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George Orwell
1984
Traduzione di Gabriele Baldini
ARNOLDO MONDADORI EDITORE
1984, Londra. Il mondo diviso in due iperstati simili e in guerra fra loro.
In Oceania la societgovernata secondo i principi del Socing, il Socialismo
Inglese, dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono
le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la psicopolizia
che interviene al minimo sospetto. Tutto permesso, non c'legge scritta.
Tranne pensare, se non secondo il Socing. Tranne amare, se non per riprodursi.
Tranne divertirsi, se non con i programmi TV di propaganda. Dal loro rifugio,
in uno scenario desolante da Medioevo postnucleare, 勁'ultimo uomo in Europa
(questo il titolo che avrebbe preferito l'autore) e la sua compagna lottano
disperatamente per conservare un granello di umanit Oggi che il 削ay after
giarrivato, che il 1984 gipassato, si puleggere, o rileggere,
il romanzo per scoprire che cosa Orwell ha indovinato di questi nostri anni.
L'annullamento delle differenze ideologiche fra le superpotenze, la tecnologia
come mezzo di controllo sociale, la persecuzione degli oppositori politici
nei focolai dittatoriali dell'America Latina, la strumentalizzazione
dei mass-media o che altro? Piche saggio, forse, raccogliere il suo grido
d'allarme contro l'indifferenza che tollera forze annichilenti - qualunque
siano, in qualunque tempo- la liberte la dignitindividuale, lasciandoci
trasportare dalla sua grandiosa fantasia apocalittica di profeta visionario.
George Orwell La vita
Eric Arthur Blair, vero nome di George Orwell nacque il 23 giugno 1903
a Motihari, nel Bengala, dove il padre, d'origine angloindiana, era funzionario
dell"'Indian Civil Service". La sua famiglia apparteneva alla borghesia
冠lto-bassa come la defin lo stesso scrittore con sarcastica contraddizione.
Al ruolo dominante e privilegiato degli amministratori britannici nelle colonie
non corrispondeva, infatti, un analogo status in Inghilterra. In India, i Blair
si destreggiano a conciliare effettiva scarsitdi mezzi e salvaguardia delle
apparenze quando, nel 1907, Eric torna in patria con la madre e le due sorelle
e si stabilisce a Henley-on-Thames. Iscritto nell'esclusivo collegio St. Cyprian
di Eastboume, ne esce con una borsa di studio e un opprimente complesso
d'inferiorit come racconta nel saggio autobiografico Such, such Here the Boys
del 1947. Nriuscira integrarsi nel clima altrettanto snob, seppur meno
gretto, di Eton, dove ammesso nel 1917.
Il senso di sradicamento probabilmente alla base della sua decisione
di seguire le orme paterne arruolandosi nel 1922 nell"'Indian Imperial Police"
a Mandalay, in Birmania. Pur se ispireril suo primo romanzo (in ordine
di composizione, ma edito solo nel '34), Giorni in Birmania, l'esperienza
si rivela traumatica. Diviso fra il crescente disgusto per l'arroganza
imperialista e la funzione repressiva che il suo ruolo gli impone, Eric
si dimette nel 1928.
Nello stesso anno parte per Parigi. Il suo non solo un pellegrinaggio nella
capitale intellettuale, ma una vera e propria esplorazione dei bassifondi, dove
sopravvive grazie alla caritdell'Esercito della Salvezza, sobbarcandosi lavori
umilissimi. Un'avventura che continuersubito dopo anche in patria e accender estro al romanzo d'esordio, Senza un soldo a Parigi e Londra, pubblicato
nel '33 con il nome di George Orwell.
l Tra il 1932 e il 1936 alterna alle fatiche di romanziere quelle di insegnante
e di commesso di libreria, che entreranno nelle descrizioni d'ambiente
dei due romanzi successivi, La figlia del reverendo del '35 e finir l'aspidistra del '36. Su commissione del Left Book Club, un'associazione
culturale filosocialista, svolge un'indagine nelle zone picolpite dalla
depressione economica, che lo porter nei primi mesi del '36 tra i minatori
dell'Inghilterra settentrionale. Le loro misere condizioni saranno descritte
in La strada di Wigan Pier (pubblicato nel '37). Sempre nel '36 sposa in giugno
Eileen O'Shaughnessy, impiegata al Ministero dell'Informazione, e parte
in dicembre come volontario per la guerra di Spagna, raccontata
nel diario-reportage edito nel '38, omaggio alla Catalogna.
A Barcellona si arruola nelle file del P.O.U.M. (Partito Operaio d'Unificazione
Marxista, d'ispirazione trotzkista) ed inviato sul fronte aragonese. Colpito
alla gola da un cecchino franchista rientra a Barcellona. Ma il clima politico
mutato. Con il prevalere della linea del Fronte Popolare e del partito
comunista nel governo repubblicano il P.O.U.M. e gli anarchici sono dichiarati
fuorilegge e Orwell deve lasciare la Spagna quasi clandestinamente.
Del '39 il romanzo Una boccata d'aria.
Respinto come inabile allo scoppio della seconda guerra mondiale si arruola
nel '40 nelle milizie territoriali della Home Guard. Gli anni dal '41
al '46 lo trovano a Londra dove collabora a giornali e riviste (促artisan
Review 俏ew Statesman and Nation 促oetry London, cura per
la BBC una serie di trasmissioni propagandistiche dirette all'India, redattore
del settimanale socialista 俊ribune", che gli affida una rubrica (As I please,
A modo mio).
Nel '45, anno in cui muore la moglie, in Francia, Germania, Austria come
corrispondente dell'保bserver Sempre nel '45 appare il romanzo del successo,
La fattoria degli animali.
Nel '47 si stabilisce con il figlio Richard, adottato nel '44, a Jura,
una fredda e disagiata isola delle Ebridi. E minato dalla tisi, il clima
non si confalle sue ormai disperate condizioni di salute, costringendolo
a continui ricoveri in sanatorio. Nel '49, risposatosi con Sonia Bronwell
redattrice di 信orizon si dedica, letteralmente incalzato dalla morte, alla
revisione di 1984. Si spegnera Londra il 23 gennaio 1950.
Le opere Secondo la puntuale corrispondenza tra esperienze esistenziali
e letterarie che contraddistingue l'intera opera di Orwell gli anni birmani
promuovono i racconti di ricordi giovanili: Un'impiccagione (1931), contro
la pena di morte, e Uccidendo un elefante (1936), confessione dei sentimenti
ambivalenti - di odio per i dominatori, di simpatia per il paese oppresso
ma anche d'esasperazione verso la popolazione ovviamente ostile
- che ricompaiono anche nel primo lavoro di ampio respiro. Giorni in Birmania
(1934) s'impernia sul rifiuto dell'ipocrisia imperialista da parte d'uno stesso
sahib della comunitbianca. Pur accodandosi alla tradizione naturalistica,
il romanzo introduce in modo peculiare il motivo orwelliano dell'individuo
in lotta contro il suo ambiente e destinato alla sconfitta. Che questo dissidio
abbia per Orwell radici biografiche nell'insoddisfazione per i falsi valori
della sua classe si conferma nella ricerca di un'umanitautentica
- identificata con il sottoproletariato piemarginato e disperato
- che caratterizza i vagabondaggi narrati in Senza un soldo a Parigi e a Londra
(1933). In La figlia del reverendo (1935) il tema della perdita della fede,
vista nel duplice aspetto consolatorio e mistificatorio, approfondisce un'altra
costante dei personaggi orwelliani, tentati dal rifiuto della morale
piccolo-borghese ma soggetti al fascino della decency, rassicurante patrimonio
di rispettabilite dignitdella loro classe. La stessa attrazione-repulsione
lacera il protagonista che si declassa volontariamente in opposizione al mito
del denaro in Fionrd l'aspidistra (1936). La strada di Wlgan Pier (1931)
la seconda tappa di quell'accostamento al socialismo volto a esplorare,
dopo il sottoproletariato, il proletariato. Se la descrizione dei minatori
soffre eccessi apologetici, il libro illuminante per capire la natura
idealistica del socialismo di Orwell. Omaggio alla Catalogna (1938), oltre
che un diario di trincea la storia d'una rivoluzione tradita, sacrificata alle
direttive della politica staliniana. Da allora in poi, come dirnel saggio
Why I Write (1946), ogni riga di Orwell sarspesa contro il totalitarismo,
quello che era andato a combattere e quello inaspettato che aveva incontrato.
Soprattutto egli vuole smascherare la campagna di menzogne scatenata
dai comunisti attraverso i mezzi d'informazione contro le altre forze della
sinistra.
In Una boccata d'aria (1939) il clichdell'eroe-antieroe proiettato contro
gli effetti disumanizzanti del 厚rogresso..: solo alla conservazione della
memoria, al senso di continuitcon il passato vengono attribuiti valori
d'antidoto all'alienazione incombente.
La sterminata produzione saggistica spazia da temi letterari come in Charles
Dickens (1940) o Inside the Whale (1940) ad argomenti sociologici come
in The Lion and Unicorn (1941) o The English People (1947); esamina la funzione
sociale dello scrittore e i pericoli dell'勇nvasione della letteratura da parte
della politicain Literature and Totalitarism (1941), The Prelention
of Literature (1944), The Writers and LelJiathan (1948), dal
'40 in poi manifesta un crescente interesse per i rischi d'un uso banalizzato
e ideologico del linguaggio in New Words (1940), Propaganda and Demotic Speech
(1944), Politics and the English Language (1946). Nel saggio Arthur Koestler
(1944),l'esame dell'autore di Buio a Mezzanotte e del suo romanzo incentrato
sulle 厚urghedel 1936 anticipa, portando l'attacco al cuore della politica
stalinista, La fattoria degli animali (1945). Rimasto un unicum nella narrativa
orwelliana, il romanzo coniuga il genere letterario della favola animale alla
Esopo e La Fontaine con la lezione satirica di Svvift, un maestro
ben conosciuto, come dimostra il saggio Politics as Literature (1946).
1984 (1948) senz'altro il pifamoso esemplare del filone ispirato dalle
spettrali inquietudini che le due guerre e l'olocausto atomico avevano evocato.
Le antiche utopie positive di Bacone, More, Campanella sono ora riproposte
in negativo: la parabola apocalittica delle grandi paure orwelliane
- il totalitarismo, la falsificazione e la perdita di memoria storica indotta
dai mezzi d'informazione, la corruzione del linguaggio, l'annullamento
dell'identitindividuale - convogliate in una raggelante descrizione di societ del futuro contro cui combatte, ancora una volta, l'ultimo eroe.
La fortuna In Orwell le continue sovrapposizioni uomo-scrittore, pongono
non pochi problemi interpretativi. l personaggi dei primi romanzi,
in particolare, soffrendo di un eccessivo ricalco biografico, paiono mancare
di efficace caratterizzazione e, piche di vita autonoma, vivrebbero come
portatori delle istanze del loro autore su particolari problemi. In questo senso
proprio i romanzi premiati dal successo di pubblico, La fattoria degli animali
e 1984, sono considerati, per motivi diversi, i piriusciti anche dalla
critica. Ma la scarsa attenzione prestata alle prime opere di Orwell deriv anche dalle difficoltdi pubblicazione. Giorni in Birmania usccon anni
di ritardo per tema della censura statale; Omaggio alla Catalogna fatic non poco a trovare un editore disposto a rischiare su un'interpretazione tanto
poco allineata della guerra civile. La stessa Fattoria degli animali, strepitoso
bestseller da 11 milioni di copie, finito nel '44, capitava male - proprio
quando l'Inghilterra aveva pibisogno del potente alleato sovietico - e dovette
aspettare un anno la pubblicazione. In Russia, poi, solo con la glasnost stato
tolto dall'indice dei libri proibiti. Vicissitudini editoriali che confermano
a Orwell la fama di autore "scomodo". L'ansia per la verit l'imparzialit di giudizio perseguita quasi fino alla maniacalit l'onestintellettuale
- che trovano l'espressione piviva in Omaggio alla Catalogna, libro rivalutato
dalla moderna critica storiografica e considerato uno dei pilucidi
sull'argomento - danno quasi costantemente un carattere di denuncia alla
sua opera.
L'inesauribile verve polemica che nei saggi e negli articoli fece di Orwell
un implacabile e magistrale pamphieter, gli costarono, letterariamente
e politicamente, l'isolamento. Dall'intellighentia degli anni '30, dagli Auden
e dagli Spender con cui pure aveva condiviso l'esperienza spagnola, lo separa
il suo irrinunciabile spirito critico nei confronti del marxismo. Gli strali
immancabilmente rivolti contro una letteratura asservita all'ortodossia
investono un'intera generazione d'intellettuali engag鋀s, di 厚oetini
effeminati" corrotti dallo spirito gregario e irretiti nel culto della Russia.
La sua denuncia degli opposti totalitarismi lo vide inviso alla destra e alla
sinistra e spesso strumentalizzato da entrambe. L'insistenza con cui
dal '36 in poi si volse contro il regime comunista tende a far dimenticare
che Orwell si definsempre socialista. Certo, il suo socialismo, coscome
egli lo andava assestando sui cardini di ((giustiziae 勁ibert non poteva
identificarsi con il socialismo reale. La sua societideale, piche alla
dottrina del materialismo storico, sembra ispirarsi a un primato morale,
che contempla decoro, rispetto della dignitumana, tolleranza, un concetto
ampio di decency, insomma, esteso a tutte le classi. Un modello sulle
cui effettive possibilitdi realizzazione il pessimismo di 1984 viene a porre
una grave ipoteca. L'universo catastrofico di Orwell non infatti,
che il precipitato di tutte quelle tendenze negative che egli vede
ginel suo tempo. Secondo il tratto distintivo della letteratura antiutopica,
per lo scrittore il futuro gipresente, nel momento in cui egli scrive
il processo di degenerazione giavviato, la massificazione ha giiniziato
a corrodere il destino individuale e sociale.
L'urgenza dell'avvertimento drammatizzata in Orwell dalla vicinanza della
proiezione: non un futuro remoto del prossimo millennio - dove, invece,
s'ambientano gli altri campioni dell'escatole--
ginegativa del '900, il mondo nuovo di Huxley e Noi di Zamjatin-
ma addirittura un anno del suo stesso secolo, ottenuto semplicemente invertendo
le cifre finali della data di composizione, 1948, del romanzo. Quindi
una lettura che insista sull'aspetto ((profetico" di 1984 - inevitabile apogeo
delle monumentali celebrazioni che sono state promosse dai media allo scoccare
della data orwelliana - rischia d'essere sviante. La valutazione di 1984 sulla
base dell'effettiva esistenza, oggi, di stati totalitari, d'uno strapotere
dei mezzi di comunicazione, d'una tecnologia alienante - o di quant'altro
si voluto identificare come la maggiore intuizione orwelliana non dovrebbe
oscurarne il carattere di monito, valido per ogni futuro.
Bibliografia Prima edizione Nineteen Eighty-Four, Londra 1949 Su 1984 in lingua
italiana: E. Cecchi, ..1984 di George Orwell in Scrittori inglesi ed Americani,
vol. Il, Milano 1964.
A. Deidila, 1984: "Before we forget" in R. Bertinetti, A. Deidda,
M. Domenichelli, L'infondazione di Babele: l'Antiutopia, Milano 1983.
S. Manferlotti, Pomo di Babele: parola e morte in ..1984, in ..Belfagor
XXXIX, Firenze 1984, pp. 391-408.
R. Sneyder, 1984 antiutopia, linguaggio, storia, in ..Alfabeta", 51, 1984,
pp. 19.
L. Russo (a cura di), Orwell: 1984, Palermo 1986.
Inoltre: l'introduzione George Orwell di A. Chiaruttini a 1984, Milano 1913;
l'introduzione Orwell o dell'energia visionaria di U.
Eco a 1984, Milano 1984.
Saggi su George Orwell accessibili in italiano M.L. Astaldi, George Orwell
critico e saggista, in "Ulisse", giugno G. Pampaloni, Ritratto sentimentale
di George Orwell in "il Ponte", marzo 1951.
A. Garosci, Gli intellettuali e la guerra di Spagna, Torino 1959.
E. Cecchi, La fattoria degli animali e Conversazioni con George Orwell
in Scrittori inglesi ed americani, vol. Il, Milano 1964 . Gross, Questo George
Orwell in ..La Fiera Letteraria, 24 ottobre 1968.
. Gross, Antiquato s ma fedele alle mie idee, in "La Fiera Letteraria",
31 ottobre 1968.
R. Runcini, George Orwell o l'inutile dilemma della salvezza, in illusione
e paura nel mondo borghese da Dickens a Orwell Bari 1968.
M.T. Chialant, Dickens, Gissing e Orwell in ..Annali dell'Istituto
Universitario Orientale di "Napoli", sezione Germanica, n. 12, 1969.
E. Croce, George Orwell in "Settanta", n. 22, marzo 1912.
G. Zanmarchi, Invito alla lettura di Orwell Milano 1915.
F. Moretti, Letterature e ideologie negli Anni Trenta inglesi, Bari 1916.
F. Marroni, The Road to Wigan Pier: fallimento di una ricerca, in "Studi
inglesi" V, 1918.
F. Livorsi, Utopia e totalitansmo. George Orwell Maurice MerleauPonty
e la storia della rivoluzione russa da Lenin a Stalin, Torino 1919.
S. Manferlotti, Orwell Firenze 1919.
F. Ferrara, La lotta contro il Leviatano. L'analisi dei sistemi culturali
e dei conflitti fra individuo e potere nell'opera narrativa di George Orwell
Napoli 1981.
Inoltre: la prefazione di G. Monicelli George Orwell scrittore del nostro tempo
per La fattoria degli animali Milano 1941; la presentazione di G. Zanmarchi
per Giorni in Birmania Milano 1915, la prefazione di E. Giachino per la raccolta
di saggi e scritti miscellanei Tra sdegno e passione, Milano 1911.
PARTE PRIMA
Era una fresca limpida giornata d'aprile e gli orologi segnavano
l'una. Winston Smith, col mento sprofondato nel bavero del cappotto
per non esporlo al rigore del vento, scivollento fra i battenti di vetro
dell'ingresso agli Appartamenti della Vittoria, ma non tanto lesto da impedire
che una folata di polvere e sabbia entrasse con lui.
L'ingresso rimandava odore di cavoli bolliti e di vecchi tappeti sfilacciati.
Nel fondo, un cartellone a colori, troppo grande per essere affisso all'interno,
era stato inchiodato al muro. Rappresentava una faccia enorme, pilarga d'un
metro: la faccia d'un uomo di circa quarantacinque anni, con grossi baffi neri
e lineamenti rudi ma non sgradevoli. Winston s'avviper le scale. Era inutile
tentare l'ascensore. Anche nei giorni buoni funzionava di rado, e nelle
ore diurne la corrente elettrica era interrotta. Faceva parte del progetto
economico in preparazione della Settimana dell'Odio. L'appartamento
era al settimo piano, e Winston, che aveva i suoi trentanove anni e un'ulcera
varicosa sulla caviglia destra, saliva lentamente, fermandosi ogni tanto
per riposare.
A ciascun pianerottolo, proprio di fronte allo sportello dell'ascensore
il cartellone con la faccia enorme riguardava dalla parete. Era una di quelle
fotografie prese in modo che gli occhi vi seguono mentre vi muovete. IL GRANDE
FRATELLO VI GUARDA, diceva la scritta appostavi sotto.
Dentro all'appartamento una voce dolciastra leggeva un elenco di cifre che aveva
qualche cosa a che fare con la produzione della ghisa. La voce veniva
da una placca di metallo oblunga, simile a uno specchio opaco, che faceva parte
della superficie della parete di destra. Winston girun interruttore e la voce
si abbassun poco, ma le parole si potevano distinguere, tuttavia, sempre assai
chiaramente. Quell'apparecchio (che veniva chiamato teleschermo) si poteva bens abbassare ma non mai annullare del tutto. Si diresse alla finestra, piccola
fragile figuretta, la cui magrezza era accentuata dalla tuta azzurra
in cui consisteva l'uniforme del Partito. I capelli erano biondi, molto chiari,
il colorito della faccia lievemente sanguigno, la pelle raschiata da ruvide
saponette e da lamette che avevano perso il filo da tempo, e dal freddo
dell'inverno che proprio allora era finito.
Fuori, anche attraverso i vetri chiusi della finestra, il mondo pareva freddo.
Gi nella strada, mulinelli di vento giravano polvere e carta straccia
a spirale e, sebbene splendesse il sole e il cielo fosse d'un luminoso azzurro,
nessun oggetto all'intorno sembrava rimandare il colore, con l'eccezione
dei cartelloni che erano incollati da per tutto. La faccia dai baffi neri
riguardava da ogni angolo. Ce n'era una proprio nella casa di fronte. IL GRANDE
FRATELLO VI GUARDA, diceva la scritta, mentre gli occhi neri fissavano
con penetrazione quelli di Winston. Pisotto, a livello della strada, un altro
cartellone, stracciato a un angolo, sbatteva col vento, scoprendo e nascondendo,
alternativamente, la parola SOCING.
Lontano, un elicottero volava fra un tetto e l'altro, se ne restava librato
per qualche istante come un moscone, e poi saettava con una curva in altra
direzione. Era la squadra di polizia, che curiosava nelle finestre della gente.
Le squadre non erano gran che importanti tuttavia.
Quella che soprattutto contava era la polizia del pensiero, la cosiddetta
Psicopolizia.
Alle spalle di Winston, la voce dal teleschermo barbugliava ancora qualcosa
sulla produzione della ghisa e il completamento del Nono Piano Triennale.
Il teleschermo riceveva e trasmetteva simultaneamente. Qualsiasi suono
che Winston avesse prodotto, al disopra d'un sommesso bisbiglio, sarebbe stato
colto; per tutto il tempo, inoltre, in cui egli fosse rimasto nel campo visivo
comandato dalla placca di metallo, avrebbe potuto essere, oltre che udito, anche
venduto. Naturalmente non vi era nessun modo per sapere esattamente in quale
determinato momento vi si stava guardando. Quanto spesso e con quali principi
la Psicopolizia veniva a interferire sui cavi che vi riguardavano, era pura
materia per congetture. E sarebbe stato anche possibile che guardasse tutti,
e ininterrottamente. Ad ogni modo avrebbe potuto cogliervi sul vostro cavo
in qualsiasi momento avesse voluto. Si doveva vivere (o meglio si viveva,
per un'abitudine che era diventata, infine, istinto) tenendo presente
che qualsiasi suono prodotto sarebbe stato udito, e che, a meno di essere
al buio ogni movimento sarebbe stato visto.
Winston teneva le spalle voltate al teleschermo. Era pisicuro sebbene, come
anche lui sapeva benissimo, perfino un paio di spalle puessere rivelatore.
Un chilometro lontano, il Ministero della Verit da cui dipendeva
il suo impiego, si levava alto e bianco sul tetro paesaggio. Questa, pens con una sorta di vaga nausea, questa era Londra, la cittprincipale di Pista
Prima, che era la terza delle pipopolose province di Oceania. Cercava
di spremere dal cervello quelle memorie dell'infanzia che gli dicessero
se Londra era sempre stata proprio cos鮕.
C'erano sempre stati quei panorami di case novecento in rovina, coi fianchi
tenuti su a mala pena da travi di legno, con le finestre sigillate da carta
incatramata e con i tetti di ferro ondulato, e quelle staccionate intorno
ai giardini che pendevano sghembe da tutte le parti? E i luoghi bombardati dove
la polvere di calcestruzzo mulinava nell'aria, e le erbacce crescevano sparse
sui mucchi di sassi? E quegli altri luoghi in cui le bombe avevano aperto
dei buchi pilarghi e dov'erano germogliate miserabili colonie di capanne
di legno simili a pollai? Ma era inutile, non riusciva a ricordare: non restava
nulla della sua infanzia, se non una serie di quadri senza sfondo
e per la maggior parte incomprensibili.
Il Ministero della Verit Miniver in neolingua!, era molto neolingua
coschiama la lingua ufficiale in Oceania In fondo all'opera, il lettore trover un'appendice che ne illustra, per brevi cenni, la struttura e l'etimologia.
diverso da ogni altra costruzione che si potesse vedere all'intorno. Consisteva,
infatti, in una enorme piramide di lucido, candido cemento, che saliva,
a gradini, per cento metri. Dal luogo dove si trovava Winston si potevano
leggere, stampati in eleganti caratteri sulla sua bianca facciata, i tre slogans
del Partito: LA GUERRA E PACE LA LIBERTA' E SCHIAVITU' L'IGNORANZA E FORZA
Si diceva che il Ministero della Veritcontasse tremila locali sul livello
del terreno e altrettanti in ramificazioni sotterranee. Sparsi nel centro
di Londra, c'erano altri tre edifici d'aspetto e di mole simili. Essi facevano
parere cos鮕 microscopiche tutte le altre case, che dal tetto degli Appartamenti
della Vittoria avreste potuto abbracciarli tutt'e quattro con la stessa
occhiata. Erano le sedi dei quattro Ministeri nei quali era divisa tutta
l'organizzazione governativa. Il Ministero della Veritche si occupava della
stampa, dei divertimenti, delle scuole e delle arti. Il Ministero della Pace,
che si occupava della guerra. Il Ministero dell'Amore che manteneva l'ordine
e faceva rispettare la legge. E il Ministero dell'Abbondanza
che era responsabile dei problemi economici. Ecco i loro nomi in neolingua:
Miniver, Minipax, Minamor, Minabbon.
Il Ministero dell'Amore era quello che piincuteva paura.
Sulle sue pareti non s'aprivano finestre. Winston non era mai stato dentro
al Ministero dell'Amore, e nemmeno s'era mai azzardato a entrare nel raggio d'un
mezzo chilometro da esso. Era impossibile entrarci altro che per rigorose
ragioni d'ufficio, e anche allora attraverso un labirinto di passaggi protetti
dal filo spinato, porte d'acciaio e feritoie nascoste, provvedute
di mitragliatrici. Anche le strade che conducevano ai recinti erano sorvegliate
da un corpo di guardia in uniforme nera, con spaventevoli facce di gorilla
e armato di pesanti mazze.
Winston si volse di scatto. Fece assumere alla sua fisionomia l'espressione
di tranquillo ottimismo che era opportuno mantenere allorchci si rivolgeva
verso il teleschermo. Attraversla stanza diretto alla minuscola cucina.
Uscendo dal Ministero, a quell'ora, aveva sacrificato la colazione alla mensa,
e sapeva bene che non c'era alcun cibo, in cucina, se non un pezzo di pane nero
che avrebbe dovuto far arrivare all'indomani per la prima colazione. Prese dalla
scansia una bottiglia d'un liquido incolore con sopra una etichetta bianca
e l'iscrizione "Gin della Vittoria". Rimandava un sentore oleoso e malsano,
simile a quello dell'alcool di riso cinese.
Winston se ne riempquasi una tazza da t si dispose alla scossa e l'ingoi tutt'intera come fosse una dose di medicina.
La sua faccia divenne subito rossa, e gocce d'acqua gli uscirono per gli occhi.
Quella bevanda sapeva di acido nitrico, e ingoiandola si aveva la sensazione
d'essere colpiti alla nuca da uno sfollagente. Un momento appresso, tuttavia,
il bruciore nel ventre s'attut e il mondo comincia sembrare un
po' piallegro. Prese una sigaretta da un pacchetto schiacciato con la scritta
"Sigarette della Vittoria" e incautamente la tenne diritta, cos鮕 che tutto
il tabacco cadde per terra. Con la seconda ebbe maggior successo. Se ne torn nella stanza di soggiorno e sedette a un tavolino che stava a destra
del teleschermo. Trasse dal cassetto una penna, una boccetta d'inchiostro
e uno spesso quaderno rilegato, con il dorso rosso e la copertina marmorizzata.
Il teleschermo della stanza di soggiorno si trovava, per caso, in una posizione
fuor del comune. Invece che nella parete di fondo, da dove avrebbe potuto
spaziare per tutta la stanza, era stato collocato sulla parete pilunga,
proprio di fronte alla finestra. A un lato di esso c'era una sorta di rientranza
del muro, nella quale Winston se ne stava ora seduto che, quando
l'appartamento era stato costruito, era stata praticata, con tutta probabilit
nell'intento di ospitarvi una libreria. Sedendo nella rientranza, e tenendosi
bene addossato al muro, Winston poteva restarsene al di fuori del campo visivo
del teleschermo. Poteva essere udito, s'intende, ma non poteva essere veduto.
Era, in parte, proprio la singolare forma della stanza che gli aveva suggerito
per prima quella cosa che egli ora si disponeva a fare.
Essa gli era stata suggerita, tuttavia, anche dal quaderno che aveva
or ora tratto dal cassetto. Era un quaderno particolarmente bello. La carta
lucida, color crema, un po' ingiallita dal tempo, era d'una qualit che non si fabbricava pida almeno quarant'anni. Si poteva indovinare,
tuttavia, che il quaderno era assai piantico. L'aveva visto nella vetrina d'un
robivecchi, in uno dei quartieri popolari della citt(quale, non ricordava)
ed era stato assalito immediatamente da un enorme desiderio di possederlo.
I membri del Partito non avrebbero dovuto recarsi in botteghe ordinarie ("far
acquisti al mercato libero" veniva definita quell'infrazione~, ma la regola
non era osservata troppo rigorosamente, perchc'erano alcuni oggetti, come
per esempio i lacci per le scarpe e le lamette per la barba che, altrimenti,
non si sapeva dove trovare. Aveva buttato una rapida occhiata all'uno
e all'altro capo della strada, e quindi era sgusciato dentro la bottega e aveva
comperato il quaderno per due dollari e cinquanta.
Allora non sapeva che ne avesse bisogno per una qualsiasi particolare ragione.
L'aveva portato a casa, compreso di un senso di colpa, nella borsa di cuoio.
Anche se non c'era scritto niente dentro, era in ogni modo un oggetto
compromettente.
La cosa che si disponeva a fare consisteva nell'incominciare un diario.
Cinon era illegale (nulla era illegale, poichnon c'erano pileggi);
ma se comunque fosse stato scoperto, non c'era dubbio che sarebbe stato
condannato a morte, o a venticinque anni almeno di lavori forzati. Winston
infilun pennino nella cannuccia e lo succhi come s'usa, per facilitare
la presa dell'inchiostro. La penna era uno strumento antiquato, che si adoperava
assai di rado, perfino per le firme importanti, e lui se n'era procurata
una di nascosto e non senza difficolt solo perchsentiva che quei bei fogli
color crema meritavano che ci si scrivesse sopra con un vero pennino, anzich d'essere grattati con una delle solite matite a inchiostro. Veramente non aveva
l'abitudine di scrivere a mano. Con l'eccezione di qualche breve appunto,
di solito dettava ogni cosa al dittografo, un apparecchio che registrava
e trascriveva tutto Ciche si diceva in un microfono, e che era assurdo pensar
di adoperare nella presente circostanza. Intinse la penna nel calamaio e quindi
esitun istante.
Ebbe un tremito fin nelle budella. Segnare la carta sarebbe stato l'atto
decisivo. Con certe piccole goffe cifre, scrisse: "4 aprile 1984".
Appoggila schiena alla sedia. Un senso d'assoluto smarrimento
si era impadronito di lui. Tanto per cominciare, non era affatto sicuro
che quello era il 1984. Doveva essere press'a poco quell'anno, perchsapeva
con certezza che aveva trentanove anni e credeva d'esser nato nel 1944
o nel 1945; ma non era possibile, buttar giuna qualsiasi data
se non con l'approssimazione d'un anno o due.
Per chi, si domandimprovvisamente, stava scrivendo quel diario? Per i posteri,
per i non ancor nati. La mente indugia un attimo su quella data dubbia segnata
sulla pagina bianca, e quindi anda a cozzare con la parola in neolingua
bispensiero. Per la prima volta, l'importanza di cich'era sul punto d'iniziare
gli si fece manifesta. Come avrebbe potuto comunicare coi posteri?
Era ragionevolmente impossibile. O il futuro sarebbe stato in tutto simile
al presente, nel qual caso nessuno lo avrebbe ascoltato, ovvero sarebbe stato
differente, e in questo caso il suo messaggio sarebbe stato privo
di significato.
Per qualche minuto rimase attonito a guardare il foglio. Il teleschermo
trasmetteva una irritante marcetta militare.
Non solo era strano ch'egli avesse perduto ogni capacitd'esprimersi, ma anche
che avesse del tutto dimenticato che cosa in un primo momento aveva pensato
di voler dire. Per settimane s'era preparato a quel momento, e non
gli era mai passato per la mente che fosse necessario null'altro che un
po' di coraggio. L'azione vera e propria dello scrivere, aveva pensato, sarebbe
stata facile. Non aveva che da trasferire sulla pagina quell'interminabile,
instancabile monologo che gli s'andava dipanando nella testa, nel vero senso
della parola, da anni. In quel momento, tuttavia, anche il monologo gli s'era
come prosciugato. E per di pil'ulcera varicosa aveva cominciato a prudergli
in modo insopportabile. Nosava grattarsela, perch se l'avesse fatto,
si sarebbe, come sempre, infiammata. Intanto passavano i minuti. Era cosciente
solo del vuoto della pagina davanti a s del prurito della pelle sulla
caviglia, dello strombettare della musica, e d'una sorta di lieve addormentatura
provocata dal gin.
Tutt'a un tratto comincia buttar gilo scritto in preda al panico, soltanto
in parte cosciente di quel che scriveva. La sua calligrafia minuta e infantile
si srotolava su e gi scordandosi, lungo il cammino, le maiuscole e perfino
le virgole e i punti: 4 aprile 1984. Ieri notte al cinema. Film di guerra.
Uno molto buono su un battello pieno di profughi bombardato in qualche parte
del Mediterraneo. Il pubblico si divertiva un mondo a vedere un tipo di grassone
che cercava di svignarsela con un elicottero che lo inseguiva, prima si vedeva
galleggiare sull'acqua come un porco marino, poi si vedeva attraverso
l'apparecchio di puntamento dell'elicottero poi era pieno di buchi e il mare
attorno diventava rosso e lui affondava subito come se l'acqua fosse entrata
nei buchi, poi si vedeva una scialuppa piena di bambini con un elicottero
sospeso sopra. c'era una donna di mezza eta che avrebbe potuto essere ebrea
seduta nel fondo con un bambino di tre anni in braccio. bambino strillava
impaurito e nascondeva la testa tra i seni di lei proprio come se volesse
scavarsi un rifugio dentro il suo corpo e la donna se lo stringeva
con le braccia cercando di calmarlo sebbene fosse bianca dal terrore anche lei,
e lo copriva tutto con le braccia come se pensasse che con quelle avrebbe potuto
proteggerlo dalle pallottole. Poi l'elicottero avventava una bomba da venti chili
su di loro uno scoppio terribile e la scialuppa se ne volava in mille schegge.
poi una bellissima ripresa del braccio d'un bambino che se ne volava
su su su sempre pisu un elicottero con la macchina da presa ficcata nella parte
anteriore doveva averlo seguito su per aria e si sentirono un sacco di battimani
dalle file del partito ma una donna prolet comincia fare una scenata
che no che non dovevano che non si poteva farlo vedere ai bambini
che non avevano diritto di farlo vedere ai bambini che non avevano finche
non venuta la polizia non l'ha fatta uscire la polizia non l'ha fatta
non credo che le sia successo nulla nessuno fa caso a quel che dicono i prolet
le tipiche reazioni dei prolet. loro non...
Winston smise di scrivere soprattutto perchlo prese un crampo alla mano.
Proprio non sapeva che cosa gli aveva fatto buttar giquella serqua
di stupidaggini. Ma la cosa pistrana era che, mentre grattava la carta,
il ricordo d'un fatto completamente diverso gli s'era andato riordinando nella
mente, fino al punto da fargli credere d'essere addirittura capace di scriverne.
Era, ora si rammentava, proprio per quest'altro incidente che aveva
improvvisamente deciso di venirsene a casa, quel giorno, e di cominciare
il diario.
Era successo nella mattinata, al Ministero, seppure qualcosa di tanto confuso
si sarebbe mai potuto pensare che fosse realmente successo.
Erano circa le undici, e nell'Archivio, dove lavorava Winston, gli impiegati
stavano tirando fuori le sedie dai cubicoli e le stavano raggruppando nel centro
della sala, davanti al grande teleschermo, in preparazione dei Due Minuti
d'Odio.
Winston stava prendendo posto in una delle file di centro, quando due persone
che conosceva di vista, ma alle quali non aveva mai rivolto la parola, entrarono
inaspettatamente nella sala. Una era una ragazza che Winston aveva incontrata
pivolte nei corridoi. Non sapeva come si chiamasse ma sapeva che lavorava
nel Reparto Amena. Probabilmente (poichsi ricordava di averla vista qualche
volta con le mani unte di grasso e munita d'una chiave inglese) essa aveva
qualche incarico d'ordine puramente tecnico in una delle macchine per scrivere
romanzi. Era una ragazza dall'aria risoluta, di circa ventisette anni,
con una gran capigliatura nera, faccia lentigginosa e movimenti svelti
e atletici. Una sottile fascia rossa, che fungeva da distintivo della Lega
Giovanile Anti-Sesso, era avvolta ripetutamente attorno alla vita, abbastanza
stretta in modo da far risaltare piche fosse possibile le sue anche formose.
Winston l'aveva presa in antipatia fin dal primo momento che l'aveva veduta.
E sapeva perch
Era per via di quell'atmosfera di campi di hockey, di bagni freddi, di gite
in comitiva, e soprattutto quella sicurezza da benpensante che la ragazza
si portava appresso. Egli non sapeva tollerare, in genere, quasi nessuna donna,
e in particolare le giovani e piacenti. Erano sempre le donne, e specialmente
le pigiovani, che fornivano le aderenti pi~bigotte Partito,
che si nutrivano di slogans, di frasi fatte, le spie dilettanti, le scopritrici
dell'eterodossia. Ma quella ragazza in particolare gli pareva anche
pipericolosa di molte altre.
Una volta, che s'erano incontrati appunto, nel corridoio, lei gli aveva dato
un'occhiata di straforo che gli pareva l'avesse passato da parte a parte,
e che per un momento l'aveva riempito d'un sacro terrore. Aveva pensato,
per un istante, che si potesse trattare di un'agente della Psicopolizia.
Era molto improbabile, veramente. Eppure lui continuava a trovarsi a disagio,
un disagio in cui la paura e l'antipatia erano mescolate assieme, tutte le volte
che se la sentiva vicino.
L'altra persona era un certo O'Brien, membro del Partito interno, il quale
occupava un posto cos鮕 importante e inarrivabile che Winston ne aveva una idea
molto confusa. Qualche zittio si fece udire nel gruppo che sedeva nelle sedie
intorno non appena fu vista la tuta nera dell'uniforme di un membro del Partito
Interno che s'avvicinava. O'Brien era grosso, tarchiato, con un collo largo
e una faccia rozza e brutale, ma non priva d'una certa arguzia. Nonostante
il suo aspetto imponente, usava maniere affabili. Aveva il vezzo d'aggiustarsi
di continuo gli occhiali sul naso, in un certo modo indefinibile
che testimoniava, peruna curiosa civilt
Era un gesto che, se qualcuno avesse ancora potuto pensare in quei termini,
avrebbe richiamato l'idea di un gentiluomo del Settecento che offrisse una presa
dalla sua tabacchiera.
Winston aveva veduto O'Brien appena una dozzina di volte in una dozzina press'a
poco di anni, ma si sentiva profondamente attratto da lui, e non solo
per il contrasto fra quelle maniere singolarmente educate e il suo fisico
da lottatore.
Ciera dovuto, piche altro, a una sorta di segreta fiducia (o meglio,
piche fiducia, soltanto speranza) nel fatto che l'ortodossia politica
di O'Brien non fosse del tutto senza mende. Qualcosa nella sua faccia
lo suggeriva in modo irresistibile. E ancora, forse, non era nemmeno
l'eterodossia quella che si leggeva nella sua faccia, ma soltanto
l'intelligenza.
D'ogni modo aveva tutto l'aspetto di una di quelle persone con le quali
avreste potuto aprirvi, posto che foste riusciti a eludere il teleschermo
e l'aveste attirata a un colloquio strettamente privato. Winston non aveva
mai fatto il minimo tentativo per verificare la veritdi questa
sua supposizione- sul serio, non c'era nessun modo di farlo. In quel momento
O'Brien diede un'occhiata al suo orologio da polso, vide che erano quasi
le undici ed evidentemente decise di restare nell'Archivio fino a
che i Due Minuti d'Odio fossero passati. Occupuna sedia nella stessa fila
di Winston, due posti piin l Una donnetta dai capelli color sabbia
che lavorava nel cubicolo vicino a quello di Winston s'era seduta fra loro due.
La ragazza bruna s'era seduta subito dietro.
Un istante appresso un fastidioso stridore, come d'un ingranaggio di qualche
diabolica macchina non ben lubrificata, si fece sentire, con uno scoppio,
dal grande teleschermo in fondo alla sala. Era un rumore che faceva drizzare
i capelli in capo. L'Odio era cominciato.
Come al solito, la faccia di Emmanuel Goldstein, il Nemico del Popolo,
era apparsa sullo schermo. S'udqualche fischio, qua e l fra i presenti.
La donnetta dai capelli color sabbia diede in una sorta di gemito in cui erano
mescolati paura e disgusto. Goldstein era il rinnegato, l'apostata che,
una volta, molto tempo prima (quanto tempo prima, nessuno poteva ricordarsi
con precisione), era pure stato fra i dirigenti del Partito, importante quasi
quanto il Grande Fratello stesso, ma s'era poi dato a organizzare attivit controrivoluzionarie, era stato condannato a morte ed era misteriosamente evaso
e scomparso. I programmi dei Due Minuti d'Odio variavano a seconda dei giorni,
ma non ce n'era nessuno in cui Goldstein non fosse la figura principale. Egli
era stato il supremo traditore, il primo che avesse osato profanare la purezza
del Partito. Tutti i delitti che erano stati commessi in seguito contro
il Partito, tutti i tradimenti, gli atti di sabotaggio, le eresie,
le deviazioni, ecc. erano sorti direttamente dal suo insegnamento. Era ancora
vivo, in qualche parte del mondo, e stava preparando le sue cospirazioni. Forse
al di ldel mare, con la protezione e il soldo dei suoi padroni stranieri...
forse anche, si diceva pure questo, era nascosto nella stessa Oceania.
Il diaframma di Winston ebbe una stretta. Non poteva mai vedere la faccia
di Goldstein senza provare un misto di emozioni che gli dava una specie
di malessere. Era una magra faccia da ebreo, con una grossa aureola di capelli
bianchi e crespi e una piccola barbetta da capra: una faccia da persona seria,
ma in cui pure si poteva leggere qualche cosa di moralmente vile e spregevole,
mista a una sorta di stupiditsenile concentrata in quel suo naso lungo
e affilato in cima al quale stava appoggiato un paio d'occhiali. Sembrava
la faccia d'una pecora, e anche la voce aveva un qualche carattere pecorino.
Goldstein stava sferrando il suo solito velenoso attacco alle dottrine
del Partito, un attacco cos鮕 manifestamente esagerato e perverso che avrebbe
potuto accorgersene un bambino, eppure abbastanza plausibile da permettere
l'allarmante sospetto che qualcun altro, di un'intelligenza inferiore,
ne potesse esser turlupinato. Offendeva il Grande Fratello, denunciava
la dittatura del Partito, domandava l'immediata conclusione della pace
con l'Eurasia, chiedeva libertdi parola, libertdi stampa, libert di riunione, libertdi pensiero, e strillava, quasi in un accesso d'isterismo,
che la rivoluzione era stata tradita... e tutto ciin un velocissimo discorso
polisillabico che costituiva quasi una specie di parodia dello stile degli
oratori del Partito, e conteneva persino delle parole in neolingua: molte
piparole in neolingua, a essere esatti, di quante i membri del Partito usavano
nei loro discorsi abituali. E nonostante ci non ci potevano essere dubbi
attorno alla realtche la speciosa imbonitura di Goldstein badava a nascondere;
dietro la sua testa, infatti, sul teleschermo, marciavano le colonne senza fine
dell'esercito eurasiano file di uomini dalle facce forti, caratterizzate
dall'assenza d'espressione propria agli asiatici, che se ne venivano fin sotto
gli occhi e poi si dileguavano per essere rimpiazzati da altri, perfettamente
identici. Lo stolido ritmo battuto dagli stivali dei soldati faceva da sfondo
alla voce belante di Goldstein.
Prima ancora che fossero passati una trentina di secondi d'Odio, incontrollabili
manifestazioni di rabbia ruppero fuor da una metdel pubblico nella sala.
La faccia da pecora, soddisfatta di s che faceva smorfie d'ogni sorta sullo
schermo, assieme alla terrificante potenza dispiegata dall'esercito eurasiano
che sfilava ;dietro di essa, erano davvero di troppo, per essere sopportati
senza contare che la semplice vista, o addirittura anche il solo pensiero
di Goldstein producevano automaticamente un misto immancabile di paura
ed irritazione.
Esso era oggetto d'odio assai picostante che non l'Eurasia ovvero l'Estasia,
dal momento che quando l'Oceania era in guerra con l'una di queste potenze
era generalmente in pace con l'altra. Era davvero strano, tuttavia, che sebbene
Goldstein fosse disprezzato e odiato da tutti, sebbene ogni giorno migliaia
di volte al giorno, dal podio, dal teleschermo, dai giornali, dai libri,
le sue teorie fossero refutate, schiacciate, volte in ridicolo, e ad ogni modo
esposte pubblicamente per quelle pietose stupidaggini che erano, nonostante
tutto ci la sua influenza non sembrava che stesse per nulla decrescendo. C'era
sempre un qualche ingenuo fresco fresco che aspettava di farsi sedurre da lui.
Non passava giorno senza che spie e sabotatori che agivano alle sue dipendenze
fossero smascherati dalla Psicopolizia. Egli era a capo di un vasto esercito
fantasma, una vasta trama di complotti clandestini intesa al rovesciamento dello
Stato. Si credeva che si chiamasse La Fratellanza. Si mormorava anche d'un certo
terribile libro che costituiva il compendio di tutte quelle eresie, del quale
Goldstein era l'autore e che circolava clandestinamente qua e l Era un libro
senza titolo. La gente vi alludeva, seppure osava farlo, semplicemente come
a il libro. Ma queste cose si sapevano solo molto nel vago, per sentito dire.
Nla Fratellanza, nil libro erano argomenti che un comune membro del Partito
avrebbe toccato, se poteva evitarli.
Durante il suo secondo minuto, l'Odio arrivfino al delirio. La gente si levava
e si rimetteva a sedere con gran rimestio, e urlava quanto pipoteva nello
sforzo di coprire il belato di quella voce maledicente che veniva dallo schermo
La donnetta dai capelli color sabbia era diventata rossa come un peperone
e apriva e chiudeva la bocca come un pesce tratto fuor d'acqua. Perfino
la faccia di O'Brien mostrava d'arrossire. Stava seduto, ben diritto, sulla
sedia e il suo petto possente s'agitava come se dovesse resistere all'assalto
di un'ondata. La bruna dietro a Winston aveva cominciato a strillare: 促orco!
Porco! Porco!e tutt'a un tratto afferrun pesante dizionario di neolingua
e lo scaraventsullo schermo. Questo anda colpir diritto il naso di Goldstein
e poi ricadde a terra: la voce continuava inesorabile. In un momento
d'improvvisa lucidit Winston si accorse che anche lui stava strillando come
tutti gli altri, e batteva furiosamente i tacchi contro il piolo della sedia.
La cosa piterribile dei Due Minuti d'Odio non consisteva tanto nel fatto
che bisognava prendervi parte, ma, al contrario, proprio nel fatto
che non si poteva trovar modo di evitare di unirsi al coro delle esecrazioni.
In trenta secondi, ogni tentativo di resistere andava all'aria. Una fastidiosa
estasi mista di paura e di istinti vendicativi, un folle desiderio d'uccidere,
di torturare, di rompere facce a colpi di martello percorreva l'intero gruppo
degli astanti come una sorta di corrente elettrica, tramutando ognuno, anche
contro la sua stessa volont in un paranoico urlante e sghignazzante. Eppure
la rabbia da cui ognuno si sentiva posseduto era una emozione astratta
e indiretta che poteva mutare oggetto in un batter d'occhio, coscome muta
direzione il raggio d'una lampada tascabile. In quello stesso momento, infatti,
l'odio di Winston non era affatto nutrito contro Goldstein, ma al contrario
andava alimentandosi contro il Grande Fratello, il Partito e la Psicopolizia;
e in quei momenti il suo cuore, invece, si sentiva solidale con quell'eretico
deriso e solitario sullo schermo, unico custode di verite di senno in un mondo
di bugie. Eppure un minuto appresso egli si trovava completamente d'accordo
col resto della gente e tutto quel che si diceva di Goldstein gli sembrava
perfettamente vero. In quei momenti il suo disprezzo per il Grande Fratello
si tramutava in adorazione, e il Grande Fratello stesso s'innalzava ai suoi
occhi come un invincibile, impavido protettore, saldo come un baluardo contro
le orde dell'Asia, e Goldstein, nonostante il suo isolamento, la sua impotenza
e il dubbio che sussisteva attorno alla sua stessa esistenza, diveniva simile
a un bieco stregone, capace, col solo mezzo della sua voce, di mandare
in frantumi tutto il castello della civilt
Era perfino possibile, in certi momenti, dirigere il proprio odio da una parte,
ovvero dalla parte contraria, con un semplice atto della volont
Improvvisamente, con quello stesso sforzo violento col quale ci si libera
dal cuscino in cui impastoiato il nostro capo durante un incubo
notturno,-Winston riusciva a trasferire il suo odio dalla faccia sullo schermo
alla ragazza bruna che gli sedeva dietro. Allucinazioni vivide, attraenti,
nel loro sinistro splendore, gli attraversavano la mente. L'avrebbe fatta
morire, a poco a poco, a colpi di sfollagente. L'avrebbe legata tutta nuda
a un palo e poi l'avrebbe crivellata di frecce, come San Sebastiano. L'avrebbe
violentata e poi le avrebbe tagliato la gola, nell'attimo del godimento supremo.
E tuttavia, ancora meglio di prima, capperchl'odiava. L'odiava perch era giovane e carina e perchaffettava di voler fare a meno del sesso, perch avrebbe voluto andarci a letto e non ci sarebbe mai andato, perchattorno alla
sua vita dolcemente flessuosa, che quasi sembrava chiedere d'essere allacciata
dal suo braccio, c'era invece quell'odiosa cintura rossa, simbolo aggressivo
di castit
L'Odio salal suo apice. La voce di Goldstein era divenuta un vero e proprio
belato da pecora, e per un istante la sua faccia si trasforma, appunto,
in quella d'una pecora; quindi si trasforma ancora in quella d'un soldato
eurasiano che sembrava avanzare verso lo schermo, immenso, terribile,
con la mitragliatrice che eruttava scintille e che sembrava quasi schizzar fuori
dalla stessa superficie dello schermo, tanto che qualcuno delle prime file
si tira indietro sulla spalliera della seggiola. Ma in quello stesso momento,
con un gran respiro di sollievo da parte del pubblico, la figura ostile
si tramuta ancora in quella dello stesso Grande Fratello, coi suoi capelli neri,
coi suoi baffi neri, spirante insieme somma potenza e misteriosa calma, e cos鮕
grande da riempire completamente lo schermo.
Nessuno ud鮕 quel che il Grande Fratello stava dicendo.
Erano soltanto poche parole d'incoraggiamento, quel genere di parole
che si dicono nell'infuriare della battaglia, che non sanno riconoscersi
una per una, ma che infondono nuova fiducia per il solo fatto di essere
pronunciate. Quindi la faccia del Grande Fratello disparve a sua volta
e i tre slogans del Partito, invece, apparvero, a lettere cubitali: I A GUERRA
E PACE I A LIBERTA' E SCHIAVITU' l'ignoranza E FORZA Ma la faccia del Grande
Fratello, tuttavia, sembrava persistere per parecchi secondi sullo schermo, come
se la sua impronta, lasciata sulle pupille di tutti, fosse troppo viva
per essere cancellata immediatamente. La donnetta dai capelli color sabbia
si getta riversa sullo schienale della sedia che le stava di fronte.
Con un tremulo bisbiglio che parve quasi un "O mio Salvatore!" essa tese
le braccia verso lo schermo.
Quindi seppellil volto tra le mani. E fu chiaro che s'era messa a pregare.
In quell'istante l'intero gruppo di persone ruppe in un canto basso, lento
e ritmico, che consisteva nel ripetere "G-F!...
G-F!... G-F!..." una infinitdi volte, con una lunga pausa tra la "G" e la "F",
in una specie di mormorio pesante e che richiamava stranamente qualcosa
di primitivo e selvaggio, e in fondo al quale pareva di udire le peste ritmiche
di piedi nudi e il sussultare dei tam-tam degli abitanti della giungla.
Continuarono per quasi trenta secondi. Era un motivo che si sentiva ripetere
spesso nei momenti di prorompente emozione.
Era in parte una sorta di inno alla maeste alla saggezza del Grande Fratello,
ma soprattutto era un atto di autoipnosi, un deliberato ottenebrarsi della
coscienza nell'ostinato ripetersi di un ritmo. Le viscere di Winston parvero
raffreddarsi. Durante i Due Minuti d'Odio egli non sapeva fare a meno
di partecipare al delirio generale, ma quel pestare di "G-F!...
G-F!..." lo riempiva sempre d'orrore. Naturalmente pestava come tutti gli altri.
Era impossibile fare altrimenti. Nascondere i sentimenti, controllare
l'espressione della propria faccia, fare esattamente ciche facevano tutti
gli altri, era una reazione del tutto istintiva. Ma c'erano pure un paio
di secondi durante i quali gli occhi avrebbero potuto anche tradirlo. E proprio
in quel momento il fatto compromettente accadde, seppure accadde.
Per un istante colse lo sguardo di O'Brien. O'Brien s'era alzato in piedi. S'era
tolto gli occhiali e stava appunto riaggiustandoseli sul naso col suo gesto
caratteristico. Ma ci fu una frazione di secondo in cui i loro occhi
s'incontrarono, e per tutto il tempo brevissimo che quel muto sguardo
si incrocia, Winston seppe (oh, certo, seppe!) che O'Brien stava pensando
esattamente le stesse cose che stava pensando anche lui. Era come se le loro
menti si fossero aperte e i pensieri dell'uno andassero a pescare nella mente
dell'altro attraverso gli occhi. "Sono con te" sembrava dicesse O'Brien.
"So perfettamente quel che provi. Conosco tutto il tuo disprezzo, il tuo odio,
la tua nausea. Ma non ti preoccupare, sono dalla parte tua!" E quindi, un attimo
appresso, quel lampo d'intelligenza s'era di nuovo offuscato e la faccia
di O'Brien era ridiventata impenetrabile, come quella di tutti gli altri.
Era tutto l e Winston non era nemmeno ben sicuro che fosse successo. Tali
incidenti non avevano mai alcun seguito. Tutto quel che sapevano provocare
era di mantener viva in lui la fiducia, o almeno la speranza che c'erano altri
nemici del Partito oltre a lui. Forse quel che si diceva dei complotti era vero,
dopo tutto; forse la Fratellanza esisteva sul serio! Era impossibile, nonostante
gli innumerevoli arresti, le confessioni e le esecuzioni, essere sicuri
che la Fratellanza non fosse soltanto un mito. Certi giorni, ci credeva, certi
altri giorni non riusciva a crederci. Non c'era nessuna prova, solo improvvisi
e incerti accenni che potevano significare tutto e nulla: frammenti
di conversazioni sorprese per caso, scritte quasi cancellate sulle pareti
dei cessi... una volta, anche, allorchdue sconosciuti s'erano incontrati,
un certo strano movimento delle mani ch'egli aveva sospettato potesse essere
una sorta di segnale di riconoscimento. Tutte congetture: molto probabilmente
aveva immaginato ogni cosa.
Era ritornato al suo cubicolo senza voltarsi a riguardare O'Brien. L'idea
di sviluppare quel momentaneo contatto che s'era stabilito fra loro gli passa
appena per la mente. Sarebbe stato incredibilmente pericoloso anche se avesse
saputo in che modo regolarsi. Per un secondo, forse per due secondi, essi
s'erano scambiati una specie di equivoca occhiata e questo era il principio
e la fine di quella storia. Ma anche quello era, comunque, un avvenimento
memorabile, nella solitudine in cui si era condannato a vivere.
Winston s'alza e quindi si rimise subito a sedere. Lasciandare un rutto.
Il gin stava risalendo dallo stomaco.
I suoi occhi rividero ancora la pagina. Scoprche, mentre se ne stava seduto
in quella sorta di impotente meditazione, aveva pur scritto qualcosa, quantunque
senz'avvedersene, in modo del tutto automatico. E non era pila calligrafia
goffa e incerta di prima. La penna aveva voluttuosamente vagato sulla carta
levigata e aveva tracciato in grandi, chiare maiuscole: ABBASSO IL GRANDE
FRATELLO ABBASSO IL GRANDE FRATELLO ABBASSO IL GRANDE FRATELLO e ancora
e ancora, fino a riempir metdella pagina.
Non potfare a meno di sentire una fitta di panico. Era assurdo, dal momento
che lo scriver quelle parole non era poi pipericoloso che lo stesso atto
di cominciare il diario; eppure, per un attimo, egli fu tentato di strappar
la pagina contaminata e abbandonare del tutto quell'impresa.
Non lo fece, tuttavia, perchsapeva che sarebbe stato inutile. Tra lo scrivere
ABBASSO IL GRANDE FRATELLO e I astenersi dallo scriverlo, non c'era nessuna
differenza. Tra il continuare il diario e lo smetterlo, non c'era nessuna
differenza... La Psicopolizia lo avrebbe preso lo stesso. Egli aveva commesso
(e avrebbe commesso anche se non avesse mai messo nero su bianco) quel delitto
essenziale e che conteneva tutti gli altri. Psicoreato, lo chiamavano.
E uno psicoreato non era cosa che si potesse nascondere per sempre. Si poteva
eludere la vigilanza per un po' , anche per qualche anno, ma prima
o poi si sarebbe stati scoperti e presi.
Succedeva sempre di notte; gli arresti avvenivano invariabilmente di notte.
Quello scossone che faceva svegliare di soprassalto, quella mano che scuoteva
la spalla, le luci che pizzicavano gli occhi assonnati, il cerchio dei volti
feroci intorno al letto. Nella maggior parte dei casi non c'era processo,
e nemmeno una semplice relazione dell'arresto. La gente spariva, cos
semplicemente, e sempre di notte. Il nome dell'arrestato sarebbe stato
cancellato dai registri, e ogni traccia di ciche avesse mai fatto veniva
anch'essa cancellata, la sua stessa esistenza di un tempo sarebbe stata negata,
e poi dimenticata. Sarebbe stato abolito, annullato: "vaporizzato" era la parola
d'uso.
Per un momento Winston fu colto da una sorta d'attacco isterico. E prese
a scrivere certi scarabocchi slegati: mi fucileranno; non me ne importa
mi fucileranno nella nuca non me ne importa abbasso il grande fratello fucilano
sempre nel la nuca non me ne importa abbasso il grande fratello...
S'appoggia allo schienale della sedia compreso d'un po' di vergogna
di se stesso, e posla penna. Un momento dopo fu scosso da un improvviso
trasalimento. Qualcuno bussava alla porta.
Cos鮕 presto! Rimase seduto, immobile, come un sorcio spaventato, corteggiando
la stolta speranza che, chiunque fosse, se ne tornasse indietro dopo il primo
tentativo. Ma no. S'udbussare ancora. Indugiare sarebbe stata la politica
peggiore.
Il cuore gli picchiava in seno, come un tamburo, ma la faccia, per il lungo
tirocinio dell'abitudine, restava probabilmente priva d'espressione. Si leva
e si mosse lentamente nella direzione della porta.
Mentre stava per toccar la maniglia Winston si accorse che aveva lasciato
il diario aperto sul tavolino. ABBASSO IL GRANDE FRATELLO era scritto
in lettere cos鮕 grandi che si poteva leggere fin dal corridoio.
Era la piinconcepibile stupiditche si potesse commettere. Ma sentiva che,
nonostante il panico che l'aveva colto, pure non avrebbe tollerato
di insudiciare la carta color crema chiudendo il quaderno quando l'inchiostro
non era ancora asciutto.
Trattenne il respiro e aprla porta. Subito una calda onda di sollievo
gli scese in cuore. Una donnetta dall'aspetto incolore e dimesso e con certi
capelli color paglia e una faccia piena di rughe stava dinanzi alla porta.
青ameratacomincia con voce lamentosa 匍'era parso di sentire
che eri rientrato. Puoi venire un momento a dare un'occhiata all'acquaio della
nostra cucina? S'otturato e...Era la signora Parsons, la moglie del vicino
che abitava sullo stesso pianerottolo. ("Signora", veramente, era una parola
abolita dal Partito: si sarebbe dovuto chiamar tutti "camerata", ma con certe
donne non si sapeva adoperare altro.) Aveva circa trent'anni, ma sembrava molto
pivecchia. Si aveva l'impressione che nelle rughe della sua faccia si fosse
fermata della polvere. Winston la segusul pianerottolo.
Queste riparazioni provvisorie e dilettantesche erano una irritazione
quotidiana. Gli Appartamenti della Vittoria erano vecchi, circa del 1930,
e se ne cadevano a pezzi. Il cemento si sfaldava di continuo, su dai soffitti
e lungo le pareti le tubature scoppiavano a ogni gelata, il tetto sgocciolava
tutte le volte che c'era un po' di neve sopra, il riscaldamento funzionava,
di solito, a met quando non era bloccato del tutto per ragioni d'economia.
Le riparazioni, tranne quelle cui si poteva provvedere da se stessi, dovevano
essere sanzionate da certi mitici comitati che erano capaci di starsene
a deliberare, anche soltanto per aggiustare un vetro rotto, per due anni.
俏aturalmente solo perchTom non in casadisse la signora Parsons.
L'appartamento dei Parsons era pigrande di quello di Winston, ma differiva
da questo soprattutto per il genere di squallore. Ogni cosa aveva l'aria
d'essere stata urtata e pestata come se il luogo fosse stato visitato poco prima
da qualche animale violento e ingombrante. Arnesi sportivi (bastoni da hockey,
guanti da pugilato, un pallone sgonfiato, un paio di mutandine sudaticce
rivoltate~ giacevano sparsi sul pavimento, e sul tavolo c'era una pila di piatti
sporchi e quaderni sbertucciati. Sulle pareti erano malamente inchiodate
le bandierine rosse della Lega Giovanile e delle Spie, e un gigantesco
cartellone con su il Grande Fratello. C'era il solito odore di cavoli bolliti,
comune del resto a tutto l'edificio, ma che lera, si potrebbe dire,
convogliato da una robusta zaffata di sudore, il quale, e cisi capiva
fin dal primo annusarlo, sebbene fosse difficile specificare il perch doveva
essere il sudore di una persona che in quel momento non era presente.
In un'altra stanza qualcuno stava tentando, con un pettine e un pezzo di carta
igienica, di far della musica che andasse a tempo con la marcia militare
che stava uscendo dal teleschermo.
俟ono i bambinidisse la signora Parsons, buttando uno sguardo
un po' preoccupato alla porta. 俏on sono usciti, oggi. E naturalmente...Aveva
l'abitudine di interrompere i discorsi a met L'acquaio era pieno fin quasi
all'orlo d'uno schifoso liquido che puzzava tremendamente di cavolo. Winston
s'inginocchie comincia ad esaminare le giunture d'angolo della tubatura.
Non sopportava di adoperare le mani in quella sorta di lavori, non sopportava
di starsene chinato, una posizione che spesso lo faceva tossire. La signora
Parsons riguardava sfiduciata.
俏aturalmente, se Tom fosse stato a casa l'avrebbe aggiustato in un momento disse. 侮a pazzo per questo tipo di riparazioni. E sempre cossvelto, lui,
con le mani.Parsons era impiegato, come Winston, al Ministero della Verit
Era piuttosto grasso, ma molto attivo e caratterizzato da una stupefacente
scemenza, una enorme massa di stupidissimo entusiasmo. Uno di quei devoti
sgobboni che non si domandano mai la ragione di nulla, sui quali, assai
piche non sulla Psicopolizia, era fondata la stabilitdel Partito.
A trentacinque anni era stato defenestrato, suo malgrado, dalla Lega della
Giovent e ancor prima di prendere il grado nella Lega aveva cercato di restare
tra le Spie per un anno~ oltre i limiti stabiliti. Al Ministero l'adoperavano
in un qualche posto secondario nel quale non era richiesto l'impiego
dell'intelligenza; d'altro canto, era una delle figure principali nel Comitato
Sportivo e in tutti quegli altri comitati preposti all'organizzazione di gite
in comitiva, dimostrazioni spontanee, campagne per l'incremento del risparmio
e in generale per tutte le attivitvolontarie. Faceva sapere alla gente,
tra una pipata e l'altra, che aveva marcato la presenza al Centro Sociale tutte
le sere dei precedenti quattro anni.
Una spossante puzza di sudore, quasi una inconscia testimonianza delle
infaticabili attivitdella sua esistenza, lo seguiva dovunque andasse e restava
sospesa, dietro di lui, anche quando se n'era giandato.
信ai una chiave inglese?chiese Winston, armeggiando con la madrevite della
conduttura.
俗na chiave inglesedisse la signora Parsons, diventando immediatamente docile.
俏on so, credo... forse i bambini...Ci fu un pestar di scarpe e un'altra
soffiata sul pettine come i bambini passarono nella stanza di soggiorno.
La signora Parsons comparve con la chiave inglese. Winston lascia scolare
l'acqua e rimosse, preso da un profondo disgusto, il coagulo di capelli
che aveva otturato la tubatura. Si pul'le dita alla meglio, nel getto d'acqua
fredda del rubinetto, e se ne anda nell'altra stanza.
俑ani in alto!" strilla una voce selvaggia.
Un bel ragazzino di nove anni, dall'aspetto robusto, era apparso da sotto
la tavola e lo stava minacciando con una pistola automatica da gioco, mentre
la sorellina, minore di due anni, ripeteva lo stesso gesto con un pezzo
di legno. Tutt'e due erano vestiti coi calzoncini blu, le camicie grigie
e i fazzoletti rossi attorno al collo, che costituivano l'uniforme delle Spie.
Winston alzle mani al di sopra della testa, con una sorta di disagio, tant'era
ambiguo il comportamento del bambino, come se non si sentisse del tutto sicuro
che si trattava solo d'un giuoco.
俟ei un traditore!" strilla il bambino. 俟ei uno psicocriminale! Sei una spia
eurasiana! Ti fucilo, ti vaporizzo, ti spedisco all'inferno Un istante dopo
erano tutt'e due che, saltando attorno a lui, gridavano-
"Traditore" e "psicocriminale!" e la bambina badava a imitare ogni mossa
del fratello. C'era, ad ogni modo, da esserne lievemente impauriti, come dallo
scherzare dei tigrotti destinati a crescere presto e a diventare divoratori
di uomini. Si poteva cogliere il calcolo della ferocia, nello sguardo
del bambino, il preciso desiderio di colpire Winston, assieme alla precisa
coscienza di essere ormai giquasi abbastanza grande da poterlo fare.
Era davvero una provvidenza che non avesse in mano una pistola vera, pensa
Winston.
Gli occhi della signora Parsons andavano nervosamente da Winston ai bambini
e viceversa. Per la luce piforte che c'era nella stanza di soggiorno egli vide
con interesse che la polvere nelle rughe della faccia di lei c'era davvero.
亭anno tanto di quel chiasso!disse la donna. 俟ono inquieti perchnon sono
potuti andare a vedere l'impiccagione, ecco che cos' Io ho troppo da fare
per portarceli, e Tom non putornare in tempo dall'ufficio.厚erch non possiamo andare a vedere l'impiccagione?disse il bambino con un vocione.
侮oglio vedere l'impiccagione!insisteva la bambina sempre girando intorno.
Certi prigionieri eurasiani, si ricorda Winston, avrebbero dovuto essere
impiccati nei Giardini, quella sera, per delitti di guerra. Succedeva circa
una volta al mese e costituiva uno spettacolo popolare. I bambini facevano
sempre un sacco di storie per farcisi condurre. Winston saluta la signora
Parsons e si diresse verso la porta. Ma non era andato avanti sei passi
nel pianerottolo che qualcosa lo colpdietro il collo con un dolore acuto
era come se gli avessero lanciato un cavo arroventato. Si volta su se stesso
in tempo per vedere la signora Parsons che tirava dentro casa il bambino, mentre
questi si stava velocemente mettendo in tasca una fionda.
Goldstein! strilla il bambino mentre la porta gli si richiudeva in faccia.
Ma quel che impressiona soprattutto Winston fu lo sguardo di indifeso terrore
sulla faccia grigia della donna.
Una volta nel suo appartamento, dopo esser passato velocemente dinanzi
al teleschermo, si rimise al tavolino, mentre non smetteva di grattarsi il collo.
La musica dal teleschermo s'era acquetata; al suo posto una voce nervosetta,
di timbro militare, stava leggendo con una sorta di gusto perverso
la descrizione dell'armamento della nuova Fortezza Galleggiante, che era stata
allora ancorata tra l'Islanda e le isole Faroer.
Con bambini come quelli, pensa Winston, la poverina doveva condurre una vita
di spaventi. Un anno ancora, due anni ancora, e le avrebbero fatto la guardia
notte e giorno per sorprendere in lei i primi sintomi di eterodossia. Quasi
tutti i bambini, allora, erano terribili. E quel che era peggio,
con organizzazioni simili a quella delle Spie erano sistematicamente
trasformati in piccoli, indomabili esseri brutali, senza che ciproducesse
pera in loro alcuna tendenza a ribellarsi contro la disciplina del Partito.
Al contrario, adoravano il Partito e ogni cosa che lo riguardava. I canti,
le processioni, le bandiere, le gite, il maneggio dei finti fucili
da esercitazione, l'urlio degli slogans, l'adorazione del Grande Fratello, ecc.,
costituiva per tutti una sorta di grandioso divertentissimo trastullo. Tutta
la loro carica di ferocia era diretta contro i nemici dello Stato, contro
gli stranieri, i traditori, i sabotatori, gli psicocriminali. Era un fatto
del tutto comune, per le persone al disopra dei trent'anni, d'esser spaventate
e tenute in soggezione dai loro stessi figliuoli. E con ragione, perch non passava settimana senza che il Times pubblicasse una notizia
su uno di cotesti piccoli farabutti di delatori ("fanciullo eroe" era tuttavia
la parola generalmente usata) che, avendo udito pronunciare una qualche frase
compromettente dai suoi stessi genitori, li avevano denunciati alla
Psicopolizia.
La puntura del proietto della fionda era ormai passata.
Winston afferra la penna un po' timoroso, chiedendosi se potesse trovare
qualche altra cosa da scrivere sul diario. Tutt'a un tratto, comincia a pensare
a O'Brien.
Anni prima (quanto tempo prima? sette anni dovevano essere) aveva sognato
che stava camminando dentro una stanza buia come la pece. E qualcuno, seduto
lvicino, mentre lui stava passando, aveva detto: <.Ci incontreremo nel luogo
dove non c'tenebra,>. La frase era stata detta con tranquillit come
per caso: una dichiarazione, insomma, non un ordine. Egli aveva proseguito
il suo cammino, senza fermarsi. Il buffo era che allora, all'epoca del sogno,
quelle parole non gli avevano fatto troppa impressione. Era stato solo
pitardi, e a poco a poco, che avevano finito con l'assumere un qualche
significato. Non si ricordava, ora, se era stato innanzi e dopo il sogno
che aveva veduto O'Brien per la prima volta, nsi poteva ricordare quando aveva
identificato quella voce per quella di O'Brien. Ma ad ogni modo
quell'identificazione c'era stata. Era stato O'Brien che gli aveva parlato,
nel buio.
Winston non era mai riuscito a stabilire con certezza (anche dopo quello scambio
di rapide occhiate nella mattinata non c'era da essere troppo sicuri) se O'Brien
fosse un amico o un nemico. Ngli sembrava che cipotesse importare gran che.
C'era, tra loro, una sorta di tacita connivenza, che era piimportante
dell'affetto o del trovarsi alleati negli stessi ideali. 青i incontreremo
nel luogo dove non c'tenebra aveva detto. Winston non sapeva bene
cia che quella frase voleva dire, ma solo che in un modo o nell'altro si sarebbe
avverata.
La voce dal teleschermo si ferma un attimo. Uno squillo di tromba, limpido
e sonoro, riempl'aria stagnante. La voce continua col solito raschio
隹ttenzione! Fare attenzione, prego! Notizie sono arrivate dal fronte di Malabar
in questo momento. Le nostre forze nell'India meridionale hanno conseguito
una splendida vittoria. Sono autorizzato a comunicare che l'azione,
di cui riferiri particolari, puben considerarsi come quella che ci porter
in breve, a una ragionevole distanza dalla fine della guerra stessa. Ecco
la notizia...Cattive notizie in vista, pensa Winston. Ed infatti, dopo
una strepitosa descrizione dell'annientamento dell'esercito eurasiano, corredata
da superbe cifre dei totali dei morti e dei prigionieri, segul'annuncio che,
dalla settimana ventura, la razione di cioccolato sarebbe stata ridotta
da trenta a venti grammi.
Winston ruttdi nuovo. Il gin andava smaltendosi, lasciando come un senso
di vuoto. Il teleschermo, forse per celebrare la vittoria, forse per cancellare
il ricordo del cioccolato perduto, Scoppia a trasmettere Oceania, per te. Si sarebbe dovuti stare sull'attenti. Nella sua presente posizione egli
era tuttavia invisibile.
Oceania, per te fu seguita da musica leggera. Winston si diresse verso
la finestra, sempre volgendo le spalle al teleschermo. La giornata era ancora
fresca e limpida. In qualche luogo lontano s'udl'esplosione d'una
bomba-razzo: una detonazione opaca, eppur rimbombante. Allora ne cadevano,
su Londra, venti o trenta alla settimana.
Gi nella strada, il vento agitava il manifesto strappato e la scritta SOCING
appariva e spariva. Socing. I sacri principi del Socing. Neolingua, bispensiero,
la mutevolezza del passato. Gli parve come se stesse vagando per le foreste
nel fondo del mare, perduto in un mondo mostruoso nel quale lui stesso
era il mostro. Era solo. Il passato era morto, il futuro era inimmaginabile.
Quale certezza poteva avere che anche una sola delle creature allora viventi
era dalla parte sua? E che modo aveva di sapere se la dominazione del Partito
non fosse durata per sempre? Simili a una risposta, i tre slogans sulla facciata
del Ministero della Veritgli ritornarono dinanzi agli occhi: LA GUERRA E PACE
LA LIBERTA' E SCHIAVITU' l'ignoranza E FORZA Trasse una moneta da venticinque
centesimi dalla tasca.
Anche l in certe lettere piccole ma ben chiare, stavano scritti gli slogans,
e dall'altra parte della moneta c'era la faccia del Grande Fratello. Gli occhi
lo continuavano a guardare, anche da quella moneta. Sui soldi, sui francobolli,
sulle copertine dei libri, sulle bandiere, sui cartelloni e sui pacchetti
di sigarette... da per tutto. Gli occhi avrebbero guardato sempre e la voce
avrebbe risuonato sempre. Da svegli o mentre si dormiva, mentre si mangiava
o beveva, dentro casa o fuori, nel bagno, a letto... non c'era modo di sfuggirle
Nulla si possedeva di proprio se non pochi centimetri cubi dentro il cranio.
Il sole aveva girato, e le finestre del Ministero della Verit
che non ne ricevevano pila luce in pieno, apparivano buie e sinistre, come
le feritoie d'una fortezza. Il cuore di Winston accusa un senso di paura
di fronte a quell'enorme struttura piramidale. Era troppo forte, non avrebbe
potuto essere sradicata. Mille bombe-razzo non sarebbero riuscite ad abbatterla.
Si chiese ancora per chi stava scrivendo il diario. Per il futuro,
per il passato... per un'epoca che avrebbe potuto essere del tutto immaginaria.
E dinanzi a lui non c'era la morte, ma solo l'annullamento. Il diario sarebbe
stato ridotto in cenere e lui stesso in vapore. Solo la Psicopolizia vi avrebbe
potuto leggere, innanzi di cancellarlo dall'esistenza e dalla memoria.
In che modo si sarebbe potuto fare appello al futuro, quando nessuna traccia
di se stessi, nemmeno una parola anonima scarabocchiata su un pezzo di carta,
avrebbe piavuto la possibilitmateriale di sopravvivere? Il teleschermo batt le quattordici. Sarebbe dovuto uscire dopo dieci minuti. Avrebbe dovuto essere
di nuovo al lavoro per le quattordici e trenta.
Per quanto fosse strano, quel battere dell'ora aveva infuso in lui una sorta
di pallida buccia. Era un solitario fantasma che proclamava una verit che nessuno avrebbe mai udita.
Ma per tutto il tempo impiegato a proclamarla, in un qualche misterioso modo
la continuitnon sarebbe stata interrotta. Non era col farsi udire,
ma col resistere alla stupiditche si sarebbe potuto portare innanzi la propria
ereditd'uomo.
Se ne torna al tavolo, intinse la penna, e scrisse: Al futuro o al passato,
a un tempo in cui il pensiero libero, quando gli uomini sono differenti l'uno
dall'altro e non vivono soli... a un tempo in cui esiste la verite quel
che fatto non puessere disfatto.
Dall'etdel livellamento, dall'etdella solitudine, dall'etdel Grande
Fratello, dall'etdel bispensiero... tanti saluti! Era gimorto, se faceva
tanto di pensarci. Gli sembrava che era solo allora, quando aveva cominciato
a essere capace di formulare i propri pensieri, ch'egli aveva fatto il passo
decisivo. Le conseguenze di ogni atto sono comprese nell'atto stesso. Egli
scrisse: Lo psicoreato non comporta la morte: lo psicoreato E la morte.
Ora che si era identificato con un uomo morto, l'importante era di restare
in vita pia lungo possibile. Due dita della mano destra erano macchiate
d'inchiostro. Era proprio un particolare di quel genere che avrebbe potuto
tradire.
Qualche zelante ficcanaso (una donna, probabilmente: qualcuna come la donnetta
dai capelli color sabbia o la brunetta del Reparto Amena) avrebbe potuto
cominciare col chiedersi perchs'era messo a scrivere durante l'ora
di colazione, perchaveva usato una penna di modello sorpassato, che cosa aveva
scritto... e quindi avrebbe messo una parolina ldove era opportuno. Se ne anda
al bagno e cancella ben bene le macchie dalle dita con la scura saponetta
di polvere di marmo che raschiava le pelle come la cartavetrata e che perci era singolarmente adatta al caso.
Rimise il diario nel cassetto. Era proprio inutile pensare a nasconderlo,
ma poteva trovare almeno un mezzo per sapere se la sua esistenza era stata
scoperta o meno. Un capello messo a cavallo delle pagine era un espediente
troppo ovvio.
Con la punta d'un dito prese su un invisibile granello di polvere bianchiccia
e lo mise in un angolo della copertina, da cui sarebbe certamente caduto,
se il quaderno fosse stato rimosso dal suo posto.
Winston sognava di sua madre. Doveva aver avuto dieci o dodici anni, pensava,
quando sua madre era scomparsa. Era una donna alta, statuaria, piuttosto
taciturna, si muoveva con lentezza e solennit e aveva magnifici capelli biondi.
Si ricordava un po' pivagamente di suo padre; doveva avere i capelli bruni,
e doveva esser magro e sempre vestito di scuro (Winston si ricordava soprattutto
le suole sottili delle scarpe di suo padre) e aveva gli occhiali. Tutt'e
due dovevano essere stati certamente inghiottiti da uno dei primi repulisti,
dopo il '50.
In quel momento sua madre se ne stava seduta in qualche luogo profondo, gi
sotto di lui, e teneva la sorellina in braccio. Lui non si ricordava affatto
di sua sorella, se non che era una bambinetta debole, sempre zitta, con certi
occhi grandi e attoniti. Tutt'e due lo stavano guardando. Se ne stavano
giin qualche luogo sotterraneo... nel fondo d'un pozzo, forse, o in una tomba
molto profonda. Ma era un luogo che, sebbene fosse gimolto al disotto di lui,
pure andava ancora sprofondando. Erano nel salone d'una nave che stava
affondando e riguardavano in alto verso di lui, attraverso le acque che andavano
rabbuiandosi. C'era ancora un po' di aria, nel salone, ed esse lo potevano
vedere e lui poteva veder loro, e ciononostante andavano pian piano affondando,
gi sempre pigi nelle acque verdi che, di la poco, dovevano nasconderle
per sempre alla vista. Lui se ne stava disopra, all'aria e alla luce, mentre
loro venivano man mano succhiate dalla morte, e se ne stavano laggiperch lui se ne stava quass Lo sapeva e anch'esse lo sapevano, e poteva leggerglielo
nei volti. Non c'era alcun rimprovero nnelle loro facce, nnei loro cuori,
ma soltanto si vedeva che sapevano di dover morire per far vivere lui,
e che cifaceva parte dell'incontrovertibile ordine delle cose.
Non sapeva ricordarsi ciche era accaduto, ma sapeva da quel sogno che,
in qualche modo, le vite della madre e della sorella erano state sacrificate
per la sua. Era uno di quei sogni che, pur continuando ad avere
le caratteristiche proprie ai soliti scenari dei sogni, sono una specie
di continuazione della propria vita intellettuale, e nei quali si partecipa
a fatti e si hanno idee che continuano ad apparire valide e probabili anche dopo
che ci si risveglia. L'idea che si presenta improvvisamente a Winston
fu che sua madre, quasi trent'anni prima, era morta tragicamente e in preda
a sofferenze atroci, e in un modo che non sarebbe stato ora pipossibile.
La Tragedia, egli sentiva, apparteneva al tempo antico, a un tempo
in cui c'erano ancora segretezza, amore, amicizia, e in cui i membri
di una famiglia se ne stavano l'uno vicino all'altro senza sentire il bisogno
di indagarne la ragione. Il ricordo della madre gli diede una botta al cuore
perchessa era morta amandolo, in un'epoca in cui lui era troppo giovane
ed egoista per ricambiarla di quello stesso amore, perchin qualche modo (non
ricordava in che modo) si era sacrificata a un'idea di lealtradicata
nell'intimo e inattaccabile. Quelle stesse cose, come si accorgeva, non potevano
accadere oggigiorno. Oggi c'era paura, odio, dolore, ma nessuno provava
pila dignitdi commuoversi, nla forza di un dolore profondo e complesso.
Gli parve di leggere tutto cinei grandi occhi di sua madre e di sua sorella
che riguardavano attraverso l'acqua verde, a centinaia di leghe di profondit
mentre andavano man mano affondando.
Tutt'a un tratto si trovava trasportato su un prato d'erba tagliata di recente,
in una sera d'estate, allorchi raggi obli qui del sole indoravano il terreno.
Quel paesaggio che stava guardando ricorreva cosspesso nei suoi sogni
che egli non riusciva mai a esser certo di non averlo mai visto nel mondo reale.
Nei suoi pensieri, da sveglio, lo chiamava Il Paese d'Oro. Era una pastura
antica morsicchiata dai conigli, con un sentiero che vi passava
a zig zag frammezzo, e le protuberanze, qua e l delle tane delle talpe.
Sull'orlo frastagliato della parte opposta del campo, i rami degli olmi
oscillavano dolcemente p una brezza leggera e le foglie si scuotevano in masse
dense come capelli di donna. Nei pressi, sebbene nascosto alla vista, doveva
esserci un qualche limpido, quieto ruscello in cui pesci d'argento nuotavano
verso le buche sotto I salici.
La ragazza bruna veniva verso di lui attraverso i campi.
Con un'unica mossa, o che almeno parve tale, si strappa di dosso tutti i vestiti
e li getta sdegnosamente lontano da s Il corpo di lei era bianco e liscio,
ma non risvegliava in lui alcun desiderio, eppure egli continuava a guardarlo
fisso. ciche io riempiva di ammirata meraviglia era il gesto con
cui si era strappata di dosso i vestiti e li aveva gettati via. La grazia
di quel gesto, e insieme la sua noncuranza, sembrava che quasi annullassero
un'intera cultura, un intero sistema filosofico, proprio come se il Grande
Fratello e il Partito e la Psicopolizia potessero essere ridotti a nulla
da un unico splendido movimento delle braccia. Anche quel gesto apparteneva
ai tempi trapassati. Winston si sveglia con la parola "Shakespeare" sulle
labbra.
Il teleschermo trasmetteva un fischio lacerante che dura imperterrito per trenta
secondi. Erano le sette e quindici, e ciol'ora di svegliarsi,
per gli impiegati. Winston sporse il corpo fuori del letto (nudo, perch un membro del Partito Esterno riceveva solo tremila punti di vestiario all'anno
e un capo di pigiama faceva seicento punti) e afferra una maglietta sporca
e un paio di mutande che stavano su una sedia. Gli Esercizi Ginnici sarebbero
cominciati fra pochi istanti. Winston fu colto da un violento attacco di tosse
che lo prendeva sempre non appena si alzava dal letto. Si svuotava i polmoni
coscompletamente che poteva riprendere a respirare solo a patto di stendersi
sul dorso e fare una serie di profonde inspirazioni. Le vene gli si erano
gonfiate per lo sforzo della tosse, e l'ulcera varicosa aveva ricominciato
a dolergli.
~ Gruppo d'esercizi per i camerati dai 30 ai 40!~, strilla un'acuta voce
di donna. 非ai 30 ai 40! Mettetevi in posizione, per piacere. Dai 30 ai 40!"
Winston si mise sull'attenti, proprio davanti al teleschermo, sul quale
era giapparsa l'immagine d'una donna piuttosto giovane, asciutta ma muscolosa,
vestita d'una corta tunica e con scarpe da ginnastica.
促iegate e stirate le braccia!" grida. 隹ndate a tempo con me Uno, du tre,
quattro! Uno, du tre, quattro! Su, camerati, metteteci un po' di vita!
Un po' d'animazione! Uno, du tre, quattro! Uno, du tre, quattro!... La fitta per l'attacco di tosse non aveva cancellato completamente dalla mente
di Winston l'impressione che vi avevano prodotto i suoi sogni, e i movimenti
ritmici degli esercizi ve l'andavano man mano ricostruendo. Mentre egli gettava
le braccia avanti e indietro, cercando di mantenere nel volto quell'espressione
di sinistro piacere che era considerata propria agli esercizi ginnici
del mattino, faceva intanto del suo meglio per ritornare indietro, con la mente,
all'opaco periodo della sua infanzia. Era estremamente difficile.
Oltre il 1957 o '58 non riusciva a penetrare, e ogni cosa sembrava cancellarsi.
Quando non ci sono oggetti esterni cui ancorare le memorie, anche l'immagine
stessa della propria vita comincia a perdere la forma. Poteva succedere
di ricordarsi avvenimenti che non erano probabilmente mai successi, particolari
di fatti senza esser capaci di ricostituire il loro ambiente e il loro
significato e si aprivano frammezzo ad essi lunghi periodi del tutto vuoti
ai quali si era incapaci di assegnare nulla di nulla. Ogni cosa era stata
diversa, allora. Anche i nomi dei paesi, e le loro forme sulla carta geografica,
erano stati differenti. Pista Prima, per esempio, non si chiamava cos in quei
giorni; la chiamavano Inghilterra, o Gran Bretagna, sebbene si ricordasse
che Londra si chiamava quasi certamente Londra anche allora, e si era sempre
chiamata cos
Winston non riusciva a ricordarsi un tempo in cui il suo paese non fosse stato
in guerra, ma era evidente che ci doveva essere stato un periodo relativamente
lungo di pace durante la sua infanzia, perchuno dei suoi primi ricordi
era legato a una incursione aerea che pareva aver colto tutti di sorpresa. Forse
era quando la bomba atomica era caduta su Colchester. Non ricordava l'incursione
stessa, ma ricordava la mano del padre che aveva afferrato la sua e loro
due che correvano di sotto, sempre pisotto, giin qualche posto molto
profondo sotto terra, e poi in giro, in giro, per una scala a chiocciola, sempre
girando, e cistancava tanto le gambe che dovevano, a un certo punto, fermarsi
a riposare. Sua madre, con quella sua solita aria lenta e sognante, li seguiva
a gran distanza. Portava con sla sorellina piccola... o forse era soltanto
un fascio di coperte, che stava portando: non ricordava di preciso
se sua sorella era ginata, allora. E finalmente erano sbucati in un luogo
rumoroso e affollato che doveva essere una stazione della metropolitana.
C'era gente seduta su tutta la superficie dell'impiantito di pietra, e certa
altra gente, stretta stipata in certe cuccette di ferro, l'una sopra l'altra.
Winston, la madre e il padre si trovarono un posto per terra, e presso di loro
un vecchio e una vecchia stavano seduti vicini su una cuccetta.
Il vecchio era vestito d'un bell'abito scuro, e portava un berretto di pezza
nera, un po' calato indietro, sulla nuca, che lasciava scoperti i capelli
bianchissimi sulla fronte: aveva una faccia paonazza e gli occhi azzurri e pieni
di lagrime.
Puzzava di gin. Sembrava che quel puzzo gli uscisse dai pori della pelle invece
del sudore, e si sarebbe anche potuto credere che le lagrime che gli venivano
fuori dagli occhi fossero puro gin. Ma seppure un po' ubriaco, era chiaro
che soffriva per un qualche dolore lacerante e insopportabile. Pur
con la sua mente di fanciullo, Winston capche doveva essere successo qualcosa
che era oltre il perdono, e che non sarebbe mai pistato riparato. E gli parve
anche di sapere di che cosa si trattasse. Qualcuno cui il vecchio voleva bene,
una nipotina, forse, era stato ucciso. L'uomo ripeteva ogni minuto: 俏on avremmo
dovuto fidarci. L'avevo detto. Non vero che l'avevo detto, mamma? Ecco
che ce n'venuto, a fidarci. L'avevo gidetto da tanto tempo. Non avremmo
dovuto fidarci di quei pervertiti.Ma di quali pervertiti non avrebbero dovuto
fidarsi, Winston non poteva ricordare, ora.
Da allora, la guerra era stata letteralmente ininterrotta, sebbene, propriamente
parlando, non fosse stata sempre la stessa guerra. Per lunghi mesi della
sua infanzia c'era stato qualcosa come una guerriglia anche nelle stesse strade
di Londra, e qualche episodio lo ricordava, a tinte vive. Ma ricostituire tutta
la storia del periodo, scoprire chi stava combattendo e contro chi stava
combattendo, in questo o in quel momento, sarebbe stato impossibile perch non c'era alcunchdi tramandato, sia a voce che per iscritto riguardo
a qualsiasi schieramento che non fosse il presente. In quel momento,
per esempio, e cionel 1984 (seppure quello era il 1984) l'Oceania
era in guerra con l'Eurasia ed era alleata con l'Estasia. In nessuna
conversazione pubblica o privata era stato mai ammesso che le tre potenze,
in qualsiasi tempo, fossero state raggruppate in uno schieramento diverso.
Veramente, come Winston ricordava, erano solamente quattro anni che l'Oceania
era in guerra con l'Eurasia e alleata dell'Estasia. Ma questa era come
una specie di nozione rubata, ch'egli per caso possedeva perchla sua memoria
riusciva a non essere del tutto sotto controllo. Ufficialmente, uno scambio
di alleanze non era mai avvenuto. L'Oceania era in guerra con l'Eurasia: quindi
l'Oceania era sempre stata in guerra con l'Eurasia. Il nemico del momento
rappresentava sempre il male assoluto, e ne conseguiva che qualsiasi alleanza,
passata o futura, con lui diveniva impossibile.
La cosa pispaventosa era, e ci stava riflettendo per la decimillesima volta
mentre cercava di spingere con sforzo le spalle indietro (con le mani poggiate
sui fianchi, essi dovevano torcere il corpo dalla vita in su, un esercizio
che avrebbe sviluppati i muscoli delle spalle~, la cosa pispaventosa
era che poteva essere tutto vero. Se il Partito poteva impossessarsi del passato
fino a dire, di questo o di quell'altro avvenimento, non mai successo...
non era pispaventoso che soltanto la tortura o la morte? Il Partito diceva
che l'Oceania non era mai stata alleata dell'Eurasia. Lui, Winston, sapeva
che l'Oceania era stata alleata dell'Eurasia appena quattro anni prima. Ma dove
esisteva quella nozione? Solo nella sua coscienza, la quale, in ogni caso,
doveva essere presto annullata. E se tutti gli altri accettavano quella menzogna
che il Partito imponeva (se tutti i documenti ripetevano la stessa storiella),
la menzogna diventava verite passava alla storia. "Chi controlla il passato"
diceva lo slogan del Partito "controlla il futuro: chi controlla il presente,
controlla il passato." Eppure il passato, sebbene mutevole per la sua stessa
natura, non era mai stato mutato.
Tutto ciche era vero allora, rimaneva vero da sempre e per sempre.
Era semplicissimo. Tutto quel che si richiedeva era soltanto una serie infinita
di vittorie sulla propria stessa memoria. "Controllo della realt,
lo chiamavano: e in neolingua bispensiero.
俘iposo!gridla maestra di ginnastica, un po' pigentilmente.
Winston lascicadere le braccia lungo i fianchi e pian piano riempd'aria
i polmoni. La sua mente si perdette lontana nel labirinto del bispensiero.
Sapere e non sapere. Essere cosciente della suprema veritnel mentre
che si dicono ben architettate menzogne, condividere contemporaneamente
due opinioni che si annullano a vicenda, sapere che esse sono contraddittorie
e credere in entrambe. Usare la logica contro la logica, ripudiare la morale
nel mentre che la si adotta, credere che la democrazia impossibile
e che il Partito il custode della democrazia. Dimenticare tutto quel
che era necessario dimenticare, e quindi richiamarlo alla memoria nel momento
in cui sarebbe stato necessario, e quindi, con prontezza, dimenticarlo da capo:
e soprattutto applicare lo stesso processo al processo stesso. Questa
era l'ultima raffinatezza: assumere coscientemente l'incoscienza, e quindi,
da capo, divenire inconscio dell'azione ipnotica or ora compiuta. Anche
per capire il significato della parola "bispensiero" bisognava mettere, appunto,
in opera il medesimo.
La maestra di ginnastica aveva dato l'attenti di nuovo.
亟d ora vediamo chi sa toccarsi le dita dei piedi!disse con subito entusiasmo.
亮idai fianchi, prego, camerati. Unodu Uno duWinston aborriva
quell'esercizio che gli procurava tutta una serie di indolenzimenti,
dai calcagni su fino alle natiche, e che spesso finiva col procurargli un altro
attacco di tosse.
Quel principio di piacere che pure c'era fino allora nelle sue meditazioni
disparve. Il passato, riflett non era stato soltanto alterato, era stato
propriamente distrutto. perch in che modo si poteva stabilire l'esistenza
anche dei fatti picomuni e ovvii, quando non esisteva alcun documento
all'infuori della propria memoria? Cercava di ricordare in quale anno aveva
sentito nominare per la prima volta il Grande Fratello. Pensava che doveva
essere stato in qualche anno dopo il '60, ma era comunque impossibile darlo
per certo.
Nelle cronache del Partito, naturalmente, il Grande Fratello figurava come
il leaL~er e il custode della Rivoluzione fin dai suoi primi giorni.
Le sue imprese erano state a grado a grado retrodatate nel tempo fino
a che non erano entrate a contatto fin con la favolosa societdel
'40 e del '30, quando i capitalisti, con i loro buffi copricapi a cilindro,
se ne andavano in automobile per le strade di Londra, in certe enormi macchine
ovvero in certe carrozze trainate da cavalli con sportelli di vetro.
Non c'era modo di sapere quanto di questa leggenda fosse vero e quanto, invece,
fosse opera di fantasia. Winston non ricordava neppure la data in cui il Partito
stesso aveva cominciato a esistere. Non credeva d'aver sentito la parola Socing
prima del 1960, ma era possibile che nella sua forma in archelingua (e cio Socialismo Inglese) fosse in uso gida qualche tempo prima. Tutto si confondeva
in una specie di nebbia. Certe volte, a esser sinceri, si poteva mettere la mano
su qualche menzogna sicura. Non era vero, per esempio, come era dichiarato
nei manuali di Storia del Partito, che il Partito avesse inventato
gli aeroplani. Lui ricordava di aver visto aeroplani fin da quand'era bambino.
E tuttavia non si poteva provare. Non c'era mai nessuna prova. Soltanto
una volta in tutta la sua vita aveva messo mano su un'inequivocabile prova,
e documentata, della falsificazione di un fatto storico. E in quell'occasione...
俟mith!strillla voce bisbetica del teleschermo. 079 Smith W.! S proprio
voi! Pibasso, prego! Potete fare meglio di cos Non vi sforzate abbastanza.
Pibasso, prego! Cosva meglio, camerata! Adesso riposo, tutta la squadra,
e guardate a me!" Un improvviso sudore bollente era uscito dai pori di tutto
il corpo di Winston. Il suo volto era impenetrabile. Non tradire mai la paura!
Mai qualsiasi forma di dispetto o risentimento! Un minimo cenno dell'occhio
avrebbe potuto perderlo. Guarda la maestra di ginnastica che levava le braccia
al disopra della testa - non si sarebbe potuto dire con grazia, ma certo
con molta correttezza - si chinava e piegava la prima falange delle dita delle
mani sotto quelle dei piedi.
亟cco, camerati! Ecco quel che voglio vedervi fare. Su, guardate ancora verso
di me. Ho trentanove anni e ho avuto quattro figli. Dunque, guardate."
E si china di nuovo. 侮edete che i miei ginocchi non sono piegati. Tutti potete
farlo, se volete!aggiunse tirandosi su. <.Chiunque, al disotto
dei quarantacinque, putoccarsi le dita dei piedi. Non tutti abbiamo
il privilegio di combattere al fronte, ma almeno possiamo tenerci preparati.
Ricordatevi dei nostri ragazzi al fronte di Malabar! E dei marinai sulla
Fortezza Galleggiante! Pensate a quel che devono affrontare loro. Su, proviamo
ancora. Va meglio, camerata, cosva molto meglioaggiunse per incoraggiamento,
proprio mentre Winston, con una violenta strappata, riusciva a toccarsi le dita
dei piedi senza piegare i ginocchi, per la prima volta dopo tanti anni.
Con quel sospiro profondo e inconscio che nemmeno la vicinanza del teleschermo
gli poteva impedire di emettere al momento di incominciare il lavoro quotidiano,
Winston trasse il dittografo a s tolse un po' di polvere dal microfono
e inforca gli occhiali. Quindi srotola e appunta assieme quattro piccoli
cilindri di carta che erano usciti dal tubo pneumatico a destra del suo tavolo.
Nelle pareti del cubicolo c'erano tre orifizi. A destra del dittografo,
un piccolo tubo pneumatico per le comunicazioni scritte: a sinistra, uno
un po' pigrande per i giornali, e infine, nella parete di lato, a portata
della mano di Winston, una larga fessura oblunga, protetta da una grata
di fil di ferro.
Quello era il luogo per la carta straccia. Identiche fessure si aprivano
a migliaia, anzi a diecine di migliaia, per tutto l'edificio, e non soltanto
in ogni stanza ma anche, a brevi intervalli, in ogni corridoio. Per
non si sa quale ragione erano stati soprannominati buchi della memoria. Quando
si sapeva che un certo documento doveva distruggersi, ovvero anche soltanto
quando si vedeva un qualsiasi pezzo di carta inservibile abbandonato per terra,
si procedeva all'azione automatica di sollevare lo sportello del pivicino buco
della memoria e di buttarcelo dentro: di lsarebbe stato rapito per mezzo d'una
corrente d'aria calda e condotto ai forni che dovevano essere nascosti
in qualche parte, nei sotterranei dell'edificio.
Winston esamina le quattro strisce di carta che aveva srotolato. Ognuna di esse
conteneva una comunicazione di appena una o due righe, nella sorta di gergo (che
non era esattamente la neolingua, ma che comunque ne sfruttava ampiamente alcune
parole) usato nel Ministero per il disbrigo degli affari interni. Esse dicevano:
discorso times 17-3-84 malriprodotto africa rettif previsioni times 19-12-83
quarto 4refusi 83 verif edizione corrente times 14-2-84 malriportato
cioccolato minabbon rettif times 3-12-83 riprodu~ ordogior gf bispluserrata
nonesisper riscrinter pristes supautor anteinclucoll.
Con un debole senso di soddisfazione, Winston mise da parte la quarta
comunicazione. Era una faccenda delicata e non ben chiara e sarebbe stato meglio
liquidarla per ultima.
Le altre tre erano faccende d'ordinaria amministrazione, sebbene la seconda,
probabilmente, implicasse un noioso esame di liste di numeri.
Winston fece il segnale di "numeri arretrati" sul teleschermo e chiese
le edizioni del Times incriminate, che uscirono dal tubo pneumatico dopo pochi
minuti. La comunicazione che aveva ricevuto si riferiva ad articoli o notizie
che per una ragione o l'altra si riteneva necessario modificare, ovvero, secondo
quanto diceva la frase ufficiale, rettificare. Per esempio, secondo il Times
del diciassette marzo, il Grande Fratello nel suo discorso del giorno avanti
aveva predetto che il fronte dell'India meridionale sarebbe stato tranquillo
e che, invece, una offensiva eurasiana sarebbe stata sferrata in breve
nell'Africa del nord. Siccome era successo che l'Alto Comando eurasiano aveva
sferrato l'offensiva nell'India meridionale e aveva lasciato stare l'Africa
del nord, si rendeva necessario riscrivere un paragrafo del discorso del Grande
Fratello, in modo da fargli predire esattamente ciche era in effetti avvenuto.
Ovvero, il Times del diciannove dicembre aveva pubblicato le previsioni
ufficiali della produzione di vari tipi di generi di consumo nel quarto quarto
del 1983, che era anche il sesto quarto del Nono Piano Triennale. L'edizione
di quel giorno riportava la notizia della produzione effettiva, dalla quale
appariva chiaro che le previsioni erano, in ogni particolare, grossolanamente
errate. Il lavoro di Winston avrebbe dovuto consistere nel rettificare le cifre
originali in modo da farle coincidere con quelle che erano risultate da ultimo.
Quanto alla terza comunicazione, si trattava d'un semplicissimo errore
che avrebbe potuto essere rettificato in due minuti: non oltre il febbraio,
il Ministero dell'Abbondanza aveva pubblicato una sorta di promessa ("categorico
impegno", dicevano le parole ufficiali~ che non ci sarebbe stata alcuna
riduzione della razione di cioccolato nel 1984.
Ma in realt la razione di cioccolato era stata ridotta dai trenta ai venti
grammi, alla fine di quella settimana. Tutto quel che c'era da fare consisteva
soltanto nel sostituire la promessa originale con una comunicazione che metteva
in guardia come sarebbe stato probabilmente necessario ridurre le razioni verso
il mese d'aprile.
Dopo che Winston ebbe evaso la pratica che riguardava quelle comunicazioni,
appuntle sue correzioni dittografate sulla copia del Times e le spinse
nel tubo ad aria. E quindi, con un movimento che era il pipossibile
disinvolto, fece una pallottola delle comunicazioni e di tutte le note che aveva
dovuto prendere e la lascia cadere nel buco della memoria perchfosse divorata
dalle fiamme.
Quel che accadeva nell'invisibile labirinto cui conducevano i tubi ad aria
non lo sapeva nei particolari, sebbene ne avesse una nozione generica.
Non appena tutte le correzioni che si rendevano necessarie a ogni numero
del Times erano state messe insieme e verificate, quel numero veniva ristampato
di nuovo, la copia originale distrutta, e la copia corretta veniva collocata
nelle collezioni al suo posto. Tale processo di continua trasformazione
era applicato non soltanto ai giornali, ma ai libri, ai periodici, agli
opuscoli, ai manifesti, alle circolari, ai films, alle colonne sonore, alle
illustrazioni, alle vignette umoristiche, alle fotografie... a qualsiasi
materiale stampato e comunque documentato che potesse avere un significato
politico o ideologico. Giorno per giorno, minuto per minuto, il passato veniva
aggiornato.
In questo modo qualsiasi previsione fatta dal Partito si sarebbe potuta
dimostrare, con prove schiaccianti, perfettamente corretta; nalcuna notizia,
ovvero alcuna opinione che fosse in contrasto con le esigenze del momento,
era concepibile che rimanesse affidata a un documento. La Storia
era un palinsesto grattato fino a non recare nessuna traccia della scrittura
antica e quindi riscritto di nuovo tante volte quante si sarebbe reso
necessario. In nessun caso sarebbe stato possibile, una volta che il fatto
era stato commesso, provare che aveva avuto luogo una qualche falsificazione.
La sezione pigrande dell'Archivio, assai pigrande di quella in cui lavorava
Winston, era formata semplicemente da gente il cui incarico consisteva
nel rintracciare e nel mettere assieme tutte le possibili copie di libri,
giornali e altri documenti che erano stati superati e che erano quindi destinati
ad essere distrutti. Un certo numero del Times, per esempio, che a causa
di mutamenti nella compagine politica, ovvero a causa di errate profezie
del Grande Fratello era stato riscritto dozzine di volte, se ne stava
al suo posto nelle collezioni con la sua data originale e non esisteva
alcun'altra copia per contraddirlo.
Anche i libri venivano sequestrati e riscritti di nuovo pivolte, ed erano
invariabilmente ristampati senza che si ammettesse per questo
che era intervenuto in essi alcun mutamento. E le stesse istruzioni scritte
che Winston riceveva e che egli costantemente distruggeva non appena aveva
sbrigato le pratiche cui si riferivano, non dichiaravano, nin alcun modo
implicavano, che si sarebbe dovuta commettere una falsificazione:
ma ci si riferiva sempre, invece, a sviste, errori, refusi, citazioni inesatte,
ecc., che era necessario correggere, nell'interesse della precisione.
E veramente, mentre stava raddrizzando le cifre del Ministero dell'Abbondanza,
egli pensava che non si trattava nemmeno d'una falsificazione, ma solo della
sostituzione d'uno sproposito con un altro sproposito. Gran parte del materiale
di cui ci si doveva occupare non aveva alcuna vera e propria relazione
con il mondo reale, nemmeno quella particolare relazione che si mantiene
pur attraverso una sistematica menzogna. Le statistiche, per esempio, erano
opera di pura fantasia cosnella versione originale come in quella rettificata.
Le previsioni del Ministero dell'Abbondanza avevano stimato la produzione delle
scarpe di quel quarto a centoquarantacinque milioni di paia. La produzione
effettiva era stata calcolata a sessantadue milioni. Winston, tuttavia,
nel riscrivere la previsione, abbassa la cifra a cinquantasette milioni,
sda permettere la consueta rivendicazione che la quota era stata sfruttata
oltre la sua capacit In ogni modo sessantadue milioni non era una cifra
pivicina alla veritdi quanto non lo fossero i cinquantasette ovvero
i centoquarantacinque milioni. Era probabile che non si fosse prodotto neppure
un solo paio di scarpe. Anche piprobabile era che nessuno sapesse quanti
se n'erano prodotti; nessuno del resto aveva interesse a saperlo. Tutto
cia che si sapeva era che, ad ogni quarto, cifre astronomiche di scarpe venivano
prodotte sulla carta, mentre circa metdella popolazione dell'Oceania
se n'andava scalza. E la stessa cosa si ripeteva per ogni genere di fatti
documentati, importanti o meno. Ogni cosa tendeva a confondersi in una sorta
di mondo fantasma, in cui, da ultimo, anche la data dell'anno era diventata
incerta.
Winston diede un'occhiata attraverso la sala in cui s'apriva il suo cubicolo
e, in quello che gli corrispondeva dalla parte opposta, vide un tipetto,
dall'aria assai diligente, con una barbetta, che si chiamava Tillotson: lavorava
sodo, con un giornale piegato sulle ginocchia, e la bocca molto accostata
al microfono del dittografo. Affettava di dover fare in modo che ciche diceva
restasse una sorta di segreto fra lui e il teleschermo. Guarda in
su, e gli occhiali saettarono ostili verso Winston.
Winston conosceva Tillotson appena, e non aveva un'idea di che lavoro facesse.
Il personale dell'Archivio non aveva l'abitudine di discorrere del proprio
lavoro. Nella sala lunga e senza finestre, con la sua duplice fila di cubicoli
e l'ininterrotto fruscio di carte e bisbiglio di voci che si confidavano
coi dittografi, c'era una dozzina di persone che Winston non conosceva nemmeno
per nome, anche se le vedeva affrettarsi, tutti i giorni, su e ginei corridoi
e abbandonarsi a ogni sorta di gesti durante i Due Minuti d'Odio. Sapeva
soltanto che, nel cubicolo vicino al suo, la donnetta dai capelli color sabbia
s'affannava a rintracciare e a cancellare da tutte le pubblicazioni a stampa
i nomi della gente che era stata vaporizzata e che quindi era considerata come
se non fosse mai propriamente esistita. Essa era particolarmente qualificata
a cia, anche perchsuo marito stesso era stato vaporizzato qualcosa come
due anni prima. E due cubicoli piin luna dolce, inoffensiva, sognante
creatura, chiamata Ampleforth, con certe orecchie pelose e una sorprendente
capacitdi combinare imbrogli con le rime e i metri, era occupata a produrre
certi rifacimenti (che venivano detti testi definitivi) di quelle poesie
che erano divenute ideologicamente offensive ma che per una ragione
o per l'altra dovevano rimanere nelle antologie. E tutta la sala, coi suoi
cinquanta impiegati circa, non era che una sottosezione, appena una cellula,
nella complessa immensitdell'Archivio. Sotto, sopra, dietro e davanti c'erano
altri alveari d'impiegati occupati in una inimmaginabile quantitdi lavori.
C'erano gli enormi magazzini per la stampa, coi loro redattori, i tipografi
e gli studi provvisti dell'adeguato equipaggiamento per la falsificazione delle
fotografie. C'era la sezione dei teleprogrammi coi suoi ingegneri, i registi
e le compagnie d'attori appositamente scelti per la loro abilitnell'imitare
le voci. C'erano eserciti di cosiddetti impiegati di consultazione, incaricati
semplicemente della compilazione di liste di libri e di periodici
che s'intendeva sequestrare. C'erano i vasti depositi dove venivano preservate
le copie dei documenti corretti, e i forni celati dove venivano distrutti
i documenti originali. E in qualche posto, del tutto sconosciuti, ci dovevano
pur essere i cervelli che dirigevano tutta la baracca, che coordinavano
il lavoro generale, e decidevano la linea politica secondo la quale si rendeva
necessario che il tal frammento del passato si conservasse, in tal altro
si falsificasse, e il tal altro, infine, fosse cancellato dall'esistenza.
L'Archivio, esso stesso, non era altro che una sezione del Ministero della
Verit il cui incarico principale non consisteva nel ricostruire il passato,
ma nel fornire ai cittadini dell'Oceania giornali, films, libri di testo,
teleprogrammi, commedie, romanzi e ogni possibile tipo di materiale informativo,
istruttivo o di semplice svago, da una statua a uno slogan, da una poesia
a un trattato di biologia, da un sillabario a un dizionario di neolingua.
Il Ministero, tuttavia, non doveva preoccuparsi soltanto di provvedere
ai multiformi bisogni del Partito, ma anche di ripetere le stesse vaste
operazioni, seppure a un livello pibasso, a beneficio del proletariato.
Esisteva un intero sistema di reparti separati che si occupava di letteratura
per i prolet, di musica, di teatro e di ogni altro genere di svago per i prolet.
Vi si producevano stupidissimi giornaletti che non trattavano se non di qualche
avvenimento sportivo, di cronaca nera e d'astrologia, qualche romanzetto
da quattro soldi, certi filmetti pieni di cosce e seni nudi e canzonette
sentimentali che venivano composte secondo un procedimento del tutto meccanico,
per mezzo d'una sorta di caleidoscopio che si chiamava versificatore. E c'era
persino un'intera sottosezione, che in neolingua veniva chiamata Porrlosez,
interessata solo alla produzione del pibasso materiale pornografico,
che era spedito fuori dal Ministero, alle sue varie destinazioni, in certi
pacchi sigillati il cui contenuto era assolutamente vietato a tutti i membri
del Partito, eccettuati, naturalmente, quelli che vi erano ammessi per ragioni
connesse con la sua manifattura.
Mentre Winston stava lavorando, tre nuove comunicazioni erano uscite dal tubo
ad aria. Ma era roba di poco conto e l'aveva gisbrigata prima di venire
interrotto dai Due Minuti d'Odio. Terminato l'Odio, Winston se ne torn al suo cubicolo, prese il dizionario di neolingua dal suo scaffale, spinse
da un lato il dittografo, si ripulgli occhiali e si dispose all'occupazione
principale della mattina.
Il maggior piacere che Winston aveva ricavato dalla vita consisteva
nel suo lavoro. La maggior parte di esso era, vero, monotono, ma pure
comprendeva, a volte, certi lavoretti coscomplessi e difficili da districarsi,
che ci si poteva perdere come nelle profonditd'un problema di matematica
pura... certi delicati lavoretti di falsificazione nei quali si aveva,
a far da guida, null'altro che la conoscenza dei principi del Socing
e il calcolo approssimativo di quel che il Partito si sarebbe atteso. Winston
riusciva veramente bene in questo genere di cose. Certe volte gli era stata
affidata persino la rettifica degli articoli di fondo del Times, che erano
scritti interamente in neolingua. Srotolla comunicazione che aveva messa
da parte prima. Diceva: times 3. 12. 83. riprodu~ ordogior gf bispluserrata
nonesisper riscrinter pristes supautor anteinclucoll.
In archelingua (ovvero nella lingua normale) tale comunicazione si poteva
rendere cos La riproduzione dell'Ordine del Giorno del Grande Fratello
pubblicata nel Times del 3 dicembre 1983 del tutto insoddisfacente e allude
addirittura a persone che non esistono. Riscriverlo da capo e sottoporre tale
prima stesura all'autoritsuperiore prima di includerla nella collezione.
Winston lesse per intero l'articolo incriminato. L'Ordine del Giorno del Grande
Fratello era dedicato principalmente a lodare l'operato di una organizzazione
conosciuta con la sigla SSFG che riforniva sigarette e altri generi voluttuari
ai marinai della Fortezza Galleggiante. Un certo camerata Withers, membro
influente del Partito interno,, era stato scelto per una menzione speciale
e gli era stata conferita una decorazione, l'Ordine del Gran Merito di seconda
classe.
Tre mesi pitardi la SSFG era stata sciolta senza dare nessuna spiegazione.
C'era da pensare che Withers e i suoi dipendenti e colleghi fossero
in disgrazia, ma non c'era stata, peraltro, alcuna comunicazione a riguardo
nattraverso la stampa, nattraverso il teleschermo. E del resto in tutto
questo non c'era niente di straordinario, perchera assolutamente fuori della
consuetudine, per chi offendeva le ideologie politiche, d'esser processato
ovvero denunciato all'opinione pubblica. I grandi repulisti di migliaia
di persone, con processi a porte aperte, dei traditori e degli psicocriminali,
che facevano una contrita confessione dei loro delitti e venivano in seguito
giustiziati pubblicamente, costituivano spettacoli a sensazione speciali,
che non cadevano pispesso d'una volta ogni due anni. Comunemente, chi diveniva
inviso al Partito non faceva che scomparire e non se ne sentiva parlare pi
Nsi aveva il pipallido indizio di quel che gli potesse esser successo.
In certi casi avrebbe potuto essere ancora vivo. Una trentina di persone,
tra quelle che Winston conosceva pio meno intimamente, senza mettere nel conto
i suoi genitori, erano scomparse, chi prima chi dopo.
Winston si grattava il naso con una molletta di quelle per tenere assieme
i fogli di carta. Nel cubicolo di fronte, il camerata Tillotson continuava
a sputare i suoi segreti nel dittografo. Levla testa per un momento: ancora
quella specie di riflesso ostile degli occhiali. Winston si chiese se per caso
il camerata Tillotson non fosse occupato nello stesso lavoro in cui era occupato
lui. Poteva darsi benissimo. Un lavoro cosdelicato, di solito, non veniva
mai affidato a una sola persona- e d'altra parte metter la cosa in mano
a una specie di commissione sarebbe stato come ammettere che una qualche sorta
di falsificazione stava pur fabbricandosi. Era molto probabile che non meno
d'una dozzina di impiegati stessero in quel momento redigendo, in feconda
rivalit diverse versioni del vero discorso del Grande Fratello. E quindi
qualcuna delle menti dirigenti del Partito interno avrebbe scelto la versione
pisoddisfacente, l'avrebbe ristampata, e avrebbe insomma messo in moto
il complesso di verihche e sostituzioni che si rendeva necessario, e quindi
la menzogna scelta sarebbe passata nei documenti permanenti e sarebbe divenuta
verit
Winston non sapeva perchWithers era caduto in disgrazia. Forse per corruzione,
ovvero per incompetenza. Forse il Grande Fratello intendeva soltanto liberarsi
d'un suo subordinato che stava diventando troppo popolare. Forse Withers,
o qualcuno comunque vicino a lui, era stato sospettato di tendenze eretiche.
O forse (e questa era la spiegazione piattendibile) la cosa era successa
semplicemente perchi repulisti e le vaporizzazioni erano una parte essenziale
per il funzionamento stesso del complesso meccanismo del governo. Il solo indizio
era nella espressione nonesisper che stava a significare come Withers fosse
gimorto. Non si deve credere, tuttavia, che la morte fosse la sola alternativa
che attendeva gli arrestati. Certe volte venivano rilasciati e addirittura
rimessi in circolazione, anche un anno o due, prima di essere giustiziati. Certe
volte, ma assai di rado, qualcuno che si credeva morto da tempo riappariva, come
un fantasma, in qualche pubblico processo dove, con la sua testimonianza,
comprometteva definitivamente centinaia di altre persone, e quindi, soltanto
allora, scompariva, e questa volta per sempre. Withers, ad ogni modo,
era giun nonesisper. Egli non esisteva: non era mai esistito. Winston decise
tra sche non sarebbe stato sufficiente limitarsi a rovesciare il significato
del discorso del Grande Fratello. Sarebbe stato meglio impostare il discorso
su qualche argomento del tutto estraneo a quello originale.
Avrebbe potuto far consistere il discorso nella solita denunzia dei traditori
e degli psicocriminali, ma era un po' troppo facile e ovvio; d'altra parte
metterci una qualche vittoria al fronte o qualche risultato eccedente
le previsioni nella produzione d'uno qualsiasi dei generi previsti dal Nono
Piano Triennale avrebbe portato con seccessive complicazioni nella rettifica
dei documenti. Ci voleva un pezzo di pura fantasia. Improvvisamente gli si par dinanzi, proprio come se fosse in carne e ossa, l'immagine di un camerata,
Ogilvy, morto recentemente in battaglia, e in circostanze eroiche. In certe
occasioni, infatti, il Grande Fratello dedicava l'intero ordine del giorno
a commemorare un qualche umile gregario del Partito, la cui vita e soprattutto
la cui morte poteva rappresentare un buon esempio da seguire. Oggi avrebbe
commemorato Ogilvy. Veramente, per esser sinceri, una persona come il camerata
Ogilvy non si era mai sognata di esistere, ma poche righe di stampa e un paio
di fotografie false gli avrebbero dato la vita per poi togliergliela, in quattro
e quattr'otto.
Winston indugiun momento a pensare, quindi trasse il dittografo
a se comincia dettare, contraffacendo lo stile del Grande Fratello,
che gli era perfettamente familiare, e che era a un tempo militaresco
e professorale e per via d'un certo vezzo di far domande e quindi fornire subito
le risposte appropriate ("Che lezione ricaviamo da questi fatti, camerati?
La lezione, in cui consiste anche uno dei principi fondamentali del Socing, che,
eccetera eccetera") piuttosto facile da imitare.
All'etdi tre anni, il camerata Ogilvy aveva rifiutato qualsiasi giocattolo,
con l'eccezione d'un tamburo, d'un mitra e d'un elicottero in miniatura.
A sei anni (un anno prima dell'uso, per una eccezionale contravvenzione
al regolamento) era entrato a far parte delle Spie: a nove comandava
il suo plotone. A undici aveva denunciato uno zio alla Psicopolizia perch l'aveva sorpreso a parlare di certe cose che gli erano parse tradire
una tendenza criminale. A diciassette era stato l'organizzatore rionale della
Lega Giovanile Anti-Sesso. A diciannove aveva disegnato un progetto di bomba
a mano che era stato in seguito adottata dal Ministero della Pace e che, alla
sua prima prova, aveva mandato all'altro mondo trenta, dico trenta, prigionieri
eurasiani tutt'in un colpo. A ventitrera morto gloriosamente in azione
di guerra. Inseguito da aerei da bombardamento nemici, mentre volava sull'Oceano
Indiano, latore di importanti dispacci, era balzato fuori dall'elicottero armato
di mitra, tenendosi stretti i suoi dispacci, per poter affondare pifacilmente
nelle profonditdel mare... una fine, aggiungeva il Grande Fratello,
che era impossibile ricordare senza sentirsi pungere da un sentimento d'invidia.
Il Grande Fratello concludeva mettendo in rilievo la purezza e la dirittura
morale esemplificate nella vita del camerata Ogilvy egli infatti era del tutto
astemio, non fumava, non si concedeva nessuno svago all'infuori di un'ora
giornaliera in palestra, e aveva fatto voto di celibato persuaso
che il matrimonio e le cure d'una famiglia erano incompatibili
con la sua devozione al dovere. Sdegnava qualsiasi soggetto di conversazione
che non fossero i princ髹i del Socing, e non aveva altro scopo, nella vita,
che quello di provocare la definitiva sconfitta dell'esercito eurasiano, come
anche lo sterminio di tutte le spie, i sabotatori, gli psicocriminali
e i traditori in generale.
Winston disputa con se stesso se fosse opportuno concedere al camerata Ogilvy
la decorazione dell'Ordine del Gran Merito decise infine che sarebbe stato
opportuno non dargliela, per via delle infinite complicazioni che sarebbero
derivate dalla verifica e dall'aggiornamento dei documenti.
Gettun'altra occhiata al suo rivale nel cubicolo opposto.
Qualcosa gli diceva che Tillotson era occupato nell'identico suo lavoro.
Non c'era modo di sapere quale lavoro sarebbe stato infine adottato, e nondimeno
egli si sentiva profondamente convinto che avrebbero adottato proprio il suo.
Il camerata Ogilvy, che nessuno avrebbe potuto immaginare un'ora prima,
era ora un fatto incontrovertibile. Gli sembrbuffo che si potessero creare
uomini morti, ma non uomini vivi. Il camerata Ogilvy, che non era mai esistito
nel presente, ora esisteva nel passato; e una volta dimenticato l'atto della
falsificazione, sarebbe esistito npinmeno, e ciocon lo stesso
fondamento, con cui esistevano Carlomagno o Giulio Cesare.
Nella mensa sotterranea, la coda per la colazione si muoveva lentamente sotto
il soffitto basso. Il locale era gipienissimo, e assordante il fracasso
che vi regnava. Dallo sportello del banco veniva fuori il vapore delle caldaie
convogliando seco un acidulo odore di metallo che non riusciva a disperdere
completamente i fumi del Gin della Vittoria. In fondo al locale c'era un piccolo
bar, appena un buco nella parete, dove si poteva avere gin a dieci centesimi
il bicchiere grande.
促roprio l'uomo che andavo cercandodisse qualcuno alle spalle di Winston.
Si voltdi scatto. Era l'amico Syme, che lavorava nel Reparto Ricerche. Forse
"amico" non era la parola piesatta.
Non si avevano amici, allora, si avevano camerati: ma c'erano camerati
la cui compagnia era pipiacevole che quella di altri. Syme era un linguista,
si era specializzato nella neolingua e faceva parte di una enorme redazione
di esperti che stava preparando l'undicesima edizione del Dizionario della
neolingua. Era un ometto anche pipiccolo di Winston, coi capelli neri e certi
occhi grandi e sporgenti, con una forte disposizione insieme alla melanconia
e al riso, e che sembrava andar sempre cercando qualcosa nella faccia
dell'interlocutore.
侮olevo chiederti se per caso hai qualche lametta" disse.
俏emmeno mezza!" disse Winston con una specie di colpevole frettolosit .信o
cercato da per tutto. Sembra che siano davvero finite.Tutti chiedevano
lamette. Veramente lui ne aveva due ancora da usare e che aveva messe da parte.
C'era stata una richiesta enorme di lamette, nei mesi prima. In ogni momento
c'era sempre qualche articolo che i negozi del Partito erano incapaci
di fornire. Certe volte erano i bottoni, certe altre era la lana per fare
i rammendi, certe altre ancora erano i lacci delle scarpe. In quel momento erano
le lamette. C'era modo di procurarsele, seppure ci si riusciva, solo attraverso
furtivi contatti col mercato cosiddetto "libero".
信o usato la stessa lametta per sei settimanedisse mentendo.
La coda avanza d'un qualche passo. Come torna fermarsi, Winston si volse ancora
a guardare Syme. Avevano preso tutt'e due un vassoio d'alluminio piuttosto unto,
da una pila che stava in fondo al banco.
俟ei stato a veder impiccare i prigionieri, l'altro giorno?chiese Syme.
隹vevo da lavorare" disse Winston con aria d'indifferenza.
青redo che li vedral cinema.俏on la stessa cosa~ disse Syme.
I suoi occhi ironici scrutavano la faccia di Winston. "Ti conosco" sembrava
che dicessero gli occhi "ti posso leggere dentro. So benissimo perch non sei andato a veder impiccare i prigionieri." In un certo suo modo
da intellettuale, Syme era velenosamente ortodosso. Parlava con una sgradevole
sadica soddisfazione dei voli d'elicottero sui villaggi nemici, dei processi
e delle confessioni degli psicocriminali, delle esecuzioni negli scantinati
del Ministero dell'Amore. Parlar con lui consisteva soprattutto in un tentativo
di distoglierlo da tali argomenti e portarlo possibilmente sul tema della
struttura della neolingua, nella quale egli sapeva metter competenza
e interesse. Winston volse leggermente il capo per evitare quell'esame troppo
minuzioso dei grandi occhi neri di Syme.
~ .E stata proprio una bella esecuzionedisse Syme, come pescando nella
memoria. 俟ono del parere che quella faccenda di legarli per i piedi sciupa
qualche cosa. Non so, mi piace di vederli mentre scalciano. E soprattutto, alla
fine, la lingua che esce fuori, di quel suo colore azzurrino... s proprio
un bell'azzurrino. Ah, sono questi i particolari che mi danno gusto.青hi
tocca!" strillla prolet col grembiule bianco brandendo il ramaiolo.
Winston e Syme spinsero i vassoi proprio sotto lo sportello. La colazione
regolamentare fu depositata su ognuno in un batter d'occhio una ciotola
metallica con una sorta di stufato grigiorossiccio, un pezzo di pane, un cubo
di formaggio, una tazza di caffdella Vittoria e una pastiglia di saccarina.
青'un tavolo laggi sotto il teleschermo" disse Syme.
促rendiamo un gin, prima." Il gin fu servito in certe tazzine di porcellana
senza manico. Si fecero strada attraverso la folla e scaricarono i vassoi
su un tavolo con un ripiano di metallo, in un angolo del quale qualcuno aveva
lasciato una pozza di quella specie di stufato, e ciouna poltiglia sudicia
e disgustosa che aveva tutto l'aspetto d'essere stata vomitata. Winston prese
la sua tazzina di gin, si fermun istante per raccogliere i nervi, e poi ingoi in un sorso quella roba oleosa. Com'ebbe spremute le lacrime fuor degli occhi,
s'accorse subito che aveva fame.
Cominciinghiottendo enormi cucchiaiate di stufato che, in mezzo alla
brodaglia, conteneva alcuni cubi di una sostanza rossiccia e spugnosa che doveva
essere un preparato di carne. Nessuno dei due disse piuna parola finch non ebbero vuotato le ciotole metalliche. Nel tavolo a sinistra di Winston
e un po' dietro di lui qualcuno stava parlando affrettatamente e senza fermarsi
mai, un acuto strido, simile al verso gutturale delle oche, che feriva persino
il vocio generale della stanza.
青ome va il Dizionario?chiese Winston, alzando la voce, per superare
il rumore.
Va lento, ma va benedisse Syme. 俟ono agli aggettivi. E un lavoro
meraviglioso.S'era come illuminato immediatamente, al solo accenno
al Dizionario. Mise di lato la ciotola, prese il pezzo di pane con una mano
e il cubo di formaggio con l'altra e si chinsulla tavola, per non essere
costretto a urlare.
俠'undicesima edizione la definitivadisse. 俟tiamo dando alla lingua
la sua forma finale... la forma che dovravere quando nessuno potrparlare
una lingua diversa. Quando avremo finito, la gente come te dovrimpararla
di nuovo.
Tu crederai che il lavoro consista nell'inventare nuove parole. Neanche
per sogno! Noi distruggiamo le parole, invece.
Dozzine, ma che dico? Centinaia di parole ogni giorno. Stiamo riducendo
la lingua all'osso. L'undicesima edizione non conterrnemmeno mezza parola
che cadrin disuso prima del 2050.Comincia mordere avidamente il suo pezzo
di pane, ne inghiottun paio di bocconi, e poi ricomincia parlare,
col trasporto tipico dei pedanti. La sua faccia magra e scura prese ad animarsi,
gli occhi smisero l'atteggiamento ironico e quasi si persero come
nell'inseguimento d'un sogno.
隹h, davvero una gran bella cosa, la distruzione delle parole. Naturalmente
il grosso delle stragi nei verbi e negli aggettivi, ma ci sono anche centinaia
di sostantivi di cui si pufare benissimo piazza pulita. Non soltanto
questione dei sinonimi. Ci sono anche gli antonimi. In fondo, a pensarci bene,
che ragione c'di mantenere una parola che soltanto l'opposto d'un'altra
parola? Una parola contiene il suo opposto in se stessa. Prendiamo la parola
buono, per esempio. Se c'una parola come buono, a che serve una parola come
cattivo? La parola sbuono serviraltrettanto bene, se non meglio... perch costituisce un opposto preciso, mentre l'altra parola non lo costituisce
affatto. O ancora, se vuoi qualcosa di meglio, di piforte che buono,
che ragione c'di mantenere una serie di parole imprecise, vaghe, inutili come
eccellente, o splendido, o il resto che sai? Plusbuono servira dare tutti
i significati, ovvero bisplusbuono se ci sarbisogno di qualcosa anche
piforte. Naturalmente noi usiamo gicodeste forme, ma nella versione finale
della neolingua non ci sarnull'altro al difuori di esse. Nello stadio finale
i significati di bonte di cattiveria saranno affidati a sei parole soltanto...
che saranno in realtuna parola sola. Non vedi la bellezza di tutto questo,
Winston? Il primo a pensarci fu G.F., naturalmenteaggiunse dopo un secondo.
A sentir nominare il Grande Fratello, il volto di Winston traduna sorta
di incolore emozione. Ciononostante Syme sentsubito come una mancanza
d'entusiasmo.
俏on hai ancora capito bene che cos'la neolingua, caro Winstondisse
tristemente. 隹nche quando scrivi continui ancora a pensare in archelingua.
Ho letto alcuni di quei pezzetti che scrivi di tanto in tanto nel Times.
Non c'male, ma sono traduzioni. Intimamente, non sei ancora riuscito
a staccarti dalle convenzioni dell'archelingua, con tutta la sua imprecisione,
con tutte le sue inutili sfumature di significato.
Non senti ancora la bellezza della distruzione delle parole.
Non lo sai che la neolingua l'unica lingua del mondo il cui vocabolario
s'assottigli di piogni anno?Winston lo sapeva, naturalmente. Sorrise,
in attitudine di condiscendenza, almeno nella sua intenzione, ma non si fidava
di parlare. Syme diede un altro morso al suo pezzo di pane nero, lo mastic in fretta e poi riprese: 俏on ti accorgi che il principale intento della
neolingua consiste proprio nel semplificare al massimo le possibilit del pensiero? Giunti che saremo alla fine, renderemo il delitto di pensiero,
ovvero lo psicoreato, del tutto impossibile perchnon ci saranno piparole
per esprimerlo. Ognuna delle idee che sarnecessaria verrespressa esattamente
da una "unica" parola, il cui significato sarrigorosamente definito, mentre
tutti gli altri significati sussidiari verranno aboliti e dimenticati.
Ginell'Undicesima edizione non siamo troppo lontani da questi risultati.
Ma il processo di riassorbimento delle parole continuera lungo dopo
che tu e io saremo morti. Ogni anno ci saranno meno parole, e la possibilit di pensare delle proposizioni sarsempre piridotta. Anche oggi, naturalmente,
non c'nragione ngiustificazione per lo psicoreato. E tutta questione
d'autodisciplina, di verifica della realt Ma un bel giorno non ci sarbisogno
nemmeno di questo. La Rivoluzione sarcompletata solo quando la lingua avr raggiunto la perfezione. La neolingua il Socing, e il Socing la neolingua aggiunse con una specie di mistica soddisfazione. 俏on hai mai pensato, caro
Winston, che per l'anno 2050 nemmeno un solo essere umano sarin grado
di capire il significato d'una conversazione come quella che stiamo tenendo
ora?隹 meno che...cominciWinston esitante, e quindi si ferm
Aveva avuto sulla punta della lingua la frase: "A meno che non si tratti
di prolet" ma si era controllato in tempo, poichnon era troppo sicuro
che quell'osservazione fosse del tutto ortodossa. Syme, tuttavia, aveva
indovinato quel che Winston voleva dire.
侵 prolet non sono esseri umanidisse con sufficienza. ..Nel 2050, e forse
anche prima, qualsiasi sostanziale nozione dell'archelingua sarscomparsa.
Tutta la letteratura del passato sarcompletamente distrutta. Chaucer,
Shakespeare, Milton, Byron... esisteranno solo in neolingua, non soltanto
trasformati in qualcosa di diverso, ma sostanzialmente trasformati in qualcosa
che contraddice quel che erano prima. Anche la letteratura del Partito
si trasformer Anche gli slogans si trasformeranno. Come si potravere
uno slogan, per esempio, come "la libertschiavit quando il concetto stesso
di libertsardel tutto abolito? Lo stesso clima del pensiero sardiverso.
Infatti non ci saril pensiero coscome lo intendiamo oggi. Ortodossia
significa non pensare, non aver bisogno di pensare. L'ortodossia
non-conoscenza."Uno dei prossimi giorni" pensa un tratto Winston,
afferrato da una profonda convinzione "Syme verrsenz'altro vaporizzato.
E troppo intelligente. Egli vede le cose e le sa esprimere con troppa chiarezza.
Il Partito diffida di gente simile. Un giorno scomparirdalla circolazione.
Gli si legge in faccia." Winston aveva finito il pane e formaggio. Si volse
un po' sulla sedia per bere la tazza di caff Al tavolo vicino l'uomo dalla
voce stridula continuava imperterrito. Una giovane, che forse
era la sua segretaria e che volgeva le spalle a Winston, lo stava ascoltando
e sembrava approvare entusiasticamente tutto ciche lui diceva. Di quando
in quando Winston coglieva frasi come: 俑i sembra che abbiate "proprio" ragione.
Sono "proprio" dello stesso parere anch'io!pronunciate da una giovane voce
femminile piuttosto melensa.
Ma l'altra voce non si fermava un minuto, anche quando questa stava parlando.
Winston conosceva l'uomo di vista, ma non sapeva niente di lui,
se non che lavorava nel Reparto Amena. Era un tipo di circa trent'anni,
con un collo grosso e muscoloso e una immensa bocca mobilissima. Se ne stava
un po' adagiato all'indietro e, per via della posizione in cui stava,
gli occhiali prendevano in pieno la luce e presentavano a Winston soltanto
due dischi luminosi senza occhi.
Quel che pispaventava Winston era che dal torrente di suoni che gli usciva
di bocca non si riusciva a distinguere una sola parola. A un tratto, per
Winston colse una frase: 亟liminazione totale e definitiva del Goldsteinismo"
sbraitata tutt'insieme, in un pezzo solo, si sarebbe detto, come una riga
a stampa che fosse stata composta nel piombo senza spazi fra le parole. Il resto
era soltanto rumore, un rumore monotono e stridente, un continuo qu~l~qua~qu~l.
Sebbene non fosse possibile udire ciche l'uomo stava dicendo, non ci potevano
esser dubbi sull'effettiva natura del suo discorso. Denunciasse Goldstein
o chiedesse misure pienergiche contro gli psicocriminali e sabotatori,
fulminasse maledizioni contro le atrocitdell'esercito eurasiano, esaltasse
il Grande Fratello ovvero gli eroi del fronte di Malabar, non faceva nessuna
differenza. Qualsiasi cosa dicesse si poteva esser sicuri che era pura
ortodossia, puro Socing. Mentre stava guardando quella faccia senza sguardo
con la mascella che si alzava e abbassava freneticamente, Winston aveva come
la sensazione che quello non fosse un essere reale ma una specie di fantoccio:
non era il cervello dell'uomo che parlava, era la sua laringe. Quel che veniva
fuori da lui era materiato di parole, ma non era un discorso nel ser so vero
e proprio era un rumore emesso senza la coscienza di produrlo, proprio come
il verso di un papero.
Syme se ne stette zitto qualche minuto, e col manico del cucchiaio si mise
a tracciare ghirigori sulla pozza di brodaglia. La voce dall'altro tavolo
continua col suo caratteristico rumore da papero, comprensibile anche attraverso
tutto il chiasso.
青'una parola in neolinguadisse Syme, che non so se conosci: sarebbe
ocolingo e vorrebbe dire "parlare come un'oca". E una di quelle interessanti
parole che posseggono due significati contraddittori. Se l'adoperi
per un avversario, costituisce una offesa, se invece la usi per qualcuno
con cui vai d'accordo, costituisce una lode.Non ci potevano esser dubbi
che Syme sarebbe stato presto vaporizzato, pensa ancora Winston. E lo pensa
con una sorta di tristezza, anche se sapeva che Syme lo disprezzava e provava
quasi antipatia per lui, e lo avrebbe denunciato, senza scrupoli, come
psicocriminale, se avesse avuto la minima ragione di farlo. C'era qualcosa
in Syme che non andava.
C'era qualcosa di cui era sprovveduto: discrezione, quella specie di noncuranza,
quella particolare forma di stupiditche evita il pericolo. Non si sarebbe
potuto dire che era eterodosso. Credeva nei principi del Socing, venerava
il Grande Fratello, godeva delle vittorie, odiava gli eretici e i dissenzienti,
e non soltanto con sinceritma con uno zelo instancabile, con l'essere sempre
pronto e al corrente in un modo in cui non lo erano gli ordinari membri
del Partito. Pure c'era qualche cosa attorno a lui che metteva in sospetto.
Diceva certe cose che sarebbe stato meglio non dire, aveva letto troppi libri,
frequentava il Caffdel Castagno, che era un rifugio di pittori e musicisti.
Non c'era nessuna legge, nemmeno non scritta, che vietasse di frequentare
il Caffdel Castagno, pure il luogo era, in un certo modo, sconsigliabile.
I vecchi capi screditati del Partito, prima d'essere vittime del repulisti,
usavano raccogliersi l Lo stesso Goldstein, si diceva, seppure una q~alche
decina di anni innanzi, c'era stato visto, qualche volta. Non era difficile
prevedere la sorte di Syme. Eppure era un fatto altrettanto certo che se Syme,
anche solo per un secondo, avesse potuto capire quel che passava per la testa
di Winston, l'avrebbe istantaneamente denunciato alla Psicopolizia. Lo avrebbero
fatto tutti, vero, ma Syme l'avrebbe fatto piche tutti gli altri. Lo zelo
non bastava. L'ortodossia era la non-conoscenza.
Syme alza la testa. 亟cco Parsonsdisse.
C'era qualcosa nel suo tono di voce che sembrava aggiungesse: "quel pezzo
di cretino integrale". Parsons, il coinquilino di Winston negli Appartamenti
della Vittoria, stava infatti facendosi strada nella stanza: un ometto tozzo
e grasso, di media statura, coi capelli biondi e una faccia da ranocchio.
A trentacinque anni gicominciava a metter su rotoli di grasso dietro il collo
e attorno alla vita, ma i movimenti erano ancora vivaci e giovanili.
Il suo aspetto era quello d'un bambino ingrassato eccessivamente, tanto che,
sebbene indossasse la tuta regolamentare, non si poteva fare a meno
di immaginarselo con i calzoncini azzurri, la camicia grigia e il fazzoletto
rosso attorno al collo che distinguevano il costume delle Spie. Parsons infatti
coglieva ogni occasione (come per esempio le gite organizzate in comitiva
o altre manifestazioni sportive), per mettersi in calzoncini corti. Salut Winston e Syme con un 亟hi, chi!e sedette al loro tavolo emanando
una disgustosa puzza di sudore. Stille di sudore gli imperlavano tutta la faccia
accaldata. Il suo potere di traspirazione era davvero eccezionale. Si poteva
sempre giurare, al Centro Sociale, che lui aveva preso parte alla partita
di ping-pong, soltanto dopo un rapido esame al manico della racchetta. Syme
aveva tirato fuori un pezzo di carta sul quale era scritta una lunga sfilza
di parole, e la stava studiando con la matita a inchiostro tra le dita.
亮uardatelo come lavora, anche all'ora di colazionedisse Parsons, dando
una gomitata a Winston. 青he hai l vecchio mio? Qualcosa di troppo sottile
per me, credo bene.
Smith, vecchio mio, adesso ti dico perchti stavo dando la caccia. E
per via di quella sottoscrizione che ti sei scordato.侶uale sottoscrizione? disse Winston. Circa un quarto della paga d'ognuno si doveva versare
in volontarie sottoscrizioni, cosnumerose che era assai difficile ricordarsi
di ognuna.
侶uella per la Settimana dell'Odio. Ti ricordi? I fondi cooperativi; io sono
il tesoriere per i nostri appartamenti. Faremo tutti uno sforzo formidabile
per fare del corteo qualcosa di sorprendente. Ti assicuro che non sarcolpa
mia se i vecchi Appartamenti della Vittoria non spiegheranno le pibelle
bandiere di tutta la strada. Mi hai promesso due dollari.Winston si cerc addosso, e poi porse due biglietti unti e strappati che Parsons registra
su un suo taccuino, con la calligrafia pulita e chiara degli illetterati.
隹 proposito, vecchio mio" disse 則o sentito che quel bricconcello di mio figlio
t'ha lasciato andare un colpo di fionda, ieri. Gli ho dato una lavata di capo.
Gli ho detto che mi sarei ripreso la fionda, se l'avesse fatto ancora.青redo
che fosse un po' eccitato soltanto perchnon era potuto andare a vedere
gli impiccati" disse Winston.
亟h gi Volevo dire... sono proprio dei bricconi tutt'e due: non fanno
che pensare alle Spie, e alla guerra, naturalmente. Lo sai che ha fatto quella
mia bambina, lo scorso sabato, durante la gita in comitiva a Berkhamsted?
Ha persuaso due altre bambine ad andarsene con lei; se la sono svignata dalla
comitiva e hanno passato il pomeriggio a seguire un certo tipo. Gli si sono
messe appresso per due ore, attraverso il bosco, e quindi, arrivate a Amersham,
lo hanno consegnato alla pattuglia.亟 perch" chiese Winston sorpreso.
亟h, la mia bambina s'era messa in mente che doveva essere una specie di agente
nemico probabilmente paracadutato. Ma qui sta il bello, vecchio mio! Che cosa
credi che glielo abbia fatto sospettare, per prima cosa? S'era accorta
che portava uno strano paio di scarpe... poi s'era detta che non aveva
mai veduto scarpe simili. Coscapche c'era qualche possibilitche fosse
uno straniero. Davvero in gamba, eh, per un affarino di sette anni, no?"
亟 che successo all'uomo?chiese Winston.
隹h, questo proprio non lo saprei dire, naturalmente. Ma non sarei affatto
sorpreso se...e qui Parsons fece il gesto come di caricare un fucile e quindi
schioccla lingua per imitare l'esplosione del colpo.
雨ene, benedisse Syme, senza scomporsi, e senza levar gli occhi dal suo pezzo
di carta.
亟h gi non possiamo correre rischi...disse Winston, ossequioso.
侶uello che volevo dire che c'la guerradisse Parsons.
E come a conferma di quella frase, uno squillo di tromba partdal teleschermo
proprio sopra le loto teste. Non era, tuttavia, l'annuncio d'una vittoria
militare, ma soltanto una comunicazione del Ministero dell'Abbondanza.
青amerati!grida una giovane voce di donna. 隹ttenzione, camerati! Abbiamo
meravigliose notizie, per voi. Abbiamo vinto la battaglia per la produzione!
Completati ora i calcoli delle eccedenze di tutte le classi di prodotti
di consumo, siamo in grado di annunziare che il livello della vita salito
di non meno del 20 per cento rispetto all'anno scorso. In tutta Oceania ci sono
state questa mattina irrefrenabili manifestazioni spontanee di lavoratori
in marcia fuor delle fabbriche e degli uffici, osannanti lungo le strade,
con le bandiere in testa, un segno di gratitudine al Grande Fratello
per la nuova, felice esistenza che la sua oculata guida ha reso possibile
per noi. Ecco alcune delle cifre pervenute: cibarie...La frase "la nuova,
felice esistenza" ricorreva spesso. Una civetteria particolare del Ministero
dell'Abbondanza. Parsons, la cui attenzione era stata fissata dallo squillo
di tromba, sedeva in ascolto con aria solenne, con una specie di annoiata
edificazione dipinta sul viso. Non riusciva a seguire le cifre, ma sapeva
che esse erano, in qualche modo, una viva causa di soddisfazione. Aveva tirato
fuori una grossa pipa, piena a metdi tabacco. Con la razione settimanale
di tabacco ridotta a cento grammi non era possibile riempirsi completamente
la pipa altro che raramente. Winston stava fumando una delle Sigarette della
Vittoria che teneva meticolosamente verticale. La nuova razione sarebbe stata
distribuita soltanto all'indomani e gli erano rimaste quattro sigarette. In quel
momento aveva chiuso le orecchie a tutti i rumori estranei e prestava attenzione
solo a quel che fluiva fuori dal teleschermo. Sembrava che ci fossero state
dimostrazioni di gratitudine al Grande Fratello per aver aumentata la razione
del cioccolato a venti grammi la settimana. E soltanto ieri, Winston riflett per un momento, era stato annunciato che la razione sarebbe stata ridotta
a venti grammi la settimana. Era possibile farla andar gidopo appena
ventiquattr'ore? Si, l'avevano mandata gitutti. Parsons l'aveva mandata
giassai facilmente, con la stupiditpropria agli animali. La creatura
senz'occhi al tavolo vicino l'aveva mandata giin modo fanatico,
appassionatamente, col furioso desiderio di pescare, denunciare e vaporizzare
chiunque avesse insinuato che la scorsa settimana la razione era di trenta
grammi. Syme, anche lui... seppure con un procedimento picomplicato,
in cui doveva entrarci l'applicazione d'un qualche principio di bispensiero,
anche Syme l'aveva mandata gi Era rimasto dunque soltanto lui in possesso della
memoria? Le statistiche favolose continuavano a fluire fuori dal teleschermo.
A paragone dell'anno precedente, c'era stato picibo, pivestiti,
piabitazioni, pipentole, picarbone, pinavi, pielicotteri, pilibri,
pimarmocchi... pidi qualsiasi cosa, insomma, tranne le malattie, i delitti
e la pazzia. Anno per anno e minuto per minuto, ognuno e ogni cosa andava
rapidamente progredendo. Coscome aveva fatto Syme prima, anche Winston prese
il cucchiaio e, immerso che lo ebbe nella pozza di brodaglia che stagnava
sul tavolo, si mise a disegnare qualche figura complicata e senza significato:
e andava meditando, nel frattempo, sui componenti puramente fisici della vita.
Era sempre stato cos Il cibo, aveva sempre avuto quello stesso sapore? Diede
uno sguardo in giro per la mensa. Uno stanzone dal soffitto basso, pieno
di gente, con le pareti che recavano tracce del contatto con innumerevoli corpi,
tavoli e sedie metalliche pieni di ammaccature, messi l'uno cosvicino
all'altro che s'era costretti a toccarsi continuamente i gomiti; cucchiai
col manico ricurvo, vassoi sbreccati, ciotole di terra, tutto unto, tiltt~
il r~ifllli r~i spc rco nelle crepe, e da per tutto odore acido di cattivo
gin e di cattivo caff e dello stufato che sapeva d'alluminio, e di abiti
sudici. Sempre, nello stomaco e su per la pelle, una specie di protesta,
il sentimento che si era stati derubati di qualcosa alla quale si aveva
pur diritto. Era vero che non riusciva a comporre nella memoria un quadro gran
che differente da quello. In qualsiasi tempo del quale era riuscito a rimettere
assieme le immagini non c'era mai stato da mangiare a sufficienza, non c'erano
mai stati calzini o maglie che non fossero pieni di buchi, la mobilia era sempre
stata ammaccata e malsicura, le stanze senza riscaldamento, la metropolitana
stipata di gente, le case in rovina, il pane nero, tquasi niente, il caff disgustoso, le sigarette non bastavano mai...
niente a un prezzo conveniente e in abbondanza, se si eccettua il gin sintetico.
E sebbene diventasse sempre peggio man mano che si andava avanti con l'et
non costituiva forse un segno che tutto non fosse nell'ordine naturale delle
cose, quel sentirsi stringere il cuore per le scomodit la sporcizia,
la penuria, gli inverni senza fine, l'unto dei calzini, gli ascensori
che non c'era caso funzionassero, l'acqua ghiaccia, il sapone terroso, la carta
delle sigarette che non teneva, il cibo con quei suoi maledetti misteriosi
sapori? Perchsi doveva sentire che tutto quell'ordine di cose
era insopportabile se non perchsi aveva una qualche specie di memoria atavica
che le cose, un tempo, erano state differenti? Guarda ancora in giro
per la mensa. Quasi tutti erano brutti e sarebbero stati brutti anche
se si fossero vestiti in modo diverso che con le tute azzurre. In un angolo
lontano dello stanzone, seduto da solo a un tavolo, un omettino che somigliava
stranamente a uno scarafaggio se ne stava bevendo la sua tazza di caffmentre
gli occhietti lanciavano a destra e a sinistra occhiate sospettose. Era facile,
pensa Winston, se ci si fosse astenuti dal guardarsi attorno, credere
che il tipo fisico che il Partito riteneva ideale (giovani alti e muscolosi,
ragazze dal seno poderoso, tutti biondi, pieni di vita e di energia, abbronzati
dal sole, senza preoccupazioni) esistesse davvero e persino che fosse
il predominante. Veramente, per quanto poteva giudicar lui, la maggior parte
della gente di Pista Prima era piccola, brutta e sgraziata. Era curioso notare
come il tipo dello scarafaggio si moltiplicasse nei Ministeri: tipetti bassi,
tarchiati fin da bambini, con certe gambettine corte dai movimenti veloci
e a scatti, e con certe facce grasse e senza espressione e con certi occhi
piccolissimi. Questo era il tipo che soprattutto prosperava sotto il dominio
del Partito.
La comunicazione del Ministero dell'Abbondanza termincon un altro squillo
di tromba, e diede il via a certa musica stridula. Parsons, compreso
d'entusiasmo per le cifre bombardate dal teleschermo, si tolse la pipa di bocca.
勇l Ministero dell'Abbondanza ha lavorato davvero bene quest'annodisse
con un cenno compiaciuto del capo. 隹 proposito, vecchio mio, caro Smith,
non hai per caso una qualche lametta da barba?俏emmeno mezzadisse Winston;
則o usato la stessa lametta per un mese e mezzo io stesso.~ 隹h, bene... dicevo
cos tanto per sapere, vecchio mio.俟piacente...disse Winston.
La voce da papero del tavolo accanto s'era taciuta durante la comunicazione
del Ministero. Ma ora aveva ripreso piforte di prima. Per non
si sa che motivo, Winston si sorprese in quel momento a pensare alla signora
Parsons, coi suoi capelli color paglia e la polvere nelle rughe della faccia.
Fra due anni, i figli l'avrebbero denunciata alla Psicopolizia. La signora
Parsons sarebbe stata vaporizzata. Winston sarebbe stato vaporizzato. O'Brien
sarebbe stato vaporizzato. Parsons d'altra parte non sarebbe mai stato
vaporizzato. La creatura senz'occhi e dalla voce di papero non sarebbe mai stata
vaporizzata. E gli ometti-scarafaggio che percorrevano tanto compitamente
il labirinto dei corridoi dei Ministeri, anche loro non sarebbero mai stati
vaporizzati. Gli sembra di poter sapere istintivamente chi sarebbe sopravvissuto
e chi sacrificato sebbene fosse difficile poter dire che cos'era in definitiva
ad assicurare la sopravvivenza.
In quell'istante fu tratto dalle sue fantasie da un violento sussulto.
La ragazza al tavolo accanto s'era voltata e lo stava fissando. Era la ragazza
bruna. Lo fissava di scorcio, ma con una particolare intensit Nel preciso
momento in cui essa colse lo sguardo di lui che la guardava, distolse di nuovo
il suo.
Winston comincia a sudare freddo. Uno spaventoso accesso di terrore lo invase
da capo a piedi. Fu un attimo. La sensazione disparve in un istante,
ma lo lasciprofondamente a disagio. perchl'aveva guardato? perchlo stava
inseguendo da per tutto? Purtroppo non riusciva a ricordare se lei s'era seduta
a quel tavolo dopo che lui era entrato ovvero se l'aveva trovata giseduta
quando era venuto lui. Il giorno prima, ad ogni modo, durante i Due Minuti
d'Odio, ella s'era messa a sedere proprio dietro di lui, mentre non c'era nessun
apparente bisogno di farlo. Molto probabilmente la vera ragione
era che lei voleva sentire quel che diceva, e rassicurarsi che lo dicesse forte
abbastanza.
Ripensa quel che aveva gipensato che lei probabilmente non faceva proprio
parte della Psicopolizia, ma che ad ogni modo le spie dilettanti erano
le pipericolose di tutte. Non sapeva esattamente quanto tempo era stata
a guardarlo, ma forse anche cinque minuti, ed era possibile che in quei cinque
minuti egli non avesse controllato perfettamente le espressioni della
sua faccia. Era pericolosissimo lasciar trasparire i pensieri quando si stava
in luogo pubblico ovvero a portata del campo visivo del teleschermo. Anche
il minimo movimento avrebbe potuto perdervi. un tic nervoso, una inconscia
espressione di ansia, un mormorio come fatto a se stesso... qualsiasi cosa
che potesse far credere in un comportamento anormale, che si avesse, insomma,
qualche cosa da nascondere. Ad ogni modo, mantenere sul volto una impropria
espressione (aver l'aria incredula, per esempio, al momento
in cui il teleschermo annunciava una vittoria~ era, in se stessa, una offesa
punibile. C'era persino una parola in neolingua: voltoreato, si diceva.
La ragazza si era di nuovo voltata a guardarlo. Forse, dopo tutto,
non era proprio che lo stesse inseguendo, forse soltanto per caso s'era seduta
due giorni di seguito vicino a lui. La sigaretta s'era spenta e Winston la pOsa
delicatamente sull'orlo del tavolo. Avrebbe finito di fumarla dopo il lavoro,
posto che fosse riuscito, naturalmente, a non fame scappare il tabacco. Molto
probabilmente la persona che sedeva alla tavola accanto era una spia della
Psicopolizia, e molto probabilmente egli sarebbe finito in una delle celle
del Ministero dell'Amore nel giro di tre giorni, ma una cicca non si doveva
sprecare. Syme aveva ripiegato il suo pezzo di carta e se l'era messo in tasca.
Parsons aveva ricominciato a parlare.
俏on ti ho mai raccontato, vecchio miocomincia dire masticando il bocchino
della pipa 削i quando quei due miei furfantelli appiccarono il fuoco alla gonna
d'una salumaia al mercato perchla videro che incartava un paio di salsicce
in un manifesto del G.F.? Le si nascosero dietro e le diedero fuoco
con una scatola di fiammiferi. La ustionarono sul serio, credo. Bricconcelli,
eh? L'insegnamento che si doggigiorno nelle Spie di prim'ordine... meglio
persino di quello che si impartiva ai miei tempi. Lo sapete qual l'ultimo
arnese che hanno distribuito? Be', una specie di trombetta per l'ascolto
da applicarsi ai buchi delle serrature! La mia bambina ne ha portata una a casa
l'altra sera... la provnella serratura della nostra stanza di soggiorno
e trova che con quella poteva sentire chiaramente due volte tanto quanto poteva
sentire dal buco puro e semplice. Naturalmente soltanto un giocattolo. Pure
istruttivo, no?In quell'istante il teleschermo emise un fischio acuto.
Era il segnale di ritorno al lavoro. Tutt'e tre gli uomini balzarono in piedi
per precipitarsi a fare il consueto pigia pigia attorno agli ascensori,
e nel trambusto quel che rimaneva del tabacco nella sigaretta di Winston cadde
e si sparpaglia per terra.
Winston scriveva nel diario: Fu tre anni fa. Era una buia sera, in una stradetta
dietro una delle grandi stazioni ferroviarie. Stava in piedi presso una porta,
sotto una lampada che appena rimandava la luce. Aveva un volto giovane, molto
truccato. Fu soprattutto il trucco che richiamla mia attenzione, il biancore
della faccia, come quello di una maschera, e le labbra rosse fiammanti. Le donne
del Partito non si tingono mai la faccia. Non c'era nessuno all'infuori
di me, nella strada. Non c'erano teleschermi. Lei disse: due dollari. Io...
Era difficile andare avanti. Chiuse gli occhi e premette le dita su di essi,
cercando di spremerne via quella visione che permaneva. Fu preso
da una irresistibile tentazione di urlare una quantitdi parole sudice
con quanta voce aveva in corpo. O di picchiare il capo contro la parete,
o di prendere a calci il tavolo, o di scaraventare il calamaio fuori dalla
finestra... di fare insomma un qualsiasi rumoroso atto di violenza che potesse
svuotare la memoria che lo torturava.
Il peggiore nemico, riflett era il proprio sistema nervoso.
In qualsiasi momento la tensione che lottava dentro era soggetta a tradursi
in qualche sintomo visibile. Pensa a un uomo che aveva incrociato per la strada
qualche settimana prima. Un uomo dall'aspetto comune, un membro del Partito,
di trentacinque, quaranta anni, piuttosto alto e magro, e che portava
una cartella. Erano a breve distanza allorchla parte sinistra della faccia
dell'uomo apparve improvvisamente contratta da una smorfia di spasimo. Questa
si ripetproprio nell'istante in cui si stavano incrociando: era solo
uno scatto, un brivido, rapido come l'aprirsi e il chiudersi dell'obbiettivo
d'una macchina fotografica, ma senza dubbio abituale. Si era ricordato che aveva
pensato, in quell'attimo: questo povero diavolo maturo. E quel che era davvero
spaventoso consisteva nel fatto che quell'atto era del tutto inconscio.
Il pericolo maggiore consisteva nel parlare nel sonno.
Nc'era alcun mezzo per proteggersene, a quanto ne sapeva.
Trasse un sospiro e continua a scrivere Mi infilai con lei nel portone,
e attraverso un cortiletto entrammo in una cucina nello scantinato. C'era
un letto addossato alla parete, e una lampada sul tavolo, molto fioca. Essa...
Si sentlegare i denti. Avrebbe voluto sputare. Improvvisamente, assieme alla
donna nello scantinato, Winston comincia a pensare a Katharine, sua moglie.
Winston era sposato... era stato sposato, ad ogni modo; probabilmente era ancora
sposato, perch a quanto ne sapeva lui, sua moglie era ancora viva. Gli parve
di respirare ancora la puzza accaldata della cucina nello scantinato, una puzza
in cui erano mescolati gli odori di insetti, di abiti sporchi e di miserabili
profumi da pochi soldi e che pure aguzzava la tentazione, perchnessuna donna
del Partito usava mai il profumo, o poteva mai immaginarsi di farlo. Soltanto
i prolet usavano il profumo. Nella sua mente l'odore del profumo
era indissolubilmente legato a quello della fornicazione.
Quando era andato con quella donna, era stato il suo primo cedimento
in due anni, o quasi. Frequentare le prostitute era proibito, naturalmente,
ma la proibizione era di quelle che si poteva anche avere il coraggio
di rompere, di tanto in tanto. Era rischioso, ma non portava con snessun
effettivo pencolo di morte. Essere sorpreso con una prostituta poteva provocare
la condanna, mettiamo, a cinque anni di lavori forzati; non di pi posto
che non si fosse commessa nessun'altra infrazione. Ed era, comunque, facile
abbastanza eludere la legge, se si faceva tanto di non farsi sorprendere
in flagrante. I quartieri pipoveri formicolavano di donne pronte a vendersi.
Certe si potevano avere anche solo per una bottiglia di gin, che i prolet
non avrebbero dovuto bere C'era persino una sorta di tacita tendenza
a incoraggiare, da parte del Partito, la prostituzione, come una specie
di sfogatoio per taluni istinti che non si sapeva, altrimenti, come sopprimere.
Il puro stravizio non importava gran che, posto che fosse commesso di nascosto
e senza vero e proprio godimento, e compromettesse solo donne di una classe
inferiore e disprezzata. Delitto veramente imperdonabile era invece
la promiscuittra i membri del Partito. Ma (sebbene questo fosse pure
uno dei delitti che gli accusati nei repulisti generali non mancavano
mai di confessare) era assai difficile immaginare che una cosa del genere
potesse succedere veramente.
Fine ultimo del Partito non era tanto quello di impedire che gli uomini
e le donne formassero tra loro delle leghe, degli accordi nei quali esso
non sapesse come fare a mettere il naso. Il suo vero fine (e pertanto,
non dichiarato) consisteva nel togliere qualsiasi piacere all'atto sessuale.
Non tanto l'amore, quanto l'erotismo era considerato il vero nemico
nel matrimonio e fuori. Tutti i matrimoni fra i membri del Partito dovevano
essere approvati da una commissione nominata appositamente e (sebbene tale
principio non fosse mai chiaramente espresso in parole) il consenso era sempre
sistematicamente rifiutato in tutti quei casi in cui i due che volevano sposarsi
avessero dato a vedere inequivocabilmente di sentirsi attratti fisicamente l'uno
verso l'altro. L'unico scopo ammesso e riconosciuto del matrimonio consisteva
nel procreare figli a beneficio del Partito. I rapporti sessuali dovevano essere
considerati come una sorta di operazione minore, lievemente disgustosa, come
per esempio farsi fare l'enteroclisma. Anche questo non era precisato in parole
chiare, ma in modo indiretto stava ben ficcato in testa a ogni membro
del Partito fin dalla nascita. C'erano persino delle associazioni, come la Lega
Giovanile Anti-Sesso, che difendevano un programma di completa astinenza
dal coito per entrambi i sessi. I figli avrebbero dovuto essere procreati
mediante la fecondazione artificiale (fecart, in neolingua) e allevati
in pubbliche istituzioni. Tutto questo, come Winston sapeva bene,
non che fosse inteso proprio alla lettera, ma in certo modo si inquadrava
perfettamente con la generale ideologia del Partito. Il Partito cercava con ogni
mezzo di annullare l'istinto sessuale, ovvero, nel caso in cui non fosse
riuscito ad annullarlo, a pervertirlo e a insudiciarlo. Winston non sapeva
la ragione, ma gli sembrava che, date le premesse, era del tutto naturale
che fosse cos E per quanto riguardava le donne, gli sforzi del Partito
avevano avuto considerevole successo.
Pensa di nuovo a Katharine. Dovevano essere nove, dieci... quasi undici anni
da che si erano separati. Era davvero strano quanto poco lui pensava a lei.
Per giorni e giorni quasi si scordava completamente d'aver mai avuto moglie.
Erano stati insieme per quasi una quindicina di mesi. Il Partito non permetteva
il divorzio, ma piuttosto incoraggiava la separazione, quando non c'erano figli.
Katharine era una ragazza alta, bionda, molto diritta, di quelle che sanno
muoversi in modo superbo. Aveva un profilo severo, un naso aquilino, un volto
che si sarebbe potuto anche definire nobile, fino a quando, naturalmente,
non si fosse scoperto che dietro esso non c'era nulla o quasi nulla.
Abbastanza presto, dopo che s'erano sposati, lui aveva deciso (sebbene cifosse
dovuto soltanto al fatto che la conosceva un po' piintimamente di quanto non
conoscesse altra gente) che ella aveva, senza alcuna eccezione, il cervello
pivuoto, stupido e volgare che mai avesse incontrato. Non sapeva pensare nulla
oltre gli slogans, e non c'era stupidaggine, proprio nemmeno mezza, ch'essa
non fosse capace d'inghiottire sana, tutta d'un fiato, se il Partito
era la porgergliela.
"La colonna sonora umana" l'aveva soprannominata, almeno dentro di s Eppure
sarebbe anche riuscito a vivere con lei, non fosse stato che per un'unica cosa:
il sesso.
Non appena tentava di toccarla, subito essa accusava come un malore
e s'irrigidiva. Abbracciarla equivaleva ad abbracciare una statua di legno
massiccio. E quel che era anche pistrano, quand'essa lo stringeva a s egli
aveva la sensazione che nello stesso istante stesse cercando con tutte le forze
di respingerlo. Era la rigidezza dei suoi muscoli che dava soprattutto
quell'impressione. Essa se ne rimaneva distesa, allora, cogli occhi chiusi,
senza resistere ncooperare, ma semplicemente sottomettendosi.
Era straordinariamente imbarazzante e, dopo un po' , orribile. Ma anche in quel
modo egli avrebbe tollerato di vivere assieme a lei, se ci si fosse potuti
metter d'accordo a vivere casti. Ma sebbene cifosse strano, era proprio
Katharine che si rifiutava a questo.
Avrebbero dovuto fare un figlio, se potevano farlo. E cosquella cosa
continuava a succedere, puntualmente, una volta la settimana, quando almeno
era possibile. Essa aveva perfino l'abitudine di ricordarglielo la mattina, come
cosa che avrebbe dovuto essere fatta nella sera e della quale non bisognava
dimenticarsi. Essa chiamava quell'operazione in due modi: uno era: "fare
un bambino" e l'altro: "fare il nostro dovere verso il Partito" (s usava
proprio questa frase). Ben presto lui aveva cominciato a entrare in una sorta
di vero spavento tutte le volte che quella data ricorrente tornava.
Ma per fortuna non nacque nessun bambino, e infine decisero di rinunciare
a tutti quegli sforzi, e subito dopo si separarono.
Winston sospira impercettibilmente. Prese la penna di nuovo e scrisse: Essa
si buttsul letto, e subito, senza nessuna specie di altra azione preliminare,
nel modo pibrutale e spaventoso che si possa immaginare, si tirsu la veste.
lo...
Si rivide in piedi, l a quella luce fioca, con quell'odore di bacherozzi
e di profumo da pochi soldi nelle narici, mentre un profondo senso di fallimento
gli saliva al cuore, e insieme un sentimento d'indignazione che anche allora
si mescolava al ricordo del corpo bianco e gelido di Katharine, agghiacciato
per sempre dall'ipnotico potere del Partito. perchdoveva essere per sempre
cos perchnon avrebbe potuto avere una donna sua, tutta sua, invece
di quelle sudice scaramucce su quei letti puzzolenti, a intervalli di anni~
Ma una vera storia d'amore era un avvenimento quasi impensabile.
Le donne del Partito erano tutte eguali. La castitera radicata in esse tanto
profondamente quanto la lealtal Partito.
Coi giuochi sportivi e con l'acqua gelata, con le sciocchezze di cui venivano
imbottite a scuola e nelle organizzazioni delle Spie e nella Lega Giovanile,
con le conferenze, con le parate, con le canzoni, con gli slogans e le marce,
tutti i possibili impulsi naturali erano stati sviati completamente da loro.
La sua ragione badava a dirgli che ci dovevano essere eccezioni, ma il cuore
non sapeva crederci. Erano tutte a prova di bomba contro qualsiasi attacco,
proprio come il Partito intendeva che fossero. E cidi cui abbisognava, anche
piche non d'essere amato, era di sentirsi capace d'abbattere quella muraglia
di virt anche se fosse stato per una sola volta in tutta la sua vita. L'atto
sessuale, fatto proprio come si deve, sarebbe stato ribellione aperta.
Il desiderio era uno psicoreato. Anche soltanto il risvegliare gli istinti
sessuali di Katharine, posto che ci fosse riuscito, sarebbe stato come sedurla
nonostante essa fosse sua moglie.
Pure il resto di quella storia doveva essere scritto. Ed egli scrisse: Alzai
la lampada. Quando la vidi proprio in piena luce...
Dopo quell'oscurit la luce pur debole della lampada ad acetilene era sembrata
chiara. Per la prima volta poteva veder bene la donna. Aveva fatto un passo
verso di lei, e poi s'era arrestato, pieno di desiderio e di terrore insieme.
Era dolorosamente cosciente del rischio che correva a farsi trovare in quel
luogo. Era anche possibile che la pattuglia lo prendesse mentre usciva: poteva
stare di fuori, in attesa di lui. S'egli se ne fosse andato senza fare nemmeno
quello che era venuto a fare...
Doveva essere scritto, doveva essere confessato. Cich'egli aveva veduto
improvvisamente, al lume della lampada, era che la donna era vecchia. La patina
del trucco sul volto era cosspessa che sembrava potesse rompersi come
una maschera di cartapesta. Aveva i capelli grigi: ma il particolare
piributtante era che la bocca le si era aperta un po' e aveva rivelato
un vuoto cavernoso. Non aveva pinemmeno un dente.
Winston scrisse in gran fretta, un vero scarabocchio: Quando la vidi alla luce
mi accorsi che era una vecchia, almeno cinquanta. Ma non mi fermai, e feci quella
cosa proprio come se niente fosse.
Premette le dita sulle palpebre, un'altra volta. L'aveva scritto, finalmente:
c'era riuscito.
Ma non era servito a niente. La terapia non aveva funzionato. Il bisogno
di urlare parole indecenti a squarciagola era urgente come sempre.
Seppure c'una sola speranza, scrisse Winston, si trova fra i prolet. Seppure
c'era una sola speranza, doveva trovarsi fra i prolet, perchsolo fra essi,
in quelle masse disprezzate, stipate in alveari (e che formavano, si badi, l'85
per cento della popolazione di Oceania) poteva generarsi la forza capace
di distruggere il Partito. Il Partito non si poteva rovesciare da dentro. I suoi
nemici, seppure ne aveva, non potevano trovare il modo di riunirsi, e nemmeno
quello di riconoscersi.
Anche se esisteva la leggendaria Fratellanza, come tuttavia era possibile,
era inconcepibile che i suoi membri si riunissero in pidi due o tre per volta.
La ribellione consisteva tutta in poco piche una guardata negli occhi,
una inflessione della voce; una parolina sussurrata, di quando in quando.
Ma i prolet, se soltanto fossero riusciti a rendersi conto di quale
era effettivamente la loro potenza, non avrebbero avuto alcun bisogno
di cospirare. Avevano soltanto bisogno di levarsi e di scuotersi, proprio come
un cavallo che si scuote di dosso le mosche. Se l'avessero voluto, avrebbero
potuto fare a pezzi il Partito anche l'indomani mattina. Prima o poi avrebbero
dovuto capirlo! Eppure...
Ricordava d'una volta che stava camminando in una strada affollata e aveva udito
un tremendo urlio di centinaia di voci che andava man mano crescendo (erano voci
di donne) e a una traversa s'era accorto da dove proveniva. Era un formidabile
grido di rabbia e di disperazione, un altissimo "Oho-o-o-oh!" che cresceva come
l'eco sonora dei rintocchi d'una campana. Il suo cuore aveva fatto un balzo.
E cominciata! s'era detto. Una sommossa! I prolet hanno infranto la loro
schiavit Raggiunto che ebbe il luogo da cui veniva il fracasso, vide una folla
di due o trecento donne che si assiepava attorno ai banchetti d'un mercatino,
con i volti in cui si leggevan l'ansia e la disperazione dei passeggeri d'una
nave che stia naufragando. Ma proprio in quel momento il tumulto generale andava
trasformandosi in una serie di litigi individuali. Sembrava che una delle
bancarelle avesse avuto in vendita delle pentole di latta, miserabili oggetti
che non duravano niente; ma ad ogni modo le pentole, di qualsiasi genere, erano
assai difficili da trovarsi. Ora il lotto era stato esaurito. Le donne che erano
riuscite a procurarsene, incalzate dalle altre, tentavano di svignarsela
con le loro pentole, mentre chi era rimasta senza faceva un baccano del diavolo
attorno alle bancarelle accusando i rivenditori di favoritismo e di nascondere
altre pentole chissdove. S'era levato un nuovo tumulto. Due donne gonfie
e sfigurate, una delle quali con i capelli sciolti e in disordine, avevano messo
le mani sulla stessa pentola, e cercavano di strapparsela a vicenda. Com'era
da aspettarsi, dopo un po' che se la contendevano, a una restin mano
la pentola e all'altra soltanto il manico. Winston le guardava pieno
di disgusto. Eppure, per un istante, quale spaventosa potenza non era risuonata
in quel grido emesso soltanto da poche centinaia di gole! perchnon riuscivano
mai a gridare in quello stesso modo per qualcosa che fosse importante sul serio?
Scrisse: Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno
mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno
mai coscienti del loro potere.
Questa frase, riflett avrebbe potuto essere una citazione da uno dei vangeli
del Partito. Il Partito, naturalmente, pretendeva d'essere stato lui a liberare
i prolet dal servaggio.
Prima della rivoluzione essi erano stati brutalmente oppressi dai capitalisti,
erano stati affamati e fustigati, le donne erano state obbligate a lavorare
nelle miniere di carbone (le donne lavoravano ancora nelle miniere di carbone,
a esser sinceri), e i bambini venivano di solito venduti alle fabbriche all'et di sei anni. Ma nello stesso tempo, ligio ai princ髹i del bispensiero,
il Partito insegnava che i prolet erano esseri inferiori che dovevano venir
mantenuti in soggezione, come gli animali, costretti all'applicazione di poche
regole elementari. In realtsi conosceva assai poco dei prolet.
Non era necessario saper molto. Fino a che continuavano a lavorare e a generare,
il resto delle loro attivitnon contava gran che.
Lasciati a se stessi, come le mandrie in libertnelle pianure dell'Argentina,
essi s'erano adattati a un tipo di vita che sembrava loro del tutto naturale,
una sorta di schema trasmesso dagli antenati. Nascevano e venivano allevati
in catapecchie, venivano messi a lavorare a dodici anni, passavano attraverso
un breve periodo di bellezza fisica e desiderio sessuale, si sposavano a venti,
a trenta ripiegavano verso la vecchiaia, morivano infine, quasi tutti,
a sessanta. Il pesante lavoro manuale, le cure della casa e dei bambini, le liti
coi vicini, il cinema, il football la birra, e soprattutto il gioco completavano
l'orizzonte dei loro cervelli. Mantenere uno stretto controllo su di essi
era facilissimo. Qualche agente della Psicopolizia non mancava mai d'aggirarsi
frammezzo ad essi, spargendo false notizie e segnandosi su un taccuino i nomi
e facendo sparire dalla circolazione coloro che sembravano tradire i segni
di poter diventare pericolosi; ma si trattava di pochi malcapitati. Nessun
tentativo era mai stato fatto di metterli a parte della dottrina
e dell'ideologia del Partito.
Non era da augurarsi che i prolet avessero forti sentimenti politici.
Si richiedeva soltanto che nutrissero una specie di elementare patriottismo
sul quale si potesse contare tutte le volte che fosse necessario aumentare
le ore di lavoro e diminuire le razioni. E anche quando succedeva che tradissero
segni di malcontento (il che, pure, qualche volta succedeva~ non c'era
da preoccuparsene perch essendo sprovveduti di idee generali, riuscivano
a concentrarlo solo in certe stupidissime lamentele su questioni specifiche
e sempre di nessun conto. I mali maggiori riuscivano invariabilmente a sfuggire
all'attenzione delle loro menti. La maggior parte dei prolet non aveva nemmeno
i teleschermi a casa. Persino la polizia civile aveva poco o nulla a che fare
con loro. C'era un certo coefficiente, come si direbbe, di criminalit
a Londra, un'intera societ(interna alla societ逿 di ladri, banditi, prostitute,
venditori di stupefacenti e ricettatori; ma siccome le loro gesta avevano
per teatro l'ambiente stesso dei prolet, esse non erano di grande importanza.
Per tutto ciche riguardava la morale, si permetteva loro di seguire i dettami
del codice trasmesso loro dagli avi. Il puritanesimo sessuale del Partito
non era imposto ad essi. La promiscuitrestava impunita, e il divorzio
era permesso. E sarebbe stato permesso anche un qualsiasi altro culto religioso,
se i prolet avessero mostrato di averne bisogno o comunque di desiderarlo. Essi
erano al disotto di ogni sospetto. Per dirla con lo slogan del Partito,
"i prolet e gli animali sono liberi".
Winston si chinun poco e comincia grattarsi piano piano la sua ulcera
varicosa. Aveva ricominciato a prudere.
Ga contro cui si urtava sempre era l'impossibilitdi ricostruire quale fosse
stata veramente la vita che menava la gente prima della rivoluzione. Tolse
dal cassetto una copia d'un libro scolastico di storia, espressamente scritto
per i bambini, che aveva preso in prestito dalla signora Parsons, e ne copia
questo pezzo nel diario: Nei giorni andati, prima della vittoriosa Rivoluzione,
Londra non era la bella cittche ora conosciamo. Era un luogo buio, sporco,
miserevole, dove se no c'era da mangiare e dove tanta povera gente non aveva
scarpe per camminare e un tetto per riposarci sotto. Anche i bambini della
vostra eta dovevano lavorare dodici ore al giorno per conto di certi
crudelissimi padroni che li fustigavano con lo scudiscio se lavoravano troppo
lentamente, e li nutrivano soltanto di croste di pane muffito e d'acqua.
Ma in mezzo a tutta questa orribile miseria c'erano pure poche case belle
e grandi dove vivevano i ricchi che avevano fino a trenta servitori per attendere
ai loro bisogni. Questi ricchi erano chiamati capitalisti. Erano grassi, brutti
e con certe facce cattive, come quel la che si vede nella pagina di fronte. Come
vedete vestito d'un lungo abito nero che era chiamato finanziera e porta
un buffo cappello lustro che sembra un tubo di stufa e che era chiamato
cilindro. Questa era l'uniforme dei capitalisti e a nessuno era permesso
di indossarla se non a loro. I capitalisti possedevano tutto ciche c'era
nel mondo e le altre persone erano loro schiavi. Essi possedevano tutte
le terre, tutte le case e tutto il denaro.
Se qualcuno disobbediva loro, essi lo potevano mandare in prigione o lo potevano
far cacciare dall'impiego e farlo morire di fame.
Quando le persone comuni dovevano rivolgersi a un capitalista erano obbligate
a inchinarsi tremando e togliendosi il cappello, e a chiamarlo "Signore".
Il capo di tutti i capitalisti era chiamato il Re, e...
Ma il resto lo sapeva a memoria: si faceva menzione dei vescovi e delle loro
ampie maniche di batista, dei giudici e delle loro cotte d'ermellino, della
gogna, delle macine da mulino, del gatto dalle nove code e d'altri raffinati
strumenti di tortura, del Banchetto del Lord Mayor, e ciodel signor sindaco,
e perfino della pratica di baciare la pantofola del Papa. E si parlava anche
di una certa istituzione chiamata jus primae noctis, che non avrebbe dovuto
esser ricordata in un libro destinato ai bambini: si trattava, com'era spiegato,
d'una legge secondo la quale ogni capitalista aveva il diritto di poter dormire
con una qualsiasi delle donne che lavoravano in una delle sue fabbriche.
Come si sarebbe potuto distinguere quello che era vero da quel che non lo era?
Poteva essere vero che la media degli individui stava meglio ora che non prima
della rivoluzione. La sola prova che era vero, invece, il contrario,
era una specie di muta protesta che si sentiva nelle ossa, un sentimento
istintivo che le condizioni in cui si viveva erano intollerabili,
e che ci doveva essere stata un'epoca precedente in cui esse erano state
diverse. Lo colpil fatto che la vera caratteristica della vita moderna
non consisteva nella sua crudelto nella sua insicurezza, ma solo nella
sua nudit nel suo squallore, in quella sua incapacitd'ascoltare
e d'apprendere. La vita, se si faceva tanto di guardarsi attorno,
non rassomigliava in nulla non solo a ciche proclamavano le menzogne
del teleschermo, ma nemmeno a quegli ideali che il Partito cercava
di raggiungere. Una gran parte della vita, anche per un membro del Partito,
era neutrale, fuori di qualsiasi interesse o contingenza politica, semplicemente
una serie di atti, come lo sgobbare in un lavoro monotono e privo di interesse,
sbracciarsi per un posto nella metropolitana, rammendare un calzino bucato,
elemosinare una pastiglia di saccarina, mettere da parte una cicca. L'ideale
strombazzato dal Partito era qualcosa di grande, di terribile, di luminoso:
un mondo d'acciaio e di cemento, di macchine mostruose e di armi terrificanti,
un popolo di guerrieri e di fanatici, che marciavanoinnanzi in compagine
perfetta, tutti con le stesse idee nella testa e gli stessi slogans sulle
labbra, che lavoravano senza stancarsi mai, ed egualmente senza stancarsi
mai combattevano, vincevano, perseguitavano; trecento milioni di persone tutte
con la identica faccia. La realt invece, erano miserabili cittin rovina dove
gente denutrita si trascinava su e gicon scarpe che lasciavano scoperti
i piedi, dentro certe case novecento che si tenevano su a furia di toppe
e di cartone e di tela cerata, e che puzzavano sempre di cavoli e di cessi
otturati. Gli sembrava di vedere Londra, immensa rovina, una cittdi milioni
di sacchi d'immondizie, e sovrapposta a quella visione c'era come l'immagine
della signora Parsons, con le sue rughe, i suoi capelli color paglia,
che armeggiava attorno al tubo di scarico dell'acquaio, senza riuscire
a disintasarlo.
Si chindi nuovo a grattarsi il calcagno. Giorno e notte il teleschermo riempiva
le orecchie di statistiche che dimostravano come il popolo ora avesse cibo
migliore, vestiti migliori, case migliori, divertimenti migliori... come
la gente vivesse pia lungo, lavorasse di meno, fosse pialta, pisana,
piforte, pifelice, piintelligente, pieducata, picolta che la gente
di cinquant'anni prima. Non una sola parola si poteva provare o refutare.
Il Partito, per esempio, sosteneva che, allora, il quaranta per cento dei prolet
adulti sapeva leggere e scrivere: prima della rivoluzione, si diceva,
la percentuale era appena del quindici. Il Partito sosteneva che la mortalit infantile era solo di centosessanta su mille, mentre prima della rivoluzione
era stata del trecento... e via di seguito. Era come una sola equazione
con due incognite. Poteva darsi benissimo che ogni parola dei libri di storia,
anche le cose che tutti accettavano senza riserve, fossero letteralmente
fantasia pura. Per quanto ne sapeva lui, poteva anche darsi che una legge come
quella del jus primae noctis, o personaggi come i capitalisti, o indumenti come
un cilindro non fossero assolutamente mai esistiti.
Tutto si confondeva in una nebbia. Il passato era cancellato, la cancellatura
era stata dimenticata, e la menzogna era diventata verit Solo una volta,
in tutta la sua vita, egli aveva posseduta (dopo il fatto: questo
era l'importante) la prova sicura e concreta di un atto di falsificazione.
L'aveva tenuta fra le dita per lo meno trenta secondi. Doveva essere successo
nel 1973... ad ogni modo era all'epoca in cui si era separato da Katharine.
Ma la data che contava doveva essere caduta sette o anche otto anni prima.
La storia veramente era incominciata attorno al '65, nel periodo dei grandi
repulisti, nel quale i capi originali della rivoluzione erano stati distrutti
una volta per sempre. Nel 1970 non ne era restato nessuno, tranne, s'intende,
il Grande Fratello in persona. Tutti gli altri, allora, erano stati additati
come traditori e controrivoluzionari. Goldstein se ne era volato via e si teneva
nascosto non si sa dove, pochi degli altri erano semplicemente scomparsi, mentre
la maggior parte era stata giustiziata, dopo certi pubblici processi celebrati
con gran solennite pubblicit durante i quali gli accusati avevano confessato
interamente tutti i loro delitti. Tra gli ultimi sopravvissuti c'erano
tre uomini chiamati Jones, Aaronson e Rutherford. Doveva essere proprio nel 1965
che questi tre erano stati arrestati. Come succedeva spesso, erano scomparsi
per un anno o anche per pi cosche non si sapeva bene se fossero vivi
o morti, e quindi erano stati riportati alla luce per confessare i loro delitti
nella solita maniera. Avevano confessato intelligenza col nemico (allora,
il nemico era l'Eurasia), malversazioni, assassinio di vari membri fidati
del Partito, complotti contro la persona e l'azione del Grande Fratello
che erano incominciati fin da prima della Rivoluzione e atti vari di sabotaggio
che avevano provocato la morte di centinaia di migliaia di gente. Dopo aver
confessato tutte queste belle cose, essi erano stati perdonati, reintegrati
nel Partito ed erano stati loro offerti posti che erano in realtsinecure
ma che comunque avevano nomi altisonanti. Tutt'e tre avevano pubblicato lunghi
articoli sul Times nei quali analizzavano le ragioni della loro defezione
e promettevano di fame ammenda.
Poco dopo il loro rilascio Winston li aveva veduti tutt'e tre al Caff del Castagno. Ricordava il senso di fascino straordinario col quale li aveva
guardati con la coda dell'occhio. Erano assai pivecchi di lui, reliquie
del mondo antico, quasi le ultime figure che restavano dei primi eroici giorni
del Partito. Il fascino della lotta clandestina e della guerra civile restava
ancora, seppur debolmente, appresso loro. Egli aveva la sensazione, sebbene
anche allora i fatti e le date avessero incominciato a farsi un po' confusi,
di averli sentiti nominare anche prima d'aver sentito mai nominare il Grande
Fratello. Eppure essi erano fuorilegge, nemici, intoccabili, condannati a venir
soppressi, con certezza assoluta, in almeno due o tre anni. Nessuno che fosse
caduto una volta nelle maglie della Psicopolizia era mai riuscito a cavarsela
in senso completo. Erano cadaveri che aspettavano d'essere riportati nella
tomba.
Non c'era nessuno, nelle tavole attorno a loro. Non era opportuno farsi vedere
anche soltanto nelle vicinanze di certa gente. Sedevano in silenzio, davanti
a certi bicchieri di gin al chiodo di garofano che era la specialitdel caff
Dei tre, l'aspetto che aveva impressionato di piWinston era stato quello
di Rutherford. Questi era stato un tempo un famoso pupazzettista le cui violente
vignette di propaganda avevano concorso a infiammare l'opinione pubblica, prima,
durante e dopo la Rivoluzione. Anche adesso, a lunghi intervalli l'uno
dall'altro, ogni tanto si vedevano le sue vignette sul Times. Esse non erano
che un pallido riflesso, una sorta di imitazione della sua prima maniera,
mancavano di vita, e non c'era mai caso che cogliessero davvero il segno. Erano
sempre una specie di variazione o ritorno ai vecchi temi: catapecchie
dei quartieri poveri, bambini affamati, barricate e scontri cittadini,
capitalisti col cilindro (s anche sulle barricate, i capitalisti
non rinunziavano al cilindro) e insomma una specie di sforzo continuo
e disperato per ritornare indietro nel tempo. Era un uomo veramente orribile,
con una massa di capelli grigi unti di grasso e una faccia insaccata e piena
di rughe, e certe enormi labbra da negroide. Un tempo aveva dovuto essere
eccezionalmente robusto e forte; ora il suo corpaccione sbandava, pendeva,
cascava da tutte le parti. Sembrava che si disfacesse mentre lo si guardava come
una montagna che si sbricioli.
Era l'ora morta delle quindici. Winston non riusciva a ricordare come
gli era potuto capitare di trovarsi al caffin quell'ora. Il locale era quasi
vuoto. Una musichetta leggera veniva dai teleschermi. I tre se ne stavano seduti
nel loro angolo e non facevano alcun movimento, npronunziavano alcuna parola.
Il cameriere rinnovava, di tanto in tanto, senza neppure esserne richiesto,
i bicchierini di gin. Sul tavolo accanto c'era una scacchiera con gli scacchi
pronti, ma nessuno aveva iniziato il giuoco. Fu allora, e non durin tutto
pidi mezzo minuto, che successe qualche cosa ai teleschermi.
Cambiil pezzo di musica e cambianche il genere. Fu trasmesso...
ah, era qualcosa difficile da descriversi. Era una serie di suoni curiosi,
rotti, burleschi: dentro di s Winston li definsuoni gialli. E quindi
la voce dal teleschermo prese a cantare: Sotto i larghi rami del castagno.
T'ho venduto e mi hai venduto: Lgiaccion loro, qui giacciamo noi.
Sotto i larghi rami del castagno.
I tre rimasero immobili. Ma quando Winston guarddi nuovo dalla parte
di Rutherford, al suo volto disfatto, si accorse che questi aveva gli occhi
inondati di lagrime. E per la prima volta si accorse anche (e con un brivido
interno, senza pertanto sapere esattamente perchrabbrividiva) che sia Aaronson
che Rutherford avevano il naso rotto.
Poco dopo i tre erano stati arrestati di nuovo. Si era scoperto che avevano
ripreso i loro disegni sediziosi subito appena rilasciati. Al secondo processo
confessarono di nuovo tutti i loro vecchi delitti e aggiunsero la confessione
di tutta una serie di delitti nuovi. Erano stati condannati e giustiziati
e la loro sorte era stata debitamente ricordata nelle storie del Partito, come
un monito alla posterit Circa cinque anni dopo, nel 1973, Winston, mentre
stava srotolando un fascio di carte vomitato sul tavolo dal tubo ad aria
compressa, si trovfra le mani anche un pezzo di carta che evidentemente
si era trovato per caso tra gli altri e che vi era stato lasciato
per dimenticanza. Come l'ebbe spiegato dinanzi, ne intese il profondo
significato. Era una mezza pagina strappata d'un numero del Times di circa dieci
anni prima (la parte superiore della pagina, e quindi portava la data) e recava
una fotografia dei delegati a una qualche funzione del Partito a New York.
Nel bel mezzo del gruppo spiccavano Jones, Aaronson e Rutherford. Non c'era
pericolo di essersi sbagliati: ad ogni buon conto i nomi si leggevano, in chiare
lettere, nella didascalia alla fotografia.
Il problema era questo: durante tutt'e due i processi, tutt'e tre gli uomini
avevano confessato che, all'epoca in cui era stata presa la fotografia, essi
si trovavano sul territorio eurasiano. Erano decollati da un aeroporto segreto
nel Canada, per partecipare ad una conferenza coi membri del Quartier Generale
Eurasiano, che avevano messo a parte di importanti segreti militari. La data
era rimasta ben fissa nella memoria di Winston perchcadeva, per caso, proprio
il 24 giugno, e cioil solstizio d'estate, il cosiddetto midsummer's day;
l'intera faccenda, d'altra parte, doveva essere narrata anche in innumerevoli
altri luoghi. Non c'era che una possibile conclusione: le confessioni non erano
che un cumulo di menzogne.
Naturalmente questa non era, di per se stessa, una scoperta. Anche allora
Winston non poteva credere che la gente scomparsa nei repulisti avesse realmente
commesso i delitti di cui veniva accusata. Ma quella era una prova concreta:
era un frammento del passato abolito, come un osso fossile che si fa scoprire
in uno strato geologico impreveduto e distrugge una teoria. Era sufficiente
per far andare a pezzi tutto il Partito, nel caso fosse stato possibile renderla
di pubblica ragione.
Winston aveva continuato a lavorare come se niente fosse. Appena ebbe visto
di che si trattava, ed ebbe capito che cosa significava, ricoperse subito
il ritaglio con un altro foglio di carta. Per fortuna, mentre lo stava
srotolando, era capovolto rispetto al teleschermo. Aveva preso il taccuino sulle
ginocchia e aveva spinto indietro la sedia, in modo da restare il pilontano
possibile dal teleschermo. Cercar di cancellare ogni possibile espressione dalla
faccia non era difficile, anche il respiro si poteva controllare e studiare,
con qualche sforzo. Ma non si sarebbero potuti controllare i battiti del cuore,
e il teleschermo sarebbe riuscito a percepirli benissimo, tant'era delicato
il dispositivo. Lasciche passassero, a un dipresso, dieci minuti, atterrito
alla prospettiva che un qualche accidente (una improvvisa corrente d'aria,
per esempio, che gli avesse spazzato lo scrittoio) lo tradisse. Poi, sempre
senza farsi scoprire, lasciandare il ritaglio nel buco della memoria, assieme
ad altri pezzi di carta straccia. In un minuto, forse, sarebbe stato ridotto
in cenere.
Ciera accaduto dieci... undici anni prima. Ora, probabilmente, Winston avrebbe
conservato la fotografia. Era curioso che quel fatto d'averla tenuta tra le dita
gli sembrava costituisse una differenza anche ora che la fotografia, coscome
l'avvenimento che essa aveva registrato, era affidata soltanto alla memoria.
La soggezione in cui il Partito teneva il passato diveniva forse meno totale,
egli si chiedeva, soltanto perchun capo di prova, che ora non esisteva pi
era esistito una volta? Ma oggi, anche supponendo che quella fotografia potesse
risorgere dalle sue stesse ceneri, essa avrebbe potuto non costituire proprio
una vera prova schiacciante. All'epoca in cui egli aveva fatto la scoperta,
l'Oceania non era gipiin guerra con l'Eurasia, e doveva essere appunto
a favore degli agenti dell'Estasia che i tre avevano tradito il loro paese.
Da allora erano intervenuti molti altri mutamenti e voltafaccia: due, tre,
non poteva ricordarsi esattamente quanti. Molto probabilmente le confessioni
erano state scritte e riscritte tante di quelle volte che alla fine i fatti
e le date originali non avevano pinessun significato. Non solo il passato
mutava, ma mutava continuamente. Quel che pispesso lo tormentava,
con l'ossessione di un vero incubo notturno, era che egli non era mai riuscito
a capire chiaramente per quale ragione quell'enorme impostura era stata messa
in moto. I vantaggi immediati di falsificare il passato erano palesi, ma il fine
ultimo era avvolto nel mistero. Prese ancora una volta la penna, e scrisse:
Capisco COME: non capisco PERCH Si chiese quindi, come aveva gifatto, del resto, parecchie altre volte,
se per caso non fosse malato di mente. Forse malato di mente era soltanto
chi pensava cose diverse da quelle degli altri. Un tempo, credere che la terra
girasse intorno al sole costituiva un segno certo di pazzia: oggi, credere
che il passato fosse inalterabile era la stessa cosa. Poteva essere lui solo,
a credere quella proposizione, e se era lui solo, era certo malato di mente.
Ma l'idea di essere malato di mente non lo preoccuptroppo: la cosa
piterribile era che, oltre a essere malato di mente, egli potesse anche
sbagliarsi.
Prese il libro di storia per bambini ed esaminil ritratto del Grande Fratello
che ne costituiva il frontespizio. Lo sguardo ipnotico si fissnei suoi occhi.
Era come se una forza imponente lo stesse schiacciando... qualcosa
che penetrasse lentamente nel suo cranio, prendesse a battere sul suo cervello
per aprirlo e, facendo presa sul suo terrore, lo persuadesse, quasi, a negare
la prova fornita dai suoi stessi sensi.
Alla fine il Partito avrebbe proclamato che due e due fanno cinque, e si sarebbe
dovuto crederlo. Era inevitabile che lo pretendesse, prima o poi. Lo esigeva
la stessa logica della sua posizione. Non solo il valore dell'esperienza
ma persino la stessa esistenza nella realtesterna era tacitamente negata
dal loro sistema filosofico. L'eresia delle eresie era ritenuto buon senso.
E la cosa pispaventosa era che essi avrebbero ucciso non perchsi pensava
altrimenti da loro, ma perchavrebbero anche potuto esser nel vero! perch
dopo tutto, in che modo sappiamo che due e due fanno quattro? O che esiste
la forza di gravit O che il passato non si pumutare? Se sia il passato
sia il mondo esterno esistono solo nella mente, e se la mente stessa soggetta
ad essere controllata... che ne segue? Ma no! Improvvisamente sentiva
di riprender coraggio. Il volto di O'Brien, che pure non era richiamato
da nessuna ovvia associazione di idee, torna farglisi vedere agli occhi della
mente. Egli sapeva, con certezza maggiore che per il passato, che O'Brien
era dalla sua parte. Egli stava scrivendo il diario per O'Brien... a O'Brien:
era come una lettera senza fine che nessuno avrebbe mai letta, ma che pure
era indirizzata a una determinata persona e traeva ragione da questa circostanza.
Il Partito raccomandava di non badare alla prova fornita dai propri occhi
e dalle proprie orecchie. Era l'ordine finale, il piessenziale di tutti.
Il suo cuore ebbe un tuffo al pensiero dell'enorme potere spiegato contro
di lui, della facilitcon cui ognuno dei cosiddetti intellettuali del Partito
lo avrebbe potuto rovesciare sul tappeto della discussione, degli argomenti
sottili ch'egli non sarebbe stato in grado di comprendere, e tanto meno
di controbattere con adeguate risposte. Eppure lui aveva ragione! Loro avevano
torto e lui aveva ragione. Le cose ovvie, le cose semplici, le cose vere
dovevano essere difese. Le veritevidenti erano vere, non ci potevano essere
dubbi, su questo! il mondo concreto esiste, le sue leggi non mutano. Le pietre
sono dure, l'acqua liquida, gli oggetti privi di sostegno cadono verso
il centro della terra. Sempre pensando che stesse scrivendo a O'Brien
e con l'idea di stare enunciando un importante assioma, egli scrisse La libert consiste nella libertdi dire che due pidue fanno quattro. Se concessa
questa libert ne seguono tutte le altre.
Da qualche parte, allo sbocco d'un vicolo, l'aroma del cafftostato, vero
caff non caffdella Vittoria, si sparse per la strada. Winston si ferm involontariamente. Per due secondi, forse, si ritrovnel mondo della
sua infanzia mezzo dimenticato. Si sentsbattere una porta, e l'aroma
fu tagliato, interrotto con la stessa decisione che se fosse stato un suono.
Aveva percorso parecchi chilometri sul selciato e l'ulcera varicosa aveva
ripreso a dolergli. Era la seconda volta, in tre settimane, che aveva mancato
di partecipare alle serate del Centro Sociale: atto sconsiderato, poich si poteva star certi che il numero delle presenze, al Centro Sociale, sarebbe
stato accuratamente controllato. Un membro del Partito non aveva, per principio,
tempo da perdere, e non restava mai solo se non nel proprio letto.
Era sottinteso che quando non lavorava, non mangiava, ndormiva, avrebbe
senz'altro preso parte almeno a qualcuno dei trattenimenti collettivi: fare
qualsiasi cosa che potesse far pensare al gusto della solitudine, persino andare
a spasso da soli, cos per sgranchirsi le gambe, avrebbe costituito un atto
piuttosto pericoloso. C'era una parola per definirlo, in neolingua: ~itimprop
(vita in proprio~, che stava a significare insieme individualismo
ed eccentricit
Ma quella mattina, come se ne usciva dal Ministero, l'aria d'aprile, carica
di effluvi, l'aveva tentato. Il cielo rimandava un azzurro picaldo di quanti
non ne avesse veduti quell'anno, e improvvisamente l'idea della lunga serata
al Centro, il chiasso, la noia dei giuochi, la pesantezza delle conferenze, quel
cameratismo forzato, che andava lubrificato dal gin come un meccanismo
arrugginito, tutte queste cose insieme, gli erano sembrate intollerabili.
Un impulso diretto e preciso l'aveva allontanato dalla fermata dell'autobus
e s'era messo quindi a camminare nel labirinto delle vie di Londra, prima verso
sud, e poi di nuovo verso nord, quasi perdendo la via, fra vicoli e stradette
sconosciute, curandosi appena della direzione in cui stava andando.
"Se c'ancora una speranza" aveva scritto nel diario "si trova fra i prolet."
Non poteva togliersi dal capo quelle parole: dichiarazioni d'una mistica verit e d'una assurditpalpitante. Doveva essere da qualche parte degli oscuri
quartieri popolari al nord-est della citt nei pressi di quella che era stata
una volta la stazione di St. Pancras. Stava camminando per una stradetta
ghiaiosa ai cui lati si levavano certe case basse a due piani soltanto,
con certi portoncini scalcinati che s'aprivano sulla stessa via,
e che ricordavano curiosamente i buchi dei sorci. Rigagnoli d'acqua sporca
correvano qua e ltra i sassi. Fuori e dentro gli oscuri portoncini e in fondo
a certi vicolacci strettissimi che s'aprivano da tutt'e due i lati, si vedevano
gli abitanti ammassati, gli uni sugli altri, in numero incredibile, ragazzine
nel pieno della giovinezza con le labbra crudamente dipinte, e giovani
che davano loro la caccia, donne disfatte dalla gonfiezza che camminavano
ciondoloni e facevano capire che cosa sarebbe successo di quelle altre ragazzine
nello spazio di appena dieci anni, vecchi curvi che acciabattavano a gambe
larghe, gruppi di bambinetti scalzi e cenciosi che diguazzavano nei rigagnoli
e che si disperdevano in un attimo all'udire certe furibonde grida delle madri.
Forse un quarto delle finestre che davano nella strada era rotto e rimediato
con pezzi di cartone incollato sopra. La maggior parte della gente non concesse
alcuna attenzione al passaggio di Winston: pochi gli buttarono qualche occhiata
sospettosa e insieme incuriosita. Due orribili donne, con le braccia rosse
incrociate sui grembiuli, stavano parlando fuori d'un portone. Winston colse
frammenti di conversazione mentre si avvicinava.
.~S dico, va proprio bene, va proprio benissimo, dico. Ma se foste stata
al mio posto avreste fatto come ho fatto io. E facile criticare, dico,
ma a voi non s'presentato lo stesso problema che a me." 亟hdisse l'altra
怨 proprio cos Bisogna dire che proprio cos鮕 La voce stridula si ferm di scatto. Le donne cominciarono a studiarlo mantenendo un silenzio ostile
mentre stava passando loro davanti. Ma non era proprio ostilit una specie,
bens鮕, di temporaneo irrigidimento, come se fosse passato, al suo posto, qualche
animale sconosciuto. Le tute azzurre del partito non erano spettacolo consueto,
da quelle parti. E veramente non era troppo opportuno farsi vedere a passare
per una strada come quella, a meno che non si avessero serie ragioni di lavoro
connesse con l'ambiente. La pattuglia avrebbe potuto anche fermarvi, se v'avesse
incontrato. "Posso dare un'occhiata ai vostri documenti, camerata? Che state
facendo da queste parti? A che ora avete lasciato il lavoro? E questo
il percorso abituale per recarvi a casa?" e via di seguito. Non che ci fosse
nessun precetto contrario al ritornare a casa per vie inconsuete:
ma era abbastanza per attrarre l'attenzione della Psicopolizia, specie se essa
aveva gila pulce nell'orecchio.
Tutt'a un tratto, l'intera strada fu in subbuglio. Grida di allarme Si levarono
da ogni parte. Tutti correvano a rintanarsi nei portoncini, veloci come conigli.
Una donna sguscifuori dal suo portone poco discosto da Winston, afferr un bambino che stava giocando nel rigagnolo, se lo avvolse tutto nel grembiule
e rientrdentro, in un baleno, con un movimento solo. Nello stesso istante,
un uomo vestito di scuro, sbucato da un vicolo laterale, venne di corsa verso
Winston e facendo dei gesti affannati per indicare il cielo: 促iroscafo! strill 亮uarda, guarda! Casca addosso! Buttati a terra!"Piroscafo"
era il nomignolo che, per non si sa quale ragione, i prolet davano alle bombe.
Winston si buttprontamente a terra. I prolet avevano sempre una ragione,
quando davano allarmi di quel genere. Sembrava quasi che possedessero una sorta
d'istinto che dava loro il preavviso, con un certo numero di secondi, d'una
bomba che stesse cadendo, sebbene le bombe fossero piveloci del suono. Winston
si passle mani giunte sul capo. Si sentuna specie di ruggito che fece
sobbalzare il selciato: una pioggia d'oggetti leggeri venne a picchiargli sulla
schiena. Quando, in seguito, si alzin piedi, -vide che erano frammenti
di vetro da una finestra sulla sua testa.
Andavanti. La bomba aveva demolito un gruppo di case in quella stessa strada.
Un pennacchio di fumo si levava verso il cielo, e sotto si vedeva un nuvolone
di polvere di calcestruzzo in mezzo a cui si assembrava una piccola folla
per guardare attorno alle rovine. Un blocco di calcestruzzo precipitato
sul selciato gli sbarra un tratto il passo vide che era attraversato
da una striscia di lucido rosso. Come si fu avvicinato, si accorse
che era una mano tagliata netta al polso. A parte il taglio, che rimandava
un vivido rosso, la mano era cosbianca che sembrava un calco di gesso.
Diede una spinta con il piede all'oggetto finche non fu caduto nel rigagnolo
e quindi, per evitare la folla, s'infilin una stradetta che s'apriva alla
sua destra. In tre o quattro minuti si trovfuori dalla zona colpita.
Il sudicio formicolio di esseri continuava in quella nuova parte come se nulla
fosse successo. Erano quasi le venti e le mescite frequentate dai prolet
(le chiamavano pubs~ erano piene di clienti. Dai sudici battenti che s'aprivano
e si chiudevano di continuo veniva un puzzo di orina, segatura e birra acida.
Nell'angolo formato da due case, tre uomini se ne stavano uno vicino all'altro:
quello di mezzo teneva un giornale spiegato, che gli altri due stavano studiando
alle sue spalle. Prima ancora che fosse tanto vicino da poter cogliere
l'espressione dei loro volti, Winston potrendersi conto, dalla tensione
di tutte le membra dei loro corpi, che erano assorti nella lettura. Stavano
leggendo, senza dubbio, una notizia di grande importanza.
Come li ebbe sorpassati di poco, il gruppo si divise, e due dei componenti
presero ad alzare la voce come per una lite violenta e improvvisa.
Ci fu un momento in cui stavano per prendersi a cazzotti.
俑a non puoi starmi un po' a sentire? Ti dico che nessun numero che finisce
per sette ha vinto negli ultimi quattordici mesi!俑a sche ha vinto! 俑a no, che non ha vinto! A casa conservo tutte le estrazioni da due anni
almeno, le ho segnate su un pezzo di carta.
Le segnavo tutte, con la puntualitdi un orologio. E ti dico: nessun numero
che finisce per sette...俑a s ha vinto il sette! Ti potrei dire anche
il numero.
Quattro, zero, sette, finiva cos Era in febbraio... la seconda settimana
di febbraio.~ 俑a che febbraio della malora! Li ho segnati tutti, nero
su bianco. E ti dico: nessun numero...亟 piantala!disse il terzo.
Parlavano, evidentemente, della Lotteria. Winston, come fu andato avanti d'una
trentina di passi, diede una guardata indietro. Stavano ancora litigando,
con certe facce accese e appassionate. La Lotteria, con i suoi vistosi premi
settimanali, era l'unico avvenimento pubblico a cui i prolet s'interessassero.
Era piche probabile che la Lotteria fosse la ragione principale,
se non la sola, per cui milioni di prolet avevano ancora un qualche attaccamento
alla vita. Era la loro maggior fonte di piacere, il loro margine di follia,
teneva il posto di stupefacente, di stimolante intellettuale. Quando si trattava
della Lotteria, anche la gente che sapeva appena leggere e scrivere diventava
capace dei calcoli pidifficili e di sorprendenti sforzi di memoria. C'era
tutta una categoria di persone che si guadagnava da vivere soltanto
con la vendita dei picomplicati sistemi di vincita, di pronostici
e portafortuna. Wlnston non aveva le mani in pasta, per quel che riguardava
la Lotteria, che era affare del Ministero dell'Abbondanza, ma sapeva comunque
(come tutti sapevano, nel Partito) che i premi erano in gran parte del tutto
immaginari. Solo piccole somme venivano effettivamente pagate, ma i vincitori
dei premi maggiori (che erano, sulla carta, addirittura favolosi) erano
semplicemente persone inventate, che non esistevano affatto. Dal momento
che non era possibile alcuna effettiva comunicazione tra un luogo e l'altro
dell'Oceania, questo trucco era di facilissima attuazione.
Ma se c'era speranza, la speranza doveva trovarsi fra i prolet. Bisognava
metterselo bene in testa. Se quest'idea si rivestiva di parole, sembrava davvero
un'idea sensata: ma era soltanto allora, quando cioaccadeva di vedere quegli
esseri umani che vi camminavano accanto, sul selciato, che essa diventava
un atto di fede. La strada nella quale Winston s'era cacciato finiva
in una discesa. Aveva l'impressione d'essere stato da quelle parti un'altra
volta, e che poco discosto ci fosse una strada principale. Da una qualche parte
innanzi a lui veniva un suono di voci animate. La strada voltava bruscamente,
e quindi terminava in certi scalini che conducevano in un'altra strada angusta
dov'era qualche bancarella di legumi fradici. Winston ricorddove si trovava.
La stradetta metteva in una strada principale, e alla prima svolta, a
non pidi cinque minuti, era la bottega del robivecchi dove aveva comprato quel
grosso quaderno in cui aveva cominciato a scrivere il suo diario. E da un piccolo
cartolaio, lvicino, aveva comprato la cannuccia e la boccetta d'inchiostro.
Si fermun momento al sommo degli scalini. Al lato opposto della strada
s'apriva un pucoi vetri che sembravano smerigliati, ma che in realterano
semplicemente incrostati di polvere. Un uomo all'apparenza assai vecchio, curvo,
ma ancora in gamba, con certi baffi bianchi arricciati, spinse la porta
ed entr Mentre Winston lo stava guardando, gli venne fatto di pensare
che il vecchio doveva avere almeno ottant'anni, e quindi aveva dovuto essere
sulla quarantina quando era cominciata la Rivoluzione. Lui, e qualche altro come
lui, erano ormai fra i pochi legami rimasti col mondo scomparso del capitalismo.
Anche nel Partito erano rimaste ormai assai poche persone che s'erano formate
prima della Rivoluzione. La vecchia generazione era stata in gran parte sommersa
del tutto nei grandi repulisti dopo il '50 e il '60, e quei pochi che erano
sopravvissuti erano stati costretti dalla paura, e da tempo ormai,
a una completa resa intellettuale.
Se ci poteva essere qualcuno, ancora vivo, in grado di fornire notizie
attendibili sulla prima metdel secolo, questi non poteva essere che un prolet.
Tutt'a un tratto, quel passo del libro di storia che aveva ricopiato
nel suo diario tornin mente a Winston, ed egli fu colto da un'improvvisa idea,
assolutamente pazzesca. Sarebbe entrato nel pu avrebbe tentato
di far la conoscenza del vecchio e gli avrebbe rivolto alcune domande.
Gli avrebbe detto: "Raccontatemi della vostra vita, di quando eravate bambino.
Era come quella di adesso? Le cose andavano meglio di come vanno ora, o andavano
peggio?".
In gran fretta, per non dar tempo alla paura di sopraffarlo, Winston discese
gli scalini e attraversla stradetta. Era un gesto da pazzi, naturalmente.
In veritnon c'era una regola precisa che proibisse di rivolgere la parola
ai prolet e di frequentare quei loro pubs, ma il farlo costituiva comunque
un atto troppo insolito perchpotesse passare inosservato. Se fosse apparsa
una pattuglia, Winston avrebbe accusato una specie di malore, o uno svenimento,
ma sarebbe stato assai poco probabile che lo credessero. Aprla porta e subito
fu investito in piena faccia da un insopportabile puzzo di birra acida. Mentre
entrava, l'altezza del vocio scese a metdel volume. Dietro le spalle poteva
sentire gli occhi di tutti fissati sulla sua tuta. Un gruppo che stava facendo
il tiro a segno con le frecce (un giuoco che si faceva, per solito, solo
nei pubs) s'interruppe per circa trenta secondi. Il vecchio che Winston aveva
seguito era davanti al banco, e sembrava che stesse litigando col barista,
il quale era un tipo di giovanottone tarchiato, dal naso a becco, e con certe
braccia enormi.
Altre persone, tutte con i bicchieri in mano, se ne stavano intorno a guardare
la scena.
俊e l'ho chiesto abbastanza chiaramente, no?disse il vecchio irrigidendo
le spalle con aria combattiva. 非avvero vuoi darmi a intendere
che non c'rimasto nemmeno mezzo boccale da una pinta in tutta questa mescita
fottuta?" 侵n nome dell'inferno, ma che cos'una pinta?chiese il barista
appoggiandosi con la punta delle dita sul banco.
俑a sentitelo! Si fa chiamare barista e non sa nemmeno che cos'una pinta! Be',
una pinta metd'un quarto, e ci sono quattro quarti in un gallone. Vuoi
che t'insegni anche l'alfabeto?" 俑ai sentiti!" disse il barista secco. 俠itri
e mezzi litri... ecco tutto quello che posso servire. Quelli ldavanti sono
i bicchieri ." .~E a me piace una pinta" insisteva il vecchio om'avresti potuto
dare benissimo una pinta. Non c'erano questi litri fottuti quando ero giovane."
~ Quando tu eri giovane, noi vivevamo in cima agli alberidisse il barista
gettando un'occhiata ai clienti intorno.
Ci fu uno scoppio di risa, e quella specie di disagio ch'era seguito
all'entrata di Winston sembrscomparire. La faccia pallida del vecchio
era diventata di fiamma. S'era voltato brontolando fra s e quindi aveva urtato
Winston. Winston lo prese cortesemente per il braccio.
~ Posso offrirvi da bere?" chiese.
~ Si capisce che sei un signore~ disse l'altro irrigidendo ancora le spalle.
Non sembrnotare la tuta azzurra di Winston.
~Una pinta!" disse energicamente al barista. ~Una pinta di birra!" Il barista
versa due mezzi litri di birra scura in certi grossi bicchieri che aveva
sciacquati in un secchio sotto il banco.
La birra era la sola bevanda che si poteva avere nei pubs dei prolet. I prolet
non avrebbero dovuto bere il gin, sebbene in pratica potessero procurarsene
abbastanza facilmente. Il giuoco delle frecce aveva ripreso, e il gruppo
di persone attorno al banco aveva ricominciato a discorrere dei biglietti della
Lotteria. La presenza di Winston fu, in breve, dimenticata.
C'era un tavolo sotto una finestra, dove Winston e il vecchio avrebbero potuto
chiacchierare senza timore di essere ascoltati. Era spaventosamente pericoloso,
ma in ogni modo non c'erano teleschermi nel locale, come si era potuto
assicurare appena entrato.
俑'avrebbero potuto versare una pintabrontolil vecchio mentre si sedeva
stringendo il bicchiere. 俑ezzo litro non basta. Non arriva a soddisfarmi.
E d'altra parte un litro troppo. Mi mette subito in moto la vescica. Senza
parlare del prezzo.非ovete aver veduti molti cambiamenti da quand'eravate
un giovanotto!disse Winston cercando di provocare il vecchio.
Gli occhi chiari del vecchio si spostarono dal bersaglio delle frecce al banco,
e dal banco alla porta dei cessi, come se pensasse che i cambiamenti s'erano
prodotti nel locale.
俠a birra era megliodisse finalmente. 亟 costava di meno! Quando
io ero un giovanotto, la birra dolce... la chiamavano ~vaUop... faceva quattro
pence alla pinta. Prima della guerra, s'intende.侶uale guerra?chiese
Winston.
亟 sempre la stessa guerra" disse il vecchio con aria distratta. Lev il bicchiere, e irrigiddi nuovo le spalle. 青on i migliori auguri
per la vostra salute!Nella gola magra, il pomo d'Adamo appuntito si muoveva
rapidamente su e gimentre il vecchio inghiottiva la birra.
Winston se n'andal banco e ritorncon altri due mezzi litri. Sembrava
che il vecchio si fosse scordato dei suoi pregiudizi contro i litri interi.
俟iete molto pivecchio di me" disse Winston. 非ovevate essere un uomo fatto
ancora prima che io nascessi. E vi potete ricordare com'era nei tempi antichi,
prima della Rivoluzione. Le persone della mia etnon sanno niente di quei
tempi. Possiamo solo leggerne qualche notizia nei libri, e quel che c'scritto
nei libri potrebbe anche non essere vero.
Mi piacerebbe sapere la vostra opinione. I libri di storia dicono che prima
della Rivoluzione la vita era completamente diversa da com'adesso. Dicono
che c'era la peggiore delle oppressioni, ingiustizie, miseria... peggio
di quanto noi possiamo immaginare. Qui a Londra sembra che la gente, da quando
nasceva fino a quando moriva, non avesse mai abbastanza di che sostenersi. Met non poteva nemmeno farsi le scarpe. Lavoravano dodici ore al giorno, smettevano
d'andare a scuola a nove anni, e dormivano in dieci in una stanza.
E nello stesso tempo c'erano poche persone, appena qualche migliaio...
si chiamavano capitalisti... che avevano denari e potere. Possedevano tutto
ciche si poteva possedere. Vivevano in certi splendidi palazzi con trenta
servitori ai loro ordini, giravano in automobile e in carrozze col tiro
a quattro, bevevano champagne e portavano il cilindro...Il vecchio sembr illuminarsi improvvisamente.
勇l cilindro!disse. 亮iusto lui! E proprio buffo che ne parliate. Anche
a me venuta in mente la stessa cosa, ieri. Non so perch Stavo proprio
pensando che non ho pivisto I ombra d'un cilindro da chissquanti anni.
Devono essere passati di moda, devono essere. L'ultima volta che ho portato
un cilindro fu ai funerali di mia cognata. E questo successe... be', vediamo,
non potrei dirvi la data precisa, ma dev'essere stato press'a poco quasi
cinquanta anni fa. Naturalmente l'avevo preso a nolo per l'occasione,
non crediate...俏on importa molto dei cilindridisse Winston, calmo.
俠a questione che i capitalisti... loro con quei quattro avvocati e preti
e via di seguito che vivevano alle loro spalle...
che i capitalisti erano i padroni della terra. Tutto esisteva solo a beneficio
loro. Voi... voglio dire le persone comuni, i lavoratori... erano loro schiavi.
Potevano fare di voi qualsiasi cosa avessero voluto. Potevano andare a letto
con le vostre figlie, se lo volevano. Potevano farvi frustare con un affare
che si chiamava il gatto dalle nove code. Dovevate togliervi il cappello quando
passavano. Ogni capitalista non si muoveva senza uno stuolo di lacch
i quali...Il vecchio s'illumindi nuovo.
侵 lacchdisse. 亟cco una parola che non ho sentito da tanti anni. I lacch
Ah, questo mi fa tornare indietro. Mi ricordo... oh, chissquanti anni
fa, io andavo qualche volta, la domenica dopopranzo, a sentire quei tali
che facevano i discorsi... l'Esercito della Salvezza, i Cattolici, gli Ebrei,
gli Indiani... ce n'era di tutte le specie. E c'era un tale... be', non ricordo
il nome, ma uno di quelli che sapevano parlare sul serio... ah, se parlava bene!
Non gliela dava vinta. Lacch diceva, lacchdella borghesia! Leccapiedi della
classe al potere! Parassiti!... questo era un altro di loro... e iene!
ah, li chiamava proprio iene. Naturalmente voleva dire i laburisti, come
sapete...Winston ebbe la sensazione che stessero parlando di due cose diverse.
Quel che io vorrei sapere questodisse 剃redete d'avere pilibert adesso di quanta ne avevate allora? Siete trattato ora, al contrario di come
eravate trattato prima, come un essere umano? Nei tempi passati, i ricchi,
quelli che stavano in cima...俠a camera dei Paridisse il vecchio, rapito,
come ricordandosi.
俠a camera dei Pari, se vi piace. Quel che chiedo se questi capitalisti
vi trattavano come inferiori, soltanto perchloro erano ricchi e voi eravate
poveri. E proprio vero, per esempio, che li dovevate chiamare "signore"
e che dovevate togliervi il cappello quando passavano?Il vecchio s'immerse
profondamente in un suo pensiero.
Bevve quasi un quarto della sua birra, prima di rispondere.
俟 disse o preferivano che faceste il cenno di togliervi il cappello.
Era un segno di rispetto. A me non piaceva un gran che, ma l'ho fatto anch'io
un sacco di volte. Eh s si doveva fare come dite voi.亟 c'era davvero
l'abitudine (io riporto quel che ho letto nei libri di storia), c'era davvero
l'abitudine da parte di questi signori e dei loro servitori, quando passavano
per la strada, di buttare la gente fuor del selciato, nei rigagnoli?" 俗no
di loro, una volta m'ha dato una spintadisse il vecchio 匍e lo ricordo come
se fosse ieri. Era la sera delle Regate... ah, diventavano davvero
dei villanzoni, la sera delle Regate... e io vado a sbattere contro
un giovanotto, uno di quelli... in Shaftesbury Avenue. Era proprio vestito
a puntino, un signore, la camicia inamidata, il cilindro, il cappotto scuro.
Andava a zig zag in mezzo alla strada. E io lo urto come se fosse per caso.
Dice: ma non sapete dove mettete i piedi? Dico: credi che la strada tutta tua,
credi d'averla comperata alla riffa? Dice: ti fracasso quella tua testaccia,
se mi dai tempo. Dico: sei sbronzo, ti rimetto in sesto in un minuto, dico.
E dovete credermi, m'ha preso con la mano per il petto e m'ha dato uno di quegli
spintoni che m'ha mandato a finire quasi sotto le ruote di un autobus. Be',
io ero abbastanza giovane allora, e l'avrei ritrovato, un bel giorno.
Solo.....
Un senso di disperazione prese Winston. La memoria del vecchio non doveva essere
che un cumulo di stupidissimi particolari insignificanti. Si sarebbe potuto
bersagliarlo di domande per tutt'intera una giornata senza poter mettere la mano
su nessuna reale informazione. Le storie del Partito avrebbero anche potuto
essere attendibili, in certo modo: avrebbero persino potuto essere completamente
attendibili.
Fece un ultimo tentativo.
亭orse non mi sono spiegato benedisse. 侶uel che voglio dire questo:
voi avete vissuto per un tempo piuttosto lungo, e avete vissuto quasi metdella
vostra vita prima della Rivoluzione. Nel 1925, per esempio, eravate
gigrandino.
Volete dirmi, per quanto potete ricordarvene, se la vita nel 1925 era meglio
o era peggio di quanto non sia ai giorni nostri? Se vi fosse dato di scegliere,
preferireste essere vissuto allora o preferireste vivere oggi?Il vecchio
fissava in silenzio il bersaglio delle frecce. finla birra, ma con incredibile
lentezza. Come poi comincia parlare, fu con un'aria tollerante, come
se la birra l'avesse alfine addolcito.
俠o so quel che volete farmi diredisse. 侮olete ch'io dica come vorrei esser
giovane di nuovo. La maggior parte delle persone vi diranno che vorrebbero
essere giovani di nuovo, se fate tanto di domandarglielo. Quando siete giovane,
siete forte e in salute. Quando invece arrivate alla mia etsiete pieno
di acciacchi, i piedi fanno sempre maledettamente male. Certe fitte, se sapeste!
e la vescica... be', non ne parliamo. Mi fa alzare dal letto sei o sette volte
per notte. D'altra parte ci sono degli incalcolabili vantaggi, nell'esser
vecchio. Non ci sono pile solite preoccupazioni: niente pasticci con le donne,
per esempio, che non poco. Non ho avvicinato una donna da pidi trent'anni,
credete a me. E non ne ho nemmeno sentito il bisogno, che anche
piimportante.Winston si appoggial davanzale. Non c'era niente da fare:
era inutile continuare. Stava per tornare al banco a far rifornimento di birra,
quando il vecchio si levin piedi e si mosse acciabattando verso l'orinatoio
puzzolente che s'apriva in fondo al locale. Winston rimase seduto
uno o due minuti, a fissare il suo bicchiere vuoto, e s'accorse appena che,
qualche minuto dopo, i suoi piedi lo avevano condotto di nuovo nella strada.
In vent'anni al massimo, pens la terribile e pur semplicissima domanda:
"La vita era meglio prima della Rivoluzione, o adesso?" avrebbe cessato
una volta per sempre d'aver la possibilitdi provocare una risposta.
Ma in effetti non riusciva ad avere una risposta nemmeno adesso, dal momento
che anche i pochissimi sopravvissuti del passato, sparsi qua e l erano
del tutto incapaci a paragonare un'epoca con l'altra. Si ricordavano un milione
di coserelle inutili, una lite con un compagno di lavoro, la ricerca d'una pompa
di bicicletta, l'espressione del volto d'una sorella morta da chissquanto
tempo, i mulinelli di polvere in una mattina di vento, settant'anni fa...
ma tutti quegli altri fatti che importavano erano al di ldelle loro
possibilitdi percepire. Erano come le formiche, che possono vedere gli oggetti
piccoli, ma non i grandi. E quando la memoria faceva cilecca, i documenti
scritti erano falsificati... quando avveniva tutto questo, la pretesa
del Partito d'avere migliorato le condizioni di vita doveva essere accettata,
perchnon era mai esistita, nsarebbe stata per esistere pimai, alcuna
pietra di paragone che potesse servir di misura.
In quel punto il seguito dei suoi pensieri fu arrestato d'improvviso. Si ferm e guarddinanzi a s Si trovava in una stradetta con poche bottegucce buie,
sparse qua e l tra le case d'abitazione. Proprio sulla sua testa stavano
sospese tre palle di metallo scolorite, che sembravano avere avuto una volta
una mano di porporina. Gli pareva di riconoscere il luogo. Ma certo! Stava
proprio di fronte alla porta del robivecchi dove aveva comperato il diario.
Fu colto da un brivido di paura. Era stato un atto davvero imprudente quello
di comperare il diario tanto per cominciare, e aveva giurato di non tornar
mai piin quel luogo dove l'atto era avvenuto. Eppure, proprio mentre aveva
dato campo ai pensieri di muoversi in libert i piedi l'avevano condotto
a sua insaputa proprio in quel luogo. Ed era proprio contro propositi suicidi
come questo che egli aveva sperato di guardarsi nell'aprire il diario. Nello
stesso tempo non potfare a meno di notare che, sebbene fossero le ventuno,
la botteguccia era ancora aperta. Seguendo il criterio ch'egli sarebbe
certamente stato piin vista l fermo sul marciapiedi, che non dentro
la bottega, oltrepassl'ingresso. Se ne fosse stato richiesto, avrebbe potuto
dire benissimo che era entrato a comperare delle lamette.
Il proprietario della bottega aveva acceso proprio allora una lampada a olio
che rimandava un odore grasso e sudicio, ma comunque accogliente. Doveva essere
sulla sessantina, dall'aspetto malaticcio, curvo, con un naso lungo e occhi
dolci, deformati da un paio di grossissime lenti. Aveva i capelli quasi bianchi,
ma le folte sopracciglia erano ancora nere. Gli occhiali, i movimenti cortesi
e complimentosi, assieme al fatto che indossava una vecchia giacchetta
di velluto nero, gli conferivano una certa aria da intellettuale, come se avesse
potuto essere qualcosa di simile a un letterato, o che so io, un musicista.
La voce era dolce, come sommessa, e il suo accento era affinato, rispetto
a quello dei prolet ordinari.
侮i ho riconosciuto l in stradadisse immediatamente.
侮oi siete il signore che ha acquistato l'album della giovinetta.
Eh, era davvero carta fine! Tipo crema, si chiamava.
Quella carta non si fabbrica pi.. vediamo... oh, direi da cinquanta anni. Diede un'occhiata a Winston al disopra degli occhiali. 青'niente che posso
fare per voi, o siete venuto cos solo per dare un'occhiata in giro?促assavo
di quidisse Winston con studiata distrazione 則o dato un'occhiata dentro:
no, non che voglia nulla in particolare...亭a lo stessodisse l'altro
冠nche perchnon credo che avrei potuto soddisfarvi.Fece un gesto come
per scusarsi, con la mano dalle palme molli. 侮edete anche voi com'
una bottega vuota, si direbbe. Tra noi: il commercio degli oggetti antichi
ormai liquidato. Nessuno pichiede nulla, e nessuno pivende nulla. Mobili,
porcellane, cristalli... s'sfasciato tutto, a poco a poco. E naturalmente,
il grosso della roba di metallo stato fuso. Io non ho visto un candeliere
di rame da anni...L'interno della botteguccia, infatti, era inverosimilmente
pieno di oggetti, ma non c'era nulla, che potesse rappresentare il minimo
valore. Anche lo spazio del pavimento era piuttosto ristretto, perchcontro
le pareti stava ammassato un incredibile numero di comici impolverate. Nella
vetrina c'erano vassoi di viti e catenacci, scalpelli fuori uso, temperini
con le lame rotte, orologi arrugginiti che non avevano nemmeno la pretesa
di camminare, e altra roba del genere.
In un angolo, per su un tavolo basso, c'era un mucchietto di curiositcome
tabacchiere rivestite di bronzo, fermagli d'agata e simili, che sembrava
potessero avere un qualche interesse. Mentre Winston esaminava quegli oggetti
sul tavolo, il suo sguardo fu fermato da qualcosa di rotondo e di liscio
che brillava appena, al lume della lampada, e lo prese in mano.
Era un pesante pezzo di cristallo, ricurvo da un lato e piatto, invece,
dall'opposto, e che raffigurava una specie d'emisfero. C'era una particolare
trasparenza, come quella propria all'acqua, sia nel colore che nella
composizione del blocco di vetro. Proprio al centro di esso, ingigantito dalla
superficie ricurva, si vedeva uno strano oggetto che ricordava una rosa
o un anemone marino.
青he cos'~ chiese Winston ammirato.
亟 corallo: proprio~ disse il vecchio. 非ev'essere venuto dall'Oceano Indiano.
Dev'essere stato fatto non meno di cent'anni fa. Anche di pi forse. 亟 un bell'oggetto~ disse Winston.
亟 davvero un bell'oggettoripetl'altro complimentoso.
俏on c'molta gente che direbbe la stessa cosa oggigiornoaggiunse
con un colpetto di tosse, e poi: 俟e per caso vi interessasse di comperarlo,
ve lo metterei quattro dollari. Io ricordo ancora quando un affare del genere
si sarebbe potuto vendere per otto sterline, e otto sterline... be', vediamo,
non so dirvelo di preciso, ma erano davvero un sacco di soldi.
Ma chi s'interessa pidegli oggetti antichi, oggigiorno? Anche di quei pochi,
dico, che sono rimasti?
Winston paga immediatamente i quattro dollari e fece sparire quell'oggetto
concupito in una tasca. Ciche piglielo aveva fatto desiderare non era stata
tanto la sua intrinseca bellezza, quanto quel suo aspetto di cosa appartenente
a un'etcompletamente diversa dall'attuale, e che esso suggeriva
con prepotenza. Quel vetro di quell'acquosa consistenza non somigliava a nessun
altro vetro che Winston avesse mai veduto prima. L'attrazione maggiore
dell'oggetto consisteva proprio in quel sentirne la inutilit sebbene fosse
chiaro che un tempo aveva dovuto fungere da posacarte. Pesava parecchio, nella
sua tasca, ma per fortuna non era gran che voluminoso, e quindi appariscente.
Era davvero un oggetto bizzarro, e persino compromettente~ almeno per un membro
del Partito. Qualsiasi oggetto antico o anche soltanto bello era sempre
vagamente sospetto. Il vecchio era diventato piallegro e gentile, dopo aver
intascato i quattro dollari. Winston capche ne avrebbe accettati anche tre,
o due.
青'un'altra stanza, al piano disopra, a cui potreste aver voglia di dare
un'occhiata disse. 俏on c'gran che. Qualche cosetta. Ci serviruna lampada,
se andiamo disopra.Accese un'altra lampada, e precedendolo con la schiena
curva, condusse Winston su per certi scalini consunti e attraverso uno stretto
corridoio, in una stanza che non dava sulla strada ma su un cortiletto
e una selva di fumaioli. Winston nota che i mobili erano disposti come
se in quella stanza ci si abitasse ancora. C'erano una striscia di tappeto
sul pavimento, due o tre quadri alle pareti, e una poltrona bassa e sgangherata
presso il caminetto. Un orologio di vecchio modello, con le dodici
ore sul quadrante, ticchettava sulla mensola del camino. Sotto la finestra, largo
quanto press'a poco un quarto della stanza, si vedeva un letto enorme,
con il materasso sopra.
侮ivevamo in questa stanza, fino a quando mia moglie mor儢 disse il vecchio come
per scusarsi. 俘ivendo i mobili a poco a poco. Questo proprio un bel letto
di mogano, o almeno lo sarebbe se si potessero sloggiare le cimici. Ma temo
che lo troviate un po' ingombrante.Teneva alta la lampada in modo
da illuminare interamente la stanza, e in quella luce calda e opaca il luogo
sembrava curiosamente invitante. Per un attimo il pensiero che si potesse
affittarla per pochi dollari la settimana, se avesse voluto correre il rischio,
attraversa la mente di Winston. Era un'idea del tutto pazzesca e impossibile,
di cui bisognava disfarsi ancora prima di pensarla compiutamente, ma comunque
la stanza aveva risvegliato in lui una sorta di nostalgia, una specie di memoria
connessa col passato suo e dei suoi avi. Gli sembrava di sapere precisamente
tutto ciche si provava a sedere su una poltrona come quella, in una camera
come quella, vicino a un caminetto come quello, magari con i piedi poggiati
contro la sbarra di protezione, e un'enorme cuccuma per l'acqua calda
sul fornello. Completamente solo, completamente sicuro, senza nessuno
a sorvegliare, senza nessuna voce che perseguiti, senza nessun rumore
all'infuori della musica della cuccuma che soffia e fischia e l'amichevole
tic tac dell'orologio.
俏on c'teleschermo!non potfare a meno di dire a bassa voce.
隹hdisse il vecchio. 俏on ne ho mai avuti. Capirete, costano troppo!
E francamente non ne ho mai nemmeno sentito il bisogno. Quella nell'angolo
una bella tavola pieghevole. Naturalmente, se vorreste usarla, dovreste
metterci nuovi cardini, per far girare i ripiani.~ C'era una piccola libreria,
nell'angolo opposto, e Winston vi si diresse, attratto da una irresistibile
forza. Non conteneva che roba senza senso e senza valore. La caccia
e la distruzione dei libri era stata completa nei quartieri dei prolet, come
in tutti gli altri. Era assai improbabile che in tutta l'Oceania esistesse anche
una sola copia d'un libro stampato prima del 1960. Il vecchio, sempre
con la lampada in mano, s'era fermato davanti a un quadro con una cornice
che stava appeso a lato del caminetto, di contro alla parete dov'era il letto.
俟e vi interessassero delle vecchie stampe...comincicon cortesia.
Winston s'avvicina per esaminare l'immagine. L'incisione raffigurava un edificio
a forma ovale con certe finestre rettangolari e una torre bassa sulla facciata.
Attorno all'edificio correva una specie di cancello e nella parte posteriore
di esso c'era un oggetto che sembrava una statua. Winston stette a guardarlo
per qualche minuto. Gli sembrava un'immagine vagamente familiare, sebbene
non riuscisse a ricordare la statua.
俠a cornice avvitata alla parete~, disse il vecchio /(ma potrei svitarla,
se v'interessasse.青onosco questo edificio" disse Winston infine. 隹desso
una rovina. Sta in mezzo alla strada davanti al Palazzo di Giustizia. 促roprio cos Davanti all'ingresso delle Corti d'Assise. Fu bombardato nel...
oh, molti anni fa, insomma. Era una chiesa, un tempo. Si chiamava San Clemente. Fece un sorriso come per scusarsi, come se sapesse di dire qualcosa d'un
po' ridicolo, e aggiunse: ((Aranci e limoni, dicono le campane
di San Clemente!,,.
青ome?disse Winston.
保h!... aranci e limoni, dicono le campane di San Clemente...
c'era una canzonetta, ai miei tempi, di quand'ero ragazzo, che diceva cos
Non ricordo come continua, ma ricordo bene come va a finire. Dice: Ecco, viene
la candela per accompagnarti a letto... viene la scure per tagliarti
la testa!... Era una specie di ballo, sapete. Si tenevano per mano,
con le braccia sollevate, per far passare sotto, e quando si arrivava a: "Ecco
viene la scure per tagliar la testa", abbassavano le braccia e si restava presi.
Erano nomi di chiese. C'erano i nomi di tutte le chiese
di Londra... voglio dire di tutte le piimportanti.Winston si domanda quale
secolo poteva approssimativamente appartenere la chiesa. Era sempre difficile
determinare l'etdegli edifici di Londra. Tutto ciche era grande e solenne,
se all'apparenza poteva passare per abbastanza nuovo, si pretendeva senz'altro
che fosse stato costruito dopo la Rivoluzione, mentre tutto ciche apparteneva
chiaramente a una data di molto anteriore era attribuito a un periodo confuso
che veniva chiamato Medio Evo. I secoli del capitalismo non dovevano aver
prodotto nulla di notevole. Non si poteva imparare la storia dall'architettura,
pidi quanto non si potesse impararla dai libri. Statue, iscrizioni, lapidi
votive, e persino i nomi delle strade... tutto ciche avrebbe potuto gettare
una qualche luce sul passato era stato sistematicamente alterato.
俏on avevo mai saputo che era stata una chiesa" disse.
青e n'ancora un sacco, veramentedisse il vecchio 南onostante siano state
adibite ora ad altri usi. Ma come diavolo diceva quella canzonetta?
Ah, ora me la ricordo! Aranci e limoni, ~con le campane ~i San Clemente,
Mi ~evi tre farthings, dicon le campane di San Martino...
隹ccidenti, tutto quel che ricordo! Un farthing era una monetina di rame,
somigliava a un centesimo.Dov'era la chiesa di San Martino?chiese Winston.
俟an Martino? Ah, c'ancora. Sta in Piazza della Vittoria vicino alla galleria
di quadri: quell'edificio con quella specie di timpano triangolare e le colonne
sulla facciata, e tutti quegli scalini...Winston lo conosceva assai bene.
C'era un museo per la propaganda di vario genere. Modellini di bombe a razzo
e di Fortezze Galleggianti, gruppi di statue di cera raffiguranti atrocit del nemico, e simili.
俠o chiamavano, veramente, San Martino al Campoaggiunse il vecchio 哀ebbene
non riesca a ricordarmi di nessun campo da quelle parti." Winston non compr la stampa. Sarebbe stato un oggetto anche piassurdo del posacarte, senza
contare che sarebbe stato impossibile portarsela a casa senza staccarla dalla
cornice. Ma indugiancora qualche minuto a chiacchierare col vecchio
che si chiamava, come poi seppe, Charrington, e non Weeks, come si sarebbe
potuto credere stando all'insegna della bottega. Il signor Charrington, dunque,
era vedovo e aveva sessantatranni ed aveva abitato in quella bottega
per trent'anni. In tutto quel tempo aveva sempre avuto l'intenzione di cambiare
il nome dell'insegna, che apparteneva al predecessore, ma non era mai arrivato
proprio al punto di farlo. Mentre stavano chiacchierando, quel pezzo
di canzonetta ricordato a metcomincia vagolare per la testa di Winston.
Aranci e limoni dicon le campane di San Clemente...
mi devi tre farthings, dicon le campane di San Martino! Era buffo, ma mentre
si ripetevano quelle stupidaggini si aveva davvero la sensazione di sentire
le campane, le campane di una Londra ormai perduta, ma che pure continuava
ad esistere chissdove, trasfigurata e dimenticata. Le sentiva rintoccare
da un campanile fantasma all'altro. Eppure, a quanto poteva ricordare, non aveva
mai sentito, nella vita reale, suonar nessuna campana di chiesa.
Si congeddal signor Charrington e scese le scale da solo, in modo
che il vecchio non vedesse che direzione prendeva una volta fuori della porta.
Aveva gideciso che, dopo un ragionevole intervallo (diciamo, un mese), avrebbe
corso il rischio un'altra volta, e sarebbe ritornato a visitare la bottega. Forse
non era nemmeno molto pipericoloso che saltare una serata al Centro. Il vero
gesto pazzesco era stato quello di tornare l'~ dopo averci comperato il diario,
e senza nemmeno sapere se il proprietario del negozio era persona di cui fidarsi.
Tuttavia...
S pensancora, ci sarebbe tornato. Avrebbe comperato ancora resti di belle
cianfrusaglie. Avrebbe comperato l'incisione di San Clemente, l'avrebbe fatta
togliere dalla cornice e l'avrebbe nascosta sotto la giacca dell'uniforme.
E sarebbe riuscito a tirar fuori dalla memoria del signor Charrington,
tutt'interi, i versi della canzonetta. Persino quell'idea assolutamente pazza
di affittare la stanzetta al primo piano gli ripassa, per un attimo, nella
testa. Per circa un cinque secondi, l'esaltazione lo rese completamente
distratto da ogni altro pensiero, e se ne usci'~ dalla bottega senza dare altro
che una fuggevole occhiata alla vetrina. Aveva appena cominciato a canticchiare
su un motivo del tutto improvvisato: Aranci e limoni, dicon le campane
di San Clemente, Mi devi tre farthings, dicon le...
che subito il cuore ebbe un tuffo, e divenne di sasso, e insieme sent~
sciogliersi le budella. Una persona in uniforme azzurra stava venendo verso
di lui, sul selciato, ed era appena a dieci metri di distanza. Era la ragazza
del Reparto Amena, la ragazza bruna. Era quasi buio, ma non era difficile
riconoscerla. Lei lo guardfisso, per un attimo, in volto, e poi prosegu~
in fretta, proprio come se non l'avesse visto.
Per qualche secondo, Winston rimase come paralizzato, e non si mosse di dov'era.
Quindi volta a destra e prese a camminare in fretta, senza accorgersi che andava
verso la direzione opposta a quella in cui avrebbe dovuto andare. Ad ogni modo,
un punto appariva, ormai, perfettamente chiaro: non ci potevano piesser dubbi
che la ragazza stesse spiando i suoi movimenti. Doveva averlo seguito fin l'~,
perchnon si poteva pensare che fosse andata a passeggio nello stesso luogo,
nella stessa sera, in quella stessa stradetta buia, chilometri distante
da quartieri abitati dai membri del Partito, solo per puro caso. Sarebbe stata
una coincidenza davvero troppo straordinaria. Fosse la ragazza una vera
e propria agente della Psicopolizia, ovvero una spia dilettante che agisse
per conto proprio, non importava gran che. Importava che lo stesse spiando.
Probabilmente l'aveva veduto anche quando era entrato nel pu
Prova fatica a camminare. Il blocco di vetro che aveva in tasca gli batteva
sulla coscia a ogni passo, e a un certo punto gli prese una mezza idea
di tirarlo fuori e di gettarlo via. La cosa peggiore che gli faceva male
la pancia. Per un paio di minuti ebbe la sensazione quasi che sarebbe morto
l nella strada, se non fosse riuscito a trovare subito un cesso.
Ma non ci potevano essere cessi pubblici, in un quartiere come quello. Il vero
e proprio spasimo pass quindi, e si lascidietro solo un vago indolenzimento.
La strada in cui s'era cacciato finiva in un vicolo cieco.
Winston si ferm stette qualche minuto in forse su quello che avrebbe dovuto
fare, quindi gira sui tacchi e ritornsui propri passi. Mentre tornava indietro,
si ricordche la ragazza gli era passata vicino, si e no, tre minuti prima
e che quindi, se si fosse messo a correre, probabilmente avrebbe potuto anche
raggiungerla. Avrebbe potuto seguirla fino a che non si fossero trovati
in un qualche luogo tranquillo e solitario, e 1~ avrebbe anche potuto
fracassarle la testa con un pezzo di pietra. Anzi, sarebbe bastato quel blocco
di vetro che aveva in tasca. Ma abbandonquell'idea ancor prima che potesse
prendere una forma definita, perchsoltanto il pensiero di fare uno sforzo
fisico lo spossava. Non avrebbe potuto correre, non avrebbe potuto colpire
nessuno. Senza contare che lei era giovane e in forze, e avrebbe potuto
difendersi. Pensa anche di precipitarsi al Centro Sociale e restarci fino
al momento della chiusura, tanto per stabilire una sorta di alibi parziale,
per quella serata. Ma anche questo sembrava impossibile. Una spossatezza mortale
s'era impadronita di lui. Non sapeva desiderare altro che andarsene a casa
al pipresto, sedersi e starsene in pace.
Arriva a casa che erano passate le ventidue. Le luci sarebbero state spente
verso le ventitre trenta. Se n'anddiritto in cucina e ingoia quasi
una intera tazza di gin della Vittoria.
Quindi anda sedersi al tavolo nella nicchia e trasse il diario fuor
del cassetto. Ma non l'apr~ subito. Una canzone patriottica sbraitata
da una bronzea voce femminile giungeva dal teleschermo. Se ne stette qualche
minuto a guardare la copertina marmorizzata del diario, senza riuscire
a cacciarsi fuor della testa l'incubo di quella voce che stava cantando.
Venivano a prendere di notte. Sempre di notte. La cosa migliore
era di ammazzarsi da s prima ancora che riuscissero a mettere le mani addosso.
Non c'era dubbio che qualcuno faceva cos Molte sparizioni non erano
che suicidi. Ma ci voleva un gran coraggio ad uccidersi in un mondo
in cui le armi da fuoco, ovvero qualsiasi tipo di veleno veloce e sicuro
sarebbero stati praticamente impossibili a procurarsi. Si mise a pensare
con una attonita meraviglia all'assoluta impossibilitbiologica di rendere
attivo il dolore, a quel tradimento del corpo umano, sempre pronto a cadere
in una totale inerzia, tutte le volte che era invece necessario un qualche
sforzo speciale. Avrebbe potuto ridurre al silenzio la ragazza bruna solo
se avesse agito con sollecitudine. Ma proprio per il fatto che il pericolo
gli sembrava estremo, qualsiasi capacitdi agire lo aveva abbandonato.
Gli venne fatto di pensare che nei momenti di crisi non ci si trova mai in lotta
contro un nemico esterno, ma sempre contro il proprio stesso corpo.
Anche ora, nonostante la tazza di gin, quello stupido indolenzimento della
pancia gli impediva di dare un ordine conseguente ai suoi pensieri. E sentiva
che era stato e sarebbe stato lo stesso in tutte le altre situazioni eroiche
o tragiche in cui si era o si fosse trovato. Sul campo di battaglia, nelle
camere di tortura, su una nave che stia facendo naufragio, tutte le particolari
ragioni per le quali state effettivamente combattendo vengono poste
in dimenticanza, perchil vostro corpo va man mano aumentando d'importanza
finche non riempie tutt'intero l'universo; e anche se non siete paralizzato
dalla paura o state urlando per il dolore, la vita non che una continua lotta,
di minuto in minuto, contro la fame, o il freddo o l'insonnia, contro l'acidit di stomaco o un dente che fa male.
Apr鮕 il diario. Era importante scrivere qualcosa. La donna del teleschermo aveva
cominciato una nuova canzone. Quella voce sembrava che gli si stesse conficcando
nel cervello come se fossero certe schegge acuminate di vetro. Cerca di pensare
a O'Brien, per cui, ovvero a cui stava ora scrivendo il diario, ma invece
comincia pensare a quel che gli sarebbe successo dopo che la Psicopolizia
lo avesse preso. Essere uccisi era il minimo che ci si potesse aspettare.
Ma prima d'esser fatti fuori (nessuno ne parlava, ma tutti lo sapevano) c'era
da passare la trafila delle confessioni: strisciare per terra, urlare
per muovere la piet lo schianto delle ossa rotte, i denti frantumati, i grumi
di sangue e capelli. perchsi doveva sopportare tutto questo, quando la fine
era sempre la stessa? perchnon era possibile accorciare appena di qualche
giorno o qualche settimana la propria vita? Non c'era nessuno che sfuggisse alla
caccia, nessuno che riuscisse a non confessare. Una volta incorsi nello
psicoreato, era certo che prima o poi si sarebbe morti. perchquell'orrore,
che nulla mutava, doveva restar seppellito per sempre nei tempi futuri? Tent con miglior successo di prima di evocare l'immagine di O'Brien. "Ci incontreremo
nel luogo dove non c'tenebra" gli aveva detto O'Brien. Sapeva ciche voleva
dire, o almeno credeva di saperlo. Il luogo dove non c'erano le tenebre
era l'immaginario futuro, che nessuno avrebbe veduto ma al quale, per una sorta
di preveggenza, si poteva pure partecipare. Ma con quella voce dal teleschermo
che gli trapanava le orecchie, non sapeva andar oltre nel formulare i pensieri.
Si mise una sigaretta in bocca. Metdel tabacco cadde sulla lingua, una polvere
amara, che non si sapeva come sputar fuori. La faccia del Grande Fratello
gli s'andassestando nella mente, in luogo di quella di O'Brien. Proprio come
aveva fatto pochi giorni prima, prese una monetina dalla tasca e si mise
a guardarla. La faccia lo guardava di rimando, forte, tranquilla, con aria
di protezione: ma quale sorriso era nascosto sotto quei baffi neri? Come
un funebre rintocco, pesanti come il piombo, ripresero forma le parole:
LA GUERRA E PACE LA libertE SCHIAVITU'' L'IGNORANZA E FORZA
PARTE SECONDA
Era trascorsa circa metdella mattinata, quando Winston lasciil suo cubicolo
per andare al cesso.
Qualcuno veniva verso di lui dal fondo del lungo corridoio fortemente
illuminato: la ragazza bruna. Erano passati quattro giorni dalla sera
in cui l'aveva incontrata all'uscita del robivecchi. Giunto che fu alla
sua altezza, si accorse che aveva il braccio destro al collo, del che
non si era potuto accorgere a distanza, perchla benda era dello stesso colore
dell'uniforme. Probabilmente si era schiacciata la mano mentre girava
uno di quei grossi caleidoscopi sui quali venivano "dirozzati" gli intrecci
dei romanzi. Era un comune accidente, nel Reparto Amena.
Stavano a una distanza, l'uno dall'altra, di circa quattro metri quando
la ragazza inciampe cadde bocconi per terra.
Mise un acuto grido di dolore. Doveva essere caduta proprio sul braccio offeso.
Winston si ferma. La ragazza si era levata sulle ginocchia. Il volto pallido,
d'un color giallo, quasi latteo su cui risaltava piche mai il rosso delle
labbra. Gli occhi lo fissavano imploranti, con una espressione, insomma,
in cui era pipaura che dolore.
Il cuore di Winston fu preso da una strana, nuova emozione. C'era senza dubbio,
dinanzi a lui, un nemico che stava tentando di perderlo, di ucciderlo; ma c'era
anche una creatura umana dolorante, e, forse, con qualche osso rotto.
Si era gisporto in avanti per aiutarla. Nel momento giusto in cui l'aveva
vista cadere sul braccio bendato, aveva come sentito propagarsi il dolore
di lei nel proprio corpo.
侮i siete fatta male?" chiese.
俏on niente. Il braccio. Sarpassato in un secondo.Parlava come
se le battesse violentemente il cuore. Ed era certo divenuta molto pallida.
俏on vi siete ferita?" 俏o, sto benissimo. Ha fatto male per un minuto. Adesso
finito." Porse la mano libera a Winston, che l'aiuta ad alzarsi.
Aveva ripreso un po' del suo colorito, e sembrava che stesse subito assai
meglio.
俏on niente" ripetdopo un po' . 信o soltanto dato una storta un
po' piforte al polso. Grazie, camerata!E riprese a camminare nella
sua direzione, proprio come se non fosse successo nulla. Tutto l'incidente
non era durato pidi mezzo minuto. Non lasciar trasparire i sentimenti
sul volto era divenuta un'abitudine istintiva, e d'altra parte la cosa
era avvenuta proprio davanti a un teleschermo. Era stato piuttosto difficile,
tuttavia, non tradire una improvvisa sorpresa, perch in quei due o tre secondi
in cui Winston le aveva preso la mano per aiutarla a sollevarsi, la ragazza
aveva fatto scivolare qualcosa nella sua. Non c'era alcun dubbio che lo avesse
fatto con piena intenzione. Era qualcosa di piccolo e di piatto. Mentre passava
la porta del cesso, lo mise in una tasca e lo tastcon le punta delle dita.
Era un pezzetto di carta, piegato in quattro.
Mentre se ne stava davanti all'orinatoio, riusc con opportuni movimenti delle
dita, a spiegarlo. Non ci potevano essere dubbi che ci fosse scritto sopra
qualche cosa. Fu tentato per un istante d'entrare in uno dei cessi e leggerlo
senz'altro.
Ma pensa, subito dopo, che sarebbe stata pura follia, come sapeva bene.
Non c'era luogo nel quale si potesse essere pisicuri d'esser guardati, senza
posa, dal teleschermo.
Se ne tornnel cubicolo. Sedette. Mise il pezzetto di carta, come per caso,
tra gli altri fogli che erano sul tavolo, inforcgli occhiali e volse verso
di sil dittografo: "Cinque minuti" si disse "almeno cinque minuti!". Il cuore
gli balzava in petto infuriato. Fortunatamente il lavoro in cui era occupato
quella mattina era d'ordinaria amministrazione; consisteva nella semplice
rettifica di colonne di cifre e non richiedeva particolare attenzione.
Qualsiasi cosa fosse stata scritta nel pezzo di carta, doveva avere un qualche
significato politico. Per quanto poteva prevedere, c'erano due possibilit Una,
la piattendibile, che la ragazza fosse un agente della Psicopolizia, come
aveva temuto. Non capiva il perchdi quello strano modo di comunicare
ma certamente la Psicopolizia aveva le sue buone ragioni. Sulla carta poteva
esserci una minaccia, una citazione, l'ordine di uccidersi o qualche trappola
d'altro genere. Ma c'era anche un'altra, pisinistra possibilit e che cio il messaggio non venisse affatto da parte della Psicopolizia, ma da una qualche
organizzazione clandestina. Forse la Fratellanza esisteva, dopo tutto! Forse
la ragazza ne faceva parte! Senza dubbio quell'idea era del tutto assurda,
ma gli era pure passata per la mente nello stesso istante in cui s'era sentito
il pezzo di carta in mano. Solo qualche minuto dopo, gli si era presentata
l'altra, piattendibile spiegazione. Ed anche ora, sebbene il messaggio
significasse forse la sua morte... pure non era proprio questo pensiero
che gli occupava la mente, e sussisteva, invece, una sorta di speranza,
del tutto irragionevole, e il cuore gli batteva forte, e non senza difficolt egli cercava di far trasparire il meno possibile il tremito della voce, mentre
sputava le cifre nel dittografo.
Arrotoltutte le carte non appena ebbe completato il lavoro e le fece scivolare
nel tubo ad aria. Erano passati otto minuti. Si riaggiustgli occhiali
sul naso, sospire trasse a sil resto del lavoro che aveva lasciato
sul tavolo, e con questo il pezzetto di carta. Lo spiegben bene. Sopra c'era
scritto con una calligrafia grande e ingenua Per qualche secondo rimase come
paralizzato e fu persino incapace di gettare quel corpo di reato nel buco della
memoria. E prima di farlo, non seppe resistere alla tentazione di rileggere
la frase ancora una volta, per rassicurarsi che le parole erano proprio quelle,
nonostante sapesse anche troppo bene il pericolo che correva nel dimostrare
un eccessivo interesse a quel frammento.
Per tutto il resto della mattinata fu difficilissimo combinare qualche cosa.
Non solo era difficile concentrare l'attenzione sul lavoro da fare,
ma ~era soprattutto estremamente difficile nascondere al teleschermo l'interna
agitazione che lo possedeva. sent~ come se un fuoco gli bruciasse nel ventre.
La colazione alla mensa affollata e rumorosa fu un tormento.
Aveva sperato di restarsene solo per un po' , almeno nell'ora di colazione,
ma sfortuna volle che quell'imbecille di Parsons gli s'incollasse alle calcagna,
con quel suo tremendo puzzo di sudore che copriva persino l'odore di scatolame
che veniva dallo stufato, e gli sciorinasse un lungo discorso sulla preparazione
della Settimana dell'Odio. Era soprattutto entusiasta d'un testone di cartapesta
del Grande Fratello che doveva esser largo pidi due metri e alto
in proporzione, e la cui esecuzione era stata affidata al corpo giovanile
di Spie cui apparteneva sua figlia. La cosa piirritante era che,
per il chiasso dello stanzone, Winston non poteva fare a meno, di tanto
in tanto, in modo da capire meglio 4uel che diceva Parsons, di chiedergli
di ripetere qua e lqualcuna di quelle sue stupidissime frasi. Per un istante
vide anche la ragazza, che s'era seduta a un tavolo, al lato opposto della
stanza, con altre due giovani. Non sembra che lei l'avesse veduto,
e lui si guarda dal volgersi ancora a guardare nella direzione di lei.
Il pomeriggio andun po' meglio. Subito dopo colazione, venne un lavoro
piuttosto difficile e delicato che richiese qualche ora in cui fu necessario
mettere da parte qualsiasi altra preoccupazione. Consisteva nel falsificare
una serie di quadri della produzione di due anni prima, per gettare discredito
sulla figura d'un membro del Partito Interno che, per il momento, era in ombra.
Era uno dei lavori in cui Winston riusciva meglio, e per quasi due ore mise
completamente da parte qualsiasi pensiero della ragazza. Quindi
gli si ripresenta l'immagine del volto di lei, e un feroce, intollerabile
desiderio di starsene solo. Fino a che non fosse stato solo, infatti,
non era possibile dare alcuna libertai pensieri. Quella sera sarebbe dovuto
andare al Centro Sociale. Divoruna cena scipita alla mensa, corse al Centro,
partecipa a una di quelle solenni buffonate che si chiamavano "discussioni
di gruppo", fece due partite a ping-pong, inghiottvari bicchieri
di gin e assistette per tutta una mezz'ora a una conferenza dal titolo:
"il Socing in rapporto al giuoco degli scacchi". Il suo spirito era torturato
dalla noia, ma per una volta tanto non aveva avuto l'impulso di marinare
la serata al Centro. Alla stessa vista delle parole Ti amo il desiderio
di vivere gli era di nuovo germogliato dentro l'animo, e il correre anche
qualche piccolo rischio gli sembrava assolutamente sciocco. Non fu a casa prima
delle ventitr e soltanto quando si fu coricato (al buio si era al sicuro anche
dal teleschermo, purchsi stesse zitti) potdare finalmente la stura ai propri
pensieri.
C'era, anzitutto, da risolvere un problema materiale: in che modo, cio
prendere contatto con la ragazza e combinare un appuntamento. Non pensnemmeno
un attimo alla possibilitche lei gli tendesse qualche tranello. Sapeva
che non era possibile: lo aveva capito, forse, dall'agitazione da cui ella
si era lasciata prendere nel momento in cui gli aveva messo il pezzo di carta
in mano. Era stata, certamente, atterrita dal suo stesso gesto, fin nel profondo
dell'essere suo, e non senza ragione. Ngli passnemmeno per l'anticamera
del cervello, come si dice, l'idea di rifiutare quella sua offerta. Solo cinque
sere prima, aveva pensato di fracassarle la testa con un ciottolo, vero,
ma questo particolare non aveva, ora, pinessuna importanza. Cominci a raffigurarsela nuda, con quel suo bel corpo bianco, fresco e giovanile
che aveva veduto in sogno. Aveva immaginato che fosse una scema come tutti
gli altri, con la testa zeppa d'odio e di bugie, e il ventre di ghiaccio.
Lo colse una specie di febbre, al solo pensiero che avrebbe potuto perderla,
che quel corpo fresco e bianco avrebbe potuto essergli tolto. Quel
che picomincia temere fu che essa avrebbe, forse, cambiato idea, nel caso
in cui lui non fosse riuscito a prender contatto abbastanza presto.
Ma la difficoltmateriale d'incontrarsi era davvero enorme. Da 4ualsiasi parte
ci si rivolgesse, il teleschermo avrebbe sempre potuto vedere. Veramente
a quante e quali potessero essere le possibilitdi comunicare con lei aveva
tentato di pensare dopo meno di cinque minuti (la quando aveva letto
il biglietto; ma ora che aveva tempo sufficiente, prese a riconsiderarle
una per una, come se avesse dinanzi a s su un tavolo, una serie di strumenti.
Era chiaro che un tipo d'incontro simile a quello che era avvenuto nella
mattinata, non era pensabile. Se lei avesse lavorato nell'Archivio, sarebbe
stato relativamente facile, ma lui aveva un'idea abbastanza confusa di dove
potessero trovarsi i locali del Reparto Amena, e oltre a cinon poteva contare
su nessun buon pretesto per andarvi. Se avesse saputo dove viveva, e
a che ora finiva il lavoro, avrebbe potuto pensare a qualcosa come
un appostamento all'uscita, o a un incontro fortuito per strada. Ma seguirla
mentre andava a casa non sarebbe stato sicuro, perchavrebbe costituito un vero
e proprio "inutile indugio" fuori del Ministero, e avrebbe potuto essere notato.
Quanto a mandare una lettera per posta, era assolutamente fuori discussione.
Non era nemmeno un segreto, che tutte le lettere impostate erano
sistematicamente aperte. Veramente pochissime persone avevano ancora l'abitudine
di scrivere. Per la posta ordinaria, per quel tipo ciodi comunicazioni
che si fanno di solito, senza alcuna ragione speciale, ci si serviva di certe
cartoline con lunghe liste di frasi stampate sopra, fra le quali si cancellavano
quelle che non servivano.
Ad ogni modo, men che il suo indirizzo, Winston non conosceva nemmeno il nome
della ragazza. decise finalmente che il luogo pisicuro sarebbe stato
la mensa. Se fosse riuscito a pescarla a una tavola, da sola, diciamo, al centro
dello stanzone, abbastanza lontano dai teleschermi, e con un po' di chiasso
intorno, se tutte queste condizioni si fossero presentate, e avessero potuto
durare qualcosa come trenta secondi, c'era anche caso di poter scambiare
con lei qualche parola.
Per una settimana, l'esistenza di Winston fu come una specie di sogno
ininterrotto. Il giorno dopo, la ragazza non apparve alla mensa se non proprio
nel momento in cui lui ne stava uscendo, poichera gistato dato il segnale,
dal fischio. Probabilmente le avevano cambiato turno. Si oltrepassarono senza
nemmeno guardarsi. Il giorno seguente, lei si trovava alla mensa, ma a un tavolo
dove c'erano altre tre ragazze, e proprio a tiro d'un teleschermo
che si spalancava sopra. Poi per tre dannati giorni non comparve addirittura.
Tutto quel tempo, Winston, anima e corpo, fu afflitto da una insopportabile
ipersensib骴it una specie di trasparenza, che rendeva ogni movimento, ogni
suono, ogni minimo contatto, ogni parola che avesse dovuto pronunziare o udire,
simile a una lenta agonia. Anche durante il sonno, non sapeva sfuggire
all'immagine di lei. In quei giorni non toccil diario. L'unico sollievo
era il lavoro, del quale, certe volte, era anche capace di dimenticarsi
per dieci minuti di seguito.
Non aveva assolutamente alcun indizio di quel che potesse esserle successo.
Nc'era alcun modo di chiederlo.
Poteva essere stata vaporizzata, poteva essersi uccisa, poteva essere stata
trasferita in una parte opposta dell'Oceania.
Poteva anche essere successo (il che, se era peggio, era anche piprobabile)
che essa avesse semplicemente cambiato idea, e avesse deciso di evitarlo.
Ma il giorno dopo, riapparve. Non aveva piil braccio al collo, ma soltanto
un cerotto attorno al polso. Il senso di sollievo nel rivederla fu tale che egli
non seppe resistere a fissarla negli occhi per qualche secondo. Il giorno
seguente riuscquasi a parlarle. Quando era scesa alla mensa, la ragazza s'era
seduta da sola, a un tavolo nel centro del locale, abbastanza lontano dalle
pareti. Era presto, e lo stanzone ancora non s'era riempito di gente. La coda
anda avanti regolarmente fin quasi al momento in cui Winston non fu arrivato
al banco, poi si ferma per uno o due minuti per colpa di un tale che cominci a protestare di non aver avuto la sua pastiglia di saccarina. Ma la ragazza
era restata sempre sola, al suo tavolo, anche dopo che Winston aveva preso
il vassoio e s'era diretto verso di lei. Camminava verso quel suo tavolo come
fosse per caso, fingendo di cercar cogli occhi qualcosa che stava dietro di lei.
Arriva una distanza di appena tre metri.
Altri due secondi e ci sarebbe riuscito. Ma una voce dietro di lui chiama:
俟mith!". Lui fece finta di non aver udito.
俟mith!~ ripetla voce, piforte. Era inutile insistere. Si volt
un giovanotto biondiccio dalla faccia inespressiva, che si chiamava Wilsher
e che lui conosceva appena, lo stava
invitando, con un sorriso, a sedersi in un posto vuoto al suo tavolo.
Non era prudente rifiutare. Dopo essere stato riconosciuto da qualcuno, e nella
fattispecie da Wilsher, non avrebbe potuto assolutamente permettersi di sedere,
invece, a tavola con una ragazza sola. Avrebbe dato troppo nell'occhio. Sedette
presso il giovanotto affettando un amichevole sorriso. La faccia bionda
e inespressiva gli sorrideva di rimando. Winston immaginper un attimo
che una scure stesse calando con immensa forza proprio nel bel mezzo di quella
faccia e la stesse spaccando in due. La tavola a cui sedeva la ragazza si riemp pochi minuti dopo.
Ma lei aveva dovuto vederlo, mentre lui si dirigeva verso la tavola, e aveva
dovuto capire. Il giorno dopo badad arrivare presto. Come s'aspettava,
lei stava seduta alla stessa tavola del giorno prima, sola. In fila, davanti
a Winston, c'era un omiciattolo dai movimenti svelti e sguscianti, una specie
di scarafaggio, con una faccia piatta e certi occhietti sospettosi. Mentre
si staccava dal banco col vassoio, Winston si accorse che l'omiciattolo si stava
dirigendo, appunto, verso la tavola della ragazza. La speranza lo abbandon di nuovo.
C'era un posto vuoto, veramente, anche a una tavola vicina, ma qualcosa
nell'aspetto dell'omiciattolo faceva capire che avrebbe fatto di tutto
per scegliersi un posto alla tavola che era pivuota delle altre, e cio a quella della ragazza. Winston lo seguiva col cuore freddo come un pezzo
di ghiaccio.
Non c'era niente da fare se non fosse riuscito a stare solo con la ragazza.
In quell'istante s'ud~ uno schianto. L'omiciattolo era bocconi per terra.
Il vassoio era sgusciato via. Due ruscelli di minestra e di caffcorrevano
sul pavimento. In un attimo, l'omiciattolo era di nuovo in piedi,
con un sorrisetto maligno diretto a Winston, che evidentemente fu sospettato
d'averlo fatto inciampare. Ma non successe nulla. Cinque secondi appresso,
col cuore in tempesta, Winston sedeva alla tavola della ragazza bruna.
Non la guardneppure. Tolse la roba dal vassoio e comincia mangiare senza
far complimenti. Era assolutamente importante parlare subito, prima che potesse
sopraggiungere qualcuno, ma fu colto da un terribile, improvviso spavento.
Era passata una settimana da quando lei l'aveva avvicinato per la prima volta.
Forse la ragazza aveva cambiato idea! Aveva cambiato idea senza dubbio!
Non era possibile che quella faccenda andasse a finir bene. Non succedevano
simili cose, nella vita reale. Forse avrebbe ancora esitato a parlare se, tutt'a
un tratto, non avesse veduto Ampleforth, il poeta dalle orecchie pelose,
che se n'andava guardando attorno, col suo vassoio in mano, per vedere
se ci fosse un posto libero. Ampleforth era amico di Winston, e si sarebbe
certamente seduto al suo tavolo, se l'avesse veduto. Ci sarebbe stato tuttavia
ancora un minuto, forse, in cui Winston avrebbe pure avuto campo d'agire.
Lui e la ragazza intanto continuavano a mangiare imperterriti. Mangiavano
una specie di stufato molto lungo, una minestra come un'altra, insomma,
con certi fagiolini.
Winston comincia parlare con un mormorio appena percettibile. Nessuno
dei due alzla testa a guardarsi. Continuarono a riempirsi la bocca
con cucchiaiate di quella roba liquida e tra l'una e l'altra si scambiarono
poche parole, indispensabili parole a voce bassissima e senza la minima
espressione.
A che ora finisci di lavorare?Diciotto e trenta.((Dove ci vediamo?..
促iazza Vittoria, vicino al monumento.~, 亟 piena di teleschermi.俏on importa,
se c'folla.Nessun segnale?Nessuno. Non venirmi vicino fino a
che non mi vedi in mezzo a un gruppo di gente. Non guardarmi. Stammi vicino,
e basta.青he ora?" 非iciannove.雨ene.~ Ampleforth non vide Winston e sedette
a un'altra tavola.
Non si dissero piniente, e per quant'era possibile a due persone che siedono
alla stessa tavola, l'una di fronte all'altra non si guardarono neppure.
La ragazza fin'~ la colazione in fretta e s'alzper prima. Winston rimase
seduto ancora un po' , per fumare una sigaretta.
Winston era giin Piazza Vittoria prima del tempo stabilito. Si mise a girare
attorno alla base della colonna scanalata in cima alla quale la statua
del Grande Fratello guardava verso il sud, ai cieli dove egli aveva sopraffatto
gli aeroplani eurasiani (pochi anni prima erano stati quelli estasiani a esser
sopraffatti~ nella famosa Battaglia di Pista Prima. Nella strada di fronte c'era
una statua equestre che avrebbe dovuto rappresentare Oliver Cromwell. Cinque
minuti dopo che l'ora dell'appuntamento era gipassata, la ragazza
non era ancora comparsa.
Una terribile paura s'impossessdi nuovo di Winston. Non sarebbe venuta. Aveva
cambiato idea. Camminlentamente verso il lato nord della piazza, e prov un certo relativo piacere nell'identificare la chiesa di San Martino
le cui campane, quando aveva avuto campane, avevano suonato: "Mi devi
tre farthings". Fu allora che, voltandosi, scorse la ragazza che stava sotto
il monumento e leggeva o faceva finta di leggere un manifesto incollato
tutt'intorno alla colonna. Non era prudente andarle vicino fino a che una qualche
piccola folla di persone non le si fosse accumulata intomo. C'erano teleschermi
da ogni parte. Ma in quel momento si sent~ un rumore di voci e uno stridore
come di qualche veicolo pesante che stesse venendo dalla parte destra della
piazza. Di colpo tutti sembrarono accorrere verso il luogo donde veniva
il rumore, attraversando di corsa la piazza. La ragazza fece un mezzo giro
attorno ai leoni che ornavano la base del monumento e quindi sembrche anche
lei si aggiungesse a quel moto della folla. Winston la segu~. Mentre correva,
sentdire da qualcuno che stava passando un convoglio di prigionieri eurasiani.
Una densa massa di gente aveva bloccato il lato sud della piazza. Winston,
il quale era, di solito, proprio il tipo che gravita il pilontano possibile
da ogni chiassata, si faceva invece allora forza coi gomiti, si scavava,
si trapanava un posto per giungere nel cuore della folla. In breve fu alla
distanza d'un braccio dalla ragazza, ma fu impedito a raggiungerla completamente
da un colossale prolet, e da una donna altrettanto colossale, e presumibilmente
sua moglie, che sembrarono formare una impenetrabile parete di carne. Winston
si mise di fianco e, lavorando di forza, riusca far passare le spalle
al di l Per un istante gli parve di sentirsi le budella ridotte a poltiglia
dai fianchi muscolosi e potenti del donnone, ma riusci'~ a passare di
l in un bagno di sudore. Era vicino alla ragazza. Stavano spalla contro
spalla, e guardavano tutt'e due, fisso, davanti a s
Una lunga fila di carri, con certe guardie sopra dalla faccia legnosa
e dai fucili mitragliatori sottobraccio che si drizzavano a tutti gli angoli,
passava lentamente per la strada. Nei carri si vedevano alcune facce
giallognole, in uniformi verdastre, stipate l'una vicino all'altra come sardine.
Gli occhi mongoli guardavano in giro, senza curiosit Di quando in quando,
se uno dei carri aveva un sobbalzo, si sentiva un pesante rumore metallico:
tutti i prigionieri avevano le gambe incatenate. Passarono carri e carri, tutti
con le stesse facce.
Winston sapeva che erano l ma le vedeva solo a intervalli.
La spalla e un braccio della ragazza, fino al gomito, stavano premuti contro
i suoi. Le guance di lei erano cos~ vicine che ne poteva sentire il calore.
Essa prese subito l'iniziativa, come aveva fatto, del resto, alla mensa.
Ricomincia a parlare con quella stessa voce senza espressione di prima, muovendo
appena le labbra e con un mormorio cos~ basso che era facilmente sommerso
dal chiasso che si faceva intomo e dallo stridore dei carri.
俑i senti?俟'~.俟ei libero domenica pomeriggio?俟'~.隹llora sta'
attento. Devi ricordarti bene. Prima vai alla stazione di Paddington...Fece
una sorta di schizzo verbale della via che lui avrebbe dovuto percorrere,
con una precisione militare che lo fece rimanere di stucco. Una corsa in treno
d'una mezz'ora circa.
A sinistra, appena fuori dalla stazione. Due chilometri lungo la strada.
Un cancello senza la sbarra in cima. Un sentiero attraverso i campi.
Una stradicciola piena d'erba. Un tratturo in mezzo ai cespugli. Un albero
secco, col muschio sopra.
Era proprio come se avesse una carta topografica in testa.
俊i puoi ricordare di tutto?" mormorinfine.
~s'.侮olta a sinistra, poi a destra, poi ancora a sinistra. E il cancello
senza la sbarra in alto.俟~, a che ora?oQuindici circa. Forse dovrai
aspettare. Io ci arrivo da un'altra parte. Sei sicuro di ricordarti tutto?"
..S'~.隹llora vattene pipresto che puoi.Non c'era bisogno di dirglielo.
Ma per qualche minuto fu difficile, per entrambi, districarsi dalla folla.
I carri passavano ancora, e la gente non si era ancora saziata di guardarli.
In principio ci fu qualche fischio e qualche espressione di violento odio contro
le facce mongole, ma veniva solo dai membri del Partito che si trovavano
tra la folla, e cessarono presto. L'emozione che prevalse fu semplicemente
un po' di curiosit Gli stranieri, sia che fossero eurasiani, sia che fossero
estasiani, erano considerati come strani animali. Non si vedevano,
letteralmente, che sotto forma di prigionieri, e anche come prigionieri
non si poteva dar loro piche fuggevoli occhiate. Nsi sapeva che cosa
succedeva di loro, tranne di quei pochi che venivano impiccati come criminali
di guerra. Gli altri sparivano semplicemente, forse venivano mandati ai lavori
forzati. Chiss Le facce rotonde di tipo mongolo avevan ceduto, in seguito,
a certe facce di tipo europeo, sudice, barbute, stanche. Di su gli zigomi
crepati, certi occhi guardavano fissi quelli di Winston, a volte indugiavano
con strana intensit poi sparivano di nuovo. Il convoglio stava finendo.
Nell'ultimo carro Winston vide un uomo anziano con una massa di capelli grigi
sulla fronte, che se ne stava dritto in piedi, con i polsi incrociati, come
se fosse abituato ad averli ammanettati. Era tempo, per Winston e la ragazza,
di separarsi. Ma nell'ultimo istante, mentre ancora la folla li premeva,
una mano di lei cerca una delle sue, e gli diede una fuggevole stretta.
Non erano stati nemmeno dieci secondi, eppure sembrava che si fossero strette
le mani a lungo. Ebbe tempo di conoscere ogni particolare delle mani di lei.
Conobbe le lunghe dita, la forma delle unghie, le palme indurite dal lavoro,
con tutte le loro linee, i calli persino, e palpa e conobbe la pelle liscia
e tenera sotto il polso. Soltanto a palparla, gli venne voglia di vederla.
In quello stesso momento si accorse che non sapeva di che colore fossero
gli occhi della ragazza. Probabilmente erano scuri, pure si potevano anche avere
capelli bruni e occhi invece, azzurri. Voltare il capo e guardarla in volto
sarebbe stato un atto d'una follia inconcepibile. Con le mani serrate,
invisibili in mezzo alla calca dei corpi, essi guardarono un attimo, fissi,
di fronte a se stessi, e invece degli occhi della ragazza furono gli occhi
di quel prigioniero anziano che riguardarono Winston fuor dalla massa di quei
capelli grigi, con espressione di tetro sconforto.
Winston avanzava lungo il sentiero, fra macchie d'ombra e di sole, pestando
pozzanghere di liquido oro, ldove i rami si separavano. Sotto gli alberi, alla
sua sinistra, il terreno era cosparso di campanule azzurre. Pareva di sentirsi
baciare la pelle dall'aria. Era il due di maggio. Da qualche luogo, nel folto
del bosco, giunse un tubare di colombi selvatici.
Era un po' in anticipo. Non c'erano state difficolt durante il viaggio,
e la ragazza mostrava d'essere stata cos~ cauta e previdente che Winston aveva
meno paura di quanta non ne avrebbe avuta normalmente. C'era da esser certi
che lei aveva trovato un posto sicuro. Generalmente parlando, non
era che si fosse pisicuri in campagna che non in citt nel cuore di Londra.
In campagna, vero, non c'erano teleschermi, ma sussisteva il pericolo
dei microfoni clandestini, sparsi da per tutto, mediante i quali si potevano
cogliere le voci, che poi non era difficile riconoscere. Senza contare
che non era possibile fare una scampagnata senza attrarre l'attenzione
su di s Per le distanze al disotto dei cento chilometri non era necessario
esibire il passaporto, ma c'erano sempre pattuglie attorno alle stazioni
che esaminavano attentamente i documenti di ogni membro del Partito
che si trovasse nei pressi, e facevano domande su domande. Nessuna pattuglia
perera ancora comparsa all'orizzonte da quando Winston era sceso dal treno:
di quando in quando, con brevi e attente occhiate alle spalle, si assicurava
di non essere pedinato. Il treno era pieno di prolet che andavano in scampagnata
a godersi l'estate. Winston aveva viaggiato in uno scompartimento dalle panche
di legno, riempito fino all'inverosimile da un'intera vastissima famiglia (che
andava da una bisnonna completamente sdentata a un marmocchio d'un mese appena)
la quale intendeva passare il pomeriggio in campagna e, soprattutto, come
del tutto liberamente Winston si sent~ dire, intendeva procurarsi un
po' di burro al mercato nero.
Il sentiero si allarga, e ben presto Winston incontril tratturo
di cui gli aveva parlato la ragazza; una traccia appena, lasciata dal continuo
passaggio del bestiame, che s'ingolfava tra i cespugli. Non aveva orologio,
ma non potevano essere ancora le quindici. Le campanule erano cos~ htte
che era impossibile non pestarle. Si china raccoglierne qualcuna, un
po' per passare il tempo in qualche operazione, un po' perchaveva la vaga
idea che forse gli sarebbe piaciuto offrirne un mazzetto alla ragazza, quando
si sarebbero incontrati. Ne aveva messo insieme un mazzo piuttosto vistoso,
e stava indugiandovi sopra con le narici, per aspirarne il profumo languido
e sottile, allorchun rumore alle spalle lo agghiaccidi paura. Era infatti
il rumore inconfondibile d'una pesta sugli arbusti attorno. Continu a raccogliere le campanule. Era la cosa migliore da fare. Poteva essere
la ragazza, ma poteva anche essere qualcun altro che lo avesse seguito, dopo
tutto.
Guardarsi intomo equivaleva a riconoscersi in colpa. E lui coglieva e coglieva,
senza mostrare d'avere inteso nulla. Una mano si poslievemente sulla
sua spalla.
Si volta guardare. Era la ragazza. Ella scosse la testa, con un gesto
che voleva chiaramente dire come dovesse continuare a star zitto. Poi avanza
pian piano, facendogli cenno di seguirla lungo lo stretto tratturo che conduceva
al bosco, in un certo modo che faceva capire come essa conoscesse assai bene
la strada. Winston le teneva dietro stringendo il suo mazzo di fiori. La prima
reazione fu di sollievo, ma come poi si mise a guardare il corpo di lei, forte
e snello, che gli si muoveva davanti, con quella fascia rossa stretta attorno
alle curve dei fianchi, che per quella ricevevano pisplendido rilievo,
si lascia come sopraffare dal senso della propria inferiorit Anche allora,
se lei si fosse voltata e, dopo avergli dato un'occhiata, mettiamo, avesse
deciso che non le piaceva pi e se ne fosse ritornata da sola in citt Winston
avrebbe trovato tutto naturalissimo. La dolcezza dell'aria e il verde delle
foglie erano buoni soltanto a scoraggiarlo. Giin quella prima parte della
passeggiata, dalla stazione, il sole di maggio gli aveva fatto sentire tutta
la sua sporcizia, tutta la sua anemia, di creatura abituata al chiuso, insomma
con i pori della pelle otturati dalla polvere grassa e sudicia della citt
Pensa che, fino a quel momento, lei non l'aveva mai veduto tutt'intero, alla
luce del sole. Arrivarono all'albero abbattuto di cui lei aveva parlato.
La ragazza lo salta e s'apr~ un varco fra un mucchio di fitti cespugli
che sorgeva dietro. Come Winston si trovanche lui dall'altra parte, vide
che erano in una radura naturale, un piccolo ripiano d'erba folta e tenera,
tutto circondato all'intorno da alti arbusti che lo chiudevano d'ogni parte.
La ragazza si ferm e si volta verso di lui.
..Eccoci arrivatidisse.
Lui le stava di fronte, distante qualche passo. Nosava avvicinarsi.
俟ono stata zitta, sul sentiero, per paura di qualche microfono nascosto continula ragazza. 俏on credo che ce ne siano, ma non si sa mai, potrebbero
essercene. C'sempre pericolo che uno di quei porci fottuti riconosca la voce.
Qui non c'da aver paura di niente, invece.Non sapeva ancora trovare
il coraggio d'avvicinarla.
俏on c'proprio nessun pericolo?ripetWinston con aria melensa.
俏essuno. Guarda gli alberi.Erano tutti piccoli e di fusto sottile, e davano
a vedere d'essere stati abbattuti, molto tempo prima, e d'essere ricresciuti
in una minuta foresta di pali nudi, ognuno dei quali non era pilargo d'un
polso.
俏on c'nulla che sia tanto grande da poterci nascondere un microfono. Senza
contare che sono stata qui altre volte.Winston aveva tentato di avvicinarla.
Lei restava diritta, dinanzi a lui, con un mezzo sorriso ironico, come
se si chiedesse perchmai lui non si faceva ancora avanti. Le campanule
piovvero per terra. Sembrava che fossero cadute da sole, di propria iniziativa.
Le prese la mano.
俠o crederestidisse ..che fino a questo momento ancora non sapevo
di che colore sono i tuoi occhi?" Erano bruni, come aveva visto, ma d'una
sfumatura piuttosto chiara, e con ciglia nere. 保ra che mi hai veduto bene,
ti piaccio ancora?..perchno?" 信o trentanove anni, una moglie
di cui non posso liberarmi, le vene varicose, cinque denti falsi...E
che me ne importa!disse la ragazza.
Un momento dopo (e sarebbe difficile dire con quale seguito di atti)
lui la stringeva fra le braccia. In principio non provava nessun sentimento
all'infuori d'una sorta di totale incapacitdi credere a ciche stava
accadendo. Il corpo giovane di lei era appoggiato al suo, la massa dei capelli
bruni gli toccava la faccia, e non v'era dubbio che lei avesse alzato il viso
verso di lui e che lui stesse baciando quella sua grande bocca rossa. Gli aveva
circondato il collo con le braccia, lo chiamava caro, gioia, tesoro. L'aveva
tirata gi per terra; lei non opponeva nessuna resistenza, avrebbe potuto fare
qualsiasi cosa avesse voluto. Ma la veritche lui non sentiva la minima
sensazione fisica, se si eccettua quella del puro contatto. Non riusciva
a provare che incredulit e orgoglio. Era contento che avvenisse quel
che in realtavveniva, ma non si sentiva trasportato da nessun desiderio
fisico. Era troppo presto. La gioventdi lei, la sua grazia, lo avevano
spaventato; era troppo abituato a vivere senza donne; non sapeva darsi altra
spiegazione.
La ragazza si alza in piedi e si tolse una campanula che le si era impigliata
fra i capelli, mentre gli si metteva al fianco cingendogli la vita
con un braccio.
..Non importa, caro. Non c'fretta. Abbiamo tutto il pomeriggio per noi.
Un nascondiglio magnifico, vero? L'ho scoperto una volta che mi sono sperduta
durante una gita in comitiva. Se viene qualcuno lo si puudire a cento metri
di distanza ." 青ome ti chiami?chiese Winston.
..Julia." Poi, dopo un po' : 勁o lo so, come ti chiami tu. Ti chiami Winston.
Winston Smith
青ome hai fatto a saperlo?亟h, credo d'essere pibrava di te, a scoprire
le cose, caro.
Dimmi un po' : che pensavi di me, prima del giorno in cui t'ho passato
il biglietto?Non sent~ la minima tentazione di mentire. Cominciare col dirle
il peggio gli faceva quasi gustare di pila scoperta dell'amore.
俏on ti potevo soffriredisse. 隹vrei voluto portarti a letto per forza,
e poi ucciderti. Due settimane fa ho pensato seriamente di sfasciarti la testa
con una pietra. Se lo vuoi sapere proprio, credevo che tu avessi a che fare
con la Psicopolizia.La ragazza si mise a ridere divertita. Evidentemente aveva
preso quelle dichiarazioni come una riprova dell'eccellenza
del suo travestimento.
隹ddirittura la Psicopolizia! Hai pensato proprio alla Psicopolizia?" Be',
forse non proprio. Ma insomma, dall'aspetto generale... cos~, solo perch eri giovane e fresca e sana, capisci...
pensavo che forse...Hai pensato che fossi un buon membro del Partito. Pura
in atti e parole. Bandiere, processioni, slogans, giuochi ginnici, gite
organizzate... insomma, roba del genere. E hai anche pensato che, se ne avessi
avuto la minima possibilit ti avrei denunciato come uno psicocriminale
e t'avrei fatto ammazzare?Si, proprio tutto questo. Ci sono un sacco
di ragazze cos鮕, lo sai." 哀embra cosper via di questo coso ignobiledisse
sfilandosi dalla vita la sciarpa della Lega Giovanile Anti-Sesso e appendendola
a un ramo. Poi, come se quel toccarsi la vita le avesse ricordato qualche cosa,
si palpnella tasca dell'uniforme e ne trasse fuori un pezzetto di cioccolata.
Lo spezzin due e ne diede una meta Winston. Anche prima di metterselo
in bocca, lui aveva capito, dall'odore, che era un pezzo di cioccolata speciale.
Era scura e lucida, ed era avvolta nella stagnola. La cioccolata
che distribuivano di solito era una robaccia tutta sbriciolata d'un anonimo
color bruno e che aveva il sapore (se cos~ si pudire) d'un fumacchio
che viene su da un cumulo di avanzi bruciati. Ma qualche volta Winston doveva
aver pure gustato della cioccolata come quella che gli aveva dato la ragazza.
La prima sensazione di profumo gli aveva risvegliato un certo antico ricordo
che non riusciva a delimitare chiaramente, ma che comunque era senza dubbio
potente e sconcertante.
非ove l'hai trovata?le chiese.
俑ercato nerodisse lei senza scomporsi. ~Veramente a guardarmi, senza
conoscermi, sembro proprio quel tipo di ragazza. Sono brava in ginnastica. Avevo
un grado nelle Spie.
Faccio del lavoro volontario per tre sere la settimana con la Lega Giovanile
Anti-Sesso. Ho passato ore e ore a incollare ai muri della cittquella loro
assurda propaganda. Tengo sempre in mano un capo di bandiera nelle processioni.
Mi mostro sempre allegra e festosa e non cerco di evitare mai nessun tipo
di lavoro. Sbraito sempre in mezzo alla folla... insomma: il solo modo
di starsene sicuri.Un frammento di cioccolata si era sciolto sulla lingua
di Winston. Il sapore era delizioso. Ma c'era ancora quella sorta di ricordo
che restava sospeso ai margini della possibilitdi concentrarsi, qualcosa
che lui aveva sentito e che risentiva assai fortemente, ma
che non era riducibile a una forma precisa, come un oggetto veduto solo
con la coda dell'occhio.
Lo respinse, conscio solo del fatto che si trattava del ricordo d'una qualche
azione ch'egli avrebbe desiderato di disfare ma che non riusciva, appunto,
a disfare.
俟ei molto giovane" disse. ~Devi avere dai dieci ai quindici anni meno
di me. Che ci puoi trovare, che ti piaccia, in un uomo come me?侶ualcosa nella
tua faccia. Ho pensato di provare. Sono brava, io, a riconoscere quelli
coi quali non ha attaccato.
Appena t'ho visto, ho capito che eri contro di loro.Loro, doveva significare
il Partito, e soprattutto il Partito interno, di cui lei parlava con un odio
velenoso, che fece sentire Winston a disagio, sebbene sapesse benissimo che,
se c'era un posto sicuro, quello era il luogo dove si trovavano.
Ciche soprattutto lo sorprese, in lei, fu il suo linguaggio un po' sboccato.
I membri del Partito non avrebbero dovuto parlar troppo libero, Winston stesso
parlava sboccato, o bestemmiava addirittura, assai di rado, e ad ogni modo
mai ad alta voce. E Julia, invece, sembrava che non riuscisse a nominare nemmeno
il Partito, e specialmente il Partito interno, senza usare quel tipo di parole
che si trovano di solito scritte con il gesso nei vicoli. Non gli dispiaceva.
Era soltanto un sintomo di pidi quello spirito di rivolta verso il Partito
e i suoi metodi, ed era perfettamente naturale e sano, come lo starnuto d'un
cavallo che puzzi di fieno cattivo. Avevano lasciato la radura e camminavano
di nuovo lungo l'ombra pezzata, con le braccia avvolte reciprocamente attorno
alla vita, almeno in quei tratti in cui c'era spazio per tutt'e due. Si accorse
come, ora che lei si era tolta la fascia, la sua vita era molto pitenera
e molle. Non tentarono di elevare il tono di voce al disopra d'un sussurro. Fuor
della radura, ~Julia disse che era meglio camminare piano.
Presto raggiunsero il limite del boschetto. Essa gli fece cenno di fermarsi.
~ Non andare fuori, all'aperto. Ci puessere qualcuno di guardia. Siamo
al sicuro, se stiamo al di qua dei rami.Stavano all'ombra di certi arbusti
di noccioli. La luce del sole, filtrata da innumerevoli foglie, era ancora calda
sui loro volti. Winston diede un'occhiata fuori, nel campo che si stendeva oltre
i cespugli, e qualcosa gli parve tornare alla memoria. Gli sembrava d'averlo
giveduto. Un vecchio pascolo consunto, con un sentiero in mezzo che vi correva
a zig zag e le tane delle talpe, sparse qua e l Sull'orlo frastagliato,
al lato opposto, i rami dell'olmo si agitavano a una brezza leggera, e le foglie
luccicavano debolmente come una densa massa di capelli di donna. In qualche
luogo non troppo lontano doveva esserci un ruscello, con certe macchie verdi
nel fondo, dove nuotavano i pesciolini.
((C'un ruscello, qua vicino, da qualche parte?disse con un sottilissimo
bisbiglio.
~ (Certo. C'un ruscello. E al limite dell'altro campo, veramente. Ci sono
anche dei pesci. Certi grossi pesci. Si possono vedere mentre dimenano le code,
stando sotto i salici.亟 il Paese d'Oro... o quasidisse lui.
勇l Paese d'Oro?,Oh, nulla, veramente. Un paesaggio che ho veduto qualche
volta in sogno.guarda!disse ~Giulia.
Un tordo s'era posato su un ramo distante appena pochi metri, quasi al livello
dei loro volti. Forse non li aveva visti.
Il tordo era al sole, loro erano all'ombra. Aprle ali, poi le richiuse piano
piano, chinla testa per un attimo, come per una specie di tributo d'obbedienza
al sole, e poi mise fuori, senz'altro indugio, un torrente di canti.
Nel silenzio meridiano, il volume, l'altezza di quei suoni era sorprendente.
Winston e ~Giulia si strinsero, affascinati. La musica cresceva e si spandeva,
di minuto in minuto, con variazioni meravigliose, senza mai ripetersi, quasi
che l'uccello tenesse a mettere in mostra, deliberatamente, i suoi virtuosismi.
Talvolta si fermava per qualche secondo, apriva e richiudeva le ali, gonfiava
il petto maculato e scoppiava di nuovo a cantare. Winston lo guardava compreso
d'una specie di rispetto. Per chi, per che cosa cantava quell'uccello? Nessun
compagno, nessun rivale gli stava accanto. Che cosa lo aveva fatto posare
l sul limite di quel boschetto solitario? Che cosa gli faceva rovesciare
quella musica prodigiosa dentro al nulla? Si chiese se, dopo tutto, non ci fosse
proprio qualche microfono nascosto lvicino. Lui e Julia avevano appena
sussurrato le parole che si erano scambiati, e non sarebbe stato possibile
captarle ma il microfono avrebbe potuto captare il tordo.
Forse, all'altra estremitdell'apparecchio qualche omiciattolo, qualche specie
di bacherozzo stava a sentire attentamente... stava a sentire quella cosa.
Ma a poco a poco quel torrente di musica disperse qualsiasi pensiero dalla
sua mente. Era come se si sentisse inondato d'un qualche cosa di liquido,
mescolato con la luce del sole che filtrava attraverso le foglie. Smise
di pensare e si preoccupsoltanto di sentire. La vita della ragazza nell'arco
delle sue braccia era molle e calda. La trasse a s in modo da sentirne il seno
all'altezza del proprio: il corpo di lei sembrava quasi che si sciogliesse
nel suo. Dovunque mettesse le mani, ced~evano come se fossero intinte
nell'acqua. Le loro bocche si toccarono: era assai diverso, ora, da quei baci
rigidi e duri che si erano scambiati prima. Quando staccarono, l'uno dall'altra,
i loro volti, emisero entrambi un profondo sospiro. L'uccello si spavente vol via con un battito veloce d'ali.
Winston avvicina le labbra all'orecchio di lei. 隹dessodisse con un bisbiglio.
俏on quirispose lei con un altro bisbiglio. 俊orniamo nel rifugio;
pisicuro.Lesti, pesticciando qua e lqualche arbusto, tornarono sui loro
passi verso la radura. Come furono di nuovo in mezzo al cerchio d'alberelli,
lei si volse a guardarlo. Ansimavano tutt'e due, ma un sorriso era riapparso
agli angoli della bocca di lei. Lo guardancora per un istante, poi mise mano
alla chiusura lampo dell'uniforme. E, s'~, proprio! successe quasi come
nel sogno. Svelta, come se l'era immaginata lui, lei s'era tolta gli abiti
e, mentre li andava gettando di lato, faceva un gesto magnifico, proprio quello
stesso magnifico gesto dal quale sembra che venga distrutta tutta intera
una civilt Il suo corpo splendette bianco al sole. Ma, per un attimo,
lui non guardil suo corpo: gli occhi erano come ancorati al viso di lei, alle
leggere efelidi, al dolce, fiero sorriso. S'inginocchidinanzi a lei,
e le prese le mani nelle sue.
俠'hai fatto altre volte?俑a... naturalmente. Centinaia di volte... be',
dozzine, facciamo.~ 青on membri del Partito?俟'~, sempre con membri
del Partito.青on membri del Partito interno?俏o, con quei maiali
no. Ma ce n'un sacco che ci starebbero, se gliene fosse data la possibilit
Non sono poi cossanti come fanno credere.Il suo cuore diede un balzo.
L'aveva fatto dozzine di volte; avrebbe preferito che l'avesse fatto centinaia,
migliaia di volte. Tutto quel che faceva pensare alla corruzione lo riempiva
sempre d'una sfrenata speranza. Chiss forse il Partito, sotto quella
superficie di rigore, era corrotto, il suo culto della forza e della rinunzia
poteva essere soltanto un modo come un altro per nascondere le sue vergogne.
Se avesse potuto appestarli tutti con la lebbra o con la sifilide, come
l'avrebbe fatto volentieri! Ah! poter corrompere, indebolire, minare. La prese
e la trasse gi ora erano inginocchiati l'una di fronte all'altro.
俟ta' a sentire. Con piuomini sei stata e piti voglio bene. Hai capito? 俟 perfettamente.保dio la purezza, odio la bont Non desidero che esista
nessuna virt da nessuna parte. Vorrei che tutti fossero corrotti
fin nel midollo delle ossa.雨e', allora dovrei piacerti, caro. Io sono
corrotta fin nel midollo delle ossa.俊i piace fare l'amore? Non voglio dire
me: voglio dire la cosa in se stessa.俏e vado pazza.Era proprio quello
che voleva, soprattutto, sentire da lei.
Non tanto che provava amore per qualcuno, ma che partecipava di quell'istinto,
puramente animale, di quel desiderio senza un oggetto particolare. Era quella
la forza che avrebbe ridotto il Partito in frantumi. La spinse gi sull'erba,
tra le campanule azzurre. Questa volta non ci fu nessuna difficolt
L'alzarsi e l'abbassarsi dei loro petti s'allentinfine a un ritmo normale,
e una piacevole spossatezza li colse, e caddero l'uno di qua e l'altra
di laccanto. Il sole sembrava diventato picaldo. Si sentivano entrambi
assonnati. Lui cercdi raccogliere gli indumenti sparsi attorno e la copr~
in parte.
S'addormentarono quasi subito, e dormirono per una mezz'oretta.
Winston fu il primo a svegliarsi. Stette per un po' a guardare quella faccia
di lei, lievemente punteggiata dalle efelidi, che dormiva in pace, appoggiata
alla palma d'una mano come su di un cuscino. Forse non era bella, a parte
la bocca. Se si guardava bene, attorno agli occhi c'era qualche piccola ruga,
una o due. I capelli bruni erano assai corti, ed erano spessi e soffici.
Gli venne fatto di pensare che non sapeva nemmeno il cognome e l'indirizzo.
Quel corpo giovane e forte, che giaceva indifeso nel sonno, risvegli in lui una specie d'istinto protettivo. Ma quella tenerezza spoglia di pensieri
che aveva assaporata sotto il nocciolo, mentre cantava il tordo, non sapeva
tornare. Scostl'uniforme e prese a studiare la mollezza della coscia bianca.
Nei tempi antichi, pens un uomo guardava il corpo d'una ragazza, si accorgeva
di desiderarlo e tutto finiva l
Non si sapeva pigodere dell'amore puro e della pura libidine, oggid~. Nessuna
emozione era pipura, perchogni cosa era mescolata con la paura e con l'odio.
Il loro amplesso era stato una battaglia. L'attimo di godimento, una vittoria.
Era un colpo inferto al Partito. Era un atto politico.
促ossiamo tornare qui un'altra volta" disse ~Giulia. .(Non c'pericolo a usare
questi nascondigli due volte, diciamo. Naturalmente non se ne riparla prima d'un
mese o due.Dopo che si fu svegliata completamente, cambimodi riprese quelle
sue maniere da persona di affari, si mise i vestiti addosso, s'annodla fascia
rossa attorno alla vita e comincia pensare che strada si potesse fare
per ritornare a casa. Winston naturalmente si rimise, quanto a questo,
completamente a lei. Essa possedeva infatti quella particolare sagacia
che mancava completamente a lui, senza contare che doveva conoscere benissimo
tutta la campagna attorno a Londra, per averla sfruttata, in lungo e in largo,
con innumerevoli gite in comitiva. La strada che gli sugger'~ era completamente
diversa da quella per la quale era venuto, e lo avrebbe condotto a una diversa
stazione. ..Ricordati di non far mai, al ritorno la stessa strada che hai fatta
all'andata~ disse la ragazza con i'aria di enunciare un importante principio
generale. Lei sarebbe partita prima, Winston avrebbe dovuto aspettare
unamezz'oretta, prima d'avviarsi anche lui.
Disse il nome d'un posto dove si sarebbero incontrati dopo l'ufficio,
di la quattro giorni. Era una strada dei quartieri pipoveri, dove c'era
un mercato all'aperto, sempre affollatissimo e rumorosissimo. Lei avrebbe
gironzolato fra le bancarelle, facendo finta di cercare lacci da scarpe e filo
da cucire. Se avesse creduto che c'era da fidarsi, si sarebbe soffiata il naso
all'avvicinarsi di lui: se non avesse fatto quel segnale, lui avrebbe dovuto
passare oltre, senza mostrare di notarla affatto. Ma se erano fortunati, I'~,
in mezzo alla folla, c'era anche caso di poter fare quattro chiacchiere
per un quarticello d'ora, e combinare un altro appuntamento.
隹desso devo andarmenedisse dopo aver dato tutte le piminute istruzioni.
非evo rientrare alle diciannove e trenta.
Ho da lavorare due ore per la Lega Giovanile Anti-Sesso, distribuire volantini
o altre fesserie del genere. E roba da matti! Mi dai una spolverata,
per piacere? Guarda se, per caso, ci fosse rimasta qualche paglia tra i capelli.
Sei sicuro che non ce n' Be', arrivederci, amore mio, arrivederci! Gli si buttfra le braccia. Lo bacicon avidit Un istante dopo s'incammina
fra gli alberelli e scomparve, quindi, nel bosco, quasi senza far rumore.
Winston ancora non sapeva il suo cognome e l'indirizzo. Ma non importava gran
che, perchnon c'era nemmeno da pensare che potessero scambiarsi qualche cosa
di scritto, o che potessero vedersi dentro casa.
Com'era da prevedere, non tornarono pinella radura del bosco. Nel mese
di maggio si presentsolo un'altra occasione in cui riusci'~ loro di far l'amore
in santa pace. Fu in un altro nascondiglio che conosceva ~Julia, nel campanile
d'una chiesa in rovina, in una parte assolutamente deserta della campagna,
dov'era caduta una bomba atomica trent'anni prima. Era un bellissimo
nascondiglio, una volta che ci si fosse arrivati- ma arrivarci era difficile
e pericoloso. Quanto al resto, poterono incontrarsi solo per la strada, ogni
sera in un posto diverso, e mai per pidi mezz'ora. In strada, di solito,
si poteva scambiare qualche parola, dopo aver fatto l'abitudine a certi
sotterfugi. Camminavano lungo i marciapiedi affollati, non proprio allo stesso
livello, uno un po' piavanti e l'altro un po' piindietro, e senza
guardarsi mai; e facevano certe curiosissime conversazioni intermittenti,
che andavano e venivano, come i raggi della lanterna di un faro, sprofondavano
in improvvisi silenzi all'appressarsi d'una qualche uniforme del Partito
o di un teleschermo, e riprendevano, qualche minuto piin l nel bel mezzo
d'una frase, poi s'interrompevano bruscamente, di nuovo, al momento di sedersi
nel luogo convenuto, e poi riprendevano, esattamente nello stesso punto,
il giorno dopo. ~Julia sembrava del tutto abituata a questo genere
di conversazioni che chiamava "discorrere a rate". Ed era anche bravissima
a parlare senza muovere le labbra. Solo una volta, in un mese, o quasi,
d'appuntamenti serali, riuscirono a baciarsi. Stavano passando in silenzio,
per una via secondaria Julia non parlava mai quando non si trovava in una delle
affollate arterie principali), allorchsopraggiunse un rumore assordante,
si sent~ tremare la terra sott'ai piedi, l'aria si rabbuiimprovvisamente,
e Winston si trovlungo per terra vicino a lei, pallido e atterrito.
Una bomba-razzo doveva essere caduta nei pressi. Vedendo la faccia di Julia poco
discosta dalla sua, trasfigurata da un pallore cadaverico, tanto che anche
le labbra erano diventate bianchissime, pensche fosse morta. Era morta!
L'afferre l'attira se si accorse che stava baciando una faccia viva
e calda. Qualcosa, come della polvere, gli pass assieme al bacio, in bocca.
Le loro facce erano interamente ricoperte d'un fitto strato di polvere
di calcinaccio.
Certe sere, appena arrivati all'appuntamento, dovevano svicolare subito
e separarsi senza scambiare nemmeno un cenno di saluto per via di qualche
pattuglia di sorveglianza che spuntava a un angolo, o perchc'era qualche
elicottero che curiosava proprio sul loro capo. Tuttavia, anche se fosse stato
meno pericoloso, non ci sarebbe stato il tempo materiale d'incontrarsi
pispesso. La settimana lavorativa di Winston era di sessanta ore, e quella
di Julia era anche pilunga: senza contare che i loro giorni di libert non coincidevano sempre, come non coincideva l'ammontare del lavoro
e gli arretrati o gli straordinari da evadere. Julia poteva contare assai
raramente su una serata completamente libera.
Passava incredibili ore e ore a sentir conferenze, a distribuire materiale
di propaganda per la Lega Giovanile Anti-Sesso, a preparare bandierine
per la Settimana dell'Odio, a raccogliere fondi per la Campagna del Risparmio,
e altre attivitdel genere. Valeva la pena, diceva. Era tutto un trucco.
Se si osservavano le regole piccole e stupide, si potevano violare quelle grandi
e importanti. Indusse persino Winston a impegnare un'altra delle sue serate
libere, per partecipare al lavoro extra dell'Ufficio Munizioni che era prestato
volontariamente dai membri zelanti del Partito. E cos una sera per settimana,
Winston passava quattro ore d'una noia mortale, avvitando certi piccoli
pezzettini di ferro che probabilmente erano inneschi di bombe, in uno stanzone
male illuminato e pieno di correnti d'aria dove il rumore di martelli battuti
sull'incudine era incessantemente e monotonamente mescolato con la musica
dei teleschermi.
Quando s'erano incontrati nel campanile della chiesa, avevano colmato le lacune
delle loro conversazioni. Era un radioso pomeriggio. L'aria, in quel vano
quadrato, sopra le campane, era calda e stagnante e odorava intensamente
di fatte di piccioni. Parlarono per qualche oretta, seduti sul piancito
polveroso e sparso di rami secchi, alzandosi, a turno, per spiare attraverso
le feritoie se per caso non venisse qualcuno.
~ Julia aveva ventisei anni. Viveva in un convitto assieme ad altre trenta
ragazze (~.Sempre in mezzo alla puzza delle donne! Ah, se sapessi quanto
non posso soffrire le donne!" aveva detto) e lavorava, come lui aveva pensato,
a una delle macchine per redigere romanzi, appunto nel Reparto Amena. Le piaceva
quel suo lavoro che consisteva, soprattutto, nel far funzionare, e spesso
riparare, un potente e complicato apparecchio a motore elettrico. Non
che lei se n'intendesse gran che, ma le piaceva lavorar di mano, e si sentiva
a suo agio nella meccanica. Avrebbe potuto descrivere l'intero procedimento
usato per la composizione dei romanzi, dalle direttive generali emanate dalla
Commissione Progetti fino ai ritocchi finali che erano compito dell'Unit Riscrittura.
Ma non s'interessava ~gran che al prodotto rifinito e pronto per lo smercio.
俠a lettura m'interessa poco~ diceva. I libri erano, per lei, una specie di roba
che bisognava produrre e basta, come la marmellata e i lacci da scarpe.
Non si ricordava di niente che fosse successo prima del '60, e l'unica persona
che avesse mai conosciuto e che parlasse frequentemente degli anni precedenti
la Rivoluzione era stato un suo nonno che era scomparso quando lei aveva otto
anni. A scuola era stata capitano della squadra di hockey e aveva vinto la coppa
ginnica, per anni di seguito. Aveva fatto la caporeparto nelle Spie
e la segretaria di sezione nella Lega della Giovent prima di iscriversi alla
Lega AntiSesso. Era sempre di buon umore. L'avevano persino scelta per lavorare
nella Pornosez, quella sottosezione del Reparto Amena che produceva materiale
pornografico da distribuirsi fra i prolet, e cicostituiva, senza dubbio,
un'infallibile testimonianza della sua buona reputazione. C'era restata un anno
e aveva dato mano a produrre certi fascicoletti che venivano messi
in circolazione in pacchi sigillati, con titoli come Storielle in gamba
o Una notte in un collegio femminile, per esser comprati dai giovani prolet,
possibilmente sotto banco, per dar loro l'impressione di far qualcosa
di illegale.
青he c' in questi libretti?" chiese Winston.
俘obaccia di terz'ordine. Rotture di scatole, davvero. Hanno solo sei intrecci,
un po' mischiati fra loro, mica troppo.
Naturalmente io stavo solo ai caleidoscopi. Non m'hanno mai messa nell'Unit Riscrittura. Non sono buona per quelle cose letterarie... caro... nemmeno
per quelle della Pornosez.~, Apprese con enorme stupore che tutti coloro
che lavoravano nella Pornosez, con l'eccezione, naturalmente, del capo sezione,
erano ragazze. Quella scelta singolare era fatta per venire incontro alla teoria
che gli uomini, per avere gli istinti sessuali meno controllabili
che non le donne, avrebbero rischiato troppo di corrompersi, maneggiando quelle
sudicerie.
促ensa che non vogliono saperne nemmeno delle donne sposate" aggiunse. .(Le
ragazze si crede, in genere, che siano le piadatte, perchle pipure. Eccone
una che non lo ad ogni modo.)~ Il primo amore l'aveva passato a sedici anni,
con un membro del Partito che ne aveva sessanta, e che pitardi s'era ucciso
per evitare l'arresto. 亟 fu una gran fortuna~ disse Julia 厚erchaltrimenti,
durante la confessione, gli avrebbero strappato il mio nome.Dopo
di lui ce n'erano stati parecchi altri. La vita non le sembrava poi troppo
complicata. Ci si voleva divertire? Be', loro, e cioi membri del Partito,
facevano di tutto per impedirlo, e bisognava arrangiarsi a violare le regole
senza farsene accorgere. Le sembrava naturalissimo e piche giusto che loro
cercassero di privare la gente dei piaceri, nello stesso modo
con cui le sembrava naturale e piche giusto che uno dovesse procurarseli
lo stesso, con ogni mezzo, senza farsi pescare. Odiava il Partito e lo diceva
con le parole pichiare e piviolente; ma non si provava a muovere, contro
di esso, alcuna critica generale. Se non quando influiva sulla sua vita privata,
non aveva alcun interesse, npositivo, nnegativo, nella dottrina del Partito.
Winston si accorse che Julia non adoperava nessuna parola in neolingua, tranne
quelle poche ch'erano ormai passate nell'uso quotidiano. f Non aveva mai sentito
parlare della Fratellanza e si rifiutava di credere che esistesse. Qualsiasi
genere di rivolta organizzata ai danni del Partito, e che fosse destinata
al fallimento, le sembrava doversi considerare nulla piche una stupidaggine.
L'unica cosa da fare era di violare le regole e godersela, e restare in vita
lo stesso. Si chiedeva quante persone, come lei, si potessero trovare nelle
generazioni pigiovani che erano cresciute nel clima della Rivoluzione,
che non conoscevano nient'altro all'infuori di essa, che accettavano il Partito
come qualcosa di inalterabile e inattaccabile, come il cielo, mettiamo,
che non si ribellavano contro la sua autorit ma solo s'industriavano
di fargliela sotto il naso, di evitarla, cos~ come un coniglio evita un cane.
Non parlarono affatto della possibilitdi sposarsi. Era troppo lontana, perch valesse la pena di pensarci. Nessuna Commissione che si potesse immaginare
avrebbe mai sanzionato una unione come quella, anche se ci fosse stato il modo
di sbarazzarsi di Katharine, la moglie di Winston. Era una possibilitsenza
speranza, proprio come un sogno a occhi aperti.
青om'era tua moglie?chiese ~Julia.
亟ra... sai quella parola in neolingua che dice pensabenista? Che vuol dire,
insomma, ortodossa, incapace anche soltanto di pensare qualcosa di male?俏o,
non l'ho mai sentita... ma conosco anche troppo bene quel tipo di persone. Comincia raccontarle la storia del suo matrimonio, ma la cosa pibuffa
era che la ragazza sembrava ne conoscesse giperfettamente gli episodi
essenziali. Fu lei stessa a descrivergli, proprio come se l'avesse veduto
o sentito lei, quell'indurimento, quell'irrigidimento che assumeva il corpo
di Katharine tutte le volte che lui voleva fare quella cosa, il modo
con cui lei sembrava che lo respingesse con tutte le sue forze, persino quando
se lo teneva stretto contro di s Con Julia non ebbe nessuna difficolt
a raccontare quella faccenda: Katharine, in ogni modo, aveva cessato da tempo
d'essere un ricordo doloroso, ed era diventato soltanto irritante.
俠'avrei anche sopportata, se non fosse stato per una sola cosadisse Winston.
E gli racconta di quelle operazioncine a freddo che Katharine lo costringeva
a fare, una notte per settimana, sempre la stessa. 俏on poteva soffrire
che facessi quella cosa, ma non tollerava che me ne astenessi. La chiamava...
non l'immagineresti neppure...il nostro dovere verso il Partito" disse Julia,
prontamente.
青ome lo sai?俟ono stata anch'io a scuola, gioia. Conferenze sul sesso
una volta al mese, per le maggiori di sedici anni. Senza contare il Movimento
Giovani. Ci battono e ribattono sopra per anni. Direi che funziona in parecchi
casi. Naturalmente non si pumai dire: la gente cos~ ipocrita!" Comincia
a diffondersi su quel soggetto. Con Julia si ritornava sempre alla sua vita
sessuale. Quando parlavano di queste cose, essa era capace di una straordinaria
penetrazione.
Contrariamente a Winston, aveva colto, nella sostanza, il significato
del puritanesimo del Partito. Non era soltanto per via che il sesso, come
credeva Winston, creava nell'individuo un mondo proprio, al difuori delle
possibilitdi controllo del Partito, e che quindi doveva essere distrutto,
quando fosse stato possibile. Quel che era piimportante capire
era che l'astinenza sessuale produceva l'isterismo, un fenomeno da favorirsi,
perchlo si poteva facilmente trasformare nell'infatuazione per la guerra
e nell'adorazione dei capi. Lei glieli spiega cos 侶uando fai all'amore,
spendi energia; e dopo ti senti felice e non te ne frega pidi niente. Loro
non possono tollerare che ci si senta in questo modo. Loro vogliono che si bruci
l'energia continuamente, senza interruzione. Tutto questo marciare su e gi
questo sventolio di bandiere, queste grida di giubilo non sono altro che sesso
che se ne va a male, che diventa acido. Se sei felice e soddisfatto dentro
di te, che te ne frega del Grande Fratello e del Piano Triennale,
e dei Due Minuti di Odio, e di tutto il resto di quelle loro porcate?" Tutto
questo era verissimo, pensa. C'era un rapporto diretto e intimo fra l'astinenza
sessuale e l'ortodossia politica.
In che modo si sarebbero potute mantenere sempre eccitate la paura, l'odio,
la folle credulitdi cui il Partito abbisognava, nelle persone dei suoi membri,
se non coll'imbottigliare un istinto potente come quello del sesso,
e sfruttarlo, invece, come una forza motrice? L'istinto sessuale era un pericolo
per il Partito, e il Partito l'aveva messo a frutto snaturandolo. Avevano fatto
un trucco del tutto simile con l'istinto materno e paterno. La famiglia
non si poteva abolire, e anzi la gente era incoraggiata, di solito a esser fiera
e amorosa della propria prole, press'a poco nella solita maniera del passato.
Ma i figli, invece, venivano sistematicamente istigati a rivoltarsi contro
i genitori, e si insegnava loro a far la spia del loro operato e a denunciare
le loro mancanze. La famiglia era divenuta, in sostanza, una sottosezione della
Psicopolizia. Era una trovata geniale mediante la quale tutti erano circondati,
notte e giorno, da delatori che li conoscevano intimamente bene.
Tutt'a un tratto, ritorna col pensiero a Katharine. Katharine l'avrebbe
certamente denunciato alla Psicopolizia, se non fosse stata troppo stupida
per scoprire l'eterodossia delle sue opinioni. Ma ciche in quel punto gli fece
ricordare Katharine fu soprattutto il caldo snervante del pomeriggio,
che gli aveva imperlato la fronte di sudore. E comincia a raccontare a Julia
qualcosa che era successo, o meglio che non era successo, durante un altro
pomeriggio estivo di gran calura, undici anni prima.
Era tre o quattro mesi dopo che s'erano sposati. Avevano perduto la strada
durante una gita organizzata, in una qualche parte del Kent. Erano rimasti
indietro per qualche minuto, e poi avevano imboccato un sentiero sbagliato,
s'erano trovati, in breve, sull'orlo di una vecchia cava di gesso. Era un salto
ripidissimo, d'un qualcosa come venti o trenta metri, e tutto pieno di sassi
nel fondo. Non c'era nessuno a cui potessero chiedere la strada. Appena si rese
conto che s'erano perduti, Katharine comincia a sentirsi a disagio. Lo starsene
lontana dalla folla rumorosa dei gitanti, anche se per un solo minuto, le faceva
venire come il rimorso per una cattiva azione. Voleva ritornarsene per la stessa
strada per la quale erano venuti e quindi cercare nella direzione opposta.
Ma in quel momento Winston notqualche ciuffo di primulacee che crescevano
in certi crepacci che s'aprivano in uno sprone, proprio sotto di loro. Un ciuffo
era di due colori, cremisi e rosso mattone, sebbene paresse crescere tutto dalla
stessa radice. Non aveva mai veduto prima d'allora un fenomeno simile, e aveva
chiamato Katharine, perchvenisse a vedere.
亮uarda, Katharine! Guarda quei fiori. Quella macchia l vicina al fondo.
Non vedi che hanno due colori diversi?Lei s'era giincamminata per ritrovare
i compagni, ma pure se ne toma indietro, per un momento. Si sporse perfino
a guardare sullo sprone dove lui indicava. Lui se ne stava appena dietro di lei,
e le aveva passato una mano attorno alla vita, per sostenerla. In quel punto
gli venne fatto di pensare, all'improvviso, che erano soli, completamente soli.
Non c'era anima viva intomo, nemmeno il fruscio d'una foglia, nemmeno
il cinguettio d'un uccello. In un luogo simile, il pericolo che ci fossero
dei microfoni nascosti era addirittura minimo, ed anche se ci fosse stato
qualche microfono avrebbe potuto captare soltanto dei suoni. Era la picalda,
la pisonnolenta ora del pomeriggio. Il sole raggiava ferocemente su di loro:
il sudore gli pizzicava la faccia. E allora gli era venuto in mente...
亟 perchnon le hai allentato un bello spintone?disse Julia. 隹h,
io gliel'avrei allentato davvero!" 俟'~, cara. Tu gliel'avresti allentato.
E anch'io, se fossi stato, allora, la stessa persona che sono adesso. O forse...
non so.....
俊i dispiace, di non averlo fatto?亟h, s'~. Tutto sommato mi dispiace. Sedevano l'uno accanto all'altra, sul suolo polveroso. Lui l'attira
a s La testa di lei gli si pOssulla spalla, e il grato odore dei capelli
vinse la puzza delle fatte di piccione. E molto giovane, pensa lui, aspetta
ancora qualche cosa, dalla vita; non capisce che dare una spinta a una persona
importuna e farla rotolare gida uno sperone non risolve niente.
俏on sarebbe servito a niente" disse.
亟 allora perchti dispiace di non averlo fatto?青os'~, solo perch preferisco un fatto positivo a un fatto negativo. In questo giuoco che stiamo
giocando, non possiamo vincere. Un certo tipo di insuccesso preferibile
a un certo altro tipo. Quest'tutto.sent~ che le spalle di lei davano
una scrollata, come per dire che non era d'accordo. Lo contraddiceva sempre,
ogni volta che lui diceva qualcosa di simile. Non voleva accettare, come legge
di natura, che gli individui devono essere sempre destinati alla sconfitta.
In un certo modo, sapeva benissimo d'essere condannata anche lei e che, prima
o poi, la Psicopolizia l'avrebbe colta sul fatto e ammazzata, ma pure,
con un'altra parte della sua mente, credeva che fosse possibile, in qualche
modo, costruirsi un mondo proprio e segreto nel quale si sarebbe potuto vivere
benissimo a proprio piacimento. Quel che serviva era un po' di fortuna,
un po' di furberia, un po' di sfacciataggine. Non capiva che non esisteva
una cosa come la felicit che la sola possibilitdi vittoria
era in un lontanissimo futuro, molto tempo dopo che lei era morta,
e che dal momento in cui si decideva di muovere guerra al Partito la cosa
migliore da fare era di considerarsi, da se stessi, nulla piche un cadavere.
俏oi siamo i mortidisse lui.
俏on siamo morti ancoradisse lei.
亭isicamente, no. Sei mesi, un anno... cinque anni, forse.
Io ho paura della morte. Tu sei giovane, e cos~, con tutta probabilit
ne sei anche piimpaurita di me. Naturalmente cercheremo di resistere
piche possiamo. Ma non fa molta differenza. Fino a quando le cose degli uomini
resteranno le cose degli uomini, la vita e la morte saranno la stessa cosa.
侶uante stupidaggini! Con chi preferiresti andare a letto? Con me
o con uno scheletro? Non ti piace d'essere vivo? Non ti piace di sentirti?
Di poter dire: questo sono io, questa la mia mano, questa la mia gamba,
io sono vero, io sono di carne e ossa, io sono vivo! Non ti piace tutto questo? Si volse e s'appoggia al suo petto. Winston poteva sentire i seni di lei maturi
eppure duri e diritti, sotto l'uniforme.
Quel suo corpo sembrava quasi trasfondere un po' della sua giovinezza e della
sua forza nel proprio.
隹h, s'~. Mi piacedisse.
亟 allora piantala di parlare della morte. E sta' a sentire, bellezza; dobbiamo
pensare a combinare dove possiamo vederci la prossima volta. Possiamo anche
tornare nella radura del bosco. Pera ci devi arrivare da un'altra parte, questa
volta. Ho gitutto l'itinerario in testa. Tu prendi il treno... ma guarda,
adesso te lo disegno.E in un minuto mise insieme un piccolo quadrato
di polvere e con un rametto rubato al nido d'un piccione comincia a disegnare
una pianta per terra.
Winston si guarda intomo nella stanzuccia al primo piano, sopra la bottega
del signor Charrington. Presso la finestra, stava il gran letto rifatto,
con sopra certe vecchie coperte consunte e un cuscino senza federa. L'orologio
col quadrante all'antica e le sue dodici ore emetteva uno stanco
tic tac sul caminetto. In un angolo, posato sul tavolo pieghevole, il fermacarte
di vetro che aveva comperato durante la sua ultima visita luccicava debolmente
nella semioscurit
Oltre la barra del caminetto c'erano un fornelletto a petrolio tutto ammaccato,
una cuccuma a due tazze, procurate dal signor Charrington. Winston accese
il fornello e mise l'acqua a bollire. Aveva portato una busta di caffdella
Vittoria e pastiglie di saccarina. Le lancette dell'orologio segnavano le sette
e venti: ma erano le diciannove e venti, per essere esatti. Lei sarebbe arrivata
alle diciannove e trenta.
Pazzia, pazzia pura, continuava a ripetersi: stupida, cosciente pazzia suicida.
Di tutti i delitti che un membro del Partito avrebbe potuto commettere, questo
era il piimpossibile a tenersi segreto. L'idea gli era venuta per la prima
volta in mente quando aveva visto il fermacarte di vetro rispecchiato dalla
superficie del tavolo pieghevole. Come aveva previsto, il signor Charrington
non aveva avuto difficoltad affittare la camera. Era naturalmente
piche soddisfatto di quei pochi dollari che gliene venivano. Nsembra
per nulla scandalizzarsi od offendersi quando seppe che Winston aveva affittato
la stanza al solo scopo di venirci a fare l'amore. Si tenne, invece,
a una rispettosa distanza e comincia a parlare in termini generali, senza
specificare, e con una tale delicatezza che diede quasi l'impressione d'esser
divenuto parzialmente invisibile. La discrezione, disse, era una dote di gran
valore. Chi non avrebbe voluto disporre d'un luogo dove potersene stare in pace,
da solo, di tanto in tanto? E quando si avevano simili luoghi, era semplicemente
un dovere di cortesia, per coloro che erano a parte del segreto, di tenerselo
per s E aggiunse, mentre pareva quasi che si dissolvesse nell'aria,
che c'erano due ingressi alla casa, e che l'altro immetteva nel cortiletto
interno e che di l'~ si poteva passare in una stradetta secondaria.
Proprio sotto la finestra, qualcuno stava cantando. Winston si sporse
a guardare, protetto dalle tende di mussolina. Il sole di giugno era alto
nel cielo, e nel cortile assolato un orribile donnone, saldo come una colonna
normanna, con certe enormi braccia paonazze, e uno zinale allacciato
un po' lento a metdella persona, andava e veniva fra un lavatoio e una fune
tesa per asciugare la biancheria, e vi appendeva certe cose quadrate e bianche
che Winston riconobbe per bavaglini. Quando la bocca non era piena fino
all'inverosimile di fermagli di legno, cantava con una poderosa voce
da contralto: Fu un desiderio senza speme, svan鮕 come un giorno d'aprile.
Ma uno sguardo e una parola, e i sogni che suscitarono M'hanno rubato il cor!
Quella canzonetta aveva ossessionato Londra per settimane. Era una delle
innumerevoli canzonette, tutte identiche l'una all'altra, che venivano
pubblicate, a esclusivo beneficio dei prolet, da una sottosezione del Reparto
Musica. Le parole di tali canzonette erano composte senza alcun intervento della
personalitumana, da uno strumento chiamato versificatore. Ma la donna cantava
cosintonata e con un timbro cospieno e vivo da trasformare quella robaccia
in qualcosa di gradevole. Winston poteva sentire il canto della donna,
il pesticciare delle sue scarpe per terra, e gli strilli dei ragazzini nella
strada, e a distanza, da qualche parte, il debole rumore del traffico stradale,
e nonostante tutto la stanza sembrava curiosamente silenziosa. E ciera dovuto
alla provvidenziale assenza del teleschermo.
"Pazzia, pazzia, pazzia completa!" si ripetancora. Era assolutamente
impossibile pensare soltanto che potessero frequentare quel posto per pid'una
o due settimane senza essere colti sul fatto. Ma la tentazione di avere
un nascondiglio che fosse veramente loro, fra quattro mura, e a portata di mano,
era stata troppo forte, per tutt'e due. Per qualche tempo, dopo l'incontro
nel campanile della chiesa in rovina, era stato assolutamente impossibile
combinare altri appuntamenti. Le ore di lavoro erano state aumentate
drasticamente in previsione della Settimana dell'Odio. Ci mancava ancora
un mese, ma le colossali e complicatissime preparazioni che comportava avevano
fatto aumentare il lavoro a tutti quanti.
Erano riusciti, infine, ad assicurarsi un pomeriggio libero tutt'e due lo stesso
giorno. S'erano messi d'accordo di tornare alla radura, nel bosco. La sera prima
s'erano incontrati furtivamente, e per pochi minuti, in strada. Winston, come
sempre, guardJulia appena, mentre le si dirigeva, come distrattamente,
incontro, ma pur dalla fuggevole occhiata che le diede s'accorse
che lei era sensibilmente pipallida del solito.
俏on se ne fa nientedisse non appena giudicche fosse prudente parlare. 促er
domani, dico.青ome?Domani dopopranzo. Non posso venire.亟 perchno?保h,
la solita storia. Comincia prima, questa volta.Per un minuto fu preda
di una rabbia violenta. In quel mese che era trascorso da che l'aveva
conosciuta, la natura del desiderio di lei era mutata. All'inizio c'era stato
ben poco di piacere sensuale, in tutta la faccenda. Il loro primo amplesso
era stato semplicemente un atto della volont Ma dopo la seconda volta
era stato diverso. L'odore dei suoi capelli, il sapore della sua bocca,
le sensazioni che provava nel toccarle la pelle del corpo, erano come penetrati
dentro di lui, ovvero restavano sospesi nell'aria che gli stava intomo.
Era divenuto una specie di bisogno fisico, qualcosa che lui non soltanto voleva
avere, ma che sentiva d'aver diritto d'avere.
Quando lei gli disse che non sarebbe potuta venire, ebbe come il sospetto
che lo ingannasse, che non gli dicesse la verit Ma proprio in quell'istante
la folla li spinse l'uno contro l'altra e le loro mani s'incontrarono, come
per caso. Essa diede alle punte delle sue dita una rapida stretta che non sembra
invitare il desiderio, ma l'affetto. Winston volle pensare allora che, quando
si vive con una donna, quel particolare sentimento di delusione che l'aveva
preso doveva essere un avvenimento normale, comune e ricorrente. E una subita,
profonda tenerezza, quale non aveva ancora mai sentita, per lei, lo invase.
Desidera di essere sposato con lei da dieci anni almeno. Desidera che potessero
camminare per la strada coscome stavano facendo, ma apertamente, senza paura
di nessuno, che potessero parlare di cose insignificanti, che potessero entrare
nei negozi a comperare roba per la casa. E desidersoprattutto che potessero
avere un qualche luogo per trovarsi, da soli, senza sentirsi in obbligo di fare
l'amore tutte le volte che s'incontravano. Non fu proprio in quel momento,
ma durante il giorno dopo, che l'idea di affittare la stanza del signor
Charrington gli venne in mente. Quando l'aveva suggerita a ~Julia, lei aveva
accettato con una prontezza che lui non s'aspettava nemmeno. Tutt'e due sapevano
benissimo che era pura pazzia. Era come se si avvicinassero, con un passo
cosciente, alle loro tombe medesime. Mentre sedeva in attesa di lei, sulla
sponda del letto, toma col pensiero ai sotterranei del Ministero dell'Amore.
Era curioso come quell'orrore previsto se n'andava e veniva nella parte
consapevole del suo spirito. Stava l'~, ben prestabilito nel tempo futuro, cos鮕
come il 99 precede il 100. Non si poteva evitarlo, si poteva, tutt'al pi
posticiparlo. E invece, ora e ancora e sempre, con un atto cosciente della
volont si decideva sempre di raccorciare quell'intervallo di tempo.
Si ud~, dapprima, un passo svelto su per le scale. Poi ~Julia si precipita nella
stanza. Portava il sacco di tela grezza per gli arnesi che Winston le aveva
veduto portare altre volte, su e giper il Ministero. Corse ad abbracciarla,
ma lei si stacca da lui quasi subito, anche perchnon aveva ancora posato
il sacco.
俑ezzo minuto" disse Julia. Aspetta che ti faccio vedere quello
che ho portato. Hai portato quella schifezza di caffdella Vittoria? Pensavo
che l'avresti portato. Puoi anche buttarlo via, perchnon ne avremo bisogno.
Guarda qui!".
Cadde in ginocchio, apr~ il sacco e ne tolse certe chiavi inglesi e altri
strumenti meccanici che stavano sopra. Nascosti sotto, si vedevano alcuni
pacchettini ben fatti. Il contenuto del primo pacchetto che passa a Winston
aveva un aspetto vagamente familiare: si trattava d'una specie di polvere
pesante, come sabbia, che cedeva, a toccarla.
俏on zucchero?)~ chiese.
俚ucchero! Zucchero vero! Non saccarina. Zucchero. E questo pane... vero pane
bianco, non quella robaccia che ci danno... e un piccolo barattolo
di marmellata. E questa una scatoletta di latte... ma guarda! Questo
il pacchetto di cui vado pifiera. Ho dovuto incartarlo bene, perch.. Ma non c'era bisogno che lei gli dicesse che cos'era che aveva incartato bene.
L'aroma giaveva riempito la stanza, un ricco, caldo aroma che sembra a Winston
quasi una emanazione della sua remota fanciullezza, e che qualche volta
si poteva cogliere ancora, librato per un attimo, in un vicolo, prima
che Si sentisse sbattere una qualche porta, ovvero misteriosamente diffuso
in una strada affollata, annusato un istante e POI rubato a tradimento.
亟 caff頠 bisbigliWinston, ~.vero caff亟 caffdel Partito Interno.
Ce n'un chilo, quidisse.
亟 come hai fatto a trovare tutta questa roba?俊utta roba del Partito Interno.
Non c'niente che si facciano mancare, quei maiali, niente! Ma naturalmente
camerieri e sguatteri sanno il fatto loro, e fanno sparire roba qua e
l e .. guarda, ho preso anche un pacchettino di tWmston s era accoccolato
presso di lei. Strappla carta da uno spigolo del pacchetto.
亟 vero t Non sono foglie di more.~ 青'stato un sacco di t in giro,
di recente. Hanno preso India, o qualche cosa del genere...disse
distrattamente 俑a sta a sentire, gioia. Voglio che ti volti dall'altra parte
per tre minuti. Vatti a sedere dall'altra parte del letto. Non andare troppo
vicino alla finestra. E non voltarti finche non Winston diede un'occhiata
attraverso le tende di mussolina. Glu nel cortile il donnone con le braccia
paonazze stava sempre andando su e gitra il lavatoio e la fune. Prese altri
due fermagli di legno dalla bocca e cant dandoci dentro con molto sentimento:
Si dice che il tempo curi tutti i malanni, Si dice che te ne puoi sempre
scordare; Ma I sorrisi e le lagrime, attraverso gli anni Pizzicano ancora
le corde del mio cor! Era evidente che sapeva tutta quella stupidissima
canzonetta a memoria. La sua voce saliva insieme alla dolce aria estiva, assai
intonata, carica d'una specie di lieta melanconia. Faceva pensate che sarebbe
stata perfettamente felice se quella sera di giugno fosse stata senza fine
e la scorta dei panni inesauribile, e lei avesse potuto restarsene laggi per mille anni; appuntando i bavaglini e cantando quelle stupidaggini.
Lo colp~, come un fatto del tutto significativo, che non aveva mai sentito
un membro del Partito cantare da solo, e di propria iniziativa. Sarebbe sembrato
leggermente eterodosso, una eccentricitpericolosa, come, per esempio, parlare
con se stessi. Forse soltanto quando la gente era vicina a morire di fame
succedeva che avesse voglia di cantare.
隹desso ti puoi voltaredisse Julia.
Si volta, e per un secondo quasi non la riconobbe. Veramente si era aspettato
di vederla completamente nuda. Ma non era nuda. Il mutamento che era avvenuto
nel frattempo era assai pisorprendente: s'era truccata.
Doveva essersi intrufolata in uno dei negozi dei quartieri prolet e aver
comperato una serie completa di cosmetici per truccarsi. Le labbra erano tinte
d'un rosso violento, le guance ravvivate dal rouge, il naso incipriato; c'era
persino un qualche cosa, una specie di ombra, sotto gli occhi, per renderli
pibrillanti. Non era un trucco fatto proprio a dovere, ma Winston, comunque,
non se n'intendeva gran che. Non aveva mai veduto, nmai immaginato una donna
del Partito con cosmetici sulla faccia. L'aspetto era migliorato assai.
Con due o tre segni di colore dove ci voleva, era diventata non solo molto
picarina, ma soprattutto molto pidonna.
I capelli corti e l'uniforme quasi da maschio sottolineavano anzichsmorzare
l'effetto. Quando se la prese fra le braccia, un'ondata di odore di violetta
sintetica gli pizzica le narici.
Si ricorddella semioscuritd'una cucina in uno scantinato, e d'una bocca
senza denti. Julia aveva usato lo stesso profumo: ma Winston non vi diede troppa
importanza.
隹nche il profumo!disse.
俟'~, gioia, anche il profumo. E lo sai quello che faccio adesso? Mi vado
a cercare da qualche parte una gonna e me la metto al posto di questi accidenti
di calzoni. Portercalze di seta e scarpe col tacco alto. In questa stanza
voglio essere una donna e non una camerata del Partito.Si spogliarono
e salirono sull'immenso letto di mogano.
Era la prima volta che lui si faceva vedere nudo in presenza di lei. Fino allora
s'era vergognato troppo di quel suo corpo pallido e magro, con le vene varicose
bene in mostra sui polpacci, e la macchia scolorita sulla caviglia. Non c'erano
lenzuoli, ma la coperta che aveva distesa sopra era lisa e liscia,
e le dimensioni e l'elasticitdel letto meravigliarono tutt'e due. 俟arpieno
di cimici ma chi se ne frega!" disse Julia.
Non si vedevano letti matrimoniali altro che nelle case dei prolet. Winston
aveva dormito, una volta, in un letto matrimoniale, quando era bambino. Julia
non c'era mai stata prima d'allora, per quanto potesse ricordare.
Dormirono un po' . Quando Winston si sveglia, le lancette dell'orologio
puntavano sul nove. Non si mosse, perchJulia stava dormendo con la testa
appoggiata al suo gomito. Gran parte del trucco di lei s'era trasferito sulla
faccia di lui e sul cuscino, ma un'ombra di rouge metteva ancora in risalto
la dolcezza d'una gota. Un raggio giallognolo del sole che stava tramontando
cadde, attraversando l'estremitdel letto, sulla bocca del camino dove l'acqua
bolliva nella cuccuma. Gi nel cortile, la donna aveva smesso di cantare,
ma si sentivano ancora di tanto in tanto nella strada le grida dei monelli.
Winston si chiese se, durante il passato abolito, si poteva dare come una comune
esperienza quello starsene a letto, cos~, al calore d'una sera d'estate, uomo
e donna, senza vestiti addosso, a fare l'amore quando veniva voglia di farlo,
discorrere di quel che si voleva, senza sentire nessun obbligo di alzarsi,
ma semplicemente starsene sdraiati, e ascoltare i suoni che venivano
dal difuori, suoni tranquilli di gente tranquilla.
S'era mai avuta un'epoca in cui tutto cipoteva apparire comune e ordinario?
Julia si sveglia, si strofina gli occhi e si sollevsul gomito per guardare
al bollitore.
俑etdell'acqua svaporata~ disse 匍i alzo e faccio il caffin un momento.
Abbiamo ancora un'ora. A che ora staccano la luce, nei tuoi appartamenti?"
..Ventitre trenta.~ (/AI convitto la staccano alle ventitr Ma bisogna
esserci un po' prima, perch.. Ah! che schifo! Via, sporcaccione!. ~ Si
drizza improvvisamente sul letto, afferra una scarpa dal . ~ pavimento
e la scaraventin un angolo con una mossa virile del braccio, simile a quella
che lui aveva giveduta mentre scagliava il dizionario sulla faccia
di Goldstein, quella mattina ormai lontana, durante i Due Minuti d'Odio.
青he c'., chiese Winston sorpreso.
俗n sorcio! L'ho veduto mentre metteva fuori quel suo muso schifoso da sotto
il pannello di legno. C'un buco, laggi Gli ho messo un bello spavento,
in ogni modo.俟orci!" disse Winston. 勇n questa stanza!" 隹h, stanno
da per tuttoo disse Julia stendendosi di nuovo accanto a lui. ..Ve ne sono
persino nella cucina del convitto.
Certi quartieri di Londra formicolano di sorci. Non lo sai che si mangiano
i bambini? Si, proprio. Ci sono certe strade, qui vicino, in cui le donne
non s'azzardano a lasciare un bambino solo per due minuti. Sono quelli grossi,
di chiavica, scuri, che lo fanno. E la cosa pidisgustosa che quegli
sporcaccioni, sempre....~ 俟ta' zitta!" disse Winston con le palpebre strette.
oOh, tesoro, come sei diventato pallido! Che succede? Ti senti male?" 非i tutti
gli orrori del mondo... vedi... i sorci...!Gli si serrcontro e gli strinse
le braccia intomo al corpo, come per rassicurarlo col calore del suo. Winston
non riapr~ gli occhi subito. Per qualche minuto ebbe come la sensazione
di ritrovarsi in un incubo in cui s'era gitrovato, di tanto in tanto, altre
volte. Era sempre lo stesso lui se ne stava di fronte a una muraglia di tenebre
e oltre quella c'era qualche cosa d'intollerabile, qualche cosa
che non si poteva guardare, tanto era orribile. Nel sogno, il sentimento
piprofondo era sempre quello di autoinganno, perchlui sapeva, di fatto,
che cosa c'era al di ldella muraglia di tenebre.
Con uno sforzo mortale, come sarebbe stato quello di strapparsi un pezzo
di cervello, sarebbe anche riuscito a trarre quell'oggetto alla luce.
Si risvegliava sempre senza scoprire che cos'era: ma in qualche modo doveva
avere un rapporto con ciche Julia stava per dire quando lui l'aveva
interrotta.
俑i dispiacedisse Winston 南on niente. Non mi piacciono i sorci: quest' tutto.俏on te la prendere, tesoro, non li faremo venire qui, quei fetenti.
Turera il buco con un pezzo di stoffa, prima d'andarcene. E la prossima volta
porto un po' di polvere di cemento, e lo muriamo eh!" Quel sinistro attimo
di panico era gimezzo dimenticato.
Winston sedette sul letto, appoggiandosi alla spalliera, quasi
un po' vergognoso d'essersi lasciato trasportare dallo spavento. Julia scese
dal letto, si tiraddosso la tuta e comincia a preparare il caff L'odore
che si sprigiona dalla cuccuma era cos~ potente che dovettero chiudere
la finestra per impedire che qualcuno lo sentisse e si facesse delle domande.
Ma quel che era anche pistraordinario dello stesso caffera quel temperar
dell'amaro provocato dallo zucchero, quel fondo sottile di dolcezza che Winston
aveva quasi dimenticato, dopo anni e anni di saccarina. Con una mano in tasca
e un pezzo di pane e marmellata nell'altra, Julia andava su e giper la stanza,
dando ora un'occhiata alla piccola libreria, ora indicando il tavolo pieghevole
e suggerendo il modo pispiccio per ripararlo, ora sprofondandosi nella
poltrona a brandelli per provare se era comoda, ora facendo un attento esame
all'orologio di foggia antica con una cert'aria di sufficienza. Porta
il posacarte di vetro fino al letto per poterlo vedere meglio alla luce. Winston
glielo prese di mano, affascinato, come sempre, dalla trasparente, liquida
dolcezza del vetro.
青he cosa credi che sia?~ chiese Julia.
隹h, non credo che sia niente... voglio dire che non credo sia mai stato
adoperato per qualche cosa. E proprio quello che mi piace, in questo pezzo
di vetro. E un piccolo boccone di storia che si sono scordati di alterare.
Sarebbe un messaggio di cento anni fa, se si riuscisse a leggerlo.亟 quel
quadro lass欞 disse Julia indicando la stampa sulla parete opposta oanche quello
vecchio di cent'anni?" 隹h, pidi cent'anni. Duecento, forse.
Non si pudire. E impossibile dire l'etesatta delle cose, oggi.Julia
si alza e anda a guardarlo da vicino.
侶ui dove quello schifoso ha mostrato il musodisse, toccando il pannello
di legno sotto la stampa. 青he posto Mi pare di averlo veduto da qualche
parte.E una chiesa, o almeno era una chiesa, una volta. Si chiamava
San Clemente.il frammento della canzoncina che gli aveva insegnato il signor
Charrington gli torna in mente. E aggiunse, con una specie di nostalgia: 隹ranci
e limoni, dicon le campane di San Clemente!
Con sua grande meraviglia, lei completa i versi: Mi devi tre farthings, dicon
le campane di San Martino.
Quando mi saldi il conto? dicono le campane di Old Bailey.
1piinteressante da guardarsi non era tanto il pezzo di corallo quanto
l'interno dello stesso vetro. Era cos~ alto e profondo, eppure era trasparente
come l'aria. Era come se la superficie del vetro fosse la volta del cielo,
che racchiudesse un piccolo mondo nella sua atmosfera. Pensava quasi che sarebbe
potuto entrare dentro quel vetro, e che, anzi, ci stava gidentro,
lui con tutto il letto di mogano, la tavola pieghevole, l'orologio di foggia
antica, l'incisione sul caminetto e persino il fermacarte.
Il fermacarte era la stanza dentro la quale lui si trovava, e il corallo
era la vita di Julia e la sua unite insieme, fissate in una specie di eternit
nel cuore del cristallo.
Syme era scomparso. Una bella mattina non si fece vivo all'ufficio. Qualcuno
che non aveva niente di meglio da fare azzarda qualche commento sulla
sua assenza. Il giorno dopo nessuno ne parla pi Al terzo giorno Winston
si ferma nell'atrio del Reparto Documenti per dare un'occhiata agli ordini
del giorno. Uno degli avvisi recava la lista, a stampa, dei membri della
Commissione Scacchi, della quale Syme aveva fatto parte. Era la stessa di prima:
identica, nulla ne era stato cancellato. Solo mancava un nome. Bastava quello.
Syme aveva cessato di esistere anzi, non era mai esistito.
Faceva un caldo insopportabile. Nei labirinti del Ministero, i locali senza
finestre ma con l'aria condizionata avevano una temperatura normale, ma fuori
i marciapiedi scottavano sotto le scarpe e la puzza della metropolitana, nelle
ore di punta, costituiva una orribile tortura. La preparazione della Settimana
dell'Odio ferveva intensissima e il personale di tutti i Ministeri
era sovraccarico di lavoro straordinario. Processioni, riunioni, riviste
militari, conferenze, gruppi di cera, proiezioni di films, programmi sociali
del teleschermo dovevano essere completamente riorganizzati per l'occasione:
c'era da costruire padiglioni per mostre, da scoprire busti, da inventare
slogans, da scrivere canzoni, da far circolare dicerie, da falsificare
istantanee. Tutta la sezione di Julia al Reparto Amena era stata impiegata
in blocco, provvisoriamente, nella produzione di pamphiets sulle atrocit nemiche, e la produzione di romanzi, invece, era stata sospesa. Winston, oltre
il solito lavoro, aveva razioni giornaliere di interi rifacimenti di notizie
apparse su vecchi numeri del Times, che si sarebbero dovute citare nei discorsi
per l'occasione. A notte tarda, allorchfolle di prolet rumorosi s'aggiravano
disordinatamente per le strade, la cittpresentava un aspetto singolarmente
febbrile. Bombe-razzo scoppiarono, in quei giorni, pispesso del solito,
e spesso s'udivano, a distanza, colossali esplosioni, che non si sapeva come
spiegare ed attorno alle quali circolavano le pidisparate dicerie.
Il nuovo motivo musicale, che avrebbe dovuto essere quello ricorrente nella
Settimana dell'Odio (si chiamava, infatti, Canto dell'Odio~ era gistato
composto e se ne stava gifacendo un uso smodato sul teleschermo. Era fondato
su un ritmo assai insistente e primitivo che non si sarebbe potuto definire
esattamente musica, e che richiamava l'idea d'un tamburo incessantemente
battuto. Ruggito da centinaia di voci accompagnate da robuste pestate di piedi
in marcia, era davvero (come nelle intenzioni) terrificante. Era andato a genio
ai prolet e in quei loro vagabondaggi notturni era entrato in diretta
competizione con il gipopolarissimo "Fu un desiderio senza speme...".
I ragazzini dei Parsons lo sonavano e lo cantavano a tutte le ore del giorno
e della notte, invariabilmente, con il solito pettine vibrato sulla solita carta
igienica.
Era intollerabile. Le serate di Winston erano anche pipiene di lavoro
del solito. Squadre di volontari, organizzate da Parsons, preparavano le strade
per la Settimana dell'Odio, alzando bandiere e gonfaloni, dipingendo cartelloni,
erigendo pennoni sui tetti e tendendo fra l'uno e l'altro, non senza pericolo
per loro, certi cavi a cui si sarebbero dovute appendere le bandierine. Parsons
si vantava che gli Appartamenti della Vittoria avrebbero provveduto da soli
non meno di quattrocento metri di stoffa per le bandierine. Era davvero, come
si dice, a casa e scoppiava di felicit Il caldo insopportabile e quel dover
prestare un lavoro manuale gli avevan persino offerto la scusa per girarsene
in calzoncini corti e con il collo della camicia aperto nelle ore serali.
Si trovava in mille posti nello stesso istante, a spingere, a tirare, a segare,
a inchiodare, a improvvisare e architettare ogni sorta di novit a ravvivare
il morale di ognuno con calde e cameratesche esortazioni, e soprattutto
a dar fuori da ogni piega del suo corpo quel che sembrava una inesauribile
produzione d'un sudore che puzzava maledettamente di acido.
Un nuovo cartellone era improvvisamente apparso su tutte le cantonate di Londra.
Non era corredato di nessuna scritta: rappresentava semplicemente la mostruosa
figura d'un soldato eurasiano, alto tre o quattro metri, che veniva avanti a gran
passi verso chi guardava, con la faccia tipicamente inespressiva dei mongoli,
con certi enormi stivali e con il mitra puntato, appoggiato come sempre
ai fianchi. Da qualsiasi angolo si guardasse il manifesto, la bocca del fucile,
ingrandita dalla prospettiva, sembrava puntata diritta contro la faccia
dell'osservatore. Il manifesto era stato incollato in ogni spazio vuoto
che si potesse trovare su un muro, e in maggior numero di esemplari, persino,
che i ritratti del Grande Fratello. I prolet, che di solito erano piuttosto
apatici riguardo alla guerra, s'erano gettati in braccio a uno dei loro
frenetici periodi di fanatismo patriottardo. Quasi per seguire e adeguarsi
all'umore generale, le bombe-razzo avevano ammazzato un maggior numero
di persone del solito. Una cadde persino in un affollatissimo cinematografo
di Stepney seppellendo fra le rovine centinaia di persone. L'intera popolazione
del vicinato s'allinea per seguire il funerale delle vittime in una lunghissima
fila che impiega ore ed ore per esaurirsi tutta e che costitu in realt
una dimostrazione di protesta. Un'altra bomba cadde su un terreno spoglio dove
di solito giocavano i bambini e ne fece saltare in pezzi parecchie dozzine.
Seguirono altre feroci dimostrazioni. Goldstein fu bruciato in effige. Centinaia
di esemplari del manifesto con il soldato eurasiano vennero staccati dal muro
e aggiunti alle fiamme. Approfittando del trambusto, furono saccheggiati
non pochi negozi e magazzini. Si sparse quindi la voce che certe spie dirigevano
le bombe-razzo a obbiettivi designati mediante segnalazioni radio, e una coppia
di vecchietti che si sospettava fossero d'origine straniera s'ebbero la casa
incendiata e perirono soffocati tra le fiamme.
Nella stanzuccia sopra la bottega del signor Charrington (quando pure riuscivano
a metterci piede) Winston e ]Julia se ne restavano qualche ora a letto, sotto
la finestra, completamente nudi, per via del caldo. Il sorcio non s'era
pifatto vedere ma l'eccezionale temperatura aveva fatto moltiplicare
orribilmente le cimici. Ma davvero non importava gran che.
Sudicia o pulita, la stanza era sempre un paradiso. Appena arrivavano,
spargevano da per tutto certo pepe che avevano comperato al mercato nero,
poi si spogliavano subito e si precipitavano sul letto a fare l'amore, con certe
maledette sudate, e poi s'addormentavano per una mezz'oretta, in capo alla quale
scoprivano che le cimici s'erano giriunite per il contrattacco.
Nel mese di giugno si videro in quella stanza quattro, cinque, sei, forse sette
volte. Winston aveva smesso il vizio di bere gin a tutte le ore. Gli sembra
di aver perduto, non tanto il vizio, quanto la necessitche lo alimentava.
Si era ingrassato un po' , l'ulcera varicosa s'era acquetata, lasciando appena
una macchia scura sulla pelle al disopra della caviglia, e gli attacchi di tosse
la mattina presto erano del tutto cessati.
La vita aveva smesso di essere intollerabile; Winston non sentiva piquegli
impulsi prepotenti di far boccacce al teleschermo, o di mandare a questo
o a quello accidenti urlati a squarciagola. Ora che avevano un nascondiglio
abbastanza sicuro, quasi una casa, non era nemmeno pifastidiosa quell'idea
di incontrarsi solo assai di rado e per non pid'un paio d'orette alla volta.
Quel che importava soprattutto era che esisteva la stanza sulla bottega
del robivecchi. Sapere che essa stava l'~, inviolata, era un po' come
trovarcisi dentro. La stanza era un mondo, una tasca del passato, dove alcuni
animali ormai estinti potevano camminare su e gi Anche il signor Charrington,
pensa Winston, era un animale estinto.
Di solito si fermava a parlare col signor Charrington, per qualche minuto, prima
di salire disopra. Il vecchio usciva assai poco e stava quasi sempre in casa
e d'altra parte sembrava che non avesse quasi nessun cliente. Conduceva
una esistenza da fantasma, tra un bugigattolo di retrobottega e un altro
bugigattolo di cucina dove si preparava da mangiare e che conteneva,
tra l'altro, un grammofono incredibilmente antiquato, con un enorme trombone.
Sembrava sempre contento dell'opportunitche aveva di chiacchierare. Con quel
suo andar su e giper la botteguccia, col suo naso lungo, gli occhiali spessi,
le spalle curve e la giacca di velluto, aveva piuttosto l'aria
di un collezionista che d'un commerciante. Con un residuo d'entusiasmo ormai
spento andava qua e lpalpando con le dita ora l'uno ora l'altro di quei suoi
oggettini senza valore, un tappo di porcellana, il coperchio dipinto d'una
tabacchiera sfasciata, un ciondolo di similoro che custodiva una ciocca
di capelli d'un qualche bambino morto chissda quanto tempo... nchiedeva
mai a Winston di comperar qualcosa, ma soltanto che l'ammirasse. Parlare
con lui era quasi come ascoltare il suono un po' grattato d'un vecchio carillon
dalle corde lente. Era riuscito a ripescar dagli angoli piriposti della
memoria qualche altro frammento di versi di vecchie canzoni dimenticate.
Ce n'era una che raccontava di ventiquattro merli, e un'altra d'una vacca
con un como storto, e un'altra ancora della morte del povero Cock Robin. 俑' venuto in mente che potrebbe interessarvi...~, cominciava con un sorrisetto
maligno, come di connivenza, tutte le volte che aveva intenzione di tirar fuori
nuovi frammenti di canzonette. Il buffo era che non riusciva mai a ricordarsi
una canzonetta intera, ma solo dei pezzi, qua e l
Winston e ~Julia sapevano benissimo (e in un certo modo non avveniva
mai che si distraessero da quel pensiero) che quel che stava accadendo loro
non poteva durare a lungo.
C'erano momenti in cui il fatto stesso di quella morte sospesa su di loro
diveniva concreto e palpabile come quello stesso letto sul quale facevano
l'amore, e si stringevano, allora, l'uno all'altra, con una disperata
sensualit come un'anima dannata che assapori il suo ultimo brivido di piacere
negli ultimi cinque minuti prima che batta l'ora. Ma c'erano anche altri momenti
in cui avevano l'illusione non solo della sicurezza, ma anche della durata.
Per tutto il tempo che se ne fossero rimasti in questa stanza, sentivano tutt'e
due che non sarebbe potuto accadere loro nulla di male. Era difficile
e pericoloso arrivarci, questo s ma la stanza, in se stessa, era come
un santuario. Era come quando Winston aveva guardato dentro il cuore
del fermacarte e aveva sentito che sarebbe pure stato possibile entrarci dentro
e che, una volta dentro quel mondo di vetro, il tempo si sarebbe potuto fermare.
Spesso si regalavano sogni ad occhi aperti in cui vagheggiavano di evadere.
La fortuna li avrebbe sempre assistiti ed essi avrebbero potuto portare avanti
quel loro intrigo, quel loro amore, in quello stesso modo, per tutto il resto
della vita.
Ovvero Katharine avrebbe potuto morire, un giorno o l'altro, e manovrando
abilmente Winston e Julia si sarebbero anche potuti sposare. Oppure avrebbero
potuto uccidersi insieme, o avrebbero potuto scomparire, truccarsi o comunque
alterarsi i lineamenti fino a non farsi riconoscere pi imparare a parlare
con l'accento dei prolet, trovar lavoro in una fabbrica e continuare a vivere
quella loro vita, senza essere scoperti, di nascosto. Erano tutte sciocchezze,
come sapevano benissimo. Non c'era nessuna possibilitdi evasione, nella realt delle cose. E quell'unica possibilitche c'era, e cioil suicidio, nessuno
dei due aveva intenzione di metterla seriamente in atto. Godersi la vita giorno
per giorno, settimana per settimana, spremendo un presente che non aveva futuro,
era un istinto invincibile, cos~ come i polmoni che aspireranno sempre
una nuova boccata d'aria, finche ci sararia da respirare.
Qualche volta discutevano anche la possibilitdi unirsi in una attiva
ribellione contro le forze del Partito, ma senza la pipallida idea di quali
fossero le prime mosse da fare. Anche se la mitica Fratellanza era una realt
c'era sempre la difficoltdi trovare il modo d'arrivarci. Winston racconta
a ]Julia quella bizzarra connivenza che c'era o che per lo meno sembrava
che ci fosse tra lui e O'Brien, e dell'impulso che aveva sentito qualche volta
di andare da lui, aprirglisi, rivelarglisi come un nemico del Partito e chiedere
il suo aiuto.
La cosa pistrana che questo progetto non la colpaffatto come impossibile
da compiersi. Anche lei era solita giudicar le persone dall'espressione della
loro faccia, e le sembrava naturalissimo che Winston credesse di potersi fidare
di O'Brien fondando la sua fiducia appena sul balenare d'una occhiata. Oltre
a ciessa era sicura che tutti quanti, o quasi tutti quanti odiavano
segretamente il Partito e che ne avrebbero infranta la legge soltanto
se avessero pensato che fosse possibile farlo. Ma si rifiutava comunque
di credere che esistesse quella vasta opposizione organizzata di cui si diceva,
o anche soltanto che potesse esistere. Tutte le storie su Goldstein
e il suo esercito clandestino, diceva, non erano che un mucchio di fesserie
che il Partito aveva inventato per i suoi scopi, e nelle quali bisognava fingere
di credere. Innumerevoli volte, alle adunate del Partito per le dimostrazioni
spontanee, essa aveva urlato a squarciagola, per chiedere l'immediata esecuzione
di gente di cui non aveva mai neppure udito il nome e ai cui supposti delitti
essa non aveva la minima intenzione di prestar fede. Durante i processi
pubblici, essa aveva preso posto assieme ai suoi compagni della Lega della
Gioventche circondavano notte e giorno i tribunali, e aveva scandito,
a regolari intervalli, il grido "Morte ai traditori!". Durante i Due Minuti
d'Odio essa era sempre la piscalmanata e la pisollecita d'insulti
all'indirizzo di Goldstein. Eppure non aveva nemmeno la pipallida idea
di chi fosse Goldstein e quale fosse la dottrina di cui s'era fatto e si faceva
campione. Era cresciuta dopo la Rivoluzione ed era troppo giovane per ricordarsi
delle battaglie ideologiche dopo il '50 e il '60. L'idea che ci potesse essere
qualcosa come un movimento politico indipendente era per lei al di ldella
possibilitdi essere concepita. Il Partito era, in ogni caso, invincibile.
Sarebbe esistito sempre e sarebbe stato sempre lo stesso. Ci si poteva ribellare
ad esso soltanto con ~disobbedienze e violazioni segrete, o tutt'al picon atti
isolati di violenza come ammazzar qualcuno e far saltare in aria qualche cosa.
In un certo senso essa era anche piperspicace di Winston e assai meno soggetta
a farsi frastornare dalla propaganda del Partito. Una volta che era successo
a lui di ricordare la guerra che si stava facendo contro l'Eurasia, essa
lo interruppe per dirgli che, secondo lei, la guerra non c'era affatto.
Le bombe-razzo che cadevano ogni giorno su Londra dovevano essere lanciate dallo
stesso Governo dell'Oceania 哀oltanto per mantenere la gente nel terrore
Quest'idea non era davvero mai passata per la testa di Winston. Essa riusc persino a stuzzicare in lui l'invidia raccontandogli che durante i Due Minuti
di Odio quel che le riusciva pidifficile era di resistere alla tentazione
di scoppiare a ridere. Ma, nell'insieme, discuteva i metodi e gl'insegnamenti
del Partito solo quando, in un modo o nell'altro, la toccavano da vicino, nella
sua vita privata. Spesso si dimostrava disposta ad accettare la mitologia
ufficiale semplicemente perchla differenza tra la verite la menzogna
non le sembrava una differenza importante o sostanziale. Essa credeva,
per esempio, dal momento che glielo avevano insegnato a scuola, che il Partito
aveva inventato gli aeroplani. (Quando Winston andava a scuola, prima del '60,
si ricordava che il Partito pretendeva di aver inventato soltanto
gli elicotteri; una dozzina d'anni dopo, quando andava a scuola, invece, ~Julia,
pretese di aver inventato anche gli aeroplani: di questo passo, dopo
una generazione avrebbe preteso di aver inventato la macchina a vapore.)
E quando lui le disse che gli aeroplani esistevano da prima che lui nascesse,
e molto tempo prima della Rivoluzione, il fatto le sembrdel tutto
insignificante. In fondo, che importava sapere chi avesse o chi non avesse
inventato gli aeroplani? Winston si scandalizza e dispiacque un po' piquando,
qualche giorno dopo, scoperse, da certe frasi che lei disse per caso,
che non si ricordava affatto come quattro anni prima l'Oceania era stata
in guerra con l'Estasia e in pace con l'Eurasia. Era vero che lei considerava
le guerre come tutta una balla organizzata: ma sembrava che non si fosse
comunque accorta che il nome del nemico, nel frattempo, era mutato.
.(Credevo che fossimo stati sempre in guerra con l'Eurasiadisse con aria
distratta. Tutto questo lo spaventa un poco.
L'invenzione degli aeroplani datava da lungo tempo prima che lei fosse nata,
ma quel capovolgimento di fronte della guerra era roba di appena quattro anni
prima, e s'era dato che lei era gimentalmente del tutto sviluppata.
Ne discussero per quasi un quarto d'ora. Alla fine Winston riusci'~ a farle
richiamare alla memoria il vaghissimo ricordo che una volta l'Estasia
e non l'Eurasia era stato il nemico. Ma il risultato di quella discussione
fu che lei disse, con una certa impazienza: 亟 chi se ne frega? E sempre
la stessa guerra fottuta, e si sa benissimo che tutti i bollettini sono
una massa di bugie!
Qualche volta Winston le parlava dell'Archivio e delle sfacciatissime
falsificazioni ch'egli vi perpetrava. Quelle cose non sembravano farle, tutto
sommato, troppo orrore. Essa non vedeva, come lui, quell'abisso
che si spalancava sotto i piedi al solo pensiero delle bugie che diventavano
verit Le racconta la storia di Jones, Aaronson e Rutherford e di quell'attimo
che aveva avuto fra le mani quel pezzettino di giornale. Non le fece troppa
impressione. In un primo momento, addirittura, rischia persino di non capire
qual era il vero significato della storia.
亟rano amici tuoi?chiese.
俏o, mai conosciuti. Erano membri del Partito Interno.
Senza contare che erano assai pivecchi di me. Appartenevano ai vecchi tempi,
ai giorni che precedettero la Rivoluzione. Li conoscevo appena di vista. 亟 allora, che c'da preoccuparsene? Gente che viene ammazzata ce n'sempre,
non lo sapevi?Cerca di farle capire: 侶uesto era un caso eccezionaledisse
南on era soltanto questione di qualcuno che veniva scannato. Non capisci
che il passato, cominciando da ieri stesso, stato virtualmente abolito?
Seppure esso sopravvive da qualche parte, per via di oggetti senza nome
e senza significato, come quel pezzo di vetro che sta l'~. Noi non conosciamo,
letteralmente, nulla della Rivoluzione e degli anni precedenti la Rivoluzione.
Ogni documento stato distrutto o falsificato, ogni libro stato riscritto,
ogni quadro stato ridipinto, ogni statua, ogni strada, ogni edificio hanno
avuto mutato il nome, ogni data stata alterata. E questo processo va avanti
giorno per giorno, minuto per minuto. La Storia si fermata. Non esiste nulla
se non un presente senza fine, nel quale il Partito ha sempre ragione.
Io so, naturalmente, che il passato stato falsificato, ma non mi sarebbe
mai possibile provarlo, anche quando autore della falsificazione sono stato
io stesso. Dopo che il cambiamento stato operato, non rimane pinessuna
traccia, pinessuna prova, dell'avvenimento cos~ com'era in origine. L'unica
prova qui, dentro la mia testa, e io non sono affatto sicuro che ci sia, oltre
a me, qualche altro essere umano che ricordi le stesse cose che ricordo io. Solo
in quell'istante, in tutta la mia vita, io potei avere in mano una vera
e propria prova, veramente concreta, dopo l'avvenimento... anni dopo
亟 a che servito?俏on servito a niente, perchl'ho gettata via pochi
minuti dopo. Ma se la stessa cosa mi succedesse oggi, conserverei il documento. 雨e', io non conserverei un comodisse Julia. 俟ono prontissima a correre tutti
i rischi che vuoi, ma solo per qualche cosa che valga la pena, come per esempio
venire qui a fare l'amore, ma non certamente per un vecchio pezzo di giornale.
Che ne avresti fatto, se te lo fossi tenuto?俏iente di speciale,
probabilmente. Ma era una prova.
Avrebbe potuto far nascere qualche piccolo dubbio, qua e l
Nel caso, dico, che l'avessi fatto vedere a chi so io. Non che io creda
che possiamo determinare qualche sostanziale mutamento dello stato attuale delle
cose, durante la nostra vita.
Questo no. Dico soltanto che si puimmaginare qua e l qualche piccolo
focolaio di resistenza che sorge e si afferma...
piccoli gruppi di persone che si uniscono fra di loro, e crescono man mano
e lasciano dietro di squalche effettivo documento ancora non falsificato,
cos~ che le nuove generazioni possano portare avanti il lavoro interrotto... 俏on mi interessa la prossima generazione, tesoro. A me importa di noi.侮uol
dire che tu sei una ribelle solo dalla vita in gi欞 le disse lui.
Julia pensche fosse una risposta assai acuta e brillante, e gli getta
le braccia al collo tutta contenta.
Delle varie complessitdella dottrina del Partito, Julia non si interessava
minimamente. Tutte le volte che lui cominciava a parlare dei principi
del Socing, del bispensiero, della mutabilitdel passato e della negazione
della realtoggettiva, e a usare parole in neolingua, ella s'annoiava
e cominciava a sbadigliare e a dire che non aveva mai fatto caso a quella roba.
Tanto si sapeva benissimo che erano tutte fesserie, e quindi che gusto c'era
a preoccuparsene? Lei sapeva quando c'era da fischiare e quando, invece,
da applaudire; questo era l'importante: il resto non contava davvero nulla.
E se lui continuava a parlare di quegli argomenti, lei di solito cedeva
all'abitudine di addormentarsi. Era una di quelle persone che riescono a dormire
a qualsiasi ora e in qualsiasi posizione. Parlando con lei, lui capiva benissimo
quant'era facile passare completamente per ortodossi, solo perch non si possedeva nemmeno la pipallida idea di che cosa ortodossia volesse
dire. In un certo modo, i principi del Partito venivano imposti con totale
successo soprattutto su quegli individui che erano assolutamente incapaci
di comprenderli. Si potevano fare accettare a costoro le maggiori enormit
le piflagranti violazioni e negazioni della realtstessa, proprio perchessi
non riuscivano mai a vedere chiaramente l'enormitdi quel che si chiedeva loro,
e d'altro canto non c'era in essi interesse sufficiente per gli avvenimenti
pubblici da accorgersi di quel che succedeva attorno a loro. Per mancanza
di comprendonio, essi restavano perfettamente ragionevoli. Soltanto
inghiottivano qualsiasi cosa non facesse loro del male, perchsentivano
che non lasciava dietro di salcun residuo, proprio come un chicco di grano
che passa senza essere digerito attraverso il corpo d'un uccello.
Accadde, finalmente. Il messaggio tanto atteso e sospirato giunse, alla fine.
Gli sembrava d'avere atteso davvero tutta la vita quell'avvenimento.
Stava percorrendo il lungo corridoio del Ministero ed era arrivato quasi allo
stesso punto in cui Julia gli aveva passato per la prima volta
il suo bigliettino, quando si accorse che qualcuno, molto pigrande di lui,
gli stava camminando proprio alle spalle. La persona, chiunque fosse, diede
un piccolo colpo di tosse, che suona come un chiaro espediente per cominciare
a parlare. Winston si ferma di scatto e si volta. Era O'Brien.
Finalmente erano a faccia a faccia. Eppure l'unico forte impulso di Winston
fu quello di scapparsene via. Il cuore gli palpitava come uno stantuffo. Sarebbe
stato incapace di articolare una sola sillaba. O'Brien aveva continuato tuttavia
a camminare, anche lui, e aveva posato per un istante una mano amichevole
sul braccio di Winston, cos鮕 che i due, ora, camminavano allato. O'Brien
comincia a parlare con quel tono di grave cortesia che lo distingueva da tutti
gli altri membri del Partito Interno.
俟peravo da tempo in una buona occasione per parlare con voiaveva cominciato;
則o letto l'altro giorno uno dei vostri articoli in neolingua sul Times.
Mi sembra d'aver notato che avete un qualche interesse erudito nella neolingua.
Mi sbaglio?.Erudito... diremo cos~ disse Winston che sembra aver in parte
recuperato, dopo la prima sorpresa, la padronanza di s
俟ono soltanto un dilettante. Non il mio mestiere. Non ho avuto mai nulla
a che fare con la vera e propria struttura della neolingua.o 俑a la scrivete
con molta eleganza, e questa non la mia opinione soltanto. Ne parlavo
recentemente con un vostro amico, che senza dubbio se ne intende. Il suo nome,
ora, non mi viene in mente.Il cuore di Winston diede un altro doloroso balzo.
Non era da pensare nemmeno per un attimo che questa non fosse un'allusione
a Syme. Ma Syme non era soltanto morto, era stato abolito, era una spersona.
Qualsiasi accenno a lui che lo potesse far identificare sarebbe stato, senza
dubbio, pericolosissimo. Quell'accenno di O'Brien doveva intendersi come
un segnale, come una sorta di parola d'ordine. Facendo partecipare Winston
a uno psicoreato come quello, O'Brien l'aveva trasformato istantaneamente
in suo complice. Erano legati a filo doppio, ormai. Continuarono ad avanzare
lentamente per il corridoio, ma a un tratto O'Brien si ferme, con quel
suo tipico gesto che quasi invitava alla confidenza, si aggiusta gli occhiali
sul naso. Poi continua: 侶uel che volevo dire che, nel vostro articolo,
non ho potuto fare a meno di notare che usate due parole ormai cadute in disuso.
Ma sono appunto cadute in disuso solo negli ultimissimi tempi. Avete visto
la decima edizione del Dizionario della neolingua?" 俏o" disse Winston /.non
credevo che fosse stata gipubblicata. Usiamo ancora la nona, all'Archivio.~
俠a decima edizione, infatti, sarresa di pubblica ragione solo fra qualche
mese, a quanto credo. Pera un piccolo numero di copie ha gicominciato
a circolare. Io ne ho una.
Forse vi potrinteressare darle un'occhiata.青ertamente, molto volentieri"
disse Winston vedendo in modo chiarissimo a che tendeva tutta quella manovra.
..Alcuni dei nuovi sviluppi sono ingegnosissimi. La riduzione del numero
dei verbi, per esempio, sara certamente uno dei fenomeni che pistuzzicheranno
il vostro interesse. Vediamo un po' . Volete che vi mandi qualcuno
col dizionario? Purtroppo so che dimentico sempre gli impegni di questo genere.
Forse potreste pisicuramente venirvelo a prendere da voi stesso, quando
pilo crediate opportuno, durante i prossimi giorni, a casa mia. Un momento,
vi do il mio indirizzo.Si trovavano davanti a un teleschermo. Con aria quasi
distratta O'Brien palpa prima una, poi l'altra delle sue tasche e quindi trasse
fuori un piccolo taccuino rilegato in pelle e una matita a inchiostro, d'oro.
Volgendo le spalle al teleschermo in una posizione, cio per la quale chiunque
si fosse trovato dall'altro estremo dell'apparecchio avrebbe potuto leggere quel
che stava scrivendo, segna affrettatamente un indirizzo, strappa il foglietto
e lo porse a Winston.
非i solito sono in casa la seradisse 前 nel caso che non mi troviate vi farete
dare il dizionario dal mio cameriere.Quindi prese congedo, lasciando Winston
col suo pezzetto di carta in mano, che questa volta non c'era nessuna necessit di nascondere. Winston, tuttavia, dopo aver mandato a memoria quel che c'era
scritto, lo lascia cadere, qualche ora dopo, nel buco della memoria, insieme
ad altra carta straccia.
Avevano parlato l'uno all'altro al massimo per un paio di minuti. L'episodio
non poteva avere che un solo significato.
Era stato escogitato per permettere a Winston di conoscere l'indirizzo
di O'Brien. Quello era il primo passo da fare, perchaltrimenti, a meno
di non fare una richiesta espressa e diretta, non si sapeva mai dove la gente
viveva. Non c'erano guide o elenchi di persone di nessun genere. "Se avete
voglia di vedermi, ecco dove mi potete trovare" era ciche O'Brien gli aveva
voluto far capire. Forse ci sarebbe potuto essere un messaggio nascosto
fra le pagine del dizionario. Ma in ogni modo, una cosa era certa. La trama
segreta di cui lui aveva sognato esisteva realmente, non solo, ma lui si trovava
ad averne raggiunto uno dei capi.
Sapeva che, prima o poi, avrebbe obbedito alla chiamata di O'Brien. Forse
domani, forse dopo un intervallo di tempo che poteva anche essere lungo, chiss
Quel che stava succedendo era solo la messa in opera d'un progetto iniziato
molto tempo prima. Il primo passo era stato un pensiero segreto e involontario,
il secondo passo era stato l'inizio del diario.
Egli era passato dal pensiero alle parole e ora dalle parole alle azioni.
L'ultimo passo era qualche cosa che sarebbe successo nei sotterranei
del Ministero dell'Amore. Lui aveva giaccettato ogni cosa. La fine
era gicompresa nel principio. Ma era davvero spaventoso- o, piesattamente,
era come un assaggio della morte, era come essere un po' meno vivi. Anche
mentre stava parlando con O'Brien e capiva man mano a che tendevano tutti quei
discorsi, un brivido di freddo andava prendendo possesso del suo corpo. Aveva
come la sensazione di scendere gradualmente nell'umido recesso di una tomba,
e il fatto che lui aveva sempre saputo che quella tomba c'era e che lo stava
aspettando non rendeva affatto quella sensazione meno sgradevole.
Winston si risveglia con gli occhi pieni di lacrime. Julia gli si strofina
contro ancora mezzo assonnata e apr~ bocca per dire qualcosa che avrebbe anche
potuto essere: ..Che c'".
俟ognavo...~ disse Winston, e tacque. Era troppo complicato, per esprimerlo
in parole. C'era da una parte il sogno, in se stesso, c'era da un'altra parte
un ricordo, in stretta relazione con esso, che aveva preso possesso della
sua mente appena s'era svegliato.
Giaceva con gli occhi chiusi, ancor tutto immerso nell'atmosfera del sogno.
Era un sogno grande, ampio, luminoso, nel quale sembrava che tutta la sua vita
fosse spiegata dinanzi a lui come un paesaggio in una sera d'estate dopo
che sia stato lavato dalla pioggia. Eppure era avvenuto tutto dentro
il fermacarte di cristallo. Ma la superficie del vetro era la cupola del cielo,
e sotto quella cupola ogni cosa era inondata d'una luce dolce e chiara
per la quale si poteva vedere attraverso inconcepibili distanze. Il sogno
era come compreso, racchiuso, riassunto (ma in un certo modo era addirittura
consistito) in un gesto del braccio compiuto da sua madre, e ripetuto,
trent'anni dopo, da quella donna ebrea che aveva veduto nel documentario, inteso
a proteggere il bambino dalle pallottole, un attimo prima che l'elicottero
li facesse andare tutt'e due in mille pezzi.
..Lo sai~ disse 剃he fino a questo momento credevo d'aver ammazzato mia madre?"
厚erchl'hai ammazzata?" disse Julia, con uno sbadiglio, quasi addormentata.
俏on l'ho ammazzata. Non fisicamente." Nel sogno era come riandato all'ultima
volta che aveva visto sua madre. E in quei pochi attimi dopo che s'era svegliato
tutto il groppo di avvenimenti che avevano accompagnato la circostanza gli toma
alla memoria. Doveva essere un ricordo ch'egli aveva tentato di scacciare
ostinatamente dal suo subcosciente per molti anni. Non poteva ricordare la data
con precisione, ma non poteva essere che quel fatto fosse accaduto prima
di quando lui aveva dieci, o al massimo dodici anni.
Suo padre era scomparso qualche tempo prima. Quanto, non riusciva a ricordare.
Ricordava meglio le disagiate condizioni della vita d'allora, il continuo panico
per le incursioni aeree, i rifugi nelle stazioni della metropolitana. I mucchi
di pietrame da per tutto, i proclami, incomprensibili, incollati a tutte
le cantonate, le squadre di giovani con le camicie tutte dello stesso colore,
le file interminabili innanzi alle botteghe dei fornai... e soprattutto il fatto
che non ci fosse mai abbastanza da mangiare. Ricordava lunghi pomeriggi passati
insieme ad altri ragazzi attorno ai secchi della spazzatura o su per i mucchi
dell'immondizia, alla ricerca di avanzi di torsi di cavolo, di pelatura
di patate, e qualche volta persino di croste di toasts rinseccolite, dalle quali
si badava, prima, a grattar via le ceneri delle bruciacchiature. O anche passati
ad appostare il passaggio di autocarri che recavano il foraggio per il bestiame
e che, quando sobbalzavano un po' troppo sulle buche della strada,
ne lasciavano cadere, talvolta, qualche cascarne oleoso.
Quando suo padre scomparve, sua madre non diede alcun segno di particolare
sorpresa o d'alcun violento dolore, ma un profondo e subitaneo cambiamento
avvenne in lei. Perdette ogni vivacit Apparve chiaro anche a Winston che essa
era in attesa di qualcosa che, come lei sapeva, doveva succedere. Faceva tutto
quel che era necessario (cucinare, lavare, rammendare, rifare i letti, spazzare
il pavimento, spolverare il caminetto) assai lentamente, ma senza mai movimenti
superflui. Il suo corpo ampio e modellato sembrava ricaduto in una quiete
naturale. Ore e ore di seguito sedeva del tutto immobile sul bordo del letto,
dando da mangiare alla sorellina pipiccola, un affarino malato, e sempre
zitto, di due o tre anni, con un faccino che per la magrezza somigliava a quello
di una scimmia.
Ricordava la stanza dove vivevano, buia, che puzzava di chiuso, riempita
per metda un letto con sopra una coperta bianca. C'era un fornellino
a gas vicino al caminetto, e una scansia dove si conservava quel po' di cibo
che c'era, e sul pianerottolo fuori della porta c'era un lavandino di terracotta
scura, che era in comune con parecchie altre stanze. Ricordava il corpo
statuario di sua madre chino sul fornello per rimestare chissche roba
in una pignatta. Ricordava, soprattutto, quella sua continua fame e le battaglie
ai ferri corti che si facevano all'ora dei pasti. Chiedeva a sua madre
innumerevoli volte perchnon c'era un po' pidi cibo, strillava e s'infuriava
contro di lei (ricordava persino il tono della propria voce che cominciava
a rompersi, e che certe volte risonava basso e profondo, in modo furioso),
ovvero tentava di spremere qualche nota di commozione, negli sforzi sempre
rinnovati di aver qualcosa in pidi quel che gli sarebbe toccato. Essa
non aveva dubbi che lui, "il ragazzo", dovesse avere la porzione pigrossa,
ma, per quanto lei la facesse grossa, lui chiedeva sempre di pi E ad ogni
pasto lei lo supplicava di contentarsi, di non essere egoista, di ricordare
che la sorellina stava male, e che aveva bisogno di cibo anche lei,
ma non serviva a niente. Piangeva di rabbia quando lei smetteva di scodellare
la sua porzione, cercava d'agguantare la pignatta e il cucchiaio dalle mani
di lei, acchiappava pezzi di roba dal piatto della sorellina. Sapeva che in quel
modo affamava gli altri due, ma non poteva fame a meno: e sentiva persino
d'averne diritto. La fame che gli strizzava le budella gli dava piena
giustificazione. Tra un pasto e l'altro, se sua madre non era di guardia,
non smetteva mai di spilluzzicare fra le provviste di cibo che stavano sulla
scansia sgangherata.
Un giorno fu messa in circolazione una razione di cioccolato. Non ce n'era
mai stata, per settimane, per mesi. Ricordava con straordinaria chiarezza quel
prezioso bocconcino di cioccolato. Era una tavolettina da due once (parlavano
ancora di once, a quel tempo) da dividersi fra loro tre. Era ovvio
che si sarebbe dovuto dividerla in tre parti uguali. Tutt'a un tratto, come
se stesse sentendo qualcun altro che parlava, Winston ud~ se stesso
che chiedeva, con voce profonda, ma alta e decisa, che gli si desse tutt'intero
il pezzetto. La madre gli disse di non essere troppo avido. segu~ una lunga,
fastidiosissima, insistente discussione con strilli, lacrime, piagnucolii, grida
indignate, patti. La sorellina, aggrappata alla madre con tutt'e due le braccia,
proprio come una scimmietta, lo guardava con certi occhi grandi e disperati.
Alla fine, la madre ruppe il cioccolato in due e diede un pezzo che equivaleva
a tre quarti a lui, e il quarto che rimaneva lo diede alla sorella. La bambina
lo prese in mano e comincia guardarlo in un modo curioso, forse senza nemmeno
sapere che fosse. Winston guardlei, di rimando, per qualche momento. Poi,
con un balzo improvviso, agguantil pezzo di cioccolata dalle mani della
sorella e si mise in salvo per la porta.
俐inston! Winston!gridla madre correndogli appresso.
俊oma indietro! restituisci a tua sorella la sua cioccolata!Lui si ferm
ma non tornindietro. Gli occhi della madre lo fissavano. Anche allora
gli occhi della madre facevano capire che stava pensando a quella cosa,
nlui sapeva quale, che era sul punto di succedere. La sorella, rendendosi
conto, in qualche modo, che le era stato usato un torto, si mise a piagnucolare
debolmente. La madre se la prese in braccio e, attirandola al seno,
ve la premette contro. Qualcosa, nel gesto di sua madre, gli fece capire
che sua sorella stava morendo. Si volte scappgiper le scale, stringendo
il cioccolato che gli si scioglieva nella mano e diventava appiccicoso.
Non rivide pisua madre. Dopo aver divorato il cioccolato provuna specie
di vergogna per quell'atto e s'aggirlungo le strade qualche oretta, finche
la fame non lo condusse di nuovo a casa. Quando rientr sua madre
era scomparsa. Un fatto come quello stava gidiventando normale, allora. Nulla
mancava nella stanza, tranne la madre e la sorella. Non avevano preso nessun
vestito. Anche il soprabito della madre stava ancora l Non ebbe nessuna
certezza che sua madre fosse morta. Era anche possibile che fosse stata
semplicemente mandata in un campo di concentramento per lavori forzati. Quanto
a sua sorella, essa poteva benissimo essere stata trasferita, come del resto
Winston stesso, a una delle colonie per bambini senzatetto (Centri Reclamo,
si chiamavano) che erano cresciuti qua e l in seguito alla guerra civile;
oppure poteva essere stata mandata al campo di concentramento, insieme
con la madre, o anche poteva essere stata lasciata, in un posto qualsiasi,
a morire.
Quel sogno era ancora vivo nella sua mente, e in specie quel gesto di protezione
del braccio, quel che d'avvolgente c'era in esso, nel quale sembrava
che si contenesse tutto il suo significato. torncon la memoria a un altro
sogno, fatto soltanto due mesi prima. Coscome se ne restava seduta sullo
squallido letto dalla coperta bianca, con la bambina aggrappata al seno,
sua madre sedeva anche in quel vascello naufragato, a gran profonditsotto
di lui, e affondava man mano, ogni minuto di pi eppure continuava a guardarlo,
attraverso le acque che divenivano buie.
Racconta ~Julia la storia della scomparsa di sua madre.
Senza aprire gli occhi, essa si rivoltda un'altra parte e s'aggiust in una posizione picomoda.
非ovevi essere un porcellino rognoso, allora" disse tra gli sbadigli. 俊utti
i bambini sono porci." 俟 ma l'importante di tutta la storia...Dal ritmo
del suo respiro, capche Julia si stava addormentando di nuovo. Avrebbe
preferito continuare a parlare di sua madre. Non credeva, a quanto poteva
ricordare, che fosse stata una donna straordinaria, fuori del comune, insomma;
e nemmeno che fosse stata particolarmente intelligente eppure aveva dovuto
possedere una certa nobilt una certa purezza, perchle convenzioni
cui obbediva erano convenzioni private. I suoi sentimenti erano di lei, e basta.
Non potevano essere alterati dall'esterno. Non le sarebbe passato per la testa
che un'azione che rimane senza effetto rimane, solo per questo, senza
significato. Se si amava qualcuno, lo si amava, e quando non c'era rimasto
piniente da dargli gli si continuava a dare l'amore. Quando l'ultimo pezzo
di cioccolata era andato, sua madre aveva stretto la bambina fra le braccia.
Non serviva a niente, non cambiava niente, non che facesse comparire
picioccolato, non riusciva a rimandare o ad allontanare la morte della
bambina, o anche la morte di lei stessa: ma le sembrava, comunque, naturale fare
quel gesto. La donna sfollata, nella scialuppa, aveva anch'essa coperto
il suo bambino con le braccia, che non sarebbero servite, contro le pallottole,
pid'un pezzo di carta. La cosa piterribile che aveva fatto il Partito
era stata quella di persuadere la gente che i primi impulsi, i puri sentimenti,
non avevano valore, proprio mentre toglieva qualsiasi valore al mondo materiale.
Una volta negli artigli del Partito, quel che si sentiva o che non si sentiva,
quel che si compiva o che si evitava di compiere, non aveva pinessun valore.
Qualsiasi cosa succedesse contraria ad esso, la gente scompariva, e non si udiva
piparlare ndella persona ndelle sue azioni. Si era sollevati, di peso,
al disopra del flusso della storia. Eppure, alla gente di appena due generazioni
innanzi, tutto questo non sarebbe sembrato straordinario, perch non s'attentavano ad alterare la storia. Erano governati dal senso della lealt dell'individuo, che accettavano senza riserve.
Quel che contava erano le relazioni personali, e un gesto che non sarebbe
servito a nulla, un abbraccio, una lacrima, una parola detta a un moribondo,
potevano avere un valore intrinseco, per se stessi. I prolet, gli venne fatto
improvvisamente di pensare, erano ancora rimasti in quelle condizioni.
La loro lealtnon era verso il Partito, verso la nazione, verso un'idea,
ma soltanto dell'uno verso l'altro. Per la prima volta nella sua vita,
non sent~ di disprezzare i prolet o di pensare che fossero soltanto una forza
inerte che una volta o l'altra poteva ritornare in vita e rigenerare il mondo.
I prolet erano rimasti del mondo e nel mondo. Non si erano irrigiditi dentro
se stessi. Continuavano a lasciarsi trasportare da emozioni primitive che lui,
invece, aveva bisogno di riapprendere con uno sforzo cosciente. E nell'elaborare
questi pensieri, ricordcome, senza badarci troppo, poche settimane prima,
imbattutosi in quella mano tagliata per terra nel quartiere povero, l'aveva
buttata con un calcio nel rigagnolo, come fosse stata un torso di cavolo.
侵 prolet sono uomini~ disse forte. 俏oi non siamo uomini.亟 perchno?" disse
Julia, risvegliandosi.
Stette per un po' a pensare.
俏on ti mai venuto in mente~ disse 剃he la cosa migliore da fare, per noi due,
sarebbe semplicemente di andarcene di qui prima che sia troppo tardi,
e non vederci mai pi俟'~, tesoro, m'venuto in mente pid'una volta.
Ma mi guardo bene dal farlo.~ 俟iamo stati fortunati~ disse 匍a non pudurare
troppo.
Tu sei giovane. Sembri una persona normale e innocente. Se ti tieni alla larga
da tipi come me, c'anche la possibilitche resti in vita ancora
per cinquant'anni." 俏o. Ci ho pensato bene. Quello che fai tu, lo faranche
io. Sono buona, a vivere, io!促ossiamo stare insieme per altri sei mesi...
un anno... come si fa a saperlo? Ma finiranno certamente col separarci. Ti rendi
conto quanto saremo completamente soli? Una volta che si saranno impadroniti
di noi, non ci sarnulla, letteralmente nulla, che uno di noi due possa fare
per l'altro. Se io confesso, ti fucilano, e se io non confesso ti fucilano
lo stesso. Niente che io possa dire o che riesca a non dire potrservire
a far rimandare la tua morte anche di soli cinque minuti. Nessuno
di noi due saprmai se l'altro vivo o morto.
Resteremo completamente indifesi. L'unica cosa importante che non ci tradiremo
l'un l'altro, anche se cinon farla minima differenza.俟e vuoi dire delle
confessionidisse 哀ta' pur sicuro che confesseremo. Tutti confessano sempre.
Non se ne pufare a meno. C'la tortura.俏on dico della confessione.
La confessione non il tradimento. Quel che dici o quel che
fai non ha importanza: importano soltanto i sentimenti. Se loro potessero
impedirmi di amarti... ecco, questo sarebbe un vero tradimento.Julia
ci stette un po' a pensar su. 俏on lo possono faredisse infine. 亟 l'unica
cosa che non possono fare. Possono farci dire qualsiasi cosa, ma non possono
farcela anche credere. Non possono entrarci dentro.俏odisse lui con un filo
di speranza ~.no; hai perfettamente ragione. Non possono entrarci dentro.
Se si fa tanto di sentire che l'essere umano qualcosa che vale la pena, anche
se non sarper avere nessun effetto, loro si possono considerare gibell'e
sconfitti.Pensal teleschermo, a quella orecchia insonne. Potevano spiare
notte e giorno, ma se ci si manteneva con la testa a posto si poteva fargliela
comodamente. Con tutta la loro abilitnon erano riusciti ancora a scoprire
il segreto per sapere quel che un'altra persona stesse pensando. Forse questo
era meno vero, quando ci si trovava nelle loro mani. Non si sapeva bene quel
che succedeva, nel Ministero dell'Amore, ma non era difficile immaginarlo
torture, stupefacenti, delicati strumenti che registravano le minime reazioni
nervose, interrogatori sistematici che stancavano e annullavano gradualmente
la volont assenza di sonno, solitudine. I fatti, ad ogni modo, non si potevano
tener nascosti. Si potevano scoprire con gli interrogatori, si potevano spremere
fuori dalla gente con le torture. Ma se lo scopo non fosse stato quello
di restare in vita ma di restare uomini, che differenza avrebbe fatto, alla fine
dei conti? Non avrebbero potuto alterare i sentimenti: a questo riguardo
non ci si poteva nemmeno alterare da se stessi, anche se si fosse voluto.
Avrebbero potuto analizzare e mettere su carta, nei minimi particolari, tutto
quello che s'era fatto, s'era detto e s'era pensato; ma l'intimitdel cuore,
il cui lavorio in gran parte un mistero anche per chi lo possiede, restava
imprendibile.
C'erano riusciti, c'erano riusciti finalmente! La stanza dove stavano
era a pianta allungata e illuminata in modo discreto. Il teleschermo
era abbassato e metteva solo un sommesso mormorio; lo spessore del tappeto
blu dava l'impressione di calpestare il velluto. In fondo alla stanza, O'Brien
se ne stava seduto dietro un tavolo, sotto una lampada verde, con pile di carte
ai lati. Non si era preoccupato di sollevare gli occhi quando il cameriere aveva
annunciato e fatto passare nello studio ~Julia e Winston.
Il cuore di Winston batteva forte, cos~ forte che comincidavvero a dubitare
se sarebbe stato o no capace di parlare.
C'erano riusciti, c'erano riusciti, finalmente; era tutto quel che lui sapeva
pensare. Era stato un atto d'estremo coraggio, anzitutto, andare da O'Brien,
e in secondo luogo era stata pura pazzia andarci in due. Anche se era vero
che ci erano arrivati per vie diverse e s'erano incontrati appena sulla soglia.
Ma anche semplicemente fare un passo dentro un luogosimile richiedeva davvero
i nervi a posto. Era solo in certe rarissime occasioni che si poteva entrare
negli appartamenti dei membri del Partito Interno o anche che si poteva
oltrepassare la cerchia del quartiere cittadino dove essi vivevano.
A cominciare dalla atmosfera stessa dei grossi agglomerati d'appartamenti, dalla
ricchezza e vastitdegli ambienti, dall'eccezionale e raro odore di cibi buoni,
cucinati bene, e di tabacchi raffinati, dagli ascensori silenziosi
e incredibilmente rapidi che salivano e scendevano senza scosse, dai camerieri
in giacca bianca che andavano e venivano in fretta... ogni cosa aveva un aspetto
eminentemente intimidatorio. Sebbene egli avesse un buon pretesto per andar l'~,
era perseguitato a ogni passo dalla paura che una guardia in uniforme lo potesse
sorprendere a una svolta, gli chiedesse le carte e gli ordinasse di filare.
Il cameriere di O'Brien, tuttavia, aveva ammesso tutt'e due senza esitazione.
Era un ometto basso e bruno, con una giacchetta bianca e una faccia che sembrava
tagliata con l'accetta e che, con la sua completa assenza d'ogni espressione,
avrebbe potuto essere scambiata per quella d'un cinese. Il corridoio lungo
il quale li precedette aveva soffici tappeti, mura dai parati color crema
e un pannello di legno verniciato di bianco fino all'altezza d'un metro, e tutto
era pulitissimo e spolveratissimo. Anche quella pulizia incuteva timore. Winston
non riusciva nemmeno a ricordarsi d'aver mai veduto un corridoio le cui pareti
non recassero tracce indubbie del grasso contatto dei corpi.
O'Brien aveva un foglietto di carta in mano e sembrava che lo stesse studiando
con attenzione. Il suo volto grande, chinato in gi in modo da far vedere
la linea del naso, era insieme autoritario e pieno di spirito. Per circa venti
secondi egli rimase seduto senza batter ciglio. Quindi trasse
a sil dittografo, e vi comunicun messaggio nell'ibrido gergo dei Ministeri:
隹rt uno virgola cinque virgola sette approvato indistint stop proposte
in art sei bisplusridicole concem psicodelinquere annullate stop
nonluogoprocedere.S'alzdecisamente dalla sedia e venne verso di loro su quel
tappeto che annullava il rumore dei suoi passi. Un po' dell'atmosfera ufficiale
sembressere scomparsa da lui assieme alle parole in neolingua,
ma la sua espressione era pisevera del solito, come se non fosse contento
di venir disturbato. Il terrore che Winston giprovava fu come fissato
dal nuovo imbarazzo che si era impossessato di lui. Gli sembrdel tutto
verosimile di aver commesso il pisciocco degli errori. Che cosa provava,
infine, in modo concreto, che O'Brien appartenesse alla specie dei cospiratori
politici? Null'altro che una qualche occhiata fuggitiva e una qualche frase
equivoca: oltre a ci solo la sua segreta immaginazione, che si fondava
essenzialmente su un sogno. Navrebbe potuto attaccarsi alla scusa
del Dizionario perchla presenza di Julia, in questo caso, sarebbe stata
impossibile da giustificare.
Mentre O'Brien passava davanti al teleschermo, parve a un tratto colto
da un pensiero improvviso. Si ferm si volse da un lato e premette un bottone
sulla parete. s'ud~ un rumore secco. La voce s'era fermata.
Julia emise come un piccolo grido di sorpresa, a stento trattenuto. Nonostante
fosse posseduto dal panico, Winston era troppo meravigliato da ciche aveva
visto, per trattenersi dal parlare.
俠o potete spegnere?" chiese.
俟'~disse O'Brien 勁o possiamo spegnere. Abbiamo questo privilegio.Stava
di fronte a loro, adesso. La sua figura potente li superava tutt'e
due di parecchio, l'espressione sul suo volto era ancora indecifrabile.
Aspettava, in un certo senso, seccato, che Winston parlasse ma di che? Anche
allora si sarebbe potuto benissimo pensare che O'Brien fosse soltanto un uomo
indaffarato che si chiedeva, non senza una certa irritazione, perchera stato
interrotto nel suo lavoro. Nessuno disse parola. Dopo che la voce
del teleschermo si fu zittita, un silenzio mortale parve sospeso nella camera.
Passavano i secondi, lentissimi. Winston continuava a tener fissi gli occhi
negli occhi di O'Brien non senza una certa difficolt Quindi la faccia severa
di questi sembrpassare a una espressione che avrebbe anche pOtUtO essere
il principio d'un sorriso.
O'Brien si aggiustgli occhiali sul naso, col suo gesto caratteristico.
俠o dico io, o lo dite voi?disse.
俠o dico iodisse Winston con decisione ma... quell'affare davvero...
davvero spento?" 俟 spento del tutto. Siamo perfettamente soli.非unque,
siamo venuti qui, perch..Si ferm e si accorse, per la prima volta,
di quant'erano vaghi e imprecisi i suoi motivi. Poichnon sapeva che genere
di aiuti poteva attendersi da O'Brien, non era facile dire perchera venuto
a trovarlo. Pure continua, perfettamente persuaso che quel che stava dicendo
doveva apparire assai insignificante e nello stesso tempo assai presuntuoso.
俏oi... noi crediamo che esista una qualche sorta di organizzazione segreta,
insomma un... un complotto inteso a rovesciare il Partito e crediamo anche
che voi ne facciate parte. Noi... noi siamo nemici del Partito. Noi non crediamo
nei principi del Socing. Noi siamo tutt'e due psicocriminali.
Siamo anche adulteri. Ve lo dico perchintendiamo metterci a vostra completa
disposizione... e discrezione. Se credete di aver bisogno che noi ci rendiamo
colpevoli di altri delitti, siamo pronti.Si ferme si volse
impercettibilmente a guardare con la coda dell'occhio dietro le spalle, Poich aveva avuto la vaga sensazione che la porta si fosse aperta. Infatti
il cameriere dalla faccia gialla era entrato senza bussare. Winston vide
che recava un vassoio con una caraffa e bicchieri.
俑artin dei nostridisse O'Brien senza scomporsi. 俠ascia i bicchieri
lsopra, Martin. Lsulla tavola rotonda. Bastano le sedie? Allora possiamo
anche sederci e parlare con piagio. Prendi una sedia anche per te, Martin.
Questi sono affari. Puoi smettere di fare il cameriere, nei prossimi dieci
minuti.L'ometto sedette a suo agio, eppure non smise quella sua aria
da cameriere, l'aria d'un inserviente che gode di un particolare privilegio.
Winston lo guardcon la coda dell'occhio. Pensche tutta la vita di quell'uomo
consistesse nel recitare una parte e che egli ritenesse imprudente deporla anche
per un solo istante. O'Brien prese la caraffa e riempi bicchieri d'un liquido
rosso scuro. Winston fu di nuovo assalito da memorie di cose andate, di qualcosa
che aveva veduto su una qualche parete o su una di quelle staccionate
che si mettono davanti agli edifici in costruzione... una grande bottiglia
disegnata da luci elettriche, che pareva muoversi su e gie versare
il suo contenuto in un bicchiere. Visto dall'alto, quel liquido sembrava quasi
nero, ma dentro alla caraffa luccicava come se fosse di un trasparente rubino.
Aveva un odore dolciastro e acidetto. Vide che Julia stava odorando
il suo bicchiere con ingenua curiosit
俟i chiama vino" disse O'Brien con un mezzo sorriso. 俏e avrete letto senza
dubbio sui libri. Non ne arriva gran che al Partito Esterno, temo.~ il suo volto
ridivenne serio. Sollevando il bicchiere, continu 促enso che sia opportuno
cominciare con un brindisi alla salute di qualcuno... al nostro capo, dunque.
A Emmanuel Goldstein!),.
Winston afferril bicchiere con una certa avidit Il vino era una di quelle
cose di cui aveva letto e sognato molto.
Come il fermacarte, e i frammenti di canzonette del signor Charrington,
apparteneva al dissolto e romanzesco passato, il tempo che fu, come gli piaceva
chiamarlo nei suoi pensieri segreti. Per chissquale ragione aveva sempre
pensato che il vino avesse un forte sapor dolce, simile a quello della
marmellata di more, e un immediato potere inebriante. Cosche, quando
lo inghiott~ per davvero, ne fu sulle prime piuttosto deluso. La verit era che, dopo anni di assuefazione al gin, era quasi impossibile sentirne
il gusto. Vuotato che ebbe il bicchiere, lo possul tavolo.
隹llora questo Goldstein c'davvero?disse.
俟 c'davvero, ed vivo. Dove sia, non lo so.~ 亟 la cospirazione...
l'organizzazione? E vera anch'essa? O solo una invenzione della Psicopolizia?"
俏o, vera anch'essa. La chiamiamo la Fratellanza. Non saprete mai molto
di pi sulla Fratellanza, oltre al fatto che essa esiste e che voi ne fate
parte. Ma ne parleremo subito.Guardil suo orologio da polso. 俏on
prudente, anche per i membri del Partito Interno, tenere spento il teleschermo
per pid'una mezz'oretta. Non avreste dovuto venire insieme, e pertanto sar necessario che partiate in tempi diversi.
Voi, camerata~ disse rivolto a Julia opartirete di qui per prima. Abbiamo appena
una ventina di minuti a nostra disposizione. Capirete che debbo cominciare
col rivolgervi alcune domande. Generalmente parlando, che cosa siete disposti
a fare?俊utto cidi cui siamo capacidisse Winston.
O'Brien s'era leggermente voltato, sulla sedia, cos鮕 che ora si trovava
a guardare proprio nella direzione di Winston.
Parve quasi ignorare Julia, come se fosse sottinteso che Winston parlava anche
per lei. Tenne per un istante le ciglia abbassate. Poi comincia muovere
le sue domande con una voce bassa e quasi senza espressione, come se fossero
cose d'ordinaria amministrazione, una specie di catechismo le cui risposte
gli fossero ginote in precedenza.
俟iete pronti a dare le vostre vite?俟俟iete pronti a uccidere?俟 .. a compiere atti di sabotaggio che possono anche provocare la morte
di migliaia di persone innocenti?俟~.隹 vendere il vostro paese a potenze
nemiche?" 俟'~.俟iete preparati a mentire, a falsificare firme, a far ricatti,
a corrompere la mente dei bambini, a distribuire stupefacenti, a incoraggiare
la prostituzione, a spargere malattie veneree... a fare, insomma, ogni cosa
che sia atta a demoralizzare il Partito e a indebolirne le forze?" 俟'~. 俟e potesse servire, per esempio, ai nostri interessi di gettare dell'acido
solforico sulla faccia di un bambino... se servisse proprio questo, siete
disposti a farlo?俟'~.俟iete disposti a perdere la vostra identit e a lavorare il resto della vostra vita come camerieri o facchini?俟iete
preparati a uccidervi se e quando ve ne verrl'ordine da parte nostra?
俟iete preparati, tutt'e due, a separarvi e a non vedervi l'un l'altro,
mai pi" 俏o!interruppe Julia.
Sembra Winston che passasse un lunghissimo intervallo di tempo prima ch'egli
potesse rispondere. Per un minuto gli sembrquasi che fosse restato privo
addirittura della facoltdi parlare. La sua lingua si muoveva, ma senza
emettere suoni, formando le prime sillabe prima d'una, poi di un'altra parola,
pie pivolte. Fino a quando non la disse, non seppe quale parola avesse
detto.
俏odisse infine, tranquillo.
隹vete fatto bene a dirmelodisse O'Brien. 亟 necessario per noi sapere tutto. Si rivolse a Julia e aggiunse con un tono di voce nel quale era una espressione
pimarcatamente severa: ((Vi rendete conto che anche se lui sopravvive sar
con tutta probabilit una persona del tutto diversa? Potremmo essere costretti
a dargli una nuova identit La sua faccia, i suoi movimenti, la forma delle
mani, il colore dei capelli...
anche la voce, potrebbe essere diversa. E anche voi, d'altra parte, potreste
diventare una persona diversa. I nostri chirurghi possono cambiare la gente
fino a farla diventare assolutamente irriconoscibile. Certe volte necessario.
Certe volte amputiamo persino qualche membro.Winston non potfare a meno
di buttare un'altra occhiata di straforo alla faccia mongola di Martin.
Non c'erano cicatrici, comunque. Julia era impallidita un po' , cosche,
per un momento, risaltarono le efelidi. Ma continua guardare fisso O'Brien,
con coraggio. Mormorqualcosa che parve un assenso.
雨ene. Allora tutto sistemato.C'era un portasigarette d'argento, sulla
tavola. Con un'aria assente, O'Brien spinse la scatola verso Winston e Julia,
ne prese una sigaretta, s'alzin piedi e comincilentamente a passeggiare
su e giper la stanza. Come se quello stare in piedi lo facesse pensare
piordinatamente. Le sigarette erano molto buone, molto piene e molto
ben confezionate, e la carta era particolarmente sottile e leggera. O'Brien
diede un'altra occhiata all'orologio da polso. 亭aresti meglio a tornartene
al tuo lavoro, Martin" disse.
勁o riaccenderil teleschermo fra un quarto d'ora. Guarda bene questi
due camerati in faccia, prima d'andartene. C'la possibilitche tu debba
vederli ancora parecchie volte. Io posso anche non vederli mai pi" Proprio
come avevano fatto sulla soglia, gli occhi neri dell'ometto mandarono qualche
lampo. Non c'era alcuna traccia di cordialitin quelle sue maniere. Stava
cercando di imprimersi bene in mente le loro facce, ma non sembrava provare
nessun interesse per loro. Winston pensche una faccia artificiale, forse,
incapace di mutare espressione. Senza parlare e senza fare alcun cenno
di saluto, Martin usc~, chiudendo la porta piano piano dietro di s O'Brien
passeggiava su e gicon una mano dentro una tasca dell'uniforme, mentre l'altra
teneva la sigaretta fra le dita.
非ovete mettervi bene in mentedisse ((che combatterete nell'ombra. Riceverete
degli ordini e dovrete eseguirli senza sapere perch Piin lriceverete
un libro dal quale apprenderete la reale natura della societ in cui noi viviamo, e quali sono i mezzi strategici con cui intendiamo
distruggerla.
Dopo che avrete letto il libro, diventerete membri effettivi della Fratellanza.
Ma fra i generali principi per i quali noi combattiamo e i compiti immediati
del momento, non ci sarnulla che voi conoscerete o di cui sarete messi
a parte. Io vi dico che la Fratellanza esiste, ma non posso dirvi se i suoi
membri ammontano a un centinaio ovvero a dieci milioni.
Per vostra esperienza personale, non sarete nemmeno in grado di dire che arrivi
a contarne pid'una dozzina. Avrete tre o quattro contatti che saranno
poi rinnovati, di quando in quando. Questo che avete con me conta per il primo
contatto. Se riceverete ordini, essi verranno da me. Se riterremo di dover
comunicare con voi, sarattraverso Martin. Una volta che sarete arrestati,
confesserete. E inevitabile! Ma avrete pochissime cose da confessare, oltre alle
vostre proprie azioni. Non sarete capaci di tradire piche un piccolo gruppo
di gente senza alcuna importanza sostanziale. E probabile che non tradiate
nemmeno me. Allora io potresser morto, o potranche essere divenuto
una persona diversa, con una faccia diversa.o Continuava ad andare su
e gisul morbido tappeto. Nonostante il corpo tozzo e massiccio, dispiegava
una straordinaria eleganza nei movimenti, che si riconosceva anche semplicemente
nel modo con cui aveva infilato la mano nella tasca e teneva la sigaretta
nell'altra. Anche pidella forza, dava l'impressione della ragionevolezza,
della comprensione, non disgiunta da una tinta d'ironia. Per quanto potesse
essere sicuro di s non aveva nulla di quella sorta di fissazione che distingue
i fanatici. Quando parlava di assassinare, di uccidersi, di malattie veneree,
di membra amputate e di facce alterate era sempre con una leggera parvenza
d'incredulit
Quando diceva "E inevitabile!" era come se dicesse: "E quel che dobbiamo fare,
senza tentare di trarci indietro. Ma va da sche non 1o faremo, se vero
che la vita vale la pena d'essere vissuta".
L'atteggiamento di Winston verso O'Brien era di ammirazione, quasi
di adorazione. Per il momento aveva dimenticata la misteriosa immagine
di Goldstein. Se si faceva tanto di guardare alle possenti spalle di O'Brien,
alla sua faccia rude, cos~ brutta e insieme cosintelligente, era impossibile
anche pensare soltanto che potesse essere sconfitto. Non c'era stratagemma
al quale non fosse pari, nalcun pericolo ch'egli non sapesse prevedere. Anche
Julia mostrdi esserne impressionata. Aveva smesso di fumare e lo guardava
con vigile attenzione.
O'Brien continu隹vrete sentito dir qualcosa della Fratellanza. E ve ne sarete
fatti un'idea tutta vostra. Avrete immaginato, probabilmente, una vasta rete
clandestina di cospirazioni e di complotti, di riunioni nelle cantine,
di messaggi scarabocchiati sui muri, di mezzi segreti di riconoscimento mediante
parole d'ordine ovvero movimenti speciali delle mani, eccetera.
Non esiste nulla di tutto questo. I membri della Fratellanza non hanno alcun
modo di riconoscersi fra loro, ed impossibile, per ciascun membro, d'essere
a parte dell'identitdi piche pochi altri. Anche lo stesso Goldstein,
se cadesse, per un caso, in mano alla Psicopolizia, non sarebbe in grado di dare
una lista completa dei membri, ovvero alcuna informazione che mettesse in grado
d'arrivare a tale lista. Non esiste nessuna lista. La Fratellanza non puessere
distrutta semplicemente perchnon una organizzazione nel senso ordinario
della parola. Non c'nulla che la tenga unita all'infuori di una idea, e questa
idea indistruttibile. Non avrete ncomprensione, ncompagnia,
nincoraggiamento. Quando sarete arrestati, non riceverete nessun aiuto.
Non aiutiamo mai i nostri membri, i nostri compagni. Tutt'al pi quando
proprio necessario che qualcuno non parli, arriviamo, s'~ e no, a far passare
di contrabbando una lametta da barba nella cella del prigioniero. Bisogna
che vi abituiate a vivere senza pensare a risultati pratici che toccherete
con mano, e soprattutto senza alimentare nessuna speranza. Lavorerete
per qualche tempo, quindi sarete arrestati, vi faranno confessare, dopo
di che morirete. Questi saranno i soli risultati che voi sarete in grado
di vedere e dei quali sarete testimoni. Non c'nessuna possibilit che un mutamento anche impercettibile avvenga durante la nostra vita presente.
Noi siamo i morti.
La nostra sola vita reale nel futuro. Noi vi parteciperemo come manciate
di polvere e schegge d'ossa. E quanto lontano sarper essere questo futuro,
non ci dato saperlo. Puanche essere lontano mille anni. Al momento presente,
l'unica cosa possibile di estendere il piche sia possibile e a poco a poco
l'area delle persone ragionevoli. Non possiamo agire collettivamente. Possiamo
solo diffondere la conoscenza da individuo a individuo, generazione dopo
generazione.
Sotto il naso della Psicopolizia, non c'altro mezzo.Si ferme diede
per la terza volta un'occhiata al suo orologio da polso.
亟 ora che ve ne andiate, camerata~ disse rivolto a Julia. 俑a aspettate
un momento. La caraffa ancora piena a metriemp~ i bicchieri e levalto
il suo.
隹 che cosa berremo, questa volta?disse con la solita aria di impercettibile
ironia. 隹lla confusione della Psicopolizia? Alla morte del Grande Fratello?
All'umanit Al futuro?隹l passatodisse Winston.
勇l passato piimportante" convenne O'Brien seriamente. Vuotarono
i bicchieri e un momento appresso Julia si levper andarsene. O'Brien prese
uno scatolino da un armadietto a muro e porse alla ragazza una piccola pastiglia
con l'istruzione di lasciarsela sciogliere in bocca. Disse che era assai
importante non far sentire che il proprio alito sapeva di vino: i camerieri
addetti all'ascensore erano di solito molto osservatori. Non appena la porta
si chiuse dietro di lei, O'Brien mostrd'ignorare ch'essa fosse mai esistita.
Fece qualche altro passo su e gi e poi si ferm
青i sono alcuni particolari da sistemare" disse. ((Penso che abbiate da qualche
parte un qualche nascondiglio.Winston raccontdella sua camera sulla bottega
del signor Charrington.
促otrandare, per il momento. Piin ltroveremo qualcos'altro, almeno
per voi. L'importante cambiare con una certa frequenza il proprio
nascondiglio. Nel frattempo vi faravere una copia del libro...Anche O'Brien,
come Winston non potfare a meno di notare, aveva l'aria di pronunziare quella
parola come se fosse scritta in corsivo. 勇l libro di Goldstein, insomma,
mi capite, non appena sarpossibile.
Forse passerqualche giorno, prima che possa procurarmene uno. Non ce ne sono
molti esemplari, in giro, come potete bene immaginare. La Psicopolizia
ne fa una caccia spietata e li distrugge quasi con la stessa prontezza
con la quale noi ne stampiamo. Ma non fa troppa differenza. Il libro
indistruttibile. Anche se ne andasse perduta l'ultima copia ne potremmo
riprodurre una nuova, parola per parola, o quasi.
Portate con voi una cartella, quando lavorate?" (Di regola, s'~.青om' 俏era, piuttosto consumata, con due cinghie.俏era, due cinghie, consumata.
Bene. Un giorno, uno dei prossimi giorni... la data precisa non ve la posso
dare... una delle comunicazioni che vi saranno passate durante il vostro lavoro
mattutino conterrun refuso, e voi dovrete rimandare la bozza
per la correzione. Il giorno dopo dovrete badare ad andare al lavoro senza
la cartella. In un qualche momento della giornata, per strada, vi sentirete
avvicinare da qualcuno che vi toccheril braccio e vi dir "Mi pare d'aver
visto cadere la vostra cartella". Quella che vi porger allora, conterr una copia del libro di Goldstein. Lo restituirete in una quindicina di giorni."
Stettero zitti per qualche minuto.
俑ancano ancora due o tre minuti all'ora in cui dovete partire"; disse O'Brien
剃i rincontreremo... se ci rincontreremo...Winston lo guardfisso. 俏el luogo
dove non c'tenebra?~ chiese poi, con un po' d'esitazione.
O'Brien assentcol capo, senza mostrare nessuna sorpresa.
俏el luogo dove non c'tenebradisse, come se avesse afferrato l'allusione.
侵ntanto, non c'niente che desideriate dire, prima di partire? Qualche
messaggio? Qualche domanda?Winston comincia pensare. Non gli sembrava
che ci fosse nessuna altra domanda che desiderasse fare: e anche meno sent~
l'impulso di dire parole altisonanti e vaghe. Invece di qualcosa connesso
con O'Brien o con la Fratellanza, gli ritornin mente una specie di immagine
composita che era la risultante della fusione fra la buia stanza da letto dove
sua madre aveva passati gli ultimi giorni e la piccola stanzetta sopra
la bottega del signor Charrington, il fermacarte di vetro e la stampa
con la sua cornice di legno. Cos'~, quasi per caso, si accorse che chiedeva:
~ Non v'mai accaduto di sentire una certa vecchia canzonetta che comincia:
"Aranci e limoni, dicon le campane di San Clemente"?O'Brien accenna
di scol capo, ancora una volta. E con un misto di gravite cortesia, completa
la strofa: Aranci e limoni, dicon le campane di San Clemente, Mi devi
tre farthings, dicon le campane di San Martino, Quando mi pagherai? dicon
le campane di Old Bailey, Quando diventerricco, dicon le campane
di Shoreditch.
俟apevate l'ultimo verso!disse Winston.
俟 sapevo l'ultimo verso. Ed ora, ho paura che sia proprio arrivata l'ora
di andarvene. Ma aspettate un momento. E meglio che prendiate anche
voi una di codeste pastiglie.Come Winston si leva in piedi, O'Brien porse
una mano.
Quella poderosa stretta quasi schiaccia le ossa della palma di Winston.
Giunto alla porta, Winston si volse a guardare indietro, ma O'Brien pareva
che fosse gisul punto di farselo uscire completamente dalla testa. Stava
aspettando con la mano posata sull'interruttore che controllava il teleschermo.
Piin l Winston poteva vedere lo scrittoio con la sua lampada verde
e il dittografo e i cestini pieni di carta straccia. L'incidente era chiuso.
In meno di trenta secondi, pensa, O'Brien sarebbe tornato di nuovo al suo lavoro,
temporaneamente interrotto, in favore del Partito.
Winston era diventato come gelatinoso per il lavoro massacrante. S'~, gelatinoso
era proprio la parola giusta. Gli era venuta in mente in modo affatto spontaneo.
Il suo corpo sembrava possedere non soltanto la debolezza della gelatina,
ma anche la sua trasparenza. Sentiva che, se fosse stato capace di alzare
una mano, avrebbe potuto vedere la luce attraverso di essa. Tutto il suo sangue
e tutta la sua linfa erano stati come prosciugati da un enorme cumulo di lavoro,
e avevano lasciato soltanto una debole struttura di nervi, di ossa e di pelle.
Tutte le sue sensazioni sembravano ingigantire. La tuta gli segava le spalle,
il pavimento gli solleticava i piedi, e persino l'aprire e chiudere una mano
costituiva uno sforzo che gli faceva scricchiolare tutte le giunture.
Aveva lavorato piche novanta ore in cinque giorni. Come del resto tutti
gli altri, nel Ministero. Ora tutto era finito, e lui non aveva letteralmente
pinulla da fare, nessun lavoro per il Partito, fino all'indomani mattina.
Avrebbe potuto passare sei ore nel suo nascondiglio e nove nel proprio letto.
Al benefico sole pomeridiano, se ne andava lentamente, su per una stradetta
squallida, verso la bottega del signor Charrington: teneva un occhio sempre
sveglio e intento a cogliere possibili movimenti di pattuglie, ma era convinto,
seppure in modo del tutto irrazionale, dentro di s che quel giorno
non ci sarebbero stati agguati per lui. La cartella pesante che reggeva
con una mano gli batteva contro il ginocchio ad ogni passo, e gli faceva
un curioso solletico su per tutta la gamba. Dentro c'era il libro, che aveva
con sgida cinque giorni e che non aveva ancora aperto e al quale non aveva
dato neppure un'occhiata.
Nel sesto giorno della Settimana dell'Odio, dopo le processioni, i discorsi,
le grida, i canti, le bandiere, i cartelloni, i films, i gruppi di cera,
il rullo dei tamburi, gli squilli di tromba, il ritmo dei passi in marcia,
lo stridore dei cingoli dei carri armati, il rombo degli aeroplani in formazione
di massa, gli spari assordanti dei fucili... dopo sei giorni di tutta questa
roba, al momento in cui l'orgasmo attingeva al suo apice e il generale odio
contro l'Eurasia ribolliva a un tal grado di delirio che se la folla avesse
potuto mettere le mani sui duemila criminali di guerra eurasiani, che avrebbero
dovuto essere impiccati pubblicamente l'ultimo giorno della manifestazione,
li avrebbe senza alcun dubbio ridotti in pezzi... proprio allora era stato
annunciato, cos~, su due piedi, che dopo tutto l'Oceania non era in guerra
con l'Eurasia ma con l'Estasia. L'Eurasia era infatti un'alleata.
E, naturalmente, non si era affatto ammesso che fosse intervenuto alcun
cambiamento. Soltanto si venne a sapere, e con una straordinaria fretta,
e da per tutto nello stesso momento, che l'Estasia, e non gil'Eurasia,
era da considerare nemica. Quando quell'avvenimento s'era dato, Winston stava
prendendo parte a una manifestazione in una piazza del centro di Londra.
Era notte, e le facce bianche e le bandiere rosse erano inondate di luce
sinistra. La piazza era piena di svariate migliaia di persone, compreso
il gruppo d'un migliaio di scolaretti nell'uniforme delle Spie.
Su una piattaforma drappeggiata di rosso, un oratore del Partito Interno,
un omiciattolo magro, con certe braccia sproporzionatamente lunghe e un grande
cranio quasi calvo sul quale crescevano irregolarmente ciocche di riccioli fini,
arringava la folla. Tutto contorto dall'odio che lo alimentava, si teneva
afferrato al collo del microfono con una mano, mentre con l'altra, che s'apriva
tozza ed enorme in fondo a un braccio ossuto, tagliava l'aria minacciosamente,
al disopra della testa. La voce, resa metallica dagli amplificatori, sbraitava
un interminabile catalogo di atrocit massacri, deportazioni, spoliazioni,
stupri, torture di prigionieri, bombardamenti di civili, propaganda sleale,
aggressioni ingiustificate, patti traditi. Era quasi impossibile starlo
a sentire senza essere dapprima convinti e quindi portati al delirio.
A ogni minuto, si pudire, la furia della folla ribolliva e la voce
dell'oratore era come sommersa da un selvaggio ruggito, simile a quello d'un
animale mostruoso, che si levava, incontrollato, da migliaia di gole. Le urla
piselvagge venivano proprio dal gruppo degli scolaretti. Il discorso durava
ormai gida una ventina di minuti, allorchsi vide arrivare di corsa sulla
piattaforma una specie di fattorino che fece scivolare un pezzetto di carta
nella mano dell'oratore. Questi lo svolse e comincia leggerlo senza per questo
fare nessuna pausa nel suo discorso. Nulla apparve di mutato, nell'espressione
della sua voce e nei suoi modi, e nemmeno nella sostanza di quel che veniva
dicendo, soltanto i nomi non erano pigli stessi. Senza che si fosse scambiata
una parola, una ondata di una specie di automatica intesa si propag per la folla. L'Oceania era in guerra con l'Estasia! Un momento dopo
la commozione fu profonda. Le bandiere e i cartelloni coi quali era decorata
la piazza erano tutti sbagliati! Pidi metdi essi avevano su delle facce
senza dubbio sbagliate.
Era un chiaro atto di sabotaggio! Gli agenti di Goldstein avevano lavorato bene!
Ci fu un intermezzo abbastanza movimentato in cui i cartelloni furono tratti
gidalle mura, le bandiere stracciate e calpestate sotto i piedi. Le Spie
fecero addirittura prodigi, arrampicandosi sui tetti e tagliando i cavi di tutte
le bandierine sbagliate che restavano attaccati ai camini. Ma in
due o tre minuti tutto era di nuovo tranquillo.
L'oratore, sempre afferrato al collo del microfono, con le spalle in avanti
e la mano che tagliava l'aria, continuava imperterrito il suo discorso.
Un minuto dopo, sinistri ruggiti di rabbia si levarono ancora dalla folla
infuriata. L'Odio continuava, esattamente come prima, con la sola differenza
che ne era mutato il bersaglio.
Quel che soprattutto meraviglia Winston, ripensando all'accaduto,
fu che l'oratore fosse passato da una linea di discorso a quella assolutamente
contraria proprio a metd'una frase, ed era accaduto non soltanto
che ciavvenisse senza una pausa, ma senza nemmeno che intervenissero errori
di sintassi. In quel preciso istante perc'erano altre cose che tenevano
preoccupato Winston, perchproprio nel momento del massimo disordine, mentre
i cartelloni venivano abbattuti, s'era sentito battere una mano sulla spalla,
da persona di cui non vide la faccia, e sentche questa gli diceva: 俟cusate,
ma temo che vi sia caduta la cartella!
Winston prese la cartella, quasi distrattamente, senza dir parola. Sapeva
che sarebbero dovuti passare giorni senza che potesse avere anche una mezza
opportunitdi esaminarne il contenuto. Non appena la manifestazione
si fu conclusa, egli se n'anda diritto al Ministero della Verit sebbene
fossero giquasi le ventitr Gli ordini che partirono dai teleschermi
richiamando tutti ai loro posti erano appena necessari.
L'Oceania era in guerra con l'Estasia: l'Oceania era sempre stata in guerra
con l'Estasia. Grandissima parte degli scritti politici degli ultimi cinque anni
diveniva del tutto inutilizzabile. Relazioni e documenti, inchieste di tutti
i generi, film, colonne sonore, fotografie... tutto doveva essere rettificato
con incredibile fulminea velocit Sebbene non venisse diramato nessun ordine
in proposito, fu noto a tutti che i capi-reparto erano intenzionati
di far sparire, nello spazio d'una settimana, qualsiasi concreta allusione
si potesse trovare, in qualsiasi parte dell'Oceania, alla guerra con l'Eurasia
e l'alleanza con l'Estasia. Il lavoro era immane, tanto piche tutti
i procedimenti per cui sarebbe passato non avrebbero potuto chiamarsi coi loro
veri nomi. Tutti, indistintamente, nell'Archivio dovettero lavorare per diciotto
ore sulle ventiquattro, con appena due o tre ore di sonno.
Si portarono su dalle cantine dei materassi e si allinearono da per tutto, lungo
i corridoi: i pasti consistettero in sandwiches e caffdella Vittoria
che venivano distribuiti da certi tavoli a rotelle dagli inservienti della
mensa. Tutte le volte che Winston usciva dalla sua stanza per un richiamo
prepotente di sonno badava di sbrigare prima tutto il lavoro che aveva
sul tavolo e tutte le volte che ritornava a tentoni sul posto, con gli occhi
ancora impastati di sonno e doloranti, trovava che una nuova pioggia di cilindri
di carta aveva ricoperto tutto il tavolo come una nevicata, seppellendo
addirittura anche il dittografo e ricadendo sul pavimento, cosche la prima
impresa da fare era sempre quella di ammucchiare il materiale in una pila
di carta ordinata in modo che gli desse un po' di spazio per lavorare. Ma quel
che era peggio, il lavoro non era soltanto puramente meccanico.
Spesso bastava soltanto mettere un nome al posto d'un altro, ma pispesso
ancora c erano avvenimenti particolareggiati che richiedevano di essere
rettificati con minuzia e, soprattutto, pronta immaginazione. E del resto anche
la somma di cognizioni geografiche che si richiedeva per spostare la guerra
da un luogo all'altro del mondo non era trascurabile.
il terzo giorno, i suoi occhi cominciarono a dolergli in modo insopportabile
e gli occhiali dovevano essere ripuliti ogni cinque minuti. Era come se si fosse
costretti a lottare contro qualche spossante sforzo fisico, contro qualcosa
che si sentiva d'avere il diritto di rifiutare e che s'aveva, ciononostante,
un nervoso desiderio di esaurire. Per quanto poteva ricordare, non era che fosse
seccato per il fatto che ogni parola che sussurrava nel dittografo, coscome
ogni segno della sua matita a inchiostro, non era altro che una cosciente
menzogna: era soltanto preoccupato, come del resto ogni altra persona
dell'Archivio, che la falsificazione riuscisse completa e perfetta. Verso
il mattino del sesto giorno, la pioggia dei cilindri di carta ebbe un subito
arresto. Per quasi una mezz~ora non venne pinulla fuori dal tubo: poi appena
un cilindro ancora, poi pinulla. Da per tutto e quasi nello stesso tempo,
il lavoro stava esaurendosi. Un sospiroprofondo, come emesso segretamente,
venne su da tutto l'archivio. Un'azione gigantesca, della quale non si sarebbe
mai potuto parlare, era stata compiuta. Era divenuto impossibile~ per qualsiasi
essere umano, provare, con i documenti alla mano, che c'era mai stata una guerra
con l'Eurasia. Verso mezzogiornO fu annunciato inaspettatamente che tutti
gli impiegati del Ministero s'intendevano in vacanza fino all~indomani mattina.
Winston, portando con sla cartella con il libro, che era sempre rimasta
tra i suoi piedi mentre lavorava e sotto il suo corpo mentre dormiva, se n'and a casa, si fece la barba, e per poco non s'addormentnella vasca da bagno
nonostante l'acqua fosse appena tiepida.
Con una specie di voluttuoso scricchiolio delle ossa e delle giunture delle
ossa, sal鮕 le scale per arrivare al piano superiore della bottega del signor
Charrington Era stanco, ma non aveva pisonno. apr鮕 la finestra, aCcese
il fornelletto sudicio, e ci mise sopra una cuccuma d'acqua per il caff Julia
sarebbe arrivata subito: intanto c'era il libro- Sedette nella poltrona
sgangherata e comincia sfibbiare le cinghie della cartella.
Un pesante volume nero, rilegato alla buona, senza nome e titolo sulla
copertina. La stampa era abbastanza irregolare.
Le pagine erano consumate agli orli, e s'aprivano facilmente, proprio come
se il libro fosse passatO, prima, per diverse mani. Sul frontespizio si leggeva:
LA TEORIA E LA pratica DEL CoLLEttiViSMO OLIGARCHICo di Emrn~ Go dsteln Winston
comincia leggere: CAPITOLO I L'IGNORANZA E FORZA Fin dall'inizio del tempo
che si possa ridurre alla memoria, e probabilmente fin dalla conclusione
dell'EtNeolitica, ci sono state, nel mondo, tre specie di persone, le Alte,
le Medie e le Basse. Esse sono state suddivise in vari modi, hanno avuto nomi
diversi, in numero infinito, e la loro proporzione relativa cos~ come
l'atteggiamento dell'una verso l'altra, sono stati diversi a seconda delle
etl'essenziale struttura della societnon si peralterata.
Anche dopo enormi rivoluzioni e apparenti irrevocabili mutamenti, si sempre
ristabilito il solito schema, cos~ come un giroscopio ritornersempre
in equilibrio per quanto venga spinto lontano sia in una direzione,
sia in quella opposta.
Gli scopi di questi tre gruppi sono del lutto inconciliabili fra loro. ..
Winston smise di leggere, soprattutto per poter meglio rendersi conto del fatto
che stava leggendo, comodamente e al sicuro. Era solo: nessun teleschermo,
nessun orecchio al buco della serratura, nessun impulso di guardarsi alle spalle
ovvero di coprire la pagina con la mano. La dolce aria estiva gli carezzava
le gote. Da qualche luogo lontano venivano deboli grida di bambini: nella stanza
non c'era altro suono all'infuori della voce dell'orologio. Si accomodmeglio
nella poltrona e appoggii piedi alla sbarra di ferro dinanzi al caminetto.
Era la felicit era l'eternit Poi, tutt'a un tratto come si fa talvolta
con un libro che sappiamo di dover leggere e rileggere pivolte, Winston apr~
quello che aveva sulle ginocchia a una pagina diversa, e comincia leggere:
CAPITOLO III LA GUERRA E PACE La divisione del mondo nei tre grandi superstati
fu un avvenimento che si poteva prevedere, ed infatti fu preveduto, innanzi
lo scoccare della prima metdel ventesimo secolo. Con l'assorbimento
dell'Europa da parte della Russia e con quello dell'Impero
Britannico da parte degli Stati Uniti, due delle tre potenze attuali, e cio l'Eurasia e l'Oceania, erano gieffettivamente un fatto compiuto. La terza,
e ciol'Estasia, emerse come una unitdistinta solo dopo un'altra decade
di lotte relativamente complesse. Le frontiere fra codesti tre superstati sono
in qualche luogo arbitrarie, ed in altri restano ancora indeterminate, a seconda
delle vicende militari, e tuttavia esse seguono in generale linee geografiche.
L'Eurasia comprende per intero il grosso della parte settentrionale dell'Europa
e dell'Asia, dal Portogallo allo stretto di Bering. L'Oceania comprende
le Americhe, le isole atlantiche, compresevi le isole britanniche, l'Australasia
e una parte meridionale dell'Africa. L'Estasia, che pipiccola delle altre
e le cui frontiere occidentali sono pivaghe, comprende la Cina e le regioni
al disotto di essa, le isole giapponesi e un'ampia, ma ancora non ben definita,
porzione della Manciuria, della Mongolia e del Tibet.
Ora, in un modo o nell'altro, questi tre superstati sono perennemente in guerra
fra di loro, e lo sono stati durante gli ultimi venticinque anni. La guerra,
tuttavia, non consiste piin quel tipo di lotta disperata, volta alla
distruzione del nemico, che costituiva la caratteristica delle guerre nelle
prime decadi del secolo ventesimo.
Essa piuttosto uno stato di guerra, con scopi limitati, fra combattenti
che non sono capaci di distruggersi l'un l'altro, che non hanno una vera
e propria ragione per combattersi, e che soprattutto non sono realmente divisi
da alcuna differenza ideologica. Cinon vuol dire, pera, che tanto la condotta
della guerra quanto l'atteggiamento degli uomini verso di essa siano divenuti
meno sanguinosi, ovvero picavallereschi. Al contrario, l'isterismo guerriero
continuo e universale in tutti i paesi, e le solite azioni di stupro,
di saccheggio, di stragi di bambini innocenti, d'assoggettamento d'intere
popolazioni in stato di schiavit di rappresaglie contro i prigionieri (che
arrivano fino a cuocerli nell'acqua bollente e anche a seppellirli vivi) sono
considerate del tutto normali e, in specie se vengano commesse dalla propria
parte, e non invece da quella nemica, sono ritenute meritorie. Ma in senso
fisico, la guerra tiene occupato un numero relativamente ridotto di gente,
in gran parte specialisti che sono passati attraverso un addestramento
particolare, e produce perdite relativamente piccole. I combattimenti, quando
pure ve ne sono, avvengono sugli incerti allineamenti delle frontiere, della
cui ubicazione le persone comuni posseggono una nozione del tutto vaga, ovvero
attorno alle Fortezze Galleggianti che occupano luoghi d'importanza strategica
sulle distese marine. Nei centri civilizzati, la guerra non significa altro
che una continua riduzione dei beni di consumo e, ogni tanto, lo scoppio
di qualche bomba-razzo che puanche provocare la morte d'una o due dozzine
di persone. La guerra ha mutato in realtil suo carattere. Ovvero,
piesattamente le ragioni per cui si combatte una guerra hanno invertito
il loro ordine d'importanza. Alcuni motivi che erano tuttavia gipresenti,
seppure su un piano minore, nelle grandi guerre del principio del secolo, sono
ora divenuti quelli di maggiore importanza e vengono ufficialmente riconosciuti
come tali, ed su quelli che l'azione militare viene impostata.
Per comprendere la natura della guerra attuale (poich nonostante il mutamento
di fronte secondo gruppi diversi, che avviene in media ogni tre o quattro anni,
si tratta sempre della stessa guerra) bisogna anzitutto che ci si renda conto
del fatto che essa non pu in alcun modo, sboccare in un risultato decisivo.
Nessuno dei tre superstati pumai essere vinto definitivamente, anche dagli
altri due uniti insieme. Essi, infatti, sono troppo simili e le difese naturali
sono troppo invincibili. L'Eurasia protetta dallo stesso vastissimo spazio
dei suoi territori, l'Oceania dall'ampiezza dell'Atlantico e del Pacifico,
l'Estasia dalla feconditdelle sue terre e dall'industria dei suoi abitanti.
E in secondo luogo non esiste pi in senso materiale, nessuna ragione di lotta.
Una volta stabilito il ciclo delle economie cosiddette interne, nelle quali
la produzione e il consumo sono reciproci e compensati, le dispute dei mercati,
che erano l'unica ragione importante delle altre guerre, sono venute
ad esaurirsi, mentre la gara per raggiungere le materie prime
non piquestione di vita o di morte com'era una volta. In ogni caso, ognuno
dei tre superstati cosvasto che pucomodamente procurarsi le materie prime
di cui abbisogna nel limite dei suoi stessi confini. Seppure la guerra
ha un suo scopo economico, esso consiste nella lotta per il potere della massa
di lavoro, o energia.
Nelle frontiere dei superstati, e non in permanente possesso d'alcuno fra essi,
c'una specie di approssimativo quadrilatero i cui angoli sono a Tangeri,
Brazzaville, Darwin e Hong Kong, e che contiene, entro di s circa un quinto
della popolazione terrestre.
E per il possesso di queste regioni superpopolate, e per quello delle regioni
glaciali nordiche che le tre potenze si trovano impegnate in una lotta perpetua.
In pratica, nessuna delle potenze riesce mai a controllare completamente
l'intera area in questione. Parti di essa mutano di continuo padrone, e nella
possibilitdi prender possesso di questo o di quel pezzo di terra mediante
improvvisi voltafaccia consiste la ragione dei mutamenti di fronte a catena.
Tutti i territori disputati contengono minerali di valore, ed alcuni anche
importanti prodotti vegetali, come ad esempio la gomma, che nei climi freddi
possibile produrre sinteticamente soltanto con metodi relativamente assai
costosi. Ma soprattutto contengono riserve senza fondo di mano d'opera a buon
mercato. La potenza che controlla l'Africa equatoriale, o le regioni del Medio
Oriente, o l'India meridionale, o l'Arcipelago indonesiano, dispone,
per esempio, anche di dozzine di centinaia di milioni di lavoratori mal pagati
e abituati a rendere buon lavoro. Gli abitanti di tali aree, ridotti pio meno
apertamente in completa schiavit passano di continuo da un vincitore
all'altro, e vengono spesi, come se fossero carbone o olio, nella corsa agli
armamenti, per il possesso di porzioni piampie di territorio, per il controllo
di maggiore energia, e ancora per la corsa agli armamenti, per il possesso
di porzioni piampie di territorio, per il controllo di maggiore energia,
e cosall'infinito. Si deve notare che i combattimenti non si spostano
mai oltre i confini delle aree disputate. Le frontiere dell'Eurasia si spostano
in avanti e indietro fra il bacino del G)ngo e le spiagge settentrionali
del Mediterraneo: le isole dell'Oceano Indiano e del Pacifico vengono
conquistate e riperdute e quindi riconquistate ora dall'Oceania,
ora dall'Eurasia; in Mongolia, la linea di demarcazione fra l'Eurasia
e l'Estasia non mai stabile: attorno al Polo, tutt'e tre le potenze avanzano
pretese su enormi territori che in realtsono, per una larga parte, del tutto
disabitati e inesplorati; ma l'equilibrio resta quasi sempre inalterato,
e il territorio che forma il cuore d'ogni superstato resta sempre inviolato.
Oltre a cil'energia delle popolazioni sfruttate attorno all'Equatore
non realmente necessaria all'economia del mondo.
Esse non aggiungono nulla alle ricchezze del mondo, dal momento che tutto quel
che esse producono sempre speso a scopi di guerra, e lo scopo
per cui si inizia una guerra sempre quello di trovarsi in una posizione
migliore al momento di iniziare la successiva.
Con la loro energia lavorativa le popolazioni schiave permettono al ritmo delle
guerre continue d'accelerarsi sempre pi Ma se esse non esistessero,
la struttura della societmondiale, e i mezzi e i processi per i quali essa
si mantiene, non sarebbero essenzialmente diversi.
Lo scopo principale della guerra moderna (secondo i principi del bispensiero,
questo scopo simultaneamente riconosciuto e negato dalle menti dirigenti
del Partito Interno) di consumare i prodotti della macchina senza migliorare
il generale livello di vita.
Fin dalla fine del diciannovesimo secolo, il problema di quel che si dovesse
e potesse fare con le eccedenze dei beni di consumo stato latente nella
societindustriale. Al momento presente, quando ciosolo pochi fortunati
esseri umani hanno abbastanza da mangiare, tale problema non piurgente,
e avrebbe anche potuto non diventarlo, pur se non fosse stato messo in opera
alcun processo di distruzione artificiale. Il mondo d'oggi un luogo nudo,
affamato, dilapidato, se si paragona al mondo che esisteva prima del 1914,
e anche di pise si paragona all'immaginario futuro al quale cercava
di dar corpo l'uomo medio di quel periodo. Nella prima parte del ventesimo
secolo, la visione d'una societfutura incredibilmente ricca, tranquilla,
ordinata ed efficiente (un mondo splendente di vetro, d'acciaio e di candido
cemento) faceva parte del bagaglio ideale di qualsiasi persona che non fosse
analfabeta. La scienza e la tecnica progredivano con tale velocit rinnovandosi
continuamente, che pareva naturale pensare che si sarebbero sempre
pisviluppate. Ma cinon accadde, in parte per l'impoverimento seguito alla
lunga serie di guerre e di rivoluzioni, e in parte perchil progresso
scientifico e tecnico dipende soprattutto da un abito mentale proclive alla
speculazione che non pusopravvivere in una societrigidamente irreggimentata.
Nelle linee generali, il mondo di oggi a uno stadio assai piprimitivo
di quanto non fosse, mettiamo, cinquanta anni fa. Certe aree che erano arretrate
sono avanzate, e numerosi tipi di espedienti, ma sempre connessi in qualche modo
con la guerra e con lo spionaggio poliziesco, si sono sviluppati,
ma gli esperimenti e le invenzioni si sono in gran parte arrestati e i disastri
provocati dalla guerra atomica dal '50 al '60 non sono mai stati completamente
riparati.
Tuttavia i pericoli inerenti alla macchina sono ancora insiti in essa.
Dal momento in cui la macchina fece la sua prima comparsa, fu chiaro, per tutte
le persone ragionevoli, che il bisogno della schiavitumana e quindi,
per lo meno in vasta misura, dell'ineguaglianza fra uomo e uomo, era scomparso
Se la macchina fosse stata adoperata deliberatamente solo per questo scopo,
non ci sarebbe stato dubbio che la fame, l'eccesso di lavoro, la sporcizia
l'analfabetismo e le malattie sarebbero stati eliminati in poche generazioni .
Infatti senza essere usata deliberatamente per nessuno di questi scopi, bens per un procedimento automatico (col produrre, cio una sorta di ricchezza
che si rendeva impossibile non distribuire) la macchina aveva alzato il livello
di vita dell'uomo medio in modo notevole, durante un periodo di circa
cinquant'anni, fra la fine del secondo decimonono e il principio del ventesimo.
Ma fu anche chiaro che un generale accrescimento della ricchezza avrebbe
minacciato la distruzione (e davvero, in certi casi, si trattdi distruzione)
di una societorganizzata per gerarchie.
In un mondo in cui ognuno avrebbe lavorato soltanto poche ore al giorno, avrebbe
avuto abbastanza da vivere, sarebbe vissuto in appartamenti con bagno
e frigidaire, e avrebbe avuto l'automobile e perfino, talvolta, l'aeroplano,
la piovvia e forse la piimportante forma di disuguaglianza sarebbe
scomparsa. Una volta divenuta generale, la ricchezza non avrebbe pipotuto
costituire un segno di distinzione. Era possibile, senza dubbio, immaginare
una societin cui la ricchezza, nel senso del possesso personale e del lusso,
fosse equamente distribuita, mentre il potere restava appannaggio di una piccola
casta privilegiata. Ma in pratica una societsimile non avrebbe potuto durare
stabilmente. Poichse la tranquillite la sicurezza fossero state godute
da tutti nello stesso modo, la maggior parte degli esseri umani che sono
di solito intorpiditi dalla povertavrebbe appreso, invece, a leggere
e a scrivere e, (quel che piimportante, a pensare col proprio cervello;
e una volta che fossero arrivati a far questo, non avrebbero tardato, prima
o poi, a capire che la minoranza privilegiata non aveva alcuna reale funzione
e avrebbero fatto in modo di scalzarla. Alla lunga, una societorganizzata
su basi gerarchiche era possibile soltanto sul fondamento della povert e dell'ignoranza. Il ritorno al passato agricolo, che costitupure il sogno
di alcuni pensatori all'inizio del secolo ventesimo, non era una soluzione
che consentisse un effettivo sfruttamento pratico. Era in aperto conflitto
con la tendenza, per contro, alla meccanizzazione, che era divenuta una specie
di istinto in quasi tutto il mondo, e, quel che piconta, ogni paese che fosse
rimasto industrialmente arretrato, si trovava pidebole anche nell'efficienza
militare ed era soggetto a cadere sotto il dominio, diretto o indiretto,
dei suoi rivali piprogrediti.
Nera una soluzione soddisfacente quella di tenere le masse in stato di povert col ridurre la produzione dei beni: cifu tentato, soprattutto, durante la fase
finale del capitalismo, e cio press'a poco, fra il 1920 e il 1940. L'economia
di parecchi paesi fu costretta a segnare il passo, in alcune terre si smise
di coltivare, i capitali non furono accresciuti, grandi strati di popolazioni
furono tenuti lontano dal lavoro e mantenuti malamente in vita dalla carit dello Stato. Ma questo portseco anche la decadenza militare, e poich le privazioni che ne erano il risultato costituivano, agli occhi di tutti,
un male non necessario, l'opposizione divenne inevitabile. Il problema parve
risolversi col mantenere in moto le ruote dell'industria senza tuttavia
che si accrescesse la reale ricchezza del mondo. I beni dovevano essere
prodotti, ma non dovevano essere distribuiti. Ed in pratica, l'unico modo
per raggiungere quel risultato era di mantenersi perpetuamente in guerra.
L'atto essenziale della guerra non consisteva tanto nella distruzione di vite
umane quanto nella distruzione dei prodotti del lavoro umano. La guerra
essenzialmente, un modo di fare a pezzi, di dissolvere nella stratosfera,
ovvero di sprofondare negli abissi del mare, quei materiali che altrimenti
si sarebbero potuti usare per render picomoda la vita delle masse, e quindi,
a lungo andare renderle anche piintelligenti. Quando le armi per la guerra
non vengono propriamente distrutte le une dalle altre, la produzione delle
stesse costituisce anch'essa un modo assai conveniente di spendere l'energia
senza produrre nulla che possa essere consumato. IJna Fortezza Galleggiante,
per esempio, racchiude in sla somma di energie che occorrerebbe a costruire
numerose centinaia di navi da carico. Quando poi cade in pezzi ovvero diviene
superata, dal momento che non ha potuto portare nessun beneficio a chicchessia,
con un nuovo formidabile dispendio di energie si passa a costruire una seconda
Fortezza Galleggiante. Come principio, gli sforzi di guerra sono sempre
progettati in modo da consumare tutte le eccedenze che possono restare dopo
che si venuti incontro ai bisogni indispensabili della popolazione. In realt i bisogni della popolazione sono sempre stimati a un livello minore di quello
che in realtrappresentano, col risultato che sussiste una penuria cronica
di metalmeno delle prime necessitdella vita: ma tutto questo viene
considerato, naturalmente, come un vantaggio.
Ed anche un calcolo deliberato in quel procurare che i gruppi favoriti restino
in qualche modo sufficientemente vicini al margine della miseria, dal momento
che uno stato generale di povertaumenta e anzi sottolinea, per contrasto,
l'importanza dei piccoli privilegi e cosrende anche pimarcata la distanza
fra un gruppo e l'altro. Secondo il livello medio dei primi anni del secolo
ventesimo, bisogna dire che anche un membro del Partito Interno ha un tenore
di vita sufficientemente austero e laborioso. E tuttavia, quei pochi lussi
ch'egli si gode (come per esempio gli appartamenti pigrandi del normale e bene
ammobiliati, stoffe migliori per gli abiti, migliore qualitdi cibo, di bevande
e di tabacco, due o tre servitori, automobile o elicottero) lo pongono
in una sfera diversa da quella d'un membro del Partito Esterno, e i membri
del Partito Esterno hanno press'a poco gli stessi vantaggi, ove siano messi
a confronto con le masse di gente che si conviene di chiamare prolet.
L'atmosfera sociale quella di una cittassediata, in cui il possesso d'un
pezzo di carne di cavallo fa tutta la differenza fra la poverte la ricchezza.
E nello stesso tempo la consapevolezza d'essere in stato di guerra, e quindi
del continuo pericolo che da essa deriva, fa parere del tutto naturale quel
rimettere il potere in mano a una casta minore, e come una inevitabile
condizione per sopravvivere.
La guerra, come si vede, non solo viene incontro al bisogno di distruzione
necessaria, ma si raffigura anche in una forma psicologicamente accettabile.
Come principio, sarebbe altrettanto semplice, per tenere occupate e quindi
disperdere le eccedenze di mano d'opera del mondo, costruire templi e piramidi,
far buche nel terreno e poi riempirle di nuovo, o anche semplicemente produrre
vaste quantitdi beni, e poi distruggerle appiccando incendi. Ma tutto questo
servirebbe soltanto ai bisogni economici e non a quelli psicologici d'una
societgerarchica. Cidi cui si vuol definire qui la natura non tanto
la morale delle masse, il cui atteggiamento ha un'importanza trascurabile
per tutto il tempo in cui esse sono occupate a lavorare, quanto la morale dello
stesso Partito. Si suppone che anche il piumile membro del Partito
sia competente, industre, ed anche intelligente, seppure entro certi limiti;
ma assolutamente necessario che egli abbia una fede cieca, che sia un fanatico
ignorante, i cui sentimenti fondamentali han da essere la paura, l'odio,
l'adulazione, e lo stato orgiastico del trionfo. Si richiede, in altre parole,
ch'egli abbia la mentalitconforme allo stato di guerra. Nimporta
che la guerra ci sia realmente, e dal momento che non possibile, per nessuna
delle parti, una vittoria decisiva, non importa nemmeno se la guerra va bene
o va male.
La sola cosa indispensabile che esista tale stato di guerra. Il dissolversi
della ragione che il Partito richiede e favorisce nei suoi membri, e che assai
pifacilmente raggiunto in una atmosfera di guerra, ora quasi universale,
ma pisi sale nei gradini gerarchici e piappare notevole. E proprio
tra le file del Partito Interno che l'isterismo guerriero e l'odio del nemico
sono piforti. Nella sua capacitdi amministratore si rende spesso necessario,
per un membro del Partito Interno, di sapere che questa o quella notizia
riguardante la guerra inventata; egli puanche essere a parte, e spesso,
del fatto che tutta la guerra una invenzione, e che puanche non essere
per nulla in atto, ovvero che puessere stata mossa per scopi del tutto diversi
da quelli dichiarati: tale nozione, infatti, puessere facilmente neutralizzata
con la tecnica del bispensiero. Nessun membro del Partito Interno vacilla
un solo istante nel suo mistico credo che la guerra reale, destinata a finire
vittoriosamente, coscome in quell'altro che l'Oceania destinata a diventare
la padrona del mondo intero.
Tutti i membri del Partito Interno credono in questa vittoria futura come
in un articolo di fede. Tale vittoria si otterro con l'occupare man mano
un numero sempre maggiore di territori e costruire cosil baluardo di un potere
invincibile, ovvero con la scoperta di un'arma nuova e che non sia possibile
controbattere. La ricerca di nuove armi continua incessante, e costituisce, anzi,
una delle pochissime attivitnella quale una mente proclive all'invenzione
e alla speculazione puancora esercitarsi. Nell'Oceania, al giorno d'oggi,
la Scienza, nel vecchio significato del termine, ha quasi cessato di esistere.
In neolingua, infatti, non c'una parola appropriata per dire Scienza.
Il metodo di ricerca filosofica cosiddetto empirico, sul quale erano fondati
tutti i risultati scientifici del passato, del tutto opposto ai princ髹i
fondamentali del Socing. Lo stesso progresso tecnico pudarsi solo in quei casi
in cui esso possa sfruttarsi per diminuire e sempre pirestringere la libert umana. In tutte le arti e i mestieri e le professioni il mondo in totale
arresto ovvero in regresso. I campi sono arati con aratri trainati da cavalli,
mentre i romanzi vengono scritti mediante appositi meccanismi. Ma quanto alle
questioni di importanza vitale (col che si vuole alludere, in sostanza, alla
guerra e allo spionaggio poliziesco) il metodo empirico trova ancora
incoraggiamento, o almeno tolleranza. I due principali scopi del Partito sono
costituiti: primo, dal conquistare e soggiogare l'intera superficie della terra;
secondo: dall'estinguere, una volta per tutte, ogni possibilitdi pensiero
indipendente. Ci sono quindi due grandi problemi alla cui soluzione
soprattutto interessato il Partito. Uno consiste nello scoprire, contro
la sua volont quel che un essere umano sta pensando, l'altro consiste
nell'uccidere numerose centinaia di milioni di persone in pochi secondi, senza
previo avvertimento. Per quel che riguarda le possibilitdella ricerca
scientifica (seppure di questa si puparlare) questi sono i suoi campi
di specializzazione.
Lo scienziato d'oggi rappresenta una mescolanza, o compromesso fra lo psichiatra
e l'inquisitore che studi, con esasperante minuzia, il significato delle
espressioni facciali, dei gesti e dei toni di voce, che controlli le reazioni
a determinate droghe somministrate per stimolare le inconsce manifestazioni
dei pazienti coscome la terapia dei cosiddetti elettro-choc, insieme agli
effetti dell'ipnotismo e delle torture fisiche; ovvero un chimico, un fisico
o un biologo, che si occupa solo di quei rami della scienza che riguardano
direttamente la vita umana. Nei vasti laboratori del Ministero della Pace, nelle
stazioni sperimentali nascoste nelle foreste brasiliane, o nel deserto
australiano o nelle inaccessibili isole antartiche, squadre di esperti sono
occupate in un lavoro indefesso. Talune sono impiegate soltanto nello studio
dei piani logistici per le guerre del futuro; altri progettano bombe-razzo
di dimensioni sempre pigrandi e di portata sempre pivasta e impressionante,
ovvero nuovi tipi di formidabili esplosivi, o di impenetrabili materiali
da protezione; altri ricercano formule per gas sempre pipotenti e micidiali,
o per veleni in soluzioni capaci d'esser prodotti in tale vastissima misura
da distruggere la vegetazione di interi continenti, o per colture di germi
di malattie garantiti contro ogni possibile immunizzazione o antidoto; altri
si sforzano di ottenere nuovi modelli di mezzi di trasporto che possano aprirsi
la via sottoterra, coscome un sommergibile corre sott'acqua, ovvero
di aeroplani che possano avere un'autonomia di volo pari all'autonomia
di navigazione d'una nave; altri ancora esplorano quali possibilitesistano
di concentrare il fuoco dei raggi solari mediante lenti di spropositata
grandezza sospese altissime, migliaia di chilometri sul livello terrestre,
ovvero di produrre terremoti e maree artificiali, sfruttando il calore al centro
della terra.
Ma nessuno di questi progetti giunge mai realmente alla sua attuazione,
e nessuno dei tre superstati riesce in alcun modo a sopraffare sul serio
gli altri due. E quel che anche piimportante, tutt'e tre le potenze
giposseggono nella bomba atomica un'arma assai pipotente e micidiale
di quante non ne possano essere inventate dalle presenti ricerche. Sebbene
il Partito, secondo un suo tipico costume, pretenda di avocare a sla priorit dell'invenzione, le bombe atomiche apparvero, per la prima volta, fin dai primi
anni dopo il '40, ma furono usate su larga scala soltanto dopo circa dieci anni.
Centinaia di bombe furono gettate, in quell'occasione, sui principali centri
industriali, soprattutto nella Russia Europea, nell'Europa occidentale
e nell'America del Nord. Ne derivla convinzione, da parte delle cricche
governanti di tutti i paesi, che l'esplosione anche soltanto di poche bombe
ancora avrebbe determinato la fine d'una societorganizzata, e quindi del loro
stesso potere. Da allora in poi, sebbene non si pervenisse nsi accennasse,
neppur di lontano, a una forma d'accordo in proposito, pure ci si astenne
dal gettare le bombe atomiche. E nondimeno tutt'e tre i superstati continuano
a produrre bombe atomiche e a immagazzinarle in vista della decisiva occasione
che, secondo essi credono unanimi, dovrpresentarsi prima o poi. Nel frattempo,
l'arte della guerra rimasta stazionaria per circa trenta o quarant'anni.
Gli elicotteri sono ora usati pidi quanto non lo fossero prima, i sistemi
di bombardamento sono stati quasi tutti superati da proiettili a carica
e a guida interna, e le deboli e fragili navi da battaglia semoventi hanno ormai
ceduto il posto alle quasi inaffondabili Fortezze Galleggiantii per quel
che riguarda tutto il resto, i mutamenti sono stati di scarsa portata. Il carro
armato, il sommergibile, la torpediniera, il fucile mitragliatore, e persino
il fucile e la bomba a mano sono ancora in uso. E, nonostante le stragi senza
fine strombazzate dalla stampa e dal teleschermo, le disperate battaglie delle
guerre precedenti, nelle quali centinaia di migliaia e perfino di milioni
di uomini venivano uccisi in poche settimane, non si sono piripetute.
Nessuno dei tre superstati s'azzarda mai a mettere in atto una manovra che possa
portare il rischio d'una sconfitta. Le operazioni di maggior portata
si riducono, di solito, a un attacco di sorpresa ai danni di un alleato.
La strategia che seguono, ovvero che affettano di seguire, le tre potenze,
la medesima. Il piano consiste nell'ottenere per mezzo d'una combinazione
di combattimenti, di tregue seguite da voltafaccia calcolati a tempo, ecc.
un anello di basi che circondino completamente l'uno o l'altro degli Stati
rivali, e quindi nel firmare un patto d'alleanza con codesto rivale e restare
in pace con esso per tutti quegli anni in cui si possono tenere assopiti
i sospetti. In questo tempo bombe-razzo cariche di una parte d'energia atomica
si possono radunare in tutti i punti strategici; da ultimo esse verranno
scatenate tutt'insieme, con effetti di devastazione tali da rendere
assolutamente impossibile ogni forma di contrattacco. Si avril tempo, allora,
di firmare un patto d'amicizia con l'altra potenza mondiale, in preparazione
d'un nuovo attacco. Codesto piano, com'chiaro, costituisce un puro sogno
a occhi aperti, impossibile ad attuarsi. Senza contare che non si dnessun
serio combattimento se non nelle aree disputate attorno all'Equatore o al Polo:
non si tenta mai alcuna invasione del territorio nemico. Cispiega perch
in talune regioni, le frontiere fra i superstati sono arbitrarie. L'Eurasia,
per esempio, potrebbe facilmente conquistare le Isole Britanniche, che sono
geograficamente parte dell'Europa, ovvero, d'altra parte, sarebbe anche
possibile, per l'Oceania, spingere le proprie frontiere fino al Reno, o anche
fino alla Vistola. Ma civiolerebbe il principio, seguito da tutte le parti
contendenti, sebbene mai formulato, della integritculturale. Se l'Oceania
conquistasse le aree conosciute un tempo con il nome di Francia e Germania,
si renderebbe necessario o lo sterminio degli abitanti, compito
che presenterebbe grandi difficoltmateriali, o di assimilare una popolazione
di circa cento milioni che, per quanto riguarda lo sviluppo tecnico,
non si trova su un piano, strettamente parlando, oceaniano. Per gli altri
superstati il problema identico. E assolutamente necessario alla loro
struttura che essi non abbiano contatti con lo straniero, tranne, e in misura
limitata, che con prigionieri o con schiavi di colore. Anche l'alleato ufficiale
del momento riguardato con il piombroso sospetto.
Se si eccettuano i prigionieri di guerra, la media dei cittadini dell'Oceania
non ha mai veduto, con i propri occhi, un abitante dell'Eurasia o dell'Estasia,
e la conoscenza delle lingue straniere gli proibita. Se gli si permettesse
d'aver contatti con essi, egli scoprirebbe che sono creature del tutto simili
a lui e che la maggior parte delle cose che gli sono state dette su di essi sono
bugie. Le barriere del mondo chiuso in cui egli vive verrebbero infrante,
e la paura, l'odio e la sicurezza di s da cui dipende la sua morale,
verrebbero dissolti. E quindi sottinteso, da tutte le parti, che sebbene
la Persia e l'Egitto o Giava possan mutar teoricamente padrone, le frontiere
principali non debbono essere attraversate se non dalle bombe.
A fondamento di cisussiste un fatto del quale non si mai parlato
apertamente, ma che tacitamente sottinteso, e che serve di base all'azione
stessa: e che ciole condizioni di vita in tutt'e tre i superstati sono,
praticamente, le stesse. In Oceania la filosofia imperante si chiama Socing,
in Europa si chiama Neo-Bolscevismo, in Estasia viene chiamata con un nome
cinese che si traduce per solito con Culto della Morte, ma che si renderebbe
forse assai meglio con Annullamento di se stessi. Al cittadino dell'Oceania
non permesso conoscer nulla dei princ'ipi delle altre due filosofie,
ma gli viene insegnato a esecrarle quali barbari oltraggi alla morale e al buon
senso. In realtle tre filosofie sono distinguibili appena, e i sistemi sociali
che esse difendono non si distinguono affatto fra loro. Da per tutto
c'la stessa struttura piramidale, lo stesso culto, la stessa adorazione
per il capo semi-divino, la stessa economia permessa ed esaurita insieme dalle
continue guerre. Ne consegue che i tre superstati non solo non possono vincersi
l'un l'altro ma anche che non saprebbero trarre da una vittoria nessun
vantaggio. Al contrario, per quanto dura la guerra, essi si sostengono l'un
l'altro come tre covoni di grano. Di solito, i gruppi direttivi di tutt'e
tre le potenze sanno e non sanno quel che effettivamente stanno facendo. Le loro
vite sono bensdedicate alla conquista del mondo, ma essi sanno benissimo come
sia necessario che la guerra duri per sempre, e senza vittoria. Nello stesso
tempo, il fatto che non ci sia alcun pericolo d'esser vinti rende possibile
la negazione della realt che una caratteristica del Socing e dei suoi
sistemi rivali. E qui necessario ripetere ciche stato gidetto innanzi,
e cioche, col divenire continuata e ininterrotta la guerra ha mutato
sostanzialmente il suo carattere.
Nel passato una guerra era, quasi per definizione, qualche cosa che prima
o poi si concludeva, di solito, in qualcosa come una vittoria o una sconfitta.
Nsu cisi potevano nutrire dubbi. Nel passato la guerra era anche
uno dei principali strumenti per mezzo dei quali la societveniva mantenuta
a contatto con la realtfisica.
Gli uomini di governo di tutte le epoche hanno sempre tentato d'imporre
una concezione del mondo assolutamente arbitraria sui loro seguaci,
ma non riuscirono a incoraggiare mai qualsiasi illusione che tendesse
a indebolire l'efficienza militare. Fino a che una sconfitta significa
la perdita dell'indipendenza, ovvero qualche altro risultato che si doveva
ritenere evitabile, le precauzioni, appunto, contro una sconfitta dovevano
essere seriamente prese. I fatti materiali non si potevano ignorare.
In filosofia, in religione, in etica e in politica, due e due avrebbero potuto
fare cinque, ma fino a che ci si manteneva nell'ambito di disegnare un aeroplano
o un fucile dovevano fare quattro. Le nazioni inefficienti, prima o poi,
dovevano rassegnarsi ad esser vinte, e la lotta per l'efficienza era nemica
dell'illusione. Senza contare che, per essere efficienti, era necessario
imparare la lezione del passato, il che significava avere un'idea precisa,
seppure sommaria, di quel che era appunto accaduto nel passato. I giornali
ed i libri di storia erano naturalmente, in varia misura e in varie direzioni,
tendenziosi, ma una sistematica falsificazione come quella che viene praticata
oggigiorno sarebbe stata impossibile. La guerra era una sicura difesa
dell'intelligenza e, per quel che riguardava le classi dirigenti, costituiva
probabilmente la piimportante delle difese. Fintanto che le guerre potevano
essere o perdute o vinte, nessuna classe dirigente avrebbe potuto permettersi
il lusso di essere del tutto irresponsabile.
Ma allorchla guerra diventa letteralmente ininterrotta, cessa nel contempo
di essere pericolosa. Quando la guerra continua, non esiste quel che si chiama
la necessitmilitare. Il progresso tecnico puessere ignorato e anche i fatti
pipalpabili possono venir negati o trascurati. Come abbiamo visto, un certo
tipo di ricerca, che si puchiamare scientifico, continua tuttora per scopi di
guerra, ma questo costituisce una specie di assurdo la cui incapacit ad arrivare a risultati positivi non ha troppa importanza.
L'efficienza, anche la stessa efficienza militare, non pia lungo necessaria.
Nulla davvero efficiente, nell'Oceania, se si eccettua la Psicopolizia.
Dal momento che ciascuno dei tre superstati invincibile, ciascuno costituisce
un universo separato, nell'ambito del quale quasi ogni perversione del pensiero
puessere tranquillamente perpetrata. La realtesercita una sua funzione
soltanto nei bisogni della vita giornaliera: il bisogno di mangiare e di bere,
di aver di che riposarsi e di che vestirsi, di evitar d'inghiottire sostanze
velenose o cader dalla finestra, e simili. Tra la vita e la morte
e tra il piacere fisico e la pena, del pari, fisica, si fa ancora una sorta
di distinzione: e questo tutto. Tagliato fuori dai contatti del resto
del mondo e del passato, il cittadino di Oceania come un uomo in uno spazio
interplanetario che non ha alcun modo di sapere se sia collocato in alto
o se sia collocato in basso, se vada in una direzione ovvero in una direzione
contraria. I governanti di tali Stati sono assoluti come i Faraoni e i Cesari
non riuscirono mai ad essere. Essi sono obbligati a prevenire che i loro seguaci
muoiano di fame in masse cosnumerose da costituire un inconveniente, e nello
stesso tempo sono obbligati a restare allo stesso livello di preparazione
militare dei loro odiati rivali; ma una volta che questo minimo sia raggiunto
essi possono trasformare la realtin qualsiasi forma piaccia loro di scegliere.
La guerra, quindi, se giudichiamo dall'esperienza delle guerre passate,
non se non una impostura. E come quei combattimenti fra certi animali
appartenenti alla specie dei ruminanti, e le cui coma crescono secondo
determinati angoli tali da impedire che essi possano effettivamente ferirsi l'un
l'altro. Ma sebbene irreale, non per questo destituita di significato. Sfrutta
in modo totale le eccedenze dei beni di consumo, ed aiuta, nel contempo,
a conservare quella particolare atmosfera mentale che si richiede a una societ organizzata gerarchicamente. La guerra, come si vede, non altro che un affare
di politica interna. Nel passato, le classi dirigenti di tutti i paesi,
pur se potevano conoscere quel che di comune c'era negli interessi delle parti
contendenti, e quindi limitare la potenza distruggitrice della guerra,
si combattevano a vicenda, e il vincitore immancabilmente spogliava il vinto.
Oggigiorno non ci si combatte pia vicenda, non ci si combatte affatto.
La guerra viene mossa dalle classi dirigenti contro i propri seguaci e l'oggetto
della guerra non quello di prevenire o di fare conquiste territoriali, bens quello di mantenere intatta la struttura della societ
E quindi la stessa parola guerra diventata equivoca. Sarebbe probabilmente
esatto dire che, una volta divenuta continua, senza piinterruzione, la guerra
ha cessato propriamente di esistere.
Quella sua particolare funzione stimolante che aveva esercitato sull'uomo
tra l'EtNeolitica e i primi decenni del secolo ventesimo, del tutto
scomparsa ed ha ceduto il posto a qualcosa di completamente diverso. L'effetto
sarebbe lo stesso anche se i tre superstati, invece di combattersi l'un l'altro,
si accordassero per vivere in perpetua pace e restare ciascuno inviolato
nei propri confini.
Poichin tal modo ognuno potrebbe essere un universo bastevole a se stesso,
liberato per sempre da ogni influenza che provenga dal pericolo esterno.
Una pace che fosse davvero permanente sarebbe in tutto identica a una guerra,
appunto, permanente. Questo (sebbene la gran maggioranza dei membri del Partito
se ne renda conto in modo del tutto superficiale) il vero significato dello
slogan del Partito: La guerra pace.
Winston smise di leggere per un momento. In qualche parte da remote lontananze,
si sentlo scoppio d'una bomba-razzo. La sensazione di piacere che proveniva
dallo starsene soli, col libro proibito, in una stanza senza teleschermi,
non era dileguata per questo. La solitudine e la sicurezza erano sensazioni
fisiche, mescolate in qualche modo con la stanchezza del suo corpo, la mollezza
della poltrona, il lieve tocco della brezza che veniva, dalla finestra,
a tentargli le gote. Il libro lo affascinava o, per essere anche piesatti,
lo rassicurava. In certo modo non gli insegnava nulla ch'egli non sapesse gi
e questo costituiva, appunto, parte dell'attrazione. Diceva esattamente quel
che egli stesso avrebbe detto, se gli fosse stato possibile di mettere
un po' d'ordine nei suoi delusi pensieri. Era il prodotto d'una mente simile
alla sua, ma infinitamente pipotente, pisistematica e meno intimidita.
I libri migliori, gli pareva di capire, sono proprio quelli che ci dicono quel
che gisappiamo. Stava riaprendo le pagine del libro al capitolo primo,
allorchsentil passo di Julia per le scale si alze si fece sulla soglia
per incontrarla. Essa lascicadere la sporta per terra e gli si gett fra le braccia. Non si vedevano da pid'una settimana.
信o il librodisse mentre si scioglievano dall'abbraccio.
非avvero! Benedisse lei senza tuttavia mostrare eccessivo interesse, e quasi
immediatamente si gettin ginocchio vicino al fornello, per preparare il caff
Non tornarono sull'argomento almeno prima di essere stati a letto
una mezz'oretta. La sera era un po' fredda, tanto almeno da rendere necessario
mettersi addosso la coperta. Di sotto venivano i canti familiari, e il suono
non meno familiare delle peste sul selciato. La donna dalle braccia paonazze
che Winston aveva veduta nel cortile il giorno della sua prima visita era,
in quello, un elemento stabile. Sembrava quasi che non ci potesse essere
ora del giorno o della notte in cui essa non andasse su e gifra la tinozza
e la corda tesa per la biancheria, ora tappandosi la bocca coi fermagli di legno
e ora sfogandosi in quelle sue lascive canzoni. Julia s'era distesa al suo fianco
e sembrava essere quasi sul punto di addormentarsi. Winston raccolse il libro
da terra e si mise a sedere sul letto, appoggiato alla spalliera.
非obbiamo dargli un'occhiatadisse, e anche te. Tutti i membri della
Fratellanza devono leggerlo. 俠eggilo tu~\ disse lei senza aprire gli occhi
勁eggilo ad alta voce. E il modo migliore. Poi, man mano che vai avanti,
ti fermi ogni tanto e me lo spieghi.Le lancette dell'orologio segnavano
le sei, che voleva dire le diciotto. Avevano tre o quattro ore di tempo. Winston
si mise il libro sulle ginocchia e comincia leggere: CAPITOLO I L'IGNORANZA
E FORZA Fin dall'inizio del tempo che si possa ridurre alla memoria,
e probabilmente fin dalla conclusione dell'EtNeolitica, ci sono state,
nel mondo, tre specie di persone, le Alte, le Medie e le Basse. Esse sono state
suddivise in vari modi, hanno avuto nomi diversi, in numero infinito, e la loro
proporzione relativa, coscome l'atteggiamento dell'una verso l'altra, sono
stati diversi a seconda delle et l'essenziale struttura della societ non si per alterata.
Anche dopo enormi rivoluzioni e apparenti irrevocabili mutamenti, si sempre
ristabilito il solito schema, coscome un giroscopio ritornersempre
in equilibrio per quanto venga spinto lontano sia in una direzione,
sia in quella opposta.
Julia, sei sveglia?disse Winston.
俟 amor mio, me ne sto tutt'orecchi. Vai avanti. E bellissimo!Winston
continua leggere: Gli scopi di questi tre gruppi sono del tutto
inconciliabili fra loro. Lo scopo del gruppo che chiameremo delle persone Alte
quello di restare dov'esse sono. Lo scopo delle persone Medie quello
di sostituirsi alle Alte. Lo scopo delle persone Basse, quando esse hanno
uno scopo (perchuna peculiare caratteristica delle Basse d'esser troppo
schiacciate dal peso del lavoro, durissimo e servile, che prestano per essere,
se non di tanto in tanto, coscienti di qualche cosa che non siano
le preoccupazioni della vita quotidiana) quello di abolire ogni distinzione
e creare quindi una societin cui tutti gli uomini siano eguali. Cosla storia
registra, attraverso tutte le et una lotta, che sempre la stessa nelle
sue linee essenziali e che non fa che ripetersi, con incessante regolarit
Per lunghi periodi, gli Alti sembra che tengano sicuramente il Potere, ma prima
o poi viene sempre un momento in cui perdono la fiducia in se stessi
o la capacitdi governare stabilmente, ovvero le perdono entrambe. Essi vengono
rovesciati, allora, dalle persone Medie, che reclutano al loro fianco le Basse,
dando loro a intendere che combattono per la liberte per la giustizia.
Una volta raggiunto il loro obbiettivo, le Medie respingono le Basse nella loro
previa posizione servile, e divengono esse stesse le Alte. Subito senza
dar tempo al tempo, un nuovo gruppo di persone Medie sbuca fuori da uno degli
altri due gruppi, ovvero da tutti e due, e la lotta riprende immutata.
Dei tre gruppi, soltanto quello delle persone Basse non mai, nemmeno per breve
.empo, capace di riuscire nei suoi scopi. Sarebbe una esagerazione affermare
che, attraverso la storia, non ci sia stato alcun progresso di specie materiale.
Anche oggigiorno, in un periodo che pure di decadenza, l'uomo medio
fisicamente, piprogredito di quanto non lo fosse pochi secoli innanzi.
Ma nessun accrescimento della ricchezza, nessun addolcimento di sistemi
di governo, nalcuna riforma o rivoluzione, sono riusciti mai a portare innanzi
d'un millimetro il sogno dell'uguaglianza fra gli uomini. Dal punto di vista
delle persone che abbiamo convenuto di chiamare Basse. nessun mutamento storico
ha mai significato qualcosa di piche un cambiamento nei nomi dei padroni.
Verso la fine del secolo decimonono, il ricorrere e il ripetersi di questo
schema apparso un fatto evidente a molti osservatori.
Sorsero allora scuole di pensatori che interpretarono la storia come un processo
ciclico e che pretesero di dimostrare che l'ineguaglianza era la legge
inalterabile della vita umana. Tale dottrina, naturalmente, aveva sempre avuto
proseliti, ma un mutamento significativo era avvenuto almeno nel modo
in cui veniva enunciata. Nel passato, la necessitd'una societorganizzata
in forma gerarchica era stato il fondamento della dottrina delle persone
cosiddette Alte. Era stato predicato dai re e dagli aristocratici, coscome
dai preti, dagli avvocati e da altri consimili parassiti di quei primi,
ed era stato addolcito, in genere, dalle promesse di un qualche compenso
in una sorta di mondo immaginario che avrebbe dovuto esistere oltre la tomba.
I Medi, almeno durante tutto il tempo che lottavano per il potere, avevano
sempre fatto largo uso di termini come libert giustizia e fraternit Venne
il momento pera, in cui il concetto della fratellanza umana prese ad essere
attaccato proprio da coloro che non erano ancora in posizione dominante
di comando, ma che speravano .li pervenire a raggiungerla, a breve scadenza.
Nel passato, i Medi avevano fatto le rivoluzioni sotto la bandiera
dell'eguaglianza e quindi avevano stabilito una tirannia di nuovo conio
non appena si fossero sbarazzati dell'antica. I nuovi gruppi di Medi
proclamavano, invece, la loro tirannia in anticipo. Il socialismo, una teoria
che fece la sua prima comparsa all'inizio del secolo decimonono,
e che fu l'ultimo anello d'un sistema di dottrine che si pugrossolanamente
far iniziare fin dalle prime ribellioni antischiaviste dell'antichit era ancora
profondamente inquinato dalla retorica utopistica del passato. Ma in ognuna
delle varianti del socialismo che ebbero successo a partire, all'incirca,
dal 1900, lo scopo dichiarato di stabilire l'eguaglianza e la libertfu sempre
piapertamente messo da parte. I nuovi movimenti ideologici, che fecero la loro
comparsa verso la metdel secolo, il Socing in Oceania, il Neo-Bolscevismo
in Eurasia, 1l Culto della Morte, secondo la corrente definizione, in Estasia,
ebbero tutti lo scopo cosciente di perpetuare la non-libert e la dis-eguaglianza. Tali movimenti, com'naturale, sorsero dai vecchi,
e conservarono la tendenza a mantenere i vecchi nomi e, insomma, a osservare
una sorta di ossequio verbale alle vecchie ideologie. Ma lo scopo di ognuno
era d'arrestare e come congelare la storia in un determinato momento. Il pendolo
doveva fare un'ultima oscillazione in una direzione, e quindi doveva fermarsi.
Come era sempre avvenuto, gli Alti sarebbero stati rovesciati dai Medi,
che sarebbero divenuti, a loro turno, gli Alti; ma questa volta, per mezzo d'una
deliberata strategia, gli Alti sarebbero riusciti a mantenere la loro posizione
in permanenza.
Le nuove dottrine sorsero, in parte, a causa dell'accrescersi e accumularsi
delle conoscenze storiche, coscome per l'affermarsi del senso storico,
che esisteva appena, prima del secolo decimonono.
Il moto ciclico della storia era ora perfettamente intelligibile, o per lo meno
appariva tale; e se era intelligibile, doveva essere anche, di conseguenza,
alterabile. Ma la causa principale e motrice, seppure non dichiarata, era che,
fin dall'inizio del ventesimo secolo, l'uguaglianza umana era divenuta
tecnicamente possibile. Era ancora vero che gli uomini non erano eguali per quel
che riguardava le capacitnaturali e che le loro funzioni dovevano essere
distribuite secondo le specializzazioni, in modo da favorire certi individui
a spese di altri; ma non c'era pialcuna necessitper la differenza di classe,
coscome per le differenze di ricchezza su vasta scala. Nel passato,
le differenze di classe non solo erano state inevitabili ma erano anche state
desiderabili. L'ineguaglianza era il prezzo della civilt Con lo sviluppo della
produzione meccanica, tuttavia, il problema divenne un altro. Sebbene fosse
ancora necessario, per gli uomini, d'essere occupati in lavori di vario genere,
non era pinecessario, per essi, di vivere in diverse scale sociali
ed economiche. Quindi, dal punto di vista dei nuovi gruppi che si apprestavano
a esercitare il potere, l'eguaglianza degli uomini non era piun ideale
per il quale valeva la pena li combattere, ma un pericolo che bisognava
scongiurare. In etpiprimitive, quando una societorganizzata pacificamente
non era in alcun modo possibile, era stato piuttosto facile fare di essa,
almeno, un articolo di fede. L'ideale del paradiso terrestre, nel quale
gli uomini sarebbero vissuti uniti in uno stato di fratellanza, senza leggi
e senza la spiacevole necessitd'un assillante lavoro, aveva tenuto soggiogata
l'immaginazione degli uomini per migliaia d'anni. E tale visione, naturalmente,
aveva fatto presa anche su quei gruppi che avevano approfittato, in effetti,
di ciascun mutamento della storia. Gli eredi delle rivoluzioni francese, inglese
e americana, avevano creduto, in parte, alle loro medesime frasi attorno
ai diritti degli uomini come la libertdi parola, l'eguaglianza di fronte alla
legge e simili, e avevano anche permesso alla loro condotta d'essere, in qualche
modo ed entro certi limiti, influenzata da esse. Ma attorno alla quarta decade
del secolo ventesimo, tutte le principali correnti di pensiero politico fecero
capo a un principio dittatoriale. Il paradiso terrestre fu definitivamente
screditato proprio nel momento in cui era divenuto attuabile. Ogni nuova teoria
politica, anche se si faceva chiamare con i nomi pidiversi, pure si rifaceva
indietro, alla gerarchia e all'irreggimentazione del passato; e nel generale
incupirsi e ottenebrarsi delle menti attorno al 1930, alcune pratiche che erano
state da lungo tempo abbandonate, e in taluni casi per centinaia di anni (come
il carcere preventivo, l'uso dei prigionieri di guerra come schiavi,
le esecuzioni pubbliche, le torture per sollecitare le confessioni, l'uso degli.
ostaggi e le deportazioni in massa d'intere popolazioni), non soltanto divennero
nuovamente comuni, ma furono perfino difese e tollerate da coloro
che si consideravano liberi e progressivi.
Fu solo dopo una decade di guerre nazionali e civili, rivoluzioni
e contro-rivoluzioni in tutte le parti del mondo che il Socing e le teorie
rivali apparvero come ideologie politiche perfettamente elaborate. Esse erano
state tuttavia preannunciate dai vari sistemi, generalmente definiti come
totalitari, che erano apparsi nei primi decenni del secolo, e le linee
principali che avrebbe assunto il mondo, una volta emerso dal caos, erano state
per lungo tempo chiare. E che genere di persone avrebbero avuto il controllo
del mondo era stato egualmente chiaro. La nuova aristocrazia era composta,
per la maggior parte, di burocrati, scienziati, tecnici, organizzatori
sindacali, periti di pubblicit sociologi, maestri, giornalisti e politicanti
di professione. Questa gente, che aveva avuto origine nelle classi medie
salariate e nei gradi superiori delle classi lavoratrici, era stata formata
e messa insieme dal mondo improduttivo dell'industria di monopolio e di governi
a tipo centrale.
Paragonati con le categorie corrispondenti del passato, essi erano meno avidi
e anche meno tentati dal lusso, ma piaffamati di pura potenza, e soprattutto
picoscienti di quel che facevano e pipreoccupati di sbaragliare
l'opposizione.
Quest'ultima differenza era di capitale importanza. Paragonate con quella
in atto ai nostri giorni, tutte le tirannie del passato si debbono considerare
fiacche mantenute su compromessi, e soprattutto inefficienti. I gruppi
di governo erano sempre pio meno partecipi di ideologie liberali e tolleravano
scappatoie d'ogni genere, giudicando solo degli atti materiali e palesi
e disinteressandosi di quel che i sudditi effettivamente pensavano dentro
le loro coscienze. Persino la Chiesa Cattolica del Medio Evo, considerata
secondo lo standard odierno, era abbastanza tollerante. Tra le ragioni per questo
comportamento c'era anche quella che i governi del passato non avevano il potere
e i mezzi di tenere i cittadini sotto una sorveglianza costante e continua.
L'invenzione della stampa, tuttavia, rese pisemplice il compito di manipolare
l'opinione pubblica, e il cinematografo e la radio perfezionarono non poco tale
tecnica e ne accrebbero le possibilit Con l'invenzione e lo sviluppo della
televisione, e il progresso tecnico che rese possibile di ricevere e trasmettere
simultaneamente sullo stesso apparecchio, il concetto di vita privata si poteva
considerare del tutto scomparso. Ogni cittadino, o meglio ogni cittadino
che fosse abbastanza importante e che valesse la pena di sorvegliare, poteva
essere tenuto comodamente sotto gli occhi della polizia e a portata della
propaganda ufficiale, e avere nello stesso tempo tutte le altre possibili
vie di comunicazione precluse. La possibilitd'ottenere non solo una totale
ubbidienza alla volontdello Stato, ma anche una completa uniformitdi vedute
su tutti gli argomenti, esistette, da allora, per la prima volta.
Dopo il periodo rivoluzionario, dal '50 al '70 all'incirca, la societtoma
a raggrupparsi, come sempre, in Alta, Media e Bassa. Il nuovo gruppo degli Alti
pera, contrariamente a tutti quelli che lo avevano preceduto nella funzione,
non agiva puramente in modo istintivo, ma era perfettamente cosciente di quel
che era necessario a salvaguardare la sua posizione. Si era gicapito,
e da tempo, che l'unica base sicura dell'oligarchia era il collettivismo.
La ricchezza e i privilegi sono difesi assai pifacilmente allorchsono
posseduti tutt'e due insieme. La cosiddetta "abolizione della proprietprivata"
di cui si parla verso la metdel secolo ventesimo voleva dire, in realt
la concentrazione della proprietin un numero di mani assai inferiore
che per il passato. Ma con questa differenza, che i nuovi proprietari erano
un gruppo anzichuna massa di individui. Uno per uno, nessun membro del Partito
possiede alcunchdi proprio, se si eccettuano i cosiddetti effetti personali.
Collettivamente, invece, il Partito possiede ogni cosa che si trova
nell'Oceania, perchesso controlla ogni cosa e dispone della produzione come
picrede opportuno. Negli anni che seguirono la Rivoluzione, il Partito riusc' ad assumere codesta posizione di comando quasi senza incontrare opposizione,
poichl'intero processo fu raffigurato come un atto di collettivizzazione.
Si era sempre tenuto per fermo che, se la classe dei capitalisti fosse stata
privata delle sue propriet ne sarebbe seguito il socialismo: e non c'era
dubbio che i capitalisti fossero stati privati, appunto, delle loro propriet
Fabbriche, miniere, terreni, case, trasporti... era stata tolta loro ogni cosa,
e dal momento che tutto cinon era piproprietprivata ne seguiva che dovesse
essere proprietpubblica. Il Socing che prese le mosse dai primi moti
socialisti, e che di quelli eredita la fraseologia aveva in effetti attuato
il primo punto del programma socialista con il risultato, preveduto del resto
nei particolari, che l'ineguaglianza economica era divenuta un fattore ormai
permanente.
Ma il problema di perpetuare una societorganizzata gerarchicamente era assai
picomplesso. Ci sono solo quattro modi per cui una classe dirigente puessere
allontanata dal potere. O vinta dal difuori, o governa in modo talmente fiacco
e inefficiente che le masse vengono naturalmente spinte a rivoltarsi, o permette
a un gruppo di gente Media, forte e insoddisfatta, di farsi le ossa,
o, da ultimo, perde la fiducia in se stessa e, con questa, la volont di governare. Codeste cause non operano singolarmente ma si danno, di regola,
tutt'e quattro insieme, sebbene in varia misura.
Una classe dirigente, in tal modo, che riesca a guardarsi da tutt'e quattro
pucontare di tener il potere in permanenza. In definitiva, il fattore
determinante costituito dall'atteggiamento mentale della stessa classe
dirigente.
Nella seconda metdi questo secolo, il primo pericolo, in realt
era scomparso. Ognuna delle tre potenze che ora dividono il mondo di fatto,
invincibile, e potrebbe cessare di esserlo solo attraverso lenti mutamenti
demografici che un governo con vaste garanzie di potere puevitare in modo
assai semplice e sicuro. Il secondo pericolo, anch'esso, soltanto teorico:
le masse non si rivoltano mai .li propria iniziativa, nsi rivoltano soltanto
perchsono tenute in oppressione In realt se si impedisce loro di fare
paragoni con altri strati della popolaz髺ne, non arrivano mai nemmeno
ad accorgersi che sono oppresse. Le cicliche crisi economiche dei tempi passati
erano del tutto inutili, e non si permette loro di accadere ora: e tuttavia
altri ed egualmente vasti mutamenti possono darsi, e si danno, ma senza
risultati politici, poichnon c'alcun modo in cui il malcontento possa
articolarsi. Per quanto riguarda il problema delle eccedenze di produzione,
che stato latente nella nostra societfin dall'epoca dell'invenzione della
macchina, esso risolto facilmente mediante l'ingegnoso procedimento della
guerra continua (cfr. il capitolo III) che si presta anche a essere sfruttata
per tenere costantemente in stato d'eccitazione il morale delle masse.
Dal punto di vista dei governanti attuali, quindi, gli unici pericoli effettivi
possono essere costituiti dal sorgere d'un nuovo gruppo di persone abili
e assetate di potere da una parte, e dal possibile diffondersi d'uno scetticismo
di tinta liberale nelle loro medesime file. In altre parole si tratta
di un problema essenzialmente educativo. Tale problema infatti consiste
nel plasmare di continuo sia le coscienze degli appartenenti al gruppo
dirigente, sia quelle di coloro che appartengono, invece, al gruppo che potremmo
chiamare esecutivo e che si trova immediatamente al disotto di quel primo.
La coscienza della massa occorre che sia influenzata solo in modo negativo.
Dato questo stato di cose, si pufacilmente intuire, seppur~ gi non la si conosce, quale sia la struttura generale della societin Oceania.
In cima alla piramide sta il Grande Fratello. Il Grande Fratello infallibile
e onnipotente. Ogni successo, ogni risultato positivo, ogni vittoria, ogni
scoperta scientifica, ogni forma di conoscenza e di intuizione, coscome ogni
forma di benessere e di virt si ritiene che provengano direttamente dalla
sua guida e dalla sua ispirazione. Nessuno ha mai veduto il Grande Fratello.
Egli un volto sui manifesti, una voce dal teleschermo. Si puessere
matematicamente sicuri ch'egli non morirmai, ed esiste giun notevole margine
di incertezza per stabilire la data della sua nascita. Il Grande Fratello
la forma con la quale il Partito ha deliberato di presentarsi al mondo.
La sua funzione quella di agire come un punto in cui si possa concentrare
l'amore, la paura e il culto, gli stati emotivi, cio che possono
pifacilmente essere eccitati e sentiti verso un individuo che non verso
una organizzazione.
Immediatamente al disotto del Grande Fratello si trova il Partito Interno,
l'ammontare dei cui componenti bloccato ai sei milioni, e cioa qualcosa come
un po' meno del due per cento dell'intera popolazione di Oceania. Al disotto
del Partito Interno si trova il Partito Esterno, il quale, se il Partito Interno
si puraffigurare come il cervello dello Stato, si pua sua volta giustamente
rassomigliare alle sue mani. Al disotto del Partito Esterno si trovano le masse
mute alle quali ci si riferisce, di solito, con la parola pro
et, e che assommano all'incirca a un ottantacinque per cento della popolazione.
Se ci riportiamo ai termini usati nella nostra precedente classificazione,
i prolet rappresentano i Bassi: dal momento che le popolazioni in stato
di schiavitche si trovano nei territori equatoriali, e che passano
costantemente da un vincitore all'altro, non si possono considerare una parte
permanente e necessaria della struttura.
L'appartenenza o meno a uno di codesti tre gruppi non per principio,
ereditaria. Il bambino nato da genitori appartenenti al Partito Interno
non nato, in teoria, nel Partito Interno. L'ammissione a una delle
due categorie del Partito avviene in seguito a un esame cui ci si presenta
all'etdi sedici anni. Non esiste nessuna discriminazione razziale, o alcun
dominio riconosciuto dell'una sull'altra provincia. Ebrei, negri, sudafricani
o indiani purosangue si possono trovare anche nei gradi pialti del Partito,
e coloro cui devoluta l'amministrazione di una determinata area sono sempre
scelti fra gli abitanti di questa. In nessuna parte dell'Oceania gli abitanti
hanno la sensazione d'essere una popolazione coloniale governata da una capitale
distante. L'Oceania non ha capitale, e il suo capo titolare persona della
quale non si sa assolutamente dove risieda. Coll'eccezione che l'inglese
considerata la sua lingua franca, e la neolingua la sua lingua ufficiale,
l'Oceania non centralizzata in nessun altro modo. I suoi governanti non sono
tenuti assieme da vincoli di sangue ma dall'osservanza di una comune dottrina.
E vero che la nostra societsembra stratificata, su quel che a prima vista
appare come uno schema ereditario: ci sono infatti assai meno movimenti
in una direzione o nella direzione opposta, fra i diversi gruppi, di quanto
non ne avvenissero sotto il capitalismo, ovvero nell'era preindustriale.
Fra le due sezioni del Partito c'un certo margine di scambio, ma
non pidi quel tanto che basti per far escludere dal Partito Interno i deboli
e gli inefficienti e per indebolire a loro volta quei membri del Partito Esterno
che tradiscono il prurito dell'ambizione, assorbendoli, appunto, nei ranghi
del Partito Interno. Ai prolet, di regola, non si permette mai di entrare
nel Partito. I pidotati fra essi, che potrebbero divenire, in seguito, focolai
di malcontento, vengono semplicemente individuati dalla Psicopolizia
ed eliminati. Il Partito non una classe nell'antico senso della parola. Scopo
del Partito non di trasmettere il potere ai suoi figli soltanto perchsono
i suoi figli: e, se non ci fosse altro modo di mettere le persone piefficienti
al potere, esso sarebbe del tutto preparato a reclutare anche intere nuove
generazioni dalle file dei prolet.
Negli anni cruciali, il fatto che il Partito non era un corpo ereditario
costitu'un fattore importante per neutralizzare l'opposizione. Il vecchio tipo
di socialista cui era stato insegnato a combattere contro qualcosa che veniva
chiamato "privilegio di classe" tenne per certo che tutto cia
che non ereditario non del pari, permanente, coscome non si accorse
che la continuitdi una oligarchia non ha bisogno di essere una continuit fisica, nsi sofferma a riflettere che tutte le aristocrazie ereditarie hanno
sempre avuto vita breve, nel mentre che le organizzazioni di tipo adottivo, come
ad esempio la Chiesa Cattolica, son durate per centinaia ed anzi, per migliaia
di anni. L'essenza che regola l'oligarchia non l'eredittrasmessa di padre
in figlio, bensla sopravvivenza di una determinata concezione del mondo
e di determinate abitudini di vita imposte dai morti ai vivi. Una classe
dirigente continua ad essere tale soltanto fino a quando in grado di nominare
i propri successori. Il Partito non si preoccupa di perpetuare una linea
di discendenza sanguigna, ma di perpetuare se stesso. Che controlli il potere
non ha nessuna importanza, ove la struttura gerarchica rimanga inalterata.
Tutte le fedi, i costumi, i gusti, le emozioni, gli atteggiamenti mentali
che caratterizzano il nostro tempo, hanno lo scopo effettivo di sostenere
la mistica del Partito e di impedire che la vera natura della societ contemporanea appaia nella sua realt Una rivolta materiale, coscome ogni
mossa preliminare che conduca a tale rivolta, al presente, praticamente
impossibile. Dai prolet non c'nulla da temere. Lasciati a se stessi, essi
continueranno, di generazione in generazione, e di secolo in secolo, a lavorare,
a generare e a morire non solo senza provare mai alcun impulso alla rivolta,
ma soprattutto senza la possibilitdi intendere che il mondo potrebbe anche
essere diverso da quello che Essi potrebbero divenire pericolosi solo
se il progresso della tecnica industriale rendesse necessario di migliorare
e di portare a un livello superiore lo standard della loro educazione.
Ma dal momento che le rivalitcommerciali e militari non hanno
piora l'importanza che avevano una volta, il livello dell'educazione
del popolo va man mano declinando. Conoscere quali siano le opinioni condivise
dalle masse e (quali siano, per contro, le opinioni che le masse
non condividono, costituisce un problema del tutto trascurabile. Alle masse,
infatti, garantita una sorta di libertintellettuale dal momento che esse
sono sprovviste, appunto, d'intelletto. D'altro canto, per quel che riguarda
invece un membro del Partito, nemmeno la pipiccola deviazione dall'opinione
ufficiale, anche sul piinsignificante degli argomenti, sa essere tollerata.
Un membro del Partito vive, da quando nasce fino a quando muore, sotto l'occhio
vigile della Psicopolizia. Anche quando solo, non pumai sapere
se sia effettivamente solo. In qualsiasi luogo si trovi, sveglio o addormentato,
sia che lavori, sia che si riposi, nel bagno o a letto, puessere oggetto
d'ispezione senza alcun preavviso, e anzi senza nemmeno ch'egli sappia
d'esserlo.
Nessuna sua azione puessere trascurabile. Le sue amicizie, le sue relazioni,
il suo comportamento verso la moglie e i figli, l'espressione della sua faccia
quando solo, le parole che mormora nel sonno, e persino i movimenti
caratteristici propri al suo corpo vengono tutti rigorosamente sottoposti
a osservazione. Cosche non soltanto una vera e propria deviazione
del suo comportamento esterno, ma anche qualsiasi eccentricit anche la meno
appariscente, ovvero qualsiasi mutamento nelle sue abitudini, qualsiasi traccia
di nervosismo che possa apparire come sintomo d'una lotta interna, verranno
certamente scoperti. Egli non ha alcuna libertdi scelta, in nessuna direzione.
D'altra parte le sue azioni non vengono regolate dalla legge nda alcun codice
chiaramente formulato. In Oceania non esiste legge. Pensieri ed azioni che,
una volta scoperti, significherebbero una inappellabile sentenza di morte
non sono formalmente proibiti, e i repulisti in grande stile, gli arresti,
le torture, la prigione e la stessa vaporizzazione, infine, non vengono inflitti
come punizione per delitti che sono stati realmente commessi, ma costituiscono
soltanto l'eliminazione di persone che possono nel futuro avere appunto
la possibilitdi commetterli. Si richiede, infatti, che un membro del Partito
non abbia soltanto opinioni consentite, ma soprattutto che siano consentiti
i suoi istinti. La maggior parte delle opinioni e degli atteggiamenti
che si richiedono da lui non sono mai stati chiaramente enunciati, e di fatto
non potrebbero essere enunciati senza mettere a nudo, di conseguenza, tutte
le contraddizioni proprie al Socing. Se si tratta di persona naturalmente
ortodossa (pensabenista, in neolingua), egli saprin tutte le circostanze,
senza nemmeno starci a pensar su, qual l'opinione consentita, qual il genere
d'emozione che si richiede da lui in un determinato momento. Ma, in ogni modo,
un elaborato allenamento mentale, intrapreso fin dalla puerizia, ed accentrato
attorno a parole in neolingua come stopreato, nerobianco, bispensiero, ecc.
gli rende l'operazione di formulare un pensiero qualsiasi gidi per se stesso
sgradita, senza contare che nella maggior parte dei casi ne lo renderebbe
addirittura incapace.
Un membro del Partito si suppone che non possieda alcun margine per emozioni
di natura privata, coscome per alcuna vacanza dall'entusiasmo. Ci si aspetta
da lui che egli viva in una continua frenesia d'odio per i nemici di fuori
e i traditori di dentro, che trionfi per le vittorie e che riconosca la propria
umiltdi fronte alla potenza illuminata del Partito. Il malcontento
che pusorgere dalla sua stessa nuda e disgraziata vita quotidiana viene
ingegnosamente sfogato e deviato mediante ritrovati come i Due Minuti d'Odio,
e quelle speculazioni che potrebbero suggerire atteggiamenti di scetticismo
e perfino di ribellione sono uccise, ancor prima di nascere, da quella
disciplina interna di cui si parlato, acquisita nell'infanzia. Il primo
e il pielementare stadio di tale disciplina, e che si puinsegnare anche
ai fanciulli in etpitenera, si chiama, in neolingua, lo stopreato.
Lo stopreato sta a rappresentare, in sostanza, la facoltdi arrestarsi in modo
rapido e deciso, e come per istinto, sulla soglia di qualsiasi pensiero
pericoloso.
Esso include la capacitdi non cogliere le analogie, di non riuscire
a percepire errori di logica, di equivocare anche sugli argomenti pisemplici,
ove essi siano incompatibili con il Socing, e soprattutto d'esser presto
affaticati e respinti da qualsiasi tentativo di elaborare una dialettica
di pensiero che sia suscettibile di condurre in una direzione eretica. Stopreato
significa, in sostanza, stupiditprotettiva. Ma la stupiditnon basta.
Al contrario, la piena ortodossia richiede un controllo sopra la propria
capacitinduttiva pari a quello che si suppone debba avere un contorsionista
sul suo corpo. La societdell'Oceania poggia, in definitiva, sulla fede
che il Grande Fratello onnipotente e che il Partito infallibile. Ma poich in realtil Grande Fratello non onnipotente, e il Partito non infallibile,
si rende necessaria una instancabile capacitd'adattamento nell'interpretazione
dei fatti che vanno aggiornati di continuo. La parola chiave, per codesta
facolt nerobianco. Come molte altre in neolingua, anche questa
ha due significati contrari. Riferita a un oppositore, definisce, appunto,
l'abito di pretendere impunemente che il nero sia bianco o viceversa, in aperta
contraddizione con i fatti. Riferita invece a un membro del Partito,
sta a esprimere la volenterosa lealtdi dire che il bianco in realtnero
tutte le volte che lo richieda la disciplina di Partito.
Ma esprime anche la particolare abilitche consiste nel credere che il nero
sia bianco, o meglio addirittura di sapere che il nero bianco,
e di dimenticare d'aver mai creduto il contrario. Cirichiede una continua
trasformazione e alterazione del passato, resa possibile mediante il sistema
filosofico che in realtcomprende tutti gli altri, e che conosciuto
in neolingua come bispensiero.
L'alterazione del passato si rende necessaria per due ragioni, una delle quali
sussidiaria e, per cosdire, precauzionale. La ragione sussidiaria
che un membro del Partito, coscome un prolet, sopporta le condizioni
presenti, in gran parte, solo perchnon possiede alcun mezzo per confrontarle
con quelle di un'altra epoca. Esso deve restar tagliato fuori dal passato, cos come deve restar tagliato fuori dai paesi nemici, perchnecessario ch'egli
creda d'essere migliore dei suoi antenati e che il livello medio delle
condizioni materiali vada aumentando sempre pi Ma la ragione di gran lunga
piimportante per il continuo aggiornamento del passato costituita
dal bisogno di salvaguardare l'infallibilitdel Partito. Non si tratta solo
di aggiornare discorsi, statistiche e documenti d'ogni genere con diligente
costanza, in modo da poter dimostrare, ad ogni momento, che le previsioni
e le predicazioni del Partito erano esatte e illuminate: si tratta soprattutto
di stabilire che nessun mutamento dottrinario ovvero nello schieramento politico
pumai essere ammesso. Poichmutar parere, cosi come mutar la linea politica,
costituisce una confessione di debolezza Se, per esempio, l'Eurasia, o l'Estasia
(non importa quale delle due), il nemico d'oggi, allora bisogna decidere
che essa stata il nemico di sempre. E se i fatti invece dicono il contrario,
allora bisogna alterare i fatti. Cosla storia si riscrive di continuo. Questa
quotidiana falsificazione del passato, intrapresa e condotta dal Ministero della
Verit necessaria alla stabilitdel regime npinmeno quanto
lo l'opera di repressione e di spionaggio condotta dal Ministero dell'Amore.
La mutabilitdel passato il dogma centrale del Socing. Si ritiene infatti
che gli avvenimenti del passato non abbiano alcuna realtobbiettiva
ma che sopravvivano solamente in documenti scritti ovvero nella memoria degli
uomini. Il passato tutto cisul quale da un lato i documenti e dall'altro
la memoria sono d'accordo. E dal momento che il Partito ha il controllo totale
di tutti i documenti, coscome quello, del pari totale, delle menti dei suoi
membri, ne consegue che il passato quello che il Partito decide che sia.
Ne consegue inoltre che, sebbene il passato sia mutevole, esso non mai stato
mutato in un caso specifico. Poich non appena stato ricreato in quella forma
che si resa necessaria in un determinato momento, da allora questa nuova
versione e il passato, e non puessere mai esistito alcun passato in contrasto
con essa. Civale anche quando, come succede spesso, lo stesso avvenimento
viene trasformato pie pivolte, fino a diventare del tutto irriconoscibile,
pur nel corso di un solo anno. In ogni momento il Partito in possesso della
veritassoluta ed chiaro che l'assoluto non pumai essere stato diverso
da ciche al momento presente. Si vedrche il controllo del passato dipende
soprattutto da una sorta di educazione della memoria. Verificare che tutti
i documenti scritti concordino con l'ortodossia del momento non costituisce
che un atto automatico dell'intelligenza. Ma anche necessario, nello stesso
tempo, ricordare che i fatti avvennero in quella determinata maniera.
E se necessario rimettere a posto la propria memoria, e raggiustarla
con documenti scritti, necessario che poi ci si dimentichi di averlo fatto.
Il procedimento per arrivare a cipuessere appreso allo stesso modo
con cui si apprende qualsiasi altro tipo di tecnica mentale. Esso appreso
dalla maggioranza dei membri del Partito, e certamente da tutti coloro che sono,
insieme, intelligenti e ortodossi. In archelingua tale procedimento si chiamava,
con frase onesta, 剃ontrollo della realt.
In neolingua si chiama bispensiero; sebbene il concetto di bispensiero comprenda
un'infinitdi altre cose.
Bispensiero sta a significare la capacitdi condividere simultaneamente
due opinioni palesemente contraddittorie e di accettarle entrambe.
L'intellettuale di Partito sa in quale direzione i suoi ricordi debbono essere
alterati sa quindi perfettamente che sottopone la realta un processo
di aggiustamento; ma mediante l'esercizio del bispensiero riesce nel contempo
a persuadere se stesso che la realtnon violata. Il procedimento ha da essere
conscio, altrimenti non riuscirebbe a essere condotto a termine con sufficiente
precisione, ma deve anche essere inconscio poichaltrimenti non saprebbe andar
disgiunto da un senso vago di menzogna e quindi di colpa. Il bispensiero giace
proprio nel cuore del sistema cosiddetto Socing, dal momento che l'atto
essenziale del Partito consiste nell'usare un inganno cosciente e nello stesso
tempo mantenere una fermezza di proposito che s'allinea con una totale onest
Spacciare deliberate menzogne e credervi con puritdi cuore, dimenticare ogni
avvenimento che divenuto sconveniente, e quindi, allorchridiventa
necessario, trarlo dall'oblio per tutto quel tempo che abbisogna, negare
l'esistenza della realtobbiettiva e nello stesso tempo trar vantaggio dalla
realtche viene negata... tutto ciindispensabile, in modo assoluto. Persino
nell'usare la parola stessa bispensiero occorre mettere in opera il bispensiero
stesso, poichusando la parola si ammette implicitamente che si sta adattando
una realt con un primo, ingenuo atto di bispensiero tale ammissione viene
soppressa, e cosall'infinito, con una menzogna che si preoccupa sempre
d'arrivar prima della verit Insomma, proprio mediante il bispensiero
che il Partito stato capace (e pucontinuare ad esserlo, per quanto
ne sappiamo, per migliaia d'anni) di arrestare il corso della storia.
Tutte le passate oligarchie hanno dovuto rinunziare al potere o perchsi sono
irrigidite, o perchsi sono addolcite. Sia che divenissero, insomma, troppo
sciocche o troppo arroganti, non furono capaci di adattar se stesse alle
circostanze, e vennero rovesciate: se invece diventarono liberali
e per debolezza fecero delle concessioni allorchavrebbero, invece, dovuto
usare la forza, furono rovesciate anche allora. Vale a dire che esse caddero
sia per la consapevolezza della propria natura sia per la non consapevolezza
di essa. E appunto opera del Partito l'aver prodotto un sistema filosofico
nel quale entrambe le condizioni possono esistere simultaneamente. Ed infatti
non si pupensare ad altro fondamento sul quale il dominio del Partito avrebbe
potuto raggiungere appunto quel suo carattere di permanenza. Se si vuol
comandare e persistere nell'azione di comando, bisogna anche essere capaci
di manovrare e dirigere il senso della realt Poichil segreto del comando
consiste, per l'appunto, nel combinare, fra loro, da un lato la fede nella
propria infallibilite dall'altro la capacitdi apprendere da passati errori.
Va da sche i piraffinati adepti del sistema che si rifal bispensiero sono
poi proprio coloro che hanno inventato il bispensiero e che lo conoscono come
un potente sistema per ingannare la mente. Nella nostra societ coloro
che sanno meglio quel che sta succedendo sono quegli stessi che meno riescono
a vedere il mondo coscom' In generale, piprofonda la comprensione
di un dato soggetto, e piprofonda anche la delusione che ne segue:
pisi intelligenti, meno si sani di mente. Un chiaro esempio
di cisi trova nel fatto che l'isterismo guerriero cresce d'intensitman mano
che uno sale nella scala sociale. L'atteggiamento verso la guerra si avvicina
di pia essere razionale proprio presso le popolazioni soggette dei territori
disputati. Per costoro la guerra soltanto una continua calamitche passa
e ripassa sui loro corpi incessantemente, come un'onda di terremoto. Quale
sia la parte vincente costituisce, per essi, un argomento di totale
indifferenza: infatti sanno benissimo che il mutamento di governo significher soltanto che essi dovranno compiere l'identico lavoro che compivano prima,
per i nuovi padroni, i quali li tratteranno nell'identico modo
con cui li trattavano gli antichi. Quei lavoratori, in certo modo pifavoriti,
che noi chiamiamo prolet sono solo di tanto in tanto coscienti del fenomeno
guerra. Allorchsi rende necessario anche possibile precipitarli in una sorta
di frenesia d'odio o di terrore, ma, ove siano invece lasciati a se stessi, sono
capaci anche di dimenticare, per lunghi periodi, che una guerra in corso.
E nelle file del Partito e soprattutto del Partito Interno, che si putrovare
un autentico entusiasmo guerriero. La conquista del mondo tenuta per un atto
di fede incrollabile proprio da coloro che sono perfettamente a parte del fatto
che essa per contro, del tutto impossibile. Questa particolare tendenza
ad accoppiar fra loro gli opposti (la conoscenza con l'ignoranza, il cinismo
con il fanatismo) una delle caratteristiche pispiccate della societ dell'Oceania. L'ideologia ufficiale abbonda di contraddizioni anche quando
non c'propriamente alcuna ragione pratica perchesse vengano mantenute. Cos
ad esempio, il Partito rigetta e mortifica ogni principio difeso
originariamente dal vecchio Partito Socialista e pretende di farlo appunto
in nome del Socialismo. Predica un disprezzo per le classi lavoratrici
che non trova un solo esempio ' nei secoli passati, e nello stesso tempo
fa vestire i suoi membri d'una uniforme che fu propria, appunto, ai lavoratori
manuali, e che ' fu adottata, soprattutto, per venire incontro ai loro bisogni.
Mina I e corrompe sistematicamente il sentimento di solidarietdella famiglia
e chiama nello stesso tempo il suo capo con un nome che invece, un diretto
appello al sentimento di lealtfamiliare. Persino i nomi dei quattro Ministeri
dai quali siamo governati mostrano una sorta di deliberata impudenza
nel rovesciare la veritdei fatti che presiedono. Il Ministero della Pace
si occupa della guerra, il Ministero della Verit della menzogna, il Ministero
dell'Amore, delle torture, e il Ministero dell'Abbondanza, infine, della
carestia. Codeste contraddizioni non sono accidentali nsono il risultato
di una volgare ipocrisia: esse sono, invece, deliberati esercizi di bispensiero.
Poichsolo conciliando tra loro le contraddizioni il potere si putenere
in pugno indefinitamente. Non c'altro modo per cui il vecchio ciclo possa
venire interrotto. Se l'eguaglianza umana ha da andar distrutta per sempre
(se gli Alti, come li abbiamo chiamati, debbono mantenere per sempre il loro
posto) ne consegue che le condizioni mentali su cui deve poggiar la regola hanno
da esser qualcosa che chiameremo controllata patia. Ma c'una domanda che, fino
a questo momento, noi abbiamo quasi del tutto ignorata. Essa perch l'uguaglianza umana deve andar per sempre distrutta? Presupponendo
che la tecnica del procedimento sia stata descritta in modo chiaro e adeguato,
qual il motivo di questo sforzo immenso, e magistralmente organizzato,
per arrestare la storia in un determinato momento? Eccoci qui giunti al segreto
centrale. Come abbiamo veduto, la mistica del Partito, e soprattutto del Partito
Interno, fondata sul bispensiero. Ma ancora piprofondo di questo il motivo
originale che per primo condusse alla conquista del potere e porta seco
il bispensiero, la Psicopolizia, la guerra continua e tutto il resto
del necessario gigantesco meccanismo. Tale motivo consiste propriamente...
Winston si accorse del silenzio allo stesso modo con cui, di solito,
ci si accorge del suo contrario, il rumore. Gli parve I che Julia fosse stata
del tutto immobile, per qualche tempo.
Giaceva su un fianco, nuda dalla vita in su, con una mano che le faceva cuscino
alla gota e un ricciolo nero che le tremava sugli occhi. Il suo seno si levava
e si abbassava lentamente e regolarmente.
/(Julia!Nessuna risposta.
侯ulia, sei sveglia?" Nessuna risposta. Dormiva. Winston chiuse il libro,
lo pospiano piano sul pavimento, si distese sul letto, e attirla coperta
del letto su tutt'e due.
Non aveva ancora appreso, riflettper un istante, l'ultimo segreto. Egli aveva
capito come: ma non aveva capito perch
Il Capitolo 1, coscome il Capitolo III, non gli avevano appreso nulla ch'egli
non sapesse gi ma soltanto avevano posto un ordine sistematico in una serie
di conoscenze che egli possedeva alla rinfusa. Ma dopo averlo letto, Winston
seppe, con molta pisicurezza di prima, che non era pazzo. L'essere
in minoranza, anche l'esser rimasto addirittura soli, non voleva dire affatto
esser pazzi. C'era la verite c'era la non verit e se ci si fosse aggrappati
alla verit anche mettendosi contro tutto il mondo intero, non si era pazzi.
Un raggio giallognolo del sole che stava tramontando venne di sbieco attraverso
la finestra e cadde sul cuscino. Winston chiuse gli occhi. Il sole sul suo volto
e il tocco del corpo liscio della ragazza che gli giaceva al fianco gli diedero
una sensazione in cui erano misti il senso della forza, l'abbandono del sonno,
e una ferma fiducia in se stesso. Era al sicuro, ogni cosa andava
per il suo meglio. S'addormentpronunziando le parole: ((L'intelligenza
non soggetta alla statistica" con la ferma coscienza che in quella
proposizione fosse racchiusa una profonda saggezza.
Quando si svegli ebbe la sensazione d'aver dormito a lungo, ma una occhiata
al vecchio orologio gli disse che erano le venti e trenta. Se ne stette
in un vago dormiveglia ancora per qualche tempo. Poi, di sotto il cortile, venne
il solito canto appassionato: Fu solo un desiderio senza speme.
Svancome un giorno d'aprile, Ma uno sguardo e una parola, e i sogni
che suscitarono M'hanno rubato il cor! Quella sciocca canzone sembrava
che mantenesse intatta la sua popolarit Si sentiva cantare ancora
da per tutto. Era sopravvissuta allo stesso Canto dell'Odio. Julia si svegli
a quei suoni, si stirle braccia voluttuosamente e scese dal letto.
~ .Ho fame~, disse. 亭acciamo un altro po' di caff Accidenti! il fornello
s'spento e l'acqua fredda.Prese su il fornelletto e lo scosse
un po' . .~Non c'rimasta pinemmeno una goccia di petrolio~ Ce ne faremo
dare dal vecchio Charrington..E buffo, ma io ero sicura ch'era pieno~, disse
lei. 隹desso mi vesto. Mi sembra che faccia freddo.~ Anche Winston s'alz dal letto e comincia vestirsi. La voce, infaticabile, continuava a cantare:
Si dice che il tempo curi tutti i malanni, Si dice che te ne puoi sempre
scordare! Ma i sorrisi e le lagrime, attraverso gli anni, Pizicano ancora
le corde del mio cor! Mentre si stringeva la cintura dell'uniforme, Winston
buttuna occhiata fuori della finestra. Il sole doveva essere sceso dietro
le case: non riluceva gipinel cortile. Le pietre erano bagnate proprio come
se fossero state lavate allora, ed ebbe la sensazione che anche il cielo fosse
stato lavato, tant'era fresco e chiaro l'azzurro fra le cime dei camini.
La donna se ne andava su e gi infaticabilmente, ora cantando, ora stando
zitta. Winston si chiese se essa lavasse per guadagnarsi da vivere oppure
semplicemente avesse da badare a una ventina o a una trentina di nipoti. Julia
gli venne vicino; si misero a guardare tutt'e due, come affascinati, quella
robusta figura nel cortile. Mentr'egli guardava la donna che stava ripetendo
quel suo atto caratteristico di sollevare le grosse braccia verso la fune della
biancheria, con le possenti natiche da cavalla sporte in fuori, gli venne fatto
di pensare, per la prima volta, che era bella. Non gli era mai venuto in mente,
prima, che il corpo d'una donna di cinquant'anni, gonfiato, fino ad assumere
enormi proporzioni, dai parti, e quindi indurito, sformato, grattato dal lavoro
fino a divenire come la scorza d'una zucca matura, potesse esser bello.
Ma era cose, dopo tutto, egli pens perchno? Quel corpo solido, senza
linea, come un blocco di granito, e la pelle paonazza e ruvida, avevano,
rispetto al corpo d'una giovinetta, la stessa relazione che c'tra il germoglio
d'una rosa e una rosa. perchil frutto si sarebbe dovuto considerare inferiore
al fiore? 亟 belladisse a bassa voce.
信a i fianchi larghi quasi un metrodisse Julia.
Fa parte del suo tipo di bellezzadisse Winston.
Circondava la vita flessuosa di Julia con un braccio. Dall'anca al ginocchio,
il fianco di lei era premuto contro il suo.
Dai loro due corpi non sarebbe mai nato nessun figlio. Quella era proprio
l'unica cosa che non avrebbero potuto mai fare. Solo con parole a fior
di labbra, da individuo a individuo, avrebbero potuto diffondere il segreto.
Quella donna lagginon era un individuo, essa era solo un paio di braccia
forti, un cuore caldo e un ventre fertile. Si chiese quanti hgli avesse messi
al mondo. Avrebbero potuto essere anche una quindicina. Aveva dovuto avere
i suoi momenti di fioritura, un anno forse; la bellezza d'una rosa selvatica,
e quindi s'era gonfiata, tutt'a un tratto, come un frutto maturo,
ed era diventata dura e paonazza e ruvida, e quindi la sua vita non era stata
che lavare strofinare rammendare cucinare scopare pulire rammendare strofinare
lavare, ecc. prima per i figli poi per i nipoti, per trent'anni ininterrotti.
E dopo tutto questo poteva ancora aver voglia di cantare. Quella specie
di reverenza ch'egli sentiva per lei era, in qualche modo, connessa
con l'aspetto del cielo pallido e senza nubi, che si distendeva al
di ldei camini, nell'infinita distanza. Era un po' curioso pensare
che il cielo era lo stesso per tutti, in Eurasia, in Estasia, e anche
l E la gente sotto il cielo, anche, era sempre la stessa gente... dovunque,
in tutto il mondo, centinaia o migliaia di milioni d'individui, tutti eguali,
ignari dell'esistenza di altri individui, tenuti separati da mura di odio
e di bugie, eppure quasi gli stessi... gente che non aveva mai imparato
a pensare ma che pure stava ammassando, nei cuori e nei ventri e nei muscoli,
la potenza che avrebbe, una volta o l'altra, rovesciato il mondo. Se c'era
una speranza, questa si trovava fra i prolet! Pur senza aver letto fino in fondo
il libro, egli sapeva tuttavia che quello doveva essere il messaggio finale
di Goldstein. Il futuro appartiene ai prolet. Ma poteva essere sicuro che,
venuta la loro ora, il mondo che avrebbero costruito non sarebbe stato estraneo
a lui, Winston Smith, npinmeno come era estraneo a lui il mondo
del Partito? S perchalmeno sarebbe stato un mondo ragionevole. Dove
c'l'uguaglianza, ci puanche essere la ragione. Prima o poi sarebbe accaduto,
la forza si sarebbe trasformata in consapevolezza. I prolet erano immortali;
non si poteva metterlo in dubbio, se si fosse fatto tanto di guardare quella
robusta figura che campeggiava nel cortile. Si sarebbero svegliati, infine.
E fino a che cinon fosse accaduto, anche se fossero dovuti passare migliaia
d'anni, essi sarebbero rimasti in vita contro tutto e tutti, come gli uccelli,
tramandando, di corpo in corpo, la vitalitalla quale il Partito non poteva
partecipare e che non avrebbe potuto uccidere.
俘icordidisse 勇l tordo che cantava per noi in quel primo giorno al limitare
del bosco?..Non stava cantando per noi" disse Julia. 青antava per suo proprio
piacere. No, non faceva nemmeno questo. Cantava, e basta." Gli uccelli
cantavano, i prolet cantavano, il Partito non cantava. Da per tutto il mondo,
a Londra, a New York, in Africa e nel Brasile, e nelle terre misteriose
e proibite oltre la frontiera, nelle strade di Parigi e di Berlino, nei villaggi
delle interminabili pianure russe, nei bazar della Cina e del Giappone...
da per tutto si levava quella stessa invincibile figura, resa mostruosa
dal lavoro e dai parti, morta di fatica e tuttavia ancora col canto sulle
labbra. Fuor da quei fianchi possenti sarebbe nata, un giorno o l'altro,
una nuova razza di esseri coscienti. Winston e Julia sarebbero stati i morti,
allora, e il futuro sarebbe appartenuto a quella nuova razza. Ma si sarebbe
anche potuto partecipare al futuro, se si fosse stati capaci di mantenere
in vita la mente, coscome i prolet sapevano mantenere in vita il corpo,
e di trasmettere la dottrina segreta del due pidue che fanno quattro.
俏oi siamo i mortidisse Winston.
~.Noi siamo i morti" fece eco Julia, sottomessa.
'.Voi siete i morti~ disse una voce metallica dietro di loro.
Si voltarono di scatto. Le viscere di Winston parvero diventate di ghiaccio.
Poteva vedere il bianco tutt'attorno alle iridi degli occhi di Julia. La faccia
di lei era diventata d'un giallo latteo. La macchia di rosso che stava ancora
sugli zigomi risaltava, da sola, come se non avesse pinulla a che fare
con la pelle che la sosteneva.
侮oi siete i morti" ripetla voce metallica.
..Dietro la stampadisse Julia con un soffio.
非ietro la stamparipetla voce. ..Restate esattamente dove siete. Non fate
nessun movimento, finchnon vi sarordinato.Era finita, era proprio finita!
Non potevano far pinulla se non guardarsi l'uno negli occhi dell'altro.
Correre via, uscir dalla casa prima che fosse troppo tardi... non venne fatto
loro di pensare niente del genere. Disubbidire la voce metallica da dietro
la parete era del tutto inconcepibile. Ci fu un rumore come d'uno scatto seguito
dal suono d'un vetro che vada in frantumi. La stampa era caduta al suolo,
scoprendo il teleschermo che v'era dietro.
保ra ci possono vederedisse Julia.
保ra vi possiamo vederedisse la voce. ..State in piedi, in mezzo alla stanza!
Volgetevi l'un l'altro la schiena! Tenete le mani giunte sopra le vostre teste!
Non vi toccate l'un l'altro!" Non si toccavano; ma a Winston sembrdi sentir
tremare tutto il corpo di Julia. O forse era soltanto il suo corpo, a tremare.
Riusciva a frenare il battito dei denti, ma quello dei ginocchi sfuggiva
al suo controllo. S'udun suono di passi, di sotto, fuor della casa e dentro.
Sembrava che il cortile fosse pieno di uomini. Qualcosa veniva trascinato sulle
pietre. Il canto della donna s'era arrestato all'improvviso. S'ud'un colpo
cui fece eco un rotolio, come se la tinozza fosse stata rovesciata nel cortile.
Segu'uno scoppio di grida irate che terminin un urlo di dolore.
俠a casa circondata~, disse Winston.
俠a casa circondatadisse la voce metallica.
Sent'stridere i denti di Julia. ..Penso che possiamo anche dirci addio" disse
la ragazza.
促otete anche dirvi addio" disse la voce. E quindi un'altra voce, del tutto
diversa, una voce sottile ed educata che Winston aveva l'impressione d'aver
udita un'altra volta, intervenne dicendo ..E a proposito, giacchsiamo
in argomento: "Ecco vien la candela per accompagnarvi a letto, ecco vien
la scure per tagliarvi la testa"
Qualcosa cadde di schianto sul letto, dietro le spalle di Winston. Il capo d'una
scala a piuoli era stato fatto passare nell'apertura della finestra e aveva
rotto il telaio. Qualcuno stava scavalcando il davanzale. S'ud'un passo
per le scale.
La stanza si riemp'in un minuto di uomini giganteschi, in uniforme nera,
con scarpe chiodate ai piedi ed enormi sfollagente stretti nelle mani.
Winston non tremava pi Non muoveva piquasi nemmeno gli occhi. Una cosa sola
importava starsene immobili, starsene il pipossibile immobili per non dar loro
nessun pretesto per colpire! un uomo con certe enormi mascelle da campione
di pugilato, nelle quali la bocca era soltanto una fessurina, gli si par davanti soppesando il suo sfollagente, con aria meditativa, tra il pollice
e l'indice. Winston incontri suoi occhi. Il sentimento di nuditche provava,
con le mani dietro la nuca e la faccia e tutt'intera la persona esposta,
era quasi insopportabile. L'uomo sporse la punta d'una lingua bianca, e si mise
a leccare il luogo dove avrebbero dovuto essere le labbra; quindi scomparve.
S'udun altro schianto. Qualcuno aveva afferrato il fermacarte di vetro
dal tavolo e l'aveva scagliato sulla pietra del caminetto, rompendolo in mille
pezzi.
Il frammento di corallo, una piccola lineetta curva di rosso, come
una guarnizione di zucchero spiccata da un dolce, rotolsul pavimento. Com'era
piccolo, pensWinston, come era sempre stato piccolo! Si sent'un colpo
e un ansimare fitto dietro di lui, e dopo un attimo Winston ricevette un calcio
alla caviglia che quasi gli fece perdere l'equilibrio.
Uno degli uomini aveva colpito col pugno il plesso di Julia, facendola piegare
ad angolo retto, come se fosse stato un metro tascabile. Essa si stava agitando
convulsamente per terra, quasi incapace a respirare. Winston non osava voltar
la testa, nemmeno d'un solo millimetro, ma per qualche attimo la faccia di lei,
livida e senza fiato, venne a trovarsi nel suo campo visivo. Sapeva
di che si trattava: uno spasimo orribile, angosciosissimo, che gidurava eppure
non si poteva ancora pienamente scontare, perchprima di tutto era necessario
poter respirare. Quindi due degli uomini la sollevarono per i ginocchi
e per le spalle e la portarono fuori della stanza, come se fosse stata un sacco.
Winston vide la faccia di lei per un attimo, riversa, gialla e contorta
in una smorfia, con gli occhi chiusi, e con una lieve traccia di rosso ancora
su tutt'e due le guance. E quella fu l'ultima volta che la vide.
Stava immobile ancora. Nessuno l'aveva ancora colpito.
Alcuni pensieri insignificanti presero a turbinargli nel cervello. Si chiese
se avessero preso anche il signor Charrington. Si chiese che cosa avessero fatto
alla donna che cantava nel cortile. Si accorse che gli scappava da pisciare
in modo estremamente urgente, e ne prova sorpresa, perchaveva compiuto
giquell'operazione soltanto due o tre ore prima.
Si accorse che l'orologio sul caminetto segnava le nove, vale a dire le ventuno.
Ma c'era ancora luce. La luce d'una sera d'agosto non avrebbe dovuto calare
verso le nove? Si chiese se dopo tutto, per caso, lui e Julia non si fossero
addirittura sbagliati d'ora, e non avessero dormito tutt'intera la notte
e non fosse, ora, la mattina seguente. Ma non indaga oltre quel pensiero.
Non lo interessava gran che.
Si sentun altro passo leggero, nel corridoio. Il signor Charrington entra
nella stanza. Il comportamento degli uomini dall'uniforme nera divenne subito
pirispettoso. Qualcosa era cambiato anche nell'aspetto del signor Charrington.
I suoi occhi caddero sui frammenti del fermacarte di vetro.
/~Raccogliete quei pezzidisse in modo imperioso.
Un uomo si precipita ubbidire. L'accento cockney era scomparso. Winston cap di chi era la voce che aveva inteso poc'anzi dal teleschermo. Il signor
Charrington indossava ancora la vecchia giacchetta di velluto, ma i suoi
capelli, che prima erano quasi bianchi, erano divenuti nerissimi.
Inoltre non portava pigli occhiali. Diede a Winston appena uno sguardo severo,
come se volesse verificare l'identit e quindi non gli presta pialcuna
attenzione. Lo poteva ancora riconoscere, ma non era pila stessa persona.
Il suo corpo si era come raddrizzato ed era diventato pialto. La faccia aveva
sub'ito solo pochi mutamenti, che avevano operato, tuttavia, una trasformazione
totale. Le sopracciglia nere erano meno folte, le rughe se n'erano andate, tutti
i lineamenti della faccia apparivano alterati: anche il naso sembrava picorto.
Era la faccia fredda e attenta d'un uomo di circa trentacinque anni Winston
non potfare a meno di notare che per la prima volta nella sua vita stava
guardando consapevolmente in faccia un membro della Psicopolizia.
PARTE TERZA
Non sapeva dove si trovava. Molto probabilmente era nel Ministero
dell'Amore. Ma non c'era nessun modo, comunque, per assicurarsene.
Si trovava in una cella senza finestre, dal soffitto assai alto e dalle pareti
di porcellana bianca e lucida. Certe lampade, nascoste chissdove, inondavano
il locale d'una luce fredda; s'udiva un rumore basso e insistente ch'egli
credette, in qualche modo, connesso con l'apparato per il condizionamento
dell'aria. Una panca, o meglio una specie di tavola incastrata nel muro,
abbastanza larga per sedervi sopra, correva lungo tutte le pareti
e s'interrompeva solo per far aprire la porta.
Proprio di fronte a questa c'era un cesso, senza tavoletta.
C'erano inoltre quattro teleschermi, uno per parete.
Sentiva un dolore acuto ma diffuso alla pancia. L'aveva sentito fin da quando
l'avevano gettato nel furgone chiuso e l'avevano portato via. Ma aveva anche
fame, una specie di fame malata che non sapeva sfogarsi altro che a sbadigli.
Potevano essere passate ventiquattr'ore da quando aveva mangiato, ma potevano
anche esserne passate trentasei. Non era ancora riuscito a stabilire,
e probabilmente non ci sarebbe mai riuscito se lo avessero arrestato di sera
o di mattina. Da c~uando era stato arrestato, comunque, non aveva pitoccato
cibo.
Se ne stava seduto, pifermo che poteva, sulla panca stretta, con le mani
incrociate, posate in grembo. Aveva imparato a sedersene immobile. Se avesse
fatto dei movimenti impreveduti gli avrebbero gridato dai teleschermi.
Ma il bisogno di cibo si faceva sentire in lui sempre pipungente.Cia
di cui aveva bisogno era soprattutto un pezzo di pane.
Gli parve di ricordare che doveva avere delle briciole di pane nella tasca della
tuta. Poteva darsi benissimo (lo aveva pensato perch di tanto in tanto,
sentiva qualcosa che gli solleticava la gamba) che ci fosse ancora qualche
pezzettino di pane e che lui potesse prenderlo. La tentazione di cercare supera
infine la paura: fece scivolare una mano nella tasca.
俟mith!urla una voce dal teleschermo 079 Smith W.! Mani fuori di tasca,
nelle celle!Stette seduto e immobile, con le mani incrociate in grembo. Prima
di esser portato l' era stato condotto in un altro posto che doveva essere
una prigione ordinaria, o una specie di cella provvisoria, in uso presso
le pattuglie. Non riusciva a stabilire quanto tempo ci fosse rimasto: qualche
ora, ad ogni modo. Senza orologio e senza l'aiuto della luce diurna,
era difficile capire quanto tempo passasse. Era un luogo rumoroso e puzzolente.
L'avevano buttato in una cella abbastanza simile, tutto sommato, a quella
in cui si trovava ora, ma molto pisudicia e sempre piena di una dozzina
di persone; la maggior parte fra esse erano criminali comuni, ma c'erano anche
pochi prigionieri politici. S'era seduto in silenzio, appoggiato alla parete,
pestato e urtato da corpi sudici, troppo assorto nella paura per se stesso
e nel dolor di pancia, per prendere qualche interesse a ciche gli succedeva
intorno, e senza tuttavia poter fare a meno di notare l'enorme differenza
nel comportamento fra i prigionieri appartenenti al Partito e gli altri. Quei
primi se ne stavano zitti, preda del terrore, mentre quei secondi sembrava
che non se la prendessero troppo e che non facessero gran caso all'avventura.
Insultavano le guardie, si rivoltavano ferocemente quando alcuni oggetti di loro
proprietprivata venivano confiscati, scrivevano parole oscene sul pavimento,
trangugiavano cibo di contrabbando, tratto fuori da chissquali misteriosi
nascondigli nei loro abiti, e gridavano persino all'indirizzo del teleschermo
quando si cercava da l di far osservare, con ordini secchi, una pirigorosa
disciplina. D'altra parte alcuni di essi sembrava che andassero perfettamente
d'accordo con le guardie, le chiamavano per soprannome e cercavano di farsi dare
qualche sigaretta attraverso lo spioncino della porta. E persino le guardie
trattavano i criminali comuni con una certa paziente dimestichezza, pur quando
erano costretti ad usare la forza. Si faceva un gran parlare dei campi di lavori
forzati dove la maggior parte dei prigionieri s'aspettava d'essere mandata.
Winston pensche nei campi dovesse andar tutto bene, almeno fino a
che non si fossero guastati i rapporti tra i prigionieri e le guardie,
e se si conoscessero gli usi e le convenzioni. C'era corruzione, favoritismo,
contrabbando d'ogni genere, e pederastia e prostituzione, e persino alcool
clandestino distillato dalle patate. Posti di fiducia erano dati solo
ai delinquenti comuni, in special modo banditi e assassini, i quali formavano
una specie di aristocrazia. Tutti gli incarichi piabbietti erano espletati,
invece, dai prigionieri politici.
C'era un continuo andirivieni di prigionieri d'ogni genere: spacciatori
di stupefacenti, ladri, banditi, borsari neri, ubriaconi, puttane. Alcuni degli
ubriachi erano cosviolenti che gli altri prigionieri erano costretti
ad accordarsi tra loro per trovare un modo di sopprimerli. I resti del naufragio
d'un donnone di sessant'anni con certi enormi seni traballanti e grosse ciocche
di capelli bianchi che le erano state strappate durante il tafferuglio
e che restavano attaccate al vestito, fu portata dentro, urlante e scalciante,
da quattro guardie che cercavano di tenerla ferma da ogni parte. Le sfilarono
di forza le scarpe con le quali essa aveva tentato di prenderli a calci
e la scaraventarono di peso in grembo a Winston, che quasi si sentspezzare
le ossa delle gambe. La donna si rialza a sedere e grida loro dietro: ~.Bastardi
fottuti!e quindi, come si fu accorta che stava sedendo su qualcuno, si tolse
dalle ginocchia di Winston e anda a mettersi sulla panca.
俑i scuserai, bellezza miadisse 勇o non mi sarei davvero seduta su
di te: mi ci hanno buttata quei paraculi. Non sanno proprio come si trattano
le signore, quelli l" Tacque un momento, si battle mani sui seni e mise
un rutto. 俟cusadisse poi, 冠h, proprio non mi sento bene...Si sporse
un po' in fuori e comincia a vomitare copiosamente sul pavimento.
青osva megliodisse appoggiandosi indietro, come sollevata. 俑ai farlo
arrivare fino in fondo, quello che dico sempre... farlo tornar su quand' ancora fresco fresco di stomaco, proprio cos..Si volta a dare un'occhiata
a Winston, e fece capire subito che le piaceva. Gli passuna mano sulla spalla,
e l'attira a smettendo fuori un forte alito puzzolente di birra e di vomito.
青ome ti chiami, bellezza?" chiese.
俟mithdisse Winston.
俟mith?~ disse la donna. 亟 proprio buffo. Mi chiamo Smith anch'io. Be' aggiunse come intenerendosi opotrei essere tua madre!" S avrebbe potuto
essere proprio sua madre, pensa Winston. L'ete il fisico potevano,
a un dipresso, combaciare. E del resto la gente cambia assai, dopo vent'anni
di lavori forzati.
Nessun altro gli aveva rivolto la parola. I prigionieri comuni ignoravano
i membri del Partito con una ostinazione sorprendente. I polit, venivano
chiamati di solito, non senza una sfumatura di disprezzo. I prigionieri
di Partito sembravano atterriti all'idea di parlare con qualcuno e soprattutto
all'idea di parlare fra loro. Soltanto una volta, sorprese due membri
del Partito, donne tutt'e due, pigiate accanto sulla stessa panca, che dicevano
alcune parole in fretta e a bassa voce; e ud'in particolare che si riferivano
a qualcosa che si chiamava come "stanza uno zero uno", ma non gli riusc' di capir meglio.
Potevano averlo portato fin l'anche soltanto due o tre ore prima. Quel dolore
diffuso che gli bruciava nella pancia non accennava ad andarsene ma talvolta
diminuiva e talvolta aumentava e i suoi pensieri si espandevano e si contraevano
a seconda della sua intensit Quando aumentava, riusciva a pensare solo
al dolore in se stesso e al suo desiderio di cibo.
Quando invece s'addolciva il panico s'impossessava di lui.
C'erano dei momenti in cui poteva prevedere le cose che gli sarebbero accadute
con una tale precisione e con una tale evidenza, che il cuore gli si metteva
a battere all'impazzata e gli si arrestava il respiro. Sent'i colpi
dei manganelli sui gomiti e i calci con le scarpe chiodate sugli stinchi; vide
se stesso che si divincolava sul pavimento, gridando pietcon la bocca
dai denti fracassati. Pensa fuggevolmente anche a Julia. Non riusciva
a concentrarsi nel pensiero di lei. L'amava e non l'avrebbe tradita; ma questo
era soltanto un fatto di cui lui era a parte allo stesso modo con
cui era a parte delle regole di matematica. Non sentiva amore per lei,
e si chiedeva appena che cosa le sarebbe successo. Pensa pispesso a O'Brien,
con una intermittente speranza. O'Brien doveva sapere che lui era stato
arrestato. La Fratellanza, aveva detto O'Brien, non faceva mai alcun tentativo
per salvare i suoi membri. Ma c'era la lametta; gli avrebbero fatto avere
la lametta, se avessero potuto. Sarebbero potuti passare anche cinque secondi,
prima che le guardie fossero capaci di entrare nella cella. La lametta
gli avrebbe morso la carne con una specie di gelo ardente, ed anche le stesse
dita che l'avrebbero tenuta sarebbero state tagliate, fino all'osso. Ogni
pensiero toma indietro al suo corpo ammalato che si contraeva tremando al minimo
dolore. Non era proprio sicuro che sarebbe stato capace di far uso della
lametta, posto che ne avesse avuta la possibilit Era pinaturale continuare
ad esistere, di minuto in minuto, e accettare ancora altri dieci minuti di vita,
anche se si sapeva con assoluta certezza che al termine di essi ci sarebbe stata
la prova della tortura.
Cercdi calcolare il numero delle mattonelle di porcellana incastrate nella
parete della cella. Sarebbe stato senza dubbio abbastanza facile, ma lui perdeva
sempre le fila del conto, prima o poi. Pispesso si chiedeva dove fosse e quale
ora del giorno battesse. In un determinato momento era sicurissimo che di fuori
c'era piena luce e un momento dopo, invece, era ugualmente sicurissimo
che di fuori c'era la tenebra pifonda. In quel luogo, lo sentiva d'istinto,
le luci non sarebbero mai state spente. Era, appunto, un luogo senza tenebre:
pensa allora d'aver capito perchO'Brien aveva afferrato l'allusione.
Nel Ministero dell'Amore non c'erano finestre. La sua cella avrebbe potuto
trovarsi proprio nel cuore dell'edificio o anche addossata a una parete esterna;
avrebbe potuto trovarsi a dieci piani sotto il livello stradale o anche trenta
piani al disopra di esso. Cercava di muoversi mentalmente da un luogo all'altro
e di determinare, mediante le sensazioni del suo corpo, se si trovasse sospeso
in alto, nell'aria, ovvero interrato profondamente nel sottosuolo.
S'udirono dei passi fuori della cella. La porta d'acciaio si aprcon un rumore
pesante. Un giovane ufficiale vestito elegantemente d'una uniforme nera
e lustra, e la cui faccia pallida e affilata era simile a una maschera di cera,
si ferma impettito sulla soglia. Fece cenno alle guardie che erano fuori
di condurre dentro un prigioniero affidato alla loro custodia.
Il poeta Ampleforth entra incespicando nella cella. S'udil rumore potente
della porta richiusa.
Ampleforth fece, dapprima, uno o due movimenti indecisi, ora da un lato
ora dall'altro come se pensasse che ci potesse essere, da qualche parte,
un'altra porta per uscire da quel luogo, e quindi prese a camminare su
e giper la cella.
Sulle prime non si accorse nemmeno della presenza di Winston. I suoi occhi
appannati guardavano fissi la parete, un metro al di sopra della testa
di Winston. Non aveva scarpe ai piedi; certe dita grosse e sudice sporgevano
dai buchi dei calzini. Non si era fatto la barba da parecchi giorni. Una peluria
ispida e disordinata gli cresceva fin sugli zigomi e gli dava un'aria malandrina
che mal s'accordava con la sua debole corporatura e coi suoi movimenti nervosi.
Winston si sveglia un poco da quella sorta di letargo che l'aveva colto. Doveva
rivolgere la parola ad Ampleforth e rischiare le urla del teleschermo. Poteva
anche darsi, dopo tutto, che proprio Ampleforth fosse stato incaricato
di portargli la lametta.
隹mpleforthdisse.
Non giunse nessun suono dal teleschermo. Ampleforth si ferma e si scosse
un poco. I suoi occhi riuscirono lentamente a concentrarsi, e quindi a vedere
Winston.
隹h, Smithdisse. 隹nche tu!促er quale ragione sei qui?"
隹 dir la verit..Sedette goffamente sulla panca proprio di fronte a Winston.
青'soltanto un tipo di delitto, no?" disse.
亟 tu l'hai commesso?俟embra di sSi mise le mani sulla fronte e comincia
a spremersela sulle tempie, come se cercasse di ricordare qualcosa.
俟ono cose che succedonodisse lentamente, piuttosto incerto. 俟ono riuscito
a ricordarmi di una certa cosa... d'una certa cosa... stata un'indiscrezione,
senza dubbio. Stavamo preparando una edizione definitiva delle poesie
di Kipling.
Tollerai che la parola "Dio" figurasse alla fine d'un verso.
Proprio non ho potuto fame a meno~ aggiunse quasi indignato, alzando la faccia
per guardare Winston. 亟ra impossibile cambiare il verso. Era per via della
rima, in "solat'~o". Ti rendi conto che c'appena una dozzina di parole
in tutta la lingua che faccia rima con "solat'~o"? Mi sono tormentato
il cervello per giorni e giorni. No, non avevo da scegliere altra rima
che facesse al caso.L'espressione sulla faccia muta. L'indignazione cedette,
per il momento, a una espressione quasi di compiacimento.
Una specie di calore intellettuale, la felicitdell'erudito pedante,
che ha trovato un fatterello senza importanza sfuggito ad altri, splendette
su quella faccia sporca e irsuta.
信ai mai pensatodisse 剃he tutt'intera la storia della poesia inglese stata
determinata dal fatto che la lingua inglese manca di rime? No, quell'osservazione non pareva, a Winston, d'averla mai fatta. N in quella
circostanza, lo colp'per alcunchdi troppo importante o interessante.
..Sai che ora " chiese.
Ampleforth scatta di nuovo. ..Ci ho pensato anch'io. Dunque: mi hanno arrestato
che saranno stati due... tre giorni...
non so.Gira gli occhi sulle pareti intorno, come se s'aspettasse di vedere
una qualche finestra. ..Non c'nessuna differenza fra il giorno e la notte,
in questo luogo. Ah, non so davvero con che mezzo si possa fare un calcolo
del tempo!" Parlarono del pie del meno, ancora per qualche minuto, poi senza
nessuna ragione apparente un urlo dal teleschermo comanda loro di starsene
zitti. Winston sedette tranquillo, con le braccia incrociate. Ampleforth, troppo
grosso per sedere comodamente sulla panca stretta, s'agitava ora da una parte
ora dall'altra, aggrappandosi con le lunghe mani ora a un ginocchio
ora all'altro. Il teleschermo gli si rivolse imperiosamente comandandogli
di star fermo. Passa qualche tempo. Venti minuti, un'ora... era difficile, quasi
impossibile dirlo con precisione. S'ud'ancora una volta, fuori, un rumore
di passi. Le viscere di Winston ebbero una stretta. Presto, molto presto, forse
entro cinque minuti, quel passo avrebbe potuto significare, per lui,
che il suo turno era venuto.
S'apr'la porta. L'ufficiale dalla faccia impassibile entra nella cella. indic Ampleforth, con un movimento secco della mano.
俟tanza 101" disse.
Ampleforth s'incammina goffamente fuor della cella, fra le guardie,
con la faccia vagamente preoccupata, senza tuttavia mostrare di rendersi conto
di quel che accadeva.
Passa molto tempo. Il dolore alla pancia di Winston ebbe una ripresa. I suoi
pensieri cominciarono a girare tomo torno, come una palla che ricaschi sempre
nella stessa serie di punti. Aveva soltanto sei pensieri il dolore di pancia,
un pezzo di pane, il sangue e le urla, O'Brien, Julia, la lametta.
Sent'un nuovo spasimo nelle viscere, si riavvicinavano di nuovo dei passi
pesanti. Come s'aperse la porta, la folata d'aria che entrportseco un puzzo
potente di sudore freddo.
Parsons entrnella cella. Indossava calzoncini corti color cachi, e una camicia
sportiva.
Questa volta Winston ebbe un sussulto che quasi lo porta a dimenticare
completamente se stesso e la propria situazione.
俊u qui!" disse.
Parsons diede a Winston un'occhiata nella quale non si leggeva ninteresse
nsorpresa, ma soltanto un estremo avvilimento. Comincia a camminare in
su e in gicon grande inquietudine, evidentemente incapace di restarsene
fermo.
Ogni volta che tendeva i ginocchi rinseccoliti, si vedeva benissimo
che tremavano. I suoi occhi guardavano fissi spalancati, come se non riuscisse
a fare a meno di tenerli puntati su un qualche oggetto sospeso a breve distanza
nell'aria.
厚erchsei qui?chiese Winston.
促sicoreato!disse Parsons, quasi piagnucolando. Il tono della sua voce stava
a significare insieme una completa ammissione della sua colpa e una specie
di incredulo orrore che tale parola potesse applicarsi proprio a lui. Si ferma
davanti a Winston e comincia a scongiurarlo: 俏on crederai che mi fucilino
addirittura, eh, vecchio mio! Non fucilano se non si fatto proprio niente...
niente all'infuori di qualche pensiero... qualche pensiero che non si potuto
fare a meno di pensare! lo lo so che danno solo una discreta tirata d'orecchi,
e questo tutto. Ah, io mi fido di loro, quanto a questo.
Conoscono il mio stato di servizio, no? Tu sai benissimo che tipo di persona
ero io. Mica male, a mio modo. Non ero una grande intelligenza, ma diligente
ero. Ho sempre cercato di fare del mio meglio per il Partito, no? Me la caver con cinque anni, che ne pensi? O forse con dieci? Un tipo come me potrebbe
essere utilissimo, in un campo di lavori forzati. Non mi fucileranno soltanto
perchsono andato fuor di carreggiata una volta?" ..Sei colpevole?" chiese
Winston.
..Naturale che sono colpevole!o disse Parsons con una occhiata servile
al teleschermo. .(Non ti passermica per la testa che il Partito arresti
le persone innocenti, no?La sua faccia da ranocchio divenne picalma, eppure
mantenne una leggera espressione di santimonia. ..Lo psicoreato una cosa
terribile, vecchio mio" disse in modo sentenzioso. ..E davvero un'insidia
pericolosissima. Ti pusorprendere senza che nemmeno te ne accorga. Lo sai come
mi ci sono trovato in mezzo io? Mentre stavo dormendo... gi proprio cos
Io me ne stavo tranquillo, cercando di godermi il mio sonno...
e senza sapere davvero che avessi niente di male nel cervello. E tutt'a
un tratto mi sono messo a parlare in sonno. Lo sai che cosa m'hanno sentito
dire?Abbassa la voce, come qualcuno che sia obbligato, per ragioni sanitarie,
a dire una parola oscena.
隹bbasso il Grande Fratello! S ho detto proprio cos E pare che l'abbia detto
e ridetto non so quante volte. Tra noi due, vecchio mio, ti confesserche sono
assai contento che m'abbiano preso prima che mi spingessi troppo in
l Lo sai che cosa dirloro, quando mi troverin tribunale, al processo? Dira
loro: grazie per avermi salvato quando non era troppo tardi." 青hi
ti ha denunziato?disse Winston.
亟 stata la mia bambinadisse Parsons con una specie di orgoglio rattristato.
俟e ne stava a sentire dal buco della serratura. Aveva udito quel che avevo
detto e il giorno dopo si precipita dalle pattuglie. Davvero in gamba,
per una frugolina di sette anni, eh? Ah, non le porto mica nessun rancore,
per tutto questo. A essere sinceri sono fiero di lei. Dimostra che l'ho allevata
secondo le giuste direttive spirituali del partito, a ogni modo.Fece ancora
qualche altro passo su e gi buttando cupide occhiate alla tazza del cesso.
Poi a un tratto, si slaccia e si cala i calzoncini.
俑i scuserai, vecchio miodisse 厚roprio non resisto. E l'attesa." Lascia
cadere pesantemente il suo enorme sedere sulla tazza del cesso. Winston
si copr'la faccia con le mani.
俟mithstrilla la voce dal teleschermo. ..6079 Smith W.
Scopritevi la faccia. Mai coprire la faccia, nelle celle.Winston scopr'i
la faccia. Parsons si servdel cesso rumorosamente e con abbondanza. Si nota
in seguito che lo scarico era difettoso e una puzza disgustosa stagna nella
cella per ore e ore.
Parsons fu trasferito. Parecchi altri prigionieri vennero e riandarono, in modo
misterioso. Una donna fu assegnata alla stanza "101" e Winston si accorse che,
all'udir quelle parole, si raggrinza tutta e muta colore. Giunse un momento
in cui, se era mattino quando era stato portato nella cella, sarebbe stato
ora pomeriggio, e se fosse stata sera sarebbe stata notte fonda. E tutti
rimanevan seduti, immobili. Proprio di fronte a Winston c'era un uomo
con una faccia dal mento sporgente e provvisto di una doppia fila di enormi
denti che lo faceva assomigliare esattamente a un grosso, innocuo roditore.
Le guance piene di nei erano cosinsaccate, nella parte inferiore,
che era difficile non credere che avesse piccole riserve di cibo in serbo
ldentro. I suoi occhi grigio chiari passavano timorosi da un volto all'altro,
e distoglievano in fretta lo sguardo tutte le volte che incontravano un altro
sguardo.
La porta si apr'e un nuovo prigioniero fu fatto entrare nella cella
al suo apparire un brivido freddo passa per le spalle di Winston. Era un uomo
dall'aspetto ordinario, magro e allampanato, che avrebbe potuto essere
un ingegnere o un tecnico. Ma la cosa davvero impressionante era l'eccessiva
magrezza della sua faccia simile a un teschio. A causa della magrezza, la bocca
e gli occhi sembravano sproporzionatamente grandi, colmi d'un delittuoso
e implacabile odio.
L'uomo sedette sulla panca, un po' distante da Winston.
Questi non si volse a guardarlo di nuovo, ma la faccia da teschio, torturata
dall'odio, era rimasta impressa nella sua mente con tratti cosvivi
ed eloquenti come se l'avesse ancora davanti agli occhi. A un tratto si accorse
di che si trattava: quell'uomo stava, in effetti, morendo di fame. Lo stesso
pensiero sembrvenire in mente a quasi tutti gli altri prigionieri
che si trovavano nella cella, e nello stesso istante. Un brivido passa lungo
la panca. L'uomo dal mento sfuggente fissa per un attimo gli occhi sulla faccia
da teschio, li volse da un'altra parte quasi con un senso di colpa, li appunta
ancora su di lui per una irresistibile attrazione: e comincia a muoversi
nervosamente sulla panca. Si alza, infine, e si mise a camminare a passi brevi
e impacciati su e giper la cella, poi ficca una mano nella tasca della tuta
e, con aria quasi vergognosa, trasse fuori un pezzetto di pane nerastro
e lo porse all'uomo dalla faccia da teschio.
S'ud'un urlo infuriato, cosalto da assordire, quasi un ruggito,
dal teleschermo. L'uomo dal mento sfuggente diede un balzo. L'uomo dalla faccia
da teschio aveva messo di scatto le mani dietro la schiena, come per dimostrare
a tutti che intendeva rifiutare il dono.
雨umstead!rugg'la voce 713 Bumstead! Butta giil pezzo di pane!L'uomo
dal mento sfuggente getta il pezzo di pane per terra.
亭ermo dove sei" disse la voce. 俑ettiti di fronte alla porta. Non ti muovere."
L'uomo dal mento sfuggente obbed' Le gote insaccate cominciarono a tremargli,
senza ch'egli potesse controllarle. La porta s'apr'con uno stridore.
Il giovane ufficiale entra e si ferma da un lato dietro di lui emerse
una guardia con certe spalle enormi e con enormi braccia. Si mise proprio
di faccia all'uomo dal mento sfuggente, e a un cenno dell'ufficiale laScia
andare un cazzotto terribile, con tutto il peso del corpo, in pieno sulla bocca
dell'uomo dal mento sfuggente. La forza del pugno fu tale che parve quasi
sollevare da terra il colpito.
Il corpo fu scaraventato attraverso la cella e cadde sulla tazza del cesso.
Per qualche momento l'uomo se ne stette immobile, mentre il sangue cominciava
a colargli dalla bocca e dal naso. Un debolissimo piagnucolio che sembrava
inconscio part'dalla sua bocca. Poi si mosse, si rivolta su se stesso
e si leva sulle mani e sui ginocchi. Assieme a un liquido misto di sangue
e di saliva, le due metdi una dentiera gli caddero fuor dalla bocca.
I prigionieri sedevano immobili, con le mani incrociate in grembo. L'uomo
dal mento sfuggente striscia verso il suo posto. Su un lato della faccia
la pelle gli s'andava scurendo; la bocca si stava gonfiando e assumeva l'aspetto
d'una enorme massa informe color ciliegia con un piccolo buco nero nel centro.
Gli occhi grigi si posavano ora su un volto ora su un altro, affettando
di sentirsi piche mai colpevoli, come se volessero indagare quanto gli altri
portassero oltre il sentimento del disprezzo per quella sua umiliazione.
La porta si apr' Con un gesto secco l'ufficiale indicl'uomo dalla faccia
da teschio.
俟tanza 101disse.
S'ud'un tramestio a lato di Winston. L'uomo era caduto in ginocchio per terra,
con le mani giunte.
青amerata! Ufficiale!grida. .俏on dovete portarmi l
Non vi ho gidetto ogni cosa? Che cos'altro volete sapere? Non c'nulla
che non voglia confessare, nulla. Basta che mi diciate di che si tratta
e io lo confessersubito. Scrivetelo e io lo firmo... qualsiasi cosa,
ma non la stanza 101!俟tanza 101disse l'ufficiale.
La faccia dell'uomo, che era gimolto pallida, divenne d'un colore che Winston
non avrebbe mai potuto pensare possibile su una faccia. Era senz'altro, e senza
esagerazione, una sfumatura di verde.
亭atemi tutto quel che volete!urla. 俑'avete affamato per settimane! Fatela
finita e fatemi morire! Fucilatemi! Impiccatemi! Condannatemi a venticinque
anni! C'ancora qualcosa che volete che io dica? Ditemi che cos' e io vi dira
tutto quel che volete! Non m'importa di chi sia e di quel che gli farete!
Ho una moglie e tre figli! il pigrande non arriva a sei anni. Potete prenderli
tutti e tre e tagliar loro la gola proprio davanti ai miei occhi, e io stara
imperterrito a guardarli. Ma non la stanza 101!俟tanza 101disse l'ufficiale.
L'uomo si guarda in giro, preda del delirio, come se pensasse di poter mettere
un'altra vittima al suo posto. I suoi occhi si posarono sulla faccia fracassata
dell'uomo dal mento sfuggente. Solleva un braccio magrissimo.
亟 lui che dovreste prendere, non me!gridcon quanto fiato aveva in gola.
俏on avete sentito quel che ha detto, dopo che gli avete sfasciato la faccia?
Datemene la possibilit e io vi dira per filo e per segno tutto quel
che ha detto. E lui che contro il Partito, non io.Le guardie fecero un passo
avanti. La voce dell'uomo si mescola allo stridore dei suoi denti. 俏on l'avete
udito?ripet 侶ualcosa non ha funzionato nel teleschermo. E lui, quello
che volete. Prendete lui, non me!" Due guardie si prepararono a trarlo
su per le braccia. Si getta lungo per terra, si aggrappa a una delle gambe
di ferro che sostenevano la panca. Mise fuori un gemito senza parola, come
quello di una belva. Le guardie lo afferrarono per strapparlo alla presa,
ma lui ci s'avvinghia con una tenacia eccezionale. Dovettero far forza per circa
venti secondi. I prigionieri sedevano immobili, con le braccia incrociate
in grembo, con gli occhi fissi nel vuoto davanti a loro. Il gemito era cessato;
l'uomo non aveva pifiato, altro che per tenersi aggrappato alla gamba
di ferro. S'ud'un grido diverso. Una guardia, con un calcio, aveva rotto
le dita d'una ;delle mani dell'uomo. Lo sollevarono in piedi.
((Stanza 101disse l'ufficiale.
L'uomo fu condotto fuori, malfermo sulle gambe, col capo basso, con una mano
che badava a lisciare e a diminuire il dolore dell'altra fracassata;
era diventato improvvisamente docile.
Passa un lungo tempo. Se fosse stata mezzanotte al momento in cui l'uomo dalla
faccia da teschio era stato condotto fuori della cella, sarebbe stato, ora,
il mattino. Se fosse allora stato mattino, ora sarebbe stato pomeriggio.
Winston era solo, ed era rimasto solo per ore e ore. Il tormento di starsene
seduto sulla panca stretta era tale che spesso, per alleviarlo, si metteva
a passeggiare su e giper la cella, senza che venisse alcun ammonimento
dai teleschermi. Il pezzo di pane era ancora allo stesso posto dove l'aveva
lasciato cadere l'uomo dal mento sfuggente. In principio era necessario
uno sforzo notevole anche soltanto per non guardarlo, ma in seguito la fame
cedette il posto alla sete. La bocca era secca e il fiato cattivo. Il rumore
acuto e continuo e quell'ininterrotta luce bianca provocarono come
un annebbiamento, uno svuotamento della testa. Avrebbe voluto alzarsi perch non riusciva pia sopportare il dolore alle ossa e si sarebbe poi rimesso quasi
subito a sedere, perchera troppo intontito per essere sicuro di riuscire
a rimanere in piedi. Tutte le volte che riusciva a controllare, in certo modo,
le sue sensazioni fisiche era di nuovo sopraffatto dal terrore. Qualche volta,
con una debole speranza, riusc'a pensare a O'Brien e alla lametta da barba.
Si poteva anche pensare che la lametta arrivasse nascosta nel cibo, seppure
si poteva sperare che gli avrebbero portato da mangiare. Ancora piconfusamente
riusciva a pensare a Julia. In qualche posto, chissdove, anche lei stava
soffrendo, e forse peggio di lui. In quello stesso momento poteva anche urlare
di dolore. Pensa "Se potessi salvare Julia col raddoppiare il dolore che provo
io, mi offrirei di sopportarlo? S mi offrirei". Ma questa non
era che una decisione mentale che lui prendeva soltanto perchsapeva di doverla
prendere. Non riusciva a sentirti In quel luogo non poteva sentire nulla tranne
il dolore fisico. Oltre a ciera mai possibile che, mentre si stava soffrendo,
si potesse, per una ragione qualsiasi, desiderare che il dolore venisse ancora
accresciuto? Ma a questa domanda non si poteva ancora rispondere.
Nuovi passi si avvicinarono. La porta s'aperse. O'Brien entra.
Winston si alza. La sorpresa per quella comparsa gli aveva fatto smettere
di colpo ogni cautela. Per la prima volta, in molti anni, egli dimentica
la presenza del teleschermo.
信anno preso anche voi!" grida.
俑i hanno preso da molto tempodisse O'Brien con un tono d'ironia dolce e quasi
rassegnata. Si sposta da un lato.
Dietro di lui apparve una guardia dall'enorme torace e con un lungo manganello
nero in mano.
俠o sapevi, Winston" disse O'Brien. ((Non nascondertelo.
Tu lo sapevi... l'hai sempre saputo.S se ne accorgeva ora, d'averlo sempre
saputo. Ma non c'era tempo per pensarci sopra. Non riusciva a vedere altro
che il manganello stretto nella mano della guardia. Poteva colpire da per tutto
sulla testa, sulla punta delle orecchie, sull'avambraccio, sul gomito...
Il gomito! Cadde in ginocchio quasi paralizzato, afferrando il gomito colpito
con l'altra mano. Una luce gialla era esplosa da per tutto. Inconcepibile!
Era inconcepibile che anche un colpo soltanto potesse dar tanto dolore! Torna
la luce ed egli potvedere i due che lo guardavano. La guardia rideva
per le sue contorsioni. Mai, per nessuna ragione al mondo, si sarebbe potuto
desiderare un aumento di dolore. Per quanto riguarda il dolore, una sola cosa
si sarebbe potuto desiderare, e cioche cessasse. Non c'era nulla al mondo
di piinsopportabile del dolore fisico. Di fronte al dolore non c'erano eroi,
non c'erano eroi che tenessero, pensava e ripensava Winston mentre si contorceva
sul pavimento, inutilmente afferrato a quel suo braccio ormai fuori uso.
Giaceva su qualcosa che gli parve una specie di letto da campo,
con la differenza che esso era pialto da terra del normale e che
lui vi era assicurato sopra in modo che non gli era consentito muoversi.
Una luce che sembrava anche piforte di quella solita gli stava piovendo
direttamente sulla faccia.
O'Brien gli era a lato e lo guardava intento. Dall'altro lato c'era un uomo
in camice bianco che teneva in mano una siringa per iniezioni sottocutanee.
Anche dopo aver aperto gli occhi, riusc'a vedersi all'intorno solo a poco
a poco. Aveva come l'impressione di essere approdato in quella stanza provenendo
da un mondo completamente diverso, una specie di mondo sottomarino che doveva
trovarsi assai profondo sotto di essa. Non avrebbe saputo dire da quanto tempo
ci si trovava. Dal momento in cui l'avevano arrestato, non aveva piveduto
ngiorno nnotte. Senza contare che la memoria non lo aiutava pisempre.
C'erano stati momenti in cui la coscienza, anche quella specie di coscienza
che si ha durante il sonno, s'era improvvisamente arrestata, e aveva ripreso
solo dopo un intervallo di assoluta incoscienza. Ma che cosa fossero quegli
intervalli, se ciofossero giorni o settimane, o soltanto secondi, non c'era
alcun modo di saperlo.
Con quel primo colpo al gomito era cominciato l'incubo.
Pitardi doveva imparare come tutto ciche era successo non era altro
che preliminare, una sorta d'interrogatorio convenzionale cui erano sottoposti
quasi tutti i prigionieri.
C'era un lungo elenco di delitti (spionaggio, sabotaggio e simili)
che si dovevano naturalmente confessare. La confessione era soltanto
una formalit ma la tortura era vera. Quante volte era stato bastonato,
e quanto a lungo era durata ciascuna bastonatura, non riusciva a ricordare.
C'erano sempre cinque o sei uomini in uniforme nera attorno a lui. Certe volte
erano pugni, certe altre manganelli, certe altre ancora verghe d'acciaio,
o chiodi di scarponi. Talora si rotolava per terra, senza pialcun ritegno,
come una bestia, torcendo il corpo convulsamente, nello sforzo senza fine
e senza speranza di evitare i colpi e i calci, col risultato invece d'invitare
sempre picalci, sulle costole, sulla pancia, sui gomiti, sugli stinchi,
sull'inguine, sui testicoli, sull'osso sacro. C'erano momenti in cui quel
trattamento continuava cosa lungo che la cosa picrudele, pimalvagia,
piimperdonabile non gli sembrava tanto che le guardie continuassero
a batterlo, ma che egli non riuscisse, per quanti sforzi facesse, a guadagnare
uno stato di incoscienza. C'erano altri momenti in cui perdeva il controllo
dei nervi al punto da cominciare a strillare per muovere le guardie a piet anche prima che il colpo cadesse, quando la sola vista di un pugno
che indietreggiava per prepararsi a colpire era sufficiente per fargli
confessare ogni sorta di delitti, reali o immaginari che fossero.
E c'erano volte in cui decideva, all'improvviso, di non confessare nulla, quando
ogni parola doveva essergli estorta fra atroci sofferenze, e altre volte
in cui tentava deboli compromessi, dicendosi: "Confesser s ma non ancora.
Bisogna che mi trattenga fino a che il dolore non diventi davvero
insopportabile. Ancora tre calci, ancora due calci, e poi confessertutto
quello che vogliono loro". Talora veniva picchiato fino a che non riusciva
pia stare in piedi, e poi lasciato cadere, come un sacco di patate,
sul pavimento di pietra d'una cella dov'era abbandonato fino
a che non ricuperasse i sensi per qualche ora, cosda poter essere ricondotto
fuori e sottoposto di nuovo alle battiture. C'erano anche lunghi periodi
di riposo. Li ricordava piuttosto confusamente, perchtrascorrevano, in gran
parte, in una sorta di sonno o d'incoscienza. Si ricordava d'una cella
con un letto di tavolaccio, una specie di mensola infissa alla parete,
una catinella di metallo e qualche po' di cibo, zuppa calda, pane e anche, ogni
tanto, caff Si ricordava d'un sudicio barbiere che veniva a grattargli
il mento e a tagliargli i capelli, e certi altri uomini in camice bianco
con facce ostili che venivano a sentirgli il polso, a controllargli i riflessi,
a sollevargli le palpebre, e lo palpavano con dure dita in cerca di ossa rotte,
e gli facevano iniezioni perchdormisse.
Le battiture divennero sempre meno frequenti e cedettero soprattutto alle
minacce, una sorta d'orrore mentale a cui egli poteva essere sempre ricondotto
tutte le volte che le risposte non erano soddisfacenti. Gli interroganti
non erano pimanigoldi in uniforme nera, ma intellettuali del Partito, certi
ometti paffuti dai movimenti rapidi e dagli occhiali luccicanti, i quali
se lo lavoravano dandosi il cambio per determinati periodi che duravano, sebbene
non potesse esserne assolutamente sicuro, dieci o dodici ore per volta. Codesti
altri inquisitori badavano che stesse sempre in uno stato di lieve seppur
continua sofferenza, ma non era tuttavia sulle reazioni alla sofferenza fisica
che fondavano il loro metodo. Lo schiaffeggiavano, gli torcevano le orecchie,
gli tiravano i capelli, lo facevano star ritto su una gamba sola,
gli rifiutavano il permesso di orinare, gli saettavano certe luci violentissime
sulla faccia fino a che gli occhi non erano inondati di lacrime; ma lo scopo
di tutto ciera soltanto di mortificarlo e di distruggere la sua facolt di ragionare e controbattere. L'unica loro arma reale era quello spietato
interrogatorio ch'essi prolungavano per ore e ore, facendolo inciampare,
tendendogli tranelli d'ogni sorta, ritorcendo a suo danno qualsiasi cosa avesse
detto, convincendolo, a ogni nuova risposta, d'aver mentito o di essersi
contraddetto, fino che lui non cominciava a piangere, sia per la vergogna
che per la stanchezza dei nervi. Certe volte piangeva anche una dozzina di volte
ogni seduta. La maggior parte del tempo 1o coprivano d'insolenze
e lo minacciavano, a ogni sua esitazione, di consegnarlo di nuovo alle guardie.
Certe altre volte mutavano improvvisamente tono e registro e lo chiamavano
camerata, lo supplicavano in nome del Socing e del Grande Fratello
e gli chiedevano, con faccia contrita, se non sentisse, per caso, ancora quel
margine di lealtverso il Partito che gli consentisse di riparare al male
commesso. Quando i nervi erano a pezzi, dopo ore e ore d'interrogatorio, anche
un appello di questo genere poteva indurlo a soffiar lacrime dal naso. Quelle
voci d'accusa e di minaccia lo riducevano in uno stato di depressione ancora
piprofondo che le punte degli stivali e i pugni delle guardie. E fu ridotto,
in breve, a null'altro che una bocca pronta a pronunciare e una mano pronta
a firmare qualsiasi cosa gli si fosse chiesta. L'unica sua preoccupazione
era divenuta, infine, quella di riuscire a trovare che cosa volevano fargli
confessare, e quindi di confessarlo subito, prima ancora, possibilmente,
che ricominciasse la tortura. Confessa di aver assassinato eminenti membri
del Partito, d'aver distribuito opuscoli sediziosi, d'essersi arricchito alle
spese del pubblico erario, d'aver venduto per danaro segreti militari, d'aver
compiuto opere di sabotaggio d'ogni genere. Confessa d'essere stato una spia
al soldo del Governo estasiano fin dal 1968, confessa d'essere religioso
credente, ammiratore del capitalismo, e confessa persino d'essere pederasta.
Confessa d'aver ucciso la moglie, per quanto sapesse, come del resto dovevano
benissimo sapere anche gli inquisitori, che sua moglie era ancora viva.
Confessa d'aver avuto per anni rapporti personali con Goldstein e d'essere stato
membro di una organizzazione clandestina la quale contava, tra gli affiliati,
press'a poco tutte le persone che avesse mai avvicinato. Era pifacile
confessare ogni cosa e compromettere tutti. Senza contare che, in certo modo,
era verissimo. Era vero che lui era stato nemico del Partito, e agli occhi
del Partito non c'era nessuna sostanziale differenza tra il pensare e il fare.
E c'erano anche memorie d'altro genere, ma stentavano a connettersi tra loro
nella sua mente devastata, come quadri circondati da tenebre.
Era in una cella che avrebbe potuto essere illuminata o al buio, perchtanto
non ne poteva vedere nulla a eccezione d'un paio d'occhi. Vicino, a portata
di mano, c'era qualche strumento che picchiava lentamente e regolarmente.
Gli occhi divennero pigrandi e luminosi. A un tratto si sentcome sollevato
dal giaciglio e sommerso e inghiottito da quegli occhi.
Si trova legato a una seggiola circondata da quadranti, sotto una pioggia
di luce accecante. Un uomo in camice bianco leggeva i quadranti. S'ud un calpestio di passi pesanti, dal difuori. Si sent'aprire la porta.
L'ufficiale dal volto cereo entr con passo marziale, seguito da due guardie.
..Stanza 101" disse l'ufficiale.
L'uomo col camice bianco non si volse. Non si volse nemmeno a guardare Winston:
guardava solo i quadranti.
Scivolava lungo un ampio corridoio, largo circa un chilometro, inondato d'una
vivida luce bionda, assordandosi di risate, urlando confessioni a squarciagola.
Confessava ogni cosa, anche ciche era riuscito a trattenersi dal dire sotto
la tortura. Stava raccontando l'intera storia della sua vita a un uditorio
che gila conosceva. Erano con lui le guardie, gli inquisitori, gli uomini
in camice bianco, O'Brien, Julia, il signor Charrington, tutti scivolavano lungo
il corridoio urlando e ridendo. Qualche cosa orribile, che giaceva sepolta
nel futuro, era stata, non si sa come, oltrepassata, e non si era data. Tutto
era a posto, non c'era pisofferenza gli ultimi particolari della sua vita
erano scoperti, compresi, perdonati.
Stava balzando dal suo giaciglio di legno quasi sicuro d'aver udito la voce
di O'Brien. Durante tutto l'interrogatorio, sebbene non lo avesse mai veduto,
aveva avuto la sensazione che O'Brien gli fosse rimasto a lato, fuori della
portata dell'occhio. Era O'Brien che dirigeva ogni cosa. Era lui che aveva
disposto le guardie per Winston e aveva impedito loro di ucciderlo.
Era lui a decidere quando Winston doveva urlar di dolore e quando la tortura
doveva avere un intervallo, quando doveva essere nutrito, quando doveva dormire,
quando gli dovevano fare le iniezioni. Era lui che formulava le domande
e suggeriva le risposte. Lui era il carnefice, era l'aguzzino, il protettore,
l'inquisitore, l'amico. E una volta (Winston non poteva ricordarsi se era sotto
l'effetto di un sonnifero, o in uno stato di sonno naturale, ovvero
in un momento di lucida veglia) una voce mormora alle sue orecchie: 俏on temere,
Winston, tu sei sotto la mia custodia. Ti ho sorvegliato per sette anni.
Ora giunto il momento decisivo. Io ti salver lo ti renderperfetto
Non era sicuro che fosse proprio la voce di O'Brien, ma sapeva che era la stessa
voce che aveva detto: "Noi ci incontreremo nel luogo dove non c'tenebra"
in quell'altro sogno, sette anni prima.
Non riusciva a ricordare nessuna conclusione di quell'interrogatorio. C'era
stato un periodo in cui tutto era buio, e quindi la cella o la stanza nella
quale si trovava aveva come preso forma e materia attorno a lui. Giaceva
perfettamente supino ed era incapace di articolare qualsiasi movimento. Il corpo
era spinto e tenuto verso il basso, in ogni suo punto essenziale. Anche la nuca
era tenuta saldamente ferma in qualche modo. O'Brien lo guardava
con una espressione grave e piuttosto triste. La sua faccia, vista di sott'in
su, appariva aspra e affilata, con borse sotto gli occhi e certe rughe
di stanchezza dal naso al mento. Era pivecchio di quanto Winston non avesse
creduto: poteva avere quarantotto o cinquant'anni. Teneva la mano
su un quadrante che aveva una leva in alto e cifre tutt'intorno all'orlo.
俊i ho gidettodisse O'Brien ~(che, se ci saremmo incontrati ancora, sarebbe
stato qui.俟儢 disse Winston.
Senza alcun preavviso, tranne un leggero movimento della mano di O'Brien,
un'onda di spasimo passa attraverso il suo corpo. Era uno spasimo orrendo,
sia perchWinston non poteva vedere quel che gli stava accadendo, sia perch aveva come la sensazione che una malattia mortale gli si andasse comunicando.
Nsapeva se quella cosa stava realmente accadendo ovvero se ne provava soltanto
gli effetti, per mezzo dell'elettricit Ma il corpo veniva come contorto
dal didentro, fino a snaturarne la composizione, mentre sentiva lentamente
distorte tutte le giunture. Sebbene la sofferenza gli avesse spremuto il sudore
dalla fronte, la cosa peggiore di tutte era la paura che la spina dorsale stesse
per essere schiantata. Strinse i denti e comincia a respirare forte col naso,
tentando di restarsene zitto il pia lungo possibile.
俊u temidisse O'Brien guardandolo fisso in faccia ~.che tra qualche minuto
qualcosa si rompa. Hai paura, per essere piprecisi, che ti si rompa la spina
dorsale. Hai nella mente la vivida visione delle vertebre che si schiantano
e del midollo spinale che ne cola fuori. E questo che stavi pensando,
non vero, Winston?Winston non rispose. O'Brien trasse indietro la leva
sul quadrante. L'onda di spasimo si ritrasse con la stessa velocitcon la quale
era venuta.
亟ra quaranta!disse O'Brien. 促uoi vedere che i numeri su questo quadrante
arrivano fino a cento. Cerca di ricordarti, durante tutta la nostra
conversazione, che in mio potere di comunicarti una sofferenza fisica,
in qualsiasi momento io voglia, e a qualsiasi grado o intensitio creda
piopportuno.
Se tu mi dirai bugie, o tenterai in qualsiasi altro modo di cambiar le carte
in tavola, o anche di lasciarti andare al disotto di quel che comporta
la tua intelligenza normale, tu griderai all'istante per il dolore.
Hai capito?., 俟儢 disse Winston.
I modi di O'Brien divennero un po' meno severi. Con aria assorta si rimise
a posto gli occhiali e comincia a fare qualche passo su e gi Quando riprese
a parlare, la sua voce era cortese e paziente. Aveva piuttosto l'aria
di un medico o d'un insegnante, o anche d'un prete, pidesideroso di spiegare
e di persuadere che non di punire.
oMi prendo la briga di occuparmi di te, Winstondisse 厚erchne vali la pena.
Sai benissimo di che si tratta. L'hai saputo per anni e anni, sebbene abbia
cercato di combattere contro il tuo stesso pensiero. Tu sei mentalmente confuso.
Soffri di una memoria difettosa. Sei incapace di ricordare alcuni avvenimenti
reali e cerchi di persuadere te stesso che ricordi invece altri avvenimenti
che non si sono mai verificati in realt Per fortuna, a tutto
cia si purimediare. Non hai mai pensato a rimediarci tu stesso, semplicemente
perchnon hai voluto farlo. C'era da fare un piccolo sforzo della volont che tu non eri ancora preparato a compiere. Anche ora, lo so benissimo,
ti afferri alla tua stessa malattia sotto l'impressione che essa costituisca
invece la virt Ora faremo un esempio. In questo momento, con quale potenza
si trova in guerra l'Oceania?" 侶uando io sono stato arrestato, l'Oceania
era in guerra con l'Estasia.青on l'Estasia, bene. E l'Oceania sempre stata
in guerra con l'Estasia, non vero?" Winston trattenne il respiro. Apr' la bocca per parlare, ma non parla. Non sapeva staccare gli occhi dal quadrante.
俠a verit ti prego, Winston. La tua verit Dimmi che cosa credi
di ricordare." 俘icordo che soltanto fino a una settimana prima che fossi
arrestato non eravamo affatto in guerra con l'Estasia, e anzi eravamo suoi
alleati. Eravamo in guerra con l'Eurasia. La guerra durava da quattro anni.
Prima di allora...O'Brien lo fermcon un cenno della mano.
俗n altro esempio" disse. 侶ualche anno fa hai avuto una seria delusione.
Credevi che tre uomini, tre che erano gistati membri del Partito,
e che si chiamavano Jones, Aaronson e Rutherford (uomini che erano stati
condannati a mort鋀 giustiziati per tradimento e sabotaggio, dopo aver fatto
le confessioni picomplete), non fossero colpevoli dei delitti di cui erano
stati accusati. Tu hai creduto d'aver avuto tra le mani una prova indiscutibile
e documentata che le loro confessioni erano false. Ci fu una certa fotografia
attorno alla quale tu hai avuto certe allucinazioni. Tu hai creduto d'averla
avuta sul serio tra le mani. Era una fotografia un po' come questa. Una piccola striscia di carta era apparsa fra le dita di O'Brien. Per circa
cinque secondi, si trova a portata dell'organo visivo di Winston.
Era una fotografia, e non ci potevano essere dubbi sulla sua identit
Era la fotografia. Era una copia della fotografia di Jones, Aaronson
e Rutherford, alla cerimonia di Partito a New York, che gli era capitata
tra le mani undici anni prima e che lui aveva prontamente distrutta. Gli stette
davanti agli occhi per un solo istante, e quindi fu tratta fuor del suo campo
visivo. Ma l'aveva veduta, non c'erano dubbi ch'egli l'avesse veduta. Fece
uno sforzo disperato per muovere la metsuperiore del corpo. Non era possibile
muoversi nemmeno d'un centimetro, in nessuna direzione. Per un momento dimentica
persino il quadrante. Tutto quel che riusciva a desiderare era di poter tenere
ancora quella fotografia tra le mani, o almeno di poterla vedere ancora
per un po' .
/~Esiste!grida.
~ Nodisse O'Brien.
E attraversa la stanza. C'era un buco della memoria nella parete opposta.
O'Brien alza lo sportello. Non veduto, il piccolo pezzo di carta andava girando
su se stesso trasportato dalla corrente d'aria calda e quindi veniva distrutto
da una fiammata. O'Brien si volse alla parete.
青eneridisse ~e senza possibilitd'essere identificate. Polvere. Non esiste.
Non mai esistita!" 俑a esistita! Esiste! Esiste nella memoria.
Io me la ricordo. E tu te la ricordi.勁o non me la ricordodisse O'Brien.
Il cuore di Winston cedette. Quello era b鮀pensiero. Sent'd'essere mortalmente
incapace. Se avesse potuto essere certo che O'Brien mentiva, non gli sarebbe
importato gran che.
Ma era perfettamente possibile che O'Brien avesse gidimenticato davvero
la fotografia. E se era cos egli avrebbe anche dimenticato d'aver negato
di ricordarla, e dimenticato l'atto stesso del dimenticare. Come si poteva
essere sicuri che era soltanto un semplice imbroglio? Forse quella pazza
connessione e sconnessione di pensieri poteva realmente darsi in un cervello
umano: era questo il pensiero che lo rendeva impotente.
O'Brien lo guardava con aria inquisitrice. Aveva piche mai l'aspetto
di un maestro che si prenda pena d'insegnare a un ragazzo capriccioso,
ma promettente.
青'uno slogan del Partito che riguarda il controllo del passatodisse.
俘ipetilo, per piacere.青hi controlla il passato, controlla il futuro;
chi controlla il presente, controlla il passatoripetWinston, sottomesso.
青hi controlla il presente, controlla il passatodisse O'Brien con un lento
cenno d'approvazione del capo. 青redi davvero, Winston, che il passato abbia
una esistenza reale?" Di nuovo quella sensazione d'impotenza s'impadron di Winston. I suoi occhi corsero al quadrante. Non solo egli non sapeva
se la risposta che lo avrebbe salvato dalla sofferenza fisica era "s o "no",
non sapeva nemmeno quale delle due risposte fosse quella ch'egli credeva
realmente esatta.
O'Brien sorrise debolmente. 俊u non sei un metafisico Winstondisse. 亭ino
a questo momento non hai mai considerato che cosa propriamente s'intenda
per esistenza. Cercherd'essere pichiaro. Il passato esiste forse
concretamente nello spazio? C'da qualche parte un luogo, un mondo d'oggetti
solidi, dove il passato sta ancora avvenendo?No.侶uindi, dove esiste
il passato, seppure esiste?俏ei documenti. Esso vi registrato.~ 俏ei
documenti. E...?亟 nella mente. Nella memoria degli uomini.俏ella memoria,
allora. Noi, il Partito, controlliamo tutti i documenti, e controlliamo tutte
le memorie. E quindi controlliamo il passato. Non vero?俑a come
si puimpedire alla gente di ricordarsi delle cose?" esclamWinston,
dimenticando ancora una volta il quadrante. 亟 un atto involontario. E fuori
di noi stessi. Come potete controllare la memoria? Voi non avete controllato
la mia!" Le maniere di O'Brien divennero di nuovo brusche. Posa una mano
sul quadrante.
隹l contrarioegli disse. 俟ei tu che non l'hai controllata.
Per questo ora sei qui. Sei qui perchhai mancato di umilt di disciplina
verso te stesso. Tu non hai voluto fare l'atto di sottomissione che il prezzo
della saggezza. Hai preferito essere un pazzo, essere la minoranza di uno. Solo
le menti disciplinate possono vedere la realt Winston. Tu credi che la realt sia qualcosa di oggettivo, di esterno, che esiste per proprio conto. E credi
anche che la natura stessa della realtsia evidente di per se stessa.
Se ti persuadi che stai pensando di veder qualcosa, credi che tutti gli altri
vedano quella stessa cosa. Ma io ti dico, Winston, che la realtnon esterna.
La realtesiste nella mente degli uomini, e in nessun altro luogo. Non nelle
menti individuali, e cioin questa o in quella, che invece possono commettere
errori, e che in ogni caso destinata a svanire prima o poi: ma solo nella
mente del Partito, che collettiva e immortale. Qualsiasi cosa il Partito
ritiene che sia vera, vera. E impossibile vedere la realtse non attraverso
gli occhi del Partito. Questo devi reimparare, Winston. Cirende necessario
un atto di autodistruzione, uno sforzo della volont Ti devi umiliare, prima
di ridiventare intelligente.~, Tacque per alcuni minuti, come per permettere
a ciche aveva detto di compiere il suo effetto.
俘icordi d'aver scritto nel tuo diario che la libertla libertdi dire
che due pidue fanno quattro?俟 disse Winston.
O'Brien solleva la mano sinistra, rivolgendone il dorso a Winston,
con il pollice nascosto e le altre quattro dita tese.
侶uante dita tengo su, Winston?侶uattro.~, 亟 se il Partito dice che non sono
quattro, ma sono cinque... be' quante dita sono?侶uattro.La parola termina
in un urlo di dolore. L'ago del quadrante era arrivato a puntare
sul cinquantacinque. Tutto il corpo di Winston fu inondato di sudore. L'aria
entrava a forza nei polmoni e a forza, furiosamente, ne riusciva, mista a certi
profondi ruggiti che, anche col tener stretti i denti, egli non riusciva
a frenare. O'Brien lo guardava con le quattro dita sempre tese. Trasse la leva
un po' indietro. Questa volta il dolore fu soltanto alleviato.
侶uante dita, Winston?侶uattro.L'ago arriva a sessanta.
侶uante dita, Winston?" 侶uattro! Quattro! Che altro posso dire? Quattro!L'ago
doveva essere arrivato anche a un numero superiore, ma egli non lo vedeva pi
La faccia dura e severa e le quattro dita tese erano tutto quello che poteva
vedere. Le dita se ne stavano ritte dinanzi agli occhi come colonne, enormi,
dai contomi imprecisi e come mosse da una costante vibrazione, ma pure sempre,
senza potersi sbagliare, quattro.
侶uante dita, Winston?侶uattro! Basta! Basta! Come potete insistere? Quattro!
Quattro!侶uante dita, Winston?" 青inque! Cinque! Cinque!" 俏o, Winston,
non serve a niente. Tu stai mentendo. Tu pensi ancora che sono quattro. Quante
dita, prego?侶uattro! Cinque! Quattro! Tutto quel che volete. Ma basta, basta,
fate cessare questo spasimo.~ Tutt'a un tratto si trova che stava seduto,
con il braccio di O'Brien sulla spalla. Probabilmente aveva perduto coscienza
per qualche secondo. I legami che lo tenevano saldo si erano allentati. Sent' freddo, sent'che era tutto agitato da un tremito che non poteva controllare,
sent'che batteva i denti, che grosse lacrime gli scendevano per le guance.
Per un istante si attacca al corpo di O'Brien come fosse un bambino, sentendosi
stranamente confortato da quel braccio che pesava sulle sue spalle. Aveva
la sensazione che O'Brien era il suo protettore, che il dolore era qualcosa
che veniva da fuori, da una qualche sorgente esterna, e che sarebbe stato
O'Brien a salvarlo, appunto, da esso.
俟ei lento a imparare, Winston" disse O'Brien, con dolcezza.
俑a come posso fare a meno...borbotta Winston 剃ome posso fare a meno
di vedere quel che ho dinanzi agli occhi? Due e due fanno quattro.~ 侶ualche
volta, Winston. Qualche volta fanno cinque.
Qualche volta fanno tre. Qualche volta fanno quattro e cinque e tre nello stesso
tempo. Devi sforzarti di pi Non facile ricuperare il senno.Fece adagiare
di nuovo Winston sul letto. La stretta alle sue membra si faceva sentire
di nuovo, ma il dolore era ormai scomparso, ed era cessato anche il tremito,
lasciandolo soltanto debole e freddo. O'Brien fece un cenno del capo all'uomo
dal camice bianco che era rimasto fermo durante tutt'intera quella parte della
seduta. L'uomo dal camice bianco si china e guarda Winston molto da vicino negli
occhi, gli tasta il polso, gli ascolta, con l'orecchio appoggiato sul petto,
il respiro, palpa qua e l e quindi fece un cenno a O'Brien.
非a capodisse O'Brien.
Il dolore si sparse di nuovo per tutto il corpo di Winston.
L'ago sul quadrante doveva puntare sul settanta o sul settantacinque. Winston
chiuse gli occhi, stavolta. Sapeva che le dita erano sempre le che erano
sempre quattro. Quel che importava era di rimanere in vita fino
a che gli spasimi fossero cessati. Ormai non riusciva neppure pia sapere
se stava urlando o no. Il dolore parve attenuarsi di nuovo. Aprgli occhi.
O'Brien aveva liberato la leva.
侶uante dita, Winston?侶uattro. Credo davvero che siano quattro. Vorrei
poterne vedere cinque, se potessi. Sto cercando di vederne cinque.青he cosa
preferisci: persuadere me che ne vedi cinque, o vederne sul serio cinque?"
侮ederne sul serio cinque.((Da capodisse O'Brien.
L'ago, forse, puntava sull'ottanta, sul novanta... Winston riusciva appena
di tanto in tanto a ricordare perchstava soffrendo.
Dietro le palpebre contratte, sembrava muoversi una foresta di dita,
in una specie di danza, in un senso o nell'altro, scomparendo l'una dietro
l'altra e di nuovo riapparendo.
Cercava di tenerne conto. Non ricordava perch Sapeva soltanto
che era impossibile tenere esattamente quel conto, e che ciera dovuto alla
misteriosa identitfra il numero cinque e il numero quattro. Il dolore cessa
di nuovo. Quando apr'gli occhi s'accorse che stava ancora vedendo la stessa
cosa e che cioinnumerevoli dita, come alberi in moto, passavano e ripassavano
su e gi incrociandosi avanti e indietro. Chiuse gli occhi di nuovo.
侶uante dita sto mostrando, Winston?((Non lo so. Non lo so. Mi farai morire
se ripeterai l'esperimento. Quattro, cinque, sei... non so, in buona fede,
non lo so proprio.侮a meglio cos儢 disse O'Brien.
Un ago s'infila nel braccio di Winston. Quasi nello stesso istante una benefica
corrente di calore gli si sparse per tutto il corpo. Tutte le sofferenze furono
in gran parte dimenticate. Aprgli occhi e guarda O'Brien con espressione
di gratitudine. Alla vista di quel faccione solcato da rughe, cosbrutto
e insieme cosintelligente, il cuore gli trabocca. Se si fosse potuto muovere,
avrebbe alzato una mano e l'avrebbe posata sul braccio di O'Brien. Non aveva
mai sentito di amarlo tanto come in quel momento, e non solo perchaveva
provocato la cessazione del dolore. Quell'antica sensazione che cio tutto
sommato, non importava affatto determinare se O'Brien fosse un amico o un nemico,
era di nuovo tornata. O'Brien era semplicemente una persona con la quale
si poteva parlare. Forse non c'era tanto bisogno e quindi desiderio di essere
amati quanto di essere capiti. O'Brien lo aveva torturato fino a fargli
intravedere la soglia della pazzia, e tra breve, ne era sicuro, l'avrebbe anche
messo a morte.
Non importava nulla. In qualche senso che andava anche oltre l'amicizia, essi
erano, l'uno con l'altro, in una profonda intimit in una qualche parte,
non importava dove, anche se non sarebbero mai state profferite vere e proprie
parole, doveva esistere un certo luogo nel quale essi si sarebbero incontrati
e avrebbero parlato. O'Brien lo stava guardando in un modo dal quale risultava
chiaro che un identico pensiero stava in quel punto attraversando anche
la sua mente. Quando poi prese a parlare, lo fece in un tono 'piano e tranquillo
di discussione.
Sai dove sei, Winston?disse.
~ Non lo so. Ma posso arguirlo. Sono nel Ministero dell'Amore.俟ai da quanto
tempo ci sei?俏on lo so. Giorni, settimane, mesi... penso che siano mesi. 亟 per quale ragione credi che portiamo la gente qui?促er farla confessare. 俏o, questa non la ragione. Sforzati un po' di pi促er punirla.俏o! grida O'Brien. La sua voce era straordinariamente mutata, e la sua faccia
divenne subito dura, anche se non perse la sua animazione. 俏o! Non solamente
per farvi confessare o per punirvi. Ti devo proprio dire perchti abbiamo
portato qui? Per curarti! Per farti tornare in senno. Vuoi capire
so no, Winston, che nessuno che sia venuto qui lascia mai questo luogo senza
essere guarito? Noi non ci interessiamo minimamente a quegli stupidi delitti
che hai commessi.
Il Partito non s'interessa degli atti compiuti apertamente: l'unica cosa
che ci interessa il pensiero. Noi non ci contentiamo di distruggere i nostri
nemici, noi li trasformiamo.
Ti rendi conto di quel che voglio dire?Era chino su Winston. La faccia
sembrava enorme a causa della vicinanza, e sembrava anche sgradevolmente brutta,
per il fatto che era veduta dal basso. Oltre a ciera pervasa da una sorta
di esaltazione, da quell'intensa frenesia propria dei pazzi. Il cuore di Winston
ebbe un balzo. Se fosse stato possibile, avrebbe voluto rannicchiarsi ancor
di pinel letto.
Ebbe la certezza che O'Brien stava per forzare il quadrante fin sulla soglia
dell'incredibile. In quel momento, tuttavia, O'Brien s'era voltato di l Fece
su e giqualche passo e quindi riprese con accresciuto calore: 俠a prima cosa
di cui devi renderti conto che in questo luogo non c'posto per il martirio.
Avrai letto delle persecuzioni religiose del passato. Nel Medio Evo c'era
l'Inquisizione. E fu un completo disastro. Fu creata con lo scopo di sradicare
l'eresia e termininvece col risultato di perpetuarla. Per ogni eretico
che veniva arso sul rogo, ve n'erano altri mille che sorgevano al suo posto.
E perchtutto questo? perchl'Inquisizione faceva strage dei suoi nemici
apertamente, alla luce del sole, e li uccideva quando essi ricusavano ancora
di pentirsi, anzi, li uccideva proprio perchricusavano di pentirsi. Gli uomini
morivano perchnon volevano saperne di abbandonare la loro fede. Il risultato
ovvio era che tutta la gloria apparteneva alla vittima e tutta la vergognosa
riprovazione cadeva invece sull'inquisitore che la faceva bruciare. Pitardi,
nel ventesimo secolo, ci furono i totalitari, come si convenne di chiamarli.
Ci furono i nazisti tedeschi e i comunisti russi. I russi perseguitavano
l'eresia con molto maggiore ferocia di quanto aveva fatto la stessa
Inquisizione. E credettero di aver appreso qualche cosa dagli errori
del passato; sapevano benissimo, a ogni modo, che non bisogna creare martiri.
Prima di esporre le loro vittime a pubblici processi, s'impegnavano con tutte
le forze a distruggerne la dignit Ne logoravano la fibra con le torture
e con la solitudine, fino a che non li riducevano a esseri abietti, pronti
a confessare, senza esitazione, qualsiasi sproposito fosse stato messo loro
in bocca, a ricoprirsi d'ignominia da loro stessi, accusandoci a vicenda
e riparandosi gli uni dietro gli altri, e invocando pietcon ridicoli
piagnistei.
Eppure, nonostante tutto questo, l'antico fenomeno si ripeteva in modo identico,
dopo qualche anno, allorchla degradazione di quegli eretici veniva dimenticata
ed essi si trasformavano in martiri. Chiediamoci ancora: perchtutto questo?
In primo luogo perchle confessioni che venivano da loro erano state estorte
con la forza, e in secondo luogo percherano false. Noi non ripetiamo errori
di questo genere. Tutte le confessioni che si fanno qui sono perfettamente
sincere. Siamo noi stessi che le facciamo diventare sincere. E soprattutto
non permettiamo ai morti di risollevarsi contro di noi. Devi toglierti
completamente dalla testa, caro Winston, la speranza che la posteritti possa
vendicare. La posteritnon saprmai nemmeno che tu sei esistito. Tu sarai
completamente cancellato dal corso della storia. Noi ti trasformeremo
in gas e ti spargeremo nella stratosfera. Non rimarrnulla, di te.
Non il tuo nome su alcun registro, non il ricordo in alcun cervello umano. Sarai
annullato nel passato, coscome sarai annullato nel futuro. Tu non sarai
mai esistito."E allora perchvi affannate tanto a torturarmi?" pensWinston,
lasciandosi sorprendere da una momentanea amarezza. O'Brien arresta
il suo passo, come se Winston avesse espresso il pensiero ad alta voce.
La sua faccia enorme e sgradevole s'avvicina a quella di Winston, e gli occhi
strinsero le palpebre.
俊u ti chiedi" disse 剃hi sa mai perch dal momento che intendiamo distruggerti
completamente in modo che tutto quel che tu dici o fai non abbia pila minima
importanza, chi sa mai perchci prendiamo la briga d'interrogarti prima.
E ciche stai pensando, non vero?俟儢 disse Winston.
O'Brien accenna un sorriso. 俊u sei una falla nel nostro disegno, Winston.
Sei una macchia che dev'essere cancellata. Non ti ho detto forse, appena
un minuto fa, che noi siamo del tutto diversi dai persecutori del passato?
A noi non basta l'obbedienza negativa, nla piabietta delle sottomissioni.
Allorchtu ti arrenderai a noi, da ultimo, sardi tua spontanea volont
Noi non distruggiamo l'eretico perchci resiste: fino a che ci resiste,
ci guardiamo bene
dal distruggerlo. Noi lo convertiamo, ci impossessiamo dei suoi pensieri interni,
gli diamo una forma del tutto nuova. Polverizziamo in lui ogni male e ogni
illusione. Lo riportiamo al nostro fianco non solo apparentemente, ma nel senso
piprofondo e genuino, nel cuore e nell'anima. Ne facciamo uno dei nostri,
prima di ucciderlo. E intollerabile, per noi, che anche un solo pensiero
partecipe dell'errore possa esistere in qualche parte del mondo, pur se nascosto
e innocuo. Anche nello stesso istante della morte non possiamo consentire alcuna
deviazione. Nel passato, l'eretico marciava verso il rogo restando eretico,
proclamando alta la sua eresia ed esultando in essa. E persino la vittima
dei repulisti russi poteva recare il germe della rivolta, e anzi la rivolta
stessa, chiusa nel cranio, mentre s'incamminava al luogo dove l'avrebbero
fucilato. Noi invece rendiamo perfetto il cervello. prima di farlo saltare.
Il comandamento dei vecchi regimi dispotici era: Tu non devi. Il comandamento
di quelli totalitaristi era: Tu devi. Il nostro comandamento Tu sei. Nessuno
tra coloro che portiamo qui ha mai fatto prova di resisterci. Ognuno viene
completamente mondato e purgato. Persino quei tre miserabili traditori nella
cui innocenza tu hai creduto una volta - ]Jones, Aaronson e Rutherford
- dovettero cedere, infine. Presi patte io stesso ai loro interrogatori. Sono
stato io stesso testimone del loro graduale logorio, delle loro lamentele, delle
loro invocazioni, dei loro gemiti, dei loro pianti disperati e miserevoli...
Infine non ci fu pidolore, npaura, ma soltanto pentimento. Quando avemmo
definitivamente terminato con loro, non rimaneva di loro che il guscio.
Non c'era, in loro, che doloroso pentimento per quel che avevano fatto e amore
per il Grande Fratello. Era davvero commovente vedere quanto l'amavano. Chiesero
essi stessi di esser fucilati al pipresto possibile, per fare in modo
che le loro menti si mantenessero immacolate.La voce di O'Brien aveva assunto
un'espressione sognante. L'esaltazione, un frenetico entusiasmo, era ancora
visibile sul suo volto. Non finge, pensWinston, non un ipocrita, crede
fermamente in ogni parola che dice. Ciche soprattutto faceva male a Winston
era la stessa coscienza della sua inferioritintellettuale. Guardava quella
figura potente che camminava su e gidavanti a lui. Non c'era dubbio, O'Brien
era una persona in ogni senso pigrande di lui.
Non c'era mai stata nessuna idea cui Winston avesse aderito o cui potesse
aderire, che O'Brien non avesse gida lunghissimo tempo conosciuta, vagliata
e quindi respinta. Il suo cervello conteneva il cervello di Winston.
E in tal caso come avrebbe potuto essere un pazzo O'Brien? Doveva essere lui,
Winston, a essere pazzo. O'Brien si ferma e comincia a guardarlo di nuovo.
La sua voce era ridiventata severa.
俏on immaginare di salvarti, Winston, per quanto ampio sia il grado
di sottomissione e di resa a cui ti piegherai. Nessuno che abbia deviato viene
mai risparmiato. E anche se decidessimo di farti vivere fino al termine naturale
della tua vita, pure non riusciresti a sfuggirci. Quel che ti succede qui ora,
resta per sempre. Cerca di capirlo bene prima. Noi ti faremo scendere fino
a un punto dal quale non c'pialcuna possibilitdi risalire. Ti accadranno
cose dalle quali tu non riuscirai a guarire anche se dovessi vivere mille anni.
Tu non sarai mai picapace di comuni sentimenti umani. Ogni cosa sarmorta
dentro di te. Tu non sarai mai picapace di sentire amore, amicizia, gioia
di vivere, di ridere, di sentire curiosit onest Sarai vuoto. Ti spremeremo
fino a che tu non sia completamente svuotato e quindi ti riempiremo
di noi stessi.Si ferma e fece un cenno all'uomo dal camice bianco.
Winston ebbe la sensazione che un qualche apparecchio di vaste proporzioni
gli venisse sistemato dietro il capo.
O'Brien s'era seduto accanto al letto, cosche la sua faccia era quasi
a livello di quella di Winston.
俊remiladisse, al disopra della testa di Winston, rivolto all'uomo dal camice
bianco.
Due cuscinetti che sembravano al tatto leggermente umidi furono compressi sulle
tempie di Winston. Egli si sentvenir meno. Avvertche stava per cominciare
un dolore, un nuovo genere di dolore. O'Brien posuna mano rassicurante, quasi
carezzevole, su una delle sue.
侶uesta volta non farmaledisse. 俊ieni gli occhi fissi nei miei.S'ud in quel momento una tremenda esplosione, ovvero qualche cosa che era del tutto
simile a un'esplosione, sebbene Winston non avesse alcuna certezza che si fosse
udito un vero e proprio rumore e schianto. C'era stato, senza dubbio, un raggio
di luce accecante. Winston non si sentcolpito, ma soltanto prostrato. Sebbene
se ne stesse gidisteso sulla schiena~ allorchs'era iniziato il fenomeno,
ebbe la strana sensazione come se fosse stato costretto ad assumere quella
pOsizione supina da un colpo vibrato soltanto allora. Un colpo tremendo, seppure
indolore, lo aveva come abbattuto.
Era successo qualcosa, inoltre, nell'interno della sua testa.
Come il suo organo visivo riuscdi nuovo a concentrarsi sugli oggetti, Winston
si ricorda chi era, e dove era, e riconobbe la faccia che lo stava guardando
fisso negli occhi; eppure, in un qualche luogo, senza che potesse specificare
quale, sentiva che s'era come prodotto un vuoto, proprio come se gli fosse stato
tolto un pezzo del cervello.
南on dura moltodisse O'Brien. 亮uardami negli occhi.
Contro quale paese sta facendo ora la guerra l'Oceania?Winston comincia
a pensare. Sapeva che cosa significava Oceania, e sapeva anche che
lui era un cittadino dell'Oceania. Si ricordava anche dell'Eurasia
e dell'Estasia; ma con quale delle due si stesse facendo la guerra non riusciva
a sapere. In sostanza non poteva dire di sapere che ci fosse una guerra.
南on ricordo.俠'Oceania in guerra con l'Estasia. Ricordi, adesso?"Si. 俠'Oceania sempre stata in guerra con l'Estasia. Fin da QUANDO sei nato,
fin dalla fondazione del Partito, fin dall'inizio della storia, la guerra
continuata senza alcuna interruzione~ e sempre la stessa guerra. Ricordi? 俟俗ndici anni fa, tu hai inventato una storia su certi uomini. tre erano,
che furono condannati a morte per tradimento. Tu ti sei messo in testa di aver
veduto un pezzo di carta che provava, invece, la loro innocenza. Un tal pezzo
di carta non mai esistito. Tu l'hai inventato e in seguito sei stato indotto
a crederci come a una cosa vera. Ricordi, ora, il momento in cui hai formulato
l'invenzione per la prima volta? Ricordi?俟促oco fa io ho teso le dita
della mia mano verso di te. E tu hai veduto cinque dita. Ricordi?俟 O'Brien tese le dita della mano sinistra, tenendo nascosto il pollice.
青i sono cinque dita. Vedi cinque dita?俟i.E le vide, infatti,
per un attimo, prima che mutasse la scena che si presentava in quel punto alla
sua mente. Vedeva cinque dita e non c'era nessuna deformazione. Quindi ogni cosa
ridiventnormale, e la paura, l'odio, lo stupore di prima tornarono
tutt'insieme. Ma c'era stato un momento (non poteva dire quanto fosse durato,
forse trenta secondi) di luminosa certezza, in cui ognuna delle formule
suggerite da O'Brien aveva riempito quella specie di vuoto che si sentiva
ed era divenuta veritassoluta, e in cui due pidue avrebbero potuto benissimo
fare tre o anche cinque, se fosse stato necessario. Quella luminosa certezza
si era come dissolta prima che O'Brien abbassasse la mano; ma sebbene
non vi potesse ritornare, pure poteva ricordarsela benissimo, coscome
ci si ricorda di certe vivide esperienze appartenenti ai periodi piremoti
della vita, allorchsi era, di fatto, persone diverse.
俊i rendi conto, ora, che almeno possibile?" 俟 disse Winston.
O'Brien si alzcon aria soddisfatta. Alla sua sinistra Winston vide l'uomo
dal camice bianco che rompeva una fiala e che l'aspirava con una siringa.
O'Brien si volse a Winston con un sorriso. Si riaggiusta gli occhiali sul naso
col gesto consueto.
俘icordi di aver scritto sul tuo diario" disse che non importava tanto
che io fossi un amico o un nemico, dal momento che ero una persona che poteva
capirti e con la quale si sarebbe potuto parlare? Avevi ragione. Mi piace parlare
con te. La tua forma mentale mi seduce. Rassomiglia molto alla mia, con la sola
differenza che tu sei pazzo. Prima di chiudere la seduta, puoi farmi
due o tre domande, se credi.俊utte le domande che voglio?俊utte~, e poi,
come si accorse che gli occhi erano puntati sul quadrante, aggiunse /.E spento,
ho tolto la corrente.
Qual la prima domanda?
青he avete fatto di Julia?~, chiese Winston.
O'Brien sorrise. 俊i ha tradito, Winston. Immediatamente... senza l'ombra della
discrezione. Ho veduto di rado persone cedere con tanta prontezz
La riconosceresti appena, se la vedessi. Tutti i suoi impulsi di ribellione,
i suoi trucchi, la sua lieve follia, la sua sconcezza... stata purgata d'ogni
cosa.
Fu una conversione perfetta, da far testo.L'avete torturata.~ O'Brien
tacque. ((Un'altra domandadisse poi.
..Esiste il Grande Fratello?" ((Naturalmente esiste. Il Partito esiste.
Il Grande Fratello la personificazione del Partito." Ma voglio dire, esiste
nello stesso modo in cui esisto io?Tu non esisti" disse O'Brien.
Winston fu di nuovo assalito dal sentimento della propria impotenza. Sapeva,
o almeno poteva immaginare, gli argomenti che provavano la sua non-esistenza;
ma erano SCIOCCHEZZE, erano soltanto giochi di parole. Quella stessa frase
"Tu non esisti" non conteneva forse una contraddizione in termini? Si sent raggrinzare i centri del cervello al solo pensiero degli argomenti assolutamente
pazzi, e insieme inattaccabili, con i quali O'Brien lo avrebbe messo a terra.
勁o credo di esistere~, disse spossato 前 sono cosciente della mia identit
So che sono nato e che morir So che ho braccia e gambe, che occupo
un determinato punto nello spazio. Nessun altro oggetto solido puoccupare
lo stesso punto simultaneamente. Il Grande Fratello, dimmi, esiste in questo
stesso senso?" 俏on ha importanza. Esiste.Morir il Grande Fratello?"
俏aturalmente, no. Come potrebbe morire? Altra domanda...亟siste
la Fratellanza?侶uesto, Winston, non lo saprai mai. Anche se noi decidessimo
di metterti in libertuna volta esaurito quel che avevamo da fare con te, anche
se tu arrivassi a vivere fino a novant'anni, tu non riuscirai mai a sapere
se la risposta a questa domanda so no. Per tutto il tempo che vivrai,
cia resterun problema insolubile nella tua mente.Winston se ne stette
per un po' in silenzio. Il suo petto prese ad alzarsi e ad abbassarsi
un po' pivelocemente. Non aveva ancora fatto quella domanda
che gli era venuta in mente per prima. Doveva farla, ma era come se sentisse
che le sue labbra non sarebbero riuscite a formularla. C'era un residuo
di divertimento nella faccia di O'Brien. Anche i suoi occhiali sembravano
rimandare un certo che di sardonico, nel loro bagliore. Lui sa, pensa Winston
a un tratto, lui sa benissimo quel che gli sto per chiedere! A quel pensiero
le parole gli uscirono di bocca da sole.
青he cosa c'nella stanza 101?俊u sai che cosa c'nella stanza 101,
Winston. Tutti sanno che cosa c'nella stanza 101." Alza un dito verso l'uomo
dal camice bianco. Era chiaro che la seduta era terminata. Un ago penetra
nel braccio di Winston. Egli cadde, quasi istantaneamente, in un sonno profondo.
侮i sono tre stadi nella tua reintegrazione" disse O'Brien.
青'lo stadio dell'apprendere, quello del comprendere e quello dell'accettare.
E tempo ormai che tu abbia accesso al secondo stadio.~ Winston se ne stava anche
allora, come sempre, steso sulla schiena. Ma i suoi legacci erano ora
un po' pilenti. Lo tenevano ancor saldamente assicurato al letto, ma poteva
muovere un po' le ginocchia, poteva volgere la testa di qua e di
le, a partire dal gomito, poteva anche sollevare le braccia. Il quadrante
aveva perduto qualcosa del suo aspetto terrificante. Winston avrebbe anche
potuto evitare gli spasimi, se avesse avuto abbastanza presenza di spirito. Era,
infatti, soltanto quando dava prova aperta di stupidit che O'Brien faceva
pressione sulla leva. C'erano anche occasioni in cui per tutt'intera una seduta
non si faceva mai uso del quadrante. Winston non poteva ricordarsi bene a quante
sedute fosse stato sottoposto. Tutto il procedimento sembrava essersi protratto
per un tempo indefinito, ma comunque esteso... probabilmente settimane...
e gli intervalli fra una seduta e l'altra potevano essere stati talvolta
di qualche giorno, talvolta di qualche ora soltanto.
俟tando steso come sei steso oradisse O'Brien 咨i sei chiesto pidi una volta
(e spesso l'hai anche chiesto a me) perchil Ministero dell'Amore sprechi tanto
tempo e fatica con te. E quand'eri libero ti sei spesso smarrito a chiederti
sostanzialmente la stessa cosa. Potevi afferrare il meccanismo della societ nella quale vivevi, ma te ne sfuggivano le ragioni segrete. Ricordi d'aver
scritto nel tuo diario: "Capisco come: non capisco perch? E appena
ti chiedesti "perch dubitasti anche della tua ragione. Tu hai letto il libro
di Goldstein, o almeno una parte di esso. Ti ha forse svelato qualcosa
che tu non sapevi gi俠'hai letto, tu?chiese Winston.
E' Io l'ho scritto. Cio ho collaborato alla sua redazione.
Nessun libro viene scritto da un singolo individuo, come sai benissimo.亟 vero
quello che dice?" 促er quel che riguarda le descrizioni, s Il programma
che difende, naturalmente, tutt'una sciocchezza. Quel mettere da parte
una serie di conoscenze segrete, quella graduale diffusione di una verit
e da ultimo quella rivolta proletaria e il rovesciamento del Partito...
Tu stesso prevedevi benissimo che avrebbe detto tutte queste cose, no? Be', sono
tutte sciocchezze. I prolet non si ribelleranno mai, nemmeno fra mille anni,
nemmeno fra un milione d'anni. Non lo possono. Non c'bisogno che te ne spieghi
la ragione la sai gi
Se hai mai accarezzato alcun sogno d'insurrezione violenta, bisogna
che tu lo metta definitivamente da parte. Non c'nessun modo per rovesciare
il Partito. Il dominio del Partito per sempre. Cerca di mettere questo
concetto a fondamento di tutti i tuoi pensieri." S'avvicina al letto. 促er
sempre" disse. E ora prendiamo in esame la questione del "come" e del "perch.
Tu ti rendi conto benissimo come il Partito mantiene se stesso al potere.
Ora dimmi un po' perchci teniamo cosstretti al potere.
Quale ne la ragione? perchvogliamo il potere? Su, parla!aggiunse, mentre
Winston rimaneva zitto.
Ma Winston non disse niente ancora per un minuto o due. Una sensazione d'immensa
stanchezza l'aveva invaso.
Un debole e folle lampo d'entusiasmo toma nello sguardo di O'Brien. Winston
sapeva giquel che O'Brien avrebbe detto. Avrebbe detto che il Partito
non ricercava il potere per i suoi propri fini, ma soltanto per il bene della
maggioranza; che ricercava il potere perchgli uomini in massa sono deboli
e vili creature che non sanno sopportare la liberto rendersi conto della
verite debbono essere governate e sistematicamente ingannate da altre persone
che siano piforti di esse; che per l'uomo c'una sola alternativa
di scegliere, cio tra la liberte la felicit e la maggior parte degli
uomini tra le due preferisce la felicit che il Partito era una sorta di tutore
permanente dei deboli, una setta che si dedicava a compiere il male in modo
da preparar l'avvento del bene, che sacrificava la propria felicita beneficio
di quella degli altri. La cosa piterribile, pensWinston, sarebbe stata
che O'Brien, una volta dette quelle parole, ci avrebbe creduto.
Gli si sarebbe potuto leggere in faccia. O'Brien sapeva ogni cosa. Sapeva mille
volte meglio di Winston che cos'era realmente il mondo e in quale degradazione
vivevano le masse di individui, e con quali specie di menzogne e di barbarie
il Partito ve li manteneva. Tutto aveva capito, tutto aveva pensato, e nulla
contava pi tutto era perfettamente e totalmente giustificato dal fine supremo.
Che cosa si pu pensava Winston, contro un pazzo che piintelligente
di noi, che si degna di ascoltare i nostri argomenti, e che quindi persiste nella
sua pazzia? 侮oi ci governate per il nostro benedisse Winston a voce bassa.
侮oi credete che gli uomini non sono capaci di governarsi da s e quindi... Diede un balzo e quasi mise un grido. Un brivido di dolore gli era passato
attraverso il corpo. O'Brien aveva spinto la leva del quadrante fino
al trentacinque.
侶uesta risposta stupida, Winston, proprio stupida!disse. 俟tupida,
e lo sai benissimo; m'aspettavo di meglio da te.Lascia andare la leva
e continua: 保ra risponderio stesso alla mia domanda. Sta' a sentire.
Il Partito ricerca il potere esclusivamente per i suoi propri fini. Il bene
degli altri non ci interessa affatto; ci interessa soltanto il potere.
Nla ricchezza, nil lusso, nuna vita lunga, nla felicithanno un vero
interesse per noi; ci interessa soltanto il potere, il potere puro. Ti dico
subito ciche significa potere puro. La differenza tra noi e le oligarchie
del passato consiste in questo, che noi sappiamo quel che facciamo. Tutti
gli altri, anche quelli che ci rassomigliarono pida vicino, erano tutti vili
e ipocriti. I nazisti tedeschi e i comunisti russi si avvicinarono molto
ai nostri metodi, ma non ebbero mai il coraggio di dichiarare apertamente i loro
motivi, le loro ragioni. Essi pretesero, e forse perfino credettero, d'essersi
impadroniti del potere contro la propria elezione e iniziativa, e per un tempo
limitato, e che all'angolo della strada ci fosse un paradiso nel quale
gli uomini potessero essere liberi e uguali. Noi siamo tutt'altra cosa.
Noi sappiamo benissimo che nessuno s'impadronisce del potere con l'intenzione
di abbandonarlo in seguito. Il potere non un mezzo, un fine.
Non si stabilisce una dittatura nell'intento di salvaguardare una rivoluzione;
ma si fa una rivoluzione nell'intento di stabilire una dittatura. Il fine della
persecuzione la persecuzione. Il fine della tortura la tortura. Il fine
del potere il potere. Cominci a capirmi, ora?Winston fu colpito, come
lo era stato giprima del resto, dalla stanchezza che si leggeva sulla faccia
di O'Brien. Era forte, carnosa, brutale, era piena di intelligenza e d'una
specie di misurata passione dinanzi alla quale egli si sentiva disarmato;
ma era stanca. Aveva borse sotto gli occhi, la pelle pendeva dagli zigomi.
O'Brien si china su di lui, quasi per fargli meglio vedere quella sua faccia
consunta.
俊u stai pensandodisse, che la mia faccia vecchia e stanca. Tu pensi
che io sto parlando del potere e che tuttavia non sono nemmeno capace
di impedire al mio corpo di invecchiare e decadere. Ti rendi conto, Winston,
che l'individuo soltanto una cellula? E che l'uso, appunto, della cellula
costituisce la forza dell'organismo? Muori forse quando ti tagli le unghie?"
Quindi si leva e si allontana dal letto e riprese a camminare su e gi
con la mano in tasca.
俏oi siamo i sacerdoti del potere" disse. 侵ddio il potere.
Ma in questo momento, per quanto riguarda te, il potere soltanto una parola.
Siamo arrivati al punto in cui bene tu abbia una qualche idea di che cosa
realmente significa il potere. La prima cosa che tu devi capire che il potere
collettivo. L'individuo raggiunge il potere solo in quanto cessa di essere
individuo. Tu conosci lo slogan del Partito: "La libertschiavit.
Hai mai pensato che si purovesciarlo? La schiavitlibert Fino a quando
solo e libero, l'essere umano sempre condannato alla sconfitta. Deve essere
cos perchogni essere umano condannato a morire, il che costituisce
la maggiore di tutte le possibili sconfitte. Ma se egli riesce a fare
una completa, totale sottomissione e rinunzia, se riesce a evadere dalla
sua stessa identit se si pucompletamente immedesimare nel Partito, in modo
da fare che egli sia il Partito, solo allora riesce a essere onnipotente
e immortale. La seconda cosa che tu devi capire che il potere significa
il potere sugli uomini. Sul corpo... ma soprattutto sulla mente. Il potere sulla
materia, quella che tu chiami realtesterna, non importante. Il nostro
controllo della materia giassoluto e totale.Per un attimo Winston ignora
il quadrante. Fece uno sforzo per sollevarsi a sedere e riusc seppure
con pena, a piegare un po' il corpo.
俑a come potete controllare la materia?esplose. 俏on riuscite nemmeno
a controllare le condizioni atmosferiche o la legge di gravit E ci sono
le malattie, il dolore, la morte.. .Con la mano O'Brien gli fece cenno
di tacere. 俏oi controlliamo la materia perchcontrolliamo lo spirito.
La realtsta dentro il cranio. Tu impari, a poco a poco, Winston.
Non c'nulla che noi non possiamo fare. Invisibilit.. lievitazione... tutto!
lo potrei librarmi di su questo pavimento come una bolla di sapone, se volessi.
Non lo voglio, perchil Partito non lo vuole. Devi mettere da parte, devi
liberarti di quelle tali cognizioni ottocentesche attorno alle leggi di natura.
Le facciamo noi, le leggi di natura.俑a non le fate affatto voi! Non siete
nemmeno padroni di tutt'intero questo pianeta. Che dirai dell'Eurasia e della
Estasia? Non le avete ancora vinte!侶uesto non ha nessuna importanza.
Le vinceremo quando sarnecessario. E se non lo abbiamo ancora fatto,
che differenza ne viene? Le possiamo cancellare dall'esistenza. L'Oceania
il mondo.俑a il mondo stesso non che un granello di polvere. E l'uomo
piccolo... disarmato! Da quanto tempo esiste? Per milioni di anni la terra
rimase disabitata.俟ciocchezze. La terra vecchia quanto siamo vecchi
noi ha la nostra stessa et Come potrebbe averne una maggiore? Non esiste nulla
se non nella mente dell'uomo.俑a le rocce sono piene di ossa d'animali
estinti... mastodonti, mammuth, rettili enormi che givivevano su questo
pianeta, moltissimo tempo prima che si sentisse mai parlare dell'uomo.信ai
mai veduto queste ossa, Winston? Naturalmente, no.
I biologi del diciannovesimo secolo le inventarono. Prima dell'uomo non c'era
niente. Dopo l'uomo, s'egli dovesse, infine, esaurirsi, non vi sarebbe
piniente. Non c'niente al di fuori e oltre l'uomo.俑a l'intero universo
fuori di noi. Guarda le stelle! Alcune di esse sono lontane da noi milioni
di anni-luce. Esse saranno per sempre fuori della nostra portata.青he cosa
sono le stelle?~, chiese O'Brien senza scomporsi.
俟ono frammenti di fuoco distanti qualche chilometro. Potremmo benissimo
raggiungerle, se volessimo. Come potremmo anche eliminarle. La terra il centro
dell'universo. Il sole e le stelle ci girano attorno." Winston ebbe nuovamente
un sussulto. Ma stavolta non disse nulla. O'Brien continua, come se rispondesse
mentalmente a una obiezione mossagli da Winston.
侵n un certo senso, e per certi determinati fini, naturalmente, questo
non vero. Quando navighiamo sull'Oceano, ovvero quando dobbiamo predire
una eclissi, risulta assai piconveniente ritenere che sia la terra a girare
attorno al sole e che le stelle si trovino a milioni di milioni di chilometri
di distanza. E con cia? Credi davvero che non sia possibile stabilire un doppio
sistema astronomico? Le stelle possono essere vicine o lontane, a seconda delle
necessitche ci si presentano. Credi davvero che i nostri matematici
non arrivino a dimostrare una simile verit Ti sei scordato del bispensiero?"
Winston si rannicchinel suo giaciglio. Qualunque cosa dicesse, una pronta
risposta lo colpiva come una bastonata.
Eppure egli sapeva, sapeva di aver ragione. Credere che non esistesse nulla
al difuori della propria mente... Ci doveva certamente essere un mezzo
per dimostrare che tutto ciera falso. Non era stata gidimostrata erronea,
una teoria simile, gimolto tempo prima? Quella teoria aveva anche un nome,
un nome che lui aveva dimenticato. Un lieve sorriso incurvava gli angoli della
bocca di O'Brien mentre guardava verso Winston.
俊i ho gidetto che la metafisica non il tuo forte. La parola che stai
cercando di ricordarti solipsismo. Ma ti stai sbagliando. Questo
non solipsismo. E solipsismo collettivo, se ti piace. Che sarebbe, cio
una cosa del tutto diversa di fatto assolutamente il contrario. Ma tutto
cia non che una parentesi, una digressioneaggiunse in un tono diverso
di voce. 侵l potere reale, quello per cui noi combattiamo notte e giorno,
non il potere sulle cose ma il potere sugli uomini.Tacque, e per un momento
riprese quella sua aria di maestro di scuola che fa le domande a uno scolaretto
promettente: 青ome fa un uomo ad affermare il suo potere su un altro uomo,
Winston?Winston ci pensa un po' su. 亭acendolo soffriredisse infine.
亟sattamente. Facendolo soffrire. L'obbedienza non basta.
Se non soffre, come si fa a essere sicuri che egli non obbedisca alla
sua volont anzichalla tua? Il potere consiste appunto nell'infliggere
la sofferenza e la mortificazione. Il potere consiste nel fare a pezzi
i cervelli degli uomini e nel ricomporli in nuove forme e combinazioni di nostro
gradimento.
Riesci a vedere, ora, quale tipo di mondo stiamo creando? Esso proprio
l'esatto opposto di quella stupida utopia edonistica immaginata dai riformatori
del passato. Un mondo di paura, di tradimenti e di torture, un mondo di gente
che calpesta e di gente che calpestata, un mondo che diventernon meno,
ma pispietato, man mano che si perfezioner Il progresso, nel nostro mondo,
vorrdire soltanto il progresso della sofferenza. Le civiltdel passato
pretendevano di essere fondate sull'amore e sulla giustizia. La nostra fondata
sull'odio. Nel nostro mondo non vi saranno altri sentimenti che la paura,
il furore, il trionfo, e l'automortificazione. Tutto il resto verra distrutto,
completamente distrutto. Gistiamo abbattendo i residui del pensiero che erano
sopravvissuti da prima della Rivoluzione. Abbiamo abolito i legami tra figli
e genitori, tra uomo e uomo, e tra uomo e donna. Nessuno ha il coraggio
di fidarsi pidella propria moglie, del proprio figlio; nel futuro
non ci saranno nmogli, namici. I bambini verranno presi appena nati alle
loro madri coscome le uova vengono sottratte alle galline. L'istinto sessuale
verrsradicato. La procreazione diventeruna formalitannuale come il rinnovo
della tessera annonaria. Noi aboliremo lo stesso piacere sessuale. I nostri
neurologi stanno facendo ricerche in proposito. Non esisterpiil concetto
di lealt a meno che non si tratti di lealtverso il Partito. Non ci sar piamore eccetto l'amore per il Grande Fratello. Non ci sarpiil riso,
eccetto il riso di trionfo su un nemico sconfitto. Non ci sarpiarte,
piletteratura, piscienza.
Una volta onnipotenti, non avremo pialcun bisogno della scienza. Non ci sar pialcuna distinzione tra la bellezza e la bruttezza. Non vi sarpialcun
interesse, pialcun piacere a condurre l'esistenza. Le soddisfazioni
che derivano dallo spirito di emulazione non esisteranno pi Ma ci sarsempre,
intendimi bene, Winston, l'ubriacatura del potere, che crescer e si perfezionercostantemente e costantemente diverrpiraffinata
e sottile. Sempre, a ogni momento, ci saril brivido della vittoria,
la sensazione di vivido piacere che si ha nel calpestare un nemico disarmato.
Se vuoi un simbolo figurato del futuro, immagina uno stivale che calpesta
un volto umano... per sempre.~ Si ferma, come s'aspettasse di sentir parlare
Winston.
Winston aveva tentato di raggomitolarsi ancora nel letto.
Non riusciva a dire pinulla. Il cuore sembrava un pezzo di ghiaccio. O'Brien
prosegu
亟 ricordati che cisarper sempre. Il volto umano si troversempre l
per essere calpestato. L'eretico, che il nemico della societ si trover sempre l in modo da poter essere sempre sconfitto e mortificato di nuovo. Tutto
quel che tu hai dovuto sopportare da quando sei nelle nostre mani, tutto
cia continuerper sempre, e anche peggio. Le spiate, gli appostamenti,
i tradimenti, gli arresti, le torture, le esecuzioni, le sparizioni non avranno
mai fine. Sarun mondo di terrore e di trionfo. Piil Partito potente e meno
esso sartollerante, pidebole sarl'opposizione e pispietato e intenso
saril dispotismo. Goldstein e le sue eresie vivranno per sempre. Ogni giorno,
ogni momento esse saranno sconfitte, screditate, messe in ridicolo,
svillaneggiate... eppure continueranno per sempre a sopravvivere. Questo dramma
che io ho recitato con te per sette anni sarrecitato ancora innumerevoli
volte, di generazione in generazione, e sempre in una forma piraffinata
che la precedente. Avremo sempre gli eretici a nostra disposizione che invocano
piet che urlano per il dolore, rotti, battuti, miserabili... e infine
profondamente pentiti, salvati dai pericoli che erano in loro medesimi,
strisceranno ai nostri piedi, di loro propria iniziativa.
Questo il mondo che stiamo preparando, Winston. Un mondo di vittoria
su vittoria, di trionfi su trionfi su trionfi: una spinta, e una spinta,
e una spinta all'infinito, sul nerbo del potere. Comincio a pensare che tu stai
per intuire come saril mondo futuro. Ma infine tu farai qualcosa
di piche intuirlo e comprenderlo. Tu lo accetterai, tu ne auspicherai
l'avvento, tu ne diventerai parte.Winston aveva ripreso coraggio per parlare.
俏on potete!disse debolmente.
青he cosa vuoi dire, Winston?俏on potete creare un mondo come quello
che hai or ora descritto. E un sogno. E impossibile." perch亟 impossibile
fondare una civiltsulla paura, sull'odio, sulla crudelt Non potr mai durare.亟 perchno?" 俏on avrebbe vitalit Si disintegrerebbe.
Ucciderebbe se stessa.~ 俟ciocchezze! Tu hai la falsa impressione che l'odio
consumi piche l'amore. perchdovrebbe essere cos E se cosfosse, quale
conseguenza ne verrebbe? Fa' conto che noi decidiamo di logorarci
pivelocemente che gli uomini del passato. Fa' conto che noi riusciamo
a sveltire il ritmo della vita umana in modo che una persona incominci a esser
givecchia a trent'anni. Che differenza ne viene? Non hai ancora capito
che la morte dell'individuo non morte? Il Partito immortale ." Come
gialtre volte, il tono della sua voce aveva disarmato Winston. Senza contare
che egli aveva il terrore, nel caso in cui persistesse nel trovarsi
in disaccordo con lui, che O'Brien toccasse la leva del quadrante. Eppure
non riusciva a restar zitto. Pian piano, senza mettere avanti nessun argomento
speciale, senza farsi forte di null'altro che del suo inarticolato orrore
per ciche O'Brien aveva detto, Winston ritornall'attacco.
俏on so... non me ne importa gran che... Ma in qualche modo verrete sconfitti.
Qualche cosa vi sconfigger La vita vi sconfigger" 俏oi controlliamo la vita,
Winston, in tutti i suoi gangli.
Tu ti sei messo in mente che esista qualcosa come una natura umana che verrebbe
talmente oltraggiata da ciche noi stiamo facendo da ribellarsi contro di noi.
Ma siamo noi a creare la natura umana. Gli uomini sono infinitamente malleabili.
Oppure sei tornato da capo a quella tua vecchia idea che i proletari
o gli schiavi si rivolteranno e ci abbatteranno? Mettitelo bene in testa. Essi
sono impotenti e disarmati, come gli animali. L'umanitil Partito. Gli altri
sono esclusi...
entittrascurabili.~ 俏on me ne importa. Alla fine vi sconfiggeranno. Prima
o poi vi vedranno per quel che siete realmente e vi faranno a pezzi.Riesci
a vedere una qualche prova che cistia accadendo o qualche ragione perchdebba
accadere in seguito?俏o. Semplicemente lo credo. Io so che alla fine sarete
sconfitti. C'qualche cosa, nell'universo... non so, un qualche spirito,
un qualche principio... che non riuscirete mai a sopraffare.Credi in Dio,
Winston?.No." 亟 allora quale puessere questo principio
che ci annienter" 俏on lo so. Lo spirito dell'Uomo...E tu, ti consideri
forse un uomo?" 俟" 俟e tu sei un uomo, Winston, tu sei l'ultimo uomo.
La tua specie estinta; noi ne siamo gli eredi. Ti rendi conto che sei solo?
Tu sei fuori della storia, tu non esisti." I suoi modi cambiarono bruscamente;
disse con durezza: ..E ti consideri moralmente superiore a noi, a noi con tutte
le nostre menzogne e la nostra crudelt~.
..S mi considero superiore.O'Brien tacque. S'udirono due altre voci. Dopo
un istante, Winston riconobbe una di esse era la sua propria voce.
Era una incisione per filo della conversazione che egli aveva avuto con O'Brien
la notte in cui si era iscritto alla Fratellanza. Udse stesso che prometteva
di mentire, di rubare, di falsificare, di assassinare, di incoraggiare
la diffusione degli stupefacenti e la prostituzione, di seminare malattie
veneree, di gettare il vetriolo sulla faccia d'un bambino. O'Brien fece
un piccolo gesto d'impazienza, come per dire che non valeva la pena di fare
quella dimostrazione. Quindi premette un bottone e le voci ammutolirono.
隹lzati dal lettodisse.
I legami si erano sciolti. Winston discese dal letto e si tenne in piedi
malfermo.
俊u sei l'ultimo uomo~ disse O'Brien. 俊u sei il custode dello spirito umano.
Ti vedrai come sei. Spogliati.Winston disfece un pezzo di corda che gli teneva
su la tuta. La chiusura lampo era stata giasportata da tempo. Non riusciva
a ricordarsi se, dal giorno del suo arresto, si era mai tolto di dosso tutti
insieme gli abiti. Sotto la tuta, il corpo era avvolto in certi sudici stracci
giallognoli che si potevano appena riconoscere per resti di biancheria. Come
li lascia cadere per terra, si accorse che c'era uno specchio a tre luci
in fondo alla stanza. Si avvicina ad esso e quindi si arresta tutt'a un tratto.
Un grido involontario gli uscdalla gola.
隹vantidisse O'Brien. 俟tattene bene in piedi in mezzo alle tre ante dello
specchio. Ti vedrai anche di profilo.Si era fermato perchaveva avuto paura.
Una qualche cosa che rassomigliava a uno scheletro, curva e grigiastra, stava
avanzando verso di lui. Il suo aspetto era spaventoso, e non soltanto
per il fatto di sapere che si trattava di se stesso. Si avvicina ancora
di piallo specchio. Il volto di quella persona sporgeva sul resto del corpo
a causa della curvatura della schiena: era un volto abbandonato, da prigioniero,
con una vasta fronte che sfuggiva su di un capo quasi calvo, un naso schiacciato
e gli zigomi pesti su cui riguardavano gli occhi attoniti e sospettosi.
Le guance erano solcate da rughe, la bocca come rimpicciolita. Era certamente
la sua faccia, ma gli sembrava che fosse mutata assai pidi quanto egli
non fosse mutato internamente. Le emozioni e i sentimenti che registrava erano
diversi da quelli che effettivamente sentiva. Era diventato quasi calvo.
In un primo momento gli era sembrato di avere i capelli grigi, ma poi s'era
accorto che soltanto il cranio era diventato grigio. Tranne le mani e la parte
anteriore della faccia, tutto il suo corpo era d'un color grigio, dovuto
a una crosta di vecchio sudiciume. Qua e l sotto il sudicio, s'intravedevano
le macchie rossastre delle ferite, e alla caviglia l'ulcera varicosa risultava
in una massa infiammata di pelli strappate. E piancora lo spaventava
la magrezza di F quel suo corpo. La cassa toracica era stretta come quella
di uno scheletro, le gambe si erano talmente assottigliate che i ginocchi erano
pilarghi dei polpacci. Si accorse che cosa volesse dire O'Brien quando
gli aveva suggerito di vedersi di profilo. La curvatura della spina dorsale
faceva davvero impressione. Le ossa grame delle spalle sporgevano in fuori
in modo da formare, al posto del petto, una paurosa cavit il collo sottile
e ossuto sembrava sopportare appena il peso del cranio. Si sarebbe detto
il corpo d'un uomo di sessant'anni che soffrisse d'una grave malattia.
俊u hai potuto pensaredisse O'Brien .剃he la mia faccia, la faccia d'un membro
del Partito Interno... potesse apparire vecchia e stanca. Che pensi, ora, della
tua?Prese Winston per le spalle e lo fece voltare verso di s in modo
da poterlo scrutare in viso.
侮edi in che condizioni sei!" disse. 亮uarda questa sudicia crosta attaccata
sopra il tuo corpo. Guarda il sudiciume che s'annida fra le dita dei piedi.
Guarda quella disgustosa piaga sulla gamba. Lo sai che puzzi come una capra?
Probabilmente non te ne accorgi nemmeno pi Guarda come sei diventato magro.
Non vedi? Posso far toccare indice e pollice, circondandoti con due dita
il bicipite. Potrei romperti il collo di netto, cos come si spezza
in due una carota. Lo sai che hai perduto venticinque chili, da quando ti trovi
in mano nostra? Persino i tuoi capelli vengono via da s cos appena
a toccarli. Guarda!E posata una mano sul capo di Winston ne trasse una ciocca
di capelli. ..Apri la bocca. Nove, dieci, undici denti soli ti sono rimasti.
Quanti ne avevi, quando sei venuto qui? E i pochi che ti sono rimasti stanno
cadendo da soli. Guarda!Prese uno degli incisivi di Winston tra l'indice
e il pollice e subito uno spasmo di dolore si diffuse per la mascella
di Winston. O'Brien aveva strappato il dente con tutta la radice. Lo scaraventa
in un angolo della cella.
..Tu stai marcendodisse 哀tai cadendo a pezzi. Che sei? Un sacco d'immondizie.
E adesso voltati e guardati di nuovo allo specchio. La vedi quella cosa
che ti sta guardando? Quella l'ultimo uomo. Se tu sei un uomo, quella
l'umanit Rivestiti, adesso." Winston comincia rivestirsi con movimenti
lenti e rigidi. Fino a quel momento non si era ancora accorto quanto fosse magro
e debole. Soltanto un pensiero gli persisteva nella mente: che doveva essere
rimasto in quel luogo per un tempo pilungo di quello che aveva immaginato.
Quindi tutt'a un tratto, come guardava i miserabili stracci di cui s'era
ricoperto, il sentimento di compassione per il suo povero corpo distrutto
lo sopraffece. Prima ancora di rendersi conto di quel che faceva era caduto
di peso su una specie di basso sgabello che stava presso il letto e s'era messo
a piangere. Era cosciente della sua bruttezza, della sua figura sgraziata,
d'essere un mucchio d'ossa tenute assieme da un po' di cenci sporchi
e che se ne stavano posate in un canto a piangere in quella bianca, livida luce:
ma non poteva frenarsi. O'Brien gli posuna mano sulla spalla, quasi
con cortesia.
..Non durersempredisse. ..Puoi sempre uscirne quando tu voglia. Ogni cosa
dipende da te." ..Tu l'hai fatto!disse Winston con un singhiozzo. ~Tu l'hai
ridotto in questo stato..No, Winston, sei tu che ti sei ridotto cos
Questo ciche hai accettato il giorno che ti sei messo contro il Partito.
Tutto era giscontato in quel primo atto. Non successo nulla che tu non abbia
preveduto.Si fermo un attimo, poi riprese.
..Ti abbiamo battuto, Winston. Ti abbiamo spezzato. Tu hai visto com'ridotto
il tuo corpo. La tua mente si trova nello stesso stato. Non credo
che vi sia rimasto ormai troppo orgoglio in te. Sei stato preso a calci,
sei stato fustigato, sei stato insultato, hai urlato per il dolore,
ti sei rotolato a terra in mezzo al tuo stesso sangue e al tuo stesso vomito.
Hai invocato piet hai tradito tutto e tutti." Winston aveva smesso
di piangere, pur se le lagrime continuavano a uscirgli dagli occhi. Leva il capo
a guardare O'Brien.
Non ho tradito Juliadisse.
O'Brien lo guarda per un poco, pensieroso. 俏odisse poi 南o, debbo riconoscere
che questo vero. Tu non hai tradito Julia.Quella forma di particolare
rispetto per O'Brien che nulla ancora era riuscito a intaccare si presenta
di nuovo, diritta al cuore di Winston. Quant'era intelligente, pensa, quanto
intelligente! Non c'era caso che O'Brien non capisse a volo quel che veniva
detto. Chiunque altro avrebbe risposto prontamente che Winston aveva tradito
Julia. perchche cosa ci poteva essere rimasto che essi non avessero estratto
da lui, sotto la tortura? Lui aveva raccontato tutto quello che sapeva, di lei,
le sue abitudini, le sue caratteristiche, la sua vita passata; aveva confessato
fin nei minimi particolari, anche i piinsignificanti, ogni cosa accaduta
in quei loro incontri, tutto ciche lui aveva detto a lei e lei a lui, i loro
pasti con i generi del mercato nero, il loro adulterio, i loro vaghi progetti
di congiura contro il Partito... insomma, ogni cosa. Eppure, nel senso
in cui egli intendeva quella parola, Winston non l'aveva tradita. Non aveva
smesso di amarla; i suoi sentimenti verso di lei erano rimasti gli stessi.
O'Brien aveva capito benissimo quel che lui voleva dire, senza bisogno d'alcuna
spiegazione supplementare.
..Dimmichiese 咨ra quanto tempo mi fucileranno?" ..Pudarsi che ci voglia
molto" disse O'Brien. ..Tu sei un caso difficile. Ma non abbandonare ogni
speranza. Tutti guariscono, prima o poi. Alla fine ti fucileranno.~, Stava molto
meglio. Ingrassava e si rinforzava ogni giorno pi seppure era esatto parlare
di giorni.
La luce bianca e quel rumore sordo e continuato erano sempre gli stessi,
ma la cella era un po' picomoda di tutte quelle altre in cui era passato
prima d'allora. C'era un materasso e un cuscino sul tavolaccio, e anche
uno sgabello per sedervici sopra. Gli avevano fatto prendere un bagno
e gli davano abbastanza di frequente il permesso di lavarsi in un catino.
Gli riscaldavano persino l'acqua in cui si sarebbe lavato. Gli avevano dato
biancheria nuova e anche una tuta pulita. Gli avevano curato l'ulcera varicosa
con certi unguenti. Gli avevano strappato del tutto i denti che gli restavano
e gli avevano dato una dentiera nuova.
Dovevano essere passate settimane, fors'anche mesi. Ora sarebbe stato possibile
anche tenere un conto pio meno esatto del passaggio del tempo, se Winston
vi avesse avuto qualche interesse, poichsembrava che gli portassero i pasti
a intervalli regolari. Prendeva, a quanto poteva giudicare, tre pasti nelle
ventiquattro ore; qualche volta si chiedeva se per caso non glieli portassero
di notte, anzichdi giorno. Il cibo era eccezionalmente buono, e ogni due pasti
poteva avere un po' di carne. Una volta gli diedero persino un pacchetto
di sigarette. Non aveva fiammiferi, ma la guardia che gli portava il cibo,
che pure non gli rivolgeva mai la parola, gliele accendeva. La prima volta
che tenta di fumare si sentmale, e tuttavia insistette e fece durare
il pacchetto un bel pezzo, fumando non pidi mezza sigaretta dopo ogni pasto.
Gli avevano dato una tavoletta bianca con un mozzicone di matita attaccato
a un angolo. Sulle prime egli non ne fece alcun uso. Anche da sveglio si trovava
in uno stato di completo torpore. Spesso se ne restava disteso, nell'intervallo
tra un pasto e l'altro, quasi senza muovere un dito, qualche volta addormentato,
qualche volta vegliando, perduto in certi strani sogni che gli rendevano troppo
penoso aprire gli occhi. Aveva oramai preso l'abitudine di dormire
con una lampada forte puntata sul volto. Non faceva troppa differenza, tranne
che rendeva forse i sogni un po' picoerenti. Fece un gran sognare, per tutto
quel tempo, ed erano sempre sogni felici. Se ne stava nel Paese d'Oro, oppure
se ne stava in mezzo a certe enormi, splendenti rovine, indorate dal sole,
con sua madre, con Julia, con O'Brien... senza far nulla, ma soltanto sedeva
al sole e discorreva di piacevoli argomenti. I pensieri che intratteneva
quand'era sveglio erano quasi sempre attorno ai suoi sogni. Pareva che avesse
come smarrito ogni capacitdi compiere qualsiasi sforzo intellettuale,
ora che lo stimolo della sofferenza era stato tolto. Non si annoiava naveva
alcun desiderio di conversazione o di svago. Gli bastava starsene solo,
di non essere battuto, di non essere interrogato, d'aver abbastanza da mangiare
e di sentirsi pulito.
Man mano gli accadde di ridurre sempre piil tempo passato a dormire e tuttavia
non sentiva alcun impulso ad alzarsi dal letto. Gli importava soltanto
di starsene steso tranquillamente e di sentire le forze che si raccoglievano
di nuovo nel corpo. Si palpava qua e lcon le dita, per assicurarsi
che non era una illusione e che i muscoli stavano davvero arrotondandosi
e che la pelle s'induriva e rafforzava. Da ultimo riuscpersino a stabilire
che stava ingrassando. I polpacci, ora, erano senza dubbio pilarghi
dei ginocchi. Piin l sebbene con un po' di riluttanza comincia a fare
regolarmente esercizi ginnici. In poco tempo, dopo averli misurati a passi nella
cella, riusca compiere il percorso di tre chilometri, e le sue spalle curve
cominciarono a raddrizzarsi. Tentesercizi picomplessi e dovette
meravigliarsi e restar mortificato nell'accorgersi delle cose che non sapeva
fare: non sapeva tenere lo sgabello con il braccio teso, nrestare in piedi
su una sola gamba. Si fletteva sulle ginocchia e si accorgeva che solo
con un dolore acutissimo ai polpacci e alle cosce riusciva a rialzarsi.
Si metteva a giacere bocconi e cercava di sollevarsi sulle mani. Ogni sforzo
era inutile, non riusciva a sollevarsi d'un solo centimetro. Ma dopo qualche
giorno, o per meglio dire dopo qualche altro pasto, anche quell'inconveniente
non si verificava pi Venne il momento in cui riusca farlo perfino sei volte
di seguito. Comincia a ridiventare fiero del proprio corpo e ad accarezzare
saltuariamente l'idea che anche il viso sarebbe tornato quello d'una volta. Solo
quando gli capitava di passarsi una mano sul cranio pelato gli balenava
il ricordo di quella faccia rugosa e devastata che lo aveva guardato di ldallo
specchio.
La mente divenne piattiva. Sedeva sul tavolaccio con le spalle appoggiate
al muro, e la tavoletta sulle ginocchia, e si sforzava di rieducarsi.
Aveva capitolato, di questo era perfettamente persuaso.
Veramente, come soltanto ora si accorgeva, era stato pronto a capitolare assai
prima ancora di prendere la decisione di farlo. Dal momento in cui s'era trovato
nel Ministero dell'Amore... ma s anche fin da quei pochi minuti quando
lui e Julia erano rimasti immobili mentre la voce metallica del teleschermo
badava a dir loro quel che dovevano fare, aveva intuito la stupidaggine
e l'inutilitdi quel tentativo di mettersi contro la forza del Partito. Egli
sapeva ora che la Psicopolizia l'aveva sorvegliato per sette anni, come
un insetto sotto una lente d'ingrandimento. Non c'era stata azione materiale
nparola pronunziata ad alta voce di cui essa non si fosse accorta, nessun
seguito di pensieri che non fosse stata capace di scoprire. Avevano rimesso
con cura ogni granello di polvere bianchiccia che era scivolato via dalla
coper-tina del suo diario. Avevano registrato su filo tutto quel che aveva
detto, gli avevano fatto istantanee senza che lui se ne accorgesse; in certe
istantanee si era visto assieme a Julia, s persino quando stavano facendo...
Non avrebbe potuto lottare pia lungo contro il Partito.
Senza contare che il Partito aveva ragione. Doveva averla come avrebbe potuto
sbagliarsi un cervello collettivo e immortale? Con quali paragoni esterni
si poteva misurare il suo giudizio? La ragione era una pura questione
di statistica. Si trattava solo di imparare a pensare come pensavano loro.
Solo.. .! Si sentiva quella matita grossa e goffa in mano. Comincia a scrivere
quel che gli passava per la testa. Prima scrisse con certe maiuscole grosse
e sgraziate: LA LIBERTA'' E SCHIAVITU poi, quasi di seguito, senza fermarsi,
scrisse sotto: DuE E DUE FANNO CINQUE Ma sopravvenne una specie di arresto.
La mente, come se si sentisse respinta da qualche cosa, parve, per
un po' , incapace di concentrarsi. Sapeva di sapere quel che veniva dopo,
ma in quel momento non riusciva a ricordarselo. Quando ricorda, fu solo dopo
aver coscientemente ragionato attorno a quel che doveva essere: la cosa
non venne spontaneamente e senza pensarci. Scrisse: IDDIO E IL POTERE Accettava
ogni cosa. Il passato era trasformabile. Il passato non era mai stato
trasformato. L'Oceania era in guerra con l'Estasia. L'Oceania era sempre stata
in guerra con l'Estasia.
Jones, Aaronson e Rutherford erano colpevoli dei delitti di cui erano stati
accusati. Lui non aveva mai veduto quella fotografia che provava la loro
innocenza. Non era mai esistita, lui l'aveva inventata. Si ricordava di essersi
ricordato di cose del tutto contrarie a queste, ma erano memorie fallaci, erano
prodotti di una specie di autoinganno. Com'era facile, tutto! Bastava
arrendersi, e ogni cosa veniva da s Era come aver nuotato hn lcontro
una corrente che spingesse in senso contrario nonostante tutti gli sforzi
che si facessero per superarla, e quindi a un tratto decidere di volgersi
dall'altra parte, dalla parte opposta e andare assieme alla corrente, invece
che andare contro. Non mutava nulla, all'infuori del proprio atteggiamento: quel
che doveva accadere accadeva in ogni modo. Riusciva appena a sapere perch si era ribellato. Tutto era facile, tranne...
Ogni cosa poteva essere vera~ Le cosiddette leggi di natura erano sciocchezze.
La legge di gravitera una sciocchezza.
"Se io volessi" aveva detto O'Brien "potrei sollevarmi dal pavimento come
una bolla di sapone." Winston perfeziona quell'asserzione: "Se egli crede
davvero di sollevarsi dal pavimento, e io, nello stesso tempo, credo di vedere
che lo fa, allora la cosa succede". D'un tratto, proprio come un frammento
di naufragio che emerga improvvisamente alla superficie delle acque, un pensiero
affiora nella sua mente: "Non che succeda in realt E che noi lo immaginiamo.
E un'allucinazione". Respinse quel pensiero immediatamente. L'errore era ovvio.
Esso presupponeva, infatti, che in qualche luogo, fuori di se stessi, ci fosse
un mondo "reale" dove accadevano cose "reali". Ma come avrebbe potuto esistere
un mondo simile? Quale conoscenza possiamo noi attingere fuorchquella
cui perveniamo attraverso le nostre menti? Tutto quel che succede, succede nella
mente. Tutto ciche succede in tutte le menti, succede davvero.
Non aveva alcuna difficolta liberarsi di quell'errore, e non correva alcun
pericolo di soccombervi. Si rese conto, tuttavia, che non avrebbe mai dovuto
presentarglisi. La mente avrebbe dovuto far aprire una specie di vuoto tutte
le volte che un pensiero pericoloso si fosse presentato. Il procedimento avrebbe
dovuto essere automatico, istintivo. Stopreato, 1O chiamavano in neolingua.
Si mise a esercitarsi in stopreato. Comincia a figurarsi proposizioni come:
"Il Partito afferma che la terra piatta", "11 Partito afferma che il ghiaccio
pipesante dell'acqua", e si allenava a non vedere e a non capire tutti
quegli argomenti che contraddicevano a esse. Non era facile. Si rendeva
necessario un gran potere dialettico e molta improvvisazione. I problemi
matematici connessi, ad esempio, con l'enunciazione di princ髹i come "due
e due fanno cinque" esulavano del tutto dalle sue possibilitspeculative.
Era inoltre necessaria una straordinaria elasticitdi mente per usare
i pisottili argomenti logici e nell'istante appresso ignorare le pimadornali
offese alla stessa logica. La stupiditera necessaria quanto l'intelligenza,
e la difficoltd'usarle era la medesima.
Nello stesso tempo, e tuttavia, con tutt'un'altra parte del suo cervello badava
a chiedersi tra quanto tempo l'avrebbero fucilato. "Tutto dipende da te" aveva
detto O'Brien, ma egli sapeva che non c'era nessun atto consapevole mediante
il quale avrebbe potuto avvicinarsi a quell'istante. Poteva accadere tra dieci
minuti, come tra dieci anni. Avrebbero potuto trattenerlo per anni
in uno stretto isolamento, avrebbero potuto spedirlo a un campo
di concentramento per lavori forzati, avrebbero anche potuto metterlo in libert per un periodo pio meno lungo, come facevano spesso. Era anche probabilissimo
che, prima d'essere definitivamente fucilato, l'intero dramma del suo arresto
e del suo lungo e stremante interrogatorio fosse ripetuto da capo. Una cosa
era certa, che ciola morte non veniva mai nel momento in cui ci si sarebbe
aspettati che venisse. Era tradizione - sebbene una tradizione non tramandata
oralmente, e della quale pure in un modo o nell'altro si era a parte, sebbene
non la si udisse mai enunciare in termini chiari - che si venisse fucilati alle
spalle. Sempre alla nuca, senza alcun preavviso, mentre si camminava lungo
un corridoio, per trasferirsi da una cella all'altra.
Un giorno - ma "un giorno" non era l'espressione appropriata, avrebbe potuto
benissimo essere nel cuore della notte: sarebbe meglio dire "una volta" - egli
s'abbandona a un sogno tanto bizzarro quanto felice. Camminava lungo
un corridoio, in attesa della pallottola alla nuca. Sapeva che sarebbe stata
sparata tra un momento. Ogni cosa era sistemata, chiarita, tutto
era tranquillo. Non c'erano pidubbi, non piragionamenti, non pidolore,
non pipaura. Il suo corpo era sano e robusto. Camminava a suo pieno agio,
assaporando la felicitdei movimenti che produceva e aveva come la sensazione
di passeggiare alla luce del sole. Non si trovava pi ormai, negli stretti
corridoi bianchi del Ministero dell'Amore, ma se ne stava in un enorme corridoio
inondato dalla luce del sole, largo forse un chilometro, quello stesso
in cui aveva creduto di scivolare durante il delirio provocato dagli
stupefacenti. Era nel Paese d'Oro, e camminava lungo il tratturo, nella pastura
rosicchiata dai conigli. Poteva sentire il molle tappeto d'erba nuova sotto
i suoi passi e la gentile carezza del sole sul volto. Sull'orlo del campo
c'erano gli olmi che oscillavano debolmente, e in qualche luogo nascosto, oltre
il filare, ci doveva essere il ruscello dove i pesci d'argento nuotavano verso
le buche sotto i salici.
D'un tratto si scosse con un brivido d'orrore. Sentche il sudore
gli traspariva fuor dalla spina dorsale. Aveva udito se stesso gridare:
侯ulia! Julia! Julia! Amor mio, Julia!Per un istante aveva avuto
una irresistibile allucinazione, di lei ch'era in qualche modo presente.
Non che fosse vicino a lui, ma quasi che gli fosse dentro. Era come
se gli avesse attraversato la pelle: in quel momento l'aveva amata assai di pi che non in tutti quegli altri in cui erano stati insieme e liberi. E ancora
sentche doveva essere viva, in qualche luogo, e che aveva bisogno
del suo aiuto.
Si distese supino e cerca di assumere un atteggiamento composto. Che cosa aveva
fatto? Quanti mai anni di servits'era aggiunto con quel momento di debolezza.
Tra un istante avrebbe udito i passi che si avvicinavano di fuori. Non avrebbero
potuto lasciare impunito un abbandono simile. Si sarebbero accorti allora,
seppure non se n'erano accorti prima, che aveva rotto l'accordo che aveva fatto
con loro. Obbediva al Partito, ma odiava ancora il Partito. Nei giorni andati
aveva nascosto una mente eretica sotto un'apparenza conformista.
Ora si era ritirato d'un passo: quanto alla mente, s'era arreso, ma aveva pure
sperato che la pisegreta parte del cuore restasse inviolata. Sapeva di essere
nell'errore ma preferiva di essere nell'errore. L'avrebbero capito... O'Brien
l'avrebbe capito. Tutto era stato confessato in quell'unico stupidissimo grido.
Avrebbe dovuto ricominciare da capo. La cosa avrebbe potuto durare anni,
stavolta. Si passa una mano sulla faccia, cercando di familiarizzarsi
con il suo nuovo aspetto. Sentiva solchi profondi sulle guance, gli zigomi
induriti e appuntiti, il naso appiattito. Senza contare che, dall'ultima volta
che s'era guardato allo specchio, gli era stata fornita una dentiera completa.
Non era facile conservare l'imperscrutabilitquando non si sapeva bene
che aspetto avesse la propria faccia. E in ogni modo il semplice controllo della
fisionomia non sarebbe stato sufficiente. Egli si accorse, per la prima volta,
che l'unico modo di tenere un segreto consiste nel cercare di renderlo segreto
e quindi nasconderlo prima di tutto a se stessi. Bisogna sapere che
se ne sta l tutto il tempo, ma fino a che necessario non bisogna
permettergli di venire a galla nella coscienza in qualsiasi forma alla quale
si possa dare un nome. Non solo doveva pensare bene, ma doveva sentire bene,
sognare bene. E nel frattempo doveva tenere tutto l'odio rinserrato dentro, come
una specie di globo di materia che facesse parte di lui, ma che, nello stesso
tempo, non fosse connesso col resto di lui, una specie di cisti.
Un giorno o l'altro avrebbero deciso di fucilarlo. Non si poteva stabilire
quando, ma qualche secondo prima bisognava poterlo indovinare. Era sempre alle
spalle, lungo un corridoio. Dieci secondi sarebbero bastati. In quel momento,
tutto il mondo dentro di lui si sarebbe rivoltato. E quindi, tutt'a un tratto,
senza profferir parola, senza interrompere un passo, senza un minimo mutamento
nella sua fisionomia... tutt'a un tratto la maschera sarebbe svanita
e si sarebbero scaricate le batterie del suo odio. L'odio l'avrebbe riempito
come una immensa fiammata crepitante. E nello stesso istante la pallottola
sarebbe andata al segno, troppo tardi, o troppo presto. Avrebbero mandato
a pezzi il suo cervello prima di riformarlo. Il pensiero eretico sarebbe rimasto
impunito, al di qua del pentimento, ormai irraggiungibile, per essi. Avrebbero
fatto un buco nella loro perfezione. Morire odiandoli, questa era la libert
Chiuse gli occhi. Era pidifficile che accettare una disciplina intellettuale.
Era questione di degradarsi, di mutilarsi da soli. Avrebbe dovuto immergersi
nel pisudicio brago. E quale sarebbe stata la cosa piorribile e micidiale?
Pensal Grande Fratello. La sua faccia enorme - a forza di vederla sempre
sui cartelloni s'era come persuaso che fosse larga un metro - con i suoi grossi
baffi neri e gli occhi che seguivano chi guardava d'ogni parte,
gli si ripresentspontaneamente alla memoria. Quali erano i suoi veri
sentimenti verso il Grande Fratello? Si sentun passo pesante nel corridoio.
La porta d'acciaio s'aperse stridendo. O'Brien entrnella cella. Dietro
di lui c'era l'ufficiale dalla faccia di cera e le guardie in uniforme nera.
隹lzati" disse O'Brien. 侮ieni qui.Winston si alza e gli anda davanti. O'Brien
gli afferra le spalle con le mani robuste e comincia a guardarlo fisso negli
occhi.
信ai pensato di prendermi in girodisse. 亟 stata una stupida idea. Stattene
pidiritto. Guardami negli occhi.Si ferma, poi riprese con un tono
pigentile: 俟tai migliorando. Intellettualmente c'ancora qualche piccola
cosa da mettere a posto. E solo sul piano emotivo che non sei ancora riuscito
a fare progressi. Dimmi, Winston, e ricordati, niente bugie... dimmi, quali sono
i tuoi veri sentimenti verso il Grande Fratello?俠'odio.俠o odii. Bene.
Allora venuto il momento di fare l'ultimo passo. Tu devi amare il Grande
Fratello. Non basta obbedirlo: devi amarlo." Spinse lievemente, con la mano,
Winston verso le guardie.
俟tanza 101disse.
A ogni successivo stadio della sua prigionia aveva saputo, o per lo meno
gli era parso di sapere, in quale parte si trovava di quell'edificio senza
finestre. Era probabile che vi fossero lievi differenze nella pressione
dell'aria. Le celle dove le guardie lo avevano buttato erano sotto il livello
stradale. La stanza dove era stato interrogato da O'Brien era molto in alto,
vicino al tetto. Il posto dove si trovava ora doveva essere parecchi metri sotto
terra, nel fondo pifondo che si potesse raggiungere.
Era pigrande della maggior parte delle celle dove era stato fino allora.
Si accorse appena dell'arredamento. Nota solo due piccoli tavoli, proprio
di fronte a lui, coperti entrambi di panno verde. Uno stava a una distanza
di appena un metro o due, l'altro stava assai pidiscosto, vicino alla porta.
Winston era assicurato a una sedia, e cosstrettamente che non poteva muovere
nulla, nemmeno il capo. Una specie di cuscinetto gli teneva il capo fermo
da dietro, e lo forzava a guardare dritto davanti a s
Per qualche istante tu solo, poi s'aprla porta ed entrO'Brien.
..Una volta m'hai chiesto che cosa c'era nella stanza 101disse O'Brien. ..Ti
risposi che sapevi giqual era la risposta.
Tutti lo sanno. La cosa che c'nella stanza 101 la cosa peggiore del mondo. La porta si aprdi nuovo. Entra una guardia, trasportando qualcosa
che era fatto di fil di ferro, una specie di recipiente, una cesta, o qualcosa
del genere. Posl'oggetto sul tavolo pilontano. A causa della posizione
che aveva preso O'Brien in piedi davanti a lui, Winston non poteva vedere
precisamente che cos'era quell'oggetto.
俠a cosa peggiore del mondodisse O'Brien 哉aria da individuo a individuo.
puessere venir seppelliti vivi, essere arsi, o affogati, o impalati,
o un'infinitdi altre morti. Ci sono casi in cui una cosa assai pimodesta,
nemmeno fatale, a volte.Si sposta un po' di lato, in modo che Winston potesse
veder meglio l'oggetto che era sul tavolo. Era una gabbia oblunga
di fil di ferro, con un manico in cima per trasportarla. Vista di fronte, aveva
come l'aspetto di una di quelle maschere che si mettono per esercitarsi nella
scherma, con il lato concavo sporto in fuori. Sebbene fosse a tre o quattro
metri lontana da lui, pure potaccorgersi che la gabbia era divisa, per lungo,
in due scomparti, e che in ognuno di essi si trovavano alcuni esseri viventi.
Erano topi.
..Nel tuo casodisse O'Brien ..~ cosa peggiore del mondo sono i topi.~
Un tremito premonitore, una paura di qualcosa ch'egli non sapeva bene che cosa
fosse, aveva d'un subito posseduto Winston non appena aveva gettato il primo
sguardo sulla gabbia. Ma in quel momento, il significato di quell'oggetto simile
a una maschera che gli era di fronte lo penetra subito.
Le budella sembrarono liquefarsi.
..Non lo potete faregrida con voce rotta. 俏on potrete, non potrete,
impossibile!俘icordidisse O'Brien 勁'istante di panico che era solito
sopraggiungere nei tuoi sogni? C'era una specie di muro di tenebra dinanzi
a te, e un mugghio nelle tue orecchie. C'era qualcosa di orribile,
al di ldella parete. Tu sapevi di sapere che cos'era, ma non avevi il coraggio
di trarlo alla luce. C'erano dei topi, al di ldella parete..~O'Briendisse
Winston, facendo uno sforzo per controllare la propria voce 咨u lo
sai che cinon necessario. Che cosa vuoi che io faccia?O'Brien non rispose
direttamente. Quando riprese a parlare era col tono da maestro di scuola
che egli talvolta affettava. Guarda dapprima pensieroso in lontananza, come
dovesse indirizzarsi a un pubblico che fosse in qualche luogo dietro le spalle
di Winston.
非i per se stessadisse 勁a sofferenza non mai sufficiente.
Ci sono casi in cui una creatura umana resiste al dolore anche in punto
di morte. Ma per ognuno c'sempre qualcosa d'insopportabile... un qualche cosa
del quale non si pusostenere la vista. Il coraggio e la paura non c'entrano
per nulla. Se si sta precipitando dall'alto non vigliaccheria afferrarsi
a una fune. Se si viene a galla da profonditmarine, non vigliaccheria
riempirsi i polmoni d'aria. E soltanto un istinto cui non si pudisobbedire.
La stessa cosa succede con i topi. Per te, essi sono intollerabili. Sono
una forma d'oppressione che tu non sapresti tollerare, anche se volessi.
Tu farai ciche si richiede da te.俑a che cos' che cos' Come lo posso
fare se non so che cos'O'Brien solleva la gabbia e la porta fino alla tavola
pivicina. La poscon cautela sul panno. Winston poteva udire il sangue
che gorgogliava nelle orecchie. Aveva la sensazione di sedere in profondissima
solitudine. Era nel mezzo d'una immensa pianura vuota, un deserto piatto,
inondato di luce solare, attraverso il quale tutti i suoni gli giungevano come
da infinite distanze. Eppure la gabbia dei topi non era che a pochi metri
da lui. Erano topi enormi. Erano giunti all'etin cui il muso diventa
inespressivo e insieme crudele e il pelo, da grigio, diventa marrone.
侵l topo~, disse O'Brien, sempre rivolto al suo invisibile pubblico 哀ebbene
sia un roditore carnivoro pure. Questo lo sai benissimo. Avrai sentito quel
che succede nei quartieri pipoveri di questa citt Ci sono certe strade
in cui una donna non osa lasciare il proprio bambino incustodito nella casa
anche solo per cinque minuti. I topi lo attaccherebbero senza dubbio.
In un tempo brevissimo lo ridurrebbero all'osso. Attaccano anche i malati
e i moribondi. Mostrano una intelligenza prontissima nel rendersi conto
del momento in cui una creatura umana resta assolutamente indifesa.S'ud venire uno stridio dalla gabbia. Sembra a Winston che gli venisse da lontano.
I topi facevano battaglia. Volevano raggiungersi l'un l'altro, oltre
il tramezzo. Udanche un profondo gemito di disperazione. E anche quello
gli sembra che venisse da un luogo fuori di lui stesso.
O'Brien prese la gabbia, e in quell'atto premette un qualcosa che vi era dentro.
S'uduno scatto secco. Winston fece uno sforzo sovrumano per liberarsi dalla
sedia. Non c'era nulla da fare, ogni parte del suo corpo, persino la sua testa,
era completamente inamovibile. O'Brien sposta d'un qualche poco la gabbia
per avvicinargliela. Era a meno di un metro dalla faccia di Winston.
..Ho premuto la prima levadisse O'Brien. 俊u hai capito giil congegno
di questa gabbia. La maschera verraggiustata sul tuo capo, senza lasciare
nessuna possibile via d'uscita.
Quando io premerquest'altra leva, la porta della gabbia sarsollevata
in alto. Questi mostricciatoli affamati schizzeranno fuori con l'impeto
di pallottole da fucile. Hai mai veduto i balzi di un topo per aria?
Ti salteranno dritti sul viso. Certe volte attaccano per primi gli occhi.
Qualche altra volta cominciano dalle guance, per potersi fare strada alla
lingua, dentro la bocca.La gabbia era pivicina. Gli si stava sempre
piavvicinando. Winston udun seguito di acutissime grida che sembrava
venissero emesse nell'aria, al disopra del suo capo. Ma lotta furiosamente
contro il panico. Pensare, pensare, fino all'ultimo minuto... pensare
era la sola salvezza. A un tratto la puzza disgustosa di quelle bestie
gli colple narici. Una profonda convulsione di nausea avvenne dentro di lui.
E fu sul punto di perdere la conoscenza. Tutto era diventato nero. Per un attimo
smarrla ragione e si ridusse null'altro che una bestia urlante. Ma poi riusc a emergere dalle tenebre tentdinendosi aggrappato a un'idea. C'era un modo,
e un modo soltanto di salvarsi. Doveva interporre un altro essere umano,
il corpo di un altro essere umano, tra se i topi.
La maschera era grande abbastanza da escludere la vista di qualsiasi altro
oggetto. La porta di fil di ferro era a pochi centimetri dalla sua faccia.
I topi sapevano quel che sarebbe successo, tra poco. Uno di essi saltava
su e gi Era un vecchio sorcio di chiavica e se ne stava sollevato,
con le piccole zampe rossicce appoggiate alle sbarre, e annusava avidamente
l'aria. Winston poteva scorgerne i baffi e i dentini giallastri. Un panico
totale prese di nuovo possesso di lui. Era cieco, senza difesa, senza ragione.
亟ra una punizione comune nell'impero cinesedisse O'Brien con il solito tono
didattico.
La maschera gli aderiva alla faccia. Il fil di ferro gli grattava le guance.
E allora... no, non era sollievo, soltanto speranza, un sottilissimo filo
di speranza. Troppo tardi, forse troppo tardi. Ma aveva capito, di colpo,
che in tutto il mondo c'era una sola persona alla quale avrebbe potuto
trasferire la sua punizione... un sok) corpo ch'egli avrebbe potuto interporre
tra se i topi. E si trovche urlava pie pivolte, preda del parossismo:
亭atelo a Julia! Fatelo a Julia! Non a me! Julia! Non me ne importa niente
di quel che le fate. Laceratele la faccia, rodetela all'osso. Non a me! Julia!
Non a me!Cadeva all'indietro, in abissi senza fondo, lontano dai topi.
Era ancora fissato sicuramente alla sedia, ma era sprofondato attraverso
il suolo, attraverso le pareti dell'edificio, attraverso la terra, attraverso
gli oceani, attraverso l'atmosfera, nel libero spazio, nei golfi
tra le stelle... sempre lontano, lontano, lontano, lontano, sempre pilontano
dai topi. Era distante anni di luce ma O'Brien gli era sempre ritto allato.
C'era ancora il gelido tocco del fil di ferro contro la sua guancia.
Ma attraverso le tenebre che gli tenevano avviluppato il capo udun altro
scatto metallico, e seppe che la porta della gabbia aveva scattato
per chiudersi, e non per aprirsi.
Il "Castagno" era quasi vuoto. Un raggio di sole veniva di sbieco,
da una finestra, a cadere giallognolo sui polverosi ripiani dei tavoli.
Era l'ora morta delle quindici. Una musichetta sottile veniva a tratti
dal teleschermo.
Winston se ne sedeva nel suo solito angolo, fissando un bicchiere vuoto. Ogni
tanto gettava un'occhiata a un'enorme faccia che lo riguardava dalla parete
opposta. "IL GRANDE FRATELLO VI GUARDA diceva la scritta appostavi sotto.
Pur senza esserne richiesto, s'avvicinun cameriere e riemp fino all'orlo,
il bicchiere di gin della Vittoria, e vi lascicadere anche, da un'altra
bottiglia che aveva un piccolo becco nel turacciolo di sughero, alcune gocce
di certa saccarina profumata di chiodi di garofano, che costituiva
la specialitdel locale.
Winston stava prestando orecchio al teleschermo. In quel momento trasmetteva
soltanto musica, ma c'era la possibilitche da un minuto all'altro venisse
trasmesso un bollettino speciale dal Ministero della Pace. Le notizie dal fronte
africano erano estremamente preoccupanti. Non aveva fatto che pensarci tutto
il giorno. Un'armata eurasiana (l'Oceania era in guerra con l'Eurasia: l'Oceania
era sempre stata in guerra con l'Eurasia) si stava spostando verso il
sud a una velocitterrificante. Il bollettino di mezzodnon aveva specificato
nessuna zona particolare, ma era possibilissimo che il teatro della battaglia
fosse l'ingresso al Congo. Brazzaville e Leopoldville erano in pericolo.
Non c'era bisogno nemmeno di guardare la carta, per capire che cosa voleva dire.
Non era soltanto questione di perdere l'Africa centrale: per la prima volta
in tutt'intera la guerra, era lo stesso territorio dell'Oceania a essere
minacciato.
Un'emozione violenta, non esattamente paura ma una specie di intensa eccitazione
si impossessdi lui, e quindi scomparve di nuovo. Smise di pensare alla guerra.
In quei giorni non sapeva concentrare le idee su un solo soggetto
per pidi qualche minuto alla volta. Prese il bicchiere e lo vuotin un sorso.
Come sempre, dapprima rabbrivide poi gli venne fatto quasi di dar di stomaco.
Era robaccia. I chiodi di garofano e la saccarina, che erano nauseabondi
anch'essi abbastanza per conto loro, non avrebbero potuto camuffare il fondo
del puzzo oleoso; e quel che era peggio, il puzzo del gin, che lo accompagnava
ormai notte e giorno, era inestricabilmente associato, nella sua mente,
con il puzzo di quei...
Non li chiamava mai per nome, anche nei suoi pensieri, e per quanto
era possibile cercava persino di evitare di raffigurarseli alla mente nella loro
forma materiale. Erano qualcosa della quale aveva solo un'imperfetta nozione,
librati vicino alla sua faccia, un puzzo che non sapeva staccarsi dalle
sue narici. Mentre il gin risaliva nel corpo, ruttattraverso le labbra
paonazze. Era ingrassato, da quando lo avevano messo in libert e aveva ripreso
il suo colorito di prima... E anzi aveva fatto qualcosa di piche riprenderlo
soltanto. I suoi lineamenti si erano induriti, la pelle del naso e degli zigomi
era ruvida e arrossata, e persino il cranio pelato era di un fondo paonazzo.
Un cameriere, sempre senza esserne richiesto, portla scatola degli scacchi
e il numero del Times di quel giorno, con la pagina aperta al problema, appunto,
degli scacchi. Poi, vedendo che il bicchiere di Winston era vuoto, port la bottiglia di gin e lo riemp Non c'era bisogno di dare ordini. Ormai tutti
conoscevano anche troppo bene le sue abitudini. La scatola degli scacchi
era sempre in attesa di lui, e il tavolo d'angolo era sempre riservato. Anche
quando il locale era pieno, quel tavolo rimaneva solo per lui, perchnessuno
voleva farsi vedere seduto troppo vicino a lui. Non si preoccupava nemmeno
di contare i bicchieri. A intervalli regolari gli presentavano un sudicio pezzo
di carta che doveva essere il conto, ma Winston aveva l'impressione
che gli facessero pagare sempre un po' meno di quello che in realtdoveva.
Non avrebbe fatto nessuna differenza, del resto, anche se fosse successo
l'opposto. Aveva sempre un sacco di soldi, allora. Aveva anche un impiego,
una sinecura pagata assai piche non il suo vecchio impiego.
La musica del teleschermo ebbe una sosta e s'uduna voce. Winston alzil capo
per sentire. Nessun bollettino dal fronte; era solo un breve annuncio
dal Ministero dell'Abbondanza. Nel quarto precedente pareva che la quota
del Decimo Piano Triennale per quel che riguardava i lacci da scarpe fosse stata
superata del 98%.
Esaminil problema degli scacchi e mise a posto i pezzi.
Era una soluzione piuttosto lambiccata che implicava due cavalli. "Bianco gioca
e vince in due mosse." Winston alzgli occhi a guardare il ritratto del Grande
Fratello. Il Bianco vince sempre, penscon una sorta di nebuloso misticismo.
E stabilito che succeda sempre cossenza eccezioni. In nessun problema degli
scacchi, fin dall'inizio della storia del mondo, s'era mai dato il caso
che vincesse il Nero. Non il simbolo, forse, dell'eterno, invariabile trionfo
del Bene sul Male? Il faccione riprese a guardarlo spirando calma potenza.
Il Bianco vince sempre.
La voce del teleschermo s'interruppe e aggiunse, in tono diverso e assai
pisolenne: 俟iete avvisati di fare attenzione a una comunicazione importante
alle 13,30. Ricordate: 13,30. E una notizia della massima importanza. Fate
attenzione a non perderla. Ricordate 13,30". La musichetta riprese.
Il cuore di Winston ebbe un balzo. Era il bollettino dal fronte; l'istinto
gli disse che stavano per essere trasmesse cattive notizie. Per tutto il giorno,
misto a un seguito di vive emozioni, il pensiero di una formidabile rotta
in Africa era andato e venuto nel suo cervello. Gli parve proprio di vedere
l'esercito eurasiano che avanzava attraverso le frontiere fino allora intatte,
e che si spargeva fino alla fine dell'Africa come una colonna di formiche. perch non era stato possibile contenerli in qualche modo? La linea della costa
occidentale dell'Africa era presente, in un disegno vivido, alla sua mente.
Prese il cavallo bianco e gli fece attraversare la scacchiera. Il suo posto
era proprio l Anche quando vedeva l'orda nera che irrompeva verso il sud,
vedeva un'altra forza, raccolta in modo misterioso, che si piantava
all'improvviso alle loro spalle e tagliava loro le comunicazioni dalla terra
e dal mare. Sentiva che, desiderandola, stava proprio dando a quell'altra forza
un'esistenza concreta. Ma era necessario agire con rapidit Se esse avessero
potuto tenere il controllo ditutt'intera l'Africa, se avevano aeroporti e basi
sottomarine al Capo, l'Oceania sarebbe stata tagliata in due. Poteva
significare ogni cosa: sconfitta, resa, la divisione del mondo, la distruzione
del Partito! Trasse un profondo sospiro. Uno straordinario miscuglio
di sentimenti (ma non era esattamente un miscuglio, erano piuttosto strati
successivi di sentimenti, dei quali non si poteva capire bene quale fosse
l'ultimo) prese a combattergli dentro.
Quella specie di spasimo cessa. Rimise il cavallo bianco al posto di prima,
ma per il momento non riusca concentrarsi seriamente nello studio
del problema scacchistico. I suoi pensieri vagarono ancora. Quasi
incoscientemente egli scrisse con le dita sulla polvere del tavolo "Non possono
entrarti dentro" aveva detto lei. Ma essi potevano entrare dentro. "Quel
che ti succede qui per sempre" aveva detto O'Brien. Era una frase giusta.
C'erano alcune cose, le proprie azioni, per esempio, dalle quali non si poteva
guarire. Qualcosa veniva ucciso dentro al petto: bruciato, cauterizzato.
L'aveva vista, le aveva persino parlato. Non c'era pinessun pericolo ormai.
Sapeva, come per istinto, che loro non si interessavano quasi pia quel
che faceva e a quel che non faceva. Avrebbe potuto fare benissimo in modo
di vederla anche una seconda volta, se l'uno dei due lo avesse voluto.
Veramente era stato per puro caso che si erano incontrati.
Era nel Parco, in una fastidiosa giornata di marzo, rigida e ventosa, e la terra
sembrava di ferro, e tutta l'erba sembrava morta e non c'era neppure
un germoglio da nessuna parte, tranne qualche croco, qua e l spuntato solo
per essere spazzato dal vento. Stava camminando in gran fretta, con
le mani gelate e gli occhi umidi, quando la vide a meno di dieci metri
di distanza. Lo colpsubito il fatto di come fosse cambiata e in modo
indefinibile. S'incrociarono senza quasi nessun segno d'essersi riconosciuti.
Fu lui, poi, a voltarsi e a seguirla, ma senza fretta. Sapeva che non c'era
nessun pericolo, che nessuno si sarebbe interessato a loro. Lei non disse nulla.
Prese a camminare in direzione obliqua, sull'erba, come per cercare di evitarlo,
poi sembrche si rassegnasse a sentirselo camminare vicino. Passavano
attraverso un gruppo di siepi e d'arbusti senza foglie, che non sarebbero
serviti na nasconderli, na proteggerli dal vento. Si fermarono. Faceva
un freddo terribile. Il vento fischiava tra gli arbusti e abbatteva quei pochi
crochi givizzi. Le passuna mano attorno alla vita.
Non c'erano teleschermi, ma ci potevano essere microfoni nascosti senza contare
che potevano essere veduti. Ma non importava niente, niente importava pi
Avrebbero potuto anche sdraiarsi sul prato, e fare quella cosa, se avessero
voluto. La sua carne ebbe un brivido di freddo soltanto a quel pensiero.
Lei non diede alcun segno di essersi accorta che lui l'aveva presa per la vita,
nfece alcun tentativo per liberarsi.
Lui non sapeva bene quel che era mutato, in lei. Il viso era giallastro
e si poteva vedere una lunga cicatrice, nascosta in parte dai capelli,
che le attraversava la fronte e una tempia, ma non era quella la principale
trasformazione. Era che la sua vita era divenuta pirigida, e in un modo
curioso si era come indurita. Lui ricordche una volta, dopo l'esplosione
di una bomba-razzo, aveva aiutato a ricuperare un cadavere da un cumulo
di rovine, e si era meravigliato non solo per l'incredibile peso di esso,
ma per la sua rigidezza e per la difficoltdi prenderlo, che glielo aveva fatto
sembrare pisimile a una pietra che non a una cosa di carne. Il corpo
di lei dava quella stessa sensazione. Pensche lo stesso tessuto della
sua pelle dovesse essere tutt'un'altra cosa da quello che era prima.
Non fece nessun tentativo di baciarla. Non disse nulla.
Mentre tornavano indietro, sull'erba, lei lo guardfisso per la prima volta.
Fu solo un'occhiata sbrigativa, ma era piena di disprezzo e di disgusto.
Si chiese se quel disgusto provenisse da quel che era successo nel passato
ovvero fosse ispirato anche dalla sua faccia gonfia e dall'umore che il vento
gli spremeva fuori dagli occhi. Sedettero su due sedie di ferro, l'uno vicino
all'altra, ma non troppo accostati. Lei sporse una goffa scarpa e calpest e spiaccicdeliberatamente un rametto che era per terra. Sembrava
che le si fossero ingranditi i piedi.
俊i ho traditodisse lei, con semplicit
俊i ho traditodisse lui.
Essa gli diede un'altra occhiata, piena di antipatia.
青erte voltedisse 匍inacciano di fare certe cose... certe cose
che non si possono sopportare in nessun modo, che non si riesce nemmeno
a pensare. E allora si dice Non lo fate a me, fatelo a qualcun altro, fatelo
al tal dei tali. Forse, dopo, si puanche far finta che era soltanto un trucco,
e che s'era detto solo per farli smettere, e che non si voleva proprio dirlo
sul serio. Ma non vero. Mentre succede, si dice sul serio.
Si pensa che non c'altro modo, per salvarsi, e si completamente pronti
a servirsi di quell'idea, per salvarsi. Si vuole che succeda all'altra persona.
Non importa un cavolo fottuto quanto possa soffrire. Importa soltanto
di se stessi." 侵mporta soltanto di se stessiecheggilui.
亟 dopo di ci non si provano pigli stessi sentimenti di prima, verso l'altra
persona.Nodisse lui 南on si provano pigli stessi sentimenti.Sembrava
che non ci fosse piniente da dire. Il vento faceva aderire le tute leggere
contro i loro corpi. Tutt'a un tratto divenne imbarazzante sedere vicini,
in silenzio. Senza contare che era troppo freddo, per starsene fermi. Lei disse
qualcosa, che doveva prendere la metropolitana, e si alza per andarsene.
青i dobbiamo rivedere" disse lui.
俟儢 disse lei, ci dobbiamo rivedere.La segu incerto, ancora per
un po' , camminando mezzo passo dietro di lei. Non si dissero piniente.
Non che lei facesse propriamente qualcosa per sbarazzarsene, soltanto camminava
a tale velocitda impedirgli di restarsene all'altezza di lei. Aveva deciso
che l'avrebbe accompagnata, per lo meno, fino alla stazione della metropolitana,
ma a un tratto quell'idea di andare avanti in quel freddo gli sembra subito
senza scopo e quindi intollerabile. Fu sopraffatto dal desiderio non tanto
di andarsene lontano da Julia quanto di tornarsene al Caffdel Castagno
che non gli era mai sembrato tanto attraente quanto in quel momento. Ebbe come
una visione nostalgica del suo angolo, con il suo tavolo, con il giornale,
la scatola degli scacchi e quel gin versato di continuo.
Tra l'altro, lsarebbe stato al caldo. Un momento dopo, e non solo per caso,
permise a un gruppo di gente che passava d'interporsi fra lui e lei. Fece
un debole tentativo per ritornarle vicino, ma poi sband si rivolta, e riprese
a camminare tornando sui suoi passi. Dopo una cinquantina di metri, si volta
a guardare. La strada non era gran che affollata, ma ginon poteva
pidistinguerla. Poteva essere una qualsiasi d'una dozzina di figurette
che s'affrettavano nella direzione opposta alla sua. Forse quel suo corpo
indurito e irrigidito non era piriconoscibile, da dietro.
"Nel momento in cui succede" aveva detto "si dice sul serio." Anche lui l'aveva
detto sul serio. Non solo l'aveva detto ma l'aveva anche desiderato. Aveva
desiderato che lei, e non lui, fosse stata data in pasto ai...
Cambiqualcosa nella musichetta che gorgogliava nel teleschermo. Si sent una melodia rotta e stridula. E quindi (ma forse non stava succedendo sul serio,
forse era soltanto la memoria che riportava quei suoni) s'uduna voce
che cantava Sotto i larghi rami del Castagno t'ho venduto e m'hai venduto...
Lacrime germogliarono sui suoi occhi. Un cameriere che stava passando vicino
s'accorse che il suo bicchiere era vuoto, e ritorna indietro con la bottiglia
di gin.
Sollevil bicchiere e si mise a odorarlo. Quella robaccia diventava sempre
peggio a ogni sorso che ne mandava gi
Ma era diventato il suo elemento. Ci nuotava dentro. Era la sua vita,
la sua morte, la sua resurrezione. Era il gin che lo faceva affogare
nell'incoscienza ogni notte ed era il gin che gli ridava vita ogni mattina.
Quando si svegliava, il che succedeva di rado prima delle undici,
con le palpebre incollate e la bocca acida e la schiena che sembrava spezzata,
sarebbe stato addirittura impossibile, per lui, anche soltanto sollevarsi dalla
posizione orizzontale, se non fosse stato per la bottiglia e la tazzina,
che aveva messe sul comodino la sera.
Poi se ne restava seduto, fin verso le due e mezzo, con la faccia imbambolata
per lo stupore, e la bottiglia a portata di mano, e l'orecchio intento
al teleschermo. Dalle quindici fino all'ora di chiudere il locale se ne stava
fisso al Caffdel Castagno. A nessuno importava pinulla di quel che faceva,
adesso. Nessun fischio lo svegliava, nessun teleschermo lo rimproverava. Ogni
tanto, forse due volte la settimana, se ne andava in un certo ufficietto
polveroso e mezzo dimenticato, nel Ministero della Verit e faceva un
po' di lavoro, o meglio un po' di quel che si conveniva chiamare lavoro.
Era stato messo in una sottocommissione d'una sottocommissione che era sorta
da una delle innumerevoli commissioni incaricate di occuparsi di certe minuzie
riguardanti la compilazione dell'Undicesima Edizione del Dizionario della
Neolingua. Erano occupati a compilare una certa cosa che veniva chiamata
Rapporto Provvisorio, ma Winston non era mai riuscito a capire bene in che cosa
consistesse la materia di cui era oggetto quel rapporto. Doveva essere qualcosa
che aveva a che fare col problema se le virgole avessero dovuto inscriversi
dentro alle parentesi, o rimanere fuori. C'erano altre quattro persone nella
commissione, tutte press'a poco simili a lui. C'erano giorni in cui si riunivano
e quindi si disperdevano prontamente di nuovo, e ammettevano che non c'era
davvero niente che avesse bisogno di essere fatto d'urgenza. Ma c'erano altri
giorni in cui si mettevano a lavorare con una sorta di rabbia, facendo mostra
di sfruttare al massimo il loro tempo e scrivendo la minuta di certi lunghissimi
pro-memoria che non venivano mai conclusi, allorchgli argomenti dei quali
pretendevano di trattare divenivano estremamente complessi e astrusi con certe
dispute cavillose per alcune definizioni, lunghe digressioni e parentesi,
liti... e persino minacce di rivolgersi all'autoritsuperiore. E quindi, tutt'a
un tratto, si svuotavano di vita, e restavano seduti attorno al tavolo,
guardandosi l'un l'altro con certi occhi spenti, simili a fantasmi
che si dileguino al canto del gallo.
Il teleschermo tacque per un momento. Winston levdi nuovo il capo.
Il bollettino! Ma no, era semplicemente cambiata la musichetta. Aveva la carta
geografica dell'Africa dietro le palpebre. Il movimento dell'esercito
era un diagramma: una freccia nera che rompeva verticalmente verso meridione,
e una freccia bianca che rompeva orizzontalmente verso oriente, attraverso
la coda della prima. Come per rassicurarsi, alza gli occhi per guardare
la faccia imperturbabile del ritratto. Era possibile concepire che la seconda
faccia non esistesse nemmeno? Il suo interesse diminudi nuovo. Bevve un'altra
sorsata di gin, prese su il cavallo bianco e fece una mossa di prova.
Scacco. Ma non era certamente la mossa giusta, perch..
Senza essere evocato, un ricordo venne galleggiare nella sua mente. Vide
una stanza illuminata a candela, con un letto enorme ricoperto da una coltre
bianca, e vide se medesimo, un bambinetto di nove o dieci anni, seduto
sull'impiantito, mentre scuoteva una scatola cubica e rideva divertendosi
un mondo. Sua madre gli stava seduta di fronte, e rideva anche lei. Doveva
essere stato circa un mese prima che lei scomparisse. Doveva essere stato
durante una tregua, allorchla fame che gli divorava l'intestino
era momentaneamente dimenticata, e il suo antico affetto per lei s'era ravvivato
per breve tempo. Ricordava assai bene quella giornata, che era umida e fangosa;
l'acqua scendeva a secchi lungo il vetro della finestra e c'era troppo poca luce
dentro, per leggere. La noia di quei due bambini in quella stanza da letto buia
e stretta era diventata intollerabile. Winston si lamentava facendo futili
richieste di cibo, gironzolava attorno alla stanza mettendo ogni cosa fuori
posto e scalciando sulla parete fino a che non si sentirono dei colpi sul muro
della stanza vicina perchsmettesse, e la bambina, nel frattempo, piagnucolava.
Sua madre aveva detto, a un tratto: "Be', adesso stattene buono che ti compro
un bel giocattolo, un giocattolo proprio bello... che ti piacermoltissimo!".
E quindi era uscita, nonostante la pioggia, era andata in un negozio ancora
aperto sotto casa, ed era tornata con una scatola di cartone che conteneva
un assortimento di Serpenti e di Scalette!.
Ricordava ancora l'odore del cartone bagnato. Era davvero un poverissimo
assortimento. Il cartone era rotto e i piccoli dadi di legno erano cos mal squadrati che si reggevano appena sui lati. Winston guarda quell'oggetto
in silenzio, senza mostrare di provarvi interesse. Ma la madre accese
un mozzicone di candela e si misero a sedere per terra a giocare. Allora
fu preso da una specie di divertimento selvaggio e comincia a strillare e quindi
ad accanirsi nel gioco. Fecero otto partite e ne vinsero quattro ciascuno.
La sorellina, che era troppo piccola per capire in che consisteva il gioco,
se ne stava seduta appoggiata a un cuscino, e rideva perchridevano gli altri.
Per tutto quel pomeriggio erano stati felici, tutt'e tre, come nella sua prima
infanzia.
Respinse quell'immagine dalla mente. Era una falsa memoria. Ogni tanto
era turbato da false memorie. Non importava gran che se si sapeva che cosa
fossero in realt Certe cose erano successe, certe altre non erano successe.
Toma alla tavola degli scacchi e prese un'altra volta il cavallo bianco.
In quello stesso istante lo lascicadere sulla tavola con un colpetto secco.
S'era alzato in piedi di scatto, come se fosse stato punto da uno spillo.
Uno squillo di tromba aveva trapassato l'aria. Era il bollettino! Vittoria!
Voleva sempre dire vittoria, quando le notizie erano precedute da uno squillo
di tromba. Una specie di eccitazione elettrica, si propagper tutto il caff
Anche i camerieri si erano irrigiditi di scatto e porgevano le orecchie
intenti.
Lo squillo di tromba aveva provocato un enorme tramestio. Una voce eccitatissima
stava parlando dal teleschermo, ma pure avendo gicominciato a parlare
era soffocata dallo scoppio di una specie di ruggito che veniva di fuori.
La NOTIZIA si riferisce al gioco infantile cosdetto,
popolarissimo nei paesi anglofoni.
Ma lui poteva sentire abbastanza di quel che si diceva dal teleschermo
per capire che era andata proprio come aveva preveduto. Un esercito gigantesco,
sbarcato di nascosto, si eta raccolto all'improvviso alle spalle del nemico
assestandogli un poderoso colpo: la freccia bianca aveva strappato la coda della
freccia nera. Frammenti, frasi esultanti s'udivano attraverso il fracasso.
侮asta manovra strategica... coordinazione perfetta... rotta precipitosa...
mezzo milione di prigionieri...
completa demoralizzazione... controllo dell'Africa intera... la guerra
pervenuta a una relativa brevissima distanza dalla sua conclusione...
vittoria... la pigrande vittoria nella storia del mondo... vittoria, vittoria,
vittoria!Sotto il tavolo i piedi di Winston facevano certi movimenti convulsi.
Non si era mosso dal suo posto, ma mentalmente stava correndo, correndo
con straordinaria rapidit assieme alla folla, di fuori, e urlando fino
ad assordarsi. Guarda ancora una volta in alto, verso il ritratto del Grande
Fratello. Il colosso che aveva conquistato il mondo! La roccia contro
cui le orde dell'Asia si erano accanite invano! Pensche solo pochi minuti
prima (s solo dieci minuti prima) c'era stata ancora dell'incertezza,
nel suo cuore, mentre si chiedeva se le notizie dal fronte sarebbero state
di vittoria o di sconfitta. Ah, era assai piche non la notizia d'una armata
eurasiana distrutta! Molte cose erano cambiate, in lui, fin dal primo giorno
passato nel Ministero dell'Amore, ma il mutamento finale, e indispensabile,
il toCCO che lo aveva guarito completamente non era avvenuto prima di quel
preciso momento.
La voce del teleschermo continuava a vomitare le sue notizie dei prigionieri,
del bottino, del massacro, ma le grida di fuori si erano quietate un
po' . I camerieri erano ritornati al loro lavoro. Uno di loro s'avvicin con la bottiglia di gin.
Winston, sprofondato in un sogno di felicit non si accorse nemmeno
che il bicchierino gli veniva riempito. Non corre va, non schiamazzava pi
Era di nuovo nel Ministero dell'Amore, con tutti i suoi peccati perdonati
e rimessi, e l'anima candida come la neve. Era sul banco degli accusati,
e confessava tutto, e tradiva e comprometteva tutti. Camminava lungo
il corridoio dalle pareti bianche, e gli sembrava di camminare alla luce
del sole, e aveva una guardia armata dietro le spalle. La pallottola attesa
tanto a lungo stava entrandogli nel cervello.
Guardsu, alla faccia enorme. Gli ci erano voluti quarant'anni per imparare
che specie di sorriso era nascosto sotto quei baffi neri. Oh, che equivoco
crudele, e inutile! Oh, quale indocile esilio volontario da quell'affettuoso
seno! Due lacrime puzzolenti di gin gli sgocciolavano ai lati del naso.
Ma ogni cosa era a posto, ora, tutto era definitivamente sistemato, la lotta
era finita. Egli era riuscito vincitore su se medesimo. Amava il Grande
Fratello.
APPENDICE
I princ髹i della neolingua La Neolingua era la lingua ufficiale
in Oceania ed era stata inventata per venire incontro alle necessitideologiche
del Socing, o Socialismo Inglese. Nell'anno 1984 non c'era ancora nessuno
che usasse la Neolingua come unico mezzo di comunicazione, sia a voce
che per iscritto. Gli articoli di fondo del giornale erano scritti in Neolingua,
ma essi costituivano un tour de force che poteva essere compiuto soltanto
da uno specialista. Ci si riprometteva che la Neolingua sostituisse infine
l'Archelingua (Ovvero l'inglese comune, come si potrebbe anche chiamare) press'a
poco attorno all'anno 2050. Nel frattempo, tuttavia, essa guadagnava
costantemente terreno, dal momento che tutti i membri del Partito tendevano
sempre pia usare parole e costrutti grammaticali in Neolingua, nei discorsi
giornalieri. Il sistema in uso nel 1984, e incorporato nella decima edizione
del Dizionario della Neolingua, era del tutto provvisorio e conteneva molte
parole superflue e forme arcaiche che sarebbero state soppresse a tempo debito.
La nota presente considera, pertanto, solo il sistema finale, e ulteriormente
perfezionato, quale si trova incorporato nell'undicesima edizione del suddetto
Dizionario.
Fine della Neolingua non era soltanto quello di fornire un mezzo di espressione
per la concezione del mondo e per le abitudini mentali proprie ai seguaci
del Socing, ma soprattutto quello di rendere impossibile ogni altra forma
di pensiero. Era sottinteso come, una volta che la Neolingua fosse stata
definitivamente adottata, e l'Archelingua, per contro, dimenticata, un pensiero
eretico (e cioun pensiero in contrasto con i princ髹i del Socing) sarebbe
stato letteralmente impensabile, per quanto almeno il pensiero dipende dalle
parole con cui suscettibile di essere espresso. Il suo lessico era costituito
in modo tale da fornire espressione esatta e spesso assai sottile a ogni
significato che un membro del Partito potesse desiderare propriamente
di intendere. Ma escludeva, nel contempo, tutti gli altri possibili significati,
coscome la possibilitdi arrivarvi con metodi indiretti. Ciera stato
ottenuto in parte mediante l'invenzione di nuove parole, ma soprattutto mediante
la soppressione di parole indesiderabili e l'eliminazione di quei significati
eterodossi che potevano essere restati e, per quanto era possibile,
dei significati in qualunque modo secondari. Daremo un unico esempio. La parola
libero esisteva ancora in Neolingua, ma poteva essere usata solo in frasi come
"Questo cane libero da pulci" ovvero "Questo campo libero da erbacce".
Ma non poteva essere usata nell'antico significato di "politicamente libero"
o "intellettualmente libero" dal momento che la libertpolitica e intellettuale
non esisteva pi nemmeno come concetto, ed era quindi, di necessit priva
di una parola per esprimerla. Ma, a parte la soppressione di parole di carattere
palesemente eretico, la riduzione del vocabolario era considerata fine
a se stessa, e di nessuna parola di cui si potesse fare a meno era ulteriormente
tollerata l'esistenza. La Neolingua era intesa non a estendere, ma a diminuire
le possibilitdel pensiero; si veniva incontro a questo fine appunto,
indirettamente, col ridurre al minimo la scelta delle parole.
La Neolingua era fondata sul ceppo della lingual quale noi la conosciamo,
sebbene numerose frasi in Neolingua, pur se non contengano parole di nuovo
conto, sarebbero scarsamente intelligibili per chi parla la lingua d'oggigiorno.
Le parole in Neolingua erano divise in tre classi distinte, che prendevano
il nome di Vocabolario "A", Vocabolario "B" (detto anche delle parole composte),
e infine Vocabolario "C". Sarpisemplice esaminare ciascuna classe per conto
proprio, ma le particolaritriguardanti l'applicazione delle regole
grammaticali verranno trattate nella sezione esto reca, naturalmente,
l'espressiome "the English language" e ciola "lingua inglese.
Ma nel voltare in italiano questa appendice, perchnon ne vada perduto
completamente il senso, si finge, per assurdo, che la Neolingua
che si parla in Oceania nel 2050 sia invece la lingua italiana. Cos tutte
le volte che si accennera un finale, il testo originale dell Orwell reca,
in realt il titolo ~i esso, e ci~* il Tlint s. Data la diversit tra la struttura della lingua inglese e ~quella italiana, la v鬳ivvne deve,
inoltre, rinunciare dd decine intenzioni che non avrebbero senso nella nostra
lingua e sostituirle con altre analoghe ovvero, per 秀ualche volta, rinunciarvi
del tutto. Per chi voglia penetrare fino in fondo il significato questo saggio
linguistico-social-economico-morale dell'Orwell che tra i piu brillanti
capitoli del libro, si consiglia di ricercare l'originale, dal momento
che la versione italiana, per il fatto stesso di essere una versione, deve
contentarsi di dare, tutt'al pi un ragguaglio dei problemi, e un cenno delle
soluzioni proposte. (N.d.T.~ dedicata al Vocabolario "A", dal momento
che le medesime regole sono in vigore per tutte e tre le sezioni.
Vocabolario A. Il vocabolario A consisteva nelle parole in uso per il disbrigo
degli affari giornalieri, per operazioni come mangiare, bere, lavorare,
vestirsi, salire le scale, guidare veicoli, fare giardinaggio, cucinare
e simili. Era composto quasi interamente di parole che noi possediamo
gi(parole come battere, correre, cane, albero, zucchero, casa, campo)
ma, a paragone con il vocabolario attuale, il loro numero era estremamente
ridotto, mentre i loro significati erano assai pirigidamente definiti.
Tutte le ambiguite sfumature di significato erano state completamente
eliminate. Nei limiti del possibile, una parola in Neolingua appartenente
a (questa classe era semplicemente una specie di suono staccato che esprimeva
una sola idea chiaramente intesa.
Sarebbe stato del tutto impossibile usare il Vocabolario per scopi letterari,
ovvero per discussioni politiche o filosofiche Era destinato soltanto
a esprimere pensieri semplici e definiti, che chiamassero in causa oggetti
concreti e azioni materiali.
La grammatica della Neolingua aveva due principali caratteristiche. La prima
era una quasi completa intercambiabilittra le parti del discorso. Ogni parola
della lingua (e per principio cisi applicava anche a parole del tutto astratte
come se ovvero quando) poteva essere usata sia come verbo, sia come nome o come
aggettivo o avverbio. Tra forme verbali o nominali, quando appartenevano alla
stessa radice, non sussisteva alcuna variazione, e questa regola era quella
che determinava la scomparsa di non poche forme arcaiche. La parola pensiero,
per esempio, non esisteva da sola e in questa forma, in Neolingua. Il suo posto
era stato preso dalla parola pensare, che serviva sia per il nome
che per il verbo. Non era seguito alcun principio etimologico in taluni casi
era il nome originale che veniva mantenuto, in altri era il verbo. Anche quando
un verbo o un nome di significato analogo non erano connessi tra loro
etimologicamente l'uno o l'altro dei due era frequentemente soppresso.
Non c'erano, per esempio, parole come taglio, dal momento che il suo significato
era espresso a sufficienza dal nome COLTELLO. Gli aggettivi erano formati
mediante l'aggiunta del suffisso evole al nome-verbo, e gli avverbi mediante
l'aggiunta del suffisso mente.cOs per esempio, vek)citevole, significava
"rapido" e velocitamente significava "rapidamente". Taluni degli aggettivi
odiemi come buono, forte, grande, nero, molle, erano mantenuti, ma il loro
numero era al quanto hasso. C'era infatti scarso bisogno di essi, dal momento
che qualsiasi significato aggettivale poteva essere facilmente ottenuto
aggiungendo l'evole al nome-verbo. Non era mantenuto nessuno degli avverbi
attuali, se si eccettuano quelli che gifiniscono in mente: la terminazione
mente era invariabile. La parola bene, per esempio, era stata sostituita
con buonamente.
Oltre a cia, ogni parola (e questo, per principio, riguardava ogni parola
che esistesse nella lingua) si sarebbe potuta rendere negativa aggiungendo
l'affisso s, ovvero poteva essere rafforzata con l'affisso plus, o, se si fosse
voluto ancor pisottolineare il rafforzamento, con bisplus: cos per esempio,
sfreddo significava "caldo", mentre plu.sfredd e bisplusfreddo significavano~
rispettivamente, "molto freddo", e "eccezionalmente freldo". Era anche
possibile, come del resto nella lingua attuale, modificare il significato
di quasi tutte le parole con le proposizioni ante, post, sopra, sotto ecc.
G)n simili metodi si era riusciti a realizzare una enorme diminuzione
del vocabolario. Si prenda per esempio la parola buono; non c'era bisogno
di adoperare la parola cattivo, dal momento che l'identico significato
era espresso egualmente bene (e anzi meglio) dalla parola sbuono. Tutto quel
che c'era da fare, semmai, in ogni caso in cui due parole formavano una coppia
naturale di opposti~ era di decidere quale dei due sopprimere. Buio,
per esempio, poteva essere sostituito da sluce--e, ovvero luce da sbuio,
a preferenza. La seconda caratteristica della grammatica in Neolingua consisteva
nella sua regolarit Con le sole pochissime eccezioni che sono elencate sotto,
tutte le coniugazioni seguivano le stesse regole. Cos in tutti i verbi,
il passato e il participio passato erano gli stessi e finivano in ato.
Il passato di dormire era dormato, e quello di correre era corrato, ecosvia;
in tutta la lingua forme come distesu, emerso, inciso, insorto, preteso, ecc.,
erano state del tutto abolite, per dare luogo a distendato, emergato, incidato,
insorgato, pretendato, ecc. Il plurale si faceva sostituendo l'ultima vocale,
(qualsiasi essa fosse, con "i" sia che il nome fosse maschile o femminile,
per esempio: donna, donni; scopa, scopi; uomo, uomi, ecc.
Le sole classi di parole cui era permesso di declinarsi irregolarmente erano
i pronomi, gli aggettivi relativi e dimostrativi e i verbi ausiliari. Tutti
questi seguivano le regole antiche, eccetto il pronome il quale, che era stato
soppresso come inutile, e la totale eliminazione del condizionale.
Si riscontravano inoltre alcune irregolaritnella formazione delle parole,
derivate dalla necessitdi un fraseggiare rapido e facile. Una parola difficile
da pronunziarsi o che avesse corso rischio d'essere fraintesa era ritenuta ipso
facto una cattiva parola: di quando in quando, allora, per ragioni di eufonia,
talune lettere straordinarie venivano inserite in una nuova parola ovvero
venivano ritenute alcune forme arcaiche. Ma tutto Civa messo in relazione
segnatamente con il vocabolario B. Il perchveniva data tanta importanza a ogni
facilitazione della pronuncia verrillustrato, pisotto, in questa stessa
nota.
Vocabolario B. Il vocabolario B consisteva di parole che erano state create
deliberatamente per scopi politici, vale a dire parole che avevano non solo,
in ogni caso, un significato politico, ma che erano per l'appunto intese
a imporre un atteggiamento mentale, in una direzione desiderata, nella persona
che ne faceva uso.
Senza una profonda conoscenza e comprensione del Socing era piuttosto difficile
usare correttamente di queste parole. In certi casi esse venivano tradotte
in Archelingua, ovvero con certe parole tolte dal vocabolario A, ma esse
richiedevano, in questi casi, comunque, lunghe e complicate parafrasi, senza
contare la perdita di alcune importanti sfumature. Le parole del vocabolario
B costituivano una sorta di stenografia verbale, che riusciva spesso
a concentrare un intero sistema di idee in poche sillabe, ed era nello stesso
tempo piaccurata e flessibile che non la lingua ordinaria.
Le parole B erano, in ogni caso, parole composter. consistevano in
due o piparole, ovvero porzioni di parole, combinate assieme in una forma
che fosse di semplice pronunzia. L'amalgama che ne risultava era sempre
un nome-verbo, e si coniugava secondo le regole ordinarie. Per fare un solo
esempio, la parola pensabuono, che significava, a un dipresso, "ortodossia"
e anche, se si doveva considerare verbo, "pensare in maniera ortodossa",
si flettevacos nome-verbo pensabuono, passato e participio passato
pensabuonato; participio presente, pensabuonante, aggettivo (irregolare)
pensabenista; avverbio, pensabuonamente.
Le parole B non erano costruite in nessun sistema etimologico Le parole
di cui erano fatte potevano venire da qualsiasi parte dei discorso, e avrebbero
potuto essere messe in ordine qualsiasi, ovvero potevano essere amputate
in qualsiasi modo che potesse favorirne la pronunzia, mentre mantenevano quelle
caratteristiche che potessero suggerire la loro derivazione. Nella parola
psicoreato (delitto di pensiero), per esempio, la parola reato veniva dopo,
mentre nella parola reasesso (immoralitsessuale), mutilata dell'ultima
sillaba, la precedeva. Per la gran difficoltdi raggiungere sempre I Parole
composte come, a esempio, matostro (e ciomatita e inchiostro~ si trovavano,
naturalmente, nel vocabolario A, ma queste erano del tutto prive di qualsiasi
significato ideologico. (N d A ) forme eufoniche, formazioni irregolari erano
pifrequenti nel Vocabolario B che non in quello A. Per esempio le forme
aggettivali di Miniver, Minipax e miniamor, erano, rispettivamente, Miniverista,
Minipaxiere, Minamorasta, per il semplice fatto che ver鋦ole, pax鋦ole
e amor鋦ole erano considerati di pronunzia troppo difficile. Come principio
generale, tuttavia, tutte le parole del Vocabolario B si declinavano
e si coniugavano nel modo usuale.
Alcune delle parole B possedevano significati cossottili e delicati
di sfumature che divenivano pressochinintelligibili per chi non conoscesse
la lingua nel suo insieme. Si prenda a esempio la seguente tipica frase
che ricorreva spesso in articoli di fondo del giornale Archepens鋦oli
spanciasentire Socing. Una parafrasi il pipossibile abbreviata e che peraltro
trascurava non poche sfumature di tale frase puessere resa in Archelingua,
cos "Coloro le cui idee furono formate innanzi la Rivoluzione non possono
avere una comprensione emotiva dei principi del socialismo inglese.". Ma questo,
come s'detto, non rappresenta una traduzione adeguata.
Tanto per cominciare, per capire tutt'intero il significato della frase
in Neolingua citata di sopra, si sarebbe dovuta avere un'idea il pipossibile
chiara e completa di che cosa s'intendeva per Socing.
Oltre a ci solo una persona che fosse profondamente radicata nella dottrina
del Socing avrebbe potuto apprezzare la forza di una parola come panciasentire,
che conteneva un significato di cieca, entusiastica accettazione, difficile
a immaginarsi oggigiorno, e allo stesso modo anche quella d'una parola come
archepensare, che era strettamente connessa con l'idea della malvagite della
decadenza. La speciale funzione di talune parole in Neolingua come, per esempio,
archepensure, non consisteva tanto nell'esprimere significati, quanto
nel distruggerli. Codeste parole, che erano necessariamente in numero limitato,
avevano avuto i loro significati allargati fino a includere in se medesimi
intere batterie di parole che, essendo state sufficientemente ricoperte
da un unico termine comprensivo di esse tutte, potevano essere cancellate
e dimenticate.
La pigrande difficoltcui andavano incontro coloro che compilavano
il Dizionario della Neolingua non consisteva tanto nell'inventare le nuove
parole quanto nel rendersi perfettamente conto di quel che volevano dire,
di rendersi conto, cio quali sistemi di parole e di frasi esse venivano
a sopprimere con la loro esistenza.
Come abbiamo giveduto nel caso della parola libero, parole che un tempo
avevano avuto un significato eretico venivano pur mantenute, talvolta,
per via della convenienza, ma il significato sfavorevole era come purgato.
Innumerevoli altre parole, come onore, giustizia, morale, internazionalismo,
democrazia, scien~a e religione avevano semplicemente cessato del tutto
di esistere. Poche parole avevano la funzione di ricoprirle, e ricoprendole
le abolivano. Tutte le parole che si raggruppavano attorno ai concetti
di liberte di eguaglianza, per esempio, erano contenute nella semplice parola
psicoreato, mentre tutte le parole che si raggruppavano attorno ai concetti
di obiettivite razionalismo erano contenute nell'unica parola archepensare.
Una precisione maggiore sarebbe stata pericolosa; ciche si richiedeva
in un membro del Partito era un atteggiamento simile a quello degli antichi
ebrei che sapevano, senza peraltro conoscere gran che oltre a quel fatto,
che tutte le altre nazioni diverse dalla loro adoravano "falsi dei".
Non era necessario sapere che quegli dei si chiamavano Baal, Osiride, Moloch,
Astaroth e simili: probabilmente, meno cose si conoscevano attorno a essi, tanto
pil'ortodossia ci avrebbe guadagnato. Si conoscevano Geova e i comandamenti
di Geova e si sapeva quindi che tutti gli dei che portavano nomi diversi,
o diversi attributi erano falsi. In modo pressochanalogo, un membro
del Partito sapeva quel che costituiva la condotta giusta, e in certi termini
estremamente vaghi e generali egli sapeva quali generi di traviamenti erano
possibili da essa. La sua vita sessuale, per esempio, era interamente regolata
dalle due parole in Neolingua reasesso (e cioimmoralitsessuale) e sesbuono
(castit. Reasesso copriva tutti i significati negativi: la fornicazione,
l'adulterio, la pederastia e altre perversioni, e oltre al resto, naturalmente,
i normali rapporti sessuali fra uomo e donna, fine a se stessi. Non c'era
bisogno di enumerarli separatamente, poichessi erano colpevoli tutti nello
stesso modo e, per principio, tutti erano punibili con la morte. Nel vocabolario
C, che consisteva in parole scientifiche e tecniche, avrebbe potuto essere
necessario dare definizioni specializzate di talune aberrazioni sessuali,
ma i cittadini ordinari non avevano bisogno di quelle parole. Essi sapevano quel
che s'intendeva per sesbuono, e ciorapporti sessuali tra marito e moglie
al solo scopo di procreare la prole, e senza alcun piacere fisico da parte della
donna: tutto il resto era reasesso. In Neolingua era assai raramente possibile
seguire un pensiero eretico al di ldella pura e semplice percezione, appunto
perchesso era eretico: oltre quel punto, le parole che sarebbero state
necessarie non esistevano.
Nessuna parola del vocabolario B era ideologicamente neutra.
Gran parte erano eufemismi. Parole, a esempio, come svagocampo (campo per lavori
forzati) o Minipax (Ministero della Pace, e cioMinistero della Guerra)
significavano quasi esattamente l'opposto di quel che parevano, in un primo
momento. Talune parole, d'altra parte, manifestavano una schietta e spregiativa
comprensione della vera natura della societdell'Oceania. Un esempio
era la parola prolenutro, che stava a significare tutti gli intrattenimenti
da pochi soldi e le notizie di varietche il Partito teneva in serbo
per le masse. Altre parole ancora erano ambivalenti e avevano significato
positivo ove fossero applicate al Partito e ai suoi membri, e significato
negativo ove fossero applicate, invece, ai loro nemici.
C'erano inoltre parole in gran numero che, a prima vista, sembravano
abbreviazioni pure e semplici e che derivavano il loro colore ideologico
non dal loro significato ma dalla loro struttura.
Per quanto si poteva, tutto quel che aveva o che poteva avere un significato
politico, di qualsiasi genere, veniva sistemato nel Vocabolario B. I nomi
di tutte le organizzazioni, gruppi di popolazioni, dottrine, paesi, istituzioni,
edifici pubblici, ecc. era invariabilmente ridotto a una forma semplice
e familiare; vale a dire una sola parola di pronunzia facile, e col minor numero
possibile di sillabe, che potesse preservare il colore della sua derivazione
originale. Nel Ministero della Verit per esempio, l'Archivio, in cui lavorava
Winston Smith, si chiamava Arvo, il Reparto Amena si chiamava Ream e il Reparto
dei Tele-programmi si chiamava il Telerep. Tutto cia, non era stato per escogitato col solo intento di risparmiare tempo. Anche nelle prime decadi
del ventesimo secolo, le frasi e le parole abbreviate erano state una delle
caratteristiche principali del linguaggio politico. E fu anche notato
che la tendenza a usare le abbreviazioni era particolarmente sentita nei paesi
a regime totalitario e nelle organizzazioni totalitariste. Si possono prendere,
a esempio, parole come Na~i, Gestapo, Comintern, Inprecorr, Agitprop.
In principio codesta pratica fu adottata spontaneamente, d'istinto, ma nella
Neolingua essa fu sfruttata deliberatamente. Era stato notato infatti che,
abbreviando un nome, si restringeva e si alterava con sottigliezza anche
il suo significato, e se ne tagliavano fuori e abolivano tutte quelle idee
accessorie che potevano restarvi apprese. Le parole Internazionale Comunista,
per esempio, richiamavano un quadro composto di una universale fratellanza
umana, bandiere rosse, barricate, Carlo Marx e la Comune di Parigi. La parola
Comintern, invece, suggerisce soltanto l'idea d'una organizzazione ordinata
e un ben definito corpo di dottrine. Si riferisce, insomma, a qualche cosa
che si pufacilmente identificare, e limitato, nei suoi scopi, come appunto
una sedia o una tavola. Comintern una parola che si pupronunciare quasi
senza corredarla d'una immagine, mentre Internazionale Comunista una frase
su cui si obbligati a indugiare, se anche per un breve momento. Nello stesso
modo, le associazioni di idee create con parole come Miniver sono in numero
minore e pifacilmente controllabili che non quelle richiamate dal Ministero
della Verit Questa era la ragione che aveva determinato l'abitudine non solo
di abbreviare le parole tutte le volte che fosse stato possibile, ma anche
di preoccuparsi al massimo perchogni parola fosse di facile pronunzia.
In Neolingua l'eufonia superava ogni considerazione che non riguardasse,
naturalmente, l'esattezza del significato. La regolaritdella grammatica
le era sempre sacrificata tutte le volte che fosse sembrato necessario.
E ciera giusto, dal momento che i fini politici richiedevano in modo
particolare parole brevi e scattanti, di signiticato esattissimo,
e che potessero essere pronunziate rapidamente e soprattutto che ridestassero
il minimo possibile di echi nella mente di chi parlava (come anche
di chi ascoltava). Le parole del Vocabolario B guadagnavano di forza anche
per il fatto che la maggior parte erano assai simili tra loro. Quasi
invariabilmente tali parole (pensabuono, Minipax, prolenutro, reasesso,
svagocampo, Socing, ecc.) erano costituite da poche sillabe e si prestavano
a un tipo di discorso saltellante e monotono. E ciera esattamente quel
che si trovava in fondo agli scopi della Neolingua. L'intenzione era infatti
di rendere il discorso, e specialmente il discorso su qualsiasi argomento
che non fosse ideologicamente neutrale, indipendente il pipossibile
da una corrente di pensiero operante. Per gli scopi della vita quotidiana
era senza dubbio necessario, almeno in certi casi, riflettere prima di parlare,
ma un membro del Partito, richiesto di emettere un giudizio etico o politico,
sarebbe stato capace di esprimere opinioni corrette in modo automatico cos come un fucile mitragliatore una scarica di pallottole. La sua educazione
lo inquadrava, la lingua gli dava uno strumento garantito, e la tessitura delle
parole, con i loro suoni aspri e una certa deliberata sgradevolezza
che era in perfetto accordo con lo spirito del Socing assisteva il processo fino
in fondo.
E analogamente operava il fatto d'aver tanto poche parole da scegliere.
Relativamente al nostro, il vocabolario della Neolingua era assai sottile,
e ci si adoperava di continuo a trovare il mezzo di ridurlo ulteriormente.
La Neolingua, infatti, era distinta da quasi tutte le altre lingue dal fatto
che il suo vocabolario diventava ogni giorno pisottile invece di diventare
pispesso. Ogni riduzione rappresentava una conquista, perchpipiccolo
era il campo della scelta e pilimitata era la tentazione di lasciar spaziare
il proprio pensiero. Si sperava, da ultimo, di far articolare il discorso nella
stessa laringe, senza che si dovessero chiamare in causa i centri del cervello.
Questo progetto era chiaramente ammesso nella parola in Neolingua ocolingo,
che significava "parlare come un'oca", come molte altre parole del vocabolario
B, ocolingo aveva un significato ambivalente. Se le opinioni erano ortodosse,
voleva tributare lode, e se il giornale avesse detto che uno degli oratori
del Partito era un bisplusbuono ocolingh鋦ole significava infatti tributargli
un complimento affettuoso e lusinghiero.
Vocabolario C. Il vocabolario C costituiva un supplemento degli altri
e consisteva quasi interamente di termini scientifici e tecnici.
Questi rassomigliavano ai termini scientifici in uso oggigiorno, ed erano
costruiti con le medesime radici, ma si aveva cura di definire in modo preciso
i significati e togliere loro tutti quelli, invece, che fossero indesiderabili.
Seguivano le stesse regole grammaticali che valevano per le parole degli altri
due vocabolari. Pochissime parole del vocabolario C erano d'uso corrente
nei discorsi quotidiani, ovvero in quelli di carattere politico. Qualsiasi
operaio specializzato o tecnico avrebbe potuto trovare tutte le parole
che gli erano necessarie nella lista dedicata alla sua specializzazione, ma dava
di rado piche una fuggevole occhiata alle parole che componevano le altre
liste. Solo pochissime parole erano comuni a tutte le liste, e non c'era alcun
vocabolario che esprimesse la funzione della Scienza come abito mentale, ovvero
un modo di pensiero che non fosse invece interessato esclusivamente alle
sue specialit Non c'era infatti alcuna parola per "Scienza", poichtutti
i significati che avrebbe potuto avere erano gia sufficienza espressi nella
parola Socing.
Dai cenni di sopra si comprenderche in Neolingua l'espressione di opinioni
eterodosse al disopra di un bassissimo livello era praticamente impossibile.
Era naturalmente possibile dire invece eresie di specie molto cruda e violenta,
una sorta di bestemmie, insomma. Sarebbe stato possibile, per esempio, dire
11 Grande Fratello sbuono. Ma questa proposizione, che a un orecchio
ortodosso sarebbe suonata come una assurditpalese di per se stessa,
non avrebbe potuto essere appoggiata da alcuna dimostrazione, dal momento
che le parole necessarie a quello scopo non c'erano pi Le idee contrarie
al Socing si potevano rivestire di una vaga forma priva di parole, e si solevano
definire in certi larghissimi termini che si potevano classificare insieme
e che condannavano interi gruppi di eresie senza peraltro, cosfacendo,
riuscire a definirsi. Si poteva, infatti, usare la Neolingua per scopi
eterodossi solo traducendo, illegittimamente, alcune parole in Archelingua.
Per esempio Tutti gli uomini sono eguali era una frase possibile in Neolingua,
ma solo nel senso che la frase tutti gli uomini hanno i capelli rossi
ha in Archelingua. Non conteneva nessun errore grammaticale, ma esprimeva
una palpabile sverita... e cioche tutti gli uomini siano di eguale formato,
altezza, peso e forza, ecc. Il concetto di eguaglianza politica non esisteva
pie quel significato secondario era stato infatti purgato dalla parola eguale.
Nel 1984, quando l'Archelingua era ancora il mezzo normale di comunicazione,
esisteva il pericolo teorico che, pure usando parole in Neolingua, ci si potesse
ricordare del loro significato originario. In pratica non era difficile,
per qualsiasi persona che avesse una solida esperienza di bispensiero, evitare
quel pericolo, ma nello spazio di due generazioni anche soltanto la possibilit di quel pericolo sarebbe del tutto scomparsa. Una persona cresciuta
con la Neolingua come sua sola lingua non avrebbe mai saputo che eguale aveva
avuto un tempo anche il significato secondario di "eguale politicamente",
e che la parola libero) aveva avuto quello di "intellettualmente libero", cos come una persona che non conosca affatto la tecnica del gioco degli scacchi
non puessere a parte dei significati secondari delle parole regina o torre.
Molti delitti ed errori si sarebbero trovati oltre la possibilitd'essere
commessi, solo per il fatto che non avevano un nome e quindi non erano
concepibili. E si sarebbe anche potuto prevedere che, con il passare del tempo,
le caratteristiche distintive della Neolingua si sarebbero pronunciate sempre
di pi le sue parole sarebbero diminuite vieppi i loro significati sarebbero
diventati sempre pirigidi, e la possibilitdi usarli a sproposito si sarebbe
ridotta al minimo.
Il giorno che l'Archelingua fosse stata sostituita una volta per tutte dalla
Neolingua, si sarebbe infranto l'ultimo legame con il passato. La Storia
era gistata riscritta, ma frammenti di letteratura del passato sopravvivevano
qua e l ancora imperfettamente censurati; fino a quando fosse stato possibile
conservare rudimenti di Archelingua, sarebbe pur sempre stato possibile
leggerli. Nel futuro, tali frammenti, anche se avessero avuto la possibilit di sopravvivere, sarebbero stati inintelligibili e irriducibili.
Non si poteva, infatti, tradurre qualsiasi proposizione in Archelingua
in una corrispondente di Neolingua~ il lllt'Il() che essa non si riferisse
a un qualche procedimento tecnico, ovvero a una azione giornaliera delle pi semplici e ovvie, o tosse, a ogni modo, perfettamente ortodossa
(pensabenista, in Neolingua) nelle tendenze che tradiva. Cisignificava,
in pratica, che nessun libro scritto a un dipresso prima del 1960 si sarebbe
potuto tradurre per intero. La letteratura pre-rivoluzionaria si sarebbe potuta
soltanto sottoporre a un processo di traduzione ideologica, vale a dire
a un'alterazione cosnel senso come nella lingua. Si prenda per esempio,
il ben noto passo della Dichiarazione d'Indipendenza: Noi riteniamo che queste
veritd siano evidenti di per se stesse, che ciotutti gli uomini sono creati
uguali, che essi sono stati dotati dal loro creatore di certi inalienabili
diritti, e che tra questi c'la vita, la liberta e la ricerca
per il raggiungimento della felicit Che per assicurare tutti i diritti,
i Governi vengono istituiti fra tutti gli uomini, e derivano i loro poteri
dal consenso dei governati. Che in qualsiasi caso in cui una qualsiasi forma
di Governo divenga micidiale per questi fini, nel diritto del popolo
di alterarla o di abolirla, e di istituire un nuovo Governo...
Sarebbe stato assolutamente impossibile rendere tutto questo in Neolingua,
rispettando il senso dell'originale. L'approssimazione maggiore cui si poteva
giungere, sarebbe stato d'inghiottire tutto il passato nell'unica parola
psicoreato. Una traduzione completa e analitica avrebbe potuto essere soltanto
una traduzione ideologica, nella quale le parole di Jefferson sarebbero state
trasformate in un panegirico dello Stato assoluto.
Gran parte, infatti, della letteratura del passato era gistata trasformata
in questo modo. Considerazioni di prestigio facevano ritenere opportuno, e anzi
in certi casi desiderabile, conservare la memoria di alcune figure storiche,
mentre si badava, naturalmente, di mettere al corrente le loro opere
con la filosofia del Socing.
Numerosi scrittori come, per esempio, Shakespeare, Milton, Svvift, Byron,
Dickens e qualche altro stavano ancora subendo il trattamento della traduzione
ideologica. Una volta che tale lavoro fosse stato completato, i loro scritti
originali, assieme a tutto ciche sopravviveva della letteratura del passato,
sarebbero stati distrutti. Codeste traduzioni erano un lavoro piuttosto lento
e difficile, e non ci s'aspettava che fossero terminate innanzi la prima
o la seconda decade desecolo ventesimoprimo. C'era anche una quantitenorme
di letteratura puramente utilitaria (indispensabili manuali tecnici e simili)
che doveva essere sottoposta allo stesso trattamento. Fu soprattutto
per concedere un po' pidi respiro al lavoro preliminare di traduzione,
che l'adozione finale della Neolingua era stata fissata a una data coslontana
come il 2050.
fine






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