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Deaglio sbugiardato senza saperlo
Maurizio Blondet
30/09/2006


隹nche il Diario al soldo della CIA? chiede provocatoriamente la copertina della rivista pubblicata (non a sue spese) da Enrico Deaglio.
A questa domanda va risposto s con qualche precisazione.
Il fatto che Deaglio ha dedicato un intero numero del Diario per riconfermare la tesi ufficiale sull'11 settembre (Osama, i 19 arabi, le Torri cadute a causa degli aerei) e smentire finalmente una volta per tutte i complottisti.
Ma come capita a Deaglio, che ama il giornalismo ma non ne riamato (non almeno quanto lo amino gli Agnelli), la sua scoperta vecchia: ricicla un numero speciale del marzo 2005 di Popular Mechanic's, intitolato 非ebunking 9.11 lies(俟mentiamo le menzogne dell'11 settembre che gistato abbondantemente 削ebunked ossia a sua volta sbugiardato.
E non c'voluto molto.
Ad organizzare gli articoli della pretesa inchiesta che vantava di aver intervistato 卻ltre 300 esperti(tutti funzionari governativi USA giustamente timorosi di perdere il posto) stato un tale Benjamin Chertoff, definito da Popular Mechanics 卻ur senior researcher il nostro pisperimentato ricercatore.
Non c'male come definizione, per un giovanotto di 25 anni.
Ma dove ha acquisito il giovane Ben Chertoff la competenza scientifica superiore atta a sancire che 勁e teorie cospirative non reggono di fronte agli irrefutabili fatti?
Non si sa.
Si sa invece che il ragazzo nipote di Michael Chertoff, l'israelo-americano che Bush ha messo alla guida del Dipartimento Homeland Security.

Il merito di Michaell Chertof?
L'11 settembre 2001, questo signore era 冠ssistant attorneya New York: e in questa veste di magistrato espulse - sottraendoli alle indagini - i cinque israeliani arrestati mentre, mascherati con kefiah, si fotografavano a vicenda, facendo il segno di 哉ittoriacon le dita, sullo sfondo delle Torri in fiamme.
I cinque guidavano un camion della ditta di traslochi 俗rban Moving System rapidamente abbandonata dal proprietario (un altro israeliano) dopo l'arresto dei suoi facchini - tutti appena dimessi da un reparto speciale d'intelligence dell'armata israeliana.
Insomma, Michael Chertoff assurto al ruolo di ministro in quanto complice di Bush, Cheney, Rumsfeld e Wolfowitz nell'attentato.
Ed stato lui che ha messo il suo caro nipotino a Popular Mechanics.
Il ridicolo che il caro nipotino diventato 哀enior researcherha cercato di nascondere la parentela. Quando il giornalista Chris Bollyn gli ha telefonato chiedendogli ex abrupto se era parente del ministro Chertoff, il giovinotto ha risposto: 俏on so ed ha posto fine alla telefonata. (1)
Ignorava la tenacia dell'amico Chris: il quale ha telefonato alla madre di Ben, che abita a Pelham (New York).
Siete parenti del ministro Chertoff?
俟naturalmente, nostro cugino ha risposto la signora.
C'di pi
Si scoperto che a Popular Mechanics, un mese prima della pubblicazione della grande storia che smentiva le 剎ugie sull'11 settembree reggeva la coda alla versione ufficiale, era avvenuta una brutale purga di giornalisti - i quali evidentemente erano colpevoli di resistere all'arrivo del 哀enior researcherdi famiglia, e alle sue storie. (2)

Popular Mechanics una delle centinaia di pubblicazioni del gruppo Hearst.
E la Hearst Magazines ha come presidente Cathleen Black, l'autrice della purga.
Questa dama di ferro ultrasessantenne ha - un po' come Deaglio - un amore non ricambiato con il giornalismo, anche se ben pagata dai suoi editori.
Prima che alla Hearst, la Black stata presidente di USA Today, per otto anni: e negli otto anni della sua guida, il giornale popolare non si mai sollevato dal deficit di lettori e di profitti.
Quando la Black se ne andata con buona liquidazione (la pagavano, per i suoi insuccessi, 600 mila dollari annui) USA Today ha cominciato a salire fino a 1,8 milioni di copie.
Nel 1995 la Black ha cominciato a prendere 1,5 milioni di dollari annui dalla Hearst per guidare la divisione periodici.
Ci si potrebbe chiedere come mai.
La risposta semplice: la signora Black membro del Council on Foreign Relations (il think-tank dei Rockefeller), il che le ha fruttato anche un posto nei consigli d'amministrazione di IBM, Coca Cola ed altre multinazionali.
Non a caso la rivista dei miliardari Fortune l'ha definita 哎na delle donne pipotenti dell'economia americana

Ma vale la pena di portare l'attenzione sul marito di madame Black - che lei non cita mai nei suoi curricula.
Il marito si chiama Thomas E. Harvey, un oscuro avvocato.
Almeno fino al 1977, quando il presidente Carter lo nomindi colpo 冠ssistente del direttore della CIA allora Stanfield Turner, che aveva appena sostituito un tale George W. Bush.
Dopo la CIA, Harvey passato al ministero della Difesa (Pentagono) dove 則a ricoperto importanti incarichi si legge nelle sue note biografiche.
Ma come salito, il marito della Black, a tanto elevati livelli?
Risposta: prima di essere messo da mani ignote ai vertici CIA, Harvey ha lavorato all'ufficio legale 俑ilbank, Tweed, Hadley & MCCloy un importante studio internazionale di New York.
Uno dei fondatori, Morris Hadley, stato membro della Skull and Bones, la societsegreta di Yale, ed anche lui in odore di CIA.
Negli anni '80 poi il marito della signora Black stato consigliere generale della USIA, la Us Information Agency (ex USIS), l'ufficio 剃ulturalele cui sedi all'estero sono notori pied-terre della CIA.
Qualcuno ha fatto notare che anche USA Today appare come un'emanazione della CIA, forse solo perchil giornale ha sede a McLean, Virginia, nelle vicinanze della sede centrale della Ditta (Langley, Virginia).

Ma torniamo alla purga che la signora Black, la moglie del dirigente della CIA, ha compiuto a Popular Mechanics per 南ormalizzarlo
Nel settembre 2004, il direttore del periodico di divulgazione scientifica, Joh Oldham, stato bruscamente licenziato: al suo posto sono stati messi due tizi, James Meig e Jerry Beilinson, quest'ultimo dal National Geographic.
Anche il direttore creativo di Popular Mechanics, che stava a quel posto da 21 anni, stato sbattuto fuori: con 90 minuti di tempo per svuotare la scrivania.
Da allora, ogni mese tre o quattro licenziamenti, sostituiti con personale 冠dattoa sostenere le versioni ufficiali di qualunque genere.
Persino i lettori (che sono in genere molto patriottici) si sono accorti che sulla rivista la propaganda del governo ha sostituito la divulgazione scientifica, ed hanno tempestato di lettere la redazione.

Detto questo, sarforse inutile dedicare tempo a smentire le smentite di Popular Mechanics alle tesi cosiddette cospirazioniste.
La 咬icercadel nipotino Chertoff piena di errori e distorsioni di fatto, gisbugiardati da Alex Jones nel maggio 2005 (http://www.prisonplanet.com/articles/april2005/200405factandfiction.htm). Basti dire che Chertoff jr. non parla assolutamente del crollo della Torre 7, il terzo grattacielo che cadde come gli altri due in perfetta verticale senza essere stato colpito da alcun aereo, e dopo che l'affittuario del World Trade Center, Larry Silverstin, disse ai pompieri: 厚ull it 咨iratelo gi欞. Perchanche arrampicandosi sugli specchi non possibile spiegare questo crollo 哀pontaneoe, come gli altri due, perfettamente simile a una demolizione controllata, come 哎n mito cospirazionista
Dunque, siamo in grado di ricapitolare.
Popular Mechanics, per poter 哀mentire i miti dell'11 settembre ha dovuto ricorrere a un senior researcher di 25 anni che nipote del ministro Chertoff, oggi capo della 哀icurezza interna
E per far accettare simile 咬esearcheralla redazione, la signora Black ha dovuto terrorizzare la redazione, purgarla e operare licenziamenti in massa.
La signora Black che, lo ripetiamo, membro del Council on Foreign Relations, ed sposata a un altissimo dirigente-consulente della CIA e del Pentagono.
A questo punto, possiamo confermare che anche il direttore del Diario Deaglio, che usa materiale screditato della Homeland Security con un anno di ritardo per sbugiardare i cospirazionisti, un agente della CIA: ma senza nemmeno saperlo.

Deaglio di una famiglia di fedeli esecutori del gruppo Agnelli.
Mario Deaglio, l'economista, stato direttore de Il Sole 24 Ore.
Enrico passato da 俠otta Continuaalla direzione del quotidiano 俘eporter tentativo artificiale (e fallito) di attrarre l'ultrasinistra alternativa nell'ideologia-Fiat.
Ha lavorato poi per La Stampa, naturalmente, come gli altri 咬agazzi torinesi ultrasinistriamorevolmente covati e allevati dagli Agnelli, Riotta e Lerner.
E come gli altri boys torinesi, anche Deaglio stato beneficiato di 剌ortuneche possono far schizzare alle stelle la carriera di un giornalista di potere, se appena un po' dotato.
Mi riferisco ai programmi di prima serata che qualche mano santa ha offerto ai tre boys torinesi nella TV di Stato, nelle ore di massimo ascolto.
Talk-show, ne hanno avuti Riotta e Lerner.
Lerner ha avuto la direzione del Tg1 e se l'giocata malissimo, sprecando l'occasione regalatagli dai poteri forti.
Riotta in tv ha sempre fatto dormire, ma nonostante tutto eccolo al TG1.
Quanto a Deaglio, chi ricorda ancora le sue apparizioni su RaiTre (un titolo per tutti: 俠'Elmo di Scipio le ricorda come un disastro mediatico, dove i limiti della noia erano superati solo dalla spocchia scostante del personaggio.
Alla fine, non hanno potuto far meglio, i poteri forti, che regalargli Il Diario, costoso giocattolo dove non nuoce pidi tanto, e dove cerca ancora di allettare i no-global al pensiero unico del grande capitale.
Con il solito successo: zero. (3)


Maurizio Blondet


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Note
1) Christopher Bollyn, 青hertoff's cousin penned Popular Mechanics hit piece American Free Press, 7 marzo 2005.
2) 俊he hidden hand of the CIA, 011 and Popular Mechanics American Free Press, 20 marzo 2005.
3) Sulle qualitdi Deaglio come giornalista, storico e intellettuale, ho trovato una divertente e illuminante stroncatura - a firma di Claudio Mutti - del libro di Enrico Deaglio intitolato 俠a banalitdel bene. Storia di Giorgio Perlasca (Feltrinelli, Milano, 2002). Qualche stralcio:
隹 pagina 35 Deaglio dice che gli ebrei venivano 冠ccusatidagli ungheresi di avere aderito alla Repubblica dei Consigli presieduta dall'前breo B幨a Kun Di fronte alla parola 冠ccusati il lettore indotto a pensare che tale 冠ccusanon fosse necessariamente fondata, ma procedesse da un preconcetto atteggiamento antisemita. Deaglio evita accuratamente di dire che gli ebrei d'Ungheria avevano effettivamente e massicciamente appoggiato la Repubblica dei Consigli, i dirigenti della quale, d'altronde, erano quasi tutti ebrei.
Sempre a pagina 35 si afferma che, dopo la prima guerra mondiale, tra i territori ungheresi ceduti al nuovo Stato jugoslavo vi fu anche la Slovenia. Uno studente di liceo dovrebbe sapere che nell'Impero austro-ungarico la Slovenia era governata da Vienna, non da Budapest; Deaglio invece lo ignora.
Ancora a pagina 35, 勁'Ungheria degli anni Venti e Trenta un Paese 'profondamente cattolico Forse il 厚rofondamentedi troppo. E non solo perchlo Stato ammetteva il divorzio; non solo perch oltre ai cattolici c'erano ebrei e luterani, rappresentati gli uni e gli altri alla Camera Alta; ma anche perchin Ungheria era (ed molto consistente la comunitcalvinista, tant'vero che la terza cittdel Paese, Debrecen, nota come 勁a Roma calvinista
A pagina 39, Deaglio dice che L嫳zlJ霩sef B甏era a Budapest, tra le due guerre, quando inventla penna a sfera. A questo proposito, sarebbe stato interessante precisare che B甏ottenne il brevetto della sua invenzione nel 1938; che inizia produrla in proprio negli anni della seconda guerra mondiale, quando ormai si trovava in Argentina; che nel 1944 vendette il brevetto, per una cifra irrisoria, a uno dei suoi finanziatori francesi; e che, in ogni caso, le prime biro arrivarono in Europa subito dopo la guerra. Certo, se la penna a sfera fosse stata messa in circolazione prima della guerra, non ci sarebbe nulla di troppo strano e di troppo sospetto nel fatto che lunghi passi del Diario di Anna Frank sono stati scritti con la biro. Ma, purtroppo per il 非iario(di Anna Frank) e per il 非iario(di Deaglio), le cose non andarono in questo modo
A pagina 40, Gyula G闣b飉 fonda il Partito della Difesa della Razza. E' falso. La formazione politica diretta da G闣b飉 si chiamava Unione Ungherese di Difesa Nazionale (俑agyar Orsz墔os V嶮elmi Egyeset. A quale 咬azzasi sarebbe mai potuto richiamare un nazionalista ungherese?
Sempre a pagina 40, ce n'una un po' pigrossa. Rievocando il progetto sionista di Theodor Herzl, Deaglio menziona le 咨erre spopolatedella Palestina (SIC!!!).
Alle pagina 50-51 si parla del rogo dei libri di autori ebrei decretato dal governo ungherese nel 1944. Secondo Deaglio, 勁a lista comprendeva centoventi autori ungheresi e centotrenta stranieri A volte Deaglio mette a confronto eventi storici interbellici ed eventi postbellici analoghi. Stavolta persi guarda bene dal farlo, altrimenti dovrebbe parlare del rogo dei libri 削i ispirazione fascista e antidemocraticache fu decretato il 28 aprile 1945 dal governo di B幨a Mikl鏀, il Badoglio ungherese. Se la lista dei libri proibiti compilata nel 1944 comprendeva in tutto duecentocinquanta autori, la lista compilata dal governo democratico si estendeva per centosettanta pagine e conteneva qualche migliaio di titoli.
A pagina 59 l'emblema delle Croci Frecciate descritto cos 勇l simbolo della Corona di Santo Stefano trafitta dalle frecce, e non molto dissimile dalla svastica hitleriana Bisogna dire che la fantasia iconopoietica di Deaglio piuttosto fervida, dal momento che il simbolo crocefrecciato, invece, consisteva pisemplicemente in una croce greca con i bracci terminanti a punta di freccia.
Ma l'argomento in cui Deaglio scatena completamente la propria fantasia quello della demografia ebraica in Ungheria. A pagina 37 gli ebrei della piccola Ungheria sono il 剃inque per cento della popolazione totale del Paese vale a dire una percentuale corrispondente all'incirca alla cifra di 35.000. Invece a pagina 119 gli ebrei della 亮rande Ungheria(ciol'Ungheria successiva all'arbitrato di Vienna, comprensiva della Transilvania del Nord) sono valutati nella cifra di 825.000. Eppure a pagina 48 ce n'erano, nel medesimo periodo, 700.000. A pagina 114, Adolf Eichmann riesce a sterminarne5.000.000! Un vero e proprio miracolo, che fa il paio con quello della penna a sfera usata da Anna Frank prima che B甏la inventasse.






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