresa. Sulla ghiaia del cortile c'erano tre valigie, una borsa
e un uomo. Riconobbe i biondi capelli rilucenti al sole e sorrise di
piacere.
Bel primitivo, mi hai seguita fin qui. Si affrettsul pianerottolo e le arrivl'eco di voci nell'atrio
sottostante. Ernestine stava domandando all'uomo che cosa voleva.
Madame la Baronne, est-elle l Un attimo dopo Ernestine saliva le scale con tutta la rapiditche
potevano consentirle le sue vecchie gambe. Un signore ha chiesto di
lei, signora. Quella sera, lo Sciacallo si fece il bagno, si ripos consumuna
cena a base di patcampagnolo e lepre in salm si corictra le lenzuola
di bucato del castello. Con lo sguardo fisso alle decorazioni dorate
del soffitto, programmi giorni che lo dividevano dalla missione che
lo aspettava a Parigi. Tra una settimana, pens avrebbe dovuto muoversi
e la cosa poteva rivelarsi difficile. Avrebbe dovuto escogitare un
valido pretesto per andarsene.
La porta si apred entrla baronessa. I capelli le scendevano sulle
spalle e aveva indosso una vestaglia chiusa alla gola da un fiocco. Lo
Sciacallo si sollevsu un gomito mentre la baronessa chiudeva la porta
e lo raggiungeva a letto. Poi l'uomo la prese tra le braccia e slacci il fiocco; la vestaglia scivola terra.
Per tre giorni, la pista seguita da Lebel non diede alcun risultato
e, a ogni riunione serale, aumentava il numero delle voci secondo cui
lo Sciacallo aveva lasciato la Francia. Alla riunione del diciannove, il
commissario rimase isolato a sostenere la sua opinione: che il sicario,
cio era ancora in attesa da qualche parte.
揑n attesa di che cosa?strillava Saint-Clair. 揕'unica cosa che
puaspettare, se ancora qui, il momento opportuno per raggiungere
in tutta fretta il confine. Appena esce allo scoperto, lo abbiamo
in mano. Ci furono mormorii di assenso, intorno al tavolo, ma Lebel scosse
caparbiamente la testa. Era sfinito per le ore di sonno perdute, per la
necessitdi dover difendere se stesso e i suoi agenti dalle continue
punzecchiature di quegli uomini. Aveva abbastanza esperienza per capire
che, se aveva torto, poteva considerarsi finito. E se aveva ragione?
E se lo Sciacallo fosse riuscito a filtrare in mezzo alle maglie della
rete, avvicinandosi alla sua vittima designata? Sapeva che quegli uomini
avrebbero cercato a tutti i costi un capro espiatorio. E il capro espiatorio
sarebbe stato lui, Lebel. In un modo o nell'altro la sua lunga
carriera di poliziotto era giunta alla fine. A meno che... a meno che
non riuscisse a scovare l'uomo e a fermarlo. Negli otto giorni trascorsi
da quando gli avevano messo in mano la patata bollente, Lebel a poco
a poco era giunto a rispettare a denti stretti quell'imprevedibile e
silenzioso individuo che se ne andava a spasso col suo fucile.
In attesa di non so che cosarispose Lebel a Saint-Clair. Ma di
qualcosa in attesa, o di un giorno prestabilito. Non credo, signori,
che non sentiremo piparlare dello Sciacallo. Un giorno prestabilito?replicSaint-Clair in tono sarcastico.
Davvero, commissario, mi sembra che lei legga troppi libri gialli. Se
ne andato, ecco tutto.Si mise a sedere con un sorriso compiaciuto.
Spero che lei abbia ragionerispose Lebel pacatamente. Nel
qual caso, devo comunicarle, Monsieur le Ministre, la mia decisione di
ritirarmi dall'inchiesta. Il ministro lo osservindeciso. Lei pensa davvero che ci sia ancora
un reale pericolo, commissario? Penso che dovremmo continuare a fare indagini finchnon ne saremo
sicuri con la massima certezza. Molto bene, allora. Signori, mio desiderio che il commissario
prosegua le sue indagini e noi i nostri incontri serali. Il mattino del venti agosto, Marcel Callet, un guardacaccia, seguiva
le tracce di un colombaccio ferito che era caduto in mezzo a una
macchia di rododendri. Nel mezzo della macchia, trovl'uccello che
batteva le ali impazzito sul sedile di guida di un'auto sportiva
abbandonata.
Dapprima pensche fosse stata lasciata da una coppietta addentratasi
nel bosco per fare colazione sull'erba, ma poi notche alcuni
dei rami che nascondevano l'auto erano stati conficcati nella terra.
Dagli escrementi lasciati dal colombaccio sui sedili dell'automobile
dedusse che l'animale doveva essere rimasto ldentro per qualche giorno.
Raccolse il fucile e l'uccello, poi si diresse in bicicletta verso il suo
villino, prendendo nota mentalmente di parlare di quell'auto col locale
agente di polizia, quando sarebbe andato al villaggio pitardi,
in mattinata.
Era quasi mezzogiorno quando il poliziotto del villaggio fece girare
la manovella del telefono di casa sua per fare rapporto a Ussel in merito
all'auto trovata abbandonata tra i boschi. Era un'auto bianca?
gli fu domandato. No, era rossa. Va bene, rispose la voce da Ussel
nel pomeriggio manderemo a prenderla con un carro attrezzi.
Soltanto alle quattro del pomeriggio l'auto fu rimorchiata in un deposito
a Ussel, ed erano quasi le cinque quando uno dei poliziotti not che la verniciatura dell'auto era stata fatta proprio male. Prese un
cacciavite e grattla vernice su una delle portiere. Sotto la vernice
rossa apparve una striscia di bianco. Perplesso, il poliziotto esaminle
due targhe. Pochi minuti dopo, la targa anteriore era per terra nel cortile
rivoltata, e mostrava, in bianco su nero, le cifre MI 61741 il poliziotto
attraversdi corsa il cortile verso il suo ufficio.
Claude Lebel apprese la notizia poco prima delle sei di quel pomeriggio
dal commissario Valentin, del quartier generale regionale della polizia
giudiziaria di Clermont-Ferrand, capoluogo dell'Auvergne.
Bene, stia a sentire, si tratta di una cosa importantedisse Lebel.
Voglio che lei mandi subito una squadra di poliziotti a Ussel. Iniziate
le indagini dal luogo in cui stata rinvenuta l'auto, interrogate
tutti, nelle fattorie, nei negozi e nei locali pubblici del villaggio,
negli alberghi, nelle capanne dei taglialegna.
Stiamo cercando un uomo alto e biondo. Inglese di nascita, parla
bene il francese. Ha con stre valigie e una borsa. vestito bene, per
quel giorno, avravuto l'aria di chi ha passato la notte coi vestiti
addosso. I suoi uomini devono domandare dove si trovava, dove andato, che cosa ha cercato di comperare. Se riuscite a localizzare
l'uomo, non avvicinatevi. Limitatevi a circondarlo. Sarlappena
possibile. Un'ultima cosa: a tutti i costi la stampa dev'essere tenuta
alla larga. Posato il ricevitore, Lebel si rivolse a Caron.
Telefona al ministro, chiedigli di anticipare la riunione serale alle
otto. Poi fa' venire ancora l'elicottero. I furgoni della polizia affluiti da Clermont-Ferrand stabilirono il
loro quartier generale nella piazza del paesino pivicino al luogo in
cui era stata ritrovata l'auto, proprio mentre il sole stava calando.
Dal furgone dotato di impianto radio, Valentin impartiva ordini alle
auto della polizia che convergevano verso la zona. Il commissario aveva
deciso di iniziare le ricerche per un raggio di otto chilometri intorno
al luogo in cui era stata rinvenuta l'auto e di condurre le operazioni
nel corso della notte. Nelle ore del buio era piprobabile trovare
la gente a casa.
C'era un elemento, tuttavia, che il commissario non avrebbe potuto
spiegare a Parigi per telefono, ed era sgomento all'idea di doverlo
spiegare a faccia a faccia a Lebel. Alcuni suoi uomini si erano gitrovati
di fronte a questo elemento prima di mezzanotte. Un gruppo di poliziotti
era andato a interrogare un contadino nella sua fattoria, a tre
chilometri circa dal luogo in cui era stata rinvenuta l'auto. L'uomo si
era piantato sulla soglia di casa, in camicia da notte, rifiutandosi
esplicitamente di lasciar entrare gli investigatori. La lampada a petrolio
che teneva in mano lanciava guizzanti lampi di luce sugli uomini che
gli stavano davanti.
Andiamo, Gaston, tu la percorri abbastanza spesso, quella strada
che porta a 俫letons. Ci sei passato venerdmattina? Il contadino li scrutava attraverso gli occhi socchiusi.
Pudarsi. Non hai visto un uomo per strada? Io bado agli affari miei. Non questo che ti abbiamo domandato. Hai visto un uomo
biondo, alto, corporatura atletica, che portava tre valigie e una borsa? Visto niente. Era andata avanti cosper venti minuti. Alla fine gli uomini se n'erano
andati, dopo che uno degli investigatori aveva preso meticolosamente
nota sul suo libriccino d'appunti. Il contadino aveva continuato
a tenerli d'occhio finchnon si erano allontanati sobbalzando sulla
loro auto. Poi, dopo aver sbattuto la porta, si era di nuovo arrampicato
a letto, accanto a sua moglie.
Era il tipo al quale hai dato un passaggio, vero?gli aveva domandato
lei. Che cosa vogliono da lui? Non soaveva risposto Gaston. Ma nessuno potrdire che Gaston
Grosjean ha mai dato un'altra persona in mano a quella gente l Si era raschiato la gola e aveva sputato con rabbia tra le braci del
camino.
Lebel fece il suo ingresso nella sala della riunione e depose i suoi
fogli sul tavolo.
Non appena questa riunione sarconclusa, signori, andrin elicottero
a Ussel per sovrintendere personalmente alle ricerche. Ci fu un lungo silenzio.
Quali sono le sue deduzioni, commissario? Sono due, Monsieur le Ministre. Sappiamo che l'uomo deve aver
acquistato la vernice per camuffare la sua automobile, e a mio avviso
le indagini dimostreranno che l'ha acquistata a Gap. Se le cose stanno
cos allora lo Sciacallo dev'essere stato informato che il suo nome
falso, Duggan, ci era noto. Lei intende seriamente insinuareintervenne qualcuno, come se
si trattasse di una possibilitfantascientifica, 揷he da questa stanza
c'una fuga di notizie? Questo non posso dirlo, signore. Ci sono gli addetti al centralino
alle telescriventi, funzionari di basso e medio livello ai quali devono
essere impartiti determinati ordini. Uno di questi potrebbe essere un
agente dell'OAS. Una cosa, per sembra emergere ancora pichiaramente.
L'uomo stato informato che tutto il suo piano per assassinare
il Presidente di Francia stato scoperto, e ha deciso di andare
avanti ugualmente. Ed stato informato anche che il suo falso nome
stato scoperto. E qual la seconda deduzione che possiamo fare, commissario? domandancora il ministro.
La seconda deduzione che, quando ha saputo di essere stato
scoperto come Duggan, l'uomo non ha cercato di squagliarsela dalla
Francia. In altre parole, ancora deciso ad assassinare il capo dello
Stato. Adesso sta sfidando tutti quanti noi. Il ministro si alze raccolse le sue carte. Non la tratteniamo oltre,
commissario. Trovatelo. Eliminatelo, se siete costretti a farlo. Questi
sono i miei ordini, in nome del Presidente. Detto ciil ministro usccon passo pesante dalla stanza.
Un'ora pitardi, l'elicottero con Lebel a bordo si dirigeva verso
sud, nel cielo purpureo, quasi buio.
Brutto porco, impertinente. Come osa? Insinuare che noi, le pi alte autoritdi Francia, possiamo essere in torto. Ah, certo, ne far menzione nel mio prossimo rapporto. Jacqueline si sfille sottili spalline della sottoveste e lasciscivolare
l'indumento trasparente che ricadde spiegazzato intorno alle sue anche.
Dimmi, dimmi tuttocinguettla ragazza.
La mattina del ventun agosto era limpida e chiara, come le precedenti
quattordici di quell'estate particolarmente calda. Dalle
finestre del castello de La Haute Chalonni蓃e, che guardavano sulle
colline ondulate, verdeggianti, tutto appariva calmo e sereno, e nulla
faceva presagire le frenetiche indagini che la polizia in quel momento
stava estendendo alla cittadina di 俫letons, a diciotto chilometri di
distanza. Lo Sciacallo era nello studio del barone e faceva la sua consueta
telefonata mattutina a Parigi. Aveva lasciato la baronessa addormentata
al piano superiore.
Quando entrin comunicazione, esordcon le solite parole Ici
Chacal.Ici Valmyrispose la voce rauca all'altro capo del telefono.
Le cose hanno ricominciato a muoversi. Hanno trovato l'auto... Lo Sciacallo rimase in ascolto ancora per due minuti, interrompendo
l'interlocutore soltanto per fare domande concise. Dopo un ultimo
Merciriattacce si frugnelle tasche alla ricerca di una sigaretta.
Avrebbe voluto fermarsi al castello per altri due giorni, ma adesso
doveva squagliarsela.
Mentre estraeva la sigaretta, un altro particolare di quella telefonata
ronzava in un angolo della sua mente. Lo mise a fuoco quando
stava ormai finendo la sigaretta. Si era udito un sommesso scatto al
telefono, dopo che lui aveva deposto il ricevitore. C'era un telefono
collegato, in camera da letto, ma Colette era sicuramente addormentata,
quando lui l'aveva lasciata. Sicuramente... L'uomo si chine strapp
di netto il filo del telefono nel punto in cui si univa allo zoccolo
del muro. Poi si volte salrapidamente le scale a piedi nudi, senza
far rumore, e irruppe in camera da letto.
Il guardaroba era aperto e le tre valigie erano deposte sul pavimento,
tutte e tre aperte. Accanto a esse c'era il mazzo con le chiavi che
aprivano le valigie. La baronessa, inginocchiata in mezzo a quella
confusione di oggetti, alzlo sguardo, con gli occhi sgranati.
I sottili tubi d'acciaio erano tutt'intorno alla donna, che teneva
in mano qualcosa. Era il mirino telescopico del fucile.
Per parecchi secondi, nessuno dei due parl Fu lo Sciacallo a riprendersi
per primo.
Tu mi hai ascoltato... Io... mi domandavo a chi telefonavi tutte le mattine... Mi sveglio
sempre, quando tu ti alzi dal letto. Questa... questa cosa un fucile... Era un po' una domanda, un po' un'affermazione, ma esprimeva anche
la speranza che lui le avrebbe spiegato, rassicurandola che si trattava
di una cosa del tutto innocua. Lo Sciacallo abbasslo sguardo
sulla donna e, per la prima volta, lei notche le macchie grigie dei
suoi occhi si erano dilatate e ne annebbiavano tutta l'espressione.
Colette si alzlentamente in piedi, lasciando cadere il mirino telescopico
che, con un suono metallico, fintra gli altri pezzi del fucile.
Tu vuoi uccidere de Gaullemormorla donna. Sei uno di quelli,
dell'OAS. Il silenzio dello Sciacallo fu una risposta significativa. Colette corse
verso la porta. Lui l'afferrfacilmente e la fece indietreggiare per tutta
la stanza, fino al letto. Quando lei aprla bocca per gridare, il taglio
secco della mano di lui le si abbattsulla nuca.
Lo Sciacallo andpoi ad ascoltare alla porta, ma nessun rumore
gli arrivdal piano inferiore. Ernestine era in cucina a preparare la
colazione e il caffdel mattino, Louis tra poco doveva essere in strada
per andare a fare compere al mercato. Per fortuna, erano tutti e due
piuttosto sordi.
Ripose di nuovo le varie parti del fucile nella valigia insieme con gli
abiti di AndrMartin. Poi, dopo essersi lavato e rasato, prese le
forbici e impiegdieci minuti per tagliarsi accuratamente di cinque
centimetri i lunghi capelli biondi, che pettinall'indietro. Poi, con
la spazzola, vi passsopra quel tanto di tintura che bastava per dargli
il colore grigio ferro di un uomo di mezza et A causa della tintura, i
capelli si inumidirono e cigli consentalla fine di spazzolarli secondo
la foggia che appariva nel passaporto del pastore Jensen. Infine si applic le lenti a contatto color azzurro.
Dopo aver pulito il lavabo di ogni residuo di tintura per capelli,
fece ritorno in camera da letto. Indossla maglia, i pantaloni e le
calze che aveva acquistato a Copenaghen, applicla pettorina nera
alla camicia e sopra di essa sistemil collare inamidato. Alla fine
indossla giacca scura e le comuni scarpe da passeggio. Infilgli
occhiali cerchiati d'oro nel taschino della giacca, rimise gli articoli da
toletta nella borsa insieme con il libro danese sulle cattedrali di
Francia. Nella tasca interna della giacca ripose il passaporto danese e
un fascio di banconote.
Erano quasi le otto, quando fine andalla finestra per vedere Louis
allontanarsi in bicicletta, con il paniere della spesa sul portapacchi.
Un attimo dopo udiva Ernestine che bussava alla porta. Le
caf Madamegridla vecchia dietro la porta chiusa.
Lo Sciacallo le griddi rimando, in francese, con la voce impastata
di sonno: Lasci l Lo prenderemo noi quando saremo pronti
Dall'altra parte della porta, la bocca di Ernestine prese la forma
di un cerchio perfetto. Scandaloso. Ma dove mai andremo a finire...
e poi nella camera da letto del signor barone! Si precipitgidalle
scale, e non udil tonfo sordo delle tre valigie e della borsa che,
calate dalla finestra della camera con un lenzuolo annodato, andarono
ad atterrare su un'aiuola di fiori. E non udnemmeno che la porta
della camera da letto veniva chiusa a chiave dall'interno, nvide che
il corpo inerte della sua padrona veniva sistemato sul letto, nella
naturale posizione di chi dorme, con le lenzuola tirate fino al mento.
Non udil colpo secco della finestra della camera da letto che si
chiudeva dietro all'uomo dai capelli grigi, prima che questi si calasse
ginel prato.
Ernestine udsoltanto il rombo della Renault della baronessa che
veniva avviata e, scrutando attraverso la finestra del retrocucina, la
vecchia riusca vedere per un attimo l'auto che si allontanava lungo il
viale. E adesso, che cosa sta combinando, quella donna?borbott tra s mentre arrancava su per le scale.
Davanti alla porta della camera da letto c'era ancora il vassoio della
colazione, intatto. Dopo aver bussato parecchie volte, provad aprire
la porta, ma questa resistette.
Ernestine decise allora di consultarsi con Louis, che doveva essere
al mercato. Qualcuno, al caffdel paese, sarebbe andato a chiamarlo.
Scese al piano di sotto, dove c'era il telefono.
La donna aveva poca familiaritcon l'apparecchio, e quindi non fu
particolarmente sorpresa per il fatto che il ricevitore, dopo dieci
minuti che lo teneva in mano, non emettesse alcun suono.
Claude Lebel prese l'elicottero per far ritorno a Parigi poco dopo
aver consumato la colazione. Come disse pitardi a Caron, Valentin
stava facendo un ottimo lavoro, nonostante il boicottaggio di quei
dannati contadini. Verso l'ora della colazione, avevano trovato tracce
dello Sciacallo in un caffdi 俫letons, dove l'uomo aveva mangiato
qualcosa e aveva cercato un tassista, che era stato chiamato. Nel frattempo,
il commissario aveva fatto stabilire posti di blocco sulle strade
per un raggio di venti chilometri intorno a 俫letons, e per mezzogiorno
dovevano essere gipronti.
Dal castello de La Haute Chalonni蓃e, la piccola Renault attravers
le montagne diretta a sud, verso Tulle. Lo Sciacallo calcolava che,
se la polizia avesse iniziato le indagini fin dalla sera precedente,
allargando sempre piil suo raggio dal luogo in cui era stata trovata
l'Alfa, avrebbe dovuto raggiungere 俫letons verso l'alba. Poich
sicuramente sia il barista del caffsia il tassista avrebbero parlato,
i poliziotti sarebbero arrivati al castello nel pomeriggio.
Anche se la polizia era sulle tracce di un inglese alto e biondo, non
avrebbe tardato a scoprire la sua nuova identit Lo Sciacallo spinse
piche poteva l'utilitaria sulle stradine di montagna, sbucando finalmente
sulla statale 89, diciotto chilometri a sud-ovest di 俫letons. Controll
l'orologio: mancavano venti minuti alle dieci.
Mentre la Renault scompariva dietro una curva a gomito, alcune
auto della polizia scesero da 俫letons a sirena spiegata. Le auto si
fermarono e sei poliziotti cominciarono a erigere un blocco stradale.
Che cosa significa, che uscito?domandValentin con un ruggito
alla moglie singhiozzante del tassista di 俫letons. Dove andato? Non lo so, signore. Tutte le mattine va sul piazzale della stazione,
in attesa del primo treno da Ussel. Se non ci sono clienti ritorna qui al
garage. Se non ritorna vuol dire che ha trovato qualche cliente da portare. Ha portato qualcuno da qualche parte, venerdmattina?domand
il commissario, con tono pipaziente.
S signore. Quando tornato dalla stazione, ha ricevuto una telefonata
dal caff c'era qualcuno che cercava un tass Il tassaveva
una gomma a terra e mio marito era preoccupato che il cliente se ne
andasse per rivolgersi a un altro tassista. Ha imprecato per tutti i
venti minuti che ha impiegato per sostituire la ruota. Poi uscito. Non
mi ha detto dove l'ha portato. Valentin le assestun colpetto sulla spalla. Va bene, Madame.
Aspetteremo finchnon fa ritorno.Poi si rivolse a uno dei sergenti.
Manda un uomo alla stazione, un altro al caff Tu lo sai, il numero
del tass Voglio vederlo subito, non appena lo ritrovate... svelto! In un burrone, a una decina di chilometri da Tulle, lo Sciacallo
gettdal parapetto di un ponte la valigia contenente il passaporto e
gli abiti di Alexander Duggan, tenendosi soltanto un golf col collo alto.
La valigia rotolnella fitta boscaglia fin in fondo alla gola.
Dopo aver trovato la stazione di Tulle, parcheggil'auto a tre strade
di distanza, e portle due valigie e la borsa alla biglietteria della
stazione, dove acquistun biglietto di sola andata per Parigi, seconda
classe. Aveva quasi un'ora di attesa per il treno successivo
Si diresse verso il controllore, che gli foril biglietto, poi prosegu
La strada gli fu sbarrata da un uomo con l'uniforme azzurra dei Corps
R蓀ublicains de S蒫urit
Vos papiers, s'il vous plait. Lo Sciacallo esibil suo passaporto danese. L'uomo lo sfogli senza
capire una parola. Vous etes danois? Pardon? Vous... danois.L'uomo battle dita sulla copertina del passaporto.
Lo Sciacallo si illumindi un sorriso e annututto contento. Danske...
ja, ja. L'uomo dei CRS gli restituil passaporto e voltdi scatto la testa
verso il binario.
Era quasi l'una, quando Louis fece ritorno a casa, con un paio di
bicchieri in corpo. Sua moglie, agitatissima, gli racconttutte le
peripezie che le erano capitate. Louis decise di affrontare di petto la
questione.
Salirfino alla finestra a dare un'occhiataannunci
Una scala fu appoggiata al muro di mattoni sotto la finestra della
camera da letto della baronessa, e Louis, un po' traballante, vi sal per poi discenderne cinque minuti pitardi.
Madame la Baronne a lettodichiar
Ma io ho sentito la macchina che se ne andavaobiettErnestine.
E poi non dorme mai fino a costardi. Be', oggi invece s replicLouis. Non dobbiamo disturbarla. Charles Bobet stava sul ciglio della strada, accanto al suo tass fuori uso, guardava l'orologio e imprecava.
L'una e mezzo, e lui era l immobilizzato su una strada deserta,
con un semiasse rotto. S avrebbe potuto lasciare l'auto e cercare di
raggiungere a piedi il villaggio pivicino, prendere una corriera per
俫letons e tornare in serata con un carro-attrezzi. Una cosa simile,
da sola, gli sarebbe costata i guadagni di una settimana. Meglio aspettare
l'arrivo di qualche trattore, che avrebbe potuto trainarlo fino a
俫letons. Salsulla parte posteriore dell'automobile e si mise in attesa.
Faceva un caldo d'inferno, sulla strada, e i trattori non si sarebbero
mossi finchnon fosse stato pifresco. L'uomo si mise a suo agio e
cadde in un sonno profondo.
Fu soltanto alle quattro del pomeriggio che Ernestine prese la decisione.
Devi salire ancora su e svegliare Madameintima Louis. Non
normale, dormire tutta la giornata. Secondo il vecchio Louis, non poteva esserci niente di pinormale,
tuttavia sapeva che mettersi a discutere con Ernestine non serviva a
niente. Saldi nuovo la scala, spinse la finestra ed entrnella stanza.
Qualche minuto dopo, la testa del vecchio spuntava fuori della finestra.
Ernestinegridcon voce rauca, Madame sembra morta! Ernestine gli griddi aprire dall'interno la porta della camera da
letto, poi i due vecchi, insieme, restarono a scrutare quegli occhi
sbarrati che spuntavano sopra l'orlo della coperta. Ernestine fu la prima
a riprendersi. Louis, svelto, corri al villaggio e chiama il dottor
Mathieu. Qualche minuto dopo, Louis pedalava lungo il vialetto con tutta
l'energia che gli consentivano le sue gambe tremanti.
Erano passate le quattro e mezzo quando l'auto del dottor Mathieu
entrsferragliando nel cortile del castello e, dopo essere stato quindici
minuti chino sul letto, il vecchio medico si rimetteva eretto. Madame
morta. Le hanno rotto il collodichiarcon voce tremante.
Dobbiamo chiamare l'agente di polizia locale. Il gendarme Caillou era un uomo metodico. Inumidendo continuamente la
matita con la lingua, raccolse le deposizioni di Ernestine, di
Louis e del dottor Mathieu, tutti seduti intorno al tavolo di cucina.
Non c'dubbiosentenzi quando il dottore ebbe firmato la sua
deposizione, che si tratta di un delitto. Il principale indiziato
naturalmente l'inglese biondo che stato ospite qui e che scomparso
con l'auto di Madame questa mattina. Riferiral quartier generale a
俫letons. Poi, sulla sua bicicletta, discese di nuovo la collina.
Alle sei e mezzo di sera, Claude Lebel telefonda Parigi al
commissario Valentin.
Alors, Valentin? Ancora nienterispose Valentin. Quello stramaledetto tassista
che l'ha portato fuori 俫letons venerdmattina non si ancora fatto
vedere... Aspetti un attimo, appena arrivata un'altra comunicazione. All'altro capo del filo, il telefono tacque, e Lebel sentValentin
discutere con qualcuno dalla voce concitata. Poi al telefono tornla
voce di Valentin.
Porco mondo, c'stato un omicidio! Dove?domandLebel, con immediato interesse
In un castello qui vicino. appena arrivato il rapporto dall'agente
di polizla locale. 揅hi la vittima? Un momento... la baronessa de La Chalonni蓃e. Caron vide Lebel impallidire. Valentin, mi stia a sentire. lui.
Si giallontanato dal castello? S rispose Valentin, partito questa mattina, con la Renault
della baronessa. stato il giardiniere a scoprire il corpo, ma solo questo
pomeriggio. Dirami un allarme nazionale per bloccare l'autoordinLebel.
Non c'pibisogno di tenere la cosa segreta, ormai. Si tratta di un
uomo ricercato per omicidio, adesso. Lebel riappese il telefono. Buon Dio, sto proprio invecchiando:
ho perso i miei riflessi. Il nome della baronessa de La Chalonni蓃e era
nell'elenco degli ospiti dell'Hotel du Cerf, nel giorno in cui vi ha
pernottato lo Sciacallo. L'auto fu ritrovata in una stradina laterale di Tulle alle sette e trenta
di sera da un poliziotto di ronda. Erano le sette e quarantacinque quando
l'agente fece ritorno alla stazione di polizia di Tulle, e alle sette e
cinquantacinque Tulle era giin contatto con Valentin. Il commissario
dell'Auvergne telefona Lebel alle otto e cinque.
Abbiamo trovato l'automobile a circa cinquecento metri dalla stazione
ferroviariacomunica Lebel.
A che ora partiva il treno di questa mattina da Tulle a Parigi, e
a che ora previsto l'arrivo alla Gare d'Austerlitz? Svelto, per amor
di Dio! Dall'altro capo del telefono, a 俫letons, si udiva una sommessa
conversazione. Ce ne sono soltanto due al giornorispose Valentin.
Il treno del mattino arriva a Parigi alle... ecco qui, alle otto e
dieci di questa sera... Senza nemmeno riappendere il ricevitore, Lebel si lancifuori della
stanza, gridando a Caron di seguirlo.
Il treno entrsbuffando maestosamente alla Gare d'Austerlitz in
perfetto orario. Si era appena fermato quando gli sportelli dei suoi
lucenti vagoni furono spalancati e i passeggeri cominciarono a scendere
sulle banchine. Uno di essi era una persona alta, con i capelli
grigi e il collare bianco. Fu uno dei primi ad arrivare alla fila dei
tassin attesa e caricle sue valigie sul bagagliaio di una Mercedes
con motore diesel.
Il conducente fece scattare il tassametro e si allontandall'ingresso,
scivolando lungo il pendio che conduceva in strada. Nello spiazzo
prospiciente la stazione c'era un percorso semicircolare per le auto,
con un cancello per l'ingresso e uno per l'uscita. Il tasspercorse il
lato in discesa che portava all'uscita. Sia il conducente, sia il passeggero
avvertirono l'ululato lamentoso delle sirene. Mentre il tassimboccava
la strada, tre auto e due cellulari della polizia sbucavano davanti
all'ingresso e lsi fermarono.
Ehi, sono di fretta, questa seraosservil conducente del tass
Dove la porto, signore? Il pastore gli diede l'indirizzo di un piccolo albergo sul Quai des
Grands-Augustins.
Tornato al suo ufficio alle nove, Claude Lebel trovun messaggio:
lo si pregava di telefonare al commissario Valentin. Cinque minuti
dopo era in comunicazione. Mentre Valentin parlava, Lebel prendeva appunti.
Avete rilevato le impronte digitali sull'auto?domandLebel.
Certamente, e anche quelle nella camera del caste]lo. Centinaia
di impronte, e tutte coincidono. Me le faccia avere qui il pipresto possibile. D'accordo, lo far Grazie per i suoi sforzi, Valentin. Purichiamare i suoi ragazzi:
nel nostro territorio, adesso. sicuro che sia il pastore danese?domandValentin
lui di sicurorispose Lebel. Ha abbandonato una delle valigie,
ma gli altri tre colli del bagaglio sono troppo simili. Poi riappese.
Un pastore, questa voltadisse il commissario a Caron in tono
amaro, un pastore danese. Il nome sconosciuto, l'uomo dei CRS non
ricorda il nome scritto sul passaporto. Fa' preparare la mia auto, l'ora della nostra festicciola serale. L'atmosfera della riunione al ministero era tesa, elettrica. Per
quaranta minuti le persone riunite ascoltarono, passo per passo, il
resoconto della pista che si era dipanata dalla radura nella foresta.
Il succo di tutto ci驍 commentgelidamente Saint-Clair, quando
Lebel ebbe concluso la sua relazione, che l'assassino si trova ora
a Parigi, con un nuovo nome e una nuova faccia. A quanto pare, lei
ha ancora fallito. Rimandiamo a dopo le recriminazionis'intromise il ministro.
Quanti danesi ci sono questa sera, a Parigi? Probabilmente parecchie centinaia, Monsieur le Ministre. Possiamo controllare? Soltanto in mattinata, quando arrivano in prefettura le registrazioni
degli alberghirispose Lebel.
Farin modo che tutti gli alberghi siano ispezionati a mezzanotte,
alle due e alle quattro di nottepropose il prefetto di polizia.
La sala si accese di ottimismo.
A questo punto, signori, resta una cosa soltanto da fareosserv
il ministro. Chiederun altro colloquio col Presidente e lo pregher
di cancellare tutti i suoi impegni pubblici finchquest'uomo
non sarrintracciato e neutralizzato. Domani mattina. si proceder immediatamente a controllare a uno a uno tutti i danesi che questa
notte saranno registrati negli alberghi parigini. La cosa che mi sta sul gozzodisse pitardi Lebel a Caron, nel
loro ufficio, che loro continuano a credere che sia soltanto questione
di fortuna da parte di quel fantomatico individuo e di incapacit da parte nostra. Be', ha avuto fortuna, quel maledetto, ma possiede anche
una abilitdiabolica. Per quel che ci riguarda, siamo stati sfortunati,
ma abbiamo anche commesso degli errori. Perc'un'altra cosa. Due
volte l'abbiamo mancato per una questione di ore. E tutte e due le volte
accaduto il mattino successivo alla riunione al ministero, quando io ho
annunciato che l'avevamo in pugno. Lucien, caro mio, penso proprio
che mi servirdei miei illimitati poteri per organizzare qualche
controllo telefonico. Lebel era appoggiato al davanzale della finestra e guardava la Senna
che scorreva dolcemente verso il Quartiere Latino, sfavillante di
luci, da cui, sopra le acque illuminate, giungeva l'eco di risate.
A trecento metri di distanza, un altro uomo era appoggiato al davanzale
della finestra, in quella sera d'estate. Fumava una lunga sigaretta
inglese col filtro, e il suo volto giovanile contrastava con la chioma
di capelli grigi.
Mentre i due uomini, senza saperlo, guardavano l'uno in direzione
dell'altro sopra le acque della Senna, gli scampanii delle chiese di
Parigi segnavano l'inizio del ventidue agosto.
Anatomia di un'esecuzione
Claude Lebel trascorse una brutta nottata. Era l'una ed era appena
riuscito a chiudere occhio, quando Caron lo svegli
Capo, mi venuta un'idea. Ha passaporto danese, vero? Lebel riuscfaticosamente a svegliarsi. E allora? Be', potrebbe essere stato contraffatto. Dal momento, per che,
per adattarsi alla sua nuova identit ha dovuto tingersi i capelli, si
potrebbe dedurne che l'abbia rubato. Verosimile. E allora? Allora, a parte i suoi viaggi a Parigi e a Bruxelles in luglio, l'uomo
ha residenza a Londra. E ora, che cosa farebbe un danese se gli
rubassero il passaporto? Andrebbe al suo consolato. Lebel riusca districarsi dalle sue coperte aggrovigliate. Certe
volte, mio caro Lucien, penso che andrai lontano. Chiamami il
sovrintendente Thomas a casa sua, poi il console generale di Danimarca
a Parigi e, subito dopo, quello a Bruxelles. Lebel e Caron trascorsero un'ora al telefono per persuadere tutti
e tre i colleghi a far ritorno ai rispettivi uffici. Alle quattro richiam
la prefettura di polizia per comunicare che oltre novecentottanta
registrazioni d'albergo, compilate da danesi ospiti a Parigi, erano
pervenute dopo la raccolta avvenuta a mezzanotte e alle due, e che il
loro spoglio era giiniziato.
Alle sei arrivuna telefonata dai tecnici del controspionaggio, ai
quali Lebel aveva impartito istruzioni poco dopo la mezzanotte. C'era
stata un'intercettazione. In automobile con Caron, Lebel arrival quartier
generale del DST, il controspionaggio. In uno scantinato riservato
alle comunicazioni, i due poterono ascoltare la registrazione di una
telefonata. La registrazione cominciava con uno scatto, poi seguiva il
ronzio di un numero telefonico che qualcuno componeva. C'era poi un lungo
squillo, seguito da un altro scatto.
Una voce femminile diceva: Ici Jacqueline
Una voce maschile rispondeva: 揑ci Valmy
La donna diceva rapidamente: Lebel sa che un pastore danese.
Stanno controllando le registrazioni in albergo di tutti i danesi a
Parigi, questa notte
Silenzio, poi la voce maschile rispondeva: Merci Poi l'uomo
appendeva e la donna faceva altrettanto.
Conoscete il numero al quale la donna ha telefonato?domand Lebel al tecnico.
S possibile ricavarlo dal tempo che impiega il disco combinatore
per tornare a zero. Il numero era Molitor 5901. Avete l'indirizzo? L'uomo gli passun foglio di carta e Lebel vi diede un'occhiata.
Vieni, Lucien, andiamo a fare una visitina a Monsieur Valmy. Alle sette bussarono alla porta. L'insegnante stava mettendo sul
fornello qualcosa per la colazione. Corrucciato, abbandonil suo
fornello e attraversil soggiorno per andare ad aprire la porta. Si
trovdi fronte quattro uomini. I due in uniforme avevano l'aria di
voler saltargli addosso, ma quello piccolo, dall'aria mite, fece loro
segno di starsene tranquilli.
Abbiamo intercettato la telefonatadisse pacatamente l'uomo pipiccolo.
L'insegnante rimase impassibile. 揚osso vestirmi?domand
S certamente, perfaccia in fretta. Impiegsolo qualche minuto. Il pigiovane in borghese rimase
sulla soglia, l'altro, Lebel, comincia girare per l'appartamento,
ispezionando le pile di libri e documenti. I due poliziotti in uniforme
e Caron accompagnarono l'insegnante giper le scale, fino all'auto.
Lebel rimase per completare la perquisizione. Erano le sette e dieci quando
squillil telefono. Lebel attese parecchi secondi prima di rispondere.
Poi sollevil ricevitore.
La voce all'altro capo del filo era priva di inflessioni. Ici Chacal. Lebel raccolse precipitosamente le idee. Ici Valmyrispose. Ci
fu silenzio.
Che cosa c'di nuovo?domandla voce.
Niente. Hanno perso le tracce a Corr蓏e. C'era un velo di sudore sulla fronte di Lebel. Era di vitale importanza
che l'uomo restasse dov'era per qualche altra ora. Si uduno scatto e il
telefono restmuto. Lebel scese di corsa le scale per raggiungere l'auto.
In ufficiogridal conducente.
Nella cabina telefonica dell'atrio di un piccolo albergo sulla Senna,
lo Sciacallo guardava perplesso attraverso il vetro. No, doveva essere
per forza accaduto qualcosa. Dovevano aver rintracciato l'autista che
l'aveva portato a La Haute Chalonni蓃e. Dovevano aver rinvenuto il
cadavere al castello, e la Renault a Tulle, dovevano aver interrogato
il personale alla stazione. Dovevano...
Usca gran passi dalla cabina telefonica e attraversl'atrio.
Mi prepari subito il conto, per favoredisse all'impiegato. Sar gitra cinque minuti. La telefonata del sovrintendente Thomas arrivmentre Lebel e Caron
rientravano in ufficio alle sette e mezzo.
Mi spiace di aver tardato tantosi scusl'investigatore inglese.
Ci voluta un'eternitper svegliare il personale del consolato
danese. Lei aveva perfettamente ragione. Il quattordici luglio un pastore
danese ha denunciato lo smarrimento del suo passaporto. Il
suo nome pastore Per Jensen di Copenaghen. Descrizione: altezza
un metro e ottantadue, occhi azzurri, capelli grigi. lui, grazie, sovrintendente. Alcuni secondi dopo, Lebel era alla prefettura di polizia. I quattro
cellulari arrivarono davanti all'albergo in Quai des Grands-Augustins
alle otto e mezzo.
Mi dispiace, Monsieurdisse il proprietario all'affannato
investigatore. 揑l pastore Jensen se n'andato un'ora fa. Lo sciacallo aveva preso un tasslungo la strada per farsi portare
alla Gare d'Austerlitz, dove era arrivato la sera precedente, nella
convinzione che le ricerche si sarebbero rivolte in un'altra direzione.
Lascila valigia con il fucile e gli abiti di AndrMartin al deposito
bagagli. Con l'altra valigia e la borsa, e con il golf dal collo alto che
gli copriva il collare bianco, prese una stanza in un alberguccio vicino
alla stazione. L'addetto alla reception gli permise di compilare da solo
il modulo di registrazione all'albergo, troppo pigro per confrontarlo
con il passaporto, come imponevano i regolamenti. Di conseguenza, la
registrazione all'albergo non fu intestata al nome di Per Jensen.
Giunto nella sua stanza, lo Sciacallo si accinse a trasformare la sua
faccia e i suoi capelli. Tolta la tintura grigia, i suoi capelli biondi
presero il colore castano di Marty Schulberg. Gli occhiali cerchiati d'oro
furono sostituiti con quelli dalla pesante montatura dell'americano.
Gli abiti del pastore Jensen furono riposti alla rinfusa nella valigia,
insieme col passaporto. Lo Sciacallo indosspoi i mocassini, le calze,
i pantaloni sportivi, la maglietta di cotone con maniche corte e la giacca
a vento dello studente americano.
Verso mezzogiorno, col passaporto americano in una tasca interna
della giacca e un fascio di banconote francesi nell'altra, lo Sciacallo
era pronto per ricomparire in pubblico. La valigia fu riposta nel
guardaroba e la chiave del guardaroba finin una fessura del pavimento.
Si servdelle scale di sicurezza per uscire. Qualche minuto dopo,
depositava la borsa che conteneva il necessario per il trucco al deposito
bagagli della Gare d'Austerlitz e infilava la ricevuta nella tasca
posteriore, insieme con quella della prima valigia. Con un tassfece
ritorno alla Riva Sinistra e si dilegutra la folla di studenti che
abitano il formicaio del Quartiere Latino a Parigi.
Lebel si mise di nuovo in contatto con Thomas alle dieci del mattino.
La richiesta che avanzquesta volta provocun sommesso gemito da parte
di Thomas, tuttavia il sovrintendente rispose cortesemente
che avrebbe fatto il possibile. Riappeso il ricevitore, Thomas convoc l'ispettore che si era occupato dell'indagine la settimana precedente.
I francesi sono andati in biancoosservil sovrintendente. A quanto
pare se lo sono lasciati scappare di nuovo. Adesso si trova nel cuore
di Parigi, e loro sospettano che possa avere pronta un'altra identit
falsa. Dobbiamo cominciare tutti e due a telefonare a tutti
i consolati residenti a Londra per chiedere un elenco dei passaporti
smarriti o rubati a visitatori stranieri a partire dal giorno sedici
agosto. Tutti i passaporti di visitatori stranieri superiori al metro e
settantadue sono sospetti. La riunione quotidiana al ministero, a Parigi, era stata anticipata
alle due del pomeriggio.
La relazione di Lebel era stata pronunciata col solito tono dimesso
e monotono, ma la reazione era stata gelida.
Quel maledetto!esclamil ministro, a metdella relazione,
ha una fortuna del diavolo! No, Monsieur le Ministre, non si tratta di fortuna, nemmeno un
po'. Ben tre volte l'abbiamo mancato per una questione di ore. Questa
mattina lui riuscito a filarsela perchio sono riuscito poco
convincente nel mio ruolo di Valmy. Le due volte precedenti, per l'uomo
era stato informato il mattino presto, dopo che io avevo fatto la mia
relazione in questa sede. Un silenzio di gelo scese sulla stanza.
Le ricordo, commissario, che lei ha gifatto precedentemente
questa insinuazioneosservseccamente il ministro. Spero che possa
documentarla. Lebel possul tavolo un piccolo registratore e premette il bottone
dell'avviamento. Nel silenzio della sala, la conversazione registrata
al telefono aveva un suono duro, metallico. Quando la registrazione
fu terminata, il colonnello Raoul Saint-Clair de Villauban era terreo
in volto.
Di chi era quella voce?domandil ministro alla fine.
Lebel rimase in silenzio. Saint-Clair si alzlentamente e gli occhi
di tutti si puntarono su di lui.
Sono dolente di doverla informare... Monsieur le Ministre... che quella era
la voce di... una mia amica. Risiede con me, attualmente... Scusatemi... Lascila stanza per far ritorno all'Eliseo e scrivere la sua lettera di
dimissioni. Gli altri rimasero a guardarsi fissamente le mani, in silenzio.
Benissimo, commissario.La voce del ministro era molto pacata.
Pucontinuare. Lebel prosegula sua relazione. Speroconcluse, di poter avere
per questa sera un elenco di passaporti scomparsi - non dovrebbero
essere pidi uno o due - che coincidano con la descrizione che
noi giabbiamo dello Sciacallo. Con un po' di fortuna, potrei avere
le foto dei loro proprietari per domani a mezzogiorno. Da parte miadisse allora il ministro, posso riferirvi la
conversazione che ho avuto col Presidente de Gaulle. Il Presidente si
categoricamente rifiutato di modificare minimamente il suo percorso per
sfuggire a questo sicario. Tuttavia, possiamo considerare revocato
il divieto di pubblicizzare la faccenda, almeno sotto questo aspetto.
Non appena il commissario Lebel sarassolutamente sicuro della
nuova identitassunta dallo Sciacallo, potremo rilasciare il nome e la
fotografia ai giornali, alla radio e alla televisione, come quelli
dell'assassino della baronessa de La Chalonni蓃e. Contemporaneamente,
tutti i poliziotti e gli uomini dei CRS di Parigi pattuglieranno le strade,
fermando tutte le persone possibili per controllare i documenti.
揚er quanto riguarda l'Eliseo, avrbisogno di un elenco particolareggiato
di tutti i movimenti che il Presidente intende compiere. Jean Ducret assentcol capo.
La squadra investigativa...proseguil ministro fissando il commissario
Bouvier, mobilitertutti i suoi informatori nel mondo della
malavita per fare indagini su quest'uomo. Maurice Bouvier assentcon aria burbera. Ne aveva viste alcune
di cacce all'uomo, ai suoi tempi, ma questa era davvero formidabile.
Non appena Lebel avesse comunicato la nuova identitdello Sciacallo,
quasi centomila uomini, dai servizi di sicurezza agli informatori
della malavita, avrebbero perlustrato le strade, gli alberghi, i locali
pubblici, i ristoranti, alla ricerca di una sola persona.
Bene, tutto, dunqueconcluse il ministro. Commissario Lebel,
tutto quello che vogliamo da lei, ora, il nome, la descrizione, la
fotografia. Da quel momento, darallo Sciacallo sei ore di tempo. In effetti, abbiamo tre giorni di tempoosservLebel. Tutti i
presenti lo osservarono sconcertati.
Come fa a saperlo?domandil ministro.
Devo farle le mie scuse. Sono stato molto sciocco a non rendermene
conto prima. Ora perne sono sicuro. Quando lo Sciacallo ha lasciato
Gap, perchmai ha trascorso una settimana con le mani in mano? E allora, perchdomandqualcuno.
Perchaveva giscelto il giornorispose Lebel. Commissario
Ducret, il Presidente ha qualche impegno fuori dell'Eliseo per oggi,
per domani o per sabato? Ducret scosse la testa.
E domenica, venticinque agosto?domandancora Lebel.
Si udlevare un sospiro di sollievo, intorno alla tavola, come il vento
che soffia fra le spighe di grano. Ma certo!ansimil ministro.
揑l giorno della Liberazione! PrecisamentereplicLebel. uno psicologo, il nostro Sciacallo.
Lui sa qual il gran giorno di de Gaulle, l'unico giorno dell'anno
che non trascorrerda nessun'altra parte. questo il giorno
che il sicario ha aspettato. In tal casoosservbruscamente il ministro, lo abbiamo in mano.
Non c'angolo di Parigi in cui possa nascondersi. Commissario Lebel,
ci faccia sapere il nome di quell'uomo. Claude Lebel si alze andalla porta.
Ah, c'un'altra cosagridil ministro alle spalle di Lebel. Come
faceva, lei, a sapere di dover controllare il telefono del colonnello
Saint-Clair? Lebel si voltsulla porta e si strinse nelle spalle.
No, non lo sapevorispose. Cosla sera scorsa ho fatto controllare
tutti i vostri telefoni. Buona giornata, signori. Quel pomeriggio, seduto davanti a una birra in Place de l'Od閛n,
lo Sciacallo si domandava dove sarebbe andato a trascorrere la notte.
Non si faceva illusioni sulla possibilitche Lebel avesse gismascherato
l'identitdi Jensen e quella di Marty Schulberg non aveva pidi
ventiquattr'ore di tempo ancora. Fu allora che allo Sciacallo venne
l'idea, suggeritagli da due uomini che vide passeggiare in strada. A cento
metri di distanza, in quella strada, trovun negozio di cosmetici, entr e fece alcuni acquisti.
Erano le otto di sera quando il sovrintendente Thomas telefonda
Londra e parlcon Caron. Oltre ai negri, agli asiatici e agli uomini
troppo bassi, otto turisti stranieri di sesso maschile avevano perduto
il passaporto durante il loro soggiorno a Londra a partire dalla met di giugno. Li elencaccuratamente uno per uno, con nome, numero
di passaporto, descrizione fisica.
E ora cominciamo a scartare le persone piimprobabilisugger Caron a Lebel, quando ebbe riappeso il ricevitore. Tre di loro hanno
perduto il passaporto nel periodo in cui sappiamo che lo Sciacallo
non era a Londra. Dei cinque che restano, uno altissimo, un metro
e novantasette, un altro molto grasso, oltre cento chili. Scartiamolifece Lebel. Chi resta? Un altro troppo vecchio, supera la settantina. Scartiamo anche questoripetLebel. E gli altri due? Uno norvegese, l'altro americanorispose Caron. Tutti e due
andrebbero bene, ma ci sono due elementi che potrebbero escludere il
norvegese. Per prima cosa biondo, e non credo che lo Sciacallo
ritornerebbe al suo colore naturale di capelli, le pare? Ma c'dell'altro:
il norvegese ha riferito al suo consolato che il passaporto gli scivolato
di tasca quando cadde in acqua mentre era in barca con una sua
amica. D'altro canto, l'americano ha riferito invece alla polizia che
la sua borsa, contenente il passaporto, gli stata rubata all'aeroporto.
Che cosa ne pensa? Chiedi a Thomas di farmi avere tutti i particolari relativi all'americano ordinLebel. E ringrazialo per tutto quello che ha fatto. Ci fu una seconda riunione al ministero, quella sera alle dieci. Un'ora
prima tutti i servizi dell'apparato per la sicurezza dello Stato avevano
ricevuto copia ciclostilata della descrizione di Marty Schulberg, ricercato
per omicidio. Prima del mattino era attesa una foto dall'ufficio
passaporti di Washington, in tempo per essere pubblicata sui giornali
del pomeriggio.
Il ministro si alz Signori, nel corso della nostra prima riunione
abbiamo tutti convenuto che l'identificazione di questo sicario era
sostanzialmente un lavoro investigativo. Siamo stati fortunati ad avere
i servizi del commissario Lebel. Nonostante tre cambi di identitda
parte del sicario, e nonostante la continua fuga di notizie avvenuta da
questa stanza, il commissario riuscito a identificare il nostro uomo.
Gli dobbiamo i nostri ringraziamenti.Inchinla testa in direzione di
Lebel, il quale apparve imbarazzato.
E ora, commissario Lebel, mi permetta di toglierle dalle spalle
il peso di questa inchiesta. Non avremo bisogno della sua inestimabile
collaborazione nelle ore che seguiranno. Il compito deve ora passare
a tutti noi. Lebel sbattle palpebre parecchie volte, poi si alzdalla sedia. Chin rigidamente il capo davanti a quegli uomini potenti che controllavano
migliaia di subordinati e milioni di franchi. Loro gli risposero con un
sorriso, poi il commissario si volte uscdalla stanza.
Per la prima volta da dieci giorni, il commissario Claude Lebel and a dormire a casa sua. Mentre girava la chiave nella toppa e gli giungeva
il primo stridulo rimprovero della moglie, gli orologi suonarono
la mezzanotte e iniziil ventitragosto.
Lo sciacallo entrnel bar verso le undici di sera. Era tutto buio,
e per parecchi secondi fatica distinguere i contorni del locale.
Un lungo banco occupava tutta la parete sinistra, con una fila di specchi
illuminati dietro. Il barista lo guardincuriosito.
Ai tavoli pivicini all'ingresso la conversazione si interruppe, mentre
i clienti del locale esaminavano il nuovo venuto e, a mano a mano
che tutti gli altri si voltavano a studiare quella figura alta e atletica,
il silenzio si propagava per la stanza. Lo Sciacallo scorse uno sgabello
libero davanti al bar e vi si isssopra. Alle sue spalle gli giungevano
concitati e sommessi commenti.
Oh, regarde-moi ca! Caro mio, che muscoli! Il barista scivolfino in fondo al banco per avere una vista migliore.
Le sue labbra vermiglie si schiusero in un effeminato sorriso.
Bonsoir... Monsieur. Donnez-moi uno Scotch. Il barista si allontanestasiato, a passo di danza. Quel ragazzo nuovo
avrebbe fatto sicuramente sensazione.
L'uomo vicino allo Sciacallo si voltverso di lui. I capelli, di un
metallico colore dorato, erano meticolosamente disposti sulla fronte
in una serie di punte attorcigliate, simili a quelle di un dio greco. La
somiglianza, per finiva l Gli occhi erano truccati, le labbra di un
delicato colore corallino le gote incipriate.
Lo Sciacallo adocchidue uomini in fondo al locale che lo stavano
osservando. Erano a due tavoli separati, e di tanto in tanto si lanciavano
occhiate velenose. Erano tutti e due di mezza et uno era grasso,
con occhi porcini e rotoli di grasso sulla nuca che gli straripavano
sul collo della camicia. L'altro era magro, elegante, con un collo da
avvoltoio e la testa pelata, sulla quale erano elaboratamente incollate le
poche ciocche di capelli. Intorno alla gola gli pendeva un foulard di
seta annodato con cura. Saruna specie d'artista, penslo Sciacallo.
Poco dopo la mezzanotte, lo Sciacallo tentla sua mossa. Scivol gidallo sgabello, prese il suo bicchiere di whisky e, con aria
indifferente, si avvicinal tavolo del tipo con l'aria di artista.
Mi permette di sedermi qui?gli domand
Il vecchio invertito per poco non svendal piacere. Qualche minuto
dopo, l'uomo grasso, infiammato dalla gelosia, usciva dal locale.
All'una, l'artista, che si chiamava Jules Bernard chiedeva allo Sciacallo
dove abitava. Lo Sciacallo, con una certa riiuttanza, ammetteva
di non avere un posto per dormire e di essere senza il becco d'un
quattrino. Bernard quasi non poteva credere alla fortuna che gli era
capitata. Sembrava che fosse stato il destino a farli incontrare, disse al
suo giovane amico: lui viveva da solo e sarebbe stato felicissimo se Marty
fosse stato suo ospite durante il soggiorno a Parigi. Lo Sciacallo,
mostrando una sconfinata gratitudine, accettl'invito. Poco prima di
uscire dal locale, si infilnel gabinetto, da dove usc qualche minuto
dopo, con gli occhi pesantemente truccati, le guance incipriate e il
rossetto sulle labbra.
Fuori, sul marciapiede, Bernard protest Ma tu non hai bisogno
di tutta quella roba. Sei un bellissimo ragazzo
Mi spiace, Jules. Mi laverla faccia quando arriviamo a casa. Bernard gli fece strada fino alla sua auto, poi accompagnil suo
nuovo amico alla Gare d'Austerlitz, per prelevare le due valigie lasciate
al deposito bagagli.
Sulla strada di casa, furono fermati da due uomini dei CRS, un
sergente e un milite semplice, che fecero loro segno di arrestarsi a un
incrocio. Il milite si avvicinal sedile del passeggero e sgrangli
occhi nel vedere la faccia dello Sciacallo. Poi si tirindietro disgustato.
揙h, mio Dio. E dove state andando voi due?ringhi
Lo Sciacallo prese un'espressione imbronciata. E tu dove pensi che
andiamo, carino? La faccia dell'uomo dei CRS si raggrinzper il disgusto. Voi finocchi
mi date il voltastomaco. Su, filate. Avresti dovuto chiedergli i documentidisse il sergente al milite
mentre i fanalini posteriori dell'auto di Bernard scomparivano in fondo
alla strada.
Ma andiamo, sergenteprotestil milite, stiamo cercando un
tipo che si fatto una baronessa, mica uno di quelli. Bernard e lo Sciacallo entrarono nell'appartamento alle due di notte.
Lo Sciacallo volle a tutti i costi trascorrere la notte sul divano del
salotto e Bernard riusca controllare la sua impazienza. Evidentemente
sarebbe stata un'impresa delicata, ma anche emozionante, sedurre il
giovane americano.
Nella notte, lo Sciacallo anda dare un'occhiata al frigorifero e
giunse alla conclusione che, per tre giorni, c'era cibo sufficiente per
una persona sola, non per due. Al mattino, Bernard voleva uscire per
acquistare un po' di latte fresco, ma lo Sciacallo insistette perch
restasse a casa, e poi volle a tutti i costi vedere il notiziario
televisivo di mezzogiorno.
La prima notizia riguardava la caccia all'assassino della baronessa
de La Chalonni蓃e. Bernard lanciun gridolino d'orrore.
Oooh, mi fa cosorrore, la violenza!dichiar
Un attimo dopo, lo schermo era tutto occupato da un volto, il volto
di un bravo ragazzo con occhiali pesantemente cerchiati: era quello
dell'assassino, spiegl'annunciatore, uno studente americano di nome
Marty Schulberg. Chiunque avesse visto quell'uomo...
Bernard, che era seduto sul divano, si volte alzlo sguardo. L'ultima
cosa che pensfu che l'annunciatore doveva essersi sbagliato,
quando aveva detto che gli occhi di Schulberg erano azzurri: perch gli occhi che lo stavano fissando in quel momento, mentre le dita
d'acciaio si stringevano intorno alla sua gola, erano grigi...
Qualche minuto dopo, la porta dell'armadio si chiudeva sugli occhi
sgranati e i lineamenti distorti di Jules Bernard. Lo Sciacallo prese
una rivista e si dispose all'attesa di due giorni.
In quei due giorni, Parigi fu perlustrata come mai era accaduto
in passato. Tutti gli alberghi furono ispezionati e furono controllati
i clienti - tutte le pensioni, le camere ammobiliate, i dormitori, gli
alloggi furono passati al setaccio. Le case e gli appartamenti di tutti
i noti simpatizzanti dell'OAS furono messe sottosopra dalle irruzioni della
polizia. Migliaia di persone nelle strade, nei tass sugli autobus furono
fermate e i loro documenti furono controllati. Su tutti i principali punti
di accesso a Parigi furono eretti posti di blocco, i nottambuli venivano
avvicinati parecchie volte nello spazio di due o tre chilometri.
Fu alla sera del ventiquattro agosto che Claude Lebel, dopo aver
trascorso il sabato pomeriggio accudendo al suo giardino, fu convocato
telefonicamente per presentarsi al ministro.
Il commissario trovteso e affaticato il dinamico capo di tutto l'apparato
francese per la sicurezza interna. Il ministro fece cenno a Lebel di
accomodarsi su una sedia.
Non riusciamo a scovarlogli annuncisenza preamboli. scomparso.
Lei che cosa ne pensa? qui, da qualche parterispose Lebel. Qual il programma
per la giornata di domani del generale de Gaulle? Il ministro sembrava in preda a un'angoscia quasi fisica. Il Presidente
non consente alcuna modifica all'itinerario prestabilito. Domani,
quindi, riaccenderla Fiamma Eterna sotto l'Arco di Trionfo
alle dieci. Messa alta a Notre-Dame alle undici. Il raccoglimento privato
al sacrario dei martiri della Resistenza avverra Mont-Val閞ien
alle dodici e mezzo. Nel pomeriggio, saranno conferite medaglie a
dieci veterani della Resistenza, i cui servigi sono stati tardivamente
riconosciuti. Questo avverralle quattro, davanti alla Gare de
Montparnasse. Quali misure sono state adottate per il controllo della folla? Saranno montate transenne di ferro parecchie ore prima di ciascuna
cerimonia, poi tutta la zona all'interno della cerchia di transenne
sarperlustrata da cima a fondo, comprese le fogne. Nel corso di ciascuna
cerimonia uomini armati saranno appostati su tutti i tetti. Nessuno
potrsuperare le transenne, tranne i funzionari e le persone che
prendono parte alla cerimonia.
Siamo arrivati a prendere misure veramente straordinarie. Tutti
i sacerdoti che prenderanno parte alla messa in Notre-Dame saranno
perquisiti alla ricerca di eventuali armi nascoste. La polizia e gli
uomini dei CRS avranno speciali distintivi di riconoscimento che saranno
rilasciati domani, nell'eventualitche l'uomo cerchi di farsi
passare per uno dei servizi di sicurezza. Tutti i lasciapassare diplomatici
e della stampa saranno cambiati all'alba.
Oltre a tutto ci chiunque si avvicini al Presidente in un raggio
di duecento metri sarsottoposto a perquisizione, senza eccezioni.
Ebbene, lei ha altre idee? Lebel riflettper un attimo, torcendosi le mani tra le ginocchia,
come uno scolaretto che cerca di spiegare qualcosa al suo maestro.
Io non credorispose alla fine, che l'uomo rischierdi farsi
ammazzare. un sicario prezzolato, vuole squagliarsela e godersi i suoi
soldi. Se avesse avuto qualche dubbio sul suo piano, avrebbe fatto marcia
indietro gida tempo. Lebel si alze percorse a lunghi passi la stanza. Deve aver escogitato
qualche idea che non mai venuta in mente a nessuno. Una bomba potrebbe
essere scoperta, e cosun fucile. per questo che dovuto entrare
in Francia in automobile. Ma come potrebbe introdurre un fucile di ldalle transenne? Lebel si ferme guardin faccia il ministro. Si strinse nelle spalle.
Non lo so. Lui perpensa di riuscirci e finora non ha ancora fallito.
Una cosa, per certa, signor ministro. Ovunque egli sia, domani
deve essere scoperto. Posso quindi girare da una cerimonia all'altra
per vedere se riesco a individuarlo? l'unica cosa che ci resta da fare. Il ministro appariva deluso. Naturalmenterispose freddamente.
La prego, si limiti a fare questo, Monsieur le Commissaire. Pitardi, quella stessa sera, lo Sciacallo mise a punto gli ultimi
preparativi nella camera da letto di Jules Bernard. Sul letto erano disposte
le scarpe nere sfondate, le calze grigie di lana, i pantaloni e la camicia
col collo aperto, il lungo pastrano militare con una striscia di decorazioni
e il basco nero del veterano di guerra francese AndrMartin.
Sopra tutto ci lo Sciacallo getti documenti falsi relativi alla nuova
identitdi chi avrebbe indossato quegli abiti.
Accanto a essi dispose poi i cinque tubi d'acciaio che contenevano il
fucile e il puntale di gomma nera in cui erano infilate le cinque
pallottole esplosive.
Estrasse dalla gomma due delle pallottole e, con cautela, fece leva
col dito sulla cima di esse. Dall'interno estrasse poi il pezzetto di
cordite che contenevano e lo mise da parte, mentre gettnel portacenere
i bossoli delle cartucce ora inservibili. Gli erano rimaste ancora tre
pallottole, e quelle sarebbero bastate.
Era da due giorni che non si radeva, e una peluria ispida e biondiccia
gli copriva il mento: l'avrebbe tagliata male, con il rasoio a
mano che aveva acquistato al suo arrivo a Parigi. Su un ripiano del
bagno erano deposti i flaconi del dopo-barba che contenevano la tintura
grigia per capelli e il liquido detergente. Si era gilavato dai
capelli la tintura castana di Marty Schulberg e ora, seduto davanti allo
specchio del bagno, si taglii suoi capelli biondi sempre picorti,
finchle ciocche rimaste rimasero irte, sulla testa, in un irregolare
taglio a spazzola. Poi lo Sciacallo si preparuna frittata e si mise
davanti al televisore per assistere a uno spettacolo di varietfinchfu
l'ora di andare a letto.
Domenica, 25 agosto 1963, il caldo era insopportabile. Parigi era
in festa per celebrare l'anniversario della Liberazione dai Tedeschi,
avvenuta diciannove anni prima, e le cerimonie avevano una massiccia
partecipazione di folla. La maggior parte delle persone convenute, tuttavia,
riusca fatica a intravedere il capo dello Stato che avanzava maestoso
in mezzo a compatte falangi di guardie del corpo e di poliziotti.
Oltre a essere nascosto alla vista del pubblico da una coorte di ufficiali
e funzionari di statura particolarmente alta, il generale de Gaulle
era circondato da tutte e quattro le sue guardie del corpo.
Le guardie del corpo erano chiamate "gorilla" dalla stampa, e molti
pensavano che l'appellativo alludesse semplicemente al loro aspetto
fisico. In effetti, tale appellativo trovava ulteriore conferma nel loro
modo di camminare. Ognuno di loro era esperto di tutte le forme
di lotta, aveva robusti muscoli sul petto e sulle spalle. Quando erano
tesi, i muscoli dorsali tenevano lontane le braccia dai fianchi, che
oscillavano quindi ben distanziate dal corpo. Oltre a ci ognuno di loro
portava una rivoltella automatica sotto l'ascella sinistra, la qual cosa
accentuava l'andatura tipica del gorilla. Camminavano con le mani
quasi aperte, pronte a estrarre l'arma dalla fondina all'altezza della
spalla, pronte a far fuoco al minimo accenno di imprevisti.
Imprevisti, per non ce ne furono. La cerimonia all'Arco di Trionfo
si svolse esattamente secondo il programma, mentre tutt'intorno
sul grande anfiteatro di tetti che circonda la Place de l'倀oile,
centinaia di uomini, con binocoli e fucili, erano acquattati dietro
i camini. Quando il corteo presidenziale imboccfinalmente gli
Champs-俵ys閑s verso Notre-Dame, tutti quegli uomini tirarono un
respiro di sollievo e cominciarono a scendere dai tetti.
Le cose andarono altrettanto lisce alla cattedrale. Mentre il cardinale
arcivescovo di Parigi officiava la messa, due uomini, appostati
coi loro fucili sulla cantoria, stavano di guardia. Tra i devoti era
massiccia la presenza di poliziotti in borghese, i quali non si
inginocchiavano, nchiudevano gli occhi in raccoglimento, ma pregavano
con lo stesso fervore degli altri. Le loro parole, per erano quelle
della vecchia preghiera del poliziotto. Ti prego, mio Signore, fa' che
non succeda mentre sono in servizio io... Non accadde nulla, e nemmeno a Mont-Val閞ien.
Quel mattino lo Sciacallo si trovava altrove.
Pierre Valremy era stufo marcio. Aveva caldo, la camicia gli si
era incollata sul dorso, la cinghia della sua carabina automatica gli
faceva attrito sulla spalla, attraverso la pelle zuppa di sudore, e poi
aveva sete. Cominciava a rimpiangere di essersi arruolato tra i CRS.
Nessuno gli aveva mai detto niente della vita nelle caserme, che sembravano
prigioni, e nemmeno delle esercitazioni, ndella ruvida saia
del camiciotto, ndelle ore trascorse agli angoli delle strade, col freddo
pungente o col caldo feroce, in attesa di compiere il colpo grosso:
Il Grande Arresto che, per non avveniva mai.
E adesso eccolo a Parigi: la prima volta in vita sua che si allontanava
da Rouen. Pensava di poter vedere la Ville Lumi蓃e, ma era soltanto
una speranza, la sua, col sergente Barbichet al comando della
squadra. Sempre la stessa solfa. "Fa' la guardia a quella transenna,
Valr閙y. Su, sta' lvicino, guardati intorno, non lasciar passare
nessuno senza autorizzazione, capito? Il tuo un compito di responsabilit
ragazzo mio."
Di responsabilit davvero! Valr閙y si volta guardare Rue de Rennes.
La transenna che stava sorvegliando faceva parte di una fila
che attraversava la strada da un edificio all'altro, a circa
duecentocinquanta metri da Place du 18-Juin. In lontananza, riusciva a
scorgere alcuni uomini nel cortile della stazione che segnavano per terra
i punti in cui dovevano collocarsi i veterani. Due ore ancora.
Lungo la fila di transenne cominciavano a riunirsi i primi spettatori.
Devono avere una bella pazienza, disse tra sValr閙y. pazzesco
stare sotto questo caldo per ore in attesa di vedere una marea di teste
a trecento metri di distanza, sapendo che lin mezzo, da qualche parte,
doveva esserci il Vecchio Charles. Guarda laggiquel tipo che sta
zoppicando attraverso la strada, con l'aria di non riuscire mai a farcela,
con quel lungo pastrano che gli fruscia sotto il ginocchio e una
fila di medaglie che gli pendono tintinnando sul petto. Questi vecchi
strambi si portano sempre dietro le loro medaglie, pensValr閙y, come
se fossero l'unica cosa che hanno avuto in vita loro. Be', magari
era proprio cos per alcuni di loro. Specialmente quando capita di
avere amputata una gamba. Pensa: dover trascorrere il resto dei tuoi
giorni appoggiato a una stampella d'acciaio. Il vecchio gli si avvicin zoppicando. Je peux passer? Su, nonnino, diamo un'occhiata ai documenti. Il veterano si frugdentro la camicia, che magari avrebbe avuto
bisogno di una lavata. Gli mostrdue documenti: AndrMartin, cittadino
francese, etcinquantatranni. L'altro era intestato alla stessa
persona, e in cima a esso erano scritte le parole: Mutilde Guerre.
Valr閙y studile foto sui due documenti. Poi alzlo sguardo. 揝i
tolga il berretto. Il vecchio ubbide Valr閙y confrontla faccia che aveva davanti a
scon quella delle fotografie. La stessa. L'uomo che aveva davanti
aveva l'aria di star proprio male. Si era tagliato nel radersi e pezzetti
di carta igienica tamponavano le ferite. La faccia, dal colorito
grigiastro, era coperta da un velo untuoso di sudore.
Che cosa vuole andare a fare da quella parte? Abito l rispose il vecchio. In una soffitta. Sulla carta d'identitera riportato l'indirizzo di Rue de Rennes 154.
L'uomo dei CRS alzlo sguardo alla casa che aveva dietro di s Sulla
porta c'era il numero 132. Quasi di sicuro, il numero 154 doveva
essere piavanti, lungo la strada. Non aveva ricevuto nessun ordine
di impedire a un vecchio di tornarsene a casa.
Va bene, passi pure. Ma si tenga lontano dai guai. Il grande Charles
sarqui tra un paio d'ore. Il vecchio sorrise, nel riporre i suoi documenti, e per poco non perse
l'equilibrio sulla sua unica gamba e sulla gruccia. Valr閙y lo afferr per sostenerlo.
Lo so. C'uno dei miei vecchi compagni che sta per avere la sua
medaglia. Io, la mia, l'ho avuta due anni fa...Battcon la mano
sulla medaglia della Resistenza appuntata al suo petto.
L'ultima immagine che Valr閙y ebbe del vecchio soldato fu quella
del suo pastrano che scompariva in una porta in fondo alla strada.
Madame Berthe alzgli occhi dal suo lavoro a maglia quando l'ombra
dell'uomo cadde su di lei. Era stata una giornata pesante, con
tutti quei poliziotti che guardavano negli appartamenti, e non sapeva
proprio che cosa avrebbero potuto dire gli inquilini, se ci fossero stati.
Per fortuna, erano tutti fuori casa, tranne tre, per le ferie d'agosto.
Excusez-moi, Madame... mi domandavo... magari un bicchier d'acqua.
Fa un caldo terribile, qui fuori, ad aspettare la cerimonia... La donna intravide il volto e la figura di un vecchio con indosso
un pastrano simile a quello che aveva avuto suo marito, da tempo defunto,
con le medaglie appese a sinistra sotto il bavero. Si appoggiava
pesantemente a una gruccia, e una sola gamba spuntava sotto il pastrano.
Il volto sudato aveva un'espressione sofferente.
Oh, mon pauv' Monsieur... Andare in giro in quel modo... e con
questo caldo. Entri, entri. La cerimonia sarsoltanto tra due ore. La donna si affrettpremurosamente verso la porta a vetri della
portineria in fondo all'atrio per andare a prendere un bicchier d'acqua.
Il veterano la seguzoppicando.
Lo scroscio dell'acqua del rubinetto le impeddi sentire la porta
esterna della portineria che si chiudeva, e il violentissimo pugno delle
nocche serrate sotto l'osso mastoideo sul lato destro della testa, proprio
dietro l'orecchio, le giunse completamente inaspettato. Il corpo
inerte della donna si affloscisilenziosamente al suolo.
Lo Sciacallo si sbottonil pastrano e slaccile cinghie che gli tenevano
legata la gamba destra sotto le natiche. Quando raddrizzla
gamba, una smorfia di dolore comparve sulla sua faccia. Lascio passare
parecchi minuti per permettere al sangue di riaffluire nel polpaccio
e nella gamba, prima di appoggiarvi sopra il proprio peso.
Cinque minuti dopo Madame Berthe era legata mani e piedi con alcuni
stracci e la sua bocca era chiusa da un grosso pezzo di cerotto.
Poi lo Sciacallo la trascinnel retrocucina e chiuse la porta.
Dopo una breve ricerca, trovle chiavi degli appartamenti in un
cassetto del tavolo. Si riabbottonil pastrano e prese in mano la gruccia,
la stessa sulla quale aveva zoppicato attraverso gli aeroporti di
Bruxelles e di Milano, dodici giorni prima. Sbircifuori della porta:
nessuno in vista, nell'atrio. Chiuse a chiave la porta della portineria
dietro di se sala grandi balzi le scale.
Al sesto piano, scelse l'appartamento della signorina B蓃anger e buss
alla porta. Non ci fu alcuna risposta. Dopo aver trovato la chiave
adatta, entre chiuse a chiave la porta.
Si diresse alla finestra e guardfuori. Sui tetti degli edifici di fronte,
stavano appostandosi gli uomini in uniforme azzurra. Era arrivato
appena in tempo. Fece scattare il saliscendi della finestra e apr
silenziosamente le ante verso l'interno. Poi fece qualche passo indietro.
Attraverso la finestra, una chiazza quadrata di luce anda cadere sul
tappeto. Se si fosse tenuto fuori da quel riquadro, gli uomini di guardia
ldi fronte non avrebbero visto niente.
Spostatosi su un lato della finestra, verificche poteva dominare
obliquamente lo spiazzo sottostante davanti alla stazione, a centotrenta
metri di distanza. Spostil tavolo del soggiorno a un paio di metri
dalla finestra, tutto da un lato; al posto della tovaglia mise un paio di
cuscini, che gli sarebbero serviti come punto d'appoggio per sparare.
Si tolse di dosso il pastrano e si arrotolle maniche, poi smont la gruccia sezione per sezione; svitil puntale di gomma, con le
rilucenti capsule di percussione delle tre pallottole rimanenti. Soltanto
allora cominciavano a svanire la nausea e il sudore provocati dalla
cordite che aveva ingerito.
Furono poi smontate le varie sezioni della gruccia e da esse uscirono
il silenziatore, il mirino telescopico, la culatta e la canna del fucile.
Dalla sezione a Y per l'appoggio dell'ascella estrasse due barre d'acciaio
che si incastrarono per formare la struttura del calcio del fucile.
Per ultimo, il supporto imbottito per l'ascella fu infilato sulla struttura
del calcio del fucile, per riparare la spalla.
Meticolosamente, con zelo, lo Sciacallo montil suo fucile. Poi,
sedutosi su una sedia dietro al tavolo, appoggila canna sopra il
cuscino pialto e guarddentro il mirino telescopico. La piazza
illuminata dal sole, quindici metri sotto la finestra, balzsubito
a fuoco. La testa di uno degli uomini che ancora segnavano i posti per
l'imminente cerimonia attraversil campo visivo del mirino. Lo Sciacallo
seguil bersaglio con il fucile. La testa appariva nitida e grande,
grande come la zucca che aveva preso di mira nella radura della foresta.
Soddisfatto, lo Sciacallo allinele tre cartucce sul bordo del tavolo
poi con l'indice e il pollice tirindietro l'otturatore del fucile e infil la prima pallottola nella culatta. Spinse di nuovo in avanti l'otturatore
finchsi chiuse sulla capsula della pallottola, poi con un mezzo giro
lo serrermeticamente. Infine depose cautamente il fucile in mezzo ai
cuscini e si frugaddosso per cercare sigarette e fiammiferi. Si accese
la sigaretta e si appoggicomodamente allo schienale della sedia.
Aveva davanti a sun'ora e tre quarti di attesa.
Per la prima volta in tanti anni di carriera, il commissario Claude
Lebel aveva veramente paura. Sentiva la bocca secca e la lingua
attaccata al palato, come se fosse incollata. Qualcosa, ne era certo
sarebbe accaduto, quel pomeriggio, e ancora non era in grado di
intuire ncome, ndove.
Durante la colazione con alcuni uomini del comitato di sicurezza
aveva sentito il clima passare dalla tensione e dalla collera quasi
all'euforia. Restava soltanto una cerimonia e la Place du 18-Juin, gli
era stato assicurato, era stata setacciata e sigillata.
Se n'andatoaveva affermato Rolland. ed stata anche una
cosa molto saggia. Rispunterfuori da qualche parte, prima o poi, e i
miei ragazzi lo beccheranno. Ora Lebel si aggirava sconsolato tra la folla a duecento metri di
distanza dalla piazza in fondo a Boulevard du Montparnasse. Tutti i
poliziotti e gli uomini dei CRS con cui aveva parlato gli avevano dato
la stessa rlsposta: nessuno era passato da quando erano state montate
le transenne, a mezzogiorno.
Le strade principali erano bloccate, le strade laterali erano bloccate,
i vicoli erano bloccati. I tetti erano presidiati e sorvegliati a vista,
la stazione stessa pullulava di uomini del servizio di sicurezza, appostati
sulle tettoie dei grandi capannoni, sulle pensiline della stazione, ora
sllenziosa perchtutti i treni erano stati dirottati per quel pomeriggio.
All'interno del perimetro della piazza, tutti gli edifici erano stati
setacciati, dalla cantina al solaio.
Lebel camminava svelto lungo le strade laterali, mostrando il suo
lasciapassare, e sbucin Rue de Rennes. Sempre lo stesso: la via
principale bloccata, la strada deserta, esclusi gli uomini dei CRS di
pattuglia. Lebel ricomincia fare le sue domande.
Visto nessuno? No, signore. Nessuno passato di qui, proprio nessuno?
No, signore. Nello spiazzo della stazione udiva la banda che accordava
i suoi strumenti. Diede un'occhiata all'orologio. Il generale
poteva arrivare da un momento all'altro, adesso.
In fondo alla piazza sentgridare degli ordini, poi da Boulevard du
Montparnasse un corteo d'automobili sbucin Place du 18-Juin. Vide
il corteo che infilava i cancelli dello spiazzo, davanti ai poliziotti
impettiti sull'attenti. Alzlo sguardo verso i tetti. Bravi ragazzi.
Gli uomini di guardia lasserano all'erta e i loro occhi non cessavano
mai di spostarsi da un tetto all'altro, da una finestra all'altra.
Era arrivato sul lato occidentale della Rue de Rennes. Un giovane
dei CRS se ne stava con i piedi saldamente piantati tra l'ultima transenna
e il muro dell'edificio numero 132. Lebel gli fece balenare la sua
tessera di riconoscimento. L'uomo si irrigidsull'attenti.
揇a quanto tempo sei qui? Fin da mezzogiorno, signore, da quando stata sbarrata la strada. 揘essuno passato da quell'apertura? No, signore... Be', s soltanto un vecchio mutilato. Abita laggi 揅he tipo di mutilato? Un tipo anziano, signore. Aveva la carta di identite la tessera
di mutilato di guerra. Indirizzo: Rue de Rennes, 154. Insomma, ho
dovuto lasciarlo passare, signore. Sembrava che stesse proprio male,
ma era naturale, con quel pastrano, il caldo, e tutto il resto... 揚astrano?ripetLebel.
Sissignore. Un pastrano militare, come quello dei vecchi soldati. 揌ai detto che era mutilato di guerra. Che cosa aveva? Una gamba sola, signore. Zoppicava appoggiato a una gruccia. In fondo alla piazza, i primi nitidi squilli delle trombe intonarono
Allons enfants de la patrie... le jour de gloire est arriv.. Numerose
persone in mezzo alla folla ripresero il canto della Marsigliese.
Una gruccia?Alle orecchie di Lebel, la propria voce suonlontanissima.
Sissignore, una gruccia di metallo... Lebel stava gicorrendo, gridando all'uomo dei CRS di seguirlo.
Erano raccolti sotto la luce del sole, nello spiazzo deserto. Le auto
e il personale del palazzo erano disposti lungo la facciata della stazione.
Di fronte a loro erano schierati i dieci veterani. Sul lato est dello
spiazzo c'era il corpo diplomatico, una massa compatta di abiti color
grigio-antracite, rotta qua e lda qualche nastro rosso della Legion
d'Onore. Il lato occidentale era occupato dalla guardia repubblicana in
alta uniforme, con l'elmetto.
Lo Sciacallo socchiuse un occhio e con l'altro guardnello spiazzo
attraverso il mirino. Prese di mira il veterano che gli era pivicino,
l'uomo che avrebbe ricevuto per primo la medaglia. Era un uomo basso
e tarchiato, tutto impettito sull'attenti. La sua testa appariva
nitidamente nel mirino del fucile. Entro qualche minuto, di fronte a
quell'uomo, sovrastante di una trentina di centimetri, ci sarebbe stata
un'altra faccia, orgogliosa, arrogante, con un chepcolor cachi ornato da
due stelle d'oro.
Marchons, marchons, ... qu'un sang impur abreuve nos sillons.
Quando le ultime note dell'inno nazionale si spensero, un grande
silenzio calsulla piazza. Il ruggito del comandante della guardia
echegginel cortile della stazione. Il generale de Gaulle...
Pre-e-e-senta-tarm!Si udirono tre rumori secchi, distinti: quello
delle mani nei guanti bianchi che impugnavano il calcio del fucile,
il rumore metallico dei caricatori, lo schiocco dei tacchi che battevano.
La folla davanti alle auto si divise per far ala a una solitaria, alta
figura che uscin mezzo a loro e comincia incedere verso la fila dei
veterani di guerra, seguita a ragguardevole distanza dal ministro per
i congedati e da un ufficiale che portava un cuscino di velluto, sul
quale era disposta una fila di dieci medaglie e di dieci nastrini colorati.
撋 questa? Lebel si ferm ansimando, e indicuna porta.
揗i sembra, signore. S questa la porta in cui entrato. Il piccolo commissario era gientrato nell'atrio, e Valr閙y lo seguiva,
per nulla dispiaciuto di uscire dalla strada, dove il loro strano
comportamento stava attirando smorfie di disapprovazione degli alti
ufficiali impettiti davanti ai cancelli del cortile della stazione. Be', se
fosse stato sottoposto a inchiesta, poteva sempre spiegare che quell'ometto
buffo si era fatto passare per commissario di polizia e che lui
aveva cercato di trattenerlo.
Quando entrnell'atrio, l'investigatore stava giscuotendo la porta
della portineria.
Dov'la portinaia?grid
Non lo so, signore. Prima che l'altro potesse protestare, l'ometto fracasscon il gomito
il vetro, introdusse una mano e aprla porta dall'interno.
Seguimiordin piombando dentro il locale.
Certo, certo che ti seguo, pensValr閙y, devi essere impazzito.
Trovl'investigatore davanti alla porta del retrocucina. Vide la portinaia
legata e afflosciata sul pavimento, ancora priva di sensi.
Che mi venga un accidente!Improvvisamente capche quell'ometto
era davvero un commissario di polizia e che insieme stavano dando
la caccia a un criminale. Era giunto il grande momento.
All'ultimo pianogridil commissario e infille scale a una tale
velocit che sorprese Valr閙y, il quale faticava a tenergli dietro,
slacciandosi la carabina durante la corsa.
Il Presidente di Francia si fermdavanti al primo veterano della
fila, lievemente chino per ascoltare il ministro che gli spiegava i meriti
dell'uomo. Quando il ministro ebbe finito, il Presidente si rivolse
all'ufficiale che portava il cuscino e prese la medaglia che gli veniva
porta. Mentre la banda intonava sommessamente La Marche Lorraine,
l'imponente generale appuntla medaglia sul petto rotondo dell'uomo.
A centotrenta metri di distanza, lo Sciacallo incolll'occhio al mirino
telescopico. Poteva distinguere chiaramente i lineamenti dell'uomo,
la sua fronte con l'ombra del chep gli occhi penetranti, il naso
prominente. Le linee incrociate del mirino si incontravano sulla tempia.
Lentamente, con dolcezza, premette il grilletto...
Una frazione di secondo dopo fissava allibito il cortile prospiciente
la stazione, come se non potesse credere ai suoi occhi. Prima che la
pallottola uscisse dalla bocca del fucile, il generale aveva chinato di
scatto la testa in avanti per l'accolade, il tradizionale abbraccio di
congratulazioni.
In seguito, fu appurato che la pallottola era passata a meno di un
centimetro dietro la testa che si spostava. Non si seppe mai se il
Presidente avesse avvertito il sibilo prodotto dallo spostamento d'aria.
Ma se lo avvert non lo diede comunque a vedere.
La pallottola anda colpire il catrame ammorbidito dal sole,
disintegrandosi senza danno a una profonditsuperiore ai due centimetri.
Ripresero le note della Marche Lorraine. Il Presidente si raddrizze si
incamminlentamente verso il veterano successivo.
Dietro il suo fucile, lo Sciacallo imprecava sommessamente, travolto
dall'odio. In vita sua, non aveva mai mancato un bersaglio fisso a
centotrenta metri di distanza. Poi si calm c'era ancora tempo. Prese la
seconda cartuccia sul tavolo e ricaricil fucile.
Qualche secondo prima, Claude Lebel era arrivato ansimando al
sesto piano. Gli sembrava che il cuore stesse per scoppiargli. Le porte
che davano sulla parte anteriore dell'edificio erano due. Spostlo
sguardo dall'una all'altra, mentre l'uomo dei CRS lo raggiungeva, con la
carabina appoggiata sul fianco. Mentre Lebel esitava davanti a una
delle due porte, si udun sommesso ma distinto "fuuu". Lebel tese
l'indice della mano verso la serratura della porta.
Spara!ordin L'uomo dei CRS si puntsu tutti e due i piedi
e fece fuoco. Schegge di legno, di metallo, di cartucce volarono in tutte
le direzioni. La porta vacill poi ricadde lentamente all'interno.
Valr閙y fu il primo a entrare nella stanza, con Lebel alle calcagna.
Valr閙y riconobbe soltanto le ciocche grigie dei capelli, ma nient'altro.
L'uomo aveva due gambe, il pastrano era scomparso e le braccia che
stringevano il fucile erano quelle di un uomo giovane e forte.
Il tizio non gli lascialtro tempo; voltandosi agilmente, mezzo
accovacciato com'era, fece fuoco con l'arma appoggiata sul fianco.
Quell'unica pallottola non produsse alcun suono: si conficcnel petto di
Valr閙y ed esplose. Una sensazione lacerante, fortissima, improvvise
fitte di dolore; poi anche quelle scomparvero e fu il buio.
Sopra il corpo di Valr閙y, Lebel fissnegli occhi l'uomo.
Chacaldisse. L'altro disse soltanto: Lebel Stava armeggiando
col fucile. Lebel vide il riverbero del bossolo che cadeva al suolo.
L'uomo stava infilando qualcosa nella culatta del fucile, tenendo per gli occhi puntati su di lui.
Sta cercando di paralizzarmi con lo sguardo, pensil commissario.
Sta per uccidermi.
Con uno sforzo abbasslo sguardo sul pavimento. La carabina di
Valr閙y era ai suoi piedi. Quasi senza rendersene conto, si lasci
cadere in ginocchio, afferrl'arma, la puntin alto con una mano, con
l'altra annaspalla ricerca del grilletto. Udche lo Sciacallo faceva
scattare la culatta del fucile proprio mentre lui trovava il grilletto
della carabina. Lo premette.
Mezzo caricatore di pallottole da nove millimetri colplo Sciacallo
al petto: lo sollevda terra, rovesciandolo a metin aria, e poi fece
ricadere pesantemente il suo corpo in un ammasso scomposto nell'angolo
opposto, vicino al divano. Pitardi, alle domande dei giornalisti
fu risposto che i rumori provenienti da Rue de Rennes erano stati
provocati dal carburatore difettoso di una motocicletta.
Il sovrintendente Thomas ricevette una telefonata, quella sera.
Lo hanno presoannuncial suo primo ispettore. A Parigi. Nessun
problema, ma sarebbe meglio perquisire il suo appartamento. Erano le otto di sera e l'ispettore stava facendo un ultimo spoglio
delle proprietdi Calthrop quando udqualcuno che entrava attraverso
la porta lasciata aperta. Si volt Un uomo era davanti a lui, con
espressione corrucciata.
Chi lei?domandl'ispettore.
Calthroprispose il nuovo venuto. Charles Calthrop. Questo il mio appartamento. E lei, che cosa diavolo crede di fare? Se lo Sciacallo non era CalthroposservThomas, dopo che
cinque locande della Scozia settentrionale ebbero testimoniato che Charles
Calthrop aveva effettivamente trascorso le tre settimane precedenti
dedicandosi al suo sport preferito, la pesca, allora, chi diavolo era
quell'uomo? Non possono esserci dubbiosservil commissario della polizia
metropolitana, il governo di Sua Maestnon ammettermai che si
trattava di un cittadino inglese. Un cittadino inglese stato sospettato.
Ora stato scagionato. Per quanto ci riguarda il caso chiuso. Il giorno seguente il corpo di un uomo fu sepolto in una tomba
senza nome al cimitero di P蓃e-Lachaise, a Parigi. Il certificato di morte
attestava che il corpo era quello di un turista straniero sconosciuto,
ucciso in un incidente stradale da un "pirata" della strada. Erano presenti
un sacerdote, un ufficiale di stato civile, due becchini e un ometto
tutto solo che rifiutdi declinare le sue generalit Quando tutto fu
finito, l'uomo ripercorse il sentiero di ghiaia del cimitero, per far
ritorno a casa, dalla moglie e dai figli.
Il giorno dello Sciacallo si era cosconcluso.
FINE.







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