David Foster Wallace
 La ragazza con i capelli strani
 Titolo originale
 The Girl with Curious Hair
 Traduzione di Francesco Piccolo
 Postfazione di Mattia Carratello
   
 Einaudi Tascabili
 Stile libero
   
 Copyright 1989
 David Foster Wallace
 Copyright 1998
 Giulio Einaudi editore s.p.a',
 Torino
   
 Quando tutto ironia, intrattenimento e spettacolo come si
 racconta il dolore? Le storie di Wallace, riconosciuto ormai come il
 pigrande talento della nuova scena letteraria Usa, aprono uno
 squarcio netto sulla vita americana, la sua durezza, il drammatico
 alternarsi di verite finzione. Lo stile di Wallace, miscela
 sulfurea di alto e basso, fa piazza pulita di ogni minimalismo, come
 di ogni concessione mimetica alla violenza della vita. Basta a
 Wallace inseguire i deliri drogati di un rampollo wasp e del suo
 gruppo di amici punk fuori tempo, o ascoltare i discorsi di un
 allucinato Lyndon Johnson di fronte ai manifestanti pacifisti, o
 spiarlo mentre, nell'intimitdi un rapporto con un giovane nero, si
 infrange la sua maschera di duro, per farci capire che nulla come
 pretendere di essere, e che raggiungere la realtpura questione di
 scrittura e di stile. Rinnovando la grande tradizione degli scrittori
 postmoderni suoi maestri, Thomas Pynchon e Don Delillo, in
 particolare, i racconti di Wallace vanno al cuore del sentimento di
 un'epoca, ne sono al tempo stesso lo specchio e l'anima. Il suo lo
 sguardo di chi cova l'amore per il proprio Paese, ritratto come un
 grande corpo stanco e ormai violato, di cui conosce palmo a palmo
 ogni ferita e che accetta, e fa proprio, con tenace e illusa
 malinconia.
   
 David Foster Wallace nato nel 1962 a Urbana, nell'Illinois. E'
 autore di due romanzi, Infinite Jest e The Broom of the Sistem. In
 Italia uscito da Minimum fax un suo reportage dal titolo, Una cosa
 divertente che non farmai pi
   
   
 Per L'
   
 Lyndon
 hi, voi, laggi Qui c'il vostro candidato, Lyndon Johnson.
 Elicottero della campagna
 elettorale per il Senato
 degli Stati Uniti, 1954
    
 - Mi chiamo Lyndon Baines Johnson. E questo cazzo di pavimento che
 stai calpestando, ragazzo, mio.
 Nella stanza c'era anche un assistente, in un angolo, un tipo magro
 magro con orecchie enormi, che lavorava su un lungo tavolo di legno
 di pino, e si agitava tra una telescrivente e alcuni ritagli di
 giornale: ma Lyndon ce l'aveva proprio con me. Eravamo negli anni
 Cinquanta e io ero giovane, sfacciato, senza pensieri. Cos
 spensierato, ero entrato in quell'ufficio, mi ero avvicinato alla sua
 scrivania, con le mani infilate nelle tasche del cappotto facendolo
 sventolare leggero. Stavo dritto, impalato, e guardavo il pavimento
 rosso scuro sotto i piedi. Ogni quadrato rosso aveva al centro una
 stella dorata.
 Lui si sporgeva oltre la scrivania verso di me. Sembrava un grande
 uccello predatore.
 - Mi chiamo Lyndon Baines Johnson, figliolo. Nel Senato degli Stati
 Uniti ho il posto di Senatore dello stato del Texas, Usa. Sono il
 ventisettesimo uomo piricco della nazione. Ho il pigrosso pisello
 di Washington e la moglie con il nome picarino di tutte. Percinon
 me ne frega niente delle conoscenze del paparino di tua moglie, devi
 stare composto davanti a questo Senatore, ragazzo.
 Ogni volta che alzavo la testa, lo vedevo con gli occhi fissi su di
 me sempre allo stesso modo. Sembrava tutto occhi, gli occhi di una
 persona minuta, intrappolati dentro la faccia rugosa aquilina
 sporgente di un grosso tranquillo uccello da preda. Era lo stesso
 sguardo che aveva nelle fotografie.
 Mi scusai nervosamente: - Mi dispiace, signore. Forse sono un po'
 teso. Ero lfuori a compilare il modulo d'assunzione e tutt'a un
 tratto mi ritrovo qui dentro a parlare direttamente con lei, signore.
 Tirfuori da qualche parte un inalatore e una scheda. Infil
 l'inalatore in una narice, lo schiaccie tirsu. Poi diede uno
 sguardo alla scheda.
 - utte le persone che vogliono essere assunte negli uffici del
 Senatore del Texas devono sostenere un colloquio - lo sto leggendo
 su questa scheda, ragazzo - l colloquio puessere fatto da un
 qualsiasi funzionario, basta che abbia un incarico superiore a quello
 che potravere il potenziale assunto L'ho scritto io. Non me ne
 frega niente delle conoscenze che ha la moglie del paparino di tua
 moglie tra i medici, io ho un incarico superiore a quello tuo
 potenziale, e quindi ti faccio il colloquio, ragazzo. Qualcosa in
 contrario?
 L'assistente con le orecchie enormi si era messo a lavorare su un
 altro giornale, stando ben attento a fare ritagli dritti e squadrati.
 - Un Senatore che fa il colloquio all'ultimo degli assistenti di un
 ufficio? - dissi. Sentivo in sottofondo voci indistinte, suoni
 lontani di telefoni, macchine da scrivere e telescriventi. Cominciavo
 a pensare di aver fatto domanda di assunzione per il lavoro
 sbagliato. Non avevo nessuna esperienza. Ero giovane, sfacciato. E il
 mio curriculum non diceva tutta la verit
 - Deve essere un ufficio particolarmente serio, questo, - dissi.
 - Caspita se serio, ragazzo. E il capo di questo bel mucchio di
 metri quadrati nel Dirksen Building ce l'hai davanti, Lyndon
 Johnson. E un capo controlla, fa i colloqui e ricontrolla ogni cosa
 che dirige, se vuole fare bene il suo lavoro -. Fece una pausa. -
 Prendi nota di quello che ho appena detto, ragazzo.
 Guardai verso il testone dell'assistente, ma quello era tutto
 concentrato ad attaccare con precisione lunghe strisce di scotch
 aiutandosi con un righello. - Aggiungici olloqui preliminari -
 disse Lyndon. - Inserisci all'inizio della frase olloqui
 preliminari figliolo.
 I pori della pelle si dilatavano; tentavo di sistemarmi la giacca e
 il cappotto e intanto cercavo di far finta che quello fosse proprio
 il mio giorno fortunato, come se non avessi voluto fare altro nella
 vita che trascrivere gli aforismi di senatori fulminati
 dall'ispirazione.
 Ma Lyndon non si accorse di nulla; aveva girato la sua poltrona di
 pelle e continuava a pensare, rivolto verso la parete con la
 finestra, zeppa di foto firmate, onorificenze di ogni tipo, corna di
 toro senza testa che si toccavano come tenaglie, proprio dietro la
 grande scrivania. Lyndon si tormenti denti con un angolo della
 scheda che aveva letto prima, poi girla poltrona verso di me quel
 tanto che bastava per dirmi:
 - Se c'una sola cazzo di possibilitche il culo di un qualsiasi
 ragazzino impaurito e incapace persino di abbottonarsi la giacca mi
 capiti tra i piedi nell'ufficio di questo perfetto Senatore degli
 Stati Uniti, che poi sarei io, sta sicuro che al culo di quel ragazzo
 il colloquio glielo faccio io di persona.
 Aveva il cranio lucido, nonostante fossimo negli anni Cinquanta.
 Dietro la testa c'era una specie di siepe di capelli. La testa aveva
 la forma di un pallone, era grande, come se racchiudesse un'enorme
 cavitcerebrale. Le sue mani erano gigantesche e piene di vene.
 Puntlentamente un dito cosgrande che avrebbe potuto essere un
 braccio verso l'assistente magro:
 - Piesker, fammi aspettare ancora per la rassegna stampa e ti
 faccio fare il giro di tutto l'ufficio a calci in culo!
 L'assistente magro stava ritagliando un articolo dalla forma molto
 complicata con incredibile velocit
 Mi schiarii la voce. - Potrei chiederle in cosa consiste il lavoro
 per il quale avrei compilato la richiesta, signore?
 Lyndon continuava a fissare la parete piena di foto e decorazioni
 con l'enorme finestra. Laccanto sventolavano le bandiere degli
 Stati Uniti e dello stato del Texas. Fuori dalla finestra si vedeva
 il marciapiede, un poliziotto, una strada, qualche albero, una
 cancellata nera di ferro decorata con punte che sembravano cuoricini
 piantati al contrario. Piin lsi vedeva il verde acceso e il
 bianco sfavillante del Campidoglio.
 Lyndon tirsu un'altra volta dall'inalatore. Il flaconcino fischi
 leggermente. Io aspettavo, in piedi, mentre lui esaminava controluce
 il modulo che avevo compilato.
 - Questo ragazzo si chiama David Boyd. Qui c'scritto che vieni
 dal Connecticut. Dal Connecticut?
 - S signore.
 - Ma il padre di tua moglie non Jack Childs?
 Annuii.
 - Che cazzo, parla, Boyd! Black Jack Childs, dei Childs di Houston?
 E la signora Childs e la mia adorata mogliettina hanno lo stesso
 medico lagginel Texas, no?
 - Cosmi stato riferito, signore.
 Girla poltrona verso di me, senza rumore, giocando di nuovo con
 il suo regolamento, passandoselo sulle labbra mentre continuava a
 esaminare il modulo.
 - Qui c'scritto che hai frequentato la facoltdi economia a Yale
 e poi l'hai abbandonata, vero?
 - E' cos signore. Sono andato via da Yale.
 - Anche Yale sta nel Connecticut? - disse pensieroso.
 Continuavo a sventolare il cappotto con le mani in tasca. - S-.
 Poi dissi: - Per essere sincero, signore, mi hanno chiesto di andare
 via.
 - A Yale hai conosciuto la bambina di Jack Childs? Sei stato
 travolto dal vortice della passione? Hai buttato all'aria gli studi
 in nome dell'amore? Ammirevole. Proprio come me -. Portava un paio di
 stivali, grossi stivali che ora luccicavano sulla scrivania. Gli
 occhi piantati in mezzo a quella faccia guardavano un punto lontano.
 - L'hai fatto per sposarti? Sei andato via da Yale per questo?
 - Signore, in tutta onestmi hanno chiesto di andare via.
 - A Yale che sta lassnel Connecticut hanno chiesto a te di andare
 via?
 - Ssignore.
 A quel punto ho visto che arrotolava il modulo e se lo infilava
 nell'orecchio, quanto pipoteva, cercando qualcosa, lo sguardo perso
 nel vuoto.
 l futuro sarcompletamente diverso dal presente.
 Discorso all'Associazione
 della Stampa,
 Washington, D.C',
 17 aprile 1959
 l Presidente un uomo infaticabile.
 Un membro del Governo, 1965
 l Presidente un uomo prudente.
 Un membro del Governo, 1964
 ubito che Lyndon Johnson abbia mai compiuto un'azione impulsiva
 nella sua vita, sempre stato un uomo prudente, giudizioso.
 L'Onorevole Sam Rayburn,
 1968
 - Sono stato imprudente, - dissi a Lyndon. - Ho fatto cose
 imprudenti, e mi hanno chiesto di andare via.
 Lyndon guardava Piesker e poi l'orologio, Piesker e poi l'orologio.
 Piesker, l'assistente, piagnucolava mentre raccoglieva i fogli sul
 lungo tavolo di solido legno di pino davanti a un quadro con un bosco
 e colline marroni e un fiume secco sotto un cielo azzurro.
 - Quelli di Yale mi hanno chiesto di andare via, - dissi, - ecco
 perchil mio diploma quello che 
 Stava sempre ldavanti a me, ma dava la sensazione che quel che
 diceva fosse da una parte una risposta a me, dall'altra una
 riflessione che riguardava lui solo.
 - Io da parte mia, - disse, - ho tenuto il culo ben lontano da
 tutti i college. Ho lucidato scarpe in un salone di barbiere. Ho
 venduto cosmetici rassodanti porta a porta. Ho fatto l'apprendista
 tipografo in un giornale. Ho fatto perfino il pastore di capre, per
 un amico, un'estate -. Lo vidi per la prima volta fare quella faccia.
 - Cristo, detesto la puzza di capra, - disse. - Cristo santo. Hai mai
 annusato una capra, ragazzo?
 Feci del mio meglio per scuotere la testa in segno di rammarico.
 Vorrei tanto poter ricordare la faccia che aveva fatto. Ma mi veniva
 da ridere nonostante facessi di tutto per trattenermi. Il suo viso si
 era sgonfiato come una tenda senza i picchetti, mentre gli occhi
 ruotavano all'indietro. La mia risata divenne sfacciata e isterica:
 non sapevo picome fermarla. Ma Lyndon sorrise. Ancora non mi era
 stato permesso di sedermi. Stavo su quel maestoso pavimento rosso,
 separato da Lyndon e dai suoi stivali da chilometri di legno
 consumato di scrivania.
 - Al massimo, avrai sentito parlare della puzza di capra, - disse
 sovrappensiero.
 - S qualcosa che ha che fare con il vino, misto a quella tipica
 puzza di animali, ecco, sono sicuro che...
 Ma improvvisamente si drizzsulla poltrona, come se si fosse
 ricordato di qualcosa di importante e di grave. Il suo scatto fece
 cadere le forbici dalle mani di Piesker. Si sentun gran fracasso.
 Lyndon mi squadrdalla testa ai piedi.
 - Merda, figliolo, non dimostri pidi vent'anni.
 icordatevi, uno dei segreti di Lyndon Johnson che un
 perfezionista - un perfezionista nell'arte piimperfetta del mondo:
 la politica. Ricordatevi soltanto questo.
 Un sostenitore anziano, 1960
 Alla fine fui costretto a sedermi. La mia schiena cominciava a
 essere dura come quella di una statua. Me ne stetti seduto in un
 angolo dell'ufficio di Lyndon per quattro ore quel freddo giorno di
 primavera. Lo osservai divorare un intero pacco di importanti
 articoli, selezionati, ritagliati e raccolti da Piesker dai giornali
 piprestigiosi di tutta la nazione. Vidi entrare e uscire assistenti
 e collaboratori. Sembrava che Lyndon avesse dimenticato che ero l
 su una sedia enorme, in un angolo, con il cappotto tirato su fino
 alla vita poggiato sulle gambe, e lo guardavo. Lo guardavo mentre
 leggeva, dettava, firmava e poi ricominciava da capo. Lo guardavo
 mentre faceva finta di non sentire che il telefono squillava. Mi
 meravigliai del fatto che il telefono di un uomo cosimportante
 squillasse raramente. Lo ascoltai parlare con Roy Cohn per venti
 minuti di fila senza mai rispondere alla domanda che gli aveva fatto
 Roy Cohn, e ciose secondo lui Everett Dirksen poteva permettersi di
 essere comprensivo con quelli che si mostravano comprensivi nei
 confronti del comunismo. Lyndon girgli occhi verso il mio angolo
 solo una volta, nell'attimo in cui accesi una sigaretta, mostrando i
 denti fino a quando non la schiacciai dentro un contenitore di
 ceramica poggiato a terra, pregando Dio che si trattasse di un
 posacenere. Vidi il Senatore ricevere una personalitche parlava con
 un raffinato accento italiano e che era venuto per discutere
 dell'importazione di cotone texano nel Mercato Comune, li vidi
 accomodarsi uno di fronte all'altro su due poltroncine al centro del
 lucido pavimento rosso, e bere caffnero da tazzine delicate
 complete di piattino e cucchiaino, portate dalla segretaria personale
 di Lyndon, Dora Teane, una donna con un trucco pesante ma senza
 sopracciglia, con un viso gentile e un rotolo di grasso in vita. Vidi
 Lyndon poggiare il cucchiaino sottile nella tazza, portare
 casualmente la mano verso il basso per raggiungere l'inguine e
 spostare leggermente i calzoni mentre continuava a discutere con
 l'ospite di prodotti tessili, di democrazia e della salute della
 lira.
 Nell'ufficio la luce si affievolfino a diventare rossa.
 Probabilmente stavo per addormentarmi, quando sentii
 all'improvviso:- Ehi, tu nel mio angolo.
 - Non startene lseduto con le mani in mano, ragazzo -. Lyndon
 parlava srotolandosi le maniche della camicia. Eravamo soli. - Vai a
 parlare con la signorina Teane, lfuori. Comincia a orientarti. Se
 vedo un ragazzo disorientato tra i dipendenti di Lyndon Baines
 Johnson, il culo di quel ragazzo si ritroversul marciapiede in un
 baleno.
 - Sono stato assunto, allora? Il colloquio finito? - chiesi, in
 piedi, sull'attenti. Lyndon non mi stava a sentire. - L'uomo che ha
 inventato le convocazioni di sedute straordinarie del Senato degli
 Stati Uniti d'America, quell'uomo lo stesso uomo che accudiva il
 gregge di capre, - e intanto prendeva con cura la giacca e se la
 infilava con movimenti eleganti. Si abbottoni polsini mentre
 attraversava la stanza, con passo danzante, con i tacchi che
 risuonavano. Lo seguii.
 Si fermdavanti alla porta e guardil suo cappotto,
 sull'appendiabiti. Poi guardme.
 Il legno dell'appendiabiti era intarsiato come la porta
 dell'ufficio. Tenni il cappotto di Lyndon mentre se lo infilava,
 aggiustandosi il bavero con un colpo secco.
 - Posso sapere esattamente per cosa sono stato assunto? - chiesi,
 indietreggiando per fargli spazio mentre si girava per guardarsi allo
 specchio.
 Lyndon guardl'orologio. - Sarai l'addetto alla posta.
 Non mi misi ad analizzare la questione. - Non una cosa un po'
 inutile, qui?
 - Consegni la posta, ragazzo, - disse, girando la maniglia della
 porta. - Sarai capace di consegnare lettere per questo ufficio, no?
 Lo seguii tra i rumori e le luci fluorescenti degli uffici. C'erano
 archivi e scrivanie e Atti del Congresso e macchine da scrivere
 grigie. Le luci forti e bianche proiettavano la sua ombra su ogni
 scrivania cui passava accanto.
   
 - Il Senatore attribuisce estrema importanza al costante dialogo
 con i cittadini e con gli elettori, - mi stava dicendo Dora Teane. Mi
 consegnuna scheda prestampata. L'intestazione era in neretto e
 parlava di direttiva per rispondere nello stesso giorno. - E' un
 vademecum per il personale nel quale si dispone che qualsiasi lettera
 il Senatore riceva, deve ottenere una risposta che va rispedita nello
 stesso giorno -. Mi mise una mano sul braccio. Sentii un leggero
 odore di tavola calda. La scheda era piena di istruzioni numerate,
 dalla grafia appuntita e quasi infantile. Sicuramente non era stata
 scritta da una segretaria.
 - Questo, - la signorina Teane indicava la scheda, - un
 regolamento innovativo per l'ufficio di un Senatore.
 Mi mostrla stanza della posta nel seminterrato del Dirksen
 Building, le cassette, le borse per i portalettere, i sacchi postali.
 Lyndon Johnson riceveva un mare di lettere tutti i giorni.
 ono uno che fa compromessi e stratagemmi. Perchcerco di
 concludere qualcosa. E' cosche funziona il sistema negli Stati
 Uniti.
 ew York Times
 8 dicembre 1963
 Io e Margaret trovammo un appartamento carino in T Street. Cosla
 mattina potevo andare a piedi al Dirksen Building. Margaret, che
 aveva sia lo spirito di iniziativa sia la macchina, trovun lavoro
 part-time come insegnante di corsi di recupero a Georgetown. Divenni
 subito amico di un bel po' di giovani impiegati che arrivavano a
 Washington da tutti i college della East Coast. In particolare
 frequentavo il timido, garbato addetto stampa di un altro Senatore
 del sud che aveva gli uffici nel palazzo. Peter, che restquattro
 mesi, aveva quei modi meravigliosi tipici della Carolina e amava la
 discrezione, come me.
 E intanto consegnavo lettere. Tre volte al giorno, svuotavo
 cassette postali, ceste di telegrammi, sacchi consumati pieni di
 posta, e infilavo tutto dentro capienti carrelli che facevo scorrere
 sul pavimento di pietra grigia del seminterrato fino all'ascensore da
 carico, e arrivavo su nel labirinto intricato degli uffici di Lyndon.
 Smistavo la posta in una stanza che odorava perennemente di
 ciclostilati. Dovevo capire velocemente che genere di lettere fossero
 e a chi darle per la risposta. Dovevo conoscere bene tutti gli
 impiegati di Lyndon, i ricercatori, gli assistenti, le segretarie e
 gli addetti alle pubbliche relazioni, fino all'intero staff dei
 collaboratori stretti: Hal Ball, Dan Johnson, Walt Peltason, Jim
 Johnson, Cobt Donagan, Lew N. Johnson, Dora Teane e la sua squadra di
 dattilografe - tante graziose donne del sud, profondamente inquiete,
 lavoratrici, devote al collegio elettorale del Texas, al Partito
 Democratico, e unite da un complesso e simultaneo sentimento di
 negazione di paura, avversione, disprezzo, e soggezione e lealt
 fanatica verso Lyndon Baines Johnson.
 utte le sere, quando vado a dormire, mi chiedo: cosa abbiamo
 fatto oggi che puprovare alle future generazioni che abbiamo
 gettato le fondamenta per un mondo migliore e senza sofferenze, fatto
 di pace e benessere?
 Conferenza stampa,
 Casa Bianca,
 21 aprile 1966
 h, poteva essere un vero bastardo. Era capace di diventare una
 bestia, lo sapevano tutti. Capace di nascondere le graffette sul
 pavimento sotto la scrivania per mettere alla prova il custode
 notturno. Capace di urlare come un pazzo. Un giorno era gentile con
 tutti e il giorno dopo strillava e sbraitava insultando te e tutta la
 tua famiglia, nel linguaggio pivolgare che esista, davanti ai tuoi
 colleghi. Noi ci eravamo abituati, e avevamo smesso di sentirci in
 imbarazzo quando succedeva, perchuna volta o l'altra era capitato a
 tutti.
 Tranne che al signor Boyd. Noi avevamo una strategia per restare
 lontani dal raggio di azione del Vice Presidente. Certe volte era
 capace di rimanere in collera per giorni. Ma era una collera innocua.
 Perserviva a tenerci sempre in allarme.
 Si aggirava negli uffici come un predatore in cerca di una preda.
 Non sapevi mai quando, o dove, o chi avrebbe colpito. Era collera.
 Non era un ambiente di lavoro sereno, signore. Eravamo tutti
 terrorizzati la maggior parte del tempo. Tranne il signor Boyd. Il
 signor Boyd, signore, non ha mai ricevuto in pubblico una parola
 spiacevole dal Vice Presidente fin dal primo giorno che stato
 assunto, quando il Vice Presidente era ancora Senatore. A quel tempo
 noi pensavamo che il signor Boyd fosse un suo parente stretto. Devo
 in ogni caso ammettere che il signor Boyd non ha mai approfittato
 della sua immunitdagli attacchi d'ira del Vice Presidente. Certo
 che ne ha fatta di strada per diventarne l'assistente, dall'addetto
 stampa che era. Per carit lui ha lavorato sodo come chiunque di
 noi, signore, ed stato rispettoso verso il Vice Presidente quanto
 puessere rispettoso un uomo verso un altro uomo. Ma questa 
 soltanto l'opinione di una dattilografa, naturalmente.
 Dattilografa
 dell'ufficio di Lbj,
 novembre 1963
 La veritviaggiava alla solita velocitcon cui la veritviaggia
 di solito negli uffici, nel Palazzo, nel quartiere. Io ero un
 omosessuale. Ero stato omosessuale a Yale. Nell'ultimo anno prima di
 iscrivermi al corso di economia del college, avevo conosciuto e ero
 diventato intimo di uno studente di Yale, Jeffrey, un ragazzo ricco
 di Houston, Texas, molto bello, spesso premuroso, triste ma anche
 passionale, possessivo, e soggetto a periodici attacchi di
 depressione cosgravi che era costretto a prendere farmaci. E avevo
 capito che erano i farmaci a renderlo costriste.
 Il mio amante Jeffrey frequentava un gruppo di ragazzi dell'alta
 societtexana, un po' imbalsamati ma simpatici, tra i quali c'era
 Margaret Childs, una bella ragazza alta e con le spalle larghe, che a
 un certo punto decise, non so per quale motivo, di essere innamorata
 di me. Comincia perseguitarmi. Io la evitavo usando tutte le scuse
 plausibili. Semplicemente: non mi interessava. Ma Jeffrey diventava
 sempre piinquieto. Mi disse chiaramente che i suoi amici non
 sapevano che era omosessuale, e che non lo dovevano sapere. Allo
 stesso tempo mi costrinse a evitare del tutto Margaret, ma la cosa
 non era facile: Margaret era incontrollabile, intelligente quanto
 basta per essere perennemente annoiata, e comincia non vederci
 chiaro, a insospettirsi delle manovre di Jeffrey (abbastanza subdole)
 per tenermi lontano da lei. Sentl'odore irresistibile del
 melodramma, e comincila caccia. Jeffrey divenne geloso come solo un
 maniaco puesserlo. Durante il mio primo anno al college, mentre ero
 in giro a cercare le solite palle da golf da regalare a mio padre per
 Natale, Jeffrey e Margaret fecero una piazzata di quelle tragiche in
 un caffdi New Haven. Pare che Jeffrey salisse sul bancone dei
 dolci. Cos certe notizie riservate diventarono pubbliche. Alcune
 arrivarono alle orecchie dei miei genitori, che erano amici dei
 genitori dei miei due compagni di stanza. I miei genitori si
 presentarono in carne e ossa al campus di Yale. Nevicava. A cena con
 i miei genitori e i miei compagni di stanza, da Morty's, Jeffrey era
 cosagitato che dovettero portarlo in bagno per calmarlo. Mio padre
 tamponava la fronte di Jeffrey con fazzoletti di carta inumiditi, in
 una stanza gelida. Jeffrey non la smetteva di dire a mio padre quanto
 fosse gentile.
 Mentre i miei genitori stavano per partire - avevano le mani
 letteralmente aggrappate alla maniglia delle porte del treno -, mio
 padre, sotto la neve, si decise a chiedermi se per caso le mie
 preferenze sessuali stessero sfuggendo al mio controllo. Mi chiese
 se, qualora avessi trovato la donna giusta, sarei stato in grado di
 avere un amore eterosessuale, di sposarmi e avere una famiglia e una
 posizione dignitosa all'interno della societ Queste, spiegava mio
 padre, erano le uniche cose importanti che lui e mia madre si
 auguravano per me, il loro unico figlio, che amavano pidi ogni
 altra cosa al mondo. Mia madre stava zitta. Ricordo lo sforzo che
 facevano per avere un'aria distaccata mentre io parlavo con affanno
 cercando di spiegare perchnon avrei potuto fare e quindi diventare
 ciche mio padre voleva che diventassi, mentre invocavo la loro
 comprensione verso la mia diversit sostenendola con gli argomenti
 disponibili negli anni Cinquanta, imprecando contro una sorta di dio
 degli ormoni coscome uno sciamano impreca contro gli spiriti della
 natura per un raccolto mancato. Mio padre continuad annuire per
 tutto il tempo di quella seria e civile conversazione mentre mia
 madre era concentrata a cercare chisscosa nella borsa. Quando non
 mi presentai a casa il weekend successivo, mio padre mi mandun
 biglietto, mia madre un assegno e qualcosa da mangiare avvolto in
 carta d'alluminio.
 Li vidi soltanto un'altra volta prima che mio padre morisse di un
 male improvviso. Decisi di abbandonare Jeffrey, e in questa scelta mi
 fu vicina la determinata, irriducibile Margaret Childs. Purtroppo
 Jeffrey vide, in tutto questo, buone ragioni per togliersi la vita, e
 lo fece in un modo particolarmente crudele; e lasci sul tavolo che
 stava sotto i tubi del riscaldamento a cui fu trovato appeso, una
 nota - una specie di documento - accuratamente battuta a macchina,
 piena di veritassolute concatenate a vere e proprie invenzioni:
 quanto bastall'amministrazione della facoltdi economia di Yale
 per chiedermi di andarmene. Alcune settimane dopo la veglia funebre
 di mio padre, sposai Margaret Childs, sotto un albero di mesquite,
 con gli occhi blu di mia madre che mi squadravano sotto il cielo di
 Houston, e una sequenza di giuramenti, promesse, rifiuti, giudizi e
 compassione che andavano molto al di ldi quanto richiesto dai
 rituali del ministro battista dei Childs.
 La verit sulla quale non si puaggiungere molto oltre ciche 
 stato gidetto, e che in seguito si diffuse negli uffici del
 Senatore, e nei palazzi Dirksen e Owen, e al circolo di fanteria di
 Capitol Hill dove da veri gentiluomini evitarono di infierire, port
 a una serie di conseguenze che si conclusero con il fatto che il
 padre di Margaret, il signor Childs, che era meno ricco dei veri
 potenti secondo gli standard del Texas nel 1958, ma con una certa
 influenza politica che lo legava direttamente ad alcuni Senatori
 degli Stati Uniti, fece un gesto esemplare, che voleva essere il
 tipico esempio del bastone e della carota, e scaraventsuo genero in
 una di quelle sfere di influenza costringendomi a entrare con una
 mano avanti e l'altra dietro negli uffici di un vecchio Senatore gi
 affermato ma ancora in ascesa, strano e ingegnoso, probabile
 candidato democratico alle successive elezioni presidenziali. Lyndon.
 Io classificavo e consegnavo la posta. Le lettere normali, quelle
 ufficiali, la posta importante e le lettere intestate venivano
 consegnate tutte nelle mani di uno degli otto consiglieri e
 assistenti pivicini a Lyndon. La posta proveniente dal Senato
 andava a uno dei tre assistenti dell'amministrazione.
 Tutte le buste con indirizzo a mano - automaticamente classificate
 come lettere degli elettori - venivano ripartite dalla signorina
 Teane e da me tra segretarie, praticanti, dattilografe, e qualsiasi
 altro impiegato dell'ultimo livello. Il fatto era che queste lettere
 degli elettori, queste Voci del Popolo, piene di invettive o
 adulazioni o richieste di petizioni per risarcimenti o possibili
 guadagni, erano tante, troppe, molte pidi quante il personale
 dell'ultimo livello riuscisse a smaltirne in un giorno. Allora
 scrissi, ed ebbi l'approvazione per farlo, una serie di lettere di
 risposta preconfezionate, che persembravano del tutto
 personalizzate, e che rispondevano ad alcuni temi ricorrenti; eppure
 continuavamo a restare indietro rispetto alla direttiva per
 rispondere nello stesso giorno. Il lavoro arretrato diventava
 minaccioso. Cominciai a rimanere in ufficio fino a tardi, telefonando
 a Margaret e Peter per dire di tenermi fuori dai programmi serali,
 per poter lavorare alle risposte del Senatore a ognuna di quelle voci
 del popolo. Mi piaceva la quiete della sera negli uffici, con la
 lampada accesa e sullo sfondo la musica delle cicale a intervalli
 regolari. Gli impiegati che avevano a che fare con le lettere
 cominciarono ad apprezzarmi. Una dattilografa comincia portarmi
 fette di pandolce di banana. La cosa migliore era che avevo il
 permesso di bere il caffnero e amaro tipico del Texas orientale
 preparato dalla signorina Teane; lei lasciava cadere nella mia tazza
 le gocce bollenti dalla macchinetta del caff mentre riordinava la
 scrivania, ed erano gocce rotonde e pesanti, e intanto spegneva le
 luci e le macchine. Quelle sere in ufficio erano deliziose.
 E in quelle sere, la maggior parte delle volte anche le luci
 dell'ufficio di Lyndon filtravano dalla fessura della grande porta.
 Certe volte riuscivo a sentire il suono lontano del transistor che
 accendeva quando restava solo. Raramente lasciava l'ufficio prima
 delle dieci, a volte faceva anche pitardi: si buttava il cappotto
 sulle spalle, e qualche volta lo sentivo parlare con qualcuno che non
 c'era, altre volte lo sentivo correre per poi frenare bruscamente e
 scivolare lungo il pavimento liscio dei corridoi, senza mai guardare
 nella mia direzione mentre leggevo lettere sgrammaticate scritte a
 mano, mettendone alcune in evidenza per la signorina Teane, decidendo
 quali delle risposte preconfezionate sarebbero state adatte per
 alcune delle altre, apponendovi il timbro del Senatore, e ancora
 inumidendo, legando, misurando, ammucchiando, fumando.
 E una sera alzai lo sguardo verso un'ombra sottile e lo vidi l
 piantato davanti alla scrivania nel grande ufficio vuoto, perplesso,
 come se per lui fossi uno sconosciuto. In effetti non ci eravamo
 quasi piparlati da quel primo colloquio di quattro mesi prima.
 Stava l con il cappotto sportivo buttato sulle spalle,
 incredibilmente alto, leggermente piegato verso di me.
 - Che cazzo ci fai qui, ragazzo?
 - Sto finendo di sistemare le ultime lettere, signore.
 Guardl'orologio. - E' mezzanotte, figliolo.
 - Anche lei lavora sodo, Senatore Johnson.
 - Chiamami signor Johnson, ragazzo, - disse Lyndon, tentando di
 infilare di nuovo l'orologio nel taschino. - Puoi continuare a
 chiamarmi signore.
 Accese un'altra lampada e si sedette con fatica dietro la scrivania
 di Nunn, un praticante estivo che veniva dalla Tufts.
 - Questo non il tuo lavoro, ragazzo -. Guardle pile di fogli
 che avevo gipreparato. - Ti paghiamo per fare questo?
 - Qualcuno lo deve fare, signore. E io sono un grande ammiratore
 della direttiva per rispondere nello stesso giorno.
 Lui annu compiaciuto: - L'ho scritta io.
 - Credo che il suo rispetto per queste lettere sia da ammirare,
 signore.
 Si fece pensieroso, poi fece schioccare le labbra.
 - Non credo che si possa tenere un ragazzo con gli occhi arrossati
 a leccare posta tutta la notte senza un compenso adeguato.
 - Qualcuno lo deve fare, signore, - dissi. Che poi era la verit
 - Queste sono le parole su cui si basa la mia vita, figliolo, -
 disse, piantando uno stivale sulle carte di Nunn, aprendo una o due
 buste, dando un'occhiata. - Ma diamine, ce ne fossero di mogli con un
 po' di cervello che lascino i mariti fuori fino a tardi, fino a
 mezzanotte.
 Guardai il mio orologio, poi guardai verso la pesante porta
 dell'ufficio di Lyndon.
 Lyndon sorrise per la mia espressione. Sorrise con gentilezza. - Io
 porto la mia signora Claudia ady BirdJohnson qui, - disse,
 dandosi dei colpetti sul petto, appena sopra la cicatrice del bypass
 che gli avevano applicato di recente (aveva mostrato quella cicatrice
 a tutto l'ufficio). - Proprio come la mia Bird porta me nel suo
 cuoricino. Tu dedichi la tua vita ad altre persone, metti la tua
 capacitfisica, la tua mente, la tua intelligenza al servizio della
 gente, e allora tu e tua moglie dovete essere l'uno nel cuore
 dell'altra, non importa quanto siate lontani, o distanti o soli -.
 Sorrise di nuovo, facendo una smorfia mentre si grattava un braccio.
 Lo guardai da dietro la pila alta un metro di posta ufficiale.
 - Lei e la signora Johnson sembrate una coppia molto fortunata,
 signore.
 Lui distolse lo sguardo. Si infilgli occhiali. Le sue lenti erano
 fatte in modo strano, avevano il colore dell'acqua, sembrava che
 all'interno ci fosse un liquido.
 - La mia Lady Bird e io siamo stati fortunati, vero. Siamo
 fortunati.
 - Penso che lo siate, signore.
 - Cristo, se lo siamo -. Guardoltre la pila di posta. - Cristo,
 se lo siamo.
 Quella notte restammo la rispondere alle lettere per ore, quasi
 sempre in silenzio. Poi, prima che la luce laggiintorno al
 Monumento si facesse color malva e la nebbia dell'alba avvolgesse il
 Campidoglio, mi accorsi che Lyndon mi fissava, ricurvo com'ero nel
 mio completo sbottonato, mi fissava e annuiva e diceva qualcosa, a
 voce troppo bassa per poterlo sentire.
 - Mi scusi, signore.
 - Dicevo di continuare cos ragazzo, questo tutto. Continua
 cos Io ho fatto cos Tu devi fare cos
 - Potrebbe spiegarsi meglio, signore?
 - Lyndon Baines Johnson non si spiega meglio. E' una mia regola, e
 l'ho sempre trovata conveniente. Non mi spiego mai meglio. La gente
 non crede a quelli che vogliono spiegarsi meglio. Scrivilo, ragazzo:
 ai spiegarsi meglio
 Si alzlentamente, appoggiandosi alla piccola scrivania di metallo
 di Nunn. Io presi il mio taccuino e la penna mentre lui si stirava le
 pieghe del cappotto.
 on ho mai conosciuto un uomo con un bisogno di amore tanto
 profondo come Lb.
 Un vecchio impiegato, 1973
 on sopportava di stare da solo. Voglio dire che veramente lo
 detestava. Entravo nel suo ufficio mentre se ne stava seduto da solo
 alla sua scrivania, e anche se non si pudire che fossi uno di
 quelli che lui amava vedere, i suoi occhi si rasserenavano... Aveva
 una piccola radio tascabile, una radiolina a transistor, e qualche
 volta sentivamo che la accendeva, lnel suo ufficio, mentre lavorava
 da solo. Voleva che ci fosse sempre un po' di rumore. La voce di
 qualcuno che parlasse con lui o un po' di musica. Ma non era un uomo
 triste. Non voglio darvi questa immagine di lui. Kennedy era un uomo
 triste. Johnson era solo un uomo esigente. Tutto quello che dava,
 voleva che in qualche modo gli fosse reso. E sapeva di essere fatto
 cos
 Chip Piesker,
 ex assistente alla ricerca,
 aprile 1978
 Cominciai a sbrigare molto del mio impegnativo lavoro nell'ufficio
 di Lyndon, sul pavimento rosso, tra le stelle. Sceglievo e catalogavo
 e rispondevo alle lettere in un angolo, poi sul lungo tavolo di pino
 quando Piesker fu mandato a raccogliere la rassegna stampa quotidiana
 di Lyndon alla mia scrivania. Rispondevo a un numero sempre maggiore
 di lettere personali. Lew N. Johnson sosteneva che io avevo un tocco
 speciale, originale. La signorina Teane comincia sottopormi
 questioni, lei a me, invece del contrario. Lyndon spesso mi chiedeva
 di prendere appunti per suo conto - di pensieri, modi di dire, cose
 da ricordare. Mostrava, fu cosanche in seguito, una vera passione
 per la retorica. Mi chiedeva di dare un'occhiata al taccuino che
 portavo con me, e ripassava alcune cose.
 Si candidalle primarie del 1960 mentre era ancora Senatore. La
 sua determinazione a non volersi sottrarre ai doveri del Senato
 voleva dire che realisticamente non avrebbe potuto andare oltre le
 primarie. Ma i suoi uffici nel Dirksen Building triplicarono il
 personale e diventarono una specie di quartier generale militare. Io
 prendevo ordini direttamente da Lyndon o da Dora. La posta diventava
 ogni giorno piimportante. Feci una propaganda elettorale a tappeto
 attraverso le lettere, nella campagna del 1960, lavorando con
 pubblicitari e addetti alle analisi demografiche.
 Assistenti e impiegati e amici e rivali e colleghi entravano e
 uscivano, entravano e uscivano. Lyndon odiava il telefono. Dora Teane
 gli passava solo le telefonate piurgenti. Quelli che conoscevano
 bene Lyndon venivano di persona per e chiacchiereche spesso
 determinavano la fine o l'inizio di una carriera. Venivano davvero
 tutti. Humprey sembrava il guscio vuoto di una locusta. Kennedy
 sembrava la pubblicitdi qualcosa che non desideri, ma che poi
 finisci per comprare. Sam Rayburn mi faceva venire in mente un
 cespuglio trascurato. Nixon sembrava la caricatura di Nixon. John
 Connally e John Foster Dulles non sembravano proprio niente. I
 capelli di Chet Huntly sembravano finti. De Gaulle era semplicemente
 assurdo. Jesse Helms era falso e gentile. A chiunque dovesse stare ad
 aspettare qualche minuto, portavo la scura bevanda magica della
 signorina Teane. A volte restavo a chiacchierare per un po' con il
 visitatore. Trovai utile il francese che avevo appena imparato, per
 fare due chiacchiere col generale.
   
 Margaret Childs Boyd, mia moglie da quasi due anni, aveva trovato
 nella lavatrice, all'inizio del nostro periodo in T Street, i miei
 boxer gnominiosamente macchiati- sono le sue parole. Minaccidi
 dire al signor Jack Childs, che ora stava a Austin, che i complicati
 e filosofici accordi prematrimoniali, a lungo dibattuti, sembravano
 andati a monte. Lei era entrata in rapporti, che non vedevo di buon
 occhio, con un disegnatore satirico del sindacato che ritraeva Lyndon
 curvo come un punto interrogativo e con la faccia da bassotto.
 Margaret amava, a parte gli esercizi sessuali piclassici e
 ripetitivi, bere birra d'importazione. Le era sempre piaciuta la
 birra - la prima immagine che associo al suo nome di lei con un
 boccale di birra olandese in mano sullo sfondo delle luci di New
 Haven - ma ora ci stava dando dentro con entusiasmo sempre maggiore.
 Beveva col disegnatore, con i colleghi dei corsi di recupero, con le
 altre vedove elettorali. Quando era ubriaca, mi accusava di avere una
 storia con Lyndon Johnson. Una volta mi chiese se alcuni dei miei
 boxer macchiati dovessero essere conservati intatti per i posteri. Io
 andai a prepararle una di quelle bevande forti che si prendono nel
 Texas orientale e mi chiusi in camera, dove me ne stavo spesso a
 lavorare fino alla mattina su itinerari, lettere, indirizzi,
 organizzazione e riscrittura di alcune delle proposte degne di essere
 stampate e sulle note da aggiungere ai discorsi. In quel periodo
 entrai a far parte dello staff dei collaboratori stretti di Lyndon.
 Prendevo uno stipendio generoso, che mi serviva a mantenere il mio
 nuovo compagno, M. Duverger, un giovane imparentato con
 l'ambasciatore haitiano negli Stati Uniti, in un delizioso, elegante
 appartamento esclusivo che sembrava fatto apposta per noi. Anche
 Duverger era orgoglioso del ritratto firmato dal Vice Presidente e
 dalla signora Johnson che io avevo appeso, con il suo permesso, in
 una delle nostre stanze.
  allora non parliamo soltanto per fare gli spacconi. Andiamo a
 parlare con i nostri parenti, gli zii, i cugini, e le zie, andiamo a
 fare il nostro dovere il tre novembre e votiamo per il Partito
 Democratico.
 Discorso agli alunni
 dell'ultimo anno
 della Chesapeake
 High School, Baltimora,
 Maryland,
 24 ottobre 1960
 llora ditegli che quel che farete semplicemente andare le
 dire on Lbj fino in fondo Le vostre madri e i vostri padri e i
 vostri nonni, alcuni di loro lo dimenticheranno. Ma io conto su voi
 giovani, voi che dovrete combattere le nostre guerre, e che dovrete
 difendere questo paese, e che sarete annientati se avremo un disastro
 nucleare - io conto su di voi che dovete avere fiducia nel futuro,
 conto su di voi affinchvi alziate presto e incitiate le vostre
 madri e i vostri padri ad alzarsi presto anche loro, per andare a
 votare.
 Discorso alle classi
 del quarto anno
 della scuola elementare
 di Mansfield, Ohio,
 31 ottobre 1964
  Boyd e Johnson? Non ce n'era uno di noi che potesse davvero
 affermare di capire i rapporti che Dave aveva con Lbj. Non sapevamo
 che tipo di ascendente il ragazzo avesse su Johnson. Ma sapevamo che
 aveva un ascendente.
 - Questo sicuro.
 - Ma funzionava anche al contrario, mi pare. Voglio dire Boyd
 venerava quel diavolo di Lbj.
 - Non so se eneravala parola giusta.
 - Lo amava?
 - Adesso non ricominciamo, ragazzi. Quei pettegolezzi, sapevamo che
 erano soltanto false dicerie, anche allora. Di omosessuale, nel corpo
 di Lyndon Johnson, non ce n'era nemmeno un'unghia. E poi lui amava
 Lady Bird di un amore davvero bestiale.
 - Hai detto bene: c'era qualcosa di bestiale in Lbj. Secondo me,
 lui sapeva bene cos'era la bestialit Durante gli anni della
 presidenza, vide confermata la sua idea che l'uomo una bestia
 crudele e furba. Lui pernon avrebbe voluto essere cos Erano anni
 difficili.
 - Era la cosa che i radicali odiavano di piin lui. Temevano di
 essere tutti bestie e che Lbj fosse soltanto una bestia pifurba e
 potente di loro. Era tutto l
 - Dio solo pusapere che presagi erano questi per il futuro
 politico della nazione.
 - Lbj era allo stesso tempo un genio e uno scimmione.
 - Ed era questo che piaceva a Boyd.
 - Io penso che Dave fosse davvero attratto da questo, non credete?
 Dave non era certo una bestia. Assolutamente no.
 - Probabilmente era troppo raffinato per essere una bestia.
 - Forse eri tu a vederlo raffinato. Ma io per esempio non ho mai
 avuto fiducia in lui. Se devo giudicare dal carattere e dalla
 personalit non c'niente che mi faccia pensare a un tipo
 raffinato. Raffinato in che senso?
 - Un sacco di volte restavi in una stanza solo con lui e nemmeno ti
 accorgevi che c'era.
 - Allora raffinato nel senso di invisibile, in qualche modo.
 - Invece la presenza di Johnson la notavi subito anche in un salone
 enorme o in un convegno affollato. Sentivi subito che in quel posto
 c'era un'aria strana.
 - Johnson voleva intorno persone che sapessero sempre che lui era
 l
 - Allora possiamo dire cos Johnson aveva bisogno di un pubblico,
 e Boyd era il pubblico di cui lui aveva bisogno. Verso il quale non
 doveva sentire nresponsabilitnriconoscenza.
 - Non sono ancora sicuro che sia impossibile che siano stati
 insieme.
 - Io sono sicuro.
 - Anch'io. Essere un omosessuale sarebbe stata una cosa troppo
 delicata, voglio dire anche troppo umana per Lbj, e non se lo sognava
 nemmeno. Io dubito perfino che lui fosse in grado di provare a
 immaginare cosa fosse un omosessuale. Essere omosessuali una cosa
 astratta, secondo il mio modo di vedere, e Lbj odiava le astrazioni.
 Andavano oltre la sua comprensione.
 - E lui odiava qualsiasi cosa andasse al di ldella sua
 comprensione. O non la considerava proprio, o la odiava.
 - Boyd viveva con quel negro del terzo mondo che si spacciava per
 francese e che portava i tacchi alti. Ha vissuto con quel negro per
 anni.
 - Johnson doveva avere piautoritsu quel ragazzo.
 - Dite che Lbj lo sapeva, allora? Di Boyd e del negro? Del resto,
 Lbj e il ragazzo erano cosintimi...
 - Non ho mai saputo di qualcuno che sospettava che lui sapesse.
 - Nessuno sapeva che lui sapeva.
 - Ma come faceva a non sapere?
 Dr. C.T. Peete
 (a cura di),
 Analisi di un Presidente.
 Interviste ai collaboratori
 stretti di Lbj, 1970
 Anche quando diventVice Presidente, Lyndon continua tenere i
 suoi uffici nel Dirksen Building, col pavimento rosso e le stelle
 dorate, la lunga fila di scrivanie-cubicolo per gli impiegati, la
 grande finestra e il tavolo di solido legno di pino dove i miei nuovi
 assistenti smistavano la posta sotto la mia supervisione.
 - C'era soltanto uno stramaledetto lavoro che avrei voluto fare per
 togliermi dalle palle in un solo colpo gli uffici, le scrivanie, le
 tecnologie e gli impiegati. Un solo stramaledetto lavoro, ragazzo, -
 mi disse nell'aria frizzante della limousine scoperta, mentre
 andavamo alla festa d'insediamento del Presidente. - E sembra che
 questa brava gente, in tutta coscienza, non abbia voluto darlo, quel
 lavoro, a Lyndon Baines Johnson. Allora sai cosa ti dico? Fanculo a
 tutti, ecco cosa dico. Ho ragione, Bird? - E piantil gomito nelle
 costole di Claudia Johnson, sotto la pelliccia e il vestito di
 taffet
 - Peradesso te ne stai un po' zitto, Lyndon, eh? - disse la
 signora con quella finta severitche Lyndon ovviamente adorava,
 perchera il loro linguaggio in codice. Lady Bird diede dei colpetti
 al solido braccio di Lyndon e poi accarezzil suo zigomo rosso e
 spigoloso, mentre l'altra mano guantata restava poggiata sul mio
 ginocchio.
 - Ora, signor Boyd, la nomino responsabile della trasformazione in
 essere umano di questa bestia rude e malvagia.
 - Ci prover signora.
 - Bravo, ragazzo, insegnami a comportarmi bene, - urlil Vice
 Presidente, mentre guardava la folla e agitava la mano per rispondere
 ai saluti. - Adesso ve lo dico, mi devo soffiare il naso, e
 scorreggerlsul palco, s faruna scorreggia. Mi soffieril
 naso. Chi se ne frega di quanti occhi elettronici saranno puntati
 verso quel palco di merda. Spero solo che questo vento ne spazzer
 via un bel po' -. Fece una pausa, guardandosi intorno, stupito. -
 Pronti al lancio, sta partendo una scorreggia.
 Scorreggia lungo nel cappotto e nel freddo sedile di pelle della
 limousine.
 Wroooooooo.
 - Come bisogna fare con te, Lyndon? - Lady Bird rideva,
 allegramente scandalizzata, sventolando la mano verso quella folla
 ondeggiante di persone. Ricordo ancora le nuvole bianche di fiato che
 uscivano da quelle bocche. Faceva freddo.
   
 Vidi per la prima volta Claudia Alta ady BirdTaylor Johnson a
 una grigliata estiva sulla riva del fiume Pardenales, che scorreva
 accanto al ranch di Lyndon nel Texas. Gli amici stretti e il suo
 staff erano stati convocati per aiutare Lyndon ad accendere la brace
 e per preparare l'imminente Convention che, gisi sapeva, era
 matematicamente destinata alla vittoria di un altro uomo.
 Lyndon mi voleva far stringere la mano al suo cane.
 - Chiedera Blanco di stringertela, non a te, ragazzo, - mi
 rassicurLyndon. Poi si girverso Lew N. Johnson. - Io lo so che
 questo ragazzo pronto a stringere la mano al cane. Non devi nemmeno
 chiederglie-lo -. Lew N. si era tirato su gli occhiali e rideva.
 - E questa la mia moglie snaturata, la signora Lyndon Baines
 Johnson, - disse, presentandomi a una adorabile, raffinata signora
 con un viso rotondo e un naso perfetto e con i capelli elegantemente
 e rigidamente acconciati. - Questa Lady Bird, ragazzo, - disse.
 - Sono molto felice di conoscerla, signora.
 - Il piacere mio, signor Boyd, - sussurrlei, con un morbido
 accento texano. Avvicinai le mie labbra alla mano delicata che mi
 aveva offerto. Tutti lattorno potevano vedere come Lyndon pendesse
 dalle labbra della moglie, osservare i leggeri inchini di lei, come
 sapeva muoversi tra la gente, e come ogni gesto di Lady Bird scavasse
 una distanza incolmabile tra i due.
 - Lyndon mi ha parlato di lei con affetto e gratitudine, - disse,
 mentre Lyndon gongolava alle sue spalle e le sussurrava qualcosa con
 la bocca appoggiata sulla pelle nuda e lentigginosa proprio accanto
 alla spallina del vestito.
 - Il signor Johnson troppo buono, - dissi, mentre Blanco si
 strusciava tra la mia tibia e il bordo dei bermuda, correndo poi
 verso la brace fumante.
 - Ecco cosa, ragazzo: io sono troppo buono! - urlLyndon,
 battendosi la testa come se avesse appena capito tutto. - Scrivi
 questa cosa per me, figliolo: ohnson troppo buono-. Si gir
 urlando con le mani intorno alla bocca: - Forza! Facciamo suonare
 qualcosa all'orchestra, ragazzi, o volete tenere il culo incollato
 alle sedie? - Un'orchestrina di uomini in camicia a quadretti e
 cappello da cowboy comincia dirigersi verso il palco.
 Ascoltavamo la musica, mangiavamo nei piatti di carta. Lyndon si
 muoveva nei suoi stivali tenendo il tempo dell'orchestra.
 Sentii una mano delicata sul mio polso. - Spero che mi farl'onore
 di venire a prendere un tcon i pasticcini qualche volta -. La
 signora Johnson mi sorrise, guardandomi solo per il tempo necessario
 a farmi quell'invito. Mentre annuivo, avevo la pelle d'oca. La
 signora Johnson si scuse si allontan e mentre camminava la gente
 si voltava a guardarla e si apriva al suo passaggio, perchemanava
 una grande autoritche non aveva nulla a che fare con il potere o
 con la possibilitdi nuocere.
 Mi tirai su i bermuda che continuavano a cadermi.
 - Finiscila di girare a vuoto e va a prenderti un po' di grigliata!
 - mi urlLyndon nelle orecchie, addentando una pannocchia mentre
 continuava a ballare.
   
 Lyndon ebbe il secondo infarto grave, il primo era stato tenuto
 segreto, nel 1962. Lo stavo portando a casa dall'ufficio, di sera
 tardi. Ci stavamo dirigendo verso est, fuori Washington, verso la sua
 casa sull'oceano. Cominciad ansimare nel sedile di fianco. Non
 riusciva a respirare bene. Il suo inalatore nasale non sortiva pi
 effetti. Le labbra erano livide. Per me e il signor Kutner dei
 Servizi Segreti fu difficile persino trascinarlo in casa.
 Io e Lady Bird Johnson lo liberammo dai vestiti e cominciammo a
 massaggiarlo sul petto, all'altezza del by-pass, con alcol
 denaturato. Lyndon si era spruzzato quello spray che di solito lo
 faceva respirare meglio. Continuavamo a massaggiarlo. Aveva il torace
 debole, un po' curvo, tipico delle persone anziane.
 Le labbra erano sempre cianotiche. Stava avendo il secondo infarto,
 disse ansimando. Lady Bird lo massaggiava dappertutto. Lui non volle
 che dicessimo a Kutner di chiamare un'ambulanza. Voleva che non lo
 sapesse nessuno. Diceva che lui era il Vice Presidente. Alla fine
 Lady Bird diede ordine di trasportarlo al Bethesda Naval in una
 berlina con i vetri scuri. Kutner ignori semafori. Ci vollero tutte
 e due le mani di Lady Bird per tenere la mano di Lyndon, perchlui
 per respirare si dibatteva e si contorceva. Soffriva come un cane.
 - Merda, - continuava a dire, mostrandomi i denti. - Merda,
 ragazzo, non ora.
 - No, non ora, - gli sussurrla signora Johnson nel grande
 orecchio livido.
 Il Vice Presidente degli Stati Uniti d'America rimase al Bethesda
 diciotto giorni. Per le solite analisi, ordinammo a Salinger di
 riferire alla stampa. In ogni caso, negli ultimi giorni del ricovero,
 Lyndon convinse un chirurgo a togliergli una sanissima appendice.
 Pierre parla lungo dell'appendicite ai media. Lyndon mostralla
 gente la cicatrice dell'operazione in ogni occasione pubblica.
 - Maledetta appendice, - diceva.
 Comincia prendere la digitale che gli avevano prescritto. Lady
 Bird lo costrinse a smetterla di mangiare la cotenna di maiale fritta
 che di solito teneva nel cassetto della scrivania in alto a destra,
 accanto alla pistola con l'impugnatura d'argento. Io mi imposi di
 smettere di fumare nell'ufficio di Lyndon.
 Ricevetti un bigliettino rosa.- Io e mio marito desideriamo
 ringraziarla della dedizione, della premura e della discrezione
 mostrate durante la recente malattia di mio marito -. Il biglietto
 aveva un profumo meraviglioso; M. Duverger disse che avrebbe voluto
 sentirlo ogni giorno, un profumo come L'Oiseau del mio biglietto.
 i sono diplomato alla Johnson City High School del Texas; nella
 mia classe eravamo in sei. Per un certo periodo avevo avuto la
 sensazione che mio padre non fosse davvero cosintelligente come
 pensavo avrebbe dovuto essere, e quindi pensavo che sarebbe stato
 meglio seguire buona parte dei comportamenti di mia madre. Cos
 quando presi il diploma decisi di seguire il consiglio del vecchio
 filosofo Horace Greely: attene a ovest, ragazzo per cercare
 fortuna. Con ventisei dollari in tasca e una T-Ford io e i miei
 cinque compagni di scuola partimmo una mattina all'alba per il
 luminoso ovest, il grande stato della California. Arrivammo l
 secondo i nostri piani, senza quasi pinulla dei ventisei dollari, e
 io trovai subito un lavoro ben pagato, novanta dollari al mese per
 far salire e scendere un ascensore. Ma alla fine del mese, dopo aver
 pagato tre pasti al giorno e la camera e la lavanderia, capii che
 probabilmente era meglio tornarsene a casa a mangiare da mamma
 anzichrestare in California. Cosme ne tornai nel Texas e trovai
 un lavoro nella SocietAutostrade. Dovevamo essere al lavoro
 all'alba, e ce ne tornavamo a casa al tramonto. Il tempo per arrivare
 al lavoro non era compreso nella giornata. Dovevamo essere sul posto,
 lontano venti o trenta miglia di autostrada, al sorgere del sole e
 non potevamo andarcene prima che il sole fosse tramontato. Tutto
 questo per la meravigliosa paga di un dollaro al giorno. Dopo poco
 pidi un anno di questa vita nella SocietAutostrade, cominciai a
 pensare che il consiglio di mio padre di continuare gli studi per
 imparare una vera professione invece di essere uno studente fallito e
 basta - che forse questo consiglio era pisaggio di quanto non
 avessi pensato un anno prima. In altre parole, mio padre era
 diventato molto piintelligente da quando ero andato in California e
 da quando lavoravo per la SocietAutostrade. E con l'aiuto di Dio, e
 grazie anche all'insistenza di mia madre affinchtornassi a scuola
 per imparare una professione, feci cinquanta miglia in autostop e me
 ne tornai a scuola, dove rimasi per quattro lunghi anni. Ma da allora
 ho avuto sempre ottimi impieghi. Adesso ho un contratto valido fino
 al 20 gennaio 1965.
 Discorso ai laureandi
 dell'Amherst College,
 Amherst, Massachussets,
 25 maggio 1963
 Mia madre venne a farmi visita a Washington una sola volta in quei
 dieci anni; lei e Margaret andavano molto d'accordo.
 Il giorno che mia madre venne a trovarmi, Duverger rimase a
 cucinare tutta la mattina: un arrosto squisito, patate alla crema, e
 Les Jeux Dieux, un dolce haitiano, una specialitdal sapore
 dolcissimo. Si diede da fare freneticamente in cucina per tutta la
 mattinata, vestito solo con un grembiule e i tacchi alti e intanto io
 pulivo sotto i mobili con l'aspirapolvere e lucidavo le superfici con
 un olio speciale.
 Mentre eravamo seduti a bere un aperitivo nel salotto pulitissimo
 che odorava di carne di maiale, mia madre comincia parlare di
 Margaret Childs e di quanto sperassero, sia lei sia Jack e Sue-Bea
 Childs, che dopo il ricovero in ospedale per disintossicarsi
 dall'alcol tornasse a una vita migliore, una coscara ragazza che
 non aveva mai fatto del male a nessuno. Duverger continuava ad
 agitarsi nella giacca sportiva che gli avevo prestato.
 Fu l'unica esperienza della mia vita di un pranzo immerso in un
 silenzio totale. Eravamo concentrati sul rumore dei coltelli nei
 piatti. Riuscivo persino a distinguere i diversi modi di masticare.
 Il regalo di mia madre per la nostra casa fu un grappolo di uva
 finta, con i chicchi di marmo e il gambo di vetro verde.
 Mia madre non sembrava vecchia.
 - Elle a tort, - continuava a ripetere Duverger, pitardi, mentre
 si spalmava la vaselina. Era tutto orgoglioso di non sapere bene
 l'inglese. Quando stavamo soli, parlavamo in una specie di pidgin.
 - Elle a tort, cette salope-l Lei torto. Lei torto.
 Gli chiesi che cosa volesse dire mentre spalmava la vaselina gelida
 prima su di se poi su di me. Mi saltaddosso violentemente, come
 una bestia. Andai a sbattere contro la testata del letto.
 - Perchdici che mia madre ha torto?
 - Lei mi odia perchpensa che tu mi ami.
 Mi sodomizzviolentemente, senza pensare a farmi godere, e alla
 fine ricadde tremando e piangendo al mio fianco. Io avevo urlato
 molto per il dolore.
 - Ce n'est pas moi qui tu aimes?
 - Certo che amo te. Viviamo insieme, Ren
 Aveva ancora il respiro pesante.- Ce n'est non me.
 - E chi, allora? - gli chiesi, facendo il gesto di buttarlo gidal
 letto. - Se dici che non amo te, chi che amo, allora?
 - Tu m'en a besoin, - url squarciando l'oscuritdella camera da
 letto con il bianco delle sue unghie. - Tu hai bisogno di me. Ti
 senti responsabile per la mia vita. Ma non me che ami.
 - Io amo te, Duverger. Bisogno, responsabilit in questo paese
 queste cose sono espressioni di amore.
 - Elle a tort -. Si girdall'altra parte, si spostnel suo angolo
 di letto, mettendosi in posizione fetale. - Lei non sa quanto siamo
 tristi -. Io non dissi niente.
 - Perchdobbiamo essere costristi... - disse. E lo disse in quel
 modo che sembrava un'affermazione. Continuava a ripeterlo. Mi
 svegliai, molto pitardi, con davanti agli occhi la sua schiena nera
 che si muoveva ritmicamente, le mani che gli coprivano la faccia; e
 continuava a ripetere quella frase.
 er lui la vita una giungla. E non gli importa quanto tempo tu
 pensi che si debbano tenere le redini in mano, perchlui ha deciso
 di tenerle per sempre.
 Un vecchio collega, 1963
 a maggior parte delle preoccupazioni se le inventa. Vede problemi
 dove non ce ne sono. E' capace di svegliarsi una mattina con il
 pensiero fisso che durante la notte andato tutto perduto.
 Un amico intimo, 1963
 Lyndon trascorse i quattordici minuti del percorso verso il
 Parkland Hospital sotto i sedili neri della limousine decappottabile,
 con il naso schiacciato contro la suola di una scarpa del Senatore
 Yarbrough. Sopra di loro, per ripararli e per tenerli fermi quando si
 agitavano, c'era un agente dei Servizi Segreti il cui dopobarba
 sarebbe bastato da solo a creare quel panico e quella confusione. Io
 contemplavo le orde di folla per le strade di Dallas mentre ero
 seduto sopra a tutti e tre, e abbassavo lo sguardo solo quando si
 agitavano, osservando dal mio piedistallo tre uomini dei Servizi
 Segreti che sui sedili anteriori di una decappottabile cercavano di
 tener ferma la First Lady che si dimenava e urlava, implorandoli di
 lasciarla tornare indietro a recuperare qualcosa, ma non riuscii a
 capire di che si trattava.
 Noi stavamo nei sedili posteriori uno sopra l'altro, una montagna
 di braccia e gambe, come un gruppo di studenti di Yale dentro una
 cabina del telefono. I risvolti dei pantaloni di Lyndon, le caviglie
 bianche senza peli e gli stivaletti si agitavano davanti alla mia
 faccia mentre la macchina correva. Riuscivo a sentirlo, sotto
 l'insopportabile dopobarba dell'uomo dei Servizi, imprecare contro
 Yarbrough.
 L'ospedale era isteria coreografica. Lyndon, col fazzoletto premuto
 sul naso sanguinante, era assediato da telecamere, microfoni, medici,
 uomini dei Servizi, giornalisti e, peggio ancora, tutti quei
 funzionari e collaboratori del Presidente, che si guardavano intorno
 attentissimi, e decisi a saltare dall'altra parte della barricata
 prima che l'animale politico che avevano cavalcato diventasse freddo.
 Telefonai a Lady Bird Johnson - Lyndon aveva digrignato i denti al
 suggerimento di prendere in mano il telefono in un momento come
 quello - per rassicurarla e per avvertirla che si doveva preparare a
 venire a Dallas il pipresto possibile. Poi chiamai Hal Ball per
 rendere agevole e veloce il viaggio della signora Johnson. Vidi
 Lyndon intrappolato dalla ressa in un angolo, le molli guance
 infiammate, il naso arrossato, gli occhi da persona minuta annebbiati
 dallo shock e dalla speranza riaccesasi all'improvviso. I suoi
 piccoli occhi cercavano i miei, oltre la spirale avvolgente di
 giornalisti e adulatori, ma non riusciva a liberarsi, anche se io
 cercavo di sporgermi oltre il banco dei telefoni.
 - O mi togli quel microfono dalla faccia oppure ti spedisco a casa
 a calci in culo, - si sentnell'edizione speciale del telegiornale.
 Dan Rather era sparito, sbiancando, e ritirando tutta la troupe.
 Poichle notizie dei medici e dei Servizi Segreti tardavano ad
 arrivare, la folla pian piano si disperse. Riuscimmo a fare una
 riunione con Lyndon in una piccola sala d'attesa lontano dai
 corridoi. L'incontro fu molto efficace. Organizzammo un team per
 l'occasione. I Servizi provvidero a uno sbarramento davanti
 all'ufficio di Ball. Bunker, Califano e Salinger prendevano
 nervosamente appunti. Le riunioni di Gabinetto furono risolte con
 quel genere di caloroso distacco riservato di solito alle discussioni
 sul golf. Lyndon parlpoco.
 Accompagnai Lyndon nella camera della First Lady. Lyndon si fece
 spazio tra la folla intorno al suo letto. Gli sembrche fosse pi
 tranquilla, mentre le poggiava la mano sulla fronte, coprendole per
 tutta la faccia. Il colorito era buono. Ci fu il lampo di un flash.
 Attraverso le dita di Lyndon vidi gli occhi sedati della First Lady.
 Nessuno aveva notizie, nemmeno si sapeva chi potesse avere notizie
 lin ospedale. Tutti noi sussurravamo, facevamo ipotesi, fumavamo,
 soffiando via il fumo lontano da Lyndon, e aspettavamo. Lyndon era
 cosbrutale con quei giovani bostoniani che venivano a curiosare per
 commiserarlo e per congratularsi, che presto lasciarono perdere il
 nostro gruppo. Connally, con il braccio fasciato, ci gironzolava
 intorno, bevendo da una bottiglia un liquido gassato il cui volume
 restava costantemente immutato.
 Telefonai a Duverger, che era rimasto a casa con la bronchite, a
 guardare le notizie alla televisione, fuori di testa dall'ansia.
 Telefonai alla signorina Teane nella sua casa di Arlington. Provai
 anche a chiamare Margaret nella casa di cura nel Maryland e mi
 informarono che era stata dimessa qualche settimana prima. Il numero
 di mia madre dava occupato da ore.
 La nostra riunione finmolto tempo prima che arrivassero notizie
 ufficiali. A ognuno erano state assegnate un centinaio di cose da
 fare. Pian piano la piccola stanza si svuot Protetto da Pierre e da
 me, Lyndon ebbe finalmente qualche minuto per starsene in una
 poltrona della sala d'attesa a riposare e a riflettere un po'. Poi,
 mentre passeggiava con passo pesante, chiese il suo inalatore. Gli
 stivali lasciavano strisce sul pavimento, quando trascinava le sue
 lunghe gambe. Si teneva l'avambraccio, aprendo e chiudendo il pugno.
 La pelle sotto gli occhi era violacea. Gli diedi della digitale, e
 dovetti quasi costringerlo a buttarla gi
 Ci sedemmo. Per un po' di tempo restammo a fissare le pareti
 bianche della stanza. Connally stava davanti a un distributore, e
 rifletteva su cosa prendere.
 - Qualsiasi cosa, - stava mormorando Lyndon.
 - Mi scusi, signore?
 Aveva lo sguardo assente. - Ragazzo mio, - disse, - darei qualsiasi
 maledetta cosa che ho per non dovermi alzare ora e andare a occupare
 un posto senza averne il diritto e senza che l'abbia voluto la gente.
 Non sono stupido, so che non bene entrare dalla porta di servizio.
 Elemosina. Umiliazione. Sfiducia. Responsabilitche non avevi mai
 pensato di affrontare.
 - E' naturale che ti senti cos ora, L.B., - disse Connally,
 inserendo una moneta nel distributore.
 Lyndon guardava fisso in un punto che non riuscivo a vedere,
 facendo oscillare la testa enorme.
 - Darei qualsiasi maledetta cosa che ho, ragazzo.
 Salinger mi lanciuno sguardo, ma io avevo gitolto il cappuccio
 alla penna.
   
 Ci fu un periodo di transizione. Due montagne di posta. Scatole da
 confezionare e chiudere. Giganteschi traslocatori da tenere d'occhio.
 La salute di Duverger peggior Sembrava incapace di reagire alla
 bronchite e alle infezioni che ne seguirono. Non aveva pila forza
 di salire le scale e dovette lasciare il lavoro alla boutique. Se ne
 stava a letto, ascoltava dischi graffiati di Belafonte e ammucchiava
 ogni giorno una montagna di kleenex usati di tutti i colori.
 Dimagriva e aveva sempre la febbre. Seppi che la malaria era una
 malattia tipica di Haiti, e mi procurai del chinino dal Bethesda.
 Forse era per la suggestione, o perchsapevo di correre dei rischi,
 ma sentivo la mia salute indebolirsi ogni giorno che passavo accanto
 a Duverger. Mi presi tutti i mal di gola che giravano alla Casa
 Bianca. Alla fine feci l'abitudine ad avere il mal di gola.
 L'organizzazione della Casa Bianca nel ricevere, distribuire e
 rispondere alle lettere era enorme, con tantissimi addetti, rapidit
 perfetta efficienza. La direttiva per rispondere nello stesso giorno
 di Lyndon era una sfida troppo facile per questi addetti alle poste
 in carriera veloci e abili. Io diventai qualcosa di piche il
 responsabile della posta, perchredigevo e adattavo quella decina di
 lettere standard che venivano stampate con la firma del Presidente e
 spedite in risposta a un numero incredibile di telegrammi e lettere
 che arrivavano da ogni angolo del paese.
 A cominciare dal 1965 la maggior parte delle lettere erano di
 protesta, ed era difficile evitare che le risposte standard
 suonassero artificiali oppure sulla difensiva e quindi petulanti.
 Io e Duverger ci unimmo formalmente in matrimonio con un breve rito
 civile che si svolse in periferia, nel quartiere di Mount Vernon.
 Alla cerimonia parteciparono pochi amici stretti. Peter venne
 direttamente da Charlotte. Duverger dovette stare seduto durante la
 cerimonia, con un austero vestito di seta che aveva il compito di
 sdrammatizzare, ma che piprobabilmente sottolineava, il grigio
 pallido del suo colorito.
 pprezzo in particolar modo la vostra visita perchsento di avere
 un legame con la gente, e poichqui non mi fanno uscire lfuori,
 sono contento quando vi fanno entrare qui dentro.
 A un gruppo di visitatori
 della Casa Bianca,
 14 maggio 1966
 on stiamo cambiando il nostro programma. Stiamo cambiando idea
 sul modo di realizzarlo.
 Congresso
 dei Giovani Democratici,
 Columbia University,
 New York, 21 maggio 1966
  Sembrava ossessionato dalla sua salute. Comincia sembrare
 irrobustito in quel modo in cui lo sembrano le persone magre.
 - Anche Boyd diventfragile e ossessivo. Non si toglieva mai il
 cappotto. Sudava. Come se seguisse l'esempio di Lbj in ogni cosa.
 - Boyd non aveva un ruolo ufficiale. Quell'esercito di giovani in
 carriera addetti alla posta di Kennedy si erano giorganizzati con
 la direttiva per rispondere nello stesso giorno prima ancora che noi
 ci insediassimo alla Casa Bianca.
 - Se ne stava seduto ad ascoltare la radio mentre Lyndon lavorava.
 Chissche ci faceva l
 - Tutti e due girovagavano sempre lintorno. Passeggiavano nel
 giardino. Guardavano oltre il recinto.
 - Qualche volta vedevamo il Presidente camminare da solo,
 circondato da tutti quegli agenti dei Servizi Segreti, ma dietro di
 lui c'era sempre Boyd.
 - Ma chi lo sa perchpasseggiassero per ore e ore fuori dal
 palazzo.
 - Spegnevano la radio, quando andavano fuori.
 - Chissquante decisioni prendeva in quei momenti. Tonchino.
 Cambogia. Questioni scottanti.
 - Nsapremo mai nulla di Lady Bird. Lei era una di quelle First
 Lady dietro le quinte. E' impossibile valutare la sua influenza.
 - Sappiamo che Boyd lo ha aiutato a scrivere qualcuno degli ultimi
 discorsi.
 - Ma nessuno sa quale.
 - Quelli lerano tutti amici per la pelle. - Nessuno sa che fine
 hanno fatto.
 - Probabilmente anche quel ragazzo svelto dalle orecchie grandi
 avrebbe continuato a lavorare in ufficio, se Dave fosse sopravvissuto
 a Lyndon.
 Dr. C.T. Peete
 (a cura di),
 Analisi di un Presidente.
 Interviste ai collaboratori
 stretti di Lbj, 1970
 llora, gente, animo, e state allegri, Cristo santo.
 Discorso in Tv,
 Stanza Ovale, Casa Bianca,
 novembre 1967
 La maggior parte delle storie che si raccontano su quegli ultimi
 mesi, su Lyndon che a volte si rifiutava di lasciare la Stanza Ovale,
 sono vere. Io me ne stavo seduto nell'enorme poltrona d'angolo, con
 in grembo fazzoletti di carta e pillole, e lo guardavo pisciare nel
 cestino di metallo dell'ufficio che la signorina Teane la mattina
 dopo avrebbe svuotato senza dire una parola. I rumori dell'ufficio
 erano assorbiti dai tappeti spessi voluti da Truman, assieme ai
 mobili lussuosi. L'ufficio era buio tranne che per un faro che
 passava di tanto in tanto e per la luce arancione dei faldi quelli
 che protestavano nel parco dall'altra parte della strada.
 La finestra dell'ufficio che si apriva verso la Pennsylvania era
 macchiata da chiazze di muco che colavano dal naso di Lyndon. Lui
 stava l la faccia schiacciata contro la finestra, il respiro che
 appannava il vetro e mormorava qualcosa in sottofondo ai duri slogan
 dei dimostranti. Gli elicotteri volavano bassi come gabbiani; potenti
 fasci di luce illuminavano il parco lfuori e tutta l'area intorno
 alla Casa Bianca, e una fila di agenti dei Servizi Segreti comandati
 da Kutner erano allineati lungo il recinto di ferro nero. Si sentiva
 il fracasso di cose che venivano lanciate oltre il recinto.
 Lyndon chiese il suo inalatore e inspirferocemente.
 - Quanti bambini ho ammazzato oggi, ragazzo? - chiese, girandosi
 verso la stanza.
 Respirai profondamente e deglutii. - Penso che non sia bello n
 salutare pensare alla questione in questi termini, signore.
 - Fanculo alla tua anima candida, ragazzo, ti ho chiesto quanti! -
 Indicla finestra illuminata dai fal - Mi pare che questo chiedono
 quei coglioni lfuori. Ha diritto di chiederlo anche Lyndon Johnson,
 mi pare.
 - Credo siano trecento o quattrocento bambini, oggi, signore, -
 dissi. Starnutii debolmente nel fazzoletto. - Ora contento?
 Lyndon si girdi nuovo verso la finestra. Aveva dimenticato di
 riabbottonare i pantaloni.
 - Contento, - sbuff Il modo migliore per capire se aveva sentito
 bene era aspettare che ripetesse. - Pensi che loro siano contenti? -
 chiese.
 - Chi?
 Indici falcon un cenno della testa enorme, restando in ascolto
 del suono lieve dei megafoni distanti e dei fischi di protesta con
 cui rispondevano i dimostranti. Si mosse e appoggile mani sul
 davanzale. - Quei giovani americani che stanno lfuori, - disse.
 - Mi sembrano piuttosto incazzati, signore.
 Si tirsu i pantaloni che gli stavano cadendo, pensieroso. -
 Eppure io sento un retrogusto di felicitin quella incazzatura,
 ragazzo. Penso che a loro piaccia urlare offese, oltraggiare, e
 restare ingiustamente impuniti. Ecco cosa pensa di questo mondo
 libero il tuo Presidente, ragazzo.
 - Potrebbe spiegarsi meglio, signore?
 Lyndon scoppia ridere appannando quasi tutta la finestra, e poi
 indicammo insieme il grande cartello scritto a mano sul muro della
 Stanza Ovale, vicino alle corna di toro dietro la scrivania del
 Presidente. L'avevo appeso io. Diceva: mai spiegarsi meglio.
 Scosse la testa. - Credo... ecco, credo di non avere nessun
 contatto con la gioventamericana. Credo che loro non possono capire
 me, o cosa giusto, o quali idee culturali vanno bene per una
 nazione.
 Starnutii.
 Appoggile sue grandi dita scure alla finestra, lasciando altre
 impronte. - Tu penserai che una cosa stupida da dire, ma io ti dico
 che per questi giovani stato tutto troppo maledettamente facile,
 figliolo. Questi giovani che fanno gli hippie, che fanno i
 contestatori, e che usano la violenza e le proteste pubbliche. Gli
 abbiamo dato troppo, ragazzo. Intendo i loro padri. Gli uomini che
 erano giovani quando ero giovane io. E questi giovani di oggi si
 mettono a pisciare fuori dal vaso. Mai una volta che abbiano dovuto
 preoccuparsi, sacrificarsi o soffrire per qualche cosa. Non sanno
 niente della Grande Depressione e non sanno niente della disperazione
 -. Mi guard - Pensi che sia una buona cosa?
 Restai a guardarlo in silenzio.
 - Credo di iniziare a capire che la gente ha bisogno di soffrire
 per qualcosa. Sai cosa significa questo? Significa che la nostra
 politica interna probabilmente non va bene, ragazzo. Comincio a
 pensare che c'qualcosa di sbagliato proprio nel cuore della
 questione -. Tirsu dall'inalatore, mentre guardava le danze dei
 contestatori. - Noi trasporteremo la sofferenza di questa gente
 proprio qui in casa nostra, con una appropriata politica interna,
 ragazzo, - disse, - e non gli daremo pila possibilitdi
 rimpiazzarla. Guardali l ragazzo, come ballano, come dicono
 vaffanculo - come se fossero i primi al mondo a dire vaffanculo - e
 io, il loro Presidente sto qui a guardarli. Guardali anche tu e
 vedrai quello che vedo io. Io vedo degli animali che vogliono
 soffrire per forza, gente che chiede di soffrire per sentirsi un vero
 americano, ragazzo; e se noi non ci decidiamo a dargli qualche
 sofferenza vera, un buon motivo per soffrire, loro andranno a
 cercarla da qualche altra parte. E troveranno la sofferenza che gli
 serve nei giovani orientali che combattono una guerra dall'altra
 parte, andranno la prendere la sofferenza di quell'altra gente e la
 renderanno propria. Si sentiranno molto eccitati, figliolo. Credo che
 i giovani americani vogliano sentire un po' di eccitazione autentica.
 Ecco perchstanno lfuori: vogliono sentirsi eccitati; e prendono a
 prestito la loro eccitazione da giovani orientali che non sarebbero
 capaci nemmeno di allargare le gambe di tua madre per farla pisciare.
 Noi che governiamo non siamo stati capaci di dare loro niente di
 tutto questo. Loro pensano che la ricchezza e il potere sono noiosi.
 Dio benedica le loro anime patetiche -. Premette il naso sul vetro.
 Io ebbi una visione, mentre lui stava l di bambini e negozi di
 caramelle.
 Diedi un'occhiata a un elicottero che passava sopra di noi
 illuminando con un proiettore la Stanza Ovale come se fosse
 mezzogiorno. - Ma allora lei pensa che ci sia qualcosa di giusto in
 quello che stanno facendo lfuori?
 - ualcosa di giusto - sbuffLyndon, senza muoversi dalla
 finestra illuminata di blu. - No, per il semplice fatto che loro non
 hanno nessuna idea di ciche giusto e di ciche sbagliato.
 Ascoltali. Non hanno la minima idea di ciche giusto e ciche 
 sbagliato. Basta che li ascolti.
 Ci mettemmo ad ascoltarli. Io tiravo su col naso in silenzio.
 - Per loro, giusto e sbagliato sono soltanto parole, ragazzo -.
 Anda sedersi sulla poltrona dietro la scrivania enorme, dritto, le
 mani appoggiate sul legno presidenziale di ciliegio levigato. - Ma
 giusto e sbagliato non sono parole, - disse. - Sono sensazioni. Le
 senti nelle budella, negli intestini e da tutte le parti. Non sono
 parole. Non sono canzoni per chitarra. Le hai dentro. Nel cuore e
 nell'intestino. Come le persone che ami con tutto te stesso -. Si
 tastil polso e strinse il pugno. - Facciamo che quei poveri ragazzi
 che stanno lfuori si sentano per un attimo responsabili di
 qualcosa. Facciamoli sentire responsabili di qualcuno, e dopo
 torneranno qui a spiegare al loro Presidente, a me, Lbj, cosa vuol
 dire giusto, sbagliato e tutto il resto.
 Misurammo insieme il suo battito. Poi la pressione. Non aveva
 dolori nelle spalle e nel fianco, e non aveva le labbra livide. Poi
 decidemmo che si doveva sdraiare per far rifluire il sangue, e
 appoggiai i suoi stivali sul davanzale della finestra. Avevo il petto
 e la schiena zuppi di sudore. Ritornai nella mia poltrona d'angolo, e
 mi sentivo terribilmente debole.
 - Tutto bene, ragazzo?
 - S signore. Grazie.
 Ridacchiava. - Dovrebbero esserci un paio di funzionari federali
 qui fuori, vorrei parlargli.
 Tossii.
 Ascoltammo in silenzio, malati come eravamo, le canzoni, i cori,
 gli slogan e il rumore degli elicotteri e il fragore delle lattine di
 birra che cadevano. I minuti passavano mentre le fiamme del fal
 svanivano. Chiesi a Lyndon se dormiva.
 - Non sto dormendo, - disse.
 - Allora posso chiederle come si sente, signore?
 Il silenzio era rotto solo dai cori lontani. Lyndon si soffiil
 naso con forza, con gli occhi chiusi, la testa buttata indietro.
 - Come mi sento a fare che?
 Mi schiarii la voce. - Ad avere responsabilit come stava dicendo
 prima. Ad avere la responsabilitdella gente. Come si sente, ad
 averla?
 Non capivo se ridacchiava o respirava con affanno, un suono cupo,
 quasi irreale, che arrivava dagli abissi della sua poltrona
 reclinata. Osservavo il suo profilo, il sogno di ogni caricaturista.
 - Tu e Bird, - disse. - Cazzo, tu e la mia Bird fate sempre domande
 identiche a Lyndon Johnson, figliolo. E' coscurioso -. Si sollev
 per guardarmi dritto negli occhi anche nel buio fitto dell'ufficio. -
 Ho spiegato proprio la settimana scorsa a Bird perchla
 responsabilitnon affatto una sensazione, - disse con voce calma.
 - Pudirmi se la responsabilitle dqualche sensazione
 particolare? Se la emoziona?
 Ripose l'inalatore e si mise a giocare con i riflessi che faceva
 l'orologio nel controluce della finestra.
 - Ho spiegato a Bird che come il cielo, ragazzo. Ecco cosa le ho
 detto. Cosa mi rispondi se vengo da te a chiederti che sensazioni ti
 dil cielo? Il cielo non dnessuna sensazione, ragazzo.
 Tossimmo tutti e due.
 Alzgli occhi, e lo sguardo cadde sulle corna, e annucome se
 guardasse qualcosa di familiare. - Persta l amico. Il cielo sta
 l Sta l sopra il tuo culo, ogni giorno del cazzo. Non importa
 dove vai, ragazzo, tu alzi gli occhi, e sopra ogni cosa del cazzo c'
 il cielo. E il giorno che non ci saril cielo...
 Riprese l'inalatore e si spruzzle ultime gocce rimaste nel naso.
 Fece un rumore orribile. Dopo poco accompagnai di nuovo Lyndon al
 cestino di metallo pieno di urina. Stavamo in piedi l insieme, sul
 pavimento di marmo bianco del Presidente.
 l signor Lyndon bjJohnson, come tutti gli uomini che hanno un
 incarico pubblico, era spinto sia da una grande e puntigliosa
 ambizione personale, sia da un grande e puntiglioso desiderio di far
 del bene al prossimo. Lui era, come tutti i grandi uomini, un
 diavolo, un misterioso paradosso. Non sare non potrmai essere
 compreso fino in fondo. Ma per quelli di noi che si sono riuniti oggi
 sotto questo cielo di grandi stelle solitarie per cercare di capire
 un uomo che dobbiamo cercare di capire per tributargli l'onore che
 merita, io dico soltanto questo. Dico andate a ovest. Pia ovest
 riuscite ad andare, pivicini sarete a Lyndon Baines Johnson.
 Jack Childs,
 Senatore dello stato
 del Texas, elogio funebre
 per la morte di Lbj,
 Austin, Texas, 1968
 Quando ricevetti il bigliettino rosa con due righe che mi
 invitavano a prendere te pasticcini con Claudia ady Bird
 Johnson, mi trovavo nel nostro lettone, prostrato da una violenta
 influenza.
 Duverger se ne era andato da una settimana circa. Ero stato nel New
 Hampshire per mettere a posto l'organizzazione postale, e quando
 tornai, se ne era andato. Non mi aveva scritto nemmeno una parola, n
 si era portato via una delle sue innumerevoli valigie. I suoi soldi e
 molti dei miei taccuini neri erano spariti.
 Per capire quale fosse la mia preoccupazione per la carriera di
 Lyndon non c'testimonianza migliore del panico che provai al
 pensiero che Renavesse manomesso i taccuini o vi fosse stato
 costretto da Qualcun Altro. La maggior parte delle annotazioni dei
 taccuini erano vere parola per parola. Erano riportate intere
 riunioni del Consiglio Direttivo tenute tra lavandini, cesti della
 biancheria e vasche da bagno con i piedi a zampa di leone mentre
 Lyndon liberava l'intestino nel cesso. In quelle brevi annotazioni
 c'erano veritsufficienti a mettere in imbarazzo Lyndon senza pi
 rimedio; lui aveva dato ordine che ogni cosa che era stata scritta
 rimanesse scritta. Confesso, con tormento, che gli incubi di quel
 primo giorno riguardavano soprattutto Lyndon, il tradimento, e un
 mostro Repubblicano che ci faceva morire di paura.
 Poi, tre giorni di frenetiche ricerche di Duverger mi avevano
 portato sia nel profondo nord, a cercarlo nel New Hampshire tra
 quelle checche di Humprey, Mccarthy, Lindsay e Percy - perfino da lui
 -, sia nel profondo sud nelle squallide sale di Chevy Chase. Mi
 ritrovai senza piforze, e mi beccai un'influenza violenta. Anche
 Lyndon, che era stato male, non veniva in ufficio e non dava sue
 notizie da una settimana. Non mi aveva chiamato. Nessuno, n
 dall'ufficio ndalla Casa Bianca, mi aveva chiamato in quei tre
 giorni che ero stato cosmale. Nio avevo avuto la forza di
 chiamare qualcuno.
 - I nostri mariti e io saremmo onorati di averla da noi per un te
 qualche pasticcino nella nostra casa sulla spiaggia questa sera, -
 diceva il biglietto colorato, senza intestazione. Ero cosabituato a
 guardare subito l'intestazione quando aprivo una busta, che la sua
 assenza nel bigliettino della First Lady mi sembrquasi un atto di
 arroganza.
 Ed era, si capiva bene, una presa in giro, che ho il fondato
 sospetto citasse la vignetta dell'amico di Margaret, il quale una
 volta mi aveva disegnato come una donnina graziosa con il naso alla
 W.C. Fields che con l'abito da sposa si aggrappava al treno di
 Johnson del '68; coscome era una presa in giro il fatto che la
 signora Johnson desiderasse avere il marito fuori dai piedi, visto
 che vedeva il suo ufficio (e me) come la rivale che non aveva mai
 avuto nella vita. Quel  nostri mariti allora, faceva intuire di
 cosa mi avrebbe parlato.
 Inoltre, non eravamo mai riusciti a sapere il nome del profumo
 potente che emanava dai bigliettini della signora Johnson e che aveva
 sedotto Duverger fin dalla prima volta. Era andato in giro per
 negozi, per giorni, ad annusare ogni tipo di profumo, ed era arrivato
 alla conclusione che l'essenza di base doveva essere costituita dalle
 margheritine quando comincia non farcela pia uscire di casa.
   
 Duverger stava morendo di qualcosa che non era la malaria. Tutti e
 quattro i miei stipendi erano risucchiati dal Bethesda, dove Duverger
 non era stato accettato e dove lo staff medico, come san Tommaso
 davanti a Dio, non sapeva fare nient'altro che definire l'aggravarsi
 delle sue condizioni in base a tutto ciche non aveva. I medici dai
 quali andavo per far visitare il mio sofferente marito non riuscivano
 a dedurre altro che una particolare predisposizione alle innumerevoli
 malattie che giungevano e proliferavano in quel covo di batteri che
 era Washington.
 Negli ultimi mesi ero stato tutte le notti a vegliare un uomo che
 stava morendo di predisposizione, cingendo con il mio braccio bianco
 le sue costole che diventavano sempre pivisibili, sentendo i
 battiti di un polso troppo esile e debole per sopportare il peso
 delle mani dalle unghie lunghe, osservando lo stomaco che si
 incurvava e i fianchi che si allargavano come quelli di una donna e
 le ginocchia gonfie come polpette su gambe afflosciate.
 - Suis fatigue. M'aimes-tu?
 - Tais-toi. Bois celui-ci.
 - M'aimes-tu.?
 Sempre pidebole, guardavo sbattendo le palpebre le immagini di
 tutte le mie relazioni sul televisore nell'angolo, vedevo lo stesso
 Lyndon deperito davanti a una folla di giornalisti carnivori; vedevo
 una guerra trasmessa per la prima volta in diretta, a tratti crudele
 e vera, a tratti piena di elenchi di morti e di mappe dell'esercito:
 questa era l'impressione per noi che tentavamo di interpretare i
 servizi dal fronte; con una inversione di tendenza, il presidente
 aveva deliberato che la raison di Stato prima di tutto ridurre la
 somma totale delle sofferenze; un'intuizione della sua crescente
 debolezza, dopo che altri due infarti consecutivi lo avevano lasciato
 smagrito, ingiallito e pieno di macchie; e i suoi occhi sembravano
 crescere per effetto della faccia che si stringeva sempre pi
 Duverger, che non aveva avuto la forza di dirmi che mi lasciava,
 era scappato. Si era preso le cose che avevo scritto e non mi aveva
 lasciato niente di suo. Niente nel vaso, nsotto la foto firmata e
 il piccolo Klee sulla mensola. Tra fazzoletti di carta e pillole
 contro la nausea avvolte nell'alluminio, lessi il biglietto scritto
 con grafia elegante dalla signora Johnson, consegnato a mano da uno
 dei miei ragazzi. Annusai il profumo che emanava dal biglietto.
   
 - Wardine ha preparato qualche dolcetto che trovo si accompagni
 molto bene al talla camomilla, signor Boyd.
 - Grazie, signora.
 - E' Wardine che deve ringraziare.
 La cameriera nera con calze nere e un grembiule ricamato stava
 pulendo il viso regolare della First Lady dai residui di maschera che
 le erano rimasti attaccati. Poi sistemil cuscino sotto i piedi
 della signora Johnson e si conged senza mai voltarsi dalla mia
 parte.
 Feci qualche colpo di tosse. Mi asciugai il sudore.
 - Mio marito sta per morire, figliolo.
 Ero arrivato in ritardo con il taxi a casa dei Johnson, che mi
 ricordava i tempi in cui era ancora Senatore, una ex casa colonica
 con la torretta sulla riva orientale del delta del Potomac che si
 apriva come labbra prima di sfociare nell'Atlantico. Riuscivo a
 sentire l'oceano e a vedere le luci che brillavano sopra un manto di
 nuvole, al largo, verso est. Una sirena risuonava dal fiume. Mi
 tastai le ghiandole della gola.
 - Nemmeno lei in gran forma, signor Boyd.
 Mi guardai intorno.
 - Il Presidente ci sta raggiungendo, signora?
 Mi guardda sopra il vapore che saliva dalla tazza.
 - Lyndon sta morendo, figliolo. Ha avuto delle complicazioni... in
 seguito alla malattia che l'ha colpito in questi ultimi anni.
 - Ha avuto un altro infarto?
 - Ha chiesto di non restare solo questa notte.
 - Mi sta dicendo che pensa che debba morire stanotte?
 Chiuse meglio la vestaglia. - E' una grande prova per tutti noi che
 siamo legati al Presidente -. Alzgli occhi. - Non crede?
 La veritche ero diffidente. Non c'erano medici in giro.
 All'entrata, c'erano soltanto i soliti agenti di Kutner. Tirai su col
 naso, a lungo. - Allora perchnon con lui, signora, visto che non
 vuole restare solo?
 Lady Bird diede un piccolo morso al dolcetto. Sorrise nel modo in
 cui sorridono le signore eleganti mentre masticano. - Io sto con
 Lyndon ogni momento di ogni giorno, mio caro. Del resto glielo avr
 detto. Io e il Presidente Johnson siamo troppo legati per darci l'un
 l'altro compagnia e sostegno fisico -. Diede un altro morso. - Forse
 queste sono cose che pudare qualcun altro.
 Sorseggiavo il delizioso tdalla tazza sottile di porcellana
 cinese. La tazza era quasi troppo sottile per riuscire a tenerla in
 mano. Mi prese un forte attacco di nausea. Mi piegai in avanti e
 chiusi gli occhi. Le orecchie mi fischiavano, a causa delle medicine.
 Avevo voglia di dire alla signora Johnson che non mi sembrava
 possibile che lei, che pure era volata a Dallas con un caccia a
 reazione, se ne stesse seduta la mangiare con calma dolcetti e a
 chiacchierare con me. A dire la veritvolevo dirle che anch'io avevo
 i miei problemi. Ma non volevo raccontarle di quali problemi si
 trattava. Volevo parlare con Lyndon.
 - Allora io mi accomoderei da lui, signora.
 - Va tutto bene, signor Boyd?
 - Non proprio. Ma sarei onorato di andarmi a sedere accanto al
 Presidente Johnson -. Provai a ingoiare.- Con tutto il dovuto
 rispetto, signora, io dubito che il Presidente stia per morire. Non 
 mai successo che siano morti uno dopo l'altro due presidenti ancora
 in carica, signora Johnson -. Avevo fatto un'apposita ricerca su
 questo fatto, nel 1963, per mandare una lettera di risposta a molti
 cittadini che chiedevano di essere rassicurati.
 La signora Johnson si sistemla vestaglia sotto le gambe sul
 divano rosa. Ogni cosa in quella stanza la faceva sembrare il salotto
 privato di una First Lady. Dagli specchi con le cornici incise a
 timpano alle delicate statue orientali, dalla cristalleria esposta in
 alto su mensole bianche al disegno del tappeto che si avvolgeva in
 una specie di arabesco tra il mio divano e quello della signora
 Johnson. Chiusi gli occhi.
 - Anche lei, signor Boyd, - disse, mentre spezzava un dolcetto, -
 sembra provato da una... una specie di stanchezza, a causa dell'amore
 evidente e della responsabilitche sente per gli altri.
 Sentii il ticchettio tipico di un orologio costoso. Capii cosa
 voleva dire e feci uno sforzo per togliermi dalla testa Duverger e i
 taccuini. Deglutii sentendo un lampo di fuoco in gola. - Io non sono
 innamorato del Presidente, - dissi.
 Lei fece un meraviglioso sorriso mentre le mie parole rimanevano l
 sospese. - Le chiedo scusa, signor Boyd.
 - Sono sicuro che non bello farmi vedere in questo stato proprio
 quando lui in quello stato, - dissi. Mi appoggiai al bracciolo del
 divano.- Sono sicuro che avrsentito un sacco di storie su di me e
 sul fatto che sono innamorato del signor Johnson e che per questo
 l'ho seguito come un animale affamato d'amore, e di come ho
 desiderato essere intimo con lui, e di come ho goduto di questo
 rapporto di lavoro cosstretto perchlo amo -. Temo di aver
 vomitato quel poco di te pasticcini che avevo preso. Un malinconico
 filo di vomito cadde dal mio cappotto e si possulle gambe.- Beh,
 non vero, - dissi, pulendomi la bocca. - E chiedo scusa per aver
 vomitato proprio adesso.
 - Signor Boyd, - disse lei. - Caro signor Boyd, io non ho nessuna
 riserva sui suoi sentimenti per Lyndon. Apprezzo, al di ldei miei
 poveri mezzi per esprimerla, la sua devozione verso mio marito, la
 responsabilite i compiti che il Signore ha ritenuto di affidargli.
 Apprezzo i suoi sentimenti verso mio marito pidi quanto riesca a
 dire. E credo di capire in cosa consistano questi sentimenti -.
 Distolse per delicatezza lo sguardo dalle mie gambe. - Io mi riferivo
 a suo marito.
 Ero immerso nel vomito, avvolto nei dolcetti. - E anche questo
 gioco mio-marito-suo-marito, signora. Io non ho capito se mi prende
 in giro. I pettegolezzi raramente dicono la verit - dissi. Mi
 alzai, per far scivolare via il vomito.
 La fronte della signora Johnson prima si corrug poi si distese.-
 Suo marito, signor Boyd -. Tirfuori una specie di scheda rosa
 mentre io stavo lin piedi. - M. Duverger, - lesse, - un negro dei
 Caraibi con l'immunitdiplomatica, da lei sposato con rito civile
 nel 1965 -. Alzgli occhi dalla scheda. - E' stato cosgentile da
 offrire la compagnia e le premure che Lyndon ha richiesto nel corso
 della malattia.
 Provai a mettere a fuoco il tappeto. - Duverger qui?
 - Mentre lei era al nord, a fare quello che il signor Donagan ci ha
 descritto come un delicato lavoro che riguardava la posta della
 nostra organizzazione nel New Hampshire, - disse, sistemando il
 vassoio dei dolci.- Lui stesso si messo d'accordo con il signor
 Kutner dei Servizi per portare suo marito nella nostra casa e
 presentarlo al Presidente. Che sta morendo.
 Starnutii. Lei bevve un sorso. Cercavo qualche segnale sul suo
 viso. Sentivo un irragionevole desiderio di vedere cosa c'era scritto
 sulla scheda che aveva tirato fuori. Ero anche combattuto tra
 l'urgenza di correre da Duverger - anche se quella casa era enorme, e
 io non ero mai entrato nelle stanze piinterne - e quella di sapere
 come diavolo facesse Coby Donagan ad affermare che il lavoro che ero
 andato a fare al nord era cosimportante. Desideravo tante di quelle
 cose diverse in quel momento, che non riuscivo pia muovermi. La
 First Lady bevve un altro sorso. - Cosil signor Johnson sa che ho
 un marito? - chiesi.
 - Mio caro, come poteva non saperlo? - Lady Bird mi sorrise
 dolcemente. - Come poteva non conoscere il cuore di un ragazzo che ha
 dato la sua vita e il suo cuore per la vita e il lavoro di Lyndon
 Baines Johnson?
 Cominciai a provare verso la signora Johnson un sentimento pi
 sgradevole di quello che avevo provato per Margaret. Stava seduta l
 con i capelli perfetti, in vestaglia, a mangiare dolcetti. Io mi
 sentivo semplicemente a pezzi. - E Duverger sta bene? - dissi, con
 voce rauca. - Dov' E' morto? La veritche sta morendo lui. Non
 il signor Johnson.
 - Sono di la chiacchierare, signor Boyd.
 - Renparla malissimo l'inglese.
 Alzle spalle come per dire che era irrilevante. - Lyndon mi ha
 detto che hanno avuto conversazioni lunghissime. E le hanno tenute
 riservate, come facevate voi due.
 - Come ha potuto Duverger non dirmi che veniva qui? E' morto?
 - M. Duverger ha fatto molta impressione su Lyndon, che lo ha
 trovato un negro molto singolare, signor Boyd. Hanno chiacchierato di
 cose che stanno molto a cuore a Lyndon, come la sofferenza, le lotte
 tra fazioni opposte, i problemi dei negri. Mi ha detto che non si
 sentiva cosbene da quando lei e la signorina Teane l'avete
 allontanato dal suo ufficio.
 - Ho chiesto se morto, - dissi.
 Lei mangiun dolcetto. - E' a conoscenza dei sentimenti di mio
 marito come lo sono io, David? - Mi guardava, aspettando una
 risposta. Non avevo intenzione di dire niente fino a quando lei non
 avesse detto qualcosa. - Mio marito, - continu - si sente
 responsabile del fatto che lei e io possiamo sentirlo come un peso.
 La responsabilitlo ha consumato. Lei lo ha visto. Lei stato il
 suo unico conforto in questi dieci anni, figliolo.
 - Allora lei ha davvero paura che lui sia innamorato di me.
 Sarstata la somiglianza o un'autentica angoscia, ma notai che
 rispondeva alle domande come rispondeva Lyndon; era come se le
 sfiorasse, come se ci girasse attorno per avvicinarsi e poi subito
 allontanarsi seguendo un suo ragionamento. Adesso ridacchiava alla
 maniera della gente del sud, con la manina bianca che le copriva la
 bocca piena di pasticcini. I suoi capelli erano racchiusi in una
 specie di retina.
 - Lyndon dice sempre che in tutta la vita non ha mai capito perch
 le nuove generazioni, come la sua, David, valutino l'importanza delle
 cose misurandole con l'amore. Come se questa parola potesse spiegare
 i sentimenti degli ultimi anni.
 Riuscii a vedere l'ombra di Kutner, e di un altro dietro di lui,
 passare dall'ingresso alla cucina. Mi alzai.
 Lei stava dicendo: - L'amore soltanto una parola. Unisce cose
 separate. Io e Lyndon, anche se lei non sard'accordo, concordiamo
 sul fatto che non ci amiamo pi nel senso proprio del termine.
 Perchabbiamo smesso molto tempo fa di essere abbastanza separati
 per un amore che copra ogni distanza. Lyndon dice che sarfelice il
 giorno in cui amore, giusto, sbagliato, responsabilit tutte queste
 parole, lui dice, saranno per la gioventamericana nient'altro che
 collegamenti tra distanze.
 - Sono Kutner e Coby Donagan quelli che ho visto andare in cucina?
 - La prego, si sieda.
 Mi sedetti di nuovo.
 Lei si appoggiallo schienale.- Lyndon ossessionato da questo
 concetto di distanza, David. Il fatto che lui non sopporta di
 rimanere solo, fisicamente solo, e non ha importanza se l'uomo pi
 potente del mondo - e in questo senso la sua compagnia devota non ha
 avuto prezzo per noi -, il suo odio per la solitudine una
 conseguenza di ciche le sue memorie definiranno un concetto
 filosofico: la distanza dalla quale ci guardiamo, dalla quale siamo
 collegati, l'amore. L'amore, lui dice, una grande autostrada, una
 linea che unisce vari punti, e questi punti sono le diverse culture,
 collegate e unite nelle grandi distanze grazie all'autostrada. Mio
 marito ha dichiarato pubblicamente che anche l'America, l'America che
 ama a tal punto da accettare di morire per lei, deve essere compresa
 in termini di distanze.
 - Allora neanche noi ci amiamo? - Fissavo la sua cristalleria, in
 ordine e mai usata, accaldato e nauseato. - Due persone molto vicine
 non possono amarsi nemmeno in modo platonico?
 - Mio marito dice che voi avete un collegamento particolare. L'uno
 contiene l'altro, e viceversa. Lui dice che il pavimento su cui lei
 cammina di sua propriet Lui dice che lei come il cielo la cui
 presenza e il cui significato sono logni giorno.
 Tossii.
 - Di sicuro l'amore significa meno di questo?
 Capii, di nuovo, cosa voleva dire la signora Johnson. E di nuovo mi
 venne da vomitare.
 - Signora Johnson, - dissi, - io stavo parlando di me e Duverger -.
 Provai ad appoggiarmi allo schienale della poltrona come aveva fatto
 lei.- Il signor Johnson lo sa che io e Duverger ci amiamo? Che il mio
 primo pensiero, quando ho visto che avevo perso i taccuini e che lui
 non c'era, stato per lui? Sa che io lo amo?
 L'ombra che seguiva quella di Kutner era Wardine, la cameriera nera
 della First Lady, che si era specializzata nelle maschere per il
 viso.
 - E chi l'ha scritta la scheda su di me, quella che lei ha letto?
 - Qualcuno che sta nella camera di sopra, - disse la signora
 Johnson, senza indicare, - dove i nostri due mariti si sono ritirati,
 - senza guardarmi in faccia, - per cancellare la loro distanza; lui
 deve sapere quanto noi lo amiamo, figliolo. Deve sapere soltanto
 questo. Non d'accordo? - Inclinla teiera di porcellana, alzando
 il coperchio per far vedere a Wardine che non c'era pit Di sopra.
 Io mi alzai di nuovo. Poteva dirmi di mettermi seduto quanto voleva,
 stavolta.
 - Il Presidente non morir signora.
 - Non d'accordo?
 Wardine versaltro talla sua padrona, poi venne verso di me.
 - Signora?
 Lei si sporse in avanti, prese dello zucchero, rivolgendosi al
 proprio volto affilato da uccello, che tremolava sulla superficie del
 tcome la luna sull'acqua.
 - Ragazzo, le ho chiesto se d'accordo o non d'accordo.
   
 La puzza del mio cappotto insudiciato era la stessa puzza che
 proveniva, un po' meno forte, da sotto quella porta. Il dolce
 tintinnio femminile del cucchiaino di Lady Bird era il suono maschio
 del mio vecchio anello dell'universitche batteva sul pannello
 intarsiato della imponente porta della camera da letto. Bussai.
 Sentii un improvviso spasmo allo stomaco, e dovetti appoggiarmi fino
 a quando non fu passato. Si udun lungo lamento provenire dal porto.
 C'era silenzio dietro la grande porta, in quella notte di novembre
 del 1968.
 Dimentica la curva del cerchio, dove la distanza equivale alla pura
 e semplice visione di quanto abbraccia. Costruisci una strada.
 Traccia una linea. Vai a ovest, fin dove il paese te lo permette -
 Bodega Bay, non Whittier, California - e traccia una linea; e fa in
 modo che la scia tracciata stabilisca la distanza tra il punto di
 partenza e la visione che abbraccia; e seguita a tracciare quella
 linea, verso ovest, sempre pilontano; e l'orbe terrestre si
 allaccera quella linea, tienila vicina a quanto abbraccia, come un
 ingordo con una pralina; e la gigantesca curva che alla base delle
 linee rette ti portera tempo debito all'estremitorientale del
 paese alle tue spalle, quella oscura camera da letto padronale
 sull'oscura sponda orientale dell'Atlantico; e il cerchio che hai
 tracciato silenzioso e immenso, e quanto il mondo abbraccista
 all'interno: la camera da letto: un trofeo che nel cadere ha stellato
 il vetro della teca, un tappeto baluginante di riflessi del traffico
 e un ammasso di attrezzature in legno che odorano di olio di palma e
 dell'alito della malattia. Vidi la grande, bianca testata del letto
 del Presidente, le lenzuola, illuminate dalle luci di diversi colori
 che provenivano da fuori, dai semafori dell'incrocio tra Washington e
 Kennedy Street. Sul letto sfatto - dove in modo ordinato erano sparsi
 fogli e schede, i miei taccuini, e i fogli di un decennio
 stenografati per Lyndon - giaceva il mio amante, rigido e steso su un
 fianco, un'agghiacciante radiografia di se stesso, uno scheletro,
 spaventosamente magro, la barba incolta, la mano affusolata dalle
 unghie grigie che copriva parte della faccia bianca al suo fianco,
 l'enorme faccia bianca attaccata al corpo esile sotto le lenzuola
 pulite, immobile, con due agenti dei Servizi ormai distrutti, ora
 rossi, ora verdi. La mano gelida e protesa di Duverger copriva una
 parte del viso del Presidente in una carezza interrotta; era come un
 ragno posato sulla enorme testa calva dell'uomo, la sottile, dritta
 bocca del carnivoro, gli occhiali con la montatura chiara e
 l'inalatore poggiati sul comodino, il telefono diretto che
 lampeggiava, silenziosamente attivo, giallo per la luce gialla che
 proveniva da Kennedy Street. La mano di Duverger era aperta sulla
 faccia del Presidente. Vidi le ampie lenzuola bianche di cotone, con
 Duverger sopra e Lyndon sotto, il petto spigoloso da uomo anziano di
 Johnson che sbucava dalle lenzuola, spigoli che si muovevano su e gi
 con fatica, il battito sempre pidebole, come l'acqua che scorre a
 grande distanza dalla sorgente.
 Mi pulii le labbra dal muco e vidi, avvicinandomi, gli occhi
 inconfondibili del Presidente, gli occhi di una non poi cospiccola
 persona, gli occhi cerchiati dal blu intenso del dolore profondo,
 sgranati in direzione del soffitto della camera da letto, li vidi
 attraverso le dita contratte di Duverger. Sentii labbra che baciavano
 il palmo di un nero, e labbra e mano si muovevano all'unisono per
 formare delle parole, con gli occhi che cercavano di mettere a fuoco
 quella presenza estranea, protesa verso il letto, che ero io.
 La mano di Duverger, lo capii, si muoveva in quel modo solo se il
 Presidente sorrideva.
 - Ehi, ragazzo, - sussurr
 Ero vicinissimo, ora.
 - Lyndon?
   
 E meno male
 che il Responsabile delle Vendite
 sapeva fare il massaggio cardiaco
 Il Responsabile delle Vendite, da poco divorziato, ancora una volta
 aveva lavorato fino a tardi nel suo ufficio, al Reparto Vendite.
 Erano le dieci passate. In un altro ufficio, all'estremitopposta di
 un diverso piano, anche il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri,
 sposato da quasi trent'anni, nonno di un nipotino, aveva lavorato
 fino a tardi. Uscirono entrambi.
 Tra i due dirigenti ultimi a lasciare il Palazzo c'erano le stesse
 analogie sussistenti fra linee parallele. Tutti e due, uscendo,
 bilanciavano il proprio peso con quello di una ventiquattrore di
 pesante esilit Monogrammi e logotipi della compagnia costeggiavano
 maniglie di metallo rivestite di cuoio che tutti e due stringevano
 nella mano. Tutti e due, ciascuno al proprio piano vuoto, procedevano
 lungo corridoi illuminati di luce bianca su tappeti monocolori
 friabili e fruscianti verso gli ascensori che muti e a bocca aperta
 stavano ciascuno nel proprio pozzo ai rispettivi ingressi dell'enorme
 Palazzo. Tutti e due, percorrendo il corridoio del proprio reparto,
 provavano la tipica inquietudine subsonica che prova il dirigente
 abituato a fare gli straordinari quando di notte con soprabito
 vestito spiegazzato e cravatta allentata si muove in zone che
 andrebbero viste e vissute alla luce del giorno. Tutti e due
 ricevettero, con la diversa intensitconsentita dal rispettivo
 dolore, un'intuizione dell'obliquo quando, nella pila ordinata di
 fette di spazio illuminato che separavano il dirigente dal lamento
 distante dell'aspirapolvere di un custode, il silenzio stesso del
 Palazzo trovespressione: sentirono, quasi nelle ossa, il lento
 sollievo di un respiro profondo, un sospiro spaziale,
 l'impercettibile movimento furtivo di enormi palpebre che si
 schiudono in affinitridesta con il vuoto che dopo tutto era,
 capisce l'assennato dirigente, metdell'intera giornata del Palazzo.
 Capisce che il Palazzo non solo racchiude lo spazio, ma lo organizza;
 controlla il dirigente e non viceversa. Che il Palazzo non era, dopo
 tutto, fatto da o per i dirigenti. O gli impiegati.
 Tantomeno il Responsabile divorziato del Reparto Vendite, il quale
 osservfra s solo, nell'ascensore in discesa verso il Garage dei
 Dirigenti, che, a un certo punto inosservato ma mai trascurato di
 ogni serata aziendale di lavoro, arrivava il Momento di Andarsene;
 che quel punto della notte di straordinari era il fulcro sul quale le
 cose fondamentali e invisibili ruotavano, impercettibilmente - il
 perno di ore inconsapevoli - e che, nel lasso di tempo fra quel punto
 e l'alba lavorativa di abiti impeccabili, il problema dell'egemonia
 del Palazzo sarebbe diventato, silenziosamente, in loro assenza, un
 vero problema, sospeso nell'aria, irrisolto.
 Il Responsabile delle Vendite era sospeso nell'aria, appeso al filo
 del suo ascensore. Questo Giovane Dirigente di nuovo single, smilzo,
 agile, era circondato da un'aura di grande austerit aveva fatto
 prestissimo carriera (un giovane dirigente in senso quasi letterale),
 si sentiva pia suo agio con quelli che manteneva a vari metri di
 distanza, e aveva un atteggiamento professionale, nei confronti dei
 clienti che rappresentava per la compagnia, distribuito lungo un asse
 che andava dall'efficiente al freddo. Il suo ascensore scendeva con
 un fitto brusio che di solito era impossibile sentire.
 Lo scooter d'importazione bianco sfavillante del Responsabile delle
 Vendite se ne stava inclinato sul cavalletto accanto a una possente e
 altrettanto sfavillante auto modello Brougham. Erano gli unici due
 veicoli rimasti nel vuoto Garage dei Dirigenti sotto il Garage degli
 Impiegati sotto il seminterrato del Palazzo. A quell'ora, le dieci
 passate, il livello pibasso del Palazzo sembrava lontanissimo da
 tutto. Il vuoto Garage dei Dirigenti era enorme, sconfinato,
 lunghissimo, con quel soffitto claustrofobico alto due metri e mezzo,
 quelle orribili luci gialle appena sopra la testa, il cemento delle
 superfici che aveva lo stanco colore dei gas di scarico. E poi il din
 don, il rollio e il sospiro dell'ascensore del Responsabile delle
 Vendite che si richiudeva alle sue spalle produsse echi e echi di
 echi che si frangevano contro e fra i muri di pietra grigia del
 Garage dei Dirigenti, e lo stesso fecero il ticchettio delle eleganti
 scarpe del Responsabile delle Vendite e il tintinnio delle chiavi
 separate dagli spiccioli. Il silenzio del luogo, totale e sensibile a
 ogni eventuale disturbo, non invogliava a fischiettare. Il Garage dei
 Dirigenti odorava di gas di scarico, di qualcosa che era vagamente ma
 indubbiamente gomma e di Responsabile delle Vendite. Una ventilazione
 umidiccia corse il Garage: proveniva dal curvo orifizio della Rampa
 di Uscita, posto accanto al Settore Riservato - riservato a Direttori
 e Funzionari - a un mezzo isolato dal punto centrale dove erano
 parcheggiati Brougham e scooter. La Rampa di Uscita si avvolgeva a
 perdita d'occhio in una buia spirale che oltrepassava il piano degli
 Impiegati per sbucare nella strada silenziosa, vuota, illuminata dai
 lampioni comunali.
 Il Responsabile delle Vendite stava aggirando la Brougham nera
 fiammante per raggiungere lo scooter, quando sentil rollio e il
 sospiro dell'ascensore sul lato opposto del Garage dei Dirigenti.
 Il suo casco, legato con la catena in fondo al sellino, per il
 momento era il casco dello scooter, e il Responsabile delle Vendite,
 la cui moglie, dalla quale era ormai legalmente separato, era quella
 che aveva tramato e confabulato, ebbe la momentanea visione dello
 scooter col casco come di un centauro delle Shetland infestato da
 spiritelli, abitato da esseri minuscoli e invisibili - la visione di
 quella sera fu subitanea, perchil giovane dirigente guardquasi
 immediatamente oltre lo scooter e dall'altra parte del Garage verso
 il din don riecheggiato dell'ascensore opposto. L'ascensore vomitil
 Vice Presidente dell'Ufficio Esteri, che avanzava rigido, paonazzo,
 verso lo spazio sgombro, giallo schiacciante del Garage dei
 Dirigenti.
 Il Responsabile delle Vendite e il Vice Presidente dell'Ufficio
 Esteri si conoscevano poco, solo di vista, e il Responsabile delle
 Vendite si era tolto le lenti a contatto nel bagno del Reparto
 Vendite prima di cominciare la lunga serata di letture ravvicinate
 alla luce bianca. Ma siccome il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri
 era grande e grosso - alto, grosso, largo e informe, e anche la
 schiena, uno scafo che di giorno percorreva al rallentatore i
 corridoi della compagnia, era florida, scabra, un dirigente vecchio
 abbastanza da essere letteralmente un Anziano Dirigente - il
 Responsabile delle Vendite riconobbe quasi all'istante il Vice
 Presidente dell'Ufficio Esteri che emergeva dall'ascensore opposto
 del Garage dei Dirigenti e procedeva ticchettando e tintinnando,
 rigido, verso la messa a fuoco del Responsabile delle Vendite, la
 testa dell'omone anziano si drizzcome se avesse percepito un
 rumore, infastidita, il corpo grossissimo che sbarellando
 curiosamente rallentava, si fermava, scarrocciava, incapace di
 rispondere a una chiara propensione alla rapidit e procedeva solo
 spostando il peso da una parte all'altra, una mongolfiera umanoide
 con troppa aria, che portava la valigetta di pesante esilitdai
 manici di cuoio verso la solida Brougham nera parcheggiata accanto
 allo scooter piritatoe col casco del Responsabile delle Vendite,
 continuando a tastare qualcosa nel davanti del soprabito con la mano
 piena di fazzolettini e di chiavi.
 Il Responsabile delle Vendite era chino sulla complicata
 estirpazione del casco. Gisi predisponeva a quella sensazione tutta
 maschile e singolare data dall'imperativo alla conversazione che
 sempre si pone a due uomini legati da interessi professionali che si
 incontrano a tarda ora in uno spazio sotterraneo altrimenti vuoto e
 silenzioso, ma di una gracile silenziosit ben al di sotto del luogo
 alto e vagamente palpitante di una lunga e dura giornata per
 entrambi: l'obbligo di conversare senza i presupposti di una
 conversazione dettati da intimito interessi o preoccupazioni da
 condividere. Condividevano il dolore, anche se naturalmente nessuno
 dei due lo sapeva.
 Chino a decapitare il suo scooter, il Responsabile delle Vendite
 andava cercando parole nliquidatorie ninvitanti, ndistaccate n
 invadenti; disponeva la faccia a una studiata noncuranza, limitando
 gli eventuali convenevoli a una sorta di striminzito aaalve!che
 gicontenesse un'attestazione di distanza e la volontdi
 mantenerla. Chino, dispose la carne della sua faccia, assunse uno
 sguardo freddo ma rispettosamente freddo e senza sforzi di
 immaginazione addolorato con il quale incontrare lo sguardo
 inevitabile del Vice Presidente dell'Ufficio Esteri. Dalla parte
 opposta l'ascensore si richiuse con un rollio; le cose all'interno
 ascesero, risuonando.
 Il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri era ancora abbastanza
 distante da produrre echi, ma, nella visione periferica, stava ancora
 puntando, lentamente, una mongolfiera, un iceberg, verso il
 Responsabile delle Vendite, che sollevla disposizione della sua
 faccia dal (finalmente) amputato casco e la portdallo scooter
 bianco all'anziano dirigente che si avvicinava.
 Il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri, si avvide lui, che lo
 veniva puntando, la mano tintinnante sul davanti del soprabito, ora
 si era fermato; stava lora, impalato, sollevando il collo possente
 e la grossa testa verso il nulla, come un animale uggiola a un
 sentore minaccioso.
 Il Responsabile delle Vendite guard poi osserv mentre il Vice
 Presidente dell'Ufficio Esteri se ne stava l impietrito, gonfio,
 con una smorfia; l'anziano dirigente faceva una smorfia a un punto
 dietro e apparentemente appena sopra il Responsabile delle Vendite,
 come se decifrasse l'iscrizione di un'antenna radio sul soffitto
 scalfito alto due metri e cinquanta del Garage dei Dirigenti.
 Il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri se ne stava l a fare
 smorfie, piantato appena al di ldi una perfetta messa a fuoco da
 astigmatico. Oscillpesantemente, fece un'altra smorfia, lasci
 cadere una ventiquattrore di rumorosa esilite si portle mani a
 quella che sembrava, un po' sfocata, una specie di cavitcomparsa
 sul davanti del soprabito a doppiopetto. Si aggrappa se stesso come
 fanno le persone doloranti; sembrpiegarsi in due, il grosso corpo
 tutto curvo sopra e attorno all'evidente alveo di dolore sul davanti
 del soprabito. Emise un suono come un gorgoglio, triplicato dall'eco.
 Il Responsabile delle Vendite osservava il Vice Presidente
 dell'Ufficio Esteri che piroettava, strusciava contro la fuliggine di
 un pilastro di cemento scorticandone una striscia e urtava contro la
 ciambella di cemento di un senso vietato rollando, piroettando,
 abbrancando l'aria, inarcandosi, accasciandosi e cadendo. Sembrava
 che a cadere, notil Responsabile delle Vendite, osservando,
 sorpreso oltre misura, ci mettesse il doppio del tempo che ci mettono
 normalmente le cose a cadere.
 Il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri, gorgogliando, tenendosi la
 rientranza del petto, cadde con delicata lentezza sul pavimento
 ingrigito dai gas di scarico del Garage dei Dirigenti, dove prese a
 contorcersi.
 E meno male che il Responsabile delle Vendite sapeva fare il
 massaggio cardiaco. Tempestivo, rapido, agile, in forma,
 indipendente, ormai un lupo solitario - benchefficiente - nella
 grigia foresta della vita, non tanto freddo quanto efficace,
 attravers in uno slancio samaritano, l'intervallo di pietra che
 separava la sua esile valigetta e lo scooter senza casco dal Vice
 Presidente dell'Ufficio Esteri, per mettersi a gambe divaricate
 sull'enorme informe anziano che si contorceva e che, a quella
 insolita ravvicinata distanza di emergenza, scopril Responsabile
 delle Vendite, aveva grossi pori sulla faccia, occhi di una mitezza
 inespressiva, una sottile ragnatela di capillari a colorirgli le
 guance, la bocca aperta come un pesce, fronte bianco rospo aggrottata
 dal dolore, mento perso nella pozza di carne del suo stesso collo,
 mani che battevano un tempo senza ritmo sul petto dei vestiti, deboli
 gorgoglii miagolati persi negli echi triplicati delle subitanee e
 ripetute richieste di aiuto da parte del Responsabile delle Vendite
 ai piani superiori. I vestiti, il cappotto, l'abito di lana grigia
 sembravano espandersi, allentati, dall'anziano dirigente supino -
 espandersi come l'acqua, pensil Responsabile delle Vendite,
 incallito lanciatore di pietre a pelo di stagno - espandersi come
 l'acqua si ritrae in cerchi da quanto ne ha disturbato il centro.
 Il Rappresentante delle Vendite, in tutto quest'arco di tempo, da
 quando pilastro e segnale erano stati strusciati e urtati, aveva
 urlato aiuto nel vuoto Garage dei Dirigenti. Le sue urla, i gorgoglii
 del Vice Presidente dell'Ufficio Esteri supino, e relativi echi,
 stavano producendo un rumore complessivo le cui proporzioni, che
 sembravano illimitate al chiuso del Garage dei Dirigenti, erano tali
 che il Responsabile delle Vendite sarebbe rimasto perplesso e
 sorpreso al punto da negarlo decisamente - mentre piegava
 all'indietro il testone scabro dai grossi pori sul fulcro di un palmo
 e usava un sottile dito pulito per sgombrare la martoriata gola rosa
 uterino da lingua e materiale estraneo - per quanto poco del suono
 cacofonico e apparentemente totale delle sue richieste di aiuto
 stesse risalendo la curva della minuscola Rampa di Uscita e filtrando
 attraverso i rari interstizi nel soffitto da bunker del Garage dei
 Dirigenti per risuonare al piano deserto degli Impiegati, senza
 parlare del fatto di dover superare la spirale ora rovesciata della
 Rampa o di dover evadere dalle spessissime mura di cemento del Garage
 del Personale per arrivare nella silenziosa ma ben illuminata strada
 della zona commerciale di sopra, percorsa da due innamorati che
 incedevano maestosi, pallidi come bambole, braccia intrecciate,
 silenziosi, l'orecchio teso senza mai perudire una vera differenza
 nel costante, distante sibilo e sospiro del traffico cittadino
 notturno.
 Nel frattempo, sotto il Garage del Personale sotto la strada, nello
 smisuratamente riecheggiante e desolato Garage dei Dirigenti, il
 Rappresentante delle Vendite aveva squarciato i vestiti che si
 espandevano dalla bizzarra rientranza e si stava adoperando con tutte
 le forze sul cuore difettoso del Vice Presidente dell'Ufficio Esteri.
 Praticava il massaggio cardiaco, battendo sul morbido incavo dello
 sterno, alternando quattro colpi con la respirazione attraverso le
 labbra piene ma leggermente blu e la testa piegata dell'anziano
 dirigente martoriato, dentro il petto infossato che si sollevava, il
 petto ricadeva, prendendo il tempo e il fiato concesso dalla pausa
 ogni quattro colpi possibili per invocare iutoin direzione della
 tranquilla strada mentre, usando il massaggio cardiaco, riusciva a
 mantenere il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri in vita quel minimo
 sufficiente in attesa dell'arrivo dei soccorsi, come gli aveva
 insegnato e certificato una piccola istruttrice neohippy dagli occhi
 a mandorla volontaria della Croce Rossa - sotto le cui gambe
 divaricate, ricordava, si erano messi volontariamente tutti gli
 studenti per farsi praticare la respirazione, e alla quale il
 Responsabile delle Vendite aveva offerto, in una serata spontanea e
 illuminata al quarzo, una tazza di caffe un toast ai nove cereali,
 invitandola alla Festa Annuale degli Apprendisti Venditori, e aveva
 poi sposato - glielo aveva certificato lei, poteva sempre servire a
 salvare una vita, e lui era rimasto ammaliato dal principio enunciato
 della fidanzata, secondo il quale, nel dubbio, era sempre meglio
 sbagliare nel senso della sollecitudine e della prontezza per
 preservare le funzioni vitali minime, fino all'arrivo dei soccorsi,
 le braccia e la zona lombare che ora cominciavano a bruciargli mentre
 colpiva, chino, l'anziano dirigente supino, continuando a invocare
 iutonelle pause e allentando il suo di colletto, il sudore che
 scivolava oleoso sulla pelle soda sotto il suo di soprabito foderato
 e l'abito di lana grigia, il suo di respiro che si faceva affannoso
 per mantenere il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri in vita,
 scongiurando l'arrivo dei soccorsi, alle dieci passate, nel vuoto pi
 totale, invocando, inascoltato, iuto la vita di uno felicemente
 sposato e nonno di mitezza inespressiva ora letteralmente nelle mani
 del giovane dirigente, da tenere e mantenere, per una vita, tra le
 spire di gas di scarico dimenticati, sotto l'occhio compassato e
 vigile della luce del suo scooter decapitato.
 - Aiuto, - continuava a invocare il Responsabile delle Vendite,
 ogni quatto colpi concessi durante il mantenimento circolatorio
 artificiale, mentre a gambe divaricate praticava la respirazione al
 Vice Presidente dell'Ufficio Esteri supino, martoriato in mezzo a una
 sgonfia spira di panni scompigliati che si espandevano, ancora,
 lentamente sul cemento al monossido di carbonio.
 - Aiuto, - invocava l'attivo Responsabile delle Vendite, avvertendo
 come il vago ricordo della ventilazione umidiccia e interrompendosi,
 di nuovo, per guardarsi alle spalle, oltre il cofano nero della
 Brougham e il casco buttato distrattamente accanto allo scooter
 bianco, verso la Rampa che saliva in una spirale a perdita d'occhio
 fino a una strada, vuota e luminosa, davanti al Palazzo, vuoto e
 luminoso, spodestato, autonomo e autosufficiente. Chino su quanto
 richiedevano due vite, sotto tutto, continuava a invocare aiuto.
   
 La mia apparizione in Tv
 Sono una che il 22 marzo 1989 apparsa in pubblico al David
 Letterman Show.
 Una, per dirla con mio marito Rudy, che ha una faccia e delle
 opinioni note, grosso modo, alla stragrande maggioranza della
 popolazione degli Stati Uniti, e un nome sulle copertine, sugli
 schermi e sulla bocca di tutti. E che ha il cuore invisibile, celato
 in recessi inaccessibili. Cosa che, secondo Rudy, avrebbe dovuto
 salvarmi dalle conseguenze della mia apparizione in Tv.
 La settimana intorno al 22 marzo 1989 stata anche la settimana in
 cui, nello show di David Letterman, hanno mostrato una serie di
 servizi che curiosavano nella vita privata e nei passatempi dei
 dirigenti della Nbc. Mio marito, che ha un nome piconosciuto
 nell'ambiente dello spettacolo che fuori, stava sulle spine:
 conosceva Letterman, e lo temeva; a sentire lui, sapeva bene quanto
 Letterman amasse bistrattare le sue ospiti, quanto fosse misogino.
 Era domenica quando mi ha comunicato che era il caso, assieme a Ron e
 Charmian, la moglie di Ron, di prepararmi ad affrontare Letterman. Il
 22 marzo 1989 sarebbe stato il mercoledsuccessivo.
 Il luned gli spettatori hanno seguito David Letterman che andava
 a fare pesca d'altura con il direttore della testata giornalistica
 della Nbc. Il dirigente, che mio marito aveva conosciuto, aveva un
 pappo di peli che gli germogliavano nelle orecchie rosse ed era
 proprietario di imbarcazione canna e mulinello ipertecnologici, il
 tipo da fare pesca d'altura senza neanche l'amo. Lui e Letterman
 avevano fissato l'esca ai fili con gli elastici.
 - E' lche aspetta che il povero coglione si decida a mettersi a
 smoccolare contro i pesci, - ha detto Rudy con una smorfia, mentre
 fumava.
 Il marted Letterman ha passato al setaccio l'enorme collezione di
 calamite da frigorifero del responsabile dei varietdella Nbc.
 Diceva:
 - Ditemi voi se questo non spettacolo, signore e signori!
 Sentivo sulla lingua il sapore amaro dello Xanax.
 Abbiamo chiesto a Ramon di tirare fuori qualche vecchia
 registrazione dello show e l'abbiamo guardata.
 - Che effetto ti fa? - mi ha chiesto mio marito.
 Al rallentatore, Letterman lasciava cadere dal tetto di un palazzo
 di venti piani diverse bottiglie di champagne, della frutta bella
 matura, una lastra di cristallo, e quello che, solo per un attimo, 
 sembrato un maialino vivo.
 - E' tutto fasullo, questo che conta, - ha detto Rudy mentre
 David Letterman lasciava cadere un maialino urlante da quello che era
 chiaramente un tetto finto ricostruito in studio; abbiamo visto
 qualcosa precipitare dall'alto del tetto vero e schiantarsi al suolo
 per rivelarsi solo un maialino imbalsamato. - Ma questo non ne fa un
 santo -. Mio marito ha lanciato un'occhiata alla sua immagine
 riflessa nel vetro nero della nostra sala di proiezioni e si 
 ricomposto: - Non ti credere che la fasullaggine sia reale.
 - Io davo per scontato che la fasullaggine non dovesse sembrare
 reale, - ho detto.
 Lui mi ha indicato lo schermo, dove Paul Shaffer, collaboratore
 musicale e amico di David Letterman, aveva assunto la sua tipica aria
 interrogativa.
 Avevamo preso tutti e due dello Xanax prima che Ramon sistemasse i
 nastri. Io avevo bevuto anche un bicchiere di chablis. Arrivati
 all'esame e alla discussione delle calamite, mi sentivo sfinita.
 Anche mio marito era stanco, ma si andava convincendo sempre piche
 questa apparizione in Tv presentava dei problemi. Che andava presa
 sul serio.
   
 La telefonata era arrivata da New York il venerdprecedente. La
 persona al telefono si era congratulata con me per il fatto che il
 mio serial poliziesco veniva ripreso per la quinta stagione
 consecutiva, e mi aveva chiesto se mi andava di partecipare come
 ospite al David Letterman Show; Mr Letterman, aveva detto, sarebbe
 stato terribilmente felice di avermi nel programma. Dopo qualche
 titubanza avevo acconsentito. Di illusioni me ne restano poche, per
 sono davvero orgogliosa del successo del nostro spettacolo. Faccio un
 bel personaggio, mi impegno, lo interpreto bene, e vado letteralmente
 pazza per gli altri attori e per tutti quelli che lavorano alla
 serie. Ho chiamato il mio agente, il direttore di produzione e mio
 marito. Ho accettato di apparire in Tv mercoled22 marzo. Per me e
 Rudy era l'unico buco della settimana, incalzata com'ero da una
 tabella di marcia che non mi concedeva di mettere insieme due giorni
 liberi di fila: la mia serie viene registrata il venerd con lettura
 del copione e prova generale il giorno prima. Anche per il 22, aveva
 fatto presente mio marito, mentre bevevamo un drink, saremmo dovuti
 partire dall'aeroporto di Los Angeles il mercoledmattina molto
 presto, visto che per contratto dovevo partecipare a uno spot di
 wstel il marted Il mio agente si era offerto di rimandare le
 riprese dello spot - quelli della Oscar Mayer si erano mostrati molto
 disponibili durante tutta la campagna pubblicitaria - ma la regola di
 mio marito che bisogna sempre rispettare gli obblighi contrattuali
 e io, vivendo con lui, avevo deciso di adottarla. Questo significava
 che martedavrei fatto le ore piccole per guardare il David
 Letterman Show e il maialino e le calamite da frigorifero e una
 sfilza interminabile di animali che facevano le cose pistrane, per
 poi prendere un volo all'indomani prima dell'alba: anche se la
 registrazione dello show non cominciava prima delle 17,30 ora locale,
 Rudy aveva fatto di tutto per incontrare Ron in anticipo e studiare
 con calma una strategia.
 Martednotte, prima che mi addormentassi, David Letterman aveva
 fatto indossare un vestito di velcro a Teri Garr, che si era lanciata
 contro un muro di velcro. Quella sera la rubrica di libri presentava
 l'edizione del 1989 della ^Buyer's Guide to New York City Officials;
 mentre Letterman tendeva il libro verso le telecamere, Teri,
 appiccicata al muro, penzolava dietro di lui a una certa distanza da
 terra.
 - Quella potresti essere tu, - ha detto mio marito, chiamando in
 cucina per avere un bicchiere di latte.
 Lo show aveva la mania di presentare le cose dieci a dieci. Abbiamo
 guardato quelle che, secondo la redazione dello show, erano le dieci
 pubblicitpibrutte di tutti i tempi. Ricordo la numero cinque, o
 forse era la quattro: una compagnia tedesca di auto cercava di
 associare l'acquisto della sua macchina a forma di scatolone con il
 piacere sessuale mostrando, su uno sfondo di pini e strumenti a
 fiato, una languida donna nordica che cedeva al fascino del cambio
 della macchina.
 - Be', io sono tutto scombussolato, - ha detto Letterman alla fine
 del filmato. - E voi, signore e signori?
 Poi ha fatto vedere il falso spot di un programma culturale che con
 tutta probabilitla Pbs aveva deciso di non inserire nel palinsesto
 autunnale. Si trattava del filmato piuttosto reticente di quattro
 ribelli del Kurdistan con tanto di turbante, carichi di artiglieria
 leggera, che durante la rivoluzione riescono a ritagliarsi del tempo
 per suonare un quartetto di Hdel in un prato pieno di fiori viola.
 Il messaggio era che i germogli della cultura fioriscono anche nei
 terreni piimpervi. Letterman si schiarito la voce e ha detto che
 alla fine la Pbs si era arresa alle pressioni dell'Associazione
 Genitori e Insegnanti contro lo spot. A un rullo di tamburi Paul
 Shaffer ne ha chiesto il motivo. Letterman ha fatto una smorfia di
 imbarazzo che io e Rudy abbiamo trovato irresistibile. C'erano,
 ancora una volta, dieci risposte. Le due che ricordo erano:
 accostamento gratuito di Sikh e violette, accostamento gratuito di
 questioni religiose e violini. Tutti ridevano a crepapelle. Anche
 Rudy ha riso, pur sapendo che la Pbs non aveva mai commissionato un
 programma del genere. Io ho riso mezza addormentata e mi sono
 appoggiata al braccio che teneva allungato sullo schienale.
 Ogni tanto David Letterman se ne usciva con un: - E adesso ci
 divertiamo, gente -. E tutti ridevano. Ricordo di aver pensato che
 non trovavo Letterman particolarmente minaccioso, anche se ero
 sconvolta all'idea di venire scollata da un muro.
   
 E non mi importava niente di come l'ombra pronta, obliqua
 dell'aereo si affrettava sulla pista per unirsi a noi quando abbiamo
 toccato terra. A quel punto ero completamente sconvolta. Sono
 addirittura sobbalzata con un Oh quando il muso dell'aereo ha
 coinciso con la sua ombra all'atterraggio. Sono anche scoppiata a
 piangere, ma niente di grave. Io sono una che quando sconvolta si
 mette a piangere; non me ne faccio un problema. Ero tesa e sfinita.
 Mio marito mi ha accarezzato i capelli. Per ha detto, non era il
 caso che prendessi uno Xanax, e gli ho dato ragione.
 - Devi essere vigile, - ecco il motivo. Mi ha preso il braccio.
 L'autista della Nbc ha messo i bagagli dietro, lontano da noi. Li
 sentivo sballottare nel bagagliaio.
 - Devi essere vigile e preparata, - ha detto mio marito. Secondo
 lui ero tesa quanto basta da mostrarmi conciliante; Rudy sche
 conosceva la natura umana.
 Ma a quel punto ero una corda di violino. Una buona parte della mia
 tensione in vista dell'apparizione in Tv sapevo bene da dove veniva.
 - Fino a che punto dovrei essere preparata? - ho chiesto. Io e
 Charmian avevamo gidiscusso al telefono della mia apparizione. Lei
 mi aveva consigliato decisione e semplicit Avrei indossato un abito
 blu a tinta unita, senza gioielli. Capelli sciolti.
 Rudy aveva tutt'altro per la testa. Diceva di temere per me. - Io
 non ci vedo tutte queste cose terribili che ci vedi tu, in David
 Letterman, - gli ho detto. - Ha le lentiggini. Leggeva le previsioni
 del tempo in una Tv locale. E' un dritto. Ma lo sono anch'io, Rudy. -
 Morivo dalla voglia di uno Xanax. - Tutti e due sappiamo come sono
 fatta. Sono un'attrice che ormai ha quarant'anni e quattro figli, tu
 sei il mio secondo marito, hai fatto un salto di qualitnella
 carriera, io ho girato tre serial, gli ultimi due di grande successo,
 ho avuto una nomination agli Emmy e probabilmente non farmai
 carriera nel cinema nil mio lavoro di attrice sarmai apprezzato
 davvero -. Mi sono girata per guardarlo. - Emb Tutto questo 
 risaputo. E' gisotto gli occhi di tutti. Onestamente, non riesco a
 pensare a nulla di me o di noi che possa essere attaccabile.
 Mio marito ha allungato il braccio bello robusto sullo schienale
 dietro di noi. La limousine odorava come una borsa di buona qualit
 gli interni erano di pelle rossa morbidissima. Sembrava quasi umida.
 - Si accanirsulla faccenda dei wstel.
 - Ci provi, - ho detto io.
 Mentre attraversavamo un quartiere della periferia a sud est di
 Manhattan, mio marito ha cominciato ad agitarsi per il fatto che
 l'autista della Nbc, un ispanico giovane e bruno, poteva sentire
 quello che stavamo dicendo, anche se tra noi c'era uno spesso vetro
 divisorio, e per parlargli era necessario attivare l'interfono. Mio
 marito ha tastato il vetro e la griglia dell'interfono. La testa
 dell'autista era immobile, tranne quando si muoveva per guardare
 negli specchietti retrovisori. La radio era stata accesa per noi e
 l'interfono diffondeva musica classica.
 - Non pusentirci, - ho detto.
 - ...pensa se hanno registrato questa conversazione e la fanno
 ascoltare mentre siete in onda e tu stai a guardare inorridita, - ha
 mormorato mio marito assicurandosi che l'interfono fosse spento. -
 Letterman ci andrebbe a nozze. E noi faremmo la figura dei perfetti
 idioti.
 - Perchinsisti a dipingerlo cossquallido? Non ne ha l'aria.
 Rudy ha provato a rilassarsi mentre entravamo nella Manhattan che
 conta.
 - Questo lo stesso uomo, Edilyn, che ha chiesto pubblicamente a
 Christie Brinkley in quale stato si corre il Kentucky Derby.
 Mi sono ricordata di quello che Charmian aveva detto al telefono e
 ho sorriso.
 - Ma vero o no che lei non ha saputo rispondergli?
 Anche mio marito ha sorriso.- Be', lei era stravolta, - ha detto.
 Mi ha accarezzato la guancia, e io la sua mano. Cominciavo a sentirmi
 meno nervosa.
 Ha usato la sua mano e la mia guancia per farmi girare verso di
 lui.
 - Edilyn, - ha detto, - il problema non il suo squallore. Il
 problema il ridicolo. Quel bastardo dispensa ridicolo come un
 enorme parassita stile Howdy-Doody. L'intero show se ne pasce; si
 gonfia e cresce quando le cose diventano assurde. Con Letterman che
 mette su un'aria satolla, sinistra, raggiante. Chiedi a Teri il fatto
 del velcro. Chiedi a Lindsay di quel filmato manipolato di lui e del
 papa. Chiedi a Nigel, a Charmian o a Ron. Li hai sentiti, no? Ron
 potrebbe raccontarti delle storie da far rizzare i capelli.
 Nella borsetta avevo un portacipria. Dopo due giorni filati di
 trucco televisivo, avevo la pelle infiammata e bollente. - Per
 simpatico, - ho ricominciato. - Letterman, dico. Quando lo abbiamo
 visto, mi sembrato che gli piacesse mettere in ridicolo se stesso
 almeno quanto gli ospiti. Insomma, non un ipocrita.
 Ci trovavamo in un piccolo ingorgo. Un tipo male in arnese stava
 cercando di pulire il parabrezza della limousine con la manica. Rudy
 ha cominciato a dare colpi sul vetro divisorio fino a quando
 l'autista non ha attivato l'interfono. Ha detto che invece di passare
 prima in albergo, volevamo essere portati direttamente al Rockefeller
 Center, dove si registrava lo show. L'autista non si girato ne ha
 fatto un cenno di assenso.
 - E' anche questo a renderlo cospericoloso, - ha detto mio
 marito, tirando su gli occhiali per massaggiarsi il naso. - L'intera
 cosa alimenta il ridicolo in tutti i presenti. Il fatto stesso che il
 pubblico possa dire che Letterman sceglie di mettersi in ridicolo,
 esenta quel bastardo di un dritto dalla vera ridicolaggine -. Il
 giovane autista ha suonato il clacson; l'accattone si tirato
 indietro.
 Ci dirigevamo verso est, risalendo Manhattan; da quella distanza
 potevo vedere il palazzo dove Letterman registrava lo show e dove Ron
 lavorava in un ufficio al sessantesimo piano. Ron era collega di mio
 marito prima che Rudy decidesse di passare alla Tv pubblica. Erano
 rimasti amici.
 - La vittoria o la sconfitta dipende da come la tua ridicolaggine
 sarpercepita dal pubblico, - ha detto Rudy, affacciandosi nel mio
 portacipria per aggiustare il nodo alla cravatta.
 Man mano che ci avvicinavamo avevamo una visione sempre pi
 parziale del grattacielo Rockefeller. Ho chiesto mezza pillola di
 Xanax. Sono una che detesta sentirsi confusa; mi sconvolge. Tutto
 quello che volevo era sentirmi vigile e rilassata.
 - Apparire vigile e rilassata, - mi ha corretto mio marito.
   - Fardi tutto per farti sembrare ridicola, - ha detto Ron. Lui e
 mio marito erano seduti sullo stesso divano di un ufficio a un piano
 cosalto del palazzo che mi sentivo le orecchie come al decollo.
 Stavo di fronte a Ron in una poltrona tacitamente costosa di acciaio
 rivestito di tela. - E qui non puoi farci nulla, - ha continuato. -
 Perc'modo e modo di rispondere.
 - Cio
 - Basta rispondere a tono, - ha detto Ron, portandosi il bicchiere
 alla minuscola bocca.
 - Se quello che vuole farmi sembrare una stupida, - ho detto, -
 liberissimo di provarci, direi, o no?
 Rudy ha fatto roteare il contenuto del bicchiere. Il ghiaccio ha
 tintinnato. - E' questo l'atteggiamento che sto cercando di farle
 assumere, - ha detto a Ron. - E' convinta che Letterman sia davvero
 come lo vede lei.
 Tutti e due hanno sorriso, scuotendo la testa.
 - Be', lui ovviamente non affatto cos - mi ha detto Ron. Ron ha
 forse la bocca pipiccola che abbia mai visto in faccia a una
 persona; io e mio marito conosciamo ormai da anni sia lui che
 Charmian, due veri amici. Ha una bocca assolutamente priva di labbra,
 con gli angoli acuti; piche una bocca sembra una specie di taglio
 nella testa. - Perchnessuno cos - ha detto. - E lui convinto
 che questa la sua grande trovata. Ecco perchogni cosa dello show
 va ridicolizzata -. Sorrideva. - Ma questo il nostro vantaggio,
 Edilyn, che lo sappiamo. Se sai in anticipo che verrai trattata in
 modo da sembrare ridicola, sei tu a guidare il gioco, percha quel
 punto puoi renderti ridicola da sola, senza lasciare che sia lui a
 farlo.
 Almeno Ron pensavo di riuscire a capirlo. - Dovrei fare in modo di
 rendermi ridicola?
 Mio marito si acceso una sigaretta. Ha accavallato le gambe e si
 messo a osservare il gattino bianco di Ron. - La questione
 fondamentale se vogliamo lasciare che Letterman si prenda gioco di
 te su un canale nazionale, o se lo vuoi anticipare e stare al gioco
 facendolo da sola -. Rudy guardava Ron, che ormai era in piedi. -
 Come scelta tua, - ha detto Rudy. - E' qui che ci giochiamo la
 vittoria o la sconfitta -. Ha sospirato. Il divano era in una macchia
 di sole. La luce, a quell'altezza, sembrava chiara e fredda. La sua
 sigaretta sfrigolava, sprigionando il fumo nell'aria luminosa.
 Ron era tipo da mettersi in agitazione, e cosha fatto anche in
 quell'occasione: si alzava e si sedeva e si alzava di nuovo. - E' il
 consiglio giusto, Rudolph. Ci sono cose permesse e cose vietate. Non
 devi sembrare una che vuole fare la furba o l'intelligente. Funziona
 con Carson. Ma con Letterman non attacca.
 Ho sorriso stancamente a Rudy. La lunga sigaretta sembrava avere
 un'emorragia di fumo, il sole sul divano era fortissimo.
 - Carson ti darebbe manforte, - ha confermato Rudy. - Carson 
 sincero.
 - La sinceritnon c'entra, - ha detto Ron. - Qui si prende in giro
 la gente sincera.
 - O che ha l'aria sincera, che crede di esserlo, come direbbe
 Letterman, - ha detto mio marito.
 - Ecco, bravo, - ha detto Ron, squadrandomi dalla testa ai piedi.
 Aveva la bocca piccola e la testa enorme e rotonda, il ginocchio
 sollevato, il gomito appoggiato sul ginocchio, il piede sul bracciolo
 di un'altra esile poltrona d'acciaio, mentre il gatto circuiva
 l'altro piede in terra disegnando pigri anelli. - E' il peccato
 capitale che si commette al David Letterman Show. E' il tallone di
 Adidas di ogni ospite che gli finisce fra le grinfie -. Ha bevuto. -
 Tanto vale che tu lo sappia.
 - E' proprio cos ti dico: far vedere che lo sai la cosa
 migliore, - ha detto mio marito, sputando un pezzetto di ghiaccio
 nella mano. Il gatto di Ron si avvicinato per annusare il pezzo di
 ghiaccio. Il calore delle dita protese di mio marito ha trasformato
 il ghiaccio in acqua, mentre io lo guardavo, assente. Il gatto ha
 starnutito.
 Mi sono aggiustata il vestito blu che mi ero infilata nel camerino
 di Letterman. - Voglio sapere soltanto se mi prenderin giro per la
 pubblicitdei wstel, - ho chiesto a Ron. Era questo che temevo
 davvero. Quelli della Mayer si erano comportati molto bene durante le
 trattative e la campagna pubblicitaria, e credo anche che eravamo
 riusciti a fare degli onesti e gradevoli spot, e del resto non
 dovevano essere niente di piche adatti e divertenti per un prodotto
 del genere. Non volevo che i wstel di Oscar Mayer venissero messi
 in ridicolo per colpa mia; nvolevo che mi facessero passare per una
 che prostituiva nome, faccia e doti per una fabbrica di carne. -
 Voglio dire, la mettergidura? Si accanirsu questa cosa?
 - Non se lo farai tu per prima! - hanno detto Rudy e Ron
 all'unisono, guardandosi. Poi sono scoppiati a ridere. Era un gioco
 fra loro. Ho riso anch'io. Ron si girato per riempirsi di nuovo il
 bicchiere. Io ho bevuto un sorso dal mio. Il ghiaccio della Pepsi
 continuava a battermi sui denti. - E' l'unico modo per sdrammatizzare
 la cosa, - ha detto Ron.
 Mio marito ha schiacciato la sigaretta. - Devi bistrattarti prima
 che ti bistratti lui, - ha allungato il bicchiere a Ron.
 - Devi fare in modo che ti vedano come una che sa prendersi in
 giro, in modo consapevole e autoironico -. La grande bottiglia ha
 gorgogliato mentre Ron riempiva di nuovo il bicchiere di Rudy.
 Ho chiesto se potevo avere anche solo un terzo di Xanax.
 - In altre parole, devi apparire a Letterman come lui appare alla
 gente, - Ron ha fatto un gesto come per riassumere il tutto, poi si 
 seduto un'altra volta. - Ridi senza scomporti. Comportati come se
 sapessi fin dalla nascita che tutto trito, artificiale, vuoto,
 assurdo, e che proprio per questo divertente.
 - Ma io non sono affatto cos
 Il gatto ha sbadigliato.
 - Non mi comporto cosnemmeno quando recito, - ho detto.
 - Lo so, - ha detto Ron, allungandosi verso di me e versandomi uno
 spruzzo di liquore sui cubetti di ghiaccio ricoperti di Pepsi.
 - Certo che non sei cos - ha detto mio marito, sollevando gli
 occhiali. Quando teso si strofina sempre i segni rossi che gli
 occhiali gli lasciano sul naso. E' un'abitudine.- Ecco perchc'
 poco da scherzare. Se uno va a mostrare timidamente il culetto nei
 paraggi dello studio di David Letterman, poco ma sicuro che glielo
 rompono -. Ha spento un'altra sigaretta guardando Ron.
 - In ogni caso farun figurone, - ha detto Ron, sorridendo. Si 
 toccato la piccola bocca affilata, con un'espressione che mi 
 sembrato tradisse una certa tenerezza. Per me? Non eravamo cos
 intimi. Certo non quanto lo ero con sua moglie. Il liquore sapeva di
 fumo. Ho chiuso gli occhi. Ero stanca, confusa e nervosa; e anche un
 po' arrabbiata. Ho guardato l'orologio che avevo avuto in regalo per
 il compleanno.
 Sono una che preferisce mostrare i propri sentimenti piuttosto che
 nasconderli; molto pisano. Ho riferito a Ron che Charmian al
 telefono mi aveva detto che David Letterman era un tipo un po'
 timido, ma fondamentalmente simpatico. Ho detto che se ero
 estremamente nervosa forse era colpa di mio marito, e adesso anche di
 Ron; e che o mi davano uno Xanax, o mi davano dei consigli
 costruttivi e incoraggianti, senza pretendere che fossi artificiale,
 vuota o sulla difensiva al punto da cancellare il divertimento di
 quella che, in fin dei conti, non doveva essere altro che
 un'intervista divertente.
 Ron sorrideva paziente ascoltandomi. Rudy stava facendo il numero
 di un coordinatore del programma. Ron gli ha consigliato di dire che
 non sarei scesa in sala trucco prima delle 17,30: l'editoriale di
 quella sera era lungo e impegnativo, e prima del mio intervento
 avrebbero trasmesso un filmato sul tempo libero di un altro dirigente
 della Nbc.
 Mio marito ha affrontato il tema della fiducia e i suoi legami con
 la consapevolezza.
   
 E' saltato fuori che su una parete dell'ufficio di Ron c'era un
 pannello automatico che si apriva su varie file di monitor, tutti
 sintonizzati sui programmi della Nbc. Uno mandava le previsioni del
 tempo, uno la puntata del 22 marzo di ive at Fivee, sotto di
 loro, un altro mandava le prime immagini della registrazione del
 David Letterman Show. L'annunciatore, che indossava un maglione a
 girocollo, parlava in un microfono vecchio stile che sembrava un
 rasoio elettrico con l'aureola.
 - Signore e signori! - diceva.- Ecco a voi un uomo che, in questo
 preciso istante, si sta controllando la patta dei pantaloni: David
 Letterman!
 Scroscio di applausi; la telecamera ha zummato sul segnale Applausi
 nello studio. Su tutti i monitor apparsa la scritta David Letterman
 Show - Segnale Applausi - Telecamera. Mentre il pubblico applaudiva,
 la scritta lampeggiava. David Letterman apparso dal nulla con una
 orribile giacca da yachtsman e delle scarpette da lottatore.
 - Quanta bella gente, - ha detto.
 Ho toccato la patina di Pepsi e di buon rum sul ghiaccio nel mio
 bicchiere. Il dito ha lasciato una striscia netta sulla patina. -
 Davvero non credo che tutto questo sia necessario.
 - Fidati di noi, Edi.
 - Ron, diglielo tu, - ho detto.
 - Aspetta e vedrai, - ha detto Ron.
 Ron stava vicino alla grande finestra sopra il divano, che non
 riceveva pila luce diretta del sole. La finestra dava a sud; vedevo
 i tetti coperti di antenne, sentivo i clacson delle macchine lontane.
 Ron maneggiava una specie di ricetrasmittente, abbastanza piccola da
 stargli nel morbido palmo della mano. Mio marito teneva la testa
 dritta e il pollice all'insmentre Ron controllava il segnale. Il
 piccolo auricolare nell'orecchio di Rudy in origine era stato
 concepito per permettere ai cronisti sportivi di ricevere direttive e
 notizie dell'ultimo minuto senza smettere di parlare. Mio marito
 l'aveva trovato utile per dare consigli durante le trasmissioni in
 diretta prima di decidere di lasciare la televisione commerciale. Si
 tolto l'auricolare e l'ha pulito con il fazzoletto.
 L'auricolare, che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere color
 carne, in realtera color prostata. Ho dichiarato in modo categorico
 che non avrei mai messo un auricolare color porcellino per seguire i
 consigli di mio marito su come non essere sincera.
 - No, - mi ha corretto mio marito, - come essere non-sincera.
 - E' diverso, - ha detto Ron, cercando di raccapezzarsi con le
 istruzioni della ricetrasmittente, scritte per lo piin coreano.
 Ma io volevo essere vigile e rilassata, scendere nello studio e
 farla finita. E volevo uno Xanax.
 E cosio e mio marito abbiamo avviato le trattative.
   
 - Grazie, - ha detto Paul Shaffer rivolto al pubblico in studio. -
 Grazie ancora -. A me venuto da ridere, dietro le quinte, nelle
 lunghe ombre frastagliate prodotte dalle luci puntate in ogni
 direzione. Altri applausi per Shaffer. La telecamera ha di nuovo
 inquadrato il segnale Applausi.
 Da quella distanza, ho pensato, i capelli di Letterman sembravano
 una specie di casco. Avevano un aspetto solido e compatto. Continuava
 a ficcarsi i foglietti della scaletta nell'ampio spazio fra i denti
 anteriori e a giocherellarci. Lui e la sua redazione hanno passato
 rapidamente in rassegna una lista di dieci medicinali, venduti sia
 con sia senza ricetta medica, che presentavano quella che Letterman
 ha definito una pericolosa somiglianza con delle note caramelle. Ne
 ha mostrate le diapositive accostate, per fare il confronto. In
 effetti gli Advils erano identici agli M&m's marroni. I Motrin, visti
 sotto la giusta luce, erano le Sweet Tarts. I Nadril, una marca di
 antidepressivi, erano identici alle minuscole Red Hots rotonde che
 tutti abbiamo mangiato da piccoli.
 - Non pazzesco? - ha detto Letterman a Paul Shaffer.
 E lo Xanax, l'ansiolitico tanto in voga, somigliava in piccolo a
 quelle orribili noccioline morbide rosa-arancio che si vedono
 dappertutto ma che mai nessuno ammetterdi aver assaggiato.
 Alla fine avevo ottenuto uno Xanax da mio marito. Era stata un'idea
 di Ron. Mi sono toccata l'orecchio e ho cercato di spingere pigi
 l'auricolare, perchnon si vedesse. Poi ho sistemato i capelli sopra
 l'orecchio. Stavo pensando seriamente di sfilarmelo.
 Mio marito conosceva la natura umana. - I patti sono patti, -
 continuava ad arrivarmi all'orecchio.
 Il giovane assistente grassoccio che era con me mi aveva detto che
 sarei stata la seconda ospite della puntata del 22 marzo del David
 Letterman Show. Il primo era il direttore della Nbc Sports, che
 avrebbe dovuto sedersi per gioco al centro di un cerchio di dinamite
 sul punto di esplodere. Nel programma con me c'era anche quello che
 si era autoproclamato re delle televendite di casalinghi.
 Abbiamo guardato un breve filmato sulla dispepsia dei suini.
 - Dunque il suo lavoro stato pressochignorato dalla critica, -
 diceva Letterman nel filmato, rivolgendosi al regista del
 documentario, un veterinario dell'Arkansas che ha annaspato per tutta
 l'intervista perch diceva la voce metallica nel mio orecchio, non
 sapeva se con Letterman era il caso di parlare seriamente del lavoro
 di una vita.
   
 A quanto pare, il direttore della Nbc Sports si divertiva a creare
 dei cerchi perfetti di materiale altamente esplosivo nel laboratorio
 ricavato in cantina, li portava in cortile e ci si sedeva in mezzo:
 era il suo hobby. David Letterman ha chiesto al dirigente della Nbc
 di spiegarsi meglio: uno poteva sedersi al centro esatto di un
 cerchio perfetto di dinamite ed essere completamente al sicuro,
 racchiuso nel vuoto, in una specie di occhio del ciclone, - ma se uno
 soltanto di quei bastoncini di dinamite fosse stato difettoso,
 l'esplosione avrebbe potuto, in teoria, uccidere il dirigente?
 - Uccidere? - continuava a ripetere Letterman, guardando Paul
 Shaffer e ridendo.
 I bolscevichi avevano usato il cerchio nelle cerimonie di
 secuzionedei nobili russi che in realtvolevano risparmiare, ha
 detto il dirigente; era una messinscena antica e venerabile. L'ho
 trovato un tipo fuori dal comune e ho deciso che il senno non di
 casa negli hobby degli uomini.
 Mentre aspettavo di fare la mia apparizione, ho immaginato il
 dirigente in questo cerchio perfetto nel suo cortile di Westchester,
 illeso ma circondato da onde violente di esplosione. Immaginavo
 qualcosa di simile a un tornado rosa... dal momento che la pila di
 dinamite sul palco era rosa.
 Ma nella realtl'esplosione stata grigia, deludente nella sua
 brevit un botto moscio, anche se Letterman mi ha fatto ridere
 quando ha lasciato credere che la registrazione dell'esplosione non
 era venuta bene e che il direttore della Nbc Sports, che sembrava uno
 che si beccato un ceffone cosmico, doveva rifare tutto daccapo. Per
 un momento il direttore ha creduto che Letterman facesse sul serio.
   
 - Capisci, - ha detto Ron mentre si avvicinava il momento di
 prepararmi, - non proprio capace di fare la persona seria, Edilyn. E'
 un miliardario con le scarpette da lottatore.
 - Basta guardarlo, - ha detto mio marito, piegato per controllare
 che il freddo auricolare rosa nel mio orecchio stesse a posto, - e ti
 vedi un'intera nazione che guarda e sgomita il vicino.
 - Vai ldentro e sgomita, - ha detto Ron in tono incoraggiante. Ho
 guardato la sua bocca, la testa, il gatto. - Dimentica tutte le
 regole che hai imparato su come apparire nei talk show. Questo tipo
 le ha fatte saltare. Se c'una cosa che prende in giro sono proprio
 le regole sulla comicittelevisiva -. I suoi occhi sono diventati un
 po' freddi. - Fa i soldi mettendo in ridicolo proprio quelle cose che
 gli hanno permesso di fare i soldi mettendole in ridicolo.
 - Be', nel mondo dello spettacolo e un pezzo che c'un
 atteggiamento di tipo parricida nei confronti delle regole, - ha
 detto mio marito mentre aspettavamo l'ascensore. - Di sicuro non l'ha
 inventato lui -. Ron ha acceso una sigaretta e gliel'ha data,
 sorridendo con complicit Sapevamo tutti e due a cosa si riferiva
 Rudy. Lo Xanax cominciava a fare effetto, e stavo bene. Ero
 psicologicamente pronta per la mia apparizione in Tv.
 - E' un po' quello che successo con il aturday Night Live -
 ha detto Ron. - In fondo si tratta dello stesso fenomeno. Scenografie
 povere che devono sembrare ancora pipovere. Smorfie da video
 amatoriale, aggeggi rimediati per effettacci sussultori o demenziali
 della telecamera, o squinternati subnormali e ultrafasulli. Il David
 Letterman Show e il aturday Night Live sono degli anti-show.
 Eravamo in fondo all'enorme ascensore silenzioso. Sembrava
 immobile. Sembrava chiuso al proprio interno. Rudy ha premuto il 6.
 Avevo un ronzio nelle orecchie. Ron mi parlava lentamente, quasi non
 dovessi capirlo.
 - Ma anche se qualcosa concepito come un anti-show, se ha
 successo, sempre uno show  - ha detto Ron. Ha preso il gatto, gli
 ha sollevato la testa e ha cominciato a grattarlo sotto la gola.
 - Pensa un po' come deve sentirsi sotto pressione quel figlio di
 puttana, - ha sussurrato mio marito.
 Ron ha abbozzato un sorrisetto gelido, senza girarsi verso Rudy.
 Mio marito fuma sigarette di marca estera, sicchtutti pensano che
 sta andando a fuoco qualcosa. Mentre lui aspirava, guardando serio il
 suo vecchio superiore, quella sibilava, schioppettava e sbuffava come
 una ciminiera. Ron mi ha guardato.
 - Ti ricordi quelle magnifiche parodie delle pubblicitche
 facevano proprio all'inizio del aturday Night Live Edilyn? Cos
 riuscite che ci mettevi un po' a capire che erano parodie e non
 pubblicitvere. Lo sai che quegli anti-spot hanno attecchito? E sai
 poi cos'successo? - mi ha chiesto Ron. Non ho risposto. A Ron piace
 fare le domande e rispondersi da solo. Siamo arrivati al piano dove
 si registrava lo show di Letterman. Io e Rudy siamo usciti dopo di
 lui.
 - E' successo che, - ha detto da sopra la spalla, - gli sponsor si
 sono messi a fare le pubblicitnel aturday e erano quasi uguali
 alle parodie che facevano nello show, per cui ci mettevi un po' a
 capire che erano degli spot veri. Cosfacendo, gli sponsor
 usufruivano di una grossa fetta di pubblico che non si perdeva
 neanche un secondo di pubblicit nella speranza che si trattasse di
 una parodia -. Segretarie e impiegati scattavano sull'attenti davanti
 a Ron che passava insieme a noi; il suo gatto sbadigliava e si
 stirava.
 - Ma, - ha riso Ron, sempre senza girarsi verso mio marito, - ma
 invece gli sponsor avevano rivoltato la frittata e si erano serviti
 di quella trovata per abbindolare quello stesso pubblico che le
 parodie avevano preso in giro perchsi lasciava abbindolare.
 Le porte dello studio 6A stavano in fondo a un corridoio con la
 moquette, accanto a un poster enorme che mostrava David Letterman
 mentre faceva la foto a quello che stava facendo la foto a lui per il
 poster.
 - Perci essere fatti in un modo o in un altro un problema che
 non si pone nemmeno in uno show come questo, - ha detto Rudy, facendo
 cadere la cenere senza guardare Ron.
 - Quelli sche erano tempi, vero? - ha bisbigliato Ron
 all'orecchio del gatto, contro il quale si strofinava il naso.
 Le porte chiuse attutivano i rumori di una grande allegria. Ron ha
 digitato un codice su un pannello luminoso accanto al poster di
 Letterman. Lui e Rudy sarebbero tornati di sopra nel suo ufficio
 dove, dalla schiera di monitor, avrebbero ricevuto simultaneamente
 una valanga di mie immagini.
 - Devi soltanto recitare, tutto qui, - ha detto mio marito,
 aggiustandomi i capelli sopra l'orecchio. Poi mi ha fatto una
 carezza. - E tu sei un'attrice versatile e piena di talento.
 Ron, manovrando la zampa del gatto quasi a simulare un saluto, ha
 detto: - Lei un'attrice, Rudolph. Con il tuo aiuto faremo andare
 questa faccenda per il verso giusto.
 - Guarda che lei ha capito. Solo che ancora non se ne rende conto.
 - Insomma, dovrei essere una specie di anti-ospite? - ho detto.
   
 - Sono terribilmente felice di vederla, - ecco cosa mi ha detto
 David Letterman. Prima c'era stata la mia presentazione: l'assistente
 con il maglione mi ha guidato tenendomi per il gomito e, quando la
 luce mi ha investito, sgattaiolato via.
 - Sono terribilmente, ma che dico, mostruosamente felice di
 vederla, - ha detto Letterman.
 - E' a caccia di punti deboli, - ha gracchiato il mio orecchio. -
 Zone di ingenua presunzione. Palloni da sgonfiare. Qualsiasi cosa.
 Ho biascicato un 眄砘 a David Letterman. Ho sbadigliato,
 toccandomi l'orecchio con aria assente.
 Visto da vicino sembrava cosgiovane che mi sono cascate le
 braccia. Gli davi al massimo trentacinque anni. Si congratulato con
 me per la ripresa del serial, per la nomination all'Emmy, e ha detto
 che il network aveva gestito egregiamente il periodo della mia
 gravidanza durante il terzo anno del serial, riuscendo a inquadrarmi
 dalla vita in su per ben tredici episodi consecutivi.
 - E' stato divertente, - ho detto sarcastica, ridendo in modo
 distaccato.
 - Un divertimento bello grosso, - ha detto Letterman, e il pubblico
 a ridere.
 - Oh Cristo santo, faglielo vedere che sei sarcastica e distaccata,
 - ha detto mio marito.
 Letterman ha chiesto qualcosa a Paul Shaffer, che ha assunto la sua
 aria interrogativa.
 David Letterman aveva una minuscola etichetta attaccata alla
 guancia (aveva davvero le lentiggini) con su scritto Trucco. Gli era
 rimasta appiccicata dopo uno scherzo fatto in precedenza, durante il
 suo lungo editoriale quando, dopo uno spot pubblicitario, era
 ricomparso etichettato dalla testa ai piedi. In cima alla fontana
 gorgogliante fra noi e i riflettori, avevano appeso una specie di
 freccia con su scritto: Giochi d'acqua.
 - Allora, Edilyn, cosa c'di vero nelle voci che collegano queste
 cose turpi che stanno succedendo nel network di suo marito con altre,
 diciamo, voci di corridoio... - ha alzato gli occhi dalla scaletta
 per guardare Paul Shaffer. - Sai, Paul, qui dice proprio oci di
 corridoio secondo te possiamo continuare a chiamarle voci di
 corridoio? E poi, Paul, che vuol dire oci di corridoio
 - Noi della band qui, pensiamo che possa voler dire qualsiasi...
 insomma, puvoler dire centinaia di cose, Dave, - ha detto Shaffer
 sorridendo. Ho sorriso anch'io. Il pubblico rideva.
 All'orecchio mi arrivata la voce di Ron: - Rispondi no -. Ho
 immaginato una parete di mie inquadrature, lo sfregio nella testa di
 Ron e la ricetrasmittente vicina allo sfregio, mio marito seduto a
 gambe accavallate, il braccio allungato sullo schienale di non so
 cosa.
 - ...di corridoio o no, sul fatto che lei e il bellissimo programma
 di Tito lascerete la televisione commerciale alla fine della prossima
 stagione per trasferirvi magari in un altra televisione non
 commerciale di cui non si conosce il nome?
 Mi sono schiarita la gola: - Tutte le voci che girano su mio marito
 sono assolutamente vere -. Il pubblico ha riso.
 Letterman ha fatto: - Ah ah -, e il pubblico ha riso piforte.
 - Quanto a me, - mi sono lisciata la gonna come fanno le signore
 per bene, - delle questioni che riguardano la produzione o il lato
 economico del programma, David, ne so poco e niente. Sono una che
 recita, io.
 - Ehi, non trova che sarebbe strepitoso stamparlo sulle magliette
 delle donne di tutto il mondo? - ha chiesto Letterman, toccandosi
 l'etichetta sul fermacravatta.
 - E per quanto ne so, Dave, si trattato proprio di cose turpi -
 ha detto Reese, il direttore della Nbc Sports, seduto accanto a me,
 in un'altra di quelle poltrone che sembravano come sventrate. Intorno
 agli straordinari occhi di Reese, c'erano due piccoli cerchi di
 fuliggine, provocati dall'esplosione del suo hobby.
 Ha guardato Letterman. - Una lotta di potere nella Tv pubblica?
 - Diciamo cos una specie di... sanguinoso colpo di stato
 all'interno dell'Associazione in Favore del Diritto di Voto alle
 Donne, lei non crede, Edilyn?
 Io ho riso.
 - Squadre antirivolta e idranti che avanzano verso il circolo del
 t
 Io, Letterman, Reese e Shaffer ci stavamo sbellicando. Il pubblico
 rideva.
 - Le parole difficili fioccano, - ho detto.
 - Veramente... veramente si tratta di pugnalate alle spalle con un
 linguaggio grammaticalmente corretto...
 Mentre cercavamo di ricomporci, mio marito mi dava dei
 suggerimenti.
 - Il fatto che temo di non saperne nulla, - ho detto, mentre
 Letterman e Shaffer stavano ancora ridendo e scambiandosi occhiate. -
 Anzi, - ho continuato, - non sono nemmeno cossicura di essere
 un'attrice consapevole, dotata e versatile.
 David Letterman stava invitando il pubblico, che continuava a
 chiamare signore e signori (il che non mi dispiaceva), a immaginare
 Sono una che recita, io, stampato su una maglietta.
 - Per questo sto facendo quegli spot pubblicitari che passano in
 continuazione, - ho buttato l sbadigliando.
 - A proposito, Edilyn, volevo parlare anche di questo, - ha detto
 Letterman. - Il fatto che, - si strofinato il mento, - volevo
 proprio chiederle che cosa pubblicizzano, senza naturalmente fare il
 nome dell'ottimo... ottimo e posso dire delizioso?
 - La prego.
 - Delizioso prodotto -. Ha sorriso. - Altrimenti sarebbe uno spot
 anche questo.
 Ho annuito, sorridendo. L'auricolare era muto. Mi sono guardata
 intorno con aria innocente, facendo finta di stirarmi, e ho
 fischiettato l'arcinoto motivetto dello spot.
 Letterman e il pubblico hanno riso. Anche Paul Shaffer ha riso. La
 voce metallica di mio marito ha gracchiato di approvazione. In
 lontananza sentivo ridere perfino Ron; una risata composta.
 - S direi che ha reso l'idea, - ha sogghignato Letterman. Ha
 lanciato i foglietti della scaletta contro una finestra finta alle
 nostre spalle. Si sentito un rumore chiaramente fasullo di vetri
 rotti.
 Sembrava un tipo assolutamente cordiale.
 Mio marito mi ha comunicato qualcosa che non sono riuscita a capire
 perchLetterman si era appoggiato le mani dietro il casco di capelli
 e stava dicendo: - Ah, ora ci siamo, ecco perch Edilyn. Non un
 segreto che in prima serata girano tanti ma tanti bei dollaroni. Sono
 talmente tanti questi dollaroni dei compensi di prima serata, che ce
 ne arrivano solo vaghi accenni, allusioni, niente di pi dai
 graffiti nei bagni qui alla Nbc. Sono cifre tali che se ne parla solo
 a bassa voce. Prendiamo lei, - ha detto, - non ha avuto tre, vero,
 serie televisive di qualit Piun'infinitdi apparizioni come
 ospite in altri programmi...
 - Centootto, - ho detto.
 Per un attimo ha guardato compunto la telecamera, mentre il
 pubblico rideva. - ...Appunto: un'infinitdi apparizioni come ospite
 d'onore, - ha detto. - Lavora in un serial poliziesco apprezzato
 dalla critica che va in onda ormai da, quanto, tre, quattro anni? E
 poi ha... - ha dato uno sguardo a una scheda - ...una figlia piena di
 talento che ha gifatto molti buoni film e che attualmente lavora in
 un serial, un marito che un grande promotore, praticamente una
 leggenda nella storia del variet..
 - Ve lo ricordate augh-In - ha detto il direttore della Nbc
 Sports. - E lip Wilson he Smoothers Ve lo ricordate il
 aturday Night Livedei bei tempi, durati qualche anno? - Scuoteva
 la testa in segno di ammirazione.
 Letterman ha rilassato la sua faccia. - Allora: i serial, una
 figlia nei serial, una nomination all'Emmy, un marito che ha promosso
 un'infinitdi programmi e di serial, uno dei migliori matrimoni
 dell'ambiente, per non dire dell'emisfero settentrionale... - andava
 contando sulle dita. Aveva mani assolutamente anonime. - A lei, mia
 cara, non manca proprio niente, - ha detto. - Se me lo consen-te -.
 Ha sorriso giocherellando con la tazza del caff Io ho risposto al
 sorriso.
 - Insomma, Edilyn, una nazione intera si sta chiedendo cosa c'
 dietro questi spot di... wstel, - ha chiesto in un tono
 semilamentoso, che ha subito caricato in un lamento vero e proprio.
 Mi arrivata la vocina di Rudy:- Hai visto come ha caricato quel
 lamento appena si accorto che...?
 - Perchnon sono una grande attrice, David, - ho detto.
 Letterman sembrava dispiaciuto. Per un momento l'ho guardato nella
 bianca luce dei riflettori, e sembrava dispiaciuto per me. Ero
 convinta di avere di fronte un uomo fondamentalmente sincero.
 - Le cose che ha elencato, - ho detto, - non sono altro che un
 patrimonio -. Lo guardavo. - Sono il mio patrimonio, David, non sono
 me. Io sono un'attrice della televisione commerciale. Perchnon
 recitare nel commercio televisivo?
 - Sii onesta, - ha sibilato Rudy, con la voce fioca e metallica che
 sembrava uscire da un microfono di pessima qualit Letterman faceva
 finta di sorseggiare il caffda una tazza vuota.
 - Siamo onesti, - ho detto. - Il pubblico era in silenzio. Ho
 appena festeggiato un compleanno molto traumatico, e mi sono ormai
 disfatta di tante illusioni. Lei ha di fronte a se una donna priva di
 illusioni, David.
 Tanto bastato a ringalluzzire Letterman. Si schiarito la gola.
 L'auricolare sibilava l'ordine di non usare mai la parola
 llusioni
 - Ma guarda che coincidenza, - stava dicendo Letterman con aria
 assorta. - Pensi che io sono un'illusione senza donne; dun po',
 Paul, tu ci vedi una qualche analogia?
 Ho riso insieme al pubblico mentre Paul Shaffer assumeva la sua
 aria interrogativa dalla pedana per l'orchestra.
 - Si mette male, - mi ha comunicato mio marito dall'ufficio di un
 uomo i cui collaboratori pescavano senz'amo e si sedevano dentro
 cerchi esplosivi. Mi sono aggiustata i capelli sopra l'orecchio.
 Ho detto: - Ho quarant'anni, David. Li ho compiuti una settimana
 fa. Credo sia arrivato il momento di capire chi sono. - L'ho
 guardato.- Ho quattro figli. Conosce molte attrici che lavorano nella
 Tv commerciale e che hanno quattro figli?
 - Be', ce ne sono di attrici con quattro figli, - ha detto
 Letterman. - Non abbiamo avuto qui di recente una deliziosa e dotata
 giovane signora con quattro figli, Paul?
 - Fammi i nomi di dieci attrici con quattro figli, - l'ha sfidato
 Shaffer.
 Letterman si rigirato di scatto: - Dieci?
 - Meredith Baxter Birney? - ha detto Reese.
 - Meredith Baxter Birney, - ha confermato Letterman. - E anche
 Loretta Swit ha quattro figli, no, Paul?
 - Marion Ross?
 - Se non sbaglio Meredith Baxter Birney ne ha cinque di figli,
 Dave, - ha detto Paul Shaffer, piegandosi sul piccolo microfono sopra
 l'organo. Aveva sulla larga chierica un'etichetta con su scritto
 Chierica.
 - Scusate, signori, - li ho interrotti, sorridendo, - ma qui il
 problema che ho quattro figli e sono gipifamosi di me. Io ho
 fatto in tutto due film importanti nella mia carriera. E ora, a
 quarant'anni, mi rendo conto che con due film e tre serial molto
 lunghi, molto probabile che non lasceril segno nel mondo del
 cinema. David, sono un'attrice televisiva.
 - E' una che recita in televisione, - mi ha corretto Letterman,
 sorridendo.
 - E adesso anche negli spot televisivi -. Mi sono stretta nelle
 spalle con l'aria di chi ignora dove sia il problema.
 Paul Shaffer, ancora piegato sull'organo, ha intonato poche note,
 ma dolcissime, di anti auguri a te
 Letterman si era infilato un'altra scheda fra i denti. - Insomma,
 se ho capito bene, ci sta dicendo che secondo lei la faccenda dei
 wstel non avrebbe compromesso la sua carriera.
 - Oh no, per carit - ho riso.- Non volevo affatto dire questo.
 Voglio dire che la mia carriera questa, chiaro? Non di questo che
 si stava parlando?
 Letterman si sfregato il mento. Ha guardato il direttore della
 Nbc Sports. - Allora non ha avuto timore... come dire, di
 compromettere la sua integrit l'aspetto artistico del suo lavoro;
 sta forse dicendo che queste cose non hanno avuto nessun peso nella
 sua decisione?
 Ron stava chiedendo a Rudy di passargli un attimo il trasmettitore.
 - Ma c'era un aspetto artistico, - ho detto. - Ha mai provato a
 emozionarsi di fronte alla carne, David? - Mi sono guardata intorno.
 - Nemmeno voi? A spalmare la mostarda con convinzione?
 Letterman sembrava a disagio. Il pubblico rumoreggiava: non
 sapevano se ridere. Ron ha cominciato a trasmettere messaggi con voce
 calmissima.
 - A mostrarti ancora affamato al quindicesimo salsicciotto? - ho
 detto mentre Letterman sorrideva e sorseggiava dalla tazza. Mi sono
 stretta nelle spalle. - Quegli spot trasudano arte da tutti i pori,
 David.
 Sentivo a malapena la voce di Ron che mi avvertiva del pericolo di
 sembrare sulla difensiva. Letterman infatti era diventato
 all'improvviso diffidente, riluttante. Ha guardato a sinistra del
 palco, poi la scaletta, quindi me. - Edilyn, solo un cinico, come
 Paul che vede l - Shaffer rideva - sarebbe tentato di chiederle...
 ma insomma, - ha detto, - con questo po' po' di patrimonio che
 abbiamo elencato prima, con una come lei, a cui, fra virgolette, non
 manca niente... una cosa che incuriosisce tantissimo un tipo come
 Paul, anche se non sono affari nostri, - si toccava impacciato il
 colletto, - ma arriviamo alla domanda: con tutto il dovuto rispetto
 per la montagna di soldi, una montagna enorme, come fa un'attrice, se
 non di grande talento sicuramente, dobbiamo ammetterlo, stimata, e a
 cui, soprattutto, non manca niente... a emozionarsi di fronte a un
 pezzo di carne?
 Ron, o forse Rudy, ha bisbigliato h, mio Dio
 - A mostrarsi affamata davanti all'ennesimo salsicciotto sul quale
 mette tutta quella... mostarda, - ha detto Letterman, la testa
 inclinata, guardandomi, ricordo perfettamente, nell'occhio destro. -
 E se preferisce soprassedere capiremo benissimo... dico bene, Paul?
 Sembrava proprio a disagio. Come se stesse sparando le ultime
 cartucce. Io lo guardavo come se fosse completamente pazzo. Ora che
 aveva tirato fuori la sua stupida domanda, mi sentivo come se
 avessimo partecipato a due conversazioni separate fin dall'inizio
 dell'intervista. Mi venuto davvero da sbadigliare.
 - Devi solo essere onesta, - stava dicendo Ron.
 - Insisti, parlagli delle tasse arretrate, - bisbigliava Rudy.
 - Guardi, - ho detto sorridendo,- credo che qui uno dei due non si
 sia spiegato bene. Posso essere veramente onesta?
 Letterman continuava a guardare a sinistra del palco, come se
 cercasse qualcuno. Ero convinta che avesse la sensazione di essersi
 spinto troppo in l e il suo disagio aveva fatto piombare il
 pubblico in un silenzio di tomba.
 Sorridevo, finchil mio silenzio non ha attirato la sua
 attenzione. Mi sono allungata verso di lui con aria cospiratoria.
 Dopo un attimo si deciso ad allungarsi sulla scrivania verso di me.
 Ho guardato lentamente da una parte e dall'altra. In un sussurro
 perfettamente udibile ho detto:- Ho fatto gli spot dei wstel
 gratis.
 Ho ammiccato alzando e abbassando le sopracciglia.
 Letterman rimasto a bocca aperta.
 - Gratis, - ho detto, - soltanto per l'arte, il divertimento,
 qualche confezione di hot dog e il piacere di un prodotto ben
 confezionato.
 - Ma su, andiamo, non dirsul serio, - ha detto Letterman,
 tornando nella sua posizione e mettendosi le mani nei capelli.
 Fingeva di rivolgersi al pubblico in studio: - Signore e signori...
 - Una sensazione che sicuramente tutti i presenti conoscono bene. -
 Sorridevo con gli occhi chiusi. - Anzi, sono io che li ho cercati. Mi
 sono offerta. Li ho quasi pregati. Avrebbe dovuto vedere. Avrebbe
 dovuto esserci. Non era un bello spettacolo.
 - Che presa in giro, - intervenuto Paul Shaffer, fingendo di
 asciugarsi un occhio sotto gli occhiali. Letterman gli ha tirato la
 scheda, e l'addetto agli effetti sonori, in maglione rosso, ha
 prodotto un altro rumore di vetri. Ho sentito Ron dire a Rudy che ero
 stata geniale. All'improvviso sembrava che Letterman si stesse
 divertendo un mondo. Sorrideva; faceva ah ah; lo sguardo si era
 rianimato; sembrava un enorme giocattolo. Sembravano tutti
 spassarsela. Mi sono toccata l'orecchio e ho sentito mio marito
 ringraziare Ron.
 Abbiamo chiacchierato e riso ancora un paio di minuti su come
 l'arte e il sapersi accettare siano infinitamente piimportanti del
 patrimonio. L'intervista finita in un tripudio di buoni propositi.
 David Letterman ha preso qualche etichetta che aveva addosso e ne ha
 fatto coriandoli. Ero sinceramente dispiaciuta che fosse finita.
 Letterman mi ha sorriso calorosamente prima che partisse la
 pubblicit
   
 In quel preciso istante ho sentito dal profondo del cuore che tutta
 l'angoscia, le elucubrazioni, la paura di Rudy erano state inutili.
 Perch quando partita la pubblicit David Letterman era lo stesso
 di prima. Il regista, col suo cardigan, si passato il dito sul
 collo come per tagliare la gola, la fotografia originale di un
 paraurti occupava tutti i monitor della 6A, la band diretta da
 Shaffer si scatenata, le luci delle telecamere si sono spente. A
 Letterman sono crollate le spalle; si accasciato sulla scrivania
 volutamente da poco, asciugandosi la fronte con un pezzo di stoffa
 spiegazzato estratto dal taschino della giacca da yachtsman. Ha
 sfoderato un caldo sorriso e ha detto che era stato mostruosamente
 bello avermi come ospite, che quella sera il pubblico aveva
 senz'altro speso bene il suo tempo, che sperava mia figlia Lynnette
 avesse, nel suo stesso interesse, anche solo la metdella mia
 presenza scenica, e che se avesse saputo quale ospite strepitosa ero,
 avrebbe personalmente mosso mari e monti per avermi in studio gida
 molto.
 - E' andata davvero cos - raccontavo a mio marito pitardi nella
 limousine della Nbc. - Ha detto ostruosamente bello peso bene
 e che sono stata un'ospite strepitosa. E non ci stava ascoltando
 nessuno.
 Ron si era fatto portare da un autista a prendere Charmian, e
 insieme ci avrebbero raggiunti al River Caf dove cercavamo di
 ritrovarci ogni volta che io e Rudy capitavamo in citt Ho guardato
 il nostro autista, davanti a noi, al di ldel vetro divisorio: senza
 cappello, capelli a spazzola, la testa immobile come una foto.
 Mio marito, seduto accanto a me, mi teneva una mano fra le sue. La
 cravatta e il fazzoletto erano impeccabili. Mi pareva quasi di
 sentire nell'aria il suo sollievo. Era terribilmente sollevato quando
 l'ho rivisto dopo la registrazione. Letterman aveva spiegato al
 pubblico che avevo altri impegni ed ero stata accompagnata fuori
 mentre lui presentava il re autoproclamato delle televendite di
 casalinghi, che indossava la spilla di un'associazione caritatevole.
 - Certo che ha parlato cos - ha detto mio marito. - E' nel suo
 stile.
 - Infatti, - ho affermato, guardando il contenuto delle sue mani.
 Ci dirigevamo verso sud.
 - Ma non vuol dire che lui veramente cos - ha detto,
 guardandomi dritto negli occhi. Poi anche lui ha guardato le nostre
 mani. I nostri tre anelli erano uno vicina all'altro. In uno slancio
 di affetto mi sono fatta pivicino sul morbido sedile di pelle, il
 viso bollente e infiammato. L'orecchio, libero, si sentiva un po'
 violentato.
 - Non pidi quanto tu sia come ti sei mostrata mentre ce lo
 giostravamo meglio di come abbia mai visto fare, - ha detto. Mi
 guardava ammirato - Sei un'attrice versatile e piena di talento, - ha
 detto. - Hai seguito le istruzioni. Hai mantenuto la calma, facendo
 onore a tutti e due, e cossei sopravvissuta all'apparizione in un
 anti-show -. Ha sorriso. - Sei stata grande.
 Mi sono staccata da mio marito quel tanto che bastava per guardare
 la sua faccia pulita. - Non ho recitato, con David Letterman, - gli
 ho detto. Ed ero sincera. - Quelli da tenere a bada... eravate tu e
 Ron -. Continuava a sorridere. - Altro che patto, se Charmian non mi
 avesse detto di tenere i capelli sciolti mi sarei subito tolta
 l'auricolare. Letterman si sarebbe sentito offeso. E sapevo fin dal
 momento in cui mi sono seduta di fronte a quella ridicola scrivania
 che non avrei avuto nessun bisogno di istruzioni. Non mi ha
 bistrattata -, ho detto. - E' una persona divertente, Rudy. Io mi
 sono divertita.
 Sorridendo, ha acceso una lunga Gauloise. - L'hai fatto solo per
 divertimento? - ha domandato beffardo. Ha anche accennato a darmi di
 gomito. Stavamo attraversando un quartiere residenziale che io
 ricordavo come popolare.
 E devo confessare che a quell'accenno di gomitata ho provato un che
 di cupo al cuore. Mi sembrava cosbrutto non riuscire a far
 comprendere al proprio consorte che avevo fatto sul serio. E gliel'ho
 detto.
 - Mi sono mostrata come sono, - ho ribadito.
 E ho visto sulla faccia di Rudy la stessa espressione che dovevo
 aver avuto io quando non capivo di cosa stessero parlando Ron e Rudy
 e anche David. E ho sentito la stessa sensazione strana, come di
 panico che, ora mi immagino, lui doveva aver sentito per tutta la
 settimana. Ci siamo messi tutti e due ad ascoltare la dolce musica
 barocca che proveniva dall'interfono della limousine.
 - E' stato come al mio compleanno, - ho detto tenendo la mano del
 mio secondo marito fra le mie. - Quando stato il compleanno,
 eravamo d'accordo. Ho quarant'anni, e ho figli grandi e piccoli, un
 marito a cui voglio bene, e sono un'attrice della televisione che ha
 accettato di fare da testimonial per una marca di wstel. Non ci
 abbiamo anche brindato su col vino, Rudy? Abbiamo messo le carte in
 tavola. E' passata solo una settimana da quando eravamo d'accordo.
 Cos'altro dovrei essere diventata nel frattempo?
 Mio marito ha liberato la mano e ha toccato la griglia del vetro
 divisorio. La testa senza cappello dell'autista spagnolo era dritta.
 Ho notato che una parte del collo era priva di pigmentazione. La zona
 pichiara era circolare e spariva sotto l'attaccatura dei capelli.
 - A un certo punto si sporto verso di me, Rudy. Gli ho visto il
 viso fin nei minimi particolari. Aveva le lentiggini. Sotto i
 riflettori ho visto le goccioline di sudore. E un piccolo neo, vicino
 all'etichetta. Aveva gli occhi dello stesso azzurro che hanno quelli
 di Jamie e Lynnette d'estate. L'ho guardato. L'ho visto.
 - Ma noi te l'avevamo detto, Edilyn, - ha detto mio marito
 allungando una mano nel taschino della giacca.- Il motivo per cui 
 l per dimostrare che lui non come lo vedi. E' proprio questo il
 punto. Che nessuno veramente come lo vedono gli altri.
 L'ho guardato. - E tu pensi che sia vero?
 La sigaretta scoppiettava. - Non ha importanza quello che penso io.
 Di questo tratta lo show. Sono quelli che lo seguono a renderlo vero.
 - E tu ci credi, - ho detto.
 - Io credo a ciche vedo, - ha detto, posando la sigaretta per
 armeggiare con il tappo del tubetto. Sull'etichetta c'era scritto due
 o pipastiglie, varie volte al giorno. - Se cosnon fosse, come
 farebbe a condurre lo show in quel modo...
 - Mi pare una grossa ingenuit
 - ...come facevamo anche noi? - ha detto.
 Certe pillole sono davvero amare. Quando ho finito il drink preso
 dal bar della limousine, sentivo ancora il sapore dello Xanax in
 fondo alla lingua. Il riflusso di adrenalina mi aveva lasciato
 sfinita. Dagli alti edifici siamo sbucati vicino al fiume. Ho
 guardato fuori mentre costeggiavamo il ponte di Manhattan. E' apparso
 il sole al tramonto, rosso, come sospeso, alla nostra destra. Mentre
 passavamo, abbiamo guardato tutti e due il fiume. Alla luce del
 tramonto marzolino, lo strato superficiale aveva il colore di una
 ferita.
 Ho ingoiato. - Costu credi che nessuno veramente come lo
 vediamo.
 Non ho avuto risposta. Rudy guardava dal finestrino.
 - Oggi ho notato che Ron praticamente non ha bocca. E' piun
 taglio nella testa -. Poi, dopo una pausa:- Il fatto che ti senti
 legato a lui nelle questioni di lavoro non deve condizionare la
 nostra vita privata -. Ho sorriso. - In fondo non ci manca niente,
 tesoro.
 Mio marito ha riso senza sorridere. Guardava gli ultimi raggi di
 sole sull'acqua mentre ci avvicinavamo all'intreccio d'ombre del
 ponte di Brooklyn.
 - Perchse nessuno veramente come lo vediamo, - ho detto, -
 allora anch'io sono cos E anche tu.
 Affascinato dal tramonto, Rudy ha cominciato a decantarlo: gli
 sembrava un'esplosione, come sospesa tutt'intorno, quasi a sfiorare
 l'acqua. Si rifletteva e sdoppiava in quello spicchio di fiume. Ma
 mentre lo diceva, mi sono accorta che fissava solo l'acqua.
   
 - Oddio, - ecco cosa ha detto David Letterman quando gli esplosivi
 sono esplosi e Reese, il direttore, venuto fuori dal cerchio
 perfetto con quella sua faccia fuori del comune cerchiata di
 fuliggine. Mesi dopo, una volta uscita da una situazione che mi
 vedeva al centro, sopravvissuta nella quiete prodotta dal grande
 tumulto dal quale io, in quanto causa, perfettamente circondata, ero
 esente, sono rimasta di nuovo stupita da quanto fosse in fin dei
 conti la cosa pigiusta da dire per una persona in quel frangente.
   
 E me lo sono ricordato e ho faticato molto per far capire che, se
 non altro, io sono una donna che dice quello che pensa. E' cosche
 devo vedermi, se voglio vivere.
 E per questo, mentre la limousine messa a nostra disposizione ci
 portava all'appuntamento con Ron e Charmian e forse anche Lindsay,
 per bere e mangiare dall'altra parte del fiume a spese della Nbc, ho
 chiesto a mio marito chi pensava che fossimo allora realmente, io e
 lui.
 Domanda che non avrei mai dovuto fare.
   
 La ragazza con i capelli
 strani
 a William F. Buckley e Norman O. Brown
 Risucchio ha sognato che doveva vedere un concerto ieri sera
 altrimenti si trasformava in una cosa liquida, e allora ieri sera io
 e i miei amici Mister Wonderful, Big e Risucchio siamo andati a
 Irvine a vedere Keith Jarrett che suonava il piano in un concerto
 all'Irvine Concert Hall. E' stato un grande concerto! Keith Jarrett 
 un negro che suona il pianoforte. Io vado pazzo per gli artisti negri
 che fanno gli artisti in qualsiasi campo dello spettacolo. Credo
 proprio che sono una razza di performer di talento e incantevoli, e
 certe volte sono pure simpatici. Mi piace soprattutto assistere alle
 performance dei negri da lontano, perchda vicino il loro odore il
 pidelle volte risulta sgradevole. E devo dire mio malgrado che pure
 Mister Wonderful da vicino ha un odore molto sgradevole, perun
 bravo ragazzo, allegro e si mette a ridere quando affermo che la
 sua puzza mi fa un po' senso e sta attento a tenere le distanze o
 comunque a non mettersi sottovento. Io mi spruzzo acqua di colonia
 English Leather che mi rende profumato e attraente in ogni momento.
 English Leather l'acqua di colonia per uomini di quella pubblicit
 dove una donna bellissima e molto sexy che gioca a biliardo meglio di
 un professionista si mette a dire che tutti i suoi uomini hanno
 addosso English Leather oppure non hanno addosso niente. Trovo questa
 donna molto seducente e sessualmente eccitante. Mi sono registrata la
 pubblicitdella English Leather con il mio nuovo videoregistratore
 Toshiba e mi piace sdraiarmi sulla mia sdraio di crine e masturbarmi
 mentre vado avanti e indietro con la pubblicitsul mio
 videoregistratore. Risucchio si messa a guardarmi mentre mi
 masturbavo davanti alla pubblicitdell'acqua di colonia English
 Leather e ha ammesso che la donna molto eccitante e ha aggiunto che
 se fosse per lei le leccherebbe la vagina. Risucchio una bisessuale
 con una predilezione per il sesso orale.
 Siamo rimasti in piedi a fare una stupida fila per un sacco di
 tempo davanti all'Irvine Concert Hall allo scopo di vedere Keith
 Jarrett in concerto perchsiamo arrivati in ritardo e non abbiamo
 evitato il casino. Siamo arrivati come al solito in ritardo perch
 Big doveva smerciare Lsd a due tizi a Pasadena, e poi pure a due
 donne che stavano a Brea, e mentre stavamo in fila per vedere Keith
 Jarrett riuscito a vendere un po' di Lsd perfino a due ragazzi,
 Manomorta e Muffa, che se l'erano fatta in motocicletta fino a Irvine
 per diventare suoi clienti di Lsd. Big un punk di una certa
 esperienza che prepara Lsd nella sua stanzetta in casa dei miei
 amici, e poi lo va a vendere. Odio starmene in fila tanto tempo e per
 questo non voglio arrivare mai tardi, ma del resto Risucchio ha
 cominciato a farmi un pompino all'istante, nell'istante in cui lei e
 Big e Mister Wonderful sono venuti a prendermi nella mia nuova casa
 di Altadena e mi hanno caricato su un ex camioncino del latte e io
 sono venuto mentre percorrevamo la Highway 210 ed stato molto
 bello, e grazie a Risucchio non mi ha dato troppo fastidio fare tardi
 e non mi ha dato troppo fastidio pagare i biglietti, che erano molto
 cari, perfino per vedere un negro.
 Manomorta e Muffa si sono subito schiaffati sulla lingua l'acido
 appena acquistato e hanno deciso di restare per venire con noi a
 vedere Keith Jarrett dopo che Risucchio ha deciso che potevo pagare
 io i loro biglietti. Risucchio poi mi ha presentato a Manomorta e
 Muffa, che a me sono sembrati due pischelli del liceo.
 Risucchio mi ha presentato a Manomorta e Muffa; ha detto:
 Manomorta, Muffa, questo Fighettodelcazzo. E poi ha presentato
 Manomorta e Muffa a me. Il mio nome Fighettodelcazzo, anche se non
 affatto il mio nome. Tutti i miei migliori amici sono punk e
 raramente hanno un nome eccetto nomi come Tettona o Manomorta o
 Muffa. Risucchio per esempio si chiama Sandy Imblum e viene da
 Deming, New Mexico. Muffa ha chiesto a Risucchio se poteva toccarle
 solo un poco la punta dei capelli e lei gli ha risposto che poteva
 andarsi a sedere su qualche palo appuntito, e la cosa mi ha fatto
 ridere tantissimo.
 Muffa aveva un'aria troppo immatura per essere un vero punk, e
 sfortunatamente era bruttino. Era pelato, ma sfoggiava qua e l
 ciuffi di capelli, portava occhiali rosa e aveva un collo sottile,
 perin definitiva sembrava un bravo ragazzo; invece Manomorta si era
 fissato che non gli piaceva il mio nuovo vestito appena acquistato da
 odeosulla Rodeo Drive e non gli piacevano nemmeno le mie
 Top-Sider e nemmeno la mia cravatta della scuola privata che aveva
 una bella scritta ccademia Militare di Westminstere aveva pure la
 bandiera americana. Sosteneva che non sembravo un tipo a posto, nun
 bravo giovane e che i miei vestiti erano abbastanza brutti. Gli dava
 fastidio pure l'odore della mia colonia English Leather.
 Risucchio si innervosita per tutte queste dichiarazioni di
 Manomorta e ha chiesto a Mister Wonderful se gli andava di fare male
 a Manomorta, e cosMister Wonderful ha piazzato un calcione nel
 basso ventre di Manomorta con un anfibio di quelli pesanti con la
 punta rinforzata, da guerrigliero Contra del Centroamerica. Manomorta
 ha cominciato a soffrire per il dolore insopportabile tanto che poi 
 stato costretto a stare seduto sul cordone proprio in mezzo alla fila
 per vedere Keith Jarrett, tenendosi le zone basse prese a calci.
 Risucchio ha infilato un dito in ciascuna delle narici di Manomorta e
 gli ha detto che forse era il caso di chiedermi scusa, se voleva
 continuare a conservare pure il naso nella composizione della sua
 faccia. Il dolore e il fastidio sono particolarmente fastidiosi per
 la gente che si appena schiaffata Lsd sulla lingua, e allora
 Manomorta ha deciso di porgermi le sue scuse senza nemmeno guardarmi
 in faccia.
 Io ho informato Manomorta che le sue scuse venivano accettate senza
 problemi e che in fondo mi sembrava uno giusto, e gli ho stretto la
 mano per dimostrargli che Fighettodelcazzo non era uno che voleva
 rompere le scatole, e Big lo ha aiutato ad alzarsi e ha lasciato che
 gli si appoggiasse mentre io pagavo al tipo dietro lo sportello
 dell'Irvine Concert Hall sei biglietti per vedere Keith Jarrett, per
 un totale di centoventi dollari. Manomorta ha detto a Big che il suo
 Lsd era number one mentre tutti insieme entravamo nel delizioso e
 comodissimo ed elegantemente decorato foyer dell'Irvine Concert Hall.
 Risucchio mi ha sussurrato all'orecchio che siccome avevo pagato i
 biglietti per vedere Keith Jarrett e l'avevo salvata dalla
 liquefazione, in cambio avrebbe tentato di tenere in bocca il mio
 pene in erezione per parecchi minuti senza farmi venire, e inoltre
 avrebbe acconsentito a farsi sbruciacchiare dietro le gambe con
 parecchi fiammiferi, e la cosa mi ha reso felice, e allora io e
 Risucchio ci siamo infilati le lingue l'uno nella bocca dell'altra
 mentre i nostri amici si mettevano in cerchio intorno a noi e
 urlavano a gran voce tutta la loro approvazione. Pure gli altri
 gruppi di amici che erano venuti a vedere il concerto di Keith
 Jarrett approvavano il buonumore del nostro gruppo e ci hanno
 concesso un sacco di spazio e di privacy nell'ampio foyer dell'Irvine
 Concert Hall.
 Mister Wonderful e Big e Risucchio hanno preso in quantit
 abbondante l'Lsd di Big, roba seria che lui fabbrica apposta per i
 concerti e ciosenza le anfetamine cosuno non si agita troppo, e
 pure Manomorta e Muffa l'avevano preso, quindi erano tutti sotto
 effetto dell'Lsd, il che li rendeva superdivertenti a starci insieme.
 Io non ho preso l'Lsd perchl'Lsd e le altre sostanze illecite
 purtroppo non riescono ad avere nessun effetto su di me o sul mio
 stato naturale di coscienza. Non riesco mai ad andare fuori di testa
 mandando gidroghe, e tutti i miei amici punk sono affascinati da
 questo fatto e lo trovano troppo divertente. A scuola, al college,
 alla facoltdi economia e a quella di legge, ero uno molto simpatico
 ed estroverso ma nemmeno in questi ambienti le sostanze illecite
 funzionavano. Niente. I miei amici punk impazziscono quando vado a
 comprare quantitenormi di droga e le prendo tutte senza riuscire ad
 andare fuori di testa mentre su di loro funzionano. Il mese scorso
 per il mio compleanno mi hanno schiaffato sulla lingua quasi tre
 quarti dell'acido di Big e poi ce ne siamo andati a fare un giro con
 la mia nuova auto sportiva che mia madre mi ha regalato per il
 compleanno. E' una Porsche a sei marce pidue retromarce e gli
 interni in pelle. E con il motore turbo! Pure Big e Risucchio si sono
 schiaffati varie droghe sulla lingua e abbiamo cominciato a correre
 sparati a retromarcia per la Pacific Coast Highway fino a quando un
 poliziotto non ci ha fatto segno di accostare e mi toccato
 allungargli una mancetta di mille dollari per distorglielo
 dall'arresto di Risucchio che si era fissata che quello aveva una
 pistola fatta con del materiale di scarto radioattivo e continuava a
 tentare di estrargliela dalla fondina perchdiceva che l'unica cosa
 da fare era lanciarla contro un albero per neutralizzare le
 radiazioni. L'agente, per altro, si comportato da gentiluomo, e si
 vedeva che era felice di ricevere un fuori mano di mille dollari.
 Siamo ripartiti, stavolta a marcia avanti, e Big ha cominciato a
 ridere per il fatto che Risucchio pensava di neutralizzare le
 radiazioni della pistola lanciandola contro un albero, e rideva cos
 tanto che si bagnato i pantaloni, rischiando di macchiare una parte
 degli interni in pelle della mia Porsche nuova, e devo ammettere che
 mi sono innervosito, e ho cominciato a essere freddo con Big, ma in
 una piazzola di sosta Risucchio mi ha lasciato bruciacchiare un
 capezzolo a Big con il mio accendino d'oro, cosmi tornato il
 buonumore e ho pensato che in fondo Big era un bravo ragazzo.
 Ieri sera siamo andati verso i sei posti della nostra fila
 dell'Irvine Concert Hall e abbiamo preso posto. Il mio nuovo amico
 Manomorta si seduto lontano da me ma vicino a Big, e pure Mister
 Wonderful si seduto vicino a Big. Io mi sono seduto tra Muffa e
 Risucchio, che si era messa nell'ultimo posto della nostra fila. Gi
 in fondo sul palco dell'Irvine Concert Hall c'era un pianoforte con
 uno sgabello. Una donna seduta dietro Risucchio ha bussato sulla
 spallina della mia nuova giacca sportiva protestando perchi capelli
 di Risucchio creavano problemi alla sua visuale e non vedeva il
 pianoforte e lo sgabello sul palco. Risucchio ha detto alla donna che
 poteva andare a fare in culo, ma il buon vecchio Muffa ha capito la
 situazione e ha chiesto a Risucchio di scambiare il posto con lui e
 cosha risolto i problemi di visuale alla donna, che continuava a
 tossire da quando Risucchio le aveva rivolto la parola. Muffa era un
 tappo e aveva pochissimi capelli che dalla testa salivano su verso
 l'aria, cosera perfetto per uno che doveva stargli seduto dietro.
 Risucchio ha i capelli soltanto al centro della testa rotonda e sono
 abilmente scolpiti a forma di pene gigante in erezione; per il resto
 pelata come Muffa. In ogni caso, questo pene di capelli molto
 grande e turgido, quindi pucreare problemi quando il soffitto 
 basso e quando qualcuno deve stare seduto per vedere una cosa che
 vuole vedere anche Risucchio. La sua migliore amica e confidente 
 Tettona, lei l'autrice della scultura ed lei che le fornisce
 prodotti speciali per la cura dei capelli, e visto che una hair
 stylist affermata, fa in modo che la scultura di capelli di Risucchio
 sia sempre rigida e che somigli a quel che deve somigliare. Io vado a
 farmi i capelli al Julio Unisex Fashion Cut Center di West Hollywood,
 e mi faccio fare una scriminatura particolare sul lato destro dei
 capelli e me li faccio scalare tutto intorno cosche le mie
 orecchie, che sono particolarmente ben fatte e attraenti, risaltino
 sempre. Ho visto questo taglio raffinato su entleman's Quarterly
 ho ritagliato la foto e l'ho portata a Julio per fargli vedere come
 volevo i capelli. Mister Wonderful invece ha un taglio alla mohicano
 che ieri sera dava sul viola pallido, ma la maggior parte delle volte
 arancione. I capelli di Big sono lunghissimi, folti e neri e gli
 coprono la testa e le spalle e la schiena, e pure la faccia. In
 pratica Big per poter vedere indossa una maschera di plastica che si
 fatto installare tra i capelli all'altezza degli occhi, e questo
 soltanto grazie a un'abile operazione di Tettona. I capelli in
 prossimitdi quella che probabilmente la bocca di Big non sono il
 massimo della pulizia perchtendono a trattenere qualcosa del cibo
 che li attraversa durante il pranzo. Come portava i capelli
 Manomorta, nemmeno me lo ricordo.
 Muffa mi si chinato addosso per dire a Risucchio che era stata
 davvero generosa a scambiarsi di posto con lui per permettere alla
 donna che tossiva di godersi lo spettacolo, perchsecondo lui Keith
 Jarrett era un artista negro sensazionale che tutti al mondo dovevano
 vedere per capire cos'la musica, e mi ha chiesto se aveva ragione.
 Sono stato felice di dare ragione a Muffa e di calmare Risucchio cos
 non ci avrebbe messo in croce, e Muffa aveva davvero ragione quando
 il negro Keith Jarrett salito sul palco con i pantaloni larghi, le
 scarpe e la camicia velours che gli andava troppo grande, e si 
 seduto sullo sgabello davanti al pianoforte. Come molti negri, Keith
 Jarrett aveva i capelli tipo afro; da dove stavano i nostri sei posti
 all'Irvine Concert Hall era tutto quello che riuscivo a vedere di
 Keith Jarrett mentre suonava: la schiena e i capelli tipo afro.
 E come suonava bene! Ho detto a Risucchio che questo artista era un
 fenomeno anche se non era un punk come Risucchio e Big e Mister
 Wonderful, che insieme formano un gruppo punk di altissimo livello
 conosciuto ovunque come Gli Sfinteri Immensi, e Risucchio che in quel
 momento era nel punto di massimo effetto dell'Lsd mi ha guardato come
 se ci fosse qualcosa di estremamente interessante alle mie spalle. Mi
 ha passato la lingua sulla faccia per pidi trenta secondi, poi di
 colpo si e fermata e mi ha indicato una minuta ragazzina bionda nella
 fila piin basso, e ha deciso che i capelli della ragazzina erano
 una cosa affascinante e strana da vedere. Si messa a fissare la
 ragazzina sotto di noi con grande intensit mentre Keith Jarrett
 andava avanti con il suo concerto.
 Mentre io e i miei amici ascoltavamo Keith Jarrett suonare il piano
 all'Irvine Concert Hall ieri sera, pensavo che eravamo un gruppo
 fichissimo di giusti e di giuste e che ero felice di aver fatto
 amicizia con gente cosdivertente! Sono veramente unici, e poi sono
 cosdiversi dai miei vecchi amici con i quali sono cresciuto ad
 Alexandria, in Virginia, quando frequentavo belle scuole e universit
 tipo l'Accademia Militare di Westminster, la Brown University, la
 facoltdi Economia all'Universitdella Pennsylvania o quella di
 Legge a Yale. Tutti quei miei vecchi amici hanno nomi veri e portano
 vestiti come i miei, sono pure molto carini, intelligenti e spesso
 divertenti, permai quanto questa banda di scimmie che sono i miei
 nuovi amici della zona di Los Angeles! Ho conosciuti tutti i miei
 nuovi amici punk a una festa subito dopo il mio arrivo nella zona di
 Los Angeles per il mio nuovo lavoro dove mi danno pidi centomila
 dollari all'anno.
 Alla festa a Los Angeles in onore dei Giovani Repubblicani di Los
 Angeles ci ero andato insieme a Miss Paisley Campbell-Greet, una fica
 che stavo tentando di convincere a farmi un pompino e successivamente
 a lasciarsi sbruciacchiare, e chiacchieravo e facevo lo spiritoso da
 parecchie ore con lei e con parecchi Giovani Repubblicani quando a un
 certo punto parecchi punk, vestiti di pelle e di metallo e che non
 erano proprio d'accordissimo con la politica dei Giovani Repubblicani
 su alcune questioni sociali, sono sbucati improvvisamente dal nulla,
 hanno buttato gila porta e hanno cominciato a mangiare il costoso
 rinfresco preparato dalle Ausiliarie dei Giovani Repubblicani, ad
 assumere stupefacenti e a fracassare qualsiasi cosa. L'organizzatore
 della festa quando ha provato a protestare con i punk pigrandi, che
 erano Big e gli amici del cuore di Big, Teschio e Trapano, affinch
 fossero pieducati e avessero un comportamento piconsono, si 
 beccato in cambio un dito nell'occhio.
 E appena dopo la scena del dito nell'occhio, sempre alla festa mi
 sono fatto trascinare in una discussione con un Giovane Democratico,
 uno della facoltdi Legge di Berkeley, in California (vorrei proprio
 sapere perchce l'hanno fatto entrare!), Paisley Campbell-Greet lo
 conosceva e ce ne stavamo ltutti a chiacchierare tranquillamente
 quando io con ingenuite con un certo orgoglio ho messo in mezzo il
 fatto di mio padre e di mio fratello, e della recente promozione e
 responsabilite senso dell'onore di mio fratello.
 Muffa mi si buttato addosso perchvoleva dire che secondo lui il
 negro Keith Jarrett era un musicista cosgrande ed emozionante per
 il fatto che il suo concerto era in realtuna improvvisazione jazz,
 e ciolui in realtcomponeva la musica intanto che la suonava.
 Risucchio ha cominciato a piangere per questa cosa e anche per la
 ragazzina dai capelli strani e cosio le ho prestato uno dei miei
 fazzoletti di seta i cui colori si combinano perfettamente con la
 maggior parte dei completi del mio guardaroba.
 Alla festa dei Giovani Repubblicani ho cominciato a raccontare che
 la famiglia di mia madre possiede un'azienda che fabbrica prodotti
 farmaceutici di alta qualit mentre la famiglia di mio padre fa
 parte dell'alta aristocrazia militare. Mio padre uno degli
 ufficiali col grado pialto nel Corpo dei Marines degli Stati Uniti
 d'America, e sia lui che io che mio fratello siamo parenti di uno dei
 generali pivalorosi che la nazione americana abbia mai avuto dai
 tempi di Ulysses S. Grant. Mio fratello ha trentaquattro anni e in
 questo momento tenente colonnello del Corpo dei marines degli Stati
 Uniti d'America e ha l'onore di servire il Presidente degli Stati
 Uniti d'America in qualitdi custode della valigetta nera con i
 codici nucleari. All'inizio mio fratello aveva soltanto l'incarico di
 ufficiale addetto al servizio notturno e ogni notte se ne stava
 seduto davanti alla camera da letto del Presidente della nostra
 nazione con la valigetta nera attaccata al polso, ma ora che ha
 dimostrato di essere un custode eccellente dei codici nucleari 
 passato all'incarico diurno, e per questo lo si puvedere
 spessissimo in televisione in piedi sull'attenti a non pidi tre
 metri dal Presidente, mentre custodisce la valigetta nera con i
 codici nucleari che sono molto importanti per conservare l'equilibrio
 dei poteri nel nostro pianeta.
 Il Giovane Democratico imbucatosi alla festa non ce l'ha fatta pi
 circa le mie dichiarazioni circa mio fratello custode diurno dei
 codici nucleari e ha cominciato a essere veramente maleducato, alzava
 la voce e gesticolava democraticamente e le braccia volteggiavano
 nella tipica giacca sportiva di velluto a coste, e alla fine mi ha
 addirittura appoggiato il dito sul petto. Paisley Campbell-Greet ha
 detto di essere ubriaca e comunque di avere un debole per le
 discussioni sulla politica di difesa nazionale, perio in ogni caso
 non sopporto che mi appoggino un dito sul petto e mi sono visto
 costretto a prendere il mio accendino d'oro e a dare fuoco alla barba
 del Giovane Democratico della facoltdi Legge di Berkeley. Lui si 
 impressionato molto e ha cominciato a correre avanti e indietro
 continuando a darsi degli schiaffi sulla barba, e Paisley pure era un
 po' seccata, invece io ero contento di avergli dato fuoco alla barba
 con il mio accendino d'oro.
 E cosho conosciuto i miei amici punk e sono diventato
 Fighettodelcazzo; perchRisucchio e la sua amica Tettona giocavano a
 chi riusciva ad afferrare con i denti gli spicchi di limone dentro la
 grande caraffa del ponce di Tiffany dei Giovani Repubblicani e a un
 certo punto si sono sentite scaraventare via dall'avvocatino con la
 barba fumante che gli ardeva intorno al cranio e per questo l'ha
 immerso nella caraffa. Risucchio si arrabbiata per come lui le ha
 trattate e ha deciso di immergergli la testa nell'aperitivo fino a
 quando gli veniva a mancare l'ossigeno. Paisley Campbell-Greet
 cercava di tirare via Risucchio dal Giovane avvocato Democratico, e
 ha fatto innervosire pure Tettona che ha deciso di strappare a
 Paisley una considerevole parte del suo costoso vestito di taffet e
 da quel momento la visione delle tette di Paisley Campbell-Greet era
 a disposizione di tutti gli invitati. Ero felice che Risucchio aveva
 provato a fare del male all'avvocatino in fiamme, e cominciavo anche
 a capire che difficilmente Paisley Campbell-Greet mi avrebbe fatto un
 pompino visto che avevo dato fuoco al suo amico di Berkeley, e poi le
 sue tette si sono rivelate molto molto piccole e troppo appuntite,
 cosho cominciato a ridere senza fermarmi davanti allo spettacolo
 dell'abito da cocktail di Paisley e mi sono presentato a Risucchio,
 le ho fatto molti complimenti per i capelli a forma di pene eretto e
 le ho confidato la mia felicitper il fatto che fosse montata sulla
 schiena dell'avvocatino che mi aveva messo un dito sul petto solo
 perchmio fratello custodiva la valigetta nera con i codici nucleari
 per il Presidente degli Stati Uniti d'America. E quando Risucchio e
 la sua banda - Tettona e Teschio e Trapano e Big e Mister Wonderful -
 hanno saputo che mio fratello faceva il custode dei codici nucleari
 per il Presidente della nostra nazione e che mi rendeva felice
 sbruciacchiare gli avvocati che mi danno fastidio, si sono riuniti e
 hanno deciso che ero il piincredibile e meraviglioso Giovane
 Repubblicano mai esistito sul nostro pianeta, e mi hanno rapito
 trascinandomi via dalla festa a bordo del loro ex camioncino nero del
 latte con i simboli druidici abilmente verniciati sulla vernice,
 prima che la polizia chiamata da Paisley e dall'avvocato attizzato
 arrivasse a mettermi nei guai che mi avrebbero fatto perdere il
 lavoro che mi fa guadagnare un sacco di soldi.
 Quella sera Risucchio e Tettona me l'hanno preso in bocca, e pure
 Trapano. Con Risucchio e Tettona sono stato felice, con Trapano no,
 quindi non sono bisessuale. Risucchio poi ha accettato di farsi
 sbruciacchiare un po', e ho capito che una persona meravigliosa.
 Big riuscito a prendere un cucciolo dietro la loro casa in East Los
 Angeles e lo ha inzuppato di benzina e poi hanno lasciato che gli
 dessi fuoco io nello scantinato della loro casa in affitto, e cosci
 siamo dovuti stringere in un angolo per fargli spazio mentre correva
 su e giper la stanza parecchie volte.
 All'Irvine Concert Hall ieri sera Manomorta mentre si toccava in
 mezzo alle gambe ha cominciato a lamentarsi perchKeith Jarrett gli
 stava scaricando una strana energia che proveniva dalle antiche
 radici della sua chioma afro, e ha preso a fare la checca isterica.
 Risucchio aveva smesso di piangere perera sempre piaffascinata e
 attratta dai biondi e ricci capelli della ragazzina seduta accanto a
 un uomo anziano che indossava una bella giacca sportiva, due file pi
 in basso dei nostri sei posti al concerto. Risucchio ha deciso che i
 capelli strani della ragazzina rappresentavano un amuleto
 anti-sacrificale prodotto con materiale chimico radioattivo e che se
 avesse potuto tagliarli e introdurseli nella vagina sotto la veranda
 di casa del patrigno a Deming, New Mexico, avrebbero potuto bruciarla
 e ribruciarla quante volte volevano, lei non avrebbe piprovato
 dolore o fastidio. Risucchio ha ricominciato a piangere e a soffocare
 fiamme immaginarie, e subito dopo ha tentato di alzarsi e di
 lanciarsi due file pisotto verso i capelli della ragazzina, ma
 Mister Wonderful l'ha presa al volo e le ha promesso di procurarle
 qualche strano capello nell'intervallo; poi ha schiaffato un po' di
 roba sulla lingua di Risucchio con la cortese collaborazione di Big.
 All'estremitdella nostra fila di posti al concerto c'era Muffa
 che sembrava molto interessato a me come persona e ha cominciato a
 parlare mentre ascoltavamo Keith Jarrett che faceva le sue
 improvvisazioni seduto sullo sgabello. Muffa ha dichiarato che era
 evidente che io fossi una bella persona perlo stesso non capiva
 come fosse possibile che avevo stretto amicizia con i miei amici punk
 di Los Angeles - Big e Risucchio e Mister Wonderful - visto che non
 ero come loro nmi vestivo come loro navevo la tipica pettinatura
 punk, e non ero povero nindifferente nnichilista. Cosio e Muffa
 abbiamo cominciato una fitta e affascinante conversazione e io gli ho
 raccontato tantissime cose di come ero fatto e lui le ha trovate
 interessanti e originali. Parlavamo di cose profonde e intanto Mister
 Wonderful teneva a freno Risucchio, e Big teneva a freno le smanie di
 Manomorta per potersene stare tranquilli ad ascoltare le dolci
 melodie che il nostro artista negro continuava a diffondere.
 Ho spiegato a Muffa che io e i miei amici punk eravamo molto legati
 e che se pure non potevo vestirmi come loro sia per il mio lavoro sia
 per questioni di tradizione di famiglia, non poteva sapere quanto
 ammiravo il look dei miei amici. PoichRisucchio sa bene che il mio
 lavoro e la mia famiglia producono tanto capitale a ogni istante, a
 lei non dispiace se non posso vestirmi in pelle o in metallo o
 rasarmi la testa o fare con i miei capelli una scultura di quelle
 tipiche dei veri punk. Il mio lavoro molto interessante e nemmeno
 troppo faticoso e ce l'ho da meno di un anno. Sto in uno studio
 legale in qualitdi associato e mi occupo di mediazioni per conto di
 aziende. Succede qualche volta che i prodotti fabbricati da certi
 fabbricanti sono fallati o difettosi, e possono arrecare danno ai
 consumatori, e quando a un consumatore gli girano e per il danno
 subito vuole fare causa a uno dei clienti del mio studio, chiamano me
 per fare una mediazione. Questo per esempio puaccadere per i
 giocattoli dei bambini o per attrezzi elettrici. Sono un mediatore
 per le aziende particolarmente adatto perchmi piacciono molto le
 sfide e mi piace affrontarle con lo spirito dei marines e annientare
 l'avversario! E sono appassionato e spietato proprio quando il
 prodotto davvero difettoso e ha davvero causato un danno al
 consumatore perchallora una sfida pieccitante cercare di
 convincere una giuria o un giudice che quel che successo veramente
 non successo veramente e che il prodotto del fabbricante non ha
 arrecato alcun danno al consumatore. Ma la sfida pieccitante 
 quando il consumatore che ha subito il danno presente al processo,
 perchuna giuria tende a nutrire sensi di colpa verso le persone che
 hanno subito un danno, soprattutto se fanno parte di una minoranza
 razziale e hanno un esercito di figli piccoli, come spesso accade
 alle minoranze razziali quando si presentano in tribunale. Sebbene
 abbia mediato un sacco di cause per le aziende, mi andata male solo
 una volta o due, perchio ci sguazzo nelle sfide difficili nelle
 quali sono parte dell'azione legale, e anche perchla gente ben
 disposta verso di me, per via del mio aspetto. Un avvocato inesperto
 si sorprenderebbe molto se sapesse quanto conti l'aspetto per una
 giuria. Io modestamente sono un diavolo dal bell'aspetto e dimostro
 anche meno dei miei ventinove anni. Sembro un ragazzo a posto, un
 giovanotto della porta accanto, una brava persona, e mia madre una
 volta ha detto che ho il viso di un angelo del paradiso. Ho gli occhi
 languidi di un canguro, la pelle bianca e morbida di un neonato, la
 carnagione chiara. Non c'nemmeno bisogno che mi rada, ho una
 pettinatura sobria e non ho i problemi tipici della forfora, quali
 prurito e squame. Ho i capelli sempre puliti, ordinati e corti. E le
 mie orecchie sono veramente attraenti.
 Ho spiegato a Muffa che vestire in modo ineccepibile e sembrare un
 angelo mi aiuta nella carriera e Risucchio questa cosa l'ha capita.
 La mia carriera mi frutta pidi centomila dollari all'anno, e
 inoltre mia madre mi manda assegni dal suo conto personale, quindi ho
 una grande disponibilitdi contanti, la qual cosa rende Risucchio e
 Big e Mister Wonderful un gruppo di punk particolarmente allegro.
 Prima che mi arrabbiassi con lui, Muffa mi piaceva tantissimo. A
 differenza di Risucchio e Manomorta, l'assunzione di Lsd aveva reso
 Muffa un tipo tranquillo e allegro ieri sera al concerto di Keith
 Jarrett. Non ha avuto allucinazioni e non ha cominciato ad agitarsi,
 ma ha descritto con semplicitin che modo la pasticchetta sulla
 lingua lo aiutasse a percepire con tutti e cinque i sensi la musica
 del negro Keith Jarrett. Udiva la musica, la vedeva e ne sentiva
 perfino l'odore e il sapore. Muffa ha deciso che qualcosa in quella
 musica aveva un odore di velluto vecchio nel baule di una soffitta,
 peranche di vitamine, di medicine, e aveva anche un po' l'odore del
 mattino. Ed era anche convinto che queste improvvisazioni di Keith
 Jarrett riusciva proprio a vederle. Si sforzato di descrivermi con
 parole sue i colori di un tramonto attraverso il fuoco, azzurro e
 albicocca, o attraverso il fumo, prugna e nero. Ha detto che qualche
 volta la musica assomigliava a una luce debole dietro il ghiaccio. Mi
 sono sentito cosfelice di ascoltare il resoconto sensuale di Muffa,
 che quando Risucchio mi ha messo la mano sul pene dentro i morbidi
 pantaloni di gabardine sussurrando che tra i capelli strani della
 ragazzina bionda si nascondevano vermi e serpenti in perenne
 movimento che scandivano i nomi della famiglia di Risucchio, gli
 Imblum di Deming nel New Mexico, le ho infilato la lingua in bocca.
 Muffa sapeva un sacco di cose sugli altri generi musicali oltre il
 punk. Per lui Keith Jarrett un artista negro di grande talento. Ha
 detto che solo un genio poteva starsene seduto su uno sgabello
 davanti a migliaia di spettatori lontani e cominciare a suonare
 qualsiasi vecchia melodia gli girava in quella testa da afro. Secondo
 Muffa, nella testa di Keith Jarrett ci sono miliardi di questi
 motivetti, e lui li suona, e non soltanto suona i motivetti ma li
 rende pure irriconoscibili, li cambia, improvvisando, e cosogni
 sera fa un concerto diverso da quello precedente. Il modo in cui i
 motivetti si legavano era determinato dal subconscio di Keith
 Jarrett, sosteneva Muffa, cosi concerti di Keith Jarrett
 assomigliavano a una linea retta e non a un cerchio bello tondo. La
 linea era come una piccola autobiografia delle particolari esperienze
 e sensazioni del negro. Ho informato Muffa che non sapevo che i negri
 avessero anche loro il subconscio ma che in ogni caso la musica mi
 piaceva tantissimo, e Muffa c'rimasto un po' male. Risucchio ha
 preso a fare dei mugolii che mi hanno sessualmente eccitato e neanche
 ha detto 'fanculo alla donna con la tosse che stava dietro a Muffa
 quella che ci ha chiesto se per favore potevamo abbassare la voce per
 permettere a tutti quelli che erano venuti all'Irvine Concert Hall di
 godersi il concerto, ma Muffa era ancora di cattivo umore e ha detto
 alla donna che avrebbe preso a calci suo marito se non la smetteva di
 rompere le palle e coslei si cucita la bocca e io ho preso la
 mano di Risucchio e mi sono messo in bocca una delle sue dita con lo
 smalto bianco per le unghie al sapore di vaniglia che mi piace tanto.
 La ragazzina dai capelli gialli che per Risucchio erano chimici e
 occulti si era quasi addormentata sulla spalla dell'anziano signore
 con l'elegante giacca sportiva fatta su misura. La giacca mi piaceva
 molto e avrei voluto portarla io invece che quel signore. Speravo che
 si voltasse dalla mia parte per vedere in faccia che tipo era uno che
 portava quella giacca sportiva e ho cominciato a pensare che forse
 l'unica cosa da fare per spingerlo a voltarsi era tirargli una
 monetina sulla nuca.
 In ogni caso oltre a essere un buon punk pelato tuttofare con gli
 occhiali rosa, Muffa era anche sveglio e intelligente. Era molto
 interessato a me come persona, e senza che me ne accorgessi aveva
 spostato il discorso dai generi musicali con annesse esperienze e
 sensazioni del negro Keith Jarrett a niente musica di nessun genere
 pile mie esperienze ed emozioni di bianco. Era evidente che Muffa
 era ansioso di scoprire come era possibile che io avessi rapporti
 cossoddisfacenti con i miei amici punk. Ha detto che voleva
 veramente capire un Fighettodelcazzo come me. Prima durante l'effetto
 dell'Lsd si era fatto tutto serio ma poi diventato buffo in un modo
 che mi sembrava simpatico e coinvolgente. Secondo la sua teoria i
 punk sono dei bambini nati in spazi molto angusti, senza finestre, in
 picircondati da muri di cemento e di metallo, tutti sfregiati da
 graffiti, e quando diventano grandi passano la vita a cercare di
 uscire fuori da quei muri. Tentano di muoversi veloci sul margine
 estremo di qualcosa e continuano fregandosene del rischio di cadere
 da quel margine estremo. Muffa ha detto che i componenti della mia
 banda di punk si sentivano tutti come se non avessero niente, n
 avrebbero mai avuto niente, e cosfacevano in modo che questo niente
 diventasse tutto. Inoltre Muffa ha detto che io ero un
 Fighettodelcazzo che aveva tutto, e quindi chiedeva spiegazioni sul
 fatto che io ero pronto a scambiare il mio tutto assoluto con il
 niente assoluto. Muffa era curioso e simpatico seduto al suo posto
 alla fine della nostra fila, perinsisteva nel fissare il profilo
 del mio bel viso, e teneva la mano sulla manica della mia giacca
 sportiva nuova, e la cosa non mi piaceva, perchaveva le unghie
 sporche. Mi ha chiesto perchmi chiamavano Fighettodelcazzo.
 Ho spiegato a Muffa che per me era un bravo ragazzo e che mi
 piaceva discutere con lui di cose cosprofonde e che ammiravo il suo
 orecchino. Il suo orecchino era di osso. Quando ha sentito queste
 parole Muffa si di nuovo rabbuiato e io gli ho detto che non doveva
 fare cos
 Risucchio guardava la monetina che tenevo in mano mentre fissavo la
 testa del signore anziano, e come se per lei fossi un libro aperto,
 ha capito. Mi ha sussurrato all'orecchio di lanciare la monetina
 sulla ragazzina dai capelli strani cosla ragazzina sentendo dolore
 si sarebbe voltata verso di noi e Risucchio avrebbe avuto l'occasione
 di guardare il viso della ragazzina dai capelli strani. Ha detto di
 aver giintuito che il viso della ragazzina era quello di un vero e
 proprio gigante, con pianeti ruotanti nelle orbite degli occhi, e che
 il suo alito aveva il sapore di mela. Ha detto che se avesse
 strappato i capelli strani alla ragazzina e li avesse introdotti
 nella propria vagina sotto l'effetto dell'Lsd si sarebbe trasformata
 dalla Sandy Imblum che era in un cerchio di fuoco con braccia gambe e
 vagina che emanavano calore. Muffa le avevo chiesto educatamente se
 voleva mandar giuna pasticca di vitamina B12 per neutralizzare
 parte della potenza delle sostanze illecite, ma ormai Risucchio non
 avvertiva pila presenza di Muffa. Ha messo la mano vicinissima al
 mio pene di gabardine e poi ha detto che una volta piena di capelli
 strani infuocati sarebbe andata a trovare mio padre nell'ufficio del
 corpo dei marines degli Stati Uniti e si sarebbe gettata tra le sue
 braccia di guerriero consumando con lui l'atto sessuale e mio padre
 nel momento dell'orgasmo avrebbe preso fuoco a causa di Risucchio, e
 immolatolo, gli avrebbe poi tagliato la sua gola da guerriero e mi
 avrebbe lasciato lavare nel suo sangue. Risucchio davvero una
 grande fica, ma devo ammettere che quello che ha detto non mi 
 piaciuto, mettersi a parlare cosdi mio padre e di un atto sessuale
 con lui davanti a tanta gente nell'Irvine Concert Hall. Muffa ha
 ipotizzato che era probabile che Risucchio fosse fuori di testa a
 causa dell'Lsd e ha chiesto a Mister Wonderful se poteva usare quel
 braccio che bastava a proteggere parecchie persone per tenere buona
 Risucchio, e Big ha detto a Muffa di cucirsi la bocca e di farsi gli
 affari suoi.
 Ce l'avevo davvero tantissimo con Risucchio e mentre la chioma afro
 di Keith Jarrett ha cominciato a muoversi di qua e di lseguendo la
 musica che si era fatta pidura, pitipo punk, ho incrociato le
 braccia e ho cominciato a cacciare aria dalle narici con rabbia verso
 Risucchio. Subito dopo l'ho costretta ad abbassare lo sguardo e l'ho
 fissata con rabbia. Le pupille nere degli occhi di Risucchio sono
 diventate enormi fino a coprirle il colore degli occhi e ha
 cominciato ad aver paura del sottoscritto e si messa a piangere, e
 la cosa mi ha fatto stare un po' meglio. Muffa ha di nuovo messo la
 mano sudicia sulla manica della mia giacca sportiva nuova e io mi
 sono girato verso di lui con le braccia ancora incrociate, e devo
 essere apparso molto incazzato pure a lui, perchmi aveva toccato la
 manica, dato che anche i suoi occhi ingenui sono diventati enormi e
 violacei dietro gli occhiali rosa e si aggiustato i capelli e ha
 spiegato serenamente che forse era il caso che io e lui ci avviassimo
 nel foyer dell'Irvine Concert Hall a chiarire un paio di cose, in
 attesa che pure gli altri ci raggiungessero lappena cominciava
 l'intervallo. Ero molto incazzato e non sapevo se a quel punto volevo
 tirare la monetina alla ragazzina dai capelli folti oppure prendere
 il mio accendino e bruciacchiare Muffa nel foyer, e poi ho deciso di
 bruciacchiare Muffa, e l'ho trascinato su per i gradini del corridoio
 che portava al fresco e piacevole foyer dell'Irvine Concert Hall.
 Risucchio mi ha chiesto dove vai Fighettodelcazzo?, ma io le ho
 voltato le spalle, freddo.
 Ma quando siamo arrivati nel foyer mi passata la voglia di
 bruciacchiare Muffa perchnon sarebbe stato per niente divertente
 perchquando siamo arrivati nel foyer Muffa si seduto subito su
 una bella panchina di proprietdell'Irvine Concert Hall con i suoi
 pantaloni di pelle, gli anfibi neri e la camicia di pelle con un
 mucchio di catene e munizioni che pendevano un po' ovunque dalle
 spalle striminzite e dietro la schiena e con quella testa pelata con
 i ciuffi sparsi qua e le ha cominciato a piangere, e cosle
 lacrime di Muffa sono spuntate da sotto gli occhiali rosa. Muffa 
 cosapparso giovane quanto effettivamente  cioun minorenne. Ho
 capito che l'Lsd di Big stava facendo effetto sul buon vecchio Muffa
 e che, al contrario di me, le sostanze illecite attecchivano sulla
 sua anima.
 Mentre piangeva, Muffa ha confessato che non riusciva a
 comprendermi e che gli facevo paura. Ho risposto che la cosa faceva
 molto ridere: un punk pieno di munizioni come Muffa che si metteva
 paura di un borghesuccio carino e ordinato come Fighettodelcazzo. Gli
 ho teso la mano senza rancore e mi sono offerto di chiedere a
 Risucchio di fargli un pompino di quelli suoi, ma Muffa non ha
 nemmeno risposto all'offerta e mi ha preso la mano che gli avevo teso
 in segno d'amicizia e con la sua mano non proprio pulita mi ha tirato
 gia sedere sulla bella panchina accanto a lui. Era difficile
 ascoltare Keith Jarrett dal foyer.
 Muffa ha ricominciato dicendo di avere difficolta inquadrare
 filosoficamente un Fighettodelcazzo come me, e di avere difficolta
 comprendere la felicitda me emanata praticamente in ogni momento.
 Ci ha messo un po' prima di riuscire a pronunciare la parola
 felicit Capisci cosa voglio dire, ha chiesto. In te c'qualcosa di
 coscompletamente felice, Fighettodelcazzo. Con molta pazienza ho
 rispiegato a Muffa la questione della gran quantitdi contanti che
 mi entrano, dei vestiti e degli oggetti per la casa di qualsiasi tipo
 che mi posso comprare, e invece Muffa scuoteva la testa mezza calva
 sostenendo che lui non voleva dire proprio felicitquando aveva
 detto felicit Vorrei sapere perchsei cos.. felice, ha detto. E
 dopo avermi chiesto ancora un sacco di volte perchero felice, mi ha
 chiesto se amavo Risucchio. Ho messo il braccio della mia giacca
 sportiva nuova intorno alle spalle in pelle di Muffa e gli ho
 confidato che Risucchio nella mia lista stava al primo posto, e che
 mi faceva sentire felice ogni volta che me lo prendeva in bocca e mi
 regalava orgasmi sublimi, e poi mi permetteva di bruciacchiarla in
 diverse parti del corpo. Le lacrime non scivolavano pisotto gli
 occhiali rosa di Muffa ma continuava a guardarmi e a fissarmi in un
 modo che mi veniva voglia di fargli male finchho ipotizzato che era
 entrato nella tipica ipnosi da sostanze stupefacenti, nella quale una
 persona fissa gli oggetti come fossero troppo grandi per essere
 compresi, e rimane cosper un bel pezzo. Non sapevo se era il caso
 di lasciare Muffa lnel foyer in stato di ipnosi, peravevo voglia
 di tornare a sentire Keith Jarrett e allora ho dimenticato
 completamente Muffa e mi sono avviato verso la fontanella dell'acqua
 potabile per poi rientrare in sala. Ma prima di riuscire ad aprire le
 porte della sala ho sentito la voce di Muffa che mi chiamava e mi
 sono di nuovo ricordato di lui e ho visto che Muffa non mi fissava
 pidritto negli occhi senza vedermi come un coniglio quando sono
 tornato vicino alla panchina, e non mi ha guardato nemmeno negli
 occhi mentre diceva che se gli svelavo il segreto di questa
 emanazione ininterrotta di felicitmi avrebbe permesso di
 bruciacchiarlo e di bruciacchiare pure la sua fidanzata, che era
 mezza negra.
 Ho risposto a Muffa che la sua era una di quelle offerte che non si
 possono rifiutare, e che pernon era facile rispondere perchavevo
 gitentato di spiegargli pivolte che le cose che mi rendevano
 felice erano tante. La veritche in vita mia soltanto poche cose
 mi hanno reso storicamente infelice e gidi corda. Exemplum gratia,
 una stata quella volta al college della Brown University quando
 sono andato a testa alta ad arruolarmi al corso per Allievi Ufficiali
 di Complemento del Corpo dei marines per seguire le orme di mio padre
 e di mio fratello che servono con onore l'esercito e il colonnello
 addetto al reclutamento ci ha sottoposto a uno stupido test sulla
 personalite io sono stato bocciato e dopo un po' quando sono
 tornato a protestare educatamente quelli mi hanno fatto fare un altro
 test e mi hanno detto che ero stato bocciato un'altra volta, e allora
 mi hanno fatto parlare con un dottore che entrato nell'ufficio
 Allievi Ufficiali di Complemento e poi il colonnello addetto al
 reclutamento per la Brown University ha telefonato a mio padre che
 era impegnato in un lavoro delicato a Washington, D.C', e mio padre
 si molto innervosito per questo contrattempo. Il colonnello
 continuava a chiamare mio padre Signore, e si scusava per averlo
 interrotto mentre lavorava, e comunque non sono mai riuscito ad
 arruolarmi in un corso per Allievi Ufficiali nalla Brown University
 naltrove. Ed exemplum gratia, un'altra cosa stata l'episodio di
 Alexandria, in Virginia, quando avevo otto anni e mia sorella ne
 aveva dieci e mio fratello che ora custodisce i codici nucleari per
 il Presidente allora si trovava all'Accademia Militare di Westminster
 e io e mia sorella stavamo nella stanza di mio fratello a giocare
 sulla sua scrivania e abbiamo trovato delle riviste nei cassetti in
 basso e le riviste, che erano pornografiche, erano piene di uomini e
 donne che praticavano atti sessuali e noi le abbiamo lette e guardato
 foto di uomini che introducevano il pene nel buco tra le gambe delle
 donne e gli uomini e le donne sembravano molto felici e io ho sfilato
 le mutandine a mia sorella e poi ho sfilato pure le mie e ho
 introdotto il mio pene eccitato dalle riviste nel buco che io e mia
 sorella abbiamo trovato tra le sue gambe, che era la sua vagina, ma
 quando ho introdotto il pene nella sua vagina mia sorella non stata
 per niente felice e mio padre entrato nella stanza perchlei lo ha
 chiamato e ha visto che praticavamo un atto sessuale e mi ha
 trascinato nel suo studio vicino alla stanza dei giochi nel
 seminterrato di casa nostra e mi ha bruciacchiato il pene con
 l'accendino d'oro dei marines e mi ha avvertito che se mi fossi
 ancora azzardato a toccare la sua bambina mi avrebbe incenerito del
 tutto il pene con l'accendino d'oro e mi toccato andare da un
 dottore a farmi prescrivere una pomata per il mio pene bruciacchiato,
 cosmi sono sentito infelice e gidi corda.
 Se i miei genitori da piccolo non mi avessero insegnato che
 raccontare in pubblico le faccende private di famiglia un segno di
 maleducazione, avrei fornito a Muffa un sacco di esempi di quante
 volte ero stato storicamente infelice e invece ho ripetuto che
 Risucchio mi rende continuamente felice prendendomelo in bocca e
 lasciandosi bruciacchiare, perchsono questi i due soli momenti in
 cui mi sento felice in materia di cavoli e cicogne. Sfortunatamente,
 anche se sono un gran bel fico e molte ragazze prima a scuola e ora
 nella vita mostrano di desiderarmi, il mio pene non vuole sentire
 ragioni di starsene eretto quando vogliono praticare l'atto sessuale,
 mentre diventa eretto solo se me lo prendono in bocca, e se me lo
 prendono in bocca mi viene voglia subito di bruciacchiarle con i
 fiammiferi o con l'accendino e tante ragazze questa cosa non la
 sopportano e sono infelici quando le brucio e percihanno paura di
 prendermelo in bocca e vogliono praticare soltanto l'atto sessuale.
 Invece Risucchio non ha paura e si presta. Oltretutto Risucchio sa
 che la cosa che mi renderebbe il pifelice mediatore per conto delle
 aziende della storia dell'umanitsarebbe quella di uccidere mio
 padre e sa pure che io uccidermio padre e mi lavercol suo sangue
 non appena possibile, magari senza farmi scoprire per non risultare
 colpevole, casomai lo farquando andrin pensione e mia madre sar
 debole, e Risucchio ha giurato che mi aiutere che pure lei uccider
 il patrigno e mi fa i pompini e qualche volta si lascia
 bruciacchiare.
 Parlavo con Muffa e sentivo la mia voce debole e rauca perch
 ricordare gli eventi storici del passato di solito fa effetto sul mio
 stato naturale di coscienza come gli stupefacenti fanno effetto sulle
 altre persone, e mi rende strano. Ho detto a Muffa che mi dispiaceva
 di non poter rispondere alla sua domanda, in ogni caso gli ho
 promesso mille dollari in contanti se convinceva la sua fidanzata
 negra a lavarsi con cura per poi farmi un pompino e lasciarsi
 sbruciacchiare dietro le gambe con i fiammiferi.
 Muffa ha guardato fisso il sottoscritto come uno semi-ipnotizzato
 per un bel po' di tempo e cosmi sono sentito fiducioso che si
 sarebbe convinto ad accettare il regalo e che insomma ci saremmo
 messi d'accordo, e intanto il concerto jazz di pianoforte di Keith
 Jarrett era interrotto per l'intervallo e le persone hanno cominciato
 ad affollare il foyer dell'Irvine Concert Hall. Le persone si
 muovevano lente e il cuore nel mio petto batteva lento. La gente
 arrivava nel foyer chiacchierando, con movimenti ancor pirallentati
 di quelli dell'Nfl Highlights Show, dove interrompono continuamente
 il programma per far vedere la pubblicitdi quella donna bellissima
 e molto sexy che va dicendo che i suoi uomini hanno addosso English
 Leather oppure non hanno addosso niente. Il mio stato naturale di
 coscienza diventava sempre pistoricamente strano mentre Muffa
 continuava a fissarmi e la gente nel foyer passeggiava e comprava
 panini e beveva dalla fontanella dell'acqua potabile e cercava il
 bagno e tutto questo sempre al rallentatore, e l'aria dell'Irvine
 Concert Hall diventava pisimile alla luce polare, e la voce di
 Muffa che tentava di declinare la mia offerta arrivava ormai da
 lontano, e i suoi occhiali rosa cominciavano a sembrare due pallide
 aurore attraverso il ghiaccio.
 Dalla bella panchina del lento foyer ho preso a tentare di vedere
 se Risucchio e Big e Mister Wonderful e Manomorta stessero uscendo
 per aiutarmi a convincere il vecchio Muffa ad accettare la mia
 proposta di regalo, e invece mi sono ritrovato a osservare con grande
 interesse la corsa al rallentatore dell'anziano brizzolato atletico e
 distinto signore in giacca sportiva. A vederla di spalle e da due
 file piin alto nell'Irvine Concert Hall, la giacca sportiva mi era
 sembrata una di quelle firmate, mentre ora a vederla da vicino nel
 foyer aveva il bavero stretto e un taglio per niente europeo, proprio
 il tipo di giacca che non sopporto. Il signore correva con comica
 lentezza, portando in braccio la ragazzina dai capelli strani,
 inseguito per il lento e affollato foyer da Mister Wonderful e
 Risucchio, che nel tentativo di raggiungere il signore anziano e la
 ragazzina dai capelli strani avevano staccato Manomorta e Big. Le
 bocche dei miei amici Mister Wonderful e Risucchio avevano proprio la
 forma di quelli che stanno ridendo per l'eccitazione e Mister
 Wonderful aveva in mano qualcosa di metallico luccicante e il pene di
 capelli scolpito di Risucchio stava cominciando a spettinarsi in
 punta e i suoi occhi continuavano ad avere pupille enormi e nere e il
 bianco intorno non c'era pie lei correva al rallentatore nei suoi
 vestiti di pelle e plastica con le mani protese in avanti verso i
 capelli strani della ragazzina dai capelli strani che stava dormendo
 tra le braccia del distintissimo signore anziano che ha oltrepassato
 la mia panchina correndo al rallentatore con il bavero stretto, e
 quando ho visto il luminoso pallido viso della ragazzina che dormiva
 sopra la spalla saltellante del signore in corsa al rallentatore quel
 viso mi ha reso estremamente felice ed eccitato, e mentre Risucchio e
 Mister Wonderful al rallentatore agguantavano il signore per la
 giacca sportiva poco elegante dall'altra parte del foyer dell'Irvine
 Concert Hall e mentre le mani di Risucchio con le unghie alla
 vaniglia e la cosa luccicante di Mister Wonderful erano ormai
 vicinissimi ai suoi capelli strani la ragazzina dai capelli strani ha
 aperto gli occhi tra le braccia del signore anziano e ha fissato
 direttamente e incessantemente il sottoscritto, che stava seduto
 sulla panchina per tenere a bada Muffa e spostare le sue mani con le
 unghie schifose dal polsino della manica della mia giacca sportiva
 nuova, e al rallentatore ho assunto un'espressione felice,
 confortante e rassicurante davanti alla ragazzina bionda e mi sono
 alzato al rallentatore dalla panchina mentre la mano di Risucchio si
 muoveva ancora di pial rallentatore tra i radiosi capelli della
 ragazzina e Mister Wonderful faceva qualcosa con la cosa luccicante
 al signore anziano che poi era il padre della ragazzina dai capelli
 strani. E questo tutto.
   
 Dire mai
   
 Labov
 Una cosa per niente divertente? La gastrite. Se non mi credete,
 chiedetelo alla signora Tagus: lei vi illuminersulla questione. Per
 ciche mi riguarda: niente gastrite. Stomaco duro come la pietra.
 Artrite s gastrite no.
 Il tnon pufare niente contro la gastrite della signora Tagus. -
 E' un tale fastidio, signor Labov! - mi dice mentre siamo nella
 cucina del mio appartamento. - Scusi se mi lamento continuamente, -
 dice, - ma sembra che in questi giorni il mio stomaco reagisca a ogni
 minima seccatura stringendosi automaticamente come un pugno -.
 Stringe la mano in un pugno, nel suo cappotto, e si china a soffiare
 sul tbollente, che sparge un denso fumo nell'aria fredda della mia
 cucina. - E ora questa preoccupazione, - dice la signora Tagus. Di
 nuovo fa il pugno con un vigore che le invidio, per via dell'artrite
 che ogni giorno mi tormenta gli arti, specialmente in inverni come
 questo; ma la mia comprensione va tutta allo stomaco della signora
 Tagus, che la mia migliore e piintima amica da quando sette anni
 fa la mia povera moglie e poi il suo povero marito sono passati a
 miglior vita a tre mesi di distanza l'uno dall'altro, che riposino in
 pace.
 Sono un sarto. Labov il sarto del North-side che sa fare qualsiasi
 cosa. Adesso sono in pensione. Ho scelto, tagliato, provato, cucito e
 confezionato il cappotto di procione che la signora Tagus porta da
 anni e che ha addosso anche in questo momento nella cucina che il mio
 padrone di casa tiene fredda, come il resto di questo appartamento
 che io e la mia povera moglie Sandra Labov prendemmo in affitto
 ancora negli anni del presidente Truman. Il padrone di casa vorrebbe
 che Labov andasse via per dare l'appartamento a una persona pi
 giovane e aumentargli l'affitto. Ma dovrebbe sapere che nessuno sa
 meglio di un sarto come non sia un problema coprirsi con cappotti ben
 fatti e aspettare la primavera. Saper aspettare sempre stata una
 mia qualit
 Ho cucito il pesante cappotto unendo le fodere di diverse pellicce
 del marito della signora Tagus, nonchmio amico carissimo Arnold
 Tagus, che ad agosto fanno otto anni che l'hanno sepolto.
 - Lenny, - ha sussurrato la signora Tagus guardando il suo t Non
 c'piil pugno; sta approfittando della tazza del tper scaldarsi
 le mani.- Lenny, - dice, come distratta dal calore che cova tra le
 mani rinsecchite.
 Lenny il figlio dei signori Tagus, Lenny Tagus. C'anche un
 figlio pipiccolo, Mike Tagus. Per ciche mi riguarda: niente
 figli. La signora Labov aveva problemi di sterilitche, quando lo
 scoprimmo, lasciarono immutato il mio amore per lei. Perniente
 figli. Ma i Labov e tutti i Tagus sono cos uniti. Li ho visti
 crescere i ragazzi dei Tagus, Lenny e Mike, e ne ero orgoglioso e
 felice.
 Sapete il tipo di persona che si mette le tira fuori il rospo? La
 signora Tagus non quel tipo di persona. Se ha qualcosa per la
 testa, comincia a girarci intorno, un gesto qui, una parola l
 magari un sospiro; comincia a dare forma alla cosa dentro di lei come
 a una materia malleabile, come se fosse argilla, e tu la devi
 lavorare insieme a lei con pazienza per fare in modo che alla fine
 venga fuori.
 Per ciche mi riguarda: se ho qualcosa da dire, la dico e basta.
 Mikey e Louis
 - Vuoi uscire ancora con lei?
 - Che cazzo dici! La voglio strozzare.
 - Eeeeh!
 - Muoio dalla voglia di rivederla.
 - Stalle alla larga. E' una pericolosa. Sembrava che ci fosse
 dentro fino al collo.
 - Mi ha lasciato lei. Non l'ho lasciata io.
 - Fammi capire.
 - Carlina mi ha scaricato.
 - In che modo, Tagus?
 - Ha solo detto che non le andava pidi uscire con me. Non fa per
 niente bene, se vuoi saperlo. Li capisco quelli che si mettono a
 piangere, quando vengono lasciati.
 - Ti ha detto questo? Questo e basta?
 - Dopo che le ho ficcato mezzo grammo di roba su per il naso e che
 le ho offerto da bere per tutta la notte.
 - Brutta storia.
 - Devo averle ficcato nel naso quasi un grammo di roba.
 - Scommetto che non hai dovuto ficcare niente dentro a niente.
 Scommetto che il suo naso non ha avuto bisogno di grandi persuasioni.
 - Era cominciata bene. C'era lei, c'era Lenny, su cui volevo che
 facesse colpo, e c'ero io. Mentre sono al bar a prendere da bere per
 tutti, lei e lui si fanno fuori il mio grammo. Poi lui se ne va con
 la scusa che deve mettere a letto i bambini. Gli gocciola la merda
 dal naso, va a sbattere contro i muri, perdeve andare a mettere a
 letto i bambini. A quel punto io e lei cominciamo a discutere. Non
 ricordo nemmeno di cosa. E dopo un po' lei mi scarica.
 - Vuoi una birra?
 - Mi ha letteralmente lasciato seduto l Non so nemmeno come 
 tornata a casa.
 - ...
 - Ho proprio voglia di ammazzarla.
 - Non ne vale la pena. Fatti una birra.
 - Due mesi, amico. Due mesi buttati al cesso. Le ho fatto conoscere
 tutti. Mamma, Labov. Le ho raccontato le stronzate piintime. Tutte
 le stronzate su di me.
 - Brutta storia.
 - Cazzo se una brutta storia, Lou.
 - Che ne dice Lenny? Ne avrai parlato con Lenny.
 - Figuriamoci. In situazioni come queste rompe i coglioni. Mi parla
 dall'alto in basso. Fratello grande fratello piccolo. E poi sta fuori
 tutto il giorno. Bonnie dice che non sa neanche dove: all'ufficio, al
 bar, o chiss Non fa che lamentarsi tutto il tempo. Pure lei e Len
 hanno i loro problemi. Stanno messi male. Stressati. Sempre
 incazzati. Lenny si fiondato sugli alcolici e sulla roba come fosse
 il suo ultimo pasto. Io vado al bar a prendergli da bere, e loro si
 fanno fuori tutto senza di me. Chi mai farebbe assegnamento su uno
 cos
 - Nessuno, amico.
 - E poi le ho offerto da bere per tutta la notte.
 - Apri la birra.
 - Penso che potrei anche ammazzarla.
 - Nessuno ammazzernessuno, Mikey.
 - Trovami almeno qualcuno da poter picchiare.
   
 Len
 Ragazza alla cannella, cioccolatino profumato, miele da baciare che
 cola bollente al centro di me stesso.
   
 Labov
 - Lenny il suo orgoglio e la sua gioia, - dico alla signora
 Tagus. Poi dico: - Cosa ci sarmai in Lenny da far venire la
 gastrite a una madre fiera e felice come lei, signora Tagus?
 - Se lei avesse ricevuto una lettera e poi una telefonata come le
 ho ricevute io oggi, signor Labov, anche il suo stomaco perfetto
 sarebbe diventato un groppo, un pugno. Io che la gastrite ce l'ho
 gi.. - Scrolla il capo nel suo bel cappotto.
 Insisto perchla signora Tagus assaggi un salatino.
 - Lenny ha un problema, - sussurra, continuando a girarci intorno.
 Mentre mastica con cura il salatino, sussurra ancora: - Con Bonnie.
 Quindi riassumendo ci sono dei problemi tra Lenny Tagus, figlio
 della signora Tagus, un insegnante del college, che ha scritto un
 libro sulla Germania prima dell'avvento di Hitler (impossibile da
 leggere per via dei caratteri minuscoli) che stato definito serio e
 documentato in una recensione che la signora Tagus ha attaccato sul
 frigorifero con un nastro adesivo invisibile di quelli che non si
 staccano pi C'un problema tra il Lenny della signora Tagus e la
 Bonnie di Lenny Tagus, sua moglie da otto, nove anni, una ragazza
 dolcissima, la migliore cui potesse aspirare anche un buon partito
 come Lenny, che gli ha dato dei figli sani ed educati, e che fa uno
 sformato cosbuono che una tentazione del demonio.
 La signora Tagus sussurra cose incomprensibili, sorseggia il tche
 ora si raffreddato e ha smesso di spargere il suo vapore intenso
 nell'aria fredda della cucina del mio appartamento.
 - Ma come fanno a farle venire la gastrite le lettere, le
 telefonate e i suoi figli che io amo come fossero miei? - dico. Metto
 in fila quattro biscotti accanto al piattino della signora Tagus.
 - Se lei avesse ricevuto la telefonata che ho ricevuto io da
 Bonnie, - dice la signora Tagus. - Da quella ragazza che chi mai al
 mondo avrebbe il coraggio di ferire? E chi mai potrebbe negare una
 giusta considerazione ai suoi sentimenti?
 Intravedo il biancore del mio respiro nell'aria della cucina. Mi
 sento rassicurato nel vederlo. Metto la mano sul pugno chiuso della
 signora Tagus posato sul gelido tavolo della mia cucina. La pelle
 delle nocche della signora Tagus tirata e secca, e quando apre la
 mano per lasciarsela accarezzare sento la sua pelle raggrinzirsi come
 carta. Quanto a me: anch'io purtroppo ho la pelle raggrinzita come
 carta. Guardo le nostre mani. Se la mia povera Sandra fosse qui con
 noi stasera parlerei - ma a lei soltanto - della vecchiaia, del
 freddo, dei problemi che si hanno a salire le scale, delle mani
 raggrinzite come carta, con macchie scure e unghie gialle, di come a
 Labov sembri che invecchiando assomigliamo agli animali. Le unghie
 diventano artigli, la faccia prende la forma del teschio, le labbra
 si ritraggono dai denti come a scoprire un ringhio. Scarni,
 ringhiosi, vecchi: perchmeravigliarci che della nostra sofferenza
 non importa a nessuno che non sia un ringhioso come noi?
 Sandra Labov: il tipo di persona alla quale tutti potrebbero
 parlare di questioni come queste. Mi manca in ogni momento. La
 perdita di Sandra Labov ciche fa girare le lancette nere
 dell'orologio della mia cucina, dicendomi cosa devo fare, e quando.
 Io e la signora Tagus siamo uniti nel modo in cui, mi scuserete, io
 penso che i vecchi abbiano bisogno di unirsi in questa citt di
 questi tempi. Suo marito e io eravamo cos eravamo uniti in questo
 modo. Per il signor Tagus e tutta la famiglia: abiti confezionati con
 lo sconto. Per me e la signora Labov: l'assicurazione al prezzo di
 costo. I Tagus e i Labov sono uniti. Cosuniti che io all'improvviso
 guardo l'orologio e costringo la signora Tagus a dirmi i motivi della
 sua gastrite senza piindugiare.
 - Fuori il rospo, signora Tagus, - le dico.
 Lei sospira e si stringe per il freddo. Guardo il suo respiro. Mi
 si avvicina e sputa il rospo, sussurrandomi queste parole: - Si
 tratta di infedelt signor Labov -. Con gli occhi velati per le
 cateratte dietro le lenti spesse mi guarda negli occhi e dice, a voce
 pialta: - Insomma: tradimento.
 Lascio che il silenzio si raccolga intorno a questa cosa che
 finalmente si materializzata e poi chiedo alla signora Tagus di
 spiegarmi cos'questa storia del tradimento.
 - UcciderBonnie facendola morire di vergogna. Oppure Mikey
 potrebbe mettergli le mani addosso, al sangue del suo sangue, - 
 questa, secondo la signora Tagus, la causa del suo terribile attacco
 di gastrite di questa sera, questo strano problema triangolare tra i
 tre figli che ancora non mi sembra di avere del tutto chiaro.
 La signora Tagus trattiene le lacrime. Il suo te diventato freddo
 e di un colore pichiaro, e io mi alzo per prendere la scatola del
 te mettere l'acqua calda nel bollitore di rame che io e mia moglie
 Sandra ricevemmo in regalo da Arnold e Greta Tagus nel giorno del
 nostro matrimonio, lo stesso in cui Roosevelt passa miglior vita,
 che riposi in pace, e la signora Tagus si schiarisce la voce un'altra
 volta e si tocca di nuovo lo stomaco attraverso il cappotto che io
 stesso le ho confezionato, usando filo di ottima qualitper giuntare
 le pelli.
 Dice che la telefonata di sua nuora Bonnie Tagus che oggi l'ha
 ridotta in quello stato aveva anche a che fare con la fotocopia della
 metdi una lettera di Lenny, suo figlio e vanto, metdi una lettera
 che la signora Tagus ha trovato nella sua cassetta postale, sempre
 oggi, ma prima della telefonata di Bonnie Tagus. Parla in modo
 precipitoso. Dice che la mezza lettera di Lenny era una fotocopia
 (nemmeno indirizzata a lei personalmente)? Lui aveva spedito diverse
 fotocopie della lettera, per espresso. Un colpo di testa. - Lo
 definisce uno sfogo, - dice la signora Tagus, - verso gli amici e la
 famiglia -. Per chiarire tutto a tutti. Mi guarda mentre traffico con
 il bollitore sulla cucina che ha un solo grande bruciatore
 funzionante. L'ho forse ricevuta anch'io, signor Labov, questa
 lettera incompleta? Ma io ricevo la posta solo una volta alla
 settimana, il marted (ora quasi venerd secondo l'orologio), per
 via del fatto che la mia cassetta postale qui nel palazzo stata
 forzata, e io penso che non sia sicura, considerato che la pensione
 mi arriva per posta, cosho deciso di affittare una cassetta
 all'ufficio postale, ma per arrivare all'ufficio postale ci vuole
 mezz'ora con la soprelevata o ci vogliono sette dollari con il taxi e
 delle linee degli autobus non ne parliamo nemmeno e poi con questo
 tempo chi vuole pidi una scocciatura alla settimana? Quindi la
 lettera potrebbe trovarsi nella mia cassetta. La signora Tagus ha
 fiducia nella sicurezza della sua cassetta postale, qui nel palazzo
 dove lei e Arnold Tagus vennero a vivere a partire dallo stesso
 weekend in cui giustiziarono i Rosenberg sulla sedia elettrica a
 causa di Nixon.
 Ho messo un altro po' di tcaldo, scuro e appena fatto davanti
 alla signora Tagus, in una tazza speciale comprata alla asa della
 tazzaa Marshall Fields, con un coperchio che serve a mantenere il
 calore del t e che quasi inconsapevolmente ho utilizzato sempre in
 situazioni di emergenza come questa. Come quella notte di tanti anni
 fa, quando Mikey Tagus inghiottla lingua durante una partita di
 football a scuola, Arnold e Greta bevevano un tdopo l'altro dalle
 tazze con il coperchio che avevo portato al Pronto Soccorso. Stavamo
 tutti seduti a bere te a pregare. Quella fu la prima volta che la
 signora Tagus sentlo stomaco stringersi come un pugno. E ora
 stringe di nuovo il pugno, e nel pugno tiene le pagine sgualcite
 della lettera di Lenny, macchiate come le fotocopie quando si
 bagnano. Mentre parla si dondola sulla sedia della cucina e guarda
 nel vicolo in direzione della scala antincendio che tutto il suo
 panorama.
 ettera aperta di Lenny lasciata a mete indirizzata alla piccola
 comunitche comprende la mia famiglia e gli amici intimi (lettera
 opportunamente concepita anche come satellite per comunicazioni, una
 sonda lanciata nella costellazione di sentimenti che circonda e
 informa l'orbita personale del suo latore) con l'esclusione di Bonnie
 Fluttermann Tagus e Michael Arnold Tagus - avente come oggetto il suo
 medesimo latore e le suddette escluse controparti.
   
 21-2
 Adorati parenti e maestri,
 vi prego di prendere atto che la persona di Leonard Shlomith Tagus,
 esimio professore, autore di L'emozione in poesia. Il tema
 dell'impeto nella poesia della Repubblica di Weimar, una monografia i
 cui diritti d'autore superiori alle tre cifre andranno
 presumibilmente ad allungare le dichiarazioni dei redditi del 1985,
 unico fine germanista della Northwestern University, studioso,
 docente, figlio, padre, fratello; che il piscaltro dei marinai
 coniugati, cioil medesimo L.S. Tagus, avendo navigato con successo
 per nove anni tra lo Scilla e Cariddi di Attrazione e Occasione, oggi
 21 febbraio 1985 dichiara di aver commesso adulterio, per ben quattro
 volte, con una certa Carlina Rentaria-Cruz, gisentimentalmente
 legata a mio fratello, Michael Arnold Tagus; che il sottoscritto
 prevede il verificarsi di ulteriori episodi di adulterio; e che tutti
 gli episodi del passato e gli altamente probabili episodi futuri di
 detto adulterio saranno portati all'attenzione della moglie del
 sottoscritto, la signora Bonnie Fluttermann Tagus, per l'esattezza
 tra l'una e le due del pomeriggio (ora di pranzo), in data odierna.
 Sappiate inoltre che non ndesiderio nintenzione di L. Tagus
 ntantomeno il fine di una lettera apertamente esplorativa: a) la
 giustificazione di tali attivitlibido/genitali da parte del
 sottoscritto per suscitare la disapprovazione o la comprensione nel
 gruppo dei suoi intimi; oppure: b) la spiegazione delle attivit
 medesime, giacche qualsiasi spiegazione di una trasgressione
 degenererebbe inevitabilmente in una giustificazione (vedi il punto
 a)); si tratta invece semplicemente di: c) informare le persone sulle
 quali la mia esistenza e il comportamento da essa delineato
 potrebbero determinare un effetto in virtdegli eventi descritti pi
 sopra e dibattuti, come al solito, pisotto; e di: d) descrivere,
 probabilmente adottando la sperimentata pentade euristica del
 chi-come-dove-quando-perch le ragioni per le quali tali episodi
 sono avvenuti, avvengono e avverranno; e infine di: e) sviluppare le
 prevedibili conseguenze di tali attivitper il sottoscritto, per le
 altre persone in questione (B.F.T', M.A.T') direttamente coinvolte
 nelle sue scelte, e per tutte le restanti persone le cui vicende
 psichiche sono, in misura variabile, legate alle nostre.
 Una volta eliminati a) e b), c) annullato dalla seguente
 rivelazione:
 Ragazza alla cannella. Labbra carnose, pelle al caramello, capelli
 color cognac, da sudamericana. Un tipo: una ragazza color luce
 sporca, occhi dal fondo bianchissimo e capelli come un liquore,
 scintillante e affumicata; seni perfettamente a punta che spiccano
 quando inarca il petto, quando per le risate lo inarca e batte
 ansiosamente la mano sullo sterno che sta per esplodere. Cosa che
 accade regolarmente. Perchuna ragazza allegra. Ride per ogni
 battuta purchnon sia macabra e non riguardi la politica, e
 preferisce evitare le discussioni sull'aborto; ma negli altri casi 
 come il bel tempo che non cambia mai, qualcosa che la trasporta da un
 luogo a un altro piuttosto che il contrario, una risata dal suono
 penetrante simile a una possessione irrefrenabile, che la fa
 contorcere, piforte della sua percezione di disagio e di imbarazzo,
 un'offesa inoffensiva per chiunque viva in un mondo che soltanto un
 fumetto violento, gli occhi lucidi che guardano intorno a implorare
 soccorso, o un invito alla seriet lo sgonfiarsi di un capezzolo
 strusciato dal cotone della sottoveste, qualche distrazione per farla
 calmare. Un'allegria che quasi al confine con il dolore.
 E io l'ho guardata contorcersi, con gli occhi color panna stretti
 stretti, su un alto e rumoroso narghilGraphix, nell'appartamento di
 Mikey Tagus; e un uomo che era sordo in una cittdi sirene ha udito
 il richiamo fatale di una di esse; e gli scogli sommersi che a lungo
 ero riuscito a evitare hanno sgretolato l'esile e fragile prua della
 mia prudente personalit Carlina Rentaria-Cruz, assistente
 segretaria negli uffici del North-side del Chicago Park District.
 Ventenne, deliziosa, luminosa e scura, capelli appiccicosi di gin,
 nostra signora dai riccioli umidi sulle copertine dei dischi, accento
 spagnolo, stivali a punta, splendore latteo della pelle, labbra
 lucide, che sprigionano luce - che brillano senza l'ausilio della
 lingua - labbra che si inumidiscono da sole.
 Tutto ciin contrasto - e sia chiaro che non intendo noffendere
 nspiegare - con una donna di trentaquattro anni dal sedere grosso,
 solida e bianchiccia come tutte le casalinghe. Conosciuta in ogni
 microscopico dettaglio. Da un grande neo piatto sul braccio sinistro
 spunta un ciuffo di peli neri. Capezzoli duri come i gommini delle
 matite che si oppongono a vasti seni le cui ampie curve mi sono note
 come le noiose anse del nostro lago. Una donna sempre munita di
 cuscino per le emorroidi gonfiato a vari livelli, un'oscena ciambella
 rosa di plastica dura, che ammortizza, imbottita del suo biossido,
 l'ereditlasciata alla donna dal lungo e laborioso parto di Saul
 Tagus. Una donna le cui labbra sono cronicamente secche (cattiva
 secrezione sebacea) e raccolgono negli angoli una pasta biancastra.
 Il cui modo di fare, lo confesso, sempre stato un po' troppo per
 bene per i miei gusti. E la sua risata pacata e sempre opportuna,
 consapevole, complicata da un'automatica e artificiosa partecipazione
 verso le sensibilitindividuali dei presenti.
 CioBonnie ride soltanto con; Carlina stata concepita e
 cresciuta per ridere soltanto di.
 Rappresentazione emblematica di una scena con risata di B.F. Tagus:
 Immaginate una cena in piedi: B.F. Tagus sta adempiendo la sua
 quota autoimposta di un aneddoto familiare che elizier嗷 i nostri
 ospiti: - E Joshua riceve la sua fetta di torta dal cameriere, e
 comincia a sbarrare gli occhi - (qui una portentosa imitazione) - la
 guarda, e mi dice, me lo sussurra appena il cameriere se ne andato,
 dice, mamma, mamma, perchc'il gelato su questa torta, e io gli
 dico ma Joshua, il cameriere ti ha chiesto se gradivi la presenza del
 gelato e tu gli hai risposto s amore; a quel punto Joshua mi
 guarda, sta quasi piangendo, povero amore, e dice: la presenza del
 gelato? Mamma, ma io avevo capito senza il gelato... Lui...
 pensava... non .. - (mano sulla bocca, occhi paurosamente sgranati,
 grande abbandono, spalle che si alzano e si abbassano in sincrono,
 una risata piena di tenerezza, bonte tutte quelle cose l.
 Rappresentazione emblematica di una scena con risata di C. R.-Cruz:
 - Len, Len, lo sai perchgli ippopotami si accoppiano nell'acqua?
 L'ho sentita in un club. Lo sai? Beh, falla bagnare tu una fica di
 quelle dimensioni! - (A questo punto comincia a contorcersi, travolta
 dalla sconcezza).
 Per non parlare dell'accento letteralmente esiziale, una autentica
 fellatio a ogni sillaba pronunciata da quel portale autolubrificante
 che diventa di colpo un giardino profondo e un'alta citt
 frastagliata. Un pianeta.
 - Oh, lenito, adesso ti mangio!
 (Per inciso, l'amplesso si rivelato in questo caso una faccenda
 di lamenti ad alta voce squisitamente avulsa da qualunque rimando
 alla coscienza ebraica: grida di Carlina e poco spazio per qualche
 aspetto accessorio della disperazione; una forsennata zuffa a due
 alla ricerca di qualcosa che sta nascosto sottochiave al centro di un
 sistema di corpi).
 E la sua irriverenza addirittura meticolosa.
 - Len, Len, quante principesse sul pisello ebree servono per
 avvitare una lampadina?
 - Principesse sul pisello?
 - La risposta giusta due, ho sentito dire. Una per chiamare il
 paparino e una per comprare una Diet Coke! - dice contorcendosi sul
 posto dalle risate. (Immorale. C'dell'immoralitda queste parti, e
 va bene cos cfr. piavanti. (per quanto devo ammettere che questa
 storiella l'ho trovata offensiva)).
 Inoltre,
   
 Mikey e Louis
 - Perchmai dovrei almeno telefonargli?
 - Per un consiglio, Tagus. E' pigrande di te. Sa come stanno le
 cose. Quella sera c'era anche lui. Puaiutarti a inquadrare la
 situazione.
 - E' un rompicoglioni quando si tratta di faccende come quella tra
 me e Carlina, questa la verit Fa il paternalista quando vede che
 mi serve un consiglio.
 - Ma lui ha visto quanto eri carino con lei e che lei si comportava
 come se la storia dovesse durare.
 - Non credere che volessi farla durare per sempre.
 - Len uno che la sa lunga, Mike.
 - E' che se devo smettere di andare a letto con qualcuno voglio che
 sia una mia decisione, tutto qui. O almeno voglio prima parlarne.
 - Lui forse potrcapirci qualcosa. Hai detto che l'ha conosciuta.
 Ti dirdi non prendertela.
 - Ho proprio voglia di picchiare qualcuno.
 - Tagus.
 - Comunque il telefono occupato.
 - Intanto fatti una birra. Almeno vuol dire che stanno a casa.
 - Forse dovrei provare a telefonare a Carlina.
 - Non lo farei.
 - Te lo dico fin d'ora: faril rompicoglioni.
   
 Len
   
 Ho detto alla ragazza alla cannella che non sarmai perdonato per
 questo. Mai. Che nel momento in cui entri in una certa storia e in
 una certa situazione, sei vincolato agli altri, fai parte di una cosa
 pigrande. Che l'intera costellazione diventa in un certo senso
 liquida, e ogni sussulto la fa increspare. Mi ha chiesto chi stato
 il primo a formulare la frase mai dire mai. Le ho risposto che deve
 essere stato uno che era proprio solo.
 Lei seta in un letto di satin comprato per corrispondenza.
 Completa e senza cuciture, un uovo di muscoli sessuali. I miei
 movimenti sopra di lei sono sconnessi, frenetici, il mio interstizio
 solitario una droga universale che mi infonde coraggio e che odoro
 con la spina dorsale. E mentre mi inoltro dentro di lei, invoco un
 dio di cui non ho mai sentito cosacutamente l'assenza.
 Porta medagliette cattoliche che fanno un tintinnio tutto speciale.
 Mi sono scusato per aver invocato il nome di Dio in un momento del
 genere. Mi tocca i fianchi. Non ci sono atei nelle trincee. Ride sul
 mio petto; sento che sta strizzando gli occhi.
 Lei il mio peccato.
   
 Labov
 Ho sistemato la poltrona della signora Tagus in modo che possa
 usare il telefono a muro della mia cucina per parlare con Lenny, suo
 figlio, senza dover stare in piedi - visto che nelle sue condizioni,
 in un momento come questo, con problemi di famiglia e di stomaco,
 stare in piedi non consigliabile. E' al telefono con Lenny. C'
 molto coraggio qui dentro mentre la signora Tagus ascolta senza
 piangere le cose che Lenny le dice al telefono. Il mio cuore sta
 cedendo. Voglio bene alla signora Tagus come un amico vuole bene a
 un'amica. Lei la mia ultima sincera e vecchia amica in questo mondo
 se si esclude il vecchio Schoenweiss il dentista che perdiventato
 talmente sordo che non si pupiparlare con lui nemmeno del tempo.
 Mentre bevo il te guardo la signora Tagus nel suo bel cappotto ben
 confezionato e nel suo vecchio ed elegante abito di lana con un filo
 di sottoveste che spunta sulle pesanti calze scure, le morbide scarpe
 bianche con le spesse suole di gomma, per via dei piedi piatti, i
 suoi spessi occhiali per via della vista e i capelli ancora quasi
 tutti neri sotto il cappello di pelliccia che mi si spezza il cuore
 se ricordo il compianto Arnold Tagus che lo metteva quando andavamo
 insieme a vedere le partite di football dei Bears, nel gelo degli
 autunni passati, io lo so, so dentro di me che amo la signora Tagus,
 che ho chiamato Greta guardandola negli occhi mentre la accompagnavo
 alla poltrona che ho sistemato sotto il telefono a muro
 costringendola quasi con la forza, lo faccio per amicizia le ho
 detto, a fare per il bene del suo stomaco la telefonata che avrebbe
 potuto chiarire almeno in parte l'intero equivoco. Sono un ringhioso
 animale rinsecchito e ingiallito che vuole bene a un altro animale.
 Vicino al mio telefono c'un grande lembo di carta da parati a
 fiori che si scollato dal muro della cucina fin dai tempi di Jimmy
 Carter (tento sempre di parlarne al padrone di casa), e ora ricurvo
 sul cappello e sulla testa della signora Tagus come un'onda d'acqua
 azzurra piena di fiori. Non mi piace il modo in cui sembra voglia
 avvolgere Greta Tagus.
 Comunque sia, sono in collera con il suo Lenny? Non ne sarei
 capace, anche se riuscissi a capire il problema che fa piegare la
 signora Tagus sul suo stomaco sotto il mio telefono. Lenny Tagus un
 bravo ragazzo. Questo quello che so. Conosco il Lenny Tagus che si
 laureato, che ha persino vinto un dottorato, e intanto sosteneva
 economicamente Arnold e Greta Tagus dopo che Arnold Tagus fu
 costretto a cedere l'ufficio a un'azienda di stato riducendosi a
 lavorare a provvigione, cosa che, a detta di tutti, lo uccise. Il
 Lenny che avrebbe aiutato anche Mikey a finire il college se Mike non
 avesse ricevuto la borsa di studio grazie al football nell'Universit
 dell'Illinois, ma poi fu costretto a ritirarsi quando si scoprche
 non aveva ancora imparato a leggere come si deve, e andinvece a
 lavorare per il dipartimento di softball del Chicago Park District,
 dove ha un impiego interessante e sicuro, anche se tutti sanno quanto
 siano lunghi gli inverni del softball, dal punto di vista
 commerciale.
 Il Lenny Tagus che telefona a sua madre, la signora Tagus, due
 volte alla settimana, puntuale come il mio orologio, er parlare un
 po'la scusa, e invece per farle sentire l'amore che prova per
 lei e per farle sentire che non si dimentica che lei sola
 nell'appartamento vecchio e freddo di Arnold. Per non parlare di
 quando la signora Tagus, spesso in mia compagnia, viene invitata
 nella casa di Lenny Tagus e famiglia per una delle cene preparate da
 Bonnie Tagus! Come minimo una volta al mese. John Tagus e Saul Tagus
 e il piccolo Becky Tagus in quei pigiami che inglobano anche i piedi,
 che sbadigliano sul loro latte nelle tazze di plastica con le
 figurine sui lati. Lenny che accarezza quei sottili capelli infantili
 e legge in una luce soffusa brani di Gibran o Novalis. Avete presente
 il calore? Ecco: c'calore nella casa dei signori Tagus.
 - Cosdovrei incontrare questa persona? - sta chiedendo la signora
 Tagus sotto l'onda della carta da parati mentre parla al mio
 telefono. - Noi e Mike e Bonnie e questa persona dovremmo sederci e
 parlare come vecchi amici? - Fa presente a Lenny la possibilitche
 la sua mente sia temporaneamente scossa, forse per lo stress e la
 tensione della mezza et Accenna a queste ipotesi in tono rispettoso
 in modo che capisca che lei riesce a sentire Becky, e pilontano
 forse anche Bonnie che piangono in sottofondo. Gli manifesta il suo
 incredulo stupore, piun mal di stomaco del tutto nuovo e molto
 forte, quando Lenny le rivela che una certa ragazza, che non era
 Bonnie, si trovava l ha detto, proprio adesso, nella camera da
 letto sua e di Bonnie, sotto un lenzuolo, con Lenny; e che Bonnie,
 l'ultima volta che Lenny l'ha vista, stava piangendo nel ripostiglio
 dei detersivi della camera di servizio.
 Il Lenny Tagus con i capelli a spazzola, i bermuda e i calzettoni
 neri che tagliava il prato del palazzo quando il vero giardiniere era
 messo fuori gioco dal gin, per consentire alla famiglia Tagus una
 piccola riduzione dell'affitto. Che mi ricordo si rifiutdi lasciare
 che Mike (Mike ha quattro anni di meno ma a dieci era gipialto di
 Lenny, pialto di tutti - forse ha cinque anni di meno, insomma
 quattro o cinque) andasse a fare a pugni al posto suo con dei
 ragazzacci che avevano rotto il corno francese di Lenny e lo avevano
 preso a calci nella schiena mentre era per terra nel cortile della
 scuola e gli avevano lasciato dei lividi gialli che se chiudo gli
 occhi li vedo ancora sulla schiena del giovane Lenny Tagus, che non
 volle dire a Mikey chi doveva prendere a pugni.
 Il Lenny che fece per mesi la spesa per conto di mia moglie la
 signora Labov quando Dio solo sa se ne aveva di lavoro da fare, oltre
 alla quantitdi cose da preparare a scuola per la laurea e il
 dottorato, quando la flebite della signora Labov si aggrave io
 dovevo stare in negozio a cucire e l'ascensore del palazzo era guasto
 e il padrone di casa, che gidurante gli anni di Kennedy e Johnson
 provava a mandarci via, ci mise un tempo vergognoso per farlo
 riparare e Sandra dava a Len la lista della spesa.
 La signora Tagus sta dicendo a Lenny di non muoversi da l Che
 lei, come madre, ha delle cose da dirgli. Nel tono della sua voce c'
 la forza d'animo della persona che ogni giorno si trascina la
 gastrite. Il freddo della cucina mi provoca dolore alle mani e le
 infilo sotto le braccia, dentro il cappotto a righe che, come il
 vecchio cappotto di Arnold Tagus, ho cucito personalmente.
   
 Lenny
 Mentre parlavo e ascoltavo mia madre, immaginandola con la mano
 sullo stomaco o sugli occhi, i due luoghi fisici sui quali polarizza
 i problemi che si accolla, proteggendoli come preziosi trofei, il
 signor Labov sicuramente accanto alla sua teiera nera, i vecchi
 pantaloni sformati che ricascano sulle caviglie e coslenti da
 scoprire la regione settentrionale del sedere (dio che tenerezza mi
 fanno le persone con i pantaloni cosflosci da lasciare scoperto
 l'inizio del sedere), me lo immagino che bofonchia e, dietro la nube
 di fumo che si alza dal t lancia occhiate a mia madre, al telefono,
 mia madre che di sicuro si appoggiata alla lurida parete scrostata
 della preistorica cucina di Labov; e mentre ripasso la lettera, che
 sicuramente giace da qualche parte sulla persona di mia madre, quella
 lettera che un fatale esercizio di disinformazione che non sono
 neanche riuscito a finire prima di spedirla, in preda a un desiderio
 furioso che la cosa comunque si sapesse, che venisse fuori, che
 l'attesa finisse, e che lo sparo assordante che scatena la
 tragedia...
 - Mi sono ritrovato a fremere, nel bel mezzo della conversazione -
 una conversazione che come al solito consisteva soprattutto di pause,
 la speciale comunicazione via cavo del suono della distanza,
 elettrico e solitario - a fremere per l'impulso di... spiegare.
 Spiegare. E mentre pregavo mia madre di venire a casa mia, per
 aiutare me e la ragazza appetibile a tirare fuori Bonnie da un buio
 di scope, stracci e varichina, per discutere di tutta la faccenda,
 noi cinque, insieme - sentivo salirmi in gola come un conato la
 tentazione incontrollabile di spiegare, giustificare, congetturare ed
 estinguere dentro di me e per me la verit la piatta scialba e
 banale veritche si faceva tangibile per me tramite nient'altro che
 una timida frasetta vergata sbrigativamente a matita sopra
 l'urinatoio pia sud del bagno degli uomini, sul piano del mio
 ufficio all'universit la semplice frase
 basta signor Brava Persona
 in mezzo allo squallido groviglio di genitali che circondavano
 quella riga all'altezza degli occhi...
 Invece, in comunicazione elettromagnetica con il sangue del mio
 sangue, tra le voci di Becky e Bonnie e il parlottio e le risatine di
 Carlina che volge verso di me la schiena nuda color cafftutta
 piegata su un narghil nascosto da qualche parte nel lato della
 donna del letto dei Tagus; al telefono, invece, ho sentito che
 spargevo fuori da me un torrente fangoso di frasi sbagliate,
 emissioni di un fiato burocratico, calcoli derivati dagli assiomi di
 un eterno bambino su ciche sua madre avrebbe voluto sentire,
 ragionamenti vorticosamente irradiati dalla proposizione di fondo che
 Bonnie e Io Non Siamo PiFatti L'Uno Per L'Altra, Mamma, che Ci
 Siamo Allontanati, e Tranne I Bambini Non Abbiamo Niente Che Ci Tiene
 Insieme, e Ti Sembra Bello Questo Per I Bambini?
 Tutte cose che il signor Brava Persona sa bene che sono
 ingannevoli, vuote, e moralmente colpevoli.
 Tuttavia c'stato un episodio, troppo nitido per essere stato un
 sogno, in cui una mattina prestissimo, non pitardi dell'anno
 scorso, io e Bo ci siamo entrambi mezzi svegliati. Sincronicamente.
 In questo letto. Mezzi svegli, seduti, a fissare le nostre sagome
 sfuocate nel bagliore verde della sveglia digitale; ci siamo guardati
 reciprocamente, dapprima tentando di riconoscerci, e poi in preda a
 uno shock sincronizzato: terrorizzati per aver visto l'altro,
 all'unisono abbiamo gridato Cooosa?e siamo caduti sui cuscini
 ripiombando nel sonno. A colazione abbiamo confrontato le nostre
 considerazioni e tutti e due siamo usciti molto turbati.
 Questo mamma lo capisce, questa specie di rivelazione unificata
 della separazione: sono le inquietudini del matrimonio che si
 contrappongono alle inquietudini della persona, correnti nel flusso e
 riflusso dei sensi di colpa che accompagnano i rapporti sentimentali
 lungo tutto l'arco della vita. Lei dice,
 - Ogni matrimonio ha i suoi alti e bassi, altrimenti non un
 matrimonio. Vuoi che ti parli degli anni che abbiamo passato insieme
 io e il tuo povero pap
 S mamma.
 Ma, in fondo, anche no.
 Potrei onestamente replicare descrivendo quella specie di paralisi
 interiore che ugualmente accompagna il prolungato intersecarsi dei
 problemi pratici di due persone che vivono fianco a fianco e di come
 tutto citolga il respiro a un uomo. Del modo in cui tutte le sante
 sere la conversazione di Bonnie non abbia altro argomento che i
 problemi. Il costo del rivestimento del divano a due posti del
 soggiorno. La qualitdel taglio della carne x al mercato y. Le
 persistenti e misteriose eruzioni di psoriasi sul pisello di Josh che
 lo costringono a grattarsi in un modo che certo non pucontinuare
 cos
 Sull'altro fronte: questa partner che nel bene e nel male ancora
 una bambina, sia quando mette il broncio, sottomessa, silenziosa, e
 urla S(S(Dio!)); sia quando accovacciata nel suo divano offre a
 un insegnante con la cravatta allentata ridotto in stato catatonico
 da una giornata trascorsa in mezzo alla burocrazia parasovietica del
 dipartimento di germanistica di questa universit quando mi offre un
 fiume rinfrescante di chiacchiere colmo di intuizioni irrilevanti e
 impagabili del tipo: ggi non sopporto i miei capelli; non li
 sopporto(come si fa a non sopportare i propri capelli?); oppure
 eri sera alla Tv ho notato che il naso di Karl Malden assomiglia
 allo scroto di un uomo, non ti pare?(S; o ancora affanculo, ma
 come possibile che mi venga il ciclo nel mio unico paio di jeans
 bianchi proprio mentre mi controllano all'uscita da Jewel? o anche
 ike ti picchierquando verra saperlo(magari fosse cos
 semplice); oppure on amermai qualcuno per sempre u vuoi che
 mi senta in colpa per tua moglie per il fatto che non la ami pi
 (fosse soltanto questo).
 E va bene, la signora Tagus stanca di sentire parlare di
 navigazione, esigenze, insopportabile tran tran, di questa
 rappresentazione delle angosce della mezza et Da una parte: un
 misto di latte e cannella, che non brucereternamente per nessuno;
 dall'altra: lealtdimostrata fino allo sfinimento, pratico realismo,
 compassione, slancio, una donna che avrsempre il colore e l'odore
 della Noxzema.
 Confronti confronti confronti: le ragioni imperniate sugli altri
 sono facili da manipolare. Tutte le cose vuote sono leggere.
 Il fatto che sono proprio stanco di stare bene. Di essere buono.
 Forse sono solo stanco di non capire dove si estinguono in me le
 attese millenarie di una costellazione, dov'che la mia volont
 appende il suo cappello di pelliccia. Dovrebbe essere l'angolino di
 una persona che sa quello che vuole. Vorrei essere determinato. Lo
 voglio. Non affatto picomplicato che basta sig. b.p'.
 Ciobasta sig. l.s'.
 Quindi basta con le stronzate, visto che non riesco a spedire pi
 della metdi me stesso.
 Se soltanto Bonnie la smettesse di graffiare la porta del
 ripostiglio.
   
 Labov
 - Sei un bravo ragazzo Lenny, - dice sinceramente la signora Tagus
 al mio telefono. - Sei un bravo ragazzo, e noi ti vogliamo bene, io e
 Bonnie e Mikey. E anche il signor Labov, - guarda verso di me e la
 forza che ha aleggiato cosa lungo sulla signora Tagus finisce, e la
 signora Tagus si mette a piangere, piange come si puimmaginare
 piangano nazioni intere, e io distolgo lo sguardo, per rispetto.
 Infilo le mani dolenti per l'artrite sotto le braccia all'interno del
 cappotto e guardo, oltre la scala antincendio, oltre il cortile del
 palazzo, la finestra di fronte alla mia, che ha una serranda chiusa
 che negli ultimi tempi non mai stata alzata. La serranda 
 abbassata dai tempi del Vietnam e non so chi vive in
 quell'appartamento. Mi accorgo che nessuno parla pie che la signora
 Tagus dietro di me ha riagganciato il telefono al muro vicino al
 lembo cadente della carta da parati. Piange come una nazione intera,
 stringendo forte gli occhi per un dolore allo stomaco che non voglio
 neanche immaginare. Vado dalla signora Tagus.
   
 Mikey e Louis
 - Mikey, ho detto soltanto: dove, ho detto solo questo.
 - ...
 - Se qualcuno mi rincorre e devo scappare di corsa da qualche
 parte, vorrei almeno sapere dove sto andando. Ecco tutto.
 - ...
 - Se non vuoi dirmi dove stai andando, dimmi almeno come mai qui
 nel cruscotto la spia dei freni resta sempre accesa.
 - La spia dei freni?
 - Guarda qui. Mi pare proprio che non si sia spenta mai. Hai un
 problema ai freni, posso darti qualche indirizzo dove farli
 aggiustare.
 - E' un problema elettrico del quadro. Fa contatto. Non si spegne
 mai. Da quando l'ho comprata. Ormai come una specie di fiamma
 eterna che veglia su di me.
 - Non si spegne mai?
 - E non sono neanche i freni.
 - A me farebbe venire un po' la pelle d'oca.
 - Non so. A me piace. Credo di considerarla in un certo senso
 rassicurante.
   
 Len
 Tuttavia anche il novello solitario puaccorgersi subito che una
 vita vissuta, temporaneamente o no, come una semplice rinuncia di
 ogni valore diventa nel migliore dei casi angusta e nel peggiore dei
 casi vuota: una vita ad aspettare ciche non sarmai. Seduti ad
 accettare passivamente (senza giudicare) l'accadere e il finire delle
 cose.
 Aspetterl'arrivo di quelli di cui ho fatto saltare le orbite.
 Aspetterche la cosa diventi di dominio pubblico - la reazione
 collettiva, le consultazioni, le recriminazioni, le proteste di
 lealt il tradimento, le conseguenze. E poi finiranche questo. Il
 dolore portervia i suoi feriti. La mia costellazione sarfuori
 della mia percezione.
 Ma loro aspetteranno, perchio aspetter Aspetteremo il giorno in
 cui le croci e delizie di Carlina Rentaria-Cruz diventeranno per
 Leonard Shlomith una parte del giorno come un'altra. E aspetteremo
 l'inevitabile giorno in cui risuoneranno dei sibili silenziosi e
 l'unica mia sirena mi lascerper un uomo del colore di un bel
 sigaro.
 E non si dica, quel giorno, che avraspettato qualcosa che valeva
 la pena aspettare.
   
 Labov
 - Toglietevi dai piedi e lasciate in pace la signora! - urlo a una
 banda di teppisti vestiti in pelle che occupano tutto lo spazio sotto
 la pensilina di plastica davanti al binario della soprelevata e che
 rivolgono fischi e commenti alle lacrime ghiacciate dal vento sulle
 lenti spesse della signora Tagus. Dai piedi freddi sulla piattaforma
 (piedi: anch'essi artritici) percepisco che il treno sta arrivando.
 Dico alla signora Tagus di telefonarmi quando vuole un taxi per
 tornare. La aspettera casa.
 Un vagabondo accanto a una pattumiera incendiata canta l'inno
 nazionale al di ldei due binari, ma le note arrivano fino a noi
 trasportate sulla piattaforma dalle forti folate del vento invernale.
 Tutta la neve diventata rigido ghiaccio. Consegno alla signora
 Tagus il thermos con il tper il viaggio, che dura tre quarti d'ora
 perch ringraziando il cielo, non deve cambiare.
 Raccomando alla signora Tagus di dire ai suoi ragazzi di venirmi a
 trovare. Berremo qualcosa di caldo, e discuteremo di tutta la
 faccenda.
 Ecco che il treno arriva. La signora Tagus si avvia a tentoni. Non
 dice mai niente quando piange, Greta. Facciamo come se niente fosse,
 dignitosamente. Ha varcato lo sportello del treno. Prende posto da
 sola, ma nella direzione opposta a quella di marcia, cosa che temo
 non giovi allo stomaco. Greta si sfila i guanti e solleva le mani
 ingiallite, che io ricordo quando erano bianche, le solleva per
 sfilarsi gli occhiali ghiacciati. Senza occhiali la signora Tagus 
 pivecchia. Gli sportelli si richiudono prima che io sia riuscito a
 trascinare il mio corpo irrigidito verso il finestrino per dire alla
 signora Tagus di sedersi nella direzione di marcia. C'tanto rumore,
 e io non sopporto il rumore. Tengo le mani, infilate nei guanti che
 mi sono comprato, sulle orecchie e vedo la signora Tagus che si
 allontana sui binari verso nord. Nel nostro palazzo nella mia cucina
 guardo la mia cucina e vedo il treno che la porta via.
   
 E' tutto verde
 Lei dice non mi importa se tu mi credi o no, la semplice verit
 tu continua pure a credere quello che ti pare. Quindi sicuro che
 sta mentendo. Quando dice la veritimpazzisce pur di convincermi a
 crederle. Percisono sicuro che sta mentendo.
 Lei si accende una sigaretta e guarda fuori, lontano da me, fa la
 maliziosa con la sigaretta bene in vista e lo sguardo verso la
 finestra ancora bagnata, e io non so proprio cosa dire.
 Dico Mayfly io davvero non so cosa dire o cosa fare e se posso
 crederti pi Ma queste sono le cose che so. So che io invecchio e tu
 no. E so che ti do tutto quello che ho da darti, con le mani che ho e
 con il cuore che ho. Tutto quello che ho dentro, io te l'ho dato.
 Tenendolo insieme e lavorando duro ogni giorno. Ti ho fatto diventare
 la ragione di ogni cosa che faccio. Ho provato anche a costruire una
 casa da offrirti, per farti restare con me, perchfosse bello
 restare con me.
 Mi accendo anch'io una sigaretta e butto il fiammifero nel lavabo
 dove ci sono gli altri fiammiferi e i piatti e la spugna e tutte
 queste cose qua.
 Dico Mayfly io il mio cuore l'avevo gettato per strada e sono
 andato a recuperarlo per te ma ora ho quarantotto anni. E' ora che la
 smetta di lasciarmi trasportare dalle cose e basta. Devo usare quel
 po' di tempo che mi rimane per provare a far andare le cose per il
 verso giusto. Devo capire quello che voglio. Dentro di me ci sono
 delle esigenze che tu non riesci nemmeno pia vedere, perchormai
 le tue esigenze sono troppe.
 Lei non dice niente e io guardo lei che guarda la finestra e sento
 che lei sa che io lo so, e lei cambia posizione sul divano. Si siede
 sulle sue gambe. Indossa dei pantaloncini.
 Dico davvero non ha importanza cosa ho visto o cosa credo di aver
 visto. Non ha pinessuna importanza. So soltanto che io invecchio e
 tu no. Ma ora sento che tutto ciche mi appartiene fa parte di te e
 sento che non ricevo piniente da te.
 I suoi capelli sono tirati su sotto un berretto con delle forcine e
 con la mano si tiene il mento, presto, dal mio divano guarda
 incantata fuori la finestra ancora bagnata.
 E' tutto verde dice. Guarda come tutto verde Mitch. Come fai ad
 avere voglia di dire tutte queste cose quando qui fuori tutto cos
 verde.
 La finestra sul lavabo del mio cucinino lucida per via della
 pioggia pesante della notte scorsa e ora mattina, c'il sole, 
 ancora cospresto, e ci sono tante cose verdi lfuori. Gli alberi
 sono verdi e il prato e pettinato all'indietro per i violenti scrosci
 di pioggia. Ma non tutto verde. Le altre roulotte non sono verdi e
 il mio tavolino da gioco in mezzo alle pozzanghere e le lattine di
 birra e le cicche che galleggiano nei posacenere non sono verdi, o il
 mio camper, o il mio carrello, o tutta la ghiaia, o quella ruota
 giocattolo che sta in piedi sotto una corda di bucato senza bucato
 vicino alla roulotte a fianco, dove c'quel tipo con i figli.
 E' tutto verde sta dicendo. Sta sussurrando e quel suono non lo
 riconosco pi
 Getto la mia sigaretta e a fatica cerco di distrarmi da questa
 mattina con il sapore di qualche veritnella bocca. Mi giro a fatica
 verso di lei nella luce del divano.
 Sta guardando fuori, lda dove seduta, e io guardo lei, e c'
 qualcosa in me che non riesco a trattenere, in quello sguardo. Mayfly
 ha un corpo. E lei il mio mattino. Dico il suo nome.
   
 Piccoli animali
 senza espressione
 E' il 1976. Il cielo basso e pieno di nuvole. Le nuvole grigie
 sono gonfie, increspate e luminose. Il cielo sembra un cervello.
 Sotto le nuvole c'un campo, e tira vento. Un'autostrada sbiadita
 corre vicino al campo. Passano un sacco di automobili. Una accosta.
 Una donna giovane con un viso appassito fa scendere dall'auto due
 bambini. L'uomo al volante guarda dritto davanti a s I bambini non
 fiatano. Hanno la pelle bianchissima. La donna ha in mano un
 sacchetto con dentro qualcosa di molto pesante. Il suo viso appassito
 pende sul sacchetto. La donna porta il sacchetto e i bambini con la
 pelle bianchissima verso uno steccato di legno, vicino al campo,
 vicino all'autostrada. Appoggia le mani dei bambini, che sono
 piccole, allo steccato di legno. La donna dice ai bambini di tenere
 le mani sullo steccato finchnon torna l'automobile. Sale in auto e
 l'auto parte. Nel campo vicino al recinto c'una mucca. I bambini
 tengono le mani sul recinto. Il vento soffia. Passano un sacco di
 auto. I bambini restano lfermi tutto il giorno.
   
 E' il 1970. In un cinema una donna dai capelli rosso fuoco seduta
 a parecchie file dallo schermo. Una bambina con un bel vestitino 
 seduta accanto a lei. E' appena cominciato un cartone animato. Gli
 occhi della bambina si perdono nel cartone animato. Dietro la donna 
 buio. Un uomo si siede dietro la donna. Si sporge in avanti. Le sue
 mani si perdono nei capelli della donna. Gioca con i suoi capelli nel
 buio. La luce riflessa del cartone animato fa tremolare le facce del
 pubblico: gli occhi della donna brillano per la paura. E'
 completamente immobile. L'uomo gioca con i suoi capelli rosso fuoco.
 La bambina non si gira mai verso la donna. I cartoni animati, le
 anteprime dei film e il film durano quasi tre ore.
   
 Alex Trebek si aggira per lo studio di Rischio! con una spilla sul
 petto dove c'scritto at Sayak assomiglia a un tasso Lui e Sayak
 giocano a squash ogni gioved
   
 E' il 1986. Il cielo notturno della California illuminato e
 silenzioso come un palazzo abbandonato. Dall'appartamento caldo di
 Faye sulle strade all'orizzonte si vede una scia lentissima di
 microscopici lustrini bianchi.
 Faye Goddard e Julie Smith sono sul letto di Faye. A turno, si
 mettono una sopra l'altra. Fanno sesso. I gemiti di Faye echeggiano
 come monete contro le grandi vetrate del suo attico.
 Poi Faye e Julie si rinfrescano con degli asciugamani bagnati.
 Stanno in piedi nude davanti alle vetrate a guardare Los Angeles.
 Frammenti di Los Angeles si accendono e si spengono, come se le luci
 si offuscassero a vicenda.
 Julie e Faye tornano a letto, come amanti. Si scambiano complimenti
 sui loro corpi. Si lamentano di quanto breve la notte. Continuano
 ad analizzare, con una sorta di entusiasmo infelice, le piccole
 omissioni che, dice Julie, necessariamente punteggiano la strada che
 conduce a un rapporto vero. Faye dice che Julie le piaceva gimolto
 tempo prima di sapere che anche lei piaceva a Julie.
 Consultano insieme sul dizionario Oxford la definizione di
 iacersi
 Si abbracciano. Julie bianchissima, i suoi capelli sono corti e
 spinosi. Attraverso i vetri, il buio della stanza scheggiato da
 frammenti di Los Angeles di notte. Il buio accerchia ognuno dei
 frammenti e combacia con essi come un guanto da giardiniere. E'
 romanticissimo.
   
 Il 12 marzo 1988 piove. Dalla finestra dell'ufficio di sua madre,
 Faye Goddard vede la strada diventare prima scura e poi lustra di
 pioggia. Dee Goddard seduta sulla sua scrivania, scalza, e anche
 lei guarda fuori della finestra. La regista di Rischio! lcon
 l'addetto stampa dello show. La capo macchinista e la suggeritrice
 riordinano degli appunti. Alex Trebek seduto da solo accanto alla
 porta in una di quelle sedie da regista, beve una bibita in lattina.
 La stanza si riflette nella finestra buia.
 - Se ci dici che cosa le hai detto, forse riusciamo a capire se
 viene, - dice Dee.
 - Possiamo fare una cosa tipo l meglio in venti minuti Faye, -
 dice la regista guardando l'orologio che tiene nella parte interna
 del polso.- Poi ci vorralmeno un'ora per organizzare e registrare.
 Oppure tagliamo, il che significa rimediare col satellite e un po' di
 televendite.
 - Per non parlare di un ragazzo che ormai mezzo catatonico per il
 terrore ed in preda a un attacco di nervi, - dice a bassa voce
 Muffy demott, addetto stampa. - L'ultima volta che l'ho visto, era in
 posizione fetale sul pavimento fuori della sala trucco.
 Faye chiude gli occhi.
 - Ho detto a mio marito di tenerlo d'occhio, - dice la regista.
 - Grazie mille, Janet, - dice Dee Goddard alla regista. Abbassa lo
 sguardo sulla sua cartellina. - Sono giarrivati tutti i concorrenti
 delle altre quattro puntate?
 - Tutti quelli iscritti. Molti pidi quanti ne abbiamo mai avuti.
 Poi c'una pensionata dell'esercito, piuttosto timida, che non mai
 stata inserita nemmeno in una sfida di prova fino alla fine di
 aprile. Dice che non ce la fa piad aspettare di sfidare Julie.
 - Ma non sfiderJulie, - dice Muffy demott.
 Dee sbircia la sua cartellina.- Insomma, in tutto quanti sono?
 - Nove, - sussurra Faye. Poi si tocca i capelli sulle tempie.
 - Ne abbiamo nove, - dice la regista, - sono sufficienti per tutte
 e quattro le puntate con una rotazione di due per puntata -. Nella
 stanza, il suono della pioggia che batte sul tetto di alluminio della
 Merv Griffin Enterprises, sembra carne che frigge in lontananza.
 - E sono sicura che sono preparati, - dice Faye. Si guarda il dorso
 delle mani che tiene in grembo. - Che fa Julie se il ragazzo la
 elimina? Il tuo nuovo misterioso guru delle nozioni.
 - Non fare confusione tra quel che sono, da una parte, e quel che
 mi dicono di fare, - dice la regista.
 - Non la elimina, - dice la capo macchinista, scuotendo la testa;
 sta masticando un chewing gum che le stimola un vermetto di muscolo
 sulla tempia.
 Alex Trebek, guardando il suo orologio digitale, inizia a
 schiarirsi la voce come fa ogni volta prima di una puntata; un
 rituale. Tutti nella stanza si girano a guardarlo.
 Dee dice: - Alex, che ne dici di far accomodare i nuovi concorrenti
 alle postazioni, avvertendoli che potremmo, ma non detto, essere in
 leggero ritardo? E ringraziali per la loro pazienza.
 Alex si alza, si aggiusta la cravatta. La sua lattina risuona sul
 fondo metallico di un cestino. Si schiarisce la voce.
 - Un buon conduttore e tutto quan-to -. Dee gli sorride cordiale.
 - Bravo.
 Alex lascia la porta aperta. Fuori il sole squarcia le nuvole. Le
 palme gocciolano e il cemento luccica. Le macchine sfrecciano, con i
 tergicristalli posizionati su oloognitanto Janet Goddard, la
 regista, tiene lo sguardo basso, e finge di essere concentrata su
 quel che ha in mano. Faye sa che la luce improvvisa del sole la sta
 facendo sentire poco attraente.
 Nella finestra Faye vede il profilo di Dee controllare l'orologio
 con un movimento impercettibile. - Le domande sono pronte? - chiede
 il profilo.
 - Bastano per quattro puntate, - dice la capo macchinista; - gli
 argomenti sono a posto, tutti i monitor sono sintonizzati. Ora Joan
 sta fissando l'ordine delle domande.
 - Quello il mio lavoro, - dice Faye.
 - Il tuo lavoro, - sibila la regista, - dire alla mammina qui
 presente dove finita la tua amichetta nevrotica.
 - Alex avrbisogno tra pochissimo di tutti i testi alla
 postazione, - dice Dee alla capo macchinista.
 - Ecco il tuo lavoro, oggi -. Janet fissa la schiena di Faye.
 Faye Goddard mostra il dito medio alla moglie del suo ex patrigno,
 Janet Goddard, sul vetro della finestra. - Uno di questi per ogni
 domanda sugli animali, - dice.
 La regista si alza, dice a Faye che una puttana con l'aria di una
 mantide religiosa, poi esce, chiudendosi alle spalle la porta che era
 rimasta aperta.
 - Puttana, - dice Faye.
 Dee con un sorriso lieve dice che le sembra che di puttane ce ne
 siano un po' troppe. Muffy demott ride e va a sedersi sulla sedia di
 Alex. Dee scende dalla scrivania. Una scheggia della scrivania si
 spezza tirata via dai pantacollant. Si accovaccia accanto alla
 figlia, che sulla sedia della scrivania, girata verso la finestra,
 con i piedi nudi appoggiati sul davanzale. Le ginocchia di Dee
 scricchiolano.
 - Se non viene, - sussurra Dee,- allora dimmelo. Almeno sistemo la
 cosa con Merv, piccola.
 Il fatto che Faye vede nella finestra l'immagine sfocata e
 splendente di sua madre. Vede il volto medievale di sua madre, i
 capelli rossi scrupolosamente pettinati, le rughe tristi che
 disegnano un triangolo intorno alla bocca e al naso, che intrappolano
 e accumulano fondotinta e trucco ogni volta che il viso si contrae
 durante la giornata. Dee ha gli occhi arrossati, cerchiati da
 occhiaie profonde, borse di sangue nero. Dee bella, a parte le
 occhiaie. Quest'anno Faye ha notato che comincia a intravedersi un
 principio di borse nere anche sotto ai suoi occhi, che sono uguali a
 quelli del padre, marrone scuro e leggermente tiroidei. Faye sente
 l'alito di Dee. Ma non riesce a capire se sua madre ha bevuto.
 Faye Goddard ha ventisei anni; sua madre cinquanta.
 Julie Smith venti.
 Dee stringe il braccio di Faye con la mano sottile che a stare in
 ufficio si raffreddata.
 Faye si gratta il naso. - Non viene, me l'ha detto. Sarper
 un'altra volta.
 La capo macchinista fa un salto quando il telefono squilla.
 - Ma no, non vero, - dice Faye.
 - Bambina mia -. Dee accarezza il braccio che aveva stretto.
 - E' chiaro che io non ho sentito niente, - dice Muffy demott.
 - Va bene, - dice la capo macchinista. - Portatela in sala trucco
 -. Alza gli occhi verso Dee. - La vuoi in sala trucco?
 - Brava, - dice Dee a Faye indicando la porta chiusa.
 - Non penso che il signor Griffin stia bene, - dice la
 suggeritrice.
 - Lui e il ragazzo sono degni l'uno dell'altro. Buttiamo dentro
 anche la pensionata dell'esercito. Facciamo una puntata di nevrotici.
 Dee avvicina il viso di Faye con la sua mano sottile. La bacia con
 dolcezza. Le labbra combaciano alla perfezione, pensa improvvisamente
 Faye. Rabbrividisce, nell'aria condizionata.
   
 a regina di ischiodetronizzata dopo un regno durato tre
 anni.
 Titolo di ariety
 del 13 marzo 1988
   
 - Non muovetevi di l - dice la televisione.
 - E dove vuoi che vada? - chiede Dee Goddard, seduta sulla sua
 sedia, nel suo ufficio, di notte, nel 1987.
 - Siamo qui per dar vita a delle cose belle, - dice la televisione.
 - Anch'io, - dice Dee. - Anch'io l'ho fatto. Una volta.
 Dee seduta nel suo ufficio alla Merv Griffin Enterprises tutte le
 notti della settimana e ammazza il tempo bevendo un martini
 annacquato dopo l'altro. Le pareti del suo ufficio sono coperte da
 una quantitdi frasi celebri distorte. Cose tipo: mi semblato di
 vedele un matto; per colpa di un canguro non si fa picredito a
 nessuno. E foto con dedica. Dee e Bob Barker insieme, ai tempi in cui
 scriveva i testi di Verito Illazioni. Merv Griffin che le consegna
 una targa. Dee e Faye tra Wink Martindale e Chuck Barris a un party.
 Dee preme il telecomando per passare dalla Nbc a Mtv, sulla tv via
 cavo. Ragazzi truccati, quasi anoressici, suonano chitarre che non
 sembrano chitarre ma aerei o armi.
 - Vostro marito vi guarda ancora come vi guardava un tempo? -
 chiede la televisione.
 - Ma figuriamoci, - dice Dee sarcastica tra un sorso e l'altro.
 - Beve troppo, - dice Julie Smith a Faye.
 - Perchsoffre, - risponde Faye, guardando la madre.
 Julie guarda anche lei il monitor del circuito interno dell'ufficio
 di Faye. - Beve per dimenticare o per ricordarsi che soffre?
 Faye sorride.
 Julie scuote la testa. - E' una cosa meschina spiarla cos
 - Oggi meriti una pausa, - dice la televisione. - Il latte 
 salute... Combatte i nemici dell'igiene... Non hai voglia di un
 cheeseburger la casa tua?
 - Veramente no, - dice Dee, alzandosi in piedi sulla sedia. - Non
 ne ho nessuna voglia -. Il bicchiere le cade di mano.
 - Perstata carina a dire quella cosa su di te, prima -. Julie
 guarda il profilo di Faye. - A dire che anche lei una volta ha dato
 vita a una bella cosa.
 Faye sorride senza smettere di guardare il monitor. - Hai sentito
 cosa ha fatto Alex oggi? Sayak dice che ormai con Alex guerra
 aperta. Alex entrato in cabina di regia e si messo a giocare con
 il tasto degli applausi durante la registrazione della terza puntata
 della Ruota della Fortuna. Tipo che il pubblico applaudiva ogni volta
 che un concorrente sbagliava e perdeva soldi. Sajak dice che si
 vendicher
 - Just do it, - dice la televisione.
 - Okay, - dice Dee. Poi si addormenta sulla sedia.
 Faye e Julie sono sedute su piccoli asciugamani sottili, nel 1987,
 sul bagnasciuga, nude, su una spiaggia per nudisti a sud di Los
 Angeles. L'alba appena spuntata. Il sole alle loro spalle. Il
 Pacifico all'alba e color lilla. Deboli onde bagnano i piedi delle
 due donne e poi si ritraggono subito. Il cielo di un colore
 assurdo.
 Julie ha detto a Faye che secondo lei gli amanti passano per tre
 differenti fasi nel corso della loro conoscenza. All'inizio si
 raccontano aneddoti e le cose che amano. Poi le cose in cui credono.
 E nella terza fase studiano la relazione tra le cose in cui l'altro
 crede e quelle che in realtfa.
 Julie e Faye si stanno raccontando aneddoti e tutte le cose che
 amano per il ventesimo mese consecutivo. Julie dice a Faye che lei,
 Julie, ama pidi ogni altra cosa: la poesia contemporanea, le donne
 crudeli, le parole che hanno un solo significato, le facce in cui
 l'espressione cambia all'improvviso, una enciclopedia canadese in
 edizione limitata che nessuno conosce e che si chiama Enciclopedia
 Laplace: tutti i fatti del mondo, l'odore tenero della cipria che si
 sente quando le donne anziane aprono il portatrucco, e ovviamente il
 dizionario Oxford.
 - Devi ammettere che l'enciclopedia diventata la tua fonte di
 guadagno.
 Julie respira a fondo l'aria che ha l'odore del lievito. - E' stato
 proprio come ci raccomandavano sempre i professori: l'enciclopedia 
 diventata la mia amica.
 - Parli di quand'eri bambina? - Faye accarezza il braccio di Julie.
 - Gli uomini apparivano e scomparivano, uno dopo l'altro. Mi
 dispiaceva costanto per mia madre. Questi uomini vuoti, silenziosi,
 e lei che si aggrappava a ognuno, e se li portava a casa. E non ce
 n'era uno che riuscisse a sopportare mio fratello.
 - Vieni qui.
 - Certe volte la situazione diventava intollerabile. Ecco, mi
 ricordo che mia madre faceva una vita davvero orribile. Ma quando le
 cose si mettevano male, ci chiudeva in camera per tenerci al di fuori
 -. Julie sorride pensando a se stessa. - Ricordo che mi dava un
 righello e una matita. Per giocare. Potevo stare lcon il righello
 per ore, a giocare.
 - Anche io adoravo i righelli.
 - Puoi costruirci interi mondi. Io riuscivo a costruire mondi
 interi tracciando linee. Una specie di bacchetta magica seghettata.
 Passavo tutto il giorno cos Con mio fratello che guardava.
 Su questa spiaggia non ci sono i gabbiani all'alba. C'silenzio
 assoluto. La marea si sta ritirando.
 - E poi avevamo una di queste enciclopedie Laplace: tutti i fatti
 del mondo. Il suo quarto marito le passava a quelli che le vendevano
 porta a porta. Tenevo i volumi sparsi in ogni stanza dove mia madre
 poteva rinchiuderci. Coserano diventati veri e propri amici. Capivo
 quando erano piaffidabili e quando lo erano meno. Cominciavo a
 conoscerli profondamen-te -. Julie guarda Faye. - Non mi importa se
 ti sembra stupido o esagerato.
 - Non mi sembra affatto stupido. Non divertente avere un
 fratellino minorato e una madre con una vita orribile, e sentirsi
 soli. Per non parlare di quando ti chiudeva a chiave.
 - La veritche era lui che chiudevano a chiave. E io dovevo
 stargli dietro.
 - Volevo soltanto dire che un fratello autistico non puessere un
 compagno per nessuno al mondo, e non importa quanto lo ami, - dice
 Faye, mentre con la punta del piede prova a disegnare un angolo nella
 sabbia umida.
 - Prendermi cura di lui mi portava via una quantitdi tempo
 incredibile. Perhai ragione, non mi faceva compagnia. Ma io avevo
 soltanto lui e volevo che stesse con me. Come se fosse il mio lavoro.
 Avevo soltanto lui ed era parte della mia identit o una cosa del
 genere, capisci? Come se mi desse diritto a occupare pispazio. Non
 avevo neanche otto anni.
 - Non riesco a credere che non la odi, - dice Faye.
 - Nessuno degli uomini che stavano con lei riusciva a sopportare di
 averlo tra i piedi. Quelli che ci provavano, dopo un po' non ce la
 facevano pi Non faceva altro che guardarti fisso e agitare le
 braccia. E quando guardavano mia madre negli occhi qualche volta
 dicevano che avevano l'impressione di vedere lui che li fissa-va -.
 Julie si scuote via un po' di sabbia dai capelli corti. - E invece
 lui era intelligente. Era totalmente chiuso in se stesso, ma era
 intelligente. Riusciva a fissare la stessa cosa per ore senza
 annoiarsi. E poi scoprii che sapeva leggere. Leggeva molto lentamente
 e mai ad alta voce. Non so cosa erano le parole, perlui -. Julie si
 gira verso Faye.- Grazie all'enciclopedia, abbiamo imparato a leggere
 entrambi. Molto presto. Le illustrazioni ci aiutavano molto.
 - Non riesco a credere che non la odi.
 Julie tira un sassolino. - Eppure non la odio, Faye.
 - Ti ha abbandonato su una strada perchun tizio glielo aveva
 chiesto.
 Julie continua a guardare il buco nella sabbia da cui ha preso il
 sassolino. Il buco si scioglie. - Lo amava davvero quell'uomo che
 stava con lei -. Scuote la testa. - Le ha chiesto di liberarsi di
 lui. Credo che abbandonanche me perchbadassi a lui. Le sono grata
 per questo. Se allora mi avesse allontanato da lui, la mia vita non
 avrebbe avuto pisenso.
 - Piccola mia.
 - Sarei rimasta io in ospedale tutto quel tempo, non lui.
 - Ma che dici? Come se lui all'improvviso avesse smesso di essere
 autistico perchnon potevi piprenderti cura di lui.
 Julie Smith odia pidi ogni altra cosa: i biglietti d'auguri, i
 genitori adottivi che adottano qualcuno senza prima fare un esame di
 coscienza e valutare la loro capacitdi amare, l'odore di zolfo,
 John Updike, tutti gli insetti con le antenne, e gli animali in
 genere.
 - E le donne dolci?
 - Credo che gli insetti con le antenne siano peggiori. Persino
 quando sono fermi, le antenne continuano a muoversi. Le antenne non
 smettono mai di muoversi. E' una cosa che non sopporto.
 - Ti amo, Julie.
 - Anch'io ti amo, Faye.
 - Non avrei mai creduto di poter amare una donna cos
 Julie scuote la testa guardando il Pacifico. - Non farmi diventare
 triste.
 Faye osserva un minuscolo insetto senza antenne che pattina su
 zampette sottili come capelli sulla superficie trasparente di una
 pozza formata dalla marea. Si schiarisce la voce.
 - Allora, - dice. - Qual il tipo di linea nel campo da football
 di cui ce n'una sola?
 - Quella di centrocampo.
 - Qual l'unico mese dell'anno senza festivitnazionali, il cui
 nome deriva da un imperatore romano che...
 - Agosto.
 Il sole pialto; il sangue si sta ritirando dall'acqua azzurra.
 Le donne si spostano verso il mare per farsi ancora accarezzare
 dalle onde.
 - Certe volte l'oceano mi sembra un enorme cane azzurro, - dice
 Faye mentre lo guarda. Julie mette un braccio intorno alle spalle
 nude di Faye.
 e abbiamo voluto bene come a una figlia, - ha dichiarato
 l'addetto stampa di Rischio!, Muffy demott.- Ci dispiacervederla
 andare via. Nessun concorrente ha mai significato tanto per un quiz
 quanto la signorina Smith per Rischio!.
 Articolo di ariety
 13 marzo 1988
 Onde leggere arrivano, si infrangono, si ritraggono. Dita bianche
 si allungano sulla spiaggia e si sciolgono sulla sabbia. Faye vede la
 sabbia scura brillare sotto di loro quando l'acqua viene trascinata
 via dalla marea che si ritira.
 La spiaggia si riassesta e sibila mentre diventa pichiara. Faye
 guarda il profilo di Julie Smith. Julie ha la pelle pibella che
 Faye abbia mai visto. Non solo che cosdelicata da essere
 screpolata, o che qui col sole basso ha il colore del vino rosso; 
 che ha un tessuto che sembra veramente vivo, una morbidezza elastica,
 come una guaina matura, un baccello. Vulnerabile e spessa. Tesa,
 lucida e fissa solo sugli zigomi rotondi; sono le ossa a rendere le
 guance incavate, gli occhi profondi. Il profilo del suo volto ha la
 forma di una chiave musicale, sembra slavo. Tutto quel che le
 appartiene ha una sorta di permeabilit persino la scura e sottile
 distanza tra i due denti davanti sembra una specie di fessura, un
 timido invito. Julie ha usato quei denti e la fessura per eccitare
 Faye con un'abilitdelicata che Faye non aveva creduto possibile.
 Julie ha alzato gli occhi. - Allora?
 Faye guarda nel vuoto, poi scuote la testa.
 - Stavi parlando di poesia -. Julie sorride e accarezza il viso di
 Faye.
 Faye accende una sigaretta nel vento. - Il fatto che non mi mai
 piaciuta. Non dice mai niente. Anche quando mi piace, poi capisco che
 solo un modo picomplicato per dire cose ovvie. Cosmi pare.
 Julie sorride. Tra i suoi denti davanti c'una fessura. - E va
 bene, - dice. - Ma considera che poche, pochissime di noi hanno un
 bagaglio culturale sufficiente a comprendere le cose ovvie.
 Faye ride. Bagna un dito e disegna un numero nell'aria. Ridono.
 Un'onda improvvisa si rompe fragorosa sul bagnasciuga. Il dito di
 Faye sa di fumo e di sale.
   
 Pat Sajak, Alex Trebek e Bert Convy stanno seduti in cerchio con i
 pantaloni sportivi e le cravatte allentate, nella sala riunioni della
 Merv Griffin Entertainments, una mattina, a guardare una cassetta
 delle finali di baseball dell'anno precedente. Nello schermo gigante
 della sala un battitore colpisce un lancio basso.
 - Era bassa, - dice Trebek.
 Bert Convy, che si sta pulendo le lenti a contatto, guarda il
 replay strizzando gli occhi.
 Trebek si aggiusta sulla sedia.- Dimmi il miglior battitore di
 palle basse di tutti i tempi.
 - Joe Pepitone, - dice Sayak senza esitare.
 Trebek lo guarda stupito. - Joe Pepitone?
 - Willie Stargell stato un gran battitore di palle basse, - dice
 Convy. Gli altri due non gli badano.
 - Reggie Jackson era grande, - conclude Sajak.
 - Lo ancora, - dice Trebek, guardandosi distrattamente le unghie.
 Il conduttore di quiz ha una vita professionale non troppo
 impegnativa. Tutte e cinque le puntate della settimana si possono
 registrare in un giorno solo. Di solito una settimana al mese si
 passa lavorando duro in studio per lo spettacolo. Il resto del tempo
 libero. Bert Convy passa il tempo tra fiere delle auto,
 inaugurazioni di centri commerciali ed episodi di Love Boat, - e
 ormai molto piche miliardario. Pat Sayak a squash un
 fuoriclasse, si occupa di giardinaggio, e sta imparando la terza
 lingua con un corso di corrispondenza. Alex, conosciuto nell'ambiente
 per essere il conduttore con maggior dedizione al lavoro dai tempi di
 Bill Cullen, ogni giorno viene visto in qualche sala attrezzi della
 Mge che legge o si schiarisce la voce, o si aggiusta i capelli, o si
 preoccupa.
 C'un colpo che va a segno. Sajak tira una lattina contro lo
 schermo. Trebek e Convy ridono.
 Sayak si gira verso Bert Convy.- Come va col dente, Bert?
 Convy si copre la bocca. - E' sempre scolorito, - dice torvo.
 Trebek lo guarda: - Hai un dente scolorito?
 Convy tasta un canino scoperto.- Una cosa passeggera. Sta gi
 sparendo -. Strizza gli occhi per guardare Alex Trebek. - Pernon
 dirlo a Merv.
 Trebek si guarda intorno, per capire se Convy ce l'ha con qualcun
 altro. - Dici a me? La persona qui presente? Ti sembro uno che fa
 cose del genere?
 - Mi sembri un conduttore di quiz.
 Trebek fa un largo sorriso. - Deve essere per i miei denti
 perfetti, meravigliosi e intatti.
 - Bastardo, - brontola Convy.
 Sajak fa segno di abbassare la voce.
   
 La dinamica del rapporto tra Faye Goddard e Julie Smith, secondo
 quelli che le frequentano, non del tutto chiara. Faye ha ventisei
 anni e negli ultimi tre anni e mezzo ha lavorato nello staff di
 Rischio! Julie ha venti anni, i genitori adottivi sono a Lajolla, e
 ha conservato il titolo di campione di Rischio! per oltre settecento
 puntate riscuotendo un enorme successo.
 Tre anni e mezzo fa, il principe della produzione dei quiz, Merv
 Griffin, decise di riportare al successo il popolare show Rischio!
 ormai dimenticato dalla stampa nazionale, di far ritirare Art
 Flemming e di mettere al suo posto Alex Trebek, bello ma un po'
 rigido, abbastanza distinto, affidabile, un ex modello che si era
 fatto le ossa nei quiz presentando Alta Tensione per la Barris/Nbc,
 un programma che era durato poco. Dee Goddard - che aveva scritto
 spettacoli ormai datati come Verito Illazione e Indovina il motivo,
 e aveva lavorato per la promozione e la distribuzione di Pesca il
 Jolly e infine prodotto Scommettiamo, - con risultati altalenanti di
 pubblico ma lodi dalla critica - fu assunta dalla Mge come produttore
 esecutivo di Rischio! Un periodo di tensione e confusione era poi
 seguito quando Griffin aveva deciso di nominare Janet Lerner Goddard
 - quarantotto anni, vincitrice di due premi Clio, ma anche moglie
 dell'ex marito di Dee - regista del risorto quiz; e infatti Dee si
 convinse a ritirare le dimissioni soltanto quando l'assistente di
 Griffin ebbe la geniale idea di fare una telefonata a New York, dove
 Faye Goddard, dopo aver lasciato l'universitdi Bryn Mawr nel 1982
 con una laurea in biblioteconomia, stava lavorando alla rivista
 uzzle Il braccio destro di Merv propose di inserire Faye nello
 staff di Rischio! in qualitdi Ricercatrice Argomenti e Domande.
 Faye lavora per sua madre.
 Estate 1985. Faye nello staff di Rischio! da circa quattro mesi
 quando una ragazza dalla voce roca e dalla bellezza stravagante,
 entra con un giubbotto di jeans sbiadito, uno zainetto, e un annuncio
 del imesche richiede concorrenti per la Mge. La ragazza dice di
 voler partecipare a Rischio!; le hanno detto che portata per il
 sapere nozionistico. Faye le fa un colloquio e ne lievemente
 intrigata. La ragazza ottiene un punteggio buono ma certo non
 eccezionale in un quiz di cultura generale che ha peruna rilevante
 sezione zoologica. Julie Smith riesce a fatica a entrare in una sfida
 di prova.
 Nella registrazione della sfida di prova, messa a confronto con il
 bruno Shriner da Encino e il bibliotecario Redding, secco come un
 ramoscello e con un parrucchino biondo esagerato, Julie vince
 facilmente, ma ha problemi a parlare con chiarezza al microfono, e
 mostra qualche difficoltanche con il gioco pifamoso e arguto di
 Rischio!, quello in cui il conduttore dla definizione della
 risposta e il concorrente deve indovinare la domanda giusta. Per la
 sfida di prova, Faye da Julie un punteggio di tre quinti. Di solito
 vengono richiamati solo quelli che ottengono quattro e cinque quinti.
 Ma ad Alex Trebek, che passa un bel po' del suo tempo libero a
 bazzicare le sfide di prova, la ragazza piace, anche dopo che lei
 rifiuta di andare a bere qualcosa con lui al bar della Mge. Dee
 Goddard e Muffy demott scelgono Julie tra altri diciotto possibili
 concorrenti; del resto nessuno, nello staff di un programma che si
 sforza di riacquisire uno share accettabile, puavere qualcosa in
 contrario a prendere giovani concorrenti di una bellezza ossessiva.
 Eccetera. Julie Smith viene inserita nella rotazione dei concorrenti
 all'inizio del settembre 1985.
 Le puntate di Rischio! dalla quarantasei alla quarantanove vengono
 registrate il 17 settembre. La signorina Julie Smith di Los Angeles
 appare per la prima volta nella quarantaseiesima puntata. Nessuno
 riesce a ricordare chi fosse allora il campione in carica.
 Palindromi, Astrologia musicale, Diciottesimo secolo, Edoardi
 famosi, La Bibbia, Storia della moda, Fobie varie, Sport senza palla.
 Julie guida il gioco in entrambe le manche. Risponde a tutte le
 domande. Mai successo prima, nemmeno ai tempi di Flemming. Gli altri
 due concorrenti, fiacchi e intristiti, vengono incoraggiati durante
 le pause. Julie vince 22.500 dollari, praticamente tutti i soldi in
 palio, in mezz'ora. Nella prima puntata non vince di pisoltanto
 perchun innervosito Alex Trebek annuncia l'annullamento del gioco
 finale, in quanto Julie Smith non puavere nessuno stimolo a
 scommettere una parte della sua vincita contro quella degli
 avversari, rispettivamente di zero e 400 dollari. Un Trebek con gli
 occhi di fuori e un largo sorriso fa il gesto di levarsi il cappello
 davanti a una Julie dallo sguardo assente mentre partono i bongos
 della sigla e scorrono i titoli di coda.
 Dieci minuti dopo Faye Goddard riesce a ritrovare Julie Smith, che
 era sparita, in un angolo nascosto dei camerini dei concorrenti (a
 chi deve andare di nuovo in onda viene chiesto di cambiarsi d'abito
 tra una puntata e l'altra, per fare finta che sono ornati di nuovo
 domani. Arriva il momento della quarantasettesima puntata. Un
 titolo da difendere e tutto il resto. Julie seduta e si guarda in
 un gelido specchio da trucco contornato da lampadine accese, il viso
 appassito e senza espressione. Ha problemi a reagire agli stimoli.
 Faye deve portarle un vestito stirato, starle a parlare mentre si
 veste e praticamente trascinarla di peso sopra, nello studio.
 Faye in cabina di regia, sta cercando di spiegare alla madre i
 suoi dubbi sulle possibilitche ha la nuova, strana campionessa di
 vincere un'altra puntata, quando Janet Goddard in silenzio le fa
 segno di guardare il monitor. Julie si sta mangiando gli avversari
 facendoli a pezzi. Si scopre che il nome di Lady Bird Johnson 
 Claudia. Che la cittdella Florida che produce piavana di tutta
 Cuba Tampa. Il dito di Julie tortura il pulsante. Nel gioco delle
 domande, formula quella giusta prima ancora che Alex abbia terminato
 la definizione della risposta. La prima manche conquistata. Janet
 manda la pubblicit Julie resta seduta nella sua postazione,
 fissando il pubblico ammutolito.
 Faye e Dee guardano Julie appena la luce rossa si accende e Alex
 Trebek immediatamente mostra il suo stanco sorriso professionale.
 Ogni volta che si accende la luce rossa della messa in onda a Julie
 Smith succede qualcosa. Qualcosa soltanto. La ragazza del punteggio
 di tre quinti e dallo sguardo senza espressione, sparisce. Ogni
 aspetto concavo di questa persona diventa convesso. La telecamera 
 sempre su di lei. Con sguardo innamorato. Spesso Julie viene
 inquadrata mentre Trebek sta ancora leggendo la domanda. Il suo viso,
 in onda, produce una vivace scossa della frequenza; la sua
 espressione, serena e luminosa, irradia una sorta di armonia con gli
 argomenti che appaiono sul tabellone luminoso.
 Trebek continua ad armeggiare con il nodo della cravatta. Faye sa
 che lui percepisce qualcosa di insolito, di strano, nell'andamento
 del quiz. Quando Julie dla definizione latina del comune ravanello
 il pubblico in studio fa un sospiro di stupore e bisbiglia.
 - Nessuno sa il nome latino del ravanello, - dice Faye a Dee. - E'
 una di quelle domande micidiali che metto apposta in ogni gioco.
 L'umore degli altri due concorrenti peggiora. Qualcuno tra il
 pubblico comincia a urlare il nome di Julie.
 Trebek, che non aveva mai visto il pubblico abbandonarlo per
 qualcun altro, si innervosisce ancora di pi Usa quaranta preziosi
 secondi per raccontare un aneddoto che ha giraccontato di quando
 anda vedere una partita dei Dodgers con Tom Brokaw. Il pubblico
 rumoreggia, vuole che il gioco proceda.
 - Marca male, - sussurra Faye. Dee la ignora, si curva verso il
 monitor.
 Janet fa segno ad Alex di fare una pausa. Tutto sudato e inquadrato
 da lontano, Alex promette all'America che tornertra poco,
 impaziente di indagare sulla incredibile signorina Smith e sugli
 ancora piincredibili sacrifici che deve aver fatto per assorbire
 tante nozioni in cosgiovane et
 Rischio! fa un break per la pubblicitTriscuit. Faye e Dee
 guardano il monitor terrorizzate; il pubblico in studio 
 pietrificato: il viso di Julie Smith si accartoccia come un Kleenex
 infilato in tasca. Inizia a piangere in silenzio. Le lacrime scendono
 lungo le chiavi musicali delle sue guance e gocciolano sul microfono,
 producendo chisscome un debole fruscio. Janet, dalla regia, 
 stupita. Faye viene mandata a prendere un impacco freddo ma non
 arriva in tempo sul set. Le luci si riaccendono. L'America guarda
 Julie Smith disfarsi di tutte le domande del tabellone del Doppio
 Rischio! con il viso e il giubbotto sintetico lustri di lacrime.
 Trebek, improvvisamente e goffamente gelido, fa finta di non notare
 nulla, e non le fa (nle farper centinaia di puntate) nessuna
 delle domande sulla sua vita privata che aveva promesso di farle.
 Il gioco va avanti. Faye ha scoperto ancora un'altra Julie
 rispondere a domande su domande. Il viso di Julie ora asciutto,
 irrigidito. Continua a guardare dritto verso le schede che Trebek ha
 in mano con gli occhi ridotti a due fessure.
 Nel Rischiotutto finale, con gli avversari di nuovo senza soldi,
 Julie ignora freddamente Trebek che comincia a chiedere se bisogna
 annullare di nuovo, e decide di scommettere tutti i suoi 22.500 sul
 fatto che il primo frammento venuto alla luce dell'Uomo di Pechino
 era un pezzo di mandibola a forma di parentesi. Vince 45.000 dollari.
 Alex finge di inginocchiarsi davanti a lei. Il pubblico applaude.
 Parte la sigla finale. E in questo momento del finale conservato da
 Faye Goddard, Julie Smith, inquadrata nel luminoso luccichio della
 sua postazione di metallo, mostra serena e spontanea il dito medio ad
 Alex Trebek.
 Una nazione intera impazzisce. I centralini alla Mge e alla Nbc
 cominciano una stridula sinfonia che dura due giorni interi. Pat
 Sajak manda tre dozzine di rose rosse a gambo lungo nel camerino di
 Julie. Lo share dell'ultima parte di Rischio!, puntata numero
 quarantasette, di cinquanta - alla pari con il Super Bowl e gli
 omicidi. Tutto questo accade il 17 settembre 1985.
   
 - La mia parola preferita, - dice Alex Trebek, - commozione. E'
 la mia parola preferita specialmente quando viene usata in
 combinazione con la mia seconda parola preferita, indur-re -. Si gira
 verso il medico. - Sto facendo soltanto delle associazioni. Va bene
 se faccio delle associazioni?
 L'analista di Alex Trebek non risponde.
 - Un sogno, - dice Trebek. - Mi capita spesso di sognare che mi
 fermo davanti alla vetrina di un ristorante, e guardo un cuoco che
 lancia in aria delle frittelle. Ma poi capisco che non sono
 frittelle, ma facce. Sto guardando un uomo con un cappello da cuoco
 che con la spatola lancia in aria delle facce.
 Lo psichiatra unisce le mani a forma di guglia di chiesa e le
 osserva con attenzione.
 - Ma forse sono soltanto stanco, - dice Trebek. - Sono stanco
 morto. Sono preoccupato per il mio sorriso. Credo che cominci a
 essere un sorriso stanco. E un sorriso stanco non attraente; dal
 punto di vista professionale preoccupante -. Si schiarisce la voce.
 - Ed questa preoccupazione che mi rende ancora pistanco. E' un
 circolo vizioso del sorriso.
 - Questa ragazza con la quale lavora... - dice il medico.
 - E oggi Convy confessa che gli si sta scolorando un dente, - dice
 Trebek. - Mi dica che la cosa promette bene, perchnon me lo dice?
 - La concorrente di cui parla sempre.
 - Ha perso, - dice Trebek, strofinandosi il naso. - Ha perso ieri.
 Non li legge mai i giornali? Ha perso con suo fratello, dopo che
 Janet e l'assistente di Merv lo hanno buttato dentro in segreto, il
 piccolo bastardo handicappato, con un punteggio truccato di cinque
 quinti nella sfida di prova e un tabellone pieno di domande sugli
 animali.
 Lo psichiatra alza un po' le sopracciglia. Sono nere e ad angolo,
 come se avessero dei cardini.
 - Dietro c'una storia poco chiara, - dice Trebek, muovendo a
 scatti i larghi polsini chiari per creare sul soffitto riflessi dei
 suoi gemelli contro la luce che arriva dalla finestra. - Mi 
 arrivata quasi di quarta mano, ma mi arrivata. I genitori hanno
 abbandonato i figli quand'erano piccoli. C'era una ragazza e suo
 fratello, Lunt. Te lo immagini un campione che si chiama Lunt? Lunt
 era autistico. Autistico nel senso che piche un bambino era un
 manichino. Muffy ha detto che Faye ha detto che la ragazza se lo
 portava in giro come una valigia. E cosalla fine lui e la ragazza
 furono abbandonati in un posto sperduto. Dai genitori. Una cosa
 terribile. Lei venne adottata e il fratello fu affidato a un
 istituto. Un istituto statale. Questo ragazzo senza speranze venuto
 fuori che aveva imparato a memoria l'intera Enciclopedia Laplace:
 tutti i fatti del mondo. Furono entrambi costretti a mandare a
 memoria questa enciclopedia, da piccoli. E io che pensavo di aver
 avuto un'infanzia traumatica -. Trebek scuote la testa. - Ma lui fu
 rinchiuso, e la sorella fu adottata da della gente di Lajolla che non
 era, da quello che ho capito, proprio raccomandabile. Coslei
 scapp Entrnel programma. E prese tutti a calci in culo. Era
 bella, sportiva e non faceva stronzate. Usla vincita per pagare i
 conti da capogiro per curare l'autismo di Lunt. Lo portin una
 clinica privata nel deserto che si diceva fosse specializzata in...
 come dire, nello sradicare le persone da se stesse. E riconsegnarle
 alla socie-t-. Trebek si schiarisce la voce.
 - E devo ammettere che lo hanno sradicato per bene, - dice, - sono
 riusciti a farlo parlare. Anche se nasconde ancora la testa sotto al
 braccio quando sente la minima tensione. Inoltre ha un aspetto
 bizzarro. Ma la cosa incredibile che arriva e la fa fuori con il
 suo torrente di nozioni zoologiche -. Trebek gioca con i gemelli. - E
 lei se ne deve andare.
 - Nella nostra ultima seduta ha detto che la amava.
 - E' lesbica, - dice Trebek stancamente. - E' lesbica fino al
 midollo. Penso che sia una di quelle lesbiche militanti. Conosci il
 tipo? Quelle incazzate? Guarda gli uomini come se fossero soltanto
 delle sgradevoli ombre nell'aria. In pista insieme a quella
 irresponsabile della nostra capo-ricerche, cosa che se non sapessi
 che la Commissione Federale per le Comunicazioni non si aspetta
 niente di buono da questo tipo di relazioni, avresti...
 - Passiamo alle associazioni libere.
 - Associazione di immagini?
 - Come vuole.
 - Invitai la ragazza a bere un caffo qualsiasi altra cosa, anni
 fa, proprio all'inizio, al bar della Mge, e lei mi guardcon il suo
 sguardo ossessivo, commovente. E poi mi dice che non riuscirebbe mai
 a mandar gidella caffeina insieme a un uomo che porta un orologio
 digitale. Va al diavolo, dice. E mostra a me il dito medio alla tv
 nazionale. Si tagliata i capelli a spazzola. Certe volte sembra un
 vampiro. Una volta, nella postazione dei concorrenti - la postazione
 dove stanno tutti i concorrenti durante la puntata - una delle luci
 tremolava, sono luci al neon, e lei disse andate al diavolo, voleva
 cambiare postazione, perchquel tremolio fosforescente la faceva
 sentire come in un incubo. Effettivamente, ricordo che quella luce
 sembrava davvero un incubo. Era come se ci fosse un impulso nel neon.
 Come sangue. Tutti nelle postazioni erano innervositi -. Trebek si
 liscia i baffi. - Una ragazza strana. C'era qualcosa di strano in
 lei. Quando sorrideva brillava ogni cosa, come se fosse troppo a
 fuoco. Questo diventava divertente, in qualche modo.
 - S credo di amarla, - dice Trebek. - Ha stile quando dle
 risposte. Bisogna vederla quando comincia a rispondere... E' tipo una
 carezza intellettuale, se esiste. Penso a noi due insieme: i mari si
 aprono, le stelle ci illuminano come luci della ribalta...
 - E che mi dice di questa ricercatrice con cui sta?
 - E' una ragazza abbastanza carina. Sicura, socievole. Non
 brillantissima. Un po' emotiva. Ha un rapporto di amore-odio con sua
 madre -. Trebek riflette. - La mia opinione questa: Faye quel
 tipo di ragazza che si lascia trascinare sempre dalle emozioni,
 capisci? Non sa mai bene dove la portano, ma nemmeno le mai
 successo di andare a sbattere contro qualcosa. Una surfista della
 psiche. Perha uno sguardo spaventato, per essere cosgiovane. E
 poi ha questi occhi neri, gonfi, da pazza. Perfettamente rotondi e
 neri. E soprattutto ha un seno pazzesco.
 - Conflitti con la madre?
 - La madre di Faye un produttore esecutivo molto ansioso. Passa
 troppo tempo a ossessionarsi sul perchnon abbastanza ossessionata
 dal fatto che la nostra regista la moglie del suo ex marito.
 - Una regista?
 - Janet Lerner Goddard. La peggiore regista con cui abbia mai
 lavorato. Dee la odia. A Janet piace giocare con la mente di Dee.
 L'unica cosa sicura, che una mente spesso attratta dal gin. A
 Janet piace infilare piccoli intriganti souvenir dell'ex di Dee nella
 sua cassetta della posta in ufficio. Vecchi conti, fermacravatte.
 Gioca con la mente di Dee. Dee cosossessionata che non riesce pi
 a fare niente. Riesce a mala pena a lavorare.
 - Un'immagine che associa a questa persona?
 - Ha presente quei fucili ultramoderni, che hanno funzioni molto
 picomplicate per mirare che per sparare? Ecco, Dee cos Dio, ho
 una paura da morire di diventare cos
 Lo psichiatra pensa che per oggi tutto. Indica la porta a Trebek.
 - Ah, ecco: un'altra parola che adoro e sgargiante.
   
 In queste prime settimane d'autunno del 1985, un pubblico che
 cresce giorno dopo giorno scorge soltanto due aree di possibile
 vulnerabilitnella signorina Julie Smith di Los Angeles. La prima ha
 a che fare con gli animali: Julie semplicemente incapace di
 rispondere a domande che riguardano animali. Nella sua quarta
 puntata, gli argomenti del Superrischio includono Canzoni con
 protagonisti marsupiali e zoologici, e un eidetico farmacista di
 Westwood lotta con Julie punto dopo punto per tutto il percorso verso
 il Rischiotutto prima che lei lo distrugga con una coraggiosa
 scommessa sulla misura delle scarpe di Eva Braun.
 Nella sua quinta puntata (che doveva essere, secondo le regole
 proclamate dal gioco, l'ultima - se sardichiarata campionessa per
 la quinta volta consecutiva, dovrritirarsi), Julie si scontra con
 un postino di Berkeley incredibilmente grasso che afferma di essere
 un cofondatore della sezione californiana della Mensa. La terza
 concorrente una stenografa di Fullerton nevrastenica (ma
 bellissima, Alex continua ad aggiustarsi la cravatta) che si asciuga
 di continuo le labbra sulla manica della camicetta. La stenografa
 accumula rapidamente un punteggio negativo e diventa istericamente
 ansiosa durante il secondo break pubblicitario perchil postino
 farabutto, vendicativo e maldicente la convince che alla fine di
 Rischio! le toccherpagare in contanti i 900 dollari che ha di
 debito con il programma altrimenti non la lasceranno andare via dal
 set. Faye si precipita da lei durante la pausa, ma la donna non
 accenna a calmarsi. Continua a controllare furiosa tutte le uscite
 appena Faye si allontana e la luce rossa si accende.
 Un suono di campana dil via al Superrischio. Julie, che continua
 a non guardare verso il pubblico, inizia a prendersi delle piccole
 pause prima di rispondere ad Alex. Lascia delle possibilitanche
 agli altri. Ne approfitta solo il postino. Ma Julie sempre in
 testa. Faye tiene d'occhio la stenografa, che sta cercando di
 controllarsi soltanto grazie a un enorme sforzo di volont Il
 postino incalza Julie. Julie assume uno sguardo disgustato e scorre
 il tabellone per diversi minuti, prima di scegliere l'ultimissima
 definizione, Antica Roma da mille: autore del De Oratore che fu
 giustiziato da Ottaviano nel 43 a.C'. Il dito di Julie traccia cerchi
 intorno al pulsante; guarda la stenografa. Gli occhi del postino sono
 chiusi mentre cerca la domanda giusta per quella risposta. La testa
 della stenografa scatta verso l'alto all'improvviso. Guarda furiosa
 Julie, preme il pulsante e dice: Chi Tullio. Silenzio. Trebek
 guarda la sua scheda. Scuote la testa. La stenografa va a meno 1900
 dollari e sembra che stia per avere un mancamento.
 Faye ora vede Julie Smith che preme il pulsante e sussurra al
 microfono che, sebbene Alex si aspettasse senza dubbio la domanda Chi
 Cicerone, desidera puntualizzare che Marco Tullio Cicerone, 106-43
 a.C', era noto indifferentemente come Cicerone e Tullio. Proprio come
 il nome meno comune di Augusto Ottaviano, aggiunge, indicando la
 scheda. Trebek guarda la scheda. Faye si precipita a controllare. Il
 verdetto arriva pochi secondi dopo. La stenografa ottiene i 1000
 dollari e il suo saldo diventa attivo. Rossa per l'emozione,
 abbraccia Julie e la telecamera le inquadra. Il postino si tocca il
 risvolto della giacca. Julie sorride di un sorriso veramente radioso.
 Alex, come al solito commosso, fa una breve dichiarazione sullo
 spirito di competizione sano e sportivo del quale orgoglioso di
 essere stato testimone oggi. Il Rischiotutto finale vede Julie
 annientare definitivamente il postino, che convinto che la
 letteratura indiana sia cominciata con Kipling. La puntata ottiene
 uno share del sessantacinque per cento. Quasi nessuno fa caso allo
 scambio di numeri di telefono tra Julie e la stenografa mentre parte
 la sigla di coda. Faye si prende una strigliata da Muffy demott che
 le fa notare l'importanza capitale di cercare tutte le domande
 possibili a una certa risposta. L'immagine di Julie che, premendo il
 pulsante, interviene a correggere occupa tutto lo spazio della
 rubrica he notiziedel ewsweek
 Quella sera l'assistente di Merv Griffin convoca una riunione di
 emergenza di tutto lo staff. Sono convocate le menti migliori della
 Mge. Alex e Faye sono invitati a partecipare. Faye chiama il bar per
 i caff la Coca e il seltz per Merv.
 Griffin parla all'orecchio del suo braccio destro. Il suo uomo ha
 un viso abbronzato e un parrucchino nero. L'uomo fa cenno con la
 testa, poi si alza:
 - Non possiamo lasciarla andare via. E' troppo grande. E'
 sensazionale. E' diventata lei lo show. Guardate questi grafici -.
 Mostra i grafici.
 - Ma ci sono delle regole, - dice la regista. - Cinque puntate,
 ritiro per chi non mai stato sconfitto, ritorno per le finali ad
 aprile. L'appuntamento dell'anno. La tradizione. Dai tempi di Art
 Flemming. E' anche una questione di lealtverso tutti i concorrenti.
 Questione di etica.
 Griffin dice qualcos'altro all'orecchio dell'uomo abbronzato. Poi
 l'uomo si alza di nuovo.
 - Stronzate, - dice l'uomo abbronzato rivolgendosi alla regista. -
 La ragazza magica. I grafici non mentono. Quelli della Triscuit
 hanno offerto il doppio per ogni spot di trenta secondi, fino a
 quando ci sarei -. Faye nota che l'uomo sorride con le labbra, ma
 non con gli occhi. - Tu pensa a inquadrarla, Janet, e per noi il
 programma si puchiamare pure Julia Smith Show, se porta tutti
 questi soldi.
 - Si chiama Julie, - dice Faye.
 - Sicuro: Julie.
 Merv parla all'orecchio dell'uomo in piedi.
 - E' necessario che Merv ricordi a noi tutti gli aumenti di
 stipendio e gli incentivi che ne verranno? - dice l'uomo abbronzato,
 mostrando il cinturino dell'orologio. - Qui finisce che diventiamo
 gli eroi della televisione. Le eroine. La Mge diventerCamelot. Voi,
 tutti voi, cavalieri della tavola rotonda -. Si guarda intorno. -
 Allora forza. Mie regine. Amazzoni dello spettacolo.
 - Non puoi mantenere uno share del sessanta per cento senza
 accettare compromessi, - dice Dee, che seduta accanto a Faye,
 sorseggiando qualcosa che a Faye sembra di un colore troppo simile
 all'acqua. La regista dice qualcosa all'orecchio di Muffy demott.
 C'un momento di silenzio. Griffin si alza in piedi insieme al suo
 uomo. - Ho visto le registrazioni, e sono impressionato come non lo
 sono mai stato prima. E' come se fosse una lente, un filtro in grado
 di incanalare quella grande forza dispersiva che molti nell'industria
 televisiva hanno tentato per tutta la vita di definire e utilizzare
 -. E' Merv Griffin che parla. Tutti gli occhi intorno al tavolo sono
 abbassati. - Qual quella forza? - chiede Merv con picalma. Lui e
 il suo uomo si siedono di nuovo.
 Alex va verso la porta per prendere un vassoio dalle mani del
 cameriere.
 Griffin sussurra qualcosa all'uomo abbronzato, e l'uomo abbronzato
 si alza. - Merv suppone che questa forza, signore e signori, sia la
 capacitdei fatti di trascendere la loro autolimitazione e
 diventare, in se stessi e di se stessi, significato, sentimento.
 Questa ragazza non prende soltanto i fatti a calci nel culo. Questa
 ragazza fa diventare importanti le cose banali. Le rende umane, le fa
 diventare qualcosa che ha il potere di emozionare, evocare, indurre,
 catalizzare. Dal gioco contemporaneamente la trasparenza e il
 mistero che tutti noi dell'industria televisiva abbiamo cercato per
 decenni, andando a tentoni. E' il concorrente ideale che unisce
 testa, cuore, pancia, dito che preme il pulsante. Lei  o pu
 diventare, l'incarnazione del quiz. Lei e il miracolo.
 - Vuoi dire che diventeruna specie di culto? - chiede Trebek,
 aprendo una lattina con le braccia protese in avanti.
 Merv Griffin guarda Trebek gelido.
 Gli occhi dell'uomo di Merv luccicano. - Vedete quella finestra? -
 dice. - Ecco dove butteremo le regole. Fuori dalla finestra -. Si
 tocca il naso. - Secondo voi, il vostro sensibile datore di lavoro
 pulasciare le regole al loro posto - e vi prego di riflettere sulle
 diverse implicazioni che ha lo tare al proprio posto - dice
 guardando Janet, - se, voglio dire, segue le regole ciecamente
 soltanto perchsono regole, mentre l'obiettivo reale, lo scopo, e
 l'idea di queste stesse regole diffondersi per le strade e dentro i
 cuori del mondo libero dei consumatori Triscuit?
 - Assolutamente no, - dice Dee convinta.
 L'uomo prosegue: - E qui c'lo scoop. Lei rimane fino a quando non
 verreliminata. Noi non possiamo e non vogliamo darle alcun aiuto in
 onda. Fuori onda avrogni cosa che a Merv sembrerragionevole.
 Siamo pronti a darle una mano, ad avere un tabellone facile quando la
 strategia lo consente, e lasceremo anche un po' di spazio agli altri
 concorrenti. Le diciamo che siamo pronti a darle una mano. Demott
 saruno dei nostri premi.
 Muffy demott si pulisce le labbra con un tovagliolino del bar. - Io
 sono un premio?
 - Se la ragazza accetta il nostro aiuto, allora tu, demott,
 comincerai ad aiutarla a proteggere i suoi guadagni. Le dici che avr
 la protezione della Mge. La togli dalla prima fascia di reddito e la
 porti almeno fino alla quarta. Capito? Accetterdi farsi aiutare,
 con un premio come questo.
 - Lei manda tutti i suoi soldi all'ospedale dove sta suo fratello,
 - dice Faye a bassa voce, avvicinandosi alla madre.
 - Ospedale? - chiede Merv Griffin. - Che ospedale?
 Faye risponde a Griffin. - Tutto quello che mi ha detto che suo
 fratello sta in un ospedale in Arizona perchha dei problemi ad
 avere rapporti con il mondo.
 - Con il mondo? - chiede Griffin. Poi guarda il suo uomo.
 L'uomo di Griffin si aggiusta delicatamente il parrucchino, e si
 rivolge a Muffy. - Approfondisci questo fatto, demott, - dice. -
 Questo fatto del fratello che sta in ospedale. Se una notizia da
 diffondere, fa in modo che sia diffusa. Prendi da parte la ragazza.
 Spiegale tutto. Dille delle regole. Dille che lei resterlfino a
 quando ce la far-. Poi fa una pausa teatrale. - Dille che Merv
 potrebbe invitarla a colazione, un giorno o l'altro.
 Muffy guarda Faye. - Va bene.
 Merv Griffin guarda l'orologio. In quell'istante scattano tutti in
 piedi. Le carte svolazzano.
 - Dee, - dice Merv dalla sua sedia, toccandosi distrattamente un
 canino. - Tu e tua figlia restate un altro minuto, per favore.
   
 Storia dell'Idaho, Monete nel mondo, Truffaut, Santi patroni,
 Cocktail famosi, Animali, sport invernali, 1879, La Rivoluzione
 Francese, Canzoni con protagonisti i fiori, Il Talmud, azzo sarai
 Tu
 Uno dei concorrenti, puntata due-otto-sette, 4 dicembre 1986, un
 adolescente occhialuto con macchie di acne e un torace piatto in una
 maglietta sbiadita col disegno di Mozart; dichiara in onda di aver
 corretto il calendario solare occidentale che era in totale
 isomorfismo con l'orologio atomico dell'Ufficio della Misurazione del
 Tempo degli Stati Uniti con sede a Washington. Fissa continuamente
 Julie con occhi luccicanti. Qualsiasi cifra riuscira vincere, dice,
 servira finanziare il sogno di suo padre. Viene poi fuori che il
 sogno di suo padre consiste nel costruire delle terme sul retro della
 casa di famiglia di Orange County, con un elefante in servizio
 permanente che spruzza acqua da ogni parte delle terme.
 - Oh Dio, come sono stanco, - confessa Alex a Faye che gli passa
 una bibita e un fazzoletto durante il terzo break pubblicitario.
 Dietro Alex, Faye scorge Julie alla sua postazione, che guarda verso
 il pubblico dello studio. La gente fa a gara per attirare la sua
 attenzione.
 Le speranze del ragazzo di acquistare elefanti svaniscono nel
 Rischiotutto. Dichiara con voce stridula che la settimana islamica
 non specifica un preciso giorno di riposo.
 - Il venerd - sussurra Julie.
 Alex fa partire la sigla, e chiede al pubblico se ha notato che i
 californiani non guardano mai (mai, enfatizza) verso oriente.
   
 - Voglio sapere perchil fratello non puavere rapporti con il
 mondo. Solo questo voglio sapere, - dice Merv Griffin, cercando di
 alzare le pellicine con una graffetta. Dee fa un debole segno di
 assenso.
 - E' un ragazzo autistico, - dice Faye. - Davvero non capisco
 perchvuoi delle informazioni su una persona handicappata.
 Merv continua a rivolgersi a Dee. - Cos'ha esattamente. Ci sono
 diversi stadi di autismo. Qual la prognosi? Parla? Pucommuovere?
 Assomiglia troppo alla sorella? Eccetera eccetera.
 - Vogliamo tutte le informazioni possibili sul fratello, - insiste
 l'uomo di Merv con il viso abbronzato.
 - Perch
 Dee guarda il bicchiere vuoto che tiene in mano.
 - Vorremmo capire questo, - mormora Merv. - Se anche il fratello
 puessere infallibile nel quiz come infallibile lei -. Passa a
 fare il lavoro con la graffetta sulla mano sinistra. - Il fatto che
 lui abbia, come ci ha detto la nostra Faye, problemi ad avere
 rapporti con il mondo, insieme a codici genetici incredibili, pu
 aver prodotto in lui, - sorride, - un miracolo pigrande? Pu
 riuscire a incarnare il quiz pidella sorella? - Riesce a sollevare
 una pellicina.- Pufare quello che fa lei?
 - Immaginate soltanto le potenzialit - dice l'uomo brillante. -
 Stiamo provando a guardare molto lontano in questa cosa. Una specie
 di sfida finale, capite? Una roba tipo Antigone. Se lei prima o poi
 verreliminata noi ovviamente vogliamo che la batta qualcuno che
 abbia la stessa capacitdi attirare pubblico. Il ricovero
 costosissimo del fratello pagato dalla sorella generosa giuna
 grande notizia per i giornali.
 - Voglio soltanto sapere se anche lui un miracolo, - dice Merv.
 - E' autistico, - dice Faye, sbarrando gli occhi da insetto. -
 Capite cosa vuol dire? Stanno provando a insegnargli a parlare
 secondo un filo logico. A non avere convulsioni quando qualcuno lo
 guarda. E voi pensate di mandare in onda una persona del genere?
 L'uomo di Merv in piedi davanti alla finestra buia dell'ufficio.
 - Immaginate che la ragazza prolunghi il miracolo oltre se stessa,
 questo sta cercando di dire Merv. Il miracolo delle risposte a tutto
 puaver creato una sorta di antica, reale perpetuazione di se
 stesso. Stiamo parlando di un fatto che prolunga le emozioni, che
 passa incolume attraverso il cambiamento che inevitabilmente
 accompagna ogni tipo di emozione, Faye.
 - Stiamo pensando alla perpetuazione, ecco a cosa stiamo pensando,
 - dice Merv. - Su questo progetto, alla Triscuit hanno gimostrato
 il pollice alto.
 L'atteggiamento di Dee continua a peggiorare mentre se ne stanno
 tutti lin piedi.
 - Ricordate, signore, - si sente la voce dell'uomo di Merv dalla
 finestra. - O fate parte della soluzione o del precipitato -. E
 scoppia a ridere. Griffin addirittura si dmanate sulla coscia.
   
 Nove mesi dopo Faye e di nuovo nell'ufficio dell'uomo di Griffin.
 L'uomo porta altri capelli. Dice:
 - Solo due parole, Faye. Dico Commissione Federale e dico Tutti a
 casa. Noi non, ripeto non, vogliamo che si senta neanche puzza di
 scandalo. Non vogliamo nessuno scandalo come la domanda da 64.000
 dollari. Ho ragione? Perciti dico Commissione Federale e Tutti a
 casa.
 - Fai delle ottime ricerche, Faye. Noi ti apprezziamo molto qui. Ho
 sentito con le mie orecchie Merv usare la parola tesoro quando 
 stato fatto il tuo nome.
 - Io non le passo nessuna risposta, - dice Faye. L'uomo fa un
 vigoroso cenno di assenso.
 Faye lo guarda. - Non ne ha alcun bisogno.
 - Voglio solo dire che i nostri panni sporchi sono una questione
 privata, - dice l'uomo brillante. - Tesoro o non tesoro. Perciti
 consiglio di tenerti il tuo bell'appartamento di vetro di cui ho
 sentito parlare cosbene.
   
 Durante il primo anno, gli indici di ascolto scendono un po', ma
 succede sempre cos Poi diventano costanti in maniera incredibile.
 Le azioni della Mge vengono ripartite tre volte in nove mesi. Alex si
 compra una macchina coscostosa che ha paura di salirci. Per andare
 al lavoro, prende l'autobus. Dee e la suggeritrice acquistano delle
 proprietnei canyon. Faye si informa sugli investimenti in Borsa con
 l'aiuto di Muffy demott. Julie si trasferisce in un bungalow a
 Burbank, continua a vivere con poco e manda tutti i guadagni, eccetto
 quel poco che le serve per vivere e per pagare le tasse, all'Ospedale
 Psichiatrico di Palo Verde, a Tucson. Rifiuta di posare per la
 copertina di eople Faye spiega a quelli di eopleche Julie 
 fondamentalmente una persona riservata.
 Di la poco si arriva al punto che Julie non pupiandare da
 nessuna parte senza camuffarsi. Faye la aiuta a scegliere un paio di
 baffi e le spiega che non deve esagerare con la colla.
   
 Se si controllano alcuni dati dei piani di volo dell'aeroporto di
 Los Angeles viene fuori che l'uomo abbronzato di Merv, la regista di
 Rischio! Janet Goddard, e un certo signor Mel Goddard, che lavora
 nell'ufficio diritti d'autore della casa di produzione Screen Gems,
 salgono a bordo del nuovo Piper Cub dell'uomo abbronzato di Merv il
 pomeriggio del 17 settembre 1987, volano a Tucson, Arizona, e restano
 ltre giorni tra formiche volanti e ragni neri, un traffico
 inimmaginabile e un susseguirsi di monsoni caldissimi pregni di
 anidride carbonica.
  detronizzare la signorina Smith dopo pidi settecento vittorie
 consecutive ieri sera stato un certo ignor Luntdell'Arizona, un
 giovane la cui abitudine di nascondere la testa sotto il braccio nei
 momenti difficili non sminuisce affatto il virtuosismo con cui ha
 affrontato un pulsante e un tabellone che erano stati per anni
 proprietesclusiva della campionessa.
 Da ariety
 13 marzo 1988
   
  ora che ne sardella Smith?
 ariety
 del 14 marzo 1988
   
 A mezzogiorno di oggi Los Angeles veramente un forno. E' il 1987.
 Un postino in pantaloncini da postino e calzini di lana sta pranzando
 nel profondo intestino di un ufficio postale aperto. L'aria luccica
 sull'asfalto come benzina. Occhiali da sole cavalcano tutte le facce
 che si vedono in giro. Faye e Julie stanno passeggiando nella zona
 ovest di Los Angeles. Faye indossa un copricostume e sandali di
 cuoio. I sandali cigolano e sbattono mentre cammina.
 - Che cosa facevi? - dice Faye.- Che lavoro facevi prima di vedere
 il nostro annuncio?
 - Un professore di psicologia all'universitdi Los Angeles stava
 facendo dei test sull'emissione di saliva umana in risposta a
 differenti stimoli. Ero un oggetto di studio scientifico.
 - Eri una salivatrice professionista?
 - Mi pagavano, Faye. Avevo diciassette anni. Ero arrivata da La
 Jolla in autostop. Non avevo soldi, nun posto dove dormire. Non
 avevo da mangiare.
 - Ma lui cosa faceva, suonava campanelli o ti metteva sotto il naso
 la cioccolata per vedere se sbrodolavi?
 Julie ride, denti larghi, baffi e occhiali da sole, i capelli corti
 e ispidi nascosti sotto un cappello da safari.
 - Non proprio.
 - E che faceva, allora?
 I sandali di Faye cigolano e sbattono.
 - I tuoi sandali fanno un rumore che mi eccita, - dice Julie.
   
 - Le assicuro che non passa giorno che... - dice l'esperto
 rappresentante delle vendite di enciclopedie P. Craig Lunt
 nell'ufficio del pigrande produttore di quiz, alle prese con uno di
 quei giochi minuscoli in cui bisogna infilare una minuscola pallina
 nella bocca di un clown.
 Dee Goddard e Muffy demott sono nell'ufficio di Dee, dal quale si
 domina la strada, oggi, a mezzogiorno, nell'aria condizionata, con
 una brocca di martini, e guardano il Nuovissimo Quiz degli Sposini.
 - Benvenuti al Nuovissimo Quiz degli Sposini, - dice la tele.
 - Programma debole, - dice Dee.- In questo quiz non fanno altro che
 umiliare i concorrenti. Con battute di basso livello.
 - A me invece questo programma piace, - dice Muffy allungandosi
 verso la brocca tenuta al fresco accanto al condizionatore. - E'
 colpa loro se sono disposti a farsi umiliare da Bob Eubanks in cambio
 di una lavastoviglie o di un congelatore.
 - S ma proprio scadente. Almeno prima Mel dava un'occhiata ai
 testi. Ora veramente... veramente un'operazione da quattro soldi
 -. Dee strizza le ultime gocce da un limone.
 La testa di Bob Eubanks occupa tutto lo schermo.
 - Dio mio, guarda la testa di quell'uomo.
 - Eppure si mantiene giovane, no? - riflette Muffy. - Sembra che
 non invecchi mai. Mi chiedo come faccia.
 - Avrbarattato l'anima con la faccia. Avril culto dei bisturi
 affilati. Offrirsacrifici a misteriosi maestri pregando per la
 protezione della sua faccia.
 Muffy la guarda.
 - Uno straordinario premio speciale, scelto apposta per voi, - dice
 la televisione.
 Dee si sporge in avanti. - Guarda quella testa. Soltanto la fronte
 occupa l'intera inquadratura. Devono aver bisogno di obiettivi
 speciali.
 - In fondo mi piace. In fondo divertente.
 - Io sono felice che lui sia dentro la televisione e io fuori, cos
 lo posso spegnere ogni volta che mi pare.
 Muffy alza il suo martini verso la luce della finestra e lo
 osserva. - E a te di sicuro non capita mai di svegliarti di
 soprassalto la notte e pensare che forse tutto il contrario.
 Dee incrocia le caviglie sotto la sedia. - Tesoro mio, se noi
 facciamo questo lavoro proprio per essere sicuri che non tutto il
 contrario.
 Ridono.
 - Perse ne sentono di storie, - dice Muffy. - Su queste persone
 sole o con chissquale disturbo che non hanno avuto nient'altro che
 la televisione, i loro genitori o chi per essi li hanno abituati a
 questo piazzandoli fin da piccoli davanti al televisore, e quando poi
 diventano grandi la televisione rappresenta il loro intero mondo
 emotivo, tutto quello che hanno, ed anche l'unico modo di
 definire la propria esistenza, la propria identit e cioche loro
 stanno al di fuori della televisione, e tutto il resto del mondo 
 dentro la televisione -. Sorseggia il martini.
 - Non cambiate canale, - dice la televisione.
 - E poi si sentono storie su come una volta ogni tanto uno di
 questi qui in qualche modo riesce a entrare nel televisore. Per caso,
 - dice Muffy. - Vengono inquadrati tra il pubblico durante una
 partita, oppure sono intervistati per strada su un referendum o
 un'altra cosa, e poi vanno a casa e si piazzano davanti alla tv, e
 mentre guardano all'improvviso vedono che sono dentro al televisore
 -. Muffy alza gli occhiali sulla fronte. - E qualche volta si viene a
 sapere che questa cosa li ha fatti uscire pazzi. Qualche volta
 succede.
 - Ci dovrebbe essere un'assicurazione speciale per queste cose, -
 dice Dee, facendo tintinnare il ghiaccio nella brocca.
 - Potrebbe essere un'idea.
 Dee si guarda intorno. - Hai visto il vermourh da qualche parte?
   
 Julie e Faye passeggiando oltrepassano una casa color rosa
 shocking. Un camioncino Volkswagen sta uscendo da un vialetto
 d'ingresso. Canta la canzone triste e stridula tipica della
 Volkswagen-in-retromarcia. Faye si asciuga la fronte con il braccio.
 Si sente umida e appiccicosa, come un panino tenuto in caldo nel
 sacchetto.
 - Ma io non so proprio cosa potrei dire, - spiega.
 - Stare insieme a una donna non vuol dire essere automaticamente
 lesbica, - dice Julie.
 - Non vuol nemmeno dire essere Marie Osmond, per
 Julie ride. - E' una croce che dovrai abituarti a portare -. Le
 prende la mano.
 Julie e Faye fanno moltissime passeggiate. Faye va in auto a casa
 di Julie e l'aiuta a travestirsi. Julie mette i baffi e un cappello,
 i bermuda, una maglietta hawaiana, e una Nikon al collo.
 - E se invece fossi lesbica? - chiede Faye. Guarda un bambino
 piccolo che continua a tirare pugni dietro la coscia del padre che
 con un'espressione serena compra un gelato a un carretto. - Voglio
 dire, che succederebbe se fossi lesbica, e la gente mi chiedesse
 perchsono lesbica? - Faye lascia un attimo la mano di Julie per
 togliersi una goccia di sudore dal labbro superiore. - Cosa dico se
 mi chiedono perch
 - Ti aspetti che molta gente stia la farti domande sulla tua
 sessualit - chiede Julie. - Oppure c'qualcuno in particolare che
 ti preoccupa?
 Faye non risponde.
 Julie la guarda. - Non posso credere che te ne importi davvero.
 - Forse s Del resto non puoi decidere tu quali sono le domande
 che mi possono preoccupare. Tu sei la ragione per cui io potrei
 essere lesbica; ti sto solo chiedendo un consiglio su cosa potrei
 rispondere.
 Julie alza le spalle. - Di' quello che ti pare -. Si controlla di
 continuo i baffi a causa del caldo. - Di' che l'omosessualit
 semplicemente una risposta alla diversit Di' che lo scopo
 dell'amore riuscire a infilare le dita nei buchi della maschera di
 chi si ama. Riuscire ad afferrare la maschera in qualche modo, e chi
 se ne importa di come ci riesci.
 - Non ho nessuna voglia di stare a sentire teorie sulle maschere,
 Julie, - dice Faye. - Voglio sentire cosa posso rispondere alla
 gente.
 - Perchnon mi dici chi che ti preoccupa costanto?
 Faye non risponde. Incrociano un uomo enorme, con la faccia rossa
 come una bistecca, stivali da cowboy appena comprati, una gigantesca
 stella di latta attaccata sul risvolto della giacca.
 A Julie viene da ridere.
 - Non ridere, - dice Faye.
 Camminano in silenzio. Il cielo limpido, aperto e stirato.
 Risplende di sole, trasparente come dopobarba.
 Julie sorride tra s sotto il cappello. E' un sorriso freddo. - Tu
 sai quanto puessere divertente, - dice, - se ti vuoi divertire a
 inventare spiegazioni. Puoi regalare alla gente i motivi che vuoi, se
 quello che vogliono sapere  per quale motivo. Puoi inventarti
 qualsiasi cosa. Anzi, ti sorprender ma pii motivi sono
 improbabili, pila gente sarsoddisfatta.
 - E questo divertente?
 - Ti garantisco che pidivertente di stare a pensare quanto sia
 preoccupante tutta la faccenda.
 - Julie, - dice all'improvviso Faye. - Che succede se una volta
 perdi? Restiamo insieme? O stiamo insieme solo per il quiz?
 Una donna con dei pantaloncini di spugna sta guardando Julie in
 modo abbastanza sfacciato.
 Julie distoglie lo sguardo, il cappello calato.
 - Te ne dico io uno, - dice. - Se la gente cerca un motivo, puoi
 dire cos Ti innamori follemente di un uomo che dice che anche lui 
 follemente innamorato di te. E' pigrande di te. E' un uomo d'affari
 importante. Tu gli dai tutta te stessa. Lui parte per la Francia, per
 un affare delicato. Ti dice che non puoi andare con lui. Aspetti per
 giorni, ma non ti chiama. Allora lo chiami tu, in Francia, e una voce
 di donna ti risponde con un pronto francese, e si sente il rasoio
 elettrico dell'uomo sullo sfondo. Un paio di giorni dopo ricevi una
 cartolina francese scritta in fretta, spedita il primo giorno che 
 arrivato l C'scritto: 'Europa qui. Vorrei che tu fossi
 meravigliosa E tu per il dolore diventi lesbica.
 Faye osserva il profilo del viso di Julie, con la pelle che sembra
 uva bianca perfetta.
 Julie dice: - Puoi raccontare che quest'uomo che ti ha spezzato il
 cuore cospresto nel ricordo ha ormai assunto le sembianze di una
 caricatura: testa enorme, corpo minuscolo, segni particolari
 esagerati.
 - Posso dire poi che ormai tutti gli uomini mi sembrano cos
 - Oppure puoi raccontare quest'altro. Conosci un ragazzo, al tuo
 college. Un ragazzo molto considerato, bellissimo e soprattutto - e
 questa la cosa che ti attira di pi- molto ma molto serio. Un uomo
 che va in biblioteca e prende un manuale di anatomia per cercare il
 punto preciso e le implicazioni neurologiche del clitoride femminile
 - semplicemente, tu ne sei sicura, per darti il massimo di piacere.
 Lui suona il tuo clitoride, il tuo corpo intero, come uno strumento
 delicato. Ti innamori del ragazzo completamente. L'intensitdel tuo
 amore crea quella che definiresti una sintonia organica: un corpo non
 pumuoversi senza le gambe; le gambe non si possono muovere senza il
 corpo. Lui diventa il tuo corpo.
 - Ma ben presto lui si stanca del mio corpo.
 - No, anzi, il tuo corpo diventa la sua ossessione. Lui comincia ad
 avere una cura del tuo corpo pidi quanto la possa avere tu. Poi
 comincia a metterti a dieta, oppure a farti aumentare di peso. Ti fa
 fare ginnastica, decide come devi tagliarti i capelli, come ti devi
 truccare. Il tuo corpo non pufare niente senza di lui. Diventi
 muscolosa, a causa della ginnastica continua. I vestiti si fanno
 sempre pistretti. Lui fa degli schizzi dell'evoluzione del tuo
 corpo su quei grandi fogli di carta da macelleria e li appende in
 camera uno accanto all'altro, come in una progressione evolutiva. I
 tuoi amici pensano che sei diventata pazza. Ti abbandonano tutti. Lui
 ti ha presentato a tutti i suoi amici. Ogni volta che ti presentava a
 uno di loro, ti chiedeva di girarti, per fargli vedere bene come eri
 fatta.
 - Io non sono felice con lui.
 - No, tu sei felice da impazzire. Ma nel momento in cui ti senti
 pienamente felice, di te stessa non rimasto nulla.
 - Lui mi vuole guardare mentre faccio sollevamento pesi. Ha degli
 attrezzi in camera.
 - Il tuo amore, - dice Julie, - nasce proprio dalla tua
 incompletezza. Sei ridotta alla devozione assoluta per un altro,
 pietrificata dallo sguardo di Medusa.
 - Ti ho detto che le astrazioni non mi piacciono, - dice Faye
 insofferente.
 Julie cammina, in silenzio, con lo sguardo perduto della
 concentrazione. Faye vede una grande farfalla sbattere senza alcuna
 logica contro il finestrino nero fumo di una limousine. La limousine
 ferma a un semaforo. Ora la farfalla scivola via lontano dal
 finestrino. Vaga senza scopo verso il marciapiede, dove si posa,
 splendente.
 - Ti fa sollevare pesi, in camera, di notte, mentre lui sta seduto
 a guardarti, - dice Julie con voce tranquilla. - Presto finisci per
 sollevare i pesi completamente nuda, mentre lui ti guarda dalla sua
 sedia. Cominci a sentirti a disagio. Per la prima volta senti in
 bocca il lieve sapore del degrado. Il degrado ha un sapore simile al
 t Aumenta ogni notte. Ormai la tua bocca sa di te lui decide che
 vuole stare fuori, e guardarti dalla finestra, mentre sollevi i pesi
 nuda.
 - Mi sento veramente male quando lui mi guarda dalla finestra.
 - E poi, alla fine, arrivano i suoi amici. Succede che lui comincia
 a invitare tutti gli amici di notte per guardare insieme a lui dalla
 finestra quando tu sollevi i pesi. Riconosci le facce di ognuno di
 loro. Li vedi al di ldel tuo stesso riflesso nel vetro nero. Facce
 tese e affascinate. Ti ricordano le facce che si fanno con le zucche.
 Quando li guardi vedi una lingua uscire fuori da una delle facce e
 leccare la finestra. Non riesci a capire se la lingua del ragazzo
 bellissimo e serio, o di qualcun altro.
 - E cosper il dolore comincio a diventare lesbica.
 - Ma continui ad amarlo.
 I sandali di Faye sbattono. Si asciuga la fronte e pensa.
 - Sono innamorata di un ragazzo e ci mettiamo insieme, e iniziamo
 ad andare a cena dai suoi. Una sera mentre preparo la tavola, sento
 suo padre in salotto che dice ridendo al figlio che la punizione per
 la bigamia consiste nell'avere due mogli. Ride anche il ragazzo.
 Passano accanto a un negozio di elettrodomestici. Faye vede una
 pubblicitda dietro la grande vetrina, riflessa nel prisma dagli
 occhi di mosca di una trentina di televisori. Alan Alda tiene in mano
 un prodotto tra indice e pollice. Lo guarda e sorride.
 - Sei innamorata di un uomo, - dice Julie, - che insiste a dire che
 puamarti soltanto quando sei in piedi al centro esatto della stanza
 in cui vi trovate.
   
 Pat Sajak pianta della lattuga nell'orto della sua casa di Bel Air.
 Bert Convy a bordo del suo jet Lear, diretto alla Fiera dell'Auto
 di Indianapolis.
   
 - Le racconto un sogno, - dice Alex Trebek al medico con le
 sopracciglia circonflesse. - Faccio questo sogno in cui sono in piedi
 sorridente davanti a un leggio su una piccola collina in mezzo a un
 campo. Il campo, che verdeggiante e coperto di trifogli, pieno di
 conigli. Sono seduti e mi guardano. Ci saranno milioni e milioni di
 conigli in quel campo. Stanno seduti la guardarmi. Qualcuno di loro
 ogni tanto abbassa la testa per addentare qualche trifoglio. Ma i
 loro occhi non si staccano mai da me. Sono seduti e mi guardano,
 milioni di piccoli conigli, e li guardo anch'io.
   
 - Zio, - dice Patricia (atty-Jo Smith-Tilley-Lunt, grassoccia e
 con il viso appassito, seduta dietro un registratore di cassa del
 ristorante Holiday Inn dell'albergo Holiday Inn, sulla statale 70,
 Ashtabula, Ohio:
 - Zio zio zio zio.
   
 - No, - dice Faye. - Un altro. Incontro un uomo nel parco. Siamo
 andati ltutti e due a passeggiare. L'uomo ha un cucciolo
 piccolissimo, il cucciolo pitenero e carino che abbia mai visto. Il
 cucciolo tenuto a un piccolo guinzaglio. Quando incontro l'uomo, il
 cucciolo scodinzola cosforte che finisce per perdere l'equilibrio.
 L'uomo lascia che io giochi un po' con il cucciolo. Gli gratto lo
 stomaco e lui mi lecca la mano. L'uomo ha in un cestino un pranzo da
 picnic. Passiamo tutto il giorno nel parco, con il cucciolo. Al
 tramonto sono perdutamente innamorata dell'uomo con il cucciolo.
 Rimango con lui la notte. Lascio che entri dentro di me. Sono
 innamorata. Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo davanti a me l'uomo
 e il cucciolo.
 - Ho un appuntamento con l'uomo nel parco un paio di giorni dopo.
 Questa volta porta con se un cucciolo diverso, un altro cucciolo
 tenero che scodinzola e mi lecca la mano, e lecca la mano dell'uomo.
 L'uomo dice che il fratellino del primo cucciolo.
 - Oh Dio, Faye.
 - La cosa va avanti: ci incontriamo nel parco, e lui ogni volta
 viene con un cucciolo diverso, ed cosdolce e affettuoso e pieno
 di attenzioni nei confronti miei e dei cuccioli che ormai sono
 completamente perduta per lui. Sono ancora completamente perduta la
 mattina in cui lo seguo mentre va a lavorare, solo per fargli una
 sorpresa, portargli tipo un succo di frutta e una pasta. Allora lo
 seguo e in realtscopro che un ricercatore scientifico di
 cosmetici, che sperimenta i prodotti sui cuccioli, li uccide, li
 seziona, e prima di fare gli esperimenti porta ogni cucciolo al
 parco, lo fa passeggiare, e soprattutto lo usa per attirare donne da
 sedurre.
 - Sei cosdistrutta e nauseata che cominci a diventare lesbica, -
 dice Julie.
   
 Pat Sajak va incontro ad Alex Trebek appena battuto sonoramente per
 tre partite di fila a squash. Negli spogliatoi del circolo Trebek
 prova ad annodarsi un ascot mentre si congratula con Sayak per il
 rinnovo del contratto e ripete che dopo tanto tempo forse e il caso
 di smetterla con il risentimento per lo scherzo degli applausi. Sayak
 dice che lui nemmeno se lo ricordava pie dice a Trebek mico mio
 poi c'qualche lancio di asciugamani e un'atmosfera di cameratismo.
   
 - Cerca di farmi capire che tipo di collegamento ci puessere tra
 Faye Goddard e Julie Smith, - dice Merv Griffin al suo assistente
 abbronzato. Il suo uomo e appoggiato alla finestra dell'ufficio,
 guarda le macchine che corrono sulla Hollywood Freeway, in pieno
 sole. Le macchine luccicano.
   
 - Tu e tua madre andate a vedere un film, - dice Faye. Lei e Julie
 sono ferme sotto il tendone di una pellicceria per difendersi un po'
 dal caldo. - Il film Il figlio di Flubber, della Disney. Dura quasi
 tutto il pomeriggio -. Si raccoglie i capelli dietro al collo e li
 solleva.- Dopo che il film finito, tu e tua madre uscite, siete l
 fuori sul marciapiede, tua madre ha un crollo nervoso. Il bigliettaio
 cerca di trattenerla, ma lei cosisterica. Si strappa i capelli
 che tu hai sempre ammirato e sperato un giorno di avere come i suoi. E'
 completamente isterica. Vien fuori che un uomo nel cinema dietro di
 te si messo a giocare con i capelli di tua madre durante tutto il
 film. Le toccava i capelli in modo erotico. Lei era inorridita e
 disgustata, ma non aveva detto una parola, per tutto il tempo,
 probabilmente per paura che tu, la sua bambina, scoprissi che un uomo
 misterioso nel buio stava toccando tua madre in modo erotico. Si
 accascia sul marciapiede. Deve accorrere suo marito. Per un anno va
 avanti ad antidepressivi. Poi comincia a bere.
 - Qualche anno dopo suo marito, il tuo patrigno, la lascia per
 un'altra donna. La donna ha la stessa storia, lavora nello stesso
 campo, ha lo stesso aspetto di tua madre. Tua madre diventa
 ossessionata dalle differenze minime che hanno portato il tuo
 patrigno a lasciarla per l'altra. Beve. La donna si prende gioco
 della sua sensibilit da persona insicura e fondamentalmente
 schifosa qual  e si veste come tua madre, infila piccoli souvenir
 del tuo patrigno nella cassetta della posta di tua madre, si colora i
 capelli con la stessa sfumatura di rosso di tua madre. Tutti voi
 lavorate insieme nella stessa minuscola ma potentissima azienda. E'
 una minuscola, laida e claustrofobica piccola comunit dove nessuno
 puandare via dal covo che ognuno ha contribuito a insudiciare.
 Cominci a essere confusa. E poi incontri questa persona speciale,
 divertente, triste; e unica.
   
 - La pioggia in Spagna, - dice la regista Janet Goddard a un
 bambinone adulto, cospaffuto, pallido e assente da sembrare un
 pupazzo di neve.- Devi dire soltanto a pioggia in Spagnasenza
 mettere la testa sotto al braccio.
 - Fa' finta che un gioco, - dice.
   
 La veritche la sera prima che il fratello di Julie Smith batta
 Julie Smith nella sua settecentoquarantunesima puntata di Rischio!
 Faye dice a Julie cosa hanno fatto l'uomo di Merv Griffin e la
 regista. Le due donne vestite sono accanto alle vetrate
 dell'appartamento di Faye e guardano le montagne lontane che si
 trasformano, grazie a un gioco di ombre, nei cioccolatini Hershey,
 quelli a forma di piramide.
 Faye dice a Julie che perchalla Mge hanno una tale ammirazione
 e rispetto per Julie che vogliono esercitare un controllo
 attentissimo sulla scelta di chi dovrsostituirla. Che per la Mge
 Julie un miracolo d'incarnazione del quiz, e che lo staff si sta
 adoperando per fare di tutto nella speranza di non perdere quel
 miracolo e quella incarnazione, nella speranza che passi incolume
 attraverso il cambiamento che accompagna inevitabilmente ogni tipo di
 emozione. Poi dice che ha solo ripetuto le stronzate che ha detto
 l'uomo abbronzato.
 Julie chiede a Faye perchFaye non le ha detto prima cosa stava
 per accadere.
 Faye chiede a Julie perchJulie manda tutte le vincite ai medici
 di suo fratello e pernon vuole parlare con lui.
 Julie non una che piange facilmente.
 Julie chiede se ci saranno domande sugli animali, domani.
 Ci saranno un sacco di domande sugli animali, domani. La regista ha
 scelto personalmente gli argomenti e le domande per domani. Faye 
 stata temporaneamente assegnata alla capo macchinista per aiutarla a
 riparare l'illuminazione della C difettosa nella gigantesca insegna
 Rischio! in studio.
 Faye chiede percha Julie piace inventare motivi per cui si
 diventa lesbiche. Lei pensa che Julie sia lesbica perchodia gli
 animali, per qualche motivo. Faye dice che non capisce qual il
 motivo. Piange, guardando la vetrata.
 Faye chiede a Julie se davvero il fratello di Julie pubatterla.
 Julie dice che suo fratello non puassolutamente batterla, e che
 in fondo al suo silenzio il fratello questa cosa la sa. Julie dice
 che lei conoscersempre ogni fatto che conosce suo fratello, pi
 uno.
   
 Dalla finestra della sala trucco Faye vede un ammasso di nuvole
 grigie allontanarsi dal sole. Ci sono piccole gocce di pioggia sui
 vetri della finestra.
 Faye dice alla truccatrice che puandare, ci penserlei. Julie 
 sulla sedia del trucco, con una camicetta estiva e una gonna di
 cotone sbiadita; ha i sandali. Ha le gambe accavallate, i capelli
 appuntiti dal gel. I suoi occhi, calmi, scintillanti e per niente
 annoiati, sono fissi sullo specchio illuminato e guardano appena al
 di sotto del mento. Un brevissimo e dolce sorriso per Faye.
 - Sei in ritardo, ti amo, - sussurra Faye.
 Comincia a metterle il fondotinta.
 - Te ne regalo uno, - dice Julie.
 Faye disperde la linea del fondotinta nelle morbide cavitsotto la
 mascella di Julie.
 - Ti regalo un altro motivo, - dice Julie. - Puoi tenerlo di
 riserva, per quando sarai davvero nei guai. Ci crederanno.
 - Non verrai eliminata. Ha persino il terrore di alzarsi. Ho dovuto
 scavalcarlo per entrare qui dentro.
 Julie scuote la testa. - Puoi raccontare che avevi otto anni. Tuo
 fratello stava sempre zitto e aveva cinque anni. Racconta che il viso
 di tua madre le era appassito addosso, che prima gli uomini e poi se
 stessa l'avevano resa orribile. Che il suo viso era appassito per
 amore di un uomo indifferente e silenzioso che ti ha lasciata per
 sempre appoggiata a uno steccato di legno vicino all'autostrada.
 Racconta di come tua madre ti ha lasciata vicino a un campo di erba
 secca. Racconta che il campo, il cielo, l'autostrada, ogni cosa aveva
 il colore del bucato vecchio. Racconta che la tua mano stata
 appoggiata a un palo tutto il giorno, la tua mano e la mano pallida
 di un bambino malato, aspettando qualcuno che prima, ogni volta, era
 sempre tornato.
 Faye sta mettendo la cipria.
 - Racconta che c'era una mucca, - Julie deglutisce. - Stava nel
 campo, vicino al recinto su cui tu tenevi appoggiata la mano.
 Racconta che la mucca rimasta ltutto il giorno, continuando a
 masticare qualcosa che aveva ingoiato chissda quanto, e ti
 guardava. Racconta che il muso della mucca non aveva espressione. E
 che rimasta ltutto il giorno a guardarti con un muso enorme senza
 nessuna espressione -. Julie sospira. - Racconta come tutto questo a
 un certo punto ti ha fatto venire voglia di urlare. Il vento sembra
 che urli. Stare lcon la mano appoggiata a uno steccato di legno
 tutto il giorno con un bambino che il silenzio impersonificato. Che
 pu e tu lo sai, restare lper sempre, ad aspettare l'unica
 macchina che conosce, senza poterci capire mai niente. E una mucca
 che sta le ti guarda, nello stesso modo in cui guarda ogni altra
 cosa.
 Faye con un fazzoletto le toglie la cipria in eccesso. Poi Julie si
 asciuga il rossetto.
 - Racconta che ancora adesso non sopporti gli animali, perchil
 muso degli animali senza espressione. Non c'la minima possibilit
 che ne abbiano una. Di' loro di guardare, ma veramente, il muso di un
 animale, una volta.
 Faye passa un pettine nei capelli morbidi e bagnati di Julie.
 Julie guarda Faye attraverso lo specchio incorniciato da
 lampadine.- Poi di' loro di provare a guardare da vicino le facce
 degli uomini. Di' loro di restare perfettamente immobili, per un po',
 e di guardare dritto in faccia un uomo. La faccia di un uomo non ha
 niente. Guarda da vicino. Di' loro di guardare. E non pensare a come
 si muove la faccia - le facce degli uomini non smettono mai di
 muoversi, sono come le antenne. Ma non fanno altro che muoversi tra
 differenti configurazioni di inespressivit
 Faye cerca gli occhi di Julie nello specchio.
 Julie dice: - Racconta che non esistono buchi dove infilare le dita
 nelle facce degli uomini. Racconta che forse speri di riuscire a non
 amare mai quel che non puoi afferrare.
 Julie gira la sua sedia del trucco e alza la testa verso Faye. -
 Questo succede quando ti amo, se ti amo, - sussurra, passando un dito
 sulla sua guancia bianca e incipriata, allungandosi per tracciare un
 segno bianco sul viso di Faye. - Succede quando assume
 un'espressione. Cerca di guardare fuori da te stessa, e ogni momento
 ha un'espressione diversa. Di' alla gente che sai che la tua faccia 
 meno bella quando ferma.
 Lascia le dita sul viso di Faye. Faye chiude gli occhi per
 trattenere le lacrime. Quando li apre Julie la sta ancora guardando.
 Sorride di un sorriso radioso. E' ora. Prende le mani di Faye.
 - Una volta mi hai chiesto che cosa mi ha insegnato la poesia, -
 dice. E' quasi un sussurro, la sua voce da microfono. - E mi hai
 chiesto se noi, noi due, stavamo insieme solo per il quiz. Vero,
 tesoro? - con il dito solleva il mento di Faye. - Te lo ricordi?
 Ricordi l'oceano? Il nostro oceano all'alba, come lo adoravamo? Lo
 adoravamo perchera come noi, Faye. L'oceano era una cosa ovvia. Noi
 siamo rimaste a guardare una cosa ovvia, per tutto il tempo -. Sfiora
 un capezzolo di Faye, in modo troppo soffice perchFaye possa
 accorgersene. - Gli oceani sono solo oceani quando si muovono, -
 sussurra Julie. - Sono le onde a fare in modo che gli oceani non
 siano soltanto pozzanghere gigantesche. Gli oceani sono le loro onde.
 E ogni onda dell'oceano incontreralla fine quello verso cui si
 muove, e allora si potrinfrangere. Tutto ciche vedevamo, tutto il
 tempo che chiedevi, era ovvio. Anche una poesia era ovvia perchera
 come noi. Guarda le cose in questo modo, Faye. La tua stessa faccia
 si muove con espressione. Un'onda, che si infrange su uno scoglio,
 rinunciando alla sua forma in un gesto che espressione di quella
 forma. Capisci?
 Non era sulla spiaggia che Faye aveva chiesto del loro futuro. Era
 a Los Angeles. E allora cosa dire dell'onda inaspettata che era
 arrivata dal nulla e si era infranta su se stessa?
 Julie sta guardando Faye. - Capisci?
 Gli occhi di Faye sono aperti. Diventano grandi. - Non ti piace la
 mia faccia quando ferma?
   
 Lo studio azzurro cipria. La gigantesca insegna Rischio! cala
 dall'alto. La sua C tremola di un fioco tremolio fluorescente. Julie
 allontana subito lo sguardo dalla lettera guasta. Alex porta un fiore
 all'occhiello. I nomi dei tre concorrenti appaiono in corsivo davanti
 alle loro postazioni. Alex soffia a Julie il tradizionale bacio. Pat
 Sayak mostra a Faye un pollice in alto dal lato opposto dello studio.
 Poi ridendo indica un punto. Faye guarda e vede una buccia di banana
 sul tappeto azzurro pallido, accuratamente lasciata sul percorso
 delimitato da un nastro che Alex compie ogni giorno dalla sua
 postazione al tabellone luminoso. Dee Goddard, Muffy demott e l'uomo
 abbronzato di Merv Griffin sono chini sui monitor in cabina di regia.
 Janet Goddard studia l'inquadratura di un pallido ragazzo paffuto che
 fa sembrare piccola la postazione. Il terzo concorrente, al centro,
 si tocca il trucco. Faye sa di cipria. Continua a osservare Sayak che
 si sta sfregando le mani. La luce rossa si accende. Alex alza le
 braccia per i saluti. Non ha l'orologio digitale al polso.
 La regista, nella cabina di regia, con la cuffia, dice qualcosa
 alla camera due.
 Julie e il pubblico si guardano.
   
 Postfazione@di Mattia Carratello
 Una curiosa avvertenza precede l'edizione originale dei racconti di
 David Foster Wallace: ueste sono storie di finzione, al cento per
 cento. Alcune di esse proiettano i nomi di figure pubbliche "reali"
 all'interno di circostanze e personaggi inventati; (...) questi nomi
 vogliono solo descrivere figure e immagini, la materia di cui son
 fatti i sogni collettivi; essi non denotano, o pretendono di
 descrivere, informazioni private di persone reali in tre dimensioni,
 viventi, decedute o altro Nella shakespeariana materia dei sogni
 contemporanei la forza e l'illusione delle immagini creata dai mezzi
 di comunicazione richiede certe precisazioni: il mondo in 3D potrebbe
 risentirsi, il lettore e lo spettatore potrebbero anche confondersi.
 David Foster Wallace, nuovo talento della scena letteraria degli
 Stati Uniti, nato nel 1962 a Urbana, nell'Illinois. Situata nel
 cuore dell'immenso Midwest, il centro agricolo degli Stati Uniti,
 Urbana sede di una famosa universite di una delle pigrandi
 biblioteche del mondo; da qui, fra milioni di libri e milioni di
 tonnellate di grano, Wallace immagina di scrivere per una nazione di
 creduli voyeur. Se le statistiche dicono il vero, negli Usa si
 passano sei ore al giorno davanti alla tele. Un'intera generazione,
 quella sotto i quaranta, non ha memoria di un mondo che non sia
 scandito e definito dai personaggi, dalle situazioni e dagli eventi
 prodotti da uno schermo bidimensionale e parlante. E' una generazione
 di guardoni, di spioni solitari, assuefatti alla divertente commedia
 giornaliera che permette loro di scrutare in case e vite altrui,
 coltivando l'illusione di osservare qualcuno senza che questi lo
 sappia. Wallace prende atto, come scrittore, di questa sfida dello
 sguardo: in fondo, proprio il voyeurismo l'attivitche pi
 accomuna l'inventore di storie all'audience televisiva. 
 romanzieri, come specie, tendono ad appostarsi e a guardare. Sono
 osservatori nati. Sono spettatori scrive Wallace in un saggio sul
 rapporto fra la televisione e la fiction negli Stati Uniti. Ma il suo
 sogno di narratore, quello che forma la materia delle sue pagine, 
 di riscattare l'immenso serbatoio emotivo che i guardoni di tutto il
 mondo rovesciano nelle immagini bidimensionali. Creare di nuovo una
 distanza tra l'osservatore e l'oggetto per inserirvi l'emozione, il
 dolore e la gioia, donando un corpo solido a quel silenzio
 dell'individuo che l'intrattenimento di massa sommerge nel rumore
 rosa dello spettacolo.
 La nostra una cultura che allevia il dolore con ogni mezzo, dai
 farmaci miracolosi ai giochi a premi, e allo stesso tempo mette in
 scena uno spettacolo inarrestabile della sofferenza (soprattutto
 fisica) pifinta ed esteriore, rendendola in fondo piacevole,
 accettabile e divertente. Si puintrattenere in qualunque modo e la
 letteratura, di certo, non si sottrae a questo compito. Ma non basta
 compiacere l'audience, trascinare il lettore nella recita di una
 realtefferata e senza senso, o far finta di rivitalizzare lo scarso
 sex appeal della scrittura compilando elenchi di prodotti di consumo,
 siano detersivi, capi d'abbigliamento o accessori tecnologici
 dell'ultim'ora. Per dirla con lo stesso Wallace, e ciche ha
 sempre caratterizzato la cattiva scrittura - personaggi insipidi o un
 mondo narrativo pieno di clich- diventa una descrizione del mondo
 d'oggi, allora la cattiva scrittura non altro che un'ingegnosa
 imitazione di una brutta realt Abbiamo davvero bisogno di una
 narrativa capace solo di drammatizzare tutto quanto sia stupido e
 grottesco?
 Wallace cerca di rispondere con un gesto forte e significativo,
 quello di una letteratura in espansione costante, folle e ingegnosa.
 Scrive un romanzo di pidi mille pagine, Infinite Jest (1996), che
 vuole risvegliare il lettore, fargli il massaggio cardiaco. In La
 ragazza con i capelli strani inventa e descrive altri gesti, schietti
 e simbolici: quello vitale, disperato e sospeso, del responsabile del
 reparto vendite, o il magnifico dito medio esibito in faccia al
 presentatore del gioco a premi pifamoso del Nordamerica. Eppure
 Wallace ama mortalmente tutto ciche fa spettacolo, ed un
 consumatore vorace di televisione: ha scritto poi saggi importanti
 sul tennis, su David Lynch e sulla rap music, collabora a riviste
 come arper'sed squire Non un osservatore distaccato e
 ironico, dentro il sistema, e sa quanto puessere divertente. Ma
 ha capito che una delle grandi ereditdel postmoderno, l'ironia
 dissacrante e globalizzata, non piuna valida risposta alla
 durezza del reale. La televisione e la pubblicithanno
 spettacolarizzato la dissacrazione, ne hanno fatto il proprio
 principale strumento; insistere con il cinismo, con l'ironia di una
 rappresentazione brutale e sfacciata, conduce soltanto a morire
 d'accettazione.
 Wallace non vuole intrattenere, o solo descrivere: nell'analisi dei
 sintomi della societdello spettacolo si trova la premessa di un
 intervento e di un lavoro che vanno spartiti con il lettore, invitato
 a farsi strada nell'interpretazione di un testo ricco e difficoltoso,
 per essere pronti a risolvere una situazione d'emergenza. E meno male
 che il responsabile del reparto vendite sapeva fare il massaggio
 cardiaco si legge nel titolo di un racconto: cosla solitudine del
 voyeur, del lettore, dello spettatore, puessere interrotta, e la
 fiction puavviarsi a spezzare l'insistente monologo che scaturisce
 dal continuo spettacolo dello schermo.
   
 Wallace un realista, e come tutti i realisti di fine secolo non
 punon essere un sottile falsario. La sua una scrittura
 virtuosistica, ricca di timbriche e stili diversi, capace di perfette
 imitazioni e di plagi appassionati. Alle spalle di Wallace,
 insegnante di letteratura inglese e creative writing in un college
 dell'Illinois, troviamo i grandi autori statunitensi degli ultimi
 decenni: le anatomie enciclopediche e colossali di Thomas Pynchon,
 Don Delillo e William Gaddis, gli esperimenti metaletterari di John
 Barth e Robert Coover, ma anche l'umanitdolente di Salinger e
 Carver.
 La falsificazione iperreale di Wallace si rivela nel primo racconto
 di questa raccolta, Lyndon, dove un giovane omosessuale viene assunto
 nello staff del futuro Presidente degli Stati Uniti. All'interno di
 uno dei documenti fficialiinseriti nella narrazione emerge
 improvvisamente il nome di Boyd, il protagonista. Il personaggio di
 finzione si introduce cosnell'ordine della storia, per raccontare
 dall'interno ciche l'informazione dei media ha omesso e trascurato:
 il dolore e la malattia, l'amore reso impossibile dall'annullamento
 delle distanze, da un'eccessiva vicinanza. Questo forse il racconto
 che meglio descrive l'America di oggi: un mondo dove tutto 
 connesso, tutto visibile e raggiungibile, e in cui non si trova lo
 spazio necessario ai sentimenti, un vuoto dove l'utopia del contatto
 umano possa realizzarsi. E senza spazio l'America cessa di esistere,
 e con essa il sogno, persino quello di personaggi discutibili come il
 vicepresidente Lyndon Johnson e sua moglie Lady Bird. Sullo sfondo
 dell'omicidio Kennedy e dell'eccesso di pienezza della societ
 contemporanea risuona la tentazione paranoica ginarrata da Pynchon,
 e si delinea una visione di morte da progressivo raffreddamento,
 conseguenza ultima di un distacco dalle cose e dagli uomini; un
 distacco in cui coinvolta anche molta letteratura contemporanea,
 strenuamente raccolta su se stessa.
 Il freddo, per chi viene dalle pianure del Midwest nordamericano, 
 una condizione inevitabile: il freddo il silenzioso protagonista
 del racconto Dire mai, nella cucina mal riscaldata, nella bassa
 temperatura di rapporti consumati. Ma qui entra in gioco il massaggio
 di Wallace, il gesto che di nuovo mette in movimento le cellule e il
 sangue, spingendo e riscaldando il lettore, scatenando la metamorfosi
 dell'oggetto semplicemente osservato in oggetto vissuto. Wallace
 vorrebbe essere come Julie Smith, la protagonista di Piccoli animali
 senza espressione, e dare forma a una letteratura che renda
 importanti le cose banali, in grado di trascendere i fatti per
 divenire sentimento e significato. Rivolgendosi ai guardoni ovunque
 piazzati in poltrona a intrattenersi con l'immagine elettronica, lo
 scrittore cerca un superamento della solitudine rumorosa del
 consumatore di massa, della miseria dello spettacolo: un rifiuto
 della sparizione e del silenzio imposti dalle telecamere del mondo.
   
 Wallace quasi un'enciclopedia della nuova scrittura statunitense.
 All'interno di Infinite Jest egli rivisita temi e linguaggi che sono
 diventati l'armamentario espressivo della fiction di fine millennio.
 La complicata vicenda si svolge nel corso di un XXI secolo dominato
 dall'ansia del divertimento, in cui la grande industria ha
 sponsorizzato persino il nome degli anni a venire. Vi si racconta,
 tra l'altro, di una banda di terroristi su sedie a rotelle che cerca
 di ottenere la copia di un film cosdivertente da causare negli
 spettatori un permanente stato vegetativo. Nel suo primo romanzo del
 1987, The Broom of the System, incentrato sulla sparizione di una
 devota e anziana seguace di Wittgenstein, gisi inscenava la
 confusione comica e paralizzante del linguaggio contemporaneo.
 Wallace appartiene a una nuova generazione di scrittori che vogliono
 superare l'inquietante pienezza lasciata loro dai maestri del
 postmoderno, per soccorrere una letteratura in posizione sempre pi
 marginale tra le arti contemporanee. Vi sono autori eccessivi e
 innovativi, come William Vollmann e la scomparsa Kathy Acker; altri
 che raccolgono la lezione dei generi letterari, soprattutto la
 fantascienza e il giallo, per offrire al lettore una fusione
 inestricabile di verite finzione, creando un palcoscenico della
 realtsul quale le passioni possano finalmente brillare ed
 esplodere. Molti di loro si scoprono inaspettatamente romantici,
 vicini a Cormac Mccarthy, o a certo pathos quasi insostenibile che da
 Poe discende sino a Paul Auster e al nuovo gotico. In questa raccolta
 di racconti Wallace vuole rappresentarli tutti, in un'esibizione di
 maestria letteraria che nasconde un progetto ambizioso. Quando i
 lettori si immergono nelle pagine del libro, Wallace li costringe
 ancora una volta a guardare e a soffrire per personaggi doppiamente
 finti e bidimensionali; e siamo di nuovo voyeur, davanti all'ennesimo
 gioco a premi, al pivolgare dei salotti televisivi, ma con la
 strana sensazione che tutto sia semplicemente pivero.
 Mattia Carratello
   
   
 Fine
   
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