David Gerrold.
    LA GUERRA CONTRO GLI CHTORR.
    Titolo originale: "The War Against the Chtorr: A Matter for Men".
    Traduzione di Claudia Verpelli e Silvia Lal駮.
    Copyright 1983 David Gerrold.
    Copyright 1992 Arnoldo Mondadori Editore.
    Urania, periodico quattordicinale numero 1194 - 13 dicembre 1992.
    Su concessione Arnoldo Mondadori Editore.
    L'AUTORE.
    Tra tutti  i  filoni  nei  quali  viene  abitualmente  incasellata  la
    fantascienza,  quello  avventuroso sicuramente il piapprezzato dal
    grande pubblico.  David Gerrold,  nato a Chicago nel 1944,  ha  saputo
    comunque  trovare  spunti di originalitpur rimanendo fedele ai punti
    cardinali che contraddistinguono il genere: intrepidi difensori  della
    Terra,  alieni cattivissimi e,  soprattutto, tanta, tantissima azione.
    La  riuscita  della  "formula  Gerrold"  ampiamente  documentata   dal
    successo  del  "serial"  "La  guerra contro gli Chtorr",  trova le sue
    radici nella formazione "classica"  dello  scrittore  di  Chicago  che
    confessa   di   dovere  molto  all'universo  immaginifico  di  maestri
    riconosciuti della fantascienza quali Isaac Asimov e Robert  Heinlein.
    Spesso avvicinato a un altro maestro dell'avventura,  Larry Niven, con
    il quale ha anche scritto un romanzo, "The Flying Sorceress",  Gerrold
    ne condivide l'entusiasmo per il genere e le sue regole.  Al contrario
    di Niven per  almeno secondo l'opinione di autorevoli  critici  come
    Donald  Lawer,  il  suo  interesse  per  la  scienza  e  il background
    tecnologico nei suoi romanzi, scarso.  Lo attraggono molto di piil
    meccanismo  della suspense e l'intrigo allo stato puro che coinvolge i
    suoi personaggi  e,  con  loro,  il  lettore.  A  questo  proposito  
    significativo  che l'esordio di Gerrold come autore sia avvenuto in un
    campo dove il ritmo dell'azione  conta  pi di  ogni  altro  fattore,
    ovvero nella televisione. I primi lavori di Gerrold infatti riguardano
    la   serie   "Star  Trek"  per  la  quale  ha  realizzato  soggetti  e
    "novelization".  Articolista e  consulente  per  riviste  famose  come
    "Starlog"  e  "Galileo",  Gerrold  ha prodotto un numero relativamente
    esiguo di racconti preferendo dedicarsi a opere di piampio  respiro.
    La  qualit letteraria  dei  suoi romanzi testimoniata dalla doppia
    nomination al prestigioso premio Nebula  cui  ha  partecipato  con  le
    opere  "When  Harlies Was One" e "The Man Who Folded Himself" ispirato
    alle storie di viaggi nel tempo di  Heinlein.  La  fortuna  editoriale
    tuttavia arriva con la serie che ha dato il titolo al volume che avete
    appena terminato di leggere. "La guerra contro gli Chtorr" infatti non
    che l'esordio di una saga che,  almeno per il momento, vanta quattro
    episodi.  Il postulato di  partenza   classico:  cosa  mai  potrebbe
    distruggere l'ecosistema del nostro pianeta che, nonostante i ripetuti
    tentativi   dell'uomo   di   autodistruggersi,   ancora  resiste  dopo
    quattromila anni di civilizzazione?  La risposta semplice: inserendo
    un  elemento estraneo al suo equilibrio rappresentato qui da una razza
    di  supervermi  cos sadicamente  malvagi   che   sarebbe   difficile
    descriverli   con   caratteristiche   peggiori.   La   lotta   per  la
    sopravvivenza dell'umanitdiventa cos il  fulcro  di  un  ciclo  di
    avventure  che non accenna a cadute d'interesse tra i lettori.  Con il
    successo commerciale, anche Gerrold,  come altri prima di lui,  sembra
    essersi   orientato  a  scrivere  romanzi-fiume  che  moltiplicano  le
    avventure e i colpi di scena.  La superattivitlegata alla sua  serie
    di  maggior  successo  non  gli  ha  comunque  sottratto  il  tempo di
    dedicarsi ad avventure pibrevi  ma  altrettanto  ben  costruite.  Il
    "Viaggio  dello  Star  Wolf" (URANIA numero 1182) appartiene al filone
    dei viaggi nello spazio,  una tematica approfondita proprio durante la
    collaborazione con la televisione.  Il taglio nervoso,  dinamico della
    narrativa di Gerrold deve comunque molto all'attivitdi Gerrold  come
    sceneggiatore.  Con lo pseudonimo di Noah Ward ha infatti firmato film
    famosi come "L'uomo fuori dal  tempo"  e  "La  fuga  di  Logan".  Come
    consulente  e  saggista  Gerrold ha prodotto numerosi volumi,  uno dei
    quali dedicato al mondo di "Star Trek". Attualmente,  oltre a scrivere
    le  nuove  avventure  della  "Guerra  contro  gli  Chtorr",  si occupa
    dell'annuario "SFYearbook", la Bibbia dell'editoria fantastica.
    Stefano Di Marino.
    "Chtorr (ktor) s. inv.  1.  Nome del pianeta che presumibilmente dista
    trenta anni luce dalla Terra.  2.  Sistema stellare di cui fa parte il
    pianeta,  gigantesca stella rossa a  tutt'oggi  non  identificata.  3.
    Specie dominante sul pianeta.  4.  Voce dotta,  uno o pimembri della
    suddetta specie: uno chtorr,  gli chtorr  (vedi  chtorran).  5.  Grido
    gutturale emesso da un membro della suddetta specie.
    C'htorran  ('ktorran)  agg.  1.  Di o relativo al pianeta o al sistema
    stellare Chtorr.  2.  Originario  di  Chtorr.  s.  inv.  1.  Qualsiasi
    creatura originaria di Chtorr.  3. Nell'uso comune membro della specie
    dominante,  la forma di vita (presumibilmente) intelligente di  Chtorr
    (plurale chtorran)".
    Dal   Random  House  Dictionary  della  lingua  inglese  edizione  del
    ventunesimo secolo riveduta e corretta.
    1.
    俑cCarthy, a terra!
    - Sissignore.
    - ...e chiudi la bocca.
    La chiusi.  Ci stavamo arrampicando in cinque lungo il  pendio  di  un
    crinale spoglio di alberi.  Tagliammo in diagonale per un prato d'erba
    gialla cosalta e secca  che  scricchiolava  sotto  i  nostri  piedi.
    Luglio  non  era  stato  gentile con il Colorado.  Sarebbe bastata una
    scintilla per trasformare le montagne in un inferno.
    Prima di raggiungere la cima ci  buttammo  a  terra  e  cominciammo  a
    strisciare  sui  gomiti.  Duke  era  in  testa  e si contorceva fra le
    erbacce come un serpente.
    Quel giorno avevamo giguadagnato cinque cime in quel modo e il caldo
    mi stava soffocando.  Pensavo all'acqua ghiacciata  e  alla  jeep  che
    avevamo lasciato sulla strada.
    Duke  super la  cresta  e sbircinella valle sottostante.  Uno alla
    volta Larry, Louis e Shorty lo raggiunsero. Io ero l'ultimo... come al
    solito.  Quando strisciai accanto a  loro  avevano  gi esaminato  il
    territorio circostante e avevano un'espressione cupa.
    Duke borbott - Larry, passami il binocolo.
    Larry  ruot sul  lato  sinistro  per  slacciare il fodero sul fianco
    destro. Poi, senza dire una parola, gli allungil binocolo.
    Duke ispezionil paesaggio circostante con la stessa  attenzione  con
    cui un lupo fiuta una trappola.  Borbottancora tra s  poi restitu
    il binocolo.
    Ora era il turno di Larry. Dette un'occhiata, poi passa sua volta il
    binocolo a Louis.
    Cosa  stavano  guardando?  Quella  valle  mi  sembrava  identica  alle
    precedenti.  Erba  e  rocce  e alberi.  Non vedevo altro.  Cos'avevano
    individuato?
    - Sei d'accordo? - chiese Duke.
    - Sono vermi - disse Larry.
    - Non c'dubbio - aggiunse Louis.
    Vermi! FINALMENTE! Presi il binocolo dalle mani di Shorty e scrutai il
    crinale opposto a noi.
    Un ruscello si snodava  nella  boscaglia  che  sembrava  essere  stata
    ricostituita di recente.  E malamente.  Fusti e rami spezzati, tronchi
    squarciati grandi pezzi di corteccia e il  solito  tappeto  di  foglie
    morte  e  ramoscelli  sparsi  disordinatamente  su  tutta  la collina.
    Sembrava che la foresta fosse stata masticata e poi sputata  fuori  da
    un   instancabile   e   scrupoloso   erbivoro  preistorico  di  enormi
    proporzioni e appetiti.
    - No, piin basso - bofonchiShorty indicando il fondo valle.
    Guardai di nuovo attraverso il binocolo,  ma continuavo a  non  vedere
    nulla;  il  fondo  della  valle era stranamente spoglio e deserto,  ma
    no... un momento, c'era anche... non me n'ero accorto... proprio sotto
    di noi,  accanto a un'ampia distesa di alberi...  un grande  igloo  di
    materiale pastoso, e accanto un recinto circolare ancor pigrande. La
    recinzione  era  inclinata  verso  l'interno.  Sembrava una cupola non
    completata. Tutto l
    Shorty mi battsu una spalla,  poi prese il binocolo e  lo  pass di
    nuovo  a  Duke,  che aveva acceso il registratore.  Duke si schiarla
    voce,   avvicin il  binocolo  agli  occhi  e  cominci a  fare  una
    descrizione dettagliata della scena.  Parlava a bassa voce, a raffiche
    intermittenti,  una rapida e monotona cronaca dei fatti.  Delineava  i
    tratti del paesaggio come se stesse depennando le voci di una lista. -
    Soltanto   un   rifugio,   sembra   piuttosto  recente.   Nessun'altra
    costruzione.  Forse si tratta di  un  solo  nucleo  familiare,  almeno
    finora...  ma  intendono  aumentare di numero.  Hanno spianato un'area
    piuttosto vasta. Cupola e recinto secondo gli standard.  La recinzione
    alta circa due metri e mezzo...  no,  diciamo tre metri.  Dev'essere
    ancora vuota.  Io...  - Si arrest  poi  tir un  lungo  respiro.  -
    Maledizione.
    - Cosa c' - chiese Larry.
    Duke gli allungil binocolo.
    Larry guardancora.  Impiegun attimo per trovare il punto che aveva
    colpito l'attenzione di Duke, poi s'irrigid - Oh, Cristo, no...
    Passil binocolo a Louis.  Sudavo per l'impazienza.  COS'AVEVA VISTO?
    Louis esaminava il paesaggio senza fare commenti, ma l'espressione del
    suo volto si era indurita.
    Shorty mi passdirettamente il binocolo. - Vuoi dare un'occhiata... -
    stavo   cominciando  a  dire,   ma  lui  chiuse  gli  occhi  come  per
    allontanarmi insieme al resto del mondo.
    Strano.  Percorsi nuovamente con lo sguardo il paesaggio.  Cosa  m'era
    sfuggito la prima volta?
    Prima  mi  soffermai  sul  rifugio ma non vidi niente.  Era una cupola
    costruita alla bell'e meglio con pasta e trucioli di legno.  Avevo gi
    visto qualcosa di simile in fotografia.  Vista da vicino la superficie
    doveva essere ruvida, come scalpellata con una pala.  Intorno cresceva
    una  vegetazione  scura,  macchie  nere  attaccate  alle  pareti della
    cupola. Spostai lo sguardo sul recinto...
    - ...Eh?
    ...non poteva avere pidi cinque  o  sei  anni.  Indossava  un  abito
    marrone  scolorito  e  strappato,  aveva  le  guance  imbrattate  e le
    ginocchia sbucciate e saltellava lungo il  muro  strusciando  con  una
    mano contro la parete ruvida. Muoveva la bocca... stava cantando. Come
    se non avesse niente da temere.  Seguil percorso del muro, scomparve
    per un attimo alla nostra vista poi riapparve sulla curva opposta.  Mi
    si strinse il cuore. Avevo una nipotina della stessa et
    -  Jim...  il  binocolo.  -  Era Larry;  glielo restituii.  Duke stava
    togliendo l'imbracatura del suo zaino,  per estrarre un uncino  e  una
    fune.
    - Va a prenderla? - mormorai a Shorty.
    Shorty non rispose. Teneva ancora gli occhi chiusi.
    Larry scrutava di nuovo la valle sottostante.  - Sembra che ci sia via
    libera - disse, ma il tono della voce ne tradiva i dubbi.
    Duke stava annodando l'uncino alla cintura.  Sollevlo sguardo.  - Se
    noti qualcosa, usa il fucile.
    Larry abbassil binocolo e lo fiss poi annu
    - Va bene - disse Duke. - Tutto tranquillo. - Cominciad arrampicarsi
    con mani e piedi su per la cima.
    -  Fermo  -  disse  Louis,  Duke  si ferm  - Mi sembrato di vedere
    qualcosa muoversi fra quegli alberi...
    Larry mise a fuoco il binocolo.  - Gi- disse poi allungandolo a Duke
    che  si  spost per  vedere  meglio.  Esamin a  lungo  quelle ombre
    indistinte;  io feci lo stesso,  ma non capii cosa stessero guardando.
    Duke si lasciscivolare all'indietro e si fermaccanto a Larry.
    - Tiriamo a sorte? - chiese Larry.
    Duke  lo  ignor  la  sua  mente era da un'altra parte.  E non doveva
    essere piacevole.
    - Capo?
    Duke tornindietro. Aveva un'espressione strana,  indurita,  e teneva
    le labbra serrate. Disse solo. - Passami il fucile.
    Shorty  si  sfil il Weatherby calibro 7 millimetri che portava sulle
    spalle dal mattino,  ma invece di darlo a Duke,  lo pos con  cautela
    sull'erba, poi indietreggilungo il pendio. Louis lo segu
    Rimasi a guardarli. - Dove stanno andando?
    - Shorty deve pisciare - mi rispose secco Larry allungando il fucile a
    Duke.
    - Ma Louis andato con lui...
    -  Louis  andato a tenergli la mano.  - Larry sollevper l'ennesima
    volta il binocolo,  ignorandomi.  Poi disse: - Ce ne sono  due,  forse
    tre, capo.
    Duke sbuff - Riesci a vedere cosa stanno facendo?
    - No... ma sembrano molto attivi.
    Duke non disse nulla. Larry posdi nuovo il binocolo.
    -  Devo  andare  anch'io  a  pisciare.  -  E si allontannella stessa
    direzione di Shorty e Louis, trascinando con slo zaino di Duke.
    Fissai Larry, poi Duke. - Ehi, cosa...
    - Sta' zitto - disse Duke.  Era intento a guardare attraverso il lungo
    cilindro  nero  del Sony Magna-Sight.  Stava valutando l'incidenza del
    vento per rettificare il tiro;  alla Magna-Sight era infatti collegato
    un  elaboratore  balistico e il fucile era fissato a un piedistallo di
    precisione.
    Mi allungai per afferrare il  binocolo.  Nella  valle  sottostante  la
    bambina aveva smesso di saltellare,  si era accovacciata e con le dita
    stava tracciando dei segni in terra.  Una macchia rosa  e  porpora  si
    mosse  fra  un  gruppo  di  alberi  in  lontananza  attirando  la  mia
    attenzione.   Avevo  in  mano  un  binocolo  elettronico,   con   zoom
    automatico,  messa a fuoco sincronizzata,  misuratore di profonditdi
    campo e ammortizzatore di vibrazioni;  ma  avrei  preferito  piuttosto
    averne  uno  che  ingrandisse  le immagini anche in condizioni di luce
    sfavorevole e con qualsiasi clima.  Cosavrei potuto vedere  cosa  si
    nascondeva dietro a quegli alberi.
    Duke era accanto a me e sentii che stava inserendo un nuovo caricatore
    nel fucile.
    - Jim... - mi disse.
    Mi voltai a guardarlo.
    Non aveva ancora distolto lo sguardo da quel punto, ma accarezzava con
    le dita i comandi mentre con l'altra mano introduceva i proiettili con
    schiocchi sonori. - E tu non hai bisogno di svuotare la vescica?
    - Cosa? No, l'ho fatto prima di partire...
    - Come credi. - Tacque e riprese a guardare nel mirino.
    Presi   ancora   il  binocolo  per  rivedere  quelle  macchie  porpora
    nell'ombra.  Erano "vermi"?  Mi dispiaceva che fossero nascosti  dagli
    alberi, non avevo mai visto uno chtorran in carne e ossa.
    Perlustrai  la  zona  sperando  di vederne uno allo scoperto...  senza
    fortuna.  Peravevo individuato il punto in cui stavano cominciando a
    fare  uno sbarramento sul ruscello.  Erano anche anfibi?  Trattenni il
    respiro e osservai di  nuovo  il  bosco.  Mi  sarebbe  bastato  dargli
    un'occhiata, niente di pi..
    Il RATATATATA!  del fucile mi fece trasalire. Cercai freneticamente di
    rimettere a fuoco l'immagine...  quegli esseri continuavano a muoversi
    indisturbati.  Ma  allora  Duke...  a  cosa aveva sparato?  Spostai lo
    sguardo sulla recinzione...  un esserino si dibatteva  sanguinante  in
    terra.
    Un altro RATATATATA! e dalla sua testa sbocciun fiore rosso...
    Distolsi immediatamente lo sguardo,  inorridito.  Fissai Duke.  - Cosa
    diavolo stai facendo?
    Duke  era  intento  a  guardare  attraverso  il  mirino   telescopico,
    aspettando di vedere se la bambina si sarebbe mossa ancora.  Ma quando
    vide che restava immobile,  alzla testa e guardla valle.  In cerca
    degli chtorran nascosti.  A lungo.  Aveva un'espressione...  distante.
    Per un attimo pensai che fosse caduto in trance. Poi sembrrianimarsi
    e scivolgidalla collina,  dove aspettavano Shorty Louis  e  Larry.
    Anche  loro  avevano  delle  strane  espressioni,  e  non riuscivano a
    guardarsi negli occhi.
    - Dai - disse Duke passando il fucile a Shorty. - Allontaniamoci.
    Li seguii, ma devo aver continuato a mormorare: - L'ha uccisa...  l'ha
    uccisa...
    Poi  Larry  rallent per aspettarmi e mi tolse il binocolo dalle mani
    tremanti.  - Ringrazia il cielo di non esserti trovato al suo posto  -
    mi disse. - Altrimenti avresti dovuto farlo tu.
    2.
    Entrai nell'ufficio della dottoressa Obama.
    - Siediti pure, McCarthy.
    - Sissignora.
    I  suoi  occhi  avevano  un'espressione  gentile  e  io non riuscivo a
    evitarne lo sguardo. Mi ricordava mia nonna che usava lo stesso trucco
    e ti guardava con un'aria costriste che alla  fine  eri  dispiaciuto
    pi per  lei  che  per  te.  Quando parl  la sua voce aveva un tono
    distaccato, quasi incolore.  Anche mia nonna parlava cosquando aveva
    in testa qualcosa e voleva arrivarci per vie traverse. - Ho saputo che
    ieri pomeriggio hai avuto qualche problemino.
    - Mmmm...  sissignora.  - Feci fatica a inghiottire.  - Noi...  voglio
    dire, Duke ha sparato a una ragazzina.
    La dottoressa Obama disse dolcemente: - S  ho letto  il  rapporto  -
    fece una pausa.  - Tu sei l'unico che non ha firmato. C'qualcosa che
    vuoi aggiungere?
    - Signora... - dissi - ...non ha sentito quello che ho detto?  ABBIAMO
    SPARATO A UNA RAGAZZINA.
    Socchiuse gli occhi,  come per riflettere.  - Capisco. Sei turbato per
    quello che successo.
    - Turbato...? Sissignora, sono PROPRIO turbato.
    La dottoressa  Obama  si  osserv le  mani  che  teneva  educatamente
    intrecciate davanti a lei sulla scrivania, mani curate, scure e rugose
    per l'et - Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile.
    - Ma lei non ha mai parlato di UCCIDERE BAMBINI.
    - Speravo che non saremmo mai dovuti arrivare a tanto.
    - Dottoressa Obama, io non so quale sia la spiegazione di quello che 
    successo, ma non posso giustificare...
    - Non tocca a te giustificare!  - L'espressione del viso era diventata
    improvvisamente dura. - Duke ti ha passato il binocolo, no?
    - Sissignora. Pivolte.
    - E cos'hai visto?
    - La prima volta ho visto solo il rifugio e la recinzione,  la seconda
    volta ho visto la ragazzina.
    - E cos'ha fatto Duke?
    -  Be'...  sembrava che volesse andare a salvarla,  ma poi ha cambiato
    idea e ha chiesto il fucile.
    - Tu sai perch
    - Louis ha detto che aveva visto qualcosa.
    - Mmmm... e tu hai guardato di nuovo col binocolo per controllare?
    - Sissignora...  ma ho dato un'occhiata solo perchero  curioso.  Non
    avevo mai visto i vermi prima...
    M'interruppe bruscamente. - Ma quando hai guardato, li hai visti?
    - Ho visto qualcosa... - esitavo. - Ma non sono sicuro di cosa fosse.
    - Cosa sembrava?
    - Era grosso, rossiccio... difficile distinguerlo bene.
    -  Gli  chtorr  hanno  la pelle rossa e il pelo che cambia di colore a
    seconda della luce...  pu apparire  rosso,  rosa,  color  magenta  o
    arancione. E' questo che hai visto?
    -  Ho  visto  qualcosa  color  porpora.  Era  in  una  zona  d'ombra e
    continuava a muoversi avanti e indietro.
    - Si muoveva velocemente?
    Cercai di ricordare.  Cosa significava  "velocemente"  riferito  a  un
    verme? Rimasi sul vago: - In un certo senso.
    -  Allora  quello  che  hai visto era uno chtorr adulto nella fase pi
    attiva e pipericolosa.  Duke lo ha capito  e  cos Larry,  Louis  e
    Shorty. Hanno firmato tutti il rapporto.
    - Io non potevo sapere... non avevo mai visto uno chtorr prima. E' per
    questo che sono qui.
    -  Se  loro  hanno detto che si trattava di uno chtorr puoi star certo
    che lo era davvero...  per questo si sono  passati  il  binocolo,  per
    esserne sicuri.  Se Duke si fosse sbagliato, uno degli altri l'avrebbe
    sicuramente capito.
    - Io non sto mettendo in dubbio che fosse uno chtorr...
    - Pensavo di s- disse la  dottoressa  Obama.  -  E'  questa  l'unica
    giustificazione  possibile  per  non  aver  firmato  il  rapporto.   -
    Picchiettcon le dita sul foglio.
    Le lanciai un'occhiata guardinga. Papmi raccomandava sempre di stare
    attento a non firmare cose di cui non fossi sicuro...  era stato  cos
    che  lui aveva sposato mamma.  O cosdiceva.  Dissi: - L'ho vista che
    saltellava intorno al recinto. Non correva nessun pericolo;  non c'era
    nessuna ragione per spararle...
    -  Ti  sbagli  -  disse  la  dottoressa Obama.  - Ti sbagli di grosso.
    Dovresti saperlo.
    - Io non so nulla! - dissi con rabbia improvvisa.  - Nessuno mi ha mai
    detto nulla.  Sono stato trasferito qui da un reparto dell'Ente per la
    Ricostruzione perchqualcuno ha scoperto che avevo studiato  biologia
    per due anni. Qualcun altro mi ha dato un'uniforme e un regolamento...
    e questo stato tutto il mio addestramento.
    La  dottoressa  Obama  ebbe  un  sussulto,  tutt'a  un  tratto  sembr
    scoraggiata e avvilita.  Parlquasi tra s  ma in un tono abbastanza
    alto  da  farsi  sentire:  -  Ma  che  diavolo  fanno?  Mi mandano dei
    ragazzini...
    Io ero ancora agitato.  - Duke avrebbe dovuto sparare allo  chtorr!  -
    ripetei.
    -  Con  che  cosa?  - ribattla dottoressa Obama.  - Che tipo di armi
    avevate?
    - Avevamo un fucile ad alta energia.
    - E lo chtorr era a pidi settecento metri di distanza e c'era vento!
    Borbottai qualcosa sullo shock idrostatico.
    - Cos'hai detto?
    - Shock  idrostatico.  E'  quello  che  accade  quando  un  proiettile
    colpisce  la  carne.  Produce  un'onda  d'urto.  Le  cellule sono come
    piccole bolle d'acqua. Si rompono. E' questo che ammazza,  non il foro
    del proiettile.
    La  dottoressa  Obama  rimase silenziosa e sospir  mi resi conto che
    cercava  di  non  perdere  la  pazienza.   -  So  tutto  sullo   shock
    idrostatico.  Ma qui non c'entra. Tu pensi che la carne degli chtorran
    sia come quella umana. Non cos  Anche se Duke gli avesse sparato a
    bruciapelo,  non  sarebbe  servito a niente a meno che non fosse stato
    cosfortunato da colpirlo in un  occhio...  o  se  avesse  avuto  una
    cartuccia esplosiva,  ma non era cos Percinon aveva scelta, doveva
    sparare su chi poteva.  - La dottoressa Obama rimase in silenzio.  Poi
    riprese a parlare a bassa voce.  - Senti,  ragazzo, mi dispiace che tu
    ti sia trovato ad affrontare cospresto  la  dura  realt di  questa
    guerra,  ma...  -  alz le mani in segno di scusa sospirando,  poi le
    poggidi nuovo sul piano della scrivania - bene, mi dispiace.  Non so
    cos'altro dirti.
    Poi continu - Non sappiamo come siano fatti dentro, per questo che
    vogliamo  che  tu  stia  qui con noi.  Dicono che sei un esperto e noi
    speriamo che tu ci dica qualcosa.  Gli  chtorr  sembrano  corazzati  o
    segmentati  o chissche.  I proiettili non hanno effetto su di loro e
    molti uomini sono morti prima di scoprirlo.  I  casi  sono  due:  o  i
    proiettili  non  penetrano come avviene di solito,  o gli chtorran non
    possiedono organi vitali  che  possano  essere  danneggiati...  e  non
    chiedermi  come  cisia possibile,  perchnon lo so nemmeno io.  Non
    faccio altro che citarti i rapporti.
    "Le brutte esperienze per ci  hanno  insegnato  che  sparare  a  uno
    chtorran  significa  suicidarsi.  Che  siano  intelligenti o no,  come
    pensano in molti,  non fa  grande  differenza.  Sono  pericolosissimi,
    anche  se non hanno armi.  Si muovono velocemente e uccidono con furia
    selvaggia. La cosa migliore da fare non sparargli.
    "Duke voleva salvare la bambina, pidi quanto tu non immagini, perch
    sapeva bene qual era l'alternativa. Ma quando Louis ha visto lo chtorr
    nella boscaglia, Duke non ha avuto scelta... non poteva avventurarsi a
    salvarla.  Si sarebbero accorti di lui immediatamente e  Duke  sarebbe
    morto prima di poter fare dieci metri... e probabilmente sareste morti
    tutti. Nemmeno a me piace quanto successo, ma credimi, quello che ha
    fatto Duke stato un atto di piet
    "E'  stata  questa  la  ragione  per  cui  prima  ha  passato a voi il
    binocolo,  voleva essere sicuro che non si stava sbagliando...  voleva
    che  tu,  Shorty e Larry controllaste quello che stava succedendo.  Se
    voi aveste avuto il minimo dubbio,  non avrebbe fatto  quello  che  ha
    fatto;  non  sarebbe  stato costretto...  e se io pensassi che Duke ha
    ammazzato quella bambina senza necessit  lo manderei  davanti  a  un
    plotone  d'esecuzione  cos velocemente  che  non  farebbe in tempo a
    cambiarsi la maglietta."
    Rimasi a pensarci un po' su.
    La dottoressa Obama rimase in attesa,  sembrava ansiosa,  ma aveva uno
    sguardo di comprensione negli occhi.
    All'improvviso dissi: - Ma Shorty non ha guardato affatto!
    Lei esclamsorpresa: - Non lo ha fatto?
    -  Solo la prima volta - risposi io.  - Non ha guardato quando abbiamo
    visto la bambina e non ha guardato nemmeno per darci conferma che  era
    uno chtorr.
    La  dottoressa  Obama  borbott mentre  scriveva  qualcosa  su  di un
    taccuino. Almeno era un sollievo non sentirmi i suoi occhi addosso per
    un po'.  - Be',  Shorty pu permetterselo.  Ne  ha  visti  troppi  di
    questi...  -  Findi scrivere e poi alzgli occhi su di me.  - Gli 
    bastato vedere la recinzione. Ma adesso stiamo parlando di te.  Tu non
    hai dubbi che fosse uno chtorr, vero?
    - Io non ne ho mai visto uno, signora. Ma non credo che potesse essere
    altro che uno di loro.
    - Bene. Allora basta con le chiacchiere. - Spinse il rapporto verso di
    me. - Firma sull'ultima riga.
    - Dottoressa Obama, se non le dispiace... vorrei sapere perchstato
    necessario uccidere quella ragazzina.
    La dottoressa Obama sembrsorpresa per la seconda volta da quando era
    cominciato il colloquio. - Pensavo che tu lo sapessi.
    Scossi la testa. - Proprio di questo si tratta. Io non lo so.
    Rimase un attimo in silenzio.  - Mi dispiace... mi dispiace veramente.
    Io non mi ero resa conto...  Adesso  capisco  perch non  riuscivo  a
    convincerti  a  firmare...  -  Si alzin piedi e si diresse verso uno
    schedario.  Lo apre ne tirfuori una  cartelletta  che  portava  la
    dicitura  SEGRETO  in  lettere  rosse,  poi  ritorna sedere.  Rimase
    pensierosa con la cartelletta fra le mani. - Certe volte dimentico che
    quello  che  sappiamo  sugli  chtorr   va   considerato   strettamente
    riservato. - Mi guardattentamente. - Ma tu sei un esperto...
    Mi  stava lusingando e lo sapevamo tutti e due.  Nessuno ormai era pi
    niente.  Per essere pichiari,  io ero semplicemente uno studente  in
    permesso,  temporaneamente  richiamato  nelle Forze Armate degli Stati
    Uniti, Servizi Operativi Speciali, come esobiologo a tempo pieno.
    - ...e quindi hai il diritto di sapere certe cose.  - Ma ancora non mi
    mostrava la cartelletta. - Di dove sei? - chiese all'improvviso.
    - Santa Cruz, California.
    La  dottoressa  Obama  annu  -  Bella  citt  Avevo degli amici che
    vivevano da quelle parti...  ma passato tanto tempo.  Qualcuno della
    tua famiglia ci vive ancora?
    - Mia madre. Mio padre si trovava a San Francisco quando... quando...
    -  Mi  dispiace.  Abbiamo  perso tante brave persone nel crollo di San
    Francisco. Tua madre vive ancora a Santa Cruz?
    - Credo di s  L'ultima volta che l'ho sentita si dava  da  fare  per
    aiutare i profughi.
    - Nessun altro parente?
    - Ho una sorella vicino a Los Angeles.
    - Sposata?
    -  S  Ha  una  bambina di cinque anni.  - Sorrisi al pensiero di mia
    nipote.  L'ultima volta che  l'avevo  vista  aveva  appena  smesso  di
    farsela addosso.  Il ricordo mi riempdi tristezza.  - Aveva tre anni
    allora. Gli altri due erano maschi. Adesso avrebbero avuto sei e sette
    anni.
    La dottoressa  Obama  annu  -  Nonostante  tutto,  tua  sorella  pu
    considerarsi fortunata. Lo stesso vale per te. Non c'molta gente che
    abbia tanti familiari scampati alle epidemie.  - Dovetti convenire con
    lei che era vero.
    La sua espressione s'indur  - Hai mai sentito parlare di  una  citt
    chiamata Show Low?
    - Non mi sembra.
    - E' in Arizona...  ERA in Arizona.  Non c'rimasto molto. Era un bel
    posto,  il nome gli veniva da una mossa del poker...  - La  dottoressa
    Obama s'interruppe,  poggila cartelletta sulla scrivania di fronte a
    lei e l'apr  - Questi sono solo alcuni fotogrammi di un video...  le
    immagini  migliori.  Le  ha  riprese l'anno scorso a Show Low un certo
    Kato Nokuri.  Il signor Nokuri probabilmente era un  videoamatore.  Un
    giorno  era affacciato alla finestra...  forse aveva sentito un rumore
    provenire dalla strada... e ha visto questo.  - La dottoressa Obama mi
    porse le foto.
    Le presi dopo un attimo d'esitazione.  Erano stampe a colori dieci per
    otto.  Si vedeva la strada piena di negozi  di  una  cittadina,  vista
    dalla  finestra  di  un terzo piano.  Feci passare le foto lentamente.
    Nella prima si vedeva uno chtorran  a  forma  di  verme,  dritto,  che
    occhieggiava  dentro  un'automobile,  era grande e di colore rosso con
    due macchie arancione sui  fianchi.  Nella  foto  seguente  si  vedeva
    l'ombra scura di un altro chtorran che s'infilava dentro la vetrina di
    un negozio tra i vetri infranti.  Nella terza,  uno chtorran molto pi
    grosso stava facendo qualcosa a... quello che sembrava un corpo...
    - E' l'ultima foto che voglio che tu veda - disse la dottoressa Obama.
    La presi in mano. - Il ragazzo aveva solo tredici anni.
    Osservai l'immagine e quasi la lasciai cadere inorridito.  Guardai  la
    dottoressa Obama,  senza riuscire a parlare, poi di nuovo la foto. Non
    ce la facevo, la nausea mi rivoltava lo stomaco.
    - La foto riuscita piuttosto bene - fece notare lei.  - Specialmente
    se  si  considera il soggetto.  Non sono mai riuscita a spiegarmi come
    abbia fatto quest'uomo a mantenere la calma e a fare  le  riprese,  ma
    questa  immagine  col  teleobiettivo   la migliore che abbiamo di un
    pasto di uno chtorran.
    PASTO!  Quello stava facendo il corpo del ragazzo a pezzi!  Nella foto
    la  bocca  spalancata  era  stata  fermata  nell'atto  di squarciare e
    dilaniare un corpo che si divincolava. Le braccia dello chtorran,  che
    erano  lunghe e terminavano in due pinze nere e lucenti come quelle di
    un insetto,  tenevano il ragazzo stretto in una morsa d'acciaio  e  lo
    spingevano  dentro l'orrendo buco che lo maciullava.  Nell'immagine si
    vedeva il sangue che schizzava dal torace,  fermo nell'aria  come  una
    macchia rossa.
    Riuscii a balbettare: - Ma mangiano le loro prede... VIVE!
    La dottoressa Obama annu - Prova a immaginare che questo ragazzo sia
    tua madre, o tua sorella, o tua nipote...
    "Sei  un mostro"...  Cercai di non pensarci,  ma le immagini di mamma,
    Maggie e Annie mi lampeggiavano nella mente... e anche quelle di Tim e
    Mark,  anche se erano ormai morti da sette mesi.  Vedevo l'espressione
    paralizzata,  la  bocca  atteggiata  in  un  urlo  silenzioso: "perch
    proprio io?" Sbalordimento.  Vidi la stessa espressione sul  volto  di
    mia sorella e tremai.
    Alzai lo sguardo sulla dottoressa Obama. Inghiottivo a fatica. - Io...
    io non sapevo...
    - Sono pochi a saperlo - rispose.
    Tremavo  ed  ero  sconvolto,  dovevo  essere  bianco  come  un cencio.
    Allontanai le foto.  La dottoressa Obama  le  infil di  nuovo  nella
    cartelletta  senza  guardarle;  i suoi occhi erano fissi su di me.  Si
    chinin avanti e disse: - Allora a proposito di  quella  ragazzina...
    hai  ancora  bisogno  di  chiedermi perchDuke ha fatto quello che ha
    fatto?
    Scossi la testa.
    - Prega il cielo di non doverti trovare mai nella stessa situazione...
    ma se ti accadesse, esiteresti a fare lo stesso?  Se pensi di s  da'
    un'altra occhiata alle foto.  Non aver timore a chiederlo.  Ogni volta
    che hai bisogno di rinfrescarti la memoria, vieni nel mio ufficio e te
    le farvedere.
    - Sissignora.  - Speravo di non averne mai bisogno.  Mi  strofinai  il
    naso.  -  Ah...  signora...  che  fine  ha fatto il signor Nokuri,  il
    fotografo?
    - La stessa del ragazzo della fotografia...  credo.  Tutto quello  che
    abbiamo trovato stata la sua videocamera...
    - Siete stati l
    -  ...il  posto  era  un  disastro.   -  La  dottoressa  Obama  sembr
    concentrarsi su qualcosa per un momento,  qualcosa di molto lontano  -
    ...c'era  molto  sangue.   Dappertutto.   Molto  sangue...   -  Scosse
    tristemente la testa.  - Queste fotografie...  - liscila cartelletta
    con  le  mani  -  ...sono  un lascito straordinario.  E' la prima vera
    prova... quell'uomo stato un eroe. - La dottoressa Obama mi fissdi
    nuovo e si riscosse dai suoi pensieri. - Ora meglio che tu vada.  Ho
    del  lavoro  da fare...  ah,  dimenticavo...  il rapporto.  Prendilo e
    leggilo. Riportamelo dopo che l'hai firmato.
    Me ne andai con un senso di gratitudine.
    3.
    Ero sdraiato nella mia cuccetta quando entrciondolando Ted,  l'altro
    compagno  venuto  dall'universit  Era uno spilungone saccente con la
    pronuncia nasale del New England. - Ehi, Jimmino, pronta la pappa.
    - Grazie, Ted, non ho fame.
    - Cosa? Vuoi che chiami il medico?
    - Sto bene... solo che non mi sento di mangiare.
    Ted socchiuse gli occhi.  - Stai ancora  rimuginando  su  quel  che  
    successo ieri?
    Rimasi disteso e scrollai le spalle. - No.
    - Ne hai giparlato a Obie?
    - S
    - Ah, questo spiega tutto... ti ha fatto l'elettroshock.
    -  Be',  ha  funzionato.  -  Mi  girai su un fianco,  rivolto verso la
    parete.
    Ted si mise a  sedere  nella  cuccetta  di  fronte  alla  mia,  sentii
    scricchiolare  le  molle  della  rete.   -  Ti  ha  mostrato  le  foto
    dell'Arizona, vero?
    Non risposi.
    - Ti passer Passa a tutti dopo un po'.
    Decisi che Ted non mi piaceva.  Aveva sempre le parole quasi adatte...
    come se prendesse le sue battute da un film.  Era sempre appena un po'
    troppo perfetto.  Nessuno puessere sempre cos allegro.  Ficcai  la
    testa sotto le coperte.
    Doveva  essersi  stancato di restare lad aspettare una mia risposta,
    perchsi alznuovamente in piedi. - Comunque Duke vuole vederti. - E
    aggiunse: - Adesso.
    Mi voltai, ma Ted era giuscito.
    Percimi rizzai sul letto e mi passai una mano fra i capelli; dopo un
    istante m'infilai le scarpe e andai in cerca di Duke.
    Lo trovai nella sala di ricreazione a parlare con Shorty; erano seduti
    su uno dei divani e stavano esaminando delle mappe. Sul tavolo davanti
    a loro c'era una brocca di caff  Quando mi avvicinai  distolsero  lo
    sguardo dalla mappa. - Sarda te fra un attimo - disse Duke.
    Mi  allontanai educatamente,  con gli occhi fissi alla parete opposta,
    dov'era appesa una  vecchia  fotografia,  un'istantanea  sbiadita  del
    presidente Randolph Hudson McGee ritagliata da una rivista;  continuai
    a osservarla senza alcun interesse: la mascella pronunciata, i capelli
    grigio lucenti,  e i convincenti occhi azzurri da campagna elettorale.
    Poi Duke mormorqualcosa a Shorty e lo conged - Siediti.
    Ubbidii a disagio.
    - Un po' di caff
    - No, grazie.
    -  Prendine  un  po'...  sii  gentile.  - Duke me ne versuna tazza e
    l'appoggidi fronte a me. - Sei qui da una settimana, giusto?
    Annuii.
    - Hai parlato a Obie?
    - S
    - Hai visto le fotografie?
    - S
    - Dunque, cosa ne pensi?
    - Non lo so - risposi. - Cosa dovrei pensare?
    - Non rispondere mai a una domanda con  un'altra  domanda,  per  prima
    cosa.
    -  Mio  padre  mi  ripeteva  sempre  che  questo   l'unico  modo per
    rispondere a una domanda retorica.
    Duke trangugiil caffe fece una smorfia. - Uh!  Diventa ogni giorno
    pi cattivo.  Non dire al sergente Kelly che l'ho detto.  - Mi guard
    interrogativamente. - Sai usare un lanciafiamme?
    - Cosa?
    - Devo pensare che significhi "no".  Quanto ti ci vuole per  imparare?
    Una settimana?
    - Non lo so. Pudarsi. Perch
    -  Mi serve un uomo di riserva.  Pensavo che potrebbe interessarti.  -
    Tentai di protestare, ma Duke mi ignor  - Questa volta non si tratta
    di una ricognizione,  saruna vera e propria caccia. Torneremo a fare
    quello che avremmo dovuto fare ieri.  Bruciare qualche verme.  - Rest
    in attesa di una mia risposta.
    - Non so - dissi infine.
    Continuava a fissarmi. - Qual il problema?
    - Non credo di avere la stoffa per le azioni militari, ecco tutto.
    -  No  che non tutto.  - Mi fisscon quegli occhi grigi d'acciaio e
    attese.
    Di fronte a lui mi sentivo  trasparente.  Cercavo  di  distogliere  lo
    sguardo, ma ritornavo a guardarlo in viso.
    Duke era severo, ma non arrabbiato... soltanto paziente.
    Poi  dissi  lentamente: - Sono venuto fin qui per studiare i vermi.  E
    questo...  non rientra certo nelle mie aspettative.  Nessuno mi  aveva
    avvertito che sarei dovuto diventare un soldato.
    Duke disse: - Sei un militare, comunque, non cos
    - Sto prestando servizio militare - lo corressi.  Ero stato fortunato.
    Il  mio  curriculum  di  biologo  mi  aveva  fatto  qualificare   come
    esperto... e basta.
    Duke  mi  guard di  traverso.  -  Cosa?  Quagginon facciamo queste
    sottili distinzioni. Non fa differenza.
    - Ti chiedo scusa, Duke, ma fa molta differenza.
    - Eh?! Perch
    - E' scritto nel  documento  che  ho  firmato.  Sono  stato  assegnato
    temporaneamente come esperto. In nessun punto si dice che devo fare il
    soldato.
    Duke si appoggiallo schienale. - Farai bene a dare un'altra occhiata
    a quel documento, ragazzo... alla clausola "compiti speciali".
    Citai a memoria... come avevo imparato a fare a scuola. Duke inarcle
    sopracciglia,  ma  mi  lasci proseguire.  -  "Al/Alla dipendente pu
    inoltre venir  richiesto  dai  suoi  diretti,  o  meno,  superiori  di
    svolgere  qualsiasi  compito  speciale  o  straordinario  per il quale
    egli/ella sia  propriamente  e  adeguatamente  addestrato/a,  sia  per
    preparazione  che  per  attitudine  o  altro;  e che abbia relazione o
    pertinenza con quanto precedentemente stabilito..."  -  Duke  sorrise.
    Proseguii:   -   "...fatta   eccezione   per   le  mansioni  che  sono
    incompatibili con gli intendimenti di questo contratto".
    Duke continuava a  sorridere.  -  Giusto,  McCarthy...  e  infatti  il
    compito che ti sto chiedendo di svolgere non incompatibile.  Non sei
    collocato sotto la clausola "scopi pacifici", non vero?
    - Mah, non so.
    - E' cos Diversamente,  non ti avrebbero mai mandato qui.  Ogni uomo
    qui  ha  due  compiti...  il tuo quello di sterminare i vermi.  Devo
    proprio dirti quale dei due ha la priorit
    Dissi lentamente: - Cosa significa?
    - Significa - disse Duke - che se la missione militare, tutti devono
    essere soldati.  Non possiamo permetterci di tirarci dietro  dei  pesi
    morti.  Mi  serve  un uomo di riserva.  Vuoi studiare i vermi,  quindi
    impara a usare un lanciafiamme.
    - E' questo che intendi per "mansioni speciali", eh?
    Rispose lentamente.
    - Proprio cos  Sai che non posso  ordinartelo,  McCarthy.  Qualunque
    operazione  in cui ci sia il rischio di rimetterci le penne dev'essere
    assolutamente volontaria.  E non come si faceva una volta "Scelgo  te,
    te  e  anche  te".  -  Duke  posla tazza del caff  - Ma prenditela
    comoda.  Hai tempo fino a domani per  decidere.  Quando  avrai  deciso
    rivolgiti a Shorty.  In caso contrario, ti imbarcherai sull'elicottero
    di giovedprossimo. Intesi?
    Non risposi.
    - Siamo intesi?
    - Intesi! - esclamai.
    - Bene.  - Duke si alzin piedi.  - Sai giquale sarla tua scelta,
    Jim...  non ci sono dubbi. Percismettila di tormentarti e fai quello
    che devi fare. Non c'tempo da perdere.
    Aveva ragione, e lo sapevo,  ma non era leale essere incalzato in quel
    modo.
    Comprese  bene  il  significato del mio silenzio e scosse la testa.  -
    Dacci un taglio, Jim. E' inutile che aspetti di sentirti pipronto ad
    accettare di adesso.
    - Ma io non sono affatto pronto!
    - E' proprio quello che intendo.  Se lo fossi,  non ci  sarebbe  stato
    bisogno di questa conversazione. Allora... cosa c'
    Lo guardai.
    - ...dunque?
    -  E'  che...  sono  spaventato  -  ammisi.  -  Cosa succede se faccio
    cilecca?
    Duke sogghign  - C'un modo molto semplice  per  scoprirlo.  Se  ti
    succede,  ti  mangiano.  Qualsiasi  altra  conclusione  un successo.
    Ricordalo.
    Prese la sua tazza per riportarla  in  cucina.  -  Dir a  Shorty  di
    aspettarti.  Indossa biancheria pulita. - Poi si volte se ne and e
    io rimasi la fissarlo.
    4.
    Da un punto di vista legale facevo giparte dell'esercito.
    Da tre anni, o gidi l
    Uno  era  immediatamente  arruolato  nel  momento  stesso  in  cui  si
    iscriveva al corso di Etica Globale,  l'unico corso obbligatorio della
    scuola superiore.  Non ci si poteva diplomare se  non  si  frequentava
    quel  corso  e  -  ma  questo  uno  lo scopriva soltanto dopo - non si
    superava il corso se non a  pieni  voti.  Faceva  parte  del  Servizio
    Universale Obbligatorio. Viva!
    L'istruttore era un tipo che si chiamava Whitlaw.  Non si sapeva molto
    di lui. Era la prima volta che insegnava l Girava voce che una volta
    aveva dato un pugno a un ragazzo perchaveva fatto una smorfia e  gli
    aveva rotto la mascella, che non poteva essere silurato, che era stato
    di  servizio  in  Pakistan e che conservava le orecchie degli uomini e
    delle donne che aveva  ucciso,  che  era  coinvolto  in  un'operazione
    supersegreta   e   che  questo  incarico  d'istruttore  era  solo  una
    copertura. Eccetera eccetera.
    La prima volta che lo vidi pensai subito che doveva essere tutto vero.
    Entra grandi passi nella stanza,  sbattil  suo  portablocco  sulla
    cattedra  e  ci  guardin faccia.  隹llora!  Non ho nessuna voglia di
    stare qui,  non pidi quanta ne abbiate voi!  Ma questo   un  corso
    obbligatorio  per  TUTTI,  perci cerchiamo di far fruttare al meglio
    questa brutta occasione!
    Era un tipo  tarchiato,  dall'aspetto  burbero  e  scostante.  Capelli
    bianchissimi,  occhi grigio acciaio penetranti come un laser e un naso
    carnoso che sembrava rotto in pipunti.  Aveva l'aspetto di un  carro
    armato  e quando camminava si muoveva ondeggiando,  ma con un'andatura
    stranamente armoniosa.
    Stava fermo  davanti  alla  classe  come  una  bomba  inesplosa  e  ci
    osservava  con  un'espressione  chiaramente  disgustata.  Ci guardin
    cagnesco, un'espressione che presto fummo costretti a riconoscere come
    buona a tutti gli scopi intimidatori e diretta non a qualcuno  di  noi
    individualmente, ma a tutta la classe nel suo insieme.
    俑i chiamo Whitlawabbai 亟 non sono un tipo simpatico!
    亟h?
    ..cos se  uno  crede  di  superare il corso cercando di diventarmi
    amico,  SE LO TOLGA DALLA TESTA!Ci fisstorvo,  quasi a sfidarci  a
    fare  lo  stesso.  侵o  non  ho nessuna intenzione di diventare vostro
    amico,  perciinutile che perdiate  tempo.  Le  cose  stanno  cos
    questo   il  mio  lavoro!  Devo farlo e anche voi avete un lavoro da
    fare. Avete due possibilit fare andare le cose per il verso giusto o
    mettermi i bastoni fra le ruote,  e  allora  vi  prometto  che  questa
    classe sarun inferno! Ci siamo capiti?
    Si  diresse  a  grandi  passi  verso  il  fondo dell'aula,  strappun
    giornale a fumetti dalle mani di Joe Bang e lo fece a  pezzi,  poi  lo
    butt nel  cestino della carta straccia.  隹 quelli di voi che stanno
    pensando che scherzi... voglio schiarire subito le idee. Risparmieremo
    un paio di settimane di minuetti,  se vi convincerete  subito  che  io
    sono peggio del peggio.  Sono un drago, uno squalo, sono un mostro. Vi
    mangervivi e sputersolo le vostre ossa.
    Non stava mai fermo,  andava da un punto all'altro  della  stanza  col
    dito  puntato,  gesticolando  e  frustando  l'aria  con la mano mentre
    parlava. 促er i prossimi due semestri, apparterrete a me. Questo non 
    un corso che qualcuno supera e qualcun altro no.
    侶uando sono io a insegnare,  il corso lo devono superare tutti perch
    io non do scampo. Se toccasse a voi scegliere, non vi impegnereste mai
    per vincere e questo vi farebbe sicuramente perdere.  Be',  mettiamola
    cos voi non avete scelta e prima lo capirete,  meglio sar Rimase
    fermo  in  silenzio  e ci fissa uno a uno.  Gli occhi sembravano due
    fessure d'acciaio.  Poi disse: 俟ono un tipo poco  raccomandabile.  Lo
    so.  Non m'interessa niente provare il contrario. Cosnon aspettatevi
    che io cambi.  Se c'qualcuno in questa classe che si deve  adattare,
    quelli siete voi. Qualche domanda?
    雨e'...  sEra uno dei pagliacci in fondo all'aula.  青ome faccio a
    superare il corso?
    俊u non ce la farai. Altre domande?
    Non ce ne furono altre.  La maggior parte di noi era troppo sbalordita
    per farne.
    雨ene.  Whitlaw   torn vicino  alla  cattedra.   俑i  aspetto  che
    frequentiate TUTTI, e TUTTI i giorni. Niente scuse. Questa classe deve
    lavorare per ottenere dei risultati e le vostre sarebbero sempre scuse
    per giustificare il contrario.Ci guardfisso negli  occhi  come  se
    volesse  vederci  dentro.  俏essuna  scusa a cominciare da SUBITO!  Da
    questo  momento  in  poi  non  dovete  fare  altro  che  ottenere  dei
    risultati.
    Una delle ragazze alzla mano. 青he succede se ci ammaliamo?
    信ai in mente di ammalarti?
    俏o.
    隹llora non ti devi preoccupare.
    Un'altra ragazza cominci 青he succede se...
    雨asta!Whitlaw alzla mano.  侮edete? State gicercando di trovare
    la scappatoia che si chiama "Che succede se...?" "Che  succede  se  mi
    ammalo?",  la risposta  fate in modo di non ammalarvi.  "Che succede
    se la mia auto ha un guasto?",  la risposta  fate in  modo  che  non
    succeda  o  fate  in  modo di avere un mezzo di trasporto alternativo.
    Dimenticatevi le scappatoie. Non ci sono scappatoie. L'universo non vi
    dmai una seconda possibilit e nemmeno io.  L'unica cosa che dovete
    fare   venire  qui.  Non  avete  scelta.  Le  cose  funzionano cos
    Immaginate che io vi tenga una pistola  puntata  alla  tempia.  Perch
    io... voi non sapete ancora che tipo di pistola sia, ma il fatto che
    io  sto  puntandovi una pistola alla tempia.  O voi venite qui tutti i
    giorni e in orario o io premo  il  grilletto  e  spiaccico  il  vostro
    stupido  cervello  sulla  parete.Fece il gesto di puntare.  Qualcuno
    comincia tremare. Io distolsi lo sguardo.  Mi era sembrato di vedere
    una chiazza rossa e grigia sulla parete.
    青i  siamo  capiti? Interpret il nostro silenzio come una risposta
    affermativa. 雨ene. Possiamo cominciare.
    Whitlaw si appoggidisinvolto alla cattedra.  Incrocile braccia sul
    petto, si guardintorno e sorrise. L'effetto fu terrificante.
    隹llora disse tranquillo.  隹desso vi dico qual l'unica scelta che
    avete. L'UNICA scelta.  Tutto il testo non sono che illusioni...  o al
    massimo riflessi di questa scelta. Siete pronti? Bene... l'alternativa
     o siete persone libere o siete un gregge. Le cose stanno cos
    Aspett di  vedere le nostre reazioni.  La maggior parte di noi aveva
    un'espressione interrogativa.
    俟tate aspettando il resto, vero? Pensate che ci sia dell'altro.  Be',
    questo  tutto,  non c'nient'altro da dire.  Quello che voi pensate
    sia il resto,  non sono altro che  definizioni...  o  applicazioni  di
    quello  che ho detto.  Passeremo il corso a parlare di questo.  Sembra
    facile, vero? Ma non cos  perchvoi cercherete in tutti i modi di
    rendere le cose difficili, perchquesto corso non trattersolo delle
    definizioni  di quella scelta...  ma vi farsperimentare quali sono i
    fatti derivati da quella scelta.  A molti di voi non piacer affatto.
    Peccato.  Ma  qui non si tratta di quello che vi piace o non vi piace.
    Quello che vi piace o non vi piace  non  conta  niente  quando  dovete
    scegliere, e voi siete qui per impararlo.
    Comincicos
    E cosche cominciai a peggiorare o a migliorare,  secondo il punto di
    vista.
    Whitlaw non entrava mai nell'aula fino  a  quando  tutti  non  eravamo
    seduti  e pronti a cominciare.  Diceva che toccava a noi organizzarci,
    perchlui le cose le sapeva gie il corso era per noi.
    Cominciava sempre allo stesso modo. Quando pensava che fossimo pronti,
    entrava in classe e diceva: 隹llora,  chi vuole cominciare?  Chi vuole
    dare una definizione di libert E noi non sapevamo che dire.
    Una ragazza tent 亟' il diritto di fare quello che si vuole, no?
    俊roppo sempliceribattlui. 侮oglio strapparti i vestiti di dosso e
    congiungermi  con  te qui sul pavimentodisse impassibile fissandola.
    La ragazza rimase senza parole,  la classe ridacchiimbarazzata e lei
    arross  青he  cosa  mi  impedisce  di farlo?domandWhitlaw.  青'
    nessuno che vuole rispondere?
    俠a leggefece qualcuno. 俠ei verrebbe arrestato.Altre risate.
    隹llora io non sono completamente libero, no?
    隹h,  allora...  la libertil diritto di fare quello che  si  vuole
    senza ledere i diritti degli altri.
    俑i  sembra  ben  detto...  ma  come faccio a sapere quali sono questi
    diritti?  Per esempio io voglio fabbricare bombe atomiche nel giardino
    dietro casa. Perchnon mi permesso?
    促otrebbe mettere in pericolo gli altri.
    青hi lo dice?
    雨e',  se  io  fossi  un  suo  vicino,  non sarei d'accordo che lei lo
    facesse.
    促erchfai tanto il difficile?  Non  ne  ho  fatta  ancora  scoppiare
    nessuna.
    俑a c'il rischio che succeda. Dobbiamo proteggerci.
    隹h!  disse   Whitlaw   tirandosi   indietro  i  capelli  bianchi  e
    avvicinandosi al povero studente.  隹llora sei  tu  a  ledere  i  miei
    diritti, se dici che non posso fabbricare le bombe atomiche.
    隹desso si sta rendendo ridicolo, signore. Tutti sanno che lei non pu
    fabbricare bombe atomiche nel giardino.
    隹h  s  Non mi risulta.  Infatti,  potrei fabbricarle se riuscissi a
    procurarmi i materiali necessari e se avessi tempo e denaro per farlo.
    I principi tecnici sono conosciuti.  Tu stai dicendo che non avrei  la
    capacitdi portare a termine il lavoro.
    俑mm...  e va bene.  Ma anche nel caso che lei ci riuscisse, i diritti
    dell'individuo  dovrebbero  tener  conto  della   salvaguardia   delle
    persone.
    青he cosa? Mi stai dicendo che i diritti di una persona valgono pidi
    quelli di un'altra?
    俏o, io...
    俑i  era  sembrato  di  capire  cos  Tu hai detto che i miei diritti
    dovrebbero tener conto di quelli degli altri. Voglio capire come fai a
    determinarli.  Ricordati,  di fronte alla legge siamo tutti uguali.  E
    cosa fai se io penso che il tuo metodo non sia equo?  Come giustifichi
    la tua decisione?Whitlaw guardattentamente  il  ragazzo.  俟ta'  a
    sentire...  questa   un'ipotesi  piplausibile: io sono una vittima
    dell'epidemia e voglio andare a curarmi in ospedale, ma se mi avvicino
    alla tua citt  tu cominci a spararmi addosso.  Io  dichiaro  che  ho
    diritto a entrare in cittper farmi curare nell'ospedale,  ma tu dici
    che il tuo diritto a non essere contagiato ti  autorizza  a  uccidere.
    Quali diritti sono lesi di pi
    俑a non un esempio corretto!
    青osa?  E  perch no?  E'  quello  che  sta  succedendo in Sud Africa
    adesso... e a me non interessa quello che dice il governo sudafricano,
    stiamo parlando di diritti.  Perchquesto secondo te non un esempio
    corretto?  Rispecchia  la  tua  definizione.  Allora  c' qualcosa di
    sbagliato nella tua definizione di libertWhitlaw fissil  ragazzo
    che era piuttosto a disagio. 隹llora?
    Il ragazzo scosse la testa, aveva rinunciato.
    侮ediamo  se posso aiutarvi.Whitlaw si voltverso di noi.  俠ibert
    NON quello che noi vogliamo.  Questo non significa  che  non  potete
    avere quello che volete...  voi probabilmente lo potete. Ma voglio che
    comprendiate che volere le caramelle significa volere le  caramelle  e
    nient'altro.  La  libert c'entra  ben poco.Si sedette di nuovo sul
    bordo della cattedra. 青'qualcuno che ha qualcosa da dire?
    Silenzio, un silenzio pieno d'imbarazzo.
    Poi si sentuna voce. 俘esponsabilit
    亟h, chi l'ha detto?
    侵o.Era un ragazzo cinese in fondo all'aula.
    青hi sei?  Alzati in piedi.  Fa' vedere alla  classe  com' fatto  un
    genio. Come ti chiami ragazzo?
    青hen. Louis Chen.
    侮a  bene,  Louis.  Ripeti  la definizione di libertper tutti questi
    zotici.
    俠ibertsignifica essere responsabile delle proprie azioni.
    亮iusto. Ti do 10. Rilassati pure... anzi, no. Dimmi che significa.
    俟ignifica che lei pufabbricarsi le sue bombe atomiche,  ma  se  non
    prende  tutte  le  precauzioni necessarie,  il governo,  in nome e per
    conto del popolo,  ha il  diritto  di  procedere  contro  di  lei  per
    garantire che lei lo faccia o per farla smettere se non lo fa.
    俟..  e  no.  Adesso  dobbiamo dare un'altra definizione.  Quella di
    "diritti". Siediti pure, Louis. Fa' parlare qualcun altro. Vediamo chi
    alza la mano.
    Un altro ragazzo in fondo all'aula: 非iritti: ciche dovuto in base
    a giuste rivendicazioni, garanzie legali o principi morali
    "Mmmm..." disse Whitlaw. 俑i sorprendi... corretto.  Ora,  chiudi il
    libro e dimmi cosa "significa". Con parole tue.
    亟hm... il ragazzo esitava.  青iche tuo per diritto.  Il diritto
    di... cio il diritto a... voglio dire, ciche tu puoi...Arross
    e ammutol
    Whitlaw lo guardcon espressione dura.  促rima di tutto,  un concetto
    non  pu essere  usato  per  definire se stesso.  E in secondo luogo,
    niente di nessuno "per diritto".  Ne abbiamo gi parlato,  ricordi?
    Non  esiste la propriet  esiste il "controllo".  La proprietsolo
    un'illusione temporanea,  quindi  come  possono  esistere  i  relativi
    diritti?   E  come  sostenere  che  l'universo  ti  deve  passare  uno
    stipendio.Whitlaw scoppia ridere. 雨e', in fondo, quello che fa,
    ma ci vuole una vita per guadagnarselo.
    Ricomincia parlare a mitraglia. 非unque, voglio aiutarvi. Quelli che
    noi chiamiamo diritti sono solo roba  che  dicono  i  politici  perch
    suona  bene  e  cosla gente vota per loro.  In realtvi imbrogliano
    perchstanno confondendo le carte e  vi  imbottiscono  la  testa  per
    distogliervi  dalla  verit  Cos voglio che vi dimentichiate per un
    momento tutte quelle storie sui diritti  perch non  sono  altro  che
    storie.  Anzi,  sar meglio  che  vi  dimentichiate  la parola stessa
    "diritti" nella sua forma plurale.  C'un solo diritto...  che non  
    nemmeno un diritto nel senso che generalmente si da questo termine.
    Era al centro della stanza. Si girlentamente guardandoci a uno a uno
    negli  occhi mentre parlava.  俠a condizione che determina il fatto di
    essere adulto la responsabilit  Cos'quello di cui avete  bisogno
    per  sperimentare  la  responsabilit  E  cos semplice  che  non ci
    arrivereste: l'OPPORTUNITA'.Rimase un momento in  silenzio  affinch
    la  parola ci entrasse in testa,  poi ripet 俠'opportunitdi essere
    responsabili di voi stessi. Ecco. Se non potete fare questo, non siete
    liberi e tutti gli altri cosiddetti diritti  sono  superflui.  Diritto
    significa opportunit..  questa la definizione. E opportunitesige
    responsabilit
    Qualcuno alzuna mano.  亟 le persone che non possono prendersi  cura
    di se stesse?
    促arli  dei  pazzi  e  degli  immaturi.  E'  questa la ragione per cui
    abbiamo sorveglianti e genitori che si prendono cura di loro,  che  li
    puliscono quando si sporcano, che li sculacciano per insegnargli a non
    sporcare  ancora  e  non  li  lasciano  andar da soli nel mondo fino a
    quando non hanno imparato.  Fa parte della responsabilitdegli adulti
    preoccuparsi  che anche gli altri abbiano l'opportunitdi raggiungere
    lo stato adulto e di essere responsabili  delle  loro  azioni,  da  un
    punto di vista mentale e fisico.
    俑a questo compito del governo...
    青he cosa?!  Qualcuno chiami il manicomio...  c'un pazzo in libert
    Non pensi veramente quello che hai detto, vero?
    Il ragazzo rispose testardo: 侵nvece s儢.
    俑mmm... va benedisse Whitlaw. 俟entiamo perch
    俠a responsabilitdel governorispose il ragazzo.  隹nche in  base
    alla sua definizione.
    亟h no! Io ho detto che la responsabilitdelle persone.
    俑a il governo " le persone.
    非avvero?  Sul  libro  ho letto che il governo "rappresentativo" del
    popolo.
    侶uesto non corretto, signore... il libro lo ha scritto lei.
    非avvero?Whitlaw dette un'occhiata al libro che teneva in  mano.  亟
    cos l'ho  scritto  io.  Va  bene,  un punto per te.  Mi hai preso in
    castagna.
    Il ragazzo sembrava compiaciuto.
    ..persbagli. No, sbagli a met  L'obiettivo del governo,  l'unica
    giustificazione  possibile per la sua esistenza,  di agire per conto
    del popolo in un settore di specifica responsabilita  lui  delegato.
    Ora,  che  significa  "un  settore  di  specifica responsabilita lui
    delegato"?Whitlaw non attese che  qualcuno  rispondesse  e  prosegu
    imperterrito. 亟' qualunque cosa "giusta o sbagliata" di cui un numero
    sufficiente di persone convinto.  Ricordatelo! Un governo che agisce
    per conto del popolo,  "e in suo  nome",  far "qualunque"  cosa  sia
    delegato a fare, senza porsi alcun problema morale. Se volete le prove
    di quello che sto dicendo,  non dovete fare altro che leggervi un buon
    libro di storia.Ne prese uno dalla  scrivania.  俗n  buon  libro  di
    storia   uno che vi dice quello che successo.  Punto e basta.  Non
    date retta a quelli che  cercano  di  spiegarvi  la  storia...  perch
    significa che vogliono nascondervi il quadro nel suo insieme.
    Si  sedette di nuovo sul bordo della cattedra.  俟tatemi a sentire: il
    governo fa quello che voi volete che faccia.  Se pensate "tanto io  da
    solo  non conto nulla",  state certi che non conterete.  Ma il fatto 
    che  chiunque  si  sente  abbastanza  impegnato  da  convincere  altre
    persone,  be',  lui conterdi sicuro.  Non c'bisogno che ci sia una
    maggioranza.  Ci sono giochi,  per cosdire,  in cui tutti  noi,  che
    all'inizio  lo  volessimo  o  no,  ci  siamo  trovati dentro spinti da
    precisi settori della societ  Per esempio l'organizzazione  militare
    su  vasta  scala,  l'ente per l'esplorazione dello spazio,  il sistema
    interstatale  di  autostrade,  il  servizio  postale,  l'ente  per  il
    controllo dell'inquinamento, l'ufficio di programmazione economica, il
    piano pensionistico nazionale, l'ufficio del lavoro e perfino un vasto
    e  complesso  sistema  di tassazione in modo che ciascuno paghi la sua
    parte per questi servizi.
    A ogni enunciazione Whitlaw ci puntava addosso il suo lungo  dito  con
    un  gesto che somigliava a quello di un'averla che infila le sue prede
    sugli spini di un  rovo.  侶uindi  la  conclusione   inevitabilmente
    questa:  VOI siete responsabili delle azioni del vostro governo perch
    il governo agisce in nome vostro.  E' alle VOSTRE DIPENDENZE.  Se  voi
    non  controllate  le  azioni del vostro dipendente,  non siete persone
    responsabili.  Avrete quello che meritate.  Sapete perchil governo 
    nelle condizioni in cui oggi?  Perchvoi non fate il vostro dovere.
    Dopotutto di chi altri PUO' essere  la  responsabilit  Voglio  dire,
    potete   immaginare   qualcuno   sano  di  mente  che  deliberatamente
    concepisce un tale sistema? No,  nessuno sano di mente lo farebbe!  Il
    sistema cade continuamente nelle mani di chi vuole manipolarlo a scopo
    di   guadagno   personale   a  breve  termine...   perch noi  glielo
    permettiamo.
    Qualcuno alzuna mano. Whitlaw fece un gesto: 俏o, non ora Sorrise.
    俏on sto facendovi il lavaggio del cervello.  So bene che qualcuno  di
    voi lo pensa...  ho letto anche quello che scrivono i giornali, quelli
    che  invocano  "la  fine  dei   corsi   d'indottrinamento   politico".
    Lasciatemi  dire  questo: dovete notare che non sto dicendo quello che
    DOVRESTE fare,  perchnemmeno io  lo  so.  E'  vostra  responsabilit
    decidere  quello  che  volete...  siete  voi  che dovete inventarvi la
    vostra forma di partecipazione.  Perchquesta l'unica scelta  reale
    che  potrete fare nella vostra vita: partecipare o no.  Potreste dirmi
    che anche NON partecipare una decisione...  la decisione  di  essere
    una  vittima  delle  conseguenze.   Certo,   se  rifiutate  le  vostre
    responsabilit sarete  vittime  delle  conseguenze.  SEMPRE!   Potete
    contarci.
    隹llora,  questa la frase chiave...  fate attenzione. "Aspettare che
    qualcuno vi tolga le castagne dal fuoco" non soltanto lo  slogan  di
    un  pigro,   anche  il credo dello schiavo.  Se volete che siano gli
    altri a prendersi cura di voi e non volete  avere  preoccupazioni,  va
    bene...  potete  unirvi al gregge.  Il gregge si sente al sicuro...  
    cosche potete riconoscere chi ne fa parte.  Non  lamentatevi  se  vi
    cacciano  dal  recinto...  hanno  comprato  e  pagato il privilegio di
    esservi rinchiusi.  Siete stati voi  a  venderglielo.  Se  voi  volete
    essere  liberi  fatevi  entrare in testa questo: libertnon significa
    starsene  al  calduccio.  Significa  afferrare  al  volo  e  usare  le
    opportunitche si presentano,  usarle responsabilmente. Libertnon 
    tranquillit   impegno.  Impegno   la  disponibilit a  sentirsi
    insicuro.  Le due cose non sono incompatibili,  ma state sicuri che ci
    sono pochissimi uomini liberi che se la passano bene.
    俠'uomo libero,  ragazzi miei,  non  chiede  solo  di  "sopravvivere",
    l'uomo libero accetta la sfida!
    Whitlaw  aveva ragione,  naturalmente.  In genere l'aveva.  Se qualche
    volta sbagliava,  noi non ce ne accorgemmo mai.  Dopo un po' di  tempo
    avevamo perimparato.
    Sapevo bene cosa avrebbe detto adesso.  Toccava a me scegliere.  Anche
    se avessi potuto chiedergli consiglio,  mi avrebbe  detto  solo:  俏on
    posso rispondere al tuo posto,  ragazzo.  Tu sai gila risposta. Stai
    solo cercando di essere rassicurato
    Giusto.
    Non potevo  pi fare  affidamento  sulla  benevolenza  dell'universo.
    C'erano state cinque grandi epidemie e una miriade di altre minori che
    me lo avevano insegnato.
    Il cafformai era diventato freddo e andai in cerca di Shorty.
    5.
    Shorty torreggiava su di me.
    -   Ecco   -   disse  ficcandomi  in  mano  un  lanciafiamme.   -  Non
    indietreggiare - ridacchi  -Non c'niente di  cui  spaventarsi.  E'
    scarico.
    - Oh... - esclamai non del tutto rassicurato. Stavo tentando di capire
    come maneggiarlo.
    - Attento - mi avvis - Quello sarebbe il modo migliore per bruciarti
    il...  ecco, tienilo cos Una mano qui, sul comando fiamma, e l'altra
    l  sul calcio...  la vedi quella maniglia?  S  proprio  cos  Ora
    tienilo  stretto  mentre  io  ti  fisso  la  cinghia.  Opereremo senza
    serbatoi finchnon ci avrai preso la mano. Lo sai? Sei fortunato...
    - Eh?
    - Quel lanciafiamme un Remington,  quasi nuovo.  Progettato  per  la
    guerra in Pakistan,  e mai utilizzato.  Non ce n'stato bisogno... ma
    per noi adesso perfetto perchin grado di  distruggere  qualunque
    cosa che si muova e che possa bruciare.  Ascolta,  questo il trucco:
    si pulanciare un fiotto di  combustibile  puro  (il  migliore   la
    benzina  gelatinosa)  oppure  una  raffica di pallottole esplosive.  O
    ancora tutti e due insieme.  Le pallottole sono  compresse  in  questa
    camera  di  caricamento...  ecco,  qui.  Le  pallottole in quanto tali
    raggiungono il bersaglio  anche  a  una  lunga  distanza,  ed  essendo
    esplosive provocano grosse lacerazioni.  L'effetto dirompente... non
    puntare a terra, partiresti come un razzo.
    - Senti Shorty...
    - Qualcosa non va?
    - Il napalm  stato  messo  al  bando  quasi  dieci  anni  prima  del
    conflitto in Pakistan. Cosa voleva fare il governo con i lanciafiamme?
    Shorty  lasci andare  le  cinghie che stava regolando.  - Ti servono
    delle spalle imbottite - disse, e si allontan Pensai che non avrebbe
    risposto alla mia domanda,  ma quando torndalla jeep portando con s
    le  imbottiture,  mi  disse:  -  La stessa cosa che facevano con bombe
    atomiche, bombe nervine, armi batteriologiche,  gas allucinogeni,  gas
    nervini e missili tossici.  Li accumulavano.  - M'interruppe prima che
    potessi fargli un'altra domanda.  - Lo so,  lo  so.  E'  illegale.  Ma
    dovevamo procurarcele...  perchgli altri le avevano gi E farglielo
    sapere era una garanzia.  E' per questo  motivo  che  il  trattato  ha
    funzionato.
    -  Ma...  credevo  che  lo  scopo  fosse  di  mettere al bando le armi
    disumane.
    - No.  Soltanto prevenire il loro uso.  C'sempre una differenza  fra
    quello  che  si  dice  e  quello  che  veramente si vorrebbe.  Se si 
    abbastanza furbi da sapere  quello  che  si  vuole,  allora   facile
    immaginare cosa dire per ottenerlo. Ecco il vero significato di quella
    conferenza. - Fece una pausa amara. - Dovrei saperlo. C'ero anch'io.
    - Cosa?
    Sembrava  che Shorty volesse aggiungere qualcosa,  ma si trattenne.  -
    Lascia perdere. Un'altra volta.  Rispondi a questo: cosa rende un'arma
    disumana?
    - Ehm... - ci stavo pensando.
    - Lascia che ti aiuti. Dimmi il nome di un'arma che sia umana.
    - Ehm... ho capito cosa vuoi dire.
    -  Bene.  Non  esiste.  E'  come  il Natale...  non il regalo,  il
    pensiero che conta.  - Si  spost dietro  di  me  e  mi  accomod le
    imbottiture sulle spalle fissandole sotto le cinghie.  - Un'arma, Jim,
    non dimenticarlo mai... alza le braccia... uno strumento per fermare
    l'avversario. Questo lo scopo... FERMARLO.  Le cosiddette armi umane
    fermano semplicemente un uomo senza danneggiarlo irreparabilmente.  Le
    armi migliori...  adesso puoi abbassare le braccia...  sono quelle che
    agiscono come avvertimento o minaccia, e che non arrivano mai a essere
    usate veramente. Il nemico si ferma da solo.
    "E'   quando   non   si   ferma..."  mi  fece  voltare  per  sistemare
    l'imbottitura  sul  davanti  "...che  quelle  stesse  armi   diventano
    disumane,  perchquello il momento in cui bisogna usarle.  E fino a
    oggi quelle che si sono rivelate piefficaci sono  state  quelle  che
    uccidono...  perch fermano  l'avversario  definitivamente."  Dovette
    piegarsi sulle ginocchia per allacciarmi la cinghia sulla vita.  - Per
    quanto  ci  sarebbe poi da parlare anche di tutti quelli che rimangono
    menomati...
    - Cosa?  - Non riuscivo a vedere i suoi occhi,  percinon  capivo  se
    stava scherzando.
    -  ...ma questo sarebbe chiedere troppo all'arma e a chi la usa.  - Si
    raddrizze mi allaccila fibbia al centro del torace.  - Questo il
    gancio  per  liberarsi  di  colpo.  Se  lo  fai scattare ogni pezzo si
    sgancia. Questo nel caso avessi improvvisamente bisogno di scappare. E
    se lo fai,  fallo bene.  Cinque secondi dopo che  l'hai  sganciato  si
    autodistrugge. D'accordo, adesso ti fisso i serbatoi.
    -  Stavi  per  dire qualcosa a proposito dei Trattati di Mosca,  non 
    vero? - dissi a un tratto.
    - No. - Si diresse alla jeep.
    Piegai le braccia.  L'imbracatura era rigida,  ma non scomoda.  Pensai
    che Shorty sapeva quel che faceva.
    Ritorncon i serbatoi. La benzina sciabordava nei contenitori. - Sono
    pieni solo per met Non vorrei che incendiassi la foresta. Voltati.
    Mentre  agganciava  le taniche sulle mie spalle,  disse: - Vuoi sapere
    una cosa di quei trattati?  Sono disgustosi.  Stabilire regole assurde
    come "io non userquesto se tu non userai quello" pusembrare civile
    perch  meno brutale,  ma non cos  Tira soltanto le cose piin
    lungo. E questo non affatto civile.  Se ci troviamo nella situazione
    di  dover  fermare  il  nostro avversario,  allora FERMIAMOLO.  E' pi
    efficace. Dimmi, come te li senti?
    Controllai l'equilibrio. - Uhm, va bene...
    Aggrottle sopracciglia.  - Invece no,  sei sbilanciato.  Sono troppo
    bassi.  Non  ti  muovere.  -  Sollev i  serbatoi dalla mia schiena e
    riprese a sistemare la lunghezza  delle  cinghie  dell'imbracatura.  -
    Questo  lanciafiamme...  -  disse  -  ...questo lanciafiamme un'arma
    davvero favolosa.  Ha una portata massima di sessanta  metri.  Ottanta
    con un caricatore speciale.  Ti trasforma in un'unitda combattimento
    assolutamente indipendente.  Trasporti il  tuo  carburante  personale,
    scegli  i tuoi bersagli,  prendi la mira e premi il grilletto.  VRR-U-
    UUMM! Ferma un uomo all'istante... o un verme.  Ferma un carro armato.
    Distrugge un bunker.  Nulla puresistere a un lanciafiamme... eccetto
    un'armatura molto spessa o una distanza molto lunga. Non ..  - dette
    un forte strattone - ...un'arma umana. Premi il grilletto e l'uomo che
    era  davanti a te scompare;  come se lo mandassi all'inferno.  Lo vedi
    annerirsi e accartocciarsi mentre il sangue gli  ribolle  fuori  dalla
    pelle.  Vedi  la sua carne arrostire.  Puoi perfino sentire il fischio
    dell'aria che esplode fuori dai suoi polmoni.  - Dette un altro  secco
    strattone alle cinghie.  - Ed bello,  Jim,  bello.  Devi agire con
    tutto te stesso,  essere un tutt'uno  con  l'arma.  Se  devi  fare  il
    killer,  devi  farlo fino in fondo,  devi essere consapevole di quello
    che stai facendo.  Questo sche civile.  - Mi dette una pacca sulla
    spalla. - Quel lanciafiamme non umano, ma molto civile.
    Avevo la gola secca, ma riuscii a dire: - Civile?!
    - Riesce a fermarli,  no? Stai fermo, che ti riaggancio i serbatoi. Se
    usare un'arma non ti fa dormire tranquillo la notte, significa che c'
    qualcosa che non va.
    Mi colse alla sprovvista.  Stavo per  barcollare.  M'irrigidii.  Aveva
    ragione. Ora ero pibilanciato.
    Doveva  aver  notato  la  mia  espressione.  - Jim...  la guerra non 
    piacevole. Specialmente questa. Non abbiamo tempo di fare complimenti.
    Quel lanciafiamme pubruciare uno  chtorran  come  una  pagliuzza,  e
    questa l'unica cosa che conti... i vermi non ti lasciano una seconda
    chance. Ti arrivano addosso alla velocitdi sessantacinque chilometri
    all'ora...  duecentoventicinque chilogrammi di verme furioso. E quando
    arriva tutto denti.  Se sono rosso porpora,  bruciali.  E' un ordine
    assoluto. Non devi aspettare di chiedere il permesso.
    - Lo far
    Annu con  decisione,  fissandomi  negli occhi con la sua espressione
    decisa. - Un'ultima cosa.  Non rinunciare mai per paura di uccidere un
    uomo. Non esitare pensando di poterlo salvare... non ce la faresti. Se
    uno chtorran comincia il suo pasto,  non c'modo di fermarlo. Non pu
    fermarsi.  Neppure se lo volesse.  Bruciali,  Jim.  E bruciali subito.
    Quell'uomo ti ringrazierebbe,  se potesse.  - Scrutil mio viso. - Te
    ne ricorderai?
    - Ci prover
    - E' come per quella bambina.  E' l'attenzione pigrande che tu possa
    avere.
    Annuii e mi caricai il lanciafiamme in spalla. La cosa non mi piaceva.
    Forse  non  mi  sarebbe piaciuta mai.  Purtroppo.  - D'accordo - dissi
    controvoglia. - Mostrami come funziona.
    6.
    Riconoscimento confermato,  c'erano solo tre vermi nella  valle,  come
    aveva  detto  Duke,  ma  erano  molto  indaffarati intorno a qualcosa.
    Quando Larry fece il suo rapporto,  Duke aggrottla fronte.  Non  gli
    piaceva affatto che i vermi fossero cosattivi...  perchdiventavano
    molto voraci.
    La dottoressa Obama ordinche le inviassero delle foto via  satellite
    e l'Osservatorio USAF,  sulle Montagne Rocciose, ce ne mandun'intera
    serie dall'ampio spettro di risoluzione, il risultato di dodici ore di
    riprese nella valle e dintorni.  Le immagini cominciarono ad  arrivare
    un'ora dopo la richiesta della dottoressa Obama.
    Le studiammo tutti insieme, specialmente quelle a raggi infrarossi, ma
    non ci dissero niente che non sapessimo gi
    -  Guardate  qui  -  disse  Larry  - l'igloo.  - Era una macchia rosso
    brillante,  il fotogramma era colorato a mano e  i  colori  accentuati
    rivelavano  le  fonti  di  calore.  - C'qualcosa di molto caldo qui.
    Devono essere grossi.
    - E molto attivi - grugnDuke.  - Il calore eccessivo.  - Diede  di
    gomito a Shorty. - Che ne pensi? Che massa avranno?
    Shorty  si  strinse  nelle  spalle.  -  Difficile  dirlo.  Almeno  tre
    tonnellate. Forse di pi La risoluzione dell'infrarosso cattiva,  e
    la lunghezza d'onda eccessiva.
    -  S -  disse  Duke.  -  Mi pare che non ci sia nient'altro da dire.
    Prendiamo tre squadre.
    Partimmo prima dell'alba.  Gli chtorran non amano la  piena  luce  del
    sole, pensavamo quindi di viaggiare tutta la mattina e di raggiungerli
    nell'ora  picalda del giorno quando li avremmo probabilmente trovati
    intorpiditi. O per lo meno lo speravamo.
    Eravamo in dodici.  Quattro uomini  armati  di  lanciafiamme,  tre  di
    granate e due con i lanciarazzi. I tre che guidavano le jeep avrebbero
    usato gli AM-280 con puntamento a laser.  I 280 erano armi automatiche
    e potevano sparare duemilatrecento colpi al minuto.  Bastava  sfiorare
    il  grilletto  e  cinquanta  proiettili  colpivano un cerchio di sette
    centimetri qualunque fosse il bersaglio.  Si  poteva  sparare  tenendo
    l'arma  all'altezza  del bacino come se fosse una torcia elettrica.  I
    280 potevano forare un muro di mattoni grazie al volume di  fuoco  che
    producevano.  Se c'era un'arma che poteva fermare uno chtorran, questa
    era il 280.
    C'era solo una  cosa  che  non  andava...  me  l'aveva  detto  Shorty,
    naturalmente.  Insieme  ai  280,  Denver  aveva spedito dei caricatori
    speciali.  Ogni cento colpi c'era una freccetta sottile piena di germi
    particolarmente pericolosi,  cosse lo chtorran non moriva sul colpo,
    i germi potevano ucciderlo in seguito.  Quando li aveva  visti  Shorty
    aveva  sbuffato  disgustato.  -  Nel caso che non torniamo indietro...
    questo dimostra quanta fiducia hanno in noi.  - Mi guard  - Stammi a
    sentire,  ragazzo...  quelli  non hanno capito niente di come vanno le
    cose qui. Noi siamo sicuri di tornare, capito?
    - Mmmm... sissignore.
    Il Remington non era cosdifficile da  maneggiare.  Avevo  passato  i
    primi  due  giorni  a  bruciare  la  foresta,  eliminavo  i cespugli e
    allargavo l'area intorno all'accampamento;  poi mi ero allenato contro
    un  vero bersaglio cercando di bruciare un gabbione di ferro e amianto
    trainato da una jeep.
    - Adesso stai attento - mi aveva avvertito  Shorty.  -  Se  fai  fuoco
    troppo  presto,  lo chtorran cambia subito direzione e tu non riesci a
    vederlo fino a quando il fumo non  si  dirada  e  allora  sar troppo
    tardi. Aspetta piche puoi a fare fuoco.
    - Fino a quando non riesco a vedergli il bianco degli occhi?
    Shorty sorrise mentre saliva sulla jeep.  - Cocco, se ti avvicini a un
    verme abbastanza da vedergli il bianco degli occhi...  diventi la  sua
    merendina. - Mise in moto e cominciad andare.
    Io  sbagliai  il colpo perchaspettai troppo e fui quasi travolto dal
    gabbione che la jeep trainava.
    Shorty frendi colpo,  si alzin piedi e battsu di un triangolo di
    metallo.  - Prego, chtorran! Il pranzo servito! Carne umana fresca e
    saporita... nessun pericolo! Venite e servitevi!
    Aspettai che finisse.  - Immagino che tu voglia dire  che  sono  stato
    troppo lento.
    - Troppo lento? Ma no! Solo che sei rimasto fermo troppo a lungo nello
    stesso posto.
    Provammo  di  nuovo.  Questa  volta guiddritto verso di me.  La jeep
    sobbalzava sul terreno trascinandosi dietro il verme  di  amianto.  Mi
    piantai  a  gambe  larghe e cominciai a contare.  Non troppo presto...
    ora! Sbagliai di nuovo.
    Questa volta Shorty scese dalla jeep e si avvicinal bersaglio.  Tir
    fuori un cinquantone dalla tasca e lo appiccicsul gabbione. - Toh! -
    disse.  -  Scommetto  cinquanta casey che non riesci a colpirlo.  - Si
    avviverso la jeep. - Devi imparare a essere veloce.  Fa' che i vermi
    il  loro  pranzo  se lo debbano sudare.  Non vogliamo nessuno chtorran
    grasso su questo pianeta, vero?
    - Come no! - risposi.
    - Bene - disse sorridendo - credevo che te lo fossi dimenticato.  Vuoi
    provare ancora?
    - S questa volta ci prendo.
    Fece  un gesto col pollice in direzione del bersaglio.  - Ho scommesso
    cinquanta casey che non ce la  farai,  provami  che  ho  sbagliato.  -
    Innestla marcia e la jeep si allontansobbalzando. Mentre mi girava
    intorno  cercai  di  capire perchsbagliavo.  Evidentemente aspettavo
    troppo,  ma Shorty mi aveva detto di non sparare troppo presto  perch
    cosgli chtorran riuscivano a cambiare direzione.
    D'altra parte se aspettavo troppo a sparare poteva darsi che non avrei
    avuto la possibilitdi farlo.
    Mmmm. Il momento migliore doveva essere quello in cui era troppo tardi
    perch gli  chtorran  cambiassero  direzione.  Ma  quando?  Quanto si
    avvicinava uno chtorran prima che gli venisse  la  voglia  di  sangue?
    Cinquanta  metri?   Venticinque?  Mmmm...  pensa  alla  carica  di  un
    elefante. Diciamo quindici metri...
    Ehi Un momento...  Questo lanciafiamme  aveva  una  portata  di  quasi
    settanta  metri.  Chi  voleva  prendere  in giro Shorty?  Avrei potuto
    incenerire i vermi molto prima  che  si  avvicinassero  abbastanza  da
    sgranocchiarmi!
    Agitai la mano per attirare la sua attenzione,  ma Shorty sorrise e mi
    rispose con un altro cenno.  Comincia venire verso  di  me.  Veloce.
    Cominciava un altro giro.
    Bene,  gliel'avrei fatta vedere io.  Regolai al massimo la portata del
    lanciafiamme.  Questa volta avrei sparato appena  il  bersaglio  fosse
    stato  abbastanza  vicino,  non  avrei  aspettato  un  secondo pidel
    necessario.
    Presi di mira la gabbia metallica calcolai la distanza,  aspettai  che
    superasse  una  linea invisibile e schiacciai il grilletto.  La fiamma
    divampcon un sibilo lasciandomi sorpreso per la  sua  intensit  Il
    verme  di  amianto scomparve in una palla di fuoco arancione.  Un fumo
    nero e grasso si alznell'aria.
    Shorty saltgidalla jeep ululando. Disinnescai il lanciafiamme,  ma
    lui  non era infuriato per aver perso i suoi cinquanta casey e nemmeno
    per le sopracciglia bruciacchiate.  Mi si avvicine  tolse  la  spina
    dalla batteria.
    -  Finalmente  ragioni  come un vero bruciavermi - disse.  - Far fuoco
    appena sono a tiro.
    Lo fissai scuro in viso. - Perchnon me l'hai detto immediatamente?
    - Cosa?  Per toglierti il piacere di scoprire da solo  come  farla  in
    barba a uno chtorran? La lezione era proprio questa.
    - Ah... - dissi e poi aggiunsi: - Vogliamo provare di nuovo?
    -  Penso  proprio  di  no.  -  Si era accorto di avere le sopracciglia
    bruciacchiate.  - Almeno fino a quando non ho trovato  un  traino  pi
    lungo per il bersaglio.
    Ma  non  riuscimmo  a  trovarne  uno  pi lungo,  un  po' a causa dei
    preparativi della spedizione e un po' per altre ragioni,  ma  le  cose
    andarono  bene  lo  stesso.  Ancora  un  paio di giorni di allenamento
    contro il bersaglio (Shorty si era messo la tuta di amianto) e io  ero
    pronto.  O almeno Duke e Shorty erano pronti a correre il rischio.  Io
    un po' meno.  Avevo sentito dire che i vermi  potevano  essere  lunghi
    quattro metri e pesare fino a novecento chili,  o anche di pi  Forse
    erano esagerazioni,  l'avrei  scoperto  presto  da  solo,  ma  io  ero
    preoccupato.
    E' una tradizione familiare.  Un po' di sana preoccupazione non fa mai
    male.
    Be', questa volta mi ero preoccupato abbastanza,  e in caso contrario,
    avevo  tempo  di  preoccuparmi  ancora  sulla jeep.  Giusto per essere
    sicuro.
    Duke se ne accorse,  naturalmente.  Stavamo tutti e  due  sul  secondo
    automezzo.  - Rilassati,  Jim.  Non ancora il momento di mordersi le
    labbra.
    - Scusami - dissi cercando di sorridere.
    - Ci vogliono ore prima di arrivare.  - Si appoggiallo  schienale  e
    stirle braccia. - Goditi questa bella giornata. Guarda il panorama.
    - Ma non dobbiamo avvistare i vermi?
    - Certo.
    - Allora?
    - Shorty nella prima jeep.  Louis e Larry stanno nell'ultima. Tu non
    sai quello che devi cercare...  per  questo  ti  abbiamo  messo  nella
    seconda. E io ho cose piimportanti a cui pensare. - Incrocile mani
    dietro la testa e si mise a dormire.
    - Ah... - dissi.
    Cominciavo  a  capire.  Il  suo  punto  di  vista era che uno non deve
    preoccuparsi fino a quando non glielo ordinano. Come dire "se desidero
    che tu abbia un'opinione te la suggerisco io".
    In altre parole,  questo non era l'esercito in cui credevo di  essere,
    I'Esercito di Cooperazione. Quello era morto e sepolto. Non so proprio
    come avessi fatto a non accorgermene. Questo era tutt'altra cosa.
    7.
    Una volta Whitlaw ci parldell'esercito.
    Patricia,  una delle ragazze pigrandi, si stava lamentando del fatto
    che il consiglio di leva aveva rifiutato la sua domanda come  esperta.
    (Be',  non  potevo  biasimarli  perch gli  Anarchici  Creativi erano
    piuttosto "strani".)
    俑a io potrei essere una puttana e volere entrare nell'esercito!
    亮i鉬 disse Whitlaw 匍a col tuo modo di fare non credo che saresti una
    brava puttana.
    La classe scoppia ridere,  ma la ragazza si sentoffesa,  insultata
    perfino. 青osa intende dire?
    侮oglio  dire  che anche in questo caso potrebbero non accettarti.  Di
    questi tempi ci tengono che il morale dell'esercito sia alto.
    侵l morale?La ragazza sembrava  sbalordita.  俑a  se  sono  solo  un
    branco di uomini sudati!  E il mio morale,  allora? Io sono un'esperta
    di scienze politiche!
    俏o,  per me non lo sei.Whitlaw si appoggia sedere sul bordo della
    cattedra,  incroci le  braccia  e fece un ghigno.  亟d evidentemente
    nemmeno per il consiglio di leva.  Forse un po'  di  onesto  sudore  
    proprio quel che ti manca per riuscire ad apprezzarne il valore.
    La ragazza fece una smorfia sprezzante.  俑a la fatica intellettuale 
    piimportante di quella muscolare.
    俊i sbaglidisse Whitlaw.  侵l tuo lavoro importante solo quando  
    necessario.  Quindi  tu diventi importante solo quando sono in pochi a
    saper fare quello che sai fare tu. Ci vuole molto tempo per addestrare
    un esperto in ingegneria biologica, un tecnico dei quanti o un esperto
    d'inseminazione artificiale...  ma  se  abbiamo  centomila  esperti  a
    disposizione, quanto credi che valga ognuno di loro singolarmente?
    La ragazza non rispose.
    俠'unica  ragione per cui non ne abbiamo addestrati costanti,  che
    non ne abbiamo bisogno.  Se ne avessimo bisogno la nostra  societ li
    produrrebbe  in due...  al massimo quattro anni.  L'abbiamo verificato
    pivolte. I vostri nonni ne hanno avuto la dimostrazione quando hanno
    formato programmatori informatici,  ingegneri e tecnici aerospaziali e
    migliaia di altri esperti per mandare il primo uomo sulla Luna... e la
    maggior  parte  di  quelle specializzazioni dovevano essere inventate,
    improvvisate tutte le volte che se ne presentava  la  necessit  Alla
    fine  del  decennio  gli specialisti erano numerosi quanto i manovali,
    gli uomini sudati,  come dici tu;  anzi molti  di  loro  hanno  dovuto
    cominciare  a "sudare" per sopravvivere quando il programma spaziale 
    stato interrotto.
    俑a quello stato fatto per ragioni economicheinsist la  ragazza.
    亟' l'istruzione che dvalore a una persona, no?
    非avvero? Whitlaw  la guarddi traverso.  青ome puoi determinare il
    valore di una persona?  Tu sai abbattere  un  albero?  O  mungere  una
    vacca? Sai come far funzionare un bulldozer? Sai posare un mattone?
    青erto che no.
    隹llora  secondo  certi standard tu non sei da considerare un elemento
    di valore. Non sei un tipo che saprebbe come fare per sopravvivere.
    俑a... questi sono lavori manuali! Chiunque sarebbe capace di farli.
    Whitlaw ammicccon lo sguardo. 俑a tu ne saresti capace?
    Sembrsorpresa. 促erchdovrei?
    Whitlaw, in silenzio, la fissava incuriosito.  俑a tu ti sei informata
    di quali sono le specializzazioni richieste?
    青erto, ma io mi riferisco al mondo reale, di tutti i giorni.
    Whitlaw  si  volt di  scatto  a  guardare la ragazza con espressione
    sconcertata. 俊i chiedo venia.
    Si sentun mormorio, perchsapevamo tutti cosa sarebbe successo.
    Whitlaw aspettche si facesse silenzio,  poi disse:  俠ascia  che  ti
    spieghi  una  cosa.  In tutta la storia dell'umanit  da quando siamo
    scesi dagli alberi e abbiamo smesso di essere  scimmie  per  diventare
    persone,  la  cosiddetta civiltmoderna occupa soltanto un brevissimo
    periodo.  Faccio iniziare l'era  moderna  con  il  primo  impianto  di
    elettrificazione.  Questo significa, mi devi perdonare il termine, che
    l'era "attuale" ha avuto inizio meno  di  due  secoli  fa.  Non   un
    periodo  molto  lungo.  Dunque non ancora provato che la civiltnon
    sia solo una fase  passeggera.  Confido  nella  storia...   lei  che
    registra  i fatti.  Capisci cosa sto cercando di dirti?  Quello che tu
    consideri come il  mondo  "reale"   invece  un  mondo  assolutamente
    "irreale",  un ambiente artificiale che ha potuto esistere grazie alla
    determinazione di un mucchio di gente che lavorava sodo, sudando,  per
    cercare  di  rendere  meno  disagevole  la  vita,  e grazie anche alla
    benevolenza dell'universo...  condizione,  quest'ultima,  destinata  a
    modificarsi   senza   preavviso.   Perci  dobbiamo  convincerci  che
    questo...allargle  braccia  nel  gesto  di  contenere  la  stanza,
    l'edificio, la citt il mondo intero ..provvisorio... per lo meno
    su scala cosmica  Si passuna mano fra i capelli bianchi.  C'era un
    fuoco nella sua voce quando aggiunse: 隹scolta,  tu  sei  una  persona
    capace...  non  questo il punto.  Solo che rifiuti di riconoscere le
    tue capacit.. ed questo il tuo problema. Lo sai che a tutt'oggi in
    Unione Sovietica ci sono pimuratori donne che uomini?  Ed cos da
    almeno  cinquant'anni.  Tu  non  lo  sai  fare  perch non  sei stata
    addestrata a farlo.  Ed anche la ragione per  cui  non  saresti  una
    brava puttana...  non sai come si fa. Ma potresti diventarlo, se fossi
    stata addestrata.  In realtsapresti fare qualunque cosa,  disponendo
    di una preparazione adeguata... e ti assicuro che lo faresti veramente
    se questo significasse dover scegliere fra sopravvivere o morire.
    俟ono  sicura di poterlo faredisse la ragazza.  侵mparerei a mungere
    una vacca, se fosse necessario...
    隹nch'io ne sono sicuro.  Basterebbero cinque minuti.La squadr  保
    molto di pi
    ..e allora?
    亟 allora mungeresti le vacche, ovviamente!
    俑a non voglio mungere le vacche!
    俏emmeno io...  ma se la vacca dev'essere munta,  qualcuno deve farlo!
    E'  questo  che  d valore  a  quello  che  uno   capace  di  fare.
    Ascoltate... disse  rivolgendosi  a  tutti noi.  俊roppi fra voi che
    sedete in quest'aula non  sanno  cosa  significano  queste  esperienze
    fondamentali  da  troppe generazioni.  Questo vi ha messo delle strane
    idee in testa riguardo alla vostra superiorit Lasciate che vi faccia
    notare quanto questo atteggiamento sia stupido...  la maggior parte di
    voi  deve dipendere da troppe persone per la propria sopravvivenza,  e
    questo vi rende vulnerabili.  Non sarebbe male far proprie  alcune  di
    quelle esperienze fondamentali,  perchper quanto riguarda la societ
    in cui vivete, quello che uno sa fare che conta, non l'individuo.
    保ra come ora,  la maggior parte  di  chi  svolge  un  lavoro  manuale
    nell'esercito molto orgoglioso di quello che fa... che lo crediate o
    no.  Dunque  che  importanza  ha  se  le  famiglie  di  alcuni di loro
    ricevevano la pensione sociale da sei generazioni? Adesso non ne hanno
    pibisogno!  Ora sono dei contribuenti  proprio  come  noi  altri.  E
    l'esperienza  che  acquisiscono  nell'esercito   tale  per  cui  non
    dovranno piricorrere alla pensione sociale.  Per lo meno loro vedono
    il risultato pratico del loro lavoro... la maggior parte di NOI non lo
    vede  mai.  Neppure  io.  Dubito  che  fra un anno,  a partire da ora,
    ricorderete un decimo di quello che vi avrdetto,  e  non  immaginate
    neppure  quanto  sia  frustrante  per  me  rendermene  conto;  ma LORO
    indicheranno un nuovo parco o un nuovo edificio e potranno dire  "l'ho
    fatto io".  E non poco,  no davvero! Questo paese trae vantaggio dal
    loro lavoro,  voi e io ne traiamo vantaggio e loro  stessi  perch le
    loro vite sono arricchite.  Acquistano esperienza, acquistano fierezza
    e riacquistano il rispetto di loro stessi,  perchsvolgono un  lavoro
    che li fa sentire importanti!
    Whitlaw  si  ferm per  riprendere fiato.  Mi ritrovai a interrogarmi
    ancora sul perchzoppicasse.  Sapeva mascherarlo molto bene e io  non
    me  n'ero accorto finchqualcuno non me l'aveva fatto notare.  Guard
    la ragazza i cui commenti avevano innescato quella discussione come  a
    dirle 則ai capito?
    Ma lei commise un errore. Un piccolo errore, ma sufficiente. Sospir
    L'espressione  di  Whitlaw  si  raggel  Non  gli avevo mai visto uno
    sguardo cosinfuriato. Disse calmo: 俠a sai una cosa? Se tu fossi una
    puttana, probabilmente moriresti di fame
    Nessuno rise. Nessuno ne ebbe il coraggio.
    Whitlaw si chinsu di lei restando col viso a  pochi  centimetri  dal
    suo  e  le  bisbigli in  un  soffio:  俟ei stata derubata.  Ti hanno
    trasformata  in  una  marmocchia  egocentrica,  egoista  e  viziata...
    narcisista,  vacua...  una stuzzica-uccelli.  Pensi che conti molto la
    santitdei tuoi genitali?  Be',  allora tu sei "gi  una  puttana  e
    nemmeno lo sai!
    俏on  pu rivolgersi  a  me  in  questo  modo...La ragazza fece per
    alzarsi...  ma Whitlaw non si ritrasse,  anzi le si avvicinancor  di
    pi  Non aveva spazio per alzarsi in piedi,  e ricadde indietro sulla
    sedia. 俟tammi a sentire, t'ho osservata, sai? Agiti le tette e fai le
    moine e ti aspetti che la squadra di football faccia a gara per  avere
    il  privilegio  di  sedersi  accanto  a te al bar.  Tieni il broncio a
    papino e lui ti allunga la sua carta di credito.  Presto  firmerai  un
    contratto  per  scopare un paio di volte alla settimana e in cambio un
    povero allocco ti daruna casa,  un'auto e un anello d'oro da portare
    al  dito.  Se  questo  non   prostituirsi,  non so proprio cosa sia.
    L'unica differenza tra te e una vera prostituta che lei -  o  lui  -
    lavora onestamente.
    俠a  faccia  finita! Uno  dei  compagni in fondo all'aula si alzdi
    scatto,  paonazzo in viso.  Sembrava pronto a colpire Whitlaw  con  un
    pugno. Non sapevo se preoccuparmi per lui o per Whitlaw.
    俟iediti, ragazzo!
    俏o! Non pumolestarla in quel modo!
    亟  come  vorresti  che la molestassi?  SIEDITI!Whitlaw si rivolse a
    tutti noi,  senza preoccuparsi di guardare se  il  ragazzo  gli  aveva
    ubbidito.  侶uanti  di  voi  pensano che io abbia superato il limite?
    Quasi tutti i miei compagni alzarono la mano.  Alcuni no.  Io no.  Non
    sapevo cosa pensare.
    隹llora sappiate una cosa!  Non m'importa di quello che pensate! Ho un
    lavoro da fare e se questo significa prendervi a  pedate,  lo  far..
    perch sembra  essere l'unico modo per attirare la vostra attenzione!
    Ascoltate, maledizione! Non faccio la balia! Pudarsi che nelle altre
    materie vi diano  da  bere  chiacchiere  come  sciroppo  sperando  che
    qualcosa vi resti dentro. Ma in questo corso seguiamo il MIO metodo...
    perch il  mio metodo produce RISULTATI!  Questo corso istituito in
    base al Decreto del Servizio Universale...  e vi insegna  a  diventare
    adulti!Dette uno strattone alla ragazza.  俟e vuoi puoi tornartene a
    casa a lamentarti con papino - conosco i tipi come  te  -  e  lui  pu
    andare  a  lamentarsi col consiglio di leva.  "Quel vecchio cafone del
    signor Whitlaw se la sta prendendo con  la  coccola  di  papino!"  Non
    faranno  altro  che  ridergli  in faccia!  Ne sentono tre o quattro la
    settimana di queste storie. E ne sono contenti... perchvuol dire che
    svolgo bene il mio lavoro.Si chindi nuovo su di lei. 青orri sempre
    da papino quando le cose si complicano? Intendi passare il resto della
    tua vita a cercare papperchti difenda da  tutti  i  vecchi  beceri
    signori Whitlaw del mondo?  Ascolta, ci sono cattive notizie per te...
    presto diventerai adulta! Non devi continuare cosAllunguna mano,
    la prese per il mento e le sollevil viso per guardarla negli  occhi.
    亮uardami,  Patricia...  non  devi  nasconderti!  E' pieno di tigri l
    fuori...  e tu sei grassa,  tenera e polposa.  Il  mio  compito   di
    renderti  pi forte,  cos potrai  farcela.  Se  ti  permettessi  di
    continuare  a  dire  tutte  le  stronzate  che  vuoi,   ti   toglierei
    l'opportunit di  capire che non ne hai bisogno.  Che sei migliore di
    qualsiasi merdoso "tesoruccio dolce di  pap.  Perci lascia  queste
    storie fuori dalla porta d'ora in poi, intesi?
    La  ragazza  scoppi a  piangere.  Whitlaw  tirfuori dalla tasca un
    fazzoletto e lo lascicadere sul banco, davanti a lei.  隹nche questa
    forma  di  ricatto  qui  non  funziona. La  ragazza  lo  guard con
    disprezzo,  poi prese il fazzoletto e si asciug gli  occhi.  Per  il
    resto della lezione rimase in silenzio pensierosa.
    Whitlaw  si  drizz in piedi e disse: 侶uello che ho detto vale anche
    per tutti voi. Ascoltate,  questo riguarda il "senso di servizio".  La
    maggior  parte  di  voi  agisce nella convinzione che il dovere sia un
    compito faticoso da evitare.  Lo sapete che cosfacendo ingannate voi
    stessi?  Qui  avete l'opportunitdi utilizzare le risorse del governo
    degli Stati Uniti per fare cose importanti per voi  stessi  e  per  le
    persone che vivono con voi su questo pianeta.  Di questo parleremo pi
    a fondo durante il corso.  Per ora dovete capire una  cosa...  non  si
    tratta solo di essere utili agli altri, ma anche di essere utili a voi
    stessi  Si trascinzoppicando in fondo all'aula per avere di fronte
    l'intera classe. Per guardarlo dovemmo girarci sulle sedie.  Era rosso
    in viso, e il suo sguardo era penetrante.
    隹scoltate disse.  青onoscete  il  Trattato del Millennio...  l'atto
    finale dell'Apocalisse.  So bene cosa vi hanno  insegnato  finora.  In
    modo da garantire la pace nel mondo,  gli Stati Uniti hanno rinunciato
    al diritto di possedere una  forza  militare  internazionale.  Abbiamo
    perso  una  guerra...  e quella volta era nostro dovere assumercene la
    responsabilit  Mai piun presidente  americano  potr disporre  di
    strumenti che gli permettano uno sconsiderato avventurismo... troppo
    rischioso. L'Apocalisse ne la testimonianza.
    促ercioggi abbiamo l'Esercito di Cooperazione... e per voi significa
    che il servizio di leva obbligatorio non piun impegno militare, ma
    un impegno di pace.  E' un'opportunitdi lavorare non solo qui, ma in
    qualunque altra parte del mondo - se lo vorrete  -  per  prevenire  le
    cause di una guerra, non per curarne i sintomi.
    D'improvviso  Whitlaw s'interruppe.  Infille mani nelle tasche della
    giacca e si diresse verso la cattedra.  Si ferm l  con  le  spalle
    rivolte  verso di noi,  e dette una scorsa ai suoi appunti.  Rimase in
    quella posizione cosa lungo che nella classe comincia  serpeggiare
    un  po'  di  disagio.  Alcuni  di noi si scambiavano occhiate nervose.
    Senza distogliere lo sguardo dal portablocco, Whitlaw disse piano:
    促aul, hai nessuna domanda da fare?
    Si trattava di Paul Jastrow, in fondo all'aula.  Come faceva Whitlaw a
    conoscerlo? 俟儢 rispose Paul alzandosi in piedi. 俟tavo leggendo qui
    e  alzun libro 剃he la nostra situazione attuale identica a quella
    della Germania alla fine della prima guerra mondiale. E cos
    Whitlaw si volt 侵n che senso?
    雨e', siamo stati puniti per aver dato inizio alla guerra.  Percinon
    ci   permesso  di  disporre  di  un  equipaggiamento militare che ci
    permetta di dare inizio a un'altra guerra. E' cos
    Whitlaw annu  俟oltanto una  cosa...  nel  nostro  caso  non   una
    punizione. E' un impegno.
    亮i鉬   disse   Paul.   青apisco,   ma   i   termini   sono  identici,
    indipendentemente da come lo si definisca.  Non disponiamo di un  vero
    esercito... almeno non di un esercito armato.Sembrava arrabbiato.
    隹 parte il servizio interno,  naturalmentefece notare Whitlaw.  俑a
    in linea di massima hai ragione. Allora, qual la domanda?
    青i sto arrivando. Quest'Esercito di Cooperazione...lo disse in tono
    leggermente sprezzante ..sembra tanto simile a quello che i tedeschi
    avevano dopo la fine della prima guerra mondiale. Disponevano di campi
    di lavoro,  gruppi di giovani che si esercitavano con le pale  anzich
    con i fucili e svolgevano lavori di utilitpubblica e cose simili. Ma
    non  era  altro  che  una  truffa,  percha tempo debito quei ragazzi
    poggiarono le pale e si caricarono in spalla i fucili per diventare di
    nuovo un vero o proprio esercito. E sappiamo come anda finire.
    亮i鉬 disse Whitlaw. 亟 allora?
    隹llora...   cosa  mi  racconta  del  nostro  cosiddetto  Esercito  di
    Cooperazione?  Voglio dire,  non potrebbe trasformarsi di nuovo in una
    forza militare?
    Whitlaw sorrise.  Per qualche strana ragione questo lo  fece  sembrare
    pericoloso. 亮i鉬 rispose guardando Paul dritto negli occhi.
    侶uindi...?
    侶uindi cosa?
    亟' premeditato?
    俏on lo so.Il tono di Whitlaw era indifferente.  Forse non lo sapeva
    davvero.
    雨e' questo non significa che l'Esercito di Cooperazione  in  fondo  
    una truffa?
    俠o chiese Whitlaw. 非immelo.
    Paul sembrava incerto. 俏on lo so.
    Whitlaw  rimase  per  un  po' fermo in attesa di una risposta.  Guard
    Paul,   dette  un'occhiata  in  giro,   guard  ancora   Paul.   亟ra
    un'osservazione, Paul, o voleva in qualche modo essere una domanda?
    俗h,  gi  Era anche una domanda,  ma non so bene. E' solo... che non
    riesco a capire.
    俑e ne sono accorto.  E grazie per la sincerit..  sei  stato  bravo.
    Dunque,   fammi  riflettere  qualche  secondo.  Cominciamo  col  fatto
    dell'Esercito di Cooperazione.  Sono uomini che hanno  il  compito  di
    costruire. Le persone che costruiscono qualcosa tendono a essere molto
    protettive  nei  confronti  di  quel  che edificano.  Si chiama difesa
    territoriale.  E  questo  significa  diventare  automaticamente  buoni
    soldati.  Certo, la possibilitesiste. L'Esercito di Cooperazione pu
    convertirsi in una regolare forza militare in...  oh,  fatemi pensare,
    ora...  cosa diceva quel rapporto?Riprese in mano il suo portablocco
    e fece la scena di cercare  una  pagina  degli  appunti.  亟cco...  da
    dodici a sedici settimane.
    Fece  una  pausa.  Lasci che  quelle parole ci si imprimessero nella
    mente.  Si guardava intorno,  incrociando  lo  sguardo  di  chi  osava
    guardarlo.   Credo   che   fossimo  tutti  terrorizzati;   io  lo  ero
    sicuramente.  Non era la risposta che avrei voluto  sentire.  Dopo  un
    lungo  e  imbarazzante  silenzio  Whitlaw  disse  piano:  亟 allora?
    Ritornal centro dell'aula.  俠a questione non "perch possibile
    - esiste sempre la possibilitdi avventurismo militare - ma cosa,  in
    tale eventualit dobbiamo fare?
    Nessuno rispose.
    Whitlaw sorrise.  侵l corso si occupa di questo.  LA  RESPONSABILITA'.
    Che  potrebbe  diventare  la  vostra.  Perci il  vostro compito di
    pensare a come vorreste comportarvi in caso di tale eventualit  Cosa
    fareste  voi  con  l'esercito?   E'  un  vostro  strumento.   Come  lo
    utilizzereste? Parleremo di questo domani. Grazie,  per oggi tutto.
    Ritornalla cattedra, prese il portablocco e uscdall'aula.
    Come? Restammo seduti a guardarci in faccia. Era tutto?
    Patricia sembrava sconfortata.  俏on mi piacedisse. 亟 ancora non ho
    capito cosa devo fare con il consiglio di leva.
    Qualcuno le dette una pacca sulla  spalla.  俏on  preoccupartene.  Hai
    tanto tempo.
    Ma si sbagliava.
    Patricia  non  aveva  tempo...  e nemmeno noi.  Sarebbe morta dopo sei
    mesi... come la maggior parte dei miei compagni di classe.
    8.
    Quando cominciarono le epidemie, la comunitmedica dichiarche erano
    di origine naturale,  forme diverse di malattie conosciute.  Di qui il
    nome di Peritonite Nera, Varicella Africana, Virus Botuloide, Comatosi
    e  Reazione  Enzimatica  42,   quest'ultima  particolarmente  maligna.
    Avevano una tale virulenza e si diffondevano cosrapidamente  che  ci
    volle del tempo prima che fossero individuate tutte.
    Ricordo  che  pap ogni sera leggeva accigliato i giornali.  侵dioti
    borbottava.  俑i meraviglio solo del fatto che non sia successo prima.
    E'  ovvio  che  ci  sar un'epidemia  se si permette a tanta gente di
    vivere in un posto come Calcutta.
    Dopo due settimane,  da accigliata la sua espressione si trasform in
    interrogativa.  俘oma? disse.  青redevo che gli italiani fossero pi
    accorti.
    Quando tocca New York, papdisse: 俏ita, credo sia meglio andarcene
    un po' in campagna per qualche settimana. Jim,  tu naturalmente verrai
    con noi
    俑a devo andare a scuola...
    青redo  che  tu  possa permetterti qualche giorno d'assenza.  Penso di
    dirlo anche a tua sorella.
    Da principio i medici erano convinti che  si  trattasse  solo  di  una
    malattia  con  una  dozzina di sintomi contrastanti.  Pensavano che la
    malattia assumesse forme diverse,  come la peste  bubbonica  e  quella
    polmonare.  Poi pensarono che le trasformazioni dipendessero dal fatto
    che si trattava di  un  virus  instabile.  Tutti  avevano  una  teoria
    diversa:  il  virus  veniva  trasmesso  attraverso  i super-jumbo,  si
    dovevano tenere tutti gli aerei a  terra  e  isolare  la  malattia;  i
    batteri  si  erano  assuefatti  agli antibiotici perchnel passato ne
    avevamo abusato;  la causa erano tutti quegli  esperimenti  di  fisica
    quadrimensionale  che  stavano producendo cambiamenti nell'atmosfera e
    provocavano strane mutazioni,  come quei  centopiedi  giganti  e  quei
    bruchi rossicci.
    La  prima  ondata  dell'epidemia spazzil paese in una settimana.  Il
    contagio fu in gran parte trasmesso  da  quelli  che  fuggivano  dalla
    costa orientale, ma in alcune zone si diffondeva a macchia d'olio. Gli
    aerei?  O  qualcos'altro?  Non  esisteva nessun collegamento aereo con
    Klamath in California,  eppure quella  citt fu  devastata  prima  di
    Sacramento.
    Mi ricordo una trasmissione.  Quello scienziato di cui non mi viene in
    mente il nome,  dichiarche si  trattava  di  una  guerra  biologica.
    Diceva  che  esistevano  due  tipi  di  virus: il virus Y per il quale
    c'erano vaccini e antitossine  e  il  virus  X  contro  il  quale  non
    esisteva alcun tipo di difesa.  Probabilmente,  diceva,  ci dev'essere
    stata una fuga,  accidentale o causata da terroristi,  di questi virus
    X.  Non  c'era  altro modo per spiegare questa esplosione improvvisa e
    incontrollabile di morti in tutto il mondo.
    L'idea si diffuse rapidamente. Sembrava ragionevole.  In poco tempo il
    paese  fu  in  rivolta.  Chiedevano  a  gran voce vendetta.  Se non si
    potevano uccidere i germi,  almeno  si  poteva  rimandarli  al  nemico
    responsabile di averli fatti diffondere.
    Ma...  chi era il nemico? Non c'era modo di saperlo. Inoltre, pensiero
    orribile,  se i germi fossero stati  NOSTRI?  Non  erano  in  pochi  a
    pensarlo.
    Poi le cose precipitarono. Sentivamo le notizie sintonizzandoci su una
    stazione a onde corte e non era divertente.
    Eravamo  isolati  e  lo  fummo ancora di piquando qualcuno bruciil
    ponte.  Era un vecchio ponte di legno e bruciper  ore,  fino  a  che
    croll nel  fiume.   Quasi  tutti  noi  che  vivevamo  sulla  collina
    conoscevamo il guado due miglia pia monte. Se fosse stato necessario
    avremmo potuto attraversare il fiume in quel punto  con  l'automobile,
    ma  pappensche il crollo del ponte avrebbe impedito ai profughi di
    raggiungere la collina.  Non si sbagliava del tutto.  Uno  dei  nostri
    vicini  ci fece sapere via radio che una carovana di tre land rover si
    dirigeva verso di noi,  ma di stare tranquilli.  Dopo un po'  sentimmo
    dei colpi, poi pinulla. Non abbiamo mai saputo niente.
    Qualche tempo dopo,  tuttavia, papcomincia tenere un fucile carico
    accanto alla porta e insegna tutti a usarlo,  anche ai bambini.  Era
    molto scrupoloso nel dare istruzioni. Se sparavamo a qualcuno dovevamo
    bruciare i corpi,  tutti i loro oggetti,  le automobili, gli animali e
    TUTTO quello che avevano toccato. SENZA ECCEZIONI.
    Restammo sulla collina per tutta l'estate. Papdettava per telefono i
    testi dei suoi programmi fino a che i telefoni smisero di  funzionare,
    poi continua lavorare senza trasmetterli.
    Una  volta  cominciai  a  chiedergli  perchcontinuasse,  ma mamma mi
    interruppe e pitardi mi disse: 侯im,  non importa se non ci sarpi
    nessuno che vorrgiocare,  lo fa per s  Ha bisogno di credere, come
    tutti, che ci sarun futuro
    Le sue parole mi bloccarono.  Non pensavo mai  al  futuro  perch non
    avevo ancora compreso la terribile gravitdell'epidemia. Avevo smesso
    da  tempo  di  ascoltare  la radio.  Mi rifiutavo di sapere quanto era
    grave la situazione.  Mi rifiutavo di sapere che le  persone  morivano
    cos rapidamente  che  non  si faceva in tempo a seppellirle,  intere
    famiglie andavano  a  letto  in  buona  salute  e  morivano  prima  di
    svegliarsi. Mi rifiutavo di sapere dei corpi abbandonati nelle strade,
    del  panico,  dei  saccheggi,  degli  incendi.  Ne  era  scoppiato uno
    terribile a Los Angeles. Era rimasto qualcuno vivo?
    Restammo sulla collina anche  tutto  l'inverno.  Fu  dura,  ma  ce  la
    facemmo.  Avevamo  un  mulino  a vento che produceva elettricit  non
    molta,   ma  sufficiente.   Avevamo   pannelli   solari   e   i   muri
    fonoassorbenti,  indossavamo  i  maglioni e stavamo al caldo.  Durante
    l'estate avevamo costruito una serra,  cosavevamo la verdura fresca;
    quando  papporta casa un cervo capii perchsi era allenato con la
    balestra. Riuscimmo a sopravvivere.
    Gli domandai: 侵mmaginavi che sarebbe successo qualcosa di simile?
    Alzgli occhi e mi guardda sopra il corpo del cervo.
    俟imile a che cosa?
    俠e epidemie. Lo sfacelo.
    俏orispose asciugandosi la fronte.  Le  interiora  di  quell'animale
    erano bollenti. Tornal suo lavoro. 促erchme lo chiedi?
    俑a... la balestra, il cottage e tutto il resto. Perchproprio questo
    posto?  Ho sempre pensato che fossi...  be', un po' fuori di testa con
    tutte queste storie sul fatto di  essere  autosufficienti.  Adesso  mi
    pare che sia stata un'ottima idea.
    Si  ferm e appoggiil coltello.  Si pulil sangue dai guanti.  亟'
    impossibile lavorare con un tempo simile.Il  respiro  si  condensava
    nell'aria.  亟 con questi guanti non riesco a tenere la presa. No, non
    lo sapevo e...  s  stata un'ottima idea.  Ma non stata  mia.  E'
    stato  tuo nonno.  Mi sarebbe piaciuto che l'avessi conosciuto meglio.
    Mi diceva sempre che un uomo doveva essere  pronto  a  cambiare  posto
    all'improvviso per tre volte nella sua vita.  Certo... se uno pensa di
    vivere a lungo.  Il perchlo sai.  Prendi un periodo qualsiasi  della
    storia,   in   qualunque   parte  del  mondo.   E'  difficile  trovare
    settant'anni filati di pace e tranquillit  C'sempre qualcuno a cui
    non  basta quello che ha.Sospir  侶uando si comincia a sentire uno
    scricchiolio,  meglio andare a cercare un posticino pitranquillo.
    Prese  di nuovo il coltello e ricomincia sventrare il cervo.  俏ella
    nostra famiglia ci  sono  vari  casi  di  fughe  per  il  rotto  della
    cuffia...  aspetta un momento.  Tieni questo... ah, ecco! Uno dei tuoi
    bisnonni abbandonla Germania nazista nel 1935.  Andverso occidente
    fino  a  che  arriv a  Dublino,  ecco  perch il  tuo nome adesso 
    McCarthy. Si dimenticdi sposare la tua bisnonna in chiesa.
    隹h!dissi.
    俊uo nonno comprquesta terra  nel  1986,  quando  la  terra  costava
    ancora  poco,  e  ci  mise un prefabbricato.  Veniva qui ogni estate e
    costruiva sempre qualcosa.  Nemmeno io capivo bene perchlo  facesse,
    fino a che...  vediamo...  stato prima che tu nascessi... dev'essere
    stata l'estate del  1997.  S  pensavamo  che  sarebbe  stato  l'anno
    dell'Apocalisse.
    俠o sodissi. 俠'abbiamo studiato a scuola.
    Scosse la testa. 俏on la stessa cosa. E' stato un periodo terribile.
    Il  mondo  era  paralizzato,  aspettava  di  veder cadere altre bombe.
    Eravamo tutti sicuri  che  sarebbe  successo...  Il  panico  era  alle
    stelle, ma riuscimmo a cavarcela... venimmo qui. Siamo rimasti un anno
    intero su questa montagna, siamo tornati a casa a Natale. Quella volta
    il mondo era stato fortunato. Ma fu quell'esperienza a convincermi.
    Cominciammo  a  rivoltare  il  cervo  per  metterlo sulla slitta.  Gli
    chiesi: 侶uanto pensi che dovremo restare qui, questa volta?
    俏on lo so.  Forse un po'  di  tempo...  forse  un  paio  d'anni.  Nel
    quattordicesimo  secolo,  la  morte  nera  ci mise un bel po' prima di
    scomparire. Penso che questa volta succederlo stesso.
    Ci pensai un po' su.  青osa pensi che  troveremo  quando  torneremo  a
    casa?
    非ipende.
    非a che cosa?
    非a  quanta  gente  sopravvissuta.  E da chi.Mi guardpensieroso.
    促enso che sia meglio che cominci di nuovo ad ascoltare la  radio  con
    me.
    俟 signore.
    Dopo circa un mese,  captammo una trasmissione da Denver,  la capitale
    provvisoria degli Stati Uniti. La legge marziale era ancora in vigore.
    I trentasei membri del Congresso  che  erano  sopravvissuti  si  erano
    riuniti  e  avevano  deciso  di rimandare le elezioni presidenziali di
    almeno sei mesi. I vaccini della seconda generazione sembravano essere
    efficaci nel sessanta per cento dei  casi,  ma  i  rifornimenti  erano
    ancora limitati.
    Pap e  io  ci  guardammo  e tutti e due pensammo la stessa cosa.  IL
    PEGGIO ERA PASSATO.
    Dopo  un  mese,   Denver  trasmetteva  ventiquattro  ore  al   giorno.
    Lentamente  il  governo  rimetteva  insieme  i pezzi e cominciavano ad
    arrivare le informazioni.
    La prima epidemia - adesso si sapeva che erano state pid'una  -  era
    comparsa per la prima volta nel cuore dell'Africa.  In poche settimane
    si era diffusa in Asia e in India  e  aveva  cominciato  a  propagarsi
    verso  occidente  per  invadere  il  mondo.  La  seconda  epidemia era
    arrivata talmente in fretta che fu scambiata per la prima,  invece era
    cominciata da qualche altra parte,  credo in Brasile, e si era diretta
    a nord attraverso il Centro America,  cosvelocemente che molte citt
    ne  furono  travolte  prima  ancora di accorgersi che stava arrivando.
    Quando arrivla terza, il governo era al tracollo e in quasi tutte le
    maggiori cittera in vigore la legge marziale.  Tutti i  collegamenti
    internazionali erano sospesi. Se uno tentava di entrare in un ospedale
    rischiava  di essere ucciso.  La quarta e la quinta epidemia colpirono
    come ondate di marea,  decimando coloro che erano  sopravvissuti  alla
    terza.  Poi ce ne fu una sesta,  ma ormai la densitdella popolazione
    era cosbassa che non riuscnemmeno a diffondersi.
    Alcune zone rimasero fortunatamente immuni,  soprattutto quelle  fuori
    dalle  vie  di  comunicazione.  Molte  navi  restarono  al  largo,  in
    particolare quelle della marina militare, perchl'ammiragliato decise
    che  era  opportuno  che  almeno  una  parte  dell'esercito  rimanesse
    indenne.  Poi c'erano le isole remote,  le comunitmontane, gli eremi
    religiosi, i centri di sopravvivenza,  tutta la Brigata del Deterrente
    Nucleare  (dovunque  fossero),  due  colonie  lunari,  il  progetto di
    costruzione nel luogo di librazione L5 (ma persero la base  a  terra),
    le comunitsottomarine di Atlantide e Nemo e qualche altro posto dove
    qualcuno era stato cosprevidente da ritirarsi e far saltare i ponti.
    Ma  perfino  dopo  che  i  vaccini furono prodotti su vasta scala e le
    epidemie in qualche modo si  attenuarono,  i  problemi  non  finirono.
    Anzi,  fu  quello  il momento in cui cominciarono i VERI problemi.  In
    molte  parti  del  mondo  non  c'era  cibo,   poich il  sistema   di
    distribuzione   era   collassato.   Tifo   e   colera   attaccarono  i
    sopravvissuti ormai allo stremo.  In tutto  il  mondo  pochi  ospedali
    erano  in  grado di prestare cure adeguate percherano state le prime
    istituzioni  ad  andare  in  crisi.  Ogni  dottore  sopravvissuto  era
    sospettato  di  non aver svolto il proprio dovere.  Molte grandi citt
    erano inabitabili per gli incendi e il  blocco  di  tutti  i  servizi.
    Mosca,  per  esempio,  fu  persa  per  la  fusione  del nocciolo di un
    reattore nucleare.
    Era la fine del mondo...  e il mondo continuava a finire.  Milioni  di
    persone morivano di fame, di freddo, morivano per le conseguenze della
    disgregazione sociale,  molti si suicidavano, altri per un'infinitdi
    altre  cause  per  le  quali  generalmente  non  si   muore   ma   che
    improvvisamente erano diventate fatali, tanto che sembrava che fossimo
    prigionieri di un'epidemia ancor pigrave e di cui non sapevamo nulla
    se non che il suo nome era "disperazione".
    Prima  delle  epidemie,  sulla  terra  c'erano  circa  sei miliardi di
    persone. Dopo,  nessuno sapeva quante fossero.  Il governo degli Stati
    Uniti  non  tent nemmeno di fare un censimento.  Se qualche autorit
    ebbe idea di quante persone erano sopravvissute,  non  lo  disse  mai.
    Come se temessero che dicendolo la tragedia diventasse realt  Ma una
    notte sulle onde corte sentimmo che solo nel nostro paese ci  dovevano
    essere  stati  circa  cento  milioni  di  morti.  Intere cittavevano
    cessato di esistere.
    Non riuscivamo a comprendere come  potesse  essere  vero,  ma  c'erano
    tutte  quelle  notizie  alla  radio  e  alla  Tv.  Vaste zone si erano
    inselvatichite.  Dappertutto automobili abbandonate,  finestre  rotte,
    tabelloni pubblicitari divelti,  prati incolti e cadaveri mummificati.
    俟e  scoprite  un  cadavere disse  la  voce  da   Denver   前spirate
    rapidamente, non inspirate, trattenete il respiro, non toccate nulla e
    indietreggiate.  Esercitatevi  fino  a  che  questo  comportamento non
    diventi istintivo.  Poi mettetevi in quarantena - forse avete  qualche
    speranza, FORSE - e chiamate una squadra di decontaminazione, bruciate
    il cadavere e pregate il cielo di aver fatto abbastanza alla svelta.
    Restammo sulla montagna tutta la primavera. E continuammo ad ascoltare
    la radio.
    Denver  inform che  le  epidemie  sembravano  diminuire d'intensit
    C'erano meno di mille focolai alla settimana in tutto il mondo,  ma la
    gente continuava a morire. C'erano carestie - non erano state fatte le
    semine  -  e  anche suicidi di massa.  Se l'epidemia prima si chiamava
    disperazione,  ora si chiamava pazzia.  La gente impazziva e rinsaviva
    cos facilmente  che  ormai  era  un fatto normale,  un disturbo cos
    diffuso che nessuno era immune,  e cosuniversale che  era  diventato
    ordinario. Come accade con l'aria, non potevamo vederla, ma ne eravamo
    avvolti in ogni momento della nostra esistenza.
    Le  notizie  riguardavano  i  casi  pi sconvolgenti,  quelli  troppo
    clamorosi per essere ignorati. Noi ascoltavamo, restavamo attoniti e a
    volte piangevamo.  Ma i fatti orribili erano troppi,  la maggior parte
    li dimenticavamo e,  quando non era possibile,  evitavamo di pensarci.
    In qualche modo riuscimmo a non  preoccuparci  troppo  di  quello  che
    stava accadendo, in qualche modo riuscimmo a sopravvivere.
    Io temevo che non saremmo mai riusciti a lasciare la montagna, ma a un
    certo punto lo facemmo.  Nel mese di aprile io e papprendemmo l'auto
    familiare,   ci  avventurammo   lentamente   gi  dalla   collina   e
    attraversammo il fiume.  Se qualcuno ci stava osservando noi non ce ne
    accorgemmo. Una volta ci fermammo per agitare uno straccio bianco,  ma
    non ci fu alcun segnale di risposta.
    Era  come  se  avessimo  viaggiato verso un'altra stella per centinaia
    d'anni  e  fossimo  appena  tornati.   Ci  sembrava  di  essere  degli
    esploratori  venuti da un altro pianeta,  avevamo la sensazione di non
    appartenere pi a  quei  luoghi.  Tutto  appariva  contemporaneamente
    familiare  e  diverso.   Il  mondo  era  solitudine  e  abbandono,   e
    misteriosamente tranquillo.  Dappertutto vedevamo  edifici  dati  alle
    fiamme,  monumenti  anneriti  in  onore dei morti perchognuno era la
    testimonianza che c'era stata almeno una vittima.
    Dovevamo farci strada fra  auto  abbandonate  e  alberi  caduti  e  io
    cominciavo a sentirmi inquieto. Non vedemmo niente per miglia e miglia
    fino  a  che  avvistammo  una  muta  di  cani  che trotterellava lungo
    l'autostrada.  Quando ci videro cominciarono ad abbaiare e ci  corsero
    dietro per circa un chilometro. L'inquietudine divenne paura.
    Poi  incontrammo  del  bestiame in libert  gli animali erano magri e
    stentati.  Una donna dall'aria stordita  camminava  lungo  la  strada.
    Cercammo  di  fermarla  e  di  avvertirla della presenza dei cani,  ma
    quella continua camminare come se non ci vedesse.  Poi scorgemmo  un
    ragazzo nudo che si nascondeva fra gli alberi,  ma quando lo chiamammo
    si volte scappvia.
    亟' troppo presto?domandai.
    Papscosse la testa. 俏on "abbastanza" presto.  C'molto lavoro da
    fare, Jim.Aveva il viso tirato dal dolore.
    Quando  ci  fermammo per riempire il serbatoio di benzina,  vedemmo un
    cartello dall'aspetto ufficiale che diceva che la stazione  era  stata
    nazionalizzata  per tutta la durata dell'emergenza e che il carburante
    rimasto era a disposizione dei sopravvissuti.
    俑a non hanno paura che qualcuno lo rubi?
    促erchpreoccuparsi?disse pap  青e n'a sufficienza  per  tutti,
    ormai.
    Ci pensai su. Le epidemie si erano diffuse in fretta. Succedeva che un
    migliaio di persone terrorizzate si arrampicava su un superjumbo a New
    York e quando l'aereo era sopra Saint Louis,  metdi loro era morta e
    l'altra metmoribonda.  Solo l'equipaggio  nella  cabina  chiusa  era
    sopravvissuto,  ma  in seguito anche loro erano morti perchnon c'era
    nessun aeroporto che gli permettesse di atterrare.  E anche se fossero
    potuti  atterrare,  potevano  scendere  dall'aereo  solo attraverso la
    cabina passeggeri.  Era accaduto tre  volte.  L'unico  aereo  che  era
    atterrato era stato incendiato appena si era fermato sulla pista.  Gli
    equipaggi degli altri due aerei scelsero la via d'uscita  pi rapida.
    Dopo questi fatti tutti gli aeroporti furono chiusi.
    Papdisse: 亟' tutto fermo, Jim... quasi tutto. Non c'stato nemmeno
    tempo per aver paura.  E' successo troppo in fretta  Scosse la testa
    sconsolato.  亟' come se la razza  umana  fosse  andata  via  per  non
    tornare  mai  pi  Non c'ormai nessuna ragione per rubare,  nessuna
    ragione per accumulare... solo per CONSERVARE.Fece un sorriso amaro.
    促er la prima volta nella storia della razza umana c' abbondanza  di
    tutto per tutti.  Siamo diventati improvvisamente ricchi.La sua voce
    era piena di tristezza.
    A un certo punto arrivammo in una citt  A un posto di blocco c'erano
    due uomini armati di fucile.  Furono molto gentili, ma dissero che non
    ci avrebbero permesso di entrare se prima non  ci  fossimo  sottoposti
    alla decontaminazione. I loro fucili erano molto convincenti.
    Fu un brutto quarto d'ora.  Rimanemmo in piedi accanto all'auto con le
    mani alzate in attesa della squadra di decontaminazione. Arrivarono su
    un furgone bianco con due croci rosse sulle  fiancate.  Ci  spogliammo
    completamente  e  i  due  che  indossavano  elmetti  e tute bianche ci
    cosparsero di schiuma e lo  stesso  fecero  alla  macchina,  dentro  e
    fuori.  Per fortuna era una giornata calda. Ci presero dei campioni di
    sangue,  scomparvero dentro il furgone e ci  rimasero  per  un  pezzo.
    Cominciai a tremare nonostante il sole pomeridiano.
    Finalmente  la  portiera  si  apr e  uscirono  con ancora indosso le
    mascherine. Pape io ci guardammo preoccupati.  Si avvicinarono a noi
    portando  ciascuno  un  iniettore  a  pressione.  Quello  pibasso mi
    afferrun braccio e appoggil'ugello sulla pelle.  Si udun "pssst"
    e  sentii  il  braccio  freddo  e bagnato.  Aprii e chiusi le dita per
    controllare  se  si  muovevano.   俊ranquillo,   non   nulla disse
    togliendosi il cappuccio... erano donne. E sorridevano!
    -  俟ono  a  posto!esclamquella con i capelli grigi,  poi si volt
    verso pap 青ongratulazioni!Papsi comportcon molto stile...  le
    fece un inchino.
    Io  cercai  subito  i pantaloni.  Le guardie misero a terra i fucili e
    corsero verso di noi per stringerci la mano.  雨envenuti  a  Redfield.
    Uno  di  voi insegnante?  O tecnico agrario?  Conoscete qualcosa dei
    sistemi di fusione?  Stiamo cercando di rimettere in funzione la  rete
    elettrica  di  nord-ovest.  Sapete  maneggiare una macchina da ripresa
    stereometrica?
    Mi strofinai il braccio che cominciava a  pungermi.  亟hi!  che  cos'
    questo segno?
    俗n  codice  tatuatomi disse la ragazza che mi aveva vaccinato.  Era
    molto carina.  非imostra che sei pulito...  e immune.  Stai lontano da
    chiunque non lo abbia. Potresti essere contagiato senza saperlo.
    青'anche la nostra famiglia!
    侶uanti sono?  Vi dardel vaccino da portar via e delle tute. E della
    schiuma...  oh,  accidenti!  Non ne ho abbastanza.  Dovete fermarvi al
    soccorso  medico.  E  ricordatevi  che  non potete avvicinare i vostri
    famigliari  fino  a  che  non  saranno  vaccinati.   Anche  se   siete
    immunizzati,  potete  portare  con  voi  dei  germi  e risultare molto
    pericolosi per chiunque non sia stato ancora vaccinato. Avete capito?
    Annuii.  Papaveva un'espressione preoccupata,  ma fece anche lui  un
    cenno d'assenso.
    雨ene.
    Andammo  subito  al soccorso medico,  che precedentemente era stato un
    emporio di fronte al palazzo del comune.  La ragazza di turno ci dette
    un'attrezzatura  completa  per la decontaminazione e la vaccinazione e
    istruzioni molto particolareggiate su come usarla.  E ci  dette  anche
    altre dosi di vaccino per i nostri vicini.
    Poi  ci indirizzall'Ente per la Ricostruzione per essere registrati.
    促alazzo del Comune,  secondo pianoci indic  俏on  obbligatorio
    aggiunse 匍a meglio se vi registrate.
    Mentre  ci  dirigevamo  verso  l'ufficio  chiesi  a  pap che cosa ne
    pensasse.  Scosse  la  testa.  青i  penseremo  dopo,   Jim...   adesso
    comportiamoci secondo le regole.
    L'哎fficio consisteva  in una scrivania e un terminale.  La macchina
    faceva delle domande a cui si doveva rispondere e  alla  fine  sputava
    fuori  una  tesserina.  Papstette un po' su a pensarci poi decise di
    registrare solo noi due,  ma non mamma,  Maggie e i bambini.  青i sar
    tempo dopo, se sarnecessariodisse. 侮ediamo se possiamo procurarci
    un po' di provviste. Ho sbagliato i calcoli della carta igienica.
    E' stato il giro di compere pistrano che avessi mai fatto. Il denaro
    non serviva pie nemmeno il baratto. C'era un vecchietto avvizzito al
    banco  di  controllo  sui  viale e poche altre persone che entravano e
    uscivano dai negozi.  Il vecchio scuoteva ritmicamente  la  testa  con
    movimenti  lenti e non riusciva a focalizzare lo sguardo a lungo su un
    punto.  Ci disse che il viale era sotto il controllo dell'Ente per  la
    Ricostruzione  -  io  e  pap ci  guardammo - e che potevamo chiedere
    quello di cui avevamo bisogno.  侶uando ve ne andate fermatevi  qui  e
    mostratemi la tessera. Io ci metterun timbro. E' tutto.
    俑a come facciamo a pagare?
    俟e siete fortunati non dovrete pagareridacchil'ometto.
    Pap mi  tir via.  隹ndiamo,  Jim.  Prendi un carrello...  credo di
    capire.
    侵nvece io no. Mi sembra una rapina legalizzata.
    俟sss...  parla a bassa voce.  Rifletti un momento.  Che valore ha  il
    denaro  se uno puentrare in una casa vuota o in un negozio e uscirne
    con le mani piene di soldi... o di qualsiasi altra cosa? L'anno scorso
    in questo paese c'erano merci sufficienti a trecentocinquanta  milioni
    di  americani,  per  non  parlare  delle  merci  prodotte  per  essere
    esportate.  Adesso guardati intorno,  Jim...  quanta gente  rimasta?
    Vuoi  provare a indovinare la percentuale dei sopravvissuti?  Io no...
    ho troppa paura a farlo. Ma evidente che in queste circostanze anche
    il baratto inutile. Questa gente ha cercato di trovare una soluzione
    al problema piurgente...  quello della sopravvivenza.  Le  merci  ci
    sono, la gente ne ha bisogno. Ci preoccuperemo dei conti dopo... se ci
    sar un  dopo.  Per molti di loro forse non ci sar..  almeno con le
    risorse che ci sono rimaste. Mi sembra che abbia senso... insomma.
    俑a se danno la roba gratis perchallora ci sono le tessere?
    促er dare una parvenza di controllo, forse. Per dare la sensazione che
    nel mondo c'ancora ordine.  Hai notato che molte di  queste  persone
    sembrano indaffarate?  Forse lo fanno per avere uno scopo... perchse
    si fermano anche solo per un momento e si rendono conto...Si  zitt
    俟u, prendi quel carrello.
    Prendemmo la carta igienica,  un paio di auricolari, qualche scatolone
    di cibi in  scatola  e  cibi  liofilizzati,  una  cassetta  di  pronto
    soccorso,  un  po'  di  vitamine,  qualche dolcetto per i bambini,  UN
    GIORNALE, proiettili per il fucile, eccetera. Non riuscimmo a prendere
    carne fresca e  verdura  perch si  dovevano  pagare  in  Kilocalorie
    Federali delle Nazioni Unite, in casey, per farla breve.
    隹h, certo!
    青he cosa?
    非i cosa c'mancanza, Jim?
    非i gente.
    非i  specializzazioni.  Ecco  in  cosa  si commercia adesso.  Abilit
    lavoro.  E' questa  la  nuova  moneta  corrente.  O  lo  sar Aveva
    un'espressione quasi contenta.  侯im...mi afferrall'improvviso per
    le  spalle  .. finita.   Questa  gente  si  sta  organizzando  per
    sopravvivere,  per  avere  un futuro.  C'tanto lavoro da fare e loro
    hanno gicominciato.  Non hanno rinunciato alla speranza.Sentivo le
    sue mani che mi stringevano.  促ossiamo lasciare la montagna ora.  C'
    BISOGNO DI NOI.  Di tutti noi.  Tua mamma   infermiera.  Maggie  pu
    insegnare...Aveva le lacrime agli occhi. 青e l'abbiamo fatta, Jimmy.
    Siamo salvi, ormai!
    Sbagliava. Il peggio doveva ancora arrivare.
    9.
    Le epidemie non erano finite.
    Ma questa volta eravamo pipreparati. Avevamo vaccini, una densitdi
    popolazione  minore  e  tutte le precauzioni che continuavano a essere
    adottate da quando le prime ondate avevano attenuato il  dilagare  del
    nuovo flagello a un livello sostenibile.
    Quella  che  ci  colp si  diceva che fosse un morbo da cui si poteva
    guarire  anche  se  poteva  rendere  ciechi  o  sterili,   o   portare
    irreparabilmente  alla  pazzia.  Aveva  cominciato a diffondersi molto
    presto,  ma venne individuato soltanto  dopo  che  le  altre  epidemie
    furono contenute. Non controllate, solo contenute.
    Perdemmo  i due ragazzi,  Tim e Mark,  e per poco anche pap  Dopo di
    allora  divenne  un  altro  uomo.   Non  riusc mai   a   riprendersi
    completamente.  Smagrito e ingrigito, sembrava uno zombie. Non sorrise
    mai pi  Aveva perso molti chili e  molti  capelli,  era  invecchiato
    all'improvviso. Era come se la fatica di sopravvivere consumasse tutte
    le  sue  forze;  non gliene restavano per vivere.  Molte persone erano
    ridotte in quello stato.
    E non credo che Maggie l'abbia mai perdonato per  la  morte  dei  suoi
    figli.  Era  stato  lui  a  decidere  di  condurci gidai monti entro
    luglio, ma non poteva saperlo. Nessuno lo sapeva.  Pensavamo tutti che
    ormai fosse finito.
    L'ultima  volta  che  lo  vidi fu alla sua partenza per San Francisco.
    L'avevano arruolato,  be',  non proprio arruolato,  ma era lo  stesso.
    Qualcuno  aveva bisogno di programmare la riorganizzazione della Banca
    Dati della Regione Occidentale, e papera uno dei pochi programmatori
    rimasti.  Molti di  quelli  sopravvissuti  avevano  gi provveduto  a
    inserirsi in buone posizioni;  i programmatori erano PREZIOSI... senza
    di loro le macchine si sarebbero fermate.
    Ma papera ancora un libero professionista,  e perciera soggetto ai
    controlli  della  Commissione di Precettazione.  Aveva avuto ragione a
    stare attento alle registrazioni.  Quando  scendemmo  dalla  montagna,
    l'uniforme  lo stava aspettando.  Fece ricorso,  ma gli fu negato.  Il
    benessere della nazione prima di tutto.
    Quell'ultimo giorno accompagnai papcon l'auto alla  stazione.  Mamma
    non potallontanarsi dalla clinica...  gli aveva detto arrivederci la
    sera prima. Maggie non volle venire. Papera magrissimo.  Portava con
    sun'unica valigetta.  Disse solo qualche parola mentre stavamo lad
    aspettare  che  arrivasse  il  treno.  Sotto  la  pensilina  c'eravamo
    soltanto noi.
    促ap Stai bene? Lo sai, se non ti senti bene...
    Non mi guardava.  俟to benedisse secco.  E poi lo ripetin tono pi
    dolce.  俟to bene.Lo disse di nuovo senza guardarmi  ancora  con  lo
    sguardo fisso sui binari, ma allungun braccio e mi appoggiuna mano
    sulla spalla.
    俟ei stanco? Vuoi sederti?
    Scosse  la  testa.  俊emo che non riuscirei a rialzarmi in piedi.Poi
    aggiunse: 俟ono stanco di tutto ci Jim. Sono cosstanco...
    促ap  non sei costretto ad andare.  Ne hai tutto  il  diritto.  Puoi
    dimostrare lo shock del...
    青erto che possodisse. E il modo in cui lo disse non lascispazio a
    discussioni.  Tolse la mano dalla mia spalla. 信ai mai sentito parlare
    del senso di colpa Jim? Il senso di colpa di chi sopravvissuto.  Non
    so  cosa farci.  C'era gente che MERITAVA di vivere.  Perchinvece io
    non sono morto?
    信ai fatto quello che dovevi fare!
    促roprio come loro...parlava  tra  i  singhiozzi  ..ora  sento  la
    responsabilit..  di fare qualcosa, di rimediare. Se non per tutto il
    resto del mondo, almeno per... i bambini. Tim e Mark.
    促ap.. questa   volta   gli   poggiai   la   mano   sulla   spalla
    ..ascoltami.
    Si  volt a  guardarmi.  俏on  riesco  pi a  sopportare  di  vedere
    quell'espressione nel suo sguardo!
    俑aggie?
    俊ua madre.
    俑a lei non te ne dla colpa!
    俏o, anch'io credo di no. E avrebbe molte ragioni per farlo.  Ma non 
    per questo... per la piet Non riesco a sopportarlo.Esit infine
    disse:  亭orse   meglio cos儢.  Si chinper appoggiare la valigia a
    terra. Poi con molta calma mi poggile mani sulle spalle e mi strinse
    forte per un ultimo abbraccio. Era ancor piesile di quanto sembrasse
    a vederlo.
    促renditi cura di loromi disse. 亟 di te stesso.
    Si scostper guardarmi,  cercando nel mio viso  un  ultimo  segno  di
    speranza...  e  fu  in  quel  momento che vidi quanto era invecchiato.
    Debole,  ingrigito e vecchio.  Non potevo farci nulla.  Anch'io provai
    dispiacere  per  lui.  Se ne accorse.  Stava cercando un segno del mio
    affetto e invece aveva letto solo la mia piet  Capii  che  se  n'era
    accorto da come sorrise,  un sorriso di cordialitforzata che si alz
    fra noi come un muro. Mi dette una pacca sulla spalla,  poi si volte
    si allontanin fretta.
    Il treno lo condusse a San Francisco e non lo rivedemmo mai pi
    L'ufficio del lavoro impiegmolto pitempo ad arruolare me, quasi un
    anno.
    Ero ritornato a scuola. Avevano riorganizzato il sistema universitario
    statale e si potevano conseguire punteggi di studio prestando servizio
    nelle  squadre universitarie,  che lavoravano per salvare e preservare
    le conoscenze umane com'erano prima delle epidemie. Durante quei primi
    mesi di attivitfebbrile ognuno sembrava essere un funzionario in  un
    settore  o  in  un  altro.  Persino  IO  ero  titolare  di  un paio di
    qualifiche personali.  Per qualche tempo fui Direttore per la  Regione
    Occidentale dell'Associazione dei Programmatori di Fantasy... accettai
    solo  perch la presidente dell'organizzazione aveva tanto insistito.
    Disse che lo dovevo alla memoria di mio padre che era stato un autore.
    Ricordo che dissi: 侶uesto significa tirare  colpi  bassi,  mamma ma
    accettai l'incarico. La mia unica responsabilitera di restare seduto
    accanto  a  un  avvocato e sottoscrivere come testimone una caterva di
    documenti.  Chiedevamo il riconoscimento dei  diritti  d'autore  degli
    autori  che  non  erano  sopravvissuti  e  dei quali non era possibile
    rintracciare alcun famigliare.  L'organizzazione stava  per  diventare
    l'esecutore  collettivo  di  una forma d'arte perduta,  perchnessuno
    aveva pitempo d'occuparsi di giochi di fantasy su larga scala.
    A metdel primo semestre fui arruolato... fui proprio arruolato,  non
    precettato.
    L'esercito  era  una  delle  poche  istituzioni strutturate in modo da
    funzionare anche  in  presenza  di  un  forte  calo  di  manodopera  e
    disponeva di esperienze di base,  diffuse e non specialistiche. Perci
    fu l'esercito a incaricarsi del processo di sopravvivenza.  L'esercito
    ripristin i  mezzi  di  comunicazione  e  li  mantenne  in funzione.
    L'esercito s'incaricdelle risorse  e  dei  servizi,  custodendoli  e
    assegnandoli finchi governi locali non furono nuovamente in grado di
    assumersi la responsabilitdel loro controllo. L'esercito distribuiva
    cibo, vestiti e soccorso medico, isolava le zone colpite dall'epidemia
    fino  a  quando non intervenivano le squadre di decontaminazione...  e
    per quanto doloroso fosse questo compito,  lo svolgevano con tutta  la
    pietpossibile in quelle circostanze. Fu l'esercito a far superare al
    paese il momento peggiore.
    Ma non mi destinarono all'esercito.
    Lasciate  che  dica  una  cosa: non credevo agli chtorran,  non pidi
    chiunque altro.
    Nessuno di quelli che conoscevo aveva mai visto uno chtorran.  Nessuna
    autorit riconosciuta  aveva mostrato prove piconsistenti di alcune
    fotografie sfuocate, e tutta quella storia ricordava il mostro di Loch
    Ness e lo Yeti. Se qualche membro del governo sapeva qualcosa,  non lo
    diceva... dicevano solamente che "si stava indagando" sui rapporti che
    arrivavano.
    俠a  verit dovrebbe  essere  ovviaaveva detto uno dei coordinatori
    dell'universit (non  erano  chiamati  istruttori  se  non  erano  in
    possesso di una laurea). 俟i tratta ancora una volta dello stratagemma
    delle  "false  notizie".  Sotto  la minaccia di un nemico venuto da un
    altro pianeta,  finiamo coll'attaccarci a quel che  rimasto.  Saremo
    talmente  occupati  a difendere il nostro campicello che non avremo il
    tempo per sentirci disperati.  E' il metodo migliore per distrarre  la
    gente e risollevare il morale dell'intero paese.
    Questa era la SUA teoria. Tutti avevano un'opinione personale... tutti
    ne hanno sempre qualcuna.
    E  cos arriv l'avviso del mio arruolamento.  Con quasi due anni di
    ritardo,  ma pur sempre valido.  Il Congresso aveva emendato la  legge
    sull'arruolamento proprio per noi sopravvissuti.
    Feci  ricorso,  ovviamente.  Perci mi  inserirono  in  una categoria
    speciale.  促ersonale civile distaccato  Facevano spesso  di  queste
    cose.
    Ero di nuovo nell'esercito...
    ...e poi Duke spara quella ragazzina.
    E scoprii che gli chtorran esistevano veramente.
    La  razza  umana,  quel  che ne era rimasto,  era in guerra contro gli
    invasori dello spazio. E io ero una delle poche persone a saperlo. Gli
    altri non ci credevano... e non ci avrebbero creduto fino al giorno in
    cui gli chtorran non si fossero avventurati  nelle  citt e  avessero
    cominciato a mangiare.
    Come a Show Low, Arizona.
    10.
    Lasciammo  le  jeep  in  una stazione di servizio Texaco abbandonata e
    scarpinammo sulle colline e vi posso  assicurare  che  i  lanciafiamme
    erano pesanti.  Secondo le istruzioni del manuale, montato e caricato,
    con i serbatoi e tutto,  ognuno doveva pesare non meno di 19,64 chili,
    ma  lungo la strada dovevamo aver perso la virgola dei decimali e Duke
    non mi ha permesso di tornare indietro a cercarla.
    Cossono stato zitto e ho continuato ad arrampicarmi.
    Dopo un po' di tempo - con Tillie, il lanciafiamme da dieci tonnellate
    in spalla - arrivammo alla valle dove  meno  di  una  settimana  prima
    avevamo  individuato  i vermi.  La tabella di marcia si rivelesatta,
    arrivammo nell'ora picalda del giorno,  circa le due del pomeriggio.
    Avevo  gli  indumenti  zuppi di sudore e le cinghie mi tormentavano le
    spalle.
    Il sole era una palla rovente nel cielo di porcellana,  ma la  vallata
    sembrava  buia,  immobile.  L'erba  secca era color marrone.  Sopra la
    boscaglia si vedeva una leggera foschia; sembrava nebbia, ma non c'era
    stata nebbia dal tempo delle epidemie.
    Questa foschia grigioazzurra era semplicemente formata da  idrocarburi
    naturali,  un  sottoprodotto  della respirazione degli alberi.  Solo a
    vederla sentivo un'oppressione ai polmoni.
    Il piano era piuttosto semplice: Shorty e  la  sua  squadra  sarebbero
    scesi  lungo  il  fianco  destro della collina,  Larry e i suoi uomini
    lungo quello sinistro,  Duke al centro.  Io facevo parte della squadra
    di Duke.
    Rimanemmo  sulla  cresta  del  colle  in  attesa  che  Shorty  e Larry
    raggiungessero le loro  postazioni.  Nel  frattempo  Duke  cominci a
    studiare  l'igloo  degli  chtorran.  Non  c'era  segno di vita,  ma ce
    l'eravamo  aspettato  e  tutto  sommato  era  meglio   cos   Avevamo
    indovinato,  tutti  e tre i vermi erano all'interno dell'igloo immersi
    nel torpore.
    Quando mi passarono il binocolo mi misi a osservare  il  recinto.  Non
    c'era  nessun  essere  umano  l dentro,  ma c'era "qualcosa"...  no,
    c'erano un sacco di qualcosa.  Erano neri e lucidi  e  ricoprivano  il
    terreno come un tappeto bitorzoluto.  Si gonfiavano,  si sollevavano e
    si spostavano di continuo, ma da quella distanza non riuscivo a capire
    cosa fossero.
    In quel momento Shorty segnalche era pronto,  e  subito  dopo  anche
    Larry.
    - Bene - disse Duke. - Andiamo.
    Per tutta risposta sentii lo stomaco che mi si contorceva.  C'ERAVAMO.
    Accesi la  macchina  da  ripresa  agganciata  al  casco,  sollevai  il
    lanciafiamme e mi mossi.  Da quel momento in poi qualsiasi cosa avessi
    visto o sentito sarebbe stata registrata.
    - Ricordatevi - aveva detto Duke - se dovete fare una  pisciatina  non
    guardate in basso... non riuscireste a farla tutta.
    Superammo  la vetta senza tentare nemmeno di nasconderci e cominciammo
    a scendere a fondovalle.  All'improvviso mi sentii inerme e  solo.  Il
    cuore mi batteva. - Oh... mamma - dissi quasi con un singhiozzo.
    Mi ricordai del registratore!  Mi ripresi, feci tre respiri profondi e
    seguii Duke. Anche gli altri avevano paura?  All'apparenza sembrava di
    no. Avevano solo un'espressione cupa.
    Il  pendio  era  roccioso e non si vedeva un albero;  l'altro versante
    sembrava pericoloso. Duke fece un segno e io mi fermai. Aspettammo che
    gli altri andassero avanti.  Contare fino a dieci,  un altro segnale e
    via di nuovo.  Avanzavamo a coppie, due uomini si muovevano mentre gli
    altri due si guardavano intorno,  poi i primi due si fermavano  e  gli
    altri  due avanzavano.  Tutte e tre le squadre procedevano allo stesso
    modo.  Io tenevo il lanciafiamme caricato e pronto a  sparare  e  cos
    Duke.  La  discesa era lenta e non succedeva nulla,  perla fatica si
    faceva sentire.
    Nella boscaglia davanti a noi non si muoveva una foglia. Nella vallata
    era tutto fermo.  Niente intorno all'igloo.  Non staccavamo lo sguardo
    di l  Immobilitassoluta.  Ci avvicinammo guardinghi, tre gruppi di
    quattro uomini ciascuno distanziato di un  centinaio  di  metri  l'uno
    dall'altro.
    Quando  arrivammo  a  fondovalle ci fermammo.  Duke annusl'aria e si
    mise a osservare la foresta oltre la cupola massiccia.  Niente.  Tutto
    fermo. Duke sembrava preoccupato.
    Fece cenno alla squadra di Larry di muoversi. Portavano l'unitmobile
    Mobe  4  che  chiamavano "Zavorra".  L'erba scricchiolava sotto il suo
    peso.  Aspettammo che arrivassero a cento metri davanti a noi,  poi li
    seguimmo.  Dopo  un  momento  Shorty  e  i  suoi  presero posizione in
    retroguardia.
    A me sembrava che i tre gruppi fossero troppo distanziati.  Forse cos
    Duke  si  sentiva  pisicuro perchriusciva a controllare uno spazio
    piuttosto ampio  ed  era  pi difficile  che  i  vermi  ci  potessero
    sopraffare o ci potessero prendere di sorpresa.  D'altra parte,  forse
    Duke  era  anche  un  po'  incauto.  Il  raggio  d'azione  dei  nostri
    lanciafiamme  copriva  tutto  il territorio davanti a noi,  ma eravamo
    troppo lontani per riuscire a correre in aiuto  l'uno  dell'altro  con
    tempestivit
    Stavo per dirglielo quando la squadra di Larry si fermdavanti a noi.
    Ci  avvicinammo  a  loro  fino  a  una  distanza di trenta metri e poi
    aspettammo che la squadra di Shorty  arrivasse  alla  stessa  distanza
    alle nostre spalle.  Poi cominciammo di nuovo ad avanzare.  Duke aveva
    un'espressione meno cupa e io mi sentivo un po'  pi rilassato...  ma
    non tanto, dopotutto questa era la zona dei vermi.
    Eravamo  arrivati  abbastanza  vicino  da  vedere  i particolari della
    costruzione.  Calcolai che doveva avere un'altezza massima di  quattro
    metri e un diametro di quindici.  Era fatta a strati di pasta di legno
    chiaro e trucioli,  sembrava piuttosto solida.  Tutt'intorno c'era  un
    groviglio di vegetazione rossa,  cosscura da sembrare nera.  L'odore
    era leggero, eppure nauseante, somigliava a quello del caprifoglio, ma
    pidolciastro.
    Mi aspettavo che la cupola avesse una forma a cono,  come un  alveare,
    dato il tipo di costruzione fatta a strati. Invece somigliava pia un
    tumulo, una sezione di sfera leggermente schiacciata. La porta era una
    grande  apertura  a  forma  di  arco,  pi larga  che alta,  protetta
    all'interno da uno schermo simile al "muro degli spiriti" che i cinesi
    usano mettere dietro le loro porte  d'entrata  per  tenere  lontani  i
    fantasmi.  Non  riuscivamo  a vedere l'interno della costruzione e non
    potevamo dire se c'erano o no i vermi.
    Larry si ferma distanza di sicurezza e tolse il fermo  al  Mobe.  Ci
    fermammo  subito anche noi e ci mettemmo nelle posizioni prestabilite.
    Larry si alzdi nuovo e manddue dei  suoi  uomini  per  accerchiare
    l'igloo;  lui  e  un  altro,  Hank,  si  mossero in direzione opposta.
    "Zavorra" era rimasto da solo e il suo radar si  muoveva  ritmicamente
    avanti e indietro. Noi altri rimanemmo a fissare l'entrata.
    Davanti  alla cupola c'era qualcosa che non avevo notato prima.  C'era
    l'altra volta?  Era una specie di totem  a  forma  di  obelisco.  Per
    sembrava...  non so...  un pezzo uscito da una fonderia. Come qualcosa
    semifuso, una forma liquida congelata mentre si stava impastando.  Che
    diavolo poteva essere? Era fatta dello stesso materiale della cupola e
    del  recinto.  Alla  base  aveva  un  grande  foro  e poi altri tre di
    grandezza  decrescente  nella  parte  superiore,   non   allineati   e
    circondati  da  una raggiera di altri fori pipiccoli.  L'oggetto era
    alto pidi due metri,  metdella cupola,  ed era piazzato proprio di
    fronte all'entrata.
    Larry  e  i  suoi  uomini riapparvero dopo aver fatto il giro completo
    dell'igloo.
    Larry segnalche non c'era niente.  Nessuna uscita  posteriore,  cos
    non potevano coglierci di sorpresa.
    - Bene - segnaldi rimando Duke. - Pronti con il Mobe.
    Larry  agit la  mano  e  si  volt verso Hank.  April pannello di
    controllo a distanza sulle spalle di Hank e caric"Zavorra".  Le luci
    rosse del Mobe cominciarono a lampeggiare,  adesso sarebbe stato molto
    pericoloso avvicinarsi. Se l'apparato sensorio individuava un corpo di
    grandi dimensioni che irradiava calore,  la carica IEM sarebbe esplosa
    e  avrebbe arrostito tutto quello che c'era all'interno della cupola e
    oltre. Come un forno a microonde, ma piin fretta.
    IEM sta per Impulso Elettro-Magnetico ed una scarica radio  ad  alta
    energia e ampio spettro (1).  MOLTO AMPIO.  Da radio a gamma.  Energia
    MOLTO ALTA. Ad amplificazione lineare.
    Forse sarebbe stato pisemplice buttare una granata dentro la  cupola
    e   nascondersi,   ma  Duke  voleva  impadronirsi  del  rifugio  senza
    danneggiarlo.  Avevamo bisogno di sapere pinotizie  possibile  sugli
    chtorran.  La  scarica  IEM li avrebbe uccisi senza distruggere i loro
    corpi o la cupola.
    Larry agitdi nuovo la mano e Duke grid - Bene,  tutti a  terra.  -
    Questa  era  forse  la  parte pipericolosa della missione,  dovevamo
    sdraiarci  a  terra  per  ridurre  gli   effetti   della   dispersione
    radioattiva  del lampo,  ma la posizione ci rendeva vulnerabili perch
    non avremmo potuto usare i lanciafiamme se fossimo stati attaccati  di
    sorpresa.
    Hank,  che era steso a terra col pannello del comando a distanza, fece
    avanzare il Mobe. Aveva messo i visori stereo e in quel momento vedeva
    solo attraverso gli occhi del  Mobe.  Accanto  a  lui  Larry  lanciava
    intorno  occhiate  nervose.  Gli  altri  due uomini avevano alzato una
    lamina protettiva davanti a tutti e quattro - l'antenna del comando  a
    distanza  spuntava  al di sopra della lamina - ma i sostegni Mylar non
    riuscivano a stare dritti e loro erano costretti a tenerli su  con  le
    mani. Noi altri otto eravamo abbastanza indietro e non avevamo bisogno
    della lamina protettiva, ma restammo comunque a terra.
    Il  Mobe  era  ormai  dentro la cupola.  Restammo in attesa.  I minuti
    passavano con una lentezza esasperante.  L'unica cosa che  si  muoveva
    erano  le  mani  di  Hank  sul pannello di controllo.  Mentre lavorava
    parlava a bassa voce e Duke ascoltava le  sue  parole  attraverso  gli
    auricolari usa e getta (o almeno tali dovevano essere).
    Hank si fermcon aria seccata e disse qualcosa a Larry. Larry si alz
    in piedi,  imprecando a bassa voce.  Hank si voltverso il pannello e
    fece qualcosa, poi si sedette.  Gli altri lasciarono cadere la lamina.
    Il  Mobe  stava  uscendo  di  nuovo  dalla  costruzione  con  la guida
    automatica.  Aveva emesso il lampo?  No,  il segnale rosso lampeggiava
    ancora.  Hank premette il tasto del pannello, disinnestil meccanismo
    e la luce rossa si spense.  Ci alzammo tutti in piedi spazzolando  via
    l'erba dalle tute e controllando le armi.
    Il  Mobe  disse che nella capanna non c'erano vermi,  ma Duke non dava
    molto peso alle parole del Mobe...  era gisuccesso che prendesse  un
    granchio.  Forse  i  vermi erano a sangue freddo o forse non emanavano
    molto calore quando erano in stato di torpore.  Larry sarebbe  entrato
    per controllare.
    L'ipotesi era che a quest'ora del giorno i vermi fossero lenti e Larry
    sarebbe stato in grado di ucciderli prima che riuscissero a svegliarsi
    completamente  e  a  muoversi.  Volevamo assolutamente impadronirci di
    quel rifugio e di qualsiasi pezzetto di verme su cui fossimo  riusciti
    a mettere le mani. Larry avrebbe dunque tentato di ustionarli tanto da
    ucciderli  ma  non  tanto da distruggerli.  Era un compito difficile e
    pericoloso e non adatto a chi aveva l'intenzione di morire nel proprio
    letto.  Se  i  vermi  stavano  l dentro,  Larry  li  avrebbe  presi,
    altrimenti...
    Era  per  questa  ragione  che  noi  altri  eravamo  rimasti in attesa
    all'esterno con i lanciafiamme.
    Larry indossla maschera a ossigeno,  si chinper  entrare,  seguito
    per  sicurezza  da  un  uomo  munito di granate.  Le granate avevano i
    detonatori suicida.  Non li invidiavo.  Gli uomini si piegarono in due
    per  entrare  e  scomparvero  dietro  la  parte destra del "muro degli
    spiriti".
    Silenzio; ancora una volta restammo in attesa.  Un'ape,  o qualcosa di
    simile,  ronzava  intorno  al  mio  orecchio  destro  e io la scacciai
    infastidito.  Dall'ascella una goccia di sudore mi  scivol lungo  il
    fianco. L'insetto ronzdi nuovo.
    Osservai col binocolo le piante intorno alla base della cupola.  Erano
    cespugli  intricati,   qualcosa  di  simile  all'edera  di  mezzanotte
    mescolata  a  qualcos'altro  che  somigliava  al basilico dolce o alla
    marijuana nera.  Avevano un colore rosso scuro,  quasi nero e  non  si
    riusciva a distinguerli bene. La colorazione dell'edera doveva essersi
    sbiadita  verso  l'ultravioletto  perch alla  luce del sole appariva
    sfocata,  come se ogni foglia ricciuta fosse contornata da un alone di
    neon rosso.  L'edera era striata da venature sottili bianche, e quello
    che sembrava basilico  era  chiazzato  di  rosso.  Stavamo  abbastanza
    vicini da sentire l'odore nauseante e fastidioso, qualche metro ancora
    e sarebbe stato insopportabile.
    Alla  fine  Larry  e  l'altro  uomo  riapparvero  e  si strapparono le
    maschere con un gesto di rabbia.  Larry era pallido.  -  E'  vuoto!  -
    url - Ldentro non c'niente! Duke disse: - Maledizione. - E dette
    un calcio a un macigno.  - Shorty,  da' un'occhiata in giro. McCarthy,
    tu vieni con me.  - Abbandonla sua postazione e si  avvi a  grandi
    passi verso la cupola. Io lo seguii, sforzandomi di stargli dietro.
    - Da quanto tempo vuoto? - domandDuke.
    Larry  si  strinse nelle spalle.  - Non ci capisco un tubo.  Tu ne sai
    quanto me sulle loro abitudini. Ma la tana sembra calda...
    Duke lo scanse s'infil nell'entrata.  Io  feci  per  seguirlo  mio
    malgrado, poi mi fermai... avevo le labbra secche. Rimasi a fissare il
    buco nero dell'entrata come se fosse la porta del regno dei morti. Non
    riuscivo  a  fare  un passo avanti.  Eppure l'avrei voluto pidi ogni
    altra cosa  al  mondo.  Sbirciai  dentro  con  circospezione,  ma  non
    riuscivo  a  vedere  oltre  il  piccolo  vano  davanti  al "muro degli
    spiriti". L'interno non era illuminato.  Feci un passo avanti cercando
    di convincermi a farne un secondo...
    All'improvviso  Duke  usc raddrizzandosi  in  piedi e quasi mi venne
    addosso.  Mi lanciuno sguardo infastidito e distratto poi si rivolse
    a  Larry.  -  Controlla  il  recinto.  Guarda  cosa  c'  Metti delle
    sentinelle dall'altra parte...  ma che mantengano il contatto a vista.
    - Poi si voltverso di me.  - Tu.  Dovresti essere un esperto.  Ti do
    dieci minuti di  tempo  per  ispezionare  l'interno  della  tana.  Poi
    brucertutto.
    - Eh?! Ma dovevamo...
    - Lascia stare quello che dovevamo fare.  QUEL POSTO E' PIENO DI UOVA!
    Pensi che le lasci lfinchsi schiudono?
    Non mi preoccupai nemmeno di rispondere.  La domanda era retorica.  Mi
    chinai ed entrai nel rifugio.
    Il  "muro  degli  spiriti"  era  pi che  un  semplice schermo dietro
    l'entrata.   Fui  costretto  ad  accucciarmi  per  entrare  perch si
    congiungeva  con  la  cupola  molto  in basso e formava una sezione di
    cerchio da cui si dipartivano due cunicoli  che  curvavano  in  salita
    verso  l'interno,  uno  da una parte e uno dall'altra.  I due passaggi
    seguivano la parete della cupola e  non  se  ne  vedeva  la  fine.  Il
    pavimento  era  dello  stesso materiale con cui era costruita tutta la
    struttura, ma sembrava pispugnoso.
    Strisciai nel cunicolo di destra come aveva fatto Duke.  Il  passaggio
    saliva  e  s'incurvava  di  novanta gradi per aprirsi su uno spazio di
    otto o nove metri di diametro e alto a sufficienza per permettermi  di
    stare  in  piedi.  Il  passaggio di sinistra sboccava sul lato opposto
    dell'ambiente.
    Avevo una torcia elettrica,  ma non mi fu necessario usarla perch al
    centro  del tetto c'era un'apertura di circa due metri di diametro che
    faceva passare luce e aria.  La temperatura non era cos fredda  come
    avevo  pensato,  anzi,  era  quasi soffocante.  C'era un odore forte e
    intenso, familiare; un odore dolciastro e nauseante, ma non riuscivo a
    individuarlo...
    Il fatto che l'ambiente sembrasse pi piccolo  di  quello  che  avevo
    immaginato  e  il  soffitto pibasso di quanto appariva dall'esterno,
    era certamente dovuto alle due rampe;  quella in cui mi trovavo era la
    parte superiore della cupola.
    C'era  un  piano  inferiore?  Ci  doveva  essere.  O  c'erano  solo le
    fondamenta?   Sul  pavimento  si  vedevano   molte   aperture,   tutte
    minacciosamente  buie.  Rimasi  in piedi esitante.  Ero un esperto,  o
    almeno cosdicevano e cosc'era scritto sulla  mia  busta  paga.  Ma
    questo  non impediva che avessi paura.  Rimasi lindeciso ad annusare
    quell'odore strano...
    Quando i miei occhi si abituarono alla luce fioca notai che le  pareti
    riflettevano  la  luce  in  modo  insolito.  Dimenticai  i  buchi  sul
    pavimento e accesi la torcia elettrica;  le pareti  sembravano...  no,
    erano traslucide.  Il chiarore esterno riusciva a penetrare attraverso
    le pareti della cupola.
    Mi avvicinai per osservare meglio e mi accorsi  che  non  si  trattava
    affatto  di  pasta  di legno ma di qualcosa di simile a schiuma secca,
    molto pileggera ma altrettanto resistente.  Schegge di  legno  erano
    sospese come chicchi d'uva.
    -  Provai  col  mio  coltello  ed  era  come scalfire un cartone molto
    compatto. Le pareti della cupola erano fatte di minuscole bollicine di
    una sostanza vischiosa a base di cellulosa.  Questo spiegava  la  loro
    propriet  di   trasmettere  la  luce  e  probabilmente  funzionavano
    ottimamente anche come isolanti. Tagliai un pezzo di parete pigrosso
    che potei e lo infilai nella sacca.
    A parte i buchi,  il resto  della  stanza  non  presentava  niente  di
    particolare.  Non  c'era nessun oggetto a eccezione di alcuni pezzi di
    una sostanza sminuzzata,  forme tondeggianti di  materiale  grigiastro
    simile  ad  amianto masticato.  Alcune avevano un diametro di circa un
    metro ed erano attaccate alle pareti come pezzi di chewing gum.  Alzai
    le spalle,  ne tagliai un pezzo e lo misi nella sacca.  Da questo tipo
    di costruzione non si poteva capire se gli chtorran  fossero  creature
    intelligenti.
    Mi  domandai dove fossero le uova che aveva visto Duke.  Probabilmente
    in fondo a uno di quei buchi sul pavimento.  Ne vedevo tre distanziati
    regolarmente lungo le pareti della cupola. Il pigrande era vicino al
    "muro degli spiriti", gli altri due erano disposti accanto alle pareti
    esterne.
    Ispezionai per primo il buco pigrande.  Mandai giun fascio di luce
    e riuscii a vedere solo un altro ambiente  simile  a  quello  dove  mi
    trovavo e altrettanto vuoto. Quell'odore nauseante era particolarmente
    forte e decisi di non scendere di sotto.  Oltretutto non sarebbe stato
    facile risalire.
    Il secondo buco era una specie di pozzo.  Andava gidritto e  spariva
    nel buio.  Un gabinetto forse?  Era probabile,  ne aveva l'odore.  Che
    tipo di escrementi lasciano gli chtorran?  Cominciavo a rendermi conto
    di quante cose avrei dovuto sapere e non sapevo.
    L'ultimo buco era quello con le uova.
    Si  trovava  vicino  al muro posteriore ed era pieno di uova piccole e
    lucenti,  grandi come una  palla  da  tennis,  color  rosso  scuro  ma
    ricoperte  da  una  pellicola  biancastra  che  dava  loro  un aspetto
    perlaceo.  Ce ne dovevano essere centinaia.  QUANTO  ERA  PROFONDO  IL
    BUCO?  Era  quasi perfettamente circolare e largo due metri;  sembrava
    profondo come gli altri e le uova arrivavano quasi fino al bordo.
    Cosfeci una cosa molto stupida.  Appoggiai il lanciafiamme a  terra,
    sfibbiai i serbatoi e me li tolsi.  Poi mi sedetti sul bordo,  infilai
    le gambe dentro il buco e mi calai gi
    Ma avevo sbagliato i calcoli e scivolai. Caddi - SPLASH! - fra le uova
    e fu come cadere in una gelatina  che  odorava  di  ostriche.  Per  un
    momento pensai che stavo per perdere l'equilibrio e che sarei caduto a
    faccia in gi  ma riuscii a tenermi sul bordo.  Pensai che avrei dato
    di stomaco.  Sentivo la gola stretta e dovetti inghiottire  in  fretta
    per non vomitare.
    Stavo   immerso   fino   alle  ginocchia  in  una  poltiglia  rossa  e
    bianchiccia.  Per fortuna le uova erano state deposte da  poco  tempo.
    Non  credo  che  sarei  riuscito  a  resistere se si fosse trattato di
    chtorran giin embrione.  Lentamente - non potevo muovermi troppo  in
    fretta  perchnon mi sentivo sicuro sulle gambe - raccolsi quante pi
    uova intere  potei  trovare  e  le  infilai  nella  sacca.  Cercai  di
    appoggiarmi  alle  pareti del buco,  quelle uova mi davano un senso di
    disagio...
    Quando finalmente mi aggrappai al bordo e mi  tirai  su,  tremavo.  Le
    uova erano appiccicose e puzzavano come pesce crudo lasciato a marcire
    sotto il sole.  Anche se non ne avessi vista mai piuna, ne avevo gi
    abbastanza.
    Continuavo a tremare violentemente  mentre  mi  infilavo  di  nuovo  i
    serbatoi  e riprendevo il lanciafiamme.  Anche se fossi rimasto ancora
    solo un minuto disarmato, sarebbe stato un minuto di troppo.
    Mi guardai intorno per vedere se  ci  fosse  ancora  qualcosa  di  cui
    valesse la pena prendere un campione.  Non c'era nulla. Solo le pareti
    e le forme tondeggianti di chewing gum masticato dagli chtorran, ma ne
    avevo gipresi i campioni.  Ispezionai  di  nuovo  gli  altri  buchi.
    L'odore  pungente  che  emanava  quello  centrale  adesso sembrava pi
    forte. La cosa mi sorprese perchormai avrei dovuto essermi abituato,
    per il resto niente che non avessi givisto.
    Uscii percorrendo il passaggio di sinistra che era identico  a  quello
    di destra.
    Duke mi stava aspettando. Dette un'occhiata alla poltiglia appiccicata
    alle  mie  gambe,  ma  non  disse una parola.  Fece un gesto indicando
    dietro le sue spalle.  - Vai a dare un'occhiata nel recinto.  Larry ha
    trovato qualcosa di interessante.
    Non che mi andasse molto.  Mi ricordai che cosa era successo in quel
    posto una settimana prima. Annuii e mi avviai.
    Il recinto somigliava a quelli dei film western. Aveva forma circolare
    e un diametro di circa dieci metri. La recinzione era alta tre metri e
    inclinata verso l'interno come se si trattasse di  una  costruzione  a
    cupola  non completata.  Il materiale con cui il recinto era costruito
    era simile  a  quello  della  cupola,  ma  pi spesso  e  pi scuro.
    Tutt'intorno  c'erano gli stessi cespugli,  l'edera e quella specie di
    basilico.  Mi misi nella sacca un paio di piantine come  campioni;  il
    basilico  aveva  quello  strano odore nauseante.  Le foglie dell'edera
    erano cerose e appiccicose.
    Il recinto non aveva aperture.  C'era invece una  rampa  mobile  molto
    ripida  appoggiata alla recinzione e alta il doppio.  Nel punto in cui
    toccava il culmine del muro  era  rozzamente  cernierata  in  modo  da
    funzionare come un'altalena;  Larry era appollaiato lin cima. Quando
    mi vide fece un cenno: - Vieni su.
    La rampa era molto ripida,  ma aveva delle scanalature trasversali che
    erano una via di mezzo tra pioli e gradini.  Dovetti usare le mani, ma
    l'arrampicata fu pifacile di quanto mi fossi immaginato.
    - Che ne pensi?  - disse Larry indicando in basso verso l'interno  del
    recinto.
    Prima di guardare mi raddrizzai con molta cautela stando attento a non
    perdere  l'equilibrio.  Ma  fui cosspaventato da quello che vidi che
    Larry dovette afferrarmi un braccio per tenermi fermo.
    L'interno del recinto era una  massa  formicolante  di...  insetti.  O
    almeno  di qualcosa che somigliava molto agli insetti.  Grossi,  quasi
    tutti lunghi mezzo metro, alcuni anche di pi neri e lucenti. I corpi
    erano allungati  e  divisi  a  sezioni  e  sembravano  fatti  di  filo
    metallico.  Avevano  centinaia  di  zampe  guizzanti  e  si  muovevano
    incessantemente sul  terreno,  contorcendosi  e  vorticando  come  una
    miriade di schegge di metallo.
    - Centopiedi - disse Larry. - Centopiedi giganti.
    - Millepiedi - lo corressi.
    Si  strinse  nelle  spalle,  per lui non faceva differenza.  - Hai mai
    visto niente di simile?
    Scossi la testa.  Il pavimento  del  recinto  ribolliva.  Gli  insetti
    correvano,  si  muovevano  qua  e  l in  mezzo  alla  polvere  o  si
    raggomitolavano a palla.  Salivano sui corpi gli  uni  degli  altri  o
    rimanevano  fermi  contorcendosi,  oppure  esploravano la recinzione e
    alcuni cercavano di rosicchiare il muro.
    - Guarda, stanno tentando di scappare.
    Larry scosse la testa. - Guarda.
    Guardai. Uno dei millepiedi pigrossi, lungo quasi un metro, sembrava
    che stesse per aprirsi un varco nella recinzione.  Stava quasi proprio
    sotto  di me e rosicchiava con furia,  il rumore era quello di uno che
    mastichi lampadine o faccia sfrigolare del grasso.  All'improvviso  si
    ferm e  si ritrasse,  poi comincia muoversi senza una meta precisa
    fino a che  si  avvicin a  un'altra  parte  del  muro  che  assaggi
    cautamente.  Dopo  un  momento ricomincia rosicchiare,  anche se con
    minor forza.
    - Cos'successo? - chiesi.
    Larry indiccol dito: - Ha fatto un buco nel muro.
    Guardai meglio.  Dove il millepiedi aveva rosicchiato  c'era  un  foro
    minuscolo  da  cui  colava  una  sostanza appiccicosa.  - Nel muro c'
    un'intercapedine - disse Larry.  - E  l'interno   riempito  con  una
    sostanza che loro non gradiscono.
    Annuii  in  silenzio.  Tutt'intorno altri millepiedi ripetevano quello
    che aveva fatto il primo e si vedevano numerosi piccoli  fori  da  cui
    colava  la  sostanza  appiccicosa  -  in alcuni casi ormai secca - che
    testimoniavano la loro perseveranza.
    - Non sapevo che i millepiedi potessero diventare cosgrossi.
    - Infatti non ci diventano - risposi ricordando qualcosa del mio corso
    di entomologia interrotto  dalle  epidemie.  -  E  non  hanno  nemmeno
    quattro antenne.  Le loro bocche non hanno la forma di tritaimmondizia
    in miniatura,  non hanno gli occhi cosgrandi e non sono  erbivori...
    non dovrebbero rosicchiare quei muri. Questi non sono millepiedi.
    Larry si strinse nelle spalle. - Allora sono dei buoni sosia.
    - Non so cosa sono - dissi. - Non ho mai visto niente di simile prima.
    I  veri millepiedi non hanno tante zampe e tante sezioni.  Guarda come
    sono segmentati...  e che cosa sono  quelle  protuberanze  dietro  gli
    occhi? E cosa ci stanno a fare QUI? - dissi indicando il recinto.
    - Ma chiaro! Questa dev'essere la dispensa degli chtorran. Gli piace
    mangiare roba fresca.  Li tengono qui per mangiarli quando hanno fame.
    Guarda...  - mi indicdi nuovo qualcosa.  - Vedi laggi  Qualcuno ha
    gifatto uno spuntino.
    Vidi  una  pila  di  gusci  e  di sezioni disarticolate.  Trattenni un
    brivido...  quei millepiedi non erano altro  che  cibo  per  chtorran.
    Erano cibo fresco portato dal pianeta Chtorr! - Ehi! Anche questi sono
    extraterrestri! Li hanno portati gli chtorran. Devo prenderne uno!
    Mi guardfisso. - Sei diventato matto? Potrebbero mangiarti.
    -  Ne  dubito  -  dissi.  -  Se gli piacesse la carne non starebbero a
    rosicchiare il legno. - Mi sembrava sensato.
    - Potrebbero essere velenosi.
    Scossi di nuovo la testa. - Gli animali erbivori non lo sono mai,  non
    ne hanno bisogno.
    - Tu che ne sai se sono solo erbivori?  Potrebbe darsi che gli piaccia
    anche la carne.
    Questo mi fece esitare un po',  ma non troppo.  - C'solo un modo per
    saperlo. Aiutami a scendere.
    Strinse le mascelle con decisione. - No.
    - Larry...  - dissi io - capire cosa sono altrettanto importante che
    bruciare  i  vermi.   Qualsiasi  cosa   scopriamo   pu  aiutarci   a
    distruggerli.
    - Non ti aiutera farti ammazzare.
    - Allora lo farda solo...  - feci un passo sulla rampa, poi un altro
    ed ero oltre il muro, un terzo e la rampa comincia ondeggiare. Larry
    fece un passo indietro per fermarla.
    - Senti - gli dissi - qualcuno lo deve pur fare.
    Non rispose, fece solo un altro passo indietro per controbilanciare il
    mio peso.  Lo fissai fino a che distolse  gli  occhi.  Feci  un  altro
    passo.  Ancora  uno e la rampa cominciad abbassarsi dalla mia parte.
    Un altro passo avanti e l'oscillazione aument
    Larry cominci a  muoversi...  molto  lentamente.  Disse  qualcosa  e
    rinunci  Regol la  sua  posizione  per  impedire  che  la rampa si
    muovesse troppo velocemente. - Va bene - borbott  - Ma se ti ritrovi
    senza gambe, non correre da me.
    Sorrisi.  - Grazie - e mi afferrai alla rampa per non cadere. La rampa
    continuava a oscillare,  Larry avanzfino a quando la parte su cui mi
    trovavo non toccterra con un rumore sordo al centro del recinto.  Mi
    ritrovai in equilibrio precario e dovetti sistemarmi bene sulle  gambe
    per  riuscire a scendere piagilmente...  o a risalire se fosse stato
    necessario. Guardai gi  Un paio di millepiedi avevano gicominciato
    a  ispezionare  l'estremit della  rampa  e  si erano perfino messi a
    rosicchiarla.  Ma  fino  a  quel  momento  nessuno  aveva  tentato  di
    arrampicarsi,  anzi  cercavano piuttosto di ALLONTANARSI.  Avevano gi
    imparato ad associare l'abbassamento della rampa  con  l'arrivo  degli
    chtorran affamati? Sembrava di s
    Inghiottii  la  saliva  e cominciai a scendere.  Quando giunsi a circa
    trenta centimetri da terra,  mi fermai.  Allungai cautamente una gamba
    per  vedere  la  reazione  degli  insetti.  Uno si alzper metquasi
    annusando,  ma perse subito interesse.  Agitai il piede davanti  a  un
    altro  che  si eresse dritto e lo afferr  mi tirai indietro ma tenni
    fermo il piede mentre il  millepiedi  muoveva  avanti  e  indietro  le
    antenne sul mio stivale.  Dopo un attimo si disinteresscompletamente
    e si allontan  Riuscii a sorridere e poggiai il  piede  a  terra.  -
    Bene,  questo  un altro grande passo per l'umanit  - Respiravo pi
    tranquillo.
    I millepiedi non  sembrarono  allarmati  dalla  mia  presenza.  Se  si
    scontravano  con  i  miei  stivali cercavano di evitarli o ci salivano
    sopra come avrebbero  fatto  con  qualsiasi  dislivello  del  terreno.
    Insomma, mi ignoravano.
    Mi  domandai  se  fosse consigliabile prenderne uno con le mani nude o
    perfino con indosso i guanti.  Con la punta del lanciafiamme ne toccai
    uno che immediatamente si arrotolcome una palla,  mettendo in mostra
    solo il guscio nero e lucido.  Bene,  non sembravano molto coraggiosi,
    ma  avevano  bocche  che  sembravano  quelle  macchine  che trattano i
    rottami metallici - quelle, per intenderci,  che riducono una Cadillac
    in  pezzettini  assortiti di metallo e plastica non pigrossi di due,
    tre centimetri. Decisi di prendere le mie precauzioni.
    E qui mi accorsi di quanto fosse sfornita la mia sacca da lavoro.  Non
    c'era  nulla in cui potessi infilarli.  In una borsa di plastica?  Ah,
    ah, l'avrebbero forata in un secondo, a giudicare da come riuscivano a
    rosicchiare il muro di schiuma di legno e di schegge.  Rimpiangevo  di
    non  aver avuto la precauzione di portare una sacca di rete metallica.
    Forse poteva andar bene la sacca di tela?  Non mi sembrava  una  buona
    idea.  Non  potevo essere sicuro che il millepiedi se ne sarebbe stato
    buono buono e arrotolato per tutto il tragitto di  ritorno  o  fino  a
    quando non avessi trovato una gabbia adatta.
    Ebbi  un'idea...  sotto  la  tuta indossavo una calzamaglia di amianto
    polimerizzato e una maglia antishock.  Forse  potevo  tenermi  indosso
    solo  la  maglia  antishock  -  almeno  speravo  che  bastasse  - cos
    cominciai a liberarmi dei serbatoi.
    - Ehi! - gridLarry. - Che diavolo stai facendo?
    - Una doccia - gli risposi.  E poi: - Stai tranquillo.  So quello  che
    faccio.
    Aggrott  le   sopracciglia   perplesso  e  rimase  in  silenzio  con
    espressione preoccupata.  Mi tolsi la calzamaglia e la stesi a  terra,
    poi  mi rimisi i serbatoi.  Due millepiedi esplorarono l'indumento che
    sembrava di plastica senza  molta  curiosit  poi  si  allontanarono.
    Bene,  mi  augurai  che  questo  significasse  che  non  lo  trovavano
    appetibile.
    Con gesti rapidi toccai con la punta del lanciafiamme i tre  esemplari
    pi vicini che si appallottolarono istantaneamente.  Li feci rotolare
    sull'indumento di amianto,  li avvolsi e  annodai  le  maniche  in  un
    fagotto.  La  mia  sacca  cominciava  a  somigliare alla pancia di una
    femmina di ippopotamo...  e io dovevo avere la sua stessa  espressione
    soddisfatta.  Questa  spedizione  si  era  trasformata  in  una caccia
    grossa, prima le uova e adesso i millepiedi.  Per buon peso staccai un
    pezzo  di  muro  e  un po' di quella sostanza appiccicosa che riempiva
    l'intercapedine,  poi presi  qualche  guscio  vuoto  rimasto  dopo  lo
    spuntino degli chtorran.
    Quando  cominciai  a risalire Larry sembrmolto sollevato.  Credo che
    l'idea di un uomo che  andava  volontariamente  nella  dispensa  degli
    chtorran  -  anche  solo  per dare un'occhiata - fosse troppo per lui.
    Aspettche fossi arrivato quasi in cima poi comincio ad arretrare per
    far sollevare la rampa all'interno e abbassarla verso l'esterno.
    Scendemmo insieme appaiati perchla rampa era  abbastanza  larga  per
    tutti e due. Quando toccammo terra, Larry mi guardcon un'espressione
    fra  l'invidia  e  il  rispetto.  -  Devo  ammettere - disse - che hai
    fegato. Io non l'avrei certo fatto. Non mi piacciono gli scarafaggi.
    Scrollai le spalle. - Ho fatto solo il mio mestiere.
    - Non avrei voluto essere al posto tuo - disse,  e questo  era  l'uomo
    che  era entrato per primo nella cupola per controllare se all'interno
    c'erano i vermi!  - Andiamo su a vedere se  Duke  ha  capito  dove  si
    nascondono i vermi.
    Fu a questo punto che scoppil'inferno.
    Si sentuno squittio e un grido improvviso. Larry impallide afferr
    una granata. Sentimmo il ruggito di un lanciafiamme e vedemmo del fumo
    nero alzarsi dall'altra parte dell'igloo... Lasciai cadere la sacca da
    lavoro  e  mi  precipitai dietro Larry.  Per primo vidi Shorty.  Stava
    piazzato a gambe larghe e colpiva con  una  saetta  fiammeggiante  una
    grossa  massa  scura  che si contorceva tra il fumo e le fiamme...  la
    carcassa carbonizzata di un verme!
    Continuai a correre. Ora potevo vedere il retro della costruzione dove
    c'era un altro chtorran.  Mi bloccai di  colpo  terrorizzato...  avevo
    visto  le  foto  ma  non ero preparato a vederne uno cosgrosso.  Era
    enorme!  Quasi due volte l'altezza di un uomo,  rosso vivo  e  con  la
    testa grossa un metro. Aveva gli occhi neri senza palpebre. Si reggeva
    diritto  e agitava le braccia emettendo ancora quel suono simile a uno
    squittio con le fauci spalancate.  - Chtorr!  -  urlava.  -  Chtorrrr!
    Chtorrrrrr!
    Non riuscivo a togliere la sicura del mio lanciafiamme. Quell'aggeggio
    maledetto sembrava bloccato. Gli detti uno strattone.
    Alzai gli occhi aspettandomi che quell'orrore rosso stesse per venirmi
    addosso...  ma no,  era ancora lritto in piedi per met  con i peli
    dritti che rivelavano  la  pelle  color  rosso  scuro.  All'improvviso
    ricadde a terra e abbassla testa.  I suoi occhi erano due proiettori
    neri puntati su di me.  Mi piantai sulle gambe come avevo visto fare a
    Shorty e imbracciai il lanciafiamme...  maledizione!  Larry si trovava
    sulla mia direzione  di  tiro!  Stava  tirando  la  linguetta  di  una
    granata.
    In  quel  momento  il verme si mosse.  Anch'io mi spostai per colpirlo
    prima che potesse aggredire Larry. Lo chtorr si gire avanzverso di
    lui sul terreno come lava incandescente,  una massa rossa  e  morbida.
    Larry  lanci la granata col braccio teso.  La traiettoria era alta e
    nel medesimo istante il  lanciafiamme  di  Shorty  colp quell'orrore
    rossastro  che  esplose  in  lingue di fuoco arancione,  ed esplose di
    nuovo quando la granata dilanila massa informe che si contorceva.
    In distanza si sentun'altra  esplosione,  e  poi  fu  tutto  finito.
    Shorty  spense  il  lanciafiamme.  Il ruggito divenne un sospiro,  poi
    svandel tutto e si sentsolo il sibilo del verme che  bruciava,  lo
    scricchiolio della carne e l'odore di gomma bruciata.
    Duke si avvicinbarcollando tra il fumo.  - Qualcuno si fatto male?
    - domandpassando alla larga dalle carcasse fumanti.
    Shorty  gli  grid di  rimando:  -  Tutto  bene.   Li  abbiamo  presi
    facilmente. - Sorrise. - E Larry ha sprecato una granata.
    Larry  fece  finta  di arrabbiarsi.  - Be',  non potevo certo stare ad
    aspettare tutto il giorno che si  decidessero  a  sparare!  -  E  poi,
    rivolto a Duke: - Tutti a posto dall'altra parte?
    Duke fece cenno di s - Nessun problema. Quel verme non aveva scampo,
    ma  mi  sono  preoccupato  quando  ho  visto  quegli  altri due che si
    dirigevano da questa parte.
    - Eh, capo,  devi sapere come sono andate le cose - disse allegramente
    Shorty.  -  Il  fatto   che Jim quando ha visto che io e Larry ce la
    cavavamo bene, ha deciso di farsi un sonnellino.
    Duke mi lanciun'occhiata. - Sarebbe stato meglio di no - borbott
    Shorty ignorle sue parole.  - Quanto era grosso quello che hai preso
    tu?
    Duke si strinse nelle spalle.  - Pio meno come questi.  Forse un po'
    pigrosso.
    - Che ne dici? - disse rivolto verso di me.  - Abbiamo fatto fuori due
    tonnellate e mezzo di vermi.
    Duke  disse  secco:  -  Ci  hanno colti di sorpresa.  - Si voltverso
    Larry. - Mi sembrava tu avessi detto che la cupola era vuota.
    - Ma era vuota! - sembrava interdetto. - L'hai visto anche tu!
    - Non ho ispezionato tutto  l'interno,  Larry.  Ti  ho  creduto  sulla
    parola.  Io  ho  visto  solo le uova.  Era compito tuo controllare gli
    altri buchi.
    - Ma l'ho fatto! - ripetLarry.  - Erano vuoti!  La registrazione del
    Mobe lo puconfermare.
    Gli  occhi  di  Duke  divennero due fessure: - Larry,  quei vermi sono
    usciti dalla cupola. Li ho visti con i miei occhi.
    - E io ti ripeto che la cupola era vuota...  se  non  lo  fosse  stata
    pensi che ora io sarei qui davanti a te?
    - Posso confermarlo - dissi.  Tutti e due si voltarono a guardarmi.  -
    Ti ricordi?  Anch'io  sono  entrato  all'interno  della  cupola  e  ho
    infilato il naso dappertutto, ma non ho visto nessun verme.
    Duke  si  zitt  Si  guard per un momento gli stivali.  - Va bene -
    disse. - Lasciamo stare per ora. - Si volte andvia.
    Larry mi guarde disse: - Grazie, ragazzo.
    - Per che cosa?  - dissi.  - La cupola  era  davvero  vuota.  Duke  si
    dev'essere sbagliato. I vermi sono venuti dalla boscaglia.
    - Mmmm...  - disse Larry.  - Se Duke dice che li ha visti uscire dalla
    cupola di lche sono venuti. Dev'esserci sfuggito qualcosa,  Jim...
    a tutti e due. Non ancora finita.
    Mi  strinsi  nelle  spalle  e lo seguii.  Passammo tra le due carcasse
    verso il luogo dove Duke e gli altri si erano  radunati.  Larry  aveva
    l'aria preoccupata e io avrei voluto parlare ancora con lui, ma Shorty
    mi afferrper un braccio. - Lascialo stare, Jim. Gli passerda solo.
    Larry fatto cos
    - Ma non colpa sua... e poi non si fatto male nessuno.
    -  Ma  qualcuno  avrebbe  potuto  -  disse  Shorty.  - Era compito suo
    controllare la tana e lui  pensa  di  aver  sbagliato.  Per  Larry  un
    rimprovero  da  parte  di Duke una cosa seria.  - Poi aggiunse: - Se
    fossi al suo posto mi sentirei come lui.
    - Oh! - dissi. Ci pensai un po' su. - D'accordo.  - Poi mi ricordai: -
    Ah,  ho  dimenticato  la  mia  sacca.  L'ho  lasciata a terra quando 
    cominciata la confusione.  Aspetta un momento...  - Mi  allontanai  di
    corsa e mi diressi verso il recinto.
    Shorty disse: - Ti aspetto qui.
    Mi ci volle un momento.  Superai i corpi fumanti dei due vermi e salii
    sulla rampa.  La sacca era ancora l  La sollevai e  me  la  misi  in
    spalla,  controllando  il  contenuto  mentre tornavo indietro.  Quando
    sbucai da dietro  il  recinto  vidi  il  verme  pi grosso  di  tutti
    attaccare Shorty.
    Shorty  si  stava  girando  verso di me sorridendo,  quando ci fu quel
    suono simile a uno squitt髺. - Chtorrrr!  Chtorr!  - e una parte della
    parete  della cupola croll  Una massa enorme rosso bluastra ne usc
    con le fauci spalancate e le braccia tese. NON RIUSCIVO AD ARRIVARE AL
    MIO LANCIAFIAMME! Quella maledetta sacca me lo impediva.  - SHORTY!  -
    Shorty  si stava voltando verso il verme con un'espressione stupefatta
    sul viso...  e quello gli fu addosso.  Io non ebbi nemmeno il tempo di
    urlare.
    Riuscii   a  districarmi  e  li  bruciai  tutti  e  due.   Diressi  il
    lanciafiamme contro di loro e  li  BRUCIAI.  Brandelli  fiammeggianti.
    Lingue di fuoco incandescente. Rosse, nere e arancione! Fuoco ruggente
    e purificatore! Tenni il dito sul grilletto e sparai, SPARAI urlando.
    Anche il lanciafiamme urlava.  Continuai a colpire anche quando quella
    massa informe aveva smesso  di  contorcersi.  Poi  diressi  la  fiamma
    contro la tana e bruciai anche quella. Non mi fermai fino a quando non
    fu completamente in fiamme e il tetto croll
    A  quel  punto  il lanciafiamme non aveva picombustibile e dovettero
    togliermelo dalle mani.
    NOTE.
    Nota 1.  Una granata IEM arrostisce  e  pietrifica  qualsiasi  materia
    vivente  entro  un  raggio  di  (RISERVATO).  Una  sola carica produce
    (RISERVATO)  impulsi  utili.   L'esplosione  pu  anche   distruggere
    qualsiasi  strumento  elettronico  non  schermato,  entro un raggio di
    (RISERVATO).
    11.
    Ritornammo in silenzio.  Stavo seduto a fissare la  sacca  che  tenevo
    appoggiata  sul  grembo,  cercando di non pensare al prezzo che Shorty
    aveva pagato  per  la  mia  stupidit  Perch era  colpa  della  mia
    stupidit non vero? Voglio dire, tenere la sacca in quel modo.
    Duke era seduto davanti e stava parlando a bassa voce con Hank. Tentai
    di  non  ascoltare,  ma  il vento spingeva le loro parole verso di me.
    Stavano discutendo dell'accaduto, riepilogando di continuo i fatti.  -
    Quel  quarto  chtorran...  -  insisteva  Duke  - ...non avrebbe dovuto
    trovarsi l
    Hank rispondeva con dei mugugni,  borbottando banalitsenza senso.  -
    Non so, Duke... non ne sappiamo ancora abbastanza...
    Duke lo ignorava. - Avevo pensato che quel rifugio fosse un po' troppo
    grande...  maledetta  perlustrazione!  Ma mi sentiranno.  Avrei dovuto
    usare quel maledetto Mobe, e al diavolo i costi.
    - Ehi, cosa dici del ragazzo?
    - Cosa?
    - La sta prendendo male.
    - Anche noi.
    - Ma stato lui a premere il grilletto.
    - E' un rischio che dobbiamo saper affrontare tutti - disse Duke. - Lo
    sai anche tu.
    Hank si volta darmi un'occhiata. - Eppure...  - disse a bassa voce -
    ...non sarebbe male scambiare qualche parola con lui... o qualcosa del
    genere.
    Duke per qualche istante non disse nulla. Ma quando gli rispose la sua
    voce era tesa. - Maledizione, Hank. Per una volta voglio leccare prima
    le  mie  di  ferite...  Shorty  era  anche  amico mio.  - Si chiuse in
    silenzio,  poi si volta guardare le colline che scorrevano di  lato,
    oscurate dalla penombra del crepuscolo.  All'orizzonte le nuvole di un
    rosa splendente si stagliavano contro il grigio pallido del cielo.
    Mi strinsi nella giacca.  Il vento continuava a sferzarmi i capelli  e
    gli  occhi.  Mi  sentivo infreddolito,  sporco e miserabile,  dentro e
    fuori. Ogni tanto i millepiedi si agitavano, e la sacca ondeggiava, ma
    un colpetto della mia mano bastava per farli raggomitolare  di  nuovo:
    tre nodi duri grandi come meloni.
    Erano  gi passate  le  nove quando arrivammo alla base - una base di
    fortuna dei Servizi Speciali che una volta era stata un campeggio  per
    ragazzi.  Appena  le  jeep  si  fermarono di fronte all'edificio della
    mensa, gli uomini cominciarono a riversarsi fuori dalla porta. - Com'
    andata? Quanti vermi avete preso? - Parlavano a voce alta, eccitati.
    Ma si resero immediatamente conto del  nostro  stato  d'animo.  Quando
    Duke  disse:  - Shorty morto - un silenzio pieno di disagio calsul
    gruppo.  Ci seguirono nella sala della mensa dove  il  sergente  Kelly
    stava versando il caffcol suo solito modo di fare non-mi-sec-ca-te e
    distribuiva  vassoi di biscotti caldi con professionale sollecitudine.
    Afferrai un paio di biscotti -  potevo  sopravvivere  anche  senza  il
    caffdel sergente Kelly - e scomparvi dietro un angolo.  Nessuno fece
    caso a me, cosa di cui fui davvero grato.
    Anche Duke se ne stava in disparte.  Anzichper il manico  teneva  la
    tazza  come  una  scodella e beveva il caffa piccoli sorsi costanti,
    con evidenti segni di disgusto per il  sapore  e  ignorando  qualsiasi
    domanda.  Gli  altri  che  erano  stati  con  noi  in missione stavano
    raccontando  le  loro  storie  pi in  fretta  che  potevano.  Quando
    arrivarono  a  parlare  di  Shorty  alcuni  di  loro si voltarono,  mi
    lanciarono un'occhiata e abbassarono la voce;  ma un mormorio eccitato
    si sollevdal gruppo.  - Un quarto verme...?  E' impossibile! - Ma la
    loro incredulitsi  scontrava  con  l'insistenza  degli  altri  e  le
    discussioni si trasformavano in congetture e ipotesi.
    Arrivla dottoressa Obama,  prese Duke da parte e si consultcon lui
    qualche istante;  si voltarono a  guardare  nella  mia  direzione,  ma
    quando si accorsero che anch'io li stavo guardando,  si girarono;  poi
    Duke appoggisul tavolo la sua tazza di caffe uscirono insieme.
    All'improvviso mi trovai di fronte Ted.  Era chino in avanti,  con  le
    mani  infilate  nelle tasche dei jeans.  Aveva un'insolita espressione
    sul viso, come quella di chi sta assistendo a un incidente stradale.
    - Tutto bene?
    - S sto bene.
    Si mise a sedere davanti a me,  incrocile braccia e si  allung sul
    tavolo appoggiandosi sui gomiti. - Smettila di fare il coraggioso. Hai
    un aspetto orribile.
    -  Anche  tu  non  sembri  molto in forma - mormorai.  Aveva i capelli
    biondicci tutti arruffati e il viso  gonfio.  Sembrava  che  si  fosse
    appena alzato dal letto. Ma era davvero tanto tardi?
    Lui non ci bad - Ho sentito che hai passato un gran brutto momento.
    Non risposi.
    Aveva   adocchiato   la   mia   sacca.    -   Hai   trovato   qualcosa
    d'interessante?... Ehi, si sta muovendo!
    Detti un colpetto alla borsa e immediatamente si ferm
    Ted rimase a bocca aperta. - Che cosa c'ldentro?
    - Qualche insetto preso nel recinto. Sai cosa puoi fare? Va' a cercare
    una gabbia.
    - Una gabbia...? Grande quanto? Una gabbia per polli puandar bene?
    - Basta che non sia fatta di legno.
    - No, no. Solo alluminio e fil di ferro.  - E si precipitfuori dalla
    porta.
    Alcuni  uomini se ne stavano andando,  probabilmente diretti alla sala
    giochi,  altri si versarono altro caffnelle tazze e lo sorseggiarono
    rumorosamente  -  fu  senza dubbio il rumore piforte che si sentin
    quella stanza - e poi li seguirono.  Credevo  che  il  sergente  Kelly
    fosse in cucina a sfornare altri biscotti,  ma non era cos  - Ecco -
    disse appoggiando davanti a me un panino al pollo e  un  bicchiere  di
    latte.  - Mangia.  - La sua espressione era indecifrabile,  come se il
    suo viso fosse separato dalle sue emozioni.
    Abbassai lo sguardo. - Non ho fame.
    - Allora? - esclam - E quando mai questo ti ha impedito di mangiare?
    - Sergente - dissi abbassando la voce. - Ho dovuto uccidere Shor...
    - Lo so - disse interrompendomi.  -  L'ho  saputo.  -  Mi  poggi con
    dolcezza  una  mano  sulla  spalla.  Quando  vide che non sollevavo lo
    sguardo, mi prese il viso tra le mani,  mani immense,  e mi avvicina
    s  Non riuscii a resistere.  Scoppiai in lacrime, piagnucolando come
    un bambino sul suo grembo.  Il sergente Kelly l'unica persona che ha
    un grembo anche quando non seduta. Vi sprofondai il viso e cominciai
    a singhiozzare.  Era la prima volta che piangevo in tutto il giorno. -
    Il mio ragazzo - mi disse.  - Il mio  povero  ragazzo.  Sfogati,  tira
    fuori tutto. C'la mamma con te ora, c'la mamma.
    Dopo  un po' smisi di piangere.  - Sergente...  - dissi soffiandomi il
    naso col suo grembiule - ...grazie.  - La guardai con gli occhi velati
    dalle lacrime, e vidi che aveva gli occhi lucidi. - Ti voglio bene.
    -  Oh...  -  Per un attimo sembrche stesse per perdere il controllo.
    Sembrava confusa. Poi disse: - Ho dimenticato qualcosa in cucina.  - E
    si  allontan frettolosamente.  Mi  sembrdi vederla strofinarsi gli
    occhi mentre usciva dalla porta.
    Quando feci ritorno al tavolo trovai Ted  in  piedi  con  in  mano  la
    gabbia  per  polli.  Non  sapevo  da quanto tempo fosse le non volli
    chiederglielo. Non disse nulla dei miei occhi arrossati, appoggisolo
    la gabbia sul tavolo e restin attesa.
    Nascosi il mio imbarazzo armeggiando con la sacca.  Ted aprla gabbia
    e  io  ci  infilai  i  millepiedi  avvolti  nell'indumento di amianto,
    allentai il nodo e li rovesciai,  tre pepite dure e nere.  Poi  chiusi
    bene la gabbia.
    - Tutto qui?  - domandTed.  Sembrava deluso.  - Sono proprio animali
    che vengono da Chtorr?
    Annuii.  I millepiedi erano ancora arrotolati su  se  stessi;  i  loro
    gusci  sembravano metallici.  Non si riusciva a capire se erano ancora
    in vita.
    - Non sembrano un grancha guardarli, vero?
    - Aspetta che si schiudano - dissi. - Sono svegli come ragnetti.
    Ted fece una smorfia.
    Nel frattempo Sam,  la mascotte della base - un grosso  gatto  tigrato
    bianco  e  grigio  che  ci  aveva adottati - saltsul tavolo per fare
    un'ispezione. - Mraurr? - ci domand
    - No, Sam, non sono da mangiare - gli disse Ted.
    Sam  annusava  infastidito,   poi  pens bene  di  rivolgere  la  sua
    attenzione al panino col pollo e al bicchiere di latte, un piacevole e
    imprevisto   bottino.   N  io   n  Ted  lo  allontanammo.   Mangi
    rumorosamente. Bocconi prelibati, ma sempre rumorosi.  Gustava il cibo
    facendo le fusa in segno di apprezzamento.
    Dopo un po' arrivanche Louis. Era rimasto in maglietta. Cominciava a
    intravedersi  un  anello  di  ciccia sulla sua sagoma di uomo di mezza
    et  Credo che l'esercito non potesse pipermettersi di continuare a
    essere  troppo schizzinoso in fatto di uomini.  - Sono gli insetti che
    avete preso nella tana dei vermi? - Si allungper vedere da vicino. -
    Com'che sono arrotolati?
    Scossi la testa.
    - Avete provato  a  dargli  da  mangiare?  Magari   solo  questo  il
    problema. Magari sono solo affamati.
    - O impauriti - suggerii.
    Non mi ascoltnemmeno. - Che cosa mangiano?
    Scossi ancora la testa.
    - Non lo sai?
    - E come faccio a saperlo?  Potrebbero mangiare di tutto. Quando li ho
    presi stavano rosicchiando le pareti del recinto.
    - Be',  allora devi dargli subito qualcosa  -  insistette  lui.  Altri
    uomini si avvicinarono, si stava formando una piccola folla. Uno o due
    approvarono con un borbottio il consiglio di Louis.
    - Dovrfare delle prove per scoprire cosa gli piace - mormorai.
    - Ah...  tu non sai proprio niente degli animali. Io sono cresciuto in
    una fattoria...  - Appoggiun dito  fra  le  sbarre  della  gabbia  e
    cominci a  chioccolare.  -  Scommetto che sono come polli.  Polli di
    Chtorr.  Su,  piccoli,  dai...  guardate cos'ha preparato il pap per
    voi... - Infilun pezzo di biscotto fra le sbarre. - Dai...
    Speravo che i millepiedi l'ignorassero,  ma uno di essi scelse proprio
    quel momento per srotolarsi. Sentendosi libero e senza una ragione per
    restare nascosto,  comincia esplorare l'ambiente che lo  circondava;
    le sue antenne accennarono i primi movimenti in avanti e all'indietro,
    poi in tutte le direzioni.  Dopo qualche istante si mosse e comincia
    inerpicarsi su per la parete della gabbia,  mettendo bene in mostra il
    ventre  molle.  Molle?  Era  di  un color porpora intenso e sgradevole
    segnato  da  anelli  scuri  che  separavano...   cosa?...   sembravano
    segmenti.  Riuscivo  a vedere in che modo erano collegati i gusci;  il
    corpo di quegli esseri era come un treno formato da  minuscoli  vagoni
    corazzati che si muovevano su piedi.
    Il  millepiedi  esamincon le antenne il telaio d'alluminio e prova
    infilare la testa tra le  sbarre  metalliche.  Per  un  attimo  sembr
    guardare  dritto  verso di me;  gli occhi erano due dischetti neri del
    diametro di una monetina. Mi ricordarono gli occhi degli chtorran. Non
    erano sfaccettati come lo sono normalmente gli occhi degli insetti.
    Poi si ritrasse e prosegu la  sua  esplorazione.  Arriv infine  al
    pezzetto  di biscotto,  lo sfiorleggermente con le antenne da sonda,
    poi lo mangi  Si  spinse  appena  in  avanti  e  cominci subito  a
    sgranocchiarlo,   finch non  fu  finito.  -  Ehi...  -  disse  Louis
    sorridendo.  - Gli piace.  Ecco,  prendine ancora un  po'.  -  E  cos
    dicendo allungun altro biscotto nella gabbia.
    Il millepiedi fece piazza pulita anche di quel pezzetto.  A quel punto
    se ne srotolun altro e comincia sua volta a esplorare la gabbia.
    - Ehi,  Louis - disse uno degli uomini.  - Ora devi dare  da  mangiare
    anche a lui.
    Louis si guardintorno.  Lo sguardo gli cadde sul panino al pollo che
    Sam aveva ancora tra le grinfie. - Scusami micio, ma ne ho bisogno.
    - Maooo... - Sam protestsonoramente, invano.  Louis sminuzzil pane
    in  tanti pezzetti che poi spinse nella gabbia.  Sam si lecci baffi,
    certo che il pollo non avrebbe fatto la stessa fine.
    Ma si sbagliava. - Vediamo un po' cos'altro gli piace - disse Louis, e
    anche il pollo prese la via della  gabbia.  E  pure  l'insalata  e  il
    pomodoro.
    -  Credo  proprio che dovremmo porgere le nostre scuse al gatto - fece
    notare Ted. - Ecco Sam, annega la tua disperazione in un po' di latte.
    - Mraurr... - disse Sam. Ma poi lo bevve tutto.
    Nel frattempo anche il terzo  millepiedi  si  era  srotolato  e  aveva
    raggiunto i suoi compagni per banchettare. - Guardate, gli piace anche
    il pollo.
    - E l'insalata.  E anche il pomodoro. - Ted mi guard - Mi domando se
    c'qualcosa che NON gli piace.
    - La roba che si trova dentro la parete del recinto - dissi.  - Quella
    non  gli  piace  affatto.  Ne  ho  portato  un  campione  per  fartelo
    analizzare. - Tirai fuori il sacchetto di plastica dalla mia sacca.
    Ted l'apre l'annus - Non vorrei dirti a cosa somiglia quest'odore.
    - Arricciil naso e richiuse il sacchetto.
    Louis stava ancora intorno alla gabbia. Inserun dito fra le sbarre e
    ricomincia chioccolare.  - Su piccolino,  vieni da pap..  - potevo
    capire  perch lo  interessavano  cos tanto.   In  un  certo  senso
    sembravano pi"intelligenti" dei comuni insetti.  Erano i loro occhi:
    grandi,  tondi e scuri,  sembravano quasi liquidi... come gli occhioni
    dei cuccioli;  erano tre cuccioli.  Ed era proprio il modo in  cui  ti
    guardavano  con  quei  loro  occhi,  protendendosi e voltandosi a ogni
    suono, esaminando ogni oggetto con inesauribile curiosit  Sembravano
    "comprendere".  Quegli  esseri  stavano  ai  comuni  insetti  come una
    civetta  sta  agli  uccelli...  apparentemente  lo  stesso  genere  di
    animale, ma in sostanza qualcosa di pi
    Uno  dei  millepiedi  si  sollev a mezz'aria per annusare il dito di
    Louis...
    ...e immediatamente lo morse.
    - Ahi...  ehi!!  - Tirsubito indietro il dito,  ma il millepiedi  lo
    aveva addentato saldamente. Per un attimo Louis rimase bloccato mentre
    l'insetto si contorceva dentro la gabbia...  poi si liber  il sangue
    zampillava dalla sua falangetta mozzata. - Aahhh! Figlio di puttana! -
    disse con voce strozzata.
    Qualcuno gli avvolse la mano con  un  fazzoletto  che  divenne  subito
    rosso.  - Portatelo dal dottore!  - esclamqualcun altro.  Due uomini
    presero  Louis  e  lo  portarono  in  fretta   fuori   che   respirava
    affannosamente.
    Nella  gabbia  i millepiedi erano tranquilli,  solo i loro occhi scuri
    erano diventati all'improvviso minacciosi.
    - Avrei dovuto avvertirlo - dissi.
    Ted mi guard - Sapevi che l'avrebbero fatto?
    Scossi la testa.
    - E allora smettila.  E' stata colpa sua,  non doveva infilare il dito
    nella  gabbia.  Certe  volte Louis si comporta da vero idiota.  Quegli
    insetti devono aver pensato che era ancora l'ora di pranzo.  - Divenne
    pensieroso. - Sono piuttosto affamati, eh?
    - Come gli chtorran - dissi.  - Nel recinto ho trovato anche questi. -
    Gli porsi i gusci vuoti e i segmenti dei corpi.
    Ted alzun sopracciglio.
    - Ecco i resti del  pranzo  -  spiegai  indicando  la  gabbia.  -  Gli
    chtorran si cibano anche di questi.
    - Oh poverini!  - scherz  - Ma non lo escluderei. E poi, meglio loro
    che noi. - Gli venne in mente qualcosa.  - Dimmi,  come sei riuscito a
    prenderli senza farti mordere?
    - Non lo so... non sembravano affatto interessati a me. Ho pensato che
    potevo stare tranquillo, e infatti...
    - Uhm. - Ted aggrottla fronte. - Dev'esserci una spiegazione.
    - Pudarsi che io non sia commestibile.
    - Ah, s Infila un dito nella gabbia e stiamo a vedere.
    -  D'altra  parte  -  dissi  subito  -  potrebbe esserci qualche altra
    ragione.
    Ted sembrava dispiaciuto.  - Guastafeste...  sarebbe stata  una  prova
    inconfutabile.
    - Se sei coscoraggioso, perchnon ce lo infili tu il dito?
    -  Ah,  ma non di me che stiamo parlando.  Ma sono d'accordo con te,
    dev'esserci qualche altra ragione.  Probabilmente tu sei commestibile,
    forse pernon sei saporito.  Come hai fatto a entrare nel recinto? Ti
    sei solo tappato il naso e poi sei saltato gi
    - No,  prima ho provato con un piede.  L'ho dondolato  sopra  le  loro
    teste per vedere se mi avrebbero attaccato.
    -  Be',  sei  pi intelligente  di quanto pensassi.  Ero convinto che
    avessi incrociato le dita e gridato "Per il  re  e  per  la  patria!".
    Magari non gradiscono la suola di cuoio delle scarpe...  vediamo. - Si
    tolse uno stivale e lo premette  contro  le  sbarre.  Tutti  e  tre  i
    millepiedi lo attaccarono. - Be', questo possiamo escluderlo.
    Poi  cercdi tirar via lo stivale.  Ma il morso contemporaneo dei tre
    millepiedi era una morsa troppo forte. - Dai, lasciatelo, su...  - Non
    tirava con troppa forza nel timore di fargli male,  e alla fine lasci
    andare  lo  stivale.   Rimase  l appeso  mentre  gli  insettoidi  lo
    divoravano   e  gli  uomini  che  ci  circondavano  ridacchiavano.   I
    millepiedi mangiarono fin dove poterono,  poi lasciarono la presa e lo
    stivale cadde a terra.
    Ted  lo raccolse avvilito e passun dito in ogni foro.  - Il mio paio
    di stivali pibelli - protest Fece un sospiro e se lo rinfil A un
    tratto  cominci a  scuotere  la  testa.  Mi  lanci un'occhiata.  -
    D'accordo, ora proviamo con uno dei tuoi...
    -  Eh?  che cosa?  Sei matto!  Hai appena verificato che gradiscono le
    suole di cuoio... perchvuoi distruggere anche i miei stivali?
    - Zitto - disse scocciato.  - Questo un esperimento scientifico  per
    determinare il motivo per cui tu sei ancora qui,  vivo e vegeto.  Ora,
    dammi uno dei tuoi stivali prima che ti spezzi una gamba e con  quella
    ti rompa la testa.
    Aveva ragione. Avevo visto anch'io il modo in cui i millepiedi avevano
    attaccato il suo stivale. Era identico al mio, eppure i millepiedi non
    mi  avevano  degnato  della  loro  attenzione.  Mi sfilai lo stivale e
    glielo porsi.
    Lo inserfra le sbarre. I millepiedi lo esaminarono con le antenne, e
    senza dar segni d'interesse ritornarono a  esplorare  la  gabbia.  Ted
    riprov dall'altro  lato.  I  millepiedi  si comportarono allo stesso
    modo.
    Ted aggrottle sopracciglia e si portlo stivale al naso. Lo annus
    Una, due,  tre volte,  con aria interrogativa.  - Puzza di pesce.  Che
    cos'hai schiacciato?
    - Niente - risposi. Poi mi venne in mente. - Ehm... uova.
    - Uova...? Vuoi dire quelle dei polli, cooo-co-co?
    - No. Voglio dire quelle degli chtorran.
    Rimase allibito. - Hai camminato sulle uova degli chtorran...?
    - Erano nella tana.
    - Nella tana?  Ma...  Ritiro tutto,  piccolo Jimmy. Non sei per niente
    sveglio.  Ci sono  modi  pi sicuri  di  uccidere  gli  chtorran  che
    passeggiare  nelle  loro  tane  pestandogli le uova.  A cosa credi che
    servano i lanciafiamme?
    - Non avevo intenzione di  camminare  su  quelle  uova.  E'  stato  un
    incidente.
    - Spero che tu l'abbia spiegato a mamma chtorran.
    -  Oltretutto  Duke  stava  per bruciarle,  cosmi sono precipitato a
    salvarne qualche campione.
    Per qualche istante ci fu silenzio.
    Poi Ted disse: - Le hai qui con te?
    Sollevai la sacca e le rovesciai sul tavolo.  Saranno state almeno una
    dozzina.
    Ted rimase a guardarle, e cospure gli altri che erano ancora l Non
    conoscevo  i  loro  nomi.  Le  uova  erano color rosso sangue e lisce,
    ancora umidicce e semitrasparenti. Contenevano qualcosa di scuro.  Con
    molta  cautela  Ted  ne  prese uno e l'annus  - Proprio cos  pesce
    crudo.  - L'avvicinalla gabbia dei  millepiedi.  Loro  l'esaminarono
    incuriositi,  poi si allontanarono indifferenti. -Be', ecco cosa ti ha
    salvato la vita,  Jimmino...  il fatto di essere  cos goffo...  devi
    proprio aver fatto il bagno in quelle uova.
    Ripensai a quella scena.  - Hai proprio ragione.  Ci stavo dentro fino
    alle ginocchia.  - Trasalii al pensiero di quello che  sarebbe  potuto
    accadere se non fosse stato cos  E quella probabilmente era anche la
    ragione per cui i tre millepiedi non avevano neppure tentato di  farsi
    strada  masticando  la  sacca...  la puzza di uova che avevano sentito
    tutt'intorno li aveva bloccati.
    - Oh, oh... - Ted aveva sollevato un uovo per vederlo bene alla luce.
    - Vedi niente? - domandai.
    - C'scritto "Sono diverso da qualsiasi altro uovo".  - Lo poggi di
    nuovo sul tavolo. - Ora come ora non so dirti nulla.
    - Sai cosa mi fa venire in mente? - dissi. - Una larva di formica.
    - Larve di formica?
    - Gi Hanno il medesimo tipo di semitrasparenza. E anche i loro gusci
    sono molli. Guarda, vedi come si gonfiano? Cosa ti suggerisce?
    - Pallamano...
    Lo ignorai. - Significa che possiamo cominciare a imparare qualcosa su
    come si sviluppano.  Uccelli e insetti hanno uova dal guscio rigido...
    per maggior  resistenza  e  impermeabilit  Questo  tipo  d'involucro
    potrebbe  essere  dovuto  a un basso livello di evoluzione.  Insetti o
    anfibi.
    - I vermi sono una via di mezzo, no?
    - Forse.  - Ripresi in mano l'uovo.  - L'atmosfera di Chtorr  forse  
    cos carica  di  umiditche quella interna all'uovo non importante
    per la sopravvivenza.  E questo  guscio  sembra  molto  spesso,  quasi
    cartilaginoso,  e  pufornire agli embrioni la protezione necessaria,
    tanto pise su Chtorr c'veramente una forza di gravitmaggiore che
    sulla Terra.  O per lo meno questo  quel  che  molti  sostengono.  E
    spiegherebbe  anche  la  smisurata  forza  e mobilitche gli chtorran
    possiedono. - Aggrottai la fronte e avvicinai l'uovo alla luce.  - Non
    so. La forma dell'uovo e la trama del guscio dovrebbero dirci qualcosa
    circa  le  condizioni  in cui avviene la schiusa...  e questo dovrebbe
    darci degli indizi circa il tipo di evoluzione.  Ma non so proprio  da
    che parte cominciare.  Mi scoppia il cervello...  troppe domande. Come
    questa,   per  esempio:  come  pu essere  che  dei  millepiedi  cos
    smisuratamente  voraci  non  nutrano  alcun  interesse per le uova?  -
    Premetti ancora l'uovo contro la gabbia. - Non ha senso.
    - Pudarsi che capiscano che uno chtorran e ne abbiano paura  ancor
    prima che esca dall'uovo.
    -  Spiacente  ma  non  posso  credere  che  queste creature si lascino
    scappare un pranzo  gratis.  Queste  uova  devono  avere  qualcosa  di
    sgradevole.
    Ted rimase colpito.  - Uau! Un uovo con un meccanismo di autodifesa. -
    Sollevlo sguardo. - Cos'hai in mente di farne?
    - Stavo pensando di allestire un'incubatrice.
    Ted fece un lungo fischio di approvazione. - Jimmy,  devo farti i miei
    complimenti per la tua...  prodezza,  o quello che  Sei il pazzo pi
    sveglio che ci sia da queste parti,  oppure il pistupido.  Non ti  
    bastato  salvare le uova di chtorran,  ora vuoi anche covarle.  Quando
    Duke lo saprgli verrun colpo.
    Non avevo pensato a Duke. - Perch Cosa c'che non va?
    - Oh,  niente...  solo che l'intento di questa operazione dei  Servizi
    Speciali quello di uccidere i vermi, non di allevarli.
    - Non proprio - insistetti.  - Tu e io siamo stati mandati fin qui per
    studiare gli chtorran.
    - Questo non significa che dobbiamo addomesticarli.
    - E in quale altro modo pensi  di  riuscire  a  studiarli  da  vicino?
    Conosci  un modo migliore per osservarne uno tanto a lungo da scoprire
    qualcosa?  Quando gli diamo la caccia,  non appena ne vediamo uno,  lo
    bruciamo.  No, l'unico modo per fare gli esperti e svolgere il compito
    per cui ci hanno mandato qui,  quello di riuscire a mettere  qualche
    verme in una gabbia e osservare cosa lo fa diventare cosgrosso...  e
    se non possiamo catturarne uno vivo, allora dobbiamo allevarlo noi.
    - Sta' tranquillo,  sono con te.  Almeno credo.  E solo che l'idea non
    verr presa  molto  bene  dagli  altri;  questo  non   un campo per
    prigionieri di guerra.  E c'un'altra cosa:  poniamo  che  tu  faccia
    nascere qualche verme, dove pensi di tenerli dopo?
    -  Be',  troveremo  il  modo - mormorai.  Stavo cercando di escogitare
    qualcosa.
    - Troveremo? - Mi guardsbalordito.
    - S "troveremo". Ricorda, anche tu sei un esobiologo.
    - Ah, gi.. Io stavo dimenticando.  - Ted sembrava sconfortato.  - Ma
    credo  che  questa  sia  una  di  quelle  occasioni  in cui preferirei
    piuttosto essere un assaggiatore di cibi avariati.  - Poi aggiunse:  -
    Allevare i vermi sarla cosa pisemplice...
    - Eh?
    Mi battuna mano sulla spalla. - Jimmino, metti i millepiedi a nanna.
    Vado a parlarne a Duke.
    - Vuoi che ti accompagni?
    - Uhm,  meglio di no. Duke ha avuto una... una pessima giornata. Credo
    che da solo me la cavermeglio.  Tu pensa solo a dargli  qualcosa  da
    mangiare per questa notte e lascia fare il resto a me.
    - D'accordo... va bene.
    Lasciai  i  millepiedi nella sala della mensa per tutta la notte,  con
    uno straccio appoggiato a coprire la gabbia e un cartello  che  diceva
    PERICOLO!  Le uova erano di gran lunga pidifficili da sistemare,  ma
    presi in prestito la coperta elettrica  di  Ted,  li  infilai  in  una
    scatola    di   cartone   e   ve   l'appoggiai   sopra   improvvisando
    un'incubatrice.  Per prevenire che le  uova  si  asciugassero  troppo,
    foderai  lo  scatolone  con  un foglio di plastica,  poi uno strato di
    asciugamani e li spruzzai di acqua calda, tanto da inumidirli. Andai a
    naso. Avrei escogitato qualcosa di definitivo il mattino seguente.
    Feci fatica ad addormentarmi.  Non  ci  riuscivo.  Qualcuno  mi  stava
    urlando nella testa: "Shorty morto!"
    Continuai  a  ripetermi che lo conoscevo appena,  che non avrei dovuto
    prenderla cosmale. Ma mi sentivo a pezzi e... oh,  all'inferno,  non
    sapevo come fare. Ricominciai a piangere.
    Ero ancora sveglio,  ldisteso,  tutto indolenzito, quando entrTed.
    Non accese la luce,  si spoglial buio e s'infilsilenziosamente nel
    letto.
    - Cos'ha detto Duke? - gli domandai.
    - Eh? Oh, non mi ero accorto che eri sveglio.
    - Non sono sveglio. Almeno non proprio. Cos'ha detto Duke?
    - Niente. Non sono riuscito a parlargli.
    - Sei stato via un'infinitdi tempo.
    - Gi- disse.  - Te lo racconterdomani. Forse. - Si girsull'altro
    fianco con la testa rivolta alla parete.
    - Ted...  - dissi - ...Shorty morto perchnon sono stato abbastanza
    veloce, vero?
    - Non so - bofonchi - Non c'ero.
    - E' colpa mia, vero?
    - Sta' zitto, hai capito?
    - Ma...
    - Si sistemertutto domani mattina. Ci sarun'udienza.
    - Una cosa?
    - Un'inchiesta, idiota! Un'inchiesta. E ora dormi, maledizione!
    12.
    L'inchiesta si tenne nella sala della mensa.  Duke, Hank, Larry, altri
    due uomini che avevano partecipato alla  missione  -  di  cui  non  so
    ancora il nome - e io. La dottoressa Obama che svolgeva le funzioni di
    ufficiale  medico  sedeva a un capo del tavolo.  Davanti a saveva un
    blocco giallo formato protocollo fitto di annotazioni. Ted, che sedeva
    accanto a lei davanti  al  terminale  di  un  trascrittore,  aveva  il
    compito  di  rispondere  alle domande della macchina in caso di parole
    pronunciate in modo incomprensibile o di parole dallo stesso suono  ma
    con  significati diversi.  Io stavo al capo opposto del tavolo e avevo
    le mani sudate.  La dottoressa  Obama  appariva  tranquilla  e  quando
    finalmente  cominci a  parlare  feci  fatica  per riuscire a sentire
    quello che diceva. - Bene, Duke - disse. - Cosa successo?
    Duke glielo raccontcon poche parole incisive. Non trascurnulla, ma
    nemmeno perse tempo in descrizioni elaborate.  La dottoressa Obama  si
    limitava  ad  annuire  di tanto in tanto come se stesse spuntando ogni
    fatto raccontato da Duke su un elenco mentale.
    - Abbiamo seguito le procedure alla lettera  -  concluse  Duke.  -  E'
    questa la cosa seccante.  Se solo ci fosse qualcosa che potesse essere
    considerato un errore - qualche errore di valutazione,  anche da parte
    mia - questa esperienza potrebbe insegnarci qualcosa. Ci ho pensato su
    centinaia di volte e proprio non riesco a capire.  Abbiamo fatto tutto
    secondo le  regole...  -  ebbe  un  attimo  d'esitazione.  -  Forse  
    sbagliato  il  regolamento.  - Rimase in silenzio con le mani sciupate
    poggiate sul tavolo davanti a lui;  in  occasione  dell'udienza  erano
    insolitamente pulite.  - Non so dare una spiegazione del perchnon ci
    siamo accorti prima di quei vermi.
    La dottoressa Obama appariva pensierosa.  Non alzmai lo  sguardo  su
    Duke.  Infine  si  schiar la  gola e mormor - Mi pare che ci siano
    molte direzioni di indagine.  - Avvicina sil  blocco  di  carta  e
    lesse:  - Primo: dove si nascondevano gli chtorran,  tanto che il Mobe
    non riuscito a individuarli,  come non sono riusciti a  farlo  Duke,
    Larry...
    Ted mormorqualcosa mettendo le dita sulla tastiera del terminale.
    - Cosa c' - La dottoressa Obama sembrava infastidita.
    - I cognomi - bisbigliTed. - Per la registrazione...
    -  Oh!  -  La  dottoressa Obama restun attimo soprappensiero come se
    stesse cercando di riprendere il filo del ragionamento.  -  Mmmm...  -
    consult di  nuovo  gli appunti.  - Dove si nascondevano gli chtorran
    tanto che il capitano Archibald "Duke" Anderson,  il tenente  Lawrence
    Milburn,  il  caporale  Carlos Ruez e l'osservatore James McCarthy non
    sono stati in grado  d'individuarli?  E'  entrato  qualcun  altro  nel
    rifugio?
    - No, nessuno - disse Duke. - Solo i quattro che ha nominato.
    Sembr che  la  dottoressa Obama non lo avesse nemmeno sentito perch
    passal punto seguente. - Secondo: PERCHE'...  - questo punto molto
    importante - ...perchtutti e quattro non sono riusciti a individuare
    gli  chtorran?  Anche  il  fatto che il Mobe non sia stato in grado di
    individuarli molto importante...  - Lanciun'occhiata a Ted.  -  Da
    questo  momento  in poi non registrare.  - Ted si ferm  schiacciun
    tasto e poggile mani ai due lati del terminale. Rivolgendosi a tutti
    noi,  la dottoressa Obama continu -  Io  posso  dire  di  conoscervi
    personalmente  a  uno  a uno e sono disposta a garantire per la vostra
    correttezza,  altri invece preferirebbero cercare un capro espiatorio.
    Nella  maggior parte dei casi danno credito alla parola della macchina
    e sospettano gli esseri umani di aver trascurato  qualcosa  perch le
    macchine non hanno in genere secondi fini. Dovete ringraziare il cielo
    che  la macchina in questo caso vi dragione.  - Fece un cenno a Ted,
    poi riprese a parlare in tono piufficiale.  - Che il  Mobe  non  sia
    stato  in grado d'individuare gli chtorran conferma la vostra versione
    che la cupola era all'apparenza vuota.  Il  Mobe  dovrebbe  essere  in
    grado   d'individuare  oggetti  a  una  distanza  maggiore  di  quella
    raggiungibile da un essere umano e, di converso,  un osservatore umano
    ha  capacit che  le  macchine  non hanno,  non ultima la capacitdi
    "giudizio".  Dovunque fossero gli chtorran,  n la  macchina  n gli
    uomini sono stati in grado di individuarli, il che indica - insieme ad
    altri  fatti  di  cui parleremo in seguito - che le procedure standard
    non possono essere applicate in tutti i casi.
    Consultdi nuovo le sue note.  - Terzo: era stato ipotizzato che  gli
    chtorran si sarebbero trovati in stato di torpore all'interno del loro
    rifugio. Finora era sempre successo cos ma adesso dobbiamo chiederci
    se davvero gli chtorran sono rimasti all'interno del rifugio per tutto
    il tempo e se erano effettivamente in stato di torpore.  L'esperienza,
    non solo nella nostra zona,  ci ha insegnato questo: quando i vermi...
    scusate,  gli chtorran,  cadono in questa specie di letargo,  lo fanno
    tutti insieme e si rifugiano nella parte pifresca del loro  rifugio,
    vale  a  dire,  nel  secondo livello,  nel sotterraneo.  Se si fossero
    trovati  l   il  Mobe  avrebbe  dovuto  individuarli,   e  cos  le
    summenzionate persone. Questo fatto ci pone altri due interrogativi: a
    che  distanza  erano  regolati  i  sensori  del Mobe?  Com'erano stati
    definiti i parametri?  Su che base?  Forse dovremo riesaminare  questo
    aspetto delle procedure.  S  Di' pure,  Hank... - e rivolta a Ted: -
    ...Henry Lannikin.
    Hank si schiarla gola a disagio. - Dunque,  dottoressa Obama...  c'
    una  zona  morta  nelle matrici dei sensori...  ma non dovrebbe essere
    cos ampia  da  permettere  che  uno  chtorran   riesca   a   passare
    inosservato,  e  tanto meno tre...  voglio dire quattro.  Uno chtorran
    "caldo" farebbe scattare il meccanismo del Mobe in un raggio di  dieci
    metri,  ma  se  si  tratta  di  uno "freddo",  cioinattivo,  il Mobe
    dovrebbe trovarsi alla distanza di quattro metri al massimo. Purtroppo
    con gli infrarossi il loro  raggio  d'azione   questo,  diciamo  che
    diventano miopi.  Ma se quei vermi erano all'interno della tana, caldi
    o freddi che fossero,  il Mobe avrebbe dovuto entrare in funzione.  La
    sola  ragione  per  cui  poteva  mancarli  era  che  gli  chtorran  si
    trovassero a  una  distanza  maggiore...  per  esempio  "fuori"  della
    costruzione.  Ma  sappiamo  che  cos non  era,  perchaltrimenti li
    avremmo visti.
    - Forse le cupole  sono  pi grandi  all'interno  che  all'esterno  -
    suggerLarry.
    La dottoressa Obama lo guardfreddamente. - Credi che sia possibile?
    - Accidenti,  non lo so - disse Larry. - Tutti gli altri rifugi che ho
    visto prima avevano solo due livelli.  Se i vermi hanno  cominciato  a
    costruirne alcuni scavando piin profondit io non li ho visti.
    La  dottoressa  Obama  consider la  questione.  - E' possibile che i
    ver...  gli chtorran abbiano cambiato le loro abitudini,  ma  ci  sono
    altre cose che non collimano. - Sembrava seccata. - Da qualunque parte
    la si consideri,  questa storia piuttosto atipica.  - Riprese la sua
    aria professionale.  - Sesto punto: PERCHE' c'era un  QUARTO  chtorran
    nella  tana?  Da  dove   venuto?  E  perchnon ha attaccato subito?
    Cos'aveva  di  diverso  che  gli   ha   impedito   di   farsi   vedere
    immediatamente?  Ricordo  che  era il pigrosso dei quattro chtorran,
    MOLTO pigrosso.  Che rilevanza ha questo  fatto?  Infine,  quanto  
    accaduto  puverificarsi ancora in futuro?  E evidente che se teniamo
    conto di questa possibilitdovremo modificare le nostre procedure.
    "Punti sette  e  otto.  Sono  di  qualche  importanza  le  piante  che
    circondano la cupola?  Prima d'ora non avevamo mai trovato questo tipo
    di vegetazione intorno ai rifugi. Perchlc'era? Perchproprio ora?
    Queste piante sono originarie di Chtorr?"
    Io avevo trapiantato tutti i miei esemplari ciascuno in  un  vaso,  ma
    non avevo idea da che parte cominciare.  Erano pericolosi... o no? Non
    sapevo come fare a  esaminarli.  Gli  interrogativi  della  dottoressa
    Obama si limitavano a sfiorare il problema.
    Continu  -  Per  quanto riguarda le creature scoperte nel recinto...
    sono state bruciate anche  loro?  Ah,  bene.  Qual   il  loro  posto
    nell'ecologia  di  Chtorr?  -  Si  ferm e  lanciuna lunga occhiata
    intorno al tavolo. - Ci sono altri punti? S Duke?
    - E Shorty?
    Sentii lo stomaco che mi si rivoltava.
    - S.. - La dottoressa Obama guardi suoi appunti, ma le annotazioni
    erano finite...  la pagina era vuota.  - Siamo tutti molto dispiaciuti
    per quel che successo.
    - Non questo che intendevo dire - disse Duke piano.
    Mi domandai se non stessi per vomitare.
    - So bene cosa vuoi dire,  Duke. - Anche la dottoressa Obama era molto
    tranquilla.  - Va bene - disse.  - Parliamo anche di questo una  volta
    per tutte. Avreste potuto salvarlo?
    - No - disse Duke.
    -  C' qualcuno  che  avrebbe  potuto  salvare il sergente Harris?  -
    domandla dottoressa Obama guardandosi intorno.  Larry si studiava  i
    pugni poggiati sul tavolo; Carlos e Hank non aprirono bocca e anche le
    mani di Ted rimasero immobili sulla tastiera.
    - Io avrei potuto fare piin fretta - dissi io. Le parole risuonarono
    stranamente alte nella sala mensa.  Tutti, tranne la dottoressa Obama,
    si voltarono a guardarmi,  ma io mi sentivo sollevato.  Ecco,  l'avevo
    detto.  -  Io  potevo  fare  piin fretta,  ma la sacca mi impediva i
    movimenti.   Non  sono  riuscito  a  impugnare  il  lanciafiamme   con
    prontezza.  Se fossi stato piveloce,  forse avrei potuto salvarlo...
    forse avrei potuto colpire il verme prima che...
    - Ne dubito.  E' stato  proprio  il  sergente  Harris  ad  addestrarti
    all'uso  dell'arma  -  disse  la  dottoressa Obama controllando i suoi
    appunti.  - E io ho dato l'ok al suo  rapporto.  Quindi  anch'io  sono
    responsabile e lo anche Duke.
    - La ringrazio signora. Apprezzo ciche sta tentando di dire... ma io
    so bene che stavo trasportando la sacca nel modo sbagliato.
    La  dottoressa  Obama scosse la testa.  - Nessun altro se n'accorto.
    Nonostante le tue buone intenzioni,  McCarthy,  io non posso accettare
    la tua dichiarazione come prova.
    - Mi scusi - dissi.
    - C'dell'altro?
    -  S- insistei io - c'dell'altro.  - Mi resi conto che tutti nella
    stanza avevano gli occhi fissi su di me.  -  Indossavo  il  casco.  Il
    registratore deve aver registrato tutto, immagini e suoni. Io... credo
    che  la  registrazione  possa  chiarire  se...   ecco...  se  mi  sono
    comportato correttamente  o  no.  Vorrei  che  venisse  mostrata,  per
    favore.
    - Mi dispiace, ma non credo sia possibile.
    - Eh?!
    -   Io   e   Duke   abbiamo   tentato   di  vederla  ieri  notte,   ma
    sfortunatamente... il nastro era difettoso...
    - CHE COSA?
    - La linguetta di protezione era fuori posto...
    - Ma era un nastro nuovo! L'ho inserito io stesso.
    - ...e cos il registratore non ha funzionato. Il nastro era VUOTO. -
    Aveva parlato in tono deciso fissandomi come per avvisarmi che non era
    il caso di discutere.
    - Ma... - Avevo controllato il nastro io stesso!  - Vidi l'espressione
    sul viso di Ted e mi zittii. - S signora.
    Fece  un  cenno  a  Ted che riaccese il trascrittore,  poi disse: - La
    questione non ha nessun'importanza. Qualunque decisione prendiamo qui,
    non ci restituirebbe Shorty.  Vi assicuro che morto e morto rester
    Se  stai  cercando  di  alleviare  i tuoi sensi di colpa,  smettila di
    sprecare il tuo tempo, tanto inutile.
    - Mi dispiace, signora - protestai. - Capisco quel che intende dire...
    ma io potevo fare di pi.. voglio dire se soltanto...
    - Basta!  - Mi fulmincon un'occhiata al di ldel tavolo.  - Jackson
    hai spento la macchina? - Ted controlle annu - Grazie - disse lei.
    - Non hai capito nulla. Coscercherdi spiegartelo in un altro modo.
    Sta'  a  sentire,  McCarthy,  la  responsabilitdi averti affidato il
    lanciafiamme era MIA... questo lo capisci? Annuii.
    - Cos  se c'stato un errore,  l'errore anche MIO.  Capisci anche
    questo?
    Annuii ancora.
    -  Io  non  faccio  errori.  Non  errori di questo genere.  Ti stata
    affidata un'arma perchsei  stato  giudicato  idoneo  a  maneggiarla.
    Shorty ne era convinto.  Duke ne era convinto.  E cosio. E tu ora mi
    stai dicendo che ci sbagliavamo tutti e tre?
    - Mmmm... no... ma...
    - Niente ma. O abbiamo sbagliato o non abbiamo sbagliato.  Questa idea
    che  ti  sei  messo  in testa di esserti incasinato non altro che il
    tentativo di evitare le  tue  responsabilit e  di  scaricarle  sulle
    persone  che ti hanno autorizzato a usare l'arma.  Mi dispiace per te,
    ma a noi non va bene. Tu hai accettato l'incarico.  Tu sapevi che cosa
    comportava.  Tu  hai  accettato  la  responsabilit  Perci a me non
    interessa niente di quello che  pensi  tu  del  tuo  comportamento  in
    quell'occasione.   Ti  sei  comportato  correttamente.   -  Mi  lanci
    un'occhiata di fuoco. - Riesci a capire quello che ho detto?
    - Sss  signora.  - Strinsi i pugni sotto il tavolo senza alzare  gli
    occhi. Non voleva darmi ascolto.
    La  dottoressa  Obama  rimase  in  silenzio  e  si  schiar la  gola,
    tossicchiando con la mano davanti alla bocca.  Bevve un sorso d'acqua,
    poi  alz di  nuovo  gli occhi senza guardare nessuno in particolare.
    Fece un cenno a Ted che riaccese il trascrittore.  - C'qualcuno  che
    ha  qualcos'altro da aggiungere?  - Rimase in attesa con il viso senza
    espressione. - Quindi ne deduco che siete tutti convinti del fatto che
    la morte di Shorty Harris non poteva essere evitata.  C'qualcuno che
    non d'accordo? C'qualcuno che mette in discussione il fatto che il
    comportamento  di James McCarthy stato corretto?  Nessuno?  - Guard
    Duke.  Duke evitil suo sguardo.  Sembrava turbato e per  un  momento
    pensai che avrebbe parlato, poi, invece, vidi che scuoteva la testa.
    La  dottoressa  Obama  rimase ancora qualche istante in silenzio,  poi
    fece un leggero sospiro. Sembrava sollevata.  - Allora,  mettiamo agli
    atti  che  questa commissione ha stabilito che James McCarthy ha agito
    con prontezza  e  coraggio.  Coloro  che  erano  presenti  alla  scena
    confermano  che  il  comportamento  di  McCarthy stato conforme alle
    regole e degno di  elogio.  Reputa,  inoltre,  che  l'affermazione  di
    McCarthy  circa  la  sua  supposta  mancanza di prontezza debba essere
    attribuita alla sua sensazione di essere inesperto e non a negligenza.
    Si guardintorno.  Duke,  riluttante,  annucon un cenno  del  capo.
    Tutti gli altri apparivano volutamente distratti.
    - Bene,  prima di aggiornare la riunione c'qualcuno che sia in grado
    di dare qualche informazione circa i punti che ho esposto? - Rimase in
    attesa per qualche  momento.  -  Mi  sembra  di  no.  Pertanto  questa
    commissione  d'inchiesta  dichiara  di  essere incapace di chiarire le
    circostanze dell'operazione della  giornata  di  ieri  per  le  solite
    ragioni:  non  siamo  in  possesso  di  informazioni sufficienti sugli
    chtorran.  Questa riunione  si  conclude  con  la  consapevolezza  che
    nessuno  dei problemi che abbiamo di fronte ha ottenuto risposta.  Non
    siamo quindi in grado di fare raccomandazioni di nessun genere. Questo
    incontro aggiornato.  Archivialo,  Jackson,  e trasmettine una copia
    per radio...  no, aspetta, fammelo vedere prima di mandarlo. - Si alz
    in piedi,  raccolse i suoi  appunti  e  fece  un  cenno  del  capo:  -
    Buongiorno, signori.
    13.
    Nella stanza restammo solo io e Duke.
    Duke  aveva un aspetto stravolto e invecchiato,  appoggiato coi gomiti
    sul tavolo e il pensiero rivolto al giorno prima. Le mani ossute erano
    serrate a pugno,  due pugni premuti  l'uno  contro  l'altro  sotto  il
    mento.
    - Ehm... Duke...
    Alzgli occhi allarmato.  Quando si accorse che ero io, l'espressione
    del suo viso s'indur - Cosa c'
    - Ehm... ho preso alcuni esemplari.
    Duke socchiuse gli occhi. Per un istante sembrnon capire.
    Poi si ricord - S  Troverai una serie di contenitori portatili nel
    magazzino.  Sai dove si trova?  Nel bungalow numero sei.  Li spediremo
    gioved Fai in modo di mantenere vivi sia gli insetti sia le uova.
    - Credo che il problema  sarebbe  riuscire  a  farli  morire...  -  mi
    accorsi  che  si  era  rinchiuso  di  nuovo  in  se  stesso.  Mi aveva
    congedato. - Ehm... Duke?
    Ritornad ascoltarmi con un po' d'irritazione. Aveva gli occhi rossi.
    - Cosa?
    - Ehm, Ted ti ha giparlato?
    - No. Di cosa?
    - Mi aveva detto che l'avrebbe fatto.  Abbiamo  pensato  che  forse...
    voglio dire, io sarei un esobiologo...
    Duke alzuna mano. - Vieni al sodo. Cosa vuoi?
    - Un laboratorio - dissi pronto. - Cospotrei esaminare personalmente
    i millepiedi, le uova e quella roba color porpora che era intorno alla
    cupola.
    Sembrava seccato. - Non voglio che danneggi quegli esemplari prima che
    vengano spediti a Denver! Ho giabbastanza problemi...
    - Ma non intendo "danneggiare" proprio un bel niente!
    Duke sbuff
    Dissi: - Duke, se sei incazzato con me, allora dimmelo.
    - Non sono incazzato con te...
    - Non ti credo.  - Girai intorno al tavolo e mi sedetti al posto della
    dottoressa Obama, di fronte a lui. - Cosa sta succedendo, Duke? Questa
    stata l'inchiesta piinsensata a cui abbia  mai  assistito...  -  A
    quelle  parole  alz gli  occhi  con  sguardo  interrogativo.  -  Tre
    inchieste - risposi prima che  lui  potesse  chiedermelo.  -  ...senza
    contare quella di oggi.  Non stato stabilito niente. Proprio niente.
    Ammetto che a molte domande non si poteva dare una risposta,  ma non 
    stata  data  nemmeno  quando  era  possibile  farlo.   Scusa  se  sono
    sospettoso, ma che senso aveva?
    Duke scosse la testa con gli occhi fissi sulle mani.  -  Tu  non  vuoi
    saperlo veramente.
    - Certo che lo voglio!
    Duke  rest un momento silenzioso,  poi disse lentamente: - Hai fatto
    tutto quello che Shorty ti aveva  detto  di  fare.  Hai  eseguito  gli
    ordini.
    Storsi  la  bocca.  Mi  venne  in mente una frase che avevo sentito da
    qualche parte: - "Ho  eseguito  gli  ordini"  non   una  scusa...  
    un'accusa.
    - Chi l'ha detto?
    - Io.
    L'espressione  di  Duke  divenne  sprezzante.  - Non parlare per frasi
    fatte, ragazzo. Non sono in vena di ascoltare stronzate.  Specialmente
    oggi.
    - L'ho sentito al corso di Etica Globale. E non una frase fatta. Per
    me vero. Ascolta... c'qualcosa che vorrei tu sapessi.
    - Non ho nessuna voglia di ascoltarti - disse.  - A dire la veritora
    come ora non ho nessuna voglia di parlare.
    - Nemmeno io - dissi. Cominciava a tremarmi la voce.  - Ma devo farlo!
    Finch qualcuno  non  mi darascolto!  - Sentivo un nodo alla gola e
    avevo il terrore di scoppiare in lacrime.  Sentivo  la  gola  stretta.
    Dissi:  -  Sono  stato  io  a premere il grilletto,  Duke.  Sono io il
    responsabile.  Tu e la dottoressa Obama potete dire quello che volete,
    comunque il responsabile resto sempre io.
    Sembrava che Duke stesse per dire qualcosa,  ma si ferm - D'accordo,
    allora di' quello che hai da dire, e facciamola finita.  - La sua voce
    era molto calma.
    -  La scorsa notte non ho dormito.  Non ci riuscivo.  Avevo bisogno di
    parlare con qualcuno.  Mi sono perfino alzato una volta per venirti  a
    cercare.  Sono arrivato fino alla tua porta.  Per poco non ho bussato.
    Poi non so... non so perchnon l'ho fatto. S lo so...  avevo paura.
    Capisci,  non  sapevo  se  ieri avevo sbagliato oppure no.  Cercavo...
    aiuto.  Ma non riuscivo a sentire altro che la voce di Shorty  che  mi
    diceva  "Devi  capirlo da te",  proprio come faceva quando parlava dei
    manuali. Percinon ho bussato. E poi avevo visto la luce accesa sotto
    la porta.  E mi  era  sembrato  di  sentire  delle  voci.  Non  volevo
    disturbare...
    Duke fece per dire qualcosa, ma lo interruppi. - No, voglio terminare.
    Poi  parlerai tu.  Non sono ritornato subito nella mia stanza.  Sai la
    collina dietro al campo? Sono rimasto seduto lassper un po'. E... ho
    cominciato a piangere. All'inizio credevo di piangere per Shorty, solo
    dopo ho capito  che  no,  stavo  piangendo  per  me,  per  quello  che
    cominciavo a capire.  E che non ha niente a che vedere con la morte di
    Shorty.
    Mi accorsi che  stavo  tremando.  Mi  tremavano  le  mani  che  tenevo
    appoggiate sul tavolo.  Le infilai tra le gambe e le tenni strette fra
    le ginocchia. Mi sentivo piccolo e infreddolito. Guardai Duke dicendo:
    - Quel che avevo capito era... che anche se Shorty non mi avesse detto
    di fare quello che ho fatto...  l'avrei fatto comunque,  nello  stesso
    modo.
    Duke rimase inaspettatamente sorpreso. - Davvero?
    Inghiottii  la  saliva  come  fosse  un  boccone.  Non  mi  era facile
    parlarne.  - Duke,  era l'unica cosa da  fare.  Ecco  perch stavo...
    ammattendo.  Cercavo  di  convincermi di averlo fatto perchShorty mi
    aveva detto di farlo...  quando sapevo  che  non  era  cos  Non  c'
    nemmeno  stato  il  tempo  per pensare...  successo e basta.  Non ho
    pensato a cosa fare o a cosa mi era stato detto. L'ho fatto e basta...
    senza pensarci. - Tenevo lo sguardo abbassato.  - Duke,  non avevo mai
    ucciso  nessuno  prima.  E  non  avevo mai pensato che un giorno avrei
    dovuto farlo.  Sapevo solo che era una cosa che non avrei  mai  voluto
    fare...  e  poi,  ieri  pomeriggio,  ho  scoperto che potevo farlo,  e
    facilmente.  E da quel momento sono impazzito nel tentativo  di  darmi
    una  spiegazione.  Di  cercare un modo per giustificare quello che era
    successo. Ho cominciato a dare la colpa alle circostanze,  sapendo che
    non c'entravano per niente.  Ero io!  E ora... dopo l'inchiesta... non
    posso accettare che lo si consideri un  errore!  Sono  stato  io.  Io.
    Nessun altro.  E dovrcontinuare a vivere d'ora in poi sapendo che...
    posso uccidere.  - Poi aggiunsi: - Non certo  una  cosa  che  mi  fa
    piacere sapere.
    Duke   stette  in  silenzio  per  un  attimo  a  osservarmi.   Anch'io
    l'osservavo.  Aveva il viso ruvido e la  pelle  abbronzata  e  segnata
    dagli  anni.  Gli  occhi  nuovamente  accesi  mi fissavano penetranti.
    Ricambiai il suo sguardo.
    All'improvviso disse: - Va bene, avrai il tuo laboratorio.
    - Oh... grazie!
    - Gi  vedremo come  ti  sentirai  fra  una  settimana.  Dove  volevi
    installare lo zoo?
    - Nella nuova baracca dei servizi igienici.
    Duke mi squadr - Perch
    -  E'  ovvio.  E'  l'unico edificio adatto in tutto campo.  Ha muri di
    cemento armato e finestre piccole che si aprono molto in alto.  Niente
    pu scappare.   Per  lo  meno,  non  con  facilit  I  servizi  sono
    inutilizzati perchl'impianto idraulico non   mai  stato  ultimato.
    Potremmo  metterci delle stufe portatili e sistemare l'interno come ci
    fa comodo.
    Duke annu - E' esattamente il posto che avrei scelto io.  Ma l'avrei
    scelto  perchsta a una buona distanza dal campo.  Dovrai fare piazza
    pulita di tutta la roba che c' dentro.  Di'  a  Larry  di  cosa  hai
    bisogno per quanto riguarda le attrezzature speciali, o se hai bisogno
    di costruire qualcosa. Lui trovergli uomini per darti una mano.
    - Sissignore... e grazie.
    Sollevappena la mano dal tavolo e mi fece segno di aspettare. - Jim?
    - Signore?
    - Questo non uno scherzetto.  Fa' il tuo lavoro come si deve. Quegli
    esemplari ci sono costati troppo.  - Quando mi  guard i  suoi  occhi
    brillavano  come  non  gli  avevo  mai  visto.  Sembrava  in  preda  a
    un'ossessione.
    - Lo so - dissi.  All'improvviso parlare mi era diventato faticoso.  -
    Io... io ci prover
    Mi allontanai in fretta.
    14.
    Stavo  pulendo  la baracca dei servizi da un'ora quando arrivTed con
    un'espressione tirata sul viso.  Gli dissi cosa volevo fare e  lui  si
    mise  a lavorare di buona lena senza le sue solite battute spiritose e
    le osservazioni saccenti. Generalmente Ted aveva un'aria cospiena di
    sche  sembrava  fosse  appena  uscito  da  chiss quale  importante
    riunione.  Dava  l'impressione  di  sapere  tutto di tutti.  Ma quella
    mattina appariva avvilito, demoralizzato, come se lo avessero sorpreso
    con l'orecchio sul buco della serratura.
    Dopo qualche minuto,  Larry,  Carl e Hank si unirono a noi e il lavoro
    and avanti  speditamente.  Anche  loro erano di poche parole.  Nelle
    nostre menti c'era una ferita che si chiamava Shorty e  faceva  troppo
    male per riuscire a parlarne.
    C'era  molto lavoro da fare.  Ci volle buona parte del pomeriggio solo
    per sgomberare l'ambiente  dalle  tavole  e  dagli  altri  oggetti,  e
    l'altra  metper renderlo a prova di millepiedi.  C'erano le feritoie
    da schermare con la rete metallica,  le finestre  da  sigillare  e  da
    installare  le porte che dovettero essere preventivamente ricoperte di
    rete metallica e per maggior  precauzione  rinforzate  da  piastre  di
    ferro sulla parte inferiore.
    L'ultimo  tocco  lo  dette  Ted  piazzando  un  cartello  colorato che
    dichiarava senza mezzi termini:
    CASA DI CORREZIONE
    PER VERMI OSTINATI
    GLI INTRUSI
    SARANNO DIVORATI
    L'accesso non consentito  a  cimici,  pidocchi,  serpenti,  lumache,
    rospi,  ragni,  topi,  pesci rossi,  lucertole gnomi,  orchi,  demoni,
    politici, ergastolani, avvocati, Nuovi Cristiani, Apocalittici o altre
    insipide forme di vita.  Vale a dire proprio a voi!  I visitatori sono
    ammessi  solo  durante le ore dei pasti.  Siete pregati di contarvi le
    dita quando uscite.
    I proprietari
    Ted Jackson
    Jim McCarthy.
    L'interno della baracca era diviso in due parti.  Una  avrebbe  dovuto
    ospitare le docce,  l'altra per cambiarsi e asciugarsi,  una specie di
    spogliatoio senza armadietti.  Decidemmo di usare lo spogliatoio per i
    millepiedi,   e  per  le  uova  il  reparto  docce,   che  rinforzammo
    ulteriormente perchle uova rappresentavano  un  pericolo  potenziale
    molto grosso. Se un millepiedi riusciva a scappare era certamente meno
    pericoloso di uno chtorran in libert
    Mettemmo due grandi tavoli in ogni stanza, installammo l'illuminazione
    elettrica  e  i  radiatori,  costruimmo un'incubatrice speciale per le
    uova e una grande cassa di  vetro  e  metallo  per  i  millepiedi.  Il
    sergente  Kelly  era felice perchpoteva di nuovo disporre della sala
    mensa e anche noi eravamo soddisfatti perchavevamo un laboratorio.
    All'ora di cena si vedevano gi i  primi  risultati.  Giungemmo  alla
    conclusione  che i millepiedi erano onnivori in una misura tale che al
    loro confronto tutti gli animali onnivori che  conoscevamo  sembravano
    commensali  schizzinosi.  In  primo  luogo  gustavano radici,  tuberi,
    germogli, steli, fiori, erba, foglie, corteccia, rami, gemme,  frutta,
    cereali,  noci, bacche, licheni, muschio, felci, funghi e alghe varie;
    poi gradivano insetti, rane, topi, cimici, pidocchi,  serpi,  lumache,
    rospi,  ragni,  ratti,  pesci rossi,  lucertole,  scoiattoli, uccelli,
    conigli, galline e qualsiasi tipo di carne gli mettessimo davanti.  Se
    non  c'era  niente  del  genere  mangiavano qualunque cosa trovavano a
    portata di mano,  compreso zucchero non raffinato,  burro di arachidi,
    vecchi giornali,  scarpe di cuoio,  suole di gomma, matite, sardine in
    scatola, cartoni, calzini vecchi, pellicole alla cellulosa e qualunque
    cosa fosse lontanamente di origine organica.  Mangiavano  perfino  gli
    escrementi  di altri organismi,  ma non i loro - una pappetta grassa e
    appiccicosa che rappresentava una delle poche eccezioni.
    Dopo tre giorni Ted appariva piuttosto scosso. - Comincio a domandarmi
    se c'qualcosa che non mangerebbero - disse tenendo per  un  capo  un
    nastro  della  macchina  per  scrivere  mentre  guardava  l'altro capo
    scomparire nelle fauci di un millepiedi.
    Io dissi: - Devono avere uno stomaco che l'esatto equivalente di  un
    altoforno, non c'nulla che non riescano a digerire.
    -  Quei  denti  devono  aiutarli parecchio - disse Ted indicandoli col
    dito.
    - Non c'dubbio - dissi io.  - Tritano il  cibo  in  pezzettini  cos
    minuscoli  che  possono essere disciolti,  ma devono comunque produrre
    enzimi capaci  di  scindere  le  molecole  per  poterle  digerire.  Mi
    piacerebbe  sapere che tipo di enzimi sono in grado di aggredire pezzi
    di unghie, setole di spazzolini, zaini di tela e vecchi videonastri. E
    vorrei anche sapere che tipo  di  stomaco  pu produrre  regolarmente
    acidi simili senza autodistruggersi.
    Ted  mi guardcon un sopracciglio alzato.  - Ne vuoi dissezionare uno
    per scoprirlo?
    Scossi la testa.  - Ho giprovato a farlo.  E' impossibile ucciderli.
    Nemmeno   il   cloroformio  riesce  ad  addormentarli.   Volevo  farne
    addormentare uno per un po' in modo da poterlo esaminare con  calma  e
    prendere  qualche  campione  di pelle,  ma non ho avuto fortuna.  Si 
    mangiato il tampone di ovatta imbevuto di cloroformio.
    Ted si appoggicoi gomiti sul tavolo e si prese il viso fra le  mani.
    Sbircinella gabbia dei millepiedi con un'espressione annoiata, quasi
    esausta.  Era  troppo  stanco per scherzare e riusciva a fare solo del
    sarcasmo. - Non so... forse sono ipoglicemici...
    Mi voltai a guardarlo. - Niente male come idea.
    - Che idea?
    - Quello che hai appena detto.
    - Eh?
    - Lo zucchero nel sangue.  Forse c'qualcosa che  mantiene  basso  il
    livello  dello  zucchero nel sangue,  per questo sono sempre affamati.
    Stai diventando un esperto ormai.
    Non alznemmeno gli occhi e si limita grugnire. - Non offendere.
    Non gli risposi nemmeno,  stavo ancora pensando  al  suo  suggerimento
    estemporaneo.  -  Domande:  come?  perch  a  quale  scopo?  con  che
    vantaggio rispetto alla sopravvivenza?
    - Mmmm...  una specie di carburante...  per la crescita?  -  azzard
    Ted.
    - Certo...  ma questo solleva altre questioni.  Che ethanno?  Quanto
    devono  diventare  grossi?  L'appetito  cresce  in  proporzione?   Che
    grossezza hanno da adulti?  Rimangono cos - Mi sedetti sul bordo del
    tavolo davanti alla gabbia di vetro dei millepiedi,  mordicchiando  la
    matita.  Il  fatto  di  stare  sempre  a contatto dei millepiedi stava
    cambiando le mie abitudini alimentari. - Troppe domande... - Mi misi a
    braccia conserte.  - E se non sono queste le  domande  giuste?  Voglio
    dire,  se  invece  la  risposta   cos semplice  e ovvia che non la
    prendiamo nemmeno in considerazione?
    - Mmmm...  - disse Ted - ...forse non gli diamo il cibo  giusto  ed  
    questa la ragione per cui sono sempre affamati...
    - Ah!
    Ted mi lanciun'occhiata: - Cosa c'
    Mi  era  venuta  in  mente  un'idea:  - Prova a pensare...  forse sono
    "destrogiri",  mentre  noi  siamo  "levogiri"...   i  millepiedi  sono
    costituiti  da DNA destrogiro e hanno bisogno di proteine dello stesso
    tipo per sopravvivere! Mentre il nostro un mondo levogiro.
    - Mmmm...  - disse Ted.  Si grattil naso e ci penssu.  - Se  no.
    Forse. Ho dei dubbi su questa idea di destrogiro e levogiro. Non credo
    sia possibile ed comunque sicuramente improbabile.
    - Anche i vermi lo sono - puntualizzai.
    Si grattdi nuovo il naso.  - Il fatto che possano ingerire qualsiasi
    materia organica terrestre senza stramazzare a terra con la bava  alla
    bocca   segno  che le nostre rispettive biologie sono spiacevolmente
    simili... direi quasi collegate.
    Mi si accese un'altra lampadina.  - Bene,  sta' a  sentire...  mettila
    cos..  Ia Terra non il loro pianeta di origine cossono costretti
    a ingerire una gran quantitdi alimenti pidisparati per riuscire ad
    assimilare tutto quello di cui hanno bisogno.  Voglio  dire,  il  loro
    metabolismo   deve   essere  differente  dal  nostro  perch la  loro
    evoluzione avvenuta in condizioni diverse e sono incapaci quindi  di
    utilizzare al meglio gli alimenti di tipo terrestre... il ragionamento
    fila,  non ti sembra?...  cosdevono aumentare la razione di cibo per
    sopravvivere.
    - Mmmm...  ma senti...  se questo fosse vero per i millepiedi dovrebbe
    essere vero anche per i vermi.  Dovrebbero essere ancora pivoraci di
    quello che sono. Dovrebbero mangiare tutto quello che vedono.
    - E non lo fanno?
    Si strinse nelle spalle. - Chisscos'normale per un verme?
    - Un altro verme - suggerii.
    - Mmmm - disse,  poi aggiunse: - ...solo che non ci sono vermi normali
    su questo pianeta.
    - Eh? - rimasi a fissarlo.
    - E' una battuta!
    - No, ripeti quello che hai detto!
    - Non ci sono vermi normali su questo pianeta.
    - Cosa intendi dire?
    Si  strinse  nelle spalle.  - Mah...  non so...  mi sembra ovvio,  no?
    Voglio dire,  noi non sappiamo come sono i vermi  nel  loro  ambiente,
    sappiamo  come sono nel nostro e non sappiamo nemmeno come hanno fatto
    ad arrivare fin qui. Insomma, se c'qualcosa, qualunque cosa,  che li
    rende o rende il loro comportamento atipico, noi non possiamo saperlo,
    no?  E  non  lo sanno nemmeno i vermi,  perchstanno vivendo tutti la
    stessa esperienza.
    - Magnifico! - dissi. - Veramente magnifico...  mi domando se qualcuno
    ci ha gipensato.
    - Sono sicuro di s..
    -  Scommetto  che  in  parte  abbiamo  gi la risposta.  Si tratta di
    chtorran impazziti!  E mi piace  anche  l'altra  tua  idea...  che  lo
    zucchero nel loro sangue si mantiene sempre a un livello basso. Vorrei
    solo avere una buona spiegazione biologica. - Presi alcuni appunti sul
    mio taccuino.  - Questa ipotesi si adatta anche a qualcos'altro.  Qui,
    guarda questi...  - Scartabellai tra il mucchio di oggetti sul ripiano
    del tavolo e trovai una cartella con la scritta UGH. Ne tirai fuori un
    pacchetto di foto a colori dieci per otto e gliele passai. Ted si alz
    in piedi per prenderle, si appoggisul tavolo e comincia guardarle.
    - Quando le hai fatte?
    - Stamattina, mentre tu lavoravi al terminale del computer. Finalmente
    ho  ritrovato  le lenti d'ingrandimento.  Roba promettente.  Guarda la
    struttura dei denti.
    Ted fece una smorfia. - Somiglia alla bocca dei vermi.
    Scrollai le spalle. - Stesso tipo di evoluzione,  immagino.  Che altro
    vedi?
    - I denti sembrano piccole lame di coltello.
    -  Non  noti  nient'altro?  I  denti  sono piegati all'indietro.  Qui,
    guarda...  confronta queste due foto dove il millepiedi sta  mangiando
    il sigaro.  Quando la bocca spalancata i denti sono verticali, anzi,
    leggermente all'infuori,  ma quando la bocca comincia a  chiudersi  si
    piegano all'indietro.  Qui,  guarda che trappola! Quando un millepiedi
    morde qualcosa,  i denti non solo tranciano,  ma spingono il pezzo gi
    per la gola. Un millepiedi NON PUO' smettere di mangiare fino a quando
    non ha divorato tutto,  perchnon pupilasciarlo andare.  Tutte le
    volte che apre la bocca,  automaticamente dun altro morso e tutte le
    volte  che la chiude manda il pezzo verso la gola.  E per questo che i
    denti  devono  continuamente  addentare,   tagliare   e   strappare...
    altrimenti il millepiedi morirebbe soffocato.
    - Mmmm...  quest'ultima cosa non mi convince - disse Ted.  - Non credo
    che soffocherebbero.  Con un tipo di bocca come questo non  dovrebbero
    avere  un  meccanismo di inghiottimento che possa risultare pericoloso
    per loro.  Sarebbe controproducente.  Penso che i denti siano disposti
    cos per  permettere  una  buona presa della preda e un buon morso...
    com'successo a Louis.
    - Pensala come vuoi,  professor  Perfettini...  ma  io  l'ho  guardato
    mentre divorava il sigaro e faceva come ho detto.
    -  Ma  Jimmino,  non  ha  senso.  Che  succede allora se uno di questi
    bastardi addenta un albero?
    - Lo mangia tutto o  muore  -  risposi.  -  Ricordati  cosa  ti  hanno
    insegnato a scuola: "Madre Natura se ne frega".
    - Gi- mormorTed scuotendo la testa. Continua esaminare le foto a
    una a una.  - Come hai fatto a scattare questa?  - domandfissando la
    bocca spalancata di un millepiedi.
    - Quale?  Ah,  quella.  L'ho scattata attraverso il pannello di  vetro
    imbrattato di grasso...  il millepiedi cercava di mangiarlo. La foto 
    un po' sfocata per quella macchia d'unto,  ma  era  l'unico  modo  per
    riuscire  a guardargli bene in bocca.  Avevano imparato subito che non
    potevano passare attraverso il vetro cos hanno  smesso  di  buttarsi
    contro  il  pannello  quando  alzavo  un dito.  Per questo ho messo il
    grasso.  Guarda,  questa foto pichiara...  l'ho scattata prima che
    riuscisse a graffiare il vetro.
    Ted  l'osserv da vicino.  - Dammi quella lente d'ingrandimento,  per
    favore. Qui, guarda qui, cosa vedi?
    - Ehi! Non ci avevo fatto caso... una seconda fila di denti!
    - Gi- disse Ted. - Chissse si morde mai la lingua?
    - Quelli sono molari! - dissi.  - Vedi?  Non sono affilati come quelli
    davanti.  La prima fila serve a tagliare,  questa per masticare.  E d
    un'occhiata, riesci a vedere nient'altro?
    - Mah, non sono sicuro... troppo scuro.
    - Possiamo digitare l'immagine e ottenere una risoluzione  migliore...
    comunque, questa non ti sembra una terza fila di denti?
    - Ma... non potrei dire... perpotrebbe essere.
    Lo guardai.  - Ted, forse hanno file di denti fino in fondo alla gola.
    E' per questo che riescono a mangiare  tanto  e  tante  cose  diverse.
    Quando  il cibo arriva allo stomaco giridotto in poltiglia.  Hanno
    bisogno di produrre acidi molto forti,  ma a questo punto  il  cibo  
    ridotto   in   particelle  cos minuscole  che  sono  pi facilmente
    attaccabili dagli enzimi.
    - Be',  questo li rende un po' picredibili.  - Ted sorrise.  - Mi  
    difficile dar credito a creature che mangiano scarpe da tennis,  carta
    da parati  e  palle  da  baseball  per  non  parlare  dei  sellini  di
    bicicletta, degli stendibiancheria e del caffdel sergente Kelly.
    - Ti prego, Ted...
    -  E  va  bene...  quel  caff non  riuscirebbero a berlo.  Forse gli
    chtorran lo usano per riempire l'intercapedine  della  recinzione  per
    non far scappare i millepiedi...  usano i fondi del caffdel sergente
    Kelly.
    - Oh, no! - dissi. - Non te l'ho detto?
    Alzgli occhi. - Che cosa?
    - Avresti dovuto indovinare.  Qual   l'unica  cosa  organica  che  i
    millepiedi non mangiano?
    Apre chiuse la bocca.
    - Proprio cos- dissi.  - Cibo digerito.  Nessuna creatura puvivere
    dei suoi escrementi perchnon pumetabolizzarli.  Ed  con  i  loro
    escrementi che i vermi riempiono l'intercapedine del recinto. Appena i
    millepiedi sentono l'odore si ritraggono.
    - Aspetta un momento, Jim... mi stai dicendo che i vermi vanno in giro
    a raccogliere cacca di millepiedi per isolare i recinti?
    -  Ma  no!  Non  ho  parlato  di  escrementi  di  millepiedi.  Solo di
    escrementi.  - Ted stava per interrompermi,  ma lo non gliene detti il
    tempo.  - E non di escrementi terrestri. Ti ricordi che ci domandavamo
    perchnon avevamo mai trovato  escrementi  di  vermi?  E'  questa  la
    ragione. Evidentemente i vermi li usano per evitare che i loro "polli"
    scappino dai recinti.  I vermi e i millepiedi devono essere abbastanza
    simili.  Quello che un verme non pumangiare non puessere  mangiato
    nemmeno  da  un  millepiedi.  Gli  esami  a cui abbiamo sottoposto gli
    escrementi presi dal recinto e quelli che abbiamo raccolto  qui  nella
    gabbia   presentano   molti  caratteri  simili.   Le  differenze  sono
    soprattutto dovute alla diversitdella dieta,  anche se molti  enzimi
    non  si  armonizzano.  Se solo avessi un'attrezzatura pisofisticata,
    sarei in grado di capire quali sono queste differenze.
    L'espressione di Ted si era fatta d'improvviso pensierosa. - Hai preso
    degli appunti?
    - S ho buttato giqualcosa. Perch
    - Perchho  sentito  Duke  che  parlava  di  te...  di  noi,  con  la
    dottoressa Obama. Vuole che Obie ci mandi a Denver.
    - Eh?!
    Ted ripet - Duke vuole che Obie ci mandi a Denver. Con il materiale.
    Gioved
    Scossi la testa.  - Ma questo non ha senso. PerchDuke dovrebbe farci
    questo favore?
    Ted si appollaisul bordo del tavolo.  I tre millepiedi lo  fissavano
    con  i  loro pazienti occhi neri.  Mi domandai se la rete della gabbia
    fosse abbastanza resistente.  Ted disse: - Duke  non  ci  sta  facendo
    nessun favore.  Lo sta facendo a se stesso. Noi non facciamo parte del
    suo reparto e lui non vuole farci da bambinaia.  E dopo quello  che  
    successo a Shorty... be', hai capito.
    Mi rimisi a sedere.  Mi sentivo tradito. - Credevo... voglio dire... -
    mi zittii e cercai di ricordare.
    - Che cosa? - domandTed.
    Alzai una mano.  - Aspetta un momento.  Sto cercando di ricordare  che
    cosa ha detto Duke. - Scossi la testa. - Mah, non ha detto niente. Non
    su  questo  argomento.  Forse  ho  creduto  di averlo sentito...  - mi
    fermai.
    - Sentito cosa?
    - Non so. - Mi sentivo depresso. - Pensavo che avremmo fatto parte dei
    Servizi Speciali.
    Ted saltgidal tavolo, prese una sedia e si sedette davanti a me. -
    Jim,  amico mio,  certe volte sembri proprio stupido.  Da' retta a zio
    Ted ora.  Sai cosa sono questi Servizi Speciali?  Penso proprio di no.
    Sono, o erano, unitsupersegrete e superaddestrate.  Cossegrete che
    nemmeno  i  servizi  segreti  ne conoscevano l'esistenza.  Erano state
    create dopo i Trattati di Mosca. Proprio cos.. illegalmente...  e tu
    hai usato un lanciafiamme per la prima volta solo la settimana scorsa,
    ricordi?  Ti  ha salvato la vita.  Indovina a cosa servivano i Servizi
    Speciali... e un sacco di altre organizzazioni apparentemente innocue.
    Peccato che tu abbia dormito  mentre  succedevano  queste  cose,  Jim,
    perch ora  capiresti.  Comunque,  te lo dico io: questi uomini hanno
    vissuto e si sono addestrati insieme per anni.  Sono tutti esperti  in
    ogni  tipo di arma.  Hai mai visto il sergente Kelly quando fa pratica
    di tiro?
    - Be', no...
    - Be', dovresti vederla, o forse meglio di no, perchsaresti troppo
    terrorizzato per lamentarti del suo caff Questa gente pensa e agisce
    come se facesse  parte  della  stessa  famiglia.  E  questo  sai  cosa
    significa?  Che  a  noi  ci  considerano  una  coppia di ragazzotti di
    campagna.  Siamo degli outsider e non possiamo far niente per cambiare
    la situazione.  Perchpensi che Duke ci abbia dato questo laboratorio
    su un vassoio d'argento?  Perchvoleva avere una scusa per farci fare
    le  valigie.  Le cose stanno cos  E' capace di dire che siamo troppo
    importanti come esperti per farci rischiare la pelle sul campo.
    - Oh... - dissi - ...e pensare che questo posto cominciava a piacermi.
    - Pidi Denver? - domandTed.
    - Non sono mai andato a Denver.
    - Fidati di me.  Ti piacermoltissimo.  Sarcome tornare  nel  mondo
    civile.  Ma  davvero,  Jim,  ti  piace  stare  qui  dove ci sono sette
    probabilitsu otto di finire in bocca agli  chtorran?  O  non  te  ne
    rendi conto?
    Non risposi immediatamente.  Almeno adesso sapevo perchTed era stato
    cosdisponibile a collaborare.  Permi sentivo ancora come uno a cui
    abbiano tolto la sedia da sotto il sedere. Guardai Ted al di sopra del
    tavolo. Stava scrutando il mio viso in attesa di una mia reazione.
    -  Maledizione  -  dissi.  -  Vorrei  che  tu non fossi sempre cosal
    corrente di tutto.
    Si strinse nelle spalle. - E allora?  Devi ringraziare me se andiamo a
    Denver.
    - Lo so. E' proprio questo che mi irrita!
    15.
    L'elicottero del giovednon sarebbe arrivato fino a sabato, percici
    restavano  altri  quattro  giorni...  sempre  che  dovessimo veramente
    partire.  Ancora non ci avevano fatto sapere  nulla.  Ted  diceva  che
    questo nell'esercito era normale. Se ci avessero avvertito, ci saremmo
    preoccupati inutilmente; in questo modo, invece, non avevamo niente di
    cui preoccuparci.
    Ma  io  ERO  preoccupato...  e  cercai  di utilizzare al meglio il mio
    tempo.
    Mi feci prestare una  macchina  fotografica  montata  su  casco  e  la
    sistemai  davanti  alla  gabbia  dei  millepiedi.  Digitai l'immagine,
    l'inserii nel calcolatore...  per fare il monitoraggio di tutto quello
    che  succedeva  l dentro.  Il  programma calcolava le variazioni dei
    pixel al secondo, registrava la scala delle loro variazioni,  il tempo
    e  la  temperatura.  Mentre  assemblava  le  informazioni correlava le
    ricorrenze,  le trasformava in curve e le rappresentava  in  diagrammi
    continuamente aggiornati.
    Gli  insetti  non amavano il caldo.  Al di sopra dei venticinque gradi
    centigradi  diventavano  abulici,   e  oltre  i   trentacinque   gradi
    rifiutavano   addirittura   di   muoversi.    Normalmente   sembravano
    prediligere una temperatura intorno ai dieci gradi,  ma continuavano a
    essere  attivi fino a temperature vicine allo zero.  Al di sotto dello
    zero si raggomitolavano su se stessi.
    Ripetei i test in differenti condizioni di luce.  La baracca era stata
    attrezzata  con  due semplici pannelli da centoventi lumen;  quando li
    sostituii con lampade da esterni,  quelle a  temperatura  variabile  e
    capaci  di  creare  una  luce  di  tipo  diurno  anche  di  notte  per
    coltivazioni   idroponiche   o   aeroponiche,    i    millepiedi    si
    raggomitolarono come per proteggersi,  qualunque fosse la temperatura.
    Era ovvio che la luce molto intensa li infastidiva.
    Ma io volevo misurare le variazioni di attivitin condizioni  diverse
    di  luce  e  tracciarne la curva dal buio assoluto alla piena luce del
    sole... variando nel contempo la temperatura.
    Prendemmo in prestito  il  condizionatore  d'aria  dall'ufficio  della
    dottoressa  Obama  - non trovammo il coraggio di prendere quello della
    sala mensa - e da qualche parte Larry riuscperfino  a  trovarci  una
    stufetta  elettrica.  Grazie  a  questi  due aggeggi riuscii a fare la
    maggior parte dei  test  sulla  temperatura  che  mi  ero  prefissato.
    Reimpostai  il  programma,  applicai le lampadine a un reostato con un
    fotodiodo per misurare i lumen e collegai tutto al calcolatore.
    Ottenni  cos un  sistema  organizzato  di  dati  bidimensionali  che
    documentava  le  reazioni  dei  millepiedi  in  presenza di differenti
    condizioni ambientali.
    Ma i risultati furono  insoddisfacenti.  Gli  insetti  preferivano  le
    basse temperature e la penombra.  Tolleravano le alte temperature. Non
    sopportavano la luce intensa a nessuna temperatura.  Che senso  aveva?
    Era troppo semplice.  Provenivano da un pianeta buio?  Non disponevamo
    di dati sufficienti per stabilirlo.
    Percirifeci la serie completa dei test un'altra dozzina di volte, ma
    questa volta variando il colore delle luci.
    Questo mi permise di ottenere un  diagramma  tridimensionale...  e  mi
    conferm che  non  potevo  fidarmi dei risultati ottenuti.  C'era una
    strana  anomalia  nella  parte  bassa  dello   spettro.   Sapevo   che
    significava qualcosa, ma ero piconfuso di prima.
    Stavo  ancora  seduto  al terminale,  appoggiato allo schienale con le
    braccia incrociate sul petto, a guardare lo schermo in attesa di avere
    un'ispirazione improvvisa,  quando Ted fece irruzione nella stanza.  -
    Pronti Jimmino!  Prepara i bagagli! Raccogli le tue scartoffie! E' ora
    di andare.
    Non alzai nemmeno lo sguardo. - Pitardi. Non adesso.
    Afferrlo schienale della mia  sedia  e  mi  allontan di  peso  dal
    terminale. - Muoviti, dai... Obie vuole vederci.
    - Perch
    - Cosa?  Te lo sei gidimenticato?  Denver, ricordi? Una grande citt
    nel Colorado... vicina a una montagna...
    - Ah, s- dissi. - Non posso andarci.
    - Cosa?
    - Non ho ancora finito.  - Mi riavvicinai al terminale e  premetti  un
    tasto. Sullo schermo cominciarono a scorrere le pagine della ricerca e
    un   centinaio   di  diagrammi  tridimensionali  e  anche  di  sezioni
    trasversali.  - Guarda qui - gli dissi indicando uno dei  diagrammi  -
    guarda  quella  curva di attivit  Ted!  Non ha senso.  Questi esseri
    sembrerebbero animali notturni...  ma il loro modello di comportamento
    alle  variazioni di luce e di temperatura dice il contrario.  E guarda
    cosa risulta dai test sui colori... cosa significa?
    Ted mi fece alzare in piedi e mi dette una lunga e vigorosa stretta di
    mano.  - Significa congratulazioni!  Lei ha appena  vinto  un  viaggio
    gratis a Denver!
    - Ma il lavoro non ancora concluso!
    -  Va  bene cos  Non devi interpretare i dati!  A Denver ci sono dei
    veri cervelloni.  Gli basterdare un'occhiata a quel che hai fatto  e
    ti  daranno  una risposta immediata.  Con ogni probabilitil tuo nome
    verrcitato in una nota a pidi pagina nella  relazione  di  qualcun
    altro.  -  Mi  dette  una  pacca sul sedere.  - E ora datti una mossa!
    L'elicottero sta per partire...  s  un giorno  prima  del  previsto;
    Larry  sta impacchettando i contenitori...  il dischetto con i dati?
    Ecco, prendilo.  Andiamo!  - Eravamo fuori dalla porta ancor prima che
    avessi il tempo di tirargli un pugno.
    Entrammo  a  precipizio  nell'ufficio  della  dottoressa Obama come un
    piccolo branco d'animali. Eravamo senza fiato e rossi in viso.  Quando
    Ted  s'irrigid nel saluto regolamentare,  la dottoressa Obama alza
    malapena lo sguardo.  Anch'io lo imitai e scattai nel saluto,  ma  non
    altrettanto regolamentare.
    La  dottoressa  Obama  accenn un sorriso.  - Vedo che avete saputo -
    disse  allungandoci  due  buste.  Poi  aggiunse:  -  Dunque,  possiamo
    renderlo ufficiale, ecco le vostre consegne.
    Le  leggemmo  contemporaneamente.  Io  terminai  per primo e alzai gli
    occhi. - Grazie, signora. - Poi aggiunsi: - Credo che...
    Lei annu  - Hai ragione.  Non un favore quello che vi sto facendo.
    Denver non sarpiacevole per voi,  ma lo scoprirete da soli.  Dovrete
    essere davvero molto prudenti.
    - Signora? - feci per chiedere.
    - Intendo dire, non cacciatevi nei guai...  state per prendere parte a
    un  gioco  molto pigrande di voi.  Esistono cose peggiori che essere
    mangiati.  - Sembrava triste.  Disse: - Immagino che dovrei  augurarvi
    buona fortuna e dirvi che sono fiera di voi.  Ma non lo far Non sono
    fiera di voi e avrete bisogno di ben altro che di fortuna.  Non fatevi
    illusioni.  Non  vi  volevo  qui,  nessuno dei due,  e sarben felice
    quando ve ne sarete andati.  Questo posto non adatto per chi  non  
    addestrato.  Ma posso dirvi questo.  Avete svolto il vostro lavoro,  e
    siete  stati  apprezzati  per  questo.  Siete  entrambi  intelligenti.
    Ovunque andiate a finire,  ve la saprete cavare al meglio...  - guard
    prima Ted,  poi me - ...ognuno col  suo  stile  inimitabile.  -  Dette
    un'occhiata al suo orologio.  - L'elicottero sta per partire. Vi resta
    meno di un'ora.  Impacchettate i vostri  esemplari  e  fatevi  trovare
    davanti  alla  sala  mensa alle dodici e trenta.  Duke vi accompagner
    all'area di atterraggio dell'elicottero.  Lfuori troverete gabbie di
    metallo  per  gli insetti e un contenitore isolato termicamente per le
    uova. E non cercate di farvi rimandare indietro.
    - Sissignora. Grazie. - Feci per alzarmi in piedi.
    - Non avere tanta fretta, ho ancora una cosa da dirti.  Jackson,  puoi
    scusarci un momento?  Aspetta fuori.  Ah, questa volta potresti fare a
    meno di origliare?
    - Eh?  Chi,  io?  - Ted sembrava imbarazzato.  - Non so di  cosa  stia
    parlando, signora.
    -  Gi  sono  certa  di no - disse la dottoressa Obama con voce calma
    mentre la porta si chiudeva dietro di lui.  April cassetto della sua
    scrivania  e  ne  tir fuori  una  cassettina  chiusa  a chiave della
    grandezza di un libro tascabile. - Devo chiederti un favore personale.
    - Abbassil  tono  della  voce:  -  Il  luogotenente  colonnello  Ira
    Wallachstein  si  occupa del Progetto Jefferson.  Potresti gentilmente
    consegnargli questa?
    - Certamente, signora.
    - Dovrai consegnarla personalmente nelle sue mani.
    - Sissignora.
    - Se per qualsiasi motivo non ti sarpossibile, portala in uno spazio
    aperto e forma la data nel dispositivo di chiusura. Poi allontanati in
    fretta. Dopo trenta secondi si autodistrugger Nessuna domanda?
    - Nossignora.
    - Ripetimi quello che ti ho detto.
    Glielo ripetei e lei annusoddisfatta. - Bene - disse.  - Grazie.  E'
    tutto.
    L'area  di  atterraggio si trovava a un chilometro.  Ci vollero cinque
    minuti per arrivarci.  Lungo il tragitto Duke teneva la bocca  chiusa.
    Com'era  quella  cosa che dicevano a proposito dei Servizi Speciali...
    che non ti lasciano entrare a farne  parte  a  meno  che  tu  non  sia
    proprio un pessimo soggetto?
    Ted  era sdraiato sul sedile posteriore.  Io sedevo in quello davanti,
    rivolto verso Duke. - Ehm... Duke...?
    - Sta' zitto - disse secco.
    Non fiatai. E mi domandai cosa lo stesse torturando in quel momento.
    All'improvviso Duke disse: -  Ascoltate,  avete  tutt'e  due  prestato
    giuramento  e  siete  quindi  autorizzati  ad  avere il distintivo dei
    Servizi Speciali. Io avrei preferito di no.
    - Signore?
    Duke s'infastid Ma quell'espressione svanin un lampo e non ebbi il
    tempo di capirlo.  Disse ancora: - C'una  cosa  che  dovete  sapere:
    mostrando  quel  distintivo  attirerete l'attenzione di persone che vi
    rivolgeranno domande a cui voi non siete  preparati  a  rispondere.  E
    questo  per  voi  potrebbe essere molto imbarazzante.  O anche peggio.
    Intesi?
    Stavo per dire: - Non capisco...  - ma Ted mi dette una gomitata.  CON
    FORZA. - Abbiamo capito - rispose.
    Lo guardai.
    Ricambi la  mia occhiata.  Ripensai a quello che ci eravamo detti il
    giorno prima. - Oh - esclamai.
    Ci  fermammo  accanto   all'area   di   atterraggio   dell'elicottero,
    nient'altro  che  un'ampia  radura  vicina  alla strada,  spianata dai
    bulldozer e circondata da luci ad accensione automatica e  segnali  di
    demarcazione di plastica.  L'elicottero non era ancora in vista.  Duke
    guardl'orologio. - Sembra che siamo un po' in anticipo.
    - O loro un po' in ritardo - disse  Ted  saltando  gi dalla  jeep  e
    allontanandosi per ammirare il panorama.
    - Duke - dissi. - Voglio ringraziarti.
    Mi guardcon aria sospettosa. - Per cosa?
    - Per avermi mentito.
    - Eh?
    -  Mi  sono  riletto  il  mio  contratto.  Faccio parte del "personale
    scientifico assegnato a quello militare,  esente da compiti e funzioni
    militari". Non faccio assolutamente parte dell'esercito.
    - Non ho mai detto il contrario.  Non ti ho mentito,  McCarthy. Mi hai
    detto che il tuo contratto ti obbligava a  obbedire  ai  tuoi  diretti
    superiori e io ti ho dato ragione - sogghign  - Non ti ho detto per
    che nio nla dottoressa Obama lo  eravamo.  Se  non  per  farti  un
    favore. Secondo la legge tu sei un indipendente.
    - Uhm - dissi. - Grazie per avermi imbrogliato.
    -  Non ti ho imbrogliato.  Sei tu che imbrogli te stesso.  Quel che ho
    detto era: 俟e la missione di tipo militare,  tutti  i  partecipanti
    sono soldati Questo non ha niente a che vedere con il tuo contratto.
    Avresti  potuto  tener  duro sulla tua posizione di "esperto" e non ci
    sarebbe stato nulla che io avrei potuto fare in  proposito,  solo  che
    non  avresti  mai visto un verme.  Ecco tutto.  Comunque in entrambi i
    casi saresti stato mandato a Denver,  ma per come  ti  sei  comportato
    voglio stringerti la mano, dico sul serio. - E allungla mano.
    Aveva  una stretta sicura.  Lo guardai e mi accorsi che gli brillavano
    gli occhi. Stava anche sorridendo?  No,  doveva essere uno scherzo del
    sole. Distolsi lo sguardo imbarazzato.
    Poi  in  lontananza apparve l'elicottero e Duke si alzdal sedile per
    vedere meglio.  - Ma allora...  - domandai - se ntu nla dottoressa
    Obama avete l'autoritper darmi degli ordini, chi che ce l'ha?
    Continuando a scrutare in lontananza, rispose: - E' detto anche questo
    nel tuo contratto.
    -  Non  mi  pare  -  dissi.  -  Non dice una parola su chi sono i miei
    superiori.
    Mi guardsogghignando. - E' proprio quel che intendo. Tu dipendi solo
    da te stesso,  tutto il  personale  civile  assegnato  all'esercito  
    indipendente.   Ma   noi   facciamo  l'impossibile  per  impedirvi  di
    scoprirlo,  altrimenti diventerebbe difficile sopportarvi.  Non  posso
    darti ordini, solo raccomandazioni. E cosanche la dottoressa Obama e
    ogni  altro  ufficiale.  Dai  un'occhiata ai tuoi documenti durante il
    viaggio. Sono rosa, non gialli; sei un indipendente e sei responsabile
    unicamente verso il gruppo a cui sei stato assegnato o per il  compito
    che  ti   stato affidato.  Ma...  non darti delle arie.  Devi ancora
    guadagnarti il diritto di parlare a un uomo dei Servizi Speciali.
    Ora potevamo sentire l'elicottero, una macchia confusa all'orizzonte e
    Duke stava gisaltando fuori dalla jeep. - Dai, vi do una mano.
    Avevamo scaricato l'ultima cassa  e  l'elicottero  stava  gi volando
    sopra  le nostre teste,  coi motori rombanti che sollevavano nuvole di
    polvere. Era uno dei nuovi Huey Valkyrie 111, con reattori ausiliari e
    un'autonomia di duemila miglia, o almeno questo era quel che affermava
    l'esercito.  Ufficiosamente molto di pi  Il carrello di  atterraggio
    ammortizzil peso dell'elicottero non appena questo toccterra, ma i
    rotori  continuavano a girare tagliando l'aria.  Il fragore dei motori
    si trasformin un sibilo lamentoso.  Afferrammo le nostre borse e gli
    corremmo incontro.  Ted salper primo sulla scala.  Gli andai addosso
    perchall'improvviso si arrestdavanti al portello.  Il  pilota  era
    una  rossa  impeccabile  nella  sua tuta con il distintivo di maggiore
    dell'Aviazione.  Mi chiesi se fosse simpatica.  Ci  dette  un'occhiata
    mentre salivamo con le casse degli esemplari. - Sistemate quelle casse
    sul retro, poi uscite. Ho molta fretta. - No, non era simpatica.
    - Ehm... - dissi - veniamo anche noi.
    - Scordatevelo,  non trasporto passeggeri.  - Dette un calcio alla mia
    sacca che rotolfuori dal portello.
    - Ehi!  - esclamai,  ma lei si era gi rivolta  verso  Ted,  che  nel
    frattempo  aveva  provveduto a sfilare i nostri documenti dalla tasca.
    Glieli porse.
    Non si preoccupnemmeno di dargli un'occhiata e rispose secca:  -  Ho
    detto "scordatevelo".
    Ted e io ci scambiammo un'occhiata...
    Duke domand - Cosa sta succedendo?
    ...e  io  risposi: - Niente.  Dobbiamo solo cercarci un altro mezzo di
    trasporto, ecco tutto. Andiamo, Ted...  io prendo le uova,  tu apri le
    casse.
    - Finiscila, idiota! - abbailei.
    - Finiscila tu!  - abbaiai a mia volta.  - Anche noi abbiamo un lavoro
    da fare!  - Funzion  Rimase in silenzio,  ma solo per un  attimo.  -
    Faresti  meglio  a  leggere  i  nostri  documenti - le dissi con molta
    calma.
    Li prese dalle mani di Ted e li scorse velocemente.  - Rosa!  - grugn
    allungandomeli. - Non dicono nulla. Sono solo raccomandazioni.
    -  Proprio  cos -  dissi.  Continuai  a  mantenere  un  tono di voce
    distaccato mentre lentamente ripiegavo i documenti e  li  riponevo  in
    tasca.  - A noi stato raccomandato di consegnare questi esemplari. E
    a te viene raccomandato di portarci con te.
    - No, no. - Scosse la testa. - Nessuno mi ha detto niente. Prendo solo
    quelle - disse indicando le casse.
    - Scordatelo.  - Mi schiarii la gola sperando che  non  cominciasse  a
    tremarmi la voce.  - Se noi non partiamo,  loro non partono.  Duke, mi
    passi quella sacca?
    Lei si volta guardarmi, poi mi fiss Io ricambiai lo sguardo. Aveva
    gli occhi di un azzurro molto intenso,  e un'espressione cupa.  Spost
    per  un  istante  lo  sguardo su Ted,  poi ancora su di me.  Stavo gi
    sistemando la mia borsa.  Disse una  parola,  una  parola  non  troppo
    adatta  a  una signora: - Al diavolo,  me ne frego!  Ve la vedrete con
    Denver. Quanto pesate voi due asini?
    - Settantatrchili - bofonchiTed con aria scontenta.
    - Sessantaquattro - risposi.
    - Va bene.  Tu siediti a sinistra - disse facendomi segno col pollice.
    E  a  Ted:  -  Sistema  la  cassa dall'altro lato.  Anche quella.  Poi
    allacciatevi le cinture.  - Non aspettnemmeno di vedere se seguivamo
    le  sue istruzioni,  chiuse il portello dietro le nostre spalle con un
    colpo secco, lo assicurbene poi si arrampical suo posto. Controll
    che Duke si fosse allontanato - io ebbi solo il  tempo  di  fargli  un
    saluto con la mano,  Duke mi rispose con un cenno del capo - e decoll
    in un baleno.
    Presto la montagna divenne piccola sotto  di  noi  e  scomparve  dalla
    nostra vista di lato mentre noi facevamo una virata completa prendendo
    quota.  L'accelerazione  mi  manda sbattere contro la fiancata della
    cabina.  Ci eravamo appena sollevati,  lo vedevo con i miei occhi,  ma
    non  sentivo piil mio stomaco,  quando si accesero i turboreattori e
    una seconda accelerazione mi spinse indietro sul sedile.  La cabina si
    pieg da  un  lato  e  cominciarono  a  scoppiarmi le orecchie mentre
    prendevamo quota.
    Dai  finestrini  non  si  vedevano  altro  che  nuvole;   l'ala  corta
    dell'elicottero  mi  copriva  la visuale,  il rombo dei motori non era
    molto eccitante e il panorama,  quel poco che riuscivo a  intravedere,
    era troppo distante per suscitare emozione.
    Mi  resi  conto  che il pilota si stava rivolgendo a noi: - ...il volo
    durerun paio d'ore.  Se  siete  affamati  troverete  un  contenitore
    incassato nella parete. Non finite tutto il gelato al cioccolato.
    Ted stava gifrugando dentro il contenitore.  Tirfuori due panini e
    una scatola di latte. Con una smorfia affamata si sprofondnel sedile
    del secondo pilota.
    La rossa gli lanciun'occhiata. - Hai una licenza?
    - Be', no... ma sono licenzioso. - Le rivolse quello che probabilmente
    sperava fosse un sorriso amichevole,  ma quello  che  venne  fuori  fu
    un'espressione ammiccante.
    -  CRISTO!  Ma  che cos'avete ragazzi?  Torna a sederti dietro con gli
    altri passeggeri.
    - Ehi, stavo solo cercando di essere gentile.
    - Per questo ci sono le hostess. La prossima volta viaggia su un aereo
    di linea.
    - E,  ehm...  volevo vedere  come  funziona  quest'affare  -  aggiunse
    goffamente.
    Lei  maneggi qualcosa sul quadro comandi,  girun interruttore e lo
    blocc - Ecco fatto - disse alzando le spalle.  - Guarda tutto quello
    che vuoi, ma non toccare niente. - Poi si slaccila cintura e venne a
    poppa. La targhetta sulla tuta diceva L. TIRELLI.
    -  Cosa  c' in quelle casse?  - chiese dando un colpetto col piede a
    quella isolata termicamente.
    - Uova - grugnii.
    - E qui?
    - Insetti - risposi. - Molto grandi.
    Sembrdisgustata.  - Ah...  insetti e uova.  E per  questo  mi  hanno
    annullato  la  licenza.  Oh,  capitano  tutte  a  me.  - Continuando a
    borbottare tra sguardnel contenitore degli alimenti.  - Accidenti!
    Quello  zuccone  si finito tutto il pollo.  - Frugnervosamente tra
    quel che restava dei panini.
    - Ehm... mi dispiace - tentai di dire.
    - Non fa niente. Siamo tutti un po' stronzi. Tieni,  prendi un panino.
    -  Ne  prese uno a caso e me lo tirprima che potessi dire di no.  Ne
    prese un altro per se si lascicadere sul sedile davanti al mio.  -
    Cos'hanno di tanto speciale i "vostri" insetti e le vostre uova?
    - Be', non so se sono autorizzato... - guardai Ted. - Sono notizie top
    secret?
    - Cos'avete...  altri chtorran?  - alla vista del mio sguardo allibito
    aggiunse: - Non preoccuparti. Ne ho trasportato uno vivo a Denver poco
    meno di un mese fa.
    - Uno chtorran vivo?
    - Gi  proprio cos  Ma era piccolo.  L'avevano trovato nel  Nevada,
    disidratato e malconcio. Non so come avessero fatto a prenderlo. Credo
    che fosse troppo debole per difendersi. Povero esserino, mi dispiaceva
    per lui.  Disperavano di riuscire a salvarlo,  ma non ho mai saputo se
    poi morto.
    Ted e io ci guardammo. - Diciamo che noi siamo una specie di esperti -
    dissi. - Ma non ci hanno detto niente.
    - Ma bene,  ecco come va a finire  la  nostra  speranza  di  diventare
    famosi  -  aggiunse  Ted.  -  Eravamo  convinti  di essere gli unici a
    possedere degli esemplari vivi.
    - E' davvero un peccato - disse lei con  la  bocca  piena.  -  Ma  non
    preoccupatevi. Tanto non avrebbero di certo lasciato a voi il merito.
    - Grazie per l'incoraggiamento.
    Si pulla bocca con un tovagliolino.  - Vi prego,  non ringraziatemi.
    L'ho fatto volentieri. Siamo pari. Avrei fatto lo stesso per chiunque.
    Stava per tornare al  suo  posto,  ma  la  fermai  dicendole:  -  Cosa
    significa quella "L"?
    - Cosa?
    Indicai la targhetta col suo nome.
    - Oh... sta per Liz. E' il diminutivo di Lizard.
    - Lizard?... come lucertola? - esclamai stupito.
    - Mi calza a pennello. Presto capirai perch
    - Credo di averlo gicapito.
    - Pensa a finire il tuo panino - mi disse.  - Sei troppo magro.  - Poi
    tornal posto di comando.  Ted sorrise speranzoso,  ma lei  gli  fece
    segno col pollice di tornare dietro, e non si curminimamente di lui.
    Ted  sospirando  fece  quello  che  gli  aveva detto e prese posto nel
    sedile che lei aveva appena lasciato.  - Ehi...  - sussurr  - Me  la
    ricordo.  E' quella che andata a sbattere contro il "Titanic" e l'ha
    fatto affondare.
    - Oh, non so... certo che favolosa! - Non poteva avermi sentito,  ma
    la  punta  delle  sue  orecchie divenne rossa.  Almeno quelle dovevano
    avermi sentito.
    Ted sbuff si raggomitolda un lato e si addorment
    Io finii il mio panino e trascorsi il resto del viaggio  a  pensare  a
    un'anomalia  molto  accentuata  a cinquemilanovecento angstrom.  Avrei
    voluto un terminale per poter analizzare i dati direttamente e  non  a
    memoria.  C'era qualcosa del comportamento dei millepiedi...  qualcosa
    di cosevidente... ce l'avevo davanti agli occhi...  e non riuscivo a
    vederlo.  Era  frustrante,  perchnon potevo fare a meno di pensarci!
    Era una visione rosso vivo,  una stanza rosso sangue con un tavolo  al
    centro,  e  appoggiata su quel tavolo,  una gabbia piena di millepiedi
    guizzanti e iperattivi.  Perch  Poggiai la  testa  contro  l'obl e
    osservai le nuvole pensando a pareti di vetro color rosa.
    L'elicottero  fece  una  virata  e il bagliore del sole mi colpnegli
    occhi,  offuscando il mio sguardo con un velo luminoso.  Mi coprii gli
    occhi  con  le  mani  e  li  chiusi  restando  a  osservare la macchia
    tremolante, segno dell'attivitchimica della mia retina. Ora bianca e
    gialla, poi cremisi, a forma di stella...  decisi che era uno chtorran
    e  che  dovevo  farlo  esplodere.  Poco  dopo  divenne  azzurro  e poi
    scomparve,  lasciandomi solo col ricordo della sua immagine e un'altra
    dozzina  di domande sull'origine dell'invasione degli chtorran.  Avevo
    anche un'idea che mi girava per la testa e ora piche mai  desideravo
    di poter disporre di un terminale.
    L'elicottero  fece  un'altra  virata  e  capii  che  eravamo giunti in
    prossimitdi Denver.  Il maggiore Tirelli stava per esibirsi  in  uno
    spettacolare "arresto e caduta".
    Ci  aveva  condotti  direttamente  sopra  le  Montagne  Rocciose senza
    preoccuparsi di scegliere un percorso adatto a un  volo  planato...  e
    ora  che  ci  trovavamo dritti sopra la cittnon c'era pispazio,  a
    meno di non fare un lungo giro sul Colorado per alleggerirci  di  quei
    dieci  chilometri  d'altitudine.  Invece  azion i  rotori,  spense i
    reattori e cademmo a piombo.  Quella tecnica era stata collaudata otto
    anni prima,  ma non era mai stata adottata; l'esercito aveva richiesto
    un modo per lanciare velocemente uomini e rifornimenti sul  territorio
    nemico  senza essere obbligati prima ad abbassarsi ed essere cosalla
    portata dei missili terra-aria.  Era un'altra di quelle cose  per  cui
    dovevamo  ringraziare  la  guerra in Pakistan.  Forse i nervi potevano
    resistere a un simile atterraggio, ma lo stomaco assolutamente no.
    - Uau...  - esclamTed quando si accorse  di  quello  che  Liz  stava
    facendo.  Siamo  caduti  a  piombo  per  un'eternit  anche se il mio
    orologio insisteva a dire che erano passati solo due minuti e mezzo. -
    O davvero un fenomeno,  oppure qualcuno ha  una  dannata  fretta  di
    vederci.
    - Tutt'e due le cose - commentlei dal suo posto.  Stava controllando
    la velocitdi caduta sul monitor.
    Ted sembrimbarazzato; non aveva pensato che potesse sentirlo.
    Accese la radio per avvertirli del nostro  atterraggio.  -  Stapleton,
    qui Tirelli. Libera la piazzuola... ho quel carico urgentissimo e lo
    lascio esattamente dove vi avevo detto.
    Rispose  immediatamente  una voce di uomo.  - Negativo,  Tirelli.  C'
    un'altra urgenza.  Hanno bisogno  dell'elicottero  per  qualche  pezzo
    grosso.  Cambia rotta e scendi qui vicino,  a Lowry. C'un camion che
    ti sta aspettando, nord zero-sei.
    - Oh, all'inferno! - disse lei.  Rimise in funzione i reattori e dando
    brevi accelerate lo fece girare in tondo per rallentare la discesa. La
    decelerazione   ci  spost lateralmente  e  ci  sentimmo  sballottare
    violentemente.
    - In ogni caso... - aggiunse la voce - ...verifica l'auto-monitor. Non
    abbiamo potuto fare le rilevazioni prima che ti mettessi  in  contatto
    radio.
    - Sono stata io. Stavo controllando la velocitdi caduta.
    - Maledizione, Liz! Non sei autorizzata a farlo in volo.
    -  Calma,   Jackie.   Mi  avevate  sul  radar.   Ho  visto  i  segnali
    intermittenti.  Non c'era pibisogno di usare il telemetro o la sonda
    inerziale. E poi ho fretta.
    - Liz, queste apparecchiature servono per la tua sicurezza...
    - Giusto.  E valgono ogni soldo speso.  - Fece una smorfia.  - Ora non
    posso continuare a parlare, Jackie. Devo far scendere questo affare. -
    Spense il circuito radio. L'auto-monitor continua lampeggiare.
    - Ehm... - dissi - ...probabilmente non capisco...
    - Proprio cos -  m'interruppe  lei.  -  Non  puoi  capire.  -  Senza
    distogliere  lo  sguardo  dai  comandi  mi spieg - Quello che gli ho
    detto era una scusa.  In realtho disattivato i monitor di controllo.
    Non  voglio che lui scopra che non uso il dispositivo per la riduzione
    del rumore... toglie troppa potenza ai motori.
    - Oh... - dissi - ...e la gente che sta qui sotto?
    - Cerco di non pensarci - rispose. E poi aggiunse: - Preferisci essere
    una chiazza di gelatina rossa sulla pista...  o  un  maleducato  tutto
    d'un pezzo?
    - Capisco. - Non aggiunsi altro.
    - E poi... - continulei - ...a tutti quelli che vivono in prossimit
    di  un  aeroporto...  ben gli sta!  Specialmente adesso che la citt
    mezzo vuota.  - L'elicottero fin in  mezzo  a  una  corrente  d'aria
    trasversale che ci fece sbandare da un lato. Per un istante pensai che
    aveva   fatto  male  i  suoi  calcoli  e  che  stavamo  uscendo  dalla
    traiettoria della pista,  ma lei non fece  niente  per  correggere  la
    discesa.  Poi  scorsi  il camion e capii che aveva persino previsto il
    vento,   che  infatti  ci  stava  sospingendo  proprio  verso   l'area
    d'atterraggio.
    Un momento pitardi toccavamo delicatamente terra. Quella fu l'ultima
    cosa  che andliscia a Denver.  I reattori non si erano ancora spenti
    che giil portello era stato spalancato e sotto  c'era  la  rampa  di
    discesa.
    Il  portello  si  apr con  uno  sbuffo  d'aria  pressurizzata  verso
    l'esterno e slittdi lato.  Quasi contemporaneamente un maggiore  dal
    naso  aquilino,  il  viso  paonazzo  e  gli  occhietti  a pallina fece
    capolino dentro la cabina abbaiando: - Va bene, Liz, dove sono i...
    A quel punto vide me e Ted. - E chi siete voi? - domand  Non aspett
    una risposta,  ma investil maggiore Tirelli: - Maledizione, Liz, non
    avrebbe dovuto esserci nessun clandestino su questo volo!  - Aveva una
    cuffia  Sony  con microfono incorporato.  - Aspetta un momento - disse
    nel microfono.
    - Noi non siamo clandestini - disse Ted.
    Quello ci guarddi traverso, innervosito.
    Ted mi dette di gomito. - Mostragli i documenti.
    - Documenti?  Quali documenti?  - disse,  e aggiunse al  microfono:  -
    Resta in ascolto. Devo risolvere un pasticcio.
    Tirai  fuori  i  fogli dalla tasca della giacca e glieli allungai.  Li
    afferrcon impazienza e li lesse aggrottando le sopracciglia.  Dietro
    di lui due soldati semplici di mezza et  evidentemente incaricati di
    trasportare le casse con gli esemplari,  ci scrutavano con  la  solita
    aria a metfra il curioso e l'annoiato.
    -  Ma che diavolo...  - borbott  - Questa una maledetta seccatura.
    Chi sei?
    - Io sono McCarthy e lui Jackson.
    - Bene. McCarthy. Mi ricorderdi te. - Ci restitui documenti.  - Va
    bene,  raccogliete  le vostre cose e depositatele su quell'auto.  - Si
    voltchinandosi per uscire dal portello.  - Voi  due  potete  andare.
    Hanno  pensato  loro a mandare i loro scagnozzi.  - Possedeva tutta la
    grazia di un martello pneumatico.
    Io e Ted ci scambiammo un'occhiata, alzammo le spalle e ci avvicinammo
    alle casse. Il maggiore Tirelli spense i motori,  blocci controlli e
    ci passaccanto diretta al portello.
    Mentre ci precipitavamo gidalla rampa dietro di lei, notai che i due
    soldati  avevano  preso  posto  sui  sedili  dei  "vip"  del  furgone,
    lasciando a noi quelli di servizio.  Il maggiore,  che gi detestavo,
    stava immobile accanto al cofano dell'auto,  e parlava a un invisibile
    interlocutore. - Gi dev'essere proprio cos.. Be', trovami un posto
    dove piazzarli  prima  di  decidere  che  cosa  fare  di  loro...  Non
    m'importa  dove...  Cosa?...  Non lo so.  Sembrerebbe di s  Aspetta,
    verifico subito se vero.  - Ci lanciun'occhiata minacciosa.  - Voi
    due, siete forse delle checche?
    -  Oh,   tesoro!  -  gorgheggi Ted.  -  Quando  imparerai?  Si  dice
    "finocchio"!  Non t'insegnano proprio niente in quelle scuole di lusso
    dell'Est!  - E prima che potessi reagire o allontanarmi,  Ted mi prese
    sottobraccio. - Jimmy,  dovremo darci molto da fare qui per educarli a
    prendere coscienza.
    - Ted! - Mi divincolai e lo fissai inorridito.
    - S  proprio - stava dicendo il maggiore. - Mandali da qualche parte
    lontano da qui.  Non  diamo  altri  pretesti  agli  amici  del  Quarto
    Mondo...  Va bene.  Lontano.  - Guardi due soldati.  - Svelti!  Fate
    spazio al maggiore Tirelli!  - E a noi ringhi -  Ammucchiate  quelle
    casse  sul  retro!  Dovete infilarvi lanche voi,  non c'abbastanza
    spazio qui davanti.  - E si piazz accanto  a  un  autista  dall'aria
    annoiata.
    Mi  arrampicai dietro a Ted e cercai di mettermi comodo...  aah!  Quel
    camion non era stato progettato per essere comodo.  Doveva esserci  un
    regolamento dell'esercito che lo vietava. Attraversammo a balzelloni i
    campi diretti verso un edificio che si intravedeva in lontananza.
    - Perchhai fatto quella scena? - sussurrai seccato a Ted.
    Ted scrollle spalle ridendo. - Non so. In quel momento mi sembrata
    una buona idea.
    - A me no!
    Ted allungun braccio e mi dette un'affettuosa pacca sulla spalla. Mi
    disse: - Ehi,  Jimmino,  guardati intorno. E' una giornata stupenda. E
    siamo ritornati nella civilt Neppure l'esercito riuscira rovinarci
    questo!
    - Ma non sono una checca!
    - Lo  so,  caro...  ma  il  maggiore  stava  cercando  un  motivo  per
    detestarti e non volevo deluderlo. Uauu! Guarda che cielo! Benvenuto a
    Denver!
    16.
    La prima fermata fu al Reparto Esemplari ET-3.  Io e Ted spingevamo il
    carrello lungo il corridoio che odorava  di  disinfettante  mentre  il
    maggior  "Occhibelli"  e la sua guardia d'onore ci seguivano con truce
    espressione.
    A un certo punto passammo davanti a una pesante  porta  d'acciaio  con
    una scritta piuttosto invitante:
    OSSERVAZIONE CHTORRAN VIVI
    SOLO PERSONALE AUTORIZZATO
    Allungai  il collo nella speranza di sbirciare attraverso gli oblche
    si aprivano sui battenti della porta,  ma non  si  vedeva  niente.  Il
    maggiore "Testadicazzo" mi lanciun'occhiata sprezzante.
    Percorremmo tutto il corridoio e attraversammo un paio di porte con la
    scritta SUPERVISIONE. La persona incaricata di dirigere il reparto era
    un'anziana  signora  dall'aspetto  niente  affatto  militaresco che ci
    osservava  al  di  sopra  dei  suoi  occhialini.  Ci  accolse  con  un
    sorrisetto ammiccante.  - Salve! Che mi avete portato oggi? - Prese il
    taccuino che le tendeva il maggiore e cominci a  leggere  strizzando
    gli occhi.  - Mmmm...  mmm...  s s molto bene... - Aveva le guance
    rosee e i capelli bianchi e lucenti  pettinati  in  su  e  arricciati.
    Indossava  un  camice  bianco da laboratorio che si apriva sul collo e
    lasciava intravedere il colletto di un abito a fiori verdi e  azzurri.
    La targhetta sul camice diceva: dottoressa M. PARTRIDGE.
    - Millepiedi, bene... mmm... uova... mmm... pezzi di muro... - Voltava
    le  pagine  esaminando  attentamente  quello che vi era elencato.  - E
    questo  cos'   "Coleus  Purpureo"?   Chi   che  ha  fatto   questa
    classificazione?
    - Io - alzai la mano.
    - Ah, s.. - strizzgli occhi. - E tu saresti...
    - McCarthy, James. Servizi Speciali.
    - Ah s- disse.  - Bene,  James,  evita di classificare gli esemplari
    d'ora in poi.  Lascia questo compito a chi pi qualificato  di  te.
    Capisco, tu hai cercato di renderti utile...
    La interruppi. - Mi scusi... ma io sono qualificato.
    - Eh?! - mi guardstrizzando gli occhi.
    - Faccio parte dei Servizi Speciali,  signora. Sezione Extraterrestri.
    Ho raccolto quegli esemplari io stesso.  Con  qualche  rischio.  E  ho
    avuto  parecchi  giorni  a  disposizione  per  esaminarli.  Ho  potuto
    consultare tutto il Catalogo Scientifico della Libreria del Congresso.
    "Coleus Purpureo"  l'esatta  descrizione  di  quella  pianta,  senza
    contare  che le persone vedendola dicono tutte "Ma quello un 'coleus
    purpureo'".  - Guardai Ted,  ma era troppo  occupato  ad  ammirare  il
    soffitto. Era intonacato bene.
    Il  maggiore teneva gli occhi fissi su di me.  La dottoressa Partridge
    gli fece un cenno e poi si voltdalla mia parte. - James, ci arrivano
    molti,  molti esemplari tutte le settimane.  Adesso  non  ho  modo  di
    sapere  se  abbiamo  givisto o no questo tipo particolare di pianta.
    Puanche darsi che non sia affatto una specie proveniente da Chtorr.
    - Cresceva intorno a un  rifugio  chtorr  e  sembrava  coltivata...  -
    cominciai a spiegare.
    -  S  s  lo  so - alzuna mano.  - Per  per favore,  lascia che
    decidiamo  noi  di  cosa  si  tratta  veramente.  Se  accettassimo  le
    classificazioni  di  ogni  persona  che porta qui un esemplare avremmo
    cinquanta diverse descrizioni di una stessa pianta  o  di  uno  stesso
    animale.  - Mi dette un colpetto sulla mano come una nonna indulgente.
    - Sono sicura che te ne ricorderai quando ci porterai altri esemplari.
    - Mmmm...  signora...  - Tirai fuori i documenti dalla tasca.  - Siamo
    stati assegnati a questo reparto. Siamo stati distaccati dal Distretto
    delle  Montagne Rocciose per operare come osservatori indipendenti nel
    Centro Scientifico Nazionale, Sezione Extraterrestri.
    La dottoressa Partridge battgli occhi. - Santo cielo - disse.  - Non
    me  l'avevano  detto.  Come  faccio  a dirigere un reparto,  se non mi
    tengono informata? - Prese la copia rosa dei miei ordini,  si aggiust
    gli occhiali sul naso e li esamintenendoli in mano col braccio quasi
    teso.  Quando ebbe finito mormorsottovoce: - Mmmm...  - e mi ridette
    gli ordini soprappensiero.  - S  Bene,  sono sicura che riusciremo a
    trovarvi qualcosa da fare,  ragazzi. Venite da me, vediamo... marted
    No,  un momento...  dove ho messo  la  mia  agenda?...  ah,  eccola...
    Vediamo... no, facciamo gioved
    -  Ma signora!  - S'interruppe e mi fisscon gli occhi spalancati.  -
    Vorremmo  cominciare  a  lavorare  IMMEDIATAMENTE.   Se  lei   potesse
    assegnarci un terminale...
    - Santo cielo, ragazzi, ma voi dei Servizi Speciali avete sempre tanta
    fretta?
    -  Sissignora.  Siamo  in guerra.  - Mi ricordai di qualcosa che aveva
    detto Shorty  e  aggiunsi:  -  E'  la  prima  invasione  che  dobbiamo
    fronteggiare  sul  territorio  degli  Stati  Uniti.  -  Le  mostrai il
    dischetto registrato. - Allora... un terminale e un posto dove mettere
    i nostri esemplari vivi.
    Il maggiore "Pensoatuttoio" intervenne. - Dottoressa Partridge,  siamo
    gi a  venerd pomeriggio  e  lei  ha  un ricevimento e una sessione
    plenaria...
    - S lo so. - Nella sua voce e'era una sfumatura d'impazienza,  ma si
    controll e  gli  sorrise dolcemente.  - Mi faccia finire e poi potr
    venire a prendermi per la riunione fra... quarantacinque minuti.  - Il
    maggiore  brontole scomparve.  La dottoressa Partridge si avvicina
    una scrivania e schiacciun pulsante. - Jerry!
    Jerry era un patatone tarchiato con una  faccia  di  gomma  dietro  le
    lenti spesse e una manciata di capelli biondi e sporchi.  Indossava un
    camice da laboratorio tutto macchiato e teneva in mano  un  modulatore
    sventrato,   ma   non  sembrava  accorgersene.   Aveva  un'espressione
    perplessa come se fosse in preda a un  leggero  stordimento.  Il  nome
    sulla targhetta era J. LARSON.
    La dottoressa Partridge gli dedicun sorriso esagerato.  - Oh, eccoti
    qui!  Vuoi occuparti di James e di...  come ti  chiami?...  Ted?  Vuoi
    aiutarli? Restano qui con noi come osservatori.
    - Oh...  - disse Jerry.  Ci fisscome se fossimo due intrusi.  Doveva
    avere circa trentacinque anni,  ma avrebbe potuto averne venticinque o
    cinquanta. - Avete gli ordini? - domand
    Glieli  passai.  Mentre  lui  li  esaminava,  la  dottoressa Partridge
    cinguett - Sono sicura che Jerry si prendercura di voi.  Qualunque
    cosa  vogliate,  rivolgetevi  a  lui.  E' il mio alter ego.  Adesso se
    volete scusarmi... - e scomparve in un ufficio.
    Jerry findi leggere i nostri ordini e  me  li  restitu  -  Servizi
    Speciali,  capisco.  - Tossicchi  - Ho uno zio nei Servizi Speciali.
    Mio zio Ira.
    Assentii con un cenno del capo.  - Mi dispiace,  ma  non  lo  conosco.
    Senti, possiamo parlare di lavoro? Noi abbiamo bisogno di un terminale
    ed   necessario  trovare  una  sistemazione  particolare  per questi
    millepiedi.
    Jerry si strofinil naso, poi mi guardcon occhi inespressivi.  - E'
    bene chiarirlo subito... io vi posso assegnare un terminale e un posto
    per lavorare, ma ci vorranno almeno due settimane.
    - Ma pazzesco!  - dissi. - Senti, sono proprio a metdi una ricerca
    e non posso aspettare due settimane.  - Indicai le casse sul carrello.
    -  Quelle  uova  e quei millepiedi devono essere sistemati in ambienti
    speciali.
    - Speciali in che senso? - Jerry si avvicinal carrello e cominciad
    aprire le casse di metallo e a sbirciare dentro.
    - Un ambiente asciutto e fresco per le uova. Anche per i millepiedi un
    ambiente fresco  e  in  penombra.  Posso  darti  tutte  le  istruzioni
    dettagliate.
    - Ma non ce n'bisogno.
    - Secondo me invece...
    Jerry aprun'altra cassa. - Perch
    - Perchquesto l'ambiente che gradiscono. - Mi avvicinai anch'io al
    carrello.  -  Usa  un  po' il cervello.  Guarda come sono fatti i loro
    occhi.  Sono tutta pupilla e quindi naturale che non amino  la  luce
    violenta.
    Jerry sembrava dubbioso.
    Io dissi: - La luce del sole li acceca e cosla luce elettrica, anche
    bassa.  Si muovono bene nella penombra o al crepuscolo, ma vedono bene
    solo al buio.
    Jerry sembrava scettico. - Anche nel buio piassoluto?
    Feci cenno di s  - Credo che i loro occhi siano sensibili al calore.
    Non  sono  ancora riuscito a fare tutti i test,  ma sembrerebbe che la
    loro vista migliori notevolmente con gli infrarossi.
    Per la prima volta Ted disse qualcosa.  - Digli  che  cosa  significa,
    Jim.
    -  Ah...  - avrei preferito che non avesse parlato.  Dissi: - Non sono
    animali notturni...
    Jerry alzgli occhi aggrottando  le  sopracciglia.  Affond le  mani
    nelle tasche del camice. - Non capisco.
    - ...sul loro pianeta, ma sulla Terra sono obbligati a esserlo.
    - Cio
    -  Be'...  -  dissi  -  ...si  capisce dalla grandezza dei loro occhi.
    Devono essersi evoluti in condizioni  di  luce  molto  inferiori  alle
    nostre. Si tratta di compensazione. I casi sono due: o il loro pianeta
     pi distante  dalla  stella primaria di quanto lo siamo noi,  o la
    stella primaria non emette tanta luce nello spettro visibile quanto il
    Sole.  Oppure ambedue le ipotesi sono corrette.  Cisignifica che  il
    pianeta   deve   essere  considerevolmente  pi freddo  della  Terra,
    probabilmente la  sua  temperatura  varia  da  cinque  a  venti  gradi
    centigradi.  Forse  si  trova  in  un periodo di lunga glaciazione.  I
    millepiedi sembrano a loro agio a temperature fra i dieci e i  tredici
    gradi, ma dipende anche dalla quantitdi luce.
    Jerry cominciava ad apparire interessato.
    -  La  luce della Terra troppo forte - continuai.  - Rallenta i loro
    movimenti e li fa arrotolare su se  stessi.  Nella  penombra,  invece,
    anche  variando  la  temperatura come ti ho detto,  sono molto attivi.
    Quando li abbiamo trovati erano un po' intorpiditi e  quindi  mi  sono
    fatto  un'idea  di  quello che deve essere il livello di luminositsu
    Chtorr. Di qui la necessitdi occhi molto grandi.
    Jerry  disse:  -  Mmmm...  -  E  lanci un'occhiata  alla  cassa  dei
    millepiedi con aria pensierosa.
    -  Se  avessi  accesso  al terminale - suggerii - potrei dire molto di
    pi  E' interessante vedere quanto queste  creature  siano  sensibili
    alle variazioni di luce e di temperatura.  Questo mi fa pensare che su
    Chtorr il clima sia molto stabile.  Le notti devono  essere  piuttosto
    tiepide  in  rapporto al giorno.  Direi che il pianeta ha un'atmosfera
    nebbiosa e carica di anidride carbonica.  Potrebbe esserci un  effetto
    serra  che  impedisce alla temperatura di abbassarsi troppo durante la
    notte.  Credo che il pianeta non abbia  lune,  oppure  ha  lune  molto
    piccole che non provocano effetti di marea rilevanti perchaltrimenti
    il pianeta sarebbe ventoso, non nebbioso.
    -  Nebbioso,  eh?  -  Jerry  stringeva le labbra assorto contraendo la
    faccia di gomma.  - Ho qualche conoscenza di ecologia teorica - disse.
    -  Potresti  aver  ragione...  -  poi  aggiunse: - ...ma io sono molto
    scettico.
    - Molte grazie. - Incrociai le braccia sul petto. - Ascolta, se vero
    che ne sai qualcosa,  allora saprai anche che  sapere  "qualcosa"  non
    basta.
    Fece cenno di s - Lo so. Ho seguito un corso di Ecologia Teorica...
    - In cosa ti sei diplomato?
    - Sono laureato in Scienze.
    - Oh! - All'improvviso mi sentii uno stupido.
    -  Senti,  mi  congratulo  con  te  per  il  tuo  impegno e per la tua
    inventiva...  ma la tua teoria  ha  buchi  cos grossi  che  potrebbe
    passarci un verme.
    - Dimmene qualcuno.
    -  Ne  basta  uno.  - Chiuse il coperchio della cassa.  - Se Chtorr ha
    un'atmosfera nebbiosa,  questo significa che gli chtorran non  possono
    vedere  le  stelle.  Se molto nebbiosa non riescono a vedere nessuna
    luna,  soprattutto se sono piccole come tu dici.  Questo significa che
    non  c' nessun  oggetto  celeste  che  attragga la loro attenzione e
    quindi una razza intelligente non ha nessun incentivo per avventurarsi
    in viaggi spaziali.  Se la tua teoria fosse corretta,  questi  insetti
    non sarebbero qui e non sarebbero stati i vermi a portarli.
    -  I  loro  occhi  sono  molto pisensibili dei nostri - replicai.  -
    Potrebbero essere capaci di vedere oggetti celesti  in  condizioni  di
    visibilitmolto peggiori delle nostre.  Senti...  - tirai un profondo
    sospiro - ...per un esobiologo le  specie  che  si  trovano  ai  primi
    gradini   della   scala  rappresentano  indizi  molto  efficaci  delle
    condizioni fisiche di un pianeta, la sua rotazione, la temperatura, il
    clima e altre mille variabili.  Si puestrapolare un  intero  sistema
    ecologico  da un solo elemento,  se uno sa dove guardare.  Secondo gli
    indizi,  Chtorr come una stanza piena di fumo,  o nebbia,  o smog  o
    qualcosa  del genere.  Il punto che l'atmosfera spessa e la stella
    primaria debole,  ma in che percentuale questi due aspetti  incidano
    non lo so... ma posso dirti di che colore il loro sole.
    - Eh?! - Jerry rimase a bocca aperta. - E come?
    - E' proprio a questo che ho lavorato.  - Tirai fuori il dischetto.  -
    E' tutto qui dentro.
    Mi guarddi sottecchi. - Che cos'
    - Un grafico tridimensionale: le variabili sono temperatura, intensit
    della luce e  frequenza  della  luce  misurate  sulla  reattivit dei
    millepiedi.
    - Oh! - disse Jerry, sembrava colpito.
    - Allora! - intervenne Ted - ...si pusapere di che colore 
    - E' rosso - dissi sorridendo. - E' una stella rosso scuro. Che altro?
    Jerry rimase pensieroso. - Significa che arrivata a uno stadio molto
    avanzato.  Posso  capire  perchgli chtorran stiano cercando un altro
    posto in cui vivere,  il loro pianeta si sta esaurendo.  - E rivolto a
    me: - Come hai fatto a scoprirlo?
    -  Ho  una  certa  capacit di fare scoperte per caso - ammisi.  - Ho
    pensato che potevo avvicinarmi a un'oscuritdi duecento  lumen  sulla
    banda rossa...  be', funziona in una camera oscura, perchnon qui? Mi
    ero stancato di inciampare nelle cose.  Ma le nuove misurazioni non si
    adattavano  alla  curva  che avevo gideterminato.  Gli insetti erano
    troppo attivi.  Cosho cominciato a  pensare  alle  lunghezze  d'onda
    dello  spettro  visivo.  Per  tutta  la  notte ho lavorato al computer
    variando la temperatura del colore sui pannelli di vetro a  intervalli
    regolari. Li ho illuminati con diciotto colori diversi, ma quasi tutti
    non  provocavano  nessuna  reazione.  Il  giallo perha avuto qualche
    effetto,  l'arancio un po' di pi  ma stato  il  rosso  che  li  ha
    svegliati  del  tutto.  Stamattina  ho  fatto qualche altra prova e ho
    visto che la luce rossa  deve  essere  dell'intensit di  quella  del
    crepuscolo terrestre... e questa informazione si accorda perfettamente
    con le altre serie di prove.
    - Mi sembra che tu abbia fatto un bel lavoro - disse Jerry, e sorrise.
    L'effetto era grottesco.  - Mi fa venire in mente un progetto a cui ho
    lavorato tempo fa.  Ci avevano dato tre diverse forme di  vita  e  noi
    dovevamo  dedurre  quale fosse il loro ambiente naturale.  Il progetto
    aveva la durata di due anni.  Mi  ci  sono  volute  ventimila  ore  di
    ricerca.  - Divenne serio. - Per cui non prendertela se ti dico che le
    tue conclusioni mi sembrano premature.  Ho  fatto  anch'io  la  stessa
    esperienza  e  conosco  tutti  i  trabocchetti.  Non  puoi dire di che
    pianeta si tratti se ti limiti a esaminare una sola forma di vita. C'
    una bella differenza fra un serpente a sonagli e un pinguino.  Tu  non
    puoi  sapere  se questi millepiedi sono rappresentativi della fauna di
    Chtorr o se invece sono un caso particolare.  Non  sappiamo  da  quale
    parte  del  pianeta arrivino o da quale regione...  vengono dal polo o
    dall'equatore?  Sono animali  montani  o  creature  che  vivono  negli
    acquitrini...  oppure  nel  deserto  o  nelle  praterie?  E  anche  se
    riuscissi a identificarli,  che cosa ti direbbero delle condizioni del
    resto del pianeta?  Per quali stagioni sono adattati questi insetti...
    qual la durata della loro vita? Quali sono i cicli biologici? Quanto
    dura un giorno, un mese, un anno? Se non ci sono lune, o se ce n'pi
    d'una, ci sono gli equivalenti ciclici dei mesi? La vera questione che
    ci pongono questi millepiedi  qual il loro posto nell'ecologia  di
    Chtorr? Tutto quello che sai non sono altro che semplici indicatori: i
    vermi  mangiano  i  millepiedi e i millepiedi mangiano di tutto...  ma
    siamo  in  presenza  di  una  condizione  generale  e   ricorrente   o
    eccezionale?  Cosa possiamo capire della catena alimentare? E che dire
    della riproduzione... qual il loro ciclo riproduttivo?  Quali sono i
    loro  ritmi  di  crescita?  La  loro  psicologia...  se  ne hanno una?
    Malattie? E non ho nemmeno cominciato a fare le domande.
    - E' per questo che siamo qui - dissi.  - Per essere d'aiuto nel  fare
    domande... e nel trovare le risposte.
    A Jerry questo sembrandar bene.  - Bene - disse.  - Vedrdi passare
    le tue informazioni a quelli  che  ne  possono  fare  l'uso  migliore.
    Probabilmente hai aperto un campo di ricerca piuttosto interessante. -
    Allungla mano per prendere il dischetto.
    - Mi dispiace - scossi la testa.  - Se non mi dai un terminale, niente
    dischetto.
    - Ma...  - Jerry sembrava irritato.  - Se hai notizie su forme di vita
    extraterrestre   o  sospetta  tale,   la  legge  ti  impone  di  darne
    informazione alle autoritfederali.  Io li rappresento.  - Allungdi
    nuovo la mano.
    - Assolutamente no - dissi. - Per queste informazioni un uomo morto.
    Il  minimo  che  gli  devo di consegnarle io stesso.  Non voglio che
    scompaiano in qualche buco polveroso.
    - E' contro le regole permetterti di accedere ai terminali  prima  che
    tu sia controllato. - Sembrava seccato. - In quale settore dei Servizi
    Speciali hai detto che operi?
    - Alpha Bravo.
    - E cosa fate?
    - Bruciamo vermi.
    - Non mi esprimerei in questi termini se fossi in te.  Almeno,  non da
    queste parti. - Rimase un momento a pensare poi fece una smorfia. - Al
    diavolo i regolamenti.  Hai una carta verde,  vero?  Va bene,  so cosa
    fare.  Vieni.  - Ci condusse davanti a una serie di quattro terminali,
    ne accese due, si installdavanti a uno e si collegall'altro.
    - Avanti - disse.  - Inserisci la tua  parola  d'ordine.  Anche  tu...
    Jackson,  vero?  Userete  un  accesso per VIP...  e non dite a nessuno
    quello che ho fatto.  E ora,  per prima cosa,  voglio che  DUPLICHIATE
    quel dischetto...
    17.
    La stazione degli autobus si trovava accanto allo spaccio. C'erano una
    ventina  di  persone ferme ad aspettare,  la maggior parte in abito da
    sera o in uniforme.
    Quasi nessuno fece caso a noi quando ci avvicinammo. - Cosa succede? -
    mormorai.
    Ted rispose: - Vado a informarmi - e scomparve tra la folla. Mi lasci
    limmobile a guardarlo andar via.
    La nostra intenzione era di prendere un floater per andare in citt a
    vedere uno spettacolo o una danza tribale. E invece mi trovavo davanti
    al  capolinea  degli  autobus  fermo,  con  lo sguardo fisso al grande
    schermo che segnalava: PROSSIMA CORSA:  22  MINUTI,  e  un  punto  che
    lampeggiava  a  intermittenza  sulla  mappa  a  indicare  la posizione
    attuale dell'autobus in arrivo.
    Infilai le mani in tasca e mi voltai dall'altra parte. Quasi subito mi
    resi conto di stare fissando una ragazzina esile  e  pallida  che  non
    doveva  avere  pi di  sedici  anni - forse anche meno - stretta a un
    ciccione dal viso rubizzo, sicuramente ubriaco.  Avrebbe potuto essere
    suo  padre.   Indossava  un  kilt  scozzese  e  un  giaccone  militare
    spiegazzato.  Non riuscii a capire di che nazionalit fosse;  avrebbe
    potuto  essere australiano o scozzese.  Lo schedai come colonnello.  O
    buffone. Stavo per fare un sorriso alla ragazza, quando lui si accorse
    che  li  osservavo.  Mi  lanci un'occhiata  truce  e  io  mi  voltai
    dall'altra parte imbarazzato.
    Mi  misi  a  guardare  due  ausiliarie  dell'esercito,  o  che  almeno
    sembravano tali,  ma avrebbero anche potuto essere due  puttane.  Pap
    diceva  sempre  che  il  modo  per distinguerle era che "le puttane si
    vestono come signore,  le signore si vestono come puttane".  Ma non ho
    mai  capito  bene  cosa  intendesse  dire.  Ho  sempre pensato che una
    puttana una signora.  Per definizione.  Quelle stavano parlottando a
    bassa voce di qualcosa che sicuramente non interessava a nessuna delle
    due.  Eleganti e indifferenti,  sembravano in attesa di una limousine,
    non dell'autobus.  Be',  tutta quella gente  formava  una  ben  strana
    accozzaglia  di  persone.  Forse le ragazze erano in compagnia dei tre
    uomini d'affari giapponesi in completo grigio, stile Sony, che stavano
    discutendo animatamente di qualcosa mentre un quarto - sicuramente  il
    segretario - continuava a consultare i dati di un computer tascabile.
    C'erano  anche quattro delegati neri che parlavano una lingua africana
    difficile da identificare - avrei detto swahili, ma non potevo esserne
    certo - tre uomini e una donna sorprendentemente alta,  con i  capelli
    annodati in tante treccine aderenti al cranio. Indossavano tutti abiti
    color  rosso vivo e oro.  La donna si accorse che la stavo osservando,
    mi sorrise e si gir Mormorqualcosa a uno degli uomini che si volt
    a guardarmi;  poi si rivolse ai suoi  compagni  e  i  due  fecero  una
    risatina. Cominciavo a sentirmi eccitato.
    Ero  imbarazzato.  Mi  voltai  e  cominciai a fissare la vetrina dello
    spaccio.  Rimasi cos  con gli occhi fissi su vecchi  n嶰essaires  da
    toeletta  per  uomini  finch non  arriv radioso  Ted e mi dette un
    colpetto sul braccio. - Vedrai che bellezza! - mi disse.
    Distolsi lo sguardo dalla vetrina polverosa. - Cos'hai scoperto?
    - Oh... una certa cosa - disse con noncuranza.
    - Per esempio?
    - Un ricevimento. Sai cosa c'in ballo da queste parti?
    - Ricerche sugli chtorran, spero.
    - Qualcosa di meglio. La Prima Conferenza Mondiale sulle Forme di Vita
    Extraterrestre,  con particolare riguardo alla specie chtorran  e  con
    l'obiettivo di studiare strategie finalizzate al contatto, ai rapporti
    e alla coesistenza.
    - Niente che riguardi il controllo?
    - Immagino che sia implicito. C'una sottosezione che si occupa delle
    procedure  di  difesa  e delle strategie da adottare,  ma ha l'aria di
    essere tenuta  in  secondo  piano.  In  ogni  caso   un  avvenimento
    importante. A questa conferenza partecipano cinquecento tra i migliori
    scienziati...
    - I migliori "rimasti"... - lo corressi.
    -  ...del  mondo  -  prosegu Ted  ignorandomi.  -  Non solo biologi,
    Jimmino, ma psicologi, ecologisti, antropologi, scienziati spaziali...
    hanno perfino invitato il presidente della Fondazione Asenion.
    - E cosa sarebbe?
    - E' un  gruppo  di  intellettuali  speculativi.  Scrittori,  artisti,
    registi,  programmatori  -  come  tuo  pap -  e cosvia.  Gente che
    possiede  una  forte  carica  ideativa.  Gente  che  sa  trarre  delle
    deduzioni... come i futurologi e gli scrittori di fantascienza.
    - Oh... - dissi. - Pazzi scatenati. Oh povero me!
    - Vieni anche tu?
    - Cosa? Non siamo stati ufficialmente invitati, o sbaglio?
    -  Parlano  o  no  anche  degli chtorran?  E noi siamo o no esperti di
    chtorran?  Abbiamo anche noi il diritto di partecipare,  proprio  come
    chiunque altro. Vieni, arrivato l'autobus. - Era un vecchio Chrysler
    a  turbina  idraulica,  una  delle  navette che faceva regolarmente la
    spola tra la base e il centro citt  L'autista aveva acceso tutte  le
    luci e ora quel bestione scintillava come un dragone.
    Non  ebbi  il  tempo di obiettare.  Ted mi afferrper un braccio e mi
    fece salire a bordo insieme a lui. L'autobus era partito prima che noi
    trovassimo posto a sedere;  volevo  mettermi  sul  retro,  ma  Ted  mi
    trascin vicino  a  un  gruppo  di  giovani coppie in abiti eleganti.
    Oltrepassammo  l'ingresso  principale  della  base  ed   entrammo   in
    autostrada.   Mi   sembrava   di   essere  su  una  nave  da  crociera
    splendidamente illuminata,  affollata di gente festante in mezzo a  un
    oceano cupo e solitario.
    Qualcuno  fra  quelli seduti davanti fece passare una fiaschetta dando
    cosinizio a un party improvvisato.  La maggior parte  delle  persone
    sembravano conoscersi gie continuavano a scherzare tra loro.  Non so
    come,  ma Ted si insernel gruppo e nel giro di qualche minuto  aveva
    cominciato a ridere e a scherzare con loro. Quando si spostarono nella
    lounge,  nella  zona  anteriore  dell'autobus,  Ted  mi  fece segno di
    raggiungerli, ma io scossi la testa.
    Mi ritirai in fondo all'autobus...  e per poco  non  urtai  contro  la
    ragazza  esile  e  pallida  che  stava  uscendo  in  quel  momento dal
    gabinetto. - Oh, scusami!
    Mi fulmincon un'occhiata, poi proseguoltre.
    - Ho detto scusa.
    - S.. dicono tutti cos
    - Ehi! - Le afferrai un braccio.
    - "Ehi" cosa?
    La guardai negli occhi. - Chi che ti ha fatto del male?
    Aveva occhi nerissimi.  - Nessuno!  - rispose.  Divincolil braccio e
    anda raggiungere il suo amico, il colonnello grasso e colorito.
    Il  Marriott-Regency  era  un castello fatato scintillante di luci che
    fluttuava come una nuvola su uno specchio di luce splendente.  Era  un
    immenso edificio bianco a forma di piramide,  interamente rivestito di
    terrazze e minareti, posto al centro di uno smisurato lago luccicante.
    Torreggiava su Denver come un gigante  luminoso  e  soddisfatto...  un
    gigante "incandescente". Sull'acqua - c'erano luci sia sopra che sotto
    la  superficie  del lago - una miriade di punti luminosi e di riflessi
    proiettavano fasci di luce sulla  volta  del  cielo,  simili  a  spade
    sguainate  in  una  danza di colori;  la torre era avvolta da un alone
    fiammeggiante.
    E piin alto ancora,  i lampi  scintillanti  dei  fuochi  d'artificio
    brillavano  nel  cielo  notturno,  scoppi  ed esplosioni in un diluvio
    infinito di luce.  Perfino le stelle sbiadivano a confronto di  quella
    luce abbagliante.
    Il resto della cittsembrava buio e deserto,  come se a Denver non ci
    fosse  altro  che  quella  guglia  colossale,   sfavillante  di   vita
    incontenibile... una festa per la pura gioia di far festa.
    Alcuni  degli  invitati  rimasero  senza  fiato.  Sentii  una  signora
    esclamare: - Che meraviglia! Ma cosa stanno festeggiando?
    - Niente...  - ridacchiil  suo  compagno  -  ...e  tutto.  Il  fatto
    d'essere vivi! La vita!
    - E lo fanno ogni sera?
    - S
    L'autobus  scivol lungo  una  rampa  attraverso un tunnel e su verso
    l'edificio  per  fermarsi  infine  in  una  terrazza  interna  che  si
    affacciava su un giardino ghiacciato.
    Era  come entrare in una fiaba.  Quel diamante sfarzoso racchiudeva al
    suo interno una corte di trenta piani,  immersa in un bagno  di  luce,
    colma di inverosimili fontane e lussureggianti foreste, punteggiata da
    imprevisti  altipiani e sovrastata da terrapieni e balconate.  C'erano
    bandiere ovunque.  Scesi dall'autobus e rimasi incantato  a  guardare,
    finchTed non mi afferrper un braccio trascinandomi via.
    Da  un lato si apriva un atrio che ospitava il banco della reception e
    gli ascensori,  dall'altro una scalinata  conduceva  nel  cuore  della
    corte.  Una  delle  balconate  era  occupata  dalla banda della Marina
    Militare in uniformi scintillanti d'argento e nell'aria risuonavano le
    note della melodia di Ciaikovskij "La bella addormentata"  che,  prima
    che  i  marines  se ne impadronissero,  era stata un valzer.  Dovunque
    guardassi vedevo uniformi di ogni arma e di ogni paese.  L'albergo era
    stato forse requisito dall'esercito?
    In cima alla scalinata c'era un giovane tenente,  che assurdit ma da
    quando avevano cominciato a nominarli cosgiovani? Stava seduto a una
    consolle e spuntava il nome di ogni persona da una lista contenuta nel
    calcolatore.  Anche se non lo avevamo  visto  impedire  ad  alcuno  di
    scendere  la scalinata,  era evidente che ne avrebbe avuto l'autorit
    se fosse stato necessario.  Mi domandavo come sarebbe riuscito  Ted  a
    farci passare.
    La  cosa si dimostrpifacile del previsto.  Ted si era incollato al
    buffone con la ragazza di sedici anni,  e si mostrava interessato solo
    al  buffone  senza  degnare  la  ragazza di uno sguardo.  Sembrava uno
    sfruttatore,   nei  suoi  vistosi  calzoni  sgargianti  e   si   stava
    comportando proprio come tale.  Ci avvicinammo alla consolle insieme a
    un gruppo di persone; Ted prese me e il buffone sotto braccio.  - Dai,
    Jimmino - mi disse.  - Non fare il guastafeste.  - Il tenentino guard
    tutti e quattro cercando di non lasciar trasparire quel che pensava  e
    ci fece cenno col capo di passare oltre senza fare commenti.
    Il  buffone si rivelessere uno dei buffoni piconosciuti di Denver.
    Come era conosciuta anche la sua  predilezione  per...  be',  lasciamo
    perdere. La ragazza non era sua figlia. Ma era "affamata".
    Presi il braccio di Ted e lo sfilai dal mio con irritazione. Mi fermai
    sulla  scalinata  e li lasciai proseguire senza di me.  Ted continua
    ciarlare, senza minimamente accorgersi della mia assenza.
    Restai lfermo a guardarli,  Ted avvinghiato a un braccio del buffone
    e  la  ragazza all'altro,  e li detestai.  Non ero venuto a Denver per
    questo. Ero furioso e pieno d'imbarazzo, un maledetto idiota.
    Vaffanculo. Andai in cerca di un telefono.
    Ne trovai uno, inserii la carta e digitai il numero di casa mia.
    Mi rispose la  segreteria  telefonica.  -  Oggi  sono  fuori,  torner
    domani. - "Bip".
    - Mamma, sono Jim...
    "Clic".  - Jim,  mi dispiace di aver perso la tua telefonata. Non vivo
    pia Santa Cruz.  Mi sono trasferita a  sud,  in  un  posto  chiamato
    Family. E' sulla New Peninsula. Ci prendiamo cura degli orfani. Qui ho
    incontrato un uomo meraviglioso...  voglio che tu lo conosca. Pensiamo
    di sposarci.  Si chiama Alan Plaskow,  sono certa che  ti  piacer  A
    Maggie piace. Maggie e Annie ti mandano tutto il loro affetto... e noi
    tutti  vogliamo  sapere  quando  ti rivedremo.  Tuo zio Ernie verrin
    cittil mese venturo,  qualcosa a che vedere con le udienze dell'Ente
    per la Ricostruzione.  Per favore, fammi sapere come posso mettermi in
    contatto con te, d'accordo? - "Bip".
    - Ciao, mamma. Ho ricevuto il tuo messaggio. Non so ancora quando,  ma
    appena posso torno a casa per qualche giorno.  Spero che tu stia bene.
    Spero che anche tutti gli altri stiano bene. Ora mi trovo a Denver, al
    Centro Scientifico Nazionale e...
    Una voce metallica interruppe il mio messaggio: - E' obbligo di  legge
    informarla  che  questa  conversazione sottoposta al controllo della
    censura secondo quanto stabilito dalla Legge di Sicurezza Nazionale.
    - Fantastico.  Comunque,  mamma,  mi metterin contatto con te il pi
    presto  possibile.  Non provare a chiamarmi qui.  Non avresti fortuna.
    Da' un bacio a tutti da parte mia.  - Riappesi.  Provai a telefonare a
    Maggie,  ma le linee per Seattle erano saltate,  od occupate, o che so
    io. Lasciai un messaggio a impulso ritardato, rimisi la carta in tasca
    e me ne andai.
    Mi ritrovai di fronte a un'edicola a leggere i  titoli  dei  giornali.
    Sempre  la  stessa  solfa.  Il  presidente richiamava all'unite alla
    collaborazione.  Come  al  solito.   Alla  conferenza  c'era  tensione
    sull'economia.  Come  al  solito.  Il valore del casey era sceso di un
    altro klick. Cattive notizie per i lavoratori. Come al solito.
    D'impulso presi  un  pacchetto  di  Highmasters,  e  l'aprii  tornando
    indietro.
    Mi fermai ad accenderne una in cima alla scalinata.
    - Chi  - chiese qualcuno dietro di me.
    - Chi chi? - rispose qualcun altro.
    - Quello che sta facendo la predica.
    -  Ah,  Fromkin.  Altro megalomane.  Gli piace recitare la parte del
    maestro. Quando viene, ha sempre intorno la sua corte.
    - Sembra tutto esaurito.
    - Oh,  un abile oratore,  mai un momento di  noia...  ma  mi   gi
    capitato  di sentirlo altre volte,  e fa sempre la stessa predica: 侮i
    invito a essere irragionevoli Andiamo da qualche altra parte.
    - Va bene.
    Se ne andarono.  Osservai per  un  attimo  l'uomo  del  quale  avevano
    parlato, poi scesi la scalinata per ascoltarlo pida vicino. Sembrava
    davvero  un  predicatore.  L'effetto  era accentuato da una camicia di
    seta con uno jabot e da un  soprabito  nero  a  redingote...  sembrava
    appena  uscito dal diciannovesimo secolo.  Era magro e pallido,  e una
    nuvola di vaporosi capelli grigi gli  cingeva  il  cranio  roseo  come
    un'aureola.
    Parlava  con  occhi  infiammati  e  sembrava  molto  compiaciuto di se
    stesso. Mi feci lentamente strada tra la folla e trovai un posto.  Una
    delle  donne  ai  suoi  piedi  stava  dicendo:  - Ma non vedo come sia
    possibile provocare l'inflazione di  un'economia  basata  sul  lavoro,
    professore...  voglio  dire,  ero  convinta che ormai dovesse rimanere
    "stabile" per sempre.
    - E' molto semplice - disse Fromkin.  - Basta solo  che  si  svalutino
    quelle vostre monetine...
    -  Ma proprio quel che voglio dire.  Ero convinta che lo scopo fosse
    di creare un'economia che NON potesse essere svalutata.
    - Naturalmente.  Ma...  oh,  diamine,   difficile  da  spiegare.  Un
    momento,  vediamo  se  riesco  a trovare parole pisemplici.  Dunque,
    secondo le teorie monetarie il denaro uno strumento che  permette  a
    un organismo sociale di utilizzare al meglio le sue risorse...  vale a
    dire che le unitmonetarie sono corpuscoli del  flusso  vitale  della
    societ   compito del sistema farlo fluire per autoalimentarsi.  E'
    d'accordo? Quel che noi consideriamo denaro solo una convenzione, un
    modo per calcolare i punteggi,  vale a dire per capire quale parte del
    corpo  sociale,  cio noi,  sta usando o controllando le risorse.  E'
    quando cominciamo a pensare che le monete hanno valore in  s che  ci
    confondiamo le idee. Non cos.. sono solo un simbolo.
    -  Mi  piacerebbe  averne un po' di pidi quei simboli - se ne usca
    dire un burlone.
    Fromkin lo guardcon gelida cortesia.  - E  allora  producili  -  gli
    disse. All'improvviso mi venne in mente chi mi ricordava... Whitlaw!
    - Ne sarei felice. Ma come? - disse il burlone.
    -  Facile.  Produci valore...  per gli altri.  La veritche tu puoi
    misurare il tuo benessere solo in  base  al  contributo  che  dai  per
    cambiare il mondo.  Vale a dire,  quanto aiuto dai alle persone che ti
    circondano? E a quante persone dai il tuo aiuto?
    - Eh?  - Il burlone aveva smesso di fare lo  spiritoso.  Cominciava  a
    essere veramente interessato.
    -  D'accordo,  segui  il  mio  ragionamento.  L'universo fisico usa il
    calore per calcolare il punteggio.  In realtsi tratta di  movimento,
    ma  a livello molecolare lo percepiamo come calore.  Sappiamo solo che
    questo l'unico modo in cui un oggetto  pu influire  su  un  altro,
    perci  anche  l'unico  modo per misurare che grado di influenza un
    oggetto HA realmente. Il calore viene misurato in BTU, le calorie. Noi
    vogliamo che il nostro denaro equivalga a una precisa  misura,  perci
    usiamo  lo  stesso  sistema  dell'universo  fisico:  quindi,  ecco che
    abbiamo le KC, le Kilocalorie, vale a dire i casey.
    Una donnona con un vestito a fiori variopinti ridacchinervosamente.
    - Se invece usassimo fette di lardo, io sarei ricca. - Fromkin accolse
    con un mezzo sorriso quel tentativo di fare dello spirito,  e  lei  si
    sbrodolin altre risate.
    L'uomo seduto accanto a lei chiese: - Quanto costa una libbra di carne
    al giorno d'oggi?
    -  Uhm...  vediamo  un  po'...  una  libbra equivale a due virgola due
    chilogrammi...
    - Costerebbe tre casey - risposi.  - Una libbra di  carne  equivale  a
    tremila   calorie   -   aggiunsi   fissando   Fromkin,    che   ignor
    l'interruzione.   Bevve  l'ultimo  sorso  dal  suo  bicchiere   e   lo
    riappoggi  Immediatamente  qualcuno si avvicinper riempirglielo di
    nuovo, una donna magra e ossuta con gli occhi da cane bassotto.
    Fromkin rivolse di nuovo la sua attenzione  alla  brunetta  che  aveva
    posto la domanda iniziale.  - Mi segue ancora?  Bene.  Ecco,  questo 
    quanto il casey ci insegna sulla legge della domanda  e  dell'offerta.
    Il  costo di un prodotto determinato da quanto lavoro uno disposto
    a fornire in cambio,  per averlo.  La differenza tra il  costo  di  un
    prodotto  e  il  suo  valore reale si chiama "profitto".  La smetta di
    arricciare il naso,  mia cara;  profitto  non   una  parola  sporca.
    Profitto  significa  risorsa.  E'  una  parte sostanziale del processo
    economico;  ciche noi definiamo l'energia di  cui  l'organismo  si
    serve per reinvestire, se vuole continuare a svilupparsi e a produrre.
    Questa mela,  per esempio, il profitto dell'albero di mele... la sua
    polpa serve a nutrire i semi in essa  contenuti,  ed   cos che  un
    albero  di  mele  fabbrica un altro albero di mele.  Percinon si pu
    pagare un prodotto meno di quanto vale in termini di energia spesa, ma
    lo si pupagare di pi.. anzi, si deve.
    - Allora perchun chilo di beluga costa pidi un chilo  di  soia?  -
    domandqualcuno. - La soia contiene piproteine.
    Fromkin  sorrise.  -  Non forse evidente?  Non appena avviene che la
    disponibilit di  un  prodotto  sia  anche  di  poco  inferiore  alla
    richiesta da parte di potenziali acquirenti, si verifica una specie di
    vendita  all'asta.  I  prezzi  continuano a salire finchqualcuno non
    rinuncia e restano tanti acquirenti quanti il prodotto da  vendere  ne
    pusoddisfare.  Come si dice...  "quello che il mercato in grado di
    reggere".
    Si alzo in piedi per avvicinarsi alla tavola del buffet e  cominci a
    riempirsi  un  piatto senza perinterrompere il suo discorso.  Era un
    uomo incredibile.  - In un sistema economico  basato  sul  lavoro,  il
    benessere  di un paese determinato dalla sua capacitdi produrre...
    il  prodotto  nazionale  lordo.   Se  diminuisce   il   numero   della
    popolazione,    diminuisce    il    benessere    dell'intero    paese.
    Automaticamente.  Ma la quantit di  denaro  ancora  in  circolazione
    rimane invariata.  Non esiste un modo semplice per ridurre la quantit
    delle monete;  l'inflazione quindi  inevitabile...  e  anche  se  si
    potesse  ridurre  l'eccesso  di  denaro  in  circolazione,  questo non
    sarebbe sufficiente.  Il sistema funziona  ancora  come  nel  passato.
    Prendiamo  le  obbligazioni,   per  esempio...  un  governo  commercia
    obbligazioni con la promessa di pagare gli interessi.  L'interesse pu
    essere pagato solo quando il sistema in fase di crescita. Se non c'
    crescita  l'interesse  solo una promessa del governo di continuare a
    inflazionare  l'economia  e  ridurre  ulteriormente  il  valore  delle
    monete, ciodel denaro. E' per questo che sono contrario al fatto che
    il  governo  prenda  in  prestito denaro...  in QUALUNQUE circostanza.
    Perchstabilisce un pessimo precedente.  Se  questo  denaro  non  pu
    essere restituito,  allora ne deve prendere in prestito dell'altro,  e
    inizia la spirale infinita dell'inflazione. Se lasciamo che il governo
    s'indebiti,  mettiamo un'ipoteca sulle nostre entrate  future.  Questo
    paese  -  il  mondo  intero,  per  l'esattezza - si trova in una grave
    situazione di arresto dello sviluppo,  mentre l'interesse  continua  a
    essere  pagato  in  obbligazioni  insolubili.  E'  cos   la legge.
    Quindi...  pidenaro contante in circolazione,  pi diminuisce  il
    valore  di  ogni singola banconota.  Grazie a Dio possediamo ancora il
    dollaro... questo almeno sostenuto dalla cartamoneta negoziabile,  e
    non  puessere inflazionato alla stessa velocitdel casey...  e sar
    cosancora per molto  tempo.  ERA  considerato  un  bene,  ma  presto
    torner a  essere  ancora  denaro.  Siamo  all'inizio  di  una  lunga
    recessione...
    - All'inizio...? - disse la brunetta. - Pensavo...
    - No.  - Fromkin si rimise seduto,  e comincia  mangiare.  Fece  una
    pausa per masticare e inghiottire il boccone.  - Si sbaglia. Quello di
    cui parla stato il crollo demografico.  Quando  quattro  miliardi  e
    mezzo  di  persone muoiono nell'arco di soli due anni,  c'un crollo.
    Secondo la definizione dell'Onu si in  presenza  di  una  recessione
    quando si verifica un calo del sette per cento o pi lungo un periodo
    di otto mesi...  ma quando siamo al settanta per cento, allora si deve
    parlare di crollo.  Abbiamo cominciato a risollevarci,  finalmente  la
    curva  si  sta alzando e stiamo per entrare nella recessione,  la VERA
    recessione...  il contraccolpo del crollo.  Ma anche molto di  pi di
    questo.  Credetemi  o  no,  ma  la  razza umana ha rischiato di essere
    spinta oltre la  soglia  dell'estinzione.  Potrebbero  essere  rimaste
    troppo poche persone perchla razza umana riesca a sopravvivere.
    -  Eh?  -  disse  un  nuovo  arrivato.  Aveva  un portamento militare,
    nonostante indossasse una normale giacca. Stava in piedi con un piatto
    in una mano e un bicchiere nell'altra. - Dici sul serio,  Fromkin?  Mi
    sembra  che  tu  trascuri  il  fatto  che  la  razza  umana  esiste da
    lunghissimo tempo...  ma ha superato il miliardo d'individui solo  per
    poco pidi un secolo.
    Fromkin  alz gli  occhi,  riconobbe l'uomo e gli sorrise.  - Faresti
    meglio a restare incollato  alle  tue  astronavi,  colonnello  Ferris.
    Qualcuno faccia posto al colonnello, grazie. Hai ragione riguardo alle
    cifre,  naturalmente,  ho sfogliato anch'io quel rapporto, ma le cifre
    da sole non bastano a spiegare tutta la  storia.  Bisogna  considerare
    anche  i  dati  incrociati.  Attualmente  non  stiamo  partendo da una
    popolazione stabile formata da famiglie o gruppi tribali.  Il  tessuto
    umano  per cosdire sconnesso...  noi tutti siamo atomi individuali
    che girano vorticosamente nel caos.  Non ci siamo ancora  ricostituiti
    in molecole,  anche se questo processo giiniziato, per non parlare
    di cristalli o altre strutture.  Siamo ancora molto lontani dal creare
    o    dal    far    funzionare    gli   organismi   sociali   necessari
    all'autorigenerazione  di  una  societ..  e  sto  solo  parlando  di
    sopravvivenza,  non ho nemmeno accennato a quel che viene dopo... come
    i festeggiamenti.
    Ferris appariva scontento. Altri ascoltatori sembravano perplessi.
    - D'accordo,  lasciate che ve lo spieghi in parole povere.  Non  siamo
    ancora  un  popolo.  Non  siamo  altro che un miscuglio di persone che
    hanno avuto  la  fortuna,  o  forse  dovrei  dire  la  "sfortuna",  di
    sopravvivere.  -  Parlava guardando Ferris.  - Ognuno di noi ha la sua
    tragedia personale.
    Ora lo riconobbi.  Jarles "Caduta libera" Ferris.  La colonia  lunare.
    Uno  dei diciassette che avevano fatto ritorno.  Non si era mai saputo
    come avessero fatto a  scegliere  chi  doveva  restare  e  chi  invece
    ritornare. Mi chiesi se l'avremmo mai scoperto.
    Fromkin  stava  dicendo:  -  Il  fatto che stiamo ancora subendo gli
    effetti delle epidemie. Ne avremo ancora per due o tre anni...  ma non
    siamo affatto meglio attrezzati per affrontarli,  ora, con una piccola
    popolazione sparpagliata e disorganizzata, almeno non pidi quanto lo
    fossimo allora,  con una  popolazione  di  gran  lunga  pi numerosa,
    compatta e ben organizzata.  Anzi,  le probabilitche un individuo ha
    di sopravvivere sono ora ancora piscarse.  Persistono alcuni focolai
    di  quelle  epidemie.  Col  tempo perderemo sicuramente un altro mezzo
    miliardo  di  persone...  stando  alle  previsioni  statistiche.   Poi
    perderemo  un altro dieci per cento dei sopravvissuti che non avrpi
    desiderio di vivere. Anomia. Shock.  Gli storpi...  solo perchnon li
    vedete pigirovagare in branchi,  non significa che non esistono. Poi
    perderemo i vecchi e i bambini,  che non sono in grado di badare a  se
    stessi.  E  anche  i malati.  E tutti quelli che per qualsiasi ragione
    abbiano bisogno di assistenza,  perfino  per  malattie  che  sarebbero
    facilmente  controllabili  come  il diabete.  Perchnon ci saranno n
    assistenza medica nmedicine. Abbiamo perso circa l'ottanta per cento
    dei medici,  delle infermiere e del personale paramedico di  tutto  il
    mondo. Perderemo un'infinitdi bambini perchnon ci sarnessuno che
    potradottarli. Alcuni moriranno, altri diventeranno dei selvaggi. La
    curva  delle  nascite  precipiter ancora per molto tempo.  Perderemo
    anche tutti  i  bambini  che  non  nasceranno  perch le  coppie  che
    avrebbero  potuto diventare genitori non ne saranno piin grado o non
    lo vorranno pi  E perderemo anche tanti altri bambini che nasceranno
    da  genitori  che  non  potranno o non vorranno crescerli.  Devo forse
    continuare? No? Va bene... ci stiamo avvicinando all'orlo dell'abisso.
    Dal punto di vista scientifico ci troviamo  di  fronte  a  un  vero  e
    proprio  feedback: le psicosi generano altre psicosi,  la diffidenza e
    il sospetto portano altra diffidenza e altro sospetto.  E se un  certo
    numero di persone comincia lentamente a rendersi conto che in giro non
    c' molta  roba  a  disposizione  -  cibo,  combustibile,  o  altro -
    comincerad azzannarsi per quel poco che rimasto.  A quel punto  si
    aggraveril problema della densitdella popolazione; i sopravvissuti
    - un'accozzaglia eterogenea di disadattati sotto ogni punto di vista -
    potrebbero  essere  talmente  sparsi  un po' ovunque da non riuscire a
    incontrarsi e accoppiarsi.  E i pochi che  sapessero  e  desiderassero
    ancora assumersi la responsabilitdi avere dei figli,  potrebbero non
    riuscire a incontrarsi.  Prevedo che la recessione ci farprecipitare
    a un livello tale da cui sardifficilissimo riuscire a riemergere.  E
    questo,  tra parentesi,  significa che il  casey   stato  un  nobile
    esperimento,  ma  sfortunatamente  diventerpresto iperinflazionato e
    privo di valore  per  lungo  tempo  a  venire.  Spero  di  sbagliarmi,
    comunque io ho giconvertito la maggior parte di quel che possiedo in
    beni  mobili  e dollari.  Vi consiglio di fare la stessa cosa.  Con la
    riduzione delle entrate causata dalla  mancanza  di  contribuenti,  il
    governo  finir presto  col prendere provvedimenti molto drastici,  e
    dovete pensare a proteggere il vostro benessere,  altrimenti nell'arco
    di   una   notte   vi   ritroverete  trasformati  in  poveracci  dalla
    rivalutazione della cartamoneta.  E' giaccaduto  un  paio  di  volte
    negli ultimi due decenni, la prossima potrebbe essere la peggiore.
    Fece  una  pausa  per addentare un altro boccone e mandarlo gicon un
    sorso.
    Forse era un'abitudine presa al liceo...  ma avevo qualcosa  da  dire.
    Stava  parlando  del  fatto  che  l'agonia non era ancora finita,  che
    avremmo perso un altro terzo, forse persino la metdegli esseri umani
    rimasti sull'intero pianeta.  Ma non diceva niente su  come  fare  per
    salvarli.  Parlava  invece  con  lucidit su come evitare il disastro
    economico, anzi,  no...  parlava di come approfittarne.  Non riuscii a
    trattenermi. - Signore...
    Alzgli occhi. Aveva uno sguardo penetrante. - S
    - E la gente?
    - Scusa?
    - La gente. Non faremo nulla per tentare di salvarla?
    - Salvare chi? E da cosa?
    -  Ha  appena  detto  che  un  altro  mezzo miliardo di persone presto
    morir Non possiamo fare niente per impedirlo?
    - Cosa vorresti che facessimo?
    - Be'... salvarle!
    - E in che modo?
    - Ehm...
    - Scusami...  avrei dovuto chiederti:  con  che  cosa?  Molti  di  noi
    impiegano  le loro energie solo per mantenersi in vita.  Sono talmente
    gravi i problemi che la maggior parte dei governi deve affrontare solo
    per mantenere l'ordine interno che non pusobbarcarsi  anche  l'onere
    di salvare la propria popolazione,  figuriamoci poi quella di un altro
    stato.  E come penseresti di salvare la  gente  da  cinque  ondate  di
    epidemie  diverse,  ognuna  con un fronte di mille chilometri,  che si
    sovrappongono?  Abbiamo forse individuato le epidemie,  ma non abbiamo
    ancora   finito   d'identificare  le  alterazioni  che  producono.   A
    proposito, sei vaccinato?
    - Certo, non lo siamo forse tutti?
    Sbuff - Tu sei vaccinato  perch fai  parte  dell'esercito,  o  del
    Servizio   Civile,   o  di  qualcos'altro...   qualcuno  ti  considera
    abbastanza importante da giustificare il fatto che tu rimanga in vita;
    ma quel vaccino costa tempo, denaro... e, piimportante di ogni altra
    cosa,  capacitumane.  E di quest'ultime in giro non se ne trova pi
    Non  tutti sono vaccinati...  solo quelli di cui il governo ha bisogno
    per  la  sua  sopravvivenza.  Non  disponiamo  di  tecnici  capaci  di
    programmare  laboratori  automatizzati.  N di  personale in grado di
    formare questi tecnici.  E neppure di personale per  le  manutenzioni.
    Non disponiamo...
    - Ho afferrato il concetto... ma mi dica, non c'qualcosa...?
    - Giovanotto,  se esistesse qualcosa,  lo staremmo gifacendo.  Anzi,
    stiamo gifacendo qualcosa. Tutto quello che possiamo. Il fatto che
    perfino facendo del nostro meglio,  stiamo comunque per  perdere  quel
    mezzo  miliardo  di persone.  E' inevitabile.  E' meglio riconoscerlo,
    perch che ti piaccia o no, cosstanno le cose.
    - Non mi piace - dissi.
    - Non c'bisogno che ti piaccia.  -  Fromkin  scroll le  spalle.  -
    All'universo non importa.  Dio non interpella l'opinione pubblica.  Il
    fatto che quel che pensi tu,  quel che  penso  io,  quel  che  pensa
    chiunque...   irrilevante.  -  La  sua  espressione  era  falsamente
    cordiale e sembrava anzi volutamente ostile. - Se vuoi veramente darti
    da fare per cambiare le cose,  allora devi porti  questa  domanda  per
    OGNI cosa che fai: sto contribuendo alla sopravvivenza delle specie? -
    Fece scorrere lo sguardo sulle persone raccolte intorno a lui. - Quasi
    tutti  noi siamo in grado di procreare.  Vorresti compromettere questo
    potenziale riproduttivo in cambio di qualche gesto altruistico  che  a
    lungo  andare  si rivelerebbe di dubbio valore?  Mettiamola cos vuoi
    passare il resto della tua vita  a  educare  e  istruire  la  prossima
    generazione  di  esseri umani,  oppure impiegarla ad assistere qualche
    dozzina di storpi,  catatonici,  autistici e ritardati che non saranno
    mai  in  grado  di  dare un contributo e che continueranno a consumare
    ogni risorsa... non ultima il tuo tempo prezioso?
    - Capisco,  signore.  Ma sedere pacifico gustando fragole e caviale  e
    tartine  e salmone affumicato disquisendo sulla morte universale e sul
    genocidio filantropico...
    Posil piatto.  - Sarebbe forse pionesto se  parlassi  della  morte
    universale e del genocidio filantropico soffrendo la fame? Soffrire la
    fame mi renderebbe forse piattento al problema?  Aumenterebbe la mia
    capacitdi fare qualcosa... a parte soffrire?
    -  Non  dovrebbe  parlarne  con  questa  freddezza  -  dissi.   -   E'
    inaccettabile.
    Colsi  un  fremito  d'irritazione sul suo viso,  ma la sua voce rimase
    ferma. - NON affatto inaccettabile. - Lo disse con determinazione...
    era forse arrabbiato?  - Anzi,  se noi NON  lo  accettiamo,  rischiamo
    d'essere colti di sorpresa.  Uno degli errori fondamentali dei pivelli
    come te - non prenderlo come un fatto personale,  ragazzo,  io insulto
    tutti senza distinzione - di sentirsi molto virtuosi.  Essere capace
    di comprendere la differenza tra giusto e ingiusto non fa  di  te  una
    persona  moralmente  integra.  -  Si appoggiallo schienale.  - E ora
    arriva il brutto.  Il pidelle volte quei  criteri  di  giudizio  non
    servono a niente... perchquello che abbiamo in testa su come le cose
    "dovrebbero" essere,  di solito non corrisponde affatto a come le cose
    "sono" veramente. E insistere nella convinzione che le cose dovrebbero
    andare diversamente da come in realtvanno, non ti farandare avanti
    di un centimetro.  Sprecherai tanto di quel tempo a cercare di opporti
    a  quello  che  succede  che non arriverai a ottenere alcun risultato.
    Certo,  puoi avere delle ragioni molto  serie,  ma  non  approderai  a
    niente. Sapere di non poter fare nulla per impedire che le circostanze
    ci portino a questa recessione,  sicuramente spiacevole, certo... ma
    ora di finirla di discutere sulla  situazione  e  di  cominciare  ad
    affrontarla.  C'ancora molto che possiamo fare per ridurre al minimo
    le conseguenze spiacevoli...
    - Mezzo miliardo di morti non  sono  semplicemente  delle  conseguenze
    spiacevoli...
    -  Anche  quattro  miliardi  e  mezzo  di morti non sono semplicemente
    spiacevoli. - Mi guardcalmo. - E per favore, abbassa la voce... sono
    qui vicino a te.
    - Mi scusi.  Quel che voglio dire che tutta  questa  discussione  mi
    sembra disumana.
    Annu   -  S  devo  darti  ragione.  "Sembra"  disumana.  -  Cambi
    improvvisamente tono. - Conosci qualche pazzo?
    - Minorato - lo corressi. - Pazzo ha una connotazione negativa.
    - Scusami - si giustific  - Sono figlio di altri tempi.  Le  vecchie
    abitudini sono dure a morire.  Non mi ero ancora abituato al fatto che
    le donne potessero votare che ho dovuto accettare  di  vedere  perfino
    che  gli  avvocati  vogliono  fare  viaggiare  certe persone sui tram.
    Conosci qualche persona con  "disfunzioni  mentali"?  Qualche  persona
    "minorata"?
    - Qualcuno.
    - Ti sei mai soffermato a pensare perchsono ridotti in quel modo?
    -  Perch non  erano in grado di affrontare quel che successo,  non
    erano abbastanza razionali, immagino.
    - Ah, s A volte l'irrazionalitl'unica risposta "razionale" a una
    situazione irrazionale.  E' una reazione naturale dell'essere umano...
    e non solo sua. - Aggiunse piano: - Ecco perchsiamo qui... la nostra
     la  sola  risposta  razionale  a una situazione irrazionale e molto
    preoccupante. Delle persone che si trovano in questa sala...  - e fece
    il  gesto  di includere tutto il complesso dell'albergo - possibile,
    anzi,  PROBABILE che l'anno prossimo a questa stessa ora ne  saranno
    vive meno della met O forse solo la settimana prossima. - Scrollle
    spalle. - Chi pudirlo?
    La dolce e tenera creatura sul cui ginocchio Fromkin teneva appoggiata
    una  mano,  a  quelle parole impallid  Lui le dette qualche colpetto
    affettuoso,  senza  per prestarle  molta  attenzione.  Continuava  a
    guardare  me.  -  Tutt'a un tratto lfuori sono comparse creature che
    possono uccidere gli esseri umani.  E  sono  pochi  quelli  rimasti  a
    combatterle.  E' vero,  l'umanitvissuta a lungo su questo pianeta,
    fin troppo a lungo.  La natura sempre pronta ad  approfittare  delle
    nostre  debolezze.  Non  dimenticarlo,  mamma  una puttana.  Abbiamo
    impiegato secoli per costruire una  tecnologia  che  ci  isolasse  dal
    mondo  reale.  Quell'isolamento  ha  lasciato  la maggior parte di noi
    incapaci e vulnerabili.  Ma la macchina si fermata - si sta fermando
    ORA  -  e  la  maggior  parte  della gente dovrpresto pensare a come
    riempirsi lo stomaco.  La natura se ne  frega;  concluder il  lavoro
    avviato  dalle  epidemie e non sentirmai la nostra mancanza.  L'uomo
    non sempre stato il cacciatore al vertice della catena alimentare...
    eravamo solo un capriccio passeggero.  E ora torneremo a essere ancora
    prede, come tanto tempo fa. Hai mai visto un branco di lupi?
    - No...
    -  Scorrazzano  per  le  strade  di  Denver.  Si  chiamano barboncini,
    terrier, dobermann, pastori, collie,  San Bernardo e bastardini...  ma
    sono sempre un branco di lupi.
    Sono  affamati  e  possono  uccidere.  In questo modo potremmo perdere
    altri trenta  milioni  di  persone  per  colpa  di  animali  un  tempo
    domestici.  E  forse  anche  di  pi  Mi  riferisco  al mondo intero,
    naturalmente.  E includo anche branchi di persone...  che poi non sono
    altro  che  un  diverso genere di animali.  Perderemo cento milioni di
    persone nell'arco del prossimo anno che non sarebbero  morte,  ma  che
    non  potremo  guarire da ferite e malattie perchnon disporremo delle
    cure mediche  necessarie.  Lo  sai  che  l'appendicite  pu rivelarsi
    fatale?  E  cos via di seguito...  - Si ferm  mi guarde sorrise.
    Cominciavo a capire il suo carisma.  Non si riferiva mai a  niente  di
    personale.  -  Perci  mio  giovane  amico,  rispetto  molto  la  tua
    indignazione e le emozioni che la generano, ma quel che stiamo facendo
    qui questa sera la cosa pirazionale che possiamo fare.  Ho  notato
    che  non  hai  tentato di giustificare la tua presenza qui;  dopotutto
    forse anche tu sei razionale.  Infatti mi viene in mente solo un'altra
    cosa pirazionale da fare.
    - Che cosa?
    Per  un attimo divenne calmo,  gentile.  - Fare l'amore con qualcuno a
    cui vuoi bene.  Non sei immortale,  lo sai.  Se questa sera non  cogli
    l'opportunit di  dire  a  qualcuno  che gli vuoi bene,  potrebbe non
    ripresentarsene l'occasione.
    Aveva ragione. Pensai a un mucchio di persone.
    Fromkin si alzin piedi  e  offr il  braccio  alla  ragazza.  Anche
    un'altra  signora  si fece avanti.  Fromkin sorrise e le offrl'altro
    braccio. Mi sorrise di nuovo,  con intenzione,  e si allontaninsieme
    alle due donne dalla sala.
    S proprio come Whitlaw. Come lui aveva sempre l'ultima parola.
    18.
    Feci  per  andarmene  e andai quasi a sbattere in un sogno.  - Oh,  mi
    scusi!  - la sorressi per impedirle di cadere,  poi mi  dimenticai  di
    lasciarla andare.
    - Ciao! - disse ridendo.
    -  Ehm...  -  arrossii  incapace di parlare.  Ero ipnotizzato...  e mi
    perdevo nei suoi occhi grigi, dolci e luminosi.  Aveva la pelle chiara
    con  appena  qualche  leggera  efelide  e il volto incorniciato da una
    cascata di riccioli scuri, lucidi come la seta, che le ricadevano fino
    alle spalle. La bocca era rossa e umida.
    Avevo voglia di baciarla. Chi non l'avrebbe desiderato?
    Rise di nuovo.  - Non c'bisogno che tu me lo chieda -  disse.  -  La
    risposta s
    - Eh?!
    - Stavi per farmi una proposta,  no?  - La sua voce vellutata aveva un
    leggerissimo accento del Sud.
    - Ma... - feci un passo indietro. I miei piedi restarono dov'erano, ma
    io feci ugualmente un passo indietro.
    - Sei timido?  - S  doveva essere dell'Alabama,  non  c'era  dubbio.
    Pronunciava  le  parole coslentamente che potevo assaporarle a una a
    una. Odorava di caprifoglio, lille... muschio.
    Ritrovai la voce. - Mmm... una volta...
    - Sono contenta che ora tu non lo sia pi- disse ridendo.  Infil un
    braccio sotto il mio e si diresse verso gli ascensori che portavano ai
    piani dei garage. - Come ti chiami?
    - Jim. Mmmm... e tu?
    - Jillanna. Ma tutti mi chiamano Jilly.
    Mi sentii improvvisamente imbarazzato. Cominciai a dire: - Mmmm... - e
    poi tacqui.
    Lei mi guardalzando leggermente il capo. - S...
    - Niente.
    - No, di' pure.
    - Be', io... mmm... credo di essere un po' sorpreso.
    - Perch
    - Non mi era mai successo di essere rimorchiato cos
    - Oh! E come ti rimorchiano di solito?
    - Mmmm... in genere non succede - fui costretto ad ammettere.
    - Santo cielo. Ma tu sei davvero timido!
    - Mmmm... solo con le donne.
    - Oh, capisco... - disse - ...sei gay?
    - No, non credo. Voglio dire non ho mai provato.
    Mi dette un colpetto sul braccio. Lo faceva per rassicurarmi? Comunque
    non glielo domandai.
    - Ehm...  mi trovo qui per lavoro - tentai di spiegare.  - Voglio dire
    che sto nell'esercito... ciolavoro per loro.
    - Come tutti - disse. - Tutti a Denver lavorano sugli chtorran.
    - E' vero. - E dopo un momento: - Credo di s
    - Ne hai mai visto uno? - domandcon noncuranza.
    - Ne ho... bruciato uno... una volta.
    - Bruciato?
    - Con un lanciafiamme.
    Mi guardcon un certo rispetto. - Hai avuto paura?
    - No, in quel momento... successo tutto cosin fretta...  non so...
    stato come dire...  triste,  in un certo senso.  Voglio dire, se gli
    chtorran non ci fossero cosostili, potrebbero essere belli...
    - Ti dispiace averne bruciato uno?
    - Era enorme e molto pericoloso.
    - Continua - disse stringendomi la mano.
    Alzai le spalle.  - Non c'molto da dire.  E' uscito dal rifugio e io
    l'ho  bruciato.  -  Non  volevo raccontarle di Shorty,  non so perch
    Dissi: - E successo tutto cos in  fretta.  Avrei  voluto  osservarlo
    meglio. Mi ricordo solo una grande macchia rossa.
    -  Qui ce n'uno,  lo sai?  - sentii che la sua stretta si faceva pi
    forte.
    - Lo so. L'ho sentito dire da Lizard.
    - Tu... la... conosci?
    - Be', non proprio. Pilotava l'elicottero che ci ha portati qui.  A me
    e a Ted.
    - Ah... - Allentla presa.
    - Ci ha raccontato dello chtorran che c'qui. L'ha trasportato lei.
    Premette il pulsante del terzo piano dei garage dove teneva un floater
    fuoriserie  in  una  delle  piazzuole  private.  La cosa mi fece molto
    effetto, ma non dissi nulla e mi sistemai a sedere accanto a lei.
    Si sentun ronzio,  poi i giri aumentarono fino a superare la  soglia
    di udibilite ci immettemmo sulla strada. Il fascio di luce davanti a
    noi formava un solco giallo rosa. Attraverso il parabrezza polarizzato
    i  fari dei veicoli che procedevano nella direzione opposta apparivano
    deboli.
    - Non sapevo che questi aggeggi fossero entrati in commercio - dissi.
    - Infatti non lo sono.  Ma alcune centinaia di esemplari  sono  usciti
    dalla catena di montaggio prima che Detroit scomparisse.
    - Come hai fatto a procurartene uno?
    - Ho avuto una raccomandazione. Be', veramente stato paparino.
    - Paparino?
    - Be'... come se fosse il mio paparino.
    - Ah.
    All'improvviso disse: - Ti andrebbe di vedere lo chtorran?
    Io  farfugliai: - Eh?  S  - E poi: - Ma sta chiuso da qualche parte,
    no?
    - Io ho la chiave.  - Parlsenza togliere gli occhi dalla strada come
    se stesse dicendomi che ora era.  - Sta in un laboratorio speciale che
    prima era un reparto sterile.  Se ci sbrighiamo riusciremo  a  vederlo
    quando gli danno da mangiare.
    - Da mangiare?
    Non  fece  caso  al tono con cui avevo fatto la domanda.  - S  Certe
    volte gli danno maiali o agnelli. Pispesso vitelli.  In un'occasione
    gli hanno dato un pony, ma quella volta non l'ho visto.
    - Oh!
    Continua chiacchierare: - Cercano di dargli da mangiare quello a cui
    abituato quando allo stato libero. Come sai, sono cacciatori.
    - Io... ho sentito qualcosa del genere.
    -  Non  uccidono  la  loro  preda...  questo che trovo interessante.
    L'abbattono e cominciano a mangiarla.  Il dottor Mm'bele pensa che  ci
    sia di mezzo un istinto "omicida".  Questo esemplare non mangerebbe la
    carne di un animale morto a meno che non fosse molto affamato e  anche
    in  questo caso solo se lo muovessero qua e lin modo che lui potesse
    attaccarlo.
    - Molto interessante.
    - Dicono che qualche volta mangiano anche gli esseri umani.  Pensi che
    sia vero? Intendo dire, non ti sembra un po' strano?
    - Be'...
    Non aspettla mia risposta.  - Il dottor Mm'bele non ci crede. Non ci
    sono molti casi conosciuti.  E comunque non ci sono prove.  Lo  dicono
    gli esperti delle Nazioni Unite. Lo sapevi?
    - No, non lo sapevo. - Show Low, in Arizona.
    - Sembrava che ci fosse stato un caso... - disse - ...ma si rivelato
    un altro scherzo. Dicevano di avere anche delle foto, ho sentito dire.
    - Uno scherzo, eh?
    - S s Non lo sapevi, vero?
    -  E tu come lo hai saputo?  - Non credo che lei lo avesse notato,  ma
    eravamo mille miglia distanti.
    - Io lavoro qui. Il mio un comando permanente. Non lo sapevi?
    - Ah! E cosa fai esattamente?
    - Sono vicepresidente esecutivo del Centro di  Coordinamento  Ricerche
    di Genetica Extraterrestre.
    - Ah! - dissi. - Ah! - poi mi zittii.
    Lasciammo  la strada principale e ci immettemmo sulla rampa di uscita.
    C'era pochissimo traffico in tutt'e due i sensi.
    - Gli chtorran presentano qualche aspetto interessante  dal  punto  di
    vista genetico?
    -  Moltissimi.  La  maggior  parte dei geni che abbiamo esaminato per
    sembrano inattivi.  Fino adesso non  siamo  riusciti  a  elaborare  un
    modello  computerizzato  del funzionamento dell'intero sistema,  ma ci
    stiamo lavorando.  E' solo questione di tempo,  e ci sarebbe di grande
    aiuto avere delle uova.
    -  Io...  mmm...  niente.  Volevo  dire...  sono  sorpreso che abbiano
    cromosomi e geni.
    - Oh, ma questo un fatto universale.  Il dottor Hackley l'ha provato
    almeno  vent'anni  fa...  le  forme  di  vita basate sul carbonio sono
    costruite sul Dna. Qualcosa nella struttura molecolare di base. Il Dna
    la forma piprobabile di  catena  organica...  tanto  probabile  da
    essere inevitabile. Perchcosefficiente. Se ci fossero altri tipi
    di catene organiche, il Dna non solo le sopraffarrebbe, ma le userebbe
    come cibo. E' piuttosto vorace.
    - Mmm... - dissi.
    Jilly continua ciarlare.  - E' stupefacente quanto abbiamo in comune
    con gli chtorran, non vero?
    - Mmm, certo... davvero stupefacente.
    - Intendo dire da un punto di vista sociobiologico.  Sia noi sia  loro
    rappresentiamo  due  diverse risposte alla stessa domanda: come pula
    vita conoscere se stessa?  Quali forme danno vita all'intelligenza?  E
    quali...  strutture hanno in comune queste forme? Questo ci direbbe se
    l'intelligenza rappresenta la risposta o il prodotto di  qualcosa.  E'
    quello che dice il dottor Mm'bele.
    - Io... mmm... ho sentito parlare molto bene di lui.
    -  Comunque  stiamo cercando di formulare un programma per comprendere
    la fisiologia degli chtorran dai loro geni, ma non c'nessuno che sia
    ancora in grado di elaborarlo. Tu non sei un programmatore,  vero?  La
    mancanza  di  un  buon  esperto  far slittare il nostro programma di
    ricerca di almeno un anno o due. E' un problema molto importante,  che
    si  morde  la coda.  Non siamo in grado di sapere la funzione dei geni
    perchnon conosciamo gli chtorran,  almeno non bene,  e non siamo  in
    grado   di   conoscere  bene  gli  chtorran  perch non  riusciamo  a
    comprenderne i geni... alcuni aspetti particolari. - Tiril fiato.  -
    Per esempio metdei cromosomi sembrano identici.  Come una condizione
    di premitosi.  Cosa significa?  Quasi  tutte  le  domande  sono  senza
    risposta.
    - Non c'dubbio. - Cercavo di fissarmi bene in testa quello che stava
    dicendo. - E i millepiedi? Non vi hanno dato nessuna indicazione?
    -  Vuoi  dire  gli  insettoidi?  Sono un altro enigma.  Per prima cosa
    sembrano tutti dello stesso sesso... lo sapevi? Non hanno sesso.
    - Eh?!
    - Non abbiamo trovato nessuna prova - nessuno l'ha trovata che abbiano
    una loro sessualit Nfisica ngenetica...  nessun organo sessuale,
    nessuna  differenziazione,  n caratteri  sessuali secondari,  nessun
    marchio e nemmeno un apparato di riproduzione.
    - Eppure devono...
    - Certo che devono,  ma tutto quello che abbiamo  trovato  sono  delle
    strutture   appena   abbozzate  che  potrebbero  -  bada,   dico  solo
    "potrebbero" - svilupparsi in ovaie o testicoli... non si sa bene... e
    un rudimentale apparato riproduttivo,  ma in tutti gli  esemplari  che
    abbiamo  dissezionato  non era funzionante.  Forse sono solo ghiandole
    della crescita,  ma anche se fossero apparati  sessuali,  perch sono
    collocati cosin alto nell'addome senza alcun collegamento esterno?
    Si  ferm davanti  all'ingresso  principale  per  inviare i suoi dati
    all'analizzatore che apriva il cancello,  poi sfrecciavanti,  gira
    destra e attraversuno spiazzo in direzione di un edificio a forma di
    elle.
    - Ma gli chtorran hanno una loro sessualit non vero?
    - Oh,  s  Un'intensa attivitsessuale,  ma non sappiamo ancora come
    funziona. Pensavamo che l'esemplare che abbiamo qui fosse una femmina,
    ma adesso non ne siamo pitanto sicuri,  anzi,  supponiamo che sia un
    maschio. Almeno, io credo che lo sia, ma... non abbiamo nessun termine
    di paragone.  Negli ultimi due mesi abbiamo potuto dissezionare alcuni
    esemplari morti...  due pensiamo che fossero femmine,  uno sicuramente
    maschio  e due non siamo ancora certi cosa fossero.  Quello pigrande
    era senza dubbio un  maschio  -  ripet  Nella  sua  voce  c'era  una
    sfumatura  divertita:  -  Avrei  voluto  vederlo  vivo,  doveva essere
    magnifico. Aveva uno spessore di due metri e mezzo ed era lungo cinque
    metri.  Abbiamo recuperato solo la parte anteriore,  quella posteriore
    era...  andata  perduta.  Ma  doveva  essere  davvero  magnifico.  Che
    guerriero doveva essere!  Scommetto che riusciva a mangiare un  bovino
    adulto.
    - Mmm...  - mormorai. Non mi venne in mente niente da dire. Cominciavo
    a domandarmi se veramente avevo ancora voglia di farmi scopare.
    Il floater si arrestdolcemente davanti all'edificio che  non  era  a
    forma di elle,  ma a forma di ics.  La zona era fortemente illuminata.
    Quando scesi mi fermai e alzai lo sguardo.  Come avevo pensato c'erano
    delle  telecamere  su ogni torre,  per questo l'illuminazione era cos
    intensa.  Sicurezza.  Niente e nessuno poteva entrare e  uscire  senza
    essere registrato.
    Mi  domandai  se qualcuno stava controllando le registrazioni e poi mi
    dissi che non aveva importanza.
    Nella stanza c'erano gialtre undici persone. Era un ambiente stretto
    e lungo, debolmente illuminato.  Due file di sedie occupavano tutta la
    lunghezza della stanza di fronte a una parete di vetro.  Contai cinque
    donne e sei uomini.  Gli uomini sembravano dei civili,  ma non ne  ero
    sicuro.  Non  sapevo  se le donne erano loro colleghe o le compagne di
    una sera,  ma in questo caso non potevo fare a meno  di  meravigliarmi
    per  come  avevano deciso di passare la serata.  Gli uomini salutarono
    Jillanna con un gesto della mano e  mi  guardarono  incuriositi.  Feci
    anch'io un gesto con espressione indifferente.
    Jillanna  aveva negli occhi un'espressione eccitata.  - Salve ragazzi!
    Hanno gicominciato?
    - Smitty sta preparando.
    - Che c'in programma stasera?
    - Un paio di cani che hanno preso dal canile.
    Una donna dai capelli rossi disse: - Ma terribile!
    - E' nell'interesse della scienza - rispose un altro.  Io non  ne  ero
    tanto sicuro.
    Jillanna si fece largo fino alle sedie di prima fila.  - Su,  ragazzi,
    fate posto, fate posto - si strinse per farmi sedere accanto a lei.
    Il vetro era inclinato verso l'esterno e noi ci trovavamo come  seduti
    in  una  galleria  da cui si dominava un ambiente situato a un livello
    pibasso, appena piilluminato della stanza dove eravamo seduti. Ero
    soddisfatto...  cosanche qualcun altro  aveva  scoperto  quello  che
    avevo scoperto io!
    Da due altoparlanti veniva un suono ritmato. Come un respiro.
    Mi  avvicinai  per  guardare.  Alla  base di vetro c'era una specie di
    rastrelliera e dovetti sporgermi per riuscire a vedere.
    Il pavimento era cosparso di uno strato di paglia che in  quella  luce
    sembrava color arancione. L'ambiente era profondo e quadrato, un cubo,
    ma la parte inferiore era circolare, gli angoli infatti erano smussati
    per  creare  un  recinto rotondo alto circa quattro metri che arrivava
    fino all'altezza  della  vetrata.  Sulle  mensole  cos ricavate  nei
    quattro  angoli  erano  sistemate  le  macchine  da  ripresa  e  altri
    apparecchi di controllo.
    Lo chtorran era proprio sotto di  me.  Mi  ci  volle  un  secondo  per
    metterlo a fuoco.
    Era  spesso  un metro,  forse un po' di pi  lungo due metri e mezzo,
    forse tre.  Aveva il pelo lungo e setoso rosso scuro,  il colore della
    pelle congestionata di sangue.  Mentre lo osservavo s'inarcuna, due,
    tre volte,  poi si ferm  Girava lungo il  muro  come  se  esplorasse
    l'ambiente ed emetteva un suono leggero e gutturale. Perchmi sentivo
    tremare? Mentre lo osservavo la sua pelle s'incresp con un movimento
    lento come quello di un'onda in un liquido oleoso.
    - Vuol dire che eccitato - ansimJillanna.  - Sente che l'ora del
    pasto.
    Adesso lo chtorran era strisciato fino al centro della stanza e  aveva
    cominciato  a  raspare  sulla paglia.  Dal mio posto riuscivo a vedere
    chiaramente la parte posteriore del cranio;  sotto il pelo  aveva  una
    specie di corazza che gli arrivava fino alle spalle. Un carapace osseo
    per  proteggere  il  cervello?  Probabilmente.  Le lunghe braccia nere
    erano ripiegate lungo i fianchi,  ma io riuscivo a vedere il punto  in
    cui  erano  attaccate  alla  corazza ossea.  Il rigonfiamento frontale
    partiva appena sopra i peduncoli  oculari.  Visto  cos  lo  chtorran
    somigliava pia una lumaca che a un verme.
    - Ha un nome? - domanduna donna alta e bionda.
    Il suo accompagnatore disse: - No.
    "Sput-fiut" fece l'altoparlante. "Sput-fiut".
    - Che succede?
    Jillanna mi sussurr - Guardagli gli occhi.
    - Sta voltato dall'altra parte.
    - Allora aspetta che si giri.
    -  Questa  sera sarun bello spettacolo - disse il tipo in fondo alla
    fila mentre si accendeva una sigaretta.  - Un San Bernardo e un alano.
    Scommetto che il San Bernardo si difendermeglio.
    - Figurati... perchnon scommetti su tua nonna, piuttosto?
    - Se avesse ancora i denti lo farei.
    Jillanna  mi  si  avvicin  -  Ha bisogno di cinquanta chili di carne
    fresca al giorno e questo crea dei problemi. Inoltre,  non sono sicuri
    che   l'alimentazione   terrestre  gli  fornisca  tutti  gli  elementi
    nutritivi di cui ha bisogno e coscontinuano a variare  la  dieta.  A
    volte  gli  danno da mangiare animali ipernutriti a base di vitamine e
    roba del genere.  Certe volte rifiuta il  cibo,  immagino  perch non
    gradisce l'odore.
    "Sput-fiut".
    Lo  chtorran  si  muoveva intorno alla stanza e ci guardava con i suoi
    occhi che sembravano due dischi neri. Due riflettori spenti.  S'inarc
    alzando la parte anteriore del corpo,  tremolante,  e rivolgendo verso
    di noi la  faccia  che  sembrava  il  muso  della  locomotiva  di  una
    metropolitana,  piatta  e  inespressiva.  Senza rendermi conto feci un
    passo indietro, ma Jillanna mi trattenne. - Non bello?  - Sentivo la
    sua mano che mi stringeva la manica.
    "Sput-fiut".
    Lo  chtorran  aveva  sbattuto  gli  occhi.  Il suono era causato dalle
    palpebre a forma di sfintere che  si  aprivano  e  chiudevano  con  un
    movimento simile a quello dell'iride.  "Sput-fiut". Mi stava guardando
    e mi osservava attentamente. Non risposi alla domanda di Jillanna. Non
    riuscivo a parlare. Era come guardare la morte negli occhi.
    - Non ti preoccupare.  Non riesce a vederti...  credo.  Voglio dire...
    siamo quasi sicuri che non ci riesca.
    -  A  me  invece sembra maledettamente interessato.  - Lo chtorran era
    ancora sollevato sulla parte posteriore del corpo  e  ci  fissava.  Le
    minuscole  antenne che spuntavano dietro gli occhi si muovevano avanti
    e indietro come il suo corpo.  Avrei voluto vederlo pi da  vicino...
    soprattutto gli occhi. Non erano attaccati al cranio, ma appoggiati su
    due  peduncoli  imperniati  sotto  la pelle.  Sporgevano in alto sulla
    testa e si muovevano indipendentemente l'uno dall'altro. Ogni tanto un
    occhio si piegava per un momento all'indietro,  poi scattava di  nuovo
    in avanti. Lo chtorran era costantemente all'erta.
    All'improvviso  si  abbass e striscisul pavimento.  Si avvicinal
    muro sotto di noi e si rialzavvicinando la faccia a un  metro  dalla
    vetrata.  Ero stato accontentato,  ora potevo vederlo da vicino. Pieg
    gli occhi verso l'alto avvicinandoli ancora di pi  Le sue mandibole,
    ondulate come una pianta acquatica, ondeggiarono e si chiusero intorno
    alla  bocca.  Spalanc gli  occhi.  "Sput-fiut".  -  Mi sembra troppo
    interessato. Sei sicura che non riesce a vederci?
    - Fa cosquasi tutte le sere - disse il tipo in fondo alla  fila  con
    la sigaretta dallo strano profumo.  Era oppiata?  Probabilmente s  -
    Sente le nostre voci attraverso il vetro e cerca  di  capire  da  dove
    provengono. Non ti preoccupare, non puarrivare fin quass Quando si
    alza   deve  comunque  tenere  almeno  met del  corpo  a  terra  per
    sostenersi. Naturalmente se cresce,  come pensiamo,  dovremo spostarlo
    in  un  laboratorio  pi grande.  Pu arrivare il momento in cui non
    aspetterpiSmitty, ma verrfin qui e si servirda solo.
    Le donne rabbrividirono.  Jillanna no,  solo le  donne.  Si  strinsero
    istintivamente  ai  loro  compagni.  - Stai scherzando - disse in tono
    lamentoso quella dai capelli rossi. - Non vero?
    - Per niente. Potrebbe succedere.  Non stasera,  per quanto...  ma una
    volta o l'altra se non lo spostiamo in un ambiente pigrande...
    Lo  chtorran allungle braccia,  come un uccello che muova le ali per
    sistemarle meglio e poi ripiegarle, e cominciad aprirle lentamente.
    Ora riuscivo a vedere com'erano ancorate alla corazza, vedevo la curva
    di quella struttura ossea sotto la pelliccia,  la pelle che si tendeva
    sopra  i  muscoli,  e  le  braccia,  articolate  come due gru sospese,
    ricoperte da una pelle scura e spessa e da setole nere.
    Erano lunghe e simili a quelle degli insetti, lunghe e sottili, divise
    in tre sezioni.  Avevano due gomiti!  Adesso le braccia si allungavano
    verso  di noi.  Le mani...  erano delle chele nerissime a tre punte...
    cominciarono  a  picchiettare  sul  vetro,   scorrendo  e  strisciando
    cercavano  qualcosa  su cui far leva,  e dove passavano lasciavano una
    leggera traccia.  All'interno i tre artigli  erano  morbidi  e  potevo
    vederli mentre premevano delicatamente sul vetro.
    Gli  occhi  inespressivi  si  muovevano qua e l..  poi mi fissarono.
    "Sput-fiut". Si aprirono e si richiusero. Continuavano a fissarmi.
    Ero terrorizzato.  Non riuscivo a muovermi!  La sua faccia  -  ma  non
    aveva una faccia! - cercava la mia! Se mi fossi allungato avrei potuto
    toccarlo.  Vedevo  il  suo  collo  sottile,  un  fascio di muscoli che
    terminava con quei due occhi terrificanti.  Non riuscivo a distogliere
    lo sguardo! Ero ipnotizzato come un uccello davanti a un serpente... i
    suoi  occhi  erano  bui,  gelidi,  spietati.  Quale  dio  aveva potuto
    crearlo?
    E poi arrivil momento. Sentii che Jillanna,  accanto a me,  aveva il
    respiro ansimante.
    Si  sent ancora uno "Sput-fiut" e lo chtorran cominciad abbassarsi
    sul pavimento.  Si allontandalla parete e comincia spostarsi qua e
    l per  la  stanza,  a  volte inarcava il corpo come un verme a volte
    scivolava lasciando un solco fra la paglia sminuzzata  e  la  segatura
    sparse sul pavimento.  Lo chtorran si fermdavanti ad alcune balle di
    segatura appoggiate contro la parete,  le azzanncon le  mandibole  e
    lascidietro di sun mucchietto di schiuma soffice.
    - L'istinto di costruire - disse Jillanna.
    -  Non  sembra molto intelligente - bisbigliquella dai capelli rossi
    al suo accompagnatore.
    - Infatti non lo   come non lo sono gli altri - le bisbigli a  sua
    volta l'uomo. - Sono degli invasori, ma non sembrano molto svegli. Non
    comprendono  nessun  tipo  di linguaggio e sono refrattari a qualsiasi
    tipo di comunicazione.  Perpudarsi che questi siano la fanteria  e
    la  fanteria,  come  si  sa,  non ha bisogno di essere particolarmente
    brillante, basta che sia forte.
    Mi resi conto che tutti  stavamo  bisbigliando  come  se  lui  potesse
    sentirci.
    Be', avrebbe potuto, no?
    -  Guarda come ripiega le braccia quando non ne ha bisogno - mi indic
    Jillanna. - Sembra che siano retrattili. Non hanno ossa,  solo muscoli
    e  una  specie  di  cartilagine.  Sono  molto  flessibili  ed  quasi
    impossibile riuscire a spezzarle.  Le  vedrai  in  azione  durante  il
    pasto... ah, ecco, ci siamo.
    Alla  base  della  parete di sinistra apparve una striscia di luce che
    aumentdi spessore fino a diventare un'apertura che  lasciava  vedere
    un vano. Lo chtorran d'improvviso s'inarc era incredibile con quanta
    velocitpotevano muoversi. Gli occhi ruotavano in tutte le direzioni,
    misteriosamente   disarticolati.   Ora   il  pannello  scorrevole  era
    completamente  aperto.   Nel  vano  illuminato  un  alano  si  muoveva
    inquieto.  Mi venne in mente un cavallo.  Gli alani con le loro lunghe
    gambe, le grosse zampe e il corpo massiccio mi facevano sempre pensare
    ai cavalli.  Il cane emetteva un  brontolio  ringhioso  che  si  udiva
    appena.
    Per  un  momento  tutto  rimase  immobile: lo chtorran,  il cane e noi
    spettatori dietro il  vetro.  Nel  chiarore  causato  dalla  luce  che
    proveniva  dal vano riuscii a vedere un'apertura schermata da un vetro
    nero sull'altro lato della stanza,  dietro la quale sembrava ci  fosse
    qualcuno.
    All'improvviso  l'immobilit della  scena si ruppe.  Le braccia dello
    chtorran si sollevarono leggermente  dal  corpo,  come  quelle  di  un
    uccello  che  stia per prendere il volo.  Era la posizione di attacco,
    gli artigli aperti, pronto ad aggredire.
    Lo chtorran si mosse sul pavimento.
    Il cane saltda un lato...
    ...e non ci fu pinulla da fare.  Un braccio scattin avanti con  un
    movimento impossibile,  afferril cane a mezz'aria e lo immobilizza
    terra sul dorso.  Lo chtorran si piegda una parte facendo perno  sul
    cane e allungl'altro braccio.  Si alz  Le immense fauci nere erano
    una voragine aperta nel corpo cremisi.
    Ora il cane era artigliato da tutte e due le pinze - riuscivo a vedere
    come gli artigli affondavano nella carne - e si divincolava, scalciava
    e cercava di azzannare e mordere.  La belva rossa si alz dritta,  si
    allung  si inarce ricadde sullo sventurato animale. La furia di un
    corpo squarciato e dilaniato e poi  il  silenzio.  Dalle  fauci  dello
    chtorran sporgeva la parte posteriore dell'alano.
    Allora  era tutto finito?  Lo chtorran teneva il cane come un serpente
    fa con un topo.  Stava immobile con gli occhi fissi prima di  iniziare
    il lungo processo d'inghiottimento.  Le mandibole si muovevano appena,
    solo un leggero tremolio appena visibile.  Lo chtorran teneva fermo il
    cane   con   i   suoi   artigli   e   la  bocca  era  spalancata  fino
    all'inverosimile intorno al  cane.  Gli  occhi  erano  fissi  e  senza
    espressione come se stesse pensando o... assaporando.
    Poi successe qualcosa di orribile. Una delle zampe posteriori del cane
    si mosse.
    Doveva  essere  un  movimento  riflesso perchquel povero animale non
    poteva essere ancora vivo.
    Si mosse di nuovo.
    Come se avesse aspettato quel segnale, lo chtorran sembrrisvegliarsi
    e comincia masticare.  Le zanne lampeggiavano  lucenti  e  rosse  di
    sangue,  strappavano, tagliavano e tritavano. La zampa posteriore e la
    coda furono le ultime parti del cane a scomparire  nelle  fauci  dello
    chtorran.
    Dalla  bocca  colava  il sangue sul pavimento e i denti continuavano a
    masticare con un orribile rumore biascicante.  Sul  pavimento  scivol
    qualcosa che somigliava a una fila di salsicce bavose.  Lo chtorran le
    risucchiimperturbabile come fa un bambino con gli spaghetti.
    - Uauh! - disse qualcuno. Era una delle donne,  quelle che non avevano
    paura.  La rossa,  invece, si era coperta gli occhi nel momento in cui
    era apparso il cane dietro la porta aperta.
    - Adesso avrbisogno di digerire - disse il tipo in fondo alla  fila,
    quello  che  avrebbe scommesso su sua nonna.  Pitardi scoprii che si
    chiamava Vinnie. - Potrebbe mangiarsene un altro senza aspettare, ma 
    meglio dargli qualche minuto di tempo. Una volta ha mangiato troppo in
    fretta e poi ha vomitato tutto. Ges  che macello!  Ci sarebbe voluto
    un  sacco  di  tempo  per  pulire,   ma  lui  si   rimangiato  tutto
    immediatamente.
    Il pannello del vano si era richiuso e la figura evanescente dietro il
    vetro oscurato era scomparsa. Arrivarono altre persone, due uomini che
    puzzavano di alcol.  Fecero un  cenno  a  Jillanna,  evidentemente  la
    conoscevano. - Ciao, Vinnie. E' gicominciato?
    -  Solo  un  alano,  ma  non   stato un granch  Vedrete che il San
    Bernardo sarmeglio.
    - Sei tu che lo dici - disse il suo amico,  quello con cui aveva fatto
    la scommessa.
    Vinnie  vinse  la scommessa.  Il San Bernardo lottmeglio dell'alano.
    Almeno a dar retta a quello che si sentiva dall'altoparlante.  Io  ero
    rimasto a guardarmi la punta delle scarpe.
    -  Be',  finita - disse Vinnie.  - Andiamo a pagare e poi finiamo di
    ubriacarci.
    - Un momento - disse l'altoparlante. Era Smitty?  Probabilmente s  -
    Ce n'ancora uno. Il dessert.
    - Credevo che ne avessi presi solo due dal canile.
    -  Infatti,  ma  questo l'abbiamo beccato che frugava nell'immondizia,
    erano settimane che gli davamo la caccia perchfaceva sempre rotolare
    le lattine.  L'abbiamo intrappolato stasera e stavamo per mandarlo  al
    canile, ma poi ci siamo detti che era meglio risparmiare il gas.
    Questa volta quando il pannello si alzdi nuovo, c'era un bastardo di
    taglia  media  dal  pelo  rossiccio,  sporco  e arruffato...  sembrava
    lavorato a maglia da una principiante.  Era  la  "summa"  di  tutti  i
    vecchi bastardi del mondo.  Non volevo guardare, ma non potevo farne a
    meno...  era proprio il tipo di cane che mi sarebbe piaciuto  avere...
    il  tipo  di  cane  che  ti  ricorda  l'estate  e i bagni senza niente
    addosso.
    Lo chtorran stava a terra al centro della stanza.  Era  congestionato,
    abulico.  Apriva e chiudeva gli occhi con movimenti pigri...  "Sput...
    fiut".
    Il cane uscdal vano,  non si  era  ancora  accorto  dello  chtorran.
    Annusando l'aria fece un passo avanti...
    ...e  gli si drizzil pelo sul dorso.  Emise un mugolio di sorpresa e
    fece un salto all'indietro verso la  parete.  Quella  povera  creatura
    aveva  avvertito qualcosa di orribile nello chtorran sdraiato in mezzo
    a una pozza scura di sangue rappreso.  Si rannicchiaccanto  al  muro
    strisciando  dietro  una  balla  di  fieno,  ma  l'odore  che sentlo
    respinse;  rimase un  momento  immobile  non  sapendo  cosa  fare  poi
    comincia indietreggiare.
    Lo  chtorran  si  era  voltato  e lo osservava.  Si raggrinzi e con un
    braccio comincia grattare pigramente il pavimento.
    Il cane quasi si scorticla schiena strusciando contro la parete  per
    raggiungere l'unica via d'uscita che conosceva, il vano illuminato. Ma
    Smitty lo aveva richiuso.  Il cane annusava il pannello e lo graffiava
    freneticamente con tutte e due le zampe  come  se  pedalasse.  Raspava
    contro  la  porta  che non cedeva.  Comincia uggiolare,  a mugolare,
    quasi supplicando di farlo uscire.
    - Fatelo uscire!  - Non ero stato io a dirlo...  avrei  voluto  essere
    stato io. Era stata la rossa.
    - Non so... ma fate qualcosa. VI PREGO!
    Nessuno le rispose.
    Il  cane  era  impazzito.  Si  volt e  mostri denti allo chtorran,
    ringhiando,  per tenerlo lontano,  poi di nuovo si girper cercare di
    aprire  la  porta,  tentando  di  infilare una zampa nella fessura per
    sollevarla...
    Lo chtorran si mosse,  lentamente.  La parte anteriore si  sollev in
    aria,  poi  ricadde  arcuandosi,  la parte posteriore non si era quasi
    spostata.  Sembrava un punto interrogativo rosso  rovesciato,  con  la
    bocca sul pavimento dove prima c'era stato il cane.
    Lo  chtorran  rimase  in  quella  posizione,  col  muso appoggiato sul
    pavimento coperto di paglia. Il sangue colava sulla superficie sporca.
    Il cane non aveva avuto nemmeno il tempo per un guaito.
    - E' finito? - chiese Vinnie.
    - Si.  E'  tutto  fino  a  domani  -  rispose  l'altoparlante.  -  Non
    dimenticatevi  di  parlare  ai  vostri amici di noi.  Tutte le sere un
    nuovo spettacolo.  - La voce di Smitty era strana,  ma lo erano  anche
    quella di Vinnie e di Jillanna.
    Lo  chtorran  si  allung di nuovo,  sembrava addormentato.  No,  non
    ancora.  Si rotolsu un fianco e diresse contro  il  muro  sporco  un
    getto  di  fluido nero e vischioso che scivolin una scanalatura dove
    scorreva dell'acqua.
    - E' quello che rimasto della mucca di ieri sera - ridacchiVinnie.
    Quel tipo non mi piaceva.
    Jillanna mi portdi sotto e mi presentSmitty. Sembrava un gelataio.
    Faccia rasata.  Il tipo di uomo che in privato  si  masturba  come  un
    ossesso.  Una  pelle  molto  liscia.  Ciuffi  di peli rossicci.  Lenti
    spesse. Un'espressione ansiosa, un po' allucinata.  Non gli strinsi la
    mano.
    - Jillanna, gliel'hai detto?
    -  Oh,  scusami...  Jim?  -  Venne  verso  di  me  facendo un sacco di
    smorfiette e pizzicandomi la stoffa della camicia  con  due  dita.  Mi
    guard sbattendo gli occhi in un'imitazione grottesca di una donna...
    questa creatura che si eccitava a vedere morire tre cani  sbranati  da
    un gigantesco lombrico fluorescente.  Abbassla voce. - Mmm... Jim...
    vuoi dare a Smitty cinquanta casey?
    - Eh?!
    - E' per... be', lo sai.  - Con la testa fece cenno verso la parete al
    di  l della  quale  una  massa rossastra emetteva un suono fievole e
    vibrante.
    Ero rimasto cosi sorpreso che stavo giprendendo  il  portafoglio.  -
    Cinquanta casey?
    Smitty  cominci a  scusarsi.  - Sono per...  be',  per la sicurezza.
    Voglio dire... tu capisci...  noi non dovremmo far entrare persone non
    autorizzate...  specialmente nell'ora del pasto. Ti ho fatto un favore
    a farti entrare.
    Jillanna risolse la situazione prendendomi il portafoglio  di  mano  e
    tirando fuori una banconota azzurra nuova di zecca.  - Ecco, Smitty...
    comprati una bambola di gomma nuova.
    - Ci puoi scommettere -  rispose  lui,  ma  sottovoce,  e  intasc il
    biglietto.
    Ripresi il portafoglio e ce ne andammo.  Sentivo come una morsa che mi
    stringeva la nuca.  Quando Jillanna mi afferrla mano,  la  morsa  si
    fece piforte. Mi sentivo come un uomo diretto alla galera.
    Mi fermai prima di arrivare al floater.  Avrei preferito non dirlo, ma
    non volevo far continuare quell'orrore un momento di pi
    Cercai di essere gentile.  -Mmm...  bene...  grazie per avermi portato
    qui - dissi. - Be'... direi che ora di andare a casa.
    Non funzion
    - E noi? - domandJillanna. Lo esigeva. Cominciad avvicinarsi.
    - La trattenni e dissi: - Credo di essere... troppo stanco.
    Giocherell con i peli sul mio braccio.  - Ho un po' di polverina per
    sognare... - disse. Le sue dita erano arrivate fino al mio gomito.
    - Mmm...  non mi piace...  mi fa  dormire.  Senti,  posso  tornare  in
    caserma a piedi...
    - Jimmy,  ti prego, stai con me... - Per un momento sembrun cucciolo
    abbandonato. Esitai. - Ti prego... ho bisogno di qualcuno...
    Fu la parola bisogno che mi colpi. Sentii come un pugno nello stomaco.
    - Non posso, Jillanna. Davvero non posso. Non per te... si tratta di
    me. Mi dispiace.
    Mi guardincuriosita con uno dei suoi bei sopraccigli alzato come  un
    punto interrogativo.
    -  E'  per  quel...  mmm...  chtorran  -  dissi.  -  Non  riuscirei  a
    concentrarmi.
    - Vuoi dire che non lo hai trovato eccitante?
    -  Eccitante?  Mio  Dio,  ma  era  orribile!   Quel  povero  cane  era
    terrorizzato!
    -  Era  solo un bastardo,  Jim...  gli chtorran invece sono magnifici.
    Davvero magnifici.  Devi guardarli con occhi nuovi.  Anche a me  prima
    sembravano  orribili,  ma  poi  ho  smesso  di paragonarli agli esseri
    umani...  ho smesso di identificarmi con i  cani  e  ho  cominciato  a
    guardarli  obiettivamente.  La  loro  forza,  la  loro indipendenza...
    vorrei che gli uomini avessero le loro capacit  Ho voglia di  farlo.
    Ti  prego,   Jim,  rimani  con  me  stanotte.  Prendimi.  -  Si  stava
    aggrappando alla mia giacca, alla mia camicia, al mio collo.
    - Grazie...  - dissi pensando a quello che diceva mio padre.  Qualcosa
    circa  il  fatto  che era consigliabile sapere in anticipo dove uno si
    stava cacciando.  Mi liberai dalle sue mani.  - No,  grazie.  -  Avrei
    voluto  dirle  qualche  altra  cosa,  ma  quel po' di tatto che mi era
    rimasto mi impediva di  dirle  quel  che  pensavo  di  lei.  Forse  lo
    chtorran  non  aveva  colpa  a  essere  quello  che era.  Jillanna s
    Cominciai a tirarmi indietro...
    - Allora sei "davvero" un gay?
    Al diavolo il tatto. - E l'alternativa saresti TU? - Mi voltai e me ne
    andai.
    Jillanna non disse nulla fino a che io non fui a  met del  piazzale.
    Poi url - Finocchio!  - Mi voltai per guardarla,  ma aveva gimesso
    in moto il floater.
    Merda.
    Quando riuscii ad arrivare in caserma ero congelato.  Ma  non  tremavo
    pi  non  ero infuriato.  Mi sentivo nauseato e stanco.  Avrei voluto
    essere di nuovo un bambino per piangere in braccio  a  mio  padre.  Mi
    sentivo molto, molto solo.
    Il  mio  letto  era  una  bara  vuota  e  io vi giacqui rabbrividendo,
    cercando di essere comprensivo, cercando di capire, cercando di essere
    maturo. Ma non potevo essere maturo,  non potevo perchero circondato
    da  idioti e da teste di cazzo,  ciechi ed egoisti che sguazzavano nei
    loro giochini schifosi,  i loro feticci e le loro manovre  di  potere.
    Quello  che volevo fare io era colpire e prendere a calci e bruciare e
    schiacciare e distruggere. Volevo pestare,  pestare,  pestare.  Volevo
    agguantare  quella  gente  e  scuoterla  fino a che non gli si fossero
    staccati gli occhi dalla testa.
    Volevo sentirmi sicuro. Volevo sentire che qualcuno in qualche posto -
    qualsiasi posto - sapesse quello che stava facendo. Ma in quel momento
    ero convinto che nessuno al mondo sapesse quello  che  stava  facendo,
    nemmeno io.
    Ma erano tutti ciechi, stufi o stupidi?
    Perchnon riuscivano a vedere la veritche avevano davanti?
    "Sput-fiut".
    Perchnon riuscivano a vederla?
    Show Low, Arizona, non era uno scherzo!
    19.
    Alle  sei  del  mattino Ted entrbarcollando nella stanza,  sbattla
    porta dietro di s  accese la luce e si fece strada  verso  il  bagno
    andando a sbattere rumorosamente contro i muri.  Oh mamma!  - grid -
    Camminerzoppo per una settimana...  e storto per  due.  -  Le  altre
    parole si persero sotto il rumore dell'acqua corrente.
    Un'ascia no, farebbe un macello, pensai. Meglio una pistola.
    - Ehi, Jim! Sei sveglio?
    - Ora s- grugnii. No, con una pistola sarebbe stata una morte troppo
    rapida. Volevo che fosse lenta e dolorosa. Forse con le mani.
    Rientrtraballando e ridacchiando. - Ehi... ti stai alzando?
    - Era tutto impiastricciato di quel che restava del trucco.
    - Gi Ho qualcosa da fare.
    -  Be',  la  farai  dopo.  Questa piimportante.  Puoi considerarti
    fortunato se sono tornato  a  cambiarmi.  Puoi  venire  con  me...  ma
    sbrigati!
    Mi misi a sedere sul bordo del letto. - Venire dove?
    - All'albergo.  La prima riunione non inizierfino alle dieci,  ma ho
    una colazione di lavoro...
    - Una colazione di lavoro?
    - S.. non hai qualcosa per rimettermi in sesto?
    - Non so. Devo guardare...
    - Lascia perdere, prenderqualcosa all'albergo. Dai, vestiti...
    - Aspetta un momento... - rimasi lseduto a strofinarmi gli occhi. Mi
    faceva male la testa. Gli concessi una sospensione della sentenza,  in
    attesa  di  esaminare  le prove.  - Che cos'questa storia?  Dove sei
    stato tutta la notte?
    - A dipingere la cittdi nero e di  azzurro.  Dai...  -  Mi  tir in
    piedi. - ...vai sotto la doccia. Ho fatto un zonzo-party...
    - Un zonzo-party?
    - C'un'eco? S un zonzo-party. - Scelse il programma per la doccia.
    -  Dai,  levati  questi di dosso...  a meno che tu non voglia farti la
    doccia in mutande e canottiera.
    - Aspetta un momento...! - Stavo per mettermi a sedere sul gabinetto.
    - Non abbiamo un minuto da perdere.  - E detto questo  mi  sollev di
    peso,  entrnella doccia e mi infilinsieme a lui sotto il rubinetto
    dell'acqua.  - Che Dio  ti  maledica!  -  A  quel  punto  neanche  una
    telefonata  del  governatore avrebbe potuto salvarlo.  Un barattolo di
    miele, un formicaio e quattro paletti, non mi serviva altro.
    I miei indumenti di carta si stavano gisciogliendo.  Mi  allung il
    sapone,  si strappdi dosso la camicia inzuppata,  si sfilil kilt -
    era di stoffa - e lo gettsul pavimento.
    Dovevo chiederglielo. - Le hai lasciate da qualche parte?
    - Lasciato cosa?
    - Le mutande.
    - Non si mettono mai. E' una tradizione. Non s'indossa niente sotto il
    kilt. - Ridacchicome un idiota. - Be', adesso esausto, ma dagli un
    paio di giorni... e vedrai che mi rimetterin sesto.
    Mi voltai dall'altra parte, misi il viso sotto l'altro getto d'acqua e
    restai limmobile. "Aahhh".
    - Comunque... - prosegu- ...sono stato a un zonzo-party.  - Forse se
    avessi  lasciato  entrare  l'acqua nelle orecchie sarei riuscito a non
    sentirlo.  - Questa  volta  l'ho  fatto  con  uno  scopo  preciso.  Ho
    cominciato  alla  reception  con  il  colonnello  Bustworth...  te  lo
    ricordi? Quello con la ragazzina? E' un uomo che conviene conoscere...
    incaricato delle requisizioni,  i rifornimenti  e  i  trasporti  per
    l'intera area di Denver.  E' un vero burocrate...  lui che controlla
    tutta la documentazione.  Comunque...  Jim!  Comincia a insaponarti...
    dobbiamo fare in fretta! Allora... gli sono stato incollato abbastanza
    a lungo da farmi invitare a un party in un attico. Quelli del comitato
    organizzatore della conferenza.  Ero seduto in un angolo accanto a tre
    pezzi grossi ad ascoltare le loro chiacchiere.  Dopo un  quarto  d'ora
    sapevo  chi contava e chi no in quella stanza.  E dopo un altro quarto
    d'ora loro sapevano chi ero io... il nipote del Senatore Jackson della
    Mormon University!
    - Cosa?!
    - Sta' zitto e strofinati... non ho ancora finito la mia storia.
    - Ted, non puoi raccontare balle simili...
    - Quali avrei dovuto raccontargli, secondo te?
    - Sai cosa intendo dire.  Non avresti dovuto raccontare queste  storie
    ai partecipanti alla conferenza, ai generali e Dio sa a chi altri!
    - Jim, non ha importanza. Prestavano attenzione solo a quel che usciva
    dalle loro bocche... o che entrava. E quando hanno deciso di andare in
    un  altro party,  sono andato con loro.  E mi sono trovato in un'altra
    stanza piena di gente a ripetere la stessa scena.  Ascoltavo  le  loro
    chiacchiere   e   registravo   quelle   pi  importanti  -   facile
    individuarle,  i pettegolezzi diventano tremendamente sgradevoli  -  e
    cercavo  di  stargli  il pivicino possibile.  Siamo andati avanti in
    questo modo per sette party diversi,  uno meglio dell'altro.  C'era un
    ricevimento  delle  Nazioni Unite,  solo per il corpo diplomatico;  ci
    credi che c'mezzo mondo qui?  Lo Zio Sam ha affittato  una  sala  da
    ballo - ho conosciuto un senatore davanti a una ciotola di guacamole -
    ma  il  party organizzato dai comunisti aveva certamente il buffet pi
    abbondante. Stanno nella suite imperiale. E sono stato anche da quelli
    dell'Associazione per  l'Aggressione  Totale,  uno  strano  gruppo  di
    persone.  Ma  utili.  Sai  quanto  sono  importanti  i  mercenari  per
    l'equilibrio del potere nel mondo?
    - No, e non me ne importa. - Poi ripensandoci: - Ammazzano la gente? E
    quanto si fanno pagare?
    - Distruggono la reputazione...  e se chiedi quanto si fanno pagare si
    vede che non puoi permettertelo.
    Stavo  per  uscire dalla doccia,  ma Ted mi afferrper un braccio.  -
    Aspetta  un  momento...   non  hai  ancora  sentito   la   parte   pi
    interessante.
    - S l'ho gisentita.
    Mi tirindietro abbracciandomi. - Sei fantastico quando ti arrabbi...
    - Dagli un taglio, Ted!
    -  ...e  mi piace quando fai il difficile.  - Ma mi lasciandare.  Mi
    spostai seccato. L'unica cosa che continuava a tenere in vita Theodore
    Andrew Nathaniel Jackson era la mia  incapacit di  trovare  il  modo
    adatto per liberarmi del suo cadavere.
    Mi rimisi sotto la doccia... avevo ancora la schiena tutta insaponata.
    Lo  spruzzo  dell'acqua  passava da una pioggerella tiepida a punte di
    spillo roventi. - Voglio che la pianti, Ted.
    - Non devi preoccuparti...  tanto ormai tutti sanno che  finita  tra
    noi.  Ieri sera ho incontrato quella ragazza,  e mi sono fatto curare.
    Oh, non volevo, Jim. Ho cercato di rimanerti fedele... le ho detto che
    avevo fatto un giuramento solenne...  ma lei mi ha convinto a  provare
    una  volta nell'altro modo...  e aveva ragione.  Era proprio quello di
    cui avevo bisogno.
    - Fantastico. Sono felice per te. Non solo hai convinto tutti che sono
    un finocchio...  ora sono diventato anche un finocchio cornuto.  E non
    so nemmeno come cominciata questa storia.  - Mi voltai e sollevai le
    braccia perchsi sciacquassero sulla parte interna.  In quell'istante
    lo   spruzzo  divenne  gelido...   un  improvviso  colpo  di  martello
    pneumatico di acqua molto fredda,  colata  dal  ghiacciaio  locale.  -
    "Aahhh!" - disse Ted.  - Non magnifico?  Non proprio quello che ci
    vuole per svegliarsi?
    Non potevo rispondere. Ero troppo impegnato a bestemmiare... ero fuori
    della doccia, e battevo i denti avvolto in un asciugamano prima che le
    pareti smettessero di echeggiare le bestemmie.  Ora ero  completamente
    sveglio,  e  pensavo  che  il  fatto  di  potermi  liberare o meno del
    cadavere in fondo non aveva molta importanza.
    - Vai ad aprire la porta, Jim!
    - Cosa?
    - La porta... non senti che stanno bussando?
    Uscii borbottando dal bagno e mi avvicinai alla porta lasciando le mie
    impronte bagnate sul pavimento. - S - ringhiai.
    Era una donna ossuta con gli occhi da cane bassotto.  Perchaveva  un
    aspetto  familiare?  Ah,  s..  era  quella  che  aveva  riempito  il
    bicchiere di Fromkin.  L'aveva servito per tutta la sera,  ora che  ci
    pensavo. - Non siamo stati ufficialmente presentati... - Mi afferrla
    mano. - ...mi chiamo Dinnie. Siete pronti, ragazzi? - Aveva dei brutti
    denti.
    - Uhm... no.
    - Va bene,  vuol dire che aspetter  - Mi passaccanto e si deposit
    sull'unica sedia della stanza.
    - Uhm... bene. Fai pure. - Presi i miei vestiti e ritornai nel bagno.
    - Dio...  - disse Ted uscendo  dalla  doccia.  -  Non   una  mattina
    meravigliosa? - Mi passaccanto e mi dette una gomitata.
    -  Gi  -  Stavo  pensando  che  nessuna  giuria del paese mi avrebbe
    giudicato colpevole. Mi infilai in fretta i vestiti.
    Quando uscii dal bagno, Dinnie stava dando a Ted una maglietta marrone
    chiaro con la dicitura NON E' SOLO UN ALTRA LOVE STORY. - Ecco - stava
    dicendo Dinnie. - Questa farimpazzire le ragazze.  Mette in mostra i
    tuoi muscoli.
    - Specialmente quelli fra le orecchie - mormorai. Ma mi ignorarono.
    Ted  sorrise,  s'infilla maglietta e una giacca a vento rosso scuro,
    prese il suo borsone e si  diresse  verso  la  porta.  -  Siamo  tutti
    pronti? Andiamo.
    Presi il giubbotto e li seguii.  Non appena uscimmo alla luce del sole
    cominciarono a lacrimarmi gli  occhi.  Non  avevo  immaginato  che  di
    giorno  il  Colorado  potesse essere cosabbagliante.  Ted si era gi
    seduto al posto di guida di una lunga e scintillante...
    - Ted! Dove l'hai presa?
    - Te l'ho detto.  Il colonnello  Bustworth   un  uomo  che  conviene
    conoscere. Ti piace?
    - Ma non UN PO'... stravagante?
    - Non esiste qualcosa un po' stravagante - replicTed. - Vuoi salire?
    -  Girla chiave e il motore si avvicon un rombo che fece tremare i
    vetri delle finestre nel raggio di un chilometro.
    Salii dietro.  Ted non aspett neppure  che  chiudessi  la  portiera,
    schiacci l'acceleratore e prese il volo con un angolo d'inclinazione
    tale da far uscire le monetine dalle tasche dei miei jeans.
    - Iuhuuu! - strillDinnie, con finto entusiasmo.  Applaudil decollo
    e fece un inchino al pilota.  Probabilmente ci sarebbe stato un doppio
    omicidio.
    Ted prese quota e si  mantenne  a  quell'altezza.  Dinnie  si  gir a
    guardarmi. - Allora, Jim, non stato formidabile zio Daniel?
    - Chi?
    - Il dottor Fromkin.
    - E' tuo zio?
    -  Be',  non  legalmente.  -  Rispose  col  naso dritto.  - E' mio zio
    spiritualmente. Gli ideazionisti sono una sola grande famiglia.
    - Oh... - dissi.
    - Hai incontrato Fromkin? - disse Ted. - Non me l'hai detto.
    - Non me l'hai chiesto. E' un tipo... interessante - dissi a Dinnie. -
    Lavori per lui?
    - Oh,  no...  ma siamo buoni amici.  Credo  di  conoscerlo  meglio  di
    chiunque altro. Quell'uomo un genio.
    -  Se  lo dici tu.  - Io certo non lo sapevo.  Mi era sembrato solo un
    altro tizio pieno di boria.
    Dinnie disse: - I pivelli non dovrebbero mai sfidare i grandi calibri.
    Sei stato fortunato che fosse di buon umore. - Poi spiega Ted: - Jim
    l'ha provocato.
    - Jim? - Ted era incredulo. - Il nostro Jimmy?
    - Gli ho solo chiesto... oh, lascia perdere. - Ero arrossito.
    Dinnie si gire mi disse: - Allora, cosa ne pensi di Jillanna?
    - Eh? - disse Ted. - Chi Jillanna?
    - Ieri sera Jim andato via con lei. L'hanno notato tutti.
    - Non mi ero reso conto di essere cosfamoso - mormorai.
    - Oh,  non tu.  Jillanna.  Ha una vera  reputazione.  C'era  un  certo
    colonnello  delle  Forze  Navali  che morto mentre la scopava...  un
    "attacco coronarico massivo",  ma Jillanna non si fermata,  andata
    avanti finchnon ha finito la SUA scopata. Una donna con un controllo
    simile  merita rispetto.  E poi diciamocelo,  quante proseguirebbero a
    chiavare fino a farti sanguinare le orecchie?  -  Dinnie  si  volt a
    guardarmi con gli occhi sgranati dalla curiosit  - Allora,  pivello?
    E' cosbrava da farti scoppiare il cuore?
    - Mmmm...  - mugugnai.  - Non abbiamo fatto niente.  -  Forse  sarebbe
    stato meglio che mi fossi buttato fuori dalla macchina.
    -  Questo  s che  proprio il nostro Jimmy - disse Ted.  Riuscivo a
    vedere che ridacchiava anche con la nuca.
    - Cosa ti sei perso - disse  Dinnie,  voltandosi  di  nuovo  verso  il
    parabrezza. - Jillanna cosbella. Una volta ci ha provato anche con
    me,  ma ho dovuto rifiutare.  Ora me ne pento,  ma avevo fatto voto di
    castitper un anno,  solo per provare a  me  stessa  che  ce  l'avrei
    fatta. C'erano troppe persone che cercavano di tirarmi gile mutande.
    Mamma mia! Non ce la facevo pi
    Comincia risuonarmi qualcosa in testa. La sera prima Ted era andato,
    "con  uno  scopo  preciso",  a fare la sua scalata in societ  ed era
    finito con questa?
    Dinnie continuava a parlare pacifica.  - Comunque credo di aver  fatto
    bene.  Mi ha fatto apprezzare molto di pile cose.  Voglio dire, ieri
    sera credo di essere venuta undici volte.  Anche tu - disse rivolta  a
    Ted. - Poi ho perso il conto.
    Buon  Dio!  Incrociai  le  braccia  dietro la nuca e guardai fuori dal
    finestrino.  Dovevo proprio essere costretto ad ascoltarla?  Sotto  di
    noi  vedevo  vaste  aree  bruciate,  strisce  di  macerie annerite che
    sfiguravano i profili lineari dei viali fino all'orizzonte.
    Tutto era immobile. Nessuna automobile, nessun autobus, nessun pedone,
    nessun ciclista... niente.  Vidi tre cani che trotterellavano in mezzo
    alla  strada,  e  nient'altro.  L'immobilit di  quel  paesaggio  era
    deprimente.
    Qualcuno aveva inciso un gigantesco  graffito  lungo  il  muro  di  un
    intero isolato. Le lettere dovevano essere alte tre metri, se riuscivo
    a leggerle dall'alto. La scritta diceva DOVE SE NE SONO ANDATI TUTTI?
    Raffiche giallognole di polvere che si andava ad ammucchiare vicino ai
    muri,  ai marciapiedi,  alle case.  Sarebbe diventato un deserto...  o
    cosa?  Oppure la prateria  avrebbe  bonificato  la  terra  conservando
    intatto  un  reperto  degli  ultimi  giorni  della  nostra civiltper
    mostrarlo a sconosciuti archeologi futuri?
    Cos'avrebbero capito di noi quei  futuri  sguardi  indagatori?  Questo
    pensiero  mi  irrit  con  che coraggio potevano scavare nella nostra
    tragedia?
    Intervenne Dinnie a distrarmi.
    Si stava lisciando i capelli di un insolito color arancione.  -  Molte
    persone  non  si  rendono  conto  di  quanto quell'uomo sia sensibile.
    Possiede un talento smisurato.  Se un giorno imparasse a controllare i
    suoi poteri, diventerebbe pericoloso.
    Guardai  Ted chiedendomi a cosa stesse pensando...  ma in quel momento
    il suo viso era  assolutamente  inespressivo.  Ogni  tanto  annuiva  o
    sbuffava,  ma  le  sue  reazioni esprimevano solo un assenso generico.
    Dinnie sembrava  non  averlo  notato,  o  se  invece  l'aveva  notato,
    sembrava non farci caso. Buon Dio! Ma non le si seccava mai la lingua?
    - Con chi che ti devi incontrare? - chiesi a Ted.
    Ted aprla bocca per rispondere... e Dinnie disse: - Con Associazione
    Spiralista del Nuovo Mondo.
    -  Spiralismo?  Stai  andando  dagli  Spiralisti adesso!?  Io...  - mi
    zittii.  - Lasciamo perdere...  - dissi alzando le mani.  -  Non  sono
    affari miei. Ognuno decide di rovinarsi come crede.
    - E' solo una colazione, Jim... - comincia dire Ted.
    Dinnie  lo  interruppe.  - Sono veramente persone affascinanti.  E poi
    Ragamuffin uno dei POCHI posti dove servono una colazione decente...
    anche se devo dire che la loro carta dei vini non mi sembra proprio un
    granch..  quindi lo  consiglierei  solo  per  la  colazione.  Vi  ho
    raccontato di come una volta ho mandato via il sommelier?
    All'improvviso  non ce l'avevo picon Ted.  Si era trovato un destino
    di gran lunga peggiore di quello che avrei potuto inventare per lui. -
    Be', mi sembra indubbiamente... ehm... interessante. Ehm...  pensi che
    questa mattina berranno il sangue di qualche neonato?
    Vidi  la  rapida occhiata di Ted allo specchietto retrovisore...  not
    l'espressione del mio viso e capche lo stavo prendendo in giro.
    - Senti Jim - disse  con  tono  serio.  -  Ti  far scendere  davanti
    all'albergo.  Ma  non   piun vero e proprio albergo.  Zio Sam l'ha
    requisito, e ora lo usano temporaneamente come centro congressi... per
    tutta la durata della  conferenza...  il  che  significa  per  sempre.
    Comunque,  mi sono procurato due autorizzazioni - non chiedermi come -
    cospotrai accedere a  quasi  tutte  le  riunioni  ufficiali  e  alla
    maggior parte di quelle ufficiose. Non so se anche a quelle riservate.
    Dovrai scoprirlo da solo...  ma sta' attento. Ascolta, fai in modo che
    non ti controllino  le  credenziali  con  troppa  attenzione;  sei  in
    regola, ma per un pelo, percicerca di non farti notare, va bene?
    - Certo... mi sembra perfetto. Ma come hai fatto?
    -  Provengo  da un'antica stirpe di attendenti.  E ora ascolta...  per
    prima cosa devi registrare il tuo arrivo.  Batti CORDCOM.REG;  tutti i
    terminali  possono ricevere la tua carta.  E,  a proposito,  sei anche
    autorizzato a usare il parco macchine.  Accesso illimitato.  E'  molto
    conveniente.  Non  devi  stare  a preoccuparti di permessi e ricevute.
    Puoi disporre di tutto...  tranne che della limousine del presidente o
    un Patton.
    - E ora dimmi, perchdovrei volere un carro armato col laser?
    Ted  scroll le  spalle.  - Per divertirti?  - La macchina sobbalza
    contatto del terreno,  rimbalzuna volta,  poi si  ferm  Ted  tocc
    leggermente i freni per diminuire la velocit
    - Potresti usarlo, sai, se davvero lo volessi. Perchsei un... ehm...
    militare.   Speciale,   capisci?   Ecco   da  dove  saltano  fuori  le
    autorizzazioni. L'unica cosa che dovresti fare sarebbe di prenderti un
    paio d'ore per imparare a usarlo.  E dimostrare  che  ne  hai  davvero
    bisogno.
    - Ne faccio a meno, grazie.
    -  Be',  ricordatelo.  Ti  immagini  la faccia di Duke...  o quella di
    Obie... se arrivi lasscon uno di quelli?
    Provai a pensarci. No, non riuscivo a immaginarlo.
    Ted svoltper una rampa fino a un'entrata laterale.  - Ci vediamo pi
    tardi, va bene?
    - Certo.  Ehm,  piacere di averti conosciuta,  Dinnie. - Mi allontanai
    mentre loro proseguivano rullando sulla pista. SPIRALISTI?
    Infilai le mani nelle tasche del giubbotto e mi diressi all'albergo...
    eh? Ma cos'questo? Oh, la cassetta della dottoressa Obama.  Me n'ero
    quasi dimenticato.
    Trovai  una  serie  di  terminali e m'infilai in una delle cabine.  Mi
    registrai subito con CORDCOM.  La mia carta scomparve  nella  fessura,
    poi venne riemessa con una striscia gialla sovraimpressa.  Nell'angolo
    in alto a destra era stata stampata anche una grande "c" racchiusa  in
    un quadrato rosso. Cosa significava?
    Azzerai   il  video  e  chiamai  DIRECTORY,   Tenente  Colonnello  Ira
    Wallachstein.
    Sullo schermo lampeggila scritta: SPIACENTE, INESISTENTE...
    Eh?
    Forse avevo sbagliato tasto. Battei di nuovo.
    SPIACENTE, INESISTENTE.
    Be',  era...  strano.  Allora  chiamai  PROGETTO  JEFFERSON,  cercando
    l'elenco del personale.
    SPIACENTE, ACCESSO VIETATO.
    Provai  con  la  Guida Militare dell'Area di Denver.  Ma non risultava
    neppure l
    Rimasi a sedere sconcertato,  domandandomi cosa fare.  Mi  grattai  la
    testa.  Perch la dottoressa Obama mi avrebbe consegnato un pacco per
    qualcuno che non si trovava l O forse questo colonnello Wallachstein
    si era trasferito senza farlo  sapere  alla  dottoressa  Obama?  Forse
    avrei dovuto chiamarla per chiederglielo.  No,  qualcosa mi diceva che
    era meglio di no.
    Tirai fuori la cassetta dalla tasca e la guardai.  Non era  niente  di
    straordinario,  era  solo  compatta  e  leggera.  Spigoli arrotondati.
    Nessun segno,  a parte la tastiera e la serratura.  Nessun  tintinnio.
    Dovevo pensarci su.  Non volevo distruggerla.  Non ancora.  Mi sarebbe
    sembrato uno smacco.
    La rinfilai in tasca.  Magari questa notte,  in caserma.  Forse mi ero
    lasciato sfuggire qualcosa.
    Cancellai   il   video   e  chiamai  il  programma  della  conferenza.
    L'assemblea  generale  sulla  biologia  degli  chtorran  e  sul   loro
    comportamento cominciava alle dieci.
    A quanto pareva,  un incontro che si ripeteva ogni settimana. Esaminai
    il resto del calendario,  lo stampai su carta e me lo misi  in  tasca.
    Poi andai a fare colazione.
    Mangiai cornetti,  salmone affumicato,  fragole e crema. Mangiai solo,
    ma era meglio che essere con Ted.
    20.
    L'uomo sul podio aveva un'espressione infelice.
    C'erano troppe sedie vuote. La sala era piena solo per un terzo.
    Mi fermai in fondo alla sala. Il pubblico si era gidiviso in piccoli
    gruppi.
    I militari sedevano tutti da una parte, sui lati.  Non mi ero mai reso
    conto  che  si  potesse  stare  seduti rimanendo sull'attenti.  I tipi
    dall'aria strana stavano tutti seduti  nelle  prime  cinque  file.  In
    tutte  le  riunioni  a  cui  avevo  partecipato succedeva sempre cos
    Quelli dall'aspetto serio sedevano qua e l nella  zona  centrale;  i
    turbanti  e  i  burnos  -  ce  n'erano  una quantitsi aggiravano nei
    corridoi chiacchierando a  gran  velocit e  ignorando  completamente
    l'uomo dall'aria accigliata in piedi sulla pedana.
    La  sala  risuonava  del  rumore  di  mille conversazioni diverse,  un
    torrente ribollente di parole.  Ma non  si  rendevano  conto  di  come
    stavano  parlando  a  voce  alta?  Tutti  urlavano  cercando  di farsi
    sentire, e quando uno alzava la voce, gli altri lo imitavano.  Non era
    difficile  capire  perch l'uomo sul podio avesse un'espressione cos
    infelice.
    Trovai una fila di sedie vuote a metdella sala e mi  misi  a  sedere
    verso  il  centro.  Inserii  un  nuovo nastro nel registratore e me lo
    infilai di nuovo in tasca.
    L'uomo  dall'aria  infelice  si  avvicin al  bordo  della  pedana  e
    bisbigliqualcosa a un aiutante, l'aiutante si strinse nelle spalle e
    l'uomo  sembr ancora  pi infelice.  Controllil suo orologio,  io
    controllai il mio...  la riunione  era  gi in  ritardo  di  quindici
    minuti.  Torn al  leggio  e  tamburellsul microfono: - Se prendete
    posto, possiamo cominciare.
    Non funzion  Il rumore  della  conversazione  aument perch tutti
    cominciarono    a   parlare   pi  forte   per   superare   la   voce
    dell'altoparlante. Capii che ci sarebbe voluto ancora un po' di tempo.
    - Delegati!  Vi prego...!  -  Tent di  nuovo:  -  Vorrei  richiamare
    all'ordine l'assemblea.
    Nessuno  gli  bad  Tutti avevano qualcosa di cosimportante da dire
    che il resto non gli interessava.
    L'uomo dall'aria infelice  fece  un  altro  tentativo,  poi  prese  un
    martelletto  e  cominci a  battere su una campanella del tipo che si
    usava sulle vecchie navi e che era appesa in  cima  al  leggio.  Batt
    quattro  colpi veloci,  poi altri quattro,  poi altri ancora e ancora.
    Continua battere sulla campanella senza interrompersi,  un tintinnio
    ritmico  e  ininterrotto che non poteva essere ignorato.  Questa volta
    c'era riuscito.
    I  gruppi  cominciarono  a  sciogliersi.  Le  varie  conversazioni  si
    frantumarono  e si smorzarono - non potevano pigareggiare fra loro -
    e i partecipanti iniziarono a prendere  posto.  L'unica  conversazione
    che proseguiva a tutto spiano era quella in ameslan fra tre sorde... o
    forse erano interpreti.
    -  Grazie!  - disse alla fine l'uomo dall'aria infelice.  Pigialcuni
    pulsanti sul leggio e sullo schermo dietro di lui apparve un  annuncio
    ufficiale  in  varie lingue.  In francese,  russo,  italiano,  cinese,
    giapponese,  swahili,  arabo e in  altre  lingue  che  non  riuscii  a
    individuare.  Quello in inglese diceva LE TRADUZIONI IN LINGUA INGLESE
    DEI RELATORI STRANIERI POSSONO ESSERE ASCOLTATE SUL  CANALE  QUINDICI.
    GRAZIE.
    Rimase  in attesa che tutti i delegati inserissero gli auricolari o si
    mettessero  le  cuffie.   Un  fruscio  e   un   brusio   interminabili
    accompagnarono i loro tentativi.
    Qualcosa  sulla destra attirla mia attenzione...  il maggiore Lizard
    Tirelli  al  braccio  di  un  colonnello   di   colore   molto   alto.
    Chiacchierando  e  ridendo  presero  posto  tre  file  piavanti.  Mi
    domandai se fosse il caso di salutarla, ma decisi di no. Forse l'avrei
    solo infastidita e poi ora la sala si stava  riempiendo,  sarei  stato
    notato  e  mi  sarei sentito imbarazzato.  Mi domandai anche se dovevo
    tenere un paio di posti per Ted e Dinnie  -  veramente  non  ne  avevo
    nessuna  voglia  -  ma  il  mio problema si risolse da solo quando una
    bella donna dalla pelle scura si sedette alla mia destra e un paio  di
    ufficiali presero posto alla mia sinistra. La bella donna indossava un
    camice  da laboratorio e aveva in mano un taccuino.  Accese la piccola
    luce e comincia  leggere  degli  appunti  mentre  aspettava  che  la
    riunione avesse inizio.
    Tirai  fuori il registratore dalla tasca per accenderlo,  ma mi sentii
    toccare il braccio: - Non una buona idea - disse - ci possono essere
    notizie riservate.
    - Oh! - dissi.  - Grazie.  - Me lo rinfilai in tasca e cosfacendo lo
    accesi. Non credo che la donna se ne accorse.
    L'uomo   dall'aria   infelice   cominci a  battere  di  nuovo  sulla
    campanella.  - Credo che possiamo cominciare.  Per quelli che  non  mi
    conoscono  io sono il dottor Olmstead,  dottor Edward K.  Olmstead,  e
    svolgo le funzioni di direttore del Gruppo Studi sugli  Extraterrestri
    del   Centro  Scientifico  Nazionale  di  Denver.   Desidero  cogliere
    l'occasione per darvi il benvenuto  a  questa  riunione  straordinaria
    della    Conferenza   Internazionale   Permanente   per   gli   Affari
    Extraterrestri.
    "Ho il compito di ricordarvi che la maggior parte degli argomenti  che
    verranno  discussi  sono  in  genere classificati 'solo per addetti ai
    lavori'.  Quindi solo per i partecipanti alla conferenza e per i  loro
    collaboratori.  Desideriamo  tuttavia  sottolineare che il materiale 
    solo per vostro uso e deve essere  classificato  come  riservato.  Non
    siamo  ancora  in condizione di diffondere queste notizie al pubblico.
    Le  ragioni  verranno  discusse  domani  nella  sessione  sull'impatto
    dell'informazione.  Vi saremo molto grati della vostra collaborazione.
    Grazie.
    "Questa riunione straordinaria stata organizzata nella  giornata  di
    sabato  per  andare  incontro  alle  esigenze di quei delegati che non
    potranno essere presenti per tutta la durata della conferenza. Come al
    solito,  questa riunione trasmessa in diretta  sul  canale  due.  Se
    desiderate  altre  informazioni  su qualsiasi argomento,  potete farlo
    interrogando  i  terminali  collegati  alla  rete.   Sono   a   vostra
    disposizione  per qualsiasi cosa di cui abbiate bisogno e se non avete
    ancora l'autorizzazione  per  accedere  alle  informazioni  riservate,
    rivolgetevi alla segreteria.
    "Come  potete  leggere  sul  programma,  nelle  prime  due ore e mezzo
    cercheremo di presentare tutte le relazioni scientifiche,  lasciando a
    questo   pomeriggio   le   questioni  pi importanti  riguardanti  le
    esperienze  di  contatto  e  di  controllo...   naturalmente  dopo  un
    ragionevole  intervallo per il pranzo.  Avrete certo notato che questo
    albergo  dispone  di  un  eccellente  buffet.  Domani  dedicheremo  la
    mattinata  agli  aspetti  culturali e psicologici e il pomeriggio alle
    questioni di economia.  Ci scusiamo in anticipo per abusare  cos del
    vostro tempo e vi ringraziamo per la vostra collaborazione. Ci aspetta
    un  weekend di lavoro.  A questo punto cedo il microfono al presidente
    di questa conferenza, dottoressa Moyra Zymph."
    Qualche cortese applauso accolse la dottoressa Zymph che saliva  sulla
    pedana.  Era una donna imponente,  un po' scarmigliata, con l'andatura
    da  camionista.   Cominci a  parlare  con  voce  rauca  e  il   tono
    professionale state-a-sentire-quel-che-vi-dico.
    -  Allora,  cominciamo.  - Poggicon gesto deciso il suo taccuino sul
    leggio. - So bene che la maggior parte di voi preferirebbe avere delle
    risposte invece di sentire delle domande. Sfortunatamente ora come ora
    tutto quello di cui disponiamo sono  solo  domande.  Una  quantit di
    domande... - fece una pausa ad effetto - ...e alcune ipotesi di cui vi
    parler
    "Vorrei  che  immaginaste  di  avere un rompicapo da cui mancano molti
    pezzi e nessuna foto sul coperchio della scatola che possa servire  da
    guida. Poi pensate a un magazzino pieno di tanti rompicapo incompleti.
    Adesso  mischiateli tutti insieme.  Poi trovate qualcuno che non abbia
    mai visto un rompicapo in vita sua  e  mettetelo  in  mezzo  a  questo
    mucchio  di  pezzi  e chiedetegli di capirci qualcosa.  Quando sarin
    grado di capire  che  cos' un  rompicapo,  potr dire  di  avercela
    fatta... di aver risolto la parte pidifficile del problema.
    "Voglio  che  abbiate  ben  chiaro  in  mente  questo esempio perch
    esattamente la situazione in cui ci  troviamo.  Abbiamo  un  magazzino
    pieno di pezzi, sappiamo come sono fatti ma non conosciamo quali siano
    le immagini complete...  quello che sappiamo per certo che il nostro
    magazzino pieno di rompicapo incompleti.  Abbiamo quindi risolto  la
    parte pidifficile. Che ora vi spiegher
    "A  molti  di  voi  non  piacer quello  che  sto per dire.  E non vi
    piaceranno soprattutto le implicazioni di quello che dir  Alcuni  di
    voi  saranno costurbati da quello che sentiranno che saranno tentati
    di  metterne  in  dubbio  la  veridicit   Rifiuteranno   le   nostre
    conclusioni  perch non  riusciranno  ad accettare i fatti.  Ma io vi
    prego di non fare questo errore.
    "Voglio perdirvi che naturale  che  quanto  vi  dir vi  metta  a
    disagio. Anche noi ci sentiamo cos.. e queste cose le sappiamo da un
    po'  di  tempo.  Ma  non  fate  che  questo  disagio  sia un alibi per
    nascondere a voi stessi la gravitdella situazione.  - Fece una lunga
    pausa  per  dare modo a tutti di riflettere su quello che aveva appena
    detto e intanto girava lo sguardo sull'uditorio per  vedere  se  c'era
    qualcuno che avesse qualche obiezione da fare."
    Non c'era nessuno.  Non ancora.  La dottoressa Zymph fece un cenno del
    capo e continu  - Bene.  Quello che oggi  far  mostrarvi  alcuni
    pezzetti  del  rompicapo  di  cui  siamo sicuri per poi arrivare,  per
    quanto possibile, a un quadro d'insieme. Non vi mostrertutti i pezzi
    - non ne abbiamo il tempo -  ma  solo  quelli  che   necessario  voi
    conosciate.
    Accese  la luce sul suo portablocco e comincia leggere.  - Per prima
    cosa, vi dirche la Terra, il pianeta su cui viviamo, sta subendo una
    contaminazione ecologica le cui cause,  si presume,  sono  di  origine
    extraterrestre.  -  Schiacci un pulsante nascosto sul leggio e sullo
    schermo dietro di lei apparvero due  immagini  della  Terra,  dove  si
    notavano  macchie  rosse  sparse  qua  e  l..  sembrava  un  caso di
    morbillo. La dottoressa continu - L'infestazione comparsa in tutti
    i maggiori continenti: Asia,  Africa,  le due  Americhe  e  in  misura
    minore  -  ma  non  sappiamo  perch - in Europa.  Non abbiamo ancora
    notizie sicure per quanto riguarda l'Australia e l'Antartide.  Fino  a
    questo  momento  le  prove indicano che l'infestazione limitata alle
    zone temperate del pianeta, le aree, cio  pidensamente popolate...
    cio  quelle  che erano pidensamente popolate.  - Si ferme lanci
    una lunga occhiata in giro.  - La...  mmm...  crisi  demografica  sar
    discussa  nella  riunione  di  domani.  Vi  invito  a essere presenti.
    Abbiamo alcune raccomandazioni da fare che dovranno  essere  messe  in
    atto immediatamente. Desidero inoltre sottolineare che la nostra prima
    preoccupazione non dev'essere solo quella di salvare le risorse umane,
    ma   di   farle   operare  in  modo  da  contribuire  allo  sforzo  di
    ricostruzione.  - Sembrava a disagio e cercnuovamente rassicurazione
    nei suoi appunti.
    -  L'infestazione  si   manifestata  in molte forme che conosciamo e
    probabilmente in altre  di  cui  non  siamo  ancora  a  conoscenza.  -
    S'interruppe,  premette  un tasto e si voltper controllare che sullo
    schermo apparisse la diapositiva giusta -  una  specie  di  fanghiglia
    rossastra che galleggiava sulla superficie di un lago.  Continu - La
    nostra attenzione stata  focalizzata  sugli  aspetti  pi..  mmm...
    drammatici di questa infestazione,  ma voglio ricordarvi che l'impatto
    ecologico ha provocato anche  altri  danni.  Siamo  in  presenza,  per
    esempio,  di  mutamenti nella sfera microbica e botanica,  molto seri,
    anche se per ora non cosi evidenti.
    "Vi daralcuni esempi per dimostrare l'ampiezza  del  problema  e  vi
    prego  di  credermi  se  dico  che  la situazione molto pigrave di
    quanto non appaia da questi esempi. La prima una specie di alga.  Si
    sviluppa molto rapidamente,  galleggia sulla superficie dell'oceano ed
    leggermente tossica. Generalmente la ritroviamo nei mari aperti,  ma
    pu svilupparsi  anche  nei  mari  interni  e  nelle  zone  di  acqua
    stagnante.  Una volta sviluppata,  tende a soffocare  qualsiasi  altro
    tipo di vegetazione.  Non usa la clorofilla per la fotosintesi, il che
    spiega il suo colore tendente al porpora.  - Sullo schermo  dietro  di
    lei  erano  apparse  delle  lingue  di  fanghiglia  rossastra  che  si
    frangevano su una spiaggia. La sabbia rossiccia era striata di macchie
    scure come di sangue rappreso.
    - Come ho detto,  leggermente tossica,  ma desidero  soffermarmi  un
    momento su questo aspetto. La fanghiglia trasuda una serie di sostanze
    particolarmente  pericolose,  comprese  alcune interessanti molecole a
    lunga catena  che  sembrerebbero  adatte  come  nutrimento  di  esseri
    immediatamente  successivi  nella  linea ecologica,  ma che ancora non
    sono apparsi. E non so se esserne felice oppure no.
    "Generalmente le acque cosi infestate sono oleose e il grasso  molto
    difficile  da  eliminare.  Se  vi  accadesse  di  esserne  ricoperti 
    essenziale   che   lo   rimuoviate   immediatamente,   perch  intasa
    irrimediabilmente  i  pori  e riduce la respirazione della pelle.  Per
    inciso, ha un cattivo odore... e questo vi aiutera individuarlo.
    "Se doveste  essere  tanto  sfortunati  da  "inghiottire"  acqua  cosi
    inquinata,  sarebbe ancora peggio.  Avrete nausea,  diarrea,  vomito e
    febbre.  Se siete forti,  potreste  sopravvivere,  altrimenti  non  ci
    sarebbe nulla da fare.
    "Ora,  pensate  a  quel  che  succede  ai pesci e alle piante che sono
    costretti a vivere in quelle stesse acque e che,  a differenza di voi,
    non hanno la possibilitdi venirne fuori.  L'esposizione prolungata 
    SEMPRE fatale e pile forme di vita  sono  piccole,  pi rapidamente
    soccombono.
    "Dovunque  appare  la  fanghiglia,  il  plancton scompare...  e quindi
    scompaiono i pesci che di plancton si nutrono e  i  predatori  che  si
    nutrono dei pesci e cosvia lungo la catena alimentare. La fanghiglia
    riduce  gli  oceani  a  un deserto.  Se non riusciremo a controllarlo,
    questo fenomeno avreffetti disastrosi su tutta la catena alimentare.
    E se il mare muore, anche NOI moriremo. Questa fanghiglia rossa ha gi
    infestato quasi un terzo delle acque coltivabili in  tutto  il  mondo.
    Forse questa percentuale non vi sembrermolto alta, ma se pensate che
    due  terzi  della Terra sono ricoperti dall'acqua,  vi renderete conto
    che stiamo parlando di parecchie centinaia di migliaia  di  chilometri
    quadrati,  forse  ormai di milioni...  non abbiamo dati certi.  Potete
    farvene un'idea da soli.  - Sullo schermo apparve di nuovo un'immagine
    del  mondo.  Si  vedevano strisce rossastre al largo delle coste della
    Cina, della California,  del Brasile e di parte dell'Africa.  - Queste
    sono  le  zone  che presentano l'infestazione pigrave - disse.  - Al
    ritmo di crescita attuale,  entro due-cinque  anni  la  maggior  parte
    delle acque coltivabili sarpersa per sempre.
    "Mi  auguro  davvero  che  quanto vi sto dicendo vi allarmi seriamente
    perchquesta la  conseguenza  pi terribile  dell'infestazione  in
    atto.  Fino  a  oggi,  la  fanghiglia  si   dimostrata refrattaria a
    qualsiasi tentativo di controllo.  Non sensibile alle variazioni  di
    temperatura  e  sopravvive  nelle  condizioni  pi diverse.   Abbiamo
    ottenuto qualche successo nell'impedirne la crescita aggredendola  con
    batteri selezionati,  ma si trattato di un successo limitato. Finora
    i risultati migliori li  abbiamo  ottenuti  versando  petrolio  grezzo
    sulla  superficie dell'acqua e dandogli fuoco.  Ma sono sicura che non
    c'bisogno di spiegare perchtale metodo non accettabile."
    Si fermper bere un sorso d'acqua, controlli suoi appunti, poi fece
    apparire un'altra serie di diapositive  sullo  schermo...  una  specie
    d'insetto  che perstava eretto su due zampe.  Le altre quattro zampe
    anteriori erano molto corte,  come  atrofizzate,  ma  terminavano  con
    poderosi  artigli.  La  cavalletta  che  aveva in bocca ne definiva le
    dimensioni: l'insetto era grande come un passero.  - Questo non   un
    insetto - disse la dottoressa Zymph.  - Non fate lo sbaglio di pensare
    che lo sia,  perchci vi  impedirebbe  di  comprendere  che  questa
    creatura ha capacitche gli insetti non hanno.
    L'immagine  seguente  mostrava la creatura in piedi in un angolo buio,
    sembrava quasi in agguato.  Stava eretta e il guscio nero  l'avvolgeva
    come  una  cappa.  La  forma  della  testa  e  il suo atteggiamento mi
    facevano venire in mente Jack lo Squartatore. - Questo lo chiamiamo il
    predatore notturno - disse la dottoressa Zymph.  - Lo abbiamo scoperto
    relativamente da poco tempo,  percinon vi posso dire molto.  Si ciba
    di quasi tutti gli insetti terrestri,  ma non rifiuta topi,  uccelli o
    rane.  Questo esemplare di taglia piccola.  Ne abbiamo trovati altri
    lunghi venti centimetri.  Speriamo che sia la  grandezza  massima  che
    possono raggiungere,  ma non ne siamo sicuri. Non sono velenosi, ma il
    loro morso molto doloroso. A proposito del morso... la maggior parte
    degli  insetti  predatori  ha  bisogno  di  liquefare  il   cibo   per
    ingerirlo...  questo  invece  abbastanza grande e non ne ha bisogno.
    Usa le mandibole come fossero denti.  Pensiamo che la  sua  digestione
    sia  simile  a quella degli uccelli e pudarsi che debba ingerire dei
    sassolini per riuscire a triturare il cibo nello stomaco. Se ne deduce
    che potrebbe diventare un serio concorrente degli uccelli nella catena
    ecologica.  E' molto vorace  e  potrebbe  soppiantare  anche  tutti  i
    piccoli animali predatori.
    Un'altra  serie  di immagini...  questa volta si trattava di una massa
    tondeggiante soffice di color rosso chiaro.  - Non siamo ancora  certi
    se  si  tratta  di  un  animale  o di una pianta.  La chiamiamo cimice
    spugnosa.  E' leggera come  un  soffione  e  si  disperde  altrettanto
    facilmente.  Non velenosa, commestibile e, per quanto ne sappiamo,
    non danneggia l'ambiente.  Questo in realtsignifica  che  non  siamo
    riusciti  ancora a comprendere che tipo di pericolo rappresenti...  ma
    di questo parlerfra poco.
    "Prima voglio mostrarvi  questo  tipetto...  -  ci  furono  risate  di
    cortesia quando apparve l'immagine sullo schermo. - L'abbiamo chiamato
    nettapipe,  perch sembra  fatto  di  tanti  nettapipe uniti insieme.
    Ancora una volta non lasciatevi imbrogliare dal fatto che  somiglia  a
    un  insetto.  E',  se cosi si pudire,  la nicchia ecologica che si 
    scelto.  Il corpo non segmentato e l'esoscheletro coperto  da  una
    pelle molto spessa e dal pelo bianco,  come potete vedere.  In effetti
    la pelliccia un organo olfattivo molto sensibile.  La creatura sente
    gli odori con tutto il corpo.  Adesso guardate le zampe da coniglio...
    sono anch'esse organi sensoriali ancora pisensibili.  Nella foto non
    sta  solo poggiato su quella foglia...  la sta assaggiando.  Gli occhi
    sono in cima a quelle due  antenne  e  si  rigenerano.  Questo  essere
    mangia le cimici spugnose e viene mangiato dai predatori notturni. Non
    posso  dirvi  molto  di  pi  solo che si muove molto in fretta e pu
    mangiare ogni  giorno  foglie  per  un  peso  due  volte  il  suo.  Ci
    aspettiamo di vederne molti l'estate prossima o anche prima.
    L'immagine  seguente  mostrava  una  distesa  di  edera  rossa.  -  La
    chiamiamo kudzu  rossa,  naturalmente,  le  foglie  sono  color  rosso
    brillante  venate  di  bianco.  Ama  gli  acquitrini  e le paludi e si
    diffonde  molto  rapidamente...  alla  velocit di  otto  metri  alla
    settimana.  Finora l'abbiamo trovata solo nelle bayou della Louisiana,
    ma se non riusciamo a controllarla pensiamo che si possa diffondere su
    tutta la Gulf Coast.
    L'uditorio cominciava a sentirsi inquieto.  Cominciava  a  capire  che
    c'erano troppe creature di quel genere.
    -  E  ora  questo...  sembra  un  millepiedi se non fosse per la gobba
    sulle...  mmm...  spalle...  non eravamo sicuri nemmeno del fatto  che
    potesse  essere  inserito  in  questa serie.  Ci sono indizi che fanno
    pensare che possa essere una creatura terrestre;  sappiamo  che  molti
    esemplari  sono  stati  studiati  pi di  vent'anni  fa nel Centro di
    Ecologia Africana di Nairobi, ma sono andati perduti nell'incendio che
    ha distrutto la citt  Sono onnivori e sono in grado  di  muoversi  a
    grande  velocit per  breve  tempo  in  spazi  aperti.  Pensiamo  che
    nell'ecologia di Chtorr essi abbiano una funzione simile a quella  dei
    saprofiti. Ma non ne abbiamo esaminati molti. Quest'altro...
    Eh?!  Tutto qui?  Ma non aveva detto NIENTE sui millepiedi! Perchgli
    chtorran ne avevano un recinto pieno?
    -  ...sembra  una  zanzara  anofele,  ma  anche  in  questo  caso  non
    lasciatevi   ingannare  dalle  apparenze.   E'  solo  una  somiglianza
    superficiale.  Ci sono  differenze  interne  molto  significative.  Lo
    chiamiamo mosca dal pungiglione. Si ciba di sangue... sangue umano, ma
    anche sangue di cani, bovini cavalli o di qualunque altro animale. Non
    si  pu dire  che  sia  schizzinosa  e  per  questo  sospettiamo  che
    rappresenti un veicolo per la diffusione delle epidemie...  -  Dovette
    interrompersi  perchnella sala si senti un brusio eccitato.  Dopo un
    momento riprese a  parlare  alzando  il  tono  della  voce  per  farsi
    sentire. - Abbiamo dei sospetti, ma non ne siamo certi. Ci sono ancora
    troppe domande senza risposta.  Ma...  - si chinin avanti sul leggio
    congiungendo le  mani  davanti  a  lei  -  ...ma  stiamo  considerando
    l'ipotesi  che  sia per cosdire lo strumento usato per diffondere le
    epidemie fra la popolazione terrestre.  - Si rendeva  benissimo  conto
    delle implicazioni di quanto aveva detto. E anche l'uditorio.
    Poi aggiunse ad alta voce: - Voglio che comprendiate...  che per ora 
    solo una teoria!  Sappiamo che almeno due epidemie sono comparse sotto
    forme  diverse,  come  nel  caso  della  forma  bubbonica  e di quella
    pneumonica per quanto riguarda la peste nera.  Nella maggior parte dei
    casi  il  contagio  avviene  attraverso  uno  starnuto  o toccando una
    tazzina contaminata o una coperta.  Per cui pensiamo che questo  -  la
    mosca  dal  pungiglione  intendo  -  non sia il veicolo principale del
    contagio,  ma  casomai  il  mezzo  con  cui  le  epidemie  sono  state
    introdotte. E questo ci porta dritti al punto seguente... le epidemie.
    "Stiamo lavorando all'ipotesi che le sette epidemie maggiori e le nove
    minori  che  hanno  decimato  la  popolazione  mondiale possano essere
    considerate parte  dell'infestazione  ecologica  globale.  Voglio  che
    sappiate che a questa conclusione siamo giunti molto gradualmente.  Se
    esaminiamo le patterns - che in parte coincidono -  delle  epidemie  e
    dell'infestazione,  la relazione appare ovvia.  Ma solo pochi mesi fa,
    quando la maggior parte di noi non si era ancora ripresa  dallo  shock
    del  disastro,  non avevamo ancora le informazioni necessarie per fare
    il collegamento.
    "Mmm... non ho nessuna intenzione di entrare in considerazioni di tipo
    politico o psicologico,  ma desidero puntualizzare le ragioni per  cui
    si   giunti  alla  conclusione  che  le  epidemie  sono  di  origine
    extraterrestre con tanto ritardo  e  cio non  prima  dell'inizio  di
    quest'anno.  Riuscire  a  convincere  i  nostri governi - non prendete
    questa come una critica -  che  su  questo  pianeta  c'era  una  reale
    presenza   stato  molto duro.  Non avevamo molte prove sicure ed era
    molto difficile far sentire  le  nostre  voci  durante  il...  periodo
    peggiore,  quando  tutti  erano  in  preda  al  panico.  Non  possiamo
    permetterci che questo accada di nuovo! - Si interruppe. Evidentemente
    si era accorta che il suo tono si  era  fatto  duro.  Bevve  un  sorso
    d'acqua  e consultgli appunti.  Le accadeva spesso quando toccava un
    argomento particolarmente sgradevole.  Lo faceva per se stessa  o  per
    l'uditorio?  Non riuscivo a capire.  Quando si senti pronta,  alzgli
    occhi e gettuno sguardo sulla sala.
    "A questo punto desidero dire...  voglio parlare di certi tentativi di
    speculazione.  Durante  i  primi giorni delle epidemie si sono sentite
    molte accuse...  da molte parti...  che le epidemie erano  un'arma  di
    guerra.   A  quel  tempo  si  pens che  ci  fosse  un'organizzazione
    responsabile di quello che stava accadendo.  Adesso sappiamo  che  non
    era  cos  Il  disastro  ci ha toccati tutti indistintamente e queste
    epidemie non sono tornate a vantaggio di nessuna nazione.  Ora abbiamo
    anche  prove  di  tipo  biologico  e  cosdobbiamo mettere da parte i
    sospetti e la sfiducia.  SUBITO!  La situazione troppo grave  perch
    possiamo permetterci di dividere le nostre forze."
    Afferrcon le mani il leggio. Lanciuna lunga occhiata sull'uditorio
    come se ci fissasse a uno a uno, poi disse: - L'accusa che le epidemie
    siano un'arma di guerra non esatta perchSUPERFICIALE E LIMITATA!
    In realtesse sono uno strumento d'ingegneria ecologica.  Come esseri
    umani possiamo sentirci minacciati da questo strumento di distruzione,
    ma come scienziati non possiamo fare a meno di ammirare la perizia con
    cui viene utilizzato.  Quasi l'ottanta  per  cento  dei  membri  delle
    specie  dominanti  su  questo  pianeta  sono  stati  eliminati  con la
    precisione di un chirurgo che asporti un tumore col laser.  Se  cosi
    che  ci  vedono,  ebbene  non  avranno nessun problema - mantenendo la
    stessa metafora - a proseguire il trattamento  con  la  chemioterapia.
    Vedremo.  Se  questo   il  loro  obiettivo,  lo  hanno in gran parte
    raggiunto e in un tempo molto breve. Nemmeno due anni. - Si ferme si
    asciugla fronte con un fazzoletto, poi bevve un altro sorso d'acqua.
    Quando riprese a parlare,  il tono della sua voce era pi basso,  pi
    fermo  e  rilassato.  La  sua  voce  si  era  come  addolcita e la sua
    espressione era diventata grave.  - Abbiamo definito  quello  che  sta
    accadendo un'infestazione ecologica perchnon abbiamo prove che possa
    essere  qualcosa  di  diverso.  NON  abbiamo  intenzionalmente parlato
    d'invasione perch"non siamo stati in grado d'individuare  una  forza
    d'invasione".   Non   abbiamo   nessuna   prova   di   atterraggi   di
    extraterrestri, nessun avvistamento di navi spaziali, nessuna prova di
    tecnologie avanzate di nessun tipo.  Se c'stata  un'invasione,  DOVE
    sono gli invasori?
    "Per qualche tempo abbiamo sospettato che quelle grosse creature rosse
    e  porpora  che abbiamo chiamato chtorran fossero gli alieni invasori,
    ma questa ipotesi stata presto accantonata perchnon siamo stati in
    grado di provare che queste creature abbiano  almeno  un  "potenziale"
    d'intelligenza,   per   non   parlare   delle  capacit necessarie  a
    organizzare un'invasione attraverso lo  spazio.  Pensiamo  che  questa
    infestazione  ecologica  provenga  da  un  pianeta di un altro sistema
    solare...  perchnaturalmente non puaver avuto origine  in  nessuno
    dei  pianeti  del nostro sistema.  Le ragioni per cui siamo arrivati a
    questa conclusione le potete trovare nell'analisi  del  dottor  Swale.
    Cosrimane la domanda: dove sono gli invasori?
    "A  questa  domanda  dar una  risposta...  in un certo senso.  E' un
    ragionamento un po' tortuoso e dovrete avere molta pazienza perchper
    individuare chi il  colpevole  dobbiamo  esaminare  attentamente  le
    prove.
    "Quando osserviamo il disegno globale...  le mosche col pungiglione, i
    predatori notturni, la kudzu rossa, la fanghiglia rossa, i batteri che
    hanno provocato le epidemie e perfino...  mmm...  gli stessi chtorran,
    scopriamo  che  tutti presentano una voracitmolto accentuata come se
    tutte queste forme di vita  si  fossero  evolute  in  un'ecologia  pi
    aggressiva,  in cui la lotta non era solo per la sopravvivenza, ma per
    il predominio in quel preciso ambiente.  Qui sulla Terra,  in  assenza
    dei  loro  predatori  naturali  -  e  quindi  di  tutti  i freni e gli
    equilibri di un'ecologia stabile -  queste  forme  di  vita  diventano
    inevitabilmente sfrenate.  E vediamo che questo sta accadendo in tutto
    il pianeta.
    "Pensiamo che NESSUNA di queste creature sia  innocua  per  l'ecologia
    terrestre...  SPECIALMENTE  quelle che SEMBRANO innocue.  Quest'ultime
    rappresentano il pericolo maggiore, perchsono sottovalutate. Abbiamo
    identificato centocinquantaquattro nuove specie e probabilmente ce  ne
    sono molte altre che non abbiamo ancora scoperto.  Non c'personale a
    sufficienza. La maggior parte delle organizzazioni ecologiche mondiali
    hanno cessato di esistere e questo ci  espone  doppiamente  ai  rischi
    dell'infestazione ecologica.  Primo,  perchnon sappiamo cosa succede
    in molte parti del mondo e,  secondo,  perchanche  dove  abbiamo  le
    stazioni  di controllo,  non siamo in grado di prendere provvedimenti.
    Dobbiamo ricostituire quelle  organizzazioni  al  pi presto!  Se  ci
    mobilitiamo subito possiamo ancora sperare di riuscire a respingere la
    minaccia.  Altrimenti,  l'impatto  sulla  nostra  ecologia  di  queste
    centocinquantaquattro nuove specie voraci distruggerquello che resta
    di tutte le forme di vita che conosciamo sul nostro pianeta.
    "E' molto semplice: "la nostra ecologia  minacciata  da  un'ecologia
    assolutamente  dominante".  Il  pianeta  di  origine  puessere mezzo
    miliardo - ho detto miliardo - di anni pivecchio  della  Terra,  con
    tutti  i  vantaggi che un'evoluzione prolungata comporta per le specie
    di quel pianeta. L'etdi quel pianeta e della sua ecologia puessere
    la chiave per comprendere le ragioni di questa invasione.  Il  pianeta
    sta  invecchiando  o  il  suo  sole si sta raffreddando.  Quello a cui
    stiamo assistendo puessere il tentativo di una  specie  intelligente
    di sopravvivere alla morte del suo sistema originario.
    "Se la nostra valutazione dell'etdell'ecologia di Chtorr corretta,
     chiara anche la ragione per cui non possiamo usare i microorganismi
    terrestri contro le forme di  vita  chtorran.  Se  le  forme  di  vita
    chtorran  che conosciamo sono il risultato di parecchi milioni di anni
    di evoluzione,  allora questo significa che esse  possiedono  immunit
    cumulative  contro  ogni  mutazione  che  si  sia  verificata sul loro
    pianeta. Questo ci fa pensare che abbiano una resistenza maggiore a un
    vasto spettro di microorganismi a noi sconosciuti.  I nostri germi non
    rappresentano  per loro nessuna minaccia,  perchla nostra ecologia 
    pisemplice,  molto pisemplice.  Noi siamo  i  grossi  rettili  che
    osservano  l'apparizione  dell'erba,  dei  fiori  e dei terapsidi e si
    domandano che  diavolo  sta  succedendo.  Non  abbiamo  alcuna  difesa
    NATURALE".
    Si appoggisul leggio quasi volesse guardarci in viso a uno a uno.  -
    Se accettiamo questa ipotesi - e non vedo come potremmo  non  farlo  -
    allora  risponde  a  verit il  fatto che la causa da ricercarsi in
    un'organizzazione nemica. C'una sola interpretazione possibile della
    situazione: NOI SIAMO IN GUERRA!  Una guerra diversa da  tutte  quelle
    che  abbiamo  sperimentato  o perfino concepito in tutta la storia del
    nostro pianeta!  - Si interruppe come se fosse imbarazzata  dalla  sua
    stessa veemenza.  Mascheril suo imbarazzo bevendo un sorso d'acqua e
    poi   continu   -   Il   problema     che   non   sappiamo   nulla
    dell'organizzazione che sta dietro questa invasione. Deve esistere, ma
    dove? Di nuovo dobbiamo porci la domanda: dove sono i VERI chtorran? -
    La  dottoressa Zymph lasciche la domanda rimanesse sospesa nell'aria
    per qualche istante.  Consultgli appunti e si pizzicla radice  del
    naso tra il pollice e l'indice.
    Alzdi nuovo lo sguardo e quando riprese a parlare sembruna raffica
    di  mitraglia.  -  In  effetti potrebbe darsi che ci stiamo ponendo la
    domanda sbagliata.  Dobbiamo guardare la situazione dal punto di vista
    degli invasori. Vi invito a leggere gli studi di Skotak e Alderson sui
    metodi  di colonizzazione di un pianeta.  Naturalmente in quegli studi
    gli autori parlavano di Marte e di Venere, ma i principi generali sono
    applicabili a qualsiasi pianeta.
    "In  breve,   Skotak  e  Alderson  hanno  suddiviso  il  processo   di
    colonizzazione   in   varie   fasi.   Nella  prima  parte  avviene  la
    Terraformazione: prima  fase,  produzione  di  atmosfera  in  cui  gli
    organismi terrestri possano sopravvivere;  seconda fase,  introduzione
    di forme selezionate di vita per creare una  protoecologia  favorevole
    nel pianeta che deve essere colonizzato.
    "Ora, applicando quanto detto alla nostra situazione evidente che da
    qualche  parte  un'intelligenza  sta lavorando alla Seconda Fase sulla
    Terra. Diciamo che stanno chtorraformando il nostro pianeta.
    "Come noi avremmo bisogno di costituire distese erbose per nutrire  il
    nostro  bestiame,  campi di granaglie per i nostri polli,  foreste per
    produrre carta,  legname e materie plastiche,  api per impollinare  le
    nostre piante in modo da avere frutta e ortaggi,  allo stesso modo gli
    scienziati chtorran hanno bisogno di stabilire le forme equivalenti di
    vita per garantire la sopravvivenza della loro civilt  E' quello che
    sta accadendo e continuerad accadere in futuro.
    "Sulla  base  di  un  adattamento  della  teoria di Skotak e Alderson,
    pensiamo che l'infestazione della Terra avverrin tre,  forse quattro
    fasi   distinte.   Ciascuna   fase  vedr la  stabilizzazione  di  un
    determinato numero di specie.  In altre  parole,  non  fanno  arrivare
    l'equivalente  dei  coyote chtorran prima che i conigli chtorran siano
    belli grassi,  e non faranno arrivare i conigli prima  che  i  pascoli
    siano  verdi  -  o  in questo caso rossi - e non semineranno i pascoli
    fino a quando i lombrichi chtorran non avranno rigenerato il  terreno.
    Questo  ci pone in situazione di svantaggio perchnoi siamo costretti
    a individuare ogni specie fuori dal suo  contesto,  non  sapendo  come
    essa  si  colloca  nel  quadro  ecologico  generale.   E'  altrettanto
    difficile che cercare di estrapolare un'intera sinfonia basandosi solo
    sulle partiture dei timpani e del terzo trombone.
    "E' per questa ragione che non siamo ancora  in  grado  di  darvi  una
    risposta.  Le  informazioni  di  cui siamo in possesso non sono ancora
    collegate.  Siamo solo in grado di darvi il  quadro  generale  in  cui
    certi fatti si inseriscono.  Questa infestazione della Terra il loro
    modo di bonificarla.  E' il modo pisemplice di occuparsi dei  vecchi
    abitanti... si mandano via prima di traslocare. Noi dovremo scomparire
    molto  prima  che  i  nuovi  inquilini  arrivino.  Se  mi perdonate la
    metafora spiacevole,  l'esperienza che stiamo vivendo   la  versione
    chtorran dello sgombero dei baraccati.  Un programma di valorizzazione
    del quartiere...
    Indiclo schermo  alle  sue  spalle.  Passarono  le  diapositive  del
    predatore  notturno,  del  millepiedi,  della fanghiglia rossa,  della
    kudzu rossa, della mosca col pungiglione,  della cimice spugnosa,  del
    nettapipe e una serie di altre creature che non riuscii a individuare.
    La dottoressa Zymph disse: - ...queste sono le "truppe d'assalto",  le
    avanguardie che preparano un'ecologia avanzata. Sono gli insetti e gli
    animaletti  che  devono  rigenerare  questo  pianeta  per  quelli  che
    verranno  dopo.  Lo  ripeto:  I'attuale  infestazione  solo la prima
    ondata di un'infestazione molto pivasta e MALIGNA  che  deve  ancora
    venire. Le prossime saranno "creature che si cibano di queste"!
    Si  chin sui suoi appunti accigliata,  poi ci guardcon espressione
    cupa.  - Non lasciatevi incantare da coloro che tentano di minimizzare
    la  situazione.  Non  siamo  in grado di trovare FACILMENTE il modo di
    controllare questa o altre infestazioni.  Non siamo  all'altezza.  Gli
    esseri  umani  non  sono  in  grado di competere,  non sono abbastanza
    "spietati e perversi".  Mi auguro  di  sbagliare,  ma  purtroppo  sono
    convinta del contrario. - Rimase in silenzio per lasciarci il tempo di
    riflettere su quanto aveva detto.
    -  Dobbiamo  comprendere  fin  d'ora che le nostre difese naturali non
    funzionano. Le sole contromisure possibili possono essere trovate solo
    se riusciamo a individuare il  punto  debole  dell'ecologia  chtorran.
    Dobbiamo scoprire come funziona e sabotarla in tutti i modi.  Dobbiamo
    usare la loro stessa ecologia per combattere  gli  invasori!  Dobbiamo
    cominciare  da  subito.  Non  sar un compito facile!  Richiederuna
    mobilitazione massiccia...  la mobilitazione completa e totale di ogni
    essere umano su questo pianeta! E IMMEDIATAMENTE!
    Si  ferm per asciugarsi la fronte.  Cominciava a mostrare i segni di
    quello che doveva essere stato per lei un compito molto  difficile.  E
    io  cominciavo  a  sospettare  quale  sarebbero  state le reazioni dei
    presenti. Questi delegati non erano venuti qui per essere terrorizzati
    e invece era proprio questo che lei stava cercando  di  fare.  I  loro
    mormorii  preoccupati  mi  fecero capire che erano venuti per sentirsi
    rassicurare, per sentirsi dire che tutto era sotto controllo... per il
    prossimo  anno  abbiamo  bisogno  di  stanziamenti  maggiori,   nessun
    problema,  e poi tutti a casa tranquilli e soddisfatti. Ma le cose non
    stavano andando per quel verso.
    La dottoressa Zymph stava parlando della fine del mondo.  E io  potevo
    vedere l'ostilitche traspariva sui volti di alcuni spettatori.
    -  La  dottoressa  stava  dicendo:  - ...non cercherdi addolcirvi la
    pillola perchsono convinta che non bisogna sottovalutare i pericoli.
    Quella che abbiamo di fronte l'ESTINZIONE del genere umano.
    "NON C'E' un'invasione - disse. - NON ANCORA.
    "Ma STA PER ESSERCI.
    "Quando avverrnon possiamo saperlo.  Non sappiamo quanto  durer la
    fase  attuale,  non  sappiamo  quali  specie  di forme di vita l'hanno
    iniziata,  non  sappiamo  quali  forme  di  vita  appariranno.  Ma  vi
    prometto... che lo scopriremo. Se sopravviveremo.
    "E' inevitabile.  Stiamo per essere invasi.  Da qualche cosa. Da forme
    di vita che si cibano di questi esseri che giconosciamo. E qualunque
    cosa  arriver e  qualunque  forma  avr   sar mille   volte   pi
    aggressiva...  pi maligna,  pi pericolosa  e  perversa  di ciche
    conosciamo.  Quello che vedete...  - disse indicando  lo  schermo  col
    braccio  sollevato  all'indietro  e  col dito puntato come una pistola
    verso l'ultima delle diapositive che mostrava le fauci  spalancate  di
    uno  chtorran  adulto  - ...solo la fiamma di una candela paragonata
    alla tempesta di fuoco che verr"
    Aveva finito.  Non disse "grazie",  ma fu  chiaro  che  aveva  finito.
    Spense  la  luce  del  suo  portablocco e attraversa grandi passi la
    pedana. Nessuno applaud
    21.
    Le osservazioni della dottoressa Zymph avevano lasciato il  segno.  Si
    avvertiva un atteggiamento di rifiuto. I presenti si riversarono fuori
    dalla  sala  come  uno sciame di vespe.  Voci stridule,  capannelli di
    persone furiose.  Ovunque si accendevano piccole  discussioni,  alcune
    degeneravano in aggressioni verbali.
    -  ... un  oltraggio!  - esclamcon irritazione un ometto mentre mi
    passava accanto spingendo per farsi largo tra la folla.  Era scuro  di
    pelle,  indossava  un  abito  molto  costoso  e  parlava  con  accento
    mediorientale.  - Menzogne e propaganda!  La prossima volta ci diranno
    che  l'unica risposta la guerra!  Ma il governo del mio paese non si
    lascer incantare  dai  loro  racconti  dell'orrore!   Sfruttano   la
    situazione come scusa per il riarmo del loro paese...  - La confusione
    m'impeddi sentire il resto.
    - Vi sto dicendo di no!  - esclam un  uomo  alto  e  calvo  con  gli
    occhiali  circondato  da  una  ventina  di altri scienziati.  - Semmai
    questa versione era fin troppo addolcita!  Se c'qualche  critica  da
    fare alla sua esposizione, che ha voluto minimizzare!
    Il  fragore e il mormorio ininterrotto di mille voci diverse turbinava
    nell'aria dell'atrio.  Una grande folla circondava un signore  alto  e
    grasso  e un altro piccolo e stridulo che a turno si tempestavano l'un
    l'altro... un duello verbale tra un trombone e un clarino.  Non potevo
    avvicinarmi  tanto  da sentire quello che si dicevano,  e le infuocate
    reazioni di chi li  ascoltava  coprivano  il  significato  delle  loro
    parole. Tutto quello che si riusciva a sentire era il suono smozzicato
    delle loro voci.
    Dietro  di  me  qualcuno stava facendo la predica a qualcun altro;  mi
    voltai e vidi una donna della  stazza  di  un  bulldozer  che  parlava
    costringendo  un  uomo  dall'aria  isterica  a indietreggiare verso un
    angolo.  - ...e i documenti lo provano!  Li ha giletti?  Non ancora?
    Gliene  far spedire  alcune  copie.  Marsha  ha ricevuto una lettera
    scritta  proprio  da  lui,   in  cui  le  diceva  quanto  era  rimasto
    impressionato dalla sua pubblicazione...
    Mi  dileguai,  finendo  nel  mezzo di un'altra discussione,  molto pi
    equilibrata.  Parlava un uomo di colore dai  modi  educati,  con  tono
    molto  pacato.  Lo  ascoltava  un gruppo di cronisti che allungavano i
    loro registratori come fossero scudi.  - ...La gente ne ha  abbastanza
    di  queste brutte notizie.  Per una volta vorrebbe sentire qualcosa di
    buono.  Naturalmente  le  dichiarazioni  della  dottoressa  Zymph  non
    riceveranno una buona accoglienza...  ci saranno molte resistenze.  Ma
    ora lasciatemi aggiungere una cosa.  Se la minaccia   reale,  potete
    star  certi  che  gli  americani si faranno carico della loro parte di
    responsabilit Provvederemo noi.
    Quello che avevo sentito mi bastava.  Mi diressi  verso  l'atrio.  Ero
    perplesso  per  la  reazione  che avevano avuto i delegati - ma non si
    rendevano conto?  - e ce l'avevo con loro.  Stavo l fermo  e  fumavo
    dalla  rabbia.  Mi  sarebbe  piaciuto  cacciare qualcuno di loro nelle
    fauci del primo chtorran proprio sotto gli occhi  dei  suoi  colleghi.
    Questo sche gli avrebbe fatto cambiare idea!
    Esitavo ancora,  immobile tra la folla, a domandarmi cosa fare, quando
    sentii qualcuno chiamarmi per nome.  Vidi una mano fare un  cenno  dal
    centro dell'atrio. Era Ted. Cominciai a farmi strada per raggiungerlo.
    Accanto  a  lui  c'era  un  uomo  basso  e  tozzo  in  abito scuro con
    l'espressione infastidita;  aveva l'aria stitica di quello che osserva
    il  mondo  con  sguardo sprezzante da dietro un paio di occhiali dalle
    lenti spesse cerchiate di corno.  - Questo Martin Miller...  - disse
    Ted - ...consigliere delegato del Progetto Erewhon.
    -  Oh...  -  dissi.  Mi  guardai intorno.  - Uhm...  che fine ha fatto
    Dinnie?
    Ted scrollle spalle. - Non so. Ci hanno divisi. Non ha importanza.
    - Pensavo che voi due foste...
    - Cosa? Stai scherzando?
    - Allora cos'era quella storia degli undici orgasmi?
    Ted mi poggile mani sulle spalle e mi guarddritto negli  occhi.  -
    Credimi,  Jim.  Un  giorno  lo  scoprirai  da te...  quando finalmente
    perderai la verginit..  ma fino a quel momento fidati di quello  che
    ti  dico:  perfino  un  maschio  sano  e  normale  all'apice delle sue
    condizioni fisiche non puvenire undici volte in una  sola  notte.  -
    Poi aggiunse: - Lo so per certo... ci ho provato. Ma il massimo per me
    stato sette. E non con Dinnie.
    - Lei non sembrava dello stesso parere.
    - Jim,  ti dico io come stanno le cose.  Sono venuto solo una volta. E
    per farlo ho dovuto pensare al fegato crudo.  Lasciale credere  quello
    che vuole.
    - Allora perchdiavolo tu...
    -  Ssss!  Abbassa  la  voce!  T'insegner uno  dei  segreti per avere
    successo.  Se hai bisogno di conoscere in fretta un mucchio di gente -
    specialmente  persone importanti - cercati la piambiziosa scalatrice
    sociale che trovi,  e circondala di complimenti.  O uno scalatore.  In
    questo  modo  potrai  entrare in tante porte che altrimenti troveresti
    chiuse.  Guarda...  puoi scusarci un secondo?  - Mi aveva poggiato  un
    braccio  intorno  alle  spalle allontanandomi da Miller.  - Questo per
    esempio potrebbe essere molto utile.  Per tutti e due.  Non ha  ancora
    venticinque anni e prende gidecisioni dell'ordine di vari milioni di
    casey. Te ne parlerpitardi, d'accordo?
    - Cosa?...  Sei stato tu a chiamarmi!  - Ma Ted era giritornato alla
    sua conversazione.  Qualcosa a proposito di costruzioni a  cupola  nei
    distretti  urbani  in vista di una futura ricostruzione.  Miller stava
    spiegando in che modo le sovvenzioni  per  la  tutela  ambientale  gli
    avrebbero  permesso di farsi attribuire vaste aree gicostruite e ora
    abbandonate,  e Ted stava cianciando di far pagare il  conto  all'Ente
    per  la  Ricostruzione.  Credo  che  nessuno dei due stesse ascoltando
    quello che l'altro diceva.
    - Ascoltate,  non dovete interpretarla come una mossa politica - stava
    dicendo  dietro  di  me  una donna rivolgendosi a un piccolo gruppo di
    delegati del Quarto Mondo.  Aveva un'aria  falsamente  amichevole.  Il
    viso  incorniciato  da  riccioli neri e la bocca atteggiata a un bacio
    che non sapeva dove posarsi.  Sulla sua  targhetta  c'era  scritto  S.
    DORR. - Mi rendo conto delle vostre preoccupazioni, davvero. I governi
    dei vostri paesi sono comprensibilmente allarmati per il fatto che gli
    Stati Uniti possano sfruttare questa infestazione ecologica come scusa
    per ricostituire la loro forza militare. E questo sarebbe senza dubbio
    un  motivo  legittimo  di  preoccupazione  in circostanze normali.  Ma
    queste NON sono  circostanze  normali.  Avete  sentito  anche  voi  la
    relazione  della dottoressa Zymph.  - Il suo distintivo la qualificava
    come viceambasciatore delle Organizzazioni Unite.  Parlava con calma e
    sicurezza.  - Forse avrete letto le relazioni,  forse no, ma gli Stati
    Uniti  sono  l'unica  nazione  rimasta  su  questo  pianeta  che   pu
    continuare  a  contare  sulle  risorse  umane necessarie ad affrontare
    questa  sfida.   Se  voi  ostacolate  l'approvazione  del  Decreto  di
    Autorizzazione,  nuocerete  a voi stessi prima che a noi.  Questa la
    realtnuda e cruda...  l'Europa in rovina,  sopravvive a  malapena;
    l'Africa in guerra con se stessa; la maggior parte del Sud America 
    isolata  dal  resto  del  mondo...  abbiamo solo qualche notizia dalle
    grandi citt  la Russia in tumulto;  e non abbiamo la  pi pallida
    idea di quanto sia grave la situazione in Cina. Almeno gli Stati Uniti
    dispongono  ancora  di  un'organizzazione  militare  attiva.  E questo
    perchil nostro paese durante le epidemie non ha  mobilitato  il  suo
    esercito  per  controllare  la  popolazione civile.  Vigeva l'assoluto
    divieto di mobilitazione,  percile nostre unitrestarono isolate  e
    il  risultato   che  molte  di  esse  sono  sopravvissute.  Ora  noi
    rappresentiamo una riserva di capacitumane di cui ogni nazione della
    comunitinternazionale avrebbe disperatamente bisogno  di  avvalersi,
    di cui SI DEVE avvalere, NONOSTANTE questo richieda l'unica cosa a cui
    la  maggior  parte delle nazioni dell'Onu si oppone: la ricostituzione
    dell'esercito americano!  Ma questo cidi cui ci sarebbe bisogno se
    decidessimo  di opporci all'invasione.  - Alzuna mano per dissuadere
    qualcuno dall'interpellarla.  - La prego...  devo chiarire bene questo
    punto.  Non  intendiamo  promuovere  una  campagna  militare nel senso
    tradizionale di armamento e mobilitazione - non  ci  sarebbe  comunque
    potenziale umano sufficiente - ma piuttosto un impegno mondiale con lo
    stesso senso di disciplina e tempestivitche sono i tratti distintivi
    di  qualunque  operazione  militare  di  successo.   Utilizzeremmo  le
    strutture esistenti del Corpo di Protezione Civile degli  Stati  Uniti
    come  base  su  cui  costituire  la  difesa  ecologica mondiale da noi
    proposta,  perchgiefficiente e pronto a funzionare e non abbiamo
    tempo  da  perdere  per decidere qualcosa che trovi concordi tutti gli
    schieramenti politici interessati.
    "Sappiamo che molti  membri  delle  vostre  delegazioni  sono  rimasti
    sconvolti  dalle  dichiarazioni  della dottoressa Zymph,  ma il nostro
    governo pronto a sostenerle,  ed inoltre disposto  a  mettervi  al
    corrente  delle nostre scoperte.  I vostri esperti possono liberamente
    accertarsi dei fatti; siamo certi che giungeranno alle nostre medesime
    conclusioni."
    L'ascoltarono tutti con calma e pazienza, ma quando lei ebbe concluso,
    il leader del gruppo prese la parola.  Parlava un  inglese  con  forti
    inflessioni, ma non si poteva dire che non parlasse chiaro: - E se noi
    non facciamo come dite voi... cosa succede? Continuerete a fare quello
    che  volete,  vero?  Chi  pu fermarvi a questo punto?  Chi ha piil
    potere di fermare qualcuno?  Perciquello che voi chiedete non   il
    nostro  permesso,   n la  nostra  collaborazione...   ma  la  nostra
    approvazione.  Non credo proprio che il governo del mio  paese  ve  la
    conceder  signor  Viceambasciatore.  Credo che nessun governo voglia
    assumersi un rischio simile.
    La donna arross  Era rabbia o imbarazzo?  Parlcon un tono di  voce
    volutamente calmo, troppo. - Dottor T!Kai, lei mi delude. Se gli Stati
    Uniti  fossero  in  grado  di fare questo da soli,  le assicuro che lo
    starebbero  gi facendo...   tanto  il  mio  paese  reputa  seria  la
    situazione  attuale.  Invece  non  siamo in grado di farlo da soli;  
    questo lo  scopo  di  questa  conferenza  straordinaria...  dimostrare
    l'entit  dei   problemi   e   fare   appello   alla   collaborazione
    internazionale...
    L'uomo la interruppe.  - C'una contraddizione nel suo  ragionamento,
    Compagna Viceambasciatore. Prima ha detto che noi non saremmo in grado
    e  che  solo gli Stati Uniti sono in grado di fare qualcosa.  Ora dice
    che voi non potete fare niente senza il nostro aiuto. Mi dica,  qual 
    la verit Se vera l'una, puesserlo l'altra?
    Questa volta era DAVVERO arrabbiata. - Dottor T!Kai! Lei considerato
    uno  scienziato  e  come  tale  dovrebbe  avere  la capacitdi vedere
    lontano.  E'  stato  perfino  definito  l'ideatore  della  rivoluzione
    sociale africana. Ormai sono tre giorni che le sottoponiamo i fatti, e
    ne abbiamo molti altri da sottoporle. Li valuti, per favore. "Si renda
    conto del loro significato".  Qualunque domanda volesse rivolgerci, il
    personale del Centro Scientifico Nazionale  al  completo  sar a  sua
    disposizione. Ha givisto gli esemplari vivi... se volesse vederli di
    nuovo,  anche questo sarpossibile.  Ma LA PREGO,  ascolti quello che
    stiamo cercando di dirle!
    Lui la guardimpassibile e disse: - La  sto  ascoltando.  Fin  troppo
    bene.   -  Scosse  la  testa.   -  E  non  sento  altro  che  scuse  e
    giustificazioni. Non intendo ascoltare altro. La prego di scusarmi.  -
    Fece   un   cenno   al  suo  seguito,   e  l'intero  gruppo  si  volt
    allontanandosi lungo il corridoio.
    Il vice ambasciatore Dorr li guardandar  via  con  le  lacrime  agli
    occhi.  Disse  a  bassa  voce qualcosa come "maledetti idioti!" poi si
    accorse che la stavo guardando e sorrise imbarazzata.  Mi disse: - Non
    avrebbe dovuto ascoltare.
    Le dissi: - Ho visto gli chtorran, e ha ragione.
    - S- rispose.  Ma non sembrsollevata.  - Ma qui non questione di
    aver ragione o torto.
    22.
    Quando i lavori ripresero,  nell'auditorio  si  notavano  molti  posti
    vuoti.  Non  ero  il  solo a essermene accorto.  Dietro di me una voce
    disse: - Bene. Staremo pitranquilli.
    Trovai da  sedere  nelle  prime  file.  Immediatamente  due  tipi  che
    sembravano della polizia militare presero posto alla mia sinistra e un
    altro  dall'aspetto  di  studioso  con  i  capelli  neri e ricci,  gli
    occhiali e un grosso naso si piazza sedere alla  mia  destra.  Aveva
    con  s un  bloc-notes.  Che strano...  quel giorno c'era un sacco di
    gente che andava in giro con il bloc-notes e la maggior parte di  loro
    sembrava  che  facesse  parte  dell'organizzazione  della  conferenza.
    Professionali,  decisi e  accigliati.  I  delegati  stranieri  avevano
    un'aria  pi spigliata e con loro avevano segretari e aiutanti invece
    che bloc-notes, quasi un'ostentazione di spreco di personale.
    Il dottor Olmstead chiese il  silenzio  all'assemblea  e  present il
    nuovo  relatore,  dottor Indri Kwong del Centro Asiatico di Controllo.
    Il dottor Kwong era molto vecchio e  molto  magro.  Indossava  una  di
    quelle divise militari che i funzionari asiatici prediligono. Era cos
    minuscolo  che dovettero abbassare il leggio alla sua altezza.  Doveva
    avere il braccio destro impedito perchteneva la mano infilata  nella
    tasca e usava solo il braccio sinistro.
    Scartabell tra  i  suoi appunti per qualche momento,  poi comincia
    parlare: - Funziona lo schermo? Ah, bene...  grazie.  - Il suo inglese
    era troppo perfetto, pronunciava le frasi con una dizione ricercata. -
    Grazie per avermi invitato a parlare a questa conferenza.  Ma se siete
    disposti a perdonare la presunzione di un vecchio,  credo che affidare
    questa  sezione  al  Centro Asiatico di Controllo sia stata una scelta
    corretta.  Non solo noi siamo stati i primi a  isolare  e  individuare
    esemplari di gasteropodi chtorran, ma abbiamo anche organizzato il pi
    grande  archivio  esistente  che  raccoglie  tutte  le  esperienze che
    abbiamo avuto con queste creature.  Desidero  sottolineare,  tuttavia,
    che  il  termine  "gasteropodi"   una definizione sbagliata.  Queste
    creature solo apparentemente somigliano sotto la loro pelliccia a  una
    lumaca. In realtposseggono numerose paia di zampe... cossi possono
    definire bruchi rossi giganteschi coperti di pelliccia.
    S'interruppe per sfogliare i suoi appunti. Mi sembrstrano che usasse
    dei  fogli  sciolti  invece che un taccuino o un terminale,  visto che
    poteva usare una mano sola.
    - Possiamo far vedere la prima diapositiva per favore? Ah, grazie.  E'
    la  prima  volta  che queste immagini vengono presentate al pubblico e
    siamo convinti che siano le migliori che siano state fatte fino a ora.
    Forse sarmeglio che faccia un passo indietro.  Solo  recentemente  
    stato   scoperto  che  le  regioni  montagnose  della  Manciuria  sono
    gravemente infestate da gasteropodi con tutto quel che ne consegue  in
    relazione   all'ambiente.   In  poco  tempo  abbiamo  organizzato  una
    spedizione su auto blindate e  l'abbiamo  aerotrasportata  sul  posto.
    Prima  che  perdessimo  le loro tracce,  gli uomini ci hanno trasmesso
    queste foto.  Desidero puntualizzare che la perdita  della  spedizione
    non  significa  necessariamente  che i gasteropodi abbiano reagito con
    ostilitalla presenza umana.  Quella zona   nota  anche  perch vi
    agiscono numerose bande di briganti...
    -  Mmm...  -  borbott uno  dei  poliziotti al mio fianco.  - Non gli
    permettono di dire che hanno a che fare con i ribelli.  Quelli  devono
    essere guerriglieri.
    -  ...ed   quindi possibile che la spedizione sia stata attaccata da
    una o pibande.
    Guardai il poliziotto e bisbigliai: - Come mai sono tutti cos restii
    ad ammettere la pericolositdei vermi?
    - Eh?!  - mi lanciun'occhiata di fastidio, ma prima che riuscisse ad
    aprir bocca, il tipo riccio alla mia destra ci zitt
    Il  dottor   Kwong   stava   dicendo:   -   Queste   foto   dovrebbero
    definitivamente  dissipare  le  voci piinsistenti circa il fatto che
    queste creature si cibano di carne umana. Come potete osservare qui...
    ah s ecco la foto... questo esemplare sta strappando la corteccia di
    un albero. Tutte le foto della serie, fino a quando la creatura non si
    accorta di essere  osservata,  lo  mostrano  mentre  abbatte  alcuni
    alberelli  e  mangia  i  rametti  e  le  foglie.  In seguito lo stesso
    comportamento stato notato in altri individui.
    Eh? Ma...
    Mi tappai la bocca e continuai ad ascoltare.
    Il dottor Kwong si aggiustgli occhiali sul naso e guardl'uditorio.
    - Noi non neghiamo che ci siano stati attacchi contro  gli  umani,  ma
    pensiamo  che  si sia trattato di comportamenti atipici.  Non tutte le
    tigri sono mangiatrici di uomini.  Una tigre deve prima  scoprire  che
    pu uccidere  un  uomo  molto  facilmente.  Permettetemi  di fare una
    digressione.  Una tigre vede un uomo pigrande di  quello  che   in
    realt a  causa della sua posizione eretta e le sembra che la domini.
    Il fatto di vederlo alto non le dla corretta  percezione  delle  sue
    dimensioni  reali.  Cos possiamo  dire  che  per  lei una sorpresa
    accorgersi che puucciderlo pifacilmente  di  quanto  pensasse.  Ma
    anche  questo  non   sufficiente  a  trasformare  una  tigre  in una
    mangiatrice di uomini. La carne umana non risulta molto appetibile per
    i predatori,  in particolare per i felini.  No,  per diventare tale la
    tigre  deve avere qualcosa che la spinge,  una "necessit.  Il sale 
    una delle sue necessitprimarie.  Una carenza  di  sale  generalmente
    trasforma  la tigre in una mangiatrice di uomini.  Abbiamo il sospetto
    che i gasteropodi che hanno attaccato gli esseri  umani  possano  aver
    sofferto  di  una carenza di questo tipo nella loro dieta alimentare e
    la carne umana puin qualche modo contenere gli elementi di cui hanno
    bisogno.
    Sullo  schermo  apparve  un'altra  immagine,  evidentemente  una  foto
    scattata  col  teleobiettivo.  Un  piccolo chtorran che trascinava sul
    terreno un alberello.
    - Pensiamo che il comportamento naturale di queste creature sia  molto
    simile  a  quello del castoro nordamericano.  Questa colonia rimasta
    sotto  osservazione  per  un  lungo  periodo  e  ha  sempre  avuto  un
    comportamento  molto  idillico.  Come  potete  vedere voi stessi,  qui
    stanno costruendo una diga in un ruscello.
    "Questo che vedete uno degli insediamenti chtorran pigrandi che la
    squadra abbia scoperto.  Notate che ci sono tre cupole  e  altrettante
    sono in costruzione..."
    -  Quelli  sono  recinti - dissi e incrociai le braccia sul petto.  Il
    dottor Kwong non sapeva che gli chtorran erano predatori e carnivori e
    quindi non era in grado di riconoscere i recinti per quello che erano.
    Il tipo ricciuto alla mia  destra  mi  dette  un'occhiata:  -  Ne  sai
    qualcosa?
    - Ci puoi giurare!
    -  Meglio  che  te  lo tieni per te,  non questo il momento di farlo
    sapere.  - Non lo disse in tono duro,  ma era proprio quello  che  non
    volevo sentirmi dire.
    Il  dottor  Kwong stava dicendo: - ...un aspetto interessante che in
    ogni tana ci sono tre chtorran e mai in nessun caso pidi tre...
    - Mi scusi signore... - disse qualcuno alzandosi in piedi. Ero io.
    Tutti girarono la testa per guardarmi. Il dottor Kwong si ferma met
    frase non potendo ignorarmi. Sbattgli occhi e disse: - Prego?
    - Avete mai trovato quattro chtorran in una tana?
    Il dottor Kwong aveva un'espressione  infastidita.  -  Giovanotto,  ho
    appena finito di dire che non ne abbiamo mai trovati pidi tre.
    - Ne "sicuro"?
    - Giovanotto, cos'ha in mente?
    -  Mi  scusi,  signore.  Ma in ogni tana ce ne sono quattro.  Io li ho
    visti.
    Il tipo ricciuto mi stava tirando per la manica. - Mettiti a sedere! -
    mi sibil Io lo ignorai.
    Il dottor Kwong non era arrabbiato,  solo sorpreso che qualcuno  fosse
    cos maleducato  da interrompere la sua relazione.  - Vuole discutere
    con me, giovanotto?
    - No, signore. Sto solamente dicendo che si sbaglia. Io li ho visti...
    quattro vermi... quattro chtorran in una sola tana. Io c'ero.
    - Capisco.  Giovanotto,  io sono il direttore del Centro  Asiatico  di
    Controllo.   Disponiamo  di  una  rete  di  osservatori  su  tutto  il
    territorio del pigrande continente di questo pianeta.  Questa   la
    prima volta che io sento parlare di quattro chtorran in una sola tana.
    Quindi  lei  capirla mia difficoltad accettare quanto lei afferma.
    In particolare,  in QUESTA circostanza.  Sono  convinto  tuttavia  che
    quello che dice meriti un'indagine. Forse si tratta di un'anomalia, ma
    non  questo il momento nil luogo per...  se lei cortesemente vuole
    rimettersi a sedere, io posso continuare...
    Non riuscii a controllarmi.  - Se questo non il  posto,  qual   il
    posto  giusto?  Ho delle informazioni!  Li ho visti con i miei occhi -
    dissi ad alta voce infuriato.  - C'era una tana  e  un  recinto  e  il
    recinto era pieno di millepiedi e la tana era piena di uova.  E quando
    gli chtorran sono usciti dalla tana ERANO QUATTRO.
    Ormai a questo punto le persone intorno a me mi gridavano  di  sedere,
    ma  io  non  gli badai.  Ricciolino era accasciato sulla sedia con una
    mano davanti agli occhi.
    Il dottor Kwong fece cenno di allontanarsi a un aiutante che si  stava
    avvicinando a me con aria preoccupata.  - No, no, lo lasci stare... ci
    penso  io.   -  Le  sue  parole   erano   diffuse   dall'impianto   di
    amplificazione  anche  quando  non  parlava al microfono.  Mi disse: -
    Giovanotto,  posso chiederle dove ha fatto la  sua  esperienza?  Quali
    sono le sue credenziali?
    - Esercito degli Stati Uniti, signore. Mi chiamo James Edward McCarthy
    e sono caporale.
    Qualcuno  dietro di me sbuff  Qualcun altro grid - E' il massimo a
    cui puarrivare.  Non c'nessuno che  sia  pi disposto  a  restare
    soldato semplice.
    La  mia bocca si aprdi nuovo per dire: - Esercito degli Stati Uniti,
    Servizi Speciali. Sono stato distaccato come esobiologo e osservatore.
    - Servizi Speciali?  - Mentre ripeteva le mie parole il  dottor  Kwong
    aveva una strana intonazione.
    - Sissignore.
    - E quali erano i suoi compiti?
    - Ho partecipato a un'operazione di ricognizione e a una di caccia.
    - Una di "che cosa"?
    - Per dirla in parole chiare,  cosa che qui nessuno fa, siamo andati a
    bruciare qualche verme.  E ne abbiamo fatti fuori tre.  E poi uscito
    fuori  il quarto e ha ammazzato il mio amico e io sono stato costretto
    a bruciarli tutti e due.
    - Prego... ha detto "bruciarli"?
    - Proprio cos
    Mi  guardava  fisso  tutto  piegato  in  avanti.   -  Cosa  vuol  dire
    "bruciare"?
    - Bruciare!  Lanciafiamme,  signore.  Napalm. Gelatina incendiaria. E'
    l'unica cosa che riesce a fermarli, signore. - Nell'uditorio ci fu una
    reazione di sgomento. Grida soffocate e urla.
    Il dottor Kwong alzla mano. - Per favore, per favore...  potete fare
    silenzio? Napalm? Ne sicuro?
    -  Sissignore.  Ho  dovuto  uccidere  uno degli uomini migliori che io
    abbia mai conosciuto,  ma era l'unico modo.  Non mentirei su una  cosa
    simile.
    - Lei ha usato il NAPALM? Il napalm un'arma illegale!
    - Sissignore,  lo so. Ho fatto anch'io la stessa obiezione. Ma lei non
    ha fatto caso a quello che ho detto.  C'erano QUATTRO vermi in  quella
    tana!
    -  Giovanotto,  ci  sono  molte buone ragioni per le quali il napalm 
    stato messo  fuorilegge.  Se  ha  la  pazienza  di  aspettare,  gliene
    mostreruna...  - disse armeggiando con la giacca. Uno degli aiutanti
    si fece avanti,  ma il dottor Kwong  lo  allontan con  un  gesto  di
    stizza.  Apr la  lampo  della  giacca e la fece cadere a terra,  poi
    sbottonla camicia per mostrare il braccio rinsecchito e la massa  di
    cicatrici  biancastre  che  dal  collo gli arrivavano fino alla vita e
    probabilmente fino alla gamba. Girzoppicando intorno alla pedana.  -
    Guardi  bene...  questo   quello  che pufare il napalm a un essere
    umano.  Avevo sette anni quando i soldati degli Stati Uniti arrivarono
    nel mio villaggio per cercare il nemico.  Il nemico se n'era andato da
    tempo,  ma loro bruciarono ugualmente il villaggio e anche la  maggior
    parte  degli  abitanti.  Ho vissuto tutta la mia vita portando i segni
    dei crimini commessi dal suo paese contro il mio.
    "Molte altre nazioni hanno dovuto sopportare  le  stesse  devastazioni
    per  riuscire  a ritrovare la ragione tra le ceneri.  C'voluto molto
    tempo.  Le nazioni pacifiche di tutto il mondo sono infine riuscite  a
    stabilire  una pace duratura contro la barbarie degli Stati Uniti.  Il
    napalm una delle armi piperniciose usate dagli americani, che sono
    state messe al bando.  Ci  sono  altre  migliaia  di  donne  e  uomini
    storpiati  e mutilati che possono raccontarle perch  Guardi cosa pu
    fare il napalm a un essere umano, giovanotto. Non c'guarigione, solo
    cicatrici.  E ora...  lei sta lcon la  sua  ignoranza,  con  la  sua
    impudente  ingenuit e  ha  il  coraggio di dirmi che gli Stati Uniti
    usano di nuovo quest'arma?  In sprezzo di tutti i trattati e i mandati
    delle Nazioni Unite?"
    - Ma non questo il problema!  - stavo urlando.  - Grandissimo figlio
    di puttana!  Se pensi che i vermi siano dei grandi amiconi perch non
    vai a vederli? Ce n'uno qui al Centro! Sta in una sala con le pareti
    di vetro...  perchnon vai a vederlo e provi a dargli da mangiare con
    le mani? Costi accorgerai se gli chtorran mangiano gli uomini?
    - Si metta a sedere!  - Era il dottor Olmstead col dito puntato  verso
    di  me  che  parlava  in  un  altoparlante...  ma  dove era riuscito a
    trovarlo?
    Il  dottor   Kwong   stava   urlando   la   risposta:   -   Ho   visto
    quell'esemplare...  quello   un  animale  selvaggio.  Non ha nessuna
    inibizione e solo un'intelligenza istintiva.  Pudarsi che  le  altre
    creature che abbiamo osservato siano invece intelligenti. Se mi avesse
    lasciato finire avremmo affrontato anche questo punto.  Abbiamo sempre
    cercato di metterci in contatto con loro,  ma visto che lei e  i  suoi
    compagni continuate a bruciare tutti gli chtorran che vedete,  per noi
    molto difficile riuscirci. E' colpa sua se ci sono diventati ostili,
    sua e del suo maledetto atteggiamento mentale!
    Alla mia destra uno dei delegati africani si era  alzato  in  piedi  e
    urlava.  -  Non  si  lasci  portare  fuori strada!  Parliamo di questo
    napalm! Gli Stati Uniti hanno violato...
    - E il quarto chtorran?
    - Non potete conquistare la pace buttando le bombe!  -  grid qualcun
    altro e un'altra voce: - Hanno ricominciato quei dannati!
    - Andiamo - disse il tipo riccioluto afferrandomi il braccio.  - Vieni
    fuori di qui!  - fece cenno ai due poliziotti militari.  -  Da  questa
    parte...
    - Eh? Che cosa? Non potete...
    - Smettila stupido!  Vuoi uscire di qui tutto intero? Allora vieni - e
    mi spinse fuori.
    - Un momento! E il quarto chtorran? Un momento!
    23.
    I  due  poliziotti  militari  passarono  in  mezzo  alla  folla   come
    distruttori.  Uno  mi  trascinava  con stenendomi ben stretto per un
    braccio...  rapide immagini...  volti di gente  che  inveiva  gridando
    contro di me,  ma non potevo nemmeno urlare.  Il tipo ricciolino stava
    dietro di me  e  mi  afferrava  per  l'altro  braccio  con  la  stessa
    fermezza. Uscimmo fuori dall'auditorio alla velocitdi un treno.
    - Da questa parte...  - disse il poliziotto militare spingendomi da un
    lato in un corridoio.
    Dietro di noi sentivo le urla  rabbiose  farsi  sempre  pi forti.  -
    Maledizione!  - disse il tipo ricciolino in tono di rimprovero.  - Hai
    messo in piedi una rivoluzione.
    - Mi dispiace.
    - Fatti furbo almeno per un momento.  Sta' zitto.  - Si rivolse ai due
    poliziotti militari. - In sartoria.
    -  Va  bene.  -  Mi  si  affiancarono  sui  due  lati,  una mano sotto
    l'ascella, l'altra sotto il gomito...  e ci muovemmo.  Mi sorreggevano
    come  se  fossi  un  mobile;  non  aveva  importanza che io muovessi i
    piedi...  andavano  avanti  lo  stesso.  Il  tipo  ricciolino  che  ci
    precedeva  volta destra in un corridoio di servizio semibuio,  poi a
    sinistra,  aprla porta di uno sgabuzzino per le scope dove  ne  apr
    un'altra che non avrebbe dovuto esserci.
    Entrammo, buio e silenzio.
    - Un momento.  - Il tipo ricciolino schiacciun pulsante sul muro. Si
    accese una debole luce rossa e vidi cosche ci trovavamo in un  altro
    corridoio del tutto anonimo.  L'uomo disse ai due poliziotti militari:
    - Ora potete lasciarlo andare. Tu, vieni con me.
    Lo seguii in una stanzetta dove c'erano due  sedie  e  una  scrivania.
    Sbatt il suo portablocco sul piano della scrivania e si mise seduto.
    Mi indicl'altra sedia e anch'io mi misi a sedere. Aprun cassetto e
    tirfuori un pacchetto di sigarette,  ne fece uscire una e  l'accese.
    Non me ne offruna.
    Dunque... sarebbe stato un interrogatorio.
    Ricordai la scena di un film che avevo visto. Allungai la mano e presi
    una sigaretta dal suo pacchetto.
    - Non ho detto che puoi fumare.
    -  Ma  non ha neppure detto che non posso farlo - dissi ricambiando il
    suo sguardo.
    A un tratto sorrise. - Non funziona. Ho visto anch'io quel film.
    Scrollai le spalle e spensi la sigaretta. - Tanto non fumo.
    Non gli venne da ridere. Il sorriso si spense e resta esaminarmi per
    un momento, pensieroso. Poi disse: - Hai qualcosa per me?
    - Eh?
    - Questa mattina hai cercato di metterti in contatto con me,  vero?  -
    Si dette un colpetto con la mano sul petto.
    - Eh? - E allora vidi il nome sulla sua targhetta. WALLACHSTEIN. - Oh!
    -  esclamai  rendendomi  conto.  -  Ma  il servizio informazioni mi ha
    risposto che lei non esiste.
    - Faresti bene a crederci.  - Si poggi allo  schienale  e  la  sedia
    scricchiol sonoramente.  - E non sono neppure qui in questo momento.
    Hai solo delle allucinazioni.  E ora,  credo che tu abbia qualcosa per
    me - disse allungando la mano.
    Non mi ero ancora convinto.  Incrociai le braccia. - Prima esigo delle
    spiegazioni.
    Aveva ancora la mano tesa.  - Senti,  stupido,  ti trovi in un mare di
    guai,  quindi adesso cerca di fare il bravo ragazzo,  che magari trovo
    il modo per farti uscire da qui di  nascosto.  -  L'atmosfera  si  era
    fatta molto pitesa.
    -  Non  ho  chiesto io la sua protezione.  Mi ha fatto trasportare qui
    contro la mia volont..
    - Vuoi tornare indietro?  Anche questo possibile.  Dammi la cassetta
    che  ti ha consegnato Obie e vedrai che il sergente Kong e il sergente
    Godzilla ti porteranno di nuovo in mezzo al casino che  hai  provocato
    tu.  Anche se credo proprio che faresti meglio a stare qui con noi. Ti
    abbiamo fatto un favore, e potresti anche dirci grazie.
    - Gi.. e magari aggiungere anche "vaffanculo"! Sono veramente stanco
    di tutti i "dovresti" che tutti continuano  a  ripetermi...  e  sempre
    senza  darmi  spiegazioni.  Nessuno  mi  spiega  mai niente.  E poi vi
    incazzate se non mi attengo alle regole!  Ma allora vaffanculo!  Mi  
    stato  detto  che  se  non  fossi  riuscito  a  trovarla  avrei dovuto
    distruggere quella cassetta.  Be',  non sono riuscito a trovarla.  Lei
    non esiste. Allora, da che parte si esce...?
    - Siediti,  Jim - mi disse.  - Ti sei spiegato. Inoltre la porta resta
    chiusa a chiave finchio non la apro.
    Fu il fatto che mi avesse chiamato per nome a fermarmi.
    Mi stava aspettando.  E  non  solo...  nell'auditorio  si  era  seduto
    accanto  a  me  di  proposito!  E anche i due poliziotti militari!  Mi
    avevano individuato da...
    - Da quando?
    - Da quando cosa?
    - Da quando lei, chiunque lei sia, mi sta tenendo d'occhio?
    - Ah...  da circa tre minuti dopo che hai chiesto di me al  terminale.
    Sei sotto sorveglianza da quel momento.
    -  La  donna  seduta  alla mia destra...  quella durante la conferenza
    della dottoressa Zymph?
    - Ah, ah, e anche i due tenenti sulla tua sinistra.  Non so di cosa si
    tratta,  ma  Obie mi ha detto che molto importante.  - E aggiunse: -
    Non ti nascondo la mia curiosit  Obie dice che poteva essere  troppo
    pericoloso  spedire  per  telegrafo...  anche  con una linea cifrata e
    sicura. - Allunguna mano per spegnere la sigaretta nel posacenere. -
    Ora posso averla, per favore?
    Inspirai. Espirai. - S credo di s
    Mi guardinarcando le sopracciglia. - Nessun'altra obiezione?
    - L'ha chiamata Obie.
    Wallachstein sorrise. - Sai una cosa? Non sei poi cosstupido.
    Tirai fuori la cassetta e gliela  porsi.  Lui  la  prese,  la  gir e
    l'appoggisulla scrivania rovesciata.  Non riuscii a vedere bene cosa
    fece con le  dita,  ma  la  base  scivol via  mostrando  un  sottile
    doppiofondo. Dentro c'era solo una microfiche. Wallachstein la prese e
    la  lasci cadere  casualmente  in  una tasca della giacca come se lo
    facesse tutti i giorni; poi alzlo sguardo e notla mia espressione.
    - Qualcosa non va?
    - Non ne ho mai vista una simile.
    - E probabilmente non ne vedrai mai pi
    - Posso sapere perch Parlo del doppiofondo.
    - Certo.  Questi aggeggi non sono  difficili  da  aprire.  Non  in  un
    laboratorio  ben  attrezzato.  -  Gir di  nuovo  la  cassetta e fece
    scivolare il coperchio. - Ecco. Quand'il tuo compleanno? Componi qui
    la data.
    - Del mio compleanno?
    Annu  Composi la data sul piccolo quadrante e il coperchio si  apr
    Dentro la cassetta c'era una mazzetta di cinquantamila casey.
    - Buon compleanno - disse.
    - Eh?
    -  E'  il  compenso  per  aver  fatto  da corriere.  Hai consegnato il
    messaggio senza farti ammazzare.  Il denaro non importante.  E' solo
    un diversivo, nel caso avessi perso la cassetta. Se la apre la persona
    sbagliata,  crede  che  quello  sia  il  vero  contenuto.  Illumina la
    fascetta... nel caso non si fossero lasciati sviare dal denaro, c'un
    microfotogramma puntiforme sulla fascetta.  Non altro che una  lunga
    sequenza  di  numeri  a  caso.  Potresti  diventare  pazzo cercando di
    decifrarla,  perchnon c'soluzione.  E' solo  un  guazzabuglio.  Un
    altro diversivo.  Uno scherzo,  in pratica... l'idea di distrarre il
    nemico,  depistarlo.  Siamo tutti cosstraordinariamente ingegnosi di
    questi tempi, da entrambe le parti, che nessuno si ferma a pensare che
    potrebbe esserci un modo pisemplice.
    - Ehm... signore... "il nemico"?
    -  L'hai giincontrato.  Lfuori.  - Indicla porta.  Tirfuori il
    denaro e infilla scatolina nel cassetto della scrivania.  -  Avanti,
    prendilo senza esitare. Meglio spenderlo prima che perda completamente
    valore.
    -  Uhm,  non  devo  essere  prudente?  Voglio  dire,  la  gente non si
    domanderda dove salta fuori?
    - Non preoccuparti.  Nessuno lo fa.  In un modo o  nell'altro  rubiamo
    tutti  qualcosa  ai  morti.  Nessuno  ti  far domande.  -  Prese  il
    portablocco e contemporaneamente si alzin piedi. - Devo chiederti di
    aspettare qui mentre vado  a  vedere  di  cosa  si  tratta.  Dette  un
    eloquente  colpetto  sulla  tasca  della giacca.  - Ti va una tazza di
    caff
    - S grazie.
    - Va bene. - Era gifuori della porta.
    Mi aveva detto un mucchio di cose su cui riflettere. Per esempio, cosa
    stava succedendo? In che guaio mi ero ficcato?  E come ne sarei venuto
    fuori?
    Provai con la porta. L'aveva chiusa dietro di s Mi rimisi a sedere.
    Poi  mi rialzai e provai con i cassetti della scrivania.  Anche quelli
    erano chiusi.  Alzai le spalle e ritornai a sedere.  Mi chiesi se  non
    avessi per caso fatto qualcosa di stupido.  Le pareti di quella stanza
    avevano forse occhi e orecchie?  Sperai di non essermi messo  le  dita
    nel naso davanti a una delle loro telecamere.
    La  porta  si apre uno dei due poliziotti militari entrportando un
    vassoio. Chiuse la porta alle sue spalle, si avvicinalla scrivania e
    appoggiil vassoio.  Lo fece scivolare sul piano  verso  di  me:  una
    caraffa di caff  una tazza, una coppetta di panna, una zuccheriera e
    un cucchiaino.  Si  mise  seduto  sulla  sedia  dietro  la  scrivania,
    incroci  le  braccia  con  aria  indifferente  e  si  appoggi allo
    schienale, che si lamentsonoramente. Mi fiss
    Mi versai una tazza di  caff e  lo  assaggiai  con  cautela.  "Ahh!"
    L'avevano  per  caso  fatto  arrivare  direttamente  dalla  cucina del
    sergente Kelly?
    - Bene,  eccoci qui - dissi.  - Ehm,  tu sei il  sergente  Kong  o  il
    sergente Godzilla?
    Aprla bocca e disse: - Sta' zitto.
    Mi zittii.
    Fu  una  mezz'ora  sgradevole.  Almeno a me sembrmezz'ora.  Restammo
    seduti a guardarci di traverso l'un l'altro per tutto il tempo.
    Finalmente il colonnello Wallachstein ritorn  Con un cenno del  capo
    fece  allontanare  il  sergente  Kong  -  o forse era Godzilla - dalla
    stanza e si rimise a sedere alla scrivania.  Spinse il vassoio  da  un
    lato,  senza nemmeno guardarlo. Aspettche la porta si fosse richiusa
    prima di dire: - Ti credo a proposito del quarto chtorran.  Te la  sei
    vista brutta, eh?
    Scrollai le spalle. - E chi non l'ha fatto?
    -  Rimarrai  sorpreso.  Il  mondo  pieno zeppo di opportunisti.  Non
    badarci. Obie dice che tu sei a posto.  Mi ha chiesto inoltre di tener
    fede agli impegni, se pensavo che fosse il caso di farlo.
    - Impegni?
    -  Credo  che  lei te ne abbia giaccennato.  Ogni membro dei Servizi
    Speciali non solo ha il diritto, ma ha anche il dovere, di capire cosa
    implicano gli ordini che gli vengono dati.
    - Intende dire che dopotutto ho il diritto di fare domande?
    Annu - E io ho l'obbligo di rispondere.
    - Bene, era ora. Gi perchho un mucchio di domande da farle.  Prima
    di  tutto,  cosa  diavolo  sta succedendo?  Non solo qui,  ma ovunque?
    Perchnessuno di quei buffoni prende gli chtorran sul serio? E...
    Mi fece segno con la mano di andare piano.  Attese che le mie  domande
    si esaurissero con espressione dispiaciuta.
    - Ho detto "se pensavo che fosse il caso".  Mi dispiace,  ma penso che
    non lo  sia.  Non  ancora.  Forse  mai.  Sei  proprio  un  rompiballe.
    Sfortunatamente...
    - Sfortunatamente cosa?
    Mi lanciun'occhiata di traverso. - Sfortunatamente sei un rompiballe
    INTELLIGENTE.  -  Sembrava  dispiaciuto.  Guard l'orologio  e sembr
    ancora pitriste. - Non so cosa fare di te. E devo ritornare alle mie
    faccende.  Devo effettuare dei controlli oggi pomeriggio.  Mi dispiace
    lasciarti  qui  ad  aspettare,  ma non ho altra scelta...  e credo che
    sarebbe proprio una cattiva  idea  se  tu  tornassi  alla  conferenza.
    Almeno non per oggi.  Ci sono alcune persone che ti stanno cercando, e
    non hanno intenzioni amichevoli.  Dobbiamo ancora trovare il  modo  di
    sistemare quello... quello che hai combinato. Uhm, senti, farin modo
    che  tu possa seguire la conferenza a distanza,  e ti terremo nascosto
    per un paio di giorni.  Almeno fino a giovedquando la maggior  parte
    dei delegati se ne andranno.  Ti devo almeno questo. E magari per quel
    giorno avremo pensato cosa fare di te.
    - E io non potrdire la mia in proposito?
    - Non ti sembra di aver gidetto abbastanza per oggi?
    - Non ho fatto altro che alzarmi e fare una  domanda.  Non  ho  ancora
    ricevuto risposta.
    -  Non  ti passato per la testa che forse non esiste risposta?  - Si
    alzin piedi. - Aspetterai qui. - E uscdi nuovo.
    Questa volta non dovetti attendere a lungo.  Si aprla porta e spunt
    la testa del maggiore Lizard Tirelli. - McCarthy?
    - Cosa? Ah... ciao!
    Sembrava  seccata.  -  Andiamo - disse.  La seguii nel corridoio buio,
    gira destra.  E ora dove stavamo andando?  La porta  di  uscita  era
    dall'altra parte.
    Ci fermammo di fronte a un ascensore.  La porta si aprdavanti a noi.
    Sul pannello dei comandi c'era un solo pulsante. Lizard lo spinse e la
    porta si chiuse. L'ascensore prese a salire.
    - Dove stiamo andando?
    - Tredicesimo piano - disse.
    - Cosa? Gli alberghi non hanno il tredicesimo piano.
    - Questo s- disse secca.  Era evidente che non aveva nessuna  voglia
    di parlare. Almeno non con me.
    Mi zittii e facemmo il resto del percorso in silenzio.
    24.
    Il    tredicesimo   piano   somigliava   a   qualsiasi   altro   piano
    dell'albergo...  a eccezione  del  fatto  che  c'era  una  sola  porta
    d'ascensore.
    Tanto  tempo  fa  mio  pap mi  raccontava di edifici con gli accessi
    controllati,  ma io non ne avevo  mai  visto  uno.  A  quanto  pare  i
    costruttori   di  questo  albergo  avevano  pensato  a  questo  trucco
    architettonico per ottenere un piano di uffici e appartamenti  privati
    a  disposizione  di autoritin visita nel paese o altre celebritche
    avessero bisogno di sicurezza.
    Se qualcuno avesse notato che c'era un'interruzione tra il  dodicesimo
    e  il  quattordicesimo  piano  -  ma  avrebbe  dovuto  salire la scala
    antincendio per accorgersene - probabilmente  gli  avrebbero  risposto
    che si trattava di un "piano di servizio".  E in fondo lo era.  Ma non
    gli avrebbero detto di che tipo di servizio si  trattava.  Ancora  una
    volta  il  trucco della lettera rubata.  Come la cassetta di sicurezza
    con il doppiofondo.
    Avrei scommesso perche gli attuali occupanti del  tredicesimo  piano
    non erano quelli per cui era stato ideato. O invece s
    Ci fermammo davanti a un'anonima porta di metallo grigio. Stanza 1313.
    - Dovrstare chiuso qui dentro? - domandai.
    Lizard  mi  ignor e  infilla tessera magnetica nella fessura della
    porta. Formun numero e la porta si apr  Mi consegnla tessera.  -
    Puoi cambiare la combinazione, se vuoi. E te ne puoi andare, se vuoi.
    - Ma io pensavo...
    - Che cosa?
    - ...che il colonnello Wallachstein volesse che lo aspettassi.
    - Chi?
    -  Il  colonnello  Wallachstein...  l'uomo  che  mi  ha trascinato via
    dall'auditorio e che mi ha interrogato.
    Mi si avvicin  - Sta' a sentire,  stupido.  L'uomo di cui parli  non
    esiste. Non c'nessuno a Denver che si chiami cos Hai capito?
    No, non avevo capito. - Penso di s Posso fare una domanda?
    Sembrava irritata e spazientita. - Che cosa?
    - Che diavolo sta succedendo?
    - Non posso rispondere.
    - Sono agli arresti?
    -  Sei libero di andare dove vuoi.  Ma andartene non sarebbe una buona
    idea. C'qualcuno che ti sta cercando,  e credo che non ti piacerebbe
    se ti trovasse.
    - Oh... allora sono trattenuto in custodia cautelare?
    - Nessuno ti trattiene.
    - E allora perchmi trovo qui?
    - Non lo so. Non sono autorizzata a rispondere alle tue domande.
    -  C'qualcuno che lo sia?  O sono destinato a essere scaricato da un
    posto all'altro fino a che mi ritroverlontano mille miglia da qui?
    - Questa potrebbe essere una buona idea. Ah, non puoi telefonare senza
    averne il permesso, ma puoi ordinare quello che vuoi.
    - Come si esce di qui?
    - Da solo?  Sali la scala antincendio fino al quattordicesimo piano  o
    scendi  al  dodicesimo e poi prendi un ascensore.  Ma non puoi tornare
    indietro.  Il mio consiglio di fare quello che ti stato detto e di
    rimanere qui. - Si voltper andarsene.
    - Mmm... maggiore?
    Si ferme si volta guardarmi.
    - Sono nei pasticci? Voglio dire, devo preoccuparmi?
    Forse  ero  impaurito e forse si capdal tono della mia voce,  perch
    lei controllil gesto d'impazienza che stava per fare, infastidita da
    un'altra domanda cretina.  Si rese conto che ero veramente preoccupato
    e si addolc  Disse: - Hai fatto quello che avrebbero voluto fare una
    mezza dozzina di persone. Pertu non sapevi che era meglio evitarlo.
    Sentii il rossore salirmi al viso per aver fatto la figura  di  quello
    che combina sempre casini. - Ma non c'nessuno che possa spiegarmelo?
    Lizard  se ne voleva andare,  lo avevo capito,  invece mi prese per un
    braccio, mi tirdentro la stanza e chiuse la porta. - E va bene... ho
    un po' di tempo.  Vuoi del caff  No?  Io invece  s  -  And verso
    l'angolo  cucina  e  apr un armadietto.  - E' meglio che ti gusti un
    caff Jim... domani forse potresti non averne la possibilit
    - Eh?
    - Non importa. Senti... in cosa ti sei specializzato?
    - Biologia. Software. Tecniche umane. Problematiche. Le solite cose.
    - Ho capito. Hai mai studiato storia?
    - Qualcosa... gli elementi di base.
    - Accidenti.  - Rimase per un attimo in silenzio.  Non  capivo  se  si
    riferisse  al fatto che non avevo studiato storia o al fatto che aveva
    rovesciato un po' d'acqua. Si girdi nuovo verso di me.
    - Hai frequentato un corso di Etica Globale??
    - Certo. Lo fanno tutti, un corso obbligatorio.
    - Certo... e sai perch
    - Per impedire un'altra Apocalisse.
    - Giusto. Che ne sai dell'Apocalisse?
    - Mmm... non molto, credo. Solo quello che mi hanno insegnato.
    - Va' avanti - mi incoraggi
    - Ma... sei sicura di voler stare ad ascoltare?
    - Ti ho detto di andare avanti.
    - Be'...  mmm...  c'era la guerra.  In Medio Oriente.  Ci sono  sempre
    guerre  in  Medio  Oriente,  ma  questa  non si riusca tenerla sotto
    controllo. La guerra era tra Israele e...  non mi ricordo pichi,  ma
    c'erano  un sacco di nazioni alleate contro Israele.  E poi c'erano di
    mezzo anche mercenari cinesi e africani.  Alla fine le  cose  andavano
    cos male  che Israele fu costretto a minacciare che avrebbe usato le
    armi nucleari. E lo fece.
    - E poi che successo?
    - Gli Stati Uniti ritirarono il loro  appoggio  a  Israele  e  Israele
    dovette arrendersi.
    - E poi?
    -  Tutti  erano rimasti cosimpressionati per quello che era successo
    che andarono in Russia e firmarono i Trattati di Mosca.
    -  S駧iii...  -  disse  con  espressione  ironica  e  rivolse  la  sua
    attenzione al caff  - Vuoi latte o zucchero?  - mi chiese. Scossi la
    testa. Mentre mi porgeva la tazza continu - Questa la versione che
    insegnano a scuola... ma cossemplificata che diventata quasi una
    favoletta. Non stato Israele a usare le bombe. Siamo stati noi.
    - Eh?! Ma questo non ..
    - Certo che non lo  La veritmeno piacevole. Era la nostra guerra
    e noi dicemmo a Israele di usare le bombe perchpensavamo che cosla
    guerra sarebbe finita. E findavvero... ma non nel modo che speravamo
    noi.  Quello che non ti hanno raccontato che il presidente si  perse
    d'animo.
    - Eh?!
    - Al corso cosa ti hanno insegnato?
    Mi  strinsi  nelle spalle.  - Ci hanno detto che ci fu una riunione di
    gabinetto  a  mezzanotte  e  c'era  una  gran  confusione  e  tutti  i
    consiglieri  discutevano  su  quante  persone  sarebbero  morte a ogni
    offensiva e se saremmo  stati  in  grado  di  sferrare  la  terza.  Il
    presidente se ne stava seduto tranquillo al suo posto, fumando la pipa
    come faceva sempre.  Alla fine,  dopo molte ore, uno dei capi di stato
    maggiore riassunse  i  termini  della  discussione  dicendo  侶ui  gli
    argomenti morali non servono.  La guerra INEVITABILE  Ed stato a
    questo punto che il presidente ha esclamato: 青i puoi giurare  che  lo
    頠.
    -  S  questo che raccontano,  ma le cose non sono andate cos  E'
    vero solo a met  La parte  che  non  conosci   che  l'ambasciatore
    sovietico  aveva  consegnato  al  presidente un ultimatum proprio quel
    pomeriggio. Se Israele avesse usato altre armi nucleari contro i paesi
    alleati,  I'Unione Sovietica avrebbe considerato quegli attacchi  come
    provenienti  dagli  Stati  Uniti.  Era lo stesso ultimatum che John F.
    Kennedy aveva consegnato  a  Nikita  Krusciov  nell'ottobre  del  1962
    quando  erano  stati  scoperti  i  missili russi a Cuba...  i russi si
    rendevano conto dell'ironia della situazione e usarono esattamente  le
    stesse espressioni.
    - Non ho mai sentito questa storia.
    - Infatti, non era previsto che la conoscessi... ma era proprio questo
    che  il  presidente  aveva avuto in mente durante tutta la riunione...
    che la controparte aveva deciso che una  guerra  nucleare  totale  era
    inevitabile.
    - Ma io ho sempre pensato che fosse un eroe!
    Il  maggiore  Tirelli sembrava assorta.  - Anch'io lo pensavo e...  lo
    penso ancora.  Forse lo era...  forse ci  vuole  pi coraggio  a  non
    entrare in guerra.  Ma in ogni caso le conseguenze di quella decisione
    sono ricadute su di lui.
    Bevvi un sorso di caff  Era bollente.  E amaro.  Dissi: -  Ci  hanno
    insegnato  che  fece  un  discorso,  un  discorso straordinario in cui
    diceva che avevano dato a lui la  responsabilit di  decidere  se  il
    mondo doveva precipitare verso la battaglia finale dell'Apocalisse.  E
    che, anche non tenendo conto degli aspetti morali, per lui rimaneva di
    suprema importanza il fatto che,  se  la  guerra  si  poteva  evitare,
    doveva  essere evitata e lui avrebbe fatto qualunque cosa fosse in suo
    potere per evitare che milioni e milioni di  esseri  umani  morissero.
    Disse   che  per  una  nazione  usare  le  armi  nucleari  significava
    squalificarsi di fronte all'intera comunitumana.
    - Ho ascoltato quel discorso - disse.  - I miei genitori mi  permisero
    di  stare alzata ad ascoltarlo.  Ma ho capito cosa voleva dire solo da
    poco. Quell'uomo anda Mosca sperando che il suo fosse considerato un
    gesto di buona volont  Invece lo interpretarono  come  un  gesto  di
    capitolazione  e  lo  obbligarono ad accettare una pace che ci rendeva
    impotenti,  un compromesso umiliante.  La sua  tragedia  fu  che  cap
    esattamente quello che gli avevano fatto.  Oh,  s  fu considerato un
    eroe,  fu salutato in tutto il mondo come un uomo coraggioso,  ma  lui
    sapeva a cosa aveva dovuto rinunciare: al diritto degli Stati Uniti di
    difendere  i  loro interessi all'estero.  Perchpensi che successe la
    storia del Pakistan?  Fu  un  tentativo  per  ristabilire  le  antiche
    prerogative.  E  fu  un  fallimento.  Questa  volta  furono i cinesi a
    consegnarci un ultimatum.  E questa volta i trattati furono ancora pi
    repressivi  nei  nostri  confronti.  Sai  cosa fecero gli alleati alla
    Germania dopo la prima guerra mondiale?  Tolsero a quella  nazione  il
    diritto di possedere un esercito.  E la stessa cosa successe a noi. Ci
    dissero che la  sopravvivenza  della  nostra  nazione  sarebbe  durata
    fintanto  che  non  avessimo  minacciato  nessun altro paese su questo
    pianeta e che  ci  sarebbe  stata  una  commissione  internazionale  a
    controllare che l'accordo fosse rispettato.
    - Non ne ho mai sentito parlare - dissi.
    -  Te  l'ho  detto,  non era previsto che tu lo sapessi.  E' una parte
    della  nostra  storia  di  cui  non  siamo  molto   fieri...   cos..
    ufficialmente  non  esiste...  come  tanti altri episodi che non siamo
    disposti a riconoscere.
    Nascosi  il  mio  imbarazzo  dietro  la  tazza  di  caff  Quando  la
    riabbassai,  dissi: - E' per questo che i delegati stranieri sono cos
    indignati per il modo in cui noi combattiamo gli chtorran?
    -  Esatto.   Sono  molto  pochi  i  governi  stranieri  che  come  noi
    considerano gli chtorran una minaccia. Le ragioni sono diverse. Alcuni
    considerano  la  scienza  solo  uno  strumento  per avere raccolti pi
    abbondanti,  altri pensano che gli chtorran non diventeranno  mai  una
    minaccia perchin questo momento non lo sono.  La maggior parte delle
    persone con cui siamo in contatto non conoscono nemmeno l'entitdella
    mortalitprovocata dalle epidemie...  quindi come possono comprendere
    che  le  epidemie sono solo una piccola parte di un'infestazione molto
    pigrave?
    - Allora la dottoressa Zymph aveva ragione?
    - Non solo, ma cercava perfino di minimizzare. Tu hai avuto esperienza
    diretta degli chtorr e sai  quello  che  sono.  Ma  prova  a  dirlo  a
    qualcuno che non ne ha mai visto uno in azione.  Non ti capirebbero...
    perchnon vogliono.
    - Ma frustrante!
    Lizard annustancamente e sorrise. - Puoi dirlo!  - Bevve un sorso di
    caff e  disse: - La dottoressa Zymph sapeva come avrebbero reagito i
    delegati. Era proprio quello che voleva. Dobbiamo continuare a esporre
    i fatti,  ma tutte le volte la comunitinternazionale  reagisce  allo
    stesso  modo.  I  delegati perdono la testa.  Pensano che gli chtorran
    siano l'ultimo tentativo dell'America di giustificare il suo riarmo. -
    Scosse tristemente la testa.  - Sono terrorizzati...  ecco come stanno
    veramente  le  cose.  Ogni  paese  di  questo pianeta si trova a dover
    affrontare  qualche  problema...   e  non  ce  n' uno  che  non  sia
    vulnerabile di fronte a un serio attacco militare.  Non si preoccupano
    degli chtorran perchnon sanno bene cosa sono...  ma  hanno  un  gran
    timore  della  potenza  militare americana perchne portano ancora le
    cicatrici.  Per loro noi rappresentiamo una minaccia  comprensibile  e
    quindi  trasferiscono  la  loro  paura  e la loro rabbia su di noi.  -
    Lizard mi guard - Adesso hai capito in che razza di ginepraio ti sei
    cacciato?
    - Ah, ah - dissi.
    Dette un'occhiata al suo  orologio.  -  Adesso  devo  andare.  Sta'  a
    sentire: puoi usare questo terminale per consultare la Sezione Storica
    della  Biblioteca del Congresso.  Vedrai che la troverai interessante.
    Forse tu non lo sai, ma la tua carta di autorizzazione come membro dei
    Servizi  Speciali  ti  permette  di  accedere   a   quasi   tutte   le
    informazioni...
    - Non lo sapevo.
    - ...per cui ti aspetta un pomeriggio molto interessante.  Ci vorrun
    po' di tempo prima che qualcuno possa venire  da  te.  Abbi  pazienza.
    Dobbiamo prendere alcune decisioni importanti.
    25.
    Non avevo pipensato a Whitlaw da molto tempo.
    Mi domandai se fosse ancora vivo.  Quel pensiero non mi era mai venuto
    in mente prima perchnon avevo mai potuto  immaginarmelo  morto.  Ero
    sempre stato convinto che fosse sopravvissuto.
    Ma anche Shorty non potevo immaginarmelo morto.  O mio padre. E invece
    lo erano...  e allora che importanza aveva se riuscivo a immaginarlo o
    no? L'universo faceva quel cavolo che gli pareva senza interessarsi di
    come la pensavo io.
    Anche  Whitlaw  portava avanti il suo corso allo stesso modo.  Anche a
    lui non interessava come noi la pensavamo: 俏on avete piscelta era
    solito  dire  勁a  scelta l'avete gifatta quando vi siete iscritti a
    questo corso.  Mi appartenete,  corpo e anima,  fino a quando decider
    che il momento di lasciarvi andare liberi per il mondo
    Il   corso  durava  due  semestri.   Alla  fine  del  primo  semestre,
    all'improvviso Whitlaw domand 青'nessuno  qui  che  sappia  perch
    questo corso obbligatorio?
    促erch se  non  lo  frequentiamo non prenderemo il diploma.Era una
    delle cretinate che in genere arrivavano dall'ultima fila. Due ragazzi
    scoppiarono a ridere.
    Per qualche istante Whitlaw guardil gruppo con occhi di  falco,  poi
    disse:  俏on  questa la risposta che volevo,  ma considerando da che
    parte viene, credo che non potessi aspettarmi di pi C'nessun altro
    che vuole rispondere?
    No, non c'era nessun altro.
    侶uesta sarla prima domanda dell'esame finaleci inform  Qualcuno
    protestborbottando.
    Whitlaw  torn verso  la  cattedra zoppicando e io mi domandai se gli
    facesse male la gamba.  Non sembrava soddisfatto.  Aprla cartelletta
    dove  teneva i suoi appunti e li sfogliin silenzio fino a quando non
    ebbe trovato la pagina che stava cercando.  La studicon  espressione
    accigliata.  Dopo un momento rialzlo sguardo: 俏essun altro che vuol
    fare un tentativo?
    No, ci eravamo fatti furbi.
    促eccato. E va bene... proviamo a metterla cos Quanti di voi pensano
    che sia giusto ribellarsi a una tirannia?
    Immediatamente si alzarono alcune mani.  Poi qualche  altra,  incerta,
    come  se  avessimo  paura  che  significasse offrirsi volontari per il
    fronte.  Poi qualche altra ancora.  Whitlaw non aspettdi  vedere  se
    c'era  l'unanimit  Indic uno  di  quelli che non avevano alzato la
    mano. 亟 tu? Non credi che sia giusto?
    促enso che lei dovrebbe definire meglio i termini della questione.  E'
    stato troppo generico. Quale tirannia? Di che tipo?
    Whitlaw s'irrigide fissil ragazzo con occhi socchiusi.  亭ai parte
    del circolo culturale? No?  Dovresti prendere in considerazione questa
    possibilit Sei il tipo adatto... eviti di affrontare il problema. Va
    bene,  ti  voglio  aiutare... chiuse  il libro.  非iciamo che questa
    stanza lo  stato  di  Miopia.  Io  sono  il  governo.  Voi  siete  i
    cittadini.  Voi  sapete che i governi hanno bisogno di soldi.  Cosla
    prima cosa che faccio imporre le tasse.  Voglio un casey da ciascuno
    di voi.Comincia camminare fra i banchi.  非ammi un casey.  No, non
    sto scherzando.  Queste sono le tasse  che  dovete  pagare.  Dammi  un
    casey.  Anche  tu.  Mi  dispiace,  non  accetto assegni o banconote di
    carta. Cos'hai detto? Sono i soldi per il pranzo? Cribbio, questo un
    guaio! Purtroppo le esigenze del governo hanno la precedenza.
    俑a questo non giusto!
    Whitlaw si ferm  la mano piena di monete.  青hi  che  ha  parlato?
    Portatelo fuori e giustiziatelo per sedizione!
    俗n momento! Ho il diritto a un processo equo!
    俠'hai appena avuto. E ora sta' zitto. Sei stato giustiziato.Whitlaw
    continu a  raccogliere  i  soldi.  俑i  dispiace,  voglio  il denaro
    contato. Non ce l'hai? Non ti preoccupare,  allora trattengo gli altri
    quattro casey come soprattassa.  Considerala una multa per il fatto di
    aver pagato  le  tasse  con  banconote  di  carta.  Grazie.  Grazie...
    cinquanta,  settantacinque,  un  casey.  Grazie.  Allora,  ho raccolto
    quarantotto casey. Il che significa che posso andare a farmi una bella
    mangiata. Domani ricordatevi di portare tutti un altro casey.  Da oggi
    in poi riscuoterle tasse tutti i giorni.
    Ci  guardammo l'un l'altro preoccupati.  Chi avrebbe avuto il coraggio
    di protestare per primo?  Ma  non  era  scorretto  che  un  insegnante
    prendesse soldi dalla sua classe?
    Una mano si alzincerta. 俑mm, signore... vostra maest..
    俟
    俑mm... posso fare una domanda?
    俑mm... dipende da quale domanda.
    促ossiamo chiederle cosa farcol nostro denaro?
    俏on pivostro, mio.
    俑a prima era nostro...
    ..e ora mio.  Io sono il governo.April cassetto della cattedra
    e vi fece cadere le monete con grande rumore. 亟h?! Hai la mano ancora
    alzata?
    侵l fatto che a me sembra... a tutti noi sembra...
    隹 tutti?Whitlaw ci fisscon le  sopracciglia  alzate.  俟i  tratta
    forse  di un'insurrezione?  Sarmeglio che mi procuri dei mercenari.
    Arrivfaticosamente fino in fondo all'aula e puntil  dito  verso  i
    ragazzi pialti e robusti della classe.  俊u, tu e... s tu. E anche
    tu. Venite con me.  Siete arruolati.April cassetto e ne tirfuori
    alcune  monete.  亟cco,  due  casey  per  ciascuno.  E  ora  non  fate
    avvicinare questa marmaglia al palazzo reale.
    I quattro ragazzi sembravano incerti.  Whitlaw li spinse tra s e  la
    classe. 隹llora... cosa stavate dicendo?
    俟ignor Whitlaw!Janice MacNeil, una ragazza alta e bruna, si alzin
    piedi.  侮a bene,  abbiamo capito.  Adesso ci ridia i nostri soldi...
    Janice era una rappresentante degli  studenti.  Un  Whitlaw  ghignante
    fece capolino da dietro le spalle dei due 哀oldatipialti: 隹h, ah.
    Ma questo non un gioco. Che cosa hai in mente di fare?
    Janice non s'innervos Disse: 俑i rivolgera un'autoritsuperiore
    Whitlaw  stava  ancora  ghignando.  俏on  ce  ne sono.  Questo corso 
    autonomo.  Vedi quel cartello sul muro?  E'  lo  statuto  del  Sistema
    Federale  Educativo.  Sei  stata  in  quest'aula  tutti  i  giorni per
    diciotto settimane e scommetto  che  ancora  non  l'hai  letto,  vero?
    Peccato...   perch  quando  ti  sei  iscritta  a  questo  corso  hai
    automaticamente accettato quel regolamento.  Io ho potere assoluto  su
    tutti voi.
    青erto,  lo  so! ribatt lei.  俑a io sto parlando del mondo reale,
    quello in cui viviamo. Lei deve darci indietro i soldi!
    俏o,  tu non hai capito niente.Whitlaw le  sorrise.  亟'  questo  il
    mondo reale. Proprio questo. E io non devo darti proprio un bel nulla.
    Il  governo  federale  mi  ha  autorizzato  a  fare  qualunque cosa io
    consideri necessaria per lo svolgimento del  corso.  Questo  significa
    che  posso  imporre  tasse...  se  lo  ritengo necessario.La ragazza
    incrocile braccia.
    侮a bene, ma noi possiamo rifiutarci di collaborare.
    Whitlaw si strinse nelle spalle. 雨enissimo. Ti fararrestare.
    青he cosa?! Mi manda dal preside?
    俏o,  ho detto arrestare nel senso  di  "conosci  quali  sono  i  tuoi
    diritti"  e  ti  sbatto  in galera,  agli arresti,  in guardina,  alla
    Bastiglia, alle Tombe, alla Torre di Londra, all'Isola del Diavolo, ad
    Alcatraz... mi sono spiegato?
    俠ei sta scherzando.
    Niente affatto. Vuoi vedere?
    俑a non giusto!
    亟 allora?  Hai accettalo il regolamento e  dunque  perch adesso  ti
    lamenti?Sospinse due dei suoi soldati.  俟battetela fuori... e anche
    quell'altro,  quello che abbiamo giustiziato prima.  Sono espulsi. I
    soldati   di  Whitlaw  non  avevano  un'aria  molto  soddisfatta,   ma
    cominciarono a dirigersi verso i due ragazzi.
    Janice sembrava veramente impaurita,  raccolse i suoi libri e il bloc-
    notes e usc
    隹spetterete  nell'aula  accanto  fino  alla fine della lezionedisse
    Whitlaw.  青'nessun altro che vuole mettere in dubbio l'autorit di
    questo governo?
    No. Non c'era nessuno.
    雨ene.Whitlaw sedette e appoggii piedi sulla cattedra.  亟speller
    chiunque apra bocca a sproposito.Prese un libro e una mela e april
    libro.  Di quando in quando dava un  morso  alla  mela  facendo  molto
    rumore per ricordarci la sua presenza.
    L'esercito  sembrava  incerto  sul  da  farsi.  青i possiamo mettere a
    sedere, signore?
    俏o, naturalmente. Siete in servizio.
    Noi ci scambiavamo occhiate.  Dove voleva arrivare?  Il tipo al  quale
    Whitlaw  aveva consigliato di entrare in un circolo culturale si chin
    in avanti e bisbiglia un amico. 青i sta sfidando a fare qualcosa
    雨e', provaci tu. Io non voglio essere sbattuto fuori.
    俑a non capisci... se ci organizziamo...
    Whitlaw balzin piedi lanciando occhiate di fuoco. 青he cosa?! Questa
    sovversione!Si avvicinal tipo da circolo culturale,  lo  afferr
    per  la  camicia  e  lo sollevdi peso.  俏on te lo permettere lo
    trascinfuori dall'aula.
    Durante i pochi istanti  che  rimase  fuori  dalla  porta  scoppi il
    pandemonio.
    侶uell'uomo pazzo...
    ..tutto questo assurdo...
    ..non possiamo fare qualcosa?
    Mi  alzai in piedi.  隹scoltate!  Noi siamo in tanti e lui uno solo!
    Non dobbiamo permettergli di farla franca!
    - 俟ta' zitto, Jim! Cosci metti in guai ancora pigrossi.
    亭allo parlare...
    信ai qualche idea, Jim?
    雨e' no... per..
    In quel momento rientrWhitlaw e io m'infilai di nuovo  nel  banco  a
    tutta velocit
    Whitlaw  si  rivolse  alle  sue truppe.  青he razza di esercito siete?
    Lascio la stanza per meno di un minuto  e  quando  torno  trovo  degli
    agitatori  che  incitano  la  marmaglia  a  insorgere!  Vi  ordino  di
    arrestare ed espellere chiunque si lamentato... o caccervoi!
    Tocca cinque di noi.
    俏on  c' nessun  altro? ringhi Whitlaw.  俟e  vi  fate  sfuggire
    qualcuno, saranno le vostre teste a cadere.
    L'esercito sembrava impaurito. Si consultarono fra loro bisbigliando e
    poi  indicarono  altri  tre  ragazzi  che  insieme a noi cinque furono
    accompagnati fuori della classe.  俑a io non ho  detto  niente! Joey
    Hubre stava per piangere. 非iglielo!implorrivolto al suo gemello.
    亭allo...urlWhitlaw ..e cacceranche te.  Anzi, meglio che te
    ne vada comunque anche tu...  probabile che siate tutti  e  due  dei
    piantagrane.
    Ormai  nella  classe  accanto  alla nostra eravamo in dodici e stavamo
    seduti a guardarci con aria depressa.  Eravamo  confusi,  sorpresi,  e
    veramente  offesi.   Potevamo  sentire  Whitlaw  che  urlava.   E  poi
    all'improvviso si fece silenzio. Un momento dopo tre nuovi esiliati si
    aggiunsero al nostro gruppo.
    青os'ha fatto? Ha fatto giustiziare tutta la classe?
    俏o,  ha dichiarato silenzio nazionaledisse Paul  Jastrow.  亟'  per
    questo che ci ha cacciato fuori... io ho passato un biglietto e lui ha
    detto che stavo organizzando una congiura.
    青osa sta cercando di provarci?si lamentJanice.
    青he cos'la tirannia, credo. E' cosche ha incominciato no?
    亟 allora che cosa dobbiamo fare?
    亟' ovvio, dobbiamo ribellarci!
    俑a figurati!  Non possiamo nemmeno aprire bocca per protestare,  come
    facciamo a organizzarci?
    青erto che possiamo organizzarcidissi. 促roprio qui. Organizziamo un
    esercito di liberazione.  I compagni che sono  rimasti  in  classe  ci
    sosterranno.
    俟ei sicuro? Whitlaw li ha costerrorizzati che si staranno pisciando
    addosso.
    雨e',  comunque  dobbiamo  tentare disse  Hank  Chelsea alzandosi in
    piedi. 侵o ci sto.
    侵o nodisse Paul Jastrow.
    Mi alzai in piedi. 青redo che sia l'unica cosa da fare.
    Janice si alz  隹 me...  non piace molto,  ma ci sto anch'io  perch
    dobbiamo fargli vedere che non pucomportarsi cos
    Altri  due  ragazzi  e  una  ragazza si alzarono in piedi.  非ai John.
    Joey?
    俏o, no. Non voglio sentirlo ancora urlare.
    俑a non ce l'hai con lui?
    侮oglio solo indietro i miei soldi.
    促aul?
    青i sbatterdi nuovo fuori dall'aula.
    隹spetta un momento, Jim.Era Mariette.  青he cosa vuoi che facciamo?
    Qual il tuo piano?
    亟ntriamo nell'aula e gli diciamo che la dittatura finita.
    青he  bella  idea!  Lui  ci  urler dietro  e  ci farsbattere fuori
    dall'esercito. Ha arruolato ancora due criminali.
    俏on sono due criminali...
    俊utti i giocatori di calcio lo sono, secondo me.  In ogni modo adesso
    sono in sei. Allora, che facciamo?
    Cominciarono  a  risponderle  in  sei,  ma Hank Chelsea alzla mano e
    disse: 俏o, aspettate... Mariette ha ragione!  Dobbiamo fare un piano!
    Sentite,  proviamo cos  Apriamo tutte e tre le porte dell'aula nello
    stesso momento.  Questo li prenderdi sorpresa.  Poi,  prima che  lui
    riesca  a  parlare,  le  ragazze si avvicineranno all'esercito...  no,
    ascoltatemi.  Ci scommetto che non avranno il  coraggio  di  colpirle.
    Quello  che dobbiamo fare mettere una ragazza vicino a ogni soldato.
    Poi lei lo abbraccia e lo bacia e gli chiede di unirsi a noi...
    ..e poi?
    ..e gli dice che gli daremo il doppio di quanto lo ha pagato lui!
    俑a lui gli ha dato tre casey a testa.
    俏o, vedrete che si uniranno a noi.  Ma solo se ogni ragazza si dedica
    a  un  ragazzo.  Afferrategli  il  braccio  e  cominciate a parlargli.
    Ditegli qualunque cosa vi venga  in  mente  e  non  lasciatelo  andare
    finchnon dice di s
    俟  va bene, signor Colpo Grosso. Alle donne il lavoro sporco, vero?
    E gli uomini cosa fanno?
    俏oi ci occupiamo del capo e pretendiamo che  ci  consegni  il  tesoro
    nazionale.
    Discutemmo  il  piano  ancora per qualche minuto e nel frattempo fummo
    raggiunti da altri due  esiliati  che  immediatamente  aderirono  alla
    rivoluzione  e dettero alcuni suggerimenti per perfezionare l'attacco.
    Eravamo quasi pronti quando Joey Hubre tirsu col naso e disse: 亟 se
    qualcuno si fa male, cosa facciamo?
    Questa osservazione provocun momento d'esitazione e fummo  costretti
    a  rivedere  il  piano.  Ma  Paul  Jastrow disse: 亟 allora?  Siamo in
    guerra, no?
    俏o, Joey ha ragionedisse Hank.  亭orse a Whitlaw non importa niente
    se qualcuno si fa male,  ma noi siamo un esercito di liberazione e non
    dobbiamo fare male a nessuno.
    隹 meno che proprio non lo voglianoborbottJastrow.
    俏o, nemmeno in quel casoribattHank.
    侶ualcuno ti ha nominato generale? Io no!
    亟 va bene...Hank alzle mani. 侮otiamo...
    俏o!dissi io.  隹bbiamo giun piano e siamo pronti  ad  agire.  Gli
    eserciti non votano!
    隹desso sdisse Jastrow.
    俑a non in tempo di guerra! C'qualcuno che vuole che si voti?
    俟 io voglio ridiscutere questo piano d'attacco...
    隹h,  splendido!  E'  cosche si fanno le rivoluzioni!  Ci mettiamo a
    fare le battaglie parlamentari! Aspettate un momento, ho una copia dei
    "Regolamenti d'Ordine di Robert..."
    俑cCarthy smettila, non fare il cretino!
    隹h s..?
    亟hi,  aspetta  un  momento..  stiamo  perdendo  di  vista  il  nostro
    obiettivo.  Ci  stiamo dimenticando chi il nostro vero nemico!Hank
    Chelsea si mise fra di noi. 俟entite, abbiamo un piano,  mettiamolo in
    atto.  Va  bene? Jastrow  guard la  mano  tesa di Chelsea con aria
    scettica. 俏on sono d'accordo...
    非ai,  su Paul...  dissero Mariette e Janice e poi tutti gli  altri.
    Paul sembrimbarazzato, si strinse nelle spalle e disse: 亟 va bene
    Ci  precipitammo tutti insieme a invadere il corso di Etica Globale di
    Whitlaw.
    Lui ci stava aspettando.
    Aveva fatto ammucchiare tutti i banchi per  formare  una  barricata  a
    metaula. Il regno di Miopia aveva costruito la sua linea Maginot.
    Ci fermammo e ci guardammo in faccia.
    促arlavano di paranoia, ma questo proprio pazzo!disse Janice.
    俟  hai  ragione,  ma  io vi avevo detto che non avrebbe funzionato
    borbottPaul.
    亟 adesso che facciamo?disse Mariette.
    Restammo fermi a scambiarci occhiate. 促ossiamo buttarli gi
    促ossiamo provaredissi.  俑a non credo che sia questa la maniera  di
    risolvere il problema.
    亟 va bene signor Extrastrongdisse Paul Jastrow. 青he cosa proponi?
    俏on  lo  so.  Ho  solo  detto  che  la maniera forte non mi sembra la
    soluzione migliore.  Credo che dobbiamo usare il  cervello. Mi  resi
    conto  che  stavo  fissando  Whitlaw  al di ldella barricata.  Stava
    prendendo appunti sul suo blocnotes, ma in quel momento si era fermato
    e mi fissava con un leggero sorriso. 俑mm...Cercai di dire qualcosa,
    ma avevo la testa vuota. 亭acciamo una riunione. Nel corridoio.  Credo
    di avere un'idea.
    Uscimmo  tutti  insieme  nel corridoio.  Io dissi: 促enso che dovremmo
    entrare a negoziare un trattato di pace
    俑a Whitlaw non ha nessuna intenzione di negoziare con noi.
    侵nvece credo di s儢 dissi io.
    促erchne sei cossicuro?
    促erchaltrimenti non possono uscire di l Noi controlliamo la parte
    dell'aula dove si aprono le porte e non credo che  abbiano  voglia  di
    uscire da una finestra del terzo piano.
    Ci  fu un attimo di silenzio soddisfatto.  Si potevano quasi sentire i
    sorrisi che spuntavano sulle nostre bocche.
    亟' vero,  andiamo.  Chi ha un  fazzoletto?  Abbiamo  bisogno  di  una
    bandiera bianca...
    Rientrammo  in  forze  e  annunciammo:  侮eniamo  in  pace.   Vogliamo
    trattare
    亟 perch dovrei  essere  d'accordo?  Siete  un  branco  di  radicali
    sovversivi espulsi dal sistema perchnon avete voluto collaborare.
    侶uesto   sistema  non  funziona disse  Janice.   俏e  vogliamo  uno
    migliore.
    俟儢 disse Mariette.  俗n sistema in cui anche noi  possiamo  dire  la
    nostra.
    俑a  voi  dite  gi quello che volete.  Siete dei ribelli.  E a noi i
    ribelli servono per punirli e dare l'esempio.
    隹llora non vogliamo piessere dei ribelli!
    促eccatodisse Whitlaw da dietro la barriera. 俟iete dei mestatori. E
    il vostro ruolo quello di  ribelli.  Siete  buoni  solo  a  questo.
    Potevamo vedere che stava ghignando.
    俠ei deve prenderci indietro, Whitlaw...era Paul Jastrow.
    青osa? Io non devo fare proprio niente!
    俟che devedissi io.  俏on potete uscire dalla stanza se noi non ve
    lo permettiamo.
    隹hhh!disse Whitlaw.  隹vete trovato un terreno di trattativa.  E va
    bene, cosa volete?
    侮ogliamo indietro i nostri soldi!strillJoey Hubre. Ma era proprio
    Joey?
    侮ogliamo tornare in classedisse Janice.
    ..amnistia!disse Paul.
    ..un trattamento equo!dissi.
    ..rispetto!disse Mariette.
    ..una  carta  dei diritti e dei doveridisse Hank a bassa voce.  Ci
    voltammo tutti a guardarlo. 亟h?
    Ma Whitlaw sorrideva. 俊u... come ti chiami?  Chelsea?  Bene.Scrisse
    qualcosa sul suo taccuino.  俗n punto a tuo favore. Ora vediamo se sei
    capace di andare avanti. Quali sono questi diritti?Hank stava dritto
    davanti alla barriera con le braccia conserte.  俏iente tasse,  signor
    Whitlaw,  a  meno  che  noi non possiamo dire la nostra su come devono
    essere impiegati i nostri soldi.  Niente piespulsioni  dalla  classe
    senza  un  giusto  processo.  Niente  piuso illegittimo della forza.
    Vogliamo  poter  esprimere  liberamente  il  nostro   dissenso   senza
    rischiare di essere cacciati via.
    侶uesto   il mio corso e il regolamento dice che posso gestirlo come
    voglio.
    雨ene, allora vogliamo cambiare il regolamento.
    俑i dispiace ma questo regolamento non l'ho  fatto  io  e  quindi  non
    posso cambiarlo.
    俏on importa.  Pucambiare il modo di gestire il corso.  Lei ha detto
    che ha completa autonomia. Allora trattiamo qualche modifica che renda
    questo corso accettabile per tutti noi.
    非a quando  in  qua  gli  studenti  hanno  il  diritto  di  dire  agli
    insegnanti come insegnare?
    非a quando possiamo controllare tutte le porte!
    俟ss...disse Hank.
    - 青hi ti ha nominato presidente?
    俠a vuoi smettere?  Vuoi stare zitto? E' meglio che parli uno solo per
    tutti.
    俏on mi va bene!
    俏on importa se non ti va bene... le cose stanno cos
    俊u sei peggio di lui! Va' all'inferno!Paul andin fondo all'aula e
    si mise a sedere furioso.
    Hank ci guard in  preda  al  panico.  隹scoltate,  gente...  se  non
    collaboriamo fra noi,  la cosa non funziona. Non dobbiamo mostrare che
    siamo deboli.
    亟' verodisse Janice. 信ank ha ragione.  Non possiamo permetterci di
    litigare.
    青erto, ma questo non significa che tu debba fare il prepotentedisse
    Mariette. 促aul ha ragione. Non abbiamo eletto nessuno.
    俗n momentodissi. 俏on voglio litigare... e sono d'accordo sul fatto
    che dobbiamo restare uniti perchaltrimenti ci faranno a pezzi...  Ma
    credo che dobbiamo ammettere  che  ciascuno  di  noi  si  ribella  per
    ragioni  diverse  e ciascuno di noi vuol dire la sua nelle trattative.
    Io sono d'accordo con Paul... voglio essere ascoltato.
    促osso dire una cosa?si fece avanti John Hubre,  il gemello che  non
    parlava mai.  俑ettiamo giun elenco delle richieste e votiamo quelle
    che vogliamo che Whitlaw ci conceda.
    Hank sembrava sconfitto. 侮a bene. Chi ha un po' di carta? Io scrivo.
    俏odisse John.  促roiettiamole  sullo  schermo  in  modo  che  tutti
    possano vedere.  Credo che la classe dovrebbe discuterle e votarle. Va
    bene, signor Whitlaw?
    信o qualche scelta?
    John trasal 俑mm... no. Naturalmente.
    俑mm... va bene.
    俟montiamo questa montagna di mobili in modo da poter lavorare meglio.
    La guerra sospesa fino a nuovo ordine.In breve tempo l'aula  aveva
    ripreso  il  suo  aspetto  abituale,  salvo  il  fatto  che  invece di
    tiranneggiarci,  Whitlaw se ne  stava  tranquillo  da  una  parte,  ci
    osservava e solo di tanto in tanto ci dava qualche suggerimento.
    In  poco meno di cinque minuti la lista delle richieste era arrivata a
    trenta.
    Whitlaw gli dette un'occhiata, sbuffe disse: 俏on fate gli stupidi
    Le reazioni della classe andarono da: 亟h?  cosa c' che  non  va  in
    queste richieste?a: 俠ei non ha scelta!
    Whitlaw alzuna mano.  促er favore...  vorrei che deste un'occhiata a
    questa  lista.   La  maggior  parte  delle   vostre   lamentele   sono
    giustificate,   ma  dategli  un'altra  occhiata  e  ditemi  se  notate
    qualcosa.
    雨e',  qualcuna non  molto  importante disse  Paul  Jastrow.  促er
    esempio la numero sei.  Non strappare picamicie.  Forse importante
    per Doug... ma per tutti gli altri?
    Janice disse: 亟 altre sono ripetitive...  per esempio il  diritto  di
    potersi esprimere liberamente comprende quello di riunione,  quello di
    parola e quello di stampa.  Mi pare che non ci sia bisogno di elencare
    gli ultimi tre, no?
    Si sentirono altre voci fare nuove proposte. Whitlaw dovette alzare la
    mano per ottenere silenzio. Disse: 隹vete tutti ragione, naturalmente.
    E'  importante  essere  protetti  in  ogni  situazione,   sia  che  lo
    specifichiamo o no. Mi sembra che quello di cui voi sentite il bisogno
    una specie di ombrello al riparo del  quale  poter  lavorare...  una
    legge per tutti gli usi
    Ci lascidiscutere per qualche momento poi ci riportal nocciolo del
    problema.  俠e  vostre  richieste  sono  valide.  Studiate di nuovo le
    regole che avete formulato e guardate se potete riassumerle in  una  o
    due frasi.
    Facemmo  come  ci aveva detto.  A un certo punto con un po' d'aiuto da
    parte sua arrivammo a: 侵l governo sarresponsabile delle sue  azioni
    davanti al popolo.  Il popolo avril diritto di esprimere liberamente
    il proprio dissenso
    青ongratulazionidisse  Whitlaw  sorridendo.  青osa  succede  se  ora
    rifiuto di accettare le vostre richieste?
    俠ei non ha sceltadisse Mariette.
    促erchno?
    促erchse non lo fa, noi ci ribelleremo di nuovo.
    信o capito. E se io arruolo qualche altro calciatore?
    俑a lei non puarruolarne quanti ne vuole.
    侵mporrnuove tasse.
    Queste  parole  provocarono  immediatamente  la  reazione  di  uno dei
    ragazzi che non erano stati espulsi.  非ove posso firmare per  aderire
    alla rivoluzione?
    亟'  questa  la  ragione  per cui lei non ha scelta...  i cittadini si
    rifiutano di pagare le tasse.
    信ai ragionedisse  Whitlaw.  Torn verso  la  cattedra.  侮a  bene,
    allora...  siamo  d'accordo  su  questo  punto?  Se  un  governo non 
    responsabile davanti ai suoi cittadini,  i cittadini hanno il  diritto
    di togliergli il potere... con qualunque mezzo.
    Tutti annuirono.
    俑mmm...  il  trucco   proprio  nelle ultime parole.  "Con qualunque
    mezzo." Naturalmente.  Compresa la  ribellione  aperta.  E  allora  il
    terrorismo?  E l'assassinio? In che momento decidete che queste azioni
    sono necessarie?
    Paul Jastrow era  ancora  teso.  Disse:  侶uando  non  c' altra  via
    d'uscita
    侮a bene, parliamone. La vostra ribellione era giustificata?
    Tutti annuirono.
    促erchio non volevo ascoltare quello che volevate dire, giusto?
    Di nuovo tutti annuirono.
    Whitlaw disse: 俟upponiamo che io installi una cassetta per i reclami.
    La ribellione sarebbe ancora giustificata?
    Ci fu un momento di pausa di riflessione.  Alzai la mano. 青he cosa ne
    farebbe dei reclami messi nella cassetta?
    Whitlaw ghign 俠i butterei via tutte le sere senza leggerli
    隹llora s..dissi ..la ribellione sarebbe ancora giustificata.
    亟 se invece li leggessi?
    亟 poi cosa farebbe?
    俏iente.
    隹llora la ribellione sarebbe ancora giustificata.
    亟 se facessi qualcosa solo rispetto alle cose su cui fossi d'accordo?
    Quelle che non mi disturbano troppo?
    Ci pensai un momento. 俏o, non sarebbe ancora sufficiente.
    Whitlaw era esasperato. 俑a cosa pretendete?
    青he le nostre lamentele siano prese seriamente in considerazione.
    隹hhh... adesso cominciamo a ragionare. Cominciate a capire? Le vostre
    convinzioni sono corrette,  ma  non  valgono  nulla  se  non  esistono
    garanzie  che  le  sorreggono.  Che  tipo di sistema chiedi...  mmm...
    McCarthy, vero?
    俟issignore.  Che ne dice di una commissione di arbitraggio formata da
    tre  studenti?  Lei  ne sceglie uno,  noi scegliamo il secondo e i due
    scelgono il terzo collega.  L'associazione di cui fa parte  mio  padre
    adotta questo sistema in caso di disaccordi.
    侮a bene, allora io prendo la decisione di attuare questo sistema.
    俏o,  signore,  dobbiamo  votare.  Dobbiamo  essere  d'accordo  tutti.
    Altrimenti saremmo ancora sotto una dittatura.
    Whitlaw annue guardil suo orologio.  青ongratulazioni.  In meno di
    un'ora  abbiamo  ricostruito pidi mille anni di storia dell'umanit
    Avete abbattuto un governo,  formulato la base per  un  nuovo  sistema
    politico e creato un sistema giudiziario che lo applichi. Oggi abbiamo
    fatto un buon lavoro.
    Suon la  campanella.  Avevamo  utilizzato  tutti i novanta minuti di
    lezione.  Mentre cominciavamo a raccogliere i libri,  Whitlaw alzuna
    mano. 俗n momento. Restate seduti. Oggi salterete la prossima lezione.
    Non  vi preoccupate,  i vostri insegnanti sono stati avvertiti e sanno
    che non devono aspettarvi.  Qualcuno deve fare pip  Va  bene,  dieci
    minuti  d'intervallo.  Vi  aspetto pronti a ricominciare alle undici e
    quaranta.
    Quando riprendemmo la lezione Joey Hubre fu  il  primo  ad  alzare  la
    mano. 侶uando riavremo indietro i nostri soldi?
    Whitlaw  lo  guard sarcastico.  俑a  non  hai ancora capito?  Non li
    riavrete indietro. Il governo fa sempre sul serio.
    俑a... ma... noi pensavamo che questo fosse...
    青he cosa? Un gioco?Whitlaw sembrava arrabbiato. 俑a non siete stati
    attenti?  Era una tirannia!  Avreste forse abbattuto un governo se non
    aveste pensato che facesse sul serio? Naturalmente no!
    俑a io voglio indietro i miei soldi...
    亭anno  parte  del  tesoro  nazionale  ora.  E  se  anche  io  volessi
    ridarveli,  non potrei.  Sono stato sconfitto.  Tocca al nuovo governo
    decidere cosa fare dei soldi.
    La classe stava di nuovo diventando nervosa. Janice si alzin piedi e
    disse: 俟ignor Whitlaw! Lei ha sbagliato a prendere i nostri soldi!
    俏o, non ho sbagliato... fintanto che rappresentavo il governo era mio
    diritto farlo. Avete sbagliato voi a farmeli prendere. Tu...puntil
    dito  verso  il  primo  studente  che  gli aveva dato un casey ..hai
    sbagliato a darmi la prima moneta. Perchl'hai fatto?
    俑e lo ha detto lei.
    俊i ho detto che ti avrei dato qualcosa in cambio?
    俏o.
    俊i ho detto che te l'avrei ridata indietro alla fine della lezione?
    俏o.
    隹llora perchme l'hai data?
    俑mm...
    俑e l'hai data tu. Non te l'ho presa io. Perchallora continui a dire
    che sono stato io a sbagliare?
    俠ei aveva un esercito!
    俏on l'avevo fino a quando voi non mi avete dato i soldi per  pagarlo
    disse  rivolto  a tutta la classe.  侵l vostro solo sbaglio stata la
    mancanza di tempestivit  Dovevate ribellarvi quando io ho proclamato
    di  essere  il governo.  Non avevo nessun diritto di farlo,  ma voi me
    l'avete lasciato fare.  Avreste dovuto chiedere  in  quel  momento  di
    rispondere  delle mie azioni prima che io avessi abbastanza denaro per
    pagarmi un esercito.
    Aveva ragione.  Era da quel momento che ci aveva  avuto  in  mano.  Ci
    sentivamo tutti un po' in imbarazzo.
    雨ene, che cosa dobbiamo fare ora?domandMariette.
    俏on lo so.  Io non sono piil governo.  Mi avete sconfitto. Mi avete
    tolto ogni potere.  Tutto quello  che  posso  fare   eseguire  degli
    ordini.  I  vostri  ordini.  Di  questo  denaro  far quello  che  la
    maggioranza decider
    Ci vollero meno di trenta secondi per  far  passare  la  decisione  di
    chiedere  la  restituzione  di  tutti  i  fondi  prelevati  durante la
    tassazione.
    Whitlaw annue april cassetto della scrivania.  Comincia  contare
    le   monete.   俑mm...   abbiamo   un  problema...   in  classe  siete
    quarantaquattro.   Ma  ci  sono  solo  trenta  casey  qui.   Come   vi
    ricorderete,  il  passato  governo  ne  ha  spesi  diciotto per pagare
    l'esercito.
    Quattro ragazzi si alzarono in piedi per esprimere l'opinione che  gli
    ex  membri  della  Guardia  Imperiale  dovessero  restituire  i soldi.
    Whitlaw mise il veto. 俑i dispiace.  Ma questa si chiama confisca.  Vi
    ricordate il biglietto da cinque casey che ho preso illecitamente?  Vi
    siete  ribellati  proprio  perch non  volevate  un  governo  che  si
    comportasse  in  quel modo.  E ora invece volete un governo che faccia
    esattamente la stessa cosa.
    俑a ora diverso...
    俏o, non lo   Una confisca una confisca!  Non importa chi che la
    fa... si tratta sempre di qualcuno che perde qualcosa!
    俑a... allora come possiamo raddrizzare le ingiustizie passate?
    俏on so nemmeno questo. Adesso siete voi il governo. Ditemelo voi.
    隹llora  perch non  possiamo  semplicemente  riprenderci  indietro i
    soldi?
    促erchl'esercito stato pagato secondo le regole.  Hanno  fatto  il
    loro  lavoro  e sono stati pagati per questo.  Voi non potete prendere
    quei soldi perchora sono loro di diritto.
    俑a lei non aveva il diritto di darglieli!
    青erto che lo avevo! Io ero il governo!
    In quel momento si alzHank Chelsea. 俗n momento, signore!  Credo che
    tutti  abbiamo  capito quello che sta cercando di insegnarci.  Tocca a
    noi trovare il modo corretto per riavere i nostri soldi, non vero?
    俟e ci riesci,  vorrdire che sei pibravo di me.  Sono undici  anni
    che  tengo  questo corso e in tutto questo tempo non c'mai stata una
    classe che sia riuscita a trovare un modo,  che fosse al contempo equo
    e legale, di prendere i soldi dalle tasche di una persona per metterle
    in  quelle di un'altra.Fece cenno a Hank di sedere.  促ermettete che
    vi dica qualcosa su cui riflettere.  Un governo - qualsiasi governo  -
    non  nient'altro che un sistema per ridistribuire benessere.  Prende
    soldi da un gruppo di persone e lo da un altro. Quando accade che un
    numero sufficiente di  persone  non  sono  d'accordo  su  come  questo
    benessere   ridistribuito,   il  momento in cui quel governo viene
    sostituito da un altro  che  incontra  il  favore  della  popolazione.
    Proprio come successo qui!  Ma non si puusare il nuovo governo per
    raddrizzare le ingiustizie  di  quello  precedente  senza  creare  pi
    problemi di quelli che si vogliono eliminare.  Si finirebbe coll'avere
    un governo interessato solo al passato e non al presente. Ed proprio
    il miglior modo di fallire.  Se si  vuole  avere  successo  si  devono
    gestire le situazioni reali,  non quelle passate o quelle che vorreste
    che si  verificassero.  In  altre  parole,  bisogna  gestire  solo  le
    circostanze  sotto  controllo.  E'  questo  il  solo modo per ottenere
    risultati.  La domanda allora diventa: che  cos' che  abbiamo  sotto
    controllo?  Passeremo  il  resto del semestre cercando di rispondere a
    questa domanda.  Ora peroccupiamoci del problema immediato.April
    cassetto   della   cattedra.   青i  sono  trenta  casey  e  voi  siete
    quarantaquattro.  Se decidete di non rimborsare  i  sei  membri  della
    Guardia  Imperiale,  mancano  sempre otto casey.  E uno di voi perder
    comunque quattro casey perchio gliene ho presi cinque.
    La proposta di restituire a Geoff Miller quattro casey per equilibrare
    la sua perdita con le nostre fu discussa e approvata.  Questo  ridusse
    il tesoro nazionale a ventisei casey. Adesso mancavano dodici casey se
    volevamo che tutti riavessero i loro soldi.
    Uno  degli ex membri della Guardia Imperiale si alzin piedi.  亟cco,
    restituisco i due dollari in piche mi ha dato Whitlaw. Non credo che
    sia giusto che io li tenga.Dette di gomito al suo amico che si  alz
    in piedi.  俟 anch'io.Altri due ex soldati tirarono fuori i soldi,
    ma gli ultimi due restarono seduti in fondo all'aula  con  le  braccia
    incrociate.
    俠i abbiamo guadagnati onestamente e abbiamo il diritto di tenerli.
    雨enedisse Whitlaw.  侶uesto fa diminuire il debito nazionale di due
    casey. Niente male. Ora tocca a voi decidere a chi tocca rimetterci.
    俑a non giusto!disse di nuovo Mariette.
    Whitlaw si disse d'accordo.  俟tate cominciando  a  rendervene  conto.
    Anche  se  ci  impegniamo al massimo non riusciremo mai a fare in modo
    che il governo sia equo verso tutti.  Non pu  Tutto quello  che  pu
    fare di essere equamente ingiusto con tutti.
    Il  problema  immediato fu risolto quando John ci ricordche il casey
    non indivisibile. A trentotto studenti che avevano sborsato un casey
    ciascuno,  furono restituiti novantaquattro cent  ciascuno.  Restavano
    ventotto cent. Whitlaw comincia rimetterli in tasca, ma Hank Chelsea
    disse: 俟cusi... ma quello il tesoro nazionale. Lo terruno di noi,
    se non le dispiace
    Whitlaw ce lo dette con un sorriso. 俟tate imparandodisse.
    26.
    雨ene disse  Whitlaw.  俏aturalmente in quella piccola esercitazione
    c'era un punto essenziale. No, mettete gile mani. Ve lo dico io.  Il
    governo come tale non esiste.
    Si guardintorno.  促rovate a indicarmelo. Mostratemi il governo. Uno
    qualsiasi.Fece di nuovo cenno di abbassare le mani. 俠asciate stare.
    Non potete farlo.  Potete  mostrarmi  un  fabbricato,  delle  persone,
    qualche legge scritta,  ma non potete mostrarmi un governo. Perchnon
    c'niente di simile nell'universo fisico.  E'  qualcosa  che  abbiamo
    creato  noi.  Esiste  soltanto perchnoi lo abbiamo deciso.  Lo avete
    provato voi poco fa.  Eravamo  d'accordo  che  volevamo  che  le  cose
    andassero in un certo modo e ci siamo accordati su alcune regole.  Gli
    accordi sono il governo. Niente altro.
    俗n governo si rafforza in base agli accordi che si prendono.  Se  gli
    accordi sono abbastanza ampi, si costruiscono fabbricati e si assumono
    persone per lavorare e gestire gli accordi in nome nostro. Ora... ecco
    la  domanda:  come si fa a capire se una questione di pertinenza del
    governo o no?  Vale a dire le questioni di cui si devono  occupare  le
    persone  che  abbiamo assunto perchlavorino e gestiscano gli accordi
    in nostro nome?  Come fanno a capire quello che devono gestire?  Quale
    criterio usano?
    俑ettete pure gile mani.  E' troppo semplice. Una persona, un luogo,
    o una cosa cade sotto il controllo del governo se non  agisce  secondo
    gli accordi, altrimenti no.
    侵l  governo  non  deve occuparsi delle persone che si conformano agli
    accordi.  Quelle persone non hanno bisogno di essere  controllate.  E'
    compito  del  governo controllare coloro i quali dissentono.  Questo 
    tutto.  L'essenza di un  governo  consiste  nell'arte  di  gestire  le
    questioni in modo che la gente agisca in conformitagli accordi... in
    particolare   che   si  adeguino  proprio  coloro  i  quali  hanno  la
    responsabilitdi gestirli.
    Whitlaw si spostpensieroso verso il fondo  dell'aula.  Sembrava  che
    stesse  parlando  a  se  stesso.  亮estire  significa  prendere  delle
    decisioni, giusto? E' chiaro a tutti?  Quindi la domanda  quali sono
    i criteri in base ai quali i manager prendono le loro decisioni?  Qual
    il metro di giudizio?Ci guarda uno a uno.
    Marcie non-so-chi disse: 亮li accordi, naturalmente. Le regole
    Whitlaw  sbuff  俏emmeno  per  sogno.  Le  regole  rappresentano  il
    contesto...  per cosdire l'"autorizzazione" a prendere le decisioni.
    La storia di questa nazione piena di uomini e donne  che  non  hanno
    seguito  le regole.  La storia fatta da una serie di persone che non
    si sono conformate agli accordi.
    保gni volta che un accordo disatteso,  anche la persona  che  ha  la
    responsabilitdi quell'accordo messa in discussione.  Allora, quali
    sono i suoi criteri guida?  In special modo quando non ci sono criteri
    guida!  Dove  basa  la sua scelta quella persona?Whitlaw s'infille
    mani  in  tasca  e  si  gir lentamente  per  assicurarsi  che  tutti
    prestassimo attenzione. Riprese a parlare con voce bassa e tranquilla.
    俠a  verit  che,  in ultima analisi,  ogni singola scelta...  il
    riflesso dell'integrit o della mancanza di integrit  di gente COME
    NOI  che  ha preso delle decisioni e se n'assunta la responsabilit
    specialmente nel caso in cui sapeva  che  quelle  decisioni  sarebbero
    state impopolari.
    Mi domandavo dove volesse arrivare. Si avvicindi nuovo alla cattedra
    e  si  mise a sedere rivolto verso di noi con un'espressione di attesa
    sul viso.
    促ensate  che  i  Trattati   di   Mosca   fossero   giusti?  domand
    all'improvviso.
    La classe era divisa.  Alcuni pensavano di s altri di no. La maggior
    parte era incerta.
    Whitlaw disse: 亟saminiamoli dal punto di  vista  degli  altri  paesi.
    Come li considereremmo?
    俏oi siamo la dimora della libert  la terra del coraggio...  tutti i
    rifugiati vengono qui.Era Richard Kham  Tuong.  Aveva  gli  occhi  a
    mandorla,  la pelle scura e i capelli biondi e ricciuti.  Pronuncile
    parole con molto orgoglio.  俠a gente viene qui in cerca  di  libert
    Noi siamo la speranza.
    俑mm... disse  Whitlaw  senza troppa convinzione.  Si alzin piedi,
    tornverso il fondo dell'aula e  si  ferm davanti  a  Richard  Kham
    Tuong.  俊i  cito alcune statistiche.  Metdella popolazione mondiale
    ogni sera va a dormire affamata.  Su questo pianeta ci sono circa  sei
    miliardi di persone...  ma i trecento milioni cosfortunati da vivere
    negli Stati Uniti consumano ogni  anno  un  terzo  delle  risorse  del
    pianeta.  Durante il secolo scorso,  per inciso,  erano arrivati quasi
    alla met Pensi che sia giusto?
    亟hm...Richard dovette ammettere che il problema era  serio  e  fece
    l'unica cosa che poteva fare. Temporeggi
    俑ettiamola  anche  cos儢  continu Whitlaw.  Adesso  stava  di nuovo
    tentando di metterci con le spalle al muro,  lo avevamo capito  tutti.
    俟upponiamo  che  ordiniamo  un paio di pizze per tutta la classe.  In
    ogni pizza  ci  sono  ventidue  fettine,  ce  ne  sarebbero  quindi  a
    sufficienza  per tutti.  Ma quando arrivano,  io prendo quindici fette
    per me e lascio che voi vi  azzuffiate  per  quelle  che  restano.  Ti
    sembra giusto?
    俠ei sta estremizzando il problema,  signore.  E' evidente che come la
    mette lei, non puessere giusto.
    青osa pensi che dovremmo fare?
    俊utto il possibile, credo.
    侮a bene.  Vediamo.  Sei disposto a dar via tutti  i  tuoi  vestiti  a
    eccezione  di quelli che hai indosso?  Sei disposto a vivere mangiando
    solo un piatto di riso e fagioli al giorno?  Sei disposto a rinunciare
    alla  tua  automobile?  All'elettricit  Perch  questo il tipo di
    sacrificio necessario... ciascun americano dovrebbe rinunciare a tutto
    questo per poter pagare il nostro debito verso le altre  nazioni.  Sei
    disposto ad accettare?
    La classe rimase silenziosa. Nessuno voleva essere il primo a parlare.
    亟 va beneci incoraggiWhitlaw.  隹vrete notato che nemmeno io sono
    disposto a fare la fame.
    信o capito... siamo egoisti! Qual il punto?
    亟' questo il punto. Cosci vede il resto del mondo. Maiali.  Ricchi,
    grassi  ed  egoisti.  Torniamo  al paragone della pizza.  Io me ne sto
    seduto  qui  con  le  quindici  fette.   Mi  lascerete  tranquillo   a
    mangiarmele?
    青erto che no.
    俏aturalmente.
    雨ene.  Adesso  siete  in  grado  di comprendere qual era lo scopo dei
    Trattati di Mosca.  S  c'era una guerra...  e i  Trattati  di  Mosca
    miravano  a  eliminare le cause della guerra.  E la causa maggiore era
    considerata proprio l'egoismo degli Stati  Uniti  nello  sfruttare  le
    risorse del pianeta.
    俗n  momento! esclam Paul Jastrow.  侶uesto agli occhi degli altri
    paesi. Ma c'un altro lato del problema, non vero?
    俏on lo sodisse Whitlaw con  aria  innocente,  sbattendo  gli  occhi
    azzurri. 青'davvero? E quale?
    Paul Jastrow si sedette aggrottando le sopracciglia. Ci doveva pensare
    su un momento.
    Joey  Hubre  alzla mano.  俟ignore,  ho letto da qualche parte che i
    problemi che hanno avuto gli Stati Uniti durante tutta la loro  storia
    erano dovuti ai loro successi, non ai loro fallimenti.
    亟 allora?
    雨e'... voglio dire, ehm... spero di azzeccarci. L'articolo diceva che
    la  misura  del  successo  proporzionale all'energia investita e che
    tutti i progressi tecnologici che si sono verificati in  questo  paese
    sono stati possibili grazie all'enorme quantitdi risorse impegnate.
    亟...
    雨e'...  la  conclusione  era  che questo fatto giustificava il nostro
    straordinario appetito d'energia.  Bisogna mettere il carburante in un
    jet se vogliamo che voli. Le altre nazioni del mondo hanno beneficiato
    dei   nostri  progressi.   Possono  comprare  i  frutti  della  nostra
    tecnologia senza avere la necessitd'investire  in  ricerche.  Ehm...
    l'articolo  dava  come  esempio  i  satelliti per l'energia.  Un paese
    povero,  a economia agricola,  non deve attuare un programma  spaziale
    per  avere  una  stazione per la produzione di energia nello spazio...
    possono comprarla da noi per soli due milioni di casey. Sono gli Stati
    Uniti che hanno speso miliardi  di  casey  per  lo  sviluppo  dell'uso
    industriale dello spazio, ma ora tutti ne beneficiano.
    青apisco... e questo dunque, secondo te, li giustifica?
    俟arebbe  stato  meglio  se  avessimo  speso quel denaro in cibo per i
    poveri?  Ci sarebbero ancora molti poveri al  giorno  d'oggi,  ma  non
    avremmo  le  stazioni  energetiche  nello  spazio.  E  queste stazioni
    spaziali forse possono aiutare le nazioni a sfamare i loro poveri.
    L'espressione sul viso di Whitlaw non cambi 俟e tu fossi uno di quei
    poveri, Joey,  come la penseresti in proposito?  No,  aspetta,  voglio
    essere  ancora  pi chiaro.  Se  tu fossi un povero agricoltore e tua
    moglie e i tuoi tre bambini fossero cosdenutriti  da  non  pesare  -
    tutti, te compreso - nemmeno cento chili, come la penseresti?
    亟hm...Anche Joey si rimise a sedere.
    Dove  voleva arrivare Whitlaw?  Molti di noi cominciavano a irritarsi.
    Sbagliavamo forse a goderci quello che avevamo?
    Paul Jastrow parla nome di tutti noi. Stava sprofondato al suo posto
    con le braccia rabbiosamente incrociate sul petto. 俟ono soldi nostri
    disse. 俏on abbiamo quindi il diritto di decidere come spenderli?
    俑i sembra giusto...  ma se questi soldi  non  fossero  tutti  nostri?
    Ricordati,  abbiamo consumato quasi metdelle risorse del pianeta per
    quasi un secolo, non erano anche soldi loro?
    俑a non erano soldi...  erano le loro risorse e le hanno VENDUTE a noi
    in regime di libero mercato.
    俠oro  sostengono  che  noi abbiamo manipolato questo libero mercato a
    nostro favore.
    亟 non lo hanno fatto anche loro?
    隹h,  non direi.Whitlaw cercava di restare neutrale.  Alzuna mano.
    俏on  voglio  ripetere  tutte  le discussioni - non quello di cui ci
    dobbiamo occupare  oggi  -  ma  cominciate  a  capire  la  NATURA  del
    disaccordo? Riuscite a riconoscere la VALIDITA' di entrambi i punti di
    vista?
    Ci fu un mormorio generale di assenso.
    保ra... disse  Whitlaw  ..abbiamo  visto come un gruppo di persone
    possono prendere una decisione che influisce su tutto il mondo  e  che
    tuttavia puessere ingiusta. La maggior parte delle nazioni di questo
    pianeta pensa che i Trattati di Mosca siano giusti. E voi?
    Riflettemmo. Alcuni di noi scossero la testa.
    促erchno?domandWhitlaw.
    俠a nostra economia fu quasi completamente rovinata. Ci vollero pidi
    dieci anni per rimetterci in sesto.
    隹llora perchabbiamo aderito a quei trattati?
    促erchl'alternativa era la guerra...
    亮li altri erano pinumerosi di noi...
    俏on avevamo scelta...
    侮a  bene,  va  bene.Alzdi nuovo la mano.  俊utto quello che avete
    detto va bene... ma voglio che consideriate anche qualcos'altro. Non 
    possibile che il vostro modo  di  considerare  i  trattati  sia  stato
    "influenzato"...   sia   l'espressione   del  vostro  punto  di  vista
    soggettivo?
    亟hm...
    雨e'...
    青erto, ma...
    俏o.Era Paul Jastrow.  Ci voltammo tutti a  guardarlo.  Disse:  俏on
    importa  se  tante persone dicono che una cosa giusta,  se non lo 
    Abbiamo passato tutta la lezione a  imparare  che  qualsiasi  cosa  il
    governo  faccia  risulter ingiusta per qualcuno,  ma un buon governo
    cerca di ridurre al minimo queste ingiustizie
    隹h,  ah...Whitlaw annu  Sembrava l'avvocato del diavolo e parlava
    con  un  tono di voce distaccato e affabile.  俑a non proprio questo
    che si intendeva raggiungere con i Trattati di  Mosca?  Stabilire  una
    piequa distribuzione delle risorse mondiali?
    俟 ma hanno sbagliato... hanno avuto un atteggiamento di confisca. E
    lei  ci  ha  appena  dimostrato che non si possono raddrizzare vecchie
    ingiustizie in questo modo senza crearne di nuove.
    Whitlaw prese il suo bloc-notes e  scrisse  qualcosa.  信ai  ragione.
    Sedette sul bordo della cattedra e fece qualcosa di molto insolito per
    lui. Abbassla voce. Disse: 亮ran parte di questo corso sardedicato
    ai Trattati di Mosca coscapirete perchsono stati necessari.  E ora
    credo che capirete anche perchtanti americani li  hanno  considerati
    un'offesa.  La  sensazione  era che fossimo ingiustamente puniti per i
    nostri successi. E non aveva importanza per le altre nazioni che tutti
    i nostri studi, i modelli di sviluppo e le simulazioni mostrassero che
    la maggior parte di quelle popolazioni affamate  non  potevano  essere
    salvate...  Pensavano che dovevano comunque prendere quell'impegno per
    tentare...
    俑a non usando le NOSTRE risorse...
    俟ilenzio un momento,  Paul... disse  Whitlaw  stranamente  gentile.
    亭ammi  finire.  Non  aveva importanza cosa pensavamo noi.  Eravamo in
    minoranza.  Le altre nazioni del mondo dovevano  controllare  che  noi
    collaborassimo,  sia che fossimo d'accordo o meno... perchnonostante
    le simulazioni dicessero il contrario,  DOVEVANO TENTARE di salvare le
    loro popolazioni che morivano di fame.
    Certo,  il modo con cui si proceduto stato ingiusto - ed proprio
    questo  che  volevo  che  voi  capiste  -  ma  era  l'unica  soluzione
    possibile. Certo, era una soluzione punitiva...
    Si fermper riprendere fiato.  Aveva la faccia grigia.  Janice McNeil
    disse: 促erchnon ce lo hanno mai  spiegato  prima  in  questo  modo?
    Voglio  dire,  tutto quello che ci avevano detto era che eravamo stati
    noi a sacrificarci nobilmente per il bene del  resto  del  mondo.  Non
    avevo  mai  sentito  dire  che  ci  tenevano  una pistola puntata alla
    testa!
    雨e', cosa preferiresti credere?  Che stai facendo qualcosa perchsei
    generosa  o  perch sei obbligata a farlo?  Se tu fossi il presidente
    cosa preferiresti raccontare al tuo elettorato?
    隹h!disse Janice 匍a non se n'accorto nessuno?
    青erto,  un sacco di persone.  E lo dissero  apertamente,  ma  nessuno
    volle  credergli.  Ricordatevi,  la  maggior parte delle persone erano
    cossollevate per aver evitato una guerra nucleare che erano  portate
    a  credere  che questo fosse dovuto alla nobiltd'animo di ambedue le
    parti. Erano ANSIOSE di crederlo, invece di sentirsi dire che qualcuno
    aveva ricattato qualcun altro di  nascosto.  Quelli  che  protestavano
    erano chiamati estremisti e agli estremisti,  si sa,  non bisogna dare
    ascolto.  E pifacile di quanto non pensiate sottovalutare una verit
    a  cui non si vuole credere.  E ricordate anche questo: qualsiasi idea
    IMPOPOLARE destinata a essere considerata estremista,  cos bisogna
    stare  attenti  a  come  la si presenta.  Aver ragione in anticipo sui
    tempi.
    雨e'...  ehm...  ora il governo ne a conoscenza?  Voglio dire,  cosa
    abbiamo fatto a questo proposito? O cosa vogliamo fare?
    Whitlaw  disse: 非al giorno in cui stata presa quella decisione sono
    ormai passati quasi  vent'anni.  Tutti  i  giorni  facciamo  qualcosa.
    Sopravviviamo. Continuiamo... e collaboriamo.
    侮edete,     questa   la  parte  pi difficile  da  accettare.   In
    retrospettiva - ora che abbiamo avuto vent'anni di tempo per  pensarci
    -  possiamo renderci conto che quella stata la decisione migliore da
    prendere,  date le circostanze.  Se volete considerare le cose  da  un
    punto  di vista nazionalistico,  quei trattati rappresentavano solo un
    ostacolo temporaneo perch non  ci  coartavano  indefinitivamente.  E
    inoltre,  ci  davano la possibilitdi trattare con il resto del mondo
    in un'atmosfera di minor ostilitperchle altre nazioni  avevano  la
    sensazione di aver pareggiato i conti.
    保ra,  voi dovete sapere come abbiamo pagato il nostro debito.  Invece
    di denaro abbiamo inviato loro cibo e  macchinari  per  l'agricoltura,
    satelliti per l'energia e stazioni riceventi.  In questo modo,  questi
    paesi hanno avuto  interesse  che  il  nostro  programma  spaziale  si
    sviluppasse. Gli abbiamo mandato insegnanti e tecnici. Si pudire che
    abbiamo esportato noi stessi...
    E  improvvisamente  tre  anni  pi tardi e mille miglia lontano,  era
    successo.  Whitlaw non ce l'aveva mai detto chiaramente,  ma ci  aveva
    fatto capire che avevamo perso la guerra. Che avevamo capito di averla
    persa...  e  che  sembrava  che  avessimo collaborato attivamente alla
    nostra punizione. O no?
    C'erano un sacco di programmi governativi che avevano  senso  solo  se
    visti  in  retrospettiva...   come  l'Esercito  di  Cooperazione,  per
    esempio. Era visto come la soluzione pacifica per la disoccupazione di
    massa...  l'organizzazione  era  esattamente  quella  di  un  esercito
    regolare, solo che non si addestravano con le armi. Ma quanto ci vuole
    per imparare a usare un fucile? Sei settimane?
    E  il  programma spaziale...  quando si dispone di eccitatori di massa
    sulla Luna,  non esiste cittsulla Terra che possa dirsi  al  sicuro.
    Non c'bisogno di bombe atomiche, si possono lanciare asteroidi.
    E tutte quelle spedizioni di cibo e di macchinari per l'agricoltura...
    avevano  aiutato  pi la  nostra  economia  che  la loro,  perchnoi
    dovevamo aggiornare le nostre catene di montaggio per stare  al  passo
    delle nuove tecnologie.
    E tutti quei satelliti per l'energia...  ogni nazione che ne accettava
    uno poi doveva dipendere da noi per la manutenzione.
    E la nostra esportazione di  mezzo  milione  di  insegnanti  verso  le
    nazioni meno privilegiate... la prossima generazione sarebbe cresciuta
    secondo i valori americani.
    Era  tutto  piuttosto  assurdo.  Era come immaginare il presidente che
    diceva: "Che ne dite se FACCIAMO FINTA di perdere?"
    Mi vennero in mente una cassetta col lucchetto e un'infilata di stanze
    al tredicesimo piano.  Non si punascondere niente per  sempre...  si
    pusolo fuorviare l'attenzione di chi sta cercando.
    Il resto del mondo avrebbe potuto cercare la prova che noi disponevamo
    di un'organizzazione militare...  ma noi la mimetizzavamo come un'ente
    per il risarcimento dei danni e come una soluzione di tipo civile  per
    risolvere  il problema della disoccupazione!  E la cosa pistrana era
    che queste cose erano sempre esattamente quello che SEMBRAVANO,  anche
    quando non lo erano.
    E poi ancora...
    ANCHE IL CORSO DI WHITLAW ERA STATA TUTTA UNA MISTIFICAZIONE.
    Mi  ero  sempre  domandato  perch ci  fosse  un  Ente  Federale  per
    l'Educazione.  Adesso avevo capito.  Con la  scusa  di  insegnarci  la
    storia  -  come  avevamo  perso  una  guerra  - Whitlaw ci insegnava a
    superare in astuzia  i  nostri  nemici,  perch era  pi facile  che
    sconfiggerli.
    Mi  sembr che  una  granata  mi  fosse scoppiata nelle viscere.  Una
    granata che Whitlaw mi aveva ficcato in gola tre anni prima e che  era
    esplosa solo ora.
    Non  avevo  mai pensato ai Servizi Speciali prima d'ora...  erano solo
    un'altra unitmilitare,  particolarmente  addestrata  per  agire  nei
    momenti  di  crisi.  Credevo  che si riferissero a disastri naturali o
    sommosse...  non mi ero reso conto che c'erano altri Servizi  Speciali
    occulti  nell'unico posto dove nessuno avrebbe mai pensato di cercare,
    all'interno dei Servizi Speciali regolari.
    Quando me ne resi conto sentii il cuore balzarmi  nei  petto.  A  cosa
    servivano VERAMENTE i Servizi Speciali? Di cosa avevo fatto parte?
    27.
    Erano  in  quattro.  Il colonnello Wallachstein,  Lizard,  una signora
    giapponese minuta dai capelli grigi e l'espressione amichevole,  e  un
    tipo  dalla  pelle  scura  vestito di nero.  Erano seduti intorno a un
    tavolo davanti a me.
    Wallachstein  disse:  -  Niente  presentazioni,  McCarthy.  Ricordati.
    Questo  incontro  non  mai avvenuto.  E queste persone non esistono.
    Nemmeno io. Inteso?
    - Uhm, sissignore.
    - Bene,  speriamo.  E' una regola stabilita dal Decreto  di  Sicurezza
    Nazionale.  Se  commetti  qualche  altra  violazione,  pu darsi  che
    sparisci dalla circolazione. Per sempre.
    - Sissignore.
    - E ora,  prima di cominciare,  devo precisare  alcuni  punti.  E'  un
    obbligo  di  legge.  - E leggendo da un foglio,  disse: - "Un processo
    equo presuppone che l'imputato sia una persona responsabile,  in grado
    di  distinguere  la  differenza  tra  bene  e male e su questa base di
    misurare le proprie azioni e le loro conseguenze.  Perciil risultato
    di  questa  udienza  dipende  dalla  tua  capacit di  affrontare gli
    argomenti a tua disposizione". - Mi guard - E' chiaro?
    Annuii. Sentivo di nuovo la gola secca. Ero sotto processo? Per cosa?
    Wallachstein aggrottle sopracciglia. - Qualcosa non va?
    - Signore - riuscii a gracchiare.  - Che  genere  di  udienza?  Voglio
    dire, per ordine di chi...
    Alz una mano.  - Prima lasciami finire.  - Riprese a leggere.  - "In
    simili  condizioni  non  possiamo  giudicare  secondo  valori   morali
    assoluti  quali  'colpevole'  o  'innocente'  e  non  neppure nostro
    compito farlo. Dobbiamo invece determinare la capacitdi un organismo
    di adattarsi razionalmente all'ambiente in cui vive. Invece di punire,
    vendicare o riabilitare, questo tribunale si propone di determinare il
    VALORE del contributo che l'individuo pudare all'ambiente sociale in
    rapporto al costo della sua esistenza in quello  stesso  ambiente".  -
    Poggii fogli da parte e mi guardnegli occhi. - E chiaro?
    Annuii.
    -  Va bene.  E ora,  un'ultima cosa.  Quel che ti ho appena letto in
    conformital Codice Legale Aggiornato del 2001. In quest'udienza,  in
    qualunque  zona  dove  ci  sia  un  conflitto  tra  il  Codice  Legale
    Aggiornato e le norme del Decreto di Sicurezza Nazionale, le norme del
    Decreto di Sicurezza Nazionale hanno la precedenza. E' chiaro?
    - Uhm, credo di s Ma...?
    - S
    - Posso fare una domanda?
    Disse: - Hai il diritto  di  verificare  personalmente  l'autorit di
    questo  tribunale  e il diritto che questo tribunale ha di giudicarti.
    La tua domanda?
    - Ne ho molte - esordii.
    - Sentiamole.
    - Cosa sta succedendo?  Chi siete?  Cosa rappresentate?  E di che cosa
    sono accusato?
    Wallachstein  scambi un'occhiata  con  la  signora  giapponese.  Lei
    sorrise dolcemente e parlcon voce  lievemente  accentata,  omettendo
    alcune  consonanti  cos da  obbligarmi  a fare uno sforzo per capire
    tutto quello che diceva: - Come membro dei Servizi Speciali sei  sotto
    il diretto comando del Ministero di Sicurezza Nazionale,  Dipartimento
    Militare,  e  quindi  devi  essere  giudicato  secondo  il  Codice  di
    Sicurezza Nazionale,  il Codice Militare degli Stati Uniti e il Codice
    Civile degli Stati Uniti, in quest'ordine. Lo scopo di quest'udienza 
    di determinare le circostanze che hanno provocato una violazione della
    sicurezza,  verificatasi  questa  mattina  alla  presenza  di  duemila
    testimoni,  fra  i  quali  individui conosciuti come agenti di governi
    stranieri a noi ostili.  I membri di questo tribunale sono autorizzati
    ad agire per conto e in nome del Ministero di Sicurezza Nazionale. Per
    ragioni  di  sicurezza  nazionale  non  verr resa nota l'identitdi
    nessuno dei funzionari presenti in questa corte. E' chiaro?
    - Sissignora.
    Mi sorrise dolcemente.
    - Uhm - dissi. - Ho ancora qualche domanda.
    Restarono in attesa.
    - Per prima cosa vorrei sapere da quanto tempo i Servizi Speciali sono
    la copertura di operazioni militari segrete.  Voglio sapere qual  la
    natura  di  queste operazioni e qualunque altra cosa possiate dirmi in
    proposito. So che come membro dei Servizi Speciali mio diritto avere
    tutte le informazioni che ho chiesto.
    Wallachstein e il tipo dalla pelle scura si scambiarono un'occhiata.
    Poi Wallachstein mi guarde disse: - Chi te l'ha detto?
    - Nessuno. Ho collegato i pezzi. Non stato difficile.
    Wallachstein disse: - I Servizi  Speciali  non  effettuano  operazioni
    militari  segrete.  Per  lo  meno non sulla carta.  Tuttavia il nucleo
    interno all'organizzazione sempre stato pronto a eseguire operazioni
    di  sicurezza  necessarie  ma  sgradevoli  da  pi di   cento   anni.
    L'operazione  attualmente  in  corso  ha  esclusivamente  lo  scopo di
    controllare l'infestazione da parte degli chtorran.  E'  un'operazione
    segreta  perch ci  stiamo  servendo  di armi che sono state messe al
    bando dagli accordi internazionali...  come sai bene.  Cos'altro  vuoi
    sapere?
    -  Voglio  sapere  cosa sono gli chtorran.  Provengono veramente da un
    altro mondo o sono un'arma biologica sviluppatasi su questo pianeta?
    Mi rispose la signora giapponese:  -  La  relazione  della  dottoressa
    Zymph  sull'infestazione,  a  cui  tu  hai  assistito,   il  miglior
    resoconto delle nostre valutazioni piaggiornate.
    - Come posso sapere se dite la verit
    - Non puoi. - E aggiunse: - Posso solo dirti che la dottoressa Zymph 
    una donna troppo orgogliosa per mentire  a  qualcuno,  se  questo  pu
    esserti d'aiuto.
    -  Forse  s  ma  gli  chtorran  sono  troppo  ben  adattati a questa
    ecologia.  E gli Stati Uniti traggono un grosso  vantaggio  da  questa
    situazione.
    -  S -  disse.  - Capisco.  - Non aggiunse altro.  Mi dette solo una
    rapida occhiata.
    - Allora, pensa di non rispondere alle mie domande?
    Scosse   la   testa.   -   Sfortunatamente   non   esistono   risposte
    soddisfacenti...  per  lo meno nessuna che possa soddisfarti in questo
    momento.
    - Be', allora mi dia le risposte insoddisfacenti.
    Disse: - Non posso dirti nulla sugli chtorran che tu non  sappia  gi
    E'  vero,  sono  incredibilmente  ben  adattati  alla nostra ecologia.
    Abbiamo fatto anche noi questa considerazione. E un giorno speriamo di
    riuscire a scoprire il perch  Ti  dir anche  che,  se  esiste  una
    nazione  su questo pianeta in grado di creare - in assoluta segretezza
    - centinaia e centinaia di nuove specie di forme  di  vita  virulente,
    totalmente  irriconoscibili  anche  con  le tecniche piaggiornate di
    ricerca genetica,  sarebbero certamente gli Stati Uniti.  Ma non siamo
    stati  noi.  Quello  a  cui  stiamo assistendo al di ldella nostra
    capacitdi invenzione.  E siamo convinti anche che  nessun  altro  ne
    abbia la capacit
    "Ora,  per  quanto riguarda l'altra tua perplessit..  s  gli Stati
    Uniti stanno sfruttando la situazione... ma non l'hanno creata,  e non
    l'avrebbero  fatto  neppure se ne avessero avuto la capacit  Le cose
    stanno cos  e noi le useremo a nostro favore.  Come useremo a nostro
    favore  qualunque altra situazione.  Siamo responsabili,  di fronte ai
    cittadini sopravvissuti di questa nazione, di gestire gli affari dello
    stato in modo da salvaguardare i loro interessi.  Se non lo facessimo,
    i cittadini avrebbero il diritto di sostituirci con altre persone.
    -  Devo confessare che quel che lei mi ha detto non mi piace affatto -
    dissi.
    Annu  -  Ti  avevo  avvertito  che  le  risposte  non  ti  avrebbero
    soddisfatto.  Temo  che  tu  debba cercare da solo di risolvere i tuoi
    conflitti.
    GuardWallachstein,  e Wallachstein guardme.  -  E'  tutto?  O  hai
    qualcosa da aggiungere?
    -  Un'ultima  cosa,  signore.  Come  mai  io  sono andato a finire nei
    Servizi Speciali?
    Per la prima volta sorrise - un sorriso un po' sinistro, ma pur sempre
    un sorriso - e gli angoli della bocca si arricciarono.  Disse:  -  Per
    sbaglio.  Le...  ehm...  epidemie  hanno  distrutto numerosi canali di
    informazione. Abbiamo perso alcune persone che occupavano posti chiave
    e chi le ha sostituite non era a conoscenza  della  particolarit dei
    Servizi  Speciali.  Siamo  stati  molto  abili  nel  costituirci  come
    organizzazione di copertura,  ma le  epidemie  non  hanno  risparmiato
    neppure  noi,  e  abbiamo  impiegato  un po' di tempo a ristabilire il
    controllo necessario. Sfortunatamente, durante quel periodo,  un certo
    numero  di  persone  -  come  te - sono state erroneamente assegnate a
    unitdei Servizi Speciali.  Siamo riusciti a individuare e isolare la
    maggior  parte  delle  persone  che non erano in grado di soddisfare i
    nostri speciali...  principi.  Sfortunatamente tu  hai  dimostrato  di
    essere  un  caso  difficile.  Se  al  tuo arrivo avessi immediatamente
    tentato di contattarmi,  sarei stato in grado di prevenire la scena di
    questa  mattina  nell'auditorio.  - Si schiarla gola,  poi si lasci
    andare a un altro sorriso.  - D'altra parte,  in tutta franchezza,  ci
    sono  molte  persone che provano esattamente quello che provi tu e che
    avrebbero voluto fare quello che hai  fatto...  solo  che  loro  sanno
    perchnon devono farlo.
    - Oh.
    Wallachstein  e la signora giapponese bisbigliarono qualcosa tra loro,
    Lizard  e  il  tipo  dalla  pelle  scura  stavano  ad  ascoltare.   Lo
    sconosciuto  scuoteva  la  testa  per  qualcosa che avevano detto,  ma
    Lizard la scuoteva con pienergia, non era d'accordo con lui. Riuscii
    a  distinguere  le  parole  "...non  posso  permettermi   di   perdere
    personale..."  ma  si  resero  conto  di  parlare  troppo  forte  e si
    zittirono.
    Wallachstein disse: - Penso di poter concordare con le  considerazioni
    del  maggiore  Tirelli.  -  Si voltverso di me.  - McCarthy,  voglio
    essere onesto con te.  Non m'importa nulla di quello  che   successo
    questa  mattina.  Non  sono  poi  coscerto che tu ci abbia procurato
    grossi fastidi  e  forse  puoi  addirittura  averci  fatto  un  favore
    distogliendo  un  po'  l'attenzione  dalla  relazione della dottoressa
    Zymph.  Ci aspettavamo fulmini e saette,  perchc'erano individui che
    non  aspettavano  altro  per  mettere  in  imbarazzo  gli Stati Uniti.
    Eravamo al corrente delle loro intenzioni.  A quanto pare sei riuscito
    a neutralizzare i fulmini e le saette e a mettere in imbarazzo uno dei
    loro portavoce pirispettabili.
    - IO ho messo in imbarazzo LUI?
    - Hai affrontato il problema.  Lui no. E, cosa piimportante, gli hai
    impedito di portare a termine la sua relazione. Avrebbe minimizzato il
    problema degli chtorran per dare risalto al progetto di  ricostruzione
    globale...  e  sarebbe  stato un progetto che avrebbe incontrato molto
    favore,  perchgli Stati Uniti avrebbero finito col sovvenzionarlo in
    larga  misura.  Per  farla  breve,  avremmo  dovuto  spedire  tutti  i
    macchinari abbandonati,  i veicoli,  i calcolatori,  gli aeroplani,  i
    televisori  e  i...  tostapane.  E  se non fossimo riusciti a farlo in
    fretta,  avrebbero mandato delle truppe di volontari a darci una mano.
    A  essere onesti,  McCarthy,  non avrei saputo escogitare un diversivo
    migliore, nemmeno se l'avessi voluto. E credimi, lo volevo.  Non ci ho
    provato perchpensavo che sarebbe stato troppo evidente.  Il problema
    viene ora.  Hai attirato l'attenzione su di te come membro dei Servizi
    Speciali,  e anche se non potevi sapere quello che stavi facendo,  hai
    dato all'Ente di Controllo delle Nazioni  Unite  ulteriori  motivi  di
    sospettare che i Servizi Speciali svolgano attivitsegrete.  I nostri
    nemici stanno giprotestando che gli avvenimenti  di  questa  mattina
    sono   stati   deliberatamente  programmati  per  screditare  le  loro
    posizioni.  Hanno ragione e torto nello stesso tempo.  Se noi avessimo
    pensato che ci sarebbe andata bene, avremmo fatto quello che hai fatto
    tu... ma non lo pensavamo. Tu ci hai provato che la nostra valutazione
    dei fatti era esatta.  Inconsapevolmente,  hai fatto la cosa giusta...
    ecco perchcosgrave, perchera giusta. Hai capito?
    - Uhm, pio meno, ma non del tutto.
    Wallachstein fece una smorfia. - Non ho ancora deciso cosa fare di te,
    McCarthy.  Non posso darti una medaglia e non ho  tempo  d'impiccarti.
    Hai qualche suggerimento?
    Ci  pensai su.  Aspettarono pazientemente.  Infine parlai,  con parole
    scelte a una a una:  -  Mi  interessano  gli  chtorran,  signore.  Non
    m'interessano  le  storie di spionaggio.  Lassin montagna sapevo chi
    era il nemico. Era grande e rosso e urlava sempre prima di avventarsi,
    e nessuno ci diceva come dovevamo o non dovevamo combatterlo. Facevamo
    solo quello che era nostro dovere fare.
    Wallachstein disse: - Ti invidio per questo.  Ci sono stati momenti in
    cui  ho  desiderato  di  poter  usare  un  lanciafiamme  per risolvere
    qualcuno dei miei  problemi  anche  quaggi  -  Apr un  taccuino  e
    scarabocchiqualcosa su un foglio. Strappla pagina e me la porse. -
    Ecco qui. Voglio che tu vada in questo posto oggi pomeriggio.
    Presi il foglio e lo guardai. - Un dottore?
    - Uno psichiatra.
    - Non capisco.
    - Hai mai sentito parlare di sindrome dei sopravvissuti?
    Scossi la testa.
    Disse con molta calma: - Se scompaiono i tre quarti della razza umana,
    quelli  che  restano  non sono che orfani.  Non esiste essere umano su
    questo pianeta che non sia stato gravemente colpito.  La morte  ci  ha
    toccato tutti.  Sono sicuro che ti sarai accorto anche tu degli storpi
    che camminano a branchi, dei maniaci, degli zombie,  dei suicidi,  dei
    maniaci  sessuali,  di  quelli  che  prima  erano  ossessionati  dalla
    sicurezza economica e che ora sono diventati fannulloni,  e cos via.
    Ma non so se hai mai considerato il rovescio della medaglia. Come ogni
    dura  prova,  le  epidemie hanno distrutto i deboli e hanno temprato i
    forti.  C'un'infinitdi gente che sta tornando a vivere solo perch
    ha qualcosa in cui vale la pena impegnarsi.  Perchtu possa diventare
    un vero membro di questi Servizi Speciali,  necessario scoprire  che
    tipo di sopravvissuto sei.
    Dissi  senza  riflettere: - Non lo so.  Non ci ho mai pensato.  Voglio
    dire,  mi sono alzato e ho cominciato a darmi da fare.  Mi  sembrata
    l'unica cosa logica...
    Wallachstein  alz una  mano.  -  Non  dirlo a me.  Dillo al dottore.
    Aggiorniamo l'udienza  fino...  -  guard l'orologio  e  aggrott le
    sopracciglia  -  ...fino a nuovo avviso.  Prendi uno scooter dal parco
    macchine... il maggiore Tirelli ti mostrerdove andare. Non parlare a
    nessun altro.  Va' dritto alla base e mettiti in contatto  col  dottor
    Davidson.  Mangia  qualcosa alla mensa.  E' meglio che prendi anche un
    cambio d'abito. Poi torna immediatamente qui.
    - Ehm, signore?
    Alzlo sguardo. - Cosa?
    - Credevo di essere... agli arresti. Voglio dire,  cosa m'impedisce di
    prendere lo scooter e andare verso ovest?
    - Niente - disse. - Se lo facessi mi risolveresti un mare di problemi.
    Non  sono  in molti a saperlo,  ma sono pochi i veicoli che riescono a
    superare le Montagne Rocciose.  Qualcosa ferma le auto e le apre  come
    scatole  di  sardine.  Comunque...  -  mi guardfisso negli occhi con
    espressione tesa - ...tu non sei il tipo che se la svigna. Ritornerai.
    Per allora avremo il rapporto del dottor Davidson e sapremo cosa  fare
    di  te.   Maggiore  Tirelli,  vuole  accompagnare  McCarthy  al  parco
    macchine? Noi abbiamo alcune cose da discutere.
    28.
    La stanza era vuota.
    Un tappeto.  Una  sedia.  Un  tavolo  con  una  brocca  d'acqua  e  un
    bicchiere.  Nient'altro. Nessuna porta, a eccezione di quella alle mie
    spalle.
    - Per favore si sieda - disse una voce incorporea di donna. Mi guardai
    intorno,  ma non riuscii a vedere nessun impianto  di  diffusione.  Mi
    sedetti.  La  sedia  scricchiolava,  ma  era  comoda.  Era una sedia a
    dondolo  girevole,  ricoperta  di  cuoio  marrone  scuro.  Mi  sentivo
    rilassato.
    - Il suo nome, prego?
    - McCarthy, James Edward.
    -  Ah,  s  La  stavamo  aspettando.  Il  dottor  Davidson arrivera
    momenti. Nel frattempo le proietterun breve filmato.
    - Mmm... - ma la stanza si stava gioscurando.  La parete di fronte a
    me  divenne  luminescente e le immagini cominciarono a prendere corpo.
    Chiusi la bocca e decisi di rilassarmi e godermi il film.
    Il film era...  un montaggio.  Quello che chiamano un poema sinfonico.
    Musica  e  immagini  che  si  sovrapponevano,  alcune erotiche,  altre
    violente,  altre  comiche,   altre  allegre;   due  bambini  nudi  che
    sguazzavano  in  un  ruscello  si  dissolvevano  nell'immagine  di  un
    ragnetto lucente che tesseva un tappeto scintillante su uno sfondo  di
    velluto  azzurro e che si trasformin un'aquila che s'innalzava sopra
    un paesaggio desolato  come  alla  ricerca  del  paradiso...  l'aquila
    divent una  vela  verde  che  fluttuava nello spazio sotto una Terra
    color smeraldo...  e poi  due  danzatori  in  slip  che  volteggiavano
    insieme con i corpi madidi di sudore e si trasformavano in un ghepardo
    che  correva  nella  prateria e assaliva una zebra terrorizzata in una
    nube di polvere accecante...
    Andavanti  cos per  dieci,  quindici  minuti...  un  miscuglio  di
    immagini,  una  dopo  l'altra,  che  apparivano  e  scomparivano tanto
    rapidamente che non riuscivo quasi a distinguerle.  Un paio  di  volte
    ebbi una sensazione di paura,  senza sapere il perch  Un'altra volta
    un senso di rabbia. Quel film non mi piaceva. Mi domandai perchme lo
    facessero vedere. Era noioso. Ma quando cominciavo di nuovo a trovarlo
    interessante, fin
    Mentre le luci si alzavano,  una voce disse: - Buona sera.  - Era  una
    voce maschile, pacata, molto posata. Paterna.
    Mi schiarii la voce e dissi: - Lei dove si trova?
    - Ad Atlanta.
    - E chi 
    - Puchiamarmi dottor Davidson,  se vuole. Non il mio vero nome, ma
    quello che uso per queste sedute.
    - E perch
    Ignorla mia domanda.  - Se vuole fumare,  faccia  pure  -  disse  il
    dottor Davidson. - Io non ci bado.
    - Non fumo - risposi.
    - Volevo dire droga.
    Alzai le spalle. - Nemmeno quella.
    - Perchno? - domand - E' contrario alla droga?
    - No,  solo che non mi piace - cominciavo a sentirmi a disagio. Dissi:
    - Lei puvedermi?
    - S
    - Posso vederla anch'io?
    - Se intende dire se c'un collegamento bidirezionale,  mi  dispiace,
    no.  Se  invece  intende  dire  che vorrebbe vedermi di persona,  deve
    venire ad Atlanta.  Diciamo che sono un invalido.  E' questa una delle
    ragioni per cui non abbiamo un collegamento bidirezionale. Certe volte
    le mie... ehm... condizioni possono turbare.
    - Oh... - ero imbarazzato e non sapevo cosa dire.
    - Per favore mi racconti di s- mi disse il dottor Davidson.
    - Cosa vuole sapere?
    - Perchpensa di essere qui?
    - Mi hanno detto di venire.
    - Perch
    - Vogliono sapere se sono troppo pazzo per essere affidabile.
    - E lei cosa pensa?
    -  Non  lo  so.  Ho sempre sentito dire che un pazzo la persona meno
    adatta a giudicare.
    - Le ripeto la domanda, lei cosa pensa?  - La voce del dottor Davidson
    era dolce e incredibilmente paziente. Cominciava a piacermi. Un po'.
    Dissi: - Penso di cavarmela abbastanza bene. Sopravvivo.
    -  E' questo per lei il criterio per misurare il successo?  Riuscire a
    sopravvivere?
    Ci pensai un po' su. - Credo di no.
    - E' felice?
    - Non lo so.  Non so picosa significhi essere felice.  Un  tempo  lo
    ero. Credo che nessuno sia felice dopo le epidemie.
    - E' infelice? Si sente depresso?
    - Qualche volta. Non molto.
    - Addolorato? Confuso?
    - S Un po'.
    - Arrabbiato?
    Ebbi un attimo di esitazione. - No.
    Ci fu un momento di silenzio. Poi il dottor Davidson domand - Non si
    sente MAI arrabbiato?
    - Certo. Non cosper tutti?
    -  E'  la  reazione normale a situazioni frustranti - ammise il dottor
    Davidson. - Cos'che la fa arrabbiare?
    - La stupidit- dissi. Anche solo a parlarne sentivo i muscoli che mi
    s'irrigidivano.
    Il dottor Davidson sembrava incuriosito.  - Non sono sicuro di capire,
    Jim. Pufarmi degli esempi?
    - Non so... la gente che si mente a vicenda. La disonest..
    - In particolare? - incalz
    - Mmm...  be', le persone che ho incontrato al ricevimento ieri notte.
    E gli scienziati di questa mattina.  E  perfino  il  colonnello  Wa...
    quelli che mi hanno mandato qui. Tutti mi parlano, ma finora nessuno 
    stato disposto ad ascoltarmi.
    - Io la sto ascoltando, Jim.
    - Lei uno strizzacervelli. Lo deve fare. E' il suo mestiere.
    -  Si   mai  chiesto  che  tipo  di  persone  scelgono  di diventare
    psichiatri, Jim?
    - No.
    -  Glielo  dico  io.  Qualcuno  talmente  interessato  agli  altri  da
    desiderare di ascoltarli.
    - Be'...  ma non la stessa cosa.  Io voglio parlare alle persone che
    possono rispondere alle  mie  domande  sugli  chtorran.  Voglio  poter
    raccontare quello che ho visto.  Voglio chiedere cosa significa...  ma
    sembra che a nessuno interessi ascoltarmi.  O  se  mi  ascoltano,  non
    vogliono  credermi.  E  io  so  di aver visto un quarto chtorran venir
    fuori dalla tana!
    - E' difficile provarlo, vero?
    - S- brontolai - lo 
    - Perchnon si siede di nuovo?
    - Eh?! - mi resi conto che stavo in piedi, ma non ricordavo di essermi
    alzato. - Mi scusi. Quando sono arrabbiato comincio a camminare avanti
    e indietro.
    - Non c'bisogno che si scusi. Come reagisce quando si arrabbia, Jim?
    - Bene, credo.
    - Non le ho chiesto la sua valutazione.  Le ho chiesto di  dirmi  cosa
    fa.
    Mi strinsi nelle spalle. - Divento furibondo.
    - Quando arrabbiato lo dice agli altri?
    - S qualche volta.
    Il dottor Davidson aspettpazientemente.
    - Be'... quasi sempre.
    - Davvero?
    - No.  Quasi mai.  Voglio dire, qualche volta esplodo, ma il pidelle
    volte no. Voglio dire...
    - Cosa?
    - Be'...  ehm...  in fondo non mi  piace  dire  agli  altri  che  sono
    incazzato con loro.
    - Perchno?
    -  Perch alla gente non piace sentirselo dire.  Immediatamente se la
    prendono con te perchtu ce l'hai con loro.  Quindi,  quando qualcuno
    mi fa infuriare io... cerco di non farglielo capire in modo da potermi
    comportare razionalmente con lui.
    - Capisco. Si pudire che lei reprima la sua rabbia, cos
    - S credo di s
    Questa  volta  ci  fu  una lunga pausa di silenzio.  - Quindi ha molta
    rabbia dentro di s vero?
    - Non lo so - alzai gli occhi. - Lei cosa pensa?
    - Ancora niente - disse il dottor Davidson. - Sto cercando di capire.
    - Ah - dissi.
    - Risponda a questa domanda, Jim. Con chi arrabbiato?
    - Non lo so. La gente mi parla, mi dice quello che devo fare... poi mi
    dicono come sono e io so di  non  essere  cos  Mi  parlano,  ma  non
    vogliono  ascoltarmi.  Mio padre...  quando diceva 侮oglio parlare con
    tein realt voleva  dire  "Voglio  parlarti  e  voglio  che  tu  mi
    ascolti". Nessuno vuole sentire quello che ho da dire.
    - Mi parli ancora di suo padre - disse il dottor Davidson.
    Per qualche istante mi dondolai sulla sedia. Alla fine dissi: - Be'...
    non che io e mio padre non potessimo comunicare.  Potevamo... ma NON
    LO FACEVAMO.  Cio  non molto spesso.  Una volta ogni  tanto  lui  ci
    provava  e  una volta ogni tanto ci provavo io,  ma il pidelle volte
    ognuno di noi era  cos preso  dai  suoi  problemi  che  non  pensava
    all'altro.
    Dissi:  - Sa,  mio padre era famoso.  Era uno dei migliori ideatori di
    programmi di fantasy del paese.  Non il pipopolare - non gli piaceva
    molto mettersi in mostra - ma era uno dei pirispettati perchle sue
    simulazioni  erano  intelligenti.  Quando  ero piccolo,  un mucchio di
    gente mi diceva quanto ero fortunato perchpotevo giocare con i  suoi
    programmi prima di tutti gli altri.  Nessuno poteva capire quale fosse
    il mio reale atteggiamento nei confronti del suo lavoro,  come io  non
    potevo capire tutta la loro ammirazione.
    - Che atteggiamento aveva verso il lavoro di suo padre?
    Non risposi immediatamente.  Volevo interrompermi e fare i complimenti
    al dottor Davidson...  stava facendo proprio la  domanda  giusta.  Era
    molto astuto.  Ma capii che stavo solo imbrogliando me stesso. E capii
    anche perch Non volevo rispondere a quella domanda.
    Il dottor Davidson fu molto paziente.  I braccioli della  sedia  erano
    caldi.   Tolsi  le  mani  e  me  le  stropicciai.  Alla  fine  dovetti
    ammetterlo. Dissi: - Mmm...  credo che a quel tempo non me ne rendessi
    conto,  ma credo...  no, SONO SICURO... che il lavoro di mio padre non
    mi piacesse.  Non i giochi in se  stessi,  ma  il  suo  coinvolgimento
    totale.  Ero  geloso,  credo.  Quando  mio padre aveva un'idea...  per
    esempio,   come  "Inferno"  o  "Nave  stellare"  o  "Brainstorm",   si
    trasformava  in  uno zombie.  Scompariva nel suo studio per settimane.
    Quella  porta  chiusa  era  un  incubo...  non  disturbate  altrimenti
    morirete di una morte lenta e dolorosa...  o forse qualcosa di peggio.
    (Attenti a Yang il Nauseabondo.) Quando scriveva era come  vivere  con
    un fantasma.  Sentivo rumori, sapevo che era in casa, ma non lo vedevo
    mai di persona.  E se qualche volta succedeva,  era come incontrare un
    estraneo  nel  soggiorno.  Borbottava  un  saluto,  ma  con lo sguardo
    distante mille anni luce.
    "Non so come mamma abbia imparato a convivere con tutto questo,  ma ci
    era riuscita.  Pio meno. Papsi alzava prima delle sette, preparava
    la sua colazione e scompariva nello  studio  per  tutto  il  giorno...
    usciva  solo  per  prendersi qualcosa dal frigorifero.  Mamma lasciava
    sempre dei piatti pronti,  costutto quello che lui doveva  fare  era
    prenderne uno con una forchetta e svanire di nuovo nel suo studio.  In
    genere non lo rivedevamo prima di mezzanotte.  E questo poteva  durare
    settimane.
    "Sapeva  sempre  con  precisione  quando  era  arrivato a metstrada,
    allora si prendeva tre giorni di pausa per ricaricare le batterie. Non
    era per noi che lo faceva, era per s Ci portava fuori a mangiare e a
    vedere uno spettacolo o andavamo un paio di  giorni  in  un  parco  di
    divertimenti,  ma  era  sempre  qualcosa  di forzato.  Io e Maggie non
    sapevamo mai come comportarci con lui perchper troppi giorni avevamo
    dovuto camminare in punta di  piedi  davanti  al  suo  studio.  E  ora
    all'improvviso non era piun mostro, voleva essere nostro amico... ma
    noi  non sapevamo come fare per essere suoi amici.  Non ci ha mai dato
    il tempo per impararlo.
    "Per molto tempo sono  stato  geloso  del  suo  computer,  ma  poi  ho
    imparato  a  sopravvivere  senza  un  padre vero e non gli ho dato pi
    importanza.  I momenti peggiori erano quando lui cercava di guadagnare
    il  tempo  perduto.  Ci  sentivamo  cos a disagio che per noi era un
    sollievo quando finalmente stirava le braccia e diceva:  雨ene,  credo
    sia meglio che torni al lavoro. Qualcuno deve pur pagare le fatture in
    questa casa!
    "Anche mamma aveva il suo lavoro,  naturalmente,  ma lei era capace di
    spegnere l'interruttore e smettere. Papno.  Quando aveva un problema
    da  risolvere  gli stava dietro come un cucciolo a un osso.  Pitardi
    quando sono diventato abbastanza grande,  sono riuscito ad  apprezzare
    l'eleganza del lavoro di pap  I suoi programmi non solo erano buoni,
    ma erano cosben strutturati che era un piacere leggerli. Ma anche se
    rispettavo quello che faceva,  continuavo a  rifiutare  il  fatto  che
    tanto del suo tempo e della sua carica emotiva fossero assorbiti dalle
    sue creazioni e ne restasse cospoco per me. Per la famiglia.
    "Quando  finiva un programma era completamente fatto.  Non riusciva ad
    avvicinarsi al computer per... non so... mesi. Non giocava nemmeno con
    i programmi di altri autori.  Quelli erano  momenti  abbastanza  buoni
    perch lui  doveva  tentare  di  imparare a essere di nuovo un essere
    umano... un vero padre.  Ma ormai noi avevamo imparato a riconoscere i
    segni... non ne era picapace. Quando stava per farlo... si ritraeva.
    All'improvviso...  "al  momento giusto"...  gli veniva un'altra idea e
    scompariva di nuovo.
    "Cosio e Maggie...  be',  non so,  ma mi sembrava che anche  lei  si
    sentisse allo stesso modo...  avevamo questo vuoto nelle nostre vite e
    dovevamo cercare qualche altra cosa per riempirlo o dovevamo  imparare
    a  convivere con quel vuoto.  Ed proprio questo che ho fatto io - ho
    vissuto con quel vuoto - perchnon sapevo che una famiglia non doveva
    essere in quel modo. Maggie... be', lei avrtrovato la sua soluzione.
    Non c'era troppa confidenza tra noi.
    "In ogni modo,  questo accadeva prima  delle  epidemie.  Quando  siamo
    andati  a  vivere  nel  cottage,  qualcosa  in papcambiato...  non
    migliorato,  solo cambiato.  Da principio non lo avevo notato,  perch
    non  lo conoscevo abbastanza per capirlo,  e quando me ne sono accorto
    non ho saputo cosa fare.  Credo che ne fossi spaventato.  Come se  non
    riuscissi a capire chi era.
    "Durante la settimana spesso io e lui facevamo il giro per controllare
    i  sensori  di  sicurezza...  nessuno  poteva avvicinarsi a meno di un
    miglio dal cottage senza che  noi  lo  sapessimo,  nemmeno  un  cervo.
    Nessuno si mai avvicinato, persone intendo, ma il sistema di allarme
    ci ha rifornito di carne fresca e io ho imparato presto a spellare una
    carcassa  e  ad  appenderla.  Da  principio io e papnon ci parlavamo
    molto,  ma poi lui ha cominciato a farlo.  Come se fossi  una  persona
    vera. Come se avesse aspettato che io crescessi per farlo.
    "Ero confuso.  Voglio dire... accidenti, come poteva aspettarsi che io
    diventassi  improvvisamente  un  figlio  VERO  quando  aveva   passato
    vent'anni a ignorarmi?
    "Eppure  anche  se  quella sua maledetta presunzione mi dava fastidio,
    anch'io volevo che lui fosse finalmente mio padre.  Cosho smesso  di
    odiarlo  e  ho  cominciato  a  scoprire  che  persona interessante era
    realmente.  Non avevo mai saputo quante cose aveva fatto quando  aveva
    la mia et.. pensi che una volta aveva conosciuto Neil Armstrong!
    "Credo che sia stato allora che io e papci siamo conosciuti davvero.
    So  che  questo  sembrer strano,  ma quei giorni su nel cottage sono
    stati probabilmente i pifelici della mia vita.  E' stata una vacanza
    dalla realt e per un po' di tempo siamo stati una vera famiglia. Era
    bello. Per un po' di tempo..."
    Dopo un momento il dottor Davidson mi incit - Vada avanti, Jim...
    - Eh?!
    - Cos'accaduto?
    Mi strinsi nelle spalle. - Siamo scesi dalla montagna troppo presto. E
    ci  siamo  trovati  in  mezzo  all'ultima ondata delle epidemie.  E...
    mmm...  papnon se l'mai perdonato.  Mia  sorella  non  lo  ha  mai
    perdonato.  E mia madre...  be', lei non ha mai smesso di compiangerlo
    perchsapeva in quale inferno lui viveva. Credo che lui non riuscisse
    ad accettarlo.
    - Jim...
    - S
    - Non ha detto come si sentiva lei.
    - S l'ho detto. Ho detto che gli volevo bene.
    - Come ha reagito quando ha capito che eravate  scesi  dalla  montagna
    troppo presto?
    -  Mmm...  stato uno sbaglio,  ma uno sbaglio in buona fede.  Voglio
    dire, chiunque avrebbe potuto... cio non era colpa sua...
    - Jim - disse il dottor Davidson in tono molto tranquillo. - In questo
    momento non sincero.
    Tolsi le mani dai braccioli della sedia...
    - S- ammise. - Ci sono dei sensori nella sedia...  ma non cosche
    mi accorgo che lei mi sta mentendo. Riesco a sentire la tensione nella
    sua voce.
    Mi sentii avvampare... ero furioso. Saltai su dalla sedia...
    - Cos'ha provato, Jim?
    -  Basta  con questa storia!  Sono stufo di gente che continua a dirmi
    come sono,  come dovrei essere.  Sono stufo di gente  che  continua  a
    mentirmi!  Tutti mentono. Obama mentiva. Duke mentiva. E lei mente, ci
    scommetto. Sono stufo... stufo di essere usato e strumentalizzato. Non
    giusto!  Non era giusto nemmeno quando lo faceva  mio  padre!  -  Le
    parole  mi  uscivano  a  fiotti dalle labbra.  Sapevo quello che stavo
    dicendo ma non potevo fermarmi...  non sapevo nemmeno se  era  proprio
    quello che volevo dire.  - Non mi ha dato ascolto!  Io volevo rimanere
    ancora sulla montagna!  Lass eravamo  felici!  -  Le  parole  mi  si
    fermarono in gola e soffocavo. Cominciai a tossire.
    Dopo  un  momento  il  dottor  Davidson  in  tono cortese disse: - C'
    dell'acqua sul tavolo.
    Mi alzai e mi versai un bicchiere d'acqua. Lo bevvi,  poi me ne versai
    un  altro  e ne bevvi met  Avevo ancora la gola asciutta.  Portai il
    bicchiere con me e mi rimisi a sedere.  Tentai di  sedermi  sul  bordo
    della  sedia,   ma  non  era  possibile  e  dovetti  appoggiarmi  allo
    schienale.
    - Ha detto che si sentiva felice sulla montagna - mi suggeril dottor
    Davidson.
    - S- dissi, sollevato di riuscire finalmente a dirlo.  - Ero felice.
    Non  dovevo  pi rivaleggiare  con  il  computer.  Eravamo occupati a
    vivere.  A sopravvivere.  Voglio  dire,  non  era  facile...  dovevamo
    tagliare  la  legna  e  fare  la manutenzione dei pannelli solari,  ma
    eravamo occupati a fare qualcosa e... insieme. Parlavamo di quello che
    dovevamo fare. Avevamo delle esperienze in comune. Collaboravamo.  Oh,
    litigavamo anche,  un sacco di discussioni, soprattutto i primi tempi,
    ma eravamo una famiglia, finalmente. E non fu giusto far finire tutto.
    Avremmo potuto rimanere pia lungo.  Avremmo dovuto aspettare  ancora
    un po'. Io non volevo tornare. Volevo restare lass..
    - Cos non stato per i ragazzi? - domandil dottor Davidson.
    - No - ammisi. - Per quanto mi riguarda, no... avevo paura di perderlo
    di nuovo.
    - Dunque lei era arrabbiato con suo padre?
    - S credo di s S certo.
    - Gli ha mai detto come si sentiva?
    -  No,  mai.  Voglio dire,  era inutile.  Se si era messo in testa una
    cosa,  non c'era verso di fargli  cambiare  idea.  Oh,  ho  tentato...
    gliel'ho  detto.  Gli  ho  detto che non dovevamo scendere,  ma lui ha
    risposto che dovevamo farlo. Io non volevo, ma non si poteva discutere
    con lui, cos non l'ho fatto. Ero sicuro che avrebbe fatto a suo modo
    e cosmi sono rinchiuso di nuovo in me stesso.  Sa,  avevo cominciato
    ad aprirmi, ma ora che faceva progetti per tornare, dovevo proteggermi
    di nuovo e... - bevvi una sorsata d'acqua.
    - Lui se n'accorto? Ha notato un cambiamento nel suo modo di fare?
    - Non so come avrebbe potuto non accorgersene.  Per un po' di tempo mi
    sono comportato come uno stronzo.
    - Capisco.
    Silenzio. Cominciavo a capire.  Non era stata solo la rabbia di Maggie
    o la pietdella mamma. Era stata anche colpa mia. Il mio rancore. Era
    questo  che  aveva  tentato  di  dirmi  l'ultimo giorno alla stazione.
    Anch'io lo avevo allontanato?
    - A cosa sta pensando?
    - A niente - dissi.  - Mi sto domandando con chi dovrei avercela.  Con
    mio  padre?  O  con  me  stesso?  Lui era accanto a me quando ho avuto
    bisogno di lui,  ma io non gli sono stato vicino quando lui  ha  avuto
    bisogno di me. L'ho abbandonato perch.. - La faccia mi scottava. Era
    la  parte  pidifficile da ammettere.  Sentivo stringermi la gola.  -
    ...pensavo che stesse per abbandonarmi di nuovo e volevo essere io  ad
    abbandonarlo  per  primo...   per  mostrargli  cosa  significava,  per
    mostrargli che non poteva prendermi in giro cos  Voglio dire,  tutti
    lo fanno, ma lui era mio padre! Non era giusto! - Cominciai a tossire,
    avevo la vista annebbiata.  Mi stropicciai gli occhi e capii che stavo
    per piangere... poi non ce la feci pie singhiozzai come un bambino.
    Il dottor Davidson aspettpaziente. Poi disse: - Si sente bene?
    - No - risposi,  ma non era vero.  Ero sollevato per averlo finalmente
    detto  ad  alta  voce.  Era  come se si fosse allentata un'oppressione
    enorme che io nemmeno sapevo di avere dentro prima che le  parole  gli
    avessero  dato forma.  - S- dissi.  - Mi sento bene.  Be'...  un po'
    meglio.  Non mi ero reso conto di vivere con  un  simile...  senso  di
    colpa.
    -  Non solo colpa,  Jim.  Anche rabbia.  Ha portato dentro di stanta
    rabbia per tanto tempo, Jim, che diventata un'abitudine. Fa parte di
    lei.  Il mio compito di aiutarla a liberarsene.  Se questo  quello
    che vuole.
    Cercai di riflettere.  - Non so... qualche volta penso che la rabbia 
    la sola cosa che riesce a farmi andare avanti.
    - Forse dipende dal fatto che non ha mai provato niente di altrettanto
    intenso. Si mai innamorato?
    Scossi la testa.
    - Forse sarmeglio che ci pensi...  che pensi come dovrebbe essere la
    persona di cui si innamorer Ne possiamo parlare la prossima volta.
    - La prossima volta?
    - Se vuole. Puchiamarmi tutte le volte che lo desidera. Sono qui per
    questo.
    - Oh... pensavo che si trattasse di una sola seduta.
    - Non necessariamente.
    - Oh - dissi. E poi - Grazie.
    29.
    Cenai  con  una  grossa  bistecca  (cotta  al sangue),  purdi patate
    fresche,  piselli freschi (conditi con burro  fuso),  insalata  fresca
    (condita  col  gorgonzola)  e  un  frappal cioccolato.  Tutti i miei
    piatti preferiti.  Perfino nella mensa di una caserma riuscivano a non
    rovinare  troppo  il  gusto di una costata.  Anche se devo dire che ci
    provavano.
    Pensai a Ted. Mi domandai dove fosse e cosa stesse facendo. O con chi.
    Non ero mai riuscito a stargli dietro. E sapevo anche perch
    Paul Jastrow  una  volta  me  lo  disse...  non  ricordo  bene  a  che
    proposito,  ma ricordo perfettamente l'insulto: 亟hi,  McCarthy...  ci
    sono gli esseri umani e  ci  sono  le  oche.  Tu  sei  un'oca.  Perci
    smettila di pretendere di essere un essere umano. Chi vuoi prendere in
    giro?  Quelli  che  gli  stavano intorno ridacchiarono,  e dopo quel
    giorno,  ogni volta che Paul voleva far ridere  qualcuno,  si  voltava
    verso di me e mi faceva il verso, poi rivolto agli amici spiegava: 俟i
    deve parlare la loro lingua per riuscire a farsi capire
    Non  ero  mai riuscito a spiegarmi perchavesse scelto proprio me per
    onorarmi di quella particolare  umiliazione...  finch qualche  tempo
    dopo  non  vidi un comico in Tv fare la stessa cosa con uno spettatore
    ignaro. Non era un fatto personale; si serviva di lui... quel tipo era
    solo qualcuno da usare per i  suoi  scopi.  Fu  cos che  scoprii  la
    verit  Paul  faceva  l'imitazione  di  quel comico.  Forse non c'era
    niente di personale nei miei confronti... era solo un modo stupido per
    far ridere.  Ma nessuno mi aveva fatto prendere parte allo  scherzo...
    perci a  me  non veniva da ridere.  E anche se ormai,  a distanza di
    tempo,  capivo tutto,  non significava mi facesse  meno  male.  Potevo
    ancora sentire le loro risate.
    Credo  che  mi facesse ancora pimale perchtemevo che forse Jastrow
    aveva ragione.
    Fissavo la costata avanzata pensando  a  quanto  mi  sarebbe  piaciuto
    cenare con qualcuno. Non bello mangiare da soli.
    Mi scostai dal tavolo, non avevo pifame. Detestavo avanzare il cibo,
    ma...
    ...dovetti controllarmi altrimenti sarei scoppiato a ridere. In Africa
    non  c'erano  pi bambini  che morivano di fame,  e neppure in India,
    Pakistan e in nessun altro posto! Nessuno moriva pidi fame. Se c'era
    stato qualcosa di positivo nelle epidemie,  era che avevano cancellato
    la fame nel mondo.  Che importava se avanzavo quella costata...  tanto
    adesso c'erano costate  per  tutti.  Costate  in  abbondanza!  Era  un
    paradosso agghiacciante.
    Eppure  continuavo  a  sentirmi  in  colpa  per non averla finita.  Le
    vecchie abitudini sono dure a morire.  Se uno si abitua a pensarla  in
    un  certo  modo,  continuera pensarla cosanche quando si accorger
    che quello che pensa non ha pisenso?
    Uhm.
    Ragionavo come un'oca? Era questa la verit Continuavo a schiamazzare
    perchnon sapevo fare niente di diverso?  Era questo che pensava  chi
    mi stava intorno?
    Magari  avrei  dovuto  smettere  per  un momento di essere me stesso e
    diventare  qualcun  altro...  qualcuno  che  accettasse  senza  troppi
    problemi di essere me.
    Mi  era  passata la fame.  Mi alzai,  portai il vassoio sul carrello e
    lasciai la mensa.
    Mi chiesi se avessi un'andatura buffa. Voglio dire, ero basso e un po'
    grassottello  di  fianchi.   Sembravo  un'oca?   Forse  avrei   potuto
    cominciare a camminare in modo diverso... se provavo a stare diritto e
    a mettere il petto in fuori, anzichla pancia... - "Ohh!" Mi scusi. -
    Ero  cosintento a controllare il mio modo di camminare che non avevo
    guardato dove stavo andando ed ero finito contro una ragazza. Qua qua.
    Come dicevo, le vecchie abitudini non muoiono mai...  - Sono veramente
    dispiaciuto... oh!
    Era  Marcie.  La  ragazza magrolina e pallida con i grandi occhi neri.
    Quella dell'autobus. Il colonnello Buffone.
    - Ciao... - faticavo a trovare le parole. - Cosa ci fai qui?
    - Do da mangiare al mio cane...  mi danno gli avanzi.  - Mi mostr il
    pacchetto che aveva in mano.
    Le tenni aperta la porta. Uscsenza nemmeno ringraziarmi. La seguii.
    Si fermsul marciapiedi. - Mi stai seguendo?
    Scossi la testa. - No.
    - Be', allora vattene.
    - Sei molto sgarbata, sai?
    Mi fisssenza espressione.
    - Non concedi nemmeno una possibilit
    Sbattle palpebre. - Mi dispiace. Ci conosciamo?
    - Uhm... eravamo insieme sull'autobus, ricordi? Ieri sera?
    Scosse  la  testa.  -  Non  ricordo  niente di ieri sera.  Sei uno dei
    ragazzi che ho scopato?
    - Eh? No... voglio dire... COSA?
    - Lui con me non fa niente. So quello che pensa la gente, ma non mi ha
    mai toccata.  Pergli piace guardarmi mentre lo faccio con i  ragazzi
    che sceglie. E poi gli piace... be', hai capito.
    - Perchresti con lui?
    Scrollle spalle.  - Non so. Non ho nessun altro posto dove andare. -
    Poi aggiunse: - Mi dispiace, davvero. Non mi ricordo per niente di te.
    Ieri sera ero fatta.  Lui aveva un po' di Atlanta Blue.  Non penso  di
    averlo fatto con qualcuno, ma non ne sono sicura. C'eri anche tu?
    - Te l'ho detto.  Eravamo insieme sull'autobus. Ricordi? L'autobus gi
    in citt
    - Ah, gi Mi dispiace. Certe volte non ricordo niente.  Ma se lo dici
    tu.  -  Si  inginocchi a  terra  e scartil pacchetto che conteneva
    avanzi di carne e di ossa.  -  Gli  piaceranno  da  matti.  Rangle!  -
    chiam  - Dai, bello. Tieni, Rangle, vieni a prenderlo, altrimenti lo
    daral cane!  - Poi si girverso di me.  - Non  mi  piace  farmi  le
    canne,  ma... be', qualche volta aiuta. Sai, a volte mi sento... sola.
    Mi capisci?
    - S capisco.
    - E' strano,  non credi?  C'ancora tanta gente in giro,  se sai dove
    trovarla, ma sono tutti estranei. Non conosco pinessuno.
    -  So  cosa  vuoi dire.  E tutti sembrano sempre cosfrenetici.  Come
    se...  ecco,  il moto browniano  nella  societ avesse  accelerato  i
    ritmi...
    Aveva un'espressione assente. Non capiva.
    Dissi: - E' perchora ci sono meno persone... e dobbiamo muoverci pi
    in fretta se vogliamo riempire il vuoto.
    Mi stava fissando.  Avevo forse detto qualcosa di stupido? O non aveva
    capito? Disse: - Una volta ero intelligente. Come te.  Solo che essere
    intelligenti  non  serve.  Perci ho smesso d'essere intelligente.  -
    Sembrava triste. - La coca aiuta un sacco.  Fa rincretinire in fretta.
    -  S'irrigid  come  se  avesse detto qualcosa che non avrebbe dovuto
    dire. Poi chiamdi nuovo a voce alta: - Ehi, Rangle! Vieni qui!  Dove
    sei, bello! - Nella sua voce c'era un filo d'impazienza. Si girverso
    di me: - Ti piacer  E' proprio un cane affettuoso... solo che non so
    dove sia andato.
    - Oh, be'... magari stato bloccato dal traffico, o da qualcos'altro.
    Non colse la battuta.  Mi guardancora con quei grandi occhi neri.  -
    Dici davvero?
    - Ma sei ancora fatta? - le chiesi.
    - Oh,  no.  E' da ieri che non mi faccio.  Non mi piace.  Perchme lo
    chiedi?  - Prima che potessi risponderle mi afferrper un braccio.  -
    Sono un po' suonata?  Mi dispiace.  A volte mi succede.  Ma nessuno mi
    dice mai se sono suonata oppure no. A volte questo mi spaventa...  che
    possa  essere  talmente suonata che nessuno ha il coraggio di dirmelo.
    Una volta,  gli altri si erano fatti e io invece  me  ne  sono  dovuta
    restare  buona buona,  perchavevo le mie cose e non volevo rischiare
    di beccarmi un'emorragia...  mi sono annoiata a morte.  Gli altri  non
    capivano perchnon fossi su di giri come loro...
    - E' vero - dissi. - Ti comporti come se fossi suonata.
    Mi  guarddritta con quei suoi grandi occhioni neri.  In quel momento
    sembrava proprio una ragazzina.  - Grazie - mi  disse.  -  Grazie  per
    avermelo detto.  - Sbattle palpebre e vidi i suoi occhi riempirsi di
    lacrime. - Non so pinulla, conosco solo quello che mi dice la gente.
    Percigrazie per avermi detto la verit
    - Mi detesti?
    Scossi la testa.
    - Hai pietdi me?
    - No. - Pensai a mio padre. -No,  non provo pipietper nessuno.  La
    pietuccide.
    Continuava  a  guardarmi,  ma  per  un  lungo momento non disse nulla.
    Stavamo limmobili, nella penombra della sera del Colorado, mentre le
    stelle cominciavano a spuntare sopra di noi.  A ovest il profilo delle
    montagne  era  di  un  pallido color arancio.  La brezza era tiepida e
    profumava di miele e di pino.
    Restammo in silenzio cosa lungo che cominciavo a sentirmi a disagio.
    Mi chiesi se  dovevo  scusarmi  con  lei  per  essere  stato  sincero.
    Finalmente lei disse: - Vorrei proprio sapere dov'andato a cacciarsi
    quel dannato cane.  Non da lui perdersi la cena!  Rangle! - Sembrava
    contrariata,  poi,  come se provasse imbarazzo per il fatto  d'essersi
    arrabbiata,  disse: - Non so perchme la prendo tanto... non il mio
    vero cane. Voglio dire, solo un cane randagio. L'ho come adottato...
    - Infine ammise: - ...ma l'unica persona che conosco a cui... be', a
    cui non importa se sono suonata. A Rangle non importa. Capisci?
    - S Di questi tempi abbiamo tutti bisogno di qualcuno. - Le sorrisi.
    - Perchsiamo solo quello che abbiamo.
    Non rispose subito.  Fissava gli avanzi di carne poggiati sulla carta.
    I lampioni si accesero sopra di noi,  riempiendo il crepuscolo con una
    luce calda. Quando infine Marcie parl la sua voce era molto dolce. -
    Sai,  prima sapevo cos'era importante nella vita  e  cosa  no.  Essere
    bella era importante. Mi sono fatta rifare il naso... tutto il viso...
    perchvolevo essere bella. Anche tu potresti farti rifare il naso per
    eliminare quella gobba...
    - E stato un incidente con la moto - dissi.
    - ...solo che dentro rimarresti sempre la stessa persona,  no?  Be', 
    proprio quello che successo a me.  Mi hanno rimodellato  il  viso...
    solo  che  dopo,  ero  ancora  io.  Credo sia quello che successo al
    mondo. Siamo gli stessi di un anno fa...  solo che il nostro aspetto 
    cambiato  e  noi  non lo sappiamo ancora.  Non sappiamo pichi siamo.
    Sono nervosa e spaventata...  sempre -  disse.  -  Voglio  dire,  cosa
    succede  se  scopro chi sono,  e poi arriva qualcuno e mi dice che no,
    dopotutto non sono quella che credo di essere? Capisci quel che voglio
    dire?
    Risposi: - Oche. Vorremmo sentirci come cigni, e gli altri ci ripetono
    che siamo solo delle oche.. e neanche oche tanto brave.
    - Gi- disse.  - Proprio cos  Hai capito perfettamente.  A volte mi
    domando se c'qualcuno al mondo che prova quello che provo io...  e a
    volte scopro di s  ma sempre una sorpresa scoprire  che  non  sono
    completamente sola.
    Tremava, cosle poggiai un braccio intorno alle spalle. - Lo so.
    Con  una punta d'impazienza disse: - Vorrei solo sapere dov'andato a
    finire Rangle.  Magari domani salterfuori abbaiando e  dimenando  la
    coda.  E'  proprio  un birbante.  Ma non voglio preoccuparmi.  L'avrai
    visto da queste parti,  vero?  Ha il  pelo  bianco  e  marrone,  quasi
    rosato...  tutto arruffato,  con grandi zampe pelose tipo pantofole di
    peluche. Grandi occhi castani e il naso come una pallottola nera.
    S l'avevo visto.
    Attraverso la parete di vetro di una stanza circolare.
    Ieri sera. Con Jillanna.
    Era stato... il dessert.
    Sentii una stretta allo stomaco. Oh, merda. Come facevo a dirglielo?
    Marcie mi guardava. - Hai detto qualcosa?
    - Ehm... Marcie... io... ehm, non so come dirtelo, ma...  - Devi dirle
    la verit diceva la voce nella mia testa. - ...ehm, Rangle morto. E
    stato...  ehm, investito da un'auto. Ho visto l'incidente. E morto sul
    colpo. Non ho capito che era lui finchnon me l'hai descritto.
    Scosse la testa. - Oh, no... non puessere lui! Ne sei sicuro, Jim? -
    Cercava nel mio viso qualcosa che dicesse il contrario.
    Inghiottii a fatica.  Sentivo la  gola  stretta.  Mi  torn in  mente
    qualcosa  che  avevo sentito la sera prima...  quel cane aveva frugato
    tra le immondizie davanti alla mensa.  - Marcie -  dissi.  -  Ne  sono
    certo. Era alto pio meno cosvero?
    Fece  lentamente  segno  di scon la testa.  Boccheggi  come se non
    riuscisse a respirare. Poi si portle mani al viso e restcos  Era
    come  se  si  stesse  frantumando in mille pezzi straziati,  e solo la
    semplice pressione delle sue mani riuscisse a impedire che quei  pezzi
    si disperdessero tutt'intorno.
    Poi,  all'improvviso,  abbassle braccia...  il suo viso sembrava una
    maschera.  Quando finalmente parlla sua voce era senza  espressione,
    spenta.  -  Sto  meglio.  - Scrollle spalle.  - In fondo era solo un
    cane. - Era diventata di nuovo uno zombie.
    La guardai chinarsi a raccogliere gli  avanzi  che  ormai  Rangle  non
    avrebbe mai potuto mangiare.  Ripiegla carta per bene, si avvicina
    un cestino dei rifiuti laccanto e gett via  il  pacchetto.  -  Ora
    posso smettere di preoccuparmi.
    - Marcie,  giusto preoccuparsi. Tutti dobbiamo avere qualcuno di cui
    preoccuparci.
    - Io no - disse.  Si avvolse nel cappotto,  come per  proteggersi  dal
    freddo...  ma  era  una  serata  calda e non era dal freddo che voleva
    proteggersi. Mi passaccanto e fece per allontanarsi.
    - Marcie!  - Continuava a camminare e non sapevo come fare a fermarla.
    Ero  furioso...  la  sensazione d'impotenza,  la stessa sensazione che
    avevo provato quando mio padre si era allontanato da me  per  l'ultima
    volta.  -  No,  maledizione!  Sono  stanco  di  vedere la gente che mi
    lascia!  - Qualcosa mi balendavanti agli occhi come il fotogramma di
    un film,  mi lanciai verso di lei e l'afferrai per un braccio. La feci
    voltare per guardarla in viso. - Piantala!  - esclamai.  - E' stupido!
    Ho  givisto altre persone fare la stessa cosa.  Ti ritrai dalla vita
    perchvivere fa male.  Un passo per volta,  e molto presto  diventer
    un'abitudine,  lo farai istintivamente... fuggirai da tutto. Certo che
    fa male!  Se fa tanto male perchsei capace di soffrire!  E  questo
    significa che sei viva!
    - Lasciami andare! Non ho bisogno di prediche!
    - Infatti hai ragione! Non hai bisogno di prediche! Avresti bisogno di
    passare un anno in una casa di cura!
    Si liberdella mia stretta,  negli occhi aveva uno sguardo feroce.  -
    Non dirlo! - grid Muoveva le mani come fossero artigli.
    - Perch  Perch potrebbe  essere  la  verit  Hai  detto  che  eri
    terrorizzata  dalla  possibilit di  essere  suonata,  di essere come
    quelle signore che vanno in giro conciate come  un  albero  di  Natale
    senza che nessuno glielo faccia notare.  Be', stammi a sentire. Se ora
    te ne vai, saril primo passo verso l'albero di Natale.
    Mi guardcome se l'avessi schiaffeggiata, gli occhi che le sbattevano
    alla luce dei lampioni.  L'espressione  del  suo  viso  lentamente  si
    trasform mentre  rifletteva  sul  senso  di  quello che avevo detto.
    Potevo quasi vedere le mie parole penetrare in lei, a una a una.  - Ci
    sono gistata - disse. - Non voglio tornarci.
    - E allora NON farlo.  Non devi.  E' solo questo tuo continuo scappare
    che ti fa impazzire.  Pensi di essere l'unica ad avere  dei  problemi?
    Siamo tutti fuori di testa! Guardati intorno. La sola differenza che
    noi  non  lasciamo  che  questo ci blocchi.  - E aggiunsi: - Be',  non
    troppo.
    - Ma fa male!
    - E allora? Lascia che faccia male! Magari costi passer  Fare come
    hai sempre fatto non ti servito a molto, no?
    Fece cenno di no senza parlare, gli occhi le si riempirono di lacrime,
    mi afferrper la camicia,  si aggrappa me e comincia piangere e a
    urlare.  La  strinsi  forte  a  me  chinandomi  su  di  lei  come  per
    proteggerla   dal   dolore...   ma  non  era  pi dolore  che  veniva
    dall'esterno,  era dolore che ribolliva dentro di lei e le  traboccava
    dagli  occhi,  dal naso e dalla bocca.  - Non giusto!  Non giusto!
    Perchdev'esserci tanta morte?  Rivoglio il  mio  cane!  Oh,  Rangle,
    Rangle!  Rivoglio  il  mio  Rangle!  - Singhiozzava e urlava nella mia
    giacca. Le lacrime le rigavano le guance. - Non giusto! Tutti quelli
    a cui volevo bene... non voglio voler bene pia nessuno!  Sono stanca
    di  perdere  tutto!  Fa troppo male voler bene!  Basta!  Voglio il mio
    cane!
    Pensai agli uomini che avevano catturato Rangle e a  cosa  mi  sarebbe
    piaciuto fargli.  Marcie aveva ragione... non era giusto. Loro avevano
    ucciso il cane,  ma ero io che dovevo vedermela con i sensi di colpa e
    il dolore! Perchtoccava a me preoccuparmi di quello che loro avevano
    combinato?!  Tutti  i  loro  casini?!!  Mi accorsi di stringere Marcie
    ancora piforte.  Lei sollev le  spalle,  cominci a  tossire,  io
    allentai la stretta e presi a batterle leggermente sulla schiena. - Va
    tutto bene,  piccola - dissi.  - Va tutto bene.  Butta fuori tutto,  
    cosche devi fare, fa bene piangere. Dimostra quanto gli volevi bene.
    Urla tutto il tuo  dolore,  brava...  cos  -  Continuai  a  parlare,
    cercando  di confortarla e accarezzandole la schiena.  Era incredibile
    quanto fosse legata a quel cane.  Continuava a  piangere...  o  adesso
    piangeva   per  qualcos'altro?   La  tenevo  stretta  e  lasciavo  che
    piangesse.  Due soldati  ci  passarono  accanto  senza  fermarsi.  Non
    badarono a noi. Scene simili erano molto frequenti di quei tempi.
    Marcie tirsu col naso e alzla testa per guardarmi. - Jim?
    - Cosa?
    - Ora sto bene. Puoi lasciarmi andare.
    - Oh, scusa.
    - No, non scusarti. Grazie.
    - Andiamo, ti accompagno alla tua stanza.
    - D'accordo.
    Camminammo  in silenzio.  Aveva un appartamentino nel secondo edificio
    dopo la mensa,  una di quelle cooperative che avevamo visto al  nostro
    arrivo. Era senza pretese, ma accogliente.
    Appena entrati lei mi abbracciforte e mi disse: - Grazie.  - Anch'io
    l'abbracciai e restammo per un po' cos
    - Jim - disse piano - vuoi fare l'amore con me?
    Sentivo il profumo dei suoi capelli... mi faceva perdere la testa. Non
    dissi nulla, annuii soltanto e chinai il viso sul suo. Aveva gli occhi
    spalancati... sembrava una bambina impaurita,  aveva paura che dicessi
    di s
    - S- dissi,  e lei chiuse gli occhi lentamente.  Poggila testa sul
    mio petto e sentii il suo corpo rilassarsi.  Stava bene.  Aveva capito
    di star bene. Perchio stavo bene, e gliel'avevo detto.
    Le accarezzai i capelli. Era cos.. minuta, cospallida, cosmagra.
    Cosfragile. Cosappassionata.
    C'erano migliaia di cose da dire.
    Non dissi nulla.
    Dopo un momento ci avvicinammo al letto.
    - Spengo la luce? - dissi.
    - Preferirei lasciarla accesa.
    - Oh. Be'... d'accordo.
    30.
    Fluttuavo  nella terra del Dopo,  andavo alla deriva verso la terra di
    Nod...  mi svegliai di colpo e mi misi a sedere sul letto  bagnato  di
    sudore freddo. - Oh merda!
    Accanto  a  me,  Marcie si girsu un fianco allarmata: - Ehi!  Che ti
    succede?
    - Devo andare... devo tornare all'albergo. Che ore sono? Oh Ges..  
    quasi mezzanotte! Mi impiccheranno di sicuro!
    - Jim, stai bene?
    - No! - Mi stavo giinfilando i pantaloni. - Dove sono le mie scarpe?
    - Non andar via!
    - Devo andare!  - Poi vidi l'espressione nei suoi occhi...  quella sua
    espressione dolorosa...  mi sedetti accanto a lei e la  presi  tra  le
    braccia.  -  Marcie,  mi dispiace.  Vorrei restare qui con te,  ma non
    posso. Io...  ho degli ordini...  Non pensare che voglia abbandonarti,
    non cos Ti prego, credimi.
    - Ti credo - disse, ma sentii che s'irrigidiva. Si strofingli occhi.
    - Non sono arrabbiata... ci sono abituata.
    Le  girai  il  viso verso di me e la baciai.  - Ma io non sono cos..
    Marcie.
    - Certo, lo so. Nessuno pinessuno... e tutti scappano da tutti gli
    altri.
    Cominciai a cercare la  camicia.  -  Non  sto  scappando  DA  TE,  sto
    scappando per andare DA LORO. Se sapessi...
    -  S  certo.  Hai una missione segreta.  Come tutti gli altri.  - Si
    gettdi nuovo sul letto,  si avvolse  nelle  coperte  e  si  tir un
    cuscino sulla testa. - Vattene, Jim... e non far rumore! D'accordo?
    Mi  misi a sedere accanto a lei sul bordo del letto mentre mi infilavo
    le scarpe. - Ascolta... io ritorner.. hai capito? Se non fartroppo
    tardi. Voglio tornare.
    - Non ti preoccupare - sospirMarcie sotto il cuscino.
    - Marcie,  ti prego,  non essere arrabbiata.  Vorrei poterti dire dove
    vado,  ma  non  posso.  - Mi chinai per baciarla,  ma lei mi impeddi
    toglierle il cuscino dalla testa. - E va bene, come vuoi tu.
    Tornai  all'albergo  sentendomi  un  verme  e  senza  sapere   perch
    Maledizione...  picercavo di comportarmi bene e pimi sentivo male.
    Perchnon riuscivo a essere una merda  come  Ted  e  ad  avere  tutti
    intorno come mosche?
    La  sola risposta che mi veniva in mente era che io non sapevo come si
    fa a essere una merda.  Ero destinato  a  vivere  cercando  sempre  di
    essere  una  persona  gentile.   Cercando  sempre  di  razionalizzare.
    Cercando sempre di capire.
    Accesi il terminal sul cruscotto e mi sintonizzai sul canale quindici.
    Trasmettevano la replica di una delle sedute  del  Foro  Libero  della
    conferenza,  e  ascoltarla  mi  fece  infuriare ancora di pi  Perch
    trasmettevano queste stronzate? Se queste persone volevano comportarsi
    da imbecilli,  affari loro...  ma quanta  gente  ignara  rischiava  di
    trovarsi  nei  guai perchdava ascolto a quello che dicevano?  Quando
    arrivai al parcheggio sotterraneo dell'albergo tremavo.
    Percorsi i meandri del ventre di cemento dell'albergo  fino  a  quando
    trovai  una  rampa  con  l'indicazione  SERVIZIO.  Il robot di guardia
    controllil mio lasciapassare,  osserv la  mia  faccia  e  mi  fece
    passare  senza  farmi  domande.  Anche  l'ascensore  controll la mia
    identitprima di farmi salire al tredicesimo piano.
    Quando la porta dell'ascensore  si  apr non  c'era  nessuna  guardia
    armata  ad aspettarmi.  Feci il respiro che avevo trattenuto per tutto
    il tempo della salita.
    Andai dritto alla stanza che mi  avevano  assegnato  e  interrogai  il
    computer: "Richiesta di istruzioni".
    Lo  schermo si azzer  poi apparve la dicitura: "Per favore attendere
    fino a nuove istruzioni".
    Che significava?
    Mi sedetti davanti al terminale e aspettai con lo sguardo  fisso  allo
    schermo. Per quanto tempo?
    Wallachstein  e  gli altri si erano giincontrati e avevano deciso la
    mia sorte? Lo avevano fatto senza darmi la possibilitdi difendermi?
    Andai in cucina,  mi versai un  succo  di  pomodoro  poi  tornai  alla
    tastiera  e  mi  sedetti  di  nuovo.  Ancora niente.  Pensai a Marcie.
    Sentivo ancora il profumo di miele dei suoi capelli. Una sensazione di
    calore mi pervase,  poi ricordai la sua amarezza per il mio  abbandono
    improvviso. Mi domandai se mi avrebbe mai perdonato.
    Forse  potevo  fare  qualcosa  mentre aspettavo.  Azzerai lo schermo e
    digitai per richiamare il Servizio Biblioteca.  Sullo schermo  apparve
    la scritta "Spiacenti. Questo terminale bloccato".
    Eh!
    Provai  di  nuovo.  Stessa risposta.  Tirai fuori la mia tessera dalla
    fessura del computer e mi avvicinai alla porta. Non si apriva. "Codice
    non valido."
    Tornai al centro  della  stanza  e  mi  guardai  intorno  per  trovare
    un'altra via d'uscita. Il balcone?
    Aprii  la  portafinestra  e  uscii  sporgendomi  dalla  ringhiera  per
    controllare l'altezza. Troppo alto. Tredici piani.  Pericolosa non era
    la caduta, ma la fine della corsa.
    E  se  mi fossi arrampicato sulla ringhiera per raggiungere il balcone
    vicino?  Impossibile.   I  balconi  erano  isolati  per  garantire  la
    riservatezza.  Un  altro  servizio  offerto  dal vostro Marriot che si
    preoccupa della vostra sicurezza.
    Guardai  di  nuovo  gi   poi   rientrai   ed   esaminai   la   lista
    dell'inventario.  Due lenzuola a due piazze. Due coperte a due piazze.
    Non erano sufficienti.  Anche usando  le  tende  mi  mancavano  almeno
    quattro piani.
    Mi  sedetti  di nuovo davanti al terminale e cominciai a bere il succo
    di pomodoro.  Era acido.  Mi irritava  le  ghiandole  salivari.  Avevo
    qualche altra scelta?
    Non me ne venne in mente nessuna.
    Ma perchvolevo scappare?
    Perchmi avevano chiuso dentro.
    E perchmi avevano chiuso dentro?
    Perchavevano paura che io volessi scappare.
    E  questo  cosa  voleva  dire?  Che  avevano preso una decisione?  Che
    avevano in mente qualcosa che forse non mi sarebbe piaciuto?
    E io avevo abbandonato il letto di Marcie per venire qui? Non c'era da
    meravigliarsi se tanta gente mi considerava pazzo.
    Inghiottii il resto del succo di pomodoro in  poche  sorsate,  poi  mi
    sprofondai di nuovo nella poltrona e fissai lo schermo implacabile del
    terminale.
    Era  del  tutto  disattivato.  Per  funzionare  di nuovo doveva essere
    sbloccato da qualcuno in possesso di un codice di precedenza.
    Pensai a Marcie e alla promessa che le avevo fatto di  chiamarla.  Non
    avrei potuto fare nemmeno quello.
    Pensai  a  Wallachstein  e  alle  sue  minacce,  nemmeno tanto velate.
    L'esame psichiatrico era andato male?
    E se avessero deciso di farmi scomparire?  Avevo diritto a un processo
    equo...  o  lo  avevo  gi avuto?  Come avrebbero fatto?  Sarei stato
    avvertito? Come facevano a far scomparire la gente?
    Mi resi conto che stavo sudando.  Non riuscivo a  restare  seduto.  Mi
    alzai e ricominciai a girare per la stanza, il balcone, la porta...
    Dalla porta era venuto un bip. Dissi: - Chi  - e poi mi fermai. E se
    erano gli agenti armati? Lo avrebbero fatto qui in questa stanza? O mi
    avrebbero portato in qualche altro posto?
    Rimasi  in  piedi  immobile,  indeciso  se chiedere aiuto o cercare di
    nascondermi.
    Prima che potessi decidere cosa fare,  si apruno spiraglio.  - Posso
    entrare?
    - Eh?  Chi...?  - poi lo riconobbi.  Era Fromkin.  L'uomo che mangiava
    fragole e salmone affumicato mentre  parlava  della  fame  nel  mondo.
    Quello stronzo borioso.
    - Ho detto "Posso entrare?" Non ti sto disturbando, vero?
    - Ehm, no... io... ehm... come ha fatto ad aprire la porta?
    Mi mostruna tessera con una riga dorata.
    - Oh! - dissi.
    Mi scostai per farlo entrare e la porta si richiuse.  Mi avvicinai per
    vedere se ora si sarebbe aperta anche per me, ma rimase chiusa. Seguii
    Fromkin nella stanza e ci mettemmo a sedere. Si adagisulla sedia con
    grazia. Quanti anni aveva?
    Mi studiper qualche momento con  i  suoi  vivaci  occhi  scuri,  poi
    disse:  -  Sono  qui  perchun nostro "comune amico" mi ha chiesto di
    parlarti. Hai capito?
    - Nessun nome, eh?
    - Giusto. - Ripet - Hai capito?
    Anche Wallachstein aveva ripetuto la stessa domanda molte  volte.  Una
    frase  mi  frullava  nella mente: la capacitdi intendere e di volere
    dell'accusato.  Era una  regola  legale  molto  importante.  A  questo
    proposito  c'era stata una decisione della Corte Suprema.  Mi domandai
    se il processo non fosse giiniziato.
    - E' un colloquio ufficiale? - domandai.
    Sembrinfastidito.  - Se non rispondi alla mia domanda sarcostretto
    ad andarmene. Hai capito?
    - S- dissi seccamente. - Ho capito. Ho capito. Ora risponda alla mia
    domanda. E' un colloquio ufficiale o che altro?
    - Se lo vuoi considerare cos  fa' pure.  Il nostro "comune amico" ha
    pensato che fosse opportuno che noi  facessimo  due  chiacchiere.  Per
    aiutarti.
    - Ma guarda! Davvero?
    Fromkin sembrava infastidito,  ma ignorla mia osservazione. Disse: -
    Nel caso tu te lo stia chiedendo...  s  questa mattina ho  assistito
    alla tua scena... e mi ricordo di averti incontrato ieri sera. Per uno
    che   arrivato  in cittsolo ieri,  non c'dubbio che ti sei fatto
    conoscere.  - Dovevo avere un'espressione imbarazzata perchaggiunse:
    - A essere sincero,  non stata solo colpa o merito tuo.  La cittin
    questi giorni sembra  un  paesello.  Lo  sport  indoor  numero  due  
    spettegolare  sullo sport indoor numero uno...  chi sono i giocatori e
    in che posizione giocano.  Tu e il tuo amichetto ci siete capitati  in
    mezzo, ecco tutto.
    - Non il mio amichetto. In mezzo a che cosa?
    Fromkin si grattla testa.  - Ehm, vediamo se posso spiegarmi cos..
    C'un certo numero di  persone...  le  voci  dicono  che  sono  molto
    importanti.  Benchnessuno sappia chi fa parte di questo gruppo o che
    cosa fanno,  o perfino che cosa dovrebbe fare,  tutti  sospettano  che
    chiunque  conosce  qualcosa deve farne parte.  A volte alcuni sospetti
    sono abbastanza precisi.  Cosse uno  di  questi  supposti  individui
    importanti si deve improvvisamente allontanare - ah,  affari personali
    - per un impegno  molto  importante,  be',  naturalmente  succede  che
    questo impegno susciti molto interesse.
    Mi  ci  volle un po' per interpretare le sue parole e poi un altro po'
    di tempo per rifletterci su.  Giusto.  Era peggio di quanto  pensassi.
    Dissi:  -  Io  e  Ted non siamo amichetti.  E nemmeno amici.  E non so
    quanto fosse importante l'impegno che mi avevano affidato... anzi,  mi
    avevano detto che non lo era.
    -  Non  so  niente di quello di cui parli - Fromkin allargle braccia
    con aria innocente. -Non questo a cui mi riferivo io. Ti dispiace se
    registro la nostra conversazione?  - Tirfuori il  suo  registratore.
    Scossi la testa e lui l'accese. - Hai visto qualche trasmissione delle
    riunioni della conferenza?
    - Ne ho ascoltato un pezzetto mentre tornavo qui questa notte.
    - Cos'hai sentito?
    -  Una  gran  confusione.  Parlavano  del  modo di affrontare i vermi.
    Sembra che ci sia una fazione che vuole tentare di stabilire  contatti
    amichevoli.
    - Pensi che questo sia possibile?
    - No.
    - Perchno?
    Socchiusi  gli  occhi.  -  Mmm...  lei non ne sa molto degli chtorran,
    vero?
    - Non divagare. Ti sto chiedendo la tua opinione.
    - Non ho mai visto uno chtorran che  volesse  fermarsi  per  fare  una
    chiacchierata. Non abbiamo mai avuto altra scelta che ucciderli.
    - Quanti chtorran hai visto?
    - Dal vero o in fotografia?
    - In totale.
    - Mmm... be'... ho visto le foto di Show Low...
    Fromkin annuin segno di assenso. - Continua.
    -  ...e ho visto la tana di cui parlavo questa mattina.  Quella con il
    quarto chtorran. Quello che ho bruciato.
    Rimase in attesa. - E questo tutto?
    -  Mmm...  no,  ce  n' un  altro.  Quello  che  sta  qui  al  centro
    scientifico.
    Socchiuse gli occhi. - Raccontami di questo - disse.
    Scossi la testa. - Era... l
    Mi  guard fisso  e disse.  - Sono a conoscenza di quelle esibizioni,
    ragazzo. Hai assistito a una di quelle?
    Annuii.  - C'erano alcuni cani.  Li hanno dati in pasto allo chtorran,
    vivi. Lo sa questo?
    Fromkin  disse:  -  Dicono  che  gli chtorran non mangerebbero animali
    morti... devono mangiare le loro prede vive.
    - E' vero. Almeno per quanto ne so, vero.
    - Mmm... ehm... e questi sono tutti gli chtorran che hai visto?
    - S
    - Sei un esperto di chtorran?
    - No,  naturalmente no.  Ma ho piesperienza di tanta altra  gente...
    almeno  quella  che   vissuta  abbastanza  da  raccontarlo.   Questo
    pomeriggio certi stronzi parlavano di farsi  amici  gli  chtorran.  E'
    come  se  una bistecca volesse farsi amico un cane...  forse ci riesce
    quando gli sta nella pancia.
    - Non puessere che la tua esperienza con gli chtorran sia limitata e
    che cinon ti permetta di vederli obiettivamente?
    - Vuol dire che forse sono pacifici e io non lo so?
    Annu
    Considerai la possibilit  - Be',  certo...  forse sono pacifici.  Io
    per non l'ho mai sentito dire.  E nessun altro credo,  altrimenti lo
    avremmo saputo. Qualcuno lo avrebbe detto oggi pomeriggio. Qualcuno lo
    saprebbe, no?
    Fromkin non rispose.
    - Ma questo cosa c'entra, comunque?
    Scosse la testa. - E' solo un'informazione. Materia prima, capisci? La
    veritsi comprende solo quando la si guarda da vari punti di vista.
    Scossi  la  testa.  -  Lei  non  mi  sta  facendo  domande  per  avere
    informazioni  generali.  Lei  sta  cercando  di sapere qualcosa di ben
    preciso.
    -  Sei  troppo  sospettoso.  Io  sono  un  civile,  ragazzo.  Possiamo
    continuare?
    - C'ancora dell'altro?
    -  Poca  roba.  Questo  pomeriggio ti sei alzato in piedi davanti a un
    sacco di gente e hai detto che sei stato costretto a bruciare un  uomo
    perchstato attaccato da un verme.
    - S cos - Una parte di me mi spingeva a mettere una barriera tra
    me  e quell'uomo,  un'altra parte di me invece mi spingeva a dirgli la
    verit  Il solo modo di sconfiggere gli chtorran era dire la  verit
    Aggiunsi: - Era la cosa piumana che potessi fare.
    - La piumana...?  - Mi guardcon le sopracciglia alzate. - Come fai
    a dirlo?
    - Prego?
    La sua espressione si era fatta  dura.  -  Hai  mai  provato  a  stare
    dall'altra parte di un lanciafiamme?
    - No.
    - Allora chi te l'ha detto?
    - E' quello che mi ha detto Shorty.
    - Chi Shorty?
    -  L'uomo che sono stato costretto a bruciare.  SIGNORE.  - Pronunciai
    l'ultima parola con molta intenzione.
    Fromkin rimase in silenzio  rigirando  l'informazione  per  vedere  se
    nascondesse  qualcosa.  Alla  fine  disse:  -  Qualcuno  mi ha detto -
    qualcuno che lo sa bene - che morire bruciati la fine  pi orribile
    che  si  possa immaginare.  Quando uno colpito dal napalm,  sente la
    carne trasformarsi in lingue di fuoco.
    - Signore - dissi duro - con tutto il rispetto,  quando il getto di un
    lanciafiamme colpisce qualcuno, non c'proprio il tempo di sentire n
    calore ndolore. Si perde immediatamente conoscenza.
    Fromkin sembrava scettico.
    -  Io  c'ero signore.  Ho visto come finisce tutto in fretta.  Non c'
    tempo per sentire dolore.
    Rimase a riflettere per un lungo momento.  - E il senso  di  colpa?  -
    domandalla fine. - Per quello c'tempo?
    - Eh?
    - "Ti senti in colpa per quello che hai fatto"?
    -  In  colpa?  Ho fatto quello che dovevo fare!  Quello che mi avevano
    detto di fare! Non mi sono fatto domande! Maledizione, s mi sento in
    colpa!  - Qualcosa era scattato dentro di me.  - Che  c'entra  questo,
    comunque?  Anche lei vuole giudicarmi? Ascolti, ho giabbastanza guai
    per conto mio,  non ci si metta anche lei.  Sono  sicuro  che  le  sue
    risposte  sono  migliori  delle  mie...  in  fondo  la sua integrit
    immacolata...  non  stata  ancora  insozzata  dalle  brutture  della
    realt  Dopotutto  lei  non ha fatto altro che girare per i salotti e
    mangiare fragole e salmone!  Io  invece  sono  quello  che  ha  dovuto
    premere il grilletto!  Se c'una risposta migliore,  non pensa che io
    voglia conoscerla? Non pensa che abbia il diritto di conoscerla? Venga
    su in montagna e me la mostri.  Sarfelice di vedere che ha  ragione.
    Ma  se  non  le  dispiace  io  nel frattempo terril mio lanciafiamme
    carico e pronto a sparare... nel caso che lei si sbagli.
    Aspettpazientemente che avessi finito.  E anche allora,  non rispose
    immediatamente.  Si  alz  and verso  la  cucina  e  tirfuori una
    bottiglia d'acqua dal frigorifero.  Prese un bicchiere,  lo riemp di
    ghiaccio  e  torn in  soggiorno,  versando  lentamente  l'acqua  sui
    cubetti. Si accomodsulla sedia, bevve un sorso e mi osservda sopra
    il bicchiere. Quando parlla sua voce era pacata e tranquilla.  - Hai
    finito?
    - Certo. Per ora.
    -  Bene.  Adesso voglio farti alcune domande.  Voglio che consideri un
    paio di cose. D'accordo?
    Feci cenno di s Incrociai le braccia.
    - Grazie.  Ora,  dimmi: che differenza  fa?  Forse   un  atto  umano
    bruciare un uomo,  forse no.  Forse non sente niente...  o forse prova
    l'essenza stessa del dolore,  un attimo squisitamente  infernale.  Che
    differenza  fa,  Jim,  se  un uomo muore stritolato nella bocca di uno
    chtorran o bruciato dal napalm? Muore. DOV'E' la differenza?
    - Vuole che le risponda?
    Fromkin disse: - Va' avanti. Prova a rispondere.
    Dissi: - Non c'nessuna differenza... non nel modo in cui lei pone la
    questione.
    - Sbagli - disse.  - La differenza c'..  per  la  persona  che  deve
    premere il grilletto.
    Considerai la cosa. - Mi scusi, non capisco.
    - Bene.  Proviamo cos Che cosa piimportante? Uccidere chtorran o
    salvare vite umane?
    - Non lo so.
    - Allora? A chi lo devo chiedere?
    Eh?  Anche Whitlaw faceva sempre quella domanda.  Se non sapevo quello
    che pensavo, chi doveva saperlo? Risposi: - Salvare vite umane.
    - Bene. E che dobbiamo fare per salvare vite umane?
    Sorrisi. - Ammazzare chtorran.
    -  Bene.  E  che  succede  se  un  essere  umano  si trova fra te e lo
    chtorran? No, diciamo cos  Che sarebbe successo se tu avessi tentato
    di salvare... come si chiamava? Ah, Shorty.
    - Saremmo andati tutti a ingrassare la terra.
    Fromkin annu - Bene. Allora che cos'piimportante... uccidere gli
    chtorran o salvare vite umane?
    - In questo caso uccidere gli chtorran.
    -  Allora,  che  differenza fa darsi una giustificazione piuttosto che
    un'altra?
    - Eh?
    - E' importante credere che un uomo muoia senza soffrire, o no?
    - Be', no... credo di no.
    Annu - Come ti senti ora?
    Scossi la testa.  - Non lo so.  - Mi sentivo torcere dentro.  Aprii l
    bocca per parlare, poi la richiusi.
    Mi guarddi nuovo col sopracciglio alzato.
    - Non lo so - ripetei.
    - Va bene - disse. - Diciamo cos lo faresti ancora?
    - S- dissi senza esitazione.
    - Ne sei sicuro?
    - S
    - Grazie. E come ti sentiresti?
    Lo guardai senza imbarazzo. - Di merda. Come mi sento ora. Ma lo farei
    ancora.  Qualunque  sia la giustificazione.  - Aggiunsi: - La cosa pi
    importante uccidere gli chtorran.
    - Ne sei proprio sicuro?
    - S credo di s
    Fece un lungo sospiro e spense il registratore. - Va bene, ho finito.
    - L'ho superato?
    - Che cosa?
    -  Il  test...  non  era  una  semplice  conversazione,  era  un  test
    attitudinale. L'ho superato?
    Alz gli occhi dal registratore e mi fiss  - Se fosse stato un test
    attitudinale, questa domanda ti avrebbe tolto di mezzo.
    - Certo, certo. - Tenevo ancora le braccia incrociate sul petto.  - Se
    la  mia  idoneit lascia a desiderare,  la stessa cosa avviene per il
    modo in cui sono stato trattato. Cossiamo pari.
    Si alzin piedi e io  con  lui.  -  Mi  risponda:  ci  sono  chtorran
    pacifici?
    Mi guardsenza espressione. - Non lo so. Tu che ne dici?
    Non  risposi  e lo seguii fino alla porta.  Infilla sua scheda nella
    fessura e la porta si apr Feci per seguirlo,  ma c'erano due guardie
    armate nel corridoio.
    -  Mi  dispiace  -  disse  Fromkin,   e  per  la  prima  volta  sembr
    imbarazzato.
    - Certo - dissi, e feci un passo indietro. La porta si richiuse.
    31.
    Rimasi a fissare quella dannata porta per trenta  secondi  senza  dire
    una parola.
    Accostai le mani alla porta e spinsi. Il metallo era freddo.
    Poggiai  la  testa  contro  la  superficie  fredda e strinsi le mani a
    pugno.
    - Merda!
    E aggiunsi un mucchio di altre parole.
    Bestemmiai a lungo senza ripetermi,  poi passai allo spagnolo e  andai
    avanti.
    E quando finalmente mi fui scaricato, non mi sentivo meglio di prima.
    Mi sentivo usato.  Tradito.  E stupido. Cominciai a camminare avanti e
    indietro.  Ogni volta che gli  passavo  davanti,  davo  un  calcio  al
    terminale. Robaccia inutile. Non potevo usarlo nemmeno per chiamare il
    servizio in camera.
    Andai in cucina e aprii il frigo... era sorprendentemente ben fornito.
    Ma non ero affamato.  Ero arrabbiato.  Cominciai ad aprire i cassetti.
    Qualcuno  aveva  preventivamente  rimosso  tutti  i  trincianti  e   i
    coltelli.
    Bestemmiare non mi sarebbe servito a niente. Mi faceva solo seccare la
    gola.  E mi faceva sentire uno stupido.  Se uno si ferma si accorge di
    quanto idiota. Volevo solo fargliela pagare.
    Ritornai nel soggiorno e detti un altro calcio al terminale.  Uno come
    si deve...  per poco non cadde dal sostegno,  ma lo presi in tempo.  E
    poi mi domandai PERCHE'?  Se quel dannato affare non voleva comunicare
    con me... non gli dovevo nessun favore.
    Lo spinsi gidal piedistallo.
    Cadde con un tonfo sordo.
    Lo sollevai e lo scossi. Non sembrava nemmeno rotto.
    - Ho trovato... - Lo portai sul balcone e lo buttai gi
    Rimbalz  strusci contro il fianco inclinato dell'edificio e anda
    fracassarsi sul cemento sottostante con un colpo molto soddisfacente.
    Gli tirai dietro anche il piedistallo.
    E la sedia.
    E il lampadario.
    E il tavolino.
    Lo schermo della Tv  era  inserito  nella  parete.  Lo  frantumai  con
    l'altra  sedia  - mi ci vollero tre tentativi - e poi lanciai la sedia
    dietro alla sua compagna.
    Balza, rimbalza, struscia, scivola, fracassati, sfasciati. Grandioso.
    Che c'era ancora?
    Il forno a microonde.
    Il comodino da notte.
    Altre tre sedie.
    Altri due lampadari.
    Il tavolo da pranzo.
    Un poggiapiedi.
    Tutti gli appendiabiti dell'armadio a muro.
    Quasi tutti gli asciugamani e le lenzuola.
    Un materasso matrimoniale e una rete a molle che mi crearono un po' di
    problemi.
    Mentre ero alle prese con la rete a molle mi resi conto che  di  sotto
    si era radunata una piccola folla...  a debita distanza, naturalmente.
    Applaudivano a ogni nuova impresa distruttiva. E piera rovinosa, pi
    l'acclamavano.
    Lo scheletro del letto  e  la  testata  furono  accolti  da  una  vera
    ovazione.
    Mi  chiesi  cosa  potesse  essere  alla  stessa  altezza.  Cominciai a
    ripulire  la  cucina.   Tutti  i  piatti...   producevano  un   rumore
    magnifico...   urtandosi   e   andando   a  frantumarsi  sul  selciato
    sottostante... e tutte le pentole e i tegami.
    Tutte le posate.
    Tutti i cibi stipati nel frigo... e anche i ripiani.
    Quasi tutte le bottiglie dell'acqua.  Una l'aprii  e  bevvi  un  lungo
    sorso.  Ero  sul balcone,  trattenevo il respiro e mi domandavo perch
    non era ancora salito nessuno a fermare quella  pioggia  terrificante.
    Scolai  la  bottiglia  che poi prese il largo nella notte per andare a
    infrangersi da qualche parte, nell'oscuritsottostante.
    Mi voltai a guardare  l'appartamento.  Cosa  c'era  ancora?  Cos'avevo
    dimenticato?
    Il bar!
    Decisi  di cominciare con la birra.  Ce n'era un barilotto quasi pieno
    nel piccolo frigo sotto al banco.  Rumoreggi  capitombolando fino in
    basso  ed  esplose in una fontana di schiuma.  Si sentirono le urla di
    quelli che si ritrovarono fradici.
    Il frigorifero fece la  stessa  fine.  Merda!  Non  c'era  nient'altro
    incassato alle pareti?
    Mi  fermai  con  le  braccia  allungate  nell'atto di defenestrare una
    bottiglia di scotch.
    No. Certe cose sono sacre.
    Cos'che diceva sempre zio Moe?  Mai far fuori una bottiglia prima di
    averle dato l'ultimo saluto... Giusto.
    Ne bevvi un sorso e la mandai a morire.
    C'erano  altre  tre  bottiglie  di  scotch.  Feci  onore a tutte.  Poi
    assassinai il bourbon.  Cominciavo a rendermi conto che  avrei  dovuto
    dare  sorsi  pi brevi.  Il  bar  era  veramente  ben fornito.  Presi
    d'assalto il rhum, quello chiaro e quello scuro.
    Sterminai la vodka.
    Giustiziai il gin.
    Violentai il "vin ros.
    Adesso dal basso le acclamazioni erano diminuite. Sembrava proprio che
    da quando avevo smesso di scaraventare fuori  i  pezzi  grossi,  avevo
    perso  quasi  tutto  il mio pubblico.  Be',  meglio cos  Gli effetti
    spettacolari impressionano  la  gente  semplice,  ma  i  veri  artisti
    lavorano per il piacere di farlo.
    Tornai  indietro  barcollando  per  infliggere  il  colpo di grazia ai
    liquori e ai brandy.  Tenni lo sherry per ultimo...  dopotutto era  un
    liquore per il dopo cena.
    Sul  ripiano  di cristallo era disposta una gran varietdi bicchieri.
    Presero la stessa via delle bottiglie. E cosanche il ripiano.
    Esaminai la stanza in cerca di altre prede, di qualcosa che non avessi
    ancora notato.  Non era rimasto molto.  Mi chiesi se sarei riuscito ad
    arrotolare il tappeto.
    No... non ce la facevo. Facevo troppa fatica a reggermi in piedi.
    E poi dovevo andare a pisciare. Mi diressi incespicando verso il bagno
    e vomitai. Poi pisciai.
    - Cosa ne dici di una doccia?  - balbettai. - Va bene - ero d'accordo,
    e aprii l'acqua. Trovai un asciugamano che avevo dimenticato di buttar
    di sotto e del sapone. Nell'armadietto delle medicine trovai anche una
    confezione di alkaseltzer. No...  non era ancora il momento di tornare
    sobrio. La lasciai cadere a terra.
    La  doccia  aveva un'acustica sorprendente.  La risonanza era perfetta
    per cantare. Non avevo bisogno di altro incoraggiamento. - "Quando ero
    giovane a Venusport,  ero bravissimo in  quello  sport!...  -  recitai
    tutta  "Una  doppia  dose  d'amore" e "Bisessuale fatto per due" e poi
    restai senza sapone.
    La cosa pibella degli alberghi, comunque...  che l'acqua calda non
    finisce mai.
    Ma non si pucantare senza sapone. C'qualcosa che non va.
    Chiusi il rubinetto dell'acqua, afferrai l'asciugamano sopravvissuto e
    cominciai  a  frizionarmi  i  capelli.  Cantando  e  strofinandomi con
    l'asciugamano, tornai nel soggiorno...
    Wallachstein, Lizard e gli altri due erano lin piedi ad aspettarmi.
    - Ehm... - dissi. - Salve.  - E abbassai l'asciugamano sui fianchi.  -
    Volete...  accomodarvi?  - Solo Lizard sorrise, e abbassla testa per
    non farsi vedere. Gli altri mi fissavano con sguardo serio.
    - Grazie - disse il colonnello Wallachstein.  - Ma preferiamo  restare
    in piedi.
    -  Bene...  -  dissi.  -  E'  carino  da  parte vostra essere venuti a
    trovarmi.  Avrei preferito che mi aveste avvisato con una  telefonata,
    cosavrei potuto mettere un po' d'ordine...
    Se Wallachstein era arrabbiato, sapeva nasconderlo bene. Il tono della
    sua  voce  era  calmo e impassibile.  Gli occhi scuri e impenetrabili.
    Indicla stanza vuota.  L'avevo pelata  ben  bene.  -  Sai  dare  una
    spiegazione a tutto questo...?
    Mi raddrizzai nella speranza di avere un'aria risoluta. - S Mi stavo
    annoiando.
    - Scusa?
    -  Qualcuno  mi  ha  chiuso  a  chiave  qui dentro.  Ha disinserito il
    terminale. Non avevo nient'altro da fare. Ho cominciato a sperimentare
    le proprietpsicoacustiche degli oggetti in fase di caduta,  cercando
    di  determinare  quale  attrezzo  casalingo  di  uso comune produce il
    rumore pisoddisfacente.
    - Capisco... e a quali conclusioni sei arrivato?
    - I lampadari di ceramica non sono male.  Cos pure  i  barilotti  di
    birra. E quasi tutte le bottiglie mezze piene. Sedie e materassi fanno
    effetto, ma il tonfo sordo.
    Wallachstein annupensieroso.  - Lo terrpresente per il futuro. Nel
    caso  un  giorno  dovessi  trovarmi  ad   aver   bisogno   di   queste
    informazioni.  -  Mi guardcon aria interrogativa.  - Vuoi aggiungere
    qualcos'altro?
    - S  credo proprio di s- risposi.  Parlai lentamente.  - Per prima
    cosa  vorrei  sapere perchsono stato rinchiuso qua dentro!  Mi avete
    chiesto di collaborare con voi.  E' cosche mantenete gli accordi?  O
    nel frattempo successo qualcosa di cui non sono stato informato? Voi
    e il vostro comitato fantasma avete gideciso del mio futuro?  Esisto
    ancora?  Immagino che non v'interessi la mia  opinione  in  proposito,
    sbaglio?  E  gi che  ci  sono  voglio  sapere che fine hanno fatto i
    processi equi.  Non  so  ancora  di  cosa  vengo  accusato!  Prima  di
    procedere  oltre  voglio che sia presente un avvocato.  - Incrociai le
    braccia sul petto...  ma dovetti afferrare al volo l'asciugamano prima
    che scivolasse a terra. Mi rimisi in posa, ma l'effetto era svanito.
    Wallachstein  attese  un  attimo  prima  di  rispondermi.  Si guardava
    intorno come in cerca di un posto dove mettersi a sedere,  poi torna
    guardarmi.  - Dunque, s.. credo proprio che ti dobbiamo delle scuse.
    E' stato un errore.
    - Davvero?  - domandai.- Ma com'che c'sempre un errore?  Da queste
    parti non c'pinessuno che agisce di proposito?
    - Come per i mobili? - disse pronto.
    - Gi  come per i mobili! L'ho fatto di proposito. - Protesi il mento
    in fuori in quella che speravo fosse un'espressione di sfida. - Volete
    che paghi i danni? Ho cinquantamila casey.
    Scosse la testa e alzla mano.  - Non ti preoccupare.  Questa  stanza
    non esiste.  Nemmeno i mobili. E nemmeno io. E forse... nemmeno tu. Se
    stessi un momento zitto ad ascoltare...
    Questo mi fece zittire.
    - Il fatto che tu sia stato trattenuto contro la tua volont  stato
    un errore.  Me ne assumo ogni responsabilit  Ho dato un ordine che 
    stato interpretato male.  Me ne scuso.  Posso capire - e condividere -
    la  tua reazione.  Perchsegno di salute mentale.  Dimostra che una
    parte di te non solo indipendente,  ma pu all'occasione  diventare
    veramente   antisociale.    Dal   nostro   punto   di   vista   queste
    caratteristiche sono molto valide. - Si grattil mento pensieroso,  e
    prosegu  - Ora,  passando alle altre tue domande.  Non sei mai stato
    sotto processo. Non sei mai stato accusato. Hai capito?
    - Ehm... - Ancora la stessa domanda. - Sissignore.
    - Bene.  La documentazione  stata  distrutta.  Non  c' niente  che
    attesti  che  tu  abbia  violato  le  norme  di sicurezza.  Inoltre ho
    registrato la copia degli ordini,  che hai ricevuto ieri  mattina  con
    "documento  scritto",  dove sei autorizzato a riferire le informazioni
    sul quarto chtorran ai partecipanti a questa conferenza,  in qualunque
    occasione. Hai capito?
    - Uhm... sissignore.
    - Bene. Ora vai a vestirti. C'qualcos'altro di cui dobbiamo parlare,
    e preferirei farlo con un minimo di formalit
    -  Sissignore.  -  Ritornai  nel  bagno,  inghiottii  una  manciata di
    alkaseltzer e mi infilai i vestiti.  Mentre  mi  stavo  spazzolando  i
    capelli cominciarono ad alzare le voci. Una era quella di Lizard.
    Diceva: - ...continuo a non essere d'accordo. Non giusto.
    - Cosva il mondo, maggiore! Tutti possiamo essere sacrificati. - Non
    riconobbi la voce. Il signore vestito di nero?
    -  Non questo il punto!  E' questa operazione particolare che non mi
    piace! E' spregevole!
    - E' NECESSARIA!  Siamo spinti dalle circostanze.  La decisione  gi
    stata presa...
    E poi, all'improvviso ci fu silenzio... come se qualcuno si fosse reso
    conto di quanto parlassero a voce alta e li avesse zittiti. Mi guardai
    allo  specchio  con  aria  perplessa.  E  ora  cos'altro diavolo stava
    succedendo? In quale trappola stavo andando di nuovo a cacciarmi?
    Tirai indietro i capelli e li legai.  Mi sciacquai ancora il viso,  lo
    tamponai delicatamente con l'asciugamano, contai fino a dieci e tornai
    nel soggiorno.
    Era rimasto solo Wallachstein. Gli altri se n'erano andati. Lizard. La
    signora giapponese. Il signore vestito di nero.
    Wallachstein disse: - Gli ho chiesto io di andarsene.  Stavamo facendo
    troppo chiasso.
    - Qualcosa che non dovevo sentire?
    - Forse. Ho un lavoro da offrirti.  E' piuttosto pericoloso.  Ma credo
    che tu sia il tipo adatto.
    - Perch - domandai.
    -  Perch sei  uno dei pochi che abbia una preparazione scientifica e
    un'esperienza sul campo con gli chtorran.
    - Di cosa si tratta?
    - Voglio inserirti nella Sezione di Controllo degli chtorran.
    - Credevo di esserci gi
    Scosse la testa.  -  Questa  non   un'attivit permanente.  E'  una
    strategia  temporanea  mentre  cerchiamo  di capire esattamente contro
    cosa stiamo combattendo.  Stiamo  mettendo  insieme  qualcosa  di  pi
    EFFICACE.  Andresti  a  fare  quello  che gifacevi su Alpha Bravo...
    scovare e distruggere le sacche d'infestazione.  L'unica differenza  
    che ci serviremo delle squadre per trovare nuovi metodi che permettano
    di catturare gli chtorran vivi...  se ci riusciamo.  L'unico esemplare
    vivo  che  abbiamo  esaminato  finora  potrebbe  essere  veramente  un
    esemplare atipico. Ho saputo che l'hai givisto.
    Annuii.
    - Allora, McCarthy, cosa ne dici?
    Scrollai le spalle.  - Non proprio quello che avevo in mente. Vorrei
    entrare a far parte  del  Centro  Scientifico.  Vorrei  concludere  lo
    studio che ho cominciato a fare su quegli esemplari.
    Wallachstein  fece segno di no.  - Non preoccuparti di questo.  Lascia
    che se ne occupino gli schiacciabottoni di Molly. Troviamo quelle cose
    ogni volta che scopriamo un nuovo rifugio.  L'unica  ragione  per  cui
    continuiamo  a  recuperarli   per  tenere  occupata la sezione della
    dottoressa Partridge in modo che non abbiano il tempo  di  pensare  ad
    altro.  Finora  ha funzionato.  C'uno dei nostri uomini alla sezione
    che ci tiene informati nel  caso  dovesse  saltar  fuori  qualcosa  di
    nuovo.  Credo che tu l'abbia giincontrato.  In ogni caso,  hai fatto
    veramente un bel lavoro ipotizzando che gli chtorran vivano  sotto  un
    sole rosso.
    - Grazie. Ma c'ancora molto lavoro da fare.
    Scosse  la  testa.  -  Non ha importanza.  Quegli esemplari sono privi
    d'importanza.
    - Cosa? E allora perchsiamo arrivati a Denver su un volo speciale?
    - Pensaci. Cosa trasportavate?
    - Millepiedi. Piante. Frammenti...
    - Niente d'importante. Abbiamo giquesti esemplari.
    - ...uova di chtorran!
    - Mmm...  Potrebbe  essere.  Lo  sapremo  quando  si  schiuderanno.  -
    Wallachstein non fece una piega.  - Cos'altro?  Cosa nel vostro carico
    valeva cinquantamila casey?
    - Oh! - La cassetta. - La microfiche.
    Wallachstein annu  - Tutto il resto era una  copertura.  A  dire  il
    vero, avrei preferito che l'avessi lasciata l
    - Eh? Perch
    -  Guardati  intorno...  la vedi questa citt  Sembra che sopravviva,
    vero?  Invece no.  E' troppo grande.  E' una situazione insostenibile.
    Non  c'gente a sufficienza.  E' solo una questione di tempo e vedrai
    che ci saril crollo.
    - Credevo che il governo intendesse riportare la gente nelle citt
    - Infatti.  Ma dal punto di vista strategico una pessima idea.  Cosa
    accadrebbe  se fossimo colpiti da un'altra epidemia?  Perderemmo tutto
    quanto un'altra volta. Non possiamo correre il rischio. No,  siamo pi
    convinti che mai che bisogna decentrare,  in particolare i laboratori.
    Voglio  che  ogni  unit del  paese  possa  studiare   gli   chtorran
    autonomamente.  La rete delle comunicazioni sarripristinata entro la
    fine del  mese  prossimo,  cos uno  potr seguire  direttamente  il
    procedere  del lavoro degli altri.  Questa la mia offerta.  Sarai in
    comunicazione con alcune delle nostre menti migliori.
    - Non riesco a capire - dissi.  - Fino  a  questo  pomeriggio  ero  un
    rompiballe. Un problema imbarazzante. Cos'cambiato?
    - Abbiamo capito come trasformare il passivo in attivo, ecco tutto.
    - Eh?
    Sorrise.  - Non sei uno stupido, McCarthy. Non quando stai seduto a un
    terminale.  Solo che certe volte non vedi quello che ti sta di fronte.
    Pensavo che a quest'ora l'avessi gicapito.
    - Be', e invece no.
    -  Le cose stanno cos  Hai un valore inestimabile.  Conosci qualcosa
    che gli altri non sanno.  Sai che a volte ci sono quattro chtorran  in
    un rifugio.
    - Ma nessuno mi crede.
    -  Io  s -  disse.  -  E come me tante altre persone.  Persone molto
    importanti.
    - Cosa?
    - Quella microfiche. Indossavi il casco, ricordi?
    Mi ci volle qualche istante prima di capire di cosa stesse parlando. -
    Ma... Obama aveva detto che la fiche era difettosa.
    - L'ha detto per proteggerti.  Non sapeva se fosse importante o  meno.
    Non poteva giudicarlo per conto suo. Percil'ha passata a noi per vie
    non ufficiali. L'hai trasportata tu stesso.
    - L'ha vista...?
    Annu  -  L'abbiamo  vista  tutti.  E anche l'inchiesta.  E' una cosa
    davvero agghiacciante.
    Per un momento non riuscii a respirare.
    - Tutto bene?
    - No - risposi.  Lo guardai.  Sentivo  il  cuore  scoppiarmi.  -  Devo
    assolutamente saperlo.  Che cosa si vede? Ho... perso la testa? Voglio
    dire... avrei potuto salvare Shorty?
    Rispose con tutta calma: - S
    Mi sentii all'improvviso schiacciato dal senso di colpa. Caddi a terra
    in ginocchio.  Stavo troppo male per piangere.  Poggiai  le  mani  sul
    tappeto  per  tenermi su.  Sentivo che stavo per cadere.  La mia testa
    stava bruciando e io ero intrappolato ldentro.  Volevo vomitare.  Lo
    stomaco si contorceva e si rivoltava. Volevo morire...
    Quando  rinvenni,  mi ritrovai con la testa sul grembo di Wallachstein
    che piangevo.  Mi  stava  tamponando  delicatamente  il  viso  con  un
    asciugamano  fresco  e  umido.  Quando vide che avevo gli occhi aperti
    lascicadere l'asciugamano. Mi accarezzi capelli dolcemente. - Come
    ti senti, figliolo?
    - Di merda. - Le lacrime continuavano a scorrermi sulle guance.
    - Bene. E' proprio cosche devi sentirti.  - Continuad accarezzarmi
    i capelli. Mi piaceva restare cos Non mi sembrava affatto strano.
    -  Voglio  tornare  a casa - dissi.  - Voglio che questo finisca!  Non
    voglio che succeda ancora! - Stavo ancora piangendo.  - Voglio che mia
    madre mi dica: vedrai che presto andrtutto bene!
    - Gi- disse Wallachstein. - Anch'io.
    Allora  cominciai a ridere.  Piangere faceva troppo male.  Potevo solo
    ridere.
    E piangere.
    E ancora ridere.
    Wallachstein mi asciugancora il viso con l'asciugamano umido. - Come
    ti senti ora?
    - Meglio, grazie. - Mi resi conto di quanto fosse strana quella scena,
    e mi sentii a disagio. Cercai di rialzarmi,  ma lui mi spinse di nuovo
    gicontro il suo grembo. - Resta cos Voglio parlarti.
    - Sissignore. - E mi lasciai andare.
    -  Ormai  sono  sette  o otto settimane che sta succedendo qualcosa di
    diverso con gli chtorran.  Abbiamo cominciato a perdere delle  squadre
    senza  sapere il perch..  sappiamo solo che erano uscite in cerca di
    tane e non sono piritornate.
    "Avevamo qualche idea,  ma nessuna prova,  perciabbiamo  mandato  in
    perlustrazione  squadre equipaggiate con cineprese e ricetrasmittenti.
    Ne abbiamo perse gidue,  e non sappiamo perch  La  tua  squadra  
    l'unica  che  abbia  fatto  ritorno.  La  microfiche la risposta che
    cercavamo.  Abbiamo gi individuato  altri  due  rifugi  con  quattro
    chtorran  dentro.  Sono stati disintegrati.  Stiamo gimodificando le
    nostre procedure. Hai salvato un mucchio di vite umane.
    - Avrei voluto che qualcuno me lo dicesse prima.
    Wallachstein mi tampondi nuovo la fronte con l'asciugamano.  - Credo
    che  faresti  meglio  a ripensare a come ti sei comportato dal momento
    del tuo arrivo qui,  per darti una risposta da solo.  Non sapevamo che
    tipi foste tu e il tuo compagno. Ancora non siamo certi del tuo amico,
    ma  sembra  che  abbia molto da fare,  e in tutt'altra direzione,  per
    fortuna. Prima o poi troveruna sistemazione anche per lui,  qualcosa
    che non lo faccia finire nei guai.
    Cercavo  di  capire.  Ma  non  cambiava niente.  - Non sono riuscito a
    salvare Shorty.
    - E' vero. Lui morto. - Wallachstein aggiunse. - E questo non si pu
    cambiare.
    Alzai la testa per guardarlo. - Ma crudele.
    - Credo di s  Jim.  Il fatto che tu avessi  potuto  salvarlo  o  no,
    cambierebbe forse le cose?
    - No, credo di no.
    - Bene, molto bene - disse. - Fromkin aveva ragione su di te.
    - Fromkin?
    -  A  cosa  credi  che  servisse l'interrogatorio?  Volevo sapere cosa
    pensavi veramente degli chtorran,  e fino a che  punto  potevo  essere
    sincero con te.
    - Cosa le ha detto?
    -  Mi ha detto che dovevo dirti tutta la verit  e nient'altro che la
    verit Ha anche detto che avresti fatto delle difficolt
    - Ed vero?
    - S - Mi sorrise. - Allora, accetti quell'incarico?
    - Non lo so. Sarei di nuovo in prima linea, vero?
    - Avresti una promozione.
    - Che grado?
    - Tenente.
    - Sta scherzando.
    - Vorrei  che  fosse  cos  Ma  solo  gli  ufficiali  possono  essere
    dichiarati idonei per effettuare azioni contro gli chtorran. Percise
    vogliamo  aggiungere  un  componente alla squadra,  dobbiamo nominarlo
    ufficiale.
    - Non posso rimanere un civile distaccato in servizio?
    Scosse la testa.  - No,  il  personale  civile  non   autorizzato  a
    partecipare alle operazioni di Controllo Armato. Allora, cosa decidi?
    - Ho un po' di tempo per pensarci?
    -  Mi  serve  una  risposta  questa  notte.  E' per questo che abbiamo
    tardato tanto a  venire  da  te.  Dovevamo  prendere  delle  decisioni
    importanti.  Alcune sono state provocate dai fatti di oggi pomeriggio.
    E c'eri di mezzo anche tu.  Ho dovuto forzare un po' la mano prima  di
    riuscire a farti salire a bordo. E ora, prendere o lasciare.
    - E se lascio, cosa succede?
    - Non lo so.  Penseremo a sistemarti in altro modo. E giuro che non ti
    piacer
    - Quindi non mi resta molta scelta, giusto?
    Sembrava infastidito e dispiaciuto nello stesso tempo. - Figliolo, non
    ho tempo da perdere.  C'una guerra in corso.  Vuoi prendervi  parte,
    oppure no?
    Lo guardai. - S solo che non sono abituato a sentir parlar chiaro,
    percicapirperchsono un po' scettico.
    Non replic Poi disse: - Accetti l'incarico?
    - Come capitano?
    Socchiuse gli occhi e ridacchi  - Non tirare troppo la corda.  Posso
    farti ottenere i gradi di tenente,  ma non di capitano.  -  Si  guard
    intorno.  -  Hai  gettato  via anche la Bibbia?  No...  ecco.  Alzati.
    Solleva la mano destra. Ripeti con me...
    32.
    Finche mi ritrovai con un fucile in mano e una sensazione  di  "d嶴
    vu".
    Il  fucile era un AM-280 con sistema regolabile di puntamento a laser.
    L'energia prodotta raggiungeva l'U.V.  e io dovevo indossare un  casco
    E.V. con paraocchi a messa a fuoco retinica per riuscire a guardare il
    fascio  di  luce.  Sputava  raffiche  di aghi di diciotto grani,  alla
    velocitdi tremila al  secondo.  Bastava  puntare  il  raggio  contro
    l'obiettivo  e  premere  il  grilletto.  La raffica di aghi riusciva a
    forare una  porta  d'acciaio.  Dicevano  che  con  un  280  si  poteva
    affettare un uomo a met Io non avevo nessuna intenzione di provarci.
    Sollevai  il fucile e lo esaminai.  Sentivo una strana sensazione allo
    stomaco.  Avevo dato retta a Duke e alla Obama e mi ero ritrovato  con
    un  lanciafiamme  in  mano  e  Shorty  dalla  parte della canna.  Dopo
    quell'esperienza le  armi  mi  facevano  un  pessimo  effetto.  Potevo
    ammirarne la tecnologia, ma era il loro uso che mi preoccupava.
    Il tenente fece scivolare due scatole sul bancone verso di me. - Firmi
    qui che gli sono stati consegnati il fucile e le munizioni.
    Alzai un dito.  - Aspetti un momento. Chi che deve istruirmi all'uso
    di quest'arma?
    - Ah, io non so niente.
    - Allora non firmo.
    - Fa' come vuoi. - Alzle spalle e fece per andarsene.
    - Un momento. Funziona quel telefono?
    - Puoi usarlo.
    - Fatti in l Sono affari privati.
    Stava per dire qualcosa,  poi ci ripens  Spinse il telefono verso di
    me.  Infilai  la  mia  scheda nella fessura e digitai il numero che mi
    aveva dato Wallachstein.
    Si sentil segnale quando la linea agganciil sistema in codice.  La
    voce di Wallachstein disse: - Pasticceria Joe. Joe non c'
    - Zio Ira?
    - In persona.
    - Ho un problema.
    - Quale?
    - Non ritiro l'arma.
    - E perch
    - Sembra che nessuno abbia il compito di dirmi come si usa.
    - Non ti preoccupare...
    - Invece io mi preoccupo.
    - ...perchnon devi usarla. E' solo per farla vedere.
    - Mi dispiace, ma non mi ritengo soddisfatto.
    - Sta' a sentire,  figliolo,  non c'nessuno che possa venire a dirti
    come si usa quell'aggeggio prima di questa sera. Tutto quello che devi
    fare di startene l con  aria  marziale.  Far in  modo  di  farti
    frequentare  un corso di addestramento completo prima della fine della
    settimana.
    Cominciai a protestare... invece dissi: - Pumettermi quanto ha detto
    per iscritto?
    Silenzio.  Poi  Wallachstein  disse  lentamente:  -  Che  ti  succede,
    figliolo?
    - Niente, signore. E' come le ho detto ieri notte. Non sono disposto a
    fidarmi delle parole di nessuno.
    Sospir  Potevo quasi vedere l'espressione del suo viso.  Mi domandai
    se non avessi esagerato.  Disse: - Lo inserirnel  tuo  incartamento.
    Puoi controllare questo pomeriggio.
    - Grazie.
    - Va bene. - E tolse la comunicazione.
    Riattaccai il microfono e mi rivolsi al tenente. - Avete un manuale di
    istruzioni per questo coso?
    Mi  guardacido.  - Certo.  Da qualche parte.  Aspetta un momento.  -
    Scomparve nel retro e torncon un libretto che buttsul  bancone.  -
    Vuoi qualcos'altro?
    - No,  grazie. - Misi il manuale dentro la custodia del fucile insieme
    alle due scatole di munizioni e la  richiusi.  Firmai  la  ricevuta  e
    presi il casco.
    Mentre  mi stavo allontanando,  il tenente disse: - Sai una cosa?  Non
    credo che tu sia un tenente pidi quanto creda alle altre storie  che
    raccontano su di te.
    Ci  guardammo  negli occhi.  - Non mi interessa.  Quello che credi non
    sono affari miei.
    Uscii e buttai il fucile e il casco nel  baule  della  macchina  e  lo
    chiusi  a  chiave.  Invece  di  tornare in caserma,  tirai fuori dallo
    scomparto dei guanti,  la mappa della base e controllai dove fosse  il
    poligono di tiro.  Eccolo,  nella parte nord della base. Mi ci vollero
    dieci minuti prima di arrivare fin l.. dovetti fare il giro lungo.
    Quando arrivai non c'era nessuno.  Bene.  Volevo starmene  tranquillo.
    Tirai  fuori  il  fucile,  mi  sedetti  in macchina,  lo poggiai sulle
    ginocchia e mi misi a leggere il manuale.  Bloccai le sicure e  provai
    varie  volte  a  caricarlo  e  scaricarlo.  Un caricatore vuoto veniva
    automaticamente espulso,  uno pieno si poteva inserire con  la  stessa
    facilitcon cui si mette una cassetta in un registratore. Bene.
    Come funzionava il meccanismo di puntamento a laser?
    Secondo  il  manuale,  il  laser si autoregolava ogni decimillesimo di
    secondo scegliendo casualmente un  punto  diverso  nello  spettro,  ma
    sempre oltre l'intervallo di luce visibile.  Il laser sparava raffiche
    di un microsecondo  a  intervalli  calcolati  casualmente.  Non  c'era
    regolarit nella  frequenza ndella potenza ndelle raffiche.  Solo
    con un casco E.V. collegato al fucile si riusciva a seguire la traccia
    della miriade di punti infinitesimali di luce e chi l'indossava vedeva
    il laser come un raggio fisso. Chiunque altro - con paraocchi o meno -
    non riusciva a vedere nulla, se non, forse, di tanto in tanto un lampo
    subliminale.   Lo  scopo  era  di  impedire  ai  cecchini  nemici   di
    individuare l'uomo dietro il raggio laser; senza un'attrezzatura molto
    sofisticata, riuscire a seguire il percorso del laser era praticamente
    impossibile.
    Poi  provai il casco.  Era come scendere all'inferno.  Vedevo un mondo
    luminescente,  etereo,  colorato in tutte le sfumature del rosso e del
    grigio.   I   sensori   analizzavano   lo  spettro  dall'ultravioletto
    all'infrarosso,  poi l'immagine veniva digitata e  venivano  stabiliti
    nuovi   colori,   l'immagine   cos  risintetizzata   era  proiettata
    direttamente sulla retina. Interessante. Ma faceva male agli occhi. Ci
    sarebbe voluto un po' di tempo per abituarmi.
    Regolai i colori dello spettro e diminuii la luminositdell'immagine.
    Ora la scena  era  multicromatica,  ma  i  singoli  oggetti  no.  Ogni
    edificio,  albero,  automobile,  qualsiasi  cosa,  era  dipinta  delle
    sfumature  di  uno  dei  colori  dominanti,  rosa,  verde  o  azzurro.
    L'orizzonte  e  il  paesaggio  lontano  apparivano  formati  da strati
    porpora e grigi,  mentre gli oggetti  pi vicini  si  stagliavano  in
    colori pastello,  traslucidi, quasi luminescenti. Sembravano fluttuare
    contro lo sfondo nerastro. Non c'erano ombre.
    Erano immagini misteriose e affascinanti.  Il mondo  era  allo  stesso
    tempo  familiare e surreale.  Potevo identificare gli oggetti,  potevo
    vederne i dettagli meglio che a occhio nudo,  ma allo stesso tempo  in
    questo paesaggio fantasma tutto era circondato da un'aura tremolante.
    Mi  guardai  le  mani: erano pallide,  di un pallore verdastro.  Anzi,
    tutto il corpo sembrava  verde.  Tutti  gli  esseri  umani  sembravano
    verdi?
    Uscii  dall'auto e mi girai lentamente,  osservando il mondo intorno a
    me come se non lo avessi mai visto prima. E in fondo era vero,  non lo
    avevo mai visto cos Alla fine, controvoglia, tornai verso l'auto per
    prendere il fucile.
    Collegai il filo di controllo dell'elmetto al calcio del fucile e misi
    in funzione il laser.
    Niente.
    Nessun raggio.
    Girai  l'interruttore.  Mi  tolsi  il  casco.  Regolai  il laser sulla
    funzione standard.  Accesi di nuovo.  Un raggio luminoso rosso  tagli
    l'aria del poligono di tiro.
    Splendido. Il laser funzionava.
    Lo  regolai  di  nuovo sulla funzione in codice e indossai di nuovo il
    casco.
    Niente.
    Mi tolsi il casco e ricontrollai le batterie e tutti  i  collegamenti.
    Sembrava tutto in ordine.  Ricontrollai il collegamento con il fucile.
    Tutto a posto.  Mmm...  Indossai  di  nuovo  il  casco,  aspettai  che
    l'immagine  fosse  a  fuoco e girai di nuovo l'interruttore del casco.
    Niente da fare. Con questo casco non funzionava.
    Spensi tutto e mi rimisi a consultare il manuale.  Mi ci vollero pochi
    minuti  per trovare il paragrafo giusto.  In stampatello c'era scritto
    IMPORTANTE: ASSICURATEVI CHE LA REGOLAZIONE DELLE CHIAVI IN CODICE SUL
    CASCO SIA IDENTICA ALLA REGOLAZIONE DELLE CHIAVI IN CODICE SULL'ARMA.
    Mi ci vollero pochi minuti per trovare il paragrafo  delle  chiavi  in
    codice... tutte le spiegazioni relative sia al casco sia al fucile. Il
    laser  inviava  un  impulso  al  casco  tutte  le volte che partiva la
    raffica.  Sia il fucile che il casco avevano  identici  generatori  di
    numeri casuali, ma se non partivano dallo stesso punto - era questa la
    regolazione  delle  chiavi  in  codice  -  il  casco  non  riusciva  a
    sintonizzarsi  col  laser   quando   questo   si   autoregolava   ogni
    decimillesimo di secondo.
    Si  poteva usare l'arma senza il sistema di puntamento laser ma con un
    grado di precisione assolutamente inferiore.
    Regolai di nuovo le chiavi in codice sia del fucile sia del casco e lo
    indossai di nuovo.  Ancora una volta mi ritrovai al centro di un mondo
    surreale:   un  paesaggio  grigio,   popolato  di  alberi  ed  edifici
    luminescenti dai colori pastello.  Ma questa volta,  quando accesi  il
    laser,  apparve un raggio luminescente di tutti i colori: rosa, verde,
    bianco, azzurro, giallo,  rosso...  che guizzava attraverso lo spettro
    tanto  velocemente  che l'occhio non riusciva a individuare le singole
    sfumature. Riuscivo a vedere solo le post-immagini che si confondevano
    e l'effetto era una percezione di  colori  che  non  avevo  mai  visto
    prima.   Erano  colori  intensi,  splendidi.  Il  raggio  tagliava  il
    paesaggio madreperlaceo come un rasoio.  Scrissi il mio nome nel cielo
    e la post-immagine era una macchia scintillante. Erano i miei occhi, i
    sensori o qualcosa nel processo di digitazione?  Qualunque cosa fosse,
    era fantastico.
    Questa percezione cosdiversa del mondo poteva anche avere  l'effetto
    di una droga. Era sconvolgente.
    Mi  fermai.  Non  potevo piperdere tempo.  Inserii un caricatore nel
    fucile e tolsi le due sicure. Mirai a uno dei pagliai dall'altra parte
    del campo. Premetti il grilletto.
    Qualcuno dette un calcio al mio braccio e il pagliaio esplose.
    Misi il fermo alle due sicure e alzai i paraocchi del casco.
    S il pagliaio era esploso.
    In teoria nell'AM-280 non avrebbe dovuto esserci rinculo,  ma non  era
    vero.  Nessun  fucile ne completamente privo.  Bisogna stare attenti
    con le armi a ripetizione,  perchti "saltano" addosso.  Era  proprio
    quello che era successo a me.  Invece di fare un buco nel pagliaio, lo
    avevo affettato verticalmente dal basso verso l'alto.
    Riabbassai i paraocchi,  tolsi le due sicure e feci esplodere un altro
    pagliaio.  Dovetti  provare  altre  tre  volte  prima  di  riuscire  a
    controllare l'arma tanto da riuscire solo a fare un  foro.  Il  trucco
    era  di  concentrarsi sulla parte finale del raggio laser e seguire il
    movimento del fucile per governarlo.  Tagliai a fette gli  ultimi  due
    pagliai per vedere se il fucile poteva essere usato come un'ascia. S
    bene.
    Forse avrei potuto tagliare a metuno chtorran.
    Non riuscivo a capire se questa prospettiva mi piacesse o no.
    Tornai  all'auto,  rimisi il fucile e il casco nel baule e lo chiusi a
    chiave.  Rientrai in caserma stranamente felice.  Mi sentivo  come  se
    avessi provato a me stesso qualcosa, ma non sapevo bene cosa.
    33.
    Quando  entrai  in  camera  trovai  una  scatola sul letto.  Conteneva
    un'uniforme,  con relativo  distintivo.  Solo  una.  Avrebbero  dovuto
    essere due. La solita efficienza dell'esercito... metdel lavoro alla
    volta.  La tirai fuori per guardarla. Provavo una sensazione vagamente
    spiacevole...  e non  si  trattava  semplicemente  dei  postumi  della
    sbornia  della notte precedente.  Avevo vomitato gran parte dell'alcol
    prima che entrasse in circolo,  e l'alkaseltzer aveva neutralizzato il
    resto   prima   che   potesse  procurarmi  veri  problemi.   No,   era
    qualcos'altro,  ma non sapevo bene cosa.  Sapevo solo che non mi sarei
    sentito a mio agio con indosso quell'uniforme.  Ottenerla era stato...
    troppo facile.
    L'appesi nell'armadio continuando a riflettere.
    Quando Ted entrbarcollando io stavo sotto la doccia.  Non  si  tolse
    neppure i vestiti,  entrnella doccia con me e mise la testa sotto lo
    spruzzo dell'acqua.
    - Buongiorno - dissi.
    - Oh... - rispose lui. - E' gigiorno?
    - Da un po', a dire il vero.  - Lo allontanai dallo spruzzo dell'acqua
    per risciacquarmi. Si appoggialla parete.
    - Che giorno  - mi chiese.
    - Domenica.
    - Di quale anno?
    -  Il solito.  - Uscii dalla doccia e presi un asciugamano.  Non avevo
    proprio voglia di parlare con Ted in quel momento.
    Ero gimezzo vestito quando lui sguazzfuori dal bagno  per  venirmi
    dietro. - Ehi, Jim... - comincia dire.
    - Cosa?
    -  Mi  dispiace  di  non  essere  stato  qui  ieri.  O  ieri notte.  O
    stamattina. Il fatto che non mi ricordo pidi niente.
    - Ah.
    Credo che avesse  avvertito  la  mia  freddezza.  -  Senti,  cerca  di
    capire...  lo  stavo  facendo  per  noi,  stavo cercando di fare delle
    conoscenze.  E  ce  l'ho  fatta!   Non  ho  nemmeno  partecipato  alla
    conferenza.
    -  Ah no?  - Allora doveva essersi perso la scena nell'auditorio.  Non
    gli chiesi nulla.
    - No. Ero in ricognizione.
    - Ne sono certo.
    - E mi   andata  bene!  Mi  hanno  offerto  un  incarico  nel  Corpo
    Telepatico.  Prenderservizio mercoled  M'inseriranno una di quelle
    nuove capsule multicellulari.
    - Ah, fantastico.
    - Proprio cos  Jim.  - Mi afferr per  le  spalle.  -  Prima  delle
    epidemie  ci  sarebbe  voluta  la  grazia  di  Dio o del Congresso per
    entrare nel  Corpo  Telepatico.  Ora  sono  cos disperati  che  sono
    disposti  perfino  a  rinunciare ad accertare se si psicologicamente
    idonei.
    - Credo anch'io.
    - Dai, sai cosa voglio dire.
    S lo sapevo. - Cos'altro hai fatto per NOI?
    -  Mi  dispiace,  Jim.  Ho  fatto  anche  il  tuo  nome,  ma  non  eri
    qualificato.  Io ho una conoscenza del linguaggio elettronico. E posso
    viaggiare.
    Mi scostai da lui e mi avvicinai all'armadio.
    - Ma ascolta,  non finita.  Ricordi quello chtorran,  quello di  cui
    abbiamo sentito parlare, quello che hanno catturato vivo?
    - S allora?
    - Be', ieri sera l'ho visto. E' meraviglioso!
    - Ah...
    -  Ho  incontrato  quella  ragazza  di  cui parlavi,  Jillanna!  Avevi
    ragione.  E davvero qualcosa di speciale!  Ecco perchieri  sera  non
    sono tornato.  Lei ha a che fare col progetto, e mi ha fatto entrare a
    vedere lo chtorran. Proprio straordinario. Era l'ora del pasto, e...
    - Ted! BASTA!
    - Eh?
    - Non voglio sentirne parlare, d'accordo?
    Sembrava perplesso. - Ne sei proprio sicuro?
    - S
    Mi guardattentamente. - Ti senti bene?
    - Sto bene.
    - Ti dispiace che non sia venuto a cercarti per portarti con me?
    - No.
    - ...perchse cos  Jimmino,  mi dispiace,  ma l'invito valeva per
    uno solo. Se capisci cosa intendo dire.
    Mi scostai da lui e finii di vestirmi.
    Disse: - Ehi... avrai anche tu l'occasione di vederlo. Oggi pomeriggio
    lo  mostreranno alla conferenza!  Lo stanno trasferendo proprio adesso
    all'albergo.
    Non gli feci caso. Aprii l'armadio.
    - Ehi! - disse Ted. - Fantastico!  Mi hanno giconsegnato l'uniforme!
    Stupendo!  - Mi feci da parte e lui la sfildall'appendiabiti. - Come
    mi sta? Tenente Theodore Andrew Nathaniel Jackson!
    - Ehm...  - decisi di non dirgli nulla.  Chiusi la bocca ed entrai  in
    bagno a spazzolarmi i capelli.
    -   Oh,   andiamo   Jim...   non   fare   il  guastafeste!   Fammi  le
    congratulazioni!
    - Congratulazioni.
    - Ma con un po' di convinzione! - si lament
    - Mi spiace, ma non posso.  Non mi fardormire meglio la notte sapere
    che darai il tuo contributo per difendere l'America.
    - Be', questo un problema tuo.
    - Non sbattere la porta quando esci - dissi.
    Non lo fece.
    - Merda - dissi.
    34.
    - E' carico quell'affare?
    Alzai  gli  occhi.  Chi aveva parlato era un altro di quegli ufficiali
    dall'aria astiosa contro cui andavo a sbattere  da  quando  ero  sceso
    dall'elicottero.
    - Sissignore, carico.
    - Da chi sei autorizzato?
    - Servizi Speciali.
    Scosse  la  testa.   -  Mi  dispiace,   soldato,  non  qui.  Questa  
    un'operazione da esercito regolare.  - Pronunci la  parola  come  se
    avesse voluto dire esercito reale.  Guardai i suoi galloni. - Maggiore
    - dissi - mi stato ordinato di stare qui,  indossare questo casco  e
    imbracciare  questo  fucile.  Mi   stato detto di farlo perchnella
    gabbia sotto quella copertura c'un grosso lombrico, porpora e rosso,
    mangiatore di uomini.  Se  dovesse  riuscire  a  liberarsi  io  dovrei
    fermarlo.
    Il  maggiore  mise un braccio intorno alle mie spalle e mi portin un
    angolo del palcoscenico. Il sipario era ancora chiuso. - Figliolo... -
    comincia dirmi affettuosamente.
    - Non mi chiami "figliolo", sono ufficiale.
    - Tenente - disse seccato - non fare lo stronzo. Voglio che te ne vada
    da qui...  insieme a quell'altra testa di cazzo -  indic il  soldato
    armato  di  fucile  dall'altra  parte  del  palcoscenico.   Non  avevo
    scambiato con lui pidi due parole.  Tutto quello che sapevo era  che
    si chiamava Scott e che balbettava.
    - Sono spiacente, signore, ma non posso.
    - Stammi a sentire, imbecille. Secondo gli accordi questa conferenza 
    una  manifestazione civile.  I militari sono presenti solo per fornire
    assistenza supplementare e non devono dare nell'occhio.  Ti ordino  di
    andartene.
    - Bene, signore. Vuole metterlo per iscritto?
    Esit  poi  disse:  -  Stammi  a sentire...  le pareti di vetro della
    gabbia sono rinforzate con monofibre di silicio... Pensi veramente che
    quella creatura possa infrangerle?
    - Non ha nessuna importanza quello che penso io. Le dispiace mettere i
    suoi ordini per iscritto?
    - Chi il tuo superiore? - disse torvo.
    Lo avrei baciato  per  avermelo  chiesto.  -  Zio  Ira  -  risposi.  -
    Capisco...  -  disse  lentamente.  Potevo quasi sentire gli ingranaggi
    girargli dentro la testa. - Allora questi ordini sono i suoi?
    - Sissignore.
    - Bene... - doveva pur dire qualcosa - ...metti le sicure.  Non voglio
    incidenti.
    - Sissignore.
    - Va bene. Grazie. Riprendi pure il tuo posto.
    Tornai  accanto  alla  gabbia.  Appena  il maggiore si fu allontanato,
    tolsi di nuovo le sicure.
    Qualche minuto dopo arrivla  dottoressa  Zymph.  Dette  uno  sguardo
    verso di me e un altro al tenete Scott,  accigliata.  Scomparve per un
    momento tra le quinte e quando riapparve si diresse verso di me.
    - Tenente?
    Alzai i paraocchi. - Signora?
    Non dette segno di avermi riconosciuto dal giorno prima,  non  con  il
    casco indosso. Meglio cos Disse: - Le dispiacerebbe spostarsi dietro
    la quinta in modo che il pubblico non la veda?
    - Mi sembrava che lei avesse detto che questo coso pericoloso.
    - E' vero,  pericoloso.  Ma voglio che lei non si faccia vedere. Per
    favore.
    Ci pensai su un momento. - Certo. Nessun problema.  - Mi spostai.  Lei
    anda parlare a Scott sull'altro lato e anche lui si ritir
    La dottoressa Zymph fece un cenno a un assistente...  era Jerry Larson
    del reparto di Molly Partridge.  Mi domandai che ci  facesse  l  Poi
    agit la  mano  in  direzione di qualcuno fuori del palcoscenico e le
    luci si abbassarono fino a diventare chiarore rossastro.  Dopo  alcune
    prove  con  alcuni  sensori molto sofisticati,  la dottoressa Zymph si
    ritenne soddisfatta.  Fece un altro  cenno  a  Larson  e  a  un  altro
    assistente  che  cominciarono  a togliere la copertura dalla gabbia di
    vetro che conteneva lo chtorran.
    Istintivamente abbassai gli occhiali di protezione e accesi il  laser.
    La  luce del palcoscenico da rosa divenne grigia.  Il raggio del laser
    era una linea di luce tremolante.
    Tolsero prima la copertura dall'altro lato cosio non ero in grado di
    vedere lo chtorran,  ma solo le reazioni delle persone.  I loro  volti
    erano  di  un  verde  luminescente  e le espressioni tese.  Sembravano
    zombie.  Mi domandai quale sarebbe  stata  la  reazione  del  pubblico
    quando lo chtorran fosse stato visibile.  In quel momento la copertura
    cadde del tutto e anch'io fui in grado di vederlo.  Era un verme color
    argento   lucente.   Nell'immagine  che  mi  davano  gli  occhiali  di
    protezione era bellissimo. Sembrava incandescente.
    Quasi istintivamente alzai  la  canna  del  fucile.  Il  raggio  laser
    giocherell con la pelliccia soffice dello chtorran.  Immediatamente,
    come se riuscisse a sentire il raggio,  si voltverso di me.  I  suoi
    grandi  occhi  senza  palpebre  mi fissarono con gelido interesse.  Lo
    stesso sguardo con cui aveva osservato i cani.
    Era stata quella l'ultima cosa che aveva visto Shorty?
    Abbassai il  raggio  laser.  Non  potevo  sapere  se  la  creatura  lo
    percepisse  o  no,  ma non potevo rischiare di irritarlo.  Lo chtorran
    continuava a studiarmi.  Allargle braccia e le  premette  contro  il
    vetro.  Poi  si  mosse  in  avanti e premette la faccia - se si poteva
    chiamare faccia - contro la superficie fredda. Stava assaporandola?
    Scivolancora pivicino e sollev un  terzo  del  corpo  contro  la
    parete della gabbia. Si sentuno scricchiolio sinistro.
    -  Non preoccupatevi,  terr- disse qualcuno alle mie spalle.  Non mi
    voltai a guardare.  Alzai di nuovo il raggio  e  lo  tenni  fermo  sul
    ventre dello chtorran finchnon scivolindietro.
    - Trrlll... - disse.
    La  dottoressa  Zymph  si  avvicin alla  gabbia,  senza  degnare  di
    un'occhiata lo chtorran,  e si china ispezionare la parte  anteriore
    della piattaforma. Sembrava preoccupata. Alzl'orlo della copertura e
    dette  un'occhiata ai sostegni.  ChiamLarson e si chindi nuovo con
    lui a guardare.  - Ho sentito uno scricchiolio - disse  la  dottoressa
    Zymph - ti sembra tutto a posto?
    Lui  fece cenno di s  - Tutto bene - guardil suo orologio.  - Sar
    meglio che lei cominci.
    -  Giusto.   -  Si  raddrizz   -  Per  favore,   allontanatevi   dal
    palcoscenico.  - Alzil tono della voce e ripetdi nuovo l'ordine: -
    Se non avete il distintivo rosso,  non siete autorizzati a restare.  -
    Si  avvicin dalla  mia parte e sbirciattraverso il sipario.  Annu
    soddisfatta.
    - Sta contando gli spettatori?
    - Eh?  - mi guardmeravigliata che potessi parlare.  - Controllavo la
    disposizione  dei  posti.  - Prese il suo taccuino dal ripiano dove lo
    aveva appoggiato,  fece cenno con i pollici  alzati  in  direzione  di
    Larson e uscfuori.
    Stavano  proiettando  su  di  lei  un  fascio di luce perchc'era una
    macchia brillante fra le pieghe  del  sipario  e  intravedevo  la  sua
    sagoma  al  centro  della  scena.  Accese  il  microfono  e comincia
    parlare.  Da dove mi trovavo riuscivo a sentirla perfettamente.  - Non
    credo che oggi sia necessaria alcuna presentazione,  anche se questo 
    un avvenimento non previsto dal programma. Ma dopo la... ehm... accesa
    discussione  di  ieri  sulla  pericolosit dei  gasteropodi,  abbiamo
    pensato  che  la  cosa migliore fosse mostrarvi un esemplare vivo,  in
    modo che poteste giudicare da soli.
    Lo chtorran mi stava  di  nuovo  guardando.  Avrei  preferito  che  si
    voltasse  a  guardare  il  mio  compagno  dall'altra  parte.  Era  pi
    grassoccio di me.
    - Prima di aprire il  sipario,  desidero  mettervi  in  guardia  dallo
    scattare  flash...  e  vi  prego  anche  di  rimanere il pipossibile
    tranquilli.  Ora abbasseremo le luci e  punteremo  un  riflettore  sul
    gasteropodo.  Non siamo sicuri di quale sarla sua reazione di fronte
    a un pubblico numeroso,  percilo abbaglieremo con un fascio di luce.
    Per  questa  ragione   indispensabile  che  ci  sia  il piassoluto
    silenzio.
    Lo  chtorran  era  affascinato  dalla  voce  della  dottoressa  Zymph.
    Continuava   a  muovere  gli  occhi  avanti  e  indietro  cercando  di
    localizzare la sorgente del suono.  Non riuscivo  a  vedere  se  aveva
    orecchie esterne.  Mi chiesi se questo non fosse dovuto a un'atmosfera
    molto pidensa che comportava una' forza di gravitmaggiore. Le onde
    sonore sarebbero state piintense e percepibili quindi come suoni pi
    forti.  Le orecchie della creatura potevano essere molto  piccole.  Ma
    sulla  Terra  il suo udito era migliore o peggiore?  O forse non aveva
    bisogno di orecchie. Forse poteva udire con tutto il corpo.
    - Va bene, ora... - stava dicendo la dottoressa Zymph - ...ricordatevi
    di rimanere molto,  molto tranquilli.  Potete aprire il  sipario,  per
    favore?
    Il  sipario  si  aprlentamente come la saracinesca di un hangar.  Un
    fascio di luce  rosata  colpiva  direttamente  il  palcoscenico  e  si
    allargava a mano a mano che il sipario si apriva. Lo chtorran si volt
    in quella direzione.  Sentivo grida soffocate provenire dal buio della
    platea.
    La dottoressa Zymph non disse nulla.  La presenza dello  chtorran  era
    sufficientemente eloquente.  La creatura allargle braccia e cominci
    a esplorare la parete anteriore  della  gabbia  come  se  cercasse  di
    raggiungere la luce.
    Girai  il  pulsante  di  contrasto  del  mio casco e il fascio di luce
    sbiad La platea mi apparve immersa in una penombra verdastra.  Girai
    la  manopola  di  un  altro  grado  e  le parti luminose dell'immagine
    scolorirono mentre le parti scure si schiarirono.  Ora ero in grado di
    osservare  tutta  la  platea.  Il  pubblico  era sconvolto e inquieto.
    Vedevo che bisbigliava e si agitava sulle sedie.
    Lo chtorran scivolin avanti e sollevla parte anteriore del  corpo,
    circa  un  terzo,  contro  il  vetro.  Si  sentirono  di  nuovo  grida
    soffocate.  Anche lo chtorran doveva averle  sentite  perch ebbe  un
    attimo  di  esitazione e rimase a fissare lo spazio oltre il fascio di
    luce.  Restimmobile in quella posizione.  Era  la  terza  volta  che
    vedevo  uno  chtorran  sollevarsi  in quel modo.  Cosa significava nel
    linguaggio gestuale degli chtorran?  Era una sfida?  O si preparava ad
    attaccare?
    Guardai  di  nuovo  il pubblico.  Riuscivo a vedere le facce di quelli
    seduti nelle prime file.  All'estremitdella prima fila c'era Lizard.
    Non  riconobbi il suo accompagnatore,  ma somigliava al colonnello con
    cui l'avevo vista il giorno prima.  Accanto a lui  c'era  Fromkin  che
    indossava  un'altra  delle  sue  buffe camicie antiquate tutte pizzi e
    merletti.  Avevano tutti un aspetto strano,  con  quella  pelle  verde
    pallido. Mentre li stavo osservando un assistente si avvicina Lizard
    e si china bisbigliarle qualcosa in un orecchio. Lei annue si alz
    in piedi.  Il colonnello la imit  Fromkin indugiun momento, poi li
    segufuori dall'auditorio.  Conoscevo quell'uscita...  era quella che
    mi aveva fatto infilare a spintoni Wallachstein.
    Lo  chtorran  scivol gi dal  vetro.  Girintorno alla gabbia e la
    esplorin lungo e in largo con movimenti stranamente delicati. Guard
    verso di me e  poi  verso  la  guardia  armata  dall'altra  parte  del
    palcoscenico. Capiva perchstavamo l Sicuramente s Riportil suo
    sguardo su di me.  Io avevo paura a guardarlo negli occhi.  Si volta
    osservare di nuovo  il  pubblico.  Cercava  di  evitare  la  luce  del
    proiettore  socchiudendo  gli occhi.  Apriva e chiudeva le palpebre di
    continuo,  ma attraverso il vetro io non riuscivo a sentire lo  "sput-
    fiut". Continua battere inspiegabilmente le palpebre. Sembrava che i
    suoi  occhi  si  restringessero.  Fiss di nuovo il pubblico e questa
    volta ebbi l'impressione  che,  nonostante  la  luce  del  proiettore,
    riuscisse a vederli.
    Ora  c'erano  molti  posti  vuoti  nell'auditorio,   soprattutto  alle
    estremitdelle file.  Non riuscii a individuare nessun'altra  persona
    di  mia  conoscenza.  C'era  quel  tipo  stitico  che  la  sera  prima
    chiacchierava con Ted e Jillanna.  Era la mia immaginazione o  il  suo
    viso era piluminoso di quello degli altri?
    Lo  chtorran  scivoldi nuovo in avanti con movimenti decisi.  Sempre
    piavanti...  avanti,  fino a che oltre la met del  suo  corpo  era
    appoggiata  sulla  parete  di vetro.  Io continuavo a tenere il raggio
    laser puntato contro il suo fianco.
    Un paio di persone in piedi tra il pubblico si agitavano  nervosamente
    e  facevano  gesti.  Altri  indietreggiavano  lungo  i corridoi tra le
    poltrone.  Mi domandai se la gente non stesse  per  essere  presa  dal
    panico.  La  presentazione  senza  spiegazione  della dottoressa Zymph
    aveva raggiunto lo scopo di terrorizzare i presenti piche se  avesse
    detto  mille  parole.  Un  movimento  attir la  mia  attenzione.  La
    dottoressa Zymph stava raccogliendo il suo  taccuino  e  scendeva  dal
    podio. Stava indicando qualcuno dall'altra parte del palcoscenico?
    Sentii  il  "craaak"  del  vetro  prima di rendermi bene conto di cosa
    stava succedendo.
    Mi voltai giusto in tempo per vedere lo chtorran che  precipitava  sul
    palcoscenico  fra  una  pioggia  di schegge di vetro scintillanti come
    stelle.  In un solo movimento scivoltra i vetri  infranti  verso  la
    platea tra la folla urlante. Piombsulle prime file come una valanga.
    Manovrai  il  laser per seguire i suoi movimenti...  ebbi un attimo di
    esitazione rendendomi conto  che  avrei  sparato  tra  la  folla,  poi
    premetti il grilletto.
    Lo  chtorran si era alzato sulla parte posteriore tenendo tra le fauci
    una donna che si contorceva.  La lasciandare e si  gir di  scatto.
    Riuscii  a vedere che c'erano molte altre persone schiacciate sotto di
    lui.  Feci di nuovo fuoco.  Dove arrivava il  colpo,  nella  carne  si
    formavano chiazze rossastre, ma lo chtorran sembrava non accorgersene!
    Non potevo vedere se l'altra guardia armata facesse arrivare a segno i
    colpi...  ma mi sembrava di no.  Capivo che stava sparando c'erano una
    serie di fori sulla schiena argentata dello chtorran ma non sembravano
    avere molto effetto.  Lo chtorran oscillava,  scattava  e  piombava  a
    terra.  Si alzava e ricadeva,  si alzava e ricadeva, con gli occhi che
    roteavano in tutte le direzioni e le  fauci  in  movimento.  Anche  da
    quella  distanza  riuscivo  a  vedere  i  fiotti di sangue.  Quando lo
    chtorran si raddrizzdi nuovo con  un'altra  vittima  tra  le  fauci,
    l'altra guardia armata lascicadere il fucile e scappvia.
    L'auditorio  adesso  era una marea ondeggiante di persone urlanti.  Le
    sagome verdastre delle persone si dirigevano  alla  rinfusa  verso  le
    uscite,  formando  grovigli  di  corpi che si divincolavano e venivano
    calpestati e schiacciati.  Lo chtorran notla scena,  mosse gli occhi
    prima da una parte poi dall'altra. Lascicadere il corpo che aveva in
    bocca e si mosse. Saltava sulle file di poltrone fra la gente urlante,
    schiacciandole a terra o infilzandole sulle poltrone.  Scivollungo i
    corridoi aggredendo le persone e scagliandole via o  piombando  su  di
    loro come aveva fatto con i cani... ma non le mangiava! Era in preda a
    una furia omicida!
    Io  non  mi  rendevo conto di quello che stavo facendo.  Corsi avanti,
    saltando gidal palcoscenico...  persi l'equilibrio..  mi  rimisi  in
    piedi  e mi precipitai verso quell'orrore argenteo.  Diressi il raggio
    azzurro,  bianco e cremisi  verso  di  lui  e  premetti  il  grilletto
    cercando  disperatamente  di squarciare la carne dello chtorran...  di
    tagliarlo in  due.  Intorno  c'erano  decine  di  corpi,  quasi  tutti
    immobili.  Alcuni cercavano di strisciare via,  ma io non mi chiesi se
    fossero sulla mia direzione di tiro.  Non aveva  importanza.  La  loro
    unica speranza era che io potessi fermare lo chtorran.
    Scivolai  su  qualcosa di viscido e finii a terra.  La raffica fece un
    lungo squarcio nella parete. Oh Dio!  E finita?  Ma lo chtorran non si
    voltnemmeno verso di me. Non ancora.
    Mi  rimisi  in  piedi.  Lo  chtorran era terribilmente vicino.  Si era
    voltato di scatto  e  stava  tornando  indietro  lungo  il  corridoio.
    Riuscii  a  vedere  esattamente  come  uccideva.  Sollevava  la  parte
    anteriore del corpo e la faceva ricadere sulla sua vittima...  ora era
    toccato  a  un membro della delegazione cinese,  un giovane sottile...
    no,  una ragazza!  Non poteva avere pidi sedici  anni.  Lo  chtorran
    inchiod la  ragazza urlante a terra con i suoi denti affilati;  poi,
    tenendola ferma con  le  sue  strane  braccia  con  due  articolazioni
    cercava  di  strapparla  di  bocca,  ma i suoi denti aguzzi erano come
    quelli dei millepiedi,  si curvavano  verso  l'interno  e  non  poteva
    smettere  di  divorarla!  Era  questa  la  ragione per cui la creatura
    teneva ferme le vittime a terra con le  pinze...  perch cos poteva
    strapparsele di bocca.
    Il  risultato  era che i corpi erano straziati come se fossero passati
    per una trebbiatrice.  La ragazza cinese urlava e  si  dibatteva,  poi
    rest immobile.  Lo  chtorran si solleve quando comincia voltarsi
    vidi che dalla bocca gli pendevano alcuni intestini.  Tutt'intorno sul
    pavimento corpi sventrati e maciullati. Una morte orribile.
    Puntai  il  laser  contro  le spalle della creatura.  Le braccia erano
    ancorate a una gobba sul dorso.  Se fossi riuscito a impedire  che  lo
    chtorran  tenesse  immobilizzati  a terra i corpi,  non avrebbe potuto
    liberarsi, sarebbe rimasto attaccato a una sola vittima! Schiacciai il
    grilletto e scavai solchi  sanguinolenti  sul  corpo  argentato  dello
    chtorran.  Ma quelle orribili braccia si muovevano ancora! La creatura
    comincia dirigersi verso di me...
    Continuai a sparare!  Un fianco dello chtorran era un ammasso di carne
    sanguinolenta.  All'improvviso un braccio si staccdal corpo e l'arto
    penzolormai inutile.  Dondolava e sobbalzava facendo sgorgare fiotti
    di  sangue  nerastro.  Attraverso  le lenti del casco vedevo un vapore
    rosato alzarsi dal corpo argenteo del verme.  Il resto del  mondo  era
    uno scenario grigio, verde e arancio che faceva da sfondo all'orrore.
    Non  riuscivo  a  vedere  l'altro  braccio  coperto  dal  corpo  dello
    chtorran.  Puntai il laser contro i suoi occhi e premetti di nuovo  il
    grilletto.  Ancora  e ancora.  Sentivo il calcio del fucile affondarmi
    nella spalla mentre continuava a lampeggiare e a  ruggire.  Uno  degli
    occhi  dello  chtorran  si  trasform in  un buco sanguinante.  Tutto
    l'ammasso di carne sembrava un enorme grumo gelatinoso.
    Lo chtorran si  raddrizz in  tutta  la  sua  lunghezza  mettendo  in
    evidenza  il ventre screziato di scuro...  si stava gettando su di me?
    Poi url! Un ululato stridulo di rabbia agonizzante!  - - "Chtorrrrr!
    Chtorrrrrr!" - Senza pensare,  indietreggiai rapidamente slittando sul
    pavimento insanguinato dell'auditorio.  Una fila di  sedie  era  stata
    divelta  dalla  furia  dello chtorr e aveva schiacciato le persone che
    erano sedute in quella dietro.  Il mostro non ci bad  Lanciil  suo
    urlo e guardnella mia direzione.  Mi vide e CAPI'.  Per un terribile
    interminabile istante, a tutti e due, l'umano e lo chtorran, arrivlo
    stesso impulso che non aveva bisogno di parole!  Era un urlo di rabbia
    e di dolore: UCCIDI!
    L'incantesimo si ruppe.
    Lo chtorran si avvent  Inarcil corpo e si slancisopra la fila di
    poltrone avanzando verso di me come un fiume di denti.
    Puntai il laser contro l'unico occhio rimasto e feci  fuoco...  tentai
    di  fare fuoco.  Non successe nulla...  erano finite le munizioni.  Il
    caricatore vuoto cadde  a  terra  tintinnando.  Cercai  a  tastoni  un
    caricatore  nuovo  e  lo  inserii  mentre continuavo a indietreggiare.
    Quando premetti di nuovo il grilletto,  l'altro occhio dello  chtorran
    esplose in una nube di vapore.
    Ma l'essere continuava ad avanzare! Era cieco ma riusciva ugualmente a
    "sentire" la sua preda. Sentiva l'odore della mia paura? Stavo urlando
    una raffica rabbiosa di bestemmie, come un muro di furia oscena che mi
    separasse da quell'orrore! Non provavo nemmeno piterrore, mi trovavo
    in  uno  stato  in cui ogni movimento sembrava al rallentatore,  tutto
    avveniva coslentamente che riuscivo a vedere ogni goccia  di  sangue
    affiorare,   ogni  muscolo  tendersi,   ma  non  riuscivo  a  muovermi
    abbastanza in fretta da evitare la morte che mi veniva addosso.
    Lo chtorran si sollevdi nuovo sulla parte posteriore e questa  volta
    era  abbastanza vicino da riuscire a colpirmi.  Puntai il laser contro
    la sua bocca e la trasformai in una massa gelatinosa.  Premetti ancora
    il  grilletto  e squarciai il mostro dall'alto in basso e poi di nuovo
    dal basso in alto.  La pelliccia argentea era striata di  rosso  e  di
    nero.
    Lo  chtorran  torreggiava  su  di me,  scuotendosi a ogni raffica,  un
    braccio penzolante e l'altro che si agitava  nell'aria  nel  tentativo
    frenetico di afferrarmi...  i suoi occhi erano una poltiglia rossa, la
    sua bocca un ammasso informe di denti...
    Da qualche parte in  quella  massa  sussultante  di  carne,  c'era  un
    cervello,  un centro di controllo...  qualcosa! Schiacciai di nuovo il
    grilletto e il secondo caricatore cadde a terra.  Afferrai la  cintura
    per prenderne un altro...
    ...in  quel momento lo chtorran cadde in avanti sopra di me e io persi
    i sensi.
    35.
    Qualcuno mi stava chiamando.
    Oh, no. Vattene via.
    - Su, Jim, ora di alzarsi.
    Lasciami stare.
    Mi stava scuotendo per una spalla. - Su, Jim.
    - Lasciami stare...
    - Su, Jim.
    - Cosa vuoi...?
    Continuava a scuotermi. - Su, Jim.
    Cercai di allontanare la sua mano, ma non riuscii a muovere la mia.  -
    Maledizione, che cosa vuoi?
    - Su, Jim.
    Non riuscivo a muovere il braccio!
    - Non riesco a muovere il braccio!
    - Ti stanno iniettando una fleboclisi. Se prometti di non staccarla ti
    libero il braccio.
    - Non riesco a muovere il braccio...!
    - Prometti di non staccare la fleboclisi?
    - Slegami!
    - Non posso farlo se prima non mi dai la tua parola.
    - S  s  te lo prometto!  - Conoscevo quella voce...  di chi era? -
    Solo sbrigati a slegarmi!
    Qualcuno stava facendo qualcosa al mio braccio.  Ora  potevo  muoverlo
    liberamente. - Perchmi hai svegliato?
    - Perchdevi alzarti.
    - No, non mi alzo. Lasciami solo.
    - Uh, uh. Devo restarti accanto.
    - No, voglio restare morto. Lo chtorran mi ha ucciso...
    - No, non vero. Sei stato tu a ucciderlo.
    - No, voglio morire. Come tutti gli altri.
    - E invece no, Jim. A Ted non piacerebbe.
    - Ted un idiota. Non neppure venuto a trovarmi. - Mi domandai dove
    mi  trovassi.  Mi  domandai con chi stessi parlando.  Mi teneva per la
    mano.  - Anch'io voglio morire.  Tutti gli altri muoiono...  perchio
    no?
    -  Perchuna volta morto,  non puoi picambiare idea..  - Non voglio
    cambiare idea. Morire non puessere tanto brutto. Nessun morto ha mai
    avuto di che lamentarsi, no? Come Shorty.  Shorty morto.  Era il mio
    migliore amico...  e non lo conoscevo nemmeno.  E mio padre. E il cane
    di Marcie.  E quella ragazzina.  Oddio!  - a  quel  punto  scoppiai  a
    piangere - Abbiamo sparato a una ragazzina! C'ero anch'io, l'ho visto!
    E  la dottoressa Obama...  mi ha detto che avevamo fatto bene!  Ma non
    era vero!  Sono tutte stronzate!  Lei   ancora  morta!  Non  abbiamo
    nemmeno  cercato  di salvarla!  E io non avevo visto nessuno chtorran!
    Tutti gli altri avevano detto che c'erano  gli  chtorran,  ma  io  non
    avevo  visto nessuno chtorran!  - Mi strofinai il viso,  e mi asciugai
    con le mani il naso che mi colava.  - Non credevo negli chtorran.  Non
    li avevo mai visti nemmeno in fotografia.  Come facevo a saperlo? - Le
    parole mi ribollivano in gola e traboccavano una dietro l'altra.  - Ho
    visto  quello  chtorran  uccidere  Shorty.  L'ho bruciato.  E ho visto
    quella gente dare dei cani in pasto allo chtorran.  Il cane di Marcie.
    Li  ho  visti  trasportare lo chtorran sul palco.  La dottoressa Zymph
    controllava la gabbia... oddio...  l'ho vista che andava in pezzi.  Lo
    chtorran  si   avventato sul pubblico.  Ho visto la gente fuggire...
    l'ho visto... - stavo soffocando per le mie stesse lacrime. Continuava
    a tenermi stretta la mano.
    Mi asciugai ancora il viso,  e lei mi porse un fazzoletto.  Lo presi e
    mi  strofinai  gli occhi e il naso.  Perchstavo piangendo?  E perch
    stavo dicendo quelle cose? - Non andar via! - esclamai all'improvviso.
    - Sono qui.
    - Resta con me.
    - Va tutto bene, sono qui accanto a te.
    - Chi sei?
    - Dinnie.
    - Dinnie? Non conosco nessuna Dinnie. - O invece s  Perchquel nome
    mi suonava familiare? - Che cosa mi successo?
    Mi  dette  dei  colpetti  sulla  mano.  -  Niente che non possa presto
    guarire. Hai finito di piangere?
    Ci pensai un attimo. - Credo proprio di s
    - Te la senti di aprire gli occhi?
    - D'accordo. Allora non farlo.
    Aprii gli occhi.  Verde.  Il soffitto era  verde.  Era  una  stanzetta
    debolmente illuminata.  Un ospedale? Aprii e chiusi gli occhi confuso.
    - Dove sono?
    - Al Reagan Memorial.
    Mi girai a guardarla.  Non era poi tanto strana come la ricordavo.  Mi
    stava ancora tenendo per mano. - Ciao - le dissi.
    - Ciao - mi rispose. - Stai meglio?
    Annuii. - Perchmi hai svegliato?
    -  E'  il  regolamento della casa.  Chi sotto l'effetto del pentotal
    dev'essere svegliato prima di essere  portato  fuori  dell'infermeria,
    cossiamo certi che purespirare da solo.
    -  Oh  - dissi.  Ero avvolto in molte coperte.  Non sentivo niente.  -
    Cos'successo?
    Divenne triste.
    - Lo chtorran ha ucciso ventitrpersone. Altre quattordici sono morte
    nel caos provocato dal panico.  Trentaquattro sono rimaste ferite,  di
    cui  cinque  gravemente.  Due  si pensa che non sopravviveranno.  - Mi
    lanciun'occhiata di rimprovero.  - Nel caso te lo stessi  chiedendo,
    non sei tu una di queste.
    Stavo  per  chiederle: - Chi...  - ma mi mancla voce e non riuscii a
    finire la frase.
    - "Chi" cosa?
    - Chi stato ucciso?
    - Non hanno ancora rilasciato nessuna lista di nomi.
    - Oh. Allora non lo sai nemmeno tu.
    Non  potevo  spiegarmi  la  sua  espressione.   Sembrava   stranamente
    soddisfatta.  -  Be',  posso  dirti  questo...  alcune delegazioni del
    Quarto Mondo dovranno rinnovare  quasi  tutto  il  personale.  Abbiamo
    riempito  due  intere  corsie e tutto l'obitorio.  Erano quelli seduti
    nelle prime cinque file. E il verme si buttato proprio su di loro.
    Mi venne in mente qualcosa,  ma non lo dissi.  - Come ha fatto a venir
    fuori?
    - Il vetro della gabbia non era adatto.  Pensavano che avesse un grado
    di  resistenza  cento,  invece  era  solo  dieci.   C' in  corso  un
    accertamento,  ma  sembra  che  ci  sia  stato qualche malinteso sulla
    fornitura. Nessuno lo sapeva.
    Cercai di mettermi seduto, ma non potevo. Ero legato al letto.
    - Oh, no - disse Dinnie posandomi delicatamente una mano sul petto.  -
    Hai  cinque costole rotte e un polmone perforato.  Sei stato fortunato
    che non ti abbia leso un'arteria  importante.  Sei  rimasto  sotto  lo
    chtorran per quindici minuti prima che riuscissimo a tirarti fuori.  E
    per almeno tredici di quei minuti sei stato in rianimazione.
    - Chi...?
    - Io. E considerati fortunato,  bello,  perchio sono un'esperta.  E'
    stato  un  bene che ti fossi tirato indietro di un passo prima che lui
    ti cadesse addosso,  altrimenti  non  sarei  riuscita  a  metterti  la
    maschera  sulla  faccia...  o  il vibratore sul petto.  Ci sono voluti
    sette uomini per tirar via quello chtorran. Volevano bruciarlo,  ma io
    non mi sono spostata.  Mi ringrazierai pitardi.  Loro non sono stati
    molto contenti. Chi che ce l'ha tanto con te? Non ho mai visto tanti
    uomini infuriati con i lanciafiamme in mano. Ma io non abbandono mai i
    miei pazienti.  Comunque credo che una di quelle  costole  te  l'abbia
    rotta io.  Non chiedermi come.  Non potevo essere troppo delicata. Ah,
    ti sei anche fratturato una rotula.  Sei rimasto sotto i ferri  cinque
    ore. - Ebbe un attimo d'esitazione, poi sussurr - Di proposito.
    - Cosa?
    Si  chin su  di  me  per sistemarmi il cuscino,  e mi sussurrin un
    orecchio. - Qualcuno voleva che ti lasciassi morire.
    - Cosa?
    - Mi dispiace - disse a voce alta. - Aspetta, te lo sistemo meglio.  -
    Poi  sussurr di  nuovo:  -  E  poi volevano lasciarti morire in sala
    operatoria.   Ma  qui  sei  sotto  protezione  medica,   e  nessuno  
    autorizzato a vederti senza la presenza di un'infermiera. Io.
    - Ah... - mi zittii.
    Si  rimise a sedere e disse: - A proposito,  sei quasi un eroe.  Molte
    delle uscite erano bloccate. Non ti dico quante persone avrebbe potuto
    uccidere  quello  chtorran  se  tu  non  l'avessi  fermato  prima  che
    arrivasse il resto della cavalleria.
    -  Oh.  -  Mi  ritorn in  mente  lo chtorran che ondeggiava e che si
    dirigeva verso di me, e all'improvviso mi venne la nausea...
    Dinnie vide l'espressione di sgomento sul mio viso,  e mi si  avvicin
    pronta con una bacinella.  Mi si rivoltava lo stomaco,  avevo i conati
    alla gola..  e sentivo  gli  artigli  di  acciaio  nero  scavarmi  nel
    petto...
    -  Tieni!  -  Mi  infil un  cuscino tra le braccia cosda sostenere
    l'addome e il petto. - Tienilo stretto.
    ...non vomitai.  Ebbi un altro conato,  e ancora uno.  Ogni  volta  il
    dolore mi scavava dentro.
    -  Non  preoccuparti  per  la tua ferita.  Si ben rimarginata.  L'ho
    cucita personalmente. Non si strapper
    Ma quella sensazione era passata.  Il dolore aveva preso il posto  del
    bisogno di vomitare.
    Guardai  Dinnie.  Mi sorrise.  E in quel momento la detestai di nuovo.
    Quel suo atteggiamento di familiarit  E poi mi sentii in  colpa  per
    essermi  irritato  con lei,  le dovevo costanto!  E poi mi irritdi
    nuovo per avermi fatto provare quel senso di colpa.
    - Come ti senti ora?
    Feci l'inventario. - Di merda.
    - Bene. Hai proprio quell'aspetto. - Si alz si avvicinalla porta e
    fece un fischio: - Ehi, Fido...!
    Un'unitmobile entrscivolando sulle rotelle e si avvicinal letto.
    Dinnie prese una manciata di sensori dal contenitore -  assomigliavano
    alle  fiches  del  poker  -  e comincia fissarmeli in vari punti del
    petto,  della fronte,  del collo e delle braccia.  - Tre per l'E.C.G.,
    tre per l'E.E.G.,  due per la pressione e il battito cardiaco, due per
    il patologo,  uno per contabilite uno in pi per  buona  fortuna  -
    disse recitando la filastrocca dell'infermiera.
    - Contabilit - domandai stupito.
    -  Certo.  Mentre  stai  l sdraiato  verifica automaticamente il tuo
    reddito mensile, cossappiamo quanto possiamo farti pagare.
    - S certo.
    Si girverso l'unitmobile a controllare lo schermo. - Bene, cattive
    notizie per i tuoi nemici.  Non morirai.  Ma ti  avviso:  la  prossima
    volta  che  vuoi  fare  l'amore con uno chtorran,  fa' tu la parte del
    maschio. Sarai pial sicuro sopra.
    Stacci sensori e  li  ripose  nel  contenitore.  -  Adesso  ti  devo
    lasciare. Riesci ad addormentarti da solo o ti serve la ninnananna?
    Feci cenno di no.
    - Fantastico. Ritornercon la colazione.
    Restai  di  nuovo  solo.  Con i miei pensieri.  Avevo tante cose a cui
    pensare. Ma mi addormentai prima di capire quali fossero.
    36.
    Ero di nuovo nella classe di Whitlaw.
    Ero terrorizzato.  Non mi ero preparato  all'esame,  anzi  non  sapevo
    nemmeno che ci sarebbe stato un esame. L'esame finale!
    Mi  guardai intorno.  C'erano persone che non conoscevo,  ma mentre le
    guardavo i loro volti divennero familiari. Shorty,  Duke Ted,  Lizard,
    Marcie,  il colonnello Wallachstein, la signora giapponese, il signore
    dalla pelle scura, Dinnie,  il dottor Fromkin,  Paul Jastrow,  Maggie,
    Tim,  Mark...  e  pap  E  poi  un  mucchio  di altre persone che non
    riconoscevo. Troppe.
    Whitlaw stava in piedi accanto alla cattedra ed  emetteva  suoni.  Non
    avevano  alcun  senso.  Mi  alzai  e glielo dissi.  Lui mi guard  Mi
    guardarono tutti.  Stavo accanto alla cattedra e Whitlaw stava al  mio
    posto.
    In prima fila era seduta una bambina con un vestitino marrone. Accanto
    a lei si rizzun gigantesco chtorran rosso e arancione.  Fissi suoi
    occhi neri su di me... sembrava che si preparasse ad ascoltarmi.
    "Avanti, Jim!" esclamWhitlaw. "Stiamo aspettando!"
    Ero furioso e non sapevo perch "Va bene" dissi. "So perfettamente di
    essere un casinista e uno stronzo.  Questo va da s  Ma quello che ho
    fatto presupponeva che voi non lo foste. Voglio dire, io me ne sto qui
    ad  ascoltare  le  vostre  chiacchiere su come siete bravi...  e vi ho
    anche creduto! Che stronzo! La veritche voi, gente, nemmeno sapete
    quello che fate...  non pidi quanto lo sappia io.  Cos quello  che
    voglio  dirvi   che  le  mie esperienze sono altrettanto utili...  o
    almeno altrettanto INutili delle vostre.  E comunque  sono  esperienze
    che ho fatto io e me ne prendo la responsabilit"
    Tutti applaudirono.  Whitlaw alzuna mano. Gli feci un cenno. Si alz
    in piedi. "E' quasi ora" disse, e si rimise a sedere.
    "Tu sei il peggiore,  Whitlaw!" dissi.  "Sei cosbravo a riempire  la
    testa  della  gente  di  stronzate che continuano a galleggiare lper
    anni. Voglio dire, ci hai raccontato tutte quelle belle teorie su come
    vivere le nostre vite e poi,  quando abbiamo tentato  di  metterle  in
    pratica,  non  hanno  funzionato.  L'unico  risultato stato di farmi
    comportare nel modo sbagliato."
    Whitlaw disse: "Sai bene che non vero.  Io non ti ho mai dato  delle
    teorie.  Quello  che  ti  ho  dato   stata invece la capacitdi non
    dipendere dalle teorie,  in modo da poter affrontare gli avvenimenti a
    mano a mano che si verificano".
    "Davvero?  Allora  com'che ogni volta che ci provo,  arriva lei e mi
    ammannisce un'altra predica?"
    Whitlaw disse: "E' colpa tua se ogni volta mi inviti nella tua testa e
    mi permetti di fare una predica. Non sono io a farla.  Sei tu.  Sei tu
    che fai le prediche.  Io sono morto,  Jim.  Sono morto da due anni. Lo
    sai bene. Percismettila di chiedermi consigli.  Tu adesso vivi in un
    mondo  di cui io non so nulla.  Smettila di chiedermi consigli e te la
    caverai molto meglio,  Oppure chiedimi  consiglio,  se   questo  che
    vuoi...  ma  se  non  adeguato,  ignoralo.  Mettiti in zucca questo,
    stronzo: un consiglio non   un  ordine,   solo  un'alternativa  da
    prendere   in   considerazione.   L'unico   scopo   di  ampliare  la
    prospettiva.  Usa i consigli in questo modo,  e non dare la colpa a me
    se non sai come ascoltarli".
    "Perch deve  avere  SEMPRE  ragione  lei?" domandai.  "Certe volte 
    VERAMENTE irritante!"
    Whitlaw si strinse nelle spalle. "Mi dispiace, figliolo. Ma sei tu che
    continui a vedermi cos"
    Aveva ragione.  Ancora una volta.  L'avrebbe sempre avuta.  Perch io
    l'avrei visto sempre cos
    Non  c'erano  altre mani alzate.  "Allora,  tutto chiaro?  Da questo
    momento in poi della mia vita faccio quello che voglio. Bene."
    Guardai la ragazzina vestita di marrone della prima  fila.  Non  aveva
    volto.  Poi lo aveva.  Era quello di Marcie... quello di Jillanna... e
    il volto di Lizard...
    Mi voltai verso lo chtorran. "Ho da farti alcune domande" dissi.
    Mosse gli occhi in cenno di assenso, poi mi guarddi nuovo.
    "Chi siete?" domandai.
    Lo chtorran parlin un soffio: "Non lo so" disse. "Non ancora."
    "Che cosa siete?  Siete intelligenti,  o no?  Siete gli invasori o  le
    truppe d'assalto?"
    Ancora una volta lo chtorran rispose: "Non lo so".
    "E le cupole? Perchdentro c'era un quarto chtorran?"
    Lo chtorran mosse gli occhi di qua e di l  l'equivalente di un cenno
    di diniego.  "Non lo so" disse,  e ora il tono della sua voce era  pi
    alto. Come il vento.
    "Come siete arrivati? Dove sono le vostre navicelle spaziali?"
    "Non lo so!" disse. Ora stava urlando.
    "Come possiamo parlarvi...?"
    "NON LO SO!" si alzcome per attaccarmi.
    "QUI COMANDO IO!" replicai urlando. "VOGLIO CHE TU MI RISPONDA!"
    "NON  LO  SO!!"  grid lo  chtorran,  ed  esplose  in  una miriade di
    brandelli fiammeggianti, distruggendo me,  la ragazzina seduta accanto
    a lui,  l'intera classe,  Whitlaw, Shorty, tutti, ogni cosa... e tutti
    precipitammo nell'oscurit
    37.
    Ted era seduto sulla sedia  e  mi  stava  guardando.  Aveva  la  testa
    fasciata.
    - Ha preso anche te? - gli chiesi.
    - "Ha preso anche te" cosa?
    - Lo chtorran. Hai la testa fasciata... lo chtorran ha preso anche te?
    Sorrise. - Jim, mercoled Mi hanno operato solo questa mattina. Non
    mi hanno permesso di venirti a trovare prima dell'intervento.
    - Quale intervento?  - Poi mi ricordai...  - Oh!... - e mi svegliai. -
    Mercoled  - Feci per mettermi a sedere,  m'accorsi che non ci  sarei
    riuscito, e rimasi sdraiato. - Mercoled Veramente?
    - Gi
    - Sono rimasto incosciente per tre giorni?
    -  Non  pi del  solito  - disse Ted.  - Sai com'  con te a volte 
    difficile da dire. - Poi, vedendo la mia espressione,  aggiunse: - Hai
    continuato ad andare e venire.  Eri anche imbottito di sedativi.  Come
    molti altri del resto.  C'erano talmente tanti  feriti  che  li  hanno
    tutti  infilati a letto e li hanno collegati ai macchinari per tenerli
    in vita. Tu sei stato uno dei primi a riprendere conoscenza. Ho dovuto
    muovere le mie conoscenze per ottenerlo.  Volevo avere la  possibilit
    di vederti... per dirti addio.
    - Addio?
    Si toccla fasciatura.  - Vedi? Sono stato operato. Hanno inserito la
    capsula. Ora faccio parte del Corpo Telepatico. Ho preso ufficialmente
    servizio appena stato effettuato il trapianto.
    - Funziona gi Puoi ricevere?
    Ted scosse la testa.  - Non ancora.  Tra  qualche  tempo.  Prima  devo
    frequentare  un  corso  di  due  settimane per imparare a percepire me
    stesso con piintensit  Ma posso gitrasmettere.  Mi registrano in
    continuazione,  calibrano i miei collegamenti, schedano il mio io cos
    non perderil contatto con me stesso...  e roba del genere.  E' molto
    complesso.  Il  corso  ha  lo scopo di rigenerare la capacitdi avere
    percezioni.  Ma lo sai che passiamo la maggior parte della nostra vita
    allo  stato inconscio,  Jim?  Per poter diventare un telepatico,  devi
    risvegliarti...  come se ti rovesciassero un secchio d'acqua  gelida
    in faccia. E' davvero incredibile!
    -  Capisco  - dissi guardingo.  Gli brillavano gli occhi.  Il viso gli
    risplendeva. Sembrava posseduto da qualche visione.
    Poi rise... tra s  - Lo so,  sembra "magia".  Essere un telepatico 
    un'avventura rischiosa,  Jim...  devi sottomettere te stesso alla rete
    di comunicazioni. Ma ti si apre un mondo nuovo!
    - Hai giprovato a ricevere qualcosa?
    - Molto poco.  Quanto basta perchloro verificassero i  collegamenti.
    Jim,  so che pusembrare stupido,  ma ho fatto delle cose BELLISSIME!
    Ho assaggiato il gelato alla vaniglia!  Voglio dire,  una persona l'ha
    assaggiato,  e io con lei! E ho baciato una rossa. E odorato un fiore.
    E toccato un gattino.  E un  cubetto  di  ghiaccio!  Hai  mai  sentito
    veramente cos'il FREDDO?
    Scossi la testa. Ero allibito dal cambiamento di Ted. Cosa gli avevano
    fatto? - Eh, perch A che scopo?
    -  Per  vedere  se  potevo  "sentire  le  cose"  -  mi spiegparlando
    lentamente.  - Come che so,  la pressione,  il calore,  il freddo,  il
    gusto,  l'odorato,  la vista...  tutta questa roba. Quando accertato
    che il flusso d'entrata funziona correttamente, allora si verificano i
    collegamenti di trasmissione.  Solo che prima devo addestrare  la  mia
    capacit innata di provare le esperienze della vita.  Cosnon c'il
    rischio di trasmettere messaggi falsati...  del tipo che se un  giorno
    mi  sento nervoso,  le mie percezioni risulterebbero distorte.  Perci
    devo imparare. Dio, fantastico! Mi piace da matti!  - S'interruppe e
    mi guard - Allora, Jim, nessuna novit
    Non riuscii a trattenermi e cominciai a ridacchiare.
    - Be', ho ucciso uno chtorran. Un altro.
    - S  l'ho saputo. Ho visto la registrazione. La trasmettono in tutti
    i notiziari.  Non immagini neppure cosa sta succedendo!  E la pigran
    baraonda che mi sia mai capitato di vedere.
    - Davvero?
    - Che roba ragazzi! E' lo spettacolo politico pidivertente da quando
    il presidente stato scoperto a letto col procuratore generale. Tutti
    corrono  avanti  e  indietro  strillando che la terra ci sta crollando
    sotto i piedi e nessuno fa qualcosa per impedirlo! Gli africani sono i
    pisconvolti.  Hanno perso la maggior parte dei  loro  portavoce  pi
    autorevoli.
    - Davvero?! - dissi. - Chi?
    - Be', il dottor T!Kung e il dottor T!Kai... e il dottor Kwong, quello
    che ha avuto il battibecco con te.
    A  quel  ricordo  feci una smorfia.  - E' la giustizia poetica.  E chi
    altro? Ho visto Lizard tra il pubblico. E' rimasta ferita?
    - Chi?
    - Il maggiore Tirelli. Il pilota dell'elicottero.
    - Ah, lei.  L'ho vista ai funerali.  Hanno fatto una cerimonia funebre
    collettiva  per  le vittime.  Hanno cremato i resti dello chtorran nel
    caso contenesse delle uova.
    - Ah, bene.
    Rimanemmo entrambi un attimo in silenzio.  Ci guardammo l'un  l'altro.
    Aveva il viso arrossato, sembrava uno scolaretto timido, impaziente ed
    eccitato. Non sembrava pilo stesso.
    In quel momento mi accorsi che mi "piaceva" veramente.
    - Allora - disse. - Come ti senti?
    - Bene, credo. Un po' intontito. - Sorrisi. - E tu?
    - Molto bene. Un po' impaurito.
    Osservai il suo viso.  Ricambiil mio sguardo senza imbarazzo. Dissi:
    - Sai,  non abbiamo avuto molto tempo  per  parlare  da  quando  siamo
    arrivati qui.
    Annu
    - Questa potrebbe essere l'ultima volta che posso parlarti.
    - Gi vero.
    - Gi- dissi.  - Voglio dirti quanto mi facevi incazzare. Pensavo che
    ti comportassi come un vero idiota.
    - E' buffo. Pensavo lo stesso di te.
    - Gi Ma credo... voglio solo che tu sappia che io... be',  ti stimo.
    Molto.
    Sembrava imbarazzato.  - Gi  anch'io.  - E poi fece una cosa per lui
    inconsueta. Si avvicinal letto,  si sedette,  si chinsu di me e mi
    abbracci con tenerezza.  Mi guardnegli occhi,  e si chindi nuovo
    per darmi un bacio,  un leggero bacio sulle labbra.  Mi  accarezz la
    guancia con la mano.
    - Se non ti dovessi rivedere mai pi.. - disse - ...ed probabile...
    se  non ti dovessi rivedere mai pi  voglio che tu sappia questo.  Ti
    amo. Ti comporti quasi sempre come un idiota, ma io ti amo, nonostante
    tutto.  - Mi baciancora,  e questa volta non mi  opposi.  Avevo  gli
    occhi pieni di lacrime, e non sapevo perch
    38.
    Questa volta, quando mi svegliai, era giorno chiaro.
    E  il  molto  Onorevole  Reverendo  Dottor Daniel Joseph Fromkin stava
    tranquillamente seduto su una sedia e mi stava osservando.
    Alzai la testa e lo guardai.  Mi fece un  cenno  col  capo.  Girai  lo
    sguardo  per  la  stanza.  Gli  avvolgibili  erano  calati  e  il sole
    pomeridiano filtrava attraverso le stecche sottili.  Nelle strisce  di
    luce volteggiava un leggero pulviscolo.
    - Che giorno 
    -  Gioved - rispose.  Indossava un vestito color oro ramato opaco...
    quasi un'uniforme, ma non del tutto. Dove avevo givisto...  Ah,  s
    Fromkin doveva essere un Mode.
    - Non lo sapevo - dissi.
    Vide che guardavo la sua tunica.  Fece cenno di se mi chiese: - Come
    ti senti?
    Ci pensai un po'. Non mi sentivo in nessun modo. - Vuoto - risposi. Mi
    domandai se stessi ancora sotto l'effetto  dei  sedativi.  O  erano  i
    postumi?
    - Nient'altro? - domandFromkin.
    -  Nudo.  Come  se  mi  avessero spogliato e messo in vetrina.  Ho dei
    ricordi, ma non so se siano cose effettivamente accadute o solo sogni.
    - Capisco - disse. - Nient'altro?
    - Rabbia, credo.
    - Bene. Nient'altro?
    - No, non credo.
    - Ottimo - e continu - Sono venuto per interrogarti, te la senti?
    - No, non credo.
    - Bene - e fece per andar via.
    - Aspetti un momento.
    - S
    - Parler Ho anch'io delle domande da fare.
    Spalancgli occhi: - Ah s!
    - Mi risponder
    Disse: - S  In  effetti  sono  autorizzato  a  rispondere  alle  tue
    domande.
    - Sinceramente?
    Annu - Se posso.
    - Che significa?
    - Significa che ti dirquello che so. Va bene cos
    - Non ho scelta.
    Divenne impaziente. - Qual la domanda?
    - Va bene. Perchstato deciso che dovessi morire?
    Fromkin si rimise a sedere. Mi guard - Morire?
    -  Lei  lo sa bene!  Era previsto che quello chtorran ammazzasse anche
    me! E' per questo che mi avevano affidato quel compito... cos quando
    si rompeva il vetro, io sarei stato il primo. Non avevate previsto che
    io avessi un'arma funzionante, vero?  Ma io ho preso il manuale e sono
    andato  al  poligono  di tiro a esercitarmi.  Cosvi andata storta,
    vero?
    Fromkin aveva un'espressione infelice... non addolorata,  solo triste.
    Disse: - S Le previsioni erano quelle.
    - Lei non ha risposto alla mia domanda.
    - Lo far Sentiamo prima il resto.
    -  Va  bene.  Perch avete  fatto in modo che lo chtorran rompesse il
    vetro?  Ho visto la dottoressa Zymph che controllava la gabbia con  un
    aiutante.  Non  stavano  controllando  che  fosse  sicura,  si stavano
    assicurando che si spaccasse al momento giusto...  quando lo  chtorran
    si fosse appoggiato con il suo peso sul vetro. Vero?
    Fromkin disse: - E' questo che hai visto?
    Annuii. - Era previsto che tutte quelle persone morissero, vero?
    Fromkin  alz gli  occhi  al  soffitto.  Stava  pensando  come doveva
    rispondere? Mi guard - S temo di si.
    - Perch
    - Sai gila risposta, Jim.
    - No, non la so.
    - Pensaci su.  Perchpensi che sia stato organizzato l'attacco  dello
    chtorran?
    -  Adesso   abbastanza evidente.  La maggior parte di quelle persone
    dissentiva dalla posizione degli Stati Uniti  riguardo  alla  minaccia
    rappresentata dagli chtorran, cosli avete invitati a vederne uno dal
    vivo e ad assistere a un pasto.  Trattamento shock garantito. Funziona
    sempre. Ha funzionato con me e io avevo givisto le foto di Show Low.
    Quella gente ha assistito a  una  rappresentazione  straordinaria  dal
    vivo.  E'  stata  organizzata  in  modo che nessuno dei nostri venisse
    ucciso o ferito,  ma solo i nostri oppositori.  - Lo osservai.  I suoi
    occhi sembravano annebbiati. - E' cos vero?
    -  Abbastanza  -  disse  Fromkin.   -  Solo  che  perdi  di  vista  le
    circostanze.
    - Le "circostanze" o le "giustificazioni"?
    Fromkin ignoril sarcasmo.
    - Hai visto quale piega stava prendendo la  conferenza.  Ti  viene  in
    mente una soluzione "migliore"?
    - Avete provato con l'informazione?
    -  Figurati!  Sai  quanto  tempo  ci  vuole  perchun politico impari
    qualcosa? TRE ELEZIONI!  Non abbiamo tempo!  Dobbiamo fare in modo che
    il nostro punto di vista prevalga SUBITO!
    Devo  aver  avuto  un'aria interrogativa,  perchdisse: - Hai sentito
    quei  delegati.   Qualsiasi  cosa  sentissero  o   vedessero   passava
    attraverso il filtro del pregiudizio che gli Stati Uniti stiano usando
    la  minaccia  chtorran  come  alibi  per sfruttare ancora una volta il
    resto del mondo.
    - Be', non forse vero?
    Fromkin si strinse nelle  spalle.  -  Francamente   irrilevante.  La
    guerra  contro  gli chtorran durercomunque dai cinquanta ai trecento
    anni... se vinceremo. Questo nel migliore dei casi.
    - E nel caso peggiore?
    - Entro dieci anni potremmo essere tutti morti.  - Lo  disse  in  tono
    distaccato,  ma  le sue parole sembravano proiettili.  - La situazione
    richiede una grande capacitdi gestire la crisi.  Richiede uno sforzo
    comune a cui il mondo non mai stato finora abituato. Abbiamo bisogno
    di  un'organizzazione  che  possa  funzionare  senza  le  pastoie  che
    impediscono a tutti i governi - che devono rendere conto dei loro atti
    - di agire con tempestivit
    - Ma lei sta parlando di una dittatura.
    - Assolutamente no. Sto parlando di reclutare per il servizio militare
    ogni uomo, donna, bambino, robot, cane e computer sul pianeta.  Questo
    tutto.  - Si concesse un mezzo sorriso.  - Non si pucerto dire che
    sia una dittatura, no?
    Non risposi.  Fromkin si alz  si avvicin alla  finestra  e  guard
    fuori.  -  L'ironia  della  situazione  -  disse  -   che  le uniche
    organizzazioni che sono sopravvissute alle catastrofi e che  hanno  le
    risorse  per affrontare la situazione sono proprio quelle che non sono
    in  grado  di  usarle...   parlo  delle  grandi  potenze  tecnologiche
    mondiali. La conferenza dominata dai rappresentanti del Quarto Mondo
    che  ancora  non  sono  consapevoli della minaccia rappresentata dagli
    chtorran...  conosci il ritornello "Loro hanno fatto i loro comodi ora
    tocca  a  me".  E  non  ci  permetteranno  di fare niente fintanto che
    saranno convinti di non essere alla pari con noi. In realt alla pari
    lo sono gi  Gli chtorran li trovano altrettanto appetibili di noi...
    per loro va bene tutto!
    Fromkin si volta guardarmi.  Tornalla sedia,  ma non si sedette. -
    Jim,  ogni giorno che  passa  senza  che  si  organizzi  un  programma
    mondiale di resistenza contro l'invasione degli chtorran, allontana di
    due  settimane  la  possibilit di  vittoria.  Ci  stiamo rapidamente
    avvicinando  al  punto  in  cui  questo  obiettivo  sar  del   tutto
    irraggiungibile.  Non  c' pi tempo  da  perdere.  Ma  loro si sono
    convinti che gli Stati Uniti sono il nemico e  che  useremo  qualsiasi
    mezzo,  anche il pisubdolo,  per sfruttarli.  Oltretutto,  non osano
    cambiare opinione perchse lo facessero sarebbe come ammettere che si
    erano sbagliati.  E questa la cosa pidifficile  al  mondo  per  un
    essere  umano...  ammettere di essersi sbagliato.  Lo sai che la gente
    preferirebbe morire piuttosto che ammetterlo.
    Vedevo di nuovo lo chtorran piombare gidal  palcoscenico...  sentivo
    le  urla  di  terrore...  l'odore  del sangue.  Quella gente era morta
    perchsi sbagliava?  Guardai Fromkin in faccia,  aveva un'espressione
    intensa, uno sguardo penetrante.
    Sapevo  che  non era cos  ma dovevo dirlo: - Dunque,  loro sbagliano
    e... voi avete ragione?
    Fromkin scosse la testa.  - Abbiamo fatto quello  che  dovevamo  fare,
    Jim,  e  l'unico  modo  per  spiegare  quello  che   successo cos
    inadeguato, che non ci provo nemmeno.
    Ci pensai su. - Ci provi ugualmente - dissi.
    Non mi sembrmolto soddisfatto.  - E va  bene,  ma  non  ti  piacer
    Quello  a cui stiamo giocando un gioco diverso,  con regole diverse.
    La regola fondamentale dice: "Tutti i giochi  precedenti  non  valgono
    pi.  Chiunque  cerchi  di  giocare  ai  vecchi  giochi mentre si sta
    giocando al nuovo, ci intralcia la strada. Capito?  Cosabbiamo messo
    i problemi pigrossi nelle prime file. La cosa non ci piaceva, ma era
    necessaria.
    - Aveva ragione. Non mi piace affatto.
    Annu  -  Te l'avevo detto.  - Poi aggiunse: - Ma,  Jim,  adesso ogni
    persona sopravvissuta ha SPERIMENTATO da vicino  che  cosa  significa.
    Non  si  tratta  pi di  diversa  posizione  politica.  E' una ferita
    sanguinante nell'animo.  La gente che uscita da quell'auditorio  ora
    sa  qual   il  nemico.  Quello  che  hai  visto...  quello a cui hai
    partecipato,  stato un trattamento shock necessario per convincere i
    governi della comunitmondiale.
    Si  rimise  a  sedere,  si  chin in avanti,  e mi poggila mano sul
    braccio. - Non volevamo, Jim. Anzi, la settimana scorsa avevamo deciso
    di non  farne  nulla.  Speravamo  che  i  fatti  sarebbero  bastati  a
    convincere  i  delegati.  Ma  c'eravamo sbagliati...  i fatti non sono
    stati sufficienti.  Lo hai dimostrato tu quando ti sei  alzato  e  hai
    parlato  di  fronte  a  tutti.  Sei  riuscito  a  dimostrare quanto la
    posizione del Quarto Mondo fosse ormai cristallizzata.
    - Ah, sicuro... molto bene! - dissi. - Adesso date la colpa a me.
    Fromkin si chinancora di piverso di me e disse in tono  deciso:  -
    Jim,  sta' zitto e stammi a sentire.  Smettila di fare lo stupido. Sai
    cos'hai fatto?  Ci hai dato in mano la leva con la quale riusciremo  a
    realizzare  un  massiccio  riallineamento  delle  posizioni  politiche
    mondiali. La registrazione della conferenza stata trasmessa in tutto
    il mondo.  Tutto il mondo ha visto quello chtorran  attaccare  i  suoi
    maggiori  leader.  E  tutto  il  mondo  ha  visto  te  che  riuscivi a
    sopraffarlo. Lo sai che sei un eroe?
    - Oh merda!
    Fromkin annu - Sono d'accordo con te. Non eri tu che avremmo scelto,
    ma eri quello che avevamo a  disposizione,  cos abbiamo  cercato  di
    tirar  fuori  il  meglio  da  te.  Sta'  a sentire,  il pubblico ora 
    allarmato... ed proprio di questo che AVEVAMO BISOGNO.  Prima questo
    allarme  non  c'era...  ora diverso.  Adesso molte persone influenti
    dichiarano che necessario utilizzare tutte  le  risorse  disponibili
    nella guerra per respingere l'invasione degli chtorran.
    Mi  poggiai  ai  cuscini  e  incrociai  le braccia sul petto.  - Cos
    dopotutto, gli Stati Uniti hanno vinto... eh?
    Fromkin scosse la testa. - E' questo il punto,  Jim.  Quando la guerra
    sar finita,  gli Stati Uniti potrebbero non esserci pi..  anche in
    caso di vittoria.  Sconfiggere gli chtorran  di  tale  straordinaria
    importanza  per  la  specie  umana,  che la sopravvivenza di qualsiasi
    nazione,  come tale,  diventa una questione  irrilevante.  Chiunque  
    impegnato  in  questa  guerra  sa  bene  che  la sopravvivenza di ogni
    singolo individuo   di  secondaria  importanza  se  paragonata  alla
    sopravvivenza della specie. Punto e basta.
    Si  appoggi di nuovo allo schienale.  Io non parlai perchnon c'era
    nulla da dire.  Ma poi mi venne in mente qualcosa.  - Posso capire  il
    vostro  punto di vista.  Ma per quale ragione dovevo entrarci anch'io?
    Si ricordi che io dovevo essere ucciso... non diventare un eroe.
    Fromkin non sembraffatto imbarazzato.  Disse: - E' vero.  E non  era
    nemmeno previsto che ti salvassi.  Quell'infermiera,  Dinnie,  a volte
    riesce a essere proprio una guastafeste...  lei che ti ha salvato la
    vita e ha ridotto male due marine che cercavano di portarla via.
    - Volevano uccidermi?
    - Mmm... non esattamente. In quel momento sembrava opportuno... mmm...
    non precipitarci in tuo aiuto.  Ma nessuno le ha detto questo.  Quando
    hanno tentato di portarla via, lei li ha azzoppati.  A uno ha rotto un
    ginocchio,  all'altro la clavicola, un braccio e lo sterno. E' rimasta
    accanto a te per tutto il  tempo  e  non  ha  permesso  a  nessuno  di
    avvicinarsi a meno che non lo conoscesse personalmente.
    - E che successo nella sala operatoria?
    Fromkin sembrsorpreso. - Sai anche questo?
    Feci cenno di s
    -  Un  ufficiale superiore ha suggerito che il tuo intervento fosse...
    rimandato.  Lei lo ha invitato a uscire dalla sala operatoria.  Lui ha
    rifiutato...  allora  Dinnie gli ha detto di scegliere: o se ne andava
    di sua volont o in altro modo. E gli ha anche assicurato che l'altro
    modo non gli sarebbe piaciuto affatto.  Aveva  ragione...  non  gli  
    piaciuto. Adesso Dinnie agli arresti.
    - Eh?!
    -  Custodia  cautelare...  fino  a  quando  non  verranno  prese delle
    decisioni.  Ti prometto che non le  succeder nulla...  ma  tu  e  io
    dovevamo prima farci questa chiacchierata.
    Mi  venne in mente qualcosa.  - Perchproprio lei e io?  Dove sta Zio
    Ira? Non avrebbe dovuto essere lui a venire qui?
    Fromkin ebbe un attimo d'esitazione.  - Mi dispiace...  il  colonnello
    Wallachstein   morto.  Non  ce l'ha fatta a uscire dall'auditorio in
    tempo. - Aveva un'espressione addolorata.
    - No! - gridai. - Non posso crederci! - Mi sentivo come se mi avessero
    dato una mazzata.
    - Ha mandato avanti tre persone...  - disse Fromkin - ...una di quelle
    ero  io.  Poi   tornato  indietro  per  aiutare qualcun altro.  L'ho
    aspettato sulla porta ma non piuscito.
    - Io...  io non so cosa dire.  Lo  conoscevo  appena.  Non  so  se  mi
    piacesse o no... ma lo rispettavo.
    Fromkin  fece  un  cenno  con  la  mano,  come per interrompermi.  - E
    Wallachstein rispettava te per aver ucciso quel quarto chtorran. Me lo
    ha detto lui  stesso.  Anzi,  domenica  mattina,  appena  prima  della
    riunione, ha dato l'autorizzazione per il pagamento della taglia.
    - Pagamento della taglia?!
    - Non lo sai?  C'una taglia di un milione di casey per ogni chtorran
    ucciso. Dieci milioni per uno vivo.  Sei diventato un milionario.  Due
    volte  milionario.  Sar io  ad  autorizzare  il secondo pagamento...
    alcune responsabilitdell'organizzazione sono passate a  me.  E'  per
    questo che sono venuto io a parlarti.
    - Ah... lei ora il mio ufficiale superiore?
    - Diciamo che sono... ehm... il tuo intermediario.
    - Fra me e chi?
    -  Non   necessario che tu conosca i loro nomi.  Sono le persone che
    lavoravano con Zio Ira.
    - Le stesse che hanno deciso che io dovessi morire?
    Fromkin sospirun po' infastidito.  Intreccile mani sulle ginocchia
    e  cercdi controllarsi.  Mi guardnegli occhi e disse: - E' ora che
    tu lo sappia. S vero, tu dovevi morire.  Le persone per cui lavori
    avevano deciso cos
    - Che persone simpatiche! - dissi io.
    - Se le conoscessi saresti sorpreso.
    - Mi dispiace,  ma non credo che siano le persone per cui ho voglia di
    lavorare. Pudarsi che io sia uno stronzo, ma non uno stupido.
    - Questo resta da vedere. - Fromkin continutranquillamente: - Fino a
    domenica pomeriggio, per quanto ne sapevamo,  tu eri solo una palla al
    piede. Nessuno avrebbe scommesso che avresti avuto la meglio su quello
    chtorran.  Lo  ammetto,  io  sono  ancora  sorpreso.  Ma quando ci sei
    riuscito,  hai smesso di essere una palla al piede e sei diventato  un
    eroe. Ora, figliolo, sei considerato un vero investimento. Le immagini
    di  domenica  dimostrano che un essere umano pufermare uno chtorran.
    Il mondo ha bisogno di saperlo.  Sei  diventato  uno  strumento  molto
    importante.  E  noi  vogliamo utilizzarti...  se tu sei d'accordo.  La
    decisione precedente non ha pivalore.  Puoi ringraziare  Dinnie  per
    questo.  Ci ha dato il tempo di cambiare opinione. Mmm... - aggiunse -
    forse dovremmo arruolare anche lei.
    Non sapevo se sentirmi sollevato o furioso.  Dissi: - E' questo quello
    che mi considerate?  Uno strumento? Li ringrazi da parte mia. Spero di
    poterli contraccambiare in futuro.
    Fromkin colse il mio  sarcasmo.  Annu infastidito.  -  Bene.  Allora
    tieniti la tua ragione e tieniti la tua intransigenza.
    - Io sono furioso!  - urlai.  - Lei sta parlando della mia vita! Forse
    per lei non  ha  molta  importanza,  ma  se  uno  chtorran  mi  avesse
    divorato, la mia giornata sarebbe stata rovinata!
    -  Hai  perfettamente  ragione  a  essere  arrabbiato  - disse Fromkin
    tranquillo.  - Anzi,  sarei preoccupato se tu non lo fossi,  ma quello
    che  devi  riuscire  a  capire   che  tutto  questo  assolutamente
    irrilevante.  Se sei arrabbiato sono affari tuoi.  A me non importa un
    bel  niente.  Perci cerca di risolvere i tuoi problemi,  cospotrai
    cominciare il tuo nuovo lavoro.
    - Non sono affatto sicuro di volere quel lavoro.
    - Non vuoi uccidere chtorran?
    - S voglio uccidere chtorran!
    - Bene! Anche noi vogliamo che tu uccida chtorran!
    - Ma io voglio anche potermi fidare delle persone con cui lavoro!
    - Jim,  smettila con i casi personali!  Ognuno di noi...  noi tutti...
    possiamo  essere sacrificati,  se questo pucontribuire a raggiungere
    lo  scopo  di  fermare  l'infestazione.   Attualmente,   il   problema
    principale  quello di vincere la resistenza delle persone che non si
    rendono  conto  che  gli  chtorran  sono  il   problema   dominante...
    specialmente  la  resistenza  di quelli che hanno la responsabilitdi
    prendere le decisioni.  Finora non hanno fatto altro che tagliarci  la
    strada.  E se ci tagliano la strada, dobbiamo toglierli di mezzo. Cos
    non ci staranno pitra i piedi. Quindi cerca di non metterti anche tu
    tra i piedi.  Ma se lo fai,  non prenderla come un fatto personale  se
    vogliamo toglierti di mezzo.
    -  Quello  che  ha  appena detto rende tutto ancora pisconvolgente -
    dissi. - E' l'insensibilitpiassoluta...
    Fromkin non fece una piega.  - Ah,  capisco...  i tuoi ideali sono pi
    importanti  che  vincere  la  guerra.  Peccato.  Sai come uno chtorran
    chiama un idealista? Merendina.
    Detti un'occhiata alla sua uniforme. - E' un'opinione illuminata?
    - S- rispose - lo  - Non dette altre spiegazioni.
    Io dissi: - Lei non ha ancora risposto alla mia domanda.
    - Scusami... quale?
    - Per quale ragione volevate che morissi anch'io?
    Fromkin si strinse  nelle  spalle.  -  Sembrava  una  buona  idea,  al
    momento.
    - Prego?
    - Ti consideravamo una palla al piede,  questo tutto. Te l'ho detto,
    non prenderla come un fatto personale.
    - Tutto qui?
    Annu
    - Vuol dire che stato deciso tranquillamente... cos
    - Gi
    Non riuscivo a crederlo.  Cominciai a farfugliare fuori di me:  -  Lei
    sta  dicendo  che lei...  il colonnello Wallachstein...  e il maggiore
    Tirelli...  vi siete incontrati e  tranquillamente  avete  deciso  che
    dovevo morire?
    Aspettche avessi finito.  Fu un'attesa piuttosto lunga. Poi disse: -
    S..  questo  esattamente  quello  che   avvenuto.  Tranquilli  e
    distaccati.  -  Ricambiava  il  mio  sguardo senza imbarazzo.  - Nello
    stesso modo  in  cui,  tranquilli  e  distaccati,  abbiamo  deciso  di
    lasciare libero uno chtorran in una sala affollata di nostri colleghi.
    Con  la  stessa  tranquillit e  distacco di Duke quando ha deciso di
    occuparsi  di  quella  bambina  col  vestito  marrone...  s  sono  a
    conoscenza  anche  di  quel  fatto.  -  E  continu  -  Con la stessa
    tranquillite distacco con cui tu hai deciso di occuparti di Shorty e
    del quarto chtorran.  Non c'nessuna differenza,  Jim.  Solo che noi,
    dopo,  non  ci  siamo  lasciati  prendere dall'isterismo e non abbiamo
    fatto drammi. Per il resto non c'nessuna differenza,  tra quello che
    hai fatto tu e quello che abbiamo fatto noi.
    "Tu  hai  accettato  le  tue  responsabilit nel  momento  in cui hai
    accettato di imbracciare quel lanciafiamme.  Tu dici  che  quello  che
    abbiamo fatto noi non ti piace, ma in realtquello che hai fatto tu
    a non piacerti.
    Dovetti ammettere che era cos Annuii riluttante.
    -  Bene.  Allora  da' un po' di tregua a quelli che ti stanno intorno.
    Non sono momenti facili e non abbiamo certo bisogno di queste scene da
    prima  donna  tragica.   Quindi,   risparmiati  quel   tuo   maledetto
    atteggiamento  di  persona  tutta  d'un pezzo!  Se volessi mettermi in
    discussione,  saprei farlo sicuramente meglio di te!  Anzi,  l'ho  gi
    fatto.  Probabilmente conosco gli argomenti e le ragioni meglio di te!
    Pensi che non mi sia fatto anch'io le stesse domande?
    - Le credo - dissi.  - Il fatto che...  detesto il modo in cui  sono
    stato trattato.
    -  L'ho  capito  -  disse  Fromkin.  -  E'  comprensibile.  In  verit
    l'Organizzazione ti deve moltissime  scuse...  non  riusciremo  mai  a
    ripagarti per quello che ti abbiamo fatto.  Ma che differenza farebbe?
    Significherebbe solo sprecare quel tempo di cui  abbiamo  bisogno  per
    risolvere problemi urgenti. Non credi?
    Cercai  di frenare la rabbia che mi stava montando e di considerare la
    sua domanda. No, non avrebbe fatto nessuna differenza.  Lo guardai.  -
    No, non farebbe nessuna differenza.
    -  Bene.  Quello che abbiamo fatto stato uno sbaglio.  Lo sai.  E lo
    sappiamo anche noi.  Abbiamo pensato che fosse necessario e in  realt
    non avevamo previsto che ci sarebbe stata questa conversazione. Ma ora
    ci  siamo  e  tocca  a  me  cercare  di  chiarire  le  cose...  quindi
    consideralo come un riconoscimento nei tuoi confronti il fatto che  io
    abbia trovato il tempo per farlo.  Ora stai bene attento: ho un lavoro
    per te.
    - Eh?! - mi raddrizzai sul letto.  - E questo tutto?  E' cosche mi
    dite grazie?
    -  Proprio cos  E' cosche ti diciamo grazie.  Ti offriamo un altro
    lavoro.
    - In genere le persone dicono "Bravo! Ti sei comportato bene!"
    - Ah,  ho capito - disse Fromkin.  - Vuoi che ti  dia  una  pacca  sul
    sederino e ti soffi nelle orecchie... questo che vuoi?
    - Be', no... ma...
    -  ...ma  s  Stammi a sentire,  io non ho tempo da perdere per dirti
    quanto sei meraviglioso...  e poi tanto  non  ci  crederesti.  Se  hai
    bisogno  che  qualcuno  te lo ricordi,  allora si vede che hai qualche
    problema,  giusto?  Io sto cercando di indicarti la via pibreve  per
    essere  di  nuovo  meraviglioso,  cosla smetterai di stare a pensare
    all'altra volta.  Sei pronto?  "Cosa fai per cambiare il mondo?"...  
    questo il metro per misurare il tuo valore. Capito?
    Feci cenno di s
    -  Bene  Abbiamo  un  lavoro per te.  L'Organizzazione vuole che tu ti
    rimetta al lavoro. Ti dice niente questo?
    - Ah, s- dissi.  Alzai la mano per prendere tempo.  Avevo bisogno di
    pensarci  bene.  Volevo  riuscire a parlare chiaro.  - Stia a sentire,
    credo che uno di noi due sia uno sciocco... e so per certo che lei non
    lo  Io non sono sicuro di volere questo lavoro.
    - Prego? - Sembrava sorpreso.
    - Come faccio a sapere che non deciderete che io... ehm... qual era la
    parola? Possa essere sacrificato un'altra volta in futuro?
    - Non puoi saperlo.
    - Allora non ho nessuna garanzia?
    - Certo che no, non hai nessuna garanzia. Allora, vuoi questo lavoro?
    - No. - Non avevo nemmeno bisogno di pensarci su.
    - Bene. - Si alzper andarsene...
    - Aspetti un momento!
    - Hai cambiato idea?
    - No! Ma...
    - Allora non abbiamo nient'altro da  dirci.  -  Si  diresse  verso  la
    porta.
    - Ma non cerca di...
    -  Che cosa?  Convincerti?  - Sembrava veramente sorpreso.  - E perch
    dovrei farlo?  Ormai sei grande.  Almeno quello che hai continuato a
    dirci  negli ultimi tre giorni.  Puoi decidere di accettare o no.  Non
    hai bisogno di un imbonitore... e io non ho nulla da vendere.
    - Ma non pualmeno dirmi di cosa si tratta?
    - No, almeno fino a quando non dirai che sei d'accordo.
    - D'accordo?!
    Sembrdi nuovo infastidito.  -  Fino  a  quando  non  t'impegni.  C'
    qualcosa per cui possiamo contare su di te?
    - Uccidere chtorran. Per questo potete contare su di me.
    -  Bene  - disse,  e si rimise a sedere.  - Adesso smettila di fare lo
    stronzo.  Stiamo parlando della stessa cosa.  Io voglio la stessa cosa
    che vuoi tu. Chtorran morti. Voglio metterti al lavoro. Vuoi lavorare?
    O vuoi continuare a menartela con le ideologie...  come i nostri amici
    del Quarto Mondo?
    Lo fulminai con un'occhiata. Quello che diceva non mi piaceva affatto.
    Ma dissi: - Voglio lavorare.
    - Bene.  Allora sta' a sentire...  non  c' pi tempo  per  giocare.
    Intransigenza compresa.  Ti sto dicendo la verite puoi essere sicuro
    che  continuer a  dirtela.   -  Aveva  gli  occhi  fiammeggianti   e
    l'espressione  intensa.  Davanti  a  lui  mi sentivo nudo.  Ancora una
    volta.
    Dissi: - E' piuttosto difficile.
    Annu
    - Non so se devo crederle o no.
    - Allora non credermi - disse Fromkin.  - Che  tu  mi  creda  o  no  
    irrilevante.  La  veritche le cose stanno cos  che tu mi creda o
    no. La domanda  cosa vuoi fare?
    - Be'... - cominciai a dire. Scoprii che stavo sorridendo.- Cercare di
    vendicarmi sarebbe stupido...
    - E anche impossibile - ricambiil sorriso.
    - ...cosforse meglio che mi renda utile.
    - Ottima idea - concordFromkin.  Si appoggiallo  schienale.  -  Tu
    sai,  ma puoi averlo dimenticato,  che ora sei un ufficiale.  Ce l'hai
    fatta.  Nessuno si aspettava che tu vivessi  abbastanza  da  diventare
    effettivamente  un  ufficiale.  Ma  ora  sei qui,  cosabbiamo dovuto
    trovarti un lavoro adatto.
    - Io ne ho giuno.
    - Eh?!
    - Ho giun lavoro - ripetei. - Mi interesso di ecologia chtorran. C'
    troppa gente in giro che continua a sfornare ipotesi campate per aria.
    Non c'molta gente che lavori per raccogliere informazioni. Una volta
    avevo un insegnante che diceva che se gli avessero offerto per il  suo
    laboratorio  di  scegliere tra una dozzina di geni e un paio di idioti
    che sapessero fare il lavoro sul campo,  avrebbe scelto i due  idioti.
    Diceva  che  era  pi importante osservare i fatti con attenzione che
    avere la capacitd'interpretarli,  perchse si osservano i fatti con
    attenzione,  poi  non  c' bisogno d'interpretarli...  si spiegano da
    soli.
    - Mi sembra sensato. Va' avanti.
    - Bene.  Non avete quasi pinessuno  che  lavori  sul  campo.  Questa
    guerra  contro gli chtorran non ancora cominciata perchvoi...  noi
    ancora non sappiamo niente di loro!  - Mi battei la mano sul petto con
    aria d'intesa. - E' questo il mio lavoro! Sono io l'agente che vi dar
    le  informazioni!  E'  in  questo settore che avete pibisogno di me,
    perchancora non sappiamo contro chi o che cosa stiamo combattendo...
    Alzuna mano per farmi smettere.  - Basta!  Stai sfondando una  porta
    aperta.  Ho  capito.  -  Fece un largo sorriso.  Era l'espressione pi
    allegra che gli avessi mai visto. - Sai, buffo. Questo esattamente
    il lavoro che avevamo scelto per te.
    - Davvero?
    - Davvero - disse annuendo. - Mi sembra di capire che la pensiamo allo
    stesso modo, vero?
    Lo guardai. - Immagino di s
    Lui disse: - Capisco. Non sei ancora convinto, vero?
    - No, non proprio... non ancora.
    - Allora sta' a sentire. Non sei tu a sceglierti gli amici o i nemici.
    Arrivano sempre da soli. Quello che puoi fare quello di scegliere in
    quale categoria li vuoi mettere.  -  Mi  sorrise:  -  Vogliamo  essere
    amici? - E mi tese la mano.
    - S - Gliela strinsi.
    -   Grazie  -  disse  guardandomi  negli  occhi.   Aveva  uno  sguardo
    penetrante. - Abbiamo bisogno di te. - Mi tenne stretta la mano per un
    lungo momento e io  riuscivo  a  sentire  la  sua  gratitudine,  quasi
    un'energia  che  fluiva  dentro  di  me.  Mi resi conto che non volevo
    lasciarlo andare.
    Mi sorrise,  un'espressione calda come il  sorgere  del  sole  su  una
    spiaggia fredda e grigia.
    -  Farai  grandi  cose.  Il maggiore Tirelli verrda te pitardi per
    darti le istruzioni. Hai qualche domanda da farmi ora?
    Scossi la testa.  Poi dissi: -  Solo  un'altra...  Ma   irrilevante.
    L'insegnamento Mode funziona davvero?
    Sorrise. - S funziona. Funzionava... peccato che di questi tempi sia
    trascurato.  -  La  sua  espressione divenne assorta.  - Se avremo pi
    tempo, una volta mi piacerebbe parlartene.
    Io dissi: - Piacerebbe anche a me.
    Le mie parole lo fecero sorridere di soddisfazione.  - Credo di s  -
    Si  alz di  nuovo  in  piedi.  -  Ah,  un'ultima  cosa...  -  Lanci
    un'occhiata al vassoio con  il  pranzo.  -  ...non  bere  la  spremuta
    d'arancia.
    - Eh?!
    - Ho detto non bere la spremuta d'arancia.
    Lo guardai. - Ho superato un altro test?
    - Esatto. - Sorrise di nuovo. - Non ti preoccupare, l'ultimo.
    - Davvero? - domandai.
    - Io lo spero proprio, tu no? - E uscridendo.
    Guardai  il  vassoio.  C'era  un  bicchiere di spremuta d'arancia.  La
    versai nel vaso della palma.
    39.
    Quella mattina il sole era abbagliante, e io mi sentivo in gran forma.
    Il dolore al ginocchio era  quasi  scomparso.  I  dottori  mi  avevano
    sostituito  la  rotula  con  una  artificiale  che  avevano limato per
    adattarla alla mia articolazione;  mi avevano detto  di  camminare  il
    meno  possibile  per  qualche  settimana...   e  per  assicurarsi  che
    ubbidissi me l'avevano ingessata  cos stretta  che  non  riuscivo  a
    piegare la gamba. Ma potevo zoppicare con le grucce o con il bastone -
    e appena possibile me ne andai fuori dall'ospedale.
    Alla stazione degli autobus incontrai Ted.
    Stava seduto tranquillo ad aspettare. Sembrava soggiogato, e questo mi
    sorprese.  Credo  che  non sapessi cosa aspettarmi.  Forse due antenne
    argentate  che  gli  sporgevano  dalla  testa?   Ma  no,   stava  solo
    pazientemente seduto in un angolo, con espressione distante.
    Avanzai  zoppicando  fino  a  lui,  ma  non  mi vide neppure quando mi
    piazzai proprio ldavanti. - Ted? - lo chiamai.
    Apre chiuse gli occhi.
    - Ted? - dissi passandogli una mano davanti agli occhi. Non mi vedeva.
    La sua espressione era immutata.  Non  solo  distante  ma...  assente.
    Vuota. Non c'era nessuno.
    - Ted? Sono Jim.
    Era uno zombie.
    Mi misi seduto accanto a lui e gli toccai una gamba.  Allontanla mia
    mano con un gesto di fastidio.  Lo scossi per la spalla  e  gli  urlai
    nell'orecchio: - Ted?
    All'improvviso  sbatt le palpebre...  e il viso prese un'espressione
    spaesata.   Sembrava  uno  che  si  fosse  improvvisamente   svegliato
    trovandosi  in  un  posto sconosciuto.  Voltlentamente la testa e mi
    guard
    A quel punto finalmente dette segno di avermi riconosciuto. - Jim... ?
    - Ted, ti senti bene? Ho dovuto chiamarti tre volte.
    - S-  rispose  lentamente.  -  Sto  bene.  Il  fatto   che  ero...
    collegato...
    -  Ah.  Be',  mi dispiace di averti interrotto.  Ma sono appena uscito
    dall'ospedale,   e  questa  era  l'ultima  possibilit che  avevo  di
    salutarti prima del tuo trasferimento.
    - Oh - disse con voce incolore. Assente. - Be', grazie.
    Stava per ricadere in letargo,  ma gli afferrai un braccio.  - Ted, ti
    senti bene?
    Mi guardcon un lampo d'irritazione negli occhi. - S Jim. Sto bene.
    Ma voglio continuare a ricevere un messaggio che mi sta  arrivando  da
    Cittdel Capo.
    -  Capisco  - dissi.  - Ma voglio che tu ti prenda un minuto per stare
    con me. D'accordo?
    Mi  lanci un'occhiata.   Conoscevo  quell'espressione  di   pazienza
    annoiata. - Cosa c'Jim?
    - Be', pensavo solo che... forse... avevamo qualcosa da dirci...
    La sua voce era distante. - Ho visto ancora il tuo chtorran. C'era uno
    dei nostri trasmettitori seduto in prima fila. E' morto. Ho vissuto la
    sua morte.
    - Oh - dissi. - Dev'essere stato molto difficile per te.
    - Non era la prima volta che provavo a morire. Ho gisperimentato una
    quantitdi collegamenti. - Improvvisamente mi sembrmolto vecchio.
    Gli poggiai una mano sul braccio. - Ted, difficile?
    Mi guard ma non rispose. Stava ascoltando ancora un'altra voce?
    - Ted... - dissi - ...cosa provi?
    Mi  dette  un  rapido  sguardo,  e per un istante era il vecchio Ted a
    guardarmi da dentro il suo corpo, e per quel solo istante mi sembrdi
    vedere nei suoi occhi il terrore assoluto.  - Jim - mi disse con  voce
    intensa.  -  E meraviglioso!  Ed ..  terribile!  E' l'esperienza pi
    intensa ed eccitante che un essere umano  possa  provare.  Sono  stato
    centinaia di persone diverse...  non so come spiegarlo. E ancora tutto
    cosconfuso. Sono bombardato da esperienze, Jim! Continuamente. E non
    so piquali sono mie... se ce ne sono di mie!  Non so neppure se sono
    proprio  io  che  sto  seduto  qui  a  parlare con te.  Potresti stare
    parlando  con  chiunque  dei  teletrasmettitori  del  circuito.  Posso
    collegarmi a distanza con le esperienze di chiunque e,  se necessario,
    persino prenderne il controllo.  E allo stesso modo loro possono usare
    il mio corpo.
    Stavo per dire qualcosa, ma lui mi fermcon una stretta disperata sul
    braccio.
    - No,  ascoltami. Ora sono uscito dal circuito, ma solo per un attimo.
    Gli  apprendisti  devono  fare  i  lavori  pi faticosi...     cos
    dappertutto. Devo stare di servizio sedici ore al giorno. Ieri sono...
    -  Si ferm  come se stesse cercando le parole giuste senza trovarle.
    Aveva gli occhi  arrossati.  -  Ieri  sono...  stato  scopato.  Da  un
    ufficiale  del  governo  russo.  Non  so  se  fosse  una  donna  o  un
    omosessuale o...  non lo so,  ma chiunque fosse ha usato il mio  corpo
    per  fare  l'amore  con  un uomo.  E io non potevo rifiutarmi.  Non ho
    nessun autocontrollo.
    - Hai inoltrato una protesta?
    -  Jim,  non  capisci?  E  stato  MERAVIGLIOSO!  Significava  prestare
    servizio in maniera completa e assoluta! Chiunque sia stato mi ha dato
    l'opportunitdi confrontare esperienze diverse!  Si tratta proprio di
    questo...  l'espansione di sche  deriva  dal  poter  confrontare  la
    totalitdelle esperienze umane!
    - Ted, puoi venirne fuori?
    - Venirne fuori?  - Ted sembrava sbalordito. - Venirne fuori? Jim, non
    capisci? Non voglio. Anche mentre l'odiavo, l'amavo... bene e male. Il
    Corpo Telepatico la possibilitdi  condividere  le  esperienze  con
    milioni  di altri esseri umani.  In che altro modo una persona avrebbe
    la possibilitdi vivere milioni di altre  vite?  -  Aveva  gli  occhi
    febbricitanti.  - Jim, ho provato le registrazioni! So cosa si prova a
    morire... in cento modi diversi.  Mi sono schiantato con un aeroplano,
    sono annegato,  sono precipitato da un edificio, sono arso vivo e sono
    stato mangiato da uno chtorran!  Ho provato paura in cos tanti  modi
    che  non  avrei  mai immaginato...  e mi sono divertito in altrettanti
    modi diversi!  Ho scalato montagne e sono  stato  nello  spazio.  Sono
    stato  un'aquila  in  alto  nel  cielo  e  un  pesce  nelle profondit
    dell'oceano.  Ho fatto costante cose Jim...  come fare l'amore con
    l'universo!  E ho anche fatto l'amore in mille modi diversi!  E' tutto
    registrato.  Sono stato un bambino nudo in Micronesia e una cortigiana
    di  quindici  anni da qualche parte a Osaka.  Poi un vecchio moribondo
    malato di cancro in Marocco, e...  Jim,  so cosa si prova a essere una
    donna,  una  ragazza!  Riesci  a  capire  cosa  significa lasciarsi il
    proprio sesso alle spalle,  come un pesce  che  scopre  l'aria...  che
    scopre di poter volare?  Ho fatto l'amore come donna!  Ho concepito un
    bambino e l'ho messo al mondo! L'ho accudito e allevato!  E sono morta
    con  lui a causa delle epidemie!  Jim,  ho vissuto piintensamente in
    questi pochi giorni che in tutti gli anni passati.  E sono  spaventato
    ed  eccitato  perch tutto  avviene cosrapidamente che non riesco a
    farlo mio.  Jim...  - mi afferril braccio con tanta forza  da  farmi
    male  - ...Jim,  sto SCOMPARENDO!  Io...  Ted!  La mia identitsi sta
    dissolvendo sotto l'assalto di migliaia di altre vite! Avverto che sta
    accadendo,  e so cosa provera smettere di esistere come  me  stesso,
    perchanche quell'esperienza registrata.  E, Jim, la voglio provare
    anche se ne sono spaventato.  E' una specie di morte.  Ma anche  una
    specie di ORGASMO! E' una cosa incredibile! Jim, la mia vita finita!
    Ora  faccio  parte di qualcos'altro,  qualcosa di pivasto e...  Jim,
    voglio dirti questo finchsono ancora in tempo...
    Improvvisamente mi lasciil braccio.  Il  suo  viso  si  rilass  la
    tensione scomparve e ritorna essere assente.
    - Ted?
    - Mi dispiace, Jim. Ma ora sono di servizio. Devo andare.
    Fece per alzarsi,  ma glielo irnpedii. - Aspetta... avevi cominciato a
    dirmi qualcosa...
    - "Perd鏮eme?" - Dalla sua bocca usciva una voce strana.
    - Ehm, niente. - Lo lasciai andare terrorizzato.
    Il corpo di Ted annu - "Bueno". - Si alze andvia. L'ultima volta
    che vidi Ted, il suo corpo stava salendo su un elibus. L'elicottero si
    sollevin aria con un rumore assordante e scomparve verso est.
    Mi chiesi in quale punto del circuito Ted si trovasse in quel momento.
    Sapevo che non aveva importanza.  La vita media di  un'identit forte
    durava meno di nove mesi. Probabilmente non avrei rivisto Ted mai pi
    Il suo corpo,  forse,  ma quel che l'animava... dove sarebbe andato? A
    provare cosa?  O chi?  In pochi mesi,  non avrebbe pi posseduto  una
    personalit  Ted aveva capito a che cosa andava incontro quando aveva
    preso la  decisione  di  farsi  impiantare  la  capsula.  Sapeva  cosa
    significava. Almeno questo era quel che volevo credere.
    Mi voltai e mi avvicinai zoppicando alla jeep che avevo requisito. Non
    mi  sentivo  pi tanto  in  forma.  Avevo  tanti  pensieri  in testa.
    M'infilai nella jeep e dissi: - Dipartimento Scientifico, per favore.
    La jeep replic - Ricevuto -  e  si  mise  in  moto.  Attese  che  le
    vibrazioni  del  motore  si stabilizzassero,  poi fece retromarcia per
    uscire dall'area di parcheggio. Appena inserdolcemente la prima,  mi
    annunci - Messaggio in arrivo.
    Dissi: - Lo prendo.
    La  voce  di  Marcie: - Jim,  voglio che la smetti di chiamarmi.  E di
    lasciarmi detto di richiamarti.  Non ho niente da dirti.  E non voglio
    sentire  quello  che  hai  da  dirmi.  Non voglio vederti e non voglio
    parlarti.  Spero di essere stata chiara.  Voglio che mi lasci in pace,
    perchaltrimenti, te lo prometto, inoltreruna protesta per posta.
    Il  messaggio s'interruppe bruscamente,  e la jeep attraversla pista
    di  decollo.  Pensai  a  Marcie,  cercando  d'immaginare  cosa  stesse
    succedendo.  Mi venne in mente una cosa che aveva detto Dinnie: 俟iamo
    tutti pazzi di questi tempi.  Tutti.  Eravamo pazzi anche prima  delle
    epidemie,  ma  ora  siamo  veramente  pazzi  O  era  solo una facile
    giustificazione? Non lo sapevo.
    Dinnie aveva detto: 侵l fatto che nessuno puriconoscere la propria
    pazzia,  perch il  filtro  attraverso  cui  guardiamo  la  realt
    Possiamo  vedere  solo quello che noi proiettiamo sulle persone che ci
    circondano. E allora ce la prendiamo con loro  Aveva sorriso e aveva
    aggiunto:  俟ai come puoi fare a dire se sei pazzo?  Guarda se lo la
    gente che ti sta intorno
    Mi guardai intorno... e TUTTI erano pazzi.
    Era questo il trucco.  Uno sa di  aver  bisogno  di  aiuto  quando  si
    accorge che le persone che lo circondano sono pazze.
    Al diavolo Dinnie. Non avevo pitempo per essere pazzo.
    La jeep disse: - C'risposta?
    -  No  -  dissi.  - E registra questo.  Rifiuta tutti i messaggi dallo
    stesso mittente.
    - Ricevuto.
    Continuavo a sentirmi a pezzi.
    40.
    La jeep frencon una sbandata davanti  al  Centro  Scientifico  e  io
    scesi  con  molta  cautela.  Non  c'era  nessuno  di guardia.  Non era
    necessario.  Da quando  era  avvenuta  la  riorganizzazione,  non  era
    possibile  aprire  nessuna  porta  a meno che non si disponesse di una
    carta rossa o di categoria superiore. Io ne avevo una d'oro.
    Superata la quarta porta di sicurezza,  mi diressi verso due  aiutanti
    che   ciondolavano   per   il   corridoio  e  dissi:  -  Consideratevi
    temporaneamente ai miei ordini. Ci sono alcune cose da caricare.
    Mi seguirono brontolando. - Non voglio sentire mugugni - dissi.
    Puntammo diretti al reparto esemplari extraterrestri.  Quando  entrai,
    una donna con un camice bianco alzlo sguardo su di me.
    - Dov'la dottoressa Partridge? - domandai.
    - Non lavora piqui. E' stata trasferita in amministrazione.
    - E Larson?
    - Chi?
    - Jerry Larson.
    - Mai sentito nominare.  - Appoggiil suo taccuino e mi guard - Che
    posso fare per lei?
    - Sono McCarthy - dissi.
    - Allora?
    - Devo ritirare alcuni esemplari -  dissi  indicando  la  parete  dove
    stavano  le  gabbie.  - Tre millepiedi e un'incubatrice piena di uova.
    Dovrebbero essere gipronte.
    Scosse la testa. - A me non arrivato nessun ordine.
    - Benissimo - dissi.  - Glieli do io adesso...  -  Tirai  fuori  dalla
    tasca una copia degli ordini.
    Mi  lanci un'occhiata  e  la  sua  espressione s'indur  - In quale
    organizzazione presta servizio, "tenente"?
    - Reparto Controllo Servizi Speciali - dissi secco. La gamba mi faceva
    male. Ero stanco di stare in piedi. Indicai la targhetta sul petto.  -
    Ecco  per  chi lavoro.  Posso requisire quel cavolo che voglio.  Se lo
    volessi potrei requisire anche lei  e  spedirla  a  Nome,  in  Alaska.
    Quindi,  mi  dia  immediatamente  quei tre insetti e la scatola con le
    uova.  - Feci un cenno ai due aiutanti.  -  C' una  jeep  l fuori.
    Caricate le casse sul retro.
    - Un momento - disse la donna sollevando il microfono dal telefono.  -
    Voglio una conferma...
    Zoppicai verso di lei appoggiandomi al bastone. - Uno - dissi - quegli
    esemplari li ho portati qui  io.  Due,  ho  ucciso  uno  chtorran  per
    riuscire a prenderli. Tre, non mi risulta che in questo laboratorio si
    faccia nessun lavoro di ricerca,  quindi,  stato inutile portare qui
    quegli esemplari.  Quattro...  - stavo mostrando la copia degli ordini
    che mi aveva dato quella mattina il maggiore Tirelli - ...ho qui tutte
    le conferme di cui ha bisogno.  E, cinque, se non si toglie dai piedi,
    metterquesto bastone in un posto che le risulterebbe molto  scomodo.
    E  se  non  ci crede,  sappia che io sono il tipo che ha ucciso quello
    chtorran a Denver.
    Lesse gli ordini e me li ridette senza fare alcun commento.  Con  tono
    sprezzante disse: - No, lei non l'ha fatto.
    - Prego?
    - Non l'ha ucciso.
    - Ripeta quel che ha detto.
    Mi  guardcon un sopracciglio alzato.  - Ma tutti i tenenti sono duri
    d'orecchio? Ho detto "Lei non l'ha ucciso".
    Mi rivolsi ai due aiutanti: - Caricate  quella  roba  sulla  jeep.  Io
    arrivo subito.
    - Fermi!  - ringhi  - Toccate quelle casse e vi faccio fucilare. - I
    due aiutanti si fermarono.  La donna mi puntun indice sul  petto.  -
    Prima io e lei dobbiamo scambiarci due parole.
    La guardai.  Sul camice bianco non aveva la targhetta col nome.  Aveva
    gli occhi verdi. - Come si chiama? - le chiesi in tono deciso.
    - Lucrezia Borgia.
    - Che grado ha?
    - Sono solo un dottore.
    - Bene, dottoressa Borgia, vuole darmi delle spiegazioni?
    Indicuna doppia porta in fondo alla stanza.  - Due stanze piavanti
    - disse.
    Zoppicai  verso la porta.  Lei mi venne dietro.  Mi trovai in un ampio
    corridoio  in  fondo  al  quale  c'era  ancora   una   doppia   porta.
    L'attraversai...
    ...e  vidi  lo chtorran,  quasi immobile,  al centro di una vasta sala
    fortemente illuminata.  Il  corpo  dello  chtorran  si  sollevava  con
    movimenti  lenti,  come se respirasse a fatica.  Alcuni uomini stavano
    inserendo delle sonde sotto la sua pelle.  Tutt'intorno alla  creatura
    c'erano scale e impalcature.
    - Io... ah...
    - ...non l'ho ucciso - completla frase per me.
    - Ma io... non importa. Cosa gli stanno facendo?
    -  Lo stanno studiando.  Questa la prima volta che siamo in grado di
    avvicinarci a uno chtorran  vivo  abbastanza  da  poterlo  toccare  ed
    esaminare  per  capire  com' fatto.  E' paralizzato.  Non vede e non
    sente...  ma non ne siamo sicuri.  Mentre  siamo  certi  che  non  pu
    muoversi  e  sicuramente  non  pu mangiare.  Il  suo  fucile  gli ha
    distrutto  la  bocca.   Gli  stiamo  introducendo  dei  liquidi   come
    nutrimento.
    Non  domandai  che  tipo  di  liquido  fosse.  -  Non  c'pericolo ad
    avvicinarsi?
    - E' lei l'esperto - rispose acida.
    Intorno all'animale c'era un viavai di uomini e  donne.  Mi  avvicinai
    zoppicando.  Solo  uno  o due di loro mi degnarono di uno sguardo.  La
    dottoressa Borgia mi venne dietro tranquilla.  Prese il mio bastone  e
    toccla creatura.
    - Guardi qui... vede?
    Guardai e vidi una massa informe di carne. - Perchdevo guardare?
    - Vede quella fila di piccoli rigonfiamenti?  Sono nuovi denti. Se lei
    potesse arrampicarsi sulla scala, le mostrerei i monconi delle braccia
    e gli occhi e se riuscissimo a guardare la parte inferiore del  corpo,
    le mostrerei le zampe. Quell'essere si sta rigenerando.
    La guardai. - Quanto tempo ci vorr - domandai.
    Si strinse nelle spalle. - Tre mesi. Sei. Non siamo sicuri. Sembra che
    i  campioni  di  pelle  che abbiamo prelevato si stiano sviluppando in
    organismi completi.  Come le stelle marine...  o gli  ologrammi.  Ogni
    campione   ha   tutte   le  informazioni  necessarie  per  ricostruire
    l'originale. Lei sa che significa questo, vero?
    - Gi Non possono essere uccisi. L'unico mezzo bruciarli.
    Annu - Per tutto il mondo,  lei lo ha ucciso.  E' stato anche pagato
    per  questo.  Ma la veritche lo ha solo fermato.  Percinon venga
    pinel mio laboratorio a dare ordini a destra e a manca facendo finta
    di essere un esperto. Ha capito?
    Non risposi.  Guardavo lo  chtorran.  Feci  un  passo  verso  di  lui,
    allungai una mano e lo toccai.  Era caldo...  la pelliccia era morbida
    come seta...  era stranamente vivo.  Mi  sentii  elettrizzato.  Sentii
    pungermi la mano mentre lo carezzavo.
    - Elettricitstatica? - chiesi.
    - No - rispose.
    Feci  un  altro passo avanti,  ero quasi sopra di lui col viso premuto
    sopra il suo fianco.  Alcuni peli della sua  pelliccia  mi  sfiorarono
    leggermente  il viso.  Sembravano piume.  Aspirai profondamente...  un
    odore caldo e pungente.  Era stranamente invitante...  come un  grande
    tappeto di pelliccia in cui veniva voglia di arrotolarsi.  Continuai a
    carezzarlo.
    - Non una pelliccia - disse.
    Continuavo a sfiorarlo. - Ah no? E cos'
    - Sono terminazioni nervose - rispose.  - Ogni filamento   un  nervo
    convenientemente  rivestito  e  protetto,  e ciascuno ha una specifica
    funzione sensoriale.  Alcuni sentono  il  caldo  e  il  freddo,  altri
    percepiscono la luce e l'oscurit  o la pressione. Altri ancora hanno
    il  senso  dell'odorato.  Molti  altri...  be',   mentre  lei  lo  sta
    coccolando, lui la sta assaporando.
    Smisi di accarezzarlo.
    Ritirai la mano e guardai la dottoressa.  Fece cenno di s Guardai di
    nuovo la pelliccia dello chtorran.  Ogni  filamento  aveva  un  colore
    diverso:  alcuni  erano spessi e neri,  altri sottili e argentati.  La
    maggior parte aveva le pisvariate sfumature di  rosso,  dal  porpora
    scuro al giallo oro e,  facendoli scorrere,  magenta,  rosa, violetto,
    cremisi, arancio, scarlatto,  salmone e perfino alcuni lampi di giallo
    chiaro. L'effetto era straordinario.
    Passai   di  nuovo  la  mano  sulla  pelliccia  cercando  di  separare
    delicatamente i peli. Sotto, la pelle era color porpora intenso, quasi
    nera.  E calda.  Mi fece venire in mente la pelle morbida della pancia
    di un cane.
    Sentii che lo chtorran stava tremando e, ogni volta che lo toccavo, il
    tremore aumentava. - Cosa...?
    - Lo stai innervosendo - disse Lucrezia.
    - Innervosire...?  Uno chtorran? - senza pensarci, detti una pacca sul
    fianco della creatura. Si raggrinzcome se fosse stata punta.
    - Non lo faccia - disse. - Guardi...
    Un tremolio correva lungo il corpo dello chtorran.  Due  tecnici,  che
    stavano  su  una  piattaforma  proprio sopra la schiena dello chtorran
    cercando  di  inserire  una  serie  di  sonde,  dovettero  fermarsi  e
    aspettare  che  smettesse  di tremare.  Uno dei tecnici mi fulmincon
    un'occhiata e quando la pelle  dello  chtorran  smise  di  ondeggiare,
    tornal suo lavoro.
    - Scusatemi - dissi.
    - La creatura molto sensibile.  Pusentire tutto quello che succede
    qui. Reagisce anche al tono delle voci. Vede? Sta tremando. Sa che lei
    gli ostile, e ha paura.  Probabilmente ha pipaura di quanto lei ne
    abbia di lui.
    Guardai lo chtorran con nuovi occhi. Aveva paura di me...
    - Si ricordi che solo un cucciolo.
    Mi  ci  volle  un po' di tempo per afferrare le implicazioni di quello
    che aveva detto...  non solo relativamente al  laboratorio,  ma  anche
    all'esterno, laggidove c'erano chtorran liberi.
    Se  questo  era  un cucciolo - se tutti quelli lfuori erano cuccioli
    allora dove stavano gli adulti? Il quarto chtorran?
    - Un momento... ma questo non puessere un cucciolo!
    - E perchno?
    - E' troppo grosso...  io ho portato delle uova!  Uno chtorran neonato
    puessere solo... - feci con le mani un gesto - ...all'incirca cos
    - Ne ha mai visto uno?
    - Ehm...
    - Qual lo chtorran pipiccolo che ha mai visto?
    - Ehm... questo.
    - Bene. Ha mai sentito parlare di accumulo di metalli pesanti?
    - Che c'entra?
    -  E'  una  tecnica per misurare l'etdegli animali.  L'organismo non
    assimila i metalli pesanti,  come il piombo  e  il  mercurio,  che  si
    accumulano  nelle  cellule.  Anche  se  uno vive una vita igienica,  
    inevitabile che  ne  assorba  alcune  tracce  dall'atmosfera.  Abbiamo
    sottoposto  questa creatura a test molto approfonditi.  Le sue cellule
    sono molto simili a  quelle  degli  organismi  terrestri,  lo  sapeva?
    Potrebbero  quasi  essersi evolute su questo pianeta.  Forse in futuro
    accadrcos  Ma c'una cosa: le tracce di metalli pesanti  indicano
    che non puavere pidi tre anni.  Anzi, io sono dell'opinione che ne
    abbia molto meno...  forse diciotto mesi.  - Alzuna mano per fermare
    una  mia  obiezione.  -  Si fidi...  abbiamo fatto una serie di prove.
    Abbiamo introdotto piccole  quantit di  metalli  nell'organismo  per
    vedere  se  per caso non aveva un sistema di assorbimento.  Infatti lo
    ha...  i nostri  calcoli  sono  basati  su  questa  equazione.  Non  
    un'anomalia,  tutti i calcoli supplementari confermano questa ipotesi.
    Diciotto mesi...  al massimo due anni.  Queste creature hanno un ritmo
    di crescita incredibile.
    Io scuotevo la testa. - Ma le mie uova?
    - Ah,  s.. le sue uova di "chtorran". Venga con me. - La seguii fino
    alla stanza che avevamo  appena  lasciato.  Mi  fece  avvicinare  alle
    gabbie. - Ecco le sue uova - indic - Vede quanti chtorran neonati?
    Mi avvicinai alla cassa e guardai.
    Dentro  c'erano  due  piccoli  millepiedi.  Erano  lucidi  e  umidi  e
    rosicchiavano alcuni pezzetti di legno. Un terzo stava proprio in quel
    momento forando il guscio dell'uovo che lo conteneva.
    All'improvviso si ferme  mi  guard fisso.  Sentii  un  brivido  di
    freddo.
    - L'unica cosa interessante di questi animaletti - disse - il colore
    del ventre. Vede? Rosso brillante.
    - Che significa?
    Si strinse nelle spalle.  - Significa che vengono da Rhode Island. Non
    lo so. Forse non significa nulla. Le pance di queste creature sono dei
    colori pidiversi.
    Quando hanno cominciato a schiudersi?
    - Questa mattina presto. Interessante, non crede?
    - Ma non capisco... - dissi - ...perchgli chtorran dovrebbero tenere
    uova di millepiedi dentro le cupole?
    - Perchnoi teniamo uova di  gallina  nel  frigorifero?  -  disse  la
    dottoressa  Borgia.  -  Quelle  che  abbiamo  trovato  sono galline in
    versione chtorran,  ecco tutto.  Mangiano tutto  quello  che  per  gli
    chtorran   troppo  distante  nella  catena alimentare.  Non sono che
    comodi meccanismi per raccogliere cibo e immagazzinarlo per  quando  i
    vermi sono affamati.
    - Ho le idee confuse. Queste uova mi sembrano troppo grosse per essere
    state deposte da un millepiedi.
    - Lei sa quanto pudiventare grande un millepiedi?
    Scossi la testa.
    - Guardi laggi
    - CRISTO! - esclamai. L'insetto nella gabbia aveva la circonferenza di
    un grosso pitone,  ed era lungo pidi un metro. - Accidenti! - dissi.
    - Non lo sapevo.
    - Adesso lo sa.  - Mi guarde i suoi  occhi  verdi  ebbero  un  lampo
    compiaciuto. - Altre domande?
    Feci  qualche  passo  indietro  e mi voltai verso di lei dicendo: - Mi
    scuso per essermi comportato come un idiota. La prego di perdonarmi.
    - Siamo abituati a trattare con creature sgradevoli  -  disse  con  un
    sorriso innocente.
    - Oh,  me lo sono meritato.  Ascolti, evidente che lei sa quello che
    fa.  E' la prima volta che osservo una cosa del genere qui al  Centro.
    Fino a questa mattina non sapevo nemmeno che esistesse questo reparto.
    -  Non  lo  sapeva  nessun  altro  fino  a quando non abbiamo preso in
    custodia il piccolo Junior - fece  cenno  col  pollice  verso  l'altra
    stanza.
    - Sono veramente dispiaciuto - dissi.
    Si  volt di scatto.  - Ho capito.  Adesso apra le orecchie e ascolti
    bene. A me non importa un fico secco che lei sia dispiaciuto.  Un fico
    secco. E' acqua passata. Ora le dirqualcosa che potresserle utile.
    - Ah s!
    -  Lei  ora   un ufficiale,  e ci sono brutte notizie per lei.  Ogni
    maledetto imbecille che vede i gradi sul suo braccio, pretende che lei
    faccia grandi cose,  lo sa questo?  Pretende di avere la  certezza  di
    potersi  affidare  totalmente  a  lei  nel caso che la sua vita sia in
    pericolo.  Non quello che anche lei prova  nei  confronti  dei  suoi
    superiori? Bene, proprio questo che i suoi uomini pretendono da lei.
    Se lei si comporta come uno stupido,  danneggia la sua immagine...  ma
    non solo la sua,  anche quella di chiunque porti i suoi stessi  gradi.
    Cerchi  di  comportarsi,  quindi,  in modo adeguato.  Questi gradi non
    rappresentano un privilegio... ma un impegno.
    Ero un po' seccato.
    E credo che si vedesse.  Mi prese per il gomito e mi  fece  avvicinare
    alla parete.  Abbassla voce. - Ascolti, so che quanto le ho detto la
    offende.  Ma voglio che si convinca che le critiche in fondo  sono  un
    riconoscimento  delle sue capacit  Non le farei questi rimproveri se
    non fossi sicura che lei in grado di farne buon uso.  Io  so  chi  
    lei,  e so come si guadagnato quei gradi.  Va benissimo... lei se li
    merita. Ho sentito parlare molto bene di lei e, che lo creda o no, non
    voglio che rovini tutto. Ha capito?
    - Ah... ehm... ho capito.
    - Ha qualcosa da dirmi?
    - Ah... grazie, credo. - E aggiunsi: - Vedrquando la ferita smetter
    di sanguinare. Sono terribilmente imbarazzato.
    - Ascolti, tutti i nuovi ufficiali fanno lo stesso errore. Lei stato
    fortunato a farlo qui,  invece che in qualche altro posto.  Lei  pensa
    che i gradi l'abbiano in qualche modo cambiata, ma non cos Quindi,
    non si lasci portare fuori strada. Non si deve identificare con il suo
    grado...  lei solo una persona a cui stato affidato un certo grado
    di responsabilit  Le rivelerun segreto: il suo compito non  dare
    ordini  alle  persone...   spronarle.  Se  lo  ricordi  e avrmolto
    successo.
    - Grazie - dissi di nuovo.  C'era qualcosa nel modo in cui parlava.  -
    Lei ha qualcosa a che fare col dottor Fromkin?
    Sorrise.  - Ho seguito i suoi corsi. Nove anni fa. - Mi porse la mano.
    - Mi chiamo Fletcher. Per lei, Fletch.
    Le strinsi delicatamente la mano. Il polso mi faceva ancora male.
    Disse ancora: - Per dirle la verit  non ho personale  a  sufficienza
    per riuscire a fare qualcosa con i suoi insetti. Ne ho fin troppi qui.
    Se  li  porta  via,  mi farun favore.  - Richiami due aiutanti che
    erano rimasti in attesa. - Caricate quelle casse per il tenente.
    Io dissi: - Se scoprirqualcosa glielo farsapere.  - Guardai il mio
    orologio.  -  Mi  sarebbe piaciuto avere pitempo a disposizione,  ma
    l'aereo mi sta aspettando.
    Mi girai faticosamente verso la porta.  Lei mi venne davanti.  -  Solo
    un'ultima cosa. E' stata una bella battuta di caccia. C'ero anch'io...
    complimenti. - Si allunge mi bacisulle labbra.
    Quando arrivai alla jeep, avevo ancora il viso in fiamme.
    41.
    Ci  trovavamo  in  cima a un monte che dominava una valle stretta e in
    ombra, quasi un canyon. Sul fondo della valle un torrente scintillante
    scorreva fra due argini a picco,  zigzagando da  nord  a  sud  fino  a
    formare un bacino ampio ma poco profondo, ldove il canyon si apriva.
    Il  cielo  si rifletteva sulla superficie dell'acqua trasformandola in
    uno specchio azzurro.  All'estremitopposta del lago l'acqua scorreva
    dolcemente oltre una bassa diga di legno e terra battuta.
    Intorno  al  laghetto,  una  lunga striscia di terreno pianeggiante e,
    accanto alla diga, una cupola,  quasi invisibile,  perchsi stagliava
    contro  la  collina  scura.  Rimasi a osservarla a lungo attraverso il
    binocolo. La cupola sembrava piscura del solito, come se fosse stata
    spalmata di fango.  Niente male come tentativo di  mimetizzazione,  ma
    ancora insufficiente per ingannare i calcolatori.  La ricognizione del
    terreno veniva effettuata, elaborata e analizzata ogni ventiquattr'ore
    per  segnalare  eventuali  modifiche  della   zona.   Il   particolare
    rigonfiamento circolare che serviva da rifugio ai vermi,  la diga, gli
    alberi  abbattuti  nella  zona...   ognuna  di   queste   cose   presa
    singolarmente avrebbe potuto dare il via a un sopralluogo, tutte e tre
    insieme  avevano  fatto  collocare  la  valle  tra  le zone di "Pronto
    Intervento". C'erano volute tre settimane per arrivare fin l
    Allungai il binocolo a Duke. Dette un'occhiata e sbuff
    - Si stanno facendo furbi - dissi.
    Annu - Gi  Quel posto assolutamente inaccessibile.  Non c'modo
    di arrivare fin linosservati.
    Larry  stava  esaminando il torrente a monte.  - Non si pupercorrere
    con una zattera - disse.
    Duke annuin segno di assenso. - Infatti non lo pensavo. - Si rivolse
    a Larry.  - Chiama il dirigibile.  Facciamo lanciare  una  squadra.  -
    Larry  annu e accese la ricetrasmittente.  Duke mi guard  - A cosa
    pensi?
    Dissi: - E' tutto sulle spalle  del  primo  uomo.  Deve  difendere  la
    posizione  finch non arrivano a terra tutti gli altri.  - Chiusi gli
    occhi e cercai di immaginare come  poteva  essere.  -  Lo  far io  -
    aggiunsi infine.
    - Non devi sentirti obbligato a farlo - disse Duke.
    - Lo far
    -  D'accordo - disse Duke.  - Bene.  Hai qualche domanda da fare sullo
    svolgimento dell'azione?
    - No - risposi. Poi scrollai le spalle e sorrisi. - Non mi piace... ma
    no, nessuna domanda.
    Duke mi fisscon sguardo fermo. - Cosa vuoi dire?
    - Detesto i dirigibili.  Ho idea che i vermi ci  sentiranno  arrivare,
    oppure vedranno la nostra ombra.
    - Nient'altro?
    - S Ho le vertigini.
    - Tutto qui?
    - S
    Duke guardLarry. - E tu?
    - Sto bene.
    - Non mi sembra... cosa ti succede?
    Larry scosse la testa.
    - Sei ancora ossessionato dalla morte di Louis?
    Larry  scosse  la  testa.  Louis  era  morto due settimane dopo che il
    millepiedi gli aveva morso il dito.  Un pomeriggio aveva cominciato  a
    tremare,  poi  si  era  accasciato a terra.  Era andato in coma quella
    stessa notte e al mattino era morto.  L'autopsia  aveva  rivelato  che
    quasi tutti i globuli rossi del sangue erano esplosi...  dall'interno.
    A ucciderli era stato un virus che si comportava come la malaria.  Ora
    erano  saliti  a  trentaquattro  gli  agenti  virali  o batteriologici
    identificati come  agenti  attivi  dell'infestazione  degli  chtorran.
    Louis  era  stato  fortunato.  La  sua  era stata una morte veloce,  e
    relativamente poco dolorosa.
    Duke disse: - Larry... pensi di vendicarlo?
    Larry non rispose.
    - ...perch se  hai  quest'intenzione,   meglio  che  stai  dietro.
    Potrebbe essere pericoloso.
    - Andrtutto bene!
    Duke  guard Larry.  -  Combina  qualche  guaio  e  io  ti pianto una
    pallottola nel cuore. E' una promessa.
    Larry ringhi - Intesi, capo.
    - D'accordo.  - Duke si era rivolto anche a me.  - E  ora  muoviamoci.
    Assicuratevi che le vostre squadre siano pronte.  Le ultime istruzioni
    subito prima della partenza.  -  Duke  mi  guard  -  Jim,  tu  e  io
    ripasseremo  il  piano  d'attacco  insieme  al pilota.  Hai ragione...
    dobbiamo stare attenti a non proiettare l'ombra sulla cupola. E per il
    rumore del motore...  teniamo  d'occhio  il  vento.  Se   abbastanza
    leggero, ci faremo trasportare attraverso la valle.
    Tornammo  indietro  lungo  il  pendio.  Avevamo lasciato la jeep mezzo
    chilometro pigi  accanto a una  barriera  tagliafuoco.  Impiegammo
    un'altra  mezz'ora per raggiungere la zona d'atterraggio dove ci stava
    aspettando il dirigibile.  Quando  arrivammo  le  nostre  tre  squadre
    d'attacco stavano effettuando un ultimo controllo all'equipaggiamento.
    Larry  balz a terra prima che la jeep si fosse fermata del tutto.  -
    Solo tre lanciafiamme...  - ordin  - C'troppo pericolo di incendi.
    Useremo i bazooka...
    Duke mi dette una pacca. - Andiamo a parlare a Ginny.
    Lo seguii nella tenda di comando, sul tavolo da campo era spiegata una
    mappa  tridimensionale  della  valle.  Duke  accenn un  saluto  agli
    ufficiali di guardia e gettda una parte  il  suo  zaino.  -  Allora,
    mettiamoci al lavoro. - Si avvicinal tavolo e prese in mano la penna
    luminosa.  Tracci un  cerchio rosso nello spazio bianco accanto alla
    cupola. - La squadra la voglio qui.
    Il capitano MacDonald si alzin piedi dall'altra parte del  tavolo  e
    aggrott le sopracciglia.  Aveva i capelli bianchi raccolti dietro in
    uno chignon  tipico  dell'esercito.  Indossava  una  giacca  aderente,
    pantaloni,  un  pugnale e un'espressione austera.  Indicla carta.  -
    Vento a quindici nodi da sud-est. Non sarfacile.
    Duke ridusse l'ingrandimento.  L'immagine si restrinse come se  stesse
    per scomparire. Il fotomontaggio delle riprese aeree comprendeva molti
    chilometri quadrati delle montagne circostanti. - Capisco... e abbiamo
    bisogno  di  restare  trenta  secondi  sopra l'area di atterraggio.  -
    Indicil cerchietto rosso. - Potremmo riuscirci a motore spento?
    Ginny chiuse gli occhi e ci pensun momento. Disse: - Rischioso...  -
    Digit qualcosa  sulla  tastiera ed esaminil monitor.  - Mmm...  un
    lancio di una frazione di secondo.  I tuoi  uomini  dovranno  avere  i
    riflessi pronti...
    Si  ferm a  guardarci.  -  Non posso promettervi di farcela a motore
    spento.  Posso perpromettervi di  lasciarvi  quarantacinque  secondi
    sopra  l'area  segnalata...  e  terr i  motori spenti il pia lungo
    possibile.
    Duke non sembrava molto soddisfatto.  - C'il grosso rischio di finir
    male. - E rivolto a me: - Jim, voglio che nessuno si lanci nell'acqua.
    E  che  nessuno  si lanci troppo vicino alla cupola.  Possiamo fidarci
    della tua squadra?
    - Centreremo il bersaglio.
    - Posso contarci?
    - Sono quello che corre  il  rischio  maggiore.  -  Incrociai  il  suo
    sguardo. - Puoi contare su di me.
    -  Va  bene.  -  Duke  si girdi nuovo verso lo schermo.  Ingrandal
    massimo l'immagine e la centrsulla cupola. - Cosa ne pensi?
    Controllai l'indicatore graduato al margine del  tavolo.  -  E  troppo
    grande. Quando stata scattata quest'immagine?
    Ginny  guard il monitor sul suo lato del tavolo.  - Diciotto ore fa,
    cioieri pomeriggio.
    - Grazie.  - Presi in mano la penna luminosa.  - Ecco...  questo  il
    punto  da  esaminare  bene.  Intorno  al perimetro della cupola.  Fate
    attenzione al "coleus purpureo" o pianta dei  vermi.  Ogni  volta  che
    troviamo  tracce  di  questa  coltivazione,  troviamo  anche il quarto
    chtorran.  Qui ancora non ce ne sono.  E  non  c' nemmeno  un  totem
    davanti...  anche quello sarebbe stato un indizio.  Ma...  - scossi la
    testa - ...questa cupola troppo grande.  Voglio un maggior controllo
    sul retro.
    Duke mi lanciun'occhiata indagatrice. - La ragione?
    -  Non  ne  ho.  Sento  solo  che  c'qualcosa di strano.  Forse la
    posizione  della  cupola,   forse  il  fango  che  hanno   usato   per
    mimetizzarla. Ma ho come l'idea che tutto questo significhi qualcosa.
    Duke annu Esaminancora il terreno. - D'accordo. Ginny?
    Anche  il capitano MacDonald annu  Toccla tastiera davanti a lei e
    sulla mappa comparve la scala  dell'anemometro.  Esamin per  qualche
    istante  il  monitor,  poi disse: - Questo il vostro percorso...  la
    linea rossa.  Se il vento si mantiene,  avrete  cinquanta  secondi  di
    tempo  sull'area  del  bersaglio.  Raggiungerla valle da sud-est.  -
    Indiccon la penna luminosa.  - Ora guardate...  lo  spazio  aereo  
    molto  limitato.  Avr le  montagne  da un lato e l'acqua dall'altro.
    Avremo l'ombra proiettata a nord e a  ovest,  nella  stessa  direzione
    della cupola.  Non posso promettere che riuscira evitarla, a meno di
    rischiare di far finire  gli  uomini  in  acqua.  L'alternativa   di
    aspettare fino a pomeriggio inoltrato.
    Duke scosse la testa.
    -  D'accordo,  far del  mio  meglio,  ma  il vostro primo uomo dovr
    cominciare a lanciarsi con il cavo quando non saremo ancora  in  vista
    della cupola. E toccherterra un po' troppo vicino al bersaglio...
    Duke mi guard Scossi la testa. - Nessun problema.
    - ...altrimenti l'ultimo della squadra cadrnell'acqua.
    - Questo mese si sono gifatti il bagno - dissi. - Non preoccuparti.
    -  Nessuno  ha  qualcosa da aggiungere?  - domandDuke.  - No?  Bene.
    Andiamo.  Falli salire a bordo.  - Mentre ci allontanavamo dalla tenda
    mi battuna mano sulla spalla. - Come ti senti?
    Dissi: - Di chi stata la bella idea, questa volta?
    Mi sorrise. - Giusto.
    La mia squadra era la prima a lanciarsi, percil'ultima a imbarcarsi.
    Mentre  aspettavamo  dietro  alla curva del grande dirigibile azzurro,
    gli impartii le ultime istruzioni. E un'azione di routine,  il salto 
    un po' difficile.  Nessuna domanda?  Bene. Nessun problema o commento?
    Larry li aveva gipreparati. Bene.
    Passai tra loro,  controllando per la seconda volta i  caricatori  dei
    loro fucili e le espressioni dei loro volti.
    - Come andr capitano? - Era Gottlieb. Aveva i pomelli rossi come due
    mele, un cespuglio di capelli ricci e un eterno sorriso entusiasta. In
    quel momento sembrava preoccupato. Lo capivo dal suo sorriso incerto.
    - Liscio come l'olio.
    - Ho sentito che la valle molto stretta...
    -  S  infatti.  Cos l'operazione  sar pi interessante.  Queste
    missioni stanno diventando eccitanti come  una  caccia  ai  polli.  Lo
    facciamo per non farvi annoiare.  - Lo guardai negli occhi. Era ancora
    teso. Non sapevo se dovevo dargli una scrollata. Poggiai le mani sulle
    sue spalle e mi chinai su di  lui  mormorandogli  in  un  orecchio:  -
    Senti,  idiota...  te  lo dico io,  ti comporterai a meraviglia.  Come
    faccio a saperlo? Perchaltrimenti ti spezzerle braccia.
    Sapeva che ne sarei stato capace. Sorrise. - Sissignore!
    Si era tranquillizzato.  Aveva pipaura di me che dei vermi.  I vermi
    non avevano nessuna possibilitdi cavarsela.
    - Due minuti! - gridLarry.
    Mi  voltai  a  guardare Amy Burrell.  Diciott'anni,  struttura minuta,
    occhi grandi,  capelli scuri.  Tremava,  immobile  nei  suoi  stivali.
    Indossava  un  casco  con  macchina da ripresa e portava un AM-280.  -
    Signore...?
    Sapevo cosa stava per dirmi. Ma non le detti il tempo per dirlo. - Ah,
    Burrell...  bene.  Appena metti  piede  a  terra  voglio  che  non  ti
    allontani.  Io  mi  diriger sul  retro  della  cupola.  Mantieniti a
    quindici metri da me e tutto andr bene.  Tieni  sempre  azionata  la
    cinepresa, e se dalla cupola esce qualcosa, pensa solo a guardarla. Ci
    servono delle immagini.  Opl..  cominciamo a salire.  Andiamo!  - La
    feci voltare e la spinsi avanti. Poi le detti una pacca sul sedere. Da
    quel momento non avrebbe avuto il tempo di aver paura.
    Il dirigibile ci portpresto  in  quota.  Il  capitano  MacDonald  ci
    sapeva  fare.  Prese  la  direzione  del vento e punta sud.  Avrebbe
    dovuto fare un mucchio di manovre prima di raggiungere il bersaglio.
    I motori giravano a bassa potenza. Il sibilo acuto delle vibrazioni ci
    saliva dalle chiappe lungo la spina dorsale.  Sotto di noi il  terreno
    scorreva  via come un lenzuolo marrone spiegazzato.  Soffiava un vento
    gelido. Mi inumidii le labbra pensando che si sarebbero screpolate.
    Ci trovavamo su due  piattaforme  montate  ai  lati  della  navicella.
    Ognuno di noi aveva in mano un cavo. Al segnale tutti i cavi sarebbero
    stati sganciati contemporaneamente.  Saremmo saltati a mano a mano che
    chiamavano il nostro numero. Provai a dare uno strattone alla puleggia
    del mio cavo.  Era a posto.  Mi accorsi che stavo toccando il pulsante
    di sganciamento d'emergenza sul petto e mi fermai.
    Il  capitano  MacDonald  fece virare il dirigibile,  puntando verso il
    bersaglio.  Osservai la nostra ombra scorrere sulle cime degli  alberi
    sottostanti.  Quando  spense  i  motori  sprofondammo  in  un silenzio
    inverosimile.  Burrell mi  guard agitata.  L'assenza  di  suoni  era
    assordante.
    Stavo  per  azionare  il  microfono  per dire qualcosa che rompesse il
    silenzio... quando all'improvviso una musica mi riemple orecchie. La
    "Sinfonia della Rabbia Rossa"  di  Williamson.  Una  scelta  perfetta!
    Ginny era piche un pilota...  era un'artista.  Rimasi in silenzio ad
    ascoltare.
    Il bersaglio ci comparve davanti troppo presto.  Riconobbi la scarpata
    che  ricordava  la  spina  dorsale  di  un  drago.  E  poi la barriera
    tagliafuoco e il posto dove avevamo parcheggiato la jeep, e,  man mano
    che  ci  avvicinavamo,  il  canyon e la valle.  L'ombra del dirigibile
    scorreva  lungo  il  pendio...   E  IMPROVVISAMENTE   PRESE   UN'ALTRA
    DIREZIONE.  Stavamo cambiando rotta? Era cambiato il vento? Di colpo i
    motori si rimisero in moto... maledizione!
    Il calcolatore spense la musica. - Squadra numero uno: prepararsi alla
    discesa.
    Ecco la cupola.  E l'ombra del dirigibile si muoveva proprio in quella
    direzione...
    - Cinque secondi!  - disse il calcolatore.  Si sentun clic e tutti i
    cavi cominciarono a svolgersi,  strisciando  verso  terra  come  tanti
    spaghetti  gialli.  -  Tre secondi!  - mi alzai in piedi.  L'ombra del
    dirigibile oscurava la cupola.  MALEDIZIONE!  -  Due!  -  Sganciai  la
    sicura. E... - Alfa! - Sollevai le ginocchia e mi tuffai nel vuoto. La
    carrucola cigolava e scricchiolava mentre il cavo si svolgeva. - Beta!
    -  Dietro  di  me sentii echeggiare un grido,  poi un altro e un altro
    ancora.
    Il terreno mi corse incontro.  I  cavi  sopra  di  me  ondeggiavano  e
    scricchiolavano  come fili metallici.  E i due chtorran pigrandi che
    avessi  mai  visto  uscirono  dal  rifugio  urlando...  -  "Chtorrrrr!
    Chtorrrrrr!"
    - Merda!
    Strappai  con forza una granata dalla cintura,  estrassi la linguetta,
    cercai di prendere la mira...  Non  c'era  tempo,  stavo  precipitando
    troppo in fretta. Lanciai la granata... Cadde troppo lontano. Un fungo
    esplose davanti al primo verme,  facendolo deviare ma senza rallentare
    la sua corsa.  Il fragore dell'esplosione tornindietro come un colpo
    di  maglio.  Afferrai  un'altra  granata,  sapendo  che era gitroppo
    tardi...  e  in  quel  momento  il  verme  fu  colpito  da  altre  due
    esplosioni, una dietro l'altra. Lo scoppio mi spinse in alto. Qualcuno
    sopra  di  me doveva avere lanciato due granate...  speravo che non ne
    sganciassero altre.
    Lo chtorran si contorceva a  terra.  Una  delle  esplosioni  lo  aveva
    squarciato in due.  Il secondo chtorran stava quasi sotto di me,  e il
    terzo,  il pigrande,  stava uscendo in quel  momento  dalla  cupola.
    Tolsi la sicura al lanciafiamme e mirai dritto verso il basso.  Sperai
    che Shorty non si  fosse  sbagliato.  Il  secondo  chtorran  si  stava
    sollevando  sulla  parte  posteriore  per  afferrarmi  e  io gli stavo
    proprio cadendo nelle fauci spalancate...  riuscivo a vedergli  dritto
    in fondo alla gola.  Premetti il grilletto. L'aria sotto di me avvamp
    in una fiammata che mi impediva di  vedere  lo  chtorran.  Il  terreno
    infuocato  mi  stava  venendo  incontro.  Non  sapevo  nemmeno  se  la
    carrucola avesse  altri  metri  di  cavo  a  disposizione.  Puntai  il
    lanciafiamme  da  un  lato  e  sparai  di  nuovo,  lo  scoppio mi fece
    rimbalzare lontano dal verme  in  fiamme.  Rilasciai  il  grilletto  e
    precipitai  a  terra.  Caddi  sul  sedere...  -  "Uuuuh!"  - ero senza
    fiato...
    Il terzo verme mi stava caricando. - "Chtorrr! Chtorrrrrr!" - Non ebbi
    nemmeno il tempo  di  alzarmi  in  piedi.  Puntai  il  lanciafiamme  e
    sparai...
    Quando  allentai  la  presa,  del  verme  non era rimasto altro che un
    ammasso strisciante di carne bruciata e accartocciata.  Il  puzzo  era
    terribile.
    Subito  dopo arrivDuke che mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi
    in piedi.  Lo ringraziai e mi tirai su.  Si girintorno a guardare  i
    vermi che stavano ancora bruciando. - Ti vuoi ricordare che qui sei un
    ospite e che devi lasciare qualcosa anche per noi?  - Poi si allontan
    per far segno alla sua squadra di avanzare a ventaglio.
    Guardai anch'io i tre vermi. - Sono cuccioli, eh? - E scossi la testa.
    Non ero troppo sicuro di voler conoscere anche la loro mamma.
    La squadra di Larry stava giavanzando verso il  lato  opposto  della
    cupola.  La  mia stava prendendo posizione,  con qualche incertezza...
    molti di loro mi fissavano e  poi  fissavano  le  carcasse  brucianti.
    Sembravano sbalorditi.  Accesi il microfono. - Maledizione! Muovetevi!
    Non avete mai visto un uomo  bruciare  un  verme  prima  d'ora?  -  Mi
    avvicinai a grandi passi verso il retro del rifugio.  - Burrell!  Alza
    le chiappe!  - Mi chiesi quanto mi avrebbero fatto male le  mie,  dopo
    quell'atterraggio.  Avevo  altro  a  cui  pensare  ora.  Schiacciai il
    pulsante sul  petto  e  lasciai  cadere  l'imbracatura  continuando  a
    camminare.
    Mi fermai proprio davanti al muro posteriore della cupola, a una certa
    distanza.  Controllai i serbatoi.  Ancora mezzo pieni. Bene. Piche a
    sufficienza.
    Detti un'occhiata intorno. Amy Burrell, bianca come un lenzuolo, era a
    quindici metri da me.  Stringeva il fucile con una presa mortale.  Era
    pronta.  Guardai  ancora  il muro.  Niente.  Controllai il resto della
    squadra. Erano tutti pronti.
    Avevo ancora il microfono acceso. Cambiai canale e dissi a bassa voce:
    - Apple.
    - Baker - rispose Larry.
    - Charlie - disse Duke. - Tenete la posizione.
    Guardai il muro sul retro della cupola.  Era una superficie compatta e
    senza aperture.
    - Va bene - abbaiai. - Portami il congelatore. SUBITO.
    Il  congelatore  era un grosso cassone di plastica pieno di palline di
    polistirolo espanso.  Poi c'erano due serbatoi che  contenevano  azoto
    liquido  e  un  polverizzatore.  I  congelatori erano due.  Li avevano
    lanciati quando avevano visto tutti gli uomini a terra sani e salvi.
    Se non avevamo svegliato gli chtorran col nostro arrivo, avremmo usato
    l'azoto liquido invece dei lanciafiamme.  Gottlieb e Galindo  spinsero
    avanti  uno  dei  due cassoni.  Riley e Jein stavano ancora scaricando
    l'altro. Schiacciarono la sicura e il cassone si aprdi colpo.
    - Io prendo il congelatore.  Michael,  tu coprimi  le  spalle  con  il
    lanciafiamme.  - Quando gli passai accanto Gottlieb mi sorrise.  Amava
    il brivido.
    Il  polverizzatore  era  pi leggero  del  lanciafiamme,  e  non  ero
    costretto   a  portare  serbatoi  sulle  spalle.   Toccava  a  Galindo
    spostarli... se ce ne fosse stato bisogno. Indossavo un paio di guanti
    termici cosspessi che sarebbero andati bene per un incontro di boxe.
    Riabbassai lo schermo protettivo del casco. Ero pronto.
    Il muro retrostante la cupola era sempre uguale.
    La voce di Duke mi sussurrnelle orecchie. - Tutto bene, McCarthy?
    - Bene. Ma quando sarfinita, avril sedere indolenzito.
    - Sei stato in gamba.
    - Lo so - dissi. E poi aggiunsi: - Grazie.
    Dopo un istante di silenzio, domandai: - Cos'successo al dirigibile?
    - Non so. Non ho avuto il tempo di chiederlo.  Appena abbiamo superato
    la  montagna  il  vento  gli ha fatto cambiare direzione.  Ma Ginny ha
    fatto bene il suo lavoro. Nessuno finito in acqua.
    - Quando ritorniamo le comprerdei fiori.
    - Puoi fare di meglio.  Comprale una  bottiglia.  Credo  che  sia  pi
    adatta.  -  Stette  un attimo in silenzio,  poi chiese: - Jim,  quanto
    tempo vuoi aspettare?
    - Almeno mezz'ora. Ricordati cos'successo alla squadra in Idaho.
    - Giusto.  - Poi disse: - In quel rapporto c'erano  molti  particolari
    preoccupanti.
    - Parli del tunnel che avevano trovato?
    - Gi  Se i vermi cambiano il modo di costruire le loro tane... - Non
    finla frase,  non ce  n'era  bisogno.  Il  nostro  compito  era  gi
    abbastanza difficile.
    Esaminai ancora il muro. Non c'era nessuna traccia di uscite segrete.
    - Vuoi mandare dentro il Robe?  - chiese Larry. Dal dirigibile avevano
    scaricato anche un'unitmobile alta  un  metro...  una  versione  pi
    sofisticata  di  "Zavorra",  il  Mobe,  solo  che  non  ne aveva nla
    personalitnla classe.
    - No - disse Duke.
    Larry protestsenza molta convinzione.  Duke non replic  Non potevo
    vedere nl'uno nl'altro. C'eravamo solo io e il muro.
    - Jim?
    - S Duke?
    - Vuoi cambiare postazione?
    - No, va bene cos
    - Sei sicuro?
    - Sicuro.
    - D'accordo.
    Il muro era sempre uguale.  Qualcosa mi ronzava intorno.  Una zanzara?
    Si muoveva troppo in fretta perchriuscissi a  vederla.  L'allontanai
    con una mano guantata.
    - Burrell? Controlla l'ora.
    - Dodici minuti e trenta secondi.
    - Grazie.
    Stavo sudando. Cominciavo a sentirmi appiccicoso, chiuso nella tuta da
    combattimento.  Non  vedevo  l'ora  che  quel  maledetto  quarto verme
    uscisse allo scoperto.  - Dai,  verme!  Ti ho preparato un  bel  bagno
    freddo! L'ideale per un caldo pomeriggio d'estate!
    Silenzio.
    Un sibilo.
    Mi  stava  venendo  sonno.  Mi riscossi;  battei i piedi e cominciai a
    saltellare da una gamba all'altra.
    Premetti leggermente il grilletto,  per far uscire un piccolo getto di
    vapore freddo che rinfrescl'aria e mi provocun lieve bruciore agli
    occhi.  Le  gocce  d'acqua  si  cristallizzarono  e tamburellarono sul
    terreno. Mi avrebbe aiutato a stare sveglio ancora per un po'.
    Avevamo cominciato a congelare  vermi  da  un  mese.  Era  ancora  una
    tecnica  nuova,  ma pipericolosa.  E c'era sempre bisogno di un uomo
    che coprisse le spalle con un lanciafiamme pronto in mano.
    Ma a Denver  erano  convinti  che  se  si  riusciva  a  congelare  uno
    chtorran,  poi era possibile tracciare la sua mappa interna; percili
    congelavamo e li spedivamo al laboratorio  fotoisotomografico  di  San
    Jos  Una volta avevo assistito a tutto il procedimento.  Era davvero
    impressionante.
    Prendevano uno chtorran congelato,  lo  installavano  su  un  piano  e
    piazzavano la macchina fotografica a un'estremit  Poi cominciavano a
    tagliarlo a fette sottili,  e a scattare un fotogramma di ogni sezione
    trasversale.  Cos di  seguito  fino  alla  fine...  del  verme.  Poi
    inserivano le immagini nell'elaboratore.
    L'elaboratore restituisce la  mappa  tridimensionale  della  struttura
    interna  dello  chtorran.  Con una leva di comando e uno schermo ci si
    puspostare all'interno della mappa ed esaminare tutti gli  organi  e
    le  loro interconnessioni.  Ancora non capivamo quasi niente di quello
    che avevamo esaminato, ma almeno ora avevamo qualcosa da esaminare.
    L'intero procedimento era stato portato brillantemente a  termine  con
    quattro  gasteropodi  di  varie  dimensioni.  Non sapevamo perch  ma
    sembravano appartenere a quattro specie diverse.  A  Denver  avrebbero
    continuato  a  congelare e a fare la mappatura dei vermi finchnon si
    fossero spiegati queste differenze.
    - Duke... - dissi.
    - S
    - Perchcredi che il quarto verme impieghi tanto per attaccare?
    - Che diavolo vuoi che ne sappia.
    - Gi Be', grazie comunque.
    - Non farti problemi ragazzo.  Se non fai domande,  come puoi imparare
    qualcosa?
    Il muro di fronte a me comincia gonfiarsi.
    L'osservai sorpreso.  Strano.  Non avevo mai visto un muro fare niente
    del genere. Si gonfiancora un po'. S  la cupola stava senza dubbio
    per  essere  deformata  da qualcosa che faceva pressione dall'interno.
    Sollevai  il  polverizzatore  e  lo  puntai  dritto  al   centro   del
    rigonfiamento.
    - Duke,  credo che ci siamo. Burrell, fa' attenzione adesso. Ti mostro
    come si fa.
    La cupola comincia frantumarsi minacciosamente. Si formuna crepa a
    forma di arco... e un pezzo di cupola croll..
    - CHTORRRRR!! CHTORRRRRRRR!!! - Era il verme pigrosso che avessi mai
    visto!  Ma non esisteva un limite alla loro crescita?  O QUESTO era un
    verme adulto?
    Mi  venne  incontro  strisciando  alla  velocit di  un  treno merci.
    Premetti il grilletto lanciando un urlo mentre facevo  sprigionare  un
    fiotto  di vapore gelido e uno spruzzo mortale di azoto liquido che si
    avvolse intorno allo chtorran come un  lenzuolo.  Per  un  istante  lo
    chtorran rimase nascosto dietro quella nuvola di vapore,  poi riemerse
    con il pelo ghiacciato e striato di bianco.
    - Non usate i lanciafiamme!  - gridai,  ma lo chtorran  continuava  ad
    avanzare!  E  poi,  in  un  singolo  istante  di terrore assoluto,  lo
    chtorran comincia sollevarsi... su...  su...  su!  Quel verme doveva
    pesare tre tonnellate! Torreggiava su di me, crepitando, avvolto in un
    velo  di  ghiaccio  splendente  e  in un alone di vapore argenteo!  In
    quell'attimo di gelido scontro mortale,  ero ormai certo  che  per  me
    fosse finita... quella maledetta bestia splendente stava per crollarmi
    addosso! Quest'ultimo attacco di furia ghiacciata era la sua vendetta!
    E  poi,  invece,  nel  momento  culminante  del suo slancio comincia
    traballare da un lato,  sempre  di  pi finch non  croll a  terra
    crepitando  e  schiantandosi come una montagna di ghiaccio che andasse
    in frantumi.
    La sensazione di freddo mi fece l'effetto di una lama  conficcata  nel
    cervello,  in  mezzo  agli  occhi.  Che  dolore squisito!  Lo chtorran
    sembrava una ciminiera precipitata al  suolo.  Era  l  frantumato  a
    terra.  Al sole, il pelo era una massa cristallizzata, il ghiaccio gli
    ricopriva i fianchi  di  cristalli  luccicanti.  Qualcosa  all'interno
    dell'essere esplose con uno sbuffo soffocato...  e,  come in risposta,
    uno dei suoi arti si spezze cadde a terra.
    Quanti altri ancora?
    Voltai le spalle alla carcassa scintillante e guardai le montagne  che
    si  innalzavano  a  nord-ovest.  Quanti altri chtorran si nascondevano
    ancora laggi  Questo era il ventesimo che uccidevo.  Ma non  ne  ero
    felice... mi sentivo frustrato. Facevo questo lavoro da troppo tempo!
    Il  rumore degli elicotteri mi riportalla realt  Il primo mezzo da
    sbarco stava gi toccando  terra.  Trasportava  il  resto  della  mia
    squadra di esperti e la nostra attrezzatura.
    La  squadra di sicurezza stava giseguendo il Robe dentro al rifugio.
    Nessuno era autorizzato a entrare finch non  avessero  terminato  di
    esaminare ogni ambiente e ogni cunicolo.  Per me andava bene. Ormai ne
    avevo abbastanza di rifugi di vermi.  Cominciavano a  sembrarmi  tutti
    uguali.
    Mi  sentii  stanco,  ma fu solo un momento.  Non provavo la mia solita
    eccitazione e non mi sentivo nemmeno soddisfatto.
    - Jim? - Era Duke,  una voce sempre presente nelle mie orecchie,  e al
    centro della testa.
    - Sto bene - risposi.
    - Perfetto. Controlli tu il recinto, vero?
    -  D'accordo.  -  Misi  la  sicura al congelatore e girai intorno alla
    cupola. Che importanza aveva come mi sentivo? Era irrilevante... avevo
    ancora un lavoro  da  fare.  Guardai  il  recinto  e  ripensai  a  una
    ragazzina con un vestito marrone tutto strappato...
    ...e  subito  quella sensazione svan  Compresi perchmi trovavo l
    Perchnon c'era nessun altro posto dove avrei preferito  essere.  Non
    avevo nient'altro da fare che QUESTO!  Era perfetto.  Il lavoro doveva
    essere portato a termine,  e improvvisamente  la  giornata  mi  sembr
    stupenda!  Mi  diressi  all'area  di atterraggio per radunare il resto
    della squadra.
    Un ultimo pensiero in testa...
    DOVEVA ESSERCI UN MODO MIGLIORE!
    FINE.
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