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Arthur C. Clarke,
Stanley Kubrick.

2001: Odissea nello spazio.

ISBN 8846201280.

Titolo originale: 2001 A Space Odyssey.
Traduzione di Bruno Oddera

1968 by Arthur C. Clarke and Polaris Productions, Inc.
1987 Longanesi & C., Milano.

PREMESSA.

Dietro ogni uomo oggi vivente stanno trenta spettri, poichquesto
il rapporto con il quale i morti superano il numero dei vivi. Dagli
albori del tempo, grosso modo cento miliardi di esseri umani
hanno camminato sul pianeta Terra.
Orbene, questo un numero interessante, in quanto, per una
coincidenza bizzarra, esistono approssimativamente cento miliardi di
stelle nel nostro universo locale, la Via Lattea. Cos per ogni uomo
che abbia vissuto, in questo universo splende una stella.
Ma ognuna di queste stelle un astro, spesso di gran lunga pi
brillante e luminoso della piccola stella a noi vicina che chiamiamo /'/
Sole. E molti, la maggior parte, forse, di questi astri estranei hanno
pianeti che ruotano intorno ad essi. Cos quasi certamente, esistono
abbastanza terre nel firmamento per offrire a ciascun componente
della specie umana, tornando indietro nel tempo fino al primo
uomo-scimmia, il suo paradiso, o il suo inferno, personale, grande
come il nostro mondo.
Non abbiamo alcun modo di supporre quanti di questi potenziali
inferni e paradisi siano attualmente abitati, e da quale specie di
creature; il piprossimo un milione di volte pilontano di Marte o di
Venere, le mete ancor remote della prossima generazione. Ma le
barriere della distanza stanno crollando; un giorno incontreremo i
nostri pari, o i nostri padroni, tra le stelle.
Gli uomini hanno tardato ad affrontare tale prospettiva; alcuni
sperano ancora che possa non avverarsi mai. Ma altri, in numero
sempre pigrande, si stanno domandando: erchquesti incontri non
si sono gideterminati, dato che noi stessi siamo sul punto di
avventurarci nello spazio? Perchno, infatti? Ecco una possibile risposta a questo interrogativo
ragionevolissimo. Ma, vi prego di ricordarlo: il libro soltanto
frutto dell'immaginazione.
La verit come sempre, sardi gran lunga pistrana.
ARTHUR C. CLARKE

PARTE I, NOTTE PRIMEVA

1. LA VIA DELL'ESTINZIONE.

La siccitsi protraeva ormai da dieci milioni di anni, e il regno delle
terribili lucertole era finito da molto tempo. L sull'Equatore, nel
continente che un giorno sarebbe stato chiamato Africa, la lotta per
la vita aveva raggiunto un nuovo diapason di ferocia, e il vincitore
ancora non si intravedeva. In quella terra sterile e arida soltanto le
creature piccole o fulminee o feroci potevano prosperare, o appena
sperare di sopravvivere.
Gli uominiscimmia del veldt non possedevano alcuna di queste
caratteristiche e non stavano prosperando; si trovavano anzi gi
molto avanti sulla via dell'estinzione della razza. Una cinquantina di loro
occupava un gruppo di caverne che dominavano una valletta riarsa,
percorsa da un pigro torrente alimentato dalle nevi delle montagne
trecentoventi chilometri pia nord. Nei tempi cattivi il torrente
svaniva del tutto, e la tribviveva all'ombra della sete.
Erano sempre affamati, gli uomini-scimmia, e ora stavano morendo
di fame. Quando il primo tenue chiarore dell'alba si insinunella
caverna, GuardalaLuna vide che suo padre era morto durante la notte.
Ignorava che il Vecchio fosse suo padre, poichun simile rapporto di
parentela era completamente al di ldalle sue capacitdi
comprensione, ma, mentre contemplava il corpo emaciato, prov
un'inquietudine vaga, l'antenata della tristezza.
I due piccoli giuggiolavano chiedendo cibo, ma tacquero quando
GuardalaLuna ringhicontro di loro. Una delle madri, per difendere
il poppante che non riusciva ad allattare a sufficienza, ringhia sua
volta irosamente; a lui mancla forza anche soltanto di percuoterla
per la sua presunzione.
Ormai faceva abbastanza chiaro per andarsene. GuardalaLuna sollev
il cadavere avvizzito e lo trascindietro di s mentre si chinava sotto
la bassa volta della caverna. Una volta fuori, si caricil corpo sulle
spalle e assunse una posizione eretta... l'unico animale in quel mondo
che ne fosse capace.
Tra le creature della sua razza, GuardalaLuna era quasi un gigante,
alto forse un metro e mezzo, e, sebbene assai denutrito, pesava pidi
cinquanta chili. Il suo corpo peloso e muscoloso era una via di mezzo
tra la scimmia e l'uomo, ma la testa si avvicinava molto di pia
quella dell'uomo che a quella della scimmia. La fronte era bassa, con
sporgenze ossee sopra le orbite, eppure egli possedeva
inequivocabilmente nei propri geni la promessa dell'umanit Mentre
contemplava, fuori dalla caverna, il mondo ostile del Pleistocene,
v'era giqualcosa nel suo sguardo che trascendeva le capacitdi
qualsiasi scimmia. In quegli occhi scuri, profondamente infossati, si
celava una nascente consapevolezza... i primi barlumi di
un'intelligenza cui ancora per epoche non sarebbe stato possibile
estrinsecarsi, e che presto si sarebbe potuta estinguere per sempre.
Non si vedeva alcun indizio di pericolo, e cosGuardalaLuna
incomincia strisciare giper il pend quasi verticale fuori dalla
caverna, ostacolato soltanto in modo trascurabile dal suo
fardello. Quasi avessero aspettato il suo segnale, gli altri della trib
sbucarono fuori dai loro rifugi, piin basso sulla parete rocciosa, e
incominciarono ad affrettarsi verso le acque melmose del torrente
per l'abbeverata mattutina.
GuardalaLuna spinse lo sguardo oltre la valle per vedere se gli Altri
fossero visibili, ma non se ne scorgeva traccia. Forse non erano ancora
usciti dalle loro caverne, oppure stavano giforaggiando pi
avanti, lungo il fianco della collina. Poichrimanevano invisibili,
GuardalaLuna li dimentic era incapace di crucciarsi per pidi una
cosa alla volta.
Anzitutto doveva sbarazzarsi del Vecchio, ma questo era un
problema che richiedeva poca riflessione. Vi erano state molte morti in
quella stagione, una di esse nella sua caverna; doveva soltanto
lasciare il cadavere dove aveva abbandonato l'ultimo piccolo,
all'ultimo quarto di luna, e le iene avrebbero fatto il resto.
Gierano in attesa, ove la valletta si apriva a ventaglio nella savana,
quasi avessero saputo che lui stava arrivando. GuardalaLuna lasci 11 cadavere sotto un piccolo cespuglio (tuttele ossa di prima erano gi
scomparse) e si affretta tornare indietro per raggiungere la trib
Non doveva pensare mai pia suo padre.
Le sue due femmine, gli adulti delle altre caverne, e quasi tutti i
giovani stavano foraggiando tra gli alberi resi stenti dalla siccit pi
a monte nella valle, in cerca di bacche, di radici succulente e di
foglie, nonch occasionalmente, di inaspettati colpi di fortuna come
piccole lucertole o roditori. Soltanto i piccoli e i pideboli tra i vecchi
venivano lasciati nelle caverne; se al termine delle ricerche di
un'intera giornata fosse avanzato del cibo, avrebbero potuto
sfamarsi. Altrimenti, ben presto, le iene sarebbero state fortunate una
volta di pi
11
Ma quel giorno era propizio, anche se, non serbando alcun vero
ricordo del passato, GuardalaLuna non poteva paragonare un periodo
di tempo con l'altro. Egli aveva trovato un alveare nel tronco di un
albero morto, e si era cosgoduto la suprema ghiottoneria che il suo
popolo potesse mai conoscere; seguitava a leccarsi le dita, di tanto in
tanto, nel tardo pomeriggio, guidando il gruppo verso la caverna.
Naturalmente, gli era toccato anche un bel numero di punture, ma quasi
non ci aveva badato. Si trovava adesso tanto vicino al completo
soddisfacimento quanto forse non lo sarebbe mai pistato; infatti,
sebbene fosse ancora affamato, non era effettivamente indebolito dalla
fame. Questo era il massimo cui un uomo-scimmia potesse mai aspirare.
La sua contentezza svanquando giunse al torrente. Gli Altri erano
l Vi si trovavano ogni giorno, ma non per questo la cosa sembrava
meno esasperante.
Erano una trentina circa, e sarebbe stato impossibile distinguerli dagli
appartenenti alla tribdi GuardalaLuna. Vedendolo sopraggiungere,
incominciarono a danzare, ad agitare le braccia e a strillare, dal loro
lato del torrente, e il popolo di GuardalaLuna rispose nello stesso
modo.
Non accadde altro. Sebbene gli uomini-scimmia si battessero e
lottassero spesso gli uni con gli altri, le loro dispute davano luogo
molto di rado a gravi ferite. Non possedendo artigli ndenti canini per
battersi, ed essendo ben protetti dal pelo, non potevano farsi un gran
male a vicenda. In ogni caso, avevano ben poca energia in sovrappi
per un comportamento cosimproduttivo; ringhiare e minacciarsi era
una maniera assai piefficiente per far valere i loro punti di vista.
Il confronto si protrasse per circa cinque minuti; poi l'esibizione cess
rapidamente come era cominciata, e tutti bevvero a sazietl'acqua
melmosa. Il senso dell'onore era stato appagato; ciascun gruppo aveva
affermato i suoi diritti sul proprio territorio. Una questione cos
importante essendo stata risolta, la tribprosegulungo il suo lato del
torrente. Il pascolo pivicino si trovava adesso a oltre un chilometro e
mezzo dalle caverne, ed essi dovevano condividerlo con un branco di
grosse bestie simili ad antilopi, le quali a malapena tolleravano la
loro presenza. Non potevano essere scacciate, poicherano armate
con pugnali feroci sulla fronte: armi naturali che gli uomini-scimmia
non possedevano.
CosGuardalaLuna e i suoi compagni masticavano bacche e frutta e
foglie e scacciavano le fitte della fame, mentre tutto intorno a loro, in
competizione con loro per lo stesso cibo, esistevano riserve di viveri
superiori a quanto avrebbero mai potuto sperare di mangiare.
Eppure, le migliaia di tonnellate di carne succulenta che
vagabondavano nella savana e attraverso la boscaglia non erano
soltanto di ldalla loro portata, ma anche di ldalla loro
immaginazione. In piena abbondanza, essi stavano lentamente
morendo di fame.
La tribtornalle caverne senza alcun incidente nell'ultima luce del
giorno. La femmina ferita rimasta al riparo tubdi piacere, mentre
GuardalaLuna le dava il ramo coperto di bacche, che aveva portato
sin e incominciad attaccarlo famelica. Il nutrimento era ben
scarso, ma le avrebbe consentito di sopravvivere fino a quando la ferita
infertale dal leopardo non si fosse cicatrizzata, consentendole di
tornare per suo conto in cerca di foraggio.
Sulla valle stava sorgendo la luna piena, e un vento gelido soffiava
dai monti lontani. Avrebbe fatto molto freddo, quella notte... ma il
freddo, come la fame, non era causa di gravi preoccupazioni; era
soltanto un aspetto dell'ambiente in cui si svolgeva la loro esistenza.
GuardalaLuna si mosse appena quando udgli urli e gli strilli
riecheggiati dal versante della montagna e provenienti da una delle
caverne piin basso; non aveva bisogno di sentire i ringhi saltuari
del leopardo per rendersi esattamente conto di quanto stava
accadendo. Lagginelle tenebre, il vecchio Pelo Bianco e la sua
famiglia stavano combattendo e morendo, e l'idea che egli avrebbe
potuto aiutarli in qualche modo non balennemmeno per un
attimo nella mente di GuardalaLuna. La logica feroce della
sopravvivenza escludeva tali fantasticherie, e non una voce si lev
per protestare dal fianco in ascolto dell'altura. In ogni caverna
regnava il silenzio, per non attrarre il disastro anche da quella parte.
Il tumulto cess e di la poco GuardalaLuna udil fruscio di un
corpo trascinato sulle rocce. Si protrasse soltanto per pochi secondi,
poi il leopardo riuscad afferrare saldamente la preda; non causaltri
rumori mentre si allontanava silenziosamente sulle zampe di velluto,
portando senza fatica la vittima tra le mascelle.
Per un giorno o due, non vi sarebbero stati nuovi pericoli l ma
potevano esservi altri nemici in giro, approfittando di quel Piccolo
Sole freddo che splendeva soltanto durante la notte. Se v'era un
preavviso sufficiente, i predatori pipiccoli potevano a volte essere
spaventati e allontanati con urla e strilli. GuardalaLuna striscifuori
dalla caverna, si arrampicsu un grosso macigno accanto
all'imboccatura e lsi accoscia sorvegliare la valle.
Tra tutte le creature che avevano camminato fino a quel giorno sulla
Terra, gli uomini-scimmia erano i primi a contemplare
costantemente la luna. E sebbene non potesse ricordarlo,
GuardalaLuna, quando era stato molto giovane, aveva cercato a
volte di protendersi e di toccare quella faccia spettrale che saliva nel
cielo sopra i monti.
Non vi era mai riuscito, e ormai aveva abbastanza anni per capire
perch Anzitutto, naturalmente, doveva trovare un albero
sufficientemente alto sul quale arrampicarsi.
A volte osservava la valle e a volte osservava la luna, ma sempre
rimaneva in ascolto; una o due volte si appisol ma il suo sonno
era leggerissimo, e il minimo suono lo avrebbe disturbato.
Nell'avanzatissima etdi venticinque anni, possedeva ancora
appieno tutte le sue facolt se la fortuna avesse continuato a essergli
propizia, e se fosse riuscito a evitare incidenti, malattie, animali da
preda e la morte per fame, avrebbe potuto sopravvivere per altri dieci
anni.
La notte continua trascorrere, gelida e limpida, senza altri allarmi
e la luna saladagio tra costellazioni equatoriali che nessuno sguardo
umano avrebbe mai veduto. Nelle caverne, tra periodi di sonno
intermittente e di timorosa attesa, nascevano gli incubi di generazioni
di lda venire.
E per due volte un puntino luminoso abbacinante, pivivido di ogni
stella, attraversadagio il cielo, salendo fino allo zenit e discendendo
poi a oriente.

2. LA NUOVA PIETRA.

A notte alta, GuardalaLuna improvvisamente si dest Esausto dopo
le fatiche e i disastri della giornata, aveva dormito piprofondamente
del solito, eppure fu istantaneamente all'erta al primo fioco raschio gi
nella valle.
Si drizza sedere nella fetida oscuritdella caverna, tendendo i
propri sensi verso l'esterno, verso la notte, e la paura si insinuadagio
nell'anima sua. Mai nel corso della sua esistenza, gidue volte pi
lunga di quanto potessero aspettarsi quasi tutti gli appartenenti alla
specie, aveva udito un suono come quello. I grandi felini si
avvicinavano silenziosi e la sola cosa che li tradisse era un raro
franare di terriccio, o lo schianto occasionale di un ramo. Ma questo
era un suono scricchiolante e ininterrotto, che andava divenendo
sempre piforte. Si sarebbe detto che qualche animale enorme si
stesse muovendo nella notte, senza tentare in alcun modo di
nasconderei, e ignorando tutti gli ostacoli. A un certo momento,
GuardalaLuna udil rumore inequivocabile di un cespuglio
sradicato; gli elefanti e i dinoterii sradicavano abbastanza spesso
cespugli, ma, a parte questo, si muovevano silenziosamente come i
felini.
E poi vi fu un suono che GuardalaLuna non avrebbe potuto
riconoscere, perchnon era mai stato udito prima nella storia del
mondo. Era un cozzare del metallo contro la pietra.
GuardalaLuna venne a trovarsi faccia a faccia con la Nuova Pietra
quando guidla tribgial fiume nella prima luce dell'alba. Aveva
quasi dimenticato i terrori di quella notte, perchnulla era accaduto
dopo lo strepito iniziale, per cui egli non associneppure la strana cosa
con il pericolo o la paura. Essa non aveva, in fin dei conti, alcunch
di allarmante.
Si trattava di un monolito rettangolare, tre volte pialto di lui, ma
stretto abbastanza perchpotesse cingerlo con le braccia, ed era fatto
di un materiale completamente trasparente; invero, non fu facile
scorgerlo, tranne quando il sole nascente scintillsui suoi spigoli.
PoichGuardalaLuna non aveva mai veduto il ghiaccio, e nemmeno
acqua limpida come cristallo, non esistevano oggetti naturali ai quali egli
potesse paragonare questa apparizione. Era senz'altro piuttosto
allettante, e sebbene egli fosse prudentemente circospetto di fronte a
quasi tutte le cose nuove, non esita lungo prima di avvicinarsi. Poich
non accadeva nulla, sporse una mano e tastuna superficie fredda e
dura.
Dopo parecchi minuti di intense riflessioni, pervenne a una
spiegazione brillante. Era una pietra, naturalmente, e doveva essere
cresciuta durante la notte. Esistevano molte piante che facevano
altrettanto... piante bianche, carnose, dalla forma di ciottoli, che
sembravano crescere durante le ore di oscurit Si trattava di piante
piccole e rotonde, questo s mentre la pietra era grande e aveva orli
affilati; ma filosofi pigrandi e pitardi di GuardalaLuna sarebbero
stati disposti a ignorare eccezioni altrettanto notevoli alle loro teorie.
Questo esempio davvero superbo di pensiero astratto condusse
GuardalaLuna, dopo tre o quattro minuti appena, a una deduzione
che egli mise immediatamente alla prova. Le pianteciottoli bianche e
rotonde erano molto saporite (sebbene alcune di esse provocassero
violenti malesseri); forse quest'altra, cosalta...?
Alcune leccatine e alcuni morsi esitanti lo disillusero rapidamente.
Non ci si poteva nutrire con la Nuova Pietra; e pertanto, da
uomo-scimmia ragionevole, egli proseguil cammino fino al torrente e
dimenticogni cosa del monolito cristallino durante la routine
quotidiana degli strilli contro gli Altri.
La ricerca di foraggio quel giorno rese pochissimo, e la tribdovette
allontanarsi di parecchi chilometri dalle caverne per trovare un po' di
cibo. Durante la calura spietata del mezzogiorno, una delle femmine
pideboli croll lontano da ogni possibile rifugio. Le compagne le
si riunirono attorno, squittendo e gemendo comprensive, ma nessuno
poteva far niente. Se gli uominiscimmia fossero stati meno spossati
avrebbero potuto trasportarla con loro, ma non esistevano energie in
eccesso per simili atti di bont La femmina dovette essere lasciata
indietro a ristabilirsi, possibilmente, con le proprie risorse.
Tornando alle caverne, quella sera, passarono accanto allo stesso
luogo; non si vedeva nemmeno piun osso.
Nell'ultima luce del giorno, guardandosi attorno ansiosamente,
timorosi dei primi predatori, bevvero frettolosamente al torrente e
incominciarono l'ascesa verso le caverne.
Si trovavano ancora a cento metri dalla Nuova Pietra quando il
suono incominci
Era appena percettibile, eppure li indusse a immobilizzarsi, per cui
rimasero come paralizzati sulla pista, con le mascelle pendule.
Semplice vibrazione che si ripeteva in modo esasperante, il suono
pulsava fuori dal cristallo, e ipnotizzava chiunque venisse a trovarsi
entro il suo incantesimo. Per la prima volta, e l'ultima durante tre
milioni di anni, il suono dei tamburi venne udito in Africa.
La pulsazione divenne piforte, piinsistente. Di la poco gli
uomini-scimmia incominciarono ad avanzare, come sonnambuli,
verso la sorgente di quel suono coercitivo. A volte eseguivano piccoli
passi di danza, mentre il loro sangue reagiva a ritmi che i loro
discendenti non avrebbero creato ancora per epoche. Completamente
estasiati, si riunirono intorno al monolito, dimenticando le privazioni
della giornata, i pericoli del crepuscolo imminente, e la fame che
avevano nel ventre.
Il tambureggiare divenne piforte, la notte si fece piscura. E mentre
le ombre si allungavano e la luce dileguava dal cielo, il cristallo
comincia splendere. Perdette dapprima la propria trasparenza, e
si soffuse di una luminescenza pallida e lattea. Fantasmi allettanti,
mal definiti, si muovevano sulla sua superficie e nelle profondit Si
fusero in fasci di luce e d'ombra, poi formarono disegni intersecati,
raggiati, che incominciarono adagio a ruotare.
Sempre e sempre pirapide girarono le ruote di luce, e il pulsare
dei tamburi accelercon esse. Ormai del tutto ipnotizzati, gli
uominiscimmia potevano soltanto fissare, con le mascelle pendule,
quello stupefacente sfoggio pirotecnico. Avevano gidimenticato
gli istinti dei progenitori e le lezioni di un'intera vita; non uno di
essi, normalmente, sarebbe rimasto coslontano dalla caverna, a
un'ora costarda della sera. Poichla boscaglia circostante era piena
di forme immobili e di occhi fissi, mentre le creature della notte
sospendevano la loro attivitper vedere che cosa sarebbe accaduto
ancora.
A questo punto le turbinanti ruote di luce incominciarono a fondersi e
i raggi si unirono formando fasci luminosi che adagio
indietreggiarono in lontananza, ruotando intanto sui loro assi. Si
suddivisero a coppie, e la conseguente serie di linee incomincia
oscillare, una linea sull'altra, diagonalmente, mutando adagio gli
angoli di intersezione. Forme geometriche fantastiche, fuggevoli,
apparivano e scomparivano baluginanti, mentre le splendenti griglie si
intrecciavano e si districavano; e gli uominiscimmia stettero a
guardare, prigionieri ipnotizzati del cristallo luminoso.
Non avrebbero mai potuto supporre che le loro menti venivano
sondate, i loro corpi disegnati, le loro reazioni studiate, le loro
capacitpotenziali valutate.
A tutta prima l'intera tribrimase semiaccosciata formando un
immobile quadro, quasi fosse eternata nella pietra. Poi l'uomoscimmia
pivicino al monolito improvvisamente si riscosse.
Non modificla propria posizione, ma il suo corpo perdette la
rigiditda stato di trance e si animcome se fosse stato un
burattino azionato da fili invisibili. La testa si voltda un lato e
dall'altro; la bocca silenziosamente si apre si richiuse; le mani si
strinsero a pugno e tornarono ad aprirsi. Poi si chin strappun
lungo stelo d'erba e, con dita goffe, cercdi formare un nodo.
Sembrava una creatura posseduta, in lotta contro uno spirito o un
demonio che avesse assunto il dominio del suo corpo. Ansimava,
respirando a stento, e aveva gli occhi colmi di terrore, mentre cercava
di costringere le proprie dita a compiere movimenti picomplessi di
ogni altro mai tentato prima.
Nonostante tutti i suoi tentativi, riuscsoltanto a fare a pezzi lo stelo
d'erba. Mentre i frammenti cadevano al suolo, l'influsso che lo
dominava lo abbandon ed egli torna irrigidirsi nell'immobilit
Un altro uomoscimmia si riscosse, ed esegugli stessi gesti. Questo
era un esemplare pigiovane, piduttile; riusclove il pi
vecchio aveva fallito. Sul pianeta Terra, il primo rozzo nodo era stato
formato... Altri fecero cose pistrane e ancor piinutili. Alcuni
tennero le mani in avanti, a braccia tese, e tentarono di accostare la
punta delle dita... dapprima con tutti e due gli occhi aperti, poi con
un occhio chiuso. Altri furono costretti a fissare disegni quadrettati
nel cristallo, disegni che si suddivisero sempre piminutamente,
finchle linee non si furono confuse in una chiazza grigia.
E tutti udirono singoli e puri suoni di timbro variabile, che
rapidamente calavano al di sotto della soglia di udibilit
17
Quando venne la volta di GuardalaLuna, egli si sentben poco
impaurito. La piintensa delle sue sensazioni fu un vago
risentimento, mentre i suoi muscoli si contraevano e le sue membra si
muovevano ubbidendo a ordini che non erano del tutto suoi. Senza
sapere perch si chine prese un piccolo sasso.
Quando si raddrizzvide che nel monolito di cristallo v'era una
nuova immagine.
Le griglie e i disegni danzanti in movimento erano scomparsi. Si
vedeva ora, invece, una serie di circoli concentrici, intorno a un
piccolo disco nero.
Ubbidendo agli ordini silenziosi del suo cervello, egli lanciil sasso
con un movimento goffo del braccio dall'alto. Mancil bersaglio di
parecchie decine di centimetri.
Riprova, disse l'ordine. Egli cercintorno a sfinchnon ebbe
trovato un altro ciottolo. Questa volta colpil monolito con una
vibrazione squillante, da campana. Era ancora lontano dal bersaglio,
ma la mira stava migliorando.
Al quarto tentativo, colpa pochi centimetri appena dal centro del
bersaglio. Una sensazione indescrivibile di piacere, quasi sessuale tanto
era intensa, gli pervase la mente. Poi l'influsso che lo dominava cess
egli non sentpialcun impulso di fare qualcosa, tranne che
rimanere in piedi e aspettare.
A uno a uno, tutti gli appartenenti alla tribfurono fuggevolmente
posseduti. Alcuni riuscirono, altri fallirono nei compiti loro affidati e
tutti furono opportunamente retribuiti con spasimi di piacere o di
dolore.
Ormai non rimaneva che un bagliore uniforme e senza
caratteristiche nel grande monolito, per cui esso si levava simile a un
blocco di luce sovrapposto alla circostante oscurit Cose se si fossero
destati da un sonno profondo, gli uominiscimmia scossero la testa, e di
la poco ripresero a muoversi lungo la pista verso il loro rifugio. Non
voltarono la testa a guardarsi indietro, nsi meravigliarono della
strana luce che li stava guidando verso le caverne... e verso un
avvenire ancora ignoto, anche alle stelle.

3. ACCADEMIA.

GuardalaLuna e i suoi compagni non ricordarono affatto quanto
avevano veduto, dopo che il cristallo ebbe cessato di esercitare
l'incantesimo ipnotico sulle loro menti e di effettuare esperimenti con
i loro corpi. Il giorno dopo, uscendo in cerca di cibo, gli passarono
accanto senza quasi ripensarvi; faceva ormai parte dello sfondo
inosservato della loro esistenza. Non potevano cibarsene, nesso
poteva divorare loro; per conseguenza non rivestiva alcuna
importanza.
Gial fiume, gli Altri fecero le consuete, inefficaci minacce. Il loro
capo, un uomoscimmia con un solo orecchio, della stessa statura e
della stessa etdi GuardalaLuna, ma in condizioni peggiori di lui,
ospersino una breve incursione verso il territorio della trib
strillando forte e agitando le braccia nel tentativo di spaventare il
nemico e di chiamare a raccolta il proprio coraggio. L'acqua del
torrente non era in alcun punto piprofonda di trenta centimetri, ma
quanto piavanti si portava UnOrecchio, tanto pidiveniva incerto e
inquieto. Ben presto rallentfino a fermarsi, e infine tornindietro,
con dignit per riunirsi ai suoi compagni.
Per il resto, non vi fu alcun mutamento nella normale routine. La
tribraccolse quel tanto di cibo che le bastava per sopravvivere un altro
giorno e nessuno per
E quella sera il monolito di cristallo era ancora in attesa, circondato
dalla sua aureola pulsante di luce e di suono. Il programma che aveva
escogitato, per fu ora diverso in modo sottile.
Alcuni degli uominiscimmia ignorarono del tutto il cristallo, quasi
che esso stesse concentrandosi sui soggetti pipromettenti. Uno di
costoro era GuardalaLuna; una volta di piegli sentviticci indagatori
insinuarsi nei meandri inutilizzati del suo cervello. E, di la poco,
incominciad avere visioni.
Sarebbero potute essere nell'interno del blocco di cristallo; oppure
esclusivamente nella sua mente. In ogni modo, per GuardalaLuna
furono del tutto reali. Eppure, in qualche modo, il consueto,
automatico impulso di scacciare gli invasori del suo territorio era stato
placato e ridotto all'acquiescenza.
Egli stava contemplando un pacifico gruppo familiare, che differiva
per un solo aspetto dalle scene a lui note. Il maschio, la femmina e i
due piccoli apparsi misteriosamente dinanzi a lui erano ingozzati e
satolli, con la pelle liscia e lustra... ed era questa una condizione di
vita che GuardalaLuna non aveva mai immaginato. Inconsciamente,
egli tastle proprie costole sporgenti; le costole di quelle creature
erano celate da pieghe di grasso. Di quando in quando si muovevano
pigramente, mentre riposavano tranquillamente accanto
all'imboccatura di una caverna, apparentemente in pace con il
mondo. Ogni tanto, il grosso maschio emetteva un rutto
monumentale di soddisfacimento.
Non vi fu alcun'altra attivit e, dopo cinque minuti, la scena im
provvisamente svan Il cristallo non era piche un baluginante
profilo nelle tenebre.
GuardalaLuna si riscosse, come destandosi da un sogno, cap
bruscamente dove si trovava, e ricondusse la triballe caverne.
Non serbalcun ricordo conscio di ciche aveva veduto; ma quella
notte, mentre sedeva rimuginando all'imboccatura del rifugio, le
orecchie sintonizzate sui rumori del mondo circostante, senti primi
lievi fremiti d'una nuova e potente emozione. Era una sensazione vaga
e diffusa di invidia... di insoddisfazione per la propria vita. Non
aveva la benchminima idea di ciche la causava, e tanto meno del
modo di guarirla; ma lo scontento era entrato nell'anima sua, ed egli
aveva mosso un piccolo passo verso l'umanit
Una sera dopo l'altra, lo spettacolo di quei quattro uominiscimmia
ben pasciuti si ripet fino a divenire una causa di affascinata
esasperazione, che contribuiva ad accrescere l'eterna, tormentosa
fame di GuardalaLuna. Quanto vedevano i suoi occhi non sarebbe
bastato a causare questo effetto; occorreva un appoggio psicologico. Vi
furono vuoti, a questo punto, nella vita di GuardalaLuna che egli
non avrebbe mai ricordato, in cui gli atomi stessi del suo semplice
cervello venivano costretti a nuove aggregazioni.
Se egli fosse sopravvissuto, queste aggregazioni sarebbero diventate
eterne, poichi suoi geni le avrebbero trasmesse alle generazioni
future.
Fu un processo lento e tedioso, ma il monolito di cristallo era
paziente. Nesso, ni monoliti identici dispersi in una metdel
globo, si aspettavano di riuscire con tutte le decine di gruppi
interessati all'esperimento. Cento insuccessi non avrebbero avuto
importanza, se un solo successo poteva mutare il destino del mondo.
Quando giunse la fase della successiva luna nuova, la tribaveva
assistito a una nascita e a due morti. Una di queste ultime era stata
causata dalla fame; l'altra si era determinata durante il rito serale,
quando un uomoscimmia era stramazzato, improvvisamente, tentando
di battere due frammenti di pietra, delicatamente, l'uno contro l'altro.
Subito il cristallo aveva perduto la propria luminosit e la tribera stata
liberata dall'incantesimo. Ma l'uomoscimmia caduto non si era pi
mosso; e la mattina dopo, naturalmente, il cadavere era scomparso.
La sera seguente non accadde nulla; il cristallo stava ancora
analizzando il proprio errore. La tribgli sfilaccanto, nel
crepuscolo che dilagava, ignorandone completamente la presenza.
Ma, la sera dopo, il monolito era di nuovo pronto per loro.
I quattro uomini-scimmia ben pasciuti tornarono, e questa volta
fecero cose straordinarie. GuardalaLuna incomincia tremare in
modo incontrollabile: gli parve che il cervello stesse per scoppiargli e
volle distogliere lo sguardo. Ma lo spietato dominio mentale non
allentava la presa; fu costretto a seguire la lezione fino all'ultimo,
anche se tutti i suoi istinti si ribellavano contro di essa.
Quegli istinti avevano ben servito i suoi progenitori, nei tempi delle
tiepide piogge e di una lussureggiante fertilit quando il cibo
aspettava ovunque di essere raccolto. Ora i tempi erano cambiati, e la
saggezza ereditata dal passato era diventata pura follia.
Gli uominiscimmia dovevano adattarsi a morire come i pigrossi
animali scomparsi prima di loro e le cui ossa giacevano ormai
racchiuse nelle colline di arenaria.
CosGuardalaLuna fissava senza batter ciglio il monolito di
cristallo, mentre il suo cervello restava aperto alle ancora incerte
manipolazioni della nuova pietra. Spesso era assalito dalla nausea, ma
sempre si sentiva affamato; e di tanto in tanto le mani di lui si
stringevano inconsciamente nei gesti che avrebbero determinato il
suo nuovo sistema di vita.
Mentre la fila di facoceri attraversava, annusando e grugnendo, la
pista, GuardalaLuna si fermdi colpo. Facoceri e uominiscimmia si
erano sempre ignorati a vicenda, in quanto non esisteva alcun contrasto
di interessi tra loro. Come quasi tutti gli animali che non
gareggiavano per lo stesso cibo, essi si limitavano a tenersi lontani
gli uni dagli altri.
Eppure adesso GuardalaLuna rimase immobile a guardarli,
titubando, avanzando e indietreggiando incerto, mentre veniva
sferzato da impulsi che non riusciva a capire. Poi, come in sogno,
comincia cercare al suolo... pur non essendo in grado di spiegare
che cosa anche se fosse stato capace di esprimersi. Avrebbe
riconosciuto la cosa non appena l'avesse veduta.
Era un sasso pesante, appuntito, lungo circa quindici centimetri, e,
sebbene non si adattasse perfettamente alla sua mano, poteva andare.
Facendo oscillare il braccio, interdetto dal peso improvvisamente
accresciuto della mano, provuna sensazione piacevole di potenza e
di autorevolezza. Incomincia muoversi verso il facocero pivicino.
Era un animale giovane e stupido, anche in base all'esiguo metro
dell'intelligenza dei facoceri. Pur avendo osservato GuardalaLuna
con la coda dell'occhio, lo prese sul serio soltanto di gran lunga
troppo tardi. Perchavrebbe dovuto sospettare quelle creature
innocue d'una qualsiasi cattiva intenzione? Continua strappare
erba fino a quando il sasso appuntito non lo privdel suo barlume di
coscienza. Gli altri componenti del branco continuarono a pascolare
senza allarmarsi, perchl'uccisione era stata fulminea e silenziosa.
Tutti gli altri uomini-scimmia del gruppo si erano fermati a guardare,
e ora si raccolsero intorno a GuardalaLuna e alla sua vittima con
ammirato stupore. Di la poco uno di essi raccattl'arma imbrattata
di sangue e prese a vibrarla sul facocero morto. Gli altri lo imitarono
con tutti i bastoni e i sassi che riuscirono a trovare, finchla loro preda
non fu maciullata.
Poi si annoiarono; alcuni si allontanarono, mentre gli altri
rimanevano esitanti intorno alla carogna irriconoscibile... e il futuro
del mondo dipendeva dalla loro decisione. Passun intervallo di
tempo sorprendentemente lungo prima che una delle femmine che
allattavano incominciasse a leccare il sasso insanguinato che aveva tra
le dita.
E occorse ancora pitempo prima che GuardalaLuna, nonostante
tutto ciche gli era stato mostrato, si rendesse realmente conto di non
dover mai pisoffrire la fame.

4. IL LEOPARDO.

Le armi e gli utensili che secondo il programma dovevano impiegare
erano abbastanza semplici, e cinonostante avrebbero potuto cambiare
il mondo e fare degli uomini-scimmia i suoi padroni. L'arma pi
primitiva era il sasso tenuto nella mano, che moltiplicava di parecchie
volte la potenza di un colpo. Veniva poi la clava d'osso, che consentiva
di colpire pida lontano e poteva servire da difesa contro le zanne o
gli artigli di animali famelici.
Ma occorrevano loro altri mezzi, poichi denti e le unghie non
potevano smembrare rapidamente niente di pigrosso di un
coniglio selvatico. Fortunatamente, la natura aveva fornito loro gli
utensili perfetti, che richiedevano soltanto l'astuzia di raccattarli.
Anzitutto v'era un rozzo, ma effientissimo coltello, o sega, di un
modello che avrebbe risposto bene allo scopo per i successivi tre
milioni di anni. Si trattava semplicemente della mascella inferiore
di un'antilope, con i denti ancora al loro posto; non vi sarebbero
stati perfezionamenti sostanziali fino alla scoperta del ferro. V'era
poi un punteruolo, o un pugnale, sotto forma di un corno di gazzella,
e infine un attrezzo per raschiare, ricavato dalla mascella completa, o
quasi completa, di ogni piccolo animale.
La clava, la sega fatta di denti, il pugnale ricavato da un corno, il
raschietto d'osso... queste erano le invenzioni meravigliose che
occorrevano agli uomini-scimmia per sopravvivere. Ben presto
avrebbero riconosciuto in esse quei simboli del potere che
rappresentavano, ma molti mesi dovevano trascorrere prima che le
loro goffe dita avessero acquisito la capacit o la volont di
servirsene.
Forse, col tempo, sarebbero potuti pervenire di loro iniziativa al
grandioso e brillante concetto di adoperare armi naturali come
attrezzi artificiali. Ma le probabiliterano tutte contro di loro, e anche
adesso rimanevano innumerevoli possibilitdi insuccesso nelle epoche
a venire.
Agli uominiscimmia era stata offerta la loro prima occasione. Non
ve ne sarebbe stata una seconda; ora avevano in pugno, letteralmente,
il proprio avvenire.
뺀 Le lune continuarono a crescere e a calare; piccoli vennero al mondo
e talora vissero; vecchi di trent'anni, deboli e sdentati, morirono; il
leopardo imponeva il proprio pedaggio la notte; gli Altri lanciavano
minacce ogni giorno dalla riva opposta del torrente... e la trib
prosperava.
Nel corso di un solo anno, GuardalaLuna e i suoi compagni erano
cambiati in modo quasi irriconoscibile.
Avevano imparato bene la lezione; ora riuscivano a maneggiare tutti
gli strumenti ch'erano stati loro rivelati. Il ricordo stesso della fame
andava dileguandosi dalla loro mente; e sebbene i facoceri stessero
diventando diffidenti, esistevano gazzelle e antilopi e zebre a
innumerevoli migliaia sulle pianure. Tutti questi animali e altri erano
caduti preda degli apprendisti cacciatori.
Adesso che non erano piquasi storditi dall'inedia, gli uominiscimmia
avevano tempo sia per i piaceri, sia per i primi rudimenti del pensiero. Il
loro nuovo sistema di vita veniva ormai accettato con noncuranza, ed
essi non lo collegavano in alcun modo con il monolito ancora ritto
accanto alla pista che conduceva al torrente. Se per caso si fossero
soffermati a considerare la situazione, avrebbero forse potuto vantarsi
di essere riusciti a migliorare la loro situazione con i propri sforzi: in
realt avevano gidimenticato ogni altro modo di vivere.
Ma nessuna utopia perfetta, e questa presentava due inconvenienti.
Il primo consisteva nel leopardo razziatore, la cui passione per gli
uomini-scimmia sembrava essere divenuta ancor piirresistibile
adesso che erano meglio nutriti. Il secondo consisteva nella trib
all'altro lato del torrente; gli Altri, infatti, erano riusciti in qualche
modo a sopravvivere, rifiutandosi caparbiamente di morire di fame.
Il problema del leopardo venne risolto in parte dal caso, in parte in
seguito a un errore grave, quasi fatale, anzi, di GuardalaLuna.
Eppure, sul momento la sua idea era sembrata cosbrillante da
indurlo a danzare di gioia, e forse difficilmente si sarebbe potuto
rimproverarlo per aver ignorato le conseguenze.
Alla tribtoccavano ancora di quando in quando giornate
sfavorevoli, sebbene esse non ne minacciassero pila sopravvivenza
stessa. Un giorno, verso il crepuscolo, essa non era riuscita a uccidere
alcuna preda; si scorgevano gile caverne, mentre GuardalaLuna
guidava gli stanchi e malcontenti compagni verso i rifugi. E l quasi
sulla soglia delle caverne, trovarono uno dei rari e preziosi doni della
natura.
Un'antilope adulta giaceva sulla pista. Aveva una zampa, anteriore
fratturata, ma le rimaneva ancora abbastanza spirito combattivo e gli
sciacalli che l'accerchiavano si tenevano a rispettosa distanza dalle sue
corna simili a pugnali. Potevano permettersi di aspettare; sapevano
che il momento opportuno sarebbe giunto.
Ma si erano dimenticati di avere dei concorrenti, e indietreggiarono
con ringhi irosi quando gli uominiscimmia arrivarono. Anche questi
ultimi circondarono con circospezione l'antilope, tenendosi di ldalla
portata di quelle corna pericolose; poi andarono all'attacco con clave e
sassi.
Non fu un attacco molto efficiente e coordinato. Prima che la povera
bestia fosse liberata dalla morte, la luce era quasi scomparsa... e gli
sciacalli stavano ritrovando il coraggio. GuardalaLuna, combattuto
fra la paura e la fame, si rese conto a poco a poco che tutte quelle
fatiche sarebbero potute essere vane. Era troppo pericoloso
trattenersi lancora a lungo.
Poi, non per la prima o l'ultima volta, dimostrdi essere un genio.
Con uno sforzo immenso dell'immaginazione, si raffigurl'antilope
morta... nella sicurezza della sua caverna. Incomincia trascinarla verso
il dirupo della collina; di la non molto gli altri capirono le sue
intenzioni e presero ad aiutarlo.
Se avesse saputo quanto sarebbe stata difficile l'impresa, non
l'avrebbe mai tentata. Soltanto la sua grande forza e l'agilit
ereditata dagli antenati arboricoli gli consentirono di trasportare la
carcassa su per il ripido versante. Pivolte, in lacrime per la
frustrazione, quasi abbandonla preda, ma una cocciutaggine
profondamente radicata quanto la fame continua sostenerlo. A
volte gli altri lo aiutavano, a volte lo ostacolavano; quasi sempre lo
intralciavano. Ma infine l'impresa riusc la malconcia antilope venne
trascinata oltre l'imboccatura della caverna, mentre gli ultimi bagliori
rossi del tramonto dileguavano dall'orizzonte; e il banchetto
cominci
Alcune ore dopo, ingozzato fino alla saziet GuardalaLuna si dest
Senza sapere perch si drizza sedere nelle tenebre, tra i corpi proni
dei suoi compagni altrettanto sazi, e tese le orecchie verso la notte.
Non si udiva alcun suono tranne i respiri grevi intorno a lui; il mondo
intero sembrava addormentato. Le rocce oltre l'imboccatura della
caverna splendevano bianche come ossa calcinate nella luce vivida
della luna, in quel momento molto alta nel cielo. Ogni pensiero di
pericolo sembrava infinitamente remoto.
Poi, da molto lontano, giunse il suono di un ciottolo che rotolava.
Timoroso, ma al contempo incuriosito, GuardalaLuna striscifuori,
sulla sporgenza rocciosa davanti alla caverna, e scrut in basso, la
parete del dirupo.
Quello che vide lo lascitalmente paralizzato dal terrore che per
lunghi secondi non riusca muoversi. Sei metri appena piin basso,
due splendenti occhi gialli lo stavano fissando; lo ipnotizzarono a tal
punto con la paura, che quasi non vide il corpo flessibile e striato dietro
di essi scivolare vellutato e silenzioso di roccia in roccia. Mai, prima di
allora, il leopardo era salito cosin alto. Aveva ignorato questa volta le
caverne piin basso, pur sapendo benissimo dei loro abitatori. Ora
cercava altra preda; stava seguendo la traccia del sangue su per il dirupo
inondato di luce lunare.
Alcuni secondi dopo, la notte fu resa orrenda dagli strilli di allarme
degli uominiscimmia nella sovrastante caverna. D leopardo ebbe un
ringhio infuriato, mentre si rendeva conto di non poter picontare
sul fattore sorpresa. Ma non per questo smise di avanzare, in quanto
sapeva di non aver nulla da temere.
Giunse sulla sporgenza rocciosa e riposun momento nell'angusto
spazio aperto. L'odore del sangue aleggiava tutto attorno, colmando il
suo cervello piccolo e feroce di un unico travolgente desiderio. Senza
esitare entra passi vellutati nella caverna.
E lcommise il suo primo sbaglio, poich mentre si lasciava alle
spalle il chiaro di luna, anche i suoi occhi superbamente adattati alla
notte vennero a trovarsi in momentaneo svantaggio.
Gli uomini-scimmia riuscirono a scorgerlo, profilato in parte contro
l'imboccatura della caverna, pichiaramente di quanto esso pesse
vedere loro. Erano atterriti, ma non pidel tutto indifesi.
Ringhiando e sferzando la coda con arrogante fiducia, il leopardo
avanzin cerca del tenero cibo che bramava. Se avesse ^incontrato la
preda all'aperto, non vi sarebbero state difficolt ma ora che gli
uominiscimmia erano intrappolati, la disperazione aveva dato loro il
coraggio di tentare l'impossibile. E, per la prima volta, disponevano
dei mezzi con cui riuscirvi.
Il leopardo si accorse che accadeva qualcosa di insolito quando sent
sul cranio un urto cosforte da sentirsi stordito. Colpfulmineo con
una delle zampe anteriori e udun urlo di sofferenza, mentre i suoi
artigli laceravano soffice carne. Poi sentun dolore lancinante,
mentre qualcosa di affilato gli penetrava nei fianchi... una volta, due,
e una terza volta ancora. Piroettper colpire le ombre che
strillavano e danzavano da ogni lato.
Di nuovo vi fu un colpo violento, mentre qualcosa gli veniva vibrato
sul muso. Fece scattare le zanne su una confusa chiazza bianca in
movimento... ma soltanto per sentirle raschiare su un osso nudo e
inutile.
E ora, ultima e incredibile indegnit si senttirare la coda dalle
radici.
Girsu se stesso, scaraventando contro le pareti della caverna i suoi
aguzzini follemente audaci. Ma, qualunque cosa facesse, non riusciva
a sottrarsi alla gragnola di colpi inflittigli con rozze armi impugnate
da mani goffe eppur potenti.
E poi commise il secondo sbaglio, perch nello stupore e nella paura,
aveva dimenticato dove si trovava. O forse era stato stordito o
accecato dai colpi che gli piovevano sulla testa; comunque stessero
le cose, balzbruscamente fuori dalla caverna. Si udun urlo
orribile mentre precipitava, girando su se stesso, nel vuoto. Secoli
dopo, parve, si udun tonfo mentre piombava su un affioramento di
rocce a metdel dirupo; in seguito, il solo rumore fu un franare di
pietre smosse, che si spense nella notte.
Per molto tempo, inebriato dalla vittoria, GuardalaLuna rimase in
piedi a danzare, emettendo grida inintelligibili, all'imboccatura della
caverna. Intuiva giustamente che tutto il suo mondo era mutato e che
egli non era piuna vittima impotente delle forze circostanti.
Poi rientrnella caverna e, per la prima volta in vita sua, ebbe una
notte di sonno ininterrotto.
> <*
Al mattino, trovarono la carcassa del leopardo ai piedi del dirupo.
Anche nella morte, trascorse qualche tempo prima che uno di loro
osasse avvicinare il mostro sconfitto, ma, di la non molto, lo
circondarono, con i loro coltelli e le loro seghe d'osso. Fu un lavoro
molto faticoso, e quel giorno non cacciarono.

5. INCONTRO ALL'ALBA.

Mentre guidava la tribverso il torrente nella luce fioca dell'alba,
GuardalaLuna si soffermincerto in un luogo familiare. Qualcosa, lo
sapeva, mancava; ma non riusca ricordare che cosa fosse. Non
sciupenergie mentali per risolvere l'enigma, poichquel mattino
aveva in mente cose piimportanti.
Simile al tuono e al fulmine, alle nubi e alle eclissi, il grande blocco
cristallino era scomparso misteriosamente com'era venuto. Essendo
svanito nel passato inesistente non turbmai pii pensieri di
GuardalaLuna.
GuardalaLuna non avrebbe saputo che cosa gli avesse fatto; e
nessuno dei suoi compagni si domand mentre gli rimanevano
attorno nella bruma mattutina, perchegli si fosse soffermato per
un momento proprio l andando al torrente.
뻣 뻣 .*
Sul loro lato del corso d'acqua, nella sicurezza mai violata del loro
territorio, gli Altri scorsero per la prima volta GuardalaLuna e una
dozzina di maschi della sua tribcome un fregio in movimento contro
il cielo dell'alba. Subito cominciarono a lanciare la loro sfida
quotidiana; ma, questa volta, non vi fu risposta.
Costantemente, deliberatamente... soprattutto, silenziosamente,
GuardalaLuna e la sua banda discesero il basso poggio che dominava il
fiumicello; e, mentre si avvicinavano, gli Altri divennero
improvvisamente silenziosi. La loro furia rituale deflu per essere
sostituita da un crescente timore. Erano vagamente consci del fatto
che qualcosa era accaduto, e che quell'incontro differiva da tutti gli
altri precedenti. Le clave e i coltelli d'osso dei quali era munito il
gruppo di GuardalaLuna non li allarmarono, poichnon ne capivano
lo scopo. Sapevano soltanto che i movimenti dei loro rivali erano adesso
impregnati di decisione e di minaccia.
Il gruppo si fermsull'orlo dell'acqua, e per un momento il coraggio
degli Altri torna rivivere. Guidati da UnOrecchio, essi ripresero a
malincuore il canto di battaglia. Si protrasse soltanto per pochi
secondi prima che una visione terrificante li facesse ammutolire.
GuardalaLuna levalte le braccia, rivelando il carico che fino a quel
momento era stato celato dai corpi irsuti dei suoi compagni. Reggeva
un ramo robusto, e impalata su di esso si trovava la testa insanguinata
del leopardo. Un bastoncello teneva spalancata la bocca, e le lunghe
zanne scintillavano di un bianco spettrale, nei primi raggi del sole.
Quasi tutti gli Altri rimasero troppo paralizzati dalla paura per
potersi muovere; ma alcuni di essi iniziarono una ritirata lenta e
incespicante. A GuardalaLuna non occorreva alcun altro
incoraggiamento. Sempre reggendo alto sopra il capo il trofeo
mutilato, incominciad attraversare il torrente. Dopo un attimo di
esitazione, i suoi compagni sguazzarono dietro di lui.
Quando GuardalaLuna giunse sulla riva opposta, UnOrecchio
manteneva ancora il terreno. Forse era troppo coraggioso o troppo
stupido per fuggire; forse non riusciva a convincersi che
quell'oltraggio stesse davvero accadendo. Vile o eroe, nulla mut
in ultimo, quando il ringhio paralizzato dalla morte gli piombsul
capo incapace di capire.
Urlando di paura, gli Altri si dispersero nella boscaglia; ma di la
non molto sarebbero tornati, e ben presto avrebbero dimenticato il
loro capo perduto.
Per qualche secondo, GuardalaLuna rimase incerto accanto alla
sua nuova vittima sforzandosi di capire lo strano e mirabile fatto: il
leopardo morto poteva uccidere ancora. Adesso era il padrone del
mondo, e non sapeva affatto che cosa fare in seguito.
Ma avrebbe pensato qualcosa.

6. ASCESA DELL'UOMO.

Un nuovo animale vagava sul pianeta, diffondendosi adagio dal cuore
del continente africano. Era ancora cosraro che un censimento
frettoloso avrebbe potuto ignorarlo tra i brulicanti miliardi di
creature in movimento sulla terra e nel mare. Nulla dimostrava,
ancora, che avrebbe prosperato, o sarebbe anche soltanto riuscito a
sopravvivere: in quel mondo ove tanti altri animali pipossenti si
erano estinti, la sua sorte continuava a essere in precario equilibrio.
Nel corso dei centomila anni trascorsi da quando i cristalli erano calati
sull'Africa, gli uominiscimmia non avevano inventato nulla. Ma
avevano incominciato a mutare, ed erano riusciti ad acquistare
capacitche nessun altro animale possedeva. Le loro clave d'osso
avevano aumentato la portata delle braccia e moltiplicato la forza di
cui disponevano; adesso gli uominiscimmia non erano piindifesi
tra i predatori con i quali dovevano gareggiare. Potevano scacciare
dalle loro prede i carnivori pipiccoli; e riuscivano per lo meno a
scoraggiare i pigrossi, e talora a metterli in fuga.
I loro denti massicci crescevano pipiccoli, perchnon erano pi
essenziali. Le pietre affilate utilizzabili per estrarre radici o per tagliare
e segare la carne e le fibre, avevano incominciato a sostituirli con
conseguenze non determinabili. Gli uominiscimmia non erano pi
minacciati dalla fame quando i loro denti si guastavano o si
consumavano; anche gli utensili pirozzi potevano aggiungere
parecchi anni alle loro esistenze. E, man mano che i denti andavano
rimpicciolendosi, la forma della faccia incomincia modificarsi; il
grugno si portpiindietro, la mascella massiccia divenne pi
delicata, la bocca riusca emettere suoni pisottili. Mancava ancora un
milione di anni alla parola articolata, ma i primi passi in questa
direzione erano stati compiuti.
E poi il mondo incomincia mutare. In quattro grandi ondate
successive, intervallate l'una dall'altra da duecentomila anni, le ere
glaciali dilagarono, lasciando il loro segno su tutto il globo. Di ldai
tropici, i ghiacciai uccisero coloro che avevano prematuramente
abbandonato le loro sedi ancestrali; e dappertutto eliminarono le
creature che non riuscirono ad adattarsi.
Quando i ghiacci scomparvero, anche gran parte della vita
precedente sul pianeta era scomparsa... compresi gli uomini-scimmia.
Ma, a differenza di molti altri, essi avevano lasciato discendenti;
anzichestinguersi, semplicemente, si erano trasformati. I costruttori
di utensili erano stati rinnovati dai loro stessi attrezzi.
Poich servendosi di clave e di selci, le loro mani avevano finito con
l'acquisire una destrezza che non si riscontrava in alcun'altra specie
del regno animale, e avevano consentito agli uominiscimmia di
costruire strumenti ancora migliori, i quali, a loro volta, erano riusciti
a perfezionare ulteriormente le loro membra e la loro mente. Fu un
processo sempre piveloce e cumulativo, e al suo termine venne a
trovarsi l'uomo.
I primi veri uomini possedevano armi e utensili soltanto un poco
migliori di quelli dei loro antenati di un milione d'anni prima, ma
sapevano servirsene con un'abilitdi gran lunga maggiore. E a un
certo momento, nei secoli tenebrosi trascorsi precedentemente,
avevano inventato lo strumento piessenziale d'ogni altro, sebbene
non potesse essere nveduto ntoccato. Avevano imparato a
parlare, conquistando cosla prima loro grande vittoria sul Tempo.
Ora le conoscenze di una generazione potevano essere tramandate a
quella successiva, per cui ogni epoca era in grado di profittare di quelle
passate.
A differenza dagli animali, che conoscevano soltanto il presente,
l'uomo aveva acquisito un passato; e incominciava a brancolare verso
il futuro.
Stava imparando, inoltre, a imbrigliare le forze della natura;
domando il fuoco, aveva gettato le basi della tecnica, e si era lasciato
molto indietro le proprie origini animalesche. La pietra fu
sostituita dal bronzo, e poi dal ferro. Alla caccia segul'agricoltura. La
tribdivenne il villaggio, il villaggio la cittadina. La parola divent
eterna, grazie a certi segni sulla pietra, sull'argilla e sul papiro.
Dopo non molto tempo, l'uomo inventla filosofia e la religione. E
popolil cielo, non del tutto a torto, di d.
Mentre il suo corpo diventava sempre piindifeso, i suoi mezzi di
offesa si facevano sempre pispaventosi. Con la pietra e il bronzo e
il ferro e l'acciaio aveva percorso la gamma di tutto ciche ppteva
penetrare e tagliare, e molto presto era riuscito a imparare il modo di
abbattere le sue vittime da lontano. La lancia, l'arco, l'arma da fuoco
e infine il missile teleguidato gli avevano dato armi di portata infinita
e di una quasi infinita potenza.
Senza queste armi, anche se le utilizznon di rado contro se stesso,
l'uomo non avrebbe mai conquistato il proprio mondo. In esse aveva
posto il cuore e l'anima, e per epoche intere ne era stato servito bene.
Ma ora, finchesistevano, egli viveva un tempo preso a prestito.

PARTE II, TMA1.

7. VOLO SPECIALE.

Per quante volte si potesse abbandonare la Terra, pensil dottor
Heywood Floyd, l'orgasmo non si placava mai del tutto. Egli era stato
una volta su Marte, tre volte sulla Luna, e pivolte di quante
riuscisse a ricordare sulle diverse basi spaziali. Eppure, mentre il
momento del lancio si avvicinava, fu conscio di una tensione
crescente, di una sensazione di portento e di timore reverenziale e, s
anche di nervosismo, alla maniera di qualsiasi novellino sul punto di
ricevere il battesimo dello spazio.
L'aviogetto lo aveva portato fulmineamente sin lda Washington, dopo
le istruzioni impartitegli a mezzanotte dal Presidente, e stava ora
scendendo verso uno dei paesaggi pifamiliari e al contempo pi
entusiasmanti del mondo. L su trentadue chilometri della costa
della Florida, si stendevano i risultati delle prime due generazioni
dell'era spaziale. A Sud, delineate da ammiccanti luci rosse di
avvertimento, si ergevano le gigantesche torri di lancio dei razzi di
Saturno e Nettuno, che avevano posto gli uomini in traiettoria per i
pianeti e che erano ormai passate alla storia. In prossimit
dell'orizzonte, lucente torre argentea illuminata da riflettori, si levava
l'ultimo dei Saturno V, da quasi vent'anni monumento nazionale e
ma di pellegrinaggi. Non lontano, profilata contro il cielo come una
montagna creata dall'uomo, c'era la mole incredibile dell'Edifio
Montaggio Veicoli, tuttora la pigrande struttura esistente al mondo.
Ma queste cose appartenevano ormai al passato ed egli stava volando
verso il futuro. Mentre si inclinavano in virata, il dottor Floyd pot
vedere sotto di sun labirinto di edifi, quindi una grande pista di
atterraggio, poi una larga, rettilinea cicatrice, sul piatto paesaggio della
Florida... le rotaie multiple di una gigantesca rampa di lancio.
All'estremitdi quest'ultima, circondato da veicoli e da
incastellature, si trovava un aereo spaziale scintillante in una pozza di
luce, mentre fervevano i preparativi per il suo balzo tra le stelle. Per
un improvviso venir meno del senso della prospettiva, causato dalle
rapide variazioni di velocite di quota, parve a Floyd di guardare una
piccola falena argentea, illuminata dal fascio di luce d'una lampadina
tascabile.
Poi le minuscole sagome che si affrettavano qua e lal suolo gli f
cero capire quali fossero le dimensioni reali della nave spaziale. Da
un'estremitall'altra della stretta V delle ali doveva essere larga
sessanta metri. E quell'enorme veicolo, si disse Floyd con una certa
incredulit ma anche con orgoglio, sta aspettando me. A quanto gli
risultava, era la prima volta che si organizzava un'intera missione
per portare un solo uomo sulla Luna.
Sebbene fossero le due del mattino, un gruppo di giornalisti e di
operatori cinematografici lo fermmentre si dirigeva verso la nave
spaziale Orione III illuminata dai riflettori. Ne conosceva di vista
parecchi perch come presidente del Consiglio nazionale
dell'astronautica, la conferenza stampa faceva parte del suo sistema
di vita. Non erano quelli nil momento nil luogo per una
conferenza stampa, negli aveva qualcosa da dire; ma era importante
non offendere i signori dei moderni mezzi di comunicazione.
l dottor Floyd? Sono Jim Forster d.'Assodateti News. Potrebbe
dirci qualche parola su questo suo volo? ono spiacentissimo... non posso dir nulla. a si incontrato con il Presidente nelle prime ore di ieri sera?
domanduna voce familiare.
h... salve, Mike. Ho paura che l'abbiano tirata gidal letto per
niente. Decisamente "no comment". ualmeno confermare o negare che un'epidemia di qualche
genere scoppiata sulla Luna?domandun telecronista, riuscendo
a farsi avanti e a inquadrare Floyd nella telecamera in miniatura.
i dispiace disse Floyd, scuotendo la testa.
la quarantena?domandun altro giornalista. er quanto
tempo sarmantenuta? ontinuo a non aver niente da dire. ottor Floyd domanduna giornalista molto piccola di statura e
molto decisa, uale giustificazione puesservi per questo veto totale
sulle notizie dalla Luna? Ha forse qualcosa a che vedere con la
situazione politica? uale situazione politica?domandFloyd, asciutto. Si ud
qualche risatina e qualcuno grid uon viaggio, dottore!mentre
egli si dirigeva verso il santuario della torre di salita.
Sin da quando riusciva a ricordare, non si era trattato tanto di una
ituazionequanto di una crisi permanente. A partire dagli anni
Settanta, il mondo era stato dominato da due problemi che,
ironicamente, tendevano ad annullarsi a vicenda.
Sebbene il controllo delle nascite fosse economico, sicuro e
approvato da tutte le religioni piimportanti, esso era stato attuato
troppo tardi; la popolazione mondiale ammontava ormai a sei miliardi
di individui... un terzo dei quali nell'impero cinese. In alcuni Stati
autoritari erano state addirittura approvate leggi che imponevano alle
famiglie due soli figli, ma la loro applicazione aveva dimostrato di
essere impossibile. Per conseguenza, i viveri scarseggiavano in ogni
paese; persino negli Stati Uniti v'erano giorni in cui non si poteva
acquistare carne, e si prevedeva una diffusa carestia entro quindici
anni, nonostante gli eroici tentativi di coltivare il mare e di produrre
alimenti sintetici.
Sebbene la necessitdella collaborazione internazionale fosse pi
urgente che mai, rimanevano tante frontiere quante in ogni epoca
precedente. In un milione di anni, il genere umano aveva perduto ben
pochi dei suoi istinti aggressivi; lungo confini simbolici visibili
soltanto agli uomini politici, le trentotto potenze nucleari si
sorvegliavano a vicenda con ansia bellicosa. Tra tutte, possedevano un
megatonnellaggio sufficiente a eliminare l'intera crosta superficiale del
pianeta. E anche se, miracolosamente, nessuno aveva impiegato armi
atomiche, una simile situazione difficilmente si sarebbe potuta protrarre
in eterno.
E ora, per loro motivi imperscrutabili i cinesi stavano offrendo alle
pipiccole nazioni una completa capacitnucleare di cinquanta testate
belliche e di altrettanti missili. Il costo era inferiore ai duecento milioni
di dollari, e potevano essere concesse facilitazioni di pagamento.
Forse cercavano soltanto di puntellare la loro barcollante economia,
tramutando in liquiditsistemi di armamenti superati, come avevano
supposto taluni osservatori; o forse avevano scoperto sistemi di guerra
cosprogrediti da non avere pialcuna necessitdi simili giocattoli; si
era parlato di radioipnosi mediante trasmittenti su satelliti, di virus
potenziati, e di ricatto per mezzo di malattie sintetiche, delle quali essi
soli possedevano Pantitodo. Queste idee incantevoli erano quasi
certamente propaganda o pura fantasia, ma non sembrava prudente
non tenerne affatto conto.
Ogni volta che Floyd si allontanava dalla Terra, si domandava se
l'avrebbe trovata ancora al momento del ritorno.
La linda hostess lo salutmentre entrava nella cabina. uongiorno,
dottor Floyd. Sono Miss Simmons... vorrei darle il benvenuto a bordo
a nome del comandante Tynes e del nostro copilota, il primo ufficiale
Ballard. razie disse Floyd con un sorriso, domandandosi perchle
hostess dovessero sempre esprimersi come robot dei giri turistici in
comitiva.
l decollo avrluogo tra cinque minuti ella continu mostrando
con un gesto la cabina deserta per venti passeggeri. uoccupare
qualsiasi posto preferisce, ma il capitano Tynes le raccomanda il
primo posto a sinistra dalla parte del finestrino, se vuole osservare
le operazioni di attracco. arcos而, egli disse, andando verso il posto indicategli. La hostess
si affaccendintorno a lui ancora qualche momento, poi si diresse
verso il suo cubicolo in fondo alla cabina.
Floyd sedette, regolle cinture di sicurezza intorno alla vita e alle
spalle, e assicurla borsa di cuoio sul sedile adiacente. Un attimo dopo
l'altoparlante entrin azione con un sommesso suono schioccante.
uongiorno disse la voce della signorina Simmons. uesto il volo
speciale 3, dal cosmodromo Kennedy alla base spaziale Uno. Era decisa, sembrava, a rispettare l'intera procedura per il suo unico
passeggero, e Floyd non seppe resistere alla tentazione di un sorriso,
mentre ella continuava inesorabilmente.
l volo avruna durata di cinquantacinque minuti. La massima
accelerazione sardi due g, e rimarremo in assenza di peso per
trenta minuti. La prego di non lasciare il suo posto fino a quando
non saraccesa la spia di sicurezza. Floyd voltla testa e grid razie
Intravide un sorriso un po' imbarazzato, ma incantevole.
Si appoggialla spalliera del sedile e si rilass Quel viaggio, calcol
sarebbe costato ai contribuenti un po' pidi un milione di dollari. Se
fosse risultato ingiustificato, egli avrebbe perduto il posto; ma gli
sarebbe sempre stato possibile tornare all'universite agli studi
interrotti sulla formazione dei pianeti.
ia al sistema automatico di conteggio alla rovescia disse la voce
di Tynes dall'altoparlante, con la cullante cantilena tipica delle
conversazioni per radio. ecollo tra un minuto. Come sempre, il decollo parve pilungo di un'ora. Floyd divenne
acutamente consapevole delle forze gigantesche avvolte a spirale
intorno a lui e in attesa di essere sprigionate. Nei serbatoi di
carburante della nave spaziale e nel serbatoio di energia della rampa
di lancio era compressa la stessa potenza di una bomba nucleare. Ed
essa sarebbe stata impiegata per condurlo ad appena trecentosessanta
chilometri dalla Terra.
Non vi fu pinulla dell'antiquato sistema di conteggio alla rovescia,
CINQUE-QUATTRO-TRE-DUE-UNO-ZERO, cosnocivo al sistema nervoso
umano.
ancio tra quindici secondi. Si sentirpia suo agio se comincera
respirare profondamente. Questa era utile psicologia e utile fisiologia. Floyd si sentben
saturato di ossigeno, e pronto ad affrontare qualunque cosa quando
la rampa di lancio incomincia scaraventare sull'Atlantico il suo
carico.
Non fu facile capire quando si sollevarono dalla rampa e iniziarono
il volo, ma non appena il rombo dei razzi raddoppia un tratto la
propria furia, e Floyd si sorprese ad affondare sempre e sempre pi
nei cuscini del sedile, capche i motori del primo stadio erano stati
messi in moto. Si augurdi poter guardare fuori dal finestrino, ma era
uno sforzo anche soltanto voltare la testa. Eppure non si provava
alcun disagio; anzi, la pressione dell'accelerazione e del rombo
travolgente dei motori produceva una straordinaria euforia. Con le
orecchie ronzanti e il sangue pulsante nelle vene, Floyd si sentpi
vivo di quanto gli fosse accaduto da anni. Era di nuovo giovane,
avrebbe voluto cantare a gran voce... il che era senz'altro possibile,
in quanto nessuno sarebbe riuscito a udirlo.
Lo stato d'animo passrapidamente, mentre egli si rendeva conto
che stava abbandonando la Terra e tutto ciche avesse mai amato.
Laggisi trovavano i suoi tre figli, rimasti orfani della madre da quando
sua moglie era partita con quel fatale volo per l'Europa dieci anni
prima. (Dieci anni? Impossibile! Eppure era cos..) Forse, nel loro
interesse, avrebbe dovuto riammogliarsi...
Aveva quasi perduto la sensazione del tempo quando la pressione e
il rombo diminuirono bruscamente, e l'altoparlante della cabina
annunci i prepariamo al distacco del primo stadio. Via. Vi fu un lieve sussulto; e a un tratto Floyd ricorduna citazione di
Leonardo da Vinci, che aveva visto incorniciata in un ufficio della
NASA:
II Grande Uccello volersul dorso del grande uccello, arrecando gloria
al nido ove nacque.
Bene, il Grande Uccello stava volando adesso, di lda tutti i sogni
di Leonardo da Vinci, e il suo esausto compagno tornava sulla Terra.
Dopo un arco di sedicimila chilometri, il primo stadio vuoto avrebbe
planato nell'atmosfera, rinunciando alla velocitper la distanza, mentre
si dirigeva verso il cosmodromo Kennedy. Di la poche ore,
revisionato e rifornito di carburante, sarebbe stato nuovamente pronto
a sollevare un altro compagno verso il silenzio splendente che non
avrebbe mai potuto raggiungere.
Ora, pensFloyd, siamo autonomi, piche a metstrada dall'orbita.
Quando l'accelerazione torna farsi sentire, mentre entravano in
azione i razzi del secondo stadio, la spinta fu assai pidolce: invero,
egli non senti pidella gravitnormale. Ma sarebbe stato impossibile
camminare, dato che 'altosi trovava direttamente verso la parte
anteriore della cabina. Se egli fosse stato cossciocco da lasciare il suo
posto, sarebbe andato a schiacciarsi immediatamente contro la parete
posteriore.
Questo effetto era un po' sconcertante, in quanto si sarebbe detto
che la nave spaziale fosse ritta sulla propria coda. A Floyd, seduto
nell'estremitanteriore della cabina, tutti i sedili apparivano fissati a
una parete che scendeva a perpendicolo sotto di lui. Stava facendo del
suo meglio per ignorare questa spiacevole illusione, quando l'alba
esplose fuori dalla nave spaziale.
In pochi secondi saettarono attraverso veli cremisi e rosei e dorati e
azzurri fino al bianco accecante del giorno. Sebbene i finestrini fossero
intensamente anneriti per attenuare il bagliore, i sondanti fasci di
luce solare che adesso si inclinavano adagio nella cabina lasciarono
Floyd quasi cieco per parecchi minuti. Si trovava nello spazio, eppure
era impossibile riuscire a scorgere le stelle.
Si fece schermo agli occhi con le mani e cercdi scrutare attraverso il
finestrino accanto a lui. Lfuori, l'ala reclinata all'indietro della nave
spaziale splendeva come metallo incandescente nella luce solare
riflessa; tutto attorno a essa regnava la pifitta oscurit e
quell'oscuritdoveva essere colma di stelle... ma era impossibile
scorgerle.
Il peso stava lentamente defluendo; i razzi venivano gradualmente
spenti, mentre la nave spaziale si collocava in orbita. Il tuono dei motori
si ridusse a un rombo soffocato, poi a un sibilo dolce, quindi si
spense nel silenzio. Se non fosse stato per le cinghie che lo
trattenevano, Floyd avrebbe galleggiato fuori dal sedile; sembrava, in
ogni modo, che il suo stomaco fosse sul punto di fare proprio questo.
Sperche le pillole ingerite mezz'ora prima e sedicimila chilometri
piindietro producessero gli effetti previsti. Aveva sofferto di nausea
spaziale una sola volta nel corso della sua carriera, ed era anche troppo.
La voce del pilota suonferma e fiduciosa uscendo dall'altoparlante
della cabina. rego rispettare tutti i regolamenti relativi a Zero-g.
Attraccheremo alla Base Spaziale Uno tra quarantacinque minuti
esatti. La hostess si avvicinrisalendo lo stretto passaggio a destra dei
sedili molto vicini l'uno all'altro. V'era un che di lievemente
molleggiato nei suoi passi e i piedi di lei si staccavano dal pavimento
con riluttanza, come se fossero invischiati in uno strato di colla. Seguiva
la striscia di tappeto Velcro, giallo acceso, che rivestiva per tutta la
lunghezza il pavimento... e il soffitto. Il tappeto, come le suole dei
suoi sandali, era coperto di miriadi di minuscoli ganci che
aderivano gli uni agli altri. Questo espediente per camminare in
assenza di peso riusciva a rassicurare immensamente i passeggeri
disorientati.
radirebbe un caffo un t dottor Floyd?ella domand
allegramente.
o, grazie sorrise lui. Si sentiva sempre come un neonato quando
doveva succhiare da uno di quei tubi di plastica.
La hostess continua rimanergli accanto ansiosamente, mentre
Floyd apriva la borsa di cuoio e si accingeva a toglierne le carte.
ottor Floyd, posso farle una domanda? a certo le rispose, guardandola al di sopra degli occhiali.
l mio fidanzato geologo a Clavius disse la signorina Simmons,
misurando cauta le parole, non ho sue notizie da pidi una
settimana. ono dolente di saperlo; forse lontano dalla sua base e
nell'impossibilitdi mettersi in contatto. Ella scosse la testa. i avverte sempre quando questo sta per
accadere. E puimmaginare quanto sono preoccupata... con tutte
queste voci. proprio vero quello che dicono, di un'epidemia sulla
Luna? nche se fosse vero, non il caso di allarmarsi. Rammenti, vi fu una
quarantena nel 1998, per quella mutazione del virus influenzale. Molti
si ammalarono, ma nessuno mor E non posso dirle altro, davvero
concluse con fermezza.
La signorina Simmons sorrise affabile e si raddrizz
ene, grazie lo stesso, dottore. Scusi se l'ho disturbata. on stato affatto un disturbo disse lui, galante, ma non molto
sincero. Poi si calnei suoi interminabili rapporti tecnici, in un
disperato assalto dell'ultimo momento ai soliti arretrati.
Non avrebbe avuto il tempo di leggere una volta arrivato sulla Luna.

8. APPUNTAMENTO IN ORBITA.

Mezz'ora dopo, il pilota annunci renderemo contatto tra dieci
minuti. Prego controllare le cinture di sicurezza. Floyd ubbide mise via le carte. Significava andare in cerca di guai
leggere durante il gioco di destrezza celeste che si svolgeva durante gli
ultimi cinquecento chilometri; meglio chiudere gli occhi e rilassarsi,
mentre la nave spaziale veniva spostata di poco avanti e indietro
mettendo brevemente in azione i razzi.
Pochi minuti dopo, intravide per la prima volta la Base Spaziale
Uno, a pochi chilometri appena di distanza. La luce solare veniva
riflessa con scintillanti bagliori dalle levigate superfici metalliche del
disco, del diametro di trecento metri, in lenta rotazione.
Non lontano, alla deriva sulla stessa orbita, vi era un aereo spaziale
TitovV dalle ali a freccia e, nelle sue vicinanze, un ArieslB quasi sferico,
il cavallo da tiro dello spazio, con le quattro tozze gambe dei suoi
ammortizzatori d'urto per l'atterraggio lunare che sporgevano da un
lato.
La nave spaziale Oriente 111 si stava abbassando da un'orbita
superiore, e cirese la Terra spettacolarmente visibile dietro la Base.
Dall'altezza di trecentoventi chilometri, Floyd poteva vedere gran
parte dell'Africa e dell'oceano Atlantico. V'era una coltre di nuvole
notevolmente estesa, ma riuscugualmente a scorgere i profili
azzurroverdi della Costa d'Oro.
L'asse centrale della Base Spaziale, con le sue braccia d'attacco
protese, stava ora nuotando adagio verso di loro. Diversamente
dalla struttura dalla quale scaturiva, non stava ruotando... o meglio,
girava nella direzione opposta, a una velocitche controbilanciava
esattamente la rotazione della Base. Cosuna nave spaziale in arrivo
poteva essere accoppiata a esso, per il trasferimento dei passeggeri o
del carico, senza essere disastrosamente coinvolta nel moto rotatorio.
Con il pimorbido degli urti, astronave e Base entrarono in contatto.
Si udirono all'esterno rumori metallici, raschianti, poi il sibilo breve
dell'aria mentre le pressioni si portavano allo stesso valore. Pochi
secondi dopo, il portello della camera d'equilibrio si apr e un uomo
che indossava i leggeri, aderenti calzoni e la camicetta dalle maniche
corte che costituivano quasi l'uniforme del personale della Base
Spaziale entrnella cabina.
ieto di conoscerla, dottor Floyd. Sono Nick Miller, Base di
Sicurezza; devo occuparmi di lei fino alla partenza della "navetta". Si scambiarono una stretta di mano, poi Floyd sorrise alla hostess e
disse: a prego di fare le mie congratulazioni al capitano Tynes e di
ringraziarlo per il piacevole viaggio. Forse la rivedral mio ritorno. Con molta cautela (era trascorso pidi un anno dall'ultima volta che
si era trovato in assenza di peso, e sarebbe occorso qualche tempo
prima che ritrovasse l'elasticitoccorrente alle gambe nello spazio) si
iss una mano dopo l'altra, attraverso il portello, nella vasta camera
circolare contenuta entro l'asse della Base Spaziale. Era un
locale abbondantemente imbottito, con le pareti ricoperte di appigli
incassati; Floyd afferrsaldamente uno di essi, mentre la camera
incominciava a ruotare, fino a raggiungere la stessa velocitrotatoria
della Base.
Man mano che acquistava velocit deboli e fantomatiche dita
gravitazionali cominciarono ad afferrarlo, ed egli andadagio alla deriva
verso k parete circolare. Adesso era in piedi e oscillava adagio avanti e
indietro, come alghe marine nei movimenti di marea, su quello ch'era
diventato magicamente un pavimento curvo. La forza centrifuga della
rotazione della Base si era impadronita di lui; la si sentiva molto
debolmente in quel punto, cosvicino all'asse, ma sarebbe diventata
costantemente piforte man mano che egli si fosse spostato verso
l'esterno.
Dalla camera centrale di passaggio, seguMiller giper una scala a
chiocciola. A tutta prima il suo peso era cosscarso che dovette quasi
spingersi in gireggendosi a uno dei corrimani. Soltanto quando fu
giunto nel salone passeggeri, contro la superficie esterna del grande
disco in rotazione, aveva acquistato abbastanza peso per muoversi
quasi normalmente.
D salone era stato rimesso a nuovo, dall'ultima volta che egli lo aveva
visto, e offriva nuove comodit Oltre alle solite poltrone, ai tavolini, al
ristorante e all'ufficio postale, vi si trovavano adesso un negozio di
souvenir ove si vendevano fotografie e diapositive di paesaggi lunari e
planetari, nonchframmenti garantiti autentici di Lunik, Ranger e
Surveyor, tutti montati in plastica e tutti a prezzi esorbitanti.
osso procurarle qualcosa mentre aspettiamo?domandMiller.
aliamo a bordo tra una trentina di minuti. i andrebbe un caffforte, con due zollette di zucchero, e vorrei
chiamare al telefono la Terra. enissimo, dottore... le porteril caff.. i telefoni sono da quella
parte. Le pittoresche cabine telefoniche si trovavano a pochi metri appena
da una recinzione con due ingressi accanto ai quali v'erano targhe con la
scritta BENVENUTI NEL SETTORE AMERICANO e BENVENUTI NEL
SETTORE SOVIETICO. Sotto queste targhe figuravano avvisi in inglese,
russo, cinese, francese, tedesco e spagnolo.
PREGASI DI TENER PRONTI:
II passaporto
II visto
II certificato medico
II permesso di trasporto
La dichiarazione del peso
V'era un simbolismo alquanto piacevole nel fatto che, non appena
varcata la recinzione, in entrambe le direzioni, i passeggeri erano
liberi di tornare a riunirsi. La divisione aveva scopi puramente
amministrativi.
Floyd, dopo essersi accertato che il numero di codice per gli Stati Uniti
continuava a essere 81, formil proprio numero di telefono composto
di dodici cifre, lascicadere nella fessura la carta di credito universale
in plastica, e ottenne la comunicazione dopo trenta secondi.
Washington era ancora immersa nel sonno, poichmancavano
parecchie ore all'alba, ma lui non avrebbe disturbato nessuno. La
sua governante avrebbe avuto la comunicazione dal registratore, non
appena si fosse destata.
iss Hemming... parla il dottor Floyd. Mi dispiace di esser dovuto
partire cosin fretta e furia. Telefoni, per favore, al mio ufficio e
chieda di andare a ritirare la macchina. Si trova all'aeroporto Dulles e
le chiavi le ha il signor Bailey, il controllore di volo. Subito dopo,
telefoni al Circolo di Campagna Chevy Chase e lasci una
comunicazione per il segretario. Non potrassolutamente partecipare
al torneo di tennis il prossimo weekend. Faccia le mie scuse... temo
che avessero fatto conto su di me. Poi telefoni alla Downtown
Electronics e dica loro che se il video nel mio studio non sarstato
riparato entro... oh, mercoled.. potranno riprendersi il dannato
aggeggio.Si interruppe per riprendere fiato e cercdi farsi venire
in mente altre difficolto altre crisi che potessero determinarsi in
futuro.
e rimarra corto di soldi, si rivolga all'ufficio; potranno
trasmettermi le comunicazioni urgenti, ma pudarsi che io sia troppo
occupato per rispondere. Dica ai ragazzi del mio affetto; tornernon
appena possibile. Oh, diavolo... c'qui qualcuno con il quale non
voglio parlare... richiamerdalla Luna, se possibile. Arrivederla. Floyd cercdi uscire inosservato dalla cabina telefonica, ma era
troppo tardi; l'uomo lo aveva givisto. Dall'uscita del settore sovietico
si stava precipitando verso di lui il dottor Dimitri Moisevic,
dell'Accademia delle scienze dell'URSS.
Dimitri era uno dei migliori amici di Floyd, e proprio per questo
motivo si trattava dell'ultima persona al mondo con la quale egli
volesse parlare, le in quel momento.

9. NAVETTA LUNARE.

L'astronomo russo era alto, snello e biondo e il viso liscio smentiva i
suoi cinquantacinque anni, gli ultimi dieci dei quali erano stati
impiegati per costruire il gigantesco osservatorio radio sull'emisfero
opposto della Luna, ove tremilaseicento chilometri di roccia
compatta lo schermavano dal tumulto elettronico della Terra.
hil Heywood egli disse, stringendogli energicamente la mano.
ト piccolo l'universo. Come stai... e come stanno i tuoi incantevoli
figlioli? tiamo tutti bene rispose Floyd, cordiale, ma con un'aria
lievemente distratta. arliamo spesso delle giornate meravigliose
che ci facesti trascorrere l'estate scorsa.Gli dispiacque di non
potersi esprimere in un tono pisincero; si erano goduti davvero la
settimana di vacanza a Odessa con Dimitri, durante una delle
puntate del russo sulla Terra.
tu... presumo che tu stia per salire sulla Luna?domand
Dimitri.
hm... si. Il mio volo parte tra mezz'ora rispose Floyd. onosci
il signor Miller? Il funzionario del servizio segreto si era avvicinato e rimaneva a
rispettosa distanza, tenendo in mano una tazzina di plastica colma
di caff
erto. Ma la prego, posi quella tazza, signor Miller. l'ultima
opportunitdel dottor Floyd di bere qualcosa di civilizzato, non
sciupiamogliela. Seguirono Dimitri dal salone principale al settore dell'osservatorio,
e ben presto sedevano a un tavolo sotto una fioca lampada,
osservando il panorama in movimento delle stelle. La Base Spaziale
Uno compiva un intero giro al minuto, e la forza centrifuga generata
da questa lenta rotazione produceva una gravitartificiale pari a
quella della Luna. Ci era stato scoperto, costituiva un
compromesso accettabile tra la gravite l'assenza di gravit inoltre,
consentiva ai passeggeri diretti verso la Luna la possibilitdi
assuefarsi.
All'esterno delle finestre quasi invisibili, la Terra e le stelle marciavano
in silenziosa processione. Sul momento, quel lato della Base era
reclinato e nascosto al sole; altrimenti sarebbe stato impossibile
guardar fuori, in quanto il locale sarebbe stato inondato di luce
abbacinante.
Anche cos la luminositdella Terra, che colmava una metdel
firmamento, spegneva tutte le stelle, tranne le pisplendenti.
Ma la Terra andava scomparendo, perchla Base orbitava verso il lato
in ombra del pianeta; di la pochi minuti esso non sarebbe stato altro
che un enorme disco nero, punteggiato dalle luci delle metropoli. E1
allora il cielo sarebbe appartenuto alle stelle.
bbene disse Dimitri, dopo aver rapidamente vuotato il primo
bicchiere e mentre si stava trastullando con il secondo, he cosa
sono tutte queste voci su un'epidemia nel settore americano? Volevo
recarmi lagginel corso di questo viaggio. "No, professore", mi
hanno detto. "Siamo dolentissimi, ma stata imposta una severa
quarantena fino a nuovo avviso." Ho manovrato tutte le leve che
potevo; niente da fare. Adesso dimmi tu che cosa sta succedendo. Floyd gemette dentro di s Ecco che ci risiamo, si disse. Quanto pi
presto mi troversu quella navetta, diretto verso la Luna, tanto pi
sarcontento.
a... ehm... la quarantena... soltanto una misura precauzionale di
sicurezza rispose con cautela. on siamo nemmeno ben certi che
sia necessaria, ma vogliamo evitare di correre rischi. a che cos'la malattia... quali sono i sintomi? Non potrebbe
essere di origine extraterrestre? Vuoi la collaborazione dei nostri servizi
medici? i dispiace, Dimitri... Siamo stati pregati di non dire nulla per il
momento. Grazie dell'offerta, ma possiamo risolvere la situazione. mmmmm fece Moisevic, ovviamente per nulla persuaso. i
sembra strano che proprio tu, un astronomo, debba essere mandato
sulla Luna a studiare un'epidemia. ono soltanto un ex astronomo; da anni non eseguo pivere
ricerche. Attualmente mi considerano un esperto scientifico; questo
significa che non so assolutamente niente di tutto. llora sai che cosa significa TMA1? Miller parve sul punto di essere soffocato da quanto stava bevendo,
ma Floyd era di una pidura tempra. Guardnegli occhi il vecchio
amico e disse calmo: MA1? Che sigla bizzarra! Dove l'hai
sentita? ascia stare replicil russo. on riesci ad abbindolarmi. Ma se
vi siete imbattuti in qualcosa che non riuscite a controllare, non
aspetterete, spero, che sia troppo tardi prima di invocare aiuto. Miller guardsignificativamente l'orologio.
eve trovarsi a bordo tra cinque minuti, dottor Floyd disse.
arebbe bene andare, credo. Pur sapendo che rimanevano ancora almeno venti minuti, Floyd si
affrettad alzarsi. Troppo frettolosamente, poichaveva dimenticato
la gravitridotta a un sesto. Si afferral tavolo appena in tempo per
impedire un decollo.
stato un piacere incontrarti, Dimitridisse, non proprio
sinceramente. pero che tu faccia buon viaggio fino alla Terra. Non
appena di ritorno, ti telefoner Mentre uscivano e attraversavano la recinzione degli Stati Uniti,
Floid osserv fui... ci mancato un pelo. Grazie per avermi
tratto in salvo. a, dottore disse il funzionario dei servizi di sicurezza, pero
che n abbia ragione. agione a quale proposito? proposito del fatto che ci siamo imbattuti in qualcosa di
incontrollabile. uesto rispose Floyd con determinazione, ヨ quanto intendo
accertare. Quarantacinque minuti dopo, il trasporto lunare ArieslB si stacc
dalla Base. Non vi furono affatto la potenza e la furia del decollo dalla
Terra... soltanto un sibilo quasi impercettibile e remoto, mentre i
reattori al plasma a bassa spinta lanciavano nello spazio i loro flussi
elettrizzati. La dolce propulsione si protrasse per pidi quindici
minuti, e la modesta accelerazione non avrebbe impedito a nessuno
di muoversi nella cabina. Ma quando la propulsione cess la nave
spaziale non era pilegata alla Terra, come quando accompagnava
ancora la Base. Aveva spezzato i vincoli della gravite adesso era un
pianeta libero e indipendente che girava attorno al Sole seguendo
una sua orbita.
La cabina che Floyd aveva adesso tutta per sera stata progettata
per trenta passeggeri. Fu strano, e lo fece sentire alquanto solo, vedere
tutti quei sedili vuoti intorno a lui, ed essere l'unico oggetto delle
attenzioni del cameriere e della hostess... per non parlare del pilota,
del copilota e dei due tecnici. Dubitche qualsiasi uomo nella storia
del mondo avesse mai ricevuto un servizio cosesclusivo, e ritenne
molto improbabile che a qualcun altro potesse accadere la stessa cosa
in avvenire. Ricordla cinica osservazione di uno dei pontefici meno
rispettabili: desso che abbiamo il papato, godiamocelo Bene, si
sarebbe goduto quel viaggio, e l'euforia dell'assenza di peso. Con la
perdita della gravitsi era, almeno temporaneamente, liberato dalla
maggior parte dei suoi crucci. Qualcuno aveva detto una volta che si
poteva essere atterriti nello spazio, ma non essere assillati dai crucci.
Era verissimo.
La hostess e il cameriere, a quanto pareva, erano decisi a farlo
mangiare per tutte le venticinque ore del viaggio, ed egli non faceva
altro che rifiutare pasti indesiderati. Mangiare con gravitzero non
costituiva una vera difficolt contrariamente alle nere previsioni dei
primi aatronauti. Egli sedeva a un normale tavolo, al quale i piatti
erano fissati, come a bordo delle navi con il mare in tempesta. Tutte le
portate avevano una certa vischiosit in modo che non potessero
staccarsi dal piatto e andare a vagabondare per la cabina. Cosuna
bistecca veniva incollata al piatto da una salsa densa, e l'insalata era
tenuta sotto controllo da condimento adesivo. Con un po' di abilite di
cautela, erano ben pochi i cibi che non potessero essere gustati
tranquillamente; le sole cose vietate erano le minestre calde e la
pasticceria troppo friabile. Per le bevande, inutile dirlo, le cose stavano
diversamente; tutti i liquidi dovevano essere contenuti in tubi di
plastica che si spremevano.
Ricerche condotte da un'intera generazione di eroici ma non
celebrati volontari erano state utilizzate per costruire la toletta, che
veniva ora considerata pio meno sicura, anche per gli inesperti.
Floyd la mise alla prova non appena la caduta libera ebbe inizio.
Venne a trovarsi in un piccolo cubicolo, con tutti gli impianti igienici
di una normale toletta da aereo, illuminato perda una luce rossa
molto forte e sgradevole per gli occhi. Un avviso in grandi lettere
annunciava: IMPORTANTISSIMO! PER IL VOSTRO COMFORT SIETE PREGATI DI LEGGERE
ATTENTAMENTE QUESTE ISTRUZIONI!
Floyd sedette (si tendeva ancora a farlo, anche in assenza di peso) e
lesse le istruzioni parecchie volte. Quando fu certo che non vi erano
state modifiche dall'ultimo suo viaggio, premette il pulsante con
l'indicazione AVVIO.
Nei pressi immediati un motore elettrico comincia ronzare, e
Floyd sentche stava muovendosi. Come lo avevano consigliato di fare
le istruzioni, chiuse gli occhi e aspett Dopo un minuto una
campanella suonsommessamente ed egli si guardattorno.
La luce era adesso passata a un rasserenante rosabiancastro; ma,
quel che picontava, egli si trovava di nuovo in condizioni di gravit
Soltanto una debolissima vibrazione rivelava che si trattava di una
gravitspuria, causata dalla rotazione tipo giostra dell'intero cubicolo
della toletta. Floyd prese una saponetta e la osservcadere con un
movimento lento; ritenne che la forza centrifuga equivalesse a circa
un quarto della gravitnormale. Ma era piche sufficiente; bastava a
far sche ogni cosa si muovesse nella direzione giusta, nell'unico luogo
in cui la cosa rivestiva un'importanza essenziale.
Premette il pulsante con l'indicazione STOP PER USCITA, e di nuovo
chiuse gli occhi. D peso defluadagio mentre la rotazione cessava, la
campanella suondue volte, e la luce rossa di avvertimento si riaccese.
La porta si aprpoi nella posizione opportuna per consentirgli di
scivolar fuori e ritornare nella cabina ove aderil pirapidamente
possibile al tappeto. La novitdell'assenza di peso si era esaurita gi
da un pezzo per lui, ed egli fu grato alle pantofole Velcro che gli con
sentivano di camminare quasi normalmente.
Ebbe tutto il modo di occupare il proprio tempo, anche se non fece
altro che restare seduto e leggere. Quando si stancava dei rapporti
ufficiali, dei memorandum e delle minute, inseriva lo
schermonotizie formato foglio protocollo nel circuito informazioni
della nave spaziale e poteva leggere le ultimissime dalla Terra. A uno
a uno captava i pidiffusi quotidiani elettronici del mondo;
conosceva a mente i numeri di codice dei piimportanti e poteva
fare a meno di consultare l'elenco dietro lo schermo. Spostando
l'interruttore sulla memoria a breve termine dello schermo, manteneva
ferma su di esso la prima pagina, mentre rapidamente scorreva i titoli e
prendeva nota delle notizie che lo interessavano. Ognuna poteva essere
inquadrata da un doppio cursore di riferimento; spostando
quest'ultimo, un rettangolo formato francobollo si ampliava colmando
completamente lo schermo e lo poneva in grado di leggere
agevolmente la notizia. Dopo la lettura, tornava alla pagina completa e
sceglieva una nuova notizia o un altro articolo da leggere
integralmente.
Floyd si domandava a volte se lo schermo-notizie e la tecnica
fantastica che lo aveva realizzato sarebbero stati l'ultima parola nella
ricerca umana di comunicazioni perfette. Eccolo in un punto remoto
dello spazio, su una nave spaziale che si allontanava dalla Terra a
migliaia di chilometri all'ora, eppure in pochi millesimi poteva
esaminare i titoli di qualsiasi quotidiano avesse prescelto. (Questo
stesso termine, uotidiano naturalmente, era un residuo
anacronistico nell'epoca dell'elettronica.) I testi venivano aggiornati
automaticamente ogni ora; anche leggendo soltanto le edizioni
inglesi, si poteva trascorrere un'intera esistenza non facendo altro
che assimilare il fiume di informazioni sempre rinnovato trasmesso
dai satelliti delle notizie.
Era difficile immaginare in qual modo il sistema potesse essere
perfezionato o reso picomodo. Ma, prima o poi, supponeva
Floyd, esso sarebbe tramontato, per venir sostituito da qualcos'altro
di inimmaginabile come lo sarebbe stato lo stesso schermo-notizie per
Caxton o per Gutenberg.
La lettura di uno di quei minuscoli titoli elettronici induceva spesso
a un'altra riflessione. Quanto pierano miracolosi i mezzi di
comunicazione, tanto pibanale, di cattivo gusto e deprimente
sembrava essere il contenuto delle notizie che trasmettevano.
Incidenti, delitti, disastri naturali e causati dall'uomo, minacce di
guerra, tetri articoli di fondo... tutte queste cose continuavano a essere
il succo dei milioni di parole diffusi nell'etere. Eppure Floyd si
domandava altresse questo fosse, tutto sommato, un fatto negativo; i
quotidiani di Utopia, aveva deciso gida un pezzo, sarebbero stati
tremendamente noiosi.
Di quando in quando il comandante e gli altri dell'equipaggio
entravano nella cabina e scambiavano qualche parola con lui.
Trattavano con timore reverenziale il loro distinto passeggero, e
ardevano senza dubbio dalla curiositdi sapere quale fosse la sua
missione, ma erano troppo corretti per fare domande, o anche
soltanto per lasciar cadere qualche allusione.
Soltanto l'incantevole piccola hostess sembrava completamente a
proprio agio alla sua presenza. Come Floyd scoprben presto, veniva
da Bali, e aveva portato di ldall'atmosfera terrestre una parte della
grazia e del mistero di quell'isola ancora in vasta misura non
contaminata dal progresso. Uno dei ricordi pibizzarri e pi
incantevoli di tutto quel viaggio doveva essere la dimostrazione che
ella gli diede, con gravitzero, di alcuni classici movimenti di danze
balinesi, mentre sullo sfondo si scorgeva la bella falce azzurroverde
della Terra che andava allontanandosi.
Vi fu un periodo di sonno, quando le lampade nella cabina
principale vennero spente e Floyd assicurle proprie gambe e le
proprie braccia con le fasce elastiche che gli avrebbero impedito di
andare a galleggiare nello spazio. Sembrava una sistemazione
scomoda... ma l con gravitzero, il sedile non imbottito era pi
comodo del pimorbido materasso sulla Terra.
Dopo essersi ancorato con le fasce elastiche, Floyd si appisol
abbastanza rapidamente, ma si desta un certo momento, in uno
stato sonnacchioso di semicoscienza, e l'ambiente estraneo che
lo circondava lo lascicompletamente disorientato. Per un
momento credette di trovarsi al centro di una lanterna cinese
fiocamente illuminata; fu il tenue bagliore proveniente dagli altri
cubicoli intorno a lui a dargli questa impressione. Poi disse a se
stesso, con fermezza e con esito positivo: ddormentati, figliolo; ti
trovi su una normalissima "navetta" lunare
Quando si destla Luna aveva divorato una metdel cielo, e le
manovre di frenaggio stavano per cominciare. L'ampio arco dei
finestrini incastrati nella parete ricurva della cabina passeggeri,
guardava ora sull'aperto cielo, ora sul globo sempre pivicino, per
cui egli passnella cabina di comando. L sugli schermi televisivi
puntati posteriormente alla nave spaziale, potseguire le ultime fasi
della discesa.
I monti lunari che andavano avvicinandosi erano completamente
diversi da quelli della Terra; non possedevano le abbacinanti calotte
di neve, le vesti verdi e aderenti della vegetazione, le corone di nubi
in movimento. Cinonostante, i netti contrasti di luce e d'ombra
davano loro una strana e tipica bellezza. Le leggi dell'estetica terrena
non si applicavano l quel mondo era stato foggiato e plasmato da
forze diverse da quelle terrestri, forze che avevano agito per ere di
tempo ignote alla Terra giovane e verdeggiante, con le sue fuggevoli
ere glaciali, i suoi mari che rapidamente si sollevavano e si
abbassavano, le catene montuose dissolventisi come bruma prima
dell'alba. Lsi trovava una vecchiaia inconcepibile, ma non la morte,
poichla Luna non aveva mai vissuto, fino ad ora.
La nave spaziale in discesa era in equilibrio quasi al di sopra della
linea che divideva la notte dal giorno, e immediatamente sotto di essa
si stendeva un caos di ombre frastagliate e di picchi brillanti e isolati
che coglievano la prima luce della lenta alba lunare. Quella sarebbe
stata una zona paurosa per tentarvi un atterraggio, anche con tutti i
possibili ausili elettronici; ma se ne stavano allontanando adagio,
diretti verso il lato della Luna immerso nella notte.
Floyd vide allora, man mano che gli occhi gli si abituavano
aU'illuminazione pidebole, che la superficie nascosta dalla notte
non era completamente buia. Irradiava una luminositspettrale,
nella quale picchi e vallate e pianure rimanevano chiaramente visibili.
La Terra, luna gigantesca della Luna, inondava il territorio
sottostante con la sua radiositriflessa.
Sul cruscotto del pilota, spie si accesero sopra gli schermi radar,
numeri apparvero e scomparvero negli indicatori delle calcolatrici
elettroniche, annunciando il variare della distanza dalla Luna che si
avvicinava. Ne distavano ancora pidi milleseicento chilometri
quando il peso torn mentre i razzi iniziavano la dolce ma costante
decelerazione. Per secoli, parve, la Luna continua espandersi adagio
nel cielo, il Sole affonddietro l'orizzonte, e in ultimo un unico
cratere gigantesco colml'intero campo visivo. La avettastava
cadendo verso i suoi picchi centrali... e improvvisamente Floyd not
che accanto a uno di questi picchi una luce vivida stava lampeggiando
con ritmo regolare. Sarebbe potuto essere il faro di un aeroporto
sulla Terra, e, fissandola, egli provuna stretta alla gola. Era la
prova del fatto che gli uomini avevano stabilito un altro punto
d'appoggio sulla Luna.
Ormai il cratere si era ampliato a tal punto che i suoi bastioni stavano
scivolando sotto l'orizzonte e pipiccoli crateri dai quali era
costellato l'interno incominciavano a rivelare le loro vere
dimensioni. Alcuni di essi, per quanto fossero sembrati minuscoli da
lontano nello spazio, avevano un diametro di parecchi chilometri e
avrebbero potuto inghiottire intere citt
Guidata dai comandi automatici, la avettascivolava ginel cielo
stellato, verso quel desolato paesaggio baluginante nella luce della
grande Terra gibbosa. Ora una voce stava chiamando da qualche punto,
vincendo il sibilo dei getti e i bipbip elettronici che andavano e
venivano nella cabina di comando.
ontrollo Clavius a Speciale 14, state venendo gibene. Per favore,
procedete a controllo manuale del blocco dispositivo di atterraggio,
della pressione idraulica, del gonfiaggio ammortizzatore d'urto. Il pilota azionsvariati interruttori. Spie verdi si accesero ed egli
rispose: utti i controlli manuali completati. Blocco dispositivo di
atterraggio, pressione idraulica, ammortizzatore d'urto OK
onfermato dissero dalla Luna, e la discesa continu
silenziosamente. Sebbene vi fosse sempre uno scambio di
numerosissime comunicazioni, tutto veniva fatto da apposite
apparecchiature, che si trasmettevano a vicenda impulsi binari con
una rapiditmille volte maggiore di quanto potessero comunicare i
loro costruttori, dai lenti processi mentali.
Alcuni picchi di montagne stavano gitorreggiando sopra alla nave
spaziale; ora la superficie della Luna distava poco pidi un migliaio
di metri, e la luce del faro era una vivida stella, che lampeggiava
costantemente sopra un gruppo di bassi edifici e di bizzarri veicoli.
Nella fase finale dell'allunaggio, i getti parvero suonare uno strano
motivo; pulsarono a intermittenza apportando le ultime precise
regolazioni alla spinta.
Bruscamente, una turbinosa nube di polvere nascose ogni cosa, i getti
pulsarono un'ultima volta e ArieslB oscillmolto lievemente, come
una barca a remi quando passa una piccola onda. Trascorsero alcuni
minuti prima che Floyd riuscisse realmente ad accettare il silenzio che
ora lo avvolgeva e la debole gravitche gli legava le membra.
Aveva compiuto, senza il benchminimo incidente e in poco pidi
un giorno, il viaggio incredibile sognato dagli uomini per duemila anni.
Dopo un volo di normale amministrazione, era sceso sulla Luna.

10. LA BASE CLAVIUS.

Clavius, con un diametro di duecentoquaranta chilometri, il
secondo cratere in ordine di grandezza sulla faccia visibile della
Luna, e si trova al centro degli altipiani meridionali. antichissimo;
ere di fenomeni vulcanici e di bombardamenti dagli spazi ne hanno
coperto di cicatrici le pareti, butterandone il fondo. Ma dopo
l'ultima a di formazione dei crateri, quando i frammenti della fascia
di asteroidi ancora stavano percuotendo i pianeti interni, aveva
conosciuto la pace per circa mezzo miliardo di anni.
Ora vi erano nuovi e strani movimenti sulla sua superficie e sotto di
essa, poich11 l'uomo stava organizzando la sua prima testa di ponte
permanente sulla Luna. La Base Clavius sarebbe potuta essere, in una
situazione di emergenza, completamente autonoma. Tutto cich'era
necessario alla vita veniva estratto dalle rocce locali, dopo ch'erano
state stritolate, riscaldate e lavorate chimicamente. L'idrogeno,
l'ossigeno, il carbonio, l'azoto, il fosforo... tutti questi elementi, e quasi
tutti gli altri, esistevano sulla Luna, se si sapeva dove cercarli.
La Base era un sistema chiuso, come un minuscolo modello
funzionante della Terra stessa, in cui si ristabiliva il ciclo di ogni
elemento chimico della vita. L'atmosfera veniva purificata in una vasta
erra.. un grande ambiente circolare scavato subito sotto la
superficie lunare. Illuminati da lampade accecanti durante la notte, e
dalla luce solare filtrata durante il giorno, si stendevano ettari di tozze
piante verdi, che crescevano in un'atmosfera calda e umida. Si trattava
di mutazioni speciali create allo specifico scopo di saturare l'aria di
ossigeno, e di fornire verdure come sottoprodotto.
Altri viveri erano prodotti mediante sistemi di lavorazione chimica e
coltura delle alghe. Anche se la schiuma verde che circolava attraverso
metri e metri di tubi di plastica trasparenti non avrebbe certo allettato
un buongustaio, i biochimici riuscivano a trasformarla in braciole e
costolette che soltanto un esperto sarebbe riuscito a distinguere da
quelle autentiche.
I millecento uomini e le seicento donne che formavano il personale
della Base erano, dal primo all'ultimo, scienziati o tecnici specializzati,
selezionati con cura prima della loro partenza dalla Terra. Sebbene la
vita sulla Luna fosse ormai virtualmente esente dagli stenti, dagli
svantaggi e dagli occasionali pericoli dei primi tempi, continuava ad
essere psicologicamente difficile e non certo raccomandabile per
chiunque soffrisse di claustrofobia. Poichera costoso e richiedeva
troppo tempo scavare una vasta base sotterranea nella solida roccia o
nella lava compatta, il odulo di vitastandard per una singola
persona consisteva in una stanza larga soltanto un metro e ottanta
circa, lunga tre metri e alta due metri e quaranta.
Ogni stanza era simpaticamente arredata e ricordava molto da vicino
la camera di un buon motel, con divanoletto, televisore, piccola
radio ad alta fedelte videotelefono. Per di pi mediante un trucco
semplice di decorazione interna, la sola parete senza aperture poteva
essere trasformata, facendo scattare un interruttore, in un convincente
paesaggio terrestre. Si poteva scegliere tra otto panorami.
Questo tocco di lusso era tipico della Base, sebbene riuscisse difficile
a volte spiegarne la necessitalla gente sulla Terra. Ogni uomo e
ogni donna di Clavius erano costati centomila dollari per
l'addestramento, il trasporto e l'alloggio; valeva la pena di spendere
qualcosa in pipur di mantenere la serenitdi spirito. Non si trattava
di arte per l'arte, ma di arte nell'interesse della salute psichica.
Una delle attrattive della vita nella Base, e sulla Luna in genere,
consisteva indubbiamente nella bassa gravitche determinava una
sensazione di benessere generale. Tuttavia, essa presentava i suoi
pericoli, e occorrevano parecchie settimane prima che l'emigrante
dalla Terra riuscisse ad adattarvisi. Sulla Luna, il corpo umano
doveva imparare tutta una nuova serie di riflessi. Per la prima volta,
doveva distinguere tra la massa e il peso.
Un uomo che pesava ottantun chilogrammi sulla Terra, poteva
rimanere deliziato constatando di pesarne appena tredici e mezzo
sulla Luna. Finchprocedeva in linea retta e ad andatura uniforme,
provava una sensazione meravigliosa di leggerezza. Ma non appena
tentava di cambiare direzione, di voltare gli angoli o di fermarsi
all'improvviso... allora si accorgeva che tutti i suoi ottantun
chilogrammi di massa, o di inerzia, erano ancora presenti. La massa,
infatti, rimane fissa e inalterabile... sempre uguale, sulla Terra, sulla
Luna, sul Sole o nello spazio vuoto. Prima che ci si potesse
opportunamente adattare alla vita lunare, pertanto, era essenziale
rendersi conto che tutti gli oggetti avevano adesso un'inerzia sei volte
maggiore di quanto potesse far credere il loro peso. La lezione veniva
imparata di solito a furia di urti e di scontri dolorosi e gli esperti si
tenevano a rispettosa distanza dai nuovi arrivati finchquesti non
erano riusciti ad assuefarsi.
Con il suo complesso di officine, uffici, magazzini, centro calcolatore,
generatori, rimessa, cucine, laboratori e impianto per la lavorazione di
generi alimentari, la Base Clavius era un mondo in miniatura. E,
ironico a dirsi, molte delle tecniche impiegate per costruire questo
impero sotterraneo erano state perfezionate nel mezzo secolo di guerra
fredda.
Chiunque avesse lavorato in una postazione protetta di missili, si
sarebbe sentito a suo agio a Clavius. Lsulla Luna si ricorreva alle
stesse arti di vita sotterranea e di protezione da un ambiente ostile;
ma nella Base Clavius queste arti erano state dedicate a scopi pacifici.
Dopo diecimila anni, l'uomo aveva finalmente trovato qualcosa che
lo entusiasmava quanto la guerra. Purtroppo, non tutte le nazioni se
ne erano ancora tese conto.
* Le montagne che erano sembrate cosimponenti subito prima
dell'allunaggio, erano misteriosamente scomparse, sottratte alla vista
dall'orizzonte Innate che si incurvava ripido. Intorno alla nave spaziale
si stendeva una pianura piatta e grigia, vividamente illuminata dalla
luce obliqua della Terra. Sebbene il cielo fosse, naturalmente, del tutto
nero, si rimavano a scorgere soltanto le stelle piluminose e i pianeti,
a meno che non ci si facesse schermo agli occhi dal bagliore della
superficie.
Parecchi veicoli assai bizzarri stavano avanzando verso la nave spaziale
AnalBc gru, montacarichi, carriattrezzi, alcuni automatici, alck un
conducente in una piccola cabina pressurizzata. Si muovevano su
pneumatici, poichquella superficie lii non poneva alcuna difficolt
di trasporto; ma un'autociavanti sulle peculiari ruote flessibili che
avevano di k Luna. Una serie di lastre piatte disposte circolarmente, i montata
e molleggiata indipendentemente, la ruota flessihir paeaentava molti
vantaggi del cingolo, dal quale derivava. Adattava li propria forma e
il proprio diametro al terreno sul quale si e, al contrario del
cingolo di un trattore, continuava a : anche se mancavano alcune
sezioni.
Un autobus, con un tubo estensibile simile alla proboscide i di
un elefante, stava ora annusando affettuosamente la nave
Pochi secondi dopo, si udirono colpi e urti all'esterno, seni
sibilo d'aria, mentre si facevano i collegamenti e la
presuguagliata. Il portello interno della camera di equilibrio
ickdelegazione destinata ad accogliere l'ospite entr


da Ralph Halvorsen, l'amministratore della Provincia .
comprendente non soltanto la Base, ma anche ogni
esplorante in partenza da essa. Lo accompagnavano il suo
diatifico, il dottor Roy Michaels, un piccolo geofisico brizi
conosciuto da Floyd in occasione dei suoi precedenti viaggi , e
una mezza dozzina dei piimportanti scienziati e diri.
Schifarono il nuovo arrivato con rispettoso sollievo; dall'ammi: in
gi appariva ovvio che erano tutti ansiosi di scaricarsi di : delle
loro preoccupazioni.
ietissimo di averla con noi, dottor Floyd disse Halvorsen. a
fatto buon viaggio? n viaggio eccellente rispose Floyd. on sarebbe potuto essere
migliore. L'equipaggio stato premurosissimo con me. Vi fu la consueta conversazione spicciola richiesta dalla cortesia,
mentre l'autobus si allontanava dalla Base Spaziale; per un tacito
accordo, nessuno accennal motivo del viaggio. Dopo aver percorso
un migliaio di metri dal punto dell'allunaggio, l'autobus arrivdavanti
a un grande cartello sul quale stava scritto:
BENVENUTI ALLA BASE CLAVIUS Corpo del
Genio astronautico USA 1994
Poi si tuffin uno scivolo che lo condusse rapidamente sotto il
livello del suolo. Una porta massiccia si aprdavanti a loro, quindi si
chiuse dietro di essi. Cisi ripetuna seconda e una terza volta.
Quando anche l'ultima porta si fu chiusa, si avvertun gran rombo
d'aria, e tutti si ritrovarono una volta di pinell'atmosfera,
nell'ambiente aniche di camiciadella Base.
Dopo un breve tragitto a piedi lungo una galleria piena zeppa di
tubazioni e di cavi, e nella quale echeggiavano cavernosamente tonfi
e pulsazioni ritmiche, giunsero nel settore esecutivo, e Floyd si ritrov
nell'ambiente familiare delle macchine per scrivere, delle calcolatrici
per ufficio, delle segretarie, dei diagrammi alle pareti e dei telefoni
squillanti.
Mentre si fermavano davanti alla porta con la targhetta
AMMINISTRATORE, Halvorsen disse diplomaticamente: l dottor
Floyd e io vi raggiungeremo nella sala delle conferenze tra un paio di
minuti. Gli altri annuirono, con suoni compiti di approvazione e si
allontanarono nel corridoio. Ma prima che Halvorsen avesse potuto
introdurre Floyd nel suo ufficio, vi fu un'interruzione. La porta si
apre una piccola sagoma si lancicontro l'amministratore.
apa! Sei stato di sopra! E avevi promesso di portare anche me. uvvia, Diana disse Halvorsen, con esasperata tenerezza, i avevo
detto soltanto che saresti venuta se fosse stato possibile. Invece ho
avuto moltissime cose da sbrigare e sono dovuto andare incontro al
dottor Floyd. Stringigli la mano... appena arrivato dalla Terra. La bimbetta Floyd ritenne che fosse sugli otto anni gli tese una
mano inerte. Aveva un viso vagamente familiare, e Floyd si accorse a
un tratto che l'amministratore lo stava sbirciando con un sorriso
canzonatorio. Ricordando con un sussulto, capperch
on posso crederlo!esclam 'ultima volta che fui qui era quasi
una neonata! a compiuto quattro anni la settimana scorsa rispose orgoglioso
Halvorsen. bambini crescono in fretta con questa bassa gravit Ma
non invecchiano altrettanto rapidamente... vivranno pia lungo d
noi. Floyd fissaffascinato la bimbetta cossicura di s notandone il
portamento pieno di grazia e l'inconsueta, delicata struttura.
ト un piacere rivederti, Diana disse. Poi, qualcosa... forse pura
curiosit forse cortesia... lo indusse ad aggiungere: i piacerebbe
andare sulla Terra? La bambina spalancgli occhi per lo stupore, poi scosse la testa.
ト un bruttissimo posto; ci si fa male quando si cade. E inoltre, c'
troppa gente. Sicchecco qui, si disse Floyd, la prima generazione dei
Nati-nello-Spazio; ve ne sarebbero stati molti di pinegli anni a
venire. Sebbene vi fosse malinconia in questa riflessione, v'era anche
una grande speranza. Una volta che la Terra fosse divenuta mansueta
e tranquilla, e forse un po' stanca, vi sarebbero state ancora opportunit
per coloro che amavano essere liberi, per i duri pionieri, per gli
irrequieti avwenturieri. Ma i loro mezzi non sarebbero consistiti in una
scure e in no fucile, in una canoa e in un carro coperto; essi
avrebbero potuto disporre di centrali nucleari, di reattori al plasma, di
colture in soluzioni liquide nutritive. Si stava avvicinando
rapidamente il momento in cui la Terra, come tutte le madri, avrebbe
dovuto dire addio ai propri figli.
Alternando le minacce alle promesse, Halvorsen riusca liberarsi
della sua decisa figliola e condusse Floyd nell'ufficio. L'ufficio
dell'amministratore aveva una superficie di pochi metri quadrati
appena, ma riusciva a contenere tutte le suppellettili e tutti i simboli
della condizione sociale di un capo di dipartimento il cui stipendio
raggiungeva i cinquantamila dollari annui. Fotografie con dedica di
importanti uomini politici, compri il Presidente degli Stati Uniti e il
segretario generale delle Nazioni Unite, ornavano una parete,
mentre altre fotografie con dedica di famosi astronauti ne rivestivano
quasi completamente un'altra.
Floyd affondin una comoda poltrona di cuoio, e gli fu offerto un
bicchierino di xes, prodotto dai laboratori biochimici lunari. ome
stanno andando le cose, Ralph?domandFloyd, sorseggiando il
TOK> dapprima con circospezione e poi con approvazione.
on troppo male rispose Halvorsen. er c'qualcosa che
sarebbe bene lei sapesse, prima di recarsi laggi i che si tratta? e', presumo che si potrebbe definirlo un problema di morale
sospirHalvorsen.
h? on ancora grave, ma arriverpresto alla gravit l veto sulle comunicazioni disse Floyd con voce neutra.
er l'appunto rispose Halvorsen. miei collaboratori
incominciano a esserne molto innervositi. In fin dei conti, hanno quasi
tutti le famiglie sulla Terra; probabilmente i loro cari crederanno che
siano morti tutti quanti di pestilenza lunare. e ne dispiace disse Floyd, a nessuno riuscito a escogitare
un pretesto migliore, e fino a questo momento ha funzionato. A
proposito... ho incontrato Moisevic sulla Base Spaziale, e persino lui
l'ha bevuta. e', cidovrebbe far gioire i servizi segreti. on troppo... ha saputo del TMA1; le voci stanno incominciando a
diffondersi. Ma non possiamo assolutamente diramare alcun
comunicato fino a quando non avremo saputo che cos'il dannato
oggetto e se dietro di esso non vi siano i nostri amici cinesi. l dottor Michaels ritiene di aver trovato la soluzione. Muore dalla
voglia di dirtelo. Floyd vuotil bicchiere. d io muoio dalla voglia di ascoltarlo.
Andiamo. 11. ANOMALIA.

La conferenza ebbe luogo in una vasta sala rettangolare che avrebbe
potuto contenere facilmente cento persone. Era attrezzata con i pi
recenti ritrovati ottici ed elettronici e avrebbe avuto l'aspetto di una
sala per conferenze modello, se non fosse stato per i numerosi
manifesti, calendari di pinup, avvisi e dipinti dilettanteschi che
lasciavano capire come essa fosse altresil centro della vita culturale
locale. Floyd rimase particolarmente colpito da una collezione di
cartelli, ovviamente riuniti con amorevole cura, e sui quali si
leggevano avvertimenti come SI PEEGA DI NON CALPESTARE L'ERBA...
VIETATO IL PARCHEGGIO NEI GIORNI PARI... DENSE DE FUMER... PER
LA SPIAGGIA... ATTRAVERSAMENTO DI BESTIAME... CUNETTE... e
VIETATO DARE
CIBO AGLI ANIMALI. Se si trattava di cartelli autentici, e senz'altro
sembravano esserlo, averli trasportati dalla Terra doveva essere
costato
un piccolo patrimonio. V'era in essi una sfida commovente; in un
mondo ostile, gli uomini riuscivano ancora a scherzare sulle cose che
erano stati costretti ad abbandonare e delle quali i loro figli non
avrebbero mai sentito la mancanza. Un gruppo di quaranta o
cinquanta persone stava aspettando Floyd, e
tutti si alzarono educatamente, mentre lui entrava dietro
l'amministratore. Salutando con cenni del capo varie facce familiari,
Floyd bisbigliad Halvorsen: radirei dire qualche parola prima
della conferenza. Sedette poi in prima fila, mentre l'amministratore saliva sulla pedana
e volgeva lo sguardo sugli ascoltatori.
ignore e signori cominciHalvorsen, on ho bisogno di dirvi
che questa un'occasione molto importante. Siamo felici di ospitare
il dottor Heywood Floyd. Lo conosciamo tutti per fama, e molti di voi
lo conoscono personalmente. Ha appena compiuto un volo speciale
dalla Terra sin qui, e, prima della conferenza, desidera dirci qualche
parola. Dottor Floyd... Floyd salsulla pedana tra un battimani di cortesia, osservi
presenti con un sorriso e disse: razie... volevo soltanto dire
questo: il Presidente mi ha pregato di comunicarvi la sua gratitudine
per l'importante lavoro da voi svolto, che speriamo il mondo intero
possa presto conoscere e apprezzare. So benissimo continucon
cautela, he alcuni di voi... forse quasi tutti... sono ansiosi di veder
eliminare l'attuale velo di segretezza; non sareste scienziati se la
pensaste diveramente. Intravide per un momento il dottor Michaels, le cui fattezze erano
atteggiate a un lieve cipiglio che poneva in risalto una lunga cicatrice
sulla gota destra... presumibilmente la conseguenza di qualche
incidente nello spazio. Il geologo, egli lo sapeva bene, aveva
protestato vigorosamente contro quella che definiva uesta
assurdittipo ladri e poliziotti
a vorrei ricordarvi continuFloyd, he questa una situazione
del tutto eccezionale. Dobbiamo essere assolutamente certi dei fatti; se
commettiamo errori in questo momento, potrebbe non presentarsi una
seconda opportunit.. quindi, vi prego, pazientate ancora un poco.
Questo anche il desiderio del Presidente. Non mi rimane altro da
dire. E ora sono pronto ad ascoltare il vostro rapporto. Tornal suo posto, e l'amministratore disse: razie infinite, dottor
floyd poi fece un cenno alquanto brusco al direttore scientifico. Il
dottor Michaels si avvicinalla pedana e le lampade si attenuarono e si
spensero.
Una fotografia della Luna apparve sullo schermo. Al centro esatto del
disco si trovava l'anello bianco e brillante di un cratere, dal quale si
apriva a raggiera un impressionante ventaglio di raggi. Sembrava, n
pinmeno, che qualcuno avesse lanciato un sacco di farina sulla
superficie lunare, e che la farina si fosse sparpagliata in tutte le
direzioni.
uesto Tycho disse Michaels, indicando il cratere centrale. u
questa fotografia scattata verticalmente, Tycho figura ancor pivistoso
di quando veduto dalla Terra; in quest'ultimo caso si trova piuttosto
vicino all'orlo della Luna. Ma, osservato da questo punto di vista, cio
guardandolo direttamente dall'altezza di milleseicento chilometri,
potete constatare come domini un intero emisfero. Lasciche Floyd osservasse meglio quella veduta non familiare di un
oggetto familiare, poi continu urante lo scorso anno, abbiamo
eseguito un rilevamento magnetico della regione, da un satellite a bassa
quota. Esso stato completato soltanto il mese scorso, ed eccone il
risultato... la mappa che ha dato l'avvio a tutte le complicazioni. Un'altra immagine apparve sullo schermo; sembrava una carta a curve
di livello, sebbene indicasse soltanto l'intensitdel campo magnetico e
non le altezze sul livello del mare. Per la maggior parte, le linee erano
grosso modo parallele e bene intervallate; ma in un angolo della carta
divenivano a un tratto compresse l'una contro l'altra, formando una
serie di cerchi concentrici... simili alla struttura di un nodo in un
pezzo di legno.
Anche allo sguardo di un profano appariva evidente che qualcosa di
strano era accaduto al campo magnetico lunare in quella regione; e a
grandi lettere, in fondo alla carta, si leggevano le parole: ANOMALIA
MAGNETICA Di TYCHO N. UNO (TMAl). Stampigliata sull'angolo in alto a
destra della carta figurava la parola SEGRETO.
tutta prima ritenemmo che potesse trattarsi di un affioramento
di rocce magnetizzate, ma tutte le prove geologiche contrastavano
con questa ipotesi. E nemmeno un grosso meteorite di nichel e ferro
avrebbe potuto dar luogo a un campo magnetico cosintenso. Fu
deciso pertanto di andare a dare un'occhiata.
l primo gruppo non scoprnulla... soltanto il solito terreno livellato,
sepolto sotto uno strato molto sottile di polvere lunare. Gli uomini
affondarono una sonda al centro esatto del campo magnetico per
procurarsi una "carota" da analizzare. A sei metri di profondit la
sonda si ferm Il gruppo di rilevamento comincia scavare...
un'impresa tutt'altro che facile con le tute spaziali, posso
assicurarvelo.
uello che trovarono li indusse a tornare in tutta fretta alla Base.
Inviammo un gruppo pinumeroso e meglio equipaggiato. Gli
uomini scavarono per due settimane... con i risultati a voi tutti noti. La buia sala delle conferenze divenne a un tratto silenziosa e colma di
aspettativa, mentre l'immagine sullo schermo cambiava. Sebbene tutti
avessero givisto molte volte quell'immagine, non uno dei presenti si
astenne dallo sporgersi in avanti, nella speranza di scoprire nuovi
particolari. Sia sulla Terra, sia sulla Luna, a meno di cento persone era
stato consentito fino a quel momento di osservare la fotografia.
Mostrava un uomo con la tuta spaziale rosso acceso e gialla, in piedi
in fondo a uno scavo; aveva in mano un'asta da topografo segnata in
decimi di metro.
Si trattava ovviamente di una fotografia scattata durante la notte e
sarebbe potuta essere stata presa dappertutto sulla Luna o su Marte;
ma fino a quel momento in nessun pianeta si era mai veduto niente di
simile.
L'oggetto davanti al quale si trovava in posa l'uomo con la tuta
spaziale era una lastra verticale di materiale nerissimo, alta circa tre
metri e larga un metro e mezzo: ricorda Floyd, alquanto
minacciosamente, una pietra tombale gigantesca. Perfettamente
simmetrica e con spigoli geometrici, era cosnera da dare
l'impressione che assorbisse la luce dalla quale veniva illuminata;
non esisteva assolutamente alcun particolare superficiale. Era
impossibile dire se fosse fatta di pietra o di metallo o di plastica... o di
qualche materiale completamente ignoto all'uomo.
MA1 dichiaril dottor Michaels, quasi con reverenza. embra
nuovo di zecca, no? Non posso certo rimproverare coloro che
hanno pensato risalisse soltanto a pochi anni fa, e hanno cercato di
collegarlo alla terza spedizione cinese del 1998. Ma io non ho mai
creduto a questa tesi... e ora siamo stati in grado di stabilirne con
certezza la data, in base a prove geologiche locali.
miei colleghi e io, dottor Floyd, siamo pronti a giocarci la nostra
reputazione. Il TMA1 non ha niente a che vedere con i cinesi. In
effetti, non ha niente a che vedere nemmeno con il genere umano...
perchquando venne sepolto non esistevano esseri umani.
ede, risale approssimativamente a tre milioni di anni fa. L'oggetto
che lei sta guardando la prima prova di una vita intelligente di ldalla
Terra.
12. VIAGGIO ALLA LUCE DELLA TERRA.

SETTORE DEL MACROCATERE: si estende a sud della prossimitdel centro dell'emisfero
visibile della Luna, e a est del settore del Cratere Centrale. Fittamente costella
to di crateri d'urto; molti dei quali grandi, e tra essi i pigrandi della Luna; a nord
alcuni crateri sono fratturati dall'impatto che forma il Mare Imbrium. Superfici
accidentate quasi dappertutto, tranne che nel fondo di alcuni crateri. La maggior
parte delle superfici in pendenza, quasi tutte con un'inclinazione da 10a 12 il
fondo di taluni crateri quasi livellato.
ALLUNAGGIO E MOVIMENTI: allunaggio generalmente difficile a causa delle superfici
accidentate e in pendio; meno difficile nel fondo livellato di alcuni crateri. I movimenti
sono possibili quasi dappertutto, ma occorre una selezione degli itinerari; risultano
meno difficili sul fondo livellato di alcuni crateri.
COSTRUZIONI: in genere moderatamente difficili a causa delle pendenze e di numerosi
grossi blocchi di materiale franoso; lo scavo della lava difficoltoso nel fondo di alcuni
crateri.
TYCHO: cratere di ottantasei chilometri di diametro, altezza dell'orlo 2.370 metri
sulla regione circostante; profonditdel fondo, 3.600 metri. Tycho ha il pivistoso
sistema raggiato della Luna, e alcuni raggi si estendono per oltre ottocento chilometri.
(Estratto da tudio tecnico speciale della superficie lunare Ufficio tecnico del
Dipartimento dell'Esercito. Rilevamento geologico USA. Washington 1961.)
Il laboratorio mobile, che stava percorrendo la pianura del cratere a
ottanta chilometri orari, aveva l'aspetto di un'enorme roulotte montata
su otto ruote flessibili. Ma era molto di pi si trattava di una base
autonoma nella quale venti uomini potevano vivere e lavorare per
parecchie settimane. In effetti poteva essere considerato una nave
spaziale a ruote... e, in caso di emergenza, poteva anche volare. Se
veniva a trovarsi dinanzi a un crepaccio o a un canyon troppo lunghi
per poter essere aggirati e troppo ripidi per potervi discendere, era in
grado di saltare l'ostacolo grazie ai suoi quattro motori a getto
disposti inferiormente.
Guardando fuori dal finestrino, Floyd vide perdersi in lontananza
dinanzi a suna pista ben definita, ove decine di veicoli avevano
lasciato una fascia ben compressa nella superficie friabile della Luna.
A intervalli regolari lungo la pista si trovavano aste alte e sottili,
ognuna con una luce lampeggiante. Nessuno avrebbe potuto
smarrirsi lungo il tragitto di trecentoventi chilometri dalla Base
Clavius al TMA1, anche se era notte e il Sole non sarebbe sorto
ancora per parecchie ore.
Le stelle in alto erano soltanto un po' piluminose, o pinumerose,
che in una notte limpida sugli altopiani del Nuovo Messico o del
Colorado. Ma esistevano due cose, in quel firmamento nero come
carbone, che distruggevano ogni illusione di trovarsi sulla Terra.
La prima era la Terra stessa... un faro luminoso sospeso sopra
l'orizzonte settentrionale. La luce che si riversava da quel gigantesco
emisfero era decine di volte pivivida di quella della Luna piena e
avvolgeva tutto il territorio in una fredda fosforescenza
azzurroverdastra.
La seconda immagine celeste consisteva in un cono di luce fioca e
perlacea, obliquo nel cielo a oriente. Diventava sempre e sempre pi
luminoso verso l'orizzonte, facendo pensare a immensi incendi
nascosti subito di ldall'orlo della Luna. Ecco una pallida radiosit
che nessun uomo aveva mai visto dalla Terra, tranne che durante i
pochi e fuggevoli momenti di una eclisse totale. Si trattava della
corona, preannuncio dell'alba lunare, che avvertiva come di la non
molto il Sole avrebbe percorso quel suolo addormentato.
Sedendo con Halvorsen e Michaels nella saletta d'osservazione
anteriore, situata immediatamente sotto la cabina del conducente,
Floyd constatche i suoi pensieri tornavano con insistenza all'abisso
di tre milioni di anni appena spalancatesi dinanzi a lui. Come tutti
coloro che hanno una cultura scientifica, era abituato a prendere
in considerazione periodi di tempo di gran lunga maggiori... ma essi
si riferivano soltanto ai movimenti delle stelle e ai lenti cicli
dell'universo inanimato. La mente o l'intelligenza non erano state
coinvolte; quei periodi cosmici, quasi eternit erano privi di tutto ci
che toccava le emozioni.
Tre milioni di anni! Il panorama infinitamente affollato della storia
scritta, con i suoi imperi e i suoi re, i suoi trionfi e le sue tragedie,
occupava a malapena un millesimo di questo spaventoso intervallo
di tempo. Non soltanto l'uomo stesso, ma quasi tutti gli animali ora
vigenti sulla Terra non erano nemmeno esistiti quando qualcuno
aveva cosaccuratamente seppellito il nero enigma laggi nel pi
vivido e nel pispettacolare di tutti i crateri della Luna.
Il dottor Michaels aveva la certezza assoluta che fosse stato
seppellito, e con un deliberato proposito. ll'inizio spieg ro
propenso a sperare che potesse indicare la posizione di qualche
struttura sotterranea, ma i nostri ultimi scavi hanno fatto cadere
questa ipolesi. Esso poggia su un'ampia piattaforma dello stesso
materiale nero, sotto la quale v'roccia indisturbata. Le... creature...
che lo hanno costruito volevano essere certe che rimanesse dov'
purchnon si fossero verificati violentissimi terremoti lunari.
Costruivano per Feternit Vi fu una nota di trionfo, e al contempo di tristezza, nella voce di
Michaels, e Floyd poteva condividere entrambi gli stati d'animo.
Finalmente, uno dei piantichi interrogativi dell'uomo aveva trovato
risposta, quella era la prova, di lda ogni ombra di dubbio, che
l'intelligenza umana non era la sola prodotta dall'universo. Ma a questa
certezza si accompagnava, una volta di pi una consapevolezza
dolorosa dell'immensitdel Tempo. Chiunque fosse passato di l
aveva mancato il genere umano per centomila generazioni. Forse, si
disse Floyd, era meglio cos Eppure... che cosa non avremmo potuto
imparare da esseri capaci di attraversare lo spazio mentre i nostri
antenati vivevano ancora sugli alberi!
Poche centinaia di metri piavanti, un cartello indicatore stava
emergendo sopra l'orizzonte stranamente limitato della Luna. Alla
sua base v'era una struttura a forma di tenda, coperta di lucente
stagnola argentea, ovviamente per proteggerla dalla feroce calura
del giorno.
Mentre il laboratorio mobile passava, Floyd riusca leggere, nella
vivida luminositdella Terra:
DEPOSITO DI EMERGENZA N. 3 20
chilogrammi di Lox 10 chilogrammi
d'acqua 20 razioni MK 4 1 cassetta
attrezzi tipo B 1 attrezzatura per
riparazione tute TELEFONO
on avete mai pensato a quest脹domandFloyd, additando il
deposito fuori dal finestrino. se l'oggetto fosse un nascondiglio
di rifornimenti, lasciato da una spedizione che non tornmai? una possibilit先, ammise Michaels. l campo magnetico ne
indicava la posizione, per cui sarebbe stato facile ritrovarlo. Ma
piuttosto piccolo... non potrebbe contenere un gran che in fatto di
rifornimenti. erchno?intervenne Halvorsen. hi pusapere quanto essi
fossero grandi? Forse non superavano l'altezza di quindici centimetri,
il che avrebbe reso l'oggetto, per loro, alto come venti o trenta piani. Michaels crollil capo.
ト escluso protest on possono esistere creature molto piccole
e intelligenti; occorre un minimo di volume cerebrale. Michaels e Halvorsen, Floyd lo aveva notato, partivano di solito da
punti di vista opposti, eppure sembrava che vi fossero ben pochi attriti e
che non esistesse ostilitpersonale tra loro. Si sarebbe detto che si
rispettassero a vicenda e fossero semplicemente d'accordo nel dissentire.
I pareri di tutti gli altri, del resto, non coincidevano di certo sulla
natura del TMA1, o monolito di Tycho, come taluni preferivano
chiamarlo, conservando soltanto una parte della sigla. Nelle sei ore
trascorse da quando era giunto sulla Luna, Floyd aveva sentito
esporre decine di teorie, ma non aveva optato per alcuna di esse.
Altare, punto di riferimento, ootto di rilevamento topografico,
tomba, strumento geofisico... queste erano forse le ipotesi preferite e
alcuni dei loro sostenitori si scaldavano molto nel difenderle. Gimolte
scommesse erano state fatte, e parecchio denaro avrebbe cambiato
tasca, una volta che si fosse infine accertata la verit.. ammesso che si
potesse mai accertarla.
Fino a quel momento, il duro e nero materiale del monolito aveva
resistito a tutti i tentativi alquanto blandi compiuti da Michaels e dai
suoi colleghi per ricavarne campioni. Essi non dubitavano affatto che
un raggio laser sarebbe riuscito a tagliarlo, poichsenza dubbio nulla
poteva resistere a quella spaventosa concentrazione di energia; ma la
decisione di ricorrere a mezzi cosviolenti doveva essere presa da
Floyd. Egli aveva gideciso di fare entrare in gioco i raggi X, le sonde
soniche, i fasci di neutroni, e tutti gli altri mezzi non distruttivi di
indagine, prima di ripiegare sull'artiglieria pesante del laser. Sembrava
un indizio di barbarie distruggere qualcosa che non si riusciva a capire;
ma forse gli uomini erano barbari, rispetto alle creature che avevano
costruito quell'oggetto.
E da dove potevano essere venute? Dalla Luna stessa? No, questo
era assolutamente impossibile. Seppure esisteva un tempo una vita
indigena in quel mondo sterile, essa era stata distrutta durante
l'ultima epoca di formazione dei crateri, quando la maggior parte della
superficie lunare aveva raggiunto l'incandescenza.
Dalla Terra? Molto improbabile, anche se, forse, non del tutto
impossibile. Una civiltterrestre progredita, presumibilmente non
umana, ai tempi del Pleistocene, avrebbe lasciato molte altre tracce
della sua esistenza. Avremmo saputo tutto al riguardo, pensFloyd,
molto tempo prima di arrivare sulla Luna.
Rimanevano due alternative: i pianeti e le stelle. Eppure, ogni prova
smentiva la possibilitdi una vita intelligente altrove nel sistema
solare... e addirittura della vita di qualsiasi genere, tranne che sulla
Terra e su Marte. I pianeti interni erano troppo caldi, quelli esterni di
gran lunga troppo freddi, a meno che non si discendesse nella
loro atmosfera fino a profonditin cui la pressione equivaleva a
centinaia di tonnellate per ogni centimetro quadrato.
E cos forse, questi visitatori erano arrivati dalle stelle... eppure tale
ipotesi sembrava ancor piincredibile. Alzando gli occhi verso le
costellazioni disseminate nel cielo lunare color ebano, Floyd
ricordquante volte gli scienziati suoi colleghi avessero
imostratoche i viaggi interstellari erano impossibili. Giil viaggio
dalla Terra alla Luna costituiva un'impresa straordinaria; ma la stella
piprossima era cento milioni di volte pilontana... Comunque,
abbandonarsi alle speculazioni significava perdere tempo; doveva
aspettare finchnon fossero emerse altre prove.
er favore, mettere le cinture di sicurezza e fermare tutti gli oggetti
mobili disse a un tratto l'altoparlante della cabina. i stiamo
avvicinando a un pendio di quaranta gradi. Due pali indicatori con luci lampeggianti erano apparsi all'orizzonte e
il laboratorio mobile stava sterzando per passare tra essi. Floyd aveva
appena allacciato la cintura di sicurezza quando il veicolo si portadagio
sull'orlo di un pendio davvero terrificante e incomincia scendere una
lunga china coperta di pietrisco, ripida quanto il tetto di una casa.
L'obliqua luce riflessa della Terra, alle loro spalle, illuminava ora ben
poco, e i fari del laboratorio mobile erano stati accesi. Molti anni
prima, Floyd era rimasto in piedi sull'orlo del Vesuvio; gli fu facile, ora,
immaginare il calarvisi dentro, e la sensazione non fu affatto piacevole.
Stavano scendendo giper una delle terrazze interne di Tycho, ed
essa torna livellarsi alcune centinaia di metri piin basso. Mentre
strisciavano giper il versante, Michaels additla vasta pianura che
si estendeva adesso sotto di loro.
ccoli l先, esclam Floyd annu aveva ginotato il gruppo di luci
rosse e verdi parecchi chilometri piavanti e continua guardare in
quella direzione, mentre il laboratorio mobile scendeva delicatamente
il versante. Il rosso veicolo era ovviamente sotto pieno controllo, ma
egli non respirliberamente finchnon vennero a trovarsi di nuovo
in posizione orizzontale.
A questo punto potscorgere, lucenti come bolle argentee nella luce
riflessa della Terra, un gruppo di cupole a pressione: i rifugi
temporanei che ospitavano gli uomini al lavoro sul posto. Accanto a
essi si trovavano un'antenna radio, una torre di perforazione, un
gruppo di veicoli parcheggiati, e un gran mucchio di roccia
frantumata, presumibilmente il materiale che era stato scavato per
mettere a nudo il monolito. Il minuscolo accampamento nella regione
selvaggia sembrava molto solitario, molto vulnerabile dalle forze della
natura assiepate silenziosamente intorno ad esso. Non si vedeva alcun
segno di vita, e nulla di visibile lasciava capire perchalcuni uomini
fossero venuti sin l coslontano dalla patria.
i puappena intravedere il cratere disse Michaels. aggia
destra... a un centinaio di metri circa da quell'antenna radio. Sicchci siamo, pensFloyd, mentre il laboratorio mobile passava
accanto alle cupole a pressione, e si fermava sull'orlo del cratere. Il
cuore gli battin fretta mentre si sporgeva in avanti per vedere
meglio. H veicolo prese a strisciare con cautela giper una rampa di
roccia compatta nell'interno del cratere. E l esattamente come lo
aveva veduto nelle fotografie, si trovava il TMA1.
Floyd lo fso, battle palpebre, scosse la testa, e torna fissarlo.
Anche nella vivida luce della Terra non era facile vedere con
chiarezza l'oggetto; la sua prima impressione fu quella di un
rettangolo piatto che sarebbe potuto essere ritagliato in un foglio di carta
carbone; sembrava che non avesse alcuno spessore. Naturalmente,
questa era un'illusione ottica; sebbene stesse contemplando un corpo
solido, esso rifletteva cospoca luce che riusciva a scorgerlo soltanto di
profilo.
I passeggeri serbarono il silenzio piassoluto, mentre il laboratorio
mobile scendeva nel cratere. V'era timore reverenziale, e v'era anche
incredulit.. pura incapacitdi credere che la morta Luna, tra tutti i
mondi, potesse aver fruttato quella sorpresa fantastica.
fl laboratorio mobile si ferma sei metri dal monolito e di fianco a
esso, in modo che tutti i passeggeri potessero esaminarlo. Ci
nonostante, a parte la forma perfettamente geometrica dell'oggetto,
v'era poco da vedere. In nessun punto si scorgevano segni qualsiasi, o
una qualunque attenuazione di quell'estremo neroebano. Lo si
sarebbe detto la cristallizzazione stessa della notte, e per un momento
Floyd si domandse non potesse trattarsi, in effetti, di qualche
straordinaria formazione naturale, nata dalle fiainme e dalle pressioni
accompagnatesi alla creazione della Luna. Ma questa possibilit lo
sapeva, era gistata esaminata e scartata.
A un segnale, i riflettori intorno all'orlo del cratere furono accesi, e
la vivida luce della Terra venne cancellata da un bagliore di gran lunga
pibrillante. Nel vuoto lunare i fasci luminosi erano, naturalmente, del
tutto invisibili; formarono ellissi sovrapposte di un bianco accecante,
centrate sul monolito. E ldove lo toccavano, la sua superficie color
ebano sembrava assorbirle.
Il vaso di Pandora, pensFloyd, con un improvviso presentimento...
in attesa di essere aperto dall'uomo indagatore. E che cosa vi trover
dentro?

13. LA LENTA ALBA.

La principale cupola a pressione nella localitdel TMA1 distava
appena sei metri e il suo interno era scomodamente affollato. Il
laboratorio mobile, accoppiato ad essa mediante una delle due camere
d'equilibrio, consentdi avere una apprezzatissima aggiunta di spazio
abitabile.
Nel pallone semisferico a doppia parete lavoravano e dormivano i
sei scienziati e tecnici ora stabilmente adibiti allo studio del monolito.
La cupola conteneva inoltre quasi tutto il loro equipaggiamento e
quasi tutti gli strumenti, tutte le provviste che non potevano essere
lasciate nel vuoto esterno, la cucina e gli impianti igienici,
campioni geologici e un piccolo schermo televisivo mediante il
quale lo scavo poteva essere tenuto sotto continua sorveglianza.
Floyd non si stupquando Halvorsen decise di restare nella cupola;
egli espose i suoi punti di vista con ammirevole franchezza.
onsidero le tute spaziali un male necessario disse
l'amministratore. e indosso una quattro volte all'anno, per i
controlli quadrimestrali. Se non le dispiace, rimarrqui e vi
osserverattraverso lo schermo televisivo. In parte, questo suo pregiudizio era ormai ingiustificato, poichgli
ultimi modelli di tute spaziali erano infinitamente picomodi delle
goffe corazze indossate dai primi esploratori lunari. Potevano essere
infilati in meno di un minuto, anche senza nessun aiuto, ed erano
completamente automatici. Il modello Mk V, nel quale Floyd venne
ora accuratamente rinchiuso, lo avrebbe protetto dalle peggiori
situazioni lunari, sia di giorno sia di notte.
Accompagnato dal dottor Michaels, egli passnella piccola camera
d'equilibrio. Mentre la pulsazione delle pompe cessava e la tuta si
irrigidiva intorno a lui in modo appena percettibile, si sent
circondato dal silenzio del vuoto.
Quel silenzio fu rotto dal gradito suono della radio contenuta nella
tuta.
a pressione okay, dottor Floyd? Sta respirando normalmente? .. sto benissimo. Il suo compagno controllattentamente i quadranti e gli indicatori
all'esterno della tuta di Floyd. Poi disse:
kay... andiamo. La porta esterna si apred ebbero dinanzi a loro il polveroso
paesaggio lunare, baluginante nella luce riflessa della Terra.
Con un cauto movimento ondeggiante Floyd seguMichaels
attraverso il portello; non era faticoso camminare. Anzi,
paradossalmente, la tuta lo faceva sentire pia suo agio che in
qualunque altro momento da quando era arrivato sulla Luna. Il peso
in pie la lieve resistenza opposta al suo moto, davano in qualche
modo l'illusione della perduta gravitterrestre.
Lo scenario era cambiato dall'arrivo del gruppo, appena un'ora
prima. Sebbene le stelle e l'emisfero terrestre continuassero a essere
luminosi come sempre, la notte lunare, della durata di quattordici
giorni terrestri, era quasi finita. Il bagliore della corona sembrava un
falso sorgere della Luna nel cielo a oriente... e poi, inaspettatamente,
la sommitdell'antenna radio, trenta metri piin alto del capo di
Floyd, parve a un tratto prorompere come una fiammata, mentre
coglieva i primi raggi del sole nascosto.
Aspettarono, mentre il supervisore delle ricerche e due dei suoi
collaboratori emergevano dalla camera d'equilibrio, poi si
incamminarono adagio verso il cratere. Quando lo ebbero raggiunto,
un arco sottile di intollerabile incandescenza si era spinto sopra
l'orizzonte a oriente. Anche se il sole avrebbe impiegato pidi un'ora
per emergere completamente oltre l'orlo della Luna in lenta
rotazione, le stelle erano gibandite.
Il cratere continuava a essere immerso nell'ombra, ma i riflettori
disposti intorno al suo orlo ne illuminavano vividamente l'interno.
Scendendo adagio la rampa verso il rettangolo nero, Floyd provuna
sensazione non soltanto di timore reverenziale ma anche di impotenza.
L proprio alle soglie della Terra, l'uomo si trovava gia faccia a
faccia con un mistero che forse non sarebbe stato mai risolto. Tre
milioni d'anni prima, qualcosa era passato da quella parte, aveva
lasciato quel simbolo ignoto e forse inconoscibile del proprio scopo, ed
era tornato ai pianeti... o alle stelle.
La radio della tuta di Floyd interruppe le sue fantasticherie. arla
il supervisore delle ricerche. Se non vi dispiace allinearvi tutti da quella
parte, vorremmo scattare alcune fotograf. Dottor Floyd, vuole, per
cortesia, mettersi al centro... Dottor Michaels... grazie... Nessuno, tranne Floyd, parve ritenere che vi fosse qualcosa di
ridicolo in tutto ci Molto sinceramente, comunque, egli dovette
ammettere di essere lieto che qualcuno avesse portato una macchina
fotografica; ecco un'istantanea destinata senza dubbio a rimanere
storica, ed egli ne voleva alcune copie per s Sperche la sua faccia
restasse chiaramente visibile attraverso il casco della tuta.
razie, signori disse il fotografo, dopo che ebbero posato un po'
impacciati di fronte al monolito, consentendogli di scattare una
dozzina di fotografie. hiederemo alla Sezione fotografica della Base
di farvi avere le copie. Floyd dedicpoi tutta la sua attenzione al monolito di ebano...
girandogli intorno adagio, esaminandolo da ogni punto di vista,
cercando di imprimersene nella mente la stranezza. Non si aspettava
di trovare alcunch poichsapeva che ogni centimetro quadrato
della superfie era gistato esaminato con accuratezza microscopica.
Ora il sole pigro si era sollevato sopra l'orlo del cratere, e i suoi raggi
si riversavano sulla faccia est del blocco quasi in pieno. Eppure esso
sembrava assorbire tutti i corpuscoli della luce come se non fossero
mai esistiti.
Floyd decise di tentare un semplice esperimento; si frappose tra il
monolito e il sole e osservla propria ombra sulla levigata superfie
nera. Non se ne scorgeva alcuna traccia. Almeno dieci kilowatt di
calore dovevano cadere sul monolito; se all'interno esisteva
realmente qualcosa, doveva cuocersi rapidamente.
Che strano, pensFloyd, trovarsi qui mentre... questa cosa... vede la
luce del giorno per la prima volta da quando le ere glaciali
incominciarono sulla Terra. Si domandancora quale fosse la ragione
del colore nero; era ideale, naturalmente, per assorbire energia
solare. Ma scartsubito l'idea; chi mai, infatti, sarebbe stato cos
pazzo da seppellire un congegno azionato dall'energia solare a sei metri
sotto la superficie del suolo?
Guardla Terra, che incominciava a svanire nel cielo mattutino.
Soltanto un pugno dei suoi sei miliardi di abitanti sapeva di questa
scoperta; come avrebbe reagito il mondo alla notizia, quando fosse
stata finalmente comunicata?
Le conseguenze politiche e sociali erano immense; ogni individuo
realmente intelligente, chiunque avesse saputo guardare un centimetro
piin ldel proprio naso, avrebbe trovato la propria vita, i propri
valori, la propria filosofia cambiati in modo sottile. Anche se non si
fosse scoperto assolutamente nulla del TMA1, e se esso fosse dovuto
restare un eterno mistero, l'uomo avrebbe saputo di non essere
unico nell'universo. Sebbene le avesse mancate per milioni di anni, le
creature che un tempo erano state lavrebbero potuto farvi ritorno; o
senn ce ne sarebbero potute essere altre. L'avvenire di ognuno
doveva ormai tener conto di questa possibilit
Floyd stava ancora cogitando su queste riflessioni, quando
l'altoparlante del casco emise a un tratto un penetrante strido
elettronico, come un segnale tormentoso, troppo saturo e distorto.
Involontariamente cercdi tapparsi le orecchie con le mani chiuse
nella tuta spaziale; poi si riscosse e brancolfreneticamente in cerca
del comando di volume del ricevitore. Mentre stava ancora
annaspando, quattro altri stridi proruppero dall'etere; segupoi un
misericordioso silenzio.
Tutto attorno al cratere, sagome rimanevano immobili in
atteggiamento di paralizzato stupore. Allora non si tratta di un guasto
al mio apparecchio, si disse Floyd; hanno udito tutti questi penetranti
gridi elettronici.
Dopo tre milioni d'anni di tenebre, il TMA1 aveva salutato l'alba
lunare.

14. GLI ASCOLTATORI.

Centosessanta milioni di chilometri oltre Marte, nella gelida
solitudine in cui nessun uomo aveva mai viaggiato, il Monitor dello
Spazio Profondo 79 si spostava adagio fra le orbite intersecantisi degli
asteroidi. Per tre anni aveva svolto impeccabilmente la propria
missione... un tributo agli scienziati americani dai quali era stato
progettato, agli ingegneri inglesi dai quali era stato costruito, ai tecnici
russi dai quali era stato lanciato... Una delicata ragnatela d'antenne
captava le onde dei rumori di fondo radiofonici... gli incessanti
crepitii e sibili di quello che Pascal, in un'epoca di gran lunga pi
semplice, aveva ingenuamente definito l silenzio degli spazi
infiniti I rivelatori di radiazione individuavano e analizzavano i raggi
cosmici in arrivo dalla galassia e da punti situati oltre di essa;
telescopi a neutroni e a raggi X tenevano sotto osservazione stelle
sconosciute che nessuno sguardo umano avrebbe mai visto;
magnetometri rilevavano le folate e gli uragani dei venti solari, mentre il
Sole alitava raffiche di tenue plasma, alla velocitdi un milione e
seicentomila chilometri l'ora, in faccia ai suoi figli che gli ruotavano
attorno. Tutte queste cose e molte altre ancora venivano
pazientemente annotate dal monitor dello Spazio Profondo 79, e
registrate nella sua memoria cristallina.
Una delle sue antenne, miracoli dell'elettronica orinai ignorati, era
continuamente orientata verso un punto che non distava mai molto
dal Sole. Ogni pochi mesi, il suo remoto bersaglio avrebbe potuto
essere visto, qualora vi fosse stato un occhio a guardarlo, come una
vivida stella con una vicina e pifioca compagna; ma, quasi sempre,
essa si perdeva nel bagliore solare.
Verso quel lontanissimo pianeta, la Terra, il monitor trasmetteva
ogni ventiquattr'ore le informazioni che aveva pazientemente raccolto,
tutte nitidamente compendiate in un impulso della durata di cinque
minuti. Circa un quarto d'ora dopo, viaggiando alla velocitdella luce,
quell'impulso giungeva alle apparecchiature che amplificavano e
registravano il segnale, e lo aggiungevano alle migliai a di chilometri
di nastro magnetico raccolti nei sotterranei dei Centri Spaziali
Mondiali a Washington, a Mosca e a Canberra.
Sin da quando i primi satelliti erano entrati in orbita, quasi
cinquant'anni prima, trilioni e quadrilioni di impulsi contenenti
informazioni si erano riversati sulla Terra dallo spazio, per essere
accantonati in attesa del giorno in cui avrebbero potuto contribuire al
progresso della conoscenza. Soltanto una minima frazione di tutto
questo materiale grezzo sarebbe stata vagliata; ma era impossibile
stabilire quali osservazioni qualche scienziato avrebbe voluto
consultare di la dieci o cinquanta o cento anni. Per conseguenza, tutto
doveva essere archiviato, ordinatamente disposto in interminabili
gallerie ad aria condizionata, triplicato nei tre centri per parare la
possibilitdi una perdita accidentale. Tutto cifaceva parte del vero
tesoro dell'umanit un tesoro di gran lunga piprezioso di tutto l'oro
inutilmente rinchiuso nelle casseforti delle banche.
E ora il monitor dello Spazio Profondo 79 aveva notato qualcosa di
strano... un debole eppure inequivocabile disturbo che attraversava il
sistema solare, e un disturbo del tutto diverso da ogni fenomeno
naturale osservato in passato. Automaticamente, esso registrla
direzione, l'ora, l'intensit di la non molto avrebbe comunicato
l'informazione alla Terra.
Come avrebbe fatto, inoltre, l'Orbitante M 15, che girava due volte
al giorno intorno a Marte; e la Sonda ad Alta Inclinazione 21, che
adagio saliva sopra il piano dell'eclittica; e persino la Cometa
Artificiale 5, diretta verso le gelide solitudini oltre Plutone, lungo
un'orbita il cui punto estremo sarebbe stato raggiunto soltanto dopo
un migliaio di anni. Tutti rilevarono la singolare esplosione di energia
che aveva disturbato i loro strumenti; e tutti, a tempo debito, riferirono
automaticamente alle memorie elettroniche sulla Terra lontana.
Le calcolatrici non avrebbero forse mai percepito il rapporto tra le
quattro bizzarre serie di segnali trasmesse da sonde spaziali lanciate
su orbite indipendenti e lontane milioni di chilometri. Ma non appena
diede un'occhiata al rapporto mattutino, l'addetto alle previsioni
delle radiazioni, a Goddard, si rese conto che qualcosa di strano era
passato attraverso il sistema solare in quelle ultime ventiquattro ore.
Conosceva soltanto una parte del suo percorso, ma quando la
calcolatrice lo proiettsulla tavola della situazione planetaria, il
percorso divenne chiaro e inequivocabile come una scia di vapori
attraverso un cielo senza nubi, o come un'unica serie di impronte su
un campo di neve vergine. Qualche forma immateriale di energia,
lanciando un getto di radiazione simile alla scia di un motoscafo in
corsa, era scaturita dalla superfie della Luna e si stava dirigendo
verso le stelle.
PARTE III, TRA I PIANETI.

15. LA DISCOVERY.

L'astronave distava appena trenta giorni dalla Terra, eppure David
Bovman stentava a volte a credere di aver mai conosciuto un'esistenza
diversa da quella del chiuso, piccolo mondo della Discovery. Tutti gli
anni di addestramento, tutte le precedenti missioni sulla Luna e su
Marte sembravano appartenere a un altro uomo, in un'altra vita.
Frank Poole riconosceva di provare la stessa sensazione, e talora si
era scherzosamente rammaricato per il fatto che lo psicanalista pi
vicino distava quasi centosessanta milioni di chilometri. Ma questa
sensazione di isolamento e di estraniamento era abbastanza facile a
cae senza dubbio non stava ad attestare alcuna anormalit Nei
onquant'anni trascorsi da quando gli uomini si erano azzardati per la
prima volta nello spazio, non vi era mai stata una missione simile a
questa.
Aveva avuto inizio cinque anni prima come Progetto Giove... il primo
veivolo di andata e ritorno con uomini a bordo fino al pigrande dei
pianeti. L'astronave era quasi pronta per il viaggio di due anni,
quando, alquanto bruscamente, il programma della missione aveva
subito una variante.
La Discovery sarebbe ancora arrivata fino a Giove, ma non per
fermarsi laggi Non avrebbe neppure rallentato la velocitcorrendo
tra l'esteso sistema di satelliti del pianeta. All'opposto... si sarebbe
avvalsa del campo gravitazionale di quel mondo gigantesco come
di una fionda che l'avrebbe lanciata ancor pilontano dal Sole. Simile
a una cometa, si sarebbe spinta fino ai limiti estremi del sistema solare,
verso la sua ma ultima, lo splendore inanellato di Saturno. E
non avrebbe fatto mai piritorno.
Per la Discovery quello sarebbe stato un viaggio a senso unico... e
ci nonostante il suo equipaggio non avesse alcuna intenzione di
uccidersi. Se tutto fosse andato bene, gli uomini sarebbero stati di
ritorno sulla Terra entro sette anni... cinque dei quali destinati a
passare come un lampo, nel sonno senza sogni dell'ibernazione,
mentre avrebbero aspettato di essere presi a bordo della non ancor
costruita Discovery II, e salvati. La parola alvativeniva
accuratamente evitata in tutti i comunicati e i documenti dell'Ente
Astronautico; implicava qualche errore di pianificazione, e il termine
di gergo approvato era iacquisizione Se qualche inconveniente si
fosse realmente verificato, senza dubbio non vi sarebbe stata alcuna
speranza di soccorso a quasi un miliardo e mezzo di chilometri dalla
Terra.
Si trattava di un rischio calcolato, come in tutti i viaggi nell'ignoto.
Ma mezzo secolo di ricerche aveva dimostrato che l'ibernazione umana
indotta artificialmente era del tutto sicura, schiudendo nuove
possibilitper quanto concerneva i viaggi nello spazio. Fino a questa
missione, per la scoperta non era mai stata sfruttata al massimo.
I tre componenti della squadra di ricognizione, che non sarebbero
stati necessari fino a quando l'astronave non fosse entrata nella sua
orbita finale intorno a Saturno, avrebbero dormito per tutto il
viaggio di andata. Si sarebbero cosrisparmiate tonnellate di viveri e
di altri materiali di consumo; inoltre, fattore altrettanto importante, la
squadra sarebbe stata riposata e fresca, anzichaffaticata dal
viaggio di dieci mesi, al momento di agire.
La Discovery doveva entrare in un'orbita di parcheggio intorno a
Saturno, divenendo una nuova luna del pianeta gigantesco.
Avrebbe ruotato lungo una ellisse di tre milioni e duecentomila
chilometri, tale da condurla vicino a Saturno e da farle poi
attraversare le orbite di tutte le sue lune piimportanti. Gli uomini
avrebbero avuto a loro disposizione cento giorni durante i quali
rilevare e studiare un mondo la cui superficie era ottanta volte
maggiore di quella terrestre, circondato da un seguito di almeno
quindici satelliti conosciuti... uno dei quali grande quanto il pianeta
Mercurio.
Dovevano esservi laggimeraviglie sufficienti per secoli di studi; la
prima spedizione avrebbe potuto eseguire soltanto una ricognizione
preliminare. Tutte le sue scoperte sarebbero state comunicate per
radio alla Terra; e anche se gli esploratori non avessero mai dovuto
fare ritorno, i risultati dell'impresa non sarebbero andati perduti.
Dopo cento giorni, la nave spaziale Discovery avrebbe cessato la
propria attivit Tutti i componenti dell'equipaggio sarebbero passati
in ibernazione; soltanto gli impianti essenziali avrebbero continuato
a funzionare, sorvegliati dall'instancabile cervello elettronico
dell'astronave. Essa avrebbe continuato a girare intorno a Saturno,
lungo un'orbita ormai cosben determinata che gli uomini avrebbero
saputo esattamente dove cercarla dopo mille anni. Ma, dopo cinque
anni appena, stando ai piani attuali, la Discovery II sarebbe arrivata.
Anche se fossero trascorsi sei o sette o otto anni, i passeggeri
addormentati non si sarebbero resi conto della differenza. Per tutti
loro l'orologio si sarebbe fermato, come era gifermo per Whitehead,
Kaminski e Hunter.
A volte Bowman, come comandante della Discovery, invidiava i suoi
tre inconsci colleghi nella pace gelida dell'hibarnaculum. Erano esenti
da ogni noia e da ogni responsabilit fino a quando non fossero arrivati
su Saturno, il mondo esterno non sarebbe esistito per loro.
Ma quel mondo li stava osservando, per mezzo degli indicatori
biosensori. Inseriti in modo poco appariscente tra gli innumerevoli
strumenti del ponte di controllo, si trovavano cinque piccoli pannelli
contrassegnati Hunter, Whitehead, Kaminski, Poole, Bowman. Gli
ultimi due erano spenti e senza vita; il loro momento sarebbe venuto
soltanto di la un anno. Sugli altri si vedevano costellazioni di
minuscole spie verdi, le quali annunciavano che tutto andava bene; e
ogni pannello comprendeva un piccolo schermo sul quale una serie di
linee luminose tracciava i placidi ritmi del polso, della respirazione e
dell'attivitcerebrale.
V'erano momenti in cui Bowman, pur essendo ben conscio
dell'assoluta inutilitdella cosa, in quanto l'allarme avrebbe risuonato
all'istante se vi fosse stato qualche inconveniente, inseriva l'audio.
Ascoltava, quasi ipnotizzato, i battiti cardiaci infinitamente lenti dei
suoi colleghi addormentati, tenendo gli occhi fissi sulle pigre onde
che marciavano in sincronismo attraverso lo schermo.
Piaffascinanti di tutti erano gli indicatori EEG, le chiavi elettroniche
di tre personalitche un tempo erano esistite, e che sarebbero un
giorno tornate a esistere. Rimanevano quasi esenti dalle sommite dagli
avvallamenti le esplosioni elettriche, che attestavano l'attivitdel
cervello in stato di veglia... o anche del cervello durante il sonno
normale. Se rimaneva un residuo di coscienza, esso era oltre la
portata degli strumenti e della memoria.
Di questo Bowman era certo per esperienza personale. Prima di
presceglierlo per la missione, avevano posto alla prova le sue
reazioni all'ibernazione. Non sapeva bene se avesse perduto una
settimana di vita o se la sua morte ultima fosse stata rinviata dello stesso
periodo di tempo.
Quando gli erano stati applicati gli elettrodi alla fronte e il
generatore del sonno aveva cominciato a pulsare, dinanzi ai suoi
occhi era passato un breve sfoggio di disegni caleidoscopici, e di stelle
che si allontanavano. Poi tutto si era dileguato e l'oscuritlo aveva
inghiottito. Non si era accorto delle iniezioni e tanto meno della prima
sensazione di gelo quando la sua temperatura corporea era stata
ridotta a soli pochi gradi sopra il congelamento.
* Si deste gli parve di non avere quasi chiuso gli occhi. Ma sapeva
che si trattava di un'illusione; chissperch era persuaso che in realt
fossero trascorsi anni.
Era stata portata a termine la missione? Avevano giraggiunto
Saturno, eseguita la ricognizione, per essere poi ibernati? La
Discovery II si trovava gilper ricondurli sulla Terra?
Continua giacere in preda a uno stordimento da sogno,
assolutamente incapace di distinguere tra ricordi reali e illusori. Apri
gli occhi, ma vi fu ben poco da vedere, tranne un'offuscata
costellazione di luci che lo lasciinterdetto per qualche minuto. Poi si
rese conto che stava guardando le spie indicatrici sul Quadro
Situazione Astronave, ma gli riusciva impossibile metterle a fuoco.
Ben presto rinuncial tentativo.
Un soffio d'aria calda lo stava investendo, ed eliminava il gelo dalle
sue membra. Tutto era tranquillo, ma una musica stimolante dilagava
dall'altoparlante dietro il suo capo. Stava lentamente diventando
sempre e sempre piforte.
Poi una voce distesa, amichevole, ma, lo sapeva, generata da un
calcolatore, gli parl
tai diventando operativo, Bave. Non alzarti e non tentare alcun
movimento brusco. Non cercare di parlare. Non alzarti! pensBowman. Questa sch'era buffa. Dubitava di
poter anche soltanto muovere un dito. Ma, non senza stupore,
constatche vi riusciva.
Provuna soddisfazione immensa, sia pure in un modo stordito e
stupido. Sapeva vagamente che la nave spaziale di soccorso doveva
essere arrivata, che la procedura automatica di ritorno alla vita era
stata avviata, e che ben presto avrebbe veduto altri esseri umani.
Tutto ciera piacevole, ma non lo entusiasm
Di la poco si sentaffamato. Il calcolatore, naturalmente, aveva
previsto questa sua necessit
'un pulsante di comando accanto alla tua mano destra, Dave. Se
hai appetito, premilo. Bowman costrinse le proprie dita a cercare qua e l e di la poco
trovil pulsante di forma ovale. Aveva dimenticato tutto al riguardo,
sebbene dovesse aver saputo della sua esistenza. Ma quante altre cose
aveva dimenticato! L'ibernazione cancellava forse i ricordi?
Premette il pulsante e aspett Parecchi minuti dopo, un braccio
metallico si spostsulla cuccetta, e un succhietto di plastica cal
verso le sue labbra. Bowman succhiavidamente e un liquido caldo
e dolce gli scorse nella gola, rinnovando le sue energie a ogni goccia.
Di la poco il braccio si allontaned egli riposancora. Adesso
riusciva a muovere le braccia e le gambe; l'idea di camminare non era
piun sogno impossibile.
Sebbene sentisse le forze tornargli rapidamente, sarebbe stato lieto
di giacere lper sempre, purchnon vi fossero stati ulteriori stimoli
esani. Ma, di la non molto, un'altra voce gli parl.. e questa volta
era completamente umana, non un aggregato di impulsi elettrici messi
insieme da una memoria piheumana. Era inoltre una voce
familiare, anche se trascorse un po' di tempo prima che egli riuscisse a
riconoscerla.
iao, Dave. Ti stai riprendendo benissimo. Ora sei in grado di
parlare. Sai dove ti trovi? Si cruccial riguardo per qualche momento. Se davvero era in orbita
intorno a Saturno, che cosa poteva essere accaduto durante tutti i
mesi trascorsi dopo la partenza dalla Terra? Di nuovo incomincia
domandarsi se stesse soffrendo di amnesia. Paradossalmente, questa
stessa riflessione lo rassicur Se riusciva a ricordare la parola
mnesiail suo cervello doveva essere in condizioni abbastanza
buone...
Ma ancora non sapeva dove si trovava, e colui che parlava all'altro capo
del circuito doveva essersi reso conto benissimo della sua situazione.
on preoccuparti, Dave. Sono Frank Poole. Sto osservando i tuoi
battiti cardiaci e la respirazione... Tutto perfettamente normale. Devi
soltanto rilassarti... e star calmo. Adesso apriremo il portello e ti
toglieremo di l Una luce morbida dilagnella camera; egli vide sagome in movimento,
profilate contro l'apertura sempre piampia. E in quel momento tutti
i ricordi gli tornarono, e seppe esattamente dove si trovava.
Sebbene fosse riemerso sano e salvo dai piestremi limiti del sonno e
dal confine vicino della morte, era rimasto in stato di ibernazione
soltanto per una settimana. Una volta uscito dall'hibernaculum non
avrebbe veduto il gelido cielo di Saturno; quello distava pidi un anno
nell'avvenire e un miliardo e seicento milioni di chilometri. Lui si
trovava ancora nell'addestratore del Centro Voli Spaziali di Houston,
sotto il caldo sole del Texas.

16.HAL.

Ma adesso il Texas era invisibile, e persino gli Stati Uniti si vedevano
a stento Sebbene i motori al plasma a bassa spinta avessero cessato da
tempo di funzionare, la nave spaziale Discovery si trovava ancora in
prossimitdella Terra, con la sua sottile struttura a freccia puntata
verso lo spazio esterno, e tutti i potentissimi strumenti ottici
orientati verso i pianeti lontani, ove si celava il suo destino.
V'era un telescopio, tuttavia, permanentemente puntato sulla Terra.
Era montato, come un congegno di mira, alla base dell'antenna a lunga
portata della nave spaziale e faceva in modo che la grande antenna
parabolica rimanesse rigidamente orientata verso il bersaglio. Finch
la Terra rimaneva centrata nel reticolo, il collegamento vitale era
assicurato e i messaggi potevano andare e venire lungo il fascio
invisibile che ogni giorno si allungava di oltre tre milioni di
chilometri.
Per lo meno una volta a ogni turno di guardia, Bowman contemplava
la Terra attraverso il telescopio allineato con l'antenna. Poichla
Terra era ormai molto indietro verso il Sole, il suo emisfero buio
rimaneva orientato verso la nave spaziale, e sullo schermo indicatore
centrale il pianeta appariva simile a un'abbacinante falce argentea,
come un'altra Venere.
Accadeva di rado che si riuscissero a distinguere caratteristiche
geografiche in quell'arco luminoso sempre pisottile, in quanto nubi
e brume le nascondevano, ma anche la parte oscurata del disco aveva
un fascino inesauribile. Era disseminata di cittrisplendenti; a volte
ardevano di una luce costante, a volte ammiccavano come lucciole
mentre tremolii atmosferici vi passavano sopra.
V'erano inoltre periodi in cui la Luna, mentre seguiva la sua orbita,
splendeva come una grande lampada sui bui mari e sui continenti della
Terra. Allora, con un fremito di riconoscimento, Bowman riusciva
spesso a intravedere linee costiere che gli erano familiari, illuminate
dalla spettrale luce lunare. E talora, quando il Pacifico era calmo,
vedeva persino il chiaro di luna baluginare sulla sua superficie; e
ricordava notti sotto i palmizi di lagune tropicali.
Eppure non provava rimpianti per quelle perdute bellezze. Se le era
godute tutte nei trentacinque anni della sua esistenza; ed era deciso a
goderle ancora, una volta che fosse tornato ricco e famoso. Nel
frattempo, la lontananza le rendeva ancor pipreziose.
D sesto componente dell'equipaggio non si curava di alcuna di queste
cose, perchnon era umano. Si trattava del perfezionatissimo
calcolatore Hal 9000, il cervello e il sistema nervoso dell'astronave.
Hal (che stava, nientemeno, per Calcolatore algoritmico euristicamente
programmato) era un capolavoro della terza generazione di calcolatori.
Le grandi scoperte in questo campo sembravano determinarsi a
intervalli di vent'anni, e l'idea che un altro grande progresso fosse
ormai imminente preoccupava giun gran numero di persone.
Il primo progresso lo si era avuto negli anni Quaranta, quando la
valvola termoionica, ormai superata da tempo, aveva reso possibili
pflt deficienti veloci, come l'ENIAC e i suoi successori. Poi, negli
anSessanta, era stata perfezionata la microelettronica a stato
solido. Con il suo avvento era apparso chiaro che intelligenze
artificiali capaci almeno come quella dell'uomo non potevano
essere pigrandi Jlicrivanie o... se soltanto si fosse saputo come
costruirle. Con ogni probabilit nessuno lo avrebbe saputo mai, ma
non importava. Negli anni Ottanta, Minsky e Good avevano
dimostrato come reti neutrali potessero essere generate
automaticamente, plicate, in armonia con un qualsiasi arbitrario
programma di adimento. Cervelli artificiali potevano essere creati
con un pro> sorprendentemente analogo allo sviluppo di un cervello
umano.
ogni singolo caso, i particolari precisi non sarebbero mai stati noti
e, anche se si fosse potuto conoscerli, erano milioni di volte troppo
complessi per la comprensione umana. Comunque fossero andate le
cose, il risultato era consistito in una
macchina intelligente capace di riprodurre (alcuni filosofi preferivano
ancora servirsi del termine iniare quasi tutte le attivitdel
cervello umano, e con una rapidite una sicurezza di gran lunga
maggiori. Si trattava di calcolatori costosissimi, e soltanto pochi
esemplari della serie Hal 9000 erano stati costruiti fino a quel
momento; ma la vecchia battuta secondo la quale sarebbe stato
sempre pisemplice creare cervelli organici con mano d'opera non
specializzata incora a sembrare un po' vuota.
Hal era stato addestrato in modo perfetto per questa missione,
come i suoi colleghi umani... e aveva una capacitpensante
parecchie volte superiore alla loro poich oltre alla propria
rapiditintrinseca, non dormiva mai. Il suo compito essenziale era
quello di controllare i per il mantenimento della vita, accertando
continuamente la dell'ossigeno, la temperatura, eventuali fughe
d'aria, la ra: e tutti gli altri fattori interdipendenti ai quali erano
legate le
ledei fragile equipaggio umano. Egli poteva apportare le complesse
cootrezioni di rotta, ed eseguire le necessarie manovre di volo
quando occorreva cambiare direzione. Inoltre poteva sorvegliare gli
ibernati intervenendo con le necessarie regolazioni delle condizioni
delll'ambiente e distribuendo le piccole quantitdi fluidi endovena
che li mantenevano in vita.
le prime generazioni di calcolatori avevano ricevuto i dati per mezL
ostiere delle glorificate macchine per scrivere, rispondendo me:
telescriventi rapide e indicatori visivi. Hal era in grado di fare ;
questo quando si rendeva necessario, ma quasi tutte le sue
comunicazioni con i compagni di viaggio avvenivano per il tramite
della parola parlata. Poole e Bowman potevano conversare con
Hal come se si fosse trattato di un essere umano, ed egli
rispondeva in un perfetto inglese idiomatico che aveva imparato
durante le fuggevoli settimane della sua fanciullezza elettronica.
Se Hal potesse effettivamente pensare, era un interrogativo che il
matematico inglese Alan Turing aveva risolto sin dagli anni Quaranta.
Secondo Turing, se si poteva condurre una lunga conversazione con
una apparecchiatura elettronica, sia mediante una macchina per
scrivere, sia mediante un microfono, senza riuscire a distinguere tra le
sue risposte e quelle che avrebbe potuto dare un uomo,
quell'apparecchiatura pensava, in base a ogni definizione ragionevole
del termine. Hal sarebbe riuscito a superare facilmente l'esame di
Turing.
Non era escluso che potesse giungere il momento in cui Hal avrebbe
assunto il comando della nave spaziale. In caso di emergenza, qualora
nessuno rispondesse ai suoi segnali, avrebbe tentato di svegliare i
membri addormentati dell'equipaggio mediante stimoli elettrici e
chimici. In assenza di una loro reazione, si sarebbe collegato per radio
alla Terra per avere ulteriori ordini.
E poi, se non vi fosse stata alcuna risposta dalla Terra, avrebbe
adottato quei provvedimenti che riteneva necessari per
salvaguardare la nave spaziale e continuare la missione... il cui vero
scopo egli solo conosceva, e che i suoi colleghi umani non avrebbero
mai potuto supporre.
Poole e Bowman si erano pivolte riferiti spiritosamente a se stessi
come a custodi o guardiani a bordo di un'astronave che, in realt
poteva proseguire da sola. Sarebbero rimasti stupefatti e non poco
indignati scoprendo quanta veritconteneva questa spiritosaggine.

17. CONSUETUDINI DELLA CROCIERA.

La guida giornaliera della nave spaziale era stata progettata con somma
cura e, almeno teoricamente, Bowman e Poole sapevano che cosa
avrebbero fatto in ogni momento delle ventiquattr'ore. Facevano turni
di dodici ore di guardia e dodici ore di riposo, sostituendosi a
vicenda, senza mai dormire contemporaneamente. L'ufficiale di
servizio rimaneva sul ponte di controllo, mentre l'altro ufficiale
provvedeva alla manutenzione in genere, ispezionava la nave spaziale,
provvedeva alle varie incombenze delle quali si presentava senza
posa la necessit oppure riposava nel suo cubicolo.
Che Bowman fosse nominalmente il comandante in questa fase della
missione, nessun osservatore estraneo avrebbe potuto dedurlo. !
fimli si sostituivano in tutto e per tutto nei compiti, nel grado e
ドonsabilitogni dodici ore. Cili manteneva entrambi al
culrJdTaddestramento, riduceva al minimo le possibilitdi attriti e i
ad avvicinarsi alla ma del cento per cento di perfezione, ata di
Bowman incominciava alle 06.00, ora dell'astronave: ridi
astronomiche universali del tempo. Se per caso Bow: tardato, Hal
disponeva di tutta una serie di segnali sonori
JariDon per ricordargli il suo dovere, ma non erano mai stati imA
titolo di prova, Poole aveva una volta staccato l'allarme; i si
era ugualmente alzato come un automa all'ora prevista. > primo
gesto ufficiale della giornata consisteva nel portare avanci ore il
cronometro principale dell'ibernazione. Se questa ope: fosse stata
omessa due volte di seguito, Hal avrebbe presunto i lui quanto
Poole si trovavano nell'incapacitdi agire e si sa: affrettato ad
adottare i necessari provvedimenti di emergenza.
i faceva anzitutto la propria toletta ed esercizi isometrici priva
della colazione e della lettura mattutina dell'edizione elettronica Jld
"World Times. Sulla Terra, non aveva mai letto il giornale
attentaMENTEHK come adesso; anche le piinsignificanti notizie sui
pettegolezi mondani e sulle pifuggevoli voci politiche,
sembravano di un
esse assorbente mentre balenavano sullo schermo.
He 07.00, sostituiva ufficialmente Poole nel ponte di controllo,
fBBndogli dalla cucina un tubo di caffda spremere. Se, come aedi
solito, non v'era alcunchda riferire e nessun prowedi> da
adottare, si accingeva a controllare tutte le indicazioni degli nti ed
eseguiva tutta una serie di prove aventi lo scopo di indi; possibili
guasti. Entro le 10.00 aveva terminato e si dedicava i periodo di
studio.
Bowman aveva studiato per pidi metdella sua vita e avrebbe
continuato a studiare finchnon fosse andato a riposo. Grazie alla
rivodei ventesimo secolo per quanto concerneva le tecniche re:
all'istruzione e alle informazioni, egli possedeva gila cultura irte a
due o tre lauree e, quel che picontava, riusciva a ricordare il
novanta per cento di quanto aveva imparato. Cinquant'anni prima,
sarebbe stato considerato uno specialista in lia applicata,
cibernetica e sistemi propulsivi nello spazio... egli tendeva a
negare, con autentica indignazione, di essere del genere. Gli era
sempre stato impossibile accentrare il proprio interesse
esclusivamente su un argomento; nonostante le tetre ammonizioni
dei suoi insegnanti, aveva voluto a tutti i costi laurearsi in
astronautica generale... una facoltdal programma vago e nebuloso,
destinata a coloro il cui quoziente di intelligenza era inferiore a 130 e
che non avrebbero mai brillato nella loro professione.
La sua decisione era stata giusta; proprio quel rifiuto di specializ
zarsi lo aveva reso eccezionalmente idoneo al suo compito attuale.
Press'a poco nello stesso modo, Frank Poole, che a volte, in modo
spregiativo, si autodefiniva ecnico generico di biologia spaziale
era stato una scelta ideale come suo vice. I due uomini, se necessario
con l'aiuto della vasta riserva di informazioni di Hal, erano in grado
di far fronte a qualsiasi difficoltpotesse probabilmente determinarsi
durante il viaggio, finchavessero fatto in modo che le loro menti
rimanessero all'erta e ricettive, rinfrescando continuamente le nozioni
impresse nella memoria. v
Cos per due ore, dalle 10.00 alle 12.00, Bowman si impegnava in un
dialogo con un ripetitore elettronico, controllando la sua cultura
generale, o assimilando nozioni specifiche per questa missione.
Studiava senza posa i piani della nave spaziale, i diagrammi dei
circuiti, le carte astronomiche relative al viaggio, oppure tentava di
assimilare tutto ciche si sapeva su Giove, Saturno e le loro vaste
famiglie di lune.
A mezzogiorno si ritirava in cucina e affidava la nave spaziale ad Hal
durante i preparativi del pranzo. Anche lera sempre pienamente in
contatto con gli eventi, poichil minuscolo salotto con sala da pranzo
conteneva un duplicato del Quadro Indicatore Situazione, e Hal
poteva chiamarlo con un solo attimo di preavviso. Poole gli faceva
compagnia durante questo pasto, prima di concedersi il suo periodo
di sei ore di sonno, e di solito seguivano uno dei normali programmi
televisivi trasmessi loro dalla Terra.
I loro menus erano stati studiati con tanta cura quanto ogni altro
aspetto della missione. D cibo, quasi tutto congelato ed essiccato, era
invariabilmente ottimo e prescelto tenendo presente la necessitdi
incomodarli il meno possibile. I pacchetti dovevano soltanto essere
aperti e inseriti nella piccola cucina automatica, che emetteva un
segnale sonoro ripetuto a cottura avvenuta. Assaporavano bevande e
cibi che avevano lo stesso sapore e, fattore altrettanto importante,
lo stesso aspetto del succo d'arancia, delle uova (cucinate in tutti i
modi), delle bistecche, delle costate, degli arrosti, della verdura
fresca, della frutta assortita, dei gelati, e persino del pane appena tolto
dal forno.
Dopo pranzo, dalle 13.00 alle 16.00, Bowman faceva un giro lento e
meticoloso della nave spaziale, o di quelle parti di essa che erano
accessibili. La Discovery era lunga quasi centoventi metri da
un'estremitall'altra, ma il piccolo universo occupato dal suo
equipaggio era contenuto interamente nella sfera larga dodici metri del
guscio a pressione.
Lsi trovavano tutte le apparecchiature per il mantenimento della
vita, e lera situato il ponte di controllo, il cuore operativo
dell'astronave. Sotto di esso veniva un piccolo arage spaziale
munito di tre camere d'equilibrio, attraverso le quali capsule
motorizzate, grandi appena quanto bastava per contenere un uomo,
potevano salpare nel vuoto se si presentava la necessitdi un'attivit
extraveicolare.
La regione equatoriale della sfera a pressione (la sezione, per cosdire,
dal Capricorno al Cancro) racchiudeva un tamburo in lenta rotazione
del diametro di undici metri e mezzo. Poichcompiva una
rivoluzione ogni dieci secondi, questa giostra o centrifuga produceva
una gravitartificiale pari a quella della Luna. Essa bastava a impedire
l'atrofia fisica che sarebbe conseguita alla completa assenza di peso, e
permetteva inoltre che le normali funzioni della vita si svolgessero in
condizioni normali o quasi normali.
La giostra conteneva pertanto la cucina, la sala da pranzo e gli
impianti igienici. Soltanto lera prudente preparare e maneggiare
bevande calde... pericolosissime nelle condizioni di assenza di peso,
durante le quali si puessere gravemente ustionati da globuli
galleggianti d'acqua bollente. Anche le difficoltdel radersi erano
risolte: non potevano esservi peli senza peso sparsi nell'aria, con il
pericolo di danneggiare l'equipaggiamento elettrico e di minacciare la
salute.
Intorno all'orlo della giostra erano disposti cinque piccoli cubicoli,
arredati da ciascun astronauta a seconda dei suoi gusti e contenenti i
suoi oggetti personali. Soltanto quelli di Bowman e di Poole erano
attualmente occupati, mentre i futuri occupanti delle altre tre cabine
riposavano entro i loro sarcofaghi elettronici, nel reparto adiacente.
La rotazione del tamburo poteva essere fermata, se necessario; quando
ciaccadeva, il suo momento angolare doveva essere immagazzinato
in un volano, per essere riutilizzato al momento della ripresa della
rotazione. Ma di norma il tamburo veniva lasciato girare a velocit
costante, in quanto era abbastanza facile entrare nella grossa giostra
in lenta rotazione passando, sostenendosi ad appigli, lungo un'asta
attraverso la regione a zero g nel suo centro. Trasferirsi sulla sezione in
movimento era semplice e automatico, dopo un po' di esperienza, come
salire su una scala mobile.
Il guscio sferico a pressione formava l'estremitdi una leggera
struttura a forma di freccia lunga pidi cento metri. La Discovery,
come tutti i veicoli destinati a una profonda penetrazione nello
spazio, era troppo fragile e troppo poco aerodinamica per poter
entrare in un'atmosfera, o per sfidare il campo gravitazionale di
qualsiasi pianeta. Era stata montata in orbita intorno alla Terra,
collaudata nel corso di un primo volo translunare, e infine
controllata in orbita intorno alla Luna. Era una creatura del puro
spazio... e ne aveva tutto l'aspetto.
Immediatamente dietro il guscio a pressione si raggnippavano
quattro grandi serbatoi di idrogeno liquido e piindietro ancora,
formando una lunga ed esile si trovavano le pinne irradianti che
disperdevano il calore superfluo del reattore nucleare. Venate da un
delicato ricamo di tubazioni per il liquido di raffreddamento,
sembravano le ali di una enorme libellula e, sotto certi punti di vista,
facevano sche la Discovery somigliasse fuggevolmente a una nave a
vela dei tempi antichi.
All'estremitdella e a novanta metri dal compartimento
dell'equipaggio, v'erano l'inferno schermato del reattore e il
complesso di elettrodi focalizzanti attraverso i quali sfuggiva la
sostanza stellare incandescente della propulsione al plasma. Essa
aveva svolto il proprio lavoro alcune settimane prima, costringendo la
Discovery ad allontanarsi dall'orbita di parcheggio intorno alla Luna.
Ora il reattore si limitava a ticchettare, generando energia elettrica
per i servizi dell'astronave, e le grandi pinne irradianti, che
divenivano incandescenti assumendo un color rossociliegia quando la
Discovery accelerava sotto la massima spinta, erano scure e fredde.
Anche se occorreva un'escursione nello spazio per esaminare questa
parte dell'astronave, esistevano strumenti e remote telecamere che
fornivano indicazioni complete sulle sue condizioni. Bowman riteneva
ormai di conoscere intimamente ogni centimetro quadrato delle pinne
irradianti e dei pannelli, e ogni tratto di tubazione a essi collegato.
Entro le 16.00 terminava l'ispezione, e faceva un rapporto verbale
particolareggiato al Controllo Missione, parlando finchquest'ultimo
non incominciava ad accusare ricevuta. Allora spegneva la
trasmittente di bordo, ascoltava quanto la Terra aveva da dire, e
rispondeva a ogni eventuale domanda. Alle 18.00 Poole si destava e lo
sostituiva.
Gli rimanevano allora sei ore libere, da impiegare come pigli
piaceva. A volte continuava gli studi, oppure ascoltava musica o
guardava film. Per la maggior parte del tempo vagava a suo
piacimento tra l'inesauribile biblioteca elettronica dell'astronave.
Aveva finito con l'essere affascinato dalle grandi esplorazioni del
passato... il che era abbastanza comprensibile, tenuto conto delle
circostanze. A volte navigava con Pitea fuori dalle colonne d'Ercole,
lungo le coste di una Europa che stava appena emergendo dall'et
della pietra, e si avventava tra le gelide nebbie dell'Artico. Oppure,
duemila anni dopo, seguiva con Anson i galeoni di Manila, salpava
con Cook lungo i pericoli ignoti della grande barriera corallina e
compiva, con Magellano, la prima circumnavigazione della Terra.
Incominciinoltre a leggere l'Odissea, che, tra tutti i libri esistenti, gli
parlava pivividamente attraverso gli abissi del tempo.
Per distrarsi, poteva sempre impegnare Hal in un gran numero di
giochi semimatematici, compresi la dama e gli scacchi. Se Hal ce la
metteva tutta, poteva vincere qualsiasi partita; ma questo sarebbe stato
negativo per il morale. E cos lo avevano programmato in modo che
vincesse soltanto il cinquanta per cento delle volte, e i suoi compagni
di gioco umani fingevano di non saperlo.
Le ultime ore della giornata di Bowman erano dedicate alle pulizie
generali e a lavori vari, ai quali seguiva la cena alle ore 20.00, di nuovo
con Poole. Quindi, per un'ora circa, egli poteva fare o ricevere
qualsiasi telefonata dalla Terra.
Come tutti i suoi colleghi, Bowman era scapolo; non sarebbe stato
giusto mandare uomini ammogliati in una missione di simile durata.
Sebbene numerose donne avessero promesso di aspettare fino al
termine della spedizione, la promessa non era stata presa sul serio da
nessuno. All'inizio, sia Poole sia Bowman avevano fatto telefonate
personali alquanto intime una volta alla settimana, sebbene la
consapevolezza che molte orecchie dovevano ascoltarle, all'estremitdel
collegamento con la Terra, tendesse a inibirli. Ma gi per quanto il
viaggio fosse appena cominciato, la passione e la frequenza delle
conversazioni con le loro ragazze sulla Terra avevano cominciato a
diminuire. Essi se lo erano aspettato; si trattava di uno degli
inconvenienti del modo di vivere degli astronauti, come lo era stato un
tempo per i marinai.
Era vero, e risaputo, che i marinai trovavano compensi in altri porti;
purtroppo, non esistevano isole tropicali piene di brune fanciulle di
ldall'orbita della Terra. I medici spaziali, naturalmente, avevano
affrontato questo problema con il loro consueto entusiasmo; la
farmacia della nave conteneva surrogati adeguati, anche se non
affascinanti.
Poco prima del cambio, Bowman faceva il suo ultimo rapporto e si
accertava che Hal avesse trasmesso tutti i nastri relativi alla
strumentazione per quanto concerneva la navigazione di quel giorno.
Poi, se ne aveva voglia, passava un paio d'ore o leggendo o
guardando un film; e a mezzanotte si addormentava... di solito senza
dover ricorrere all'aiuto dell'elettronarcosi.
L'attivitdi Poole era un'immagine speculare della sua, e i due turni
si susseguivano l'uno all'altro senza attriti. Entrambi gli uomini erano
completamente occupati, e troppo intelligenti e bene adattati per poter
litigare, e il viaggio si era assestato in una comoda routine del tutto
priva di eventi, nella quale il trascorrere del tempo era indicato soltanto
dai numeri che cambiavano sui quadranti degli orologi digitali.
La pigrande speranza del piccolo equipaggio della Discovery era
che nulla potesse mai guastare questa pacifica monotonia in futuro.

18. ATTRAVERSO GLI ASTEROIDI.

Correndo, una settimana dopo l'altra, simile a un tram sui binari della
sua orbita assolutamente predeterminata, la Discovery passaccanto
all'orbita di Marte e proseguverso quella di Giove. A differenza di
tutti i vascelli che solcavano i cieli o i mari della Terra, non richiedeva
nemmeno un minimo intervento sui comandi. La sua rotta era fissata
dalle leggi della gravitazione universale; non esistevano secche non
segnate sulle carte nscogliere pericolose contro le quali avrebbe
potuto infrangersi. Nv'era il benchminimo pericolo di collisioni con
un'altra astronave, in quanto nessuna astronave, per lo meno
costruita dall'uomo, si trovava in alcun punto tra essa e le stelle
infinitamente remote.
Cinonostante, lo spazio nel quale stava adesso penetrando era
tutt'altro che vuoto. Dinanzi alla Discovery si trovava una erra di
nessunominacciata dalle traiettorie di oltre un milione di asteroidi,
meno di diecimila dei quali seguivano orbite determinate esattamente
dagli astronomi. Soltanto quattro avevano un diametro superiore ai
centosessanta chilometri; gli altri, nella grande maggioranza, erano
soltanto macigni giganteschi, scaraventati senza ma attraverso lo
spazio.
Al riguardo non si poteva far nulla; sebbene anche il pipiccolo
di essi potesse distruggere completamente la nave spaziale, qualora
avesse dovuto urtarla a una velocitdi decine di migliaia di
chilometri all'ora, la probabilitdi un simile evento era
trascurabile.
In media, esisteva un solo asteroide in uno spazio cubico avente
un milione e mezzo di chilometri di lato; che la Discovery potesse
per caso trovarsi nello stesso punto e allo stesso momento era quello
che meno preoccupava il suo equipaggio.
L'ottantaseiesimo giorno dovevano venirsi a trovare nel punto pi
vicino a uno degli asteroidi noti. Non aveva alcun nome, ma
semplicemente il numero 7794, ed era un frammento roccioso del
diametro di cinquanta metri individuato dall'Osservatorio lunare nel
1997, e immediatamente dimenticato, tranne che dai pazienti
calcolatori dell'Ufficio Pianeti Minori.
Nel momento in cui Bowman era montato in servizio, Hal gli aveva
puntamente ricordato l'incontro imminente; era improbabile, del
resto, che potesse essersi dimenticato del solo evento previsto nel
corso dell'intero viaggio. La traiettoria dell'asteroide contro le
stelle, e le sue coordinate al momento del massimo avvicinamento
erano giapprese sugli schermi indicatori. Figuravano inoltre, gi
elencate, le osservazioni da compiere o da tentare; sarebbero stati
occupatissimi quando l'asteroide 7794 fosse passato fulmineamente
davanti a loro, a soli millequattrocento chilometri di distanza e a una
velocitrelativa di centoventimila chilometri orari.
Quando Bowman chiese ad Hal di mettere in funzione lo schermo
telescopico, su quest'ultimo apparve un tratto di firmamento
punteggiato di rare stelle. Non si vedeva nulla che somigliasse a un
asteroide, tutte le immagini, anche con il massimo ingrandimento,
erano scianto punti luminosi senza alcuna dimensione.
ammi il reticolo bersaglio chiese Bowman. Immediatamente
apparvero quattro fioche e sottili linee, inquadrando una minuscola
e nonima stella. Egli fissil reticolo per lunghi minuti,
domandandosi se Hal non potesse aver commesso un errore; poi
vide che il puntino luminoso si stava muovendo, con una lentezza
tale da essere appena percettibile, contro lo sfondo delle stelle. Poteva
trovarsi ancora a ottocentomila chilometri di distanza... ma il suo
movimento indicava che, in base al metro delle distanze cosmiche, era
cosvicino da poter quasi essere toccato.
Quando Poole raggiunse Bowman sul ponte di controllo sei ore pi
tardi, il 7794 era centinaia di volte pibrillante, e si stava muovendo
eoa rapidamente contro lo sfondo che non si poteva pidubitare della
sua identit E non era piun puntino luminoso, ma aveva inco
moato ad apparire come un disco chiaramente visibile. Fissarono
quel ciottolo di passaggio nel cielo con le stesse emoziom di marinai
che, nel corso di una lunga traversata, rasentano una costa sulla
quale non potranno mai sbarcare. Pur essendo ben consci che il 7794
era soltanto un frammento di roccia senz'aria e senza vita, non
riuscirono a far sche il loro stato d'animo venisse influenzato da tale
certezza. Era la sola materia solida che avrebbero incontrato da
questa parte di Giove... lontano ancora trecentoventi milioni di
chilometri.
Attraverso il telescopio a grande potenza videro che l'asteroide era
molto irregolare, e girava lentamente intorno a se stesso. A volte
sembrava una sfera appiattita, a volte somigliava a un mattone dalla
forma grossolana; il suo periodo di rotazione era di poco pidi due
minuti.
Esistevano chiazze variegate d'ombra e di luce distribuite
apparentemente a caso sulla sua superfie, e spesso esso scintillava
come una finestra lontana mentre piani o affioramenti di materiale
cristallino balenavano al sole.
Stava correndo davanti a loro a quasi quarantotto chilometri al
secondo; avevano appena pochi frenetici minuti di tempo per
osservarlo da vicino. Le macchine fotografiche automatiche scattarono
decine di istantanee, gli echi di ritorno del radar di navigazione
vennero accuratamente registrati per una futura analisi... e rimase
appena il tempo per una singola sonda d'urto.
La sonda non conteneva alcuno strumento; nulla avrebbe potuto
sopravvivere a una collisione a quelle velocitcosmiche. Era
semplicemente un piccolo frammento metallico, lanciato dalla
Discovery lungo una traiettoria che avrebbe intersecato quella
dell'asteroide.
Mentre i secondi che precedevano l'urto trascorrevano ticchettanti,
Poole e Bowman aspettarono con crescente tensione. L'esperimento,
sebbene semplice in linea di principio, metteva alla prova fino
all'estremo limite la precisione del loro equipaggiamento. Stavano
mirando un bersaglio del diametro di cinquanta metri, dalla distanza
di migliaia di chilometri...
Sulla parte in ombra dell'asteroide vi fu un'improvvisa, abbacinante
esplosione di luce. Il minuscolo frammento metallico aveva colpito a
velocitmeteorica; in una frazione di secondo, tutta la sua energia si
era trasformata in calore. Uno sbuffo di gas incandescente era stato
eruttato per qualche istante nello spazio; a bordo della Discovery le
macchine fotografiche registravano le righe dello spettro che
rapidamente andavano dileguandosi. Sulla Terra gli esperti le
avrebbero analizzate, cercando gli indizi significativi degli atomi
ardenti. E cos per la prima volta, si sarebbe determinata la
composizione della crosta di un asteroide.
Un'ora dopo, il 7794 era una stella sempre meno luminosa che non
lasciava piscorgere alcuna traccia di un disco. Quando fu Bowman
a montare di guardia era svanito completamente.
Erano di nuovo soli; sarebbero rimasti soli fino a quando le lune pi
esterne di Giove non fossero venute loro incontro, di la tre mesi.

19. IL SUPERAMENTO DI GIOVE.

da trentadue milioni di chilometri di distanza, Giove era giceleste
picospicuo nello spazio dinanzi a loro. Il pianeta era adesso un
disco pallido color salmone, avente press'a poco la metdelle
dimensioni della Luna, come la si vede dalla Terra, con le
bandkamre e parallele delle sue fasce di nubi chiaramente visibili. A
fase h spoletta avanti e indietro sul piano equatoriale del pianeta si
vedevano le vivide stelle di Io, Europa, Ganimede e Callisto...
mondi che altrove sarebbero stati considerati a buon diritto pianeti
essi stes
LBM che qui erano semplicemente satelliti di un padrone gigantesco.
Al telescopio, Giove era uno spettacolo straordinario... un globo vario
e multicolore, che sembrava riempire il cielo. Non ci si riusciva a
rendere conto delle sue dimensioni reali; Bowman continuava a titare
a se stesso che aveva un diametro superiore di undici volte quello della
Terra, ma per lungo tempo questo rimase un dato statistico privo di
vero significato. Poi, mentre si stava informando mediante i nastri
delle unitdi memoria di Hal, trovqualcosa che a un tratto mise a
fuoco la spaventosa scala delle dimensioni del pianeta. Era
un'illustrazione che mostrava l'intera superficie della Terra
distaccata e poi applicata, come la pelle di un animale, al disco di
Giove. Su quel disco tutti i continenti e gli oceani della Terra non
sembravano pigrandi dell'India sul globo terrestre. Quando
Bowman si servdel massimo ingrandimento dei telescopi
della Discovery, gli parve di essere sospeso sopra un globo lievemente
appiattito, e di contemplare dall'alto un panorama di nubi in corsa
cerano state lacerate a strisce dalla rapida rotazione del mondo
gigantesco. Talora quelle bande si condensavano in ciuffi e grovigli e
masse di vapori colorati vaste come continenti; talora erano collegate
da ponti fuggevoli lunghi migliaia di chilometri. Celata dietro quelle
nubi si trovava tanta di quella materia da superare per il suo peso tutti
gli altri pianeti del sistema solare. E che altro, si domandava
BowMAN BB, si nascondeva laggi
Saprquesto mutevole e turbolento tetto di nubi, che celava per :
la vera superficie del pianeta, scivolavano a volte forme circoi e
oscure. Una delle lune interne stava passando contro il Sole Ionie la
sua ombra marciava sotto a essa sull'irrequieta cappa di nu> di
Giove,
ao altre, e di gran lunga pipiccole lune, anche l.. a trentadue
ai di chilometri da Giove. Ma si trattava soltanto di montagne
volanti, con un diametro di poche decine di chilometri, e l'astronave
non sarebbe passata in alcun punto vicino a esse. Ogni pochi minuti
il trasmettitore radar, chiamando a raccolta tutte le proprie forze,
lanciava nello spazio un tuono silenzioso di energia; ma nessuna eco
di nuovi satelliti tornava pulsante dal vuoto.
Quello che si determin invece, con sempre crescente intensit fu
il rombo della voce radio di Giove. Nel 1955, immediatamente prima
dell'alba dell'era spaziale, gli astronomi erano rimasti stupefatti
constatando che Giove irradiava milioni di cavalli vapore sulla banda
dei dieci metri. Si trattava soltanto di rumori caotici, insieme ad
aloni di particelle cariche che ruotavano intorno al pianeta come le
fasce di Van Allen sulla Terra, ma su scala molto pigrande.
A volte, durante le ore di solitudine sul ponte di controllo, Bowman
ascoltava questa radiazione. Aumentava il volume finchil locale non
si colmava di un rombo crepitante e sibilante; da questo sfondo di
strepito, a intervalli irregolari, emergevano brevi fischi e pigolamenti
simili a strida di uccelli impazziti. Era un suono magico e irreale,
perchnon aveva niente a che vedere con l'uomo; era solitario e privo
di significato come il mormor delle onde su una spiaggia o il
rombo lontano del tuono di ldall'orizzonte.
Anche alla sua velocitattuale di oltre centosessantamila chilometri
all'ora, la Discovery avrebbe impiegato quasi due settimane per
attraversare le orbite di tutti i satelliti di Giove. Le lune che ruotavano
intorno a Giove erano pinumerose dei pianeti che ruotavano
intorno al Sole; l'Osservatorio lunare ne stava scoprendo di nuove
ogni anno, e il totale era ormai arrivato a trentasei. La piesterna,
Giove XXVII, si muoveva all'indietro su un'orbita instabile, a trenta
milioni di chilometri dal suo padrone temporaneo. Era la preda di un
perpetuo tiro alla fune tra Giove e il Sole, in quanto il pianeta non
faceva che catturare per breve tempo lune sottratte alla fascia di
asteroidi, ma tornava a perderle dopo alcuni milioni di anni. Soltanto
i satelliti interni costituivano una sua prioritdefinitiva; il Sole non
avrebbe mai potuto strapparli alla sua presa.
Adesso esisteva una nuova preda per i contrastanti campi
gravitazionali. La Discovery stava accelerando verso Giove lungo
un'orbita complessa, calcolata alcuni mesi prima dagli astronomi
sulla Terra e controllata costantemente da Hal. Di quando in quando
intervenivano spinte minime e automatiche dei getti di controllo,
appena percettibili a bordo della nave spaziale, per apportare
regolazioni di precisione alla traiettoria.
Grazie al collegamento radio con la Terra, le informazioni
raggiungevano quest'ultima come un flusso costante. Distavano
ormai tanto dal loro pianeta che, anche viaggiando alla velocitdella
luce, i segnali impiegavano cinquanta minuti per compiere il
viaggio. Sebbene il mondo intero stesse guardando oltre le loro
spalle, e osservasse attraverso i loro occhi e i loro strumenti man mano
che Giove si avvicinava, quasi un'ora trascorreva prima che le notizie
delle scoperte giungessero sulla Terra.
Le macchine fotografiche telescopiche scattavano continuamente,
mentre l'astronave intersecava l'orbita dei giganteschi satelliti
interni, ognuno di essi pigrande della Luna, ognuno di essi
territorio ignoto. Tre ore prima di attraversarne l'orbita, la Discovery
passa soli trentaduemila chilometri da Europa e tutti gli strumenti
vennero puntati sul mondo che andava avvicinandosi, mentre esso
aumentava costantemente di dimensioni, si trasformava da globo a
falce, e proseguiva rapido verso il Sole.
Ecco novantotto milioni di chilometri quadrati di suolo che fino a
quel momento erano stati soltanto un puntino luminoso nel pi
potente dei telescopi. Sarebbero passati fulmineamente accanto a loro
di la pochi minuti, e occorreva sfruttare al massimo l'incontro,
registrando il maggior numero possibile di dati. Avrebbero poi avuto
mesi di tempo durante i quali poterli riesaminare a piacere. Da
lontano Europa era sembrata una gigantesca palla di neve che riflettesse
la luce del Sole remoto con considerevole efficienza. Le osservazioni
ravvicinate confermarono la cosa; a differenza dalla polverosa Luna,
Europa era di un bianco brillante e gran parte della sua
superficie sembrava rivestita di enormi blocchi luccicanti, simili per
l'aspetto a iceberg alla deriva. Quasi certamente erano formati di
ammoniaca e acqua che il campo gravitazionale di Giove, in qualche
modo, non era riuscito a catturare.
Soltanto lungo l'equatore era visibile nuda roccia; lsi estendeva una
terra di nessuno, una fascia piscura, incredibilmente accidentata, di
canyon e di caotici macigni che avvolgeva completamente il piccolo
mondo. Si scorgevano alcuni crateri da impatto, ma nessuna trcia di
fenomeni vulcanici; Europa, ovviamente, non aveva mai posseduto
alcuna sorgente interna di calore.
Esisteva, come si sapeva da tempo, una traccia di atmosfera. Quando
l'orlo scuro del satellite passdavanti a una stella, quest'ultima si
offuscfuggevolmente prima dell'attimo dell'eclisse. E in certe zone
si scorgeva un accenno di nubi... forse una nebbia di goccioline
d'ammoniaca, sollevata da tenui venti di gas metano.
Rapidamente come si era avventata fuori dal firmamento verso di loro,
Europa si lasciindietro l'astronave. Hal aveva controllato e
ricontrollato l'orbita della Discovery con infinita cura e non si
rendevano necessarie ulteriori modifiche della velocitfino al
periodo del massimo avvicinamento. Eppure, anche sapendo questo,
era un mettere i nervi a dura prova osservare quel globo gigantesco
che andava dilatandosi di minuto in minuto. Si stentava a credere che
la Discovery non stesse piombando direttamente su di esso, e che
l'immenso campo gravitazionale del pianeta non li stesse attraendo
giverso la distruzione.
Era giunto il momento di lanciare le sonde atmosferiche che, si
sperava, avrebbero resistito abbastanza a lungo per ritrasmettere
qualche dato dal di sotto della coltre di nubi di Giove. Due tozze
capsule a forma di bomba, racchiuse in scudi di calore destinati a
essere consumati dall'attrito, vennero dolcemente spinte in orbite
che, per le prime migliaia di chilometri, si discostavano appena da
quella della Discovery.
Cinonostante si allontanarono adagio; e ora, infine, anche senza
l'ausilio di strumenti, fu possibile vedere quello che Hal aveva asserito.
L'astronave si trovava in un'orbita di quasisfioramento, e non di
collisione; avrebbe mancato anche l'atmosfera di Giove. La differenza,
questo s era di appena poche centinaia di chilometri: un mero
nulla, trattandosi di un pianeta il cui diametro era di
centosessantamila chilometri, ma bastava.
Giove colmava ormai l'intero firmamento; era cosenorme che nla
mente nlo sguardo riuscivano piad afferrarlo e sia l'una sia l'altro
avevano rinunciato al tentativo. Se non fosse stato per la straordinaria
varietdi colori, i rossi e i rosa, i gialli e i salmone e persino gli
scarlatti, dell'atmosfera sotto di loro, Bowman avrebbe potuto
credere di sorvolare una cappa di nubi sulla Terra.
E ora, per la prima volta nel corso dell'intero viaggio, stavano per
perdere il Sole. Per quanto scialbo e rimpicciolito, esso era stato il
costante compagno della Discovery dal momento in cui essa si era
allontanata dalla Terra, cinque mesi prima. Ma adesso l'orbita
dell'astronave stava affondando nell'ombra di Giove; presto sarebbe
passata sopra il lato del pianeta sul quale regnava la notte.
Milleseicento chilometri piavanti la fascia del crepuscolo si stava
scaraventando verso di loro; dietro l'astronave, il Sole calava
rapidamente nelle nubi gioviane. I suoi raggi si aprirono a ventaglio
lungo l'orizzonte come due corna fiammeggianti incurvate all'ingi
poi si contrassero e si spensero nel bagliore fuggevole d'una
cromatica radiosit La notte era discesa.
Eppure, l'immenso mondo sottostante non era completamente buio.
Sembrava immerso in una fosforescenza che andava divenendo pi
luminosa di minuto in minuto, man mano che i loro occhi si
abituavano alla scena. Fiochi fiumi di luce scorrevano da un
orizzonte all'altro, come scie luminose di navi su qualche mare
tropicale. Qua e lsi raccoglievano in pozze di fuoco liquido, tremolanti
a causa di vasti sommovimenti sottomarini che scaturivano dal cuore
segreto di Giove. Lo spettacolo ispirava una tal meraviglia reverenziale
che Poole e Bowman avrebbero potuto contemplarlo per ore; era, tutto
ci si domandarono, semplicemente il risultato di forze chimiche ed
elettriche, laggiin quel calderone ribollente... o forse si trattava del
sottoprodotto di qualche fantastica forma di vita? Erano, questi,
interrogativi che gli scienziati avrebbero ancora potuto dibattere
quando il secolo appena all'inizio si fosse avvicinato al suo termine.
Mentre sprofondavano sempre e sempre pinella notte gioviana, il
bagliore sotto di essi continuad aumentare costantemente. Una volta
Bowman aveva sorvolato il Canada settentrionale al culmine di
un'aurora boreale; il paesaggio coperto di neve era apparso squallido e
brillante come questo. E quella desolazione artica, egli rammenta se
stesso, era di almeno cento gradi picalda delle regioni sopra le
quali si stavano adesso avventando.
l segnale della Terra si sta attenuando rapidamente annunci
Hal. ntriamo nella prima zona di diffrazione. Se lo erano aspettato... anzi, era uno degli scopi della missione, in
quanto l'assorbimento delle onde radio avrebbe fornito dati preziosi
sull'atmosfera di Giove. Ma adesso che si erano effettivamente lasciati
indietro il pianeta, e che esso impediva le comunicazioni con la Terra,
sentirono una solitudine improvvisa e schiacciante. Il silenzio radio, si
sarebbe protratto soltanto per un'ora; poi sarebbero usciti dallo
schermo di Giove e avrebbero potuto ristabilire i contatti con il genere
umano. Quell'ora, comunque, sarebbe stata una delle pilunghe della
loro vita.
Pur essendo relativamente giovani, Poole e Bowman erano veterani
d'una dozzina di viaggi spaziali, ma ora si sentivano come novizi.
Stavano tentando qualcosa per la prima volta; mai prima di allora una
nave spaziale aveva viaggiato a quella velocit o sfidato un campo
gravitazionale cosintenso. Un minimo errore di navigazione in quel
momento critico, e la Discovery si sarebbe lanciata sempre pi
velocemente vereo gli estremi limiti del sistema solare, di lda ogni
speranza di soccorso.
I minuti scorrevano lenti. Giove era adesso una parete verticale di
fosforescenza che si stendeva all'infinito sopra di loro... e l'astronave
saliva perpendicolarmente accanto alla superficie luminosa.
Nonostante la certezza che la loro velocitera di gran lunga troppo
grande perchanche la gravitdi Giove potesse catturarli, si
stentava a credere che la Discovery non sarebbe divenuta un
satellite di quel mondo mostruoso.
Infine, molto piavanti, si vide un balenare di luce all'orizzonte.
Stavano emergendo dall'ombra e si dirigevano verso lo spazio
illuminato dal Sole. E, quasi nello stesso momento, Hal annunci
ono in contatto radio con la Terra. E sono inoltre lieto di dire che
la manovra di perturbazione stata completata con successo. La
durata del viaggio fino a Saturno sardi contosessantasette giorni,
cinque ore e undici minuti. Meno di un minuto di differenza con le previsioni; il volo era stato
attuato con precisione impeccabile. Simile a una palla su un tavolo da
biliardo cosmico, la Discovery era rimbalzata sul campo gravitazionale
in movimento di Giove, aumentando il proprio momento dopo
l'impatto. Senza ricorrere ad alcun carburante era riuscita a accrescere
la propria velocitdi parecchie migliaia di chilometri all'ora.
Eppure non vi era stata alcuna violazione delle leggi della meccanica;
la natura pareggia sempre i propri registri, e il momento di Giove era
diminuito esattamente di tanto quanto aveva guadagnato la
Discovery. Il pianeta era stato rallentato, ma, essendo la sua massa un
sestilione di volte pigrande di quella della nave, il mutamento
della sua orbita rimaneva di gran lunga troppo piccolo per poter
essere percepito. Non era ancora giunta l'epoca in cui l'uomo
avrebbe potuto lasciare il proprio segno sul sistema solare.
Mentre la luce aumentava rapidamente intorno a loro, e il Sole
rimpicciolito si alzava una volta di pinel cielo del pianeta, Poole e
Bowman si sporsero silenziosamente l'uno verso l'altro e si
scambiarono una stretta di mano.
Anche se quasi non riuscivano a crederlo, la prima parte della loro
missione era stata felicemente compiuta.

20. IL MONDO DEGLI D.

Ma non avevano ancora finito con Giove. Molto piindietro, le
due sonde lanciate dalla Discovery stavano prendendo contatto con
l'atmosfera.
Di una di esse non si doveva sapere pinulla; presumibilmente era
entrata nell'atmosfera con un angolo troppo acuto, bruciando
prima di poter trasmettere qualsiasi dato. La seconda fu pi
fortunata: volattraverso gli strati superiori dell'atmosfera
gioviana, poi rimbalzancora una volta nello spazio. Come era
stato previsto, aveva (raduto tanta velocit nell'incontro, da
ricadere lungo una grande elbe. Due ore dopo, rientr
nell'atmosfera sul lato del pianeta illuminato dalla luce del
giorno... spostandosi alla velocitdi centododici
it chilometri all'ora.
fcamediatamente venne avvolta da un involucro di gas incandescenil
contatto radio si interruppe. Vi furono allora ansiosi minuti di
per i due uomini che la seguivano sul ponte di controllo. Essi
non potevano essere certi che la sonda avrebbe resistito e che lo
scudo protettivo di ceramica non sarebbe bruciato completamente
prima ed termine dell'azione di frenaggio. Se cifosse accaduto,
gli strumenti si sarebbero vaporizzati in una frazione di secondo.
Ma lo scudo termico resistette quanto bastava perchla meteora
inondescente trovasse riposo. I frammenti carbonizzati dello
scudo vennero espulsi, il robot spinse fuori le antenne e
comincia scrutare attorno a scon i propri sensi elettronici. A
bordo della Discovery, ormai lontana quasi quattrocentomila
chilometri, la radio incomincia optare le prime notizie
autentiche da Giove.
Le migliaia di impulsi che si riversavano a ogni secondo riferivano la
composizione atmosferica, la pressione, la temperatura, i campi
magnetici, la radioattivite decine di altri dati che soltanto gli esperti
sulla Terra avrebbero potuto districare. Cinonostante vi fu un
messaggio che potessere compreso all'istante; l'immagine televisiva, a
colori, trasmessa dalla sonda che stava precipitando.
Le prime riprese giunsero quando il robot era gipenetrato
nell'atmosfera, liberandosi dallo schermo protettivo. La sola cosa
visibile era una nebbia gialla, striata di chiazze scarlatte che si
muovevano accanto alla telecamera a una velocitvertiginosa verso
l'alto, mentre la sonda cadeva a parecchie centinaia di chilometri
all'ora.
La nebbia divenne ancor pifitta; era impossibile supporre se la
telecamera vedesse per venticinque centimetri o per quindici
chilometri, in quanto non esistevano particolari sui quali l'occhio
potesse mettersi a fuoco. Sembrava che, per quanto concerneva
l'impianto televisivo, la missione fosse stata un insuccesso. Le
apparecchiature avevano funzionato, ma non v'era alcunchda
vedere in quell'atmosfera nebula turbolenta.
E poi, tutto a un tratto, la nebbia svan La sonda doveva essere
precipitata attraverso la base di un alto strato di nubi, emergendo in
una zona limpida... forse uno strato di idrogeno quasi puro... con
qualche rara formazione di cristalli di ammoniaca. Sebbene fosse ancora
assolutamente impossibile valutare la scala dell'immagine, la
telecamera stava ovviamente esplorando chilometri.
La scena era cosestranea che, per un momento, parve priva di
significato a occhi abituati ai colori e alle forme della Terra.
Lontano, molto lontano, piin basso, si stendeva un mare sconfinato
d'oro a screziature, solcato di rilievi paralleli che sarebbero potuti
essere le creste di ondate gigantesche. Ma non si scorgeva alcun
movimento; la scala della scena era troppo immensa per poterlo
mostrare. E quel panorama dorato non poteva essere un oceano, in
quanto si trovava ancora alto nell'atmosfera di Giove.
Poi la telecamera inquadr offuscata in modo allettante dalla
distanza, l'immagine fuggevole di qualcosa di molto strano. Molti
chilometri piin l il paesaggio dorato si sollevava formando un
cono curiosamente simmetrico, simile a una montagna vulcanica.
Intorno alla sommitdel cono si trovava un alone di piccole nubi
gonfie... tutte press'a poco delle stesse dimensioni e tutte molto nitide
e isolate. V'era qualcosa di inquietante e di innaturale in esse...
ammesso, in effetti, che si potesse applicare la parola aturalea
quel panorama terrificante.
Poi, investita da qualche turbolenza nell'atmosfera che andava
rapidamente diventando pidensa, la sonda girsu se stessa verso un
altro quarto dell'orizzonte, e per qualche secondo lo schermo non
mostraltro che una chiazza dorata. Subito dopo la sonda si
stabilizz il areera molto pivicino, ma enigmatico come
sempre. Si poteva ora constatare che lo interrompevano qua e l
chiazze d'oscuritche sarebbero potute essere fori o squarci aperti
verso strati ancor piprofondi dell'atmosfera.
Ma la sonda era destinata a non raggiungerli mai.
A ogni chilometro la densitdel gas intorno a essa si era
raddoppiata e la pressione saliva man mano che il robot scendeva
sempre piverso la superficie nascosta del pianeta. Si trovava
ancora alto sopra quel mare misterioso, quando l'immagine ebbe
un tremol premonitore, e poi svan mentre il primo esploratore
della Terra si schiacciava sotto il peso dei chilometri di atmosfera
sovrastante.
Aveva fornito, durante la sua breve vita, un'immagine fuggevole di
forse un milionesimo di Giove, e si era a malapena avvicinato alla
superficie del pianeta, centinaia di chilometri piin basso nelle
nebbie sempre pifitte. Quando l'immagine scomparve dallo schermo,
Bowman e Poole poterono soltanto rimanere seduti in silenzio,
rimuginando la stessa riflessione nella loro mente.
Gli antichi avevano, invero, fatto pidi quel che sapevano dando a
questo mondo il nome del signore di tutti gli d. Se esisteva una vita
laggi quanto tempo ancora sarebbe occorso, quanti secoli ancora
dovevano passare prima che uomini potessero seguire questo primo
pioniere... e in che tipo di astronave?
Ma simili problemi non concernevano ormai pila Discovery e il suo
equipaggio. La loro ma era un mondo ancora piestraneo, quasi
due volte pilontano dal Sole... di lda altri ottocento bilioni di
chilometri di vuoto attraversato dalle comete.

PARTE IV, L'ABISSO.

21. FESTA DI COMPLEANNO.

La melodia familiare di Happy Birthday, trasmessa attraverso
millecento milioni di chilometri di spazio alla velocitdella luce, si
spense tra gli schermi illuminati e gli strumenti del ponte di controllo.
La famiglia Poole, raggruppata un po' timidamente intorno alla torta
del compleanno, sulla Terra, scivolin un silenzio improvviso.
Poi il signor Poole padre disse: e', Frank, non mi viene in mente
altro da dire in questo momento, tranne che i nostri pensieri sono con
te e che ti auguriamo il pilieto dei compleanni. bbi cura di te, tesoro intervenne in lacrime la signora Poole.
he Dio ti benedica.Seguun coro di: rnvedercie lo schermo
televisivo si oscur Come era strano pensare, si disse Poole, che tutto
ciera accaduto pidi un'ora prima; ormai la sua famiglia doveva
essersi di nuovo dispersa e i suoi componenti dovevano trovarsi alcuni
chilometri lontano da casa. Ma, in un certo qual modo, quel ritardo di
tempo, pur potendo essere deludente, era anche una fortuna
camuffata. Come ogni uomo della sua epoca, Frank Poole dava per
dimostrato di poter parlare all'istante con chiunque sulla Terra, ogni
volta che gli fosse piaciuto. Ora che questo non rispondeva pialla
verit le conseguenze psicologiche erano profonde. Si trovava in una
nuova dimensione di lontananza e quasi tutti i legami emotivi erano
stati tesi fino al punto di rottura.
olente di interrompere i festeggiamenti disse Hal, a abbiamo
una difficolt uale?domandarono contemporaneamente Bowman e Poole.
tento a mantenere il collegamento con la Terra. Il difetto risiede
nell'elemento AE35. Il mio Centro previsione guasti riferisce che potr
non essere piin condizione di funzionare entro settantadue ore. rowederemo noi rispose Bowman. ediamo l'allineamento
ottico. ccolo qui, Dave. sempre okay, per il momento. Sullo schermo indicatore apparve una perfetta mezza luna, molto
brillante contro uno sfondo quasi privo di stelle. Era coperta di nubi
e non rivelava alcuna caratteristica geografica riconoscibile. Anzi, a
prima vista si sarebbe potuto scambiarla facilmente per Venere.
Ma non osservandola bene, poichlaccanto a essa ecco la vera Luna
che Venere non possedeva, avente dimensioni pari a un quarto di
quelle della Terra, ed esattamente nella stessa fase, era facile
immaginare che i due corpi celesti fossero madre e figlio, come
molti astronomi avevano ritenuto, prima che l'esame delle
rocce lunari avesse dimostrato oltre ogni ombra di dubbio che la
Luna non aveva mai fatto parte della Terra. Boole e Bowman
studiarono lo schermo in silenzio per mezzo minuto.
Quell'immagine veniva loro dalla telecamera a lunga focale
amata alla base del grande riflettore parabolico della radio; il
reticolo al centro dimostrava l'esatto orientamento dell'antenna. A
meno che il sottile pennello d'onde non fosse puntato esattamente
sulla Terra, non potevano nricevere ntrasmettere. I messaggi in
entrambe le direzioni avrebbero mancato il bersaglio e si sarebbero
perduti, inascoltati e non visti, attraverso il sistema solare e nel vuoto di
lda essa. Se anche fossero stati ricevuti, cisarebbe accaduto
soltanto di lad alcuni secoli... e non da uomini.
ai dov'il difetto?domandBowman.
ト intermittente, e non riesco a localizzarlo. Ma sembra trovarsi
nell'elemento AE35. he cosa proponi di fare? a cosa migliore consisterebbe nel sostituire l'elemento con uno di
quelli di ricambio, per poterlo controllare. kay... vediamo i piani costruttivi. I dati balenarono sullo schermo indicatore; contemporaneamente,
un foglio di carta scivolfuori dalla fessura immediatamente sotto
lo schermo. Nonostante tutti gli indicatori elettronici, v'erano
momenti in cui l'antiquato materiale stampato era ancora la forma
di registrazione picomoda.
Bowman studii diagrammi per un momento, poi si lascisfuggire
un sibilo, vresti potuto dircelo osserv uesto significa
uscire all'esterno dell'astronave. cusami rispose Hal. a l'elemento AE35 si trova sul sostegno
dell'antenna e presumevo che tu lo sapessi.tobabilmente lo
sapevo, un anno fa. Ma a bordo vi sono ottomila ari secondari. In ogni
modo, sembra un lavoro semplice. Dovrsoltanto togliere un pannello
e collocare un nuovo elemento.r me va benissimo disse Poole, che
era il membro dell'equipaggio cui spettavano le operazioni extraveicolari.
i farebbe piacere, un cambiamento di scena. Niente di personale,
naturalmente. ediamo se il Controllo Missione d'accordo disse Bowman.
Rimase immobile per qualche secondo, raccogliendo i propri
pensieri, poi comincia dettare un messaggio:
ontrollo Missione, qui RaggiXDeltaUno. Alle ore
duezeroquattrocinque, il Centro previsione difetti del nostro
calcolatore nove triplo zero ha indicato probabile guasto entro
settantadue ore di elemento AlfaEcotrecinque. Vi chiediamo di
controllare il vostro sistema di sorveglianza telemetrica e vi
proponiamo di rivedere elemento nel vostro simulatore impianti
astronave. Confermateci inoltre approvazione nostro proposito di
uscire dal veicolo e di sostituire elemento AlfaEcotrecinque
prima del guasto previsto. Controllo Missione qui
RaggiXDeltaUno, dueunozerotre, fine della trasmissione. Dopo anni di pratica, Bowman poteva passare da un momento
all'altro al suo gergo (che qualcuno aveva battezzato un tempo
ecnicizzante e tornare al modo di esprimersi normale, senza
fare inceppare i propri ingranaggi mentali. Adesso non rimaneva altro
da fare che aspettare la conferma e sarebbero occorse almeno due
ore, mentre i segnali compivano il viaggio di andata e ritorno oltre le
orbite di Giove e di Marte.
La risposta giunse mentre Bowman stava tentando, senza troppo
successo, di battere Hal in uno dei giochi di matematica divertente
memorizzati dal calcolatore.
aggiXDeltaUno, qui il Controllo Missione che risponde al vostro
messaggio delle dueunozerotre. Stiamo rivedendo i dati telemetrici
nel simulatore della missione e vi informeremo.
pproviamo vostro proposito di uscire dal veicolo e sostituire
elemento AlfaEcotrecinque prima di possibile guasto. Stiamo
lavorando a procedure controllo da applicare a elemento difettoso. D problema serio essendo stato risolto, il Controllore della missione
torna un inglese normale.
i dispiace sapervi in difficolte non vorremmo accrescere le
vostre preoccupazioni. Ma se non vi disturba, prima dell'uscita dal
veicolo, abbiamo qui una richiesta da parte del Servizio
informazioni pubbliche. Non potreste fare una breve registrazione
per il grande pubblico, delineando la situazione e spiegando a
che cosa serve l'AE35? Cercate di essere rassicuranti il pi
possibile. Potremmo pensarci noi, naturalmente... ma, detto da voi,
sarmolto piconvincente. Spero che questo non scombussoli troppo
la vostra vita sociale. RaggiXDeltaUno, qui il Controllo Missione,
due-uno-cinque-cinque, fine della trasmissione. Bowman non potfare a meno di sorridere della richiesta. V'erano
momenti in cui la Terra dava prova di una curiosa insensibilite
mancanza di tatto. ercate di essere rassicuranti ma guarda!
Quando Poole lo raggiunse, al termine del suo periodo di sonno,
impiegarono dieci minuti per formulare e levigare la risposta. Nelle
prime fasi della missione vi erano state innumerevoli richieste di
interviste e discussioni da parte di tutti i mass media... che si
accontentavano di qualunque cosa avessero voluto dire. Ma, man mano
che le settimane trascorrevano senza eventi, e il ritardo di tempo
aumentava da pochi minuti a oltre un'ora, l'interesse era andato
gradualmente diminuendo. Dopo i momenti di entusiasmo durante il
passaggio accanto a Giove, pidi un mese prima, avevano registrato
soltanto tre o quattro nastri magnetici per il grande pubblico.
ontrollo Missione, qui Raggi-X-Delta-Uno. Ecco il comunicato
stampa richiesto:
"Qualche ora fa, oggi, si presentata una difficolttecnica di
importanza secondaria. Il nostro calcolatore Hal 9000 ha
previsto un guasto nell'elemento AE35. Si tratta di un
componente piccolo ma vitale del sistema di comunicazioni.
Mantiene la nostra antenna principale orientata verso la Terra
con un'approssimazione di pochi millesimi di grado. Questa
precisione necessaria, in quanto alla distanza alla quale ci
troviamo attualmente, di oltre milleduecento milioni di
chilometri, la Terra appare soltanto come una stella piuttosto
debole, e il nostro sottilissimo fascio radio potrebbe mancarla.
L'antenna viene tenuta costantemente orientata verso la Terra da
motori comandati dal calcolatore centrale. Ma questi motori
ricevono le istruzioni per mezzo dell'elemento AE35. Si
potrebbe paragonarlo a un centro nervoso dell'organismo
umano, che trasmetta gli ordini del cervello ai muscoli di un
arto. Se il nervo non riesce a trasmettere i segnali esatti, l'arto
diventa inutile. Nel nostro caso, un guasto dell'elemento
AE35 potrebbe significare che l'antenna incomincerebbe a
essere orientata a caso. stato questo un inconveniente molto
comune nelle sonde dello spazio profondo durante il secolo
scorso. Esse raggiungevano spesso altri pianeti, poi non
trasmettevano alcun dato perchla loro antenna non poteva
individuare la Terra. Non conosciamo ancora la natura del
guasto, ma la situazione non affatto grave e non
assolutamente il caso di allarmarsi. Abbiamo due AE35 di
ricambio per ognuno dei quali la durata di funzionamento
prevista di vent'anni, per cui la possibilitche un secondo
elemento si guasti durante il corso della missione
trascurabile. Inoltre, se riusciremo a diagnosticare il guasto
attuale, potremo sempre riparare l'elemento numero uno.
Frank Poole, che parricolarmente addestrato per questo
genere di lavoro, si porterall'esterno della nave spaziale e
sostituirl'elemento difettoso con quello di ricambio. Al
contempo, approfitterdell'occasione per controllare l'involucro
e riparare alcuni microfi di meteoriti, troppo piccoli per aver
giustificato un'uscita nello spazio vuoto. A parte questa difficolt
di secondaria importanza la missione continua a svolgersi
senza eventi e tutto dovrebbe procedere nello stesso modo."
ontrollo Missione, qui Raggi-X-Delta-Uno,
due-uno-zero-quattro, fine della trasmissione.
22. ESCURSIONE.

Le capsule extraveicolari della Discovery, o accelli spaziali erano
sfere di circa due metri e settanta di diametro, nelle quali l'operatore
sedeva dietro a un finestrino sporgente che gli consentiva una splendida
visuale. Il razzo propulsore principale produceva un'accelerazione
pari a un quinto di un g, appena sufficiente a far sche la sfera si
librasse sopra la Luna, mentre piccoli ugelli di comando della
posizione rendevano possibile il pilotaggio. Dal settore situato
immediatamente sotto il finestrino sporgevano due coppie di braccia
metalliche articolate, l'una per i lavori pesanti, l'altra per le
manipolazioni delicate. V'era anche una torretta allungabile contenente
tutta una gamma di attrezzi, quali cacciaviti, martelli perforatori, seghe
e trapani.
I accelli spazialinon erano i mezzi di trasporto pieleganti
escogitati dall'uomo, ma non se ne poteva assolutamente fare a meno
per i lavori di costruzione e di manutenzione nel vuoto. Venivano di
solito battezzati con nomi femminili, forse riconoscendo il fatto che la
loro personalitera a volte un po' imprevedibile. I tre della Discovery
si chiamavano Anna, Betty e Giara.
Dopo aver indossato la tuta a pressione, l'ultima sua linea di difesa,
ed essere salito a bordo della capsula, Poole dedicdieci minuti a un
attento controllo dei comandi. Azioni getti direzionali, flette le
braccia metalliche, si accertdel pieno di ossigeno, di carburante, di
energia di riserva. Poi, quando fu del tutto persuaso, si rivolse ad Hal
attraverso il circuito radio. Bowman, pur trovandosi sul ponte di
controllo, non sarebbe intervenuto, a meno che non venisse
commesso
be ovvio errore o che non si fosse verificato qualche difetto di
lamento.
ui Betty, incomincia la sequenza di pompaggio.equenza di
pompaggio iniziata confermHal... Subito Poole
i pulsare delle pompe mentre l'aria preziosa veniva risucchiata
Hi camera di equilibrio. Di la poco il metallo sottile del guscio
della capsula produsse suoni scricchiolanti e cigolanti, poi, si circa
cinque minuti, Hal rifer equenza di pompaggio terminata. : eseguun ultimo controllo del piccolo quadro strumenti. Tuti
perfettamente normale. ri il portello esterno ordin ffiouovo Hal
confermle sue istruzioni; in qualsiasi momento, PooHk doveva
soltanto gridare: erma!e il calcolatore interrompeva atamente la
sequenza.
iti a lui, le pareti della nave spaziale si aprirono scivolando. :
sentla capsula oscillare per un momento mentre le ultime teacce
d'aria sfuggivano nello spazio. Poi, ecco che stava contemi le stelle
e... guarda caso, proprio il minuscolo disco dorato di j, lontano
ancora seicentoquaranta milioni di chilometri. . espulsione capsula. i adagio, la rotaia alla quale la capsula era sospesa si protese at>
il portello spalancato finchil veicolo non venne a trovarsi aidelia
nave spaziale.
: azionper mezzo secondo il getto principale e la capsula scion
dolcezza dalla rotaia, divenendo infine un veicolo indipen: che
seguiva la propria orbita intorno al Sole. Egli non aveva i pi
alcun collegamento con la Discovery... nemmeno un cavo zza. Le
capsule di rado causavano inconvenienti; e, anche itualitdi un
guasto, Bowman avrebbe potuto facilmente vei suo soccorso.
9 reagiva prontamente ai comandi; la lasciandare alla deriva
Sesterno per una trentina di metri, poi ne frenil momento di i
in avanti e la fece girare cosda vedere di nuovo l'astronave. i
iniziil giro defla sfera a pressione.
i primo obiettivo era un punto fuso, largo poco pidi un cencon
un minuscolo cratere centrale. La particella di polvere i che lo
aveva colpito a oltre centosessantamila chilometri orai stata
senz'altro pipiccola di una capocchia di spillo e la sua :
energia cinetica Faveva vaporizzata all'istante. Come accade}, il
cratere sembrava essere stato causato da un'esplosione al
Vinterno dell'astronave; a quelle velocit i materiali si comportavano
in modo strano e le leggi della meccanica del buon senso potevano
essere applicate di rado.
Poole esaminattentamente la zona interessata, poi la spruzzcon
una sostanza sigillante contenuta in un serbatoio a pressione nel
corredo della capsula. Il fluido bianco e gommoso si sparse sul
guscio metallico, celando alla vista il cratere. La falla soffifuori una
grossa bolla che scoppiquando raggiunse il diametro di circa
quindici centimetri, quindi ne soffiuna pipiccola, ma il fenomeno
cessnon appena il cemento ad azione rapida comincia indurirsi.
Poole osservattentamente la falla per parecchi minuti, ma non vi fu
alcun altro indizio di attivit Tuttavia, per essere doppiamente certo,
spruzzun doppio strato, poi si diresse verso l'antenna.
Gli occorse qualche tempo per orbitare intorno alla sfera a pressione
della Discovery, in quanto non permetteva mai alla capsula di
acquisire una velocitsuperiore a uno o due metri al secondo. Non
aveva alcuna fretta ed era pericoloso spostarsi a una velocit
maggiore cosin prossimitdella nave spaziale. Doveva stare molto
attento alle varie antenne e ai diversi strumenti che sporgevano
dalla sfera nei punti piinattesi e doveva inoltre fare attenzione al
getto del suo motore. Avrebbe potuto causare danni considerevoli se
per caso avesse investito alcuni degli strumenti pifragili.
Quando infine raggiunse l'antenna a lunga portata, studi
attentamente la situazione. Il grande disco di sei metri di diametro
sembrava orientato direttamente verso il Sole, in quanto la Terra era
quasi allineata con il disco solare. Il sostegno dell'antenna, con tutti gli
strumenti di orientamento, si trovava pertanto immerso in una
oscuritcompleta, nascosto dall'ombra del grande piatto metallico.
Poole si era avvicinato dalla parte posteriore; aveva badato a non
portarsi di fronte al riflettore parabolico, per evitare che Betty
interrompesse il fascio e causasse una momentanea, ma fastidiosa,
interruzione del contatto con la Terra. Non riusca veder nulla
dell'apparecchiatura che era venuto a riparare finchnon ebbe acceso
i riflettori della capsula, bandendo l'ombra.
Sotto quel piccolo pannello metallico si celava la causa
dell'inconveniente. La piastra era assicurata da quattro controdadi, e
poichl'intero elemento AE35 era stato progettato in modo da poter
essere sostituito facilmente, Poole non prevedeva alcuna difficolt
Appariva ovvio, tuttavia, che non avrebbe potuto eseguire il lavoro
rimanendo nella capsula. Non soltanto era pericoloso manovrare cos
vicino alla delicata struttura dell'antenna, simile addirittura a una
ragnatela, ma i getti direzionali di Betty avrebbero potuto facilmente
distorcere la superficie riflettente, sottile come carta, del grande
specchio-radio. Avrebbe dovuto parcheggiare la capsula a sei metri di
distanza e uscirne con la tuta spaziale. In ogni caso, avrebbe potuto
sostituire l'elemento assai pirapidamente con le mani guantate
che con le braccia meccaniche, comandate a distanza, di Betty.
Rifertutto cidebitamente a Bowman, che controllava ogni fase
dell'operazione prima di autorizzarla. Sebbene si trattasse di un
lavoro semplice e di ordinaria amministrazione, nulla poteva
essere dato per dimostrato nello spazio, e nessun particolare poteva
essere trascurato. Nell'attivitextraveicolare non erano ammessi i
iccolierrori.
Fu autorizzato a procedere e parcheggila capsula a circa sei metri
dalla base del sostegno dell'antenna. Pur non essendovi alcun pericolo
che potesse andare alla deriva nello spazio, assicurla maniglia di un
manipolare a una delle tante brevi sezioni di scalette a pioli situate
all'esterno del guscio.
Poi controlli regolatori della tuta a pressione e quando si fu
persuaso che tutto era a posto, lascisfuggire l'aria dalla capsula.
Mentre l'atmosfera contenuta in Betty sibilava nel vuoto dello spazio,
una nuvola di cristalli di ghiaccio si formfuggevolmente intorno a
lui e le stelle ne rimasero per un momento offuscate.
Rimaneva un'altra cosa da fare prima di uscire dalla capsula. Pass
dal controllo manuale a quello a distanza, ponendo ora Betty sotto il
comando di Hal. Era una normale precauzione di sicurezza; sebbene
egli fosse tuttora assicurato a Betty da un cordone robustissimo, poco
pispesso di un filo di cotone, avvolto intorno a un congegno a
molla, era accaduto che anche i piforti ancoraggi si fossero spezzati.
Sarebbe passato per uno sciocco se avesse avuto bisogno del suo
veicolo... e non fosse stato in grado di farlo intervenire in suo aiuto
comunicando istruzioni ad Hal.
D portello della capsula si spalanc e lentamente egli andalla
deriva nel silenzio dello spazio, mentre il cavo di sicurezza si
svolgeva dietro di lui. Far le cose con calma... non muoversi mai troppo
in fretta... fermarsi e riflettere... queste erano le regole di ogni attivit
extraveicolare. Purchvenissero rispettate, non si andava incontro ad
alcun inconveniente.
Afferruna delle maniglie esterne di Betty e tolse l'elemento AE35 di
ricambio dalla tasca ove era stato collocato, alla maniera dei canguri.
Non si sofferma prendere alcuno degli attrezzi contenuti nella capsula,
la maggior parte dei quali non era stata costruita per essere adoperata da
mani umane. Tutte le chiavi inglesi e gli attrezzi di od presumibilmente
avrebbe avuto bisogno erano giinseriti nella cintola della tuta.
Con una dolce spinta si lanciverso il sostegno a sospensione
cardanica del grande disco che si profilava come un piatto gigantesco
tra lui e il Sole. La sua duplice ombra, proiettata dai riflettori di
Betty, danzsulla superfie convessa assumendo forme fantastiche
mentre egli galleggiava nei fasci luminosi gemelli. Ma qua e l not
meravigliato, la parte posteriore del grande specchioradio scintillava
di abbacinanti puntini luminosi.
Lo lasciarono interdetto per i pochi secondi del silenzioso
avvicinamento, poi capche cos'erano. Durante il viaggio, il
riflettore parabolico doveva essere stato penetrato molte volte da
micrometeoriti; egli stava scorgendo la luce del sole rifulgere
attraverso i minuscoli crateri. Erano tutti di gran lunga troppo piccoli
per poter avere compromesso in misura percettibile il rendimento
dell'impianto.
Mentre si muoveva con cautela, smorzil dolce urto con il braccio
teso e afferril montante dell'antenna prima di poter rimbalzare.
Aggancirapidamente la cintura di sicurezza all'appiglio pivicino;
cigli avrebbe dato un punto d'appoggio quando si fosse servito degli
attrezzi. Poi si ferm riferla situazione a Bowman, e prese in
considerazione il passo successivo.
V'era una piccola difficolt si trovava in piedi, o galleggiava, nella
luce della capsula, e gli riusciva difficile scorgere l'elemento AE35
nell'ombra che egli stesso proiettava. Pertanto ordinad Hal di
spostare i riflettori da un lato e, dopo qualche tentativo, ottenne una
illuminazione piuniforme grazie alla luce riflessa dalla superficie
posteriore del riflettore parabolico dell'antenna.
Per qualche secondo studiil piccolo pannello metallico con i
quattro controdadi sigillati. Poi, borbottando tra se s
'intervento di persone non autorizzate annulla la garanzia del
costruttore spezzi sigilli e comincia svitare i dadi; erano di
misura standardizzata e si adattavano alla sua chiave torsiometrica.
Il meccanismo interno a molla della chiave avrebbe assorbito la
reazione mentre i dadi venivano svitati, per cui chi manovrava
l'attrezzo non si sarebbe sentito girare nella direzione opposta.
I quattro dadi vennero via senza alcuna difficolte Poole li mise con
cautela in una comoda tasca. (Un giorno, aveva predetto qualcuno, la
Terra avrebbe avuto un anello come Saturno, composto
esclusivamente di dadi, coppiglie e persino attrezzi sfuggiti a sbadati
operai di costruzioni orbitali.) Il coperchio di metallo stentava un
po' a staccarsi, e per un momento temette che potesse essere stato
bloccato dal gelo; ma dopo alcuni colpetti venne via e Poole lo
assicural sostegno dell'antenna mediante un grosso supporto a
graffa.
Ora poteva vedere i circuiti elettronici dell'elemento AE35. Aveva la
forma di una piastra sottile, grande press'a poco come una cartolina
postale, contenuta da una scanalatura abbastanza ampia per tenerla
ferma. L'elemento era tenuto in sito da due sbarrette di chiusura e aveva
una piccola maniglia per poter essere estratto pifacilmente.
Ma stava ancora funzionando e forniva all'antenna gli impulsi che la
tenevano orientata verso il remoto puntino luminoso della Terra. Se
fosse stato estratto adesso, il controllo si sarebbe completamente
interrotto, e il riflettore parabolico avrebbe assunto la posizione
neutra, o di azimutzero, orientandosi lungo l'asse della Discovery; e
questo sarebbe stato pericoloso; ruotando, il riflettore avrebbe potuto
urtarlo.
Per evitare questo particolare pericolo, bastava togliere l'energia dal
sistema di controllo; allora l'antenna non avrebbe potuto muoversi, a
meno che lui stesso non l'avesse urtata. Non v'era alcun pericolo di
perdere la Terra durante i pochi minuti occorrenti per sostituire
l'elemento; il loro bersaglio non si sarebbe spostato in misura
apprezzabile contro lo sfondo di stelle in un cosbreve intervallo di
tempo.
al disse Poole al circuito radio, to per estrarre l'elemento. Togli
l'energia dal sistema dell'antenna. nergia tolta rispose Hal.
cco che se ne va. Estraggo l'elemento adesso. La piastra scivolfuori dalla scanalatura senza alcuna difficolt non
si blocce nessuno delle decine di contatti a pressione rimase
inceppato. Un minuto dopo, l'elemento di ricambio era al suo posto.
Ma Poole non intendeva esporsi a rischi. Si scostdolcemente dal
sostegno dell'antenna, nell'eventualitche il grosso riflettore potesse
impazzire nel momento in cui gli fosse stata ridata l'energia. Quando
fu al sicuro e fuori di portata, disse ad Hal: l nuovo elemento
dovrebbe essere operativo. Ridai energia. nergia ridata rispose Hal. L'antenna rimase assolutamente ferma.
desso esegui le prove di previsione di guasto. Ora, impulsi microscopici avrebbero percorso i circuiti complicati
dell'elemento, sondando possibili guasti, collaudando la miriade di
componenti per accertare che fossero tutti nei limiti delle tolleranze
previste. Ciera gistato fatto, naturalmente, una ventina di volte
prima ancora che l'elemento uscisse dalla fabbrica; ma tali collaudi
avevano avuto luogo due anni prima e a pidi ottocento bilioni di
chilometri di distanza. Spesso non si riusciva a capire come
componenti elettronici allo stato solido potessero guastarsi; eppure
accadeva.
ircuito completamente operativo riferHal, dopo appena dieci
secondi. In questo brevissimo intervallo di tempo aveva eseguito tanti
collaudi quanto un piccolo esercito di ispettori umani.
ene disse Poole, soddisfatto. ra rimetto a posto il pannello. Questa era spesso la parte pipericolosa di una riparazione
extraveicolare: gli errori venivano commessi quando un lavoro era
stato terminato e si trattava semplicemente di rimettere ogni cosa a
posto e di rientrare nella nave spaziale. Ma Poole non avrebbe
partecipato a quella missione se non fosse stato guardingo e
coscienzioso. Si concesse tutto il tempo necessario, e anche se uno dei
controdadi per poco non gli sfugg lo afferrprima che avesse
percorso pidi qualche decimetro.
Un quarto d'ora dopo, azionando il getto, rientrava nella rimessa
delle capsule, tranquillamente certo di avere sbrigato un lavoro che
non doveva essere rifatto. In questo, per s'ingannava.

23. DIAGNOSI.

uoi dire esclamFrank Poole, non tanto irritato quanto stupito,
he ho fatto tutto quel lavoro per niente? ossembra rispose Bowman. 'elemento funziona
perfettamente. Anche con un sovraccarico del duecento per cento,
non risulta alcuna previsione di guasto. I due uomini erano in piedi nella minuscola officina-laboratorio del
tamburo ruotante, picomoda della rimessa delle capsule per le
piccole riparazioni e i controlli. Lnon si correva alcun pericolo di
essere ustionati da gocce di stagno fuso galleggianti in assenza di
gravit o di perdere completamente piccoli attrezzi che avessero deciso
di andare in orbita. Queste cose potevano invece accadere e
accadevano, nell'ambiente Zero-g della rimessa delle capsule.
La piastra sottile, formato cartolina, dell'elemento AE35 si trovava sul
banco da lavoro sotto una lente a forte ingrandimento. Era inserita in una
presa standardizzata che, mediante un fascio di cavetti multicolori, la
collegava a un apparecchio automatico per la taratura, non pigrande
di una normale calcolatrice da scrivania. Per controllare ogni elemento,
bastava collegarlo, inserire l'apposita scheda di ndividuazione guasti
e premere un pulsante. Di solito il punto esatto del guasto veniva
indicato su un piccolo schermo, insieme alle istruzioni per ripararlo.
rova tu stesso disse Bowman, in un tono di voce piuttosto deluso.
Poole portsull'indicazione X2 il selettore di sovraccarico e
premette il pulsante COLLAUDO. Subito sullo schermo balen
l'avvertimento: ELEMENTO OK.
resumo che potremmo continuare a immettervi corrente fino a
bruciare tutto disse, a questo non proverebbe assolutamente
niente. Che cosa ne pensi? l previsore interno di guasti di Hal potrebbe aver commesso un
errore. ト piprobabile che l'errore lo abbia commesso la nostra
attrezzatura di controllo. In ogni modo meglio esagerare in fatto di
prudenza anzichdoversi pentire. Preferisco aver sostituito l'elemento
se sussiste il benchminimo dubbio. Bowman staccla piastra del circuito elettronico e la alzalla luce,
fl materiale in parte traslucido era venato da una rete intricata di fili e
maculato da microcomponenti appena visibili, per cui sembrava un
esempio di arte astratta.
on possiamo correre alcun rischio... in fin dei conti, questo il
nostro legame con la Terra. Lo segnertra il materiale difettoso e lo
metternel magazzino degli scarti. Potrcrucciarsene qualcun altro,
quando torneremo. Ma le preoccupazioni dovevano ricominciare di la non molto, alla
successiva trasmissione dalla Terra.
aggi-X-Delta-Uno, qui il Controllo Missione, con riferimento al
nostro due-uno-cinque-cinque, sembra che ci troviamo di fronte a
una piccola difficolt
l vostro rapporto secondo il quale non v'alcun difetto
nell'elemento Alfa-Eco-tre-cinque concorda con la nostra diagnosi. Il
guasto potrebbe trovarsi nei circuiti collegati dell'antenna, ma in tal
caso altre prove dovrebbero individuarlo.
'una terza possibilitche potrebbe essere pigrave. Il vostro
calcolatore puaver commesso un errore nel prevedere il guasto.
Entrambi i nostri nove-triplo-zero concordano nell'indicare ci sulla
base delle loro informazioni. Cinon deve essere necessariamente
motivo di allarme, tenuto conto delle altre apparecchiature di cui
disponiamo, ma vorremmo che teneste d'occhio ogni altra deviazione
dalle prestazioni previste. Abbiamo sospettato alcune piccole
irregolaritin questi ultimi giorni, ma nessuna di esse stata cos
importante da giustificare un intervento, nle irregolarithanno
avuto caratteristiche ovvie dalle quali si potesse dedurre una
conclusione qualsiasi. Stiamo eseguendo altre prove con entrambi i
nostri calcolatori e vi riferiremo non appena i risultati saranno
disponibili. Ripetiamo che non v'alcun motivo di allarme; il peggio
che possa accadere la necessitdi disinserire temporaneamente il
vostro nove-triplo-zero per un'analisi del programma, e di affidare il
controllo a uno dei nostri calcolatori. Il ritardo nelle trasmissioni
presenterdifficolt ma i nostri studi sull'attuazione pratica della
cosa indicano che il controllo dalla Terra del tutto soddisfacente in
questa fase della missione.
aggi-X-delta-Uno qui il Controllo Missione, due-uno-cinque-sei,
fine della trasmissione. Frank Poole, che era di guardia quando arrivil messaggio, vi
riflette in silenzio. Aspettdi sentire se vi sarebbe stato qualche
commento da parte di Hal, ma il calcolatore non tentdi contestare
l'implicita accusa.
Bene, se Hal non affrontava l'argomento, anche lui si proponeva di
fare altrettanto.
Era quasi il momento del cambio mattutino, e normalmente egli
avrebbe aspettato che Bowman lo raggiungesse sul ponte di controllo.
Ma quel giorno non rispetttale prassi e si diresse verso il tamburo
ruotante.
Bowman era gialzato e si stava versando un po' di caffquando
Poole lo salutcon un: uongiornopiuttosto preoccupato. Dopo
tutti quei mesi trascorsi nello spazio, pensavano ancora nei termini
del normale ciclo di ventiquattr'ore... sebbene gida molto tempo
avessero dimenticato i giorni della settimana.
uongiorno rispose Bowman. ome va? Poole riempuna tazza di caff enissimo. Sei ragionevolmente
sveglio? ono in ottima forma. Che cosa c' Ormai, se qualcosa andava male, lo capivano subito tutti e due. La
minima variante nella routine normale era un indizio di cui tener conto.
e' rispose adagio Poole l Controllo Missione ci ha appena
lasciato cadere addosso una piccola bomba.Abbassla voce, come
il medico che parla di una malattia alla presenza del paziente.
otrebbe esservi a bordo un caso non grave di ipocondria. Forse Bowman non era proprio ben desto, tutto sommato; gli
occorsero parecchi secondi per arrivare al punto. Poi disse: h...
capisco. Che altro ti hanno detto? he non v'alcuna ragione di allarmarsi. Lo hanno ripetuto due
volte, e questo ha rovinato alquanto l'effetto per quanto mi riguarda.
E hanno detto inoltre che stanno prendendo in considerazione un
passaggio temporaneo al controllo da Terra per procedere a un'analisi
del programma. Sapevano entrambi, naturalmente, che Hal stava udendo ogni parola,
ma non potevano fare a meno di ricorrere a queste cortesi
circonlocuzioni. Hal era un loro collega e non volevano metterlo
in imbarazzo. Eppure, arrivati a quel punto, non sembrava
necessario parlare della cosa in privato.
Bowman termindi far colazione in silenzio, mentre Poole si
trastullava con la caffettiera vuota. Stavano pensando entrambi
furiosamente, ma non rimaneva altro da dire.
Potevano soltanto aspettare il rapporto successivo del Controllo
Missione... e domandarsi se Hal avrebbe affrontato egli stesso
l'argomento. Qualunque cosa fosse accaduta, l'atmosfera a bordo della
nave spaziale si era sottilmente modificata. V'era un senso di
tensione nell'aria... la sensazione, per la prima volta, che qualcosa
potesse andar male.
La Discovery non era piun'astronave dall'equipaggio sereno.

24. CIRCUITO INTERROTTO.

Ormai, quando Hal era sul punto di fare un annuncio imprevisto, si
riusciva sempre a capirlo. I rapporti consuetudinari e automatici, o le
risposte alle domande postegli, non avevano preliminari; ma quando
egli si proponeva di parlare di sua iniziativa, le sue uscite venivano
precedute da un breve schiarirsi elettronico della voce. Era una
idiosincrasia acquisita in quelle ultime settimane; in seguito, se fosse
diventata irritante, avrebbero potuto fare qualcosa al riguardo. Ma in
realtera utilissima, in quanto annunciava ai suoi ascoltatori che
dovevano aspettarsi qualcosa di imprevisto.
Poole dormiva e Bowman stava leggendo sul ponte di controllo,
quando Hal annunci
hm... Dave, ho un rapporto da farti. i che si tratta? bbiamo un altro elemento AE35 difettoso. Il mio previsore dei
guasti indica che non funzionerpientro ventiquattr'ore. Bowman posil libro e fisscogitabondo la custodia del calcolatore.
Sapeva, naturalmente, che Hal non si trovava realmente l
qualunque cosa cipotesse significare. Se si poteva dire che la
personalitdel calcolatore era localizzata nello spazio, essa rimaneva
nel locale sigillato contenente il labirinto degli elementi intercollegati
della memoria e le griglie degli elaboratori, in prossimitdell'asse
centrale del tamburo ruotante. Ma v'era sempre una sorta di
costruzione psicologica che induceva a guardare la lente principale
sulla custodia del calcolatore quando ci si rivolgeva ad Hal sul ponte di
controllo, come se gli si stesse parlando faccia a faccia. Ogni altro
atteggiamento sembrava scortese.
on riesco a capire, Hal. Due elementi non possono saltare in un
paio di giorni. embra effettivamente strano, Dave. Ma ti assicuro che c'un
guasto imminente. ediamo lo schermo dell'allineamento ottico. Sapeva benissimo che questo non avrebbe dimostrato nulla, ma gli
occorreva tempo per riflettere. L'atteso rapporto della Commissione
di controllo non era ancora arrivato; questo poteva essere il momento
opportuno per fare con tatto qualche sondaggio.
Ecco la veduta familiare della Terra, che ora cresceva dopo la fase di
mezza luna spostandosi verso il lato opposto del Sole e incominciando
a mostrare loro tutto il proprio emisfero illuminato. Era
perfettamente centrata sul reticolo; il pennello sottile del fascio di
onde radio continuava a collegare la Discovery al mondo che l'aveva
originata. Come, naturalmente, Bowman aveva saputo che doveva
essere. Se vi fosse stata una qualsiasi interruzione nelle comunicazioni,
avrebbe giudito l'allarme.
ai un'idea domand i quello che pucausare il guasto? Era inconsueto da parte di Hal tacere cosa lungo. Infine egli rispose:
dire il vero no, Dave. Come ho gidetto prima, non riesco a
localizzare l'inconveniente. ei assolutamente certo domandBowman, cauto, i non aver
commesso un errore? Sai che abbiamo collaudato a fondo l'altro
elemento AE35, e che non v'era certamente alcunchdi anormale. questo lo so. Ma posso assicurarti che c'un difetto. Se non
nell'elemento, putrovarsi in tutta l'apparecchiatura accessoria. Bowman tamburellsulla custodia con le dita. S questo era
possibile, anche se sarebbe stato forse difficilissimo dimostrarlo...
fino a quando un guasto non si fosse determinato effettivamente
consentendo di localizzare il difetto.
ene, lo riferiralla Commissione di controllo e staremo a vedere
che cosa consiglieranno.Si interruppe, ma non vi fu alcuna reazione.
al continu 'qualcosa che ti infastidisce... qualcosa che
potrebbe spiegare questa difficolt Di nuovo vi fu un indugio inconsueto. Poi Hal rispose, con il suo tono
di voce normale:
scolta, Dave, so che stai cercando di aiutarmi. Ma il difetto o nel
sistema dell'antenna... o nei vostri metodi di controllo. La mia
elaborazione dei dati assolutamente normale. Se controllerai i miei
precedenti, potrai constatare che sono del tutto esenti da errori. ono perfettamente informato sui tuoi precedenti, Hal... ma questo
non dimostra che tu debba avere ragione anche questa volta.
Chiunque pucommettere errori. on voglio insistere, Dave; ma io sono incapace di commettere un
errore. A questo non si poteva rispondere nulla di preciso; Bowman
rinuncialla discussione.
ta bene, Hal disse alquanto frettolosamente. i rendo conto
del tuo punto di vista. Non ne parleremo pi Avrebbe voluto aggiungere: ti prego di dimenticare tutta questa
storia. Ma, naturalmente, era la sola cosa che Hal non avrebbe mai potuto
fare, data la sua naturale propensione ad annotare qualsiasi dato.
뻣 >
Era inconsueto da parte del Controllo Missione sciupare larghezza
di banda per il video, quando bastava un semplice circuito radio con
conferma per telescrivente. E la faccia che apparve ora sullo schermo
non era quella del consueto controllore: si trattava del direttore del
programma, il dottor Simonson. Poole e Bowman si resero conto
immediatamente che cipoteva significare soltanto guai.
alve, Raggi-X-Delta-Uno... qui il Controllo Missione. Abbiamo
completato l'analisi dell'inconveniente con l'AE35 ed entrambi i nostri
Hal 9000 si trovano d'accordo. Il rapporto che ci avete fatto con la
vostra trasmissione due-uno-quattro-sei di una seconda previsione di
guasto conferma la diagnosi.
ome sospettavamo, il difetto non sta nell'elemento AE35, e non
v'alcuna necessitdi sostituirlo nuovamente. Il difetto sta nei
circuiti di previsione, e riteniamo che stia ad attestare un conflitto
di programmazione che potremo risolvere soltanto se disinserirete il
vostro 9000 e passerete al Controllo terrestre. Eseguirete le
operazioni che seguono, a partire dalle 22.00 ora dell'astronave... La voce del Controllo Missione dilegu Al contempo risuon
l'allarme, creando un lamentoso sfondo sonoro all'avvertimento di
Hal: ondizione Gialla! Condizione Gialla! he cosa accaduto?domandBowman, sebbene avesse gi
indovinato la risposta.
'elemento AE35 si guastato, come avevo previsto. ediamo lo schermo dell'allineamento ottico.Per la prima volta
dall'inizio del viaggio, l'immagine era mutata.
La Terra aveva cominciato a spostarsi rispetto al reticolo; l'antenna
radio non era piorientata sul bersaglio.
Poole abbattil pugno sul comando che interrompeva l'allarme, e il
lamentoso ululato cess Nel silenzio improvviso che calsul ponte di
controllo, i due uomini si guardarono imbarazzati e preoccupati al
contempo.
he il diavolo mi porti disse Bowman, infine.
icchHal ha sempre avuto ragione. embra che sia cos Faremo bene a scusarci. uesto non affatto necessario interloquHal. aturalmente
non mi fa affatto piacere che l'elemento AE35 si sia guastato, ma spero
che questo vi restituisca la fiducia nella mia credibilit cusami per questo malinteso, Hal disse Bowman, non senza
rammarico.
a tua fiducia in me completamente ristabilita? erto che lo Hal. ene, un sollievo. Sai che ho il pigrande entusiasmo possibile
per questa missione. o credo. Ora, per piacere, dammi il controllo manuale
dell'antenna. ccolo. Bowman non era affatto persuaso che il controllo manuale potesse
funzionare, ma valeva la pena di tentare. Sullo schermo
dell'allineamento ottico, la Terra si era ormai allontanata
completamente dal reticolo. Pochi secondi dopo, mentre egli
manovrava i comandi, ricomparve; con grande difficoltegli riusca
riportarla dietro il centro del reticolo. Per un attimo, mentre il fascio
d'onde radio tornava in allineamento, il contatto si ristabil e il
dottor Simonson disse, con una voce confusa: .. vi prego di
avvertirci immediatamente se il circuito KR....Poi, una volta di pi
non si udche il mormor privo di significato dell'universo.
on riesco a tenere l'allineamento disse Bowman dopo numerosi
altri tentativi. i impenna come un cavallo selvaggio... sembra
esservi il disturbo di un falso segnale di controllo. ene... adesso che cosa facciamo? La domanda di Poole non era di quelle cui si potesse rispondere
facilmente. Avevano perduto il contatto radio con la Terra, ma
questo, di per s non influiva sulla sicurezza dell'astronave, e
sarebbe stato possibile escogitare molti modi per ristabilire le
comunicazioni. Nel peggiore dei casi, avrebbero potuto bloccare
l'antenna in una posizione fsa e manovrare l'intera nave spaziale per
orientarla. Non sarebbe stato facile e avrebbe costituito una
deplorevole complicazione al momento di iniziare le manovre
terminali... ma era possibile, qualora tutte le altre soluzioni fossero
fallite.
Bowman sperche non fosse necessario ricorrere a provvedimenti
cosestremi. Avevano ancora un elemento AE35 di ricambio... e forse
anche un secondo elemento, in quanto il primo era stato smontato
prima che si guastasse effettivamente. Ma non osavano servirsi n
dell'uno ndell'altro prima di aver accertato qual era il difetto
dell'impianto. Se avessero inserito un nuovo elemento, con ogni
probabilitesso si sarebbe bruciato subito.
Si trattava di una situazione banale, nota a ogni proprietario di casa.
Non si sostituisce una valvola fusa... finchnon si accertato perch
sia saltata.

25. IL PRIMO UOMO ARRIVATO A SATURNO.

Frank Poole era gipassato per l'intera routine, ma non accettava
nulla come dimostrato... nello spazio cicostituiva un'ottima ricetta
del suicidio. Eseguil consueto minuzioso controllo di Betty e dei
rifornimenti di carburante; anche se non sarebbe rimasto all'esterno
dell'astronave per pidi trenta minuti, si accertche la capsula fosse
rifornita di tutto il necessario per ventiquattr'ore. Disse poi ad Hal di
aprire la camera di equilibrio e azionil getto uscendo nell'abisso.
L'aspetto dell'astronave era identico a quello che essa aveva avuto
durante l'ultima escursione... con una differenza importante. In
precedenza, il grande riflettore parabolico dell'antenna a lunga
portata era puntato all'indietro verso la traiettoria invisibile percorsa
dalla Discovety... verso la Terra che girava cosvicina alle ardenti
fiamme del Sole.
Ora, senza segnali direttivi che lo orientassero, il disco aveva assunto
automaticamente la posizione neutra. Era puntato in avanti nella
direzione dell'asse dell'astronave... orientato per conseguenza verso il
brillante faro di Saturno, dal quale li separavano ancora mesi di
viaggio nello spazio. Poole si domandquante altre difficolt
sarebbero sorte prima che la Discovery raggiungesse la sua ancora
remota ma. Guardando attentamente, riusciva a vedere che
Saturno non era un disco perfetto; a entrambi i lati si trovava qualcosa
che nessun occhio umano aveva mai visto prima di allora senza
l'ausilio di strumenti ottici... il lieve schiacciamento causato dalla
presenza degli anelli. Quali meraviglie avrebbero veduto, si disse,
quando quel sistema incredibile di polvere e ghiaccio in orbita
avrebbe colmato il loro firmamento, e la Discovery sarebbe divenuta
un'eterna luna di Saturno! Ma un simile successo sarebbe stato vano,
se non fossero riusciti a ristabilire le comunicazioni con la Terra.
Una volta di piparcheggiBetty a sei metri circa dalla base del
sostegno dell'antenna, e passil controllo ad Hal prima di aprire il
portello.
sco adesso dalla capsula rifera Bowman. utto in ordine. pero che tu abbia ragione. Sono ansioso di vedere quell'elemento. o avrai sul banco di collaudo tra venti minuti, te lo prometto. Seguper qualche tempo il silenzio, mentre Poole si spostava adagio
verso l'antenna. Poi Bowman, in piedi sul ponte di controllo, udvari
sbuffamenti e grugniti.
udarsi che debba rimangiarmi la promessa; uno di questi
controdadi si bloccato. Devo averlo stretto troppo... pfui... ecco
che cede! Seguun altro lungo silenzio; poi Poole disse:
al, sposta il riflettore della capsula di venti gradi a sinistra...
grazie... cosva bene. D pivago dei campanelli d'allarme incomincia squillare in
qualche punto nelle profonditdella coscienza di Bowman. V'era
qualcosa di strano... non proprio di allarmante, ma soltanto di
inconsueto. Si domandcrucciato per qualche secondo di che cosa
potesse trattarsi, prima di capire la causa della sua preoccupazione.
Hal aveva eseguito l'ordine, ma senza darne la conferma, come
faceva invariabilmente. Una volta che Poole avesse terminato,
dovevano approfondire la cosa...
All'esterno della nave spaziale, sul sostegno dell'antenna, Poole era
troppo indaffarato per notare qualcosa di insolito. Aveva afferrato
con le mani guantate la piastra del circuito e la stava estraendo dalla
scanalatura.
La piastra dell'elemento si stacce lui la tenne alta nella pallida luce
solare.
ccolo, il piccolo bastardo disse all'universo in generale e a
Bowman in particolare. me continua a sembrare perfettamente
okay. Poi si interruppe. Il suo sguardo era stato attratto da un movimento
improvviso... lall'esterno, ove nessun movimento era possibile.
Alzgli occhi, allarmato. La direzione dei due fasci luminosi
provenienti dai riflettori della capsula, dei quali egli si era servito per
fugare le ombre, proiettate dal Sole, aveva incominciato a mutare,
girandogli intorno.
Forse Betty era andata alla deriva; poteva essere stato sbadato
nelPancorarla. Poi, cori, uno stupore cosimmenso da non lasciare
spazio alla paura, vide che la capsula veniva direttamente verso di lui
con la propulsione del getto al massimo.
La visione era talmente incredibile che paralizzi suoi normali
riflessi e non tentin alcun modo di evitare il mostro scaraventato
contro di lui. All'ultimo momento, ritrovla voce e url al!
Massima spinta di frenaggio...Era troppo tardi.
Al momento dell'urto, Betty si stava muovendo ancora molto
adagio; non era stata costruita per le accelerazioni improvvise. Ma
anche ad appena sedici chilometri all'ora, una massa di mezza
tonnellata puessere letale, sulla Terra o nello spazio...
All'interno della Discovery quell'urlo, troncato di colpo, alla radio
fece sussultare Bowman con tanta violenza che soltanto le cinghie di
sicurezza lo trattennero sul sedile.
he cosa accaduto, Frank?grid
Gridancora la domanda. E di nuovo non ebbe risposta.
Poi, all'esterno degli ampi finestrini di osservazione, qualcosa si
mosse nel suo campo visivo. Egli scorse, con uno stupore immenso
come quello che aveva provato Poole, che si trattava della capsula...
diretta, con il motore al massimo, verso le stelle.
al!url he cosa accaduto? Massima spinta di frenaggio su
Betty! Massima spinta di frenaggio! Non vi fu alcun mutamento. Betty continuad accelerare sulla sua
traiettoria di fuga.
Poi, rimorchiata dietro la capsula all'estremitdel cavo di sicurezza,
apparve una tuta spaziale. Uno sguardo basta Bowman per capire
che era accaduto il peggio. Non ci si poteva ingannare sui flaccidi
contorni di una tuta che aveva perduto la pressione ed era aperta al
vuoto.
Cinonostante egli continua gridare stupidamente, come se un
incantesimo avesse potuto riportare indietro il morto: ronto Frank...
Pronto Frank... Riesci a sentirmi?... Riesci a sentirmi?... Agita le braccia
se mi senti... Forse c'un guasto alla tua trasmittente... Agita le
braccia! E infine, quasi rispondendo alla sua supplica, Poole agitle braccia.
Per un attimo Bowman sentla pelle formicolargli sulla nuca. Le parole
che stava per gridare si spensero sulle sue labbra a un tratto inaridite.
Perchsapeva che il suo amico non poteva piessere vivo; e ci
nonostante agitava le braccia...
Lo spasimo di speranza e di paura passall'istante, mentre la fredda
logica sostituiva l'emozione. La capsula, continuando a accelerare,
scuoteva, semplicemente, il fardello che si trascinava dietro. Il gesto
di Poole ripeteva quello del capitano Achab, quando, legato ai
fianchi della balena bianca, il suo cadavere aveva salutato
l'equipaggio della Pequod, votato alla condanna.
Cinque minuti dopo, la capsula e il suo satellite erano svaniti tra le
stelle. Per molto tempo David Bowman continua guardare, da quella
parte, lo spazio che ancora si stendeva per tanti milioni di chilometri
fino alla ma cui, ormai ne aveva la certezza, non sarebbe mai potuto
arrivare. Un solo pensiero continuava a martellargli la mente.
Frank Poole sarebbe stato il primo tra tutti gli uomini a raggiungere
Saturno.

26. DIALOGO CON HAL.

Null'altro era cambiato a bordo della Dcovery. Tutti gli impianti
continuavano a funzionare normalmente; il tamburo ruotava adagio
sul proprio asse, generando la sua simulata gravit gli ibernati
dormivano senza sogni nei loro cubicoli; la nave spaziale continuava a
dirigersi verso la ma dalla quale nulla avrebbe potuto distoglierla
tranne la possibilitinconcepibilmente remota di una collisione con
un asteroide. Ed esistevano invero ben pochi asteroidi, 11, nello spazio
di ldall'orbita di Giove.
Bowman non ricordava di essersi diretto dal ponte di controllo al
tamburo ruotante; ora, non senza stupore, si sorprese seduto nel
cucinino, con una tazza di caff vuotata a mezzo, in mano. A poco a
poco ridivenne conscio di ciche lo circondava, come un uomo
che emerge da un lungo sonno provocato da sostanze stupefacenti.
Proprio di fronte a lui si trovava una delle lenti, simili a occhi di
pesce, situate nei punti strategici di tutta l'astronave; le lenti che
fornivano ad Hal gli impulsi visivi a bordo della Dovery. Bowman la
fisscome se non l'avesse mai veduta prima; poi si alzadagio e si
diresse verso la lente.
Il suo movimento nel campo visivo dovette innescare qualche
processo nella mente insondabile che stava ora governando la nave
spaziale; poicha un tratto Hal parl
ト un vero peccato quello che accaduto a Frank, no? 而, rispose Bowman dopo un lungo silenzio.
ト cos resumo che tu sia molto scosso per questo. he cosa ti aspettavi? Hal elaborla risposta per secoli secondo il metro dei calcolatori;
trascorsero cinque interi secondi prima che continuasse:
ra un ottimo membro dell'equipaggio. Accorgendosi di avere ancora in mano la tazza del caff Bowman
bevve un lento sorso. Ma non rispose; i suoi pensieri erano talmente
tumultuosi che non gli venne in mente nulla da dire... nulla che non
potesse peggiorare ancor pila situazione, se possibile.
Poteva essersi trattato di un incidente causato da qualche guasto nei
comandi della capsula? Oppure era stato un errore, anche se
innocente, da parte di Hal? Nessuna spiegazione gli era stata data
spontaneamente, ed egli paventava di chiederla, nel timore della
reazione cui avrebbe potuto dar luogo.
Anche adesso, non riusciva ad accettare del tutto l'idea che Frank
fosse stato deliberatamente ucciso... era irrazionale all'estremo. Era
oltre ogni logica il fatto che Hal, il quale aveva funzionato
impeccabilmente per coslungo tempo, potesse essersi trasformato a
un tratto in un assassino. Avrebbe potuto commettere errori, chiunque,
uomo o macchina, poteva sbagliare, ma Bowman non riusciva a
crederlo capace di assassinio.
Eppure doveva tener conto di questa possibilit perch se era vera,
egli stava correndo un pericolo terribile. E anche se la sua mossa
successiva era ben definita dalle norme prestabilite, non sapeva bene
come avrebbe potuto procedere impunemente.
Nel caso di morte di uno dei due membri dell'equipaggio, il
superstite doveva sostituirlo immediatamente con uno degli ibernati;
Whitehead, il geofisico, era il primo designato per il risveglio;
toccava quindi a Kaminski e infine ad Hunter. La sequenza del
risveglio era comandata da Hal... per consentirgli di agire
nell'eventualitche entrambi i suoi colleghi umani fossero stati
inabilitati contemporaneamente.
Ma esisteva anche un comando manuale, che consentiva a ciascun
hibernaculum di operare come una unitcompletamente autonoma,
indipendentemente dalla supervisione di Hal. In quelle particolari
circostanze, Bowman era nettamente propenso a servirsene.
Riteneva inoltre, con una convinzione ancor pigrande, che un solo
compagno umano non fosse sufficiente. Giche c'era, avrebbe
risvegliato tutti e tre gli ibernati.
Nelle settimane difficili che lo aspettavano poteva aver bisogno di
tutto l'aiuto possibile. Con un uomo scomparso, e con il viaggio
compiuto a met la questione provviste non costituiva piuna grave
difficolt
al disse, nel tono pifermo che gli riuscdi assumere, ammi
il comando manuale di ibernazione, su tutte le unit u tutte le unit Dave? osso farti rilevare che prevista una sola sostituzione? Gli altri
non devono essere svegliati ancora per centododici giorni. o so benissimo. Ma preferisco regolarmi in questo modo. ei certo che sia necessario svegliare anche soltanto uno di loro,
Dave? Possiamo cavarcela benissimo da soli. La mia memoria
capacissima di far fronte a tutte le esigenze della missione. Glielo faceva credere la sua immaginazione troppo spinta, si
domandBowman; o v'era davvero una nota di supplica nella voce
di Hal? E le parole di lui, per quanto sembrassero ragionevoli, lo
colmarono di un'apprensione ancor pigrande di prima.
Hal non aveva potuto fargli la proposta per errore; egli sapeva
benissimo che Whitehead doveva essere svegliato dopo la scomparsa
di Poole. Quanto proponeva era un cambiamento importante nel
programma della missione, e pertanto stava andando molto oltre i
limiti degli ordini ricevuti.
Quanto era accaduto prima poteva essere stato una serie di incidenti;
ma questo era il primo indizio di ammutinamento.
Parve a Bowman di camminare sulle uova, mentre rispondeva: ato
che venuta a determinarsi una situazione di emergenza, mi occorre
tutto l'aiuto possibile. Quindi, per piacere, dammi il comando
manuale di ibernazione. e sei sempre deciso a svegliare l'intero equipaggio, posso
provvedere io stesso. Non affatto necessario che tu ti prenda il
disturbo. V'era in tutto ciuna sensazione di irrealtda incubo. A Bowman
parve di trovarsi sul banco dei testimoni e di essere interrogato da un
pubblico accusatore ostile a causa di un delitto che ignorava... sapendo
che, sebbene fosse innocente, un semplice lapsus linguae avrebbe
potuto portarlo al disastro.
oglio farlo io stesso, Hal disse. er piacere, dammi il comando
manuale scolta, Dave, hai un gran numero di cose da fare. Ti suggerirei di
lasciar fare a me. al, passa al comando manuale di ibernazione. apisco dalle armoniche della tua voce, Dave, che sei molto turbato.
Perchnon prendi una pillola di tranquillante e non riposi un po'? al, sono io al comando di questa astronave. Ti ordino di passarmi
il comando manuale di ibernazione. i dispiace, Dave, ma il regolamento speciale Cl435trattino4 dice:
"Quando l'equipaggio morto o nell'impossibilitdi agire, il
calcolatore di bordo deve assumere il comando". Devo pertanto
ignorare la tua autorit dato che tu non sei in grado di esercitarla in
modo intelligente. al disse Bowman, parlando ora con gelida calma, on mi trovo
nell'impossibilitdi agire. A meno che tu non ubbidisca ai miei ordini,
sarcostretto a disinserirti. o che ci stai pensando gida qualche tempo, Dave, ma questo
sarebbe un terribile sbaglio. Sono molto picapace di te di
governare l'astronave e ho un grandissimo entusiasmo per la missione
e una fiducia grandissima nel suo successo. scoltami con molta attenzione, Hal: a meno che tu non mi passi
immediatamente il comando manuale di ibernazione e non esegua
ogni ordine che ti dard'ora in poi, mi rechernella Centrale e ti
disinserircompletamente. La resa di Hal fu tanto totale quanto imprevista. kay, Dave egli
disse. ei senz'altro il capo. Stavo soltanto cercando di fare quello
che ritenevo fosse pigiusto. Naturalmente eseguirtutti i tuoi ordini.
Hai ora il pieno comando manuale dell'ibernazione. Hal aveva mantenuto la parola. Gli indici degli indicatori
n'hibernaculum erano scattati da AUTOMATICO a MANUALE. La terza
posizione (RADIO) era ovviamente inutile fino a quando non fosse stato
possibile ristabilire il contatto con la Terra.
Mentre faceva scorrere la porta del cubicolo di Whitehead, Bowman
senti una folata d'aria gelida investirlo in faccia, e il suo alito si
condensin nebbia. Eppure lnon faceva realmente freddo; la
temperatura era molto sopra il punto di congelamento. Vale a dire
trecento gradi piche nelle zone dello spazio ove si stavano
dirigendo adesso.
L'indicatore biosensorio, identico a quello che si trovava sul ponte
di controllo, mostrava che tutto era perfettamente normale. Bowman
contemplper qualche momento il volto cereo del geofisico della
squadra di ricognizione; Whitehead, pens si sarebbe meravigliato
molto destandosi coslontano da Saturno.
Sarebbe stato impossibile capire che l'uomo addormentato non era
morto; non si scorgeva il benchminimo indizio visibile di
un'attivitvitale. Senza dubbio il diaframma si stava sollevando e
abbassando impercettibilmente, ma soltanto la curva della
espirazionelo dimostrava, perchil corpo rimaneva interamente
nascosto dai cuscinetti elettrici di riscaldamento che avrebbero
aumentato la temperatura con il ritmo programmato. Poi Bowman
notche v'era un segno di ininterrotto metabolismo: la barba di
Whitehead era cresciuta lievemente durante i mesi di vita
inconscia.
L'ordinatore manuale di sequenza del risveglio era contenuto in un
piccolo armadietto a un'estremitde'bibernaculutn a forma di bara.
Bastava rompere il sigillo, premere un pulsante e aspettare. Un
piccolo programmatore automatico, non molto picomplicato di
quelli che regolano i cicli di lavaggio nelle lavatrici domestiche,
avrebbe allora iniettato i farmaci opportuni, diminuito gli impulsi
dell'elettronarcosi e incominciato a innalzare la temperatura del
corpo. In dieci minuti circa l'ibernato avrebbe ripreso conoscenza,
anche se sarebbe occorso poi almeno un giorno prima che fosse in
grado di muoversi senza essere aiutato.
Bowman spezzil sigillo e premette il pulsante. Parve che non
accadesse nulla; non si udalcun suono, non vi fu alcuna indicazione
del fatto che l'ordinatore di sequenza aveva cominciato a funzionare.
Ma, sull'indicatore biosensorio, le curve che languidamente
pulsavano avevano cominciato a modificare il loro ritmo.
Whitehead stava emergendo dal sonno.
E poi accaddero due cose contemporaneamente. La maggior parte
delle persone non avrebbero notato nl'una nl'altra, ma, dopo tutti
quei mesi a bordo della Discovery, era venuta a determinarsi una
specie di simbiosi tra Bowman e l'astronave. Quando si verificava un
mutamento qualsiasi nel ritmo normale del suo funzionamento, egli
se ne accorgeva all'istante, anche se non sempre consapevolmente.
Anzitutto vi fu un'attenuazione appena percettibile delle luci, come
sempre accadeva quando i circuiti elettrici venivano assoggettati a un
nuovo carico. Ma adesso non v'era alcun motivo che giustificasse un
nuovo carico; non gli venne in mente alcun apparato che dovesse
entrare improvvisamente in funzione proprio in quel momento.
Poi sent ai limiti dell'udibilit il ronz lontano di un motore
elettrico. Per Bowman, ogni motore della nave spaziale aveva la sua
voce caratteristica; questo lo riconobbe immediatamente.
O era impazzito e gistava soffrendo di allucinazioni, oppure stava
accadendo qualcosa di assolutamente impossibile. Un gelo di gran
lunga piintenso di quello relativamente mite deH'bibernaculum
parve fermargli il cuore, mentre ascoltava la debole vibrazione che
giungeva sino a lui attraverso le strutture dell'astronave. Ginella
rimessa delle capsule, entrambi i portelli della camera di equilibrio si
stavano aprendo.

27. NECESSITDI SAPERE.

Sin da quando la coscienza era affiorata per la prima volta in quel
laboratorio pivicino al Sole di tanti milioni di chilometri, tutte le
facolte le capacitdi Hal erano state dirette verso un solo fine. La
realizzazione del programma assegnategli era piche un'ossessione;
era la sola ragione della sua esistenza. Non distratto dalle lussurie e
dalle passioni della vita organica, egli aveva perseguito quello scopo con
assoluta fermezza.
Un errore deliberato era impensabile. Anche la dissimulazione della
veritlo colmava con un senso di imperfezione, di ingiustizia... di
quello che, in un essere umano, sarebbe stato definito senso di colpa.
Poich al pari dei suoi costruttori, Hal era stato creato innocente; ma,
anche troppo presto, un serpente era penetrato nel suo Paradiso
terrestre elettronico.
Durante gli ultimi cento milioni di chilometri, egli aveva rimuginato
sul segreto che non poteva condividere con Poole e con Bowman. Stava
vivendo una menzogna; e si avvicinava rapidamente il momento in cui
i suoi colleghi dovevano sapere che aveva contribuito a ingannarli.
I tre ibernati conoscevano gila verit in quanto costituivano il vero
carico pagante della Discovery, ed erano addestrati per la missione pi
importante nella storia del genere umano. Ma non avrebbero potuto
parlare durante il loro lungo sonno, nrivelare il segreto nel corso di
molte ore di conversazioni con amici e parenti e agenzie di notizie in
circuito aperto con la Terra.
Si trattava di un segreto che, anche con la pigrande determinazione,
era molto difficile a nascondersi... in quanto influenzava il proprio
atteggiamento, la propria voce, la propria concezione dell'universo.
Pertanto era preferibile che Poole e Bowman, i quali sarebbero
apparsi su tutti gli schermi televisivi del mondo durante le prime
settimane del volo, non conoscessero il vero scopo della missione
fino a quando non fosse stato necessario saperlo.
Questa era stata la logica di coloro che avevano preparato l'impresa;
ma i loro d gemelli della Sicurezza e dell'Interesse nazionale non
significavano nulla per Hal. Egli era conscio soltanto del conflitto che
andava lentamente distruggendo la sua integrit.. il conflitto tra la
verite la dissimulazione della verit
Aveva cominciato a commettere errori, sebbene, come un nevrotico
incapace di osservare i propri sintomi, fosse pronto a negarli. Il
collegamento con la Terra, mediante il quale il suo funzionamento
veniva sorvegliato di continuo, era divenuto la voce d'una coscienza
alla quale non poteva picompletamente ubbidire. Ma che avesse
potuto deliberatamente tentar di spezzare quel legame, era qualcosa
che non avrebbe mai confessato, nemmeno a se stesso.
Eppure questo era un problema di importanza relativa; avrebbe
potuto risolverlo, come quasi tutti gli uomini risolvono le loro
nevrosi, se non fosse venuto a trovarsi di fronte a una crisi che
minacciava la sua stessa esistenza. Era stato minacciato di essere
disinserito; sarebbe stato privato di tutti gli organi di entrata, e
ridotto a uno stato inimmaginabile di incoscienza.
Per Hal, ciequivaleva alla Morte. Infatti, non aveva mai dormito e
per conseguenza non sapeva che ci si ridesta dal sonno...
Pertanto era deciso a tutelarsi, con tutti i mezzi a sua disposizione.
Senza rancore, ma senza piet avrebbe eliminato la causa delle sue
frustrazioni.
E poi, eseguendo gli ordini impartitigli nell'eventualitdi
un'emergenza ultima, avrebbe continuato la missione... non
ostacolato e solo.

28. NEL VUOTO.

Un attimo dopo, tutti gli altri rumori furono sommersi da un rombo
mugghiante, simile alla voce di un tornado che si avvicina. Bowman
senti primi fremiti di vento investirgli il corpo; un secondo dopo, gli
riuscdifficile restare in piedi.
L'atmosfera si stava avventando fuori dall'astronave, e prorompeva
a zampillo nel vuoto dello spazio. Qualcosa doveva essere accaduto ai
congegni di sicurezza, a prova di errori maldestri, della camera di
equilibrio; in teoria era impossibile che entrambi i portelli si aprissero
contemporaneamente. Ebbene, l'impossibile era accaduto.
Ma come, in nome di Dio? Mancava il tempo di risolvere
l'interrogativo durante i dieci o quindici secondi di consapevolezza che
gli rimanevano prima della riduzione a zero della pressione. Ma a un
tratto Bowman ricordqualcosa che uno dei progettisti dell'astronave
gli aveva detto una volta, parlando dei dispositivi di sicurezza.
ossiamo progettare un dispositivo sicuro contro gli incendi e la
stupidit ma non possiamo progettarne uno che sia sicuro contro la
malizia deliberata... Bowman sbirciper un attimo solo Whitehead, mentre usciva a
fatica dal cubicolo. Non poteva esserne certo, ma gli parve che un
barlume di coscienza fosse passato sulle fattezze ceree; forse una
palpebra aveva guizzato appena. Ma ormai non poteva fare pinulla
per Whitehead e per nessuno degli altri; doveva salvare se stesso.
Nel corridoio del tamburo ruotante, che si incurvava ripidamente, il
vento ululava trascinando con sindumenti, fogli di carta, provviste
della cucina, piatti e tazze... tutto ciche non era stato saldamente
assicurato. Bowman ebbe appena il tempo di intravedere per un
attimo il caos turbinoso, poichtutte le lampade ammiccarono e si
spensero ed egli venne a trovarsi circondato da un^i urlante oscurit
Ma, quasi all'istante, si accesero le luci alimentate dalla batteria
d'emergenza, illuminando la scena da incubo con un irreale
splendore azzurrognolo. Anche senza di esse Bowman sarebbe
riuscito a orientarsi nell'ambiente a lui cosfamiliare, anche se adesso
si era trasformato in modo orribile. Cinonostante, la luce fu una
fortuna, perchgli consentdi evitare gli oggetti pipericolosi trascinati
via dal vortice d'aria.
Tutto intorno a ssentiva il tamburo ruotante sussultare e funzionare
a fatica, sotto i pesi che variavano caoticamente. Temette che i
cuscinetti a sfere potessero incepparsi; in tal caso il grande tamburo
in movimento avrebbe fatto a pezzi l'astronave... ma anche questo era
irrilevante... se non fosse arrivato in tempo nel rifugio di emergenza.
Giera difficile respirare; la pressione doveva essere ormai diminuita
a meno di mezzo chilogrammo per centimetro quadrato. L'urlo
dell'uragano stava diventando pidebole man mano che esso perdeva
la propria forza e l'aria troppo rarefatta non trasmetteva i suoni con
la chiarezza di prima. I polmoni di Bowman faticavano come se egli
si fosse trovato sulla vetta dell'Everest. Al pari di ogni uomo sano e
opportunamente allenato, egli era in grado di sopravvivere nel vuoto
per almeno un minuto... avendo il tempo di prepararsi. Ma non vi era
stato alcun preavviso; poteva far conto soltanto sui normali quindici
secondi di coscienza prima che il suo cervello fosse privato
dell'ossigeno e sopravvenisse l'anossia.
Ma, anche in questo caso, avrebbe potuto ancora riprendersi
completamente dopo essere rimasto per uno o due minuti nel vuoto...
se fosse stato debitamente ompresso; occorreva parecchio tempo
prima che gli umori del corpo incominciassero a bollire nei loro ben
protetti sistemi circolatori. Il primato di esposizione al vuoto era di
quasi cinque minuti. Non si era trattato di un esperimento, ma di un
salvataggio di emergenza, e la vittima, sebbene in parte paralizzata
da embolie gassose, aveva potuto sopravvivere.
Comunque, tutto cinon poteva servire a Bowman. Non v'era
nessuno a bordo della Discovery che potesse ricomprimerlo. Doveva
mettersi in salvo entro pochissimi secondi con i suoi stessi mezzi e
senza alcun aiuto.
Fortunatamente, stava diventando pifacile muoversi; l'aria rarefatta
non poteva piinvestirlo e artigliarlo, npercuoterlo con proiettili
volanti. Dopo la curva del corridoio v'era la gialla indicazione RIFUGIO
D'EMERGENZA. Incespicverso il rifugio, afferrla maniglia del portello e
la tirverso di s
Per un attimo orribile pensche fosse bloccato. Poi i cardini
leggermente induriti cedettero ed egli cadde all'interno e si servdel
peso del proprio corpo per chiudere il portello dietro di s
D minuscolo cubicolo era grande appena quanto bastava per
contenere un uomo e una tuta spaziale. Accanto al soffitto si trovava
una bombola ad alta pressione verniciata di verde vivido, con
l'indicazione OSSIGENO DI RISERVA. Bowman afferrla corta leva
applicata alla valvola, e con gli ultimi residui delle sue forze l'abbass
Il torrente benedetto di ossigeno fresco e puro si riversnei suoi
polmoni. Per un lungo momento rimase in piedi boccheggiante,
mentre la pressione nello stanzino grande come un armadio a muro
aumentava, facendosi sentire tutto intorno a lui. Non appena riusca
respirare normalmente, chiuse la valvola. La bombola conteneva una
quantitdi ossigeno sufficiente appena per due situazioni del genere;
avrebbe forse dovuto impiegarla ancora.
Una volta cessato il getto di ossigeno, il silenzio torna regnare
improvviso. Ritto nel cubicolo, Bowman ascoltattentamente. Anche
il rombo fuori dal portello non si udiva pi l'astronave era vuota,
tutta la sua atmosfera essendo stata risucchiata nello spazio.
Sotto i suoi piedi, la folle vibrazione del tamburo ruotante era
cessata a sua volta; gli scuotimenti aerodinamici non si sentivano pie
il tamburo ruotava adesso silenziosamente nel vuoto.
Bowman accostl'orecchio alla parete del cubicolo, cercando di
percepire altri rumori significativi attraverso le strutture metalliche
della nave spaziale. Non sapeva che cosa aspettarsi, ma era disposto a
credere quasi a ogni cosa, ormai. Non si sarebbe certo meravigliato
sentendo la debole vibrazione ad alta frequenza dei propulsori, mentre
la Discovery cambiava rotta; ma regnava soltanto il silenzio.
Sarebbe riuscito a sopravvivere l se lo avesse voluto, per circa
un'ora... anche senza la tuta spaziale. Sembrava un peccato sciupare
l'ossigeno inutilizzato nel piccolo locale, ma l'attesa non aveva alcuno
scopo. Egli aveva gideciso che cosa bisognava fare; quanto pia
lungo avesse rinviato, tanto piil compito sarebbe potuto essere
diffile.
Dopo essersi infilato nella tuta e averne controllato l'integrit lasci
sfuggire fuori dal cubicolo l'ossigeno residuo, uguagliando la pressione
a entrambi i lati del portello. Esso si aprfacilmente nel vuoto e
Bowman uscsul tamburo ruotante ormai silenzioso. Soltanto la spinta
immutata della sua spuria gravitlasciava capire che stava ancora
ruotando. Era una fortuna, pensBowman, che non avesse
cominciato a girare piin fretta; ma per il momento cicostituiva il
minore dei suoi crucci.
Le lampade d'emergenza continuavano a essere accese; egli era
guidato inoltre dalla lampada incorporata nella tuta. Illuminil
corridoio curvo, mentre lo ripercorreva tornando verso
Vhibemaculum e verso ciche paventava di trovarvi.
Guarddapprima Whitehead; un'occhiata bast Gli era sembrato
che un ibernato non tradisse alcun segno di vita, ma ora capdi aver
sbagliato. Sebbene fosse impossibile definirla, esisteva una differenza
tra l'ibernazione e la morte. Le spie rosse e le tracce non pimodulate
sull'indicatore biosensorio non fecero che confermare quanto aveva gi
supposto.
La situazione era identica nel caso di Kaminski e di Hunter. Non li
aveva mai conosciuti molto bene; non avrebbe potuto conoscerli mai
pi ormai.
Si trovava solo su un'astronave senz'aria, in parte ingovernabile, le
cui comunicazioni con la Terra erano state completamente interrotte.
Non esisteva un altro essere umano entro un raggio di ottocento
milioni di chilometri.
Eppure, in un altro senso molto reale, non rimaneva solo. Prima di
potersi sentire al sicuro, doveva essere ancora pisolo.
Prima di allora non era mai passato in assenza di peso attraverso il
mozzo del tamburo ruotante indossando una tuta spaziale; lo spazio
era minimo e si trattava di un'impresa difficile e spossante. Tanto per
peggiorare la situazione, il passaggio circolare era ingombro di
materiale rimastovi dopo la breve violenza del vortice che aveva
svuotato l'astronave della sua atmosfera.
A un certo momento, la luce della lampada di Bowman cadde su una
laida macchia lasciata da un fluido rosso e vischioso che aveva
imbrattato uno dei pannelli. Per qualche momento fu assalito dalla
nausea, ma poi scorse i frammenti di un contenitore di plastica e si
rese conto che si trattava soltanto di qualche sostanza alimentare,
probabilmente marmellata, che il vortice aveva strappato da uno
degli armadi. La sostanza formoscenamente bolle nel vuoto, mentre
lui passava in mezzo galleggiando. Adesso era fuori dal tamburo, che
ruotava adagio, e stava avanzando nel ponte di controllo. Si afferro a
una sezione di scala a pioli e incomincia spostarsi su di essa, una
mano dopo l'altra, con il vivido disco luminoso proiettato dalla
lampada della tuta sussultante dinanzi a lui.
Bowman era stato di rado in quella parte dell'astronave; non aveva
mai avuto nulla da fare, l.. prima d'ora. Venne a trovarsi di fronte a
un piccolo portello ellittico sul quale figuravano avvertimenti come:
INGRESSO VIETATO A TUTTO IL PERSONALE NON AUTORIZZATO, Vi STATO RILASCIATO IL CERTIFICATO H19? e LOCALE ULTRAPURIFICATO.
OBBLIGATORIO INDOSSARE TUTE ASPIRANTI
Sebbene il portello non fosse chiuso a chiave, vi erano stati applicati
tre sigilli, ognuno con il simbolo di una diversa autorit compreso
quello dello stesso Consiglio Nazionale dell'Astronautica. Ma anche
se avesse visto il Gran Sigillo del Presidente, Bowman non avrebbe
esitato a spezzarlo.
Era stato lsolo una volta, quando ancora fervevano i lavori di
sistemazione degli impianti. Aveva completamente dimenticato che
esisteva una lente visiva di entrata collegata al calcolatore, che scrutava
il piccolo locale alquanto simile, con le sue file e colonne
ordinatamente disposte di unitlogiche a stato solido, alla camera
blindata di una banca.
Si rese conto all'istante che l'occhio aveva reagito alla sua presenza;
udil sibilo di un'onda portante, mentre la trasmittente locale
dell'astronave veniva accesa; poi, attraverso l'altoparlante della
tuta, gli giunse una voce familiare.
embra che sia accaduto qualcosa al sistema di mantenimento della
vita, Bave. Bowman non prestascolto. Stava studiando attentamente le piccole
targhette sulle unitlogiche, e controllava il proprio piano d'azione.
iao, Dave disse Hal a questo punto. ai individuato il
guasto? Sarebbe stata un'operazione molto delicata; non si trattava
semplicemente di togliere l'energia a Hal, l'ovvio rimedio se avesse
avuto a che fare con un semplice calcolatore inconscio della propria
esistenza sulla Terra. Nel caso di Hal, per giunta, v'erano sei impianti
di energia indipendenti e separati, con una alimentazione finale
consistente in un elemento isotopo nucleare schermato e corazzato.
No... non peva semplicemente ogliere la spina e, anche se ci
fosse stato possibile, avrebbe avuto conseguenze disastrose.
Hal era infatti il sistema nervoso dell'astronave; senza il suo controllo,
la Discovery sarebbe stata un cadavere meccanico. L'unica soluzione
consisteva nell'isolate i centri superiori di quel cervello malato ma
brillante, e nel lasciare che i sistemi di regolazione puramente
automatici continuassero a funzionare.
Bowman non stava facendo questo tentativo alla cieca, in quanto il
problema era stato preso in esame durante il suo addestramento,
sebbene nessuno avesse mai potuto sognarsi che si sarebbe
effettivamente presentato nella realt Sapeva di esporsi a un
pericolo tremendo; se avesse provocato uno spasmo riflesso, tutto
sarebbe finito in pochi secondi.
redo che vi sia stato un guasto nei portelli della rimessa delle
capsule disse Hal nel tono di un'amena conversazione. er fortuna
non sei rimasto ucciso. Ci siamo, pensBowman. Non avrei mai immaginato che sarei
diventato un chirurgo del cervello dilettante... eseguendo una
lobotomia di ldall'orbita di Giove.
Liberla sbarra di chiusura sulla sezione con la targhetta REAZIONE
CONOSCITIVA ed estrasse il primo blocco di memoria. Il circuito
tridimensionale mirabilmente complesso, che trovava facilmente
posto nella mano di un uomo e cinonostante conteneva milioni di
elementi, galleggivia attraverso il locale.
hi, Bave soggiunse Hal. he cosa stai facendo? Chissse pusentire il dolore? si domandBowman
fuggevolmente. Con ogni probabilitno, si disse; non vi sono organi
di senso nella corteccia del cervello umano, in fin dei conti. Il cervello
umano puessere operato senza anestetici.
Incomincia estrarre, a uno a uno, i piccoli elementi dal pannello
con l'indicazione POTENZIAMENTO DELL'IO. Ogni blocco continuava a
sollevarsi e ad andare alla deriva, non appena abbandonato dalla mano
di lui, finchurtava contro la parete e rimbalzava. Ben presto vi furono
parecchi elementi che andavano avanti e indietro nel locale.
entun po', Dave disse Hal. i sono anni di esperienze
incorporati in me. Una quantitinsostituibile di fatiche ha fatto s
che io diventassi quel che sono. Una dozzina di elementi erano gistati estratti, eppure, grazie alla
multipla ridondanza della sua struttura (un'altra caratteristica,
Bowman lo sapeva, copiata dal cervello umano) il calcolatore
continuava a funzionare.
Passal pannello dell'AUTOINTELLEZIONE.
ave disse Hal, on capisco perchtu mi stia facendo questo...
Ho il pigrande entusiasmo per la missione... Stai distruggendo la
mia mente... Diventerinfantile... Diventernulla...pidifficile di
quanto mi fossi aspettato, pensBowman. Sto distruggendo la sola
creatura cosciente nel mio universo. Ma devo farlo, se voglio
riprendere il controllo dell'astronave.
ono un calcolatore Hal 9000, esemplare numero tre. Sono
diventato operativo nelle fabbriche Hal di Urbana, Illinois, il 2
gennaio 1997. La fulminea volpe bruna salta addosso al pigro cane. In
Spagna piove principalmente sulle pianure. Dave... sei ancora l Lo
sapevi che la radice quadrata di 10 3 virgola 162277660168379? Il
logaritmo di base e di 10 zero virgola 434294481903252... rettifico,
questo il logaritmo in base 10 di e... Il reciproco di tre zero virgola
17 volte 3... due volte due fa... due volte due fa...
approssimativamente 4 virgola 1010101010101010... il mio primo
istruttore fu il dottor Chandra. Mi insegnuna canzone che fa
cos "Centocinquanta, la gallina canta, lasciala cantare, la voglio
maritare". La voce si interruppe cosbruscamente che Bowman si immobilizz
per un momento, le dita strette intorno a un blocco di memoria
tuttora in circuito. Poi, inaspettatamente, Hal parldi nuovo.
H ritmo del discorso era molto pilento, e le parole avevano
un'intonazione morta e meccanica; Bowman non sarebbe mai riuscito a
riconoscere chi fosse a pronunciarle.
uon... giorno... dottor... Chandra... Qui... Hal... sono... pronto...
oggi... per... la... prima... lezione... Bowman non potpiresistere. Strappl'ultimo elemento e Hal
tacque per sempre.

29. SOLO.

Come un giocattolo minuscolo e complicato, la nave spaziale
galleggiava inerte e immobile nel vuoto. Sarebbe stato impossibile
capire che si trattava dell'oggetto piveloce del sistema solare e che si
spostava molto pirapidamente di uno qualsiasi dei pianeti mentre
ruotavano intorno al Sole.
E nulla indicava che portasse vita entro di s all'opposto, anzi.
Qualsiasi osservatore avrebbe notato due indizi minacciosi: i portelli
della camera di equilibrio erano entrambi spalancati... e l'astronave
continuava a essere circondata da una rada nube di frammenti che
andava disperdendosi adagio.
Sparsi in un volume di spazio che gisi estendeva per chilometri, si
vedevano pezzi di carta, lamierini metallici, frammenti irriconoscibili...
e, qua e l nuvole di cristalli che scintillavano come gioielli nella luce
del sole remoto, love del liquido era stato risucchiato dalla nave
spaziale e congelato all'istante. Tutto cicostituiva la conseguenza
inequivocabile di un disastro, come i relitti che affiorano alla superfie
dell'oceano, love qualche grande nave colata a picco. Ma
nell'oceano dello spazio nessuna astronave poteva mai affondare;
anche se veniva distrutta, i suoi rottami continuavano a seguire in
eterno l'orbita originaria.
Cinonostante la nave spaziale non era completamente morta,
poichcontinuava a esservi energia a bordo. Un fioco bagliore
azzurrognolo traspariva attraverso i finestrini di osservazione e
baluginava all'interno della camera d'equilibrio aperta. Ove vi era luce,
poteva ancora esservi vita.
E ora, infine, vi fu movimento. Ombre si spostavano nel bagliore
azzurrognolo all'interno della camera d'equilibrio. Qualcosa
emergeva nello spazio.
Era un oggetto cilindrico, coperto di stoffa avvolta alla meglio
intorno a esso. Un attimo dopo fu seguito da un altro oggetto... e
poi ancora da un terzo. Tutti erano stati espulsi con una velocit
considerevole; pochi minuti dopo, si trovavano a centinaia di metri di
distanza.
Trascorse mezz'ora. Poi qualcosa di molto pigrande uscattraverso
il portello della camera di equilibrio. Una delle capsule si stava
spostando molto adagio nello spazio.
Con somma cautela azionil getto muovendosi intorno all'astronave,
e andad ancorarsi accanto alla base del sostegno dell'antenna. Una
sagoma in tuta spaziale ne usc lavorper alcuni minuti al sostegno,
poi rientrnella capsula. Dopo qualche momento la capsula torn
indietro fino alla camera di equilibrio; rimase sospesa per qualche
tempo all'esterno dell'apertura, come se trovasse difficile rientrare
senza la cooperazione avuta in passato. Ma infine, dopo uno o due
lievi urti, riusca inserirsi nel varco.
Non accadde altro per oltre un'ora; i tre sinistri oggetti cilindrici erano
scomparsi gida un pezzo, allontanandosi in fila, uno dietro l'altro,
dall'astronave.
Poi i portelli della camera di equilibrio si chiusero, si aprirono e
tornarono a chiudersi. Poco dopo, il fioco bagliore azzurrognolo
delle lampade di emergenza si spense... per essere sostituito subito da un
bagliore di gran lunga pivivido. La Discovery stava tornando alla vita.
Di la non molto vi fu un indizio ancor pipromettente. Il grande
riflettere parabolico dell'antenna, che per ore aveva fissato inutilmente
Saturno, incomincidi nuovo a muoversi. Si girnella direzione
della parte posteriore della nave spaziale, orientato verso i serbatoi di
propellente e le centinaia di metri quadrati delle pinne di irradiazione.
Alzla faccia come un girasole, cercando il Sole.
All'interno della Discovery, David Bowman centrattentamente il
reticolo che allineava l'antenna con la Terra gibbosa. Senza il
controllo automatico, era costretto a regolare continuamente il fascio...
ma esso sarebbe dovuto rimanere orientato per molti minuti di
seguito. Non v'erano adesso impulsi contrastanti che lo scostassero dal
bersaglio.
Incomincia parlare con la Terra. Sarebbe trascorsa pidi un'ora
prima che le sue parole vi giungessero e il Controllo Missione
apprendesse quanto era accaduto. Occorrevano due ore prima che
una risposta qualsiasi potesse arrivargli.
Ed era diffile immaginare quale risposta avrebbe potuto
trasmettergli la Terra, se non un: rrivederci pieno di tatto e
comprensivo.

30. IL SEGRETO.

Heywood Floyd aveva l'aspetto di chi ha dormito pochissimo, e la
sua faccia era corrugata dalla preoccupazione. Ma quale che fosse il
suo stato d'animo, la voce di lui suonferma e rassicurante; stava
facendo tutto il possibile per ispirare fiducia all'uomo solo al lato
opposto del sistema solare.
n primo luogo, dottor Bowman incominci obbiamo
congratularci con lei per il modo con il quale ha risolto questa
situazione estremamente difficile. Si comportato esattamente come
doveva, affrontando un'emergenza senza precedenti e imprevista.
iteniamo di conoscere la causa del guasto del vostro Hal 9000, ma
ne parleremo dopo, in quanto non si tratta pidi un problema critico.
La sola cosa che ci preme in questo momento darle ogni possibile
assistenza, affinchpossa essere in grado di portare a termine la
missione.
ora devo dirle quale ne il vero scopo, che, con enormi difficolt
siamo riusciti a nascondere al grande pubblico. Lei sarebbe stato
informato di ogni cosa nel momento dell'avvicinamento a Saturno;
questo un rapido compendio, per metterla al corrente. Nastri con le
informazioni complete le saranno trasmessi nelle prossime ore. Tutto
ciche sto per dirle della massima segretezza.
ue anni fa, scoprimmo la prima prova della esistenza di una vita
intelligente fuori dalla Terra. Una lastra, o monolito, di materiale
durissimo e nero, alta tre metri, fu rinvenuta sepolta nel cratere
Tycho. Eccola. Vedendo per la prima volta il TMA1, con le sagome in tute spaziali
raggruppate intorno a esso, Bowman si sporse in avanti verso lo
schermo, a bocca aperta per lo stupore. Nell'entusiasmo di una simile
rivelazione, una cosa che, come ogni uomo interessato allo spazio, si
era quasi aspettato per tutta la vita, fu sul punto di dimenticare la
propria situazione disperata.
Lo stupore venne seguito rapidamente da un altro stato d'animo.
Era fantastico... ma come c'entrava lui? La risposta all'interrogativo
poteva essere una sola.
Tenne sotto controllo l'impeto dei pensieri, mentre Heywood Floyd
riappariva sullo schermo.
a caratteristica pistupefacente di questo oggetto la sua
antichit Prove geologiche dimostrano senza ombra di dubbio che
risale a tre milioni di anni fa. Fu posto sulla Luna, pertanto, quando i
nostri antenati erano uomini-scimmia primitivi.
opo tanti millenni, era logico presumere che fosse inerte. Invece,
subito dopo l'alba lunare, emise un fascio di onde radio estremamente
potente. Riteniamo che questa energia fosse un mero
sottoprodotto, il risucchio, per cosdire, di qualche forma
sconosciuta di radiazioni, perch nello stesso momento, numerose
delle nostre sonde spaziali captarono disturbi inconsueti che
attraversavano il sistema solare. Riuscimmo a determinarne la
direzione con estrema esattezza. Puntavano direttamente su Saturno.
raendo le somme dopo l'evento, decidemmo che il monolito era
una sorta di apparato di segnalazione azionato, o per lo meno
innescato, dall'energia solare. Il fatto che avesse emesso l'impulso
immediatamente dopo il sorgere del sole, essendo stato esposto alla
luce del giorno per la prima volta dopo tre milioni di anni,
difficilmente poteva essere una coincidenza.
ppure l'oggetto era stato deliberatamente sepolto... al riguardo
non sussistono dubbi. Gli esseri sconosciuti avevano fatto uno scavo
della profonditdi sei metri, il monolito era stato collocato in fondo a
esso, dopodichla fossa era stata accuratamente riempita.
ei potrdomandarsi come scoprimmo l'oggetto, in primo luogo.
Be', era facile, sospettosamente facile, a trovarsi. Generava un potente
campo magnetico e fece spicco non appena incominciammo a eseguire
ricognizioni orbitali a bassa quota.
a perchseppellire un apparato azionato dall'energia solare a sei
metri di profonditsotto il livello del suolo? Abbiamo esaminato
decine di teorie, pur rendendoci conto che puessere
completamente impossibile capire i moventi di creature piavanti di
noi di tre milioni di anni.
a teoria che noi prediligiamo la pisemplice e la pilogica. Ed
anche la pipreoccupante.
i cela nell'ombra un congegno azionato dall'energia solare...
soltanto se si vuole sapere quando viene portato alla luce. In altri
termini, il monolito puessere una sorta di segnale d'allarme. E noi
abbiamo azionato il segnale.
on sappiamo se la civiltche lo collocesiste ancora. Dobbiamo
presumere che creature i cui ritrovati continuano a funzionare dopo
tre milioni di anni siano in grado di creare una societaltrettanto
duratura. E dobbiamo anche presumere, finchle prove non
dimostreranno il contrario, che possano essere ostili. Si sostenuto
spesso che una societprogredita deve essere benevola, ma noi non
possiamo esporci a rischi.
er di pi come la storia del nostro stesso mondo ha dimostrato
tante volte, le razze primitive spesso non sono riuscite a sopravvivere
all'incontro con civiltsuperiori. Gli antropologi parlano di "choc
culturale"; potremo essere costretti a preparare l'intero genere umano
a un simile choc. Ma fino a quando non sapremo qualcosa delle
creature che visitarono la Luna, e presumibilmente anche la Terra, tre
milioni d'anni fa, non potremo mai cominciare a fare alcun
preparativo.
a sua missione, pertanto, assai pidi un viaggio di scoperta.
un'esplorazione... una ricognizione di territori ignoti e potenzialmente
pericolosi. Il gruppo agli ordini del dottor Kaminski era stato
specificamente addestrato per questo genere di lavoro; ora lei dovr
cavarsela da solo...
n ultimo... il suo specifico obiettivo. Sembra incredibile che forme
di vita progredite possano esistere su Saturno, o possano mai essersi
evolute su una qualsiasi delle sue lune. Avevamo progettato di
esplorare l'intero sistema, e speriamo ancora che lei possa attuare un
programma semplificato. Ma per il momento dovremo forse
concentrarci sull'ottavo satellite... Giapeto. Quando giungeril
momento della manovra terminale, decideremo se lei dovravere il
rendezvous con questo straordinario oggetto celeste.
iapeto unico nel sistema solare... lei lo sa gi naturalmente, ma,
come tutti gli astronomi degli ultimi trecento anni, probabilmente vi
avrpensato ben poco. Mi consenta quindi di ricordarle che Cassini,
il quale scoprGiapeto nel 1671, osservaltresche esso era sei volte
piluminoso su un lato della propria orbita che sull'altro.
ト questa una differenza straordinaria, e nessuno ha mai saputo darne
una spiegazione soddisfacente. Giapeto cospiccolo, ha un diametro
di circa milletrecento chilometri, che anche nei telescopi lunari si
riesce a malapena a scorgerne il disco. Sembra perche su uno degli
emisferi esista un punto brillante e curiosamente simmetrico, il quale
potrebbe avere qualche rapporto con il TMA1. Io penso a volte che
Giapeto abbia lampeggiato verso di noi come un eliografo cosmico
per trecento anni, e che noi siamo stati troppo stupidi per capirne il
messaggio...
icchora lei conosce il suo vero obiettivo, e purendersi conto
dell'importanza vitale di questa missione. Ci auguriamo tutti che possa
ancora fornirci alcuni dati per un annuncio preliminare; il segreto
non puessere mantenuto all'infinito.
er il momento non sappiamo se sperare o temere. Non sappiamo
se, sulle lune di Saturno, lei troveril bene o il male... oppure soltanto
rovine mille volte piantiche di Troia.
PARTE V, LE LUNE DI SATURNO.

31. SOPRAVVIVENZA.

Il lavoro il rimedio piefficace dopo qualsiasi spavento, e Bowman
aveva ora lavoro a sufficienza per tutti i suoi compagni di viaggio
perduti. Il pirapidamente possibile, incominciando dagli impianti
vitali senza i quali lui e l'astronave sarebbero periti, doveva rendere
di nuovo la Discovery completamente operativa.
Il mantenimento della vita aveva la precedenza assoluta. Molto
ossigeno era andato perduto, ma le riserve continuavano a essere
sufficienti per un solo uomo. La regolazione della pressione della
temperatura era quasi completamente automatica, e soltanto di rado si
presentava la necessitdell'intervento di Hal. Gli apparecchi di
controllo a Terra potevano ora svolgere molti dei compiti pi
importanti del calcolatore ucciso, nonostante l'inevitabile ritardo prima
che potessero reagire a nuove situazioni. Ogni inconveniente negli
impianti di mantenimento della vita, tranne un grave squarcio nelle
pareti esterne dell'astronave, avrebbe impiegato ore per rendersi
manifesto, e vi sarebbe stato un lungo preavviso.
I generatori elettrici e i sistemi di navigazione e di propulsione
dell'astronave erano intatti... e degli ultimi due, in ogni caso, Bowman
non avrebbe avuto bisogno ancora per mesi, fino a quando non fosse
giunto il momento del rendezvous con Saturno. Anche da grande
distanza, senza l'ausilio di un calcolatore a bordo, la Terra avrebbe
ancora potuto dirigere questa operazione. Le rettifiche finali dell'orbita
sarebbero state alquanto tediose, a causa della costante necessitdi
controlli, ma questa non poteva essere considerata una difficoltgrave.
Il compito di gran lunga peggiore era consistito nel vuotare le bare che
ruotavano entro il tamburo. Fortunatamente, pensava Bowman con
gratitudine, i componenti della squadra di ricognizione erano stati suoi
colleghi, ma non intimi amici. Si erano addestrati insieme soltanto per
alcune settimane; rievocando la cosa, adesso, egli si rendeva conto che
anche questa aveva costituito in vasta misura una prova di compatibilita.
Dopo aver finalmente chiuso gli hibernacula vuoti, si sentalquanto
simile a un predone di tombe egizie. Ora Kaminski, Whitehead e
Hunter avrebbero raggiunto tutti Saturno prima di lui... ma non prima
di Frank Poole.
Chissperch egli traeva una strana e bieca soddisfazione da questa
certezza.
Non tentdi accertare se il resto dell'impianto di ibernazione
funzionasse ancora a dovere. Anche se, in ultimo, la sua vita sarebbe
potuta dipendere da esso, era questo un problema che poteva
aspettare fino a quando l'astronave non fosse entrata nella sua orbita
finale. Prima di allora sarebbero potute accadere molte cose.
Era addirittura possibile, sebbene non avesse ancora esaminato
attentamente la situazione delle provviste, che con un severo
razionamento egli potesse restare in vita, senza ricorrere
all'ibernazione, fino all'arrivo dei soccorsi. Ma se sarebbe riuscito a
sopravvivere psicologicamente, oltre che fisicamente, era tutta
un'altra questione.
Cercdi evitare di pensare a questi problemi a lunga scadenza e di
concentrarsi sulle cose immediate ed essenziali. Pian piano, ripul
l'astronave, si accertche gli impianti di bordo continuassero a
funzionare senza inconvenienti, esaminle difficolttecniche con la
Terra e si limita un minimo di ore di sonno. Soltanto a intervalli,
durante le prime settimane, riusca riflettere a lungo sul grande
mistero verso il quale stava ora correndo inesorabilmente... sebbene
esso non fosse mai lontano dai suoi pensieri.
Infine, mentre la nave spaziale si riadagiava una volta di pi
lentamente, in una routine automatica, che perrichiedeva pur
sempre la sua costante sorveglianza, Bowman ebbe il tempo di studiare
le informazioni e i rapporti inviatigli dalla Terra. Pie pivolte ascolt
le registrazioni eseguite quando il TMA1 aveva salutato l'alba per la
prima volta dopo tre milioni di anni. Osservle sagome con le tute
spaziali muoversi intorno al monolito, e quasi sorrise del loro
ridicolo panico allorchesso aveva lanciato il proprio segnale alle
stelle, paralizzando le radio con la pura potenza della sua voce
elettronica.
A partire da quel momento, la nera lastra era rimasta inerte.
L'avevano riseppellita; poi, con cautela, esposta nuovamente al Sole...
senza che vi fosse alcuna reazione. Non era stato fatto alcun tentativo
di tagliarla, in parte per ragioni di cautela scientifica, ma anche per il
timore delle possibili conseguenze.
Il campo magnetico che aveva portato alla scoperta del monolito era
svanito nel momento stesso di quell'urlo radiofonico. Forse, stando
alle teorie di alcuni esperti, esso era stato generato da un'enorme
corrente circolante, che scorreva in un superconduttore e aveva cos
conservato la propria energia nel corso dei millenni e delle ere,
fino al momento in cui si era resa necessaria. Che il monolito
contenesse qualche sorgente interna di energia sembrava certo;
l'energia da esso assorbita durante la breve esposizione ai raggi solari
non poteva spiegare la potenza del segnale.
Una caratteristica del monolito, curiosa, ma forse del tutto priva di
importanza, aveva dato luogo a innumerevoli controversie. Il monolito
era alto 3,34 metri, largo un metro e mezzo, spesso trentotto
centimetri. Quando le sue dimensioni erano state misurate con la
massima precisione, si era constatato che avevano l'esatto rapporto
di 1:4:9, i quadrati dei primi tre numeri interi. Nessuno era stato in
grado di proporre una spiegazione plausibile di tale particolarit ma
difficilmente poteva trattarsi di una coincidenza, perchle proporzioni
avevano resistito fino al limite delle piprecise misurazioni. Era
umiliante pensare che tutta la tecnologia della Terra non riusciva a
foggiare nemmeno un blocco inerte, di qualsiasi materiale, con una
precisione cosfantastica. A suo modo, questo sfoggio passivo eppure
arrogante di perfezione geometrica era impressionante quanto tutti
gli altri attributi del TMA1.
Bowman ascoltinoltre, con un interessamento stranamente
distaccato, le tardive scuse del Controllo Missione per il proprio
piano. Le voci provenienti dalla Terra sembravano avere
un'intonazione difensiva; poteva immaginare le recriminazioni che
dovevano infuriare in quel momento tra coloro che avevano
progettato la spedizione.
Essi disponevano di alcuni validi argomenti, naturalmente, compresi
i risultati di uno studio segreto del Dipartimento della Difesa, il
Progetto BARSOOM, eseguito dalla Harvard School of Psychology nel
1989. Nel corso di questo esperimento di sociologia controllata, a vari
campioni statistici della popolazione era stato assicurato che il genere
umano aveva stabilito contatti con esseri extraterrestri. Molti dei
soggetti sottoposti all'esperimento, con l'ausilio di farmaci, dell'ipnosi
e di effetti visivi, avevano l'impressione di essersi effettivamente
incontrati con creature provenienti da altri pianeti, per cui le loro
reazioni potevano essere considerate autentiche.
Alcune di queste reazioni erano state violentissime; esisteva, a quanto
sembrava, un substrato profondo di xenofobia in numerosi esseri umani
sotto ogni altro aspetto normali. Tenuto conto dei precedenti
dell'umanitin fatto di linciaggi, pogrom e analoghe piacevolezze, la
cosa non avrebbe dovuto stupire nessuno; cinonostante, gli ideatori
dello studio erano rimasti profondamente turbati, e i risultati non erano
stati mai resi pubblici. Le cinque diverse ondate di panico causate nel
ventesimo secolo dalle trasmissioni radiofoniche della Guerra dei mondi
di H. G. Wells avvaloravano anch'esse le conclusioni dello studio...
Nonostante questi argomenti, Bowman si domandava a volte se il
pericolo dello choc culturale fosse la sola giustificazione dell'estrema
segretezza della missione. Alcune allusioni durante le sue
conversazioni con il Controllo Missione lasciavano capire che il
blocco Stati UnitiURSS sperava di avvantaggiarsi a essere il primo a
stabilire contatti con esseri extraterrestri intelligenti. Dall'attuale punto
di vista di Bowman, che vedeva la Terra come una fioca stella quasi
perduta nel bagliore solare, considerazioni del genere sembravano
parrocchiali fino al ridicolo.
Si interessava assai di pi anche se a questo proposito molta acqua
era ormai passata sotto i ponti, alla teoria suggerita per spiegare il
comportamento di Hal. Nessuno sarebbe mai potuto essere certo della
verit ma il fatto che uno dei 9000 del Controllo Missione fosse stato
travolto da un'identica psicosi, e venisse ora assoggettato a una terapia,
lasciava capire che la spiegazione era giusta. Lo stesso errore non
sarebbe pistato commesso; e il fatto che i costruttori di Hal non
fossero riusciti a capire appieno la psicologia della loro stessa
creazione dimostrava quanto sarebbe potuto essere difficile stabilire
comunicazioni con esseri realmente diversi.
Bowman non stentava a credere alla teoria del dottor Simonson,
secondo il quale un inconscio senso di colpa, causato dai conflitti del
suo programma, aveva indotto Hal a tentar di interrompere il
collegamento con la Terra. E amava credere, sebbene anche questo
non potesse mai essere dimostrato, che Hal non aveva avuto alcuna
intenzione di uccidere Poole. Egli si era limitato a tentar di
distruggere la prova; poichnon appena fosse risultato che l'elemento
AE35, giudicato difettoso, funzionava regolarmente, la sua
menzogna sarebbe stata rivelata. In quel momento, come ogni goffo
criminale impigliato in una rete sempre pifitta di inganni, egli si era
lasciato prendere dal panico.
E il panico era una cosa che Bowman capiva meglio di quanto avrebbe
voluto, in quanto lo aveva conosciuto due volte in vita sua. La prima
volta da ragazzo, quando un cavallone lo aveva travolto e per poco
non era affogato; la seconda volta come uomo spaziale in
allenamento, quando un indicatore difettoso lo aveva persuaso che la
sua riserva di ossigeno si sarebbe esaurita prima di consentirgli di
mettersi al sicuro.
Entrambe le volte, egli aveva quasi perduto il controllo di tutti i suoi
processi logici superiori; ed era stato llper diventare un fascio
freneticp di impulsi casuali, Entrambe le volte era riuscito a vincersi,
ma sapeva abbastanza bene che ogni uomo, in determinate
circostanze, poteva essere reso disumano dal panico.
Se questo poteva accadere a un uomo, poteva accadere anche ad
Hal; e, con tale certezza, l'odio e la sensazione di tradimento che il
calcolatore gli ispirava incominciarono a dileguarsi. Tutto ci in ogni
modo, apparteneva a un passato che era stato lasciato completamente
in ombra dalla minaccia, e dalla promessa, dell'ignoto futuro.

32. A PROPOSITO DELLE CREATURE EXTRATERRESTRI.

A parte i pasti frettolosi nel tamburo ruotante (per fortuna i
distributori principali del cibo non erano stati danneggiati) Bowman
viveva in pratica sul ponte di controllo. Faceva brevi pisolini sul
sedile e poteva cosindividuare ogni inconveniente non appena i
primi indizi apparivano sugli schermi indicatori. Attenendosi alle
istruzioni impartitegli dal Controllo Missione, aveva improvvisato
numerosi sistemi di emergenza che funzionavano tollerabilmente
bene. Sembrava addirittura possibile che riuscisse a sopravvivere
fino all'arrivo della Discovery a Saturno... una ma, che, naturalmente,
l'astronave avrebbe raggiunto con lui vivo o morto a bordo.
Sebbene avesse poco tempo per le osservazioni celesti e il
firmamento dello spazio non costituisse per lui una novit la
consapevolezza di quanto si trovava laggi di ldai finestrini,
faceva sche gli riuscisse difficile a volte concentrarsi anche sul
problema della sopravvivenza. Direttamente di fronte a lui, coscome
l'astronave era attualmente orientata, si stendeva la Via Lattea, con le
sue nubi di stelle tanto strettamente stipate da stordire la mente. Vi
erano le ardenti nebbie del Sagittario, quei brulicanti sciami di soli
che in eterno sottraevano agli sguardi umani il cuore della galassia.
V'era la sinistra ombra nera detta acco di carbone quel foro
nello spazio in cui nessuna stella splendeva. E vi era Alfa del
Centauro, il pivicino di tutti i soli estranei... la prima tappa oltre il
sistema solare.
Sebbene meno splendente di Sino e di Canopo, era Alfa del Centauro
ad attrarre gli occhi e i pensieri di Bowman ogni volta che egli guardava
fuori nello spazio. Poichquell'immutabile punto di luce, i cui raggi
avevano impiegato quattro anni per raggiungerlo, aveva finito con il
simboleggiare i dibattiti segreti che infuriavano in quel momento sulla
Terra, e i cui echi arrivavano di quando in quando fino a lui.
Nessuno dubitava che dovesse esservi qualche rapporto tra il
TMA1 e il sistema di Saturno, ma difficilmente qualsiasi scienziato
sarebbe stato disposto ad ammettere che le creature dalle quali era
stato eretto il monolito avessero avuto laggile loro origini. Come
dimora di vita, Saturno era ancor piostile di Giove, e le sue tante
lune erano congelate da un inverno eterno, con trecento gradi sotto
lo zero. Solamente una di esse, Titano, possedeva una atmosfera; e
si trattava di uno strato sottile di metano velenoso. Cos forse, le
creature che avevano visitato la luna terrestre un'infinitdi tempo prima
erano non soltanto extraterrestri, ma extrasolari... visitatori provenienti
dalle stelle, i quali avevano stabilito basi ove piloro conveniva. E ci
poneva subito un altro problema: poteva mai una qualsiasi tecnica, per
quanto progredita, gettare un ponte sull'abisso spaventoso frapposto
tra il sistema solare e il pivicino sole estraneo?
Molti scienziati negavano recisamente tale possibilit Facevano rilevare
che la Discovery, l'astronave piveloce mai progettata, avrebbe
impiegato ventimila anni per raggiungere Alfa del Centauro... e
milioni di anni per percorrere una distanza apprezzabile nella
galassia. Anche se, nel corso dei secoli a venire, i sistemi di propulsione
fossero migliorati in modo inconcepibile, in ultimo avrebbero
incontrato la barriera insormontabile della velocitdella luce, che
nessun oggetto materiale poteva superare. Per conseguenza, i
costruttori del TMA1 dovevano aver condiviso lo stesso sole
dell'uomo; e, non essendo apparsi nei tempi storici, erano
probabilmente estinti. Una insistente minoranza si rifiutava di
ammetterlo. Anche se occorrevano secoli per viaggiare da una stella
all'altra, sostenevano coloro che ne facevano parte, questo non poteva
rappresentare un ostacolo per esploratori dello spazio
sufficientemente decisi. La tecnica dell'ibernazione, impiegata sulla
stessa Discovery, costituiva una possibile soluzione. Un'altra era
l'ambiente artificiale autosufficiente, impegnato in viaggi che
potevano protrarsi per molte generazioni. In ogni caso, perchsi
doveva presumere che tutte le specie intelligenti avessero una vita
breve come quella dell'uomo? Potevano esservi nell'universo creature
per le quali un viaggio di mille anni non era niente di pigrave di un
breve periodo di noiaQuesti argomenti, per quanto teorici,
concernevano un problema della massima importanza pratica;
implicavano il concetto del empo di reazione Se il TMA1 aveva
trasmesso un segnale alle stelle, forse con l'ausilio di qualche ulteriore
congegno in prossimitdi Saturno, poteva darsi che quel segnale non
giungesse a destinazione prima di alcuni anni. Anche se la reazione
fosse stata immediata, pertanto, l'umanitavrebbe avuto un periodo
di respiro che senz'altro
poteva essere misurato in decenni... e piprobabilmente in secoli. Per
molte persone, questo era un pensiero rassicurante.
Ma non per tutte. Alcuni scienziati, la maggior parte dei quali
frugavano i lidi piselvaggi della fisica teorica, ponevano
l'interrogativo preoccupante: iamo certi che la velocitdella luce
sia una barriera invalicabile?Era vero che la teoria della relativit
aveva dimostrato di essere notevolmente duratura, e di la non molto si
sarebbe avvicinata al suo primo centenario; ma aveva anche
cominciato a essere incrinata da alcune crepe. E anche se non era
possibile sfidare Einstein, si poteva eluderlo.
Coloro che adottavano questo punto di vista, parlavano con speranza
di scorciatoie attraverso altre dimensioni, di linee pidiritte della retta,
e di connettivitiperspaziali. Amavano servirsi di una frase espressiva
coniata da un matematico di Princeton nel secolo precedente: arli
nello spazio Ai critici i quali asserivano che queste idee erano troppo
fantastiche, si ricordavano le parole di Niels Bohr: a vostra teoria
pazzesca... ma non abbastanza pazzesca per essere vera. Se anche esisteva una disputa tra i fisici, essa non era nulla in
confronto a quella tra i biologi, quando discutevano l'annoso
problema: he aspetto potrebbero avere creature intelligenti
extraterrestri?Essi si dividevano in due campi opposti: l'uno
sosteneva che tali creature dovevano essere umanoidi, l'altro era
altrettanto persuaso che ssenon sarebbero state affatto simili agli
uomini.
Favorevoli alla prima tesi erano coloro i quali ritenevano che la
struttura di due gambe, due braccia e dei principali organi di senso
nel punto pialto era cosfondamentale e cosragionevole da far s
che fosse difficile immaginarne una migliore. Naturalmente, vi
sarebbero state differenze trascurabili, come ad esempio sei dita
invece di cinque, epidermide o capelli dai colori bizzarri, e singolari
fattezze del viso, ma gli extraterrestri piintelligenti, indicati di solito
con la sigla E.T., sarebbero stati cossimili all'uomo da non
giustificare che si indugiasse a guardarli due volte con poca luce, o
da lontano.
Questo modo di pensare antropomorfico veniva posto in ridicolo da
un altro gruppo di biologi, autentici prodotti dell'era spaziale, i quali
si sentivano esenti da tutti i pregiudizi del passato. Costoro facevano
rilevare che il corpo umano era il risultato di milioni di scelte evolutive,
fatte dal caso nel corso di ere di tempo. In ognuno di questi
innumerevoli momenti di decisione, il dado genetico sarebbe potuto
cadere in modo diverso, e forse con risultati migliori. Il corpo umano,
infatti, era un bizzarro esempio di improvvisazione, pieno di organi
deviati da una funzione all'altra, non sempre con molto successo... e
contenente persino organi abbandonati, come l'appendice, ormai pi
nociva che utile.
V'erano altri pensatori, constatinoltre Bowman, che sostenevano
punti di vista ancora pisingolari. Essi non credevano che esseri
davvero progrediti possedessero un corpo. Prima o poi, man mano
che le loro conoscenze scientifiche fossero progredite, si sarebbero
liberati dalle fragili dimore, portate alle malattie e agli incidenti, date
loro dalla natura, che li condannavano a una morte inevitabile.
Avrebbero sostituito i loro organismi, man mano che si logoravano,
o forse ancor prima, con strutture di metallo o di plastica, riuscendo
cosa conseguire l'immortalit Il cervello avrebbe potuto essere
conservato ancora per qualche tempo come ultimo residuo
dell'organismo, per comandare le membra meccaniche e osservare
l'universo attraverso organi di senso elettronici... di gran lunga pi
sensibili e sottili di quelli cui la cieca evoluzione avrebbe mai potuto
dar luogo.
Persino sulla Terra erano gistati compiuti i primi passi in questa
direzione. Esistevano milioni di uomini, condannati in etgiovanile,
che ora conducevano esistenze attive e serene grazie ad arti
artificiali e a organi artificiali come i reni, i polmoni e il cuore.
Questo processo poteva avere una sola conclusione... per quanto
remota ancora essa fosse.
E in ultimo anche il cervello sarebbe potuto scomparire. In quanto
sede della coscienza non era essenziale; i progressi dell'intelligenza
elettronica lo avevano dimostrato.
Il conflitto tra mente e macchina poteva essere risolto infine con una
tregua eterna di simbiosi completa...
Ma, anche questo, era la ma ultima? Alcuni biologi dalle
inclinazioni mistiche andavano ancora pioltre. Sostenevano,
attingendo alle credenze di molte religioni, che la mente si sarebbe
liberata in ultimo della materia. Gli organismi simili a robot, come
quelli fatti di carne e sangue, non sarebbero stati altro che un
trampolino verso qualcosa cui, gida molto tempo, gli uomini
avevano dato il nome di pirito
E se esisteva qualcosa di lda questo, il suo nome poteva essere
soltanto Dio.

33. L'AMBASCIATORE.

Durante gli ultimi tre mesi, David Bowman si era adattato cos
completamente al suo solitario sistema di vita) che gli riusciva difficile
ricordare un'esistenza diversa. Aveva varcato i confini della
disperazione e della speranza e si era abituato a una routine in vasta
misura automatica, punteggiata da crisi occasionali mari mano che
l'uno o l'altro degli impianti della Discovery dava segni di un
funzionamento irregolare.
Ma non aveva varcato i confini della curiosit e a volte il pensiero
della ma alla quale si stava avvicinando lo colmava di un senso di
esaltazione... e anche di un senso di potenza. Non soltanto era il
rappresentante dell'intero genere umano, ma le sue azioni nelle
settimane successive avrebbero potuto determinare l'avvenire
dell'umanit Nel corso dell'intera storia non si era mai determinata
una situazione simile a questa. Egli era l'ambasciatore straordinario
dell'intero genere umano.
Questa consapevolezza lo aiutava in molti modi sottili. Si manteneva
lindo e pulito; per quanto si sentisse stanco, non mancava mai di
radersi. Il Controllo Missione, egli lo sapeva, lo stava tenendo
attentamente d'occhio per scoprire i primi indizi di un
comportamento anormale; Bowman era deciso a far sche questa
sorveglianza fosse inutile... almeno per quanto concerneva sintomi
realmente gravi.
Si rendeva conto di alcuni mutamenti intervenuti nelle sue abitudini;
sarebbe stato assurdo aspettarsi qualcosa di diverso in circostanze
come quelle. Non riusciva pia sopportare il silenzio; tranne quando
stava dormendo o parlando con la Terra mediante il collegamento
radio, faceva funzionare l'impianto sonoro dell'astronave a un
volume quasi dolorosamente alto.
A tutta prima, sentendo la necessitdella compagnia di voci umane,
aveva ascoltato le opere teatrali classiche... in particolare i drammi di
Shaw, di Ibsen e di Shakespeare... oppure letture poetiche scelte
nell'enorme nastroteca della Discovery. I problemi cui si riferivano il
teatro e la poesia, per sembravano talmente remoti, o risolvibili cos
facilmente con un po' di buon senso, che, dopo qualche tempo, egli
se ne spazient
Pertanto passall'opera lirica: di solito in italiano o in tedesco, per
non essere distratto neppure da quel minimo contenuto intellettuale
che poteva esservi nella maggior parte delle opere. Questa fase si
protrasse per due settimane, dopo le quali Bowman si rese conto che
il suono di tutte quelle voci superbamente educate poteva soltanto
esacerbare la sua solitudine. Ma in ultimo, a porre termine a questo
ciclo, fu la Messa di requiem di Verdi, che egli non aveva mai ascoltato
sulla Terra. D ies Irae rombando con sinistra opportunitnella
deserta nave spaziale, lo lascicompletamente sconvolto; e quando le
trombe del Giudizio Universale echeggiarono dai cicli, non pot
assolutamente piresistere.
In seguito, ascoltsoltanto musica sinfonica. Incomincicon i
compositori romantici, ma rinuncia essi a uno a uno, man mano che le
loro musiche emotive divenivano troppo opprimenti. Sibelius,
Ciajkowski, Berlioz resistettero per alcune settimane, Beethoven
alquanto pia lungo. Infine Bowman trovla serenit com'era
accaduto a molti altri, nelle architetture astratte di Bach, talora ornate
da Mozart.
E cosla Discovery continuil suo viaggio verso Saturno, il pidelle
volte pervasa dalla fresca musica del clavicembalo, i pensieri
congelati di un cervello divenuto polvere gida duecento anni.
Anche dall'attuale distanza di sedici milioni di chilometri, Saturno
appariva gipigrande della Luna come la si vede dalla Terra. Ad
occhio nudo era uno spettacolo fantastico; veduto al telescopio,
sembrava incredibile.
La sfera del pianeta sarebbe potuta essere scambiata per Giove in
uno dei suoi momenti pitranquilli. V'erano le stesse fasce di nubi,
anche se pipallide e meno distinte che in quell'altro mondo un po'
pigrande, e gli stessi turbini vasti come un continente che si
spostavano adagio nell'atmosfera. Tuttavia, esisteva una differenza
sorprendente tra i due pianeti; anche a prima vista, appariva ovvio che
Saturno non era sferico. Era talmente appiattito ai poli che a volte
dava l'impressione di una leggera deformit
Ma la magnificenza degli anelli continuava a distogliere lo sguardo di
Bowman dal pianeta; per la loro complessitdi particolari e per la
delicatezza delle sfumature, erano un universo di per s Oltre al
grande varco principale tra gli anelli interni e quelli esterni, esistevano
almeno altre cinquanta suddivisioni o confini, ove si notavano
mutamenti ben distinguibili nella luminositdel gigantesco alone di
Saturno. Si sarebbe detto che il pianeta fosse circondato da decine e
decine di anelli concentrici, i quali si sfioravano tutti, ed erano tutti
cossottili che avrebbero potuto essere ritagliati nel piimpalpabile
foglio di carta, fl sistema di anelli faceva pensare a una delicata opera
d'arte, a un giocattolo fragile che poteva essere ammirato, ma non
toccato. Nonostante ogni sforzo della volont Bowman non riusciva a
rendersi conto delle vere dimensioni di quel sistema e a convincersi che
l'intero pianeta Terra, qualora si fosse trovato l sarebbe sembrato la
sferetta di un cuscinetto a sfere che girasse intorno al perimetro di un
piatto.
A volte una stella passava dietro gli anelli e perdeva allora soltanto
un poco della sua luminosit Continuava a splendere attraverso il loro
materiale traslucido... anche se spesso ammiccava appena quando
qualche pezzo pivoluminoso dei frammenti in orbita la eclissava.
Gli anelli, infatti, come si sapeva sin dal diciannovesimo secolo, non
erano compatti; questa sarebbe stata un'impossibilitmeccanica.
Consistevano di innumerevoli miriadi di frammenti: forse i resti di
una luna che, dopo essersi avvicinata troppo, era stata fatta a pezzi
dall'enorme forza di attrazione del pianeta. Comunque, quale che fosse
la loro origine, il genere umano era stato fortunato ad aver veduto
una simile meraviglia; essa sarebbe potuta esistere soltanto per un
breve momento di tempo nella storia del sistema solare.
Sin dal 1945, un astronomo inglese aveva fatto rilevare che gli anelli
erano effimeri; stavano agendo forze gravitazionali che ben presto li
avrebbero distrutti.
Facendo quindi lo stesso ragionamento all'indietro nel tempo, ne
conseguiva che essi erano stati creati soltanto di recente, appena due
o tre milioni di anni prima.
Ma nessuno si era mai sognato di riflettere su una coincidenza
curiosa; gli anelli di Saturno erano apparsi contemporaneamente al
genere umano.

34. IL GHIACCIO IN ORBITA.

La Discovery era ormai penetrata in profonditnel vasto sistema di
lune, e lo stesso grande pianeta si trovava a meno di un giorno di
distanza. L'astronave aveva varcato ormai da tempo il confine
segnato dalla piesterna Febe, che ruotava in senso retrogrado lungo
un'orbita follemente eccentrica, a dodici milioni di chilometri dal suo
pianeta. Davanti all'astronave si trovavano ora Giapeto, Iperione,
Titano, Rea, Dione, Teti, Encelado, Miniante e Giano... nonchgli
anelli. Tutti i satelliti rivelavano al telescopio un labirinto di
particolari superficiali, e Bowman aveva trasmesso alla Terra tutte le
fotograf che era riuscito a scattare. Il solo Titano, che, con un
diametro di quattromilaottocento chilometri era grande quanto il
pianeta Mercurio, avrebbe tenuto impegnato per mesi un gruppo di
ricognizione; Bowman potrivolgere a esso, e a tutti i suoi compagni,
soltanto il pifuggevole degli sguardi. Non occorreva niente di pi
egli era giassolutamente certo che Giapeto fosse effettivamente la
sua ma.
Tutti gli altri satelliti erano butterati da alcuni crateri di meteoriti,
sebbene questi ultimi fossero di gran lunga meno numerosi che su
Marte, e vi si vedevano disposizioni in apparenza casuali di ombre e
di luci, nonch qua e l alcuni punti luminosi, consistenti, con ogni
probabilit di animassi di gas gelato. Il solo Giapeto possedeva una
geograf ben distinta, e una geografia, invero, assai strana.
Un emisfero del satellite che, al pari dei suoi compagni, voltava sempre
la stessa faccia verso Saturno, era estremamente buio e lasciava
intravedere ben pochi particolari superficiali. In netto contrasto, l'altro
emisfero era dominato da un brillante ovale bianco, lungo circa
centosessanta chilometri e largo trecentoventi. In quel momento,
soltanto una parte della cossorprendente formazione veniva
illuminata dalla luce del giorno, ma il motivo delle straordinarie
variazioni di luminositdi Giapeto appariva ormai del tutto ovvio. Sul
lato ovest dell'orbita della luna, la vivida ellisse era rivolta verso il Sole... e
la Terra. Sul lato est dell'orbita, l'ovale rimaneva rivolto nella direzione
opposta, e si poteva osservare soltanto l'emisfero che rifletteva
fiocamente la luce.
La grande ellisse era perfettamente simmetrica e si trovava a cavallo
dell'equatore di Giapeto, con il suo asse maggiore orientato verso i
poli; aveva orli cosnetti da dare quasi l'impressione che qualcuno
avesse molto accuratamente verniciato un enorme ovale bianco sulla
superficie della piccola luna. Appariva completamente piatta, e
Bowman si domandse non potesse trattarsi di un lago di liquido
ghiacciato... anche se cidifficilmente avrebbe potuto spiegare il suo
stupefacente aspetto artificiale.
Ma gli rimase ben poco tempo per studiare Giapeto, mentre
l'astronave si addentrava nel cuore del sistema di Saturno, poichil
momento culminante del viaggio, Fultima manovra di perturbazione
della Discovety, andava avvicinandosi rapidamente. Rasentando
Giove, la nave spaziale aveva sfruttato il campo gravitazionale del
pianeta per aumentare la velocit Ora doveva fare l'opposto; doveva
diminuire il pipossibile la propria velocitper non sottrarsi al
sistema solare continuando cosil volo verso le stelle. La sua orbita
attuale era stata studiata in modo da intrappolarla, affinchessa
divenisse un'altra luna di Saturno e continuasse a oscillare avanti e
indietro lungo una stretta ellisse lunga tre milioni e duecentomila
chilometri. Nel punto pivicino avrebbe quasi sfiorato il pianeta;
in quello pilontano, avrebbe toccato l'orbita di Giapeto.
I calcolatori sulla Terra, sebbene le loro informazioni giungessero
sempre con tre ore di ritardo, avevano assicurato a Bowman che tutto
era in ordine. Velocite altezza risultavano esatte; non rimaneva
null'altro da fare, fino al momento del massimo avvicinamento.
L'immenso sistema di anelli si estendeva ormai attraverso tutto il
firmamento e gil'astronave stava passando sul suo margine
estremo.
Contemplando gli anelli dall'altezza di circa sedicimila chilometri,
Bowman potconstatare, attraverso il telescopio, che erano formati in
vasta misura di ghiaccio, splendente e scintillante alla luce del Sole. Si
sarebbe detto che avesse sorvolato una tormenta di neve, la quale di
quando in quando cessava rivelando, love avrebbe dovuto trovarsi
il suolo, deludenti squarci di notte e di stelle.
Mentre la Discovery seguiva una traiettoria curva, ancor pivicina a
Saturno, il Sole caladagio verso i multipli archi degli anelli. Ormai
erano divenuti un esile ponte argenteo che scavalcava l'intero
firmamento; sebbene fossero troppo tenui e offuscassero appena la
luce del Sole, le loro miriadi di cristalli rifrangevano e disperdevano
quest'ultima dando luogo ad abbacinanti spettacoli pirotecnici. E
mentre il Sole passava dietro alle fasce, larghe milleseicento
chilometri, di ghiaccio in orbita, pallidi spettri dell'astro si spostavano
e si fondevano nel firmamento, e i cieli erano colmi di lampi e bagliori
mutevoli. Poi il Sole caldietro gli anelli, per cui essi lo incorniciarono
con i loro archi, e i fuochi artificiali celesti cessarono.
Poco tempo dopo, la nave spaziale entrnell'ombra di Saturno mentre
arrivava nel punto pivicino all'emisfero del pianeta su cui
regnava la notte. In alto splendevano le stelle e gli anelli; in basso
si stendeva un mare di nubi appena visibile. Non si scorgevano affatto
i misteriosi ricami di luce che avevano avvampato nella notte
gioviana; forse Saturno era troppo freddo per simili spettacoli. Lo
screziato paesaggio di nubi era rivelato soltanto da un bagliore
spettrale riflesso dagli iceberg in orbita, tuttora illuminati dal Sole
nascosto. Ma al centro dell'arco esisteva un ampio varco scuro,
simile alla luce centrale di un ponte incompiuto, love il cono
d'ombra del pianeta oscurava gli anelli.
Il contatto radio con la Terra si era interrotto e non avrebbe potuto
essere ripreso fino a quando l'astronave non fosse emersa da dietro la
mole di Saturno. Fu forse un bene che Bowman fosse troppo
occupato, in quel momento, per pensare alla sua solitudine
improvvisamente sottolineata; nelle poche ore successive, ogni
secondo sarebbe stato impegnato mentre egli eseguiva le manovre
di frenaggio, giprogrammate dai calcolatori terrestri.
Dopo mesi di inattiviti getti principali incominciarono a espellere
le cateratte, lunghe alcuni chilometri, di plasma luminoso. La gravit
torn sia pure fuggevolmente, nel mondo senza peso del ponte di
controllo. centinaia di chilometri piin basso le nubi di metano e
di ammoniaca congelata rifulsero di una luce che non avevano mai
conosciuto prima di allora, mentre la Discovery saettava, splendente
e minuscolo sole, attraverso la notte di Saturno.
Infine, dinanzi all'astronave, emerse la pallida alba; la Discovery, che
si spostava ora sempre e sempre piadagio, stava giungendo nella luce
del giorno. Non sarebbe pipotuta sfuggire al Sole, e nemmeno a
Saturno... ma continuava a muoversi abbastanza velocemente per
sollevarsi rispetto al pianeta fino a sfiorare l'orbita di Giapeto,
lontana tre milioni e duecentomila chilometri.
La Discovery avrebbe impiegato quattordici giorni per compiere
quell'ascesa mentre, una volta di pi tagliava, anche se nella direzione
opposta, le orbite di tutte le lune interne. A una a una avrebbe
intersecato le orbite di Giano, Miniante, Encelado, Teti, Dione, Rea,
Titano, Iperione... mondi ai quali erano stati dati i nomi di d e di dee
scomparsi appena ieri, in base al metro con cui veniva misurato il
tempo lass
Poi avrebbe incontrato Giapeto, per il suo rendezvous nello spazio.
Se non vi fosse riuscita, sarebbe ricaduta verso Saturno per
ripercorrere all'infinito l'ellissi di ventotto giorni.
Qualora la Discovery avesse dovuto fallire in quel tentativo, non vi
sarebbe pistata alcuna possibilitdi un secondo rendezvous. Al suo
ritorno in quel punto, Giapeto si sarebbe trovato lontanissimo, quasi
al lato opposto di Saturno.
Era vero che si sarebbero incontrati di nuovo e che le orbite della
nave spaziale e del satellite si sarebbero intersecate una seconda volta.
Ma quell'appuntamento era lontano di un cosgran numero di anni
che, qualunque cosa potesse accadere, Bowman sapeva di non poter
essere presente.

35. L'OCCHIO DI GIAPETO.

Quando Bowman aveva osservato per la prima volta Giapeto, la
curiosa chiazza ellittica di luminositsi era trovata in parte in ombra,
illuminata soltanto dalla luce di Saturno; ora, mentre la Luna si
spostava adagio lungo la sua orbita di settantanove giorni, l'ovale
stava emergendo nella piena luce del giorno.
Osservandolo espandersi, man mano che la Discovery si sollevava
sempre e sempre pipigramente verso il suo inevitabile
appuntamento, Bowman divenne conscio di una sconvolgente
ossessione. Non vi aveva mai accennato nelle sue conversazioni, o
meglio nei suoi regolari commenti, con il Controllo Missione, perch
sarebbe potuto sembrare che soffrisse gidi allucinazioni.
Forse era effettivamente cos infatti, si era quasi persuaso che la
brillante ellissi splendente contro lo sfondo scuro del satellite fosse
un enorme e vacuo occhio intento a fissarlo, mentre si avvicinava. Era
un occhio senza pupilla, poichin nessun punto egli riusciva a
scorgere qualcosa che ne turbasse la perfetta uniformit
Soltanto quando l'astronave si trovad appena ottantamila
chilometri di distanza, e quando Giapeto era due volte pigrande della
familiare Luna della Terra, egli notil minuscolo puntino nero al
centro esatto dell'ellissi.
Ma mancil tempo, allora, per ogni esame particolareggiato; doveva
ormai occuparsi delle manovre terminali.
Per l'ultima volta, il motore principale della Discovery liberle
proprie energie. Per l'ultima volta la furia incandescente di atomi
morenti avvamptra le lune di Saturno. In David Bowman, il lontano
bisbiglio e la crescente spinta dei getti causuna sensazione
d'orgoglio... e di tristezza. I superbi motori avevano compiuto il
loro dovere con impeccabile efficienza. Erano riusciti a portare
l'astronave dalla Terra a Giove e a Saturno; questa era ormai
l'ultimissima volta in cui avrebbero funzionato. Una volta che la
Discovery avesse vuotato i serbatoi di propellente, sarebbe stata
indifesa e inerte come ogni cometa e ogni asteroide, prigioniera senza
scampo della gravitazione. Anche quando l'astronave di soccorso fosse
arrivata, di lad alcuni anni, non sarebbe stato economico rifornirla,
in modo che potesse tornare sulla Terra. Sarebbe rimasta un
monumento eternamente in orbita, destinato a ricordare i primi tempi
delle esplorazioni planetarie.
Le migliaia di chilometri si ridussero a centinaia, e nel frattempo gli
indicatori del propellente discesero rapidamente verso lo zero. Al
quadro di comando, gli occhi di Bowman scattavano ansiosi dall'uno
all'altro strumento, e osservavano le carte improvvisate che egli doveva
ora consultare prima di ogni tempestiva decisione. Sarebbe stata una
delusione spaventosa se, dopo essere sopravvissuto a tanti pericoli,
non fosse riuscito ad arrivare al rendezvous per mancanza di pochi
chilogrammi di propellente...
Il sibilo dei getti si spense e la spinta principale cess mentre
soltanto i getti direzionali continuavano a spingere dolcemente la
Discovery in orbita. Giapeto era ormai una falce gigantesca che
colmava il cielo; fino a quel momento, Bowman l'aveva giudicato un
minuscolo e insignificante oggetto celeste, come effettivamente era in
confronto al mondo intorno al quale ruotava. Adesso, mentre
campeggiava minacciosamente sopra di lui, sembrava enorme... un
maglio cosmico pronto a schiacciare la Discovery come un guscio di
noce.
Giapeto si stava avvicinando cosadagio che quasi non sembrava
muoversi, e fu impossibile stabilire il momento esatto in cui si
determinil mutamento sottile da un corpo celeste a un paesaggio,
situato a ottanta chilometri appena sotto di lui. I fedeli getti
direzionali emisero le ultime spinte, poi cessarono per sempre di
funzionare. L'astronave si trovava nella sua orbita finale e
completava una rivoluzione ogni tre ore, alla velocitdi appena
milleduecentottanta chilometri all'ora... non occorreva di piin quel
debole campo gravitazionale. La Discovery era divenuta il satellite di
un satellite.

36. FRATELLO MAGGIORE.

to girando di nuovo intorno al lato illuminato dalla luce del
giorno, e tutto come ho riferito durante l'ultima orbita. In questo
luogo sembrano esservi due soli tipi di materiale di superficie. Il
materiale nero appare bruciato, quasi come carbone, e ha lo stesso
genere di struttura, a quanto posso vedere attraverso il telescopio. In
effetti, mi ricorda moltissimo il pane abbrustolito...
ncora non riesco ad avere un'idea chiara della zona bianca.
Incomincia con un margine assolutamente netto, e non rivela alcun
particolare superficiale. Potrebbe anche trattarsi di un liquido...
abbastanza piatta. Non so quale impressione abbiate potuto
ricavare dalle immagini video che vi ho trasmesso, ma, se vi raffigurate
un mare di latte congelato, ve ne farete un'idea precisa.
otrebbe anche essere qualche gas pesante... no, penso che questo
sia impossibile. A volte ho l'impressione che si stia muovendo, molto
adagio; ma non posso averne la certezza...
.. Mi trovo di nuovo sulla zona bianca, durante la terza orbita.
Questa volta spero di passare pivicino al segno che avevo
individuato proprio nel centro, mentre mi stavo avvicinando. Se i miei
calcoli sono esatti, dovrei passare a ottanta chilometri di distanza da
esso... di qualunque cosa si tratti.
.. S c'qualcosa davanti a me, precisamente dove avevo calcolato.
Sta salendo all'orizzonte, proprio come Saturno, nello stesso settore
di cielo... Passeradesso al telescopio.
ronto! Sembra una sorta di edificio... completamente nero...
difficile a vedersi. Non vi sono finestre, naltri particolari visibili.
soltanto un enorme lastrone verticale... deve avere un'altezza di
almeno
milleseicento metri, per essere visibile da questa distanza. Mi
ricorda... ma s certo! identico all'oggetto che voi trovaste sulla
Luna! il fratello maggiore del TMA1!
37. ESPERIMENTO.

Chiamiamolo la Porta delle Stelle.
Per tre milioni di anni aveva ruotato intorno a Saturno, aspettando
un momento del destino che avrebbe potuto non presentarsi mai. Per
costruirlo, una luna era stata frantumata, e i residui della costruzione
si trovavano ancora in orbita.
Adesso la lunga attesa stava terminando. In un altro mondo ancora
l'intelligenza era nata e fuggiva dalla propria culla planetaria. Un
antico esperimento era sul punto di arrivare al momento culminante.
Coloro che lo avevano iniziato, tanto tempo prima, non erano stati
uomini, e nemmeno remotamente umani. Ma si era trattato di esseri
fatti di carne e di sangue, e contemplando le profonditdello spazio
avevano provato timore reverenziale, e meraviglia e solitudine. Non
appena in grado di farlo, erano partiti verso le stelle.
Nel corso delle loro esplorazioni avevano incontrato la vita sotto
molte forme, e osservato il corso dell'evoluzione su un migliaio di
mondi. Era stato loro possibile constatare quanto spesso i primi
fiochi barlumi di intelligenza baluginassero e si spegnessero nella
notte cosmica.
E siccome, nella galassia, non avevano trovato nulla di piprezioso della
Mente, ne avevano incoraggiato ovunque gli albori. Erano divenuti gli
agricoltori dei campi delle stelle; seminavano, e a volte mietevano.
E talora, imparzialmente, dovevano estirpare.
I grandi dinosauri si erano estinti da tempo quando l'astronave
esplorante aveva raggiunto il sistema solare dopo un viaggio
protrattosi per almeno mille anni.
Era passata accanto ai gelidi pianeti esterni, soffermandosi
brevemente sopra i deserti di Marte morente, e infine aveva
esaminato la Terra.
Disteso sotto di loro, gli esploratori avevano veduto un mondo
brulicante di vita. Per anni e anni si erano impegnati a studiare, a
collezionare, a catalogare.
Una volta appreso tutto quello che potevano, avevano cominciato a
modificare, influenzando i destini di molte specie, sulla terra e negli
oceani. Ma non avrebbero potuto sapere per almeno un milione di
anni quale dei loro esperimenti sarebbe riuscito.
Erano pazienti, ma non erano ancora immortali. Esistevano
innumerevoli cose da fare in quell'universo di cento miliardi di soli, e
altri mondi li chiamavano. Percisi erano lanciati di nuovo nell'abisso,
sapendo che non sarebbero mai pitornati da quella parte.
Ndel resto era necessario. I servi che avevano lasciato indietro
avrebbero fatto il resto.
Sulla Terra, i ghiacciai avanzavano e indietreggiavano, mentre in alto
la Luna immutabile continuava a conservare il proprio segreto.
Con un ritmo ancor pilento di quello dei ghiacci polari, le maree
della civiltsi alzavano e si abbassavano nella galassia. Strani e
splendidi e terribili imperi si affermavano e tramontavano,
tramandando quanto avevano accumulato in fatto di conoscenze ai
loro successori. La Terra non era stata dimenticata, ma una nuova
visita sarebbe servita a ben poco. Era uno tra milioni di mondi
silenziosi, pochi dei quali avrebbero mai parlato.
E ora, tra le stelle, l'evoluzione stava conducendo verso nuove mete.
I primi esploratori della Terra erano arrivati da tempo ai limiti della
carne e del sangue; non appena le macchine da essi costruite avevano
superato le prestazioni dei loro organismi, era giunto il momento di
traslocare. Avevano trasferito dapprima i loro cervelli, e poi soltanto i
loro pensieri, in nuove splendenti dimore fatte di metallo e di plastica.
In esse, vagabondavano tra le stelle. Non costruivano pinavi
spaziali. Erano essi stessi navi spaziali.
Ma anche l'a delle entitmacchine aveva avuto una durata assai
breve. Con esperimenti incessanti, essi erano riusciti ad accumulare la
conoscenza nella struttura stessa dello spazio e a conservare i loro
pensieri per l'eternitin rappresi tralicci di luce. Erano riusciti a
divenire creature di radiazione, esenti finalmente dalla tirann della
materia.
In ultimo, per conseguenza, si erano trasformati in pura energia; e in
mille mondi i vuoti gusci da essi abbandonati avevano guizzato per
qualche tempo in una ottusa danza della morte, per crollare poi rosi
dalla ruggine.
Ormai essi erano i padroni della galassia, di ldalla portata del
tempo. Potevano vagare a loro piacere tra le stelle e calare come
tenue nebbia tra gli interstizi stessi dello spazio. Ma, nonostante le
loro facoltdivine, non avevano dimenticato del tutto le loro origini,
nella melma tiepida di un mare scomparso.
E continuavano a seguire gli esperimenti iniziati dai loro antenati,
tanto tempo prima.

38. LA SENTINELLA.

'aria nell'astronave sta diventando molto viziata, e io soffro quasi
continuamente, di mal di capo. Rimane ancora parecchio ossigeno,
ma i purificatori non hanno mai realmente eliminato tutti i veleni
quando i liquidi contenuti nella nave spaziale avevano incominciato
a bollire nel vuoto. Ogni volta che la situazione diventa troppo
critica, scendo nella rimessa e lascio sfuggire un po' di ossigeno puro
dalle capsule...
on vi stata alcuna risposta a tutti i miei segnali, e a causa
dell'inclinazione orbitale, mi sto allontanando sempre pidal
TMA2. Sia detto di sfuggita, il nome che voi gli avete attribuito non
affatto appropriato... non esiste qui ancora alcuna traccia di un
campo magnetico.
ttualmente, il mio massimo avvicinamento di novantasei
chilometri; questa distanza aumenterfino a circa centosessanta
chilometri man mano che Giapeto continuera ruotare sotto di me, e
poi diminuirfino a zero. Passerdirettamente sopra l'oggetto fra
trenta giorni... ma un periodo d'attesa troppo lungo, e d'altro canto
l'oggetto sarallora immerso nelle tenebre.
iadesso visibile soltanto per pochi minuti prima di scomparire
di nuovo dietro l'orizzonte. deludente, maledizione... non posso
fare alcuna osservazione approfondita.
icch vorrei che approvaste questo piano. Le capsule dispongono
di propellente a sufficienza per arrivare fino al suolo del satellite e
tornare all'astronave. Voglio uscire dal veicolo e fare una
ricognizione ravvicinata dell'oggetto. Se non risulterpericoloso,
atterreraccanto a esso, o anche sopra a esso.
'astronave sarancora sopra il mio orizzonte durante la discesa, e
pertanto non interromperil contatto per pidi novanta minuti.
ono persuaso che questa sia la sola cosa da fare. Ho percorso un
miliardo e seicento milioni di chilometri... non voglio essere fermato
dagli ultimi novantasei. Per settimane, guardando eternamente nella direzione del Sole con i
suoi strani sensi, la Porta delle Stelle aveva osservato la nave spaziale
che si avvicinava.
I suoi costruttori l'avevano preparata in vista di molte cose, e questa
era una di esse. La Porta delle Stelle riconobbe ciche stava salendo
nella sua direzione dal caldo cuore del sistema solare.
Se fosse stata viva, si sarebbe sentita eccitata, ma un'emozione del
genere era completamente estranea alle sue capacit Anche se l'a
stronave se la fosse lasciata indietro, non avrebbe provato la bench
minima delusione. Aveva aspettato per tre milioni di anni; era
preparata ad aspettare per tutta l'eternit
Osserv note non ag mentre il visitatore frenava la propria
velocitcon getti di gas incandescente. Di la poco sentil contatto
dolce delle radiazioni che tentavano di sondare i suoi segreti. E ancora
non fece nulla.
Adesso la nave spaziale era in orbita, e ruotava bassa sopra la
superficie di quella luna stranamente calva. Incomincia parlare, con
emissioni di radioonde, contando i numeri primi, dall'uno all'undici,
ripetutamente. Ben presto i numeri furono sostituiti da segnali pi
complessi, su molte frequenze... l'ultravioletta, quella dell'infrarosso,
quella dei raggi X. La Porta delle Stelle non diede alcuna risposta;
non aveva nulla da dire.
Seguallora un lungo silenzio, poi la Porta delle Stelle notche
qualcosa stava scendendo verso di essa dall'astronave in orbita. Frug
nelle proprie memorie e i circuiti logici presero le loro decisioni, a
seconda degli ordini impartiti loro molto, molto tempo prima.
Sotto la fredda luce di Saturno, la Porta delle Stelle destle proprie
capacitassopite.

39. DENTRO L'OCCHIO.

La Discovery era precisamente come l'aveva veduta l'ultima volta
dallo spazio, galleggiando in orbita lunare con la Luna che occupava
una metdel cielo. Forse esisteva un piccolo cambiamento; non
poteva esserne certo, ma una parte della vernice degli avvertimenti
esterni, che spiegavano lo scopo dei vari portelli, collegamenti, spine e
altri accessori, si era sbiadita durante la lunga esposizione al Sole non
schermato.
Quel Sole era ormai un oggetto celeste che nessun uomo avrebbe
riconosciuto. Aveva una luminositdi gran lunga troppo intensa per
poter essere una stella, ma si poteva guardarne direttamente il
minuscolo disco senza che gli occhi ne soffrissero. Non emetteva alcun
calore; quando Bowman espose ai suoi raggi la mano priva di
guanto, non sentnulla sulla pelle; fu come se avesse tentato di
riscaldarsi alla luce della Luna.
Nemmeno il paesaggio estraneo, ottanta chilometri piin basso,
poteva ricordargli in modo pivivido quanto fosse infinitamente
lontano dalla Terra.
Ora stava abbandonando, forse per l'ultima volta, il mondo di
metallo che era stato la sua dimora per tanti mesi. Anche se non vi
fosse pirientrato, l'astronave avrebbe continuato a compiere il
proprio dovere, trasmettendo alla Terra le indicazioni degli
strumenti, fino a quando non si fosse determinato qualche guasto
catastrofico e definitivo nei suoi circuiti.
E se vi fosse rientrato? Be', avrebbe potuto mantenersi in vita, e forse
anche sano, per qualche altro mese. Ma questo era tutto, gli impianti
di ibernazione non erano utilizzabili senza un calcolatore che li
regolasse. Non gli sarebbe stato possibile sopravvivere fino al giorno
in cui la Discovery II sarebbe giunta al rendezvous con Giapeto, di la
quattro o cinque anni.
Si lascialle spalle queste riflessioni, mentre la falce d'oro di
Saturno si alzava nel cielo dinanzi a lui. In tutta la storia
dell'umanit era il solo uomo che avesse assistito a questo spettacolo.
Agli occhi di tutti, Saturno aveva sempre mostrato tutto il proprio disco
illuminato, rivolto completamente verso il Sole. Adesso era un arco
delicato, con gli anelli che gli formavano intorno una linea sottile...
simili a una freccia sul punto di essere scoccata nella direzione del
Sole stesso.
Sulla stessa linea degli anelli c'era la vivida stella di Titano, e le pi
fioche scintille delle altre lune. Prima che quel secolo fosse trascorso
per met gli uomini le avrebbero visitate tutte; ma lui non avrebbe
saputo mai quali segreti potevano nascondere.
L'orlo nettissimo del cieco occhio bianco gli stava venendo incontro;
gli rimanevano soltanto centosessanta chilometri da percorrere, e in
meno di dieci minuti si sarebbe trovato sopra il suo obiettivo. Si
augurche vi fosse qualche modo di sapere se le sue parole stavano
arrivando sulla Terra, ormai lontana un'ora e mezza alla velocit
della luce. Sarebbe stato il colmo dell'ironia se, per qualche guasto
nel sistema di comunicazioni, fosse scomparso nel silenzio e nessuno
avesse mai potuto sapere che cosa gli era accaduto.
La Discovery continuava a essere una fulgida stella nel cielo nero pi
in alto. Egli se ne stava allontanando velocemente mentre acquistava
velocitdurante la discesa, ma presto i getti frenanti della capsula lo
avrebbero rallentato e l'astronave avrebbe proseguito scomparendo... e
lasciandolo solo su quella pianura splendente, con lo scuro mistero al
centro.
Un blocco d'ebano stava salendo all'orizzonte ed eclissava le stelle
dietro di s Bowman fece ruotare la capsula intorno ai giroscopi e si
avvalse di tutta la spinta dei getti per ridurne la velocitorbitale.
Percorrendo un arco lungo e piatto, discese verso la superficie di
Giapeto.
^
In un mondo dalla gravitpiintensa, la manovra avrebbe implicato
un consumo di propellente pericolosamente eccessivo. Ma lla capsula
pesava soltanto una decina di chilogrammi; egli poteva manovrare e
farla librare per parecchi minuti prima di ridurre in modo allarmante
la riserva di propellente e non avere pialcuna speranza di tornare sulla
Discovery ancora in orbita. Ma forse la differenza non sarebbe stata poi
molta...
Si trovava ancora a un'altezza di ottomila metri, e andava
direttamente verso l'enorme, scura massa che svettava con cos
geometrica perfezione sulla pianura uniforme. Era liscia come la
piatta e bianca superficie sottostante; fino a quel momento Bowman
non aveva potuto ben rendersi conto di quanto fosse enorme in realt
Sulla Terra esistevano ben pochi edifici cosgrandi; le sue fotografie
misurate con cura indicavano un'altezza di quasi seicento metri. E, a
quanto poteva giudicare, le proporzioni erano identiche a quelle del
TMA1... con quel curioso rapporto di 1:4:9.
i trovo a soli quattromilaottocento metri di distanza, adesso, e mi
mantengo alla quota di milleduecento metri. Ancora nessun indizio di
attivit.. nulla su nessuno degli strumenti. Le superfici sembrano
assolutamente lisce e levigate. Certo sarebbe logico aspettarsi qualche
danno da meteorite, dopo tutto questo tempo!
non vi sono detriti sul... presumo che si possa definirlo tetto.
Non vedo neppure alcuna traccia di aperture. Speravo proprio che
potesse esservi qualche varco...
ra mi trovo proprio sopra l'oggetto, a centocinquanta metri da esso.
Non voglio perdere tempo, in quanto la Discovery sarpresto fuori di
portata. Sto per atterrare. Il suolo senza dubbio abbastanza
compatto... e se non lo risalirimmediatamente.
n momento... questo strano... La voce di Bowman si spense nel silenzio di un assoluto
sbalordimento. Non era allarmato; ma non riusciva a descrivere quel
che poteva vedere. Aveva tenuto la capsula sospesa sopra un vasto e
piatto rettangolo lungo duecentoquaranta metri e largo sessanta metri,
fatto di un materiale che sembrava solido come roccia. Ma adesso
esso sembrava indietreggiare rispetto a lui; era esattamente come
una di quelle illusioni ottiche in seguito alle quali un oggetto
tridimensionale, grazie a uno sforzo della volont pudare
l'impressione di rovesciarsi dall'interno all'esterno con una sostituzione
contua tra i suoi lati vicini e lontani.
La stessa cosa stava accadendo a quell'enorme e in apparenza
compatta struttura. Per quanto sembrasse impossibile, incredibile,
non era piun monolito svettante su una piatta pianura. Quello che
aveva avuto l'aspetto di un tetto era affondato in profonditsenza
fondo; per un attimo di stordimento gli parve di guardare in un pozzo
verticale... in un viadotto rettangolare che sfidava le leggi della
prospettiva, perchle sue dimensioni non diminuivano con la
distanza...
L'Occhio di Giapeto aveva ammiccato, come per liberarsi da un
irritante corpuscolo di polvere. David Bowman ebbe appena il tempo
di pronunciare una frase balbettante che gli uomini in attesa al
Controllo Missione, lontani millecinquecentoquaranta milioni di
chilometri e ottanta minuti nel futuro, non dovevano mai dimenticare:
'oggetto vuoto... non finisce mai... e ... oh, mio Dio!... pieno di
stelle!
40. USCITA.

La Porta delle Stelle si apr La Porta delle Stelle si chiuse.
In un attimo di tempo troppo breve per poter essere misurato, lo
Spazio si volte si rovescisu se stesso.
Allora Giapeto rimase solo una volta di pi come lo era stato per tre
milioni di anni... solo, tranne un'astronave deserta, ma non ancora
abbandonata, che trasmetteva ai suoi costruttori messaggi
incomprensibili, cui essi non potevano credere.

PARTE VI, ATTRAVERSO LA PORTA DELLE STELLE.

41. STAZIONE CENTRALE.

Non v'era alcuna sensazione di movimento, eppure stava cadendo
verso quelle stelle impossibili che splendevano laggi nel cuore oscuro
di una luna. Ma no... non si trovavano realmente l ne era certo. Si
augur adesso che era di gran lunga troppo tardi, di aver prestato
maggiore attenzione alle teorie sull'iperspazio, sui condotti
transdimensionali. Per David Bowman non si trattava pidi teorie.
Forse quel monolito su Giapeto era vuoto; forse il ettoera
soltanto un'illusione, o una sorta di diaframma apertosi per lasciarlo
passare. (Ma entro che cosa?) Se poteva credere ai propri sensi,
sembrava che stesse precipitando verticalmente entro un enorme
pozzo rettangolare, profondo parecchie centinaia di metri. La caduta
diventava sempre e sempre piveloce, ma le dimensioni
dell'estremitopposta non mutavano mai e rimanevano sempre alla
stessa distanza da lui.
Soltanto le stelle si mossero, a tutta prima cosadagio che solamente
dopo qualche tempo egli capcome stessero sfuggendo alla struttura
che le conteneva. Di la non molto, comunque, apparve ovvio che
il settore stellato si espandeva, come se egli si stesse avventando
verso di esso a una velocitinconcepibile.
L'espansione non era uniforme; le stelle al centro sembravano quasi
immobili, mentre quelle periferiche acceleravano, sempre e sempre
pirapide; in ultimo, prima di scomparire del tutto, divennero
striature di luce.
Ma altre stelle le sostituivano, scorrendo nel centro del campo stellato
da una fonte in apparenza inesauribile. Bowman si domandche cosa
sarebbe accaduto se una stella fosse venuta direttamente verso di lui;
avrebbe continuato a espandersi fino a quando egli si sarebbe tuffato
nella superficie di un sole? Ma nessuna di esse si avvicinava abbastanza
per apparirgli come un disco luminoso; prima o poi deviavano tutte,
fuggendo come striature di luce oltre gli orli della cornice rettangolare.
E ancora l'estremitopposta del pozzo non si avvicinava. Si sarebbe
detto quasi che le sue pareti si stessero muovendo insieme a lui,
portandolo verso una ignota destinazione. O forse in realtegli
rimaneva immobile e lo spazio gli stava passando accanto...
Non soltanto lo spazio, se ne rese conto a un tratto, era coinvolto in
quanto gli stava accadendo adesso. L'orologio, sul piccolo pannello
degli strumenti della capsula, si stava comportando in modo strano.
Di norma, i numeri nella finestrella dei decimi di secondo, scorrevano
cosrapidamente che riusciva quasi impossibile leggerli; ma adesso
essi stavano apparendo e scomparendo a intervalli discreti, e lui
riusciva a contarli a uno a uno senza alcuna difficolt I secondi, poi,
passavano con una lentezza incredibile, come se il tempo stesso fosse
sul punto di fermarsi. Infine, il contatore dei decimi di secondo si
immobilizzo tra il cinque e il sei.
Eppure Bowman riusciva ancora a pensare, e persino a osservare,
mentre le pareti di ebano gli scorrevano accanto a una velocitche
avrebbe potuto avere un valore qualsiasi, tra zero e un milione di volte
la velocitdella luce. In qualche modo, egli non si sentiva minimamente
sorpreso, e nemmeno allarmato. All'opposto, provava una sensazione di
calma aspettativa, come la volta in cui i medici spaziali lo avevano
assoggettato alla prova dei farmaci allucinogeni. Il mondo circostante
era strano e meraviglioso, ma non conteneva alcunchdi temibile. Egli
aveva percorso quei milioni di chilometri in cerca di un mistero; e
adesso, a quanto sembrava, il mistero stava venendo verso di lui.
Il rettangolo che aveva dinanzi stava diventando piluminoso. Le
striature di luce delle stelle impallidivano sullo sfondo di un
firmamento lattiginoso, il cui splendore aumentava a ogni momento. Si
sarebbe detto che la capsula fosse diretta verso un banco di nubi
illuminato uniformemente dai raggi di un sole invisibile.
Stava uscendo dalla galleria. L'estremitopposta, che fino a quel
momento era rimasta alla stessa indeterminata distanza, senza
avvicinarsi e senza allontanarsi, improvvisamente aveva cominciato a
ubbidire alle leggi normali delk prospettiva. Andava avvicinandosi e si
ampliava sempre pidinanzi a lui. Al contempo, egli sentche stava
spostandosi verso l'alto e per un attimo fuggevole si domandse non
fosse precipitato fino al centro di Giapeto e se non stesse ora salendo
verso il lato opposto. Ma ancor prima che la capsula prorompesse
all'esterno, si rese conto che quel luogo non aveva nulla a che vedere
con Giapeto o con ogni altro mondo nell'ambito dell'esperienza
dell'uomo.
Non esisteva alcuna atmosfera, poichpoteva scorgere ogni
particolare non offuscato, limpido e chiaro fino a un orizzonte
incredibilmente remoto e piatto. Doveva trovarsi sopra un mondo
dalle dimensioni enormi... forse molto pigrande della Terra.
Eppure, nonostante la sua estensione, tutta la superfie che Bowman
riusciva a scorgere era tassellata a mosaici ovviamente artificiali che
dovevano avere lati della lunghezza di parecchi chilometri. Era come
il gioco di pazienza a incastro di un gigante che si divertisse con i
pianeti; e al centro di molti di quei quadrati e triangoli e poligoni si
aprivano neri pozzi... gemelli dell'abisso dal quale era appena emerso.
Eppure, il cielo sovrastante era estraneo... e, a suo modo, persino
ancor pisconvolgente di quell'improbabile suolo. Poichnon vi
si scorgevano stelle, e nemmeno le tenebre dello spazio. V'era
soltanto una lattiginositmorbidamente luminosa, tale da dare
l'impressione d'una distanza infinita. Bowman ricordla descrizione
che gli era stata fatta un tempo del paventato iancoreantartico...
ome trovarsi all'interno di una pallina da pingpong Tali parole
potevano applicarsi perfettamente a questo luogo irreale, ma la
spiegazione doveva essere del tutto diversa. Quel cielo non poteva
essere un effetto meteorologico di nebbia e di neve, lesisteva un
vuoto perfetto.
Poi, mentre gli occhi di Bowman andavano abituandosi al chiarore
madreperlaceo che colmava il cielo, egli notun altro particolare.
Quel cielo non era, come aveva creduto a prima vista, completamente
vuoto. In alto lo punteggiavano, del tutto immobili e formando in
apparenza disegni casuali, miriadi di minuscole chiazze nere.
Si stentava a scorgerle, percherano meri punti oscuri, ma, una volta
individuate, rimanevano del tutto inequivocabili. Ricordavano a
Bowman qualcosa... qualcosa di cosfamiliare, e al contempo di cos
folle, che egli si rifiutdi accettare l'analogia fino a quando la logica
non lo costrinse a farlo.
Quei puntini neri nel cielo bianco erano stelle; si sarebbe detto che
egli stesse contemplando una negativa fotografica della Via Lattea.
Dove mi trovo, in nome di Dio? si domand e nel momento stesso
in cui si poneva l'interrogativo, ebbe la certezza che non avrebbe mai
potuto conoscere la risposta. Sembrava che lo spazio fosse stato
rovesciato: quello non era posto per un uomo. Sebbene la capsula
fosse piacevolmente calda, si senta un tratto gelato, e lo assalun
tremito quasi irreprimibile. Avrebbe voluto chiudere gli occhi ed
escludere il nulla perlaceo che lo circondava; ma questo era il gesto di
un codardo, e si ostina non cedere alla tentazione.
Il pianeta traforato e sfaccettato ruotava adagio sotto di lui, senza
alcun reale mutamento di scenario. Egli suppose di trovarsi a circa
sedicimila metri sopra la superficie; avrebbe dovuto poter scorgere
facilmente ogni indizio di vita. Ma tutto quel mondo era deserto;
l'intelligenza, arrivata sin l aveva esercitato su di esso la propria
volont
e se n'era quindi nuovamente allontanata.
Poi egli not ingobbito sulla piatta pianura, forse a una trentina di
chilometri di distanza, un mucchio grosso modo cilindrico di rottami
che poteva essere soltanto la carcassa di un'astronave gigantesca.
Distava troppo da lui perchriuscisse a scorgere qualche particolare,
e scomparve in pochi secondi; cinonostante, riusca scorgere
centine spezzate e lamiere metalliche dai deboli riflessi, che si erano
staccate in parte come la buccia di un'arancia. Si domandper quante
migliaia di anni i rottami fossero rimasti l su quella scacchiera
deserta... e quali creature avessero navigato tra le stelle.
Poi dimenticil relitto, perchqualcosa stava spuntando
all'orizzonte. A tutta prima parve un disco piatto, ma questo soltanto
perchstava venendo quasi direttamente verso di lui. Mentre si
avvicinava e passava piin basso, egli vide che era a forma di fuso
e lungo parecchie decine di metri. Sebbene vi fossero bande appena
visibili qua e lnel senso della lunghezza, riusciva difficile mettere
a fuoco lo sguardo su di esse; l'oggetto sembrava vibrare, o forse
ruotare a una velocitaltissima.
Si assottigliava appuntito a entrambe le estremit e non si scorgeva
alcuna traccia di propulsione. Soltanto un suo aspetto appariva
familiare allo sguardo umano, ed era il colore. Se si trattava
effettivamente di una costruzione solida, e non di un fantasma
ottico, allora i suoi realizzatori condividevano forse alcune
emozioni degli uomini. Ma senza dubbio non ne condividevano le
limitazioni, poichil fuso sembrava essere fatto d'oro.
Bowman voltla testa verso l'apparecchio di osservazione posteriore,
per vedere l'oggetto dietro di s Esso pareva ignorarlo
completamente, e ora egli notche stava scendendo dal cielo verso una
di quelle migliaia di grandi aperture. Pochi secondi dopo scomparve
in un ultimo fulgore d'oro mentre si immergeva nel pianeta. Bowman
si trovava nuovamente solo, sotto quel cielo sinistro, e la sensazione di
isolamento e di estrema lontananza divenne pischiacciante che mai.
Vide poi che anch'egli stava scendendo verso la superficie screziata
di quel mondo gigantesco, e che un altro degli abissi rettangolari
sbadigliava proprio sotto di lui. Il cielo vuoto si chiuse in alto,
l'orologio rallente torna fermarsi e, una volta di pi ecco che la
capsula stava precipitando tra pareti di ebano senza fine, verso un
altro remoto grappolo di stelle. Ma ora egli ebbe la certezza che non
stava tornando verso il sistema solare e, in un lampo di intuizione che
sarebbe potuto essere del tutto spurio, capche cosa doveva essere
senza dubbio quel mondo misterioso.
Era una sorta di congegno di scambio cosmico, che istradava il traffico
delle stelle attraverso dimensioni inimmaginabili di spazio e di tempo.
Stava passando attraverso una Stazione Centrale della galassia.

42. IL CELO ESTRANEO.

Molto piavanti, le pareti del pozzo stavano divenendo una volta di
pivagamente visibili, nella luce fioca che si diffondeva verso il basso
da una sorgente luminosa ancora nascosta. E poi l'oscuritvenne
bruscamente eliminata, mentre la minuscola capsula veniva scaraventata
in alto in un cielo fulgido di stelle.
Era tornato nello spazio come lui lo conosceva, ma gli bast
un'occhiata per capire che si trovava a secoli di luce dalla Terra. Non
tentneppure di individuare una qualsiasi delle costellazioni familiari
che sin dagli albori della storia erano state amiche dell'uomo; forse
nessuna delle stelle che ora gli splendevano intorno era mai stata
vista dall'occhio umano privo di strumenti.
Si trovavano quasi tutte concentrate in una fascia luminosa,
interrotta qua e lda scure bande di polvere cosmica, che circondava
completamente il firmamento. Era come la Via Lattea, ma decine di
volte piluminosa; Bowman si domandse questa non fosse in
effetti la sua stessa galassia, veduta da un punto molto pivicino al
centro brillante e gremito.
Sperche fosse cos in tal caso non si sarebbe trovato troppo
lontano dalla Terra. Ma questa, se ne rese conto immediatamente,
era una riflessione infantile. Distava di una lontananza talmente
inconcepibile dal sistema solare, che importava ben poco se si trovava
nella sua galassia o nella galassia piremota mai intravista da qualsiasi
telescopio.
Si guardindietro per vedere l'oggetto dal quale stava salendo e
provun altro choc. Lnon v'era alcun mondo gigantesco e
multisfaccettato, nalcun duplicato di Giapeto. Non v'era nulla...
tranne un'ombra color inchiostro contro le stelle, simile a una soglia
che da una camera buia si aprisse su una notte ancor pibuia. Nel
momento stesso in cui guardava, quel varco si chiuse. Non si allontan
da lui; si colmadagio di stelle, come se una lacerazione nel tessuto
dello spazio fosse stata rammendata. Poi egli rimase solo sotto il cielo
estraneo.
La capsula stava ruotando adagio, consentendogli cosdi ammirare
nuove meraviglie. Anzitutto vide uno sciame di stelle perfettamente
sferico, che diveniva sempre e sempre pigremito verso il centro, fino
a essere un ininterrotto bagliore di luce. I suoi margini esterni erano
mal definiti... un alone di soli che gradualmente si diradava fino a
fondersi impercettibilmente con lo sfondo di stelle pilontane.
Questa apparizione maestosa, Bowman lo sapeva, era un ammasso
globulare. Egli stava contemplando qualcosa che nessuno sguardo
umano aveva mai veduto, tranne che come una chiazza luminosa nel
campo dei telescopi. Non riusciva a ricordare la distanza tra la Terra
e il pivicino ammasso stellare conosciuto, ma era certo che non ve
ne fosse alcuno entro un migliaio di anniluce dal sistema solare.
La capsula continula sua lenta rotazione e riveluno spettacolo
ancor pistrano... un enorme sole rosso, molte volte pigrande della
Luna come veduta dalla Terra. Bowman riusca fissarlo senza
provare alcun fastidio; a giudicare dal colore, non doveva essere pi
caldo di un carbone ardente. Qua e l nel rosso cupo, si scorgevano
fiumi di un giallo brillante... Rii delle Amazzoni incandescenti, che
seguivano corsi tortuosi per migliaia di chilometri prima di perdersi
nei deserti di quel sole morente.
Morente? No... questa era un'impressione completamente falsa,
suggerita dall'esperienza umana e dagli stati d'animo dovuti ai colori
del tramonto o alla luminositdelle braci languenti. Si trattava invece
di una stella che si era lasciata indietro le focose stravaganze della
giovent passando per l'intera gamma dei viola, dei blu e dei verdi
dello spettro in pochi fuggevoli miliardi di anni, e adagiandosi poi in
una pacifica maturitdalla durata inimmaginabile. Tutto cich'era
accaduto prima non rappresentava nemmeno un millesimo di
quanto doveva ancora accadere; la storia di quel sole poteva dirsi
appena cominciata.
La capsula aveva smesso di ruotare; il grande sole rosso si trovava
proprio dinanzi a essa. Sebbene non vi fosse alcuna sensazione di
movimento, Bowman sapeva di trovarsi ancora nella morsa delle
forze imperiose, e misteriose, dalle quali era stato portato sin lda
Saturno. Tutta la scienza e le capacitcostruttive terrestri sembravano
disperatamente primitive, adesso, in confronto alle forze che lo
stavano conducendo verso un destino inimmaginabile.
Fissil cielo dinanzi a s cercando di scorgere la ma verso la quale
stava andando... forse un pianeta che girava intorno al grande sole.
Ma non si vedeva alcunchche mostrasse un disco percettibile o una
luminositeccezionale; se esistevano pianeti, laggi non li
distingueva dallo sfondo stellato.
Poi notche qualcosa di strano stava accadendo sull'orlo stesso del
disco cremisi del Sole. Un bagliore bianco vi era apparso e la sua
luminositandava aumentando rapidamente; si domandse stesse
assistendo a una di quelle improvvise eruzioni, o brillamenti, che
sconvolgono di quando in quando quasi tutte le stelle.
La luce divenne pivivida e piazzurra; incomincia diffondersi
lungo l'orlo del Sole, le cui sfumature rossosangue impallidirono ben
presto al confronto. Sembrava quasi, si disse Bowman, sorridendo
dell'assurditdi quella riflessione, di assistere al levar del sole... su un
sole.
Ed era cos effettivamente. Sopra l'orizzonte ardente si sollev
qualcosa che non sembrava pigrande di una stella, ma la cui
luminositera tale che gli occhi non sopportavano di guardarla. Un
mero punto di radiositblubianca, simile a un arco elettrico, si stava
spostando a incredibile velocitsulla superficie del grande astro.
Doveva essere vicinissimo al gigantesco compagno, poich
immediatamente sotto a esso, attratta in alto dalla sua forza
gravitazionale, si sollevava una colonna di fiamme alta migliaia di
chilometri. Si sarebbe detto che una onda di marea infuocata stesse
marciando per l'eternitlungo l'equatore di quella stella, nel vano
inseguimento della fulminea apparizione sul suo cielo.
Quella capocchia di spillo di incandescenza doveva essere una Nana
Bianca... una di quelle strane e ardenti piccole stelle, non pigrandi
della Terra, ma contenenti un milione di volte la sua massa. Simili male
accoppiati binomi stellari non erano rari; ma Bowman non aveva mai
sognato di poterne un giorno vedere uno con i suoi stessi occhi.
La Nana Bianca aveva girato intorno a quasi la metdel disco della
sua compagna (doveva impiegare soltanto alcuni minuti per
percorrere un'orbita completa) quando Bowman ebbe infine la
certezza che anche la capsula si stava muovendo. Dinanzi a lui, una
delle stelle stava diventando rapidamente piluminosa, e
incominciava a spostarsi contro lo sfondo. Doveva essere un corpo
celeste piccolo e vicinoforse il mondo verso il quale stava viaggiando.
Gli fu addosso con inaspettata velocit ed egli constatche non si
trattava affatto di un mondo.
Una ragnatela, o un traliccio di metallo, che luccicava debolmente, e
aveva una lunghezza di centinaia di chilometri, apparve come dal nulla,
ingrandendosi fino a colmare il cielo. Sparse sulla sua superficie
vasta come un continente v'erano strutture che dovevano essere grandi
come citt ma che avevano l'aspetto di macchine. Intorno a molte di
esse erano riuniti a decine e decine oggetti pipiccoli, disposti in file
e in colonne ordinate. Bowman era passato accanto a parecchi di
questi gruppi prima di rendersi conto che si trattava di flottiglie di
astronavi; stava sorvolando un gigantesco parcheggio orbitale.
Poichnon esistevano oggetti familiari in base ai quali poter valutare
le dimensioni della scena che saettava via piin basso, era quasi
impossibile giudicare le dimensioni delle navi spaziali sospese lnel
vuoto. Ma sembravano senz'altro enormi; alcune di esse dovevano
avere una lunghezza di chilometri. Erano di molte forme diverse...
sfere, cristalli sfaccettati, esili fusi, ovoidi, dischi. Quello doveva essere
uno dei punti di incontro per il commercio delle stelle.
Oppure lo era stato... forse un milione di anni prima. Poichin
nessun luogo Bowman riusciva a scorgere alcun indizio di attivit
quello sconfinato spazioporto era morto come la Luna.
Se ne rese conto non soltanto dall'assenza di ogni movimento, ma da
segni inequivocabili, come grandi squarci aperti nella ragnatela
metallica dal cozzare, simile a vespe, di asteroidi che dovevano
averla sfondata in ere lontane del passato. Quello non era piun
parcheggio spaziale: era un cosmico mucchio di rottami.
Aveva mancato di epoche l'incontro con i costruttori e, rendendosene
conto, Bowman provuna improvvisa stretta al cuore. Sebbene non
avesse saputo che cosa aspettarsi, aveva almeno sperato di incontrare
qualche forma di intelligenza proveniente dalle stelle. Ora, a
quanto pareva, era troppo in ritardo. Lo aveva catturato un'antica e
automatica trappola, predisposta per uno scopo ignoto, e ancora
funzionante dopo che i suoi realizzatori erano scomparsi da molto
tempo. Essa lo aveva trascinato attraverso la galassia e abbandonato li
(insieme a quanti altri?) in quel Mare dei Sargassi celeste, condannato a
morire ben presto, non appena la sua riserva d'aria si fosse esaurita.
Bene, sarebbe stato irragionevole aspettarsi di pi Aveva givisto
meraviglie per assistere alle quali molti uomini avrebbero sacrificato
la vita. Pensai suoi compagni morti; non aveva motivo di lagnarsi.
Poi vide che lo spazioporto abbandonato continuava a scivolargli
accanto con non diminuita velocit Ne stava sorvolando la
periferia marginale; il suo orlo lacerato passe non eclissoltre,
parzialmente, le stelle. Pochi minuti ancora, ed era rimasto indietro.
Il suo destino non si trovava l.. ma molto piavanti, nell'enorme
sole rosso verso il quale la capsula stava ora inequivocabilmente
dirigendosi e cadendo.

43. INFERNO.

Adesso esisteva soltanto il rosso sole che colmava il cielo da
un'estremitall'altra. Cosvicino che la sua superficie non era pi
fermata nell'immobilitdalla pura scala delle proporzioni. Si
vedevano noduli luminosi spostarsi avanti e indietro, cicloni di gas
ascendenti e discendenti, prominenze che lentamente si proiettavano
verso il cielo. Lentamente? Dovevano sollevarsi a milioni di
chilometri l'ora perchi loro movimenti gli riuscissero percettibili...
Non tentnemmeno di rendersi conto delle dimensioni dell'inferno
verso il quale stava discendendo. Le immensitdi Saturno e di Giove
lo avevano sconfitto durante il passaggio della Discovery in quel
sistema solare ormai separato da lui da una distanza ignota e
sconfinata. Ma tutto quello che vedeva adesso era cento volte pi
grande; non poteva fare altro che accettare le immagini dalle quali la
sua mente era inondata, senza interpretarle.
Mentre quel mare di fuoco si espandeva sotto di lui, Bowman avrebbe
dovuto sentirsi atterrito... e invece, per quanto fosse strano, provava
soltanto una blanda apprensione. Non che la sua mente fosse
stordita da simili meraviglie; la logica gli diceva che doveva trovarsi
senza dubbio sotto la protezione di una intelligenza dominante e quasi
onnipotente. Si trovava ormai cosvicino al sole rosso che sarebbe
bruciato in un attimo se la radiazione dell'astro non fosse stata tenuta
a bada da qualche schermo invisibile. E durante il viaggio era stato
assoggettato ad accelerazioni che lo avrebbero schiacciato all'istante...
eppure non aveva sentito nulla. Se ci si era data tanta pena per
salvarlo, poteva ancora sperare.
La capsula stava seguendo adesso un dolce arco quasi parallelo alla
superficie della stella, ma che lentamente si abbassava verso di essa. E
ora, per la prima volta, Bowman incomincia percepire rumori. Si
udiva un rombo debole e continuo, nel quale si inserivano di quando
in quando crepitii come di carta lacerata o di fulmini lontani. Questa
poteva essere soltanto l'eco debolissima di una cacofonia
inimmaginabile; l'atmosfera che lo circondava doveva essere
percorsa da vibrazioni tali da disintegrare in atomi qualsiasi oggetto
materiale. Eppure era protetto da quel tumulto stritolatore
efficacemente come dall'altissima temperatura.
Sebbene cortine di fiamme alte migliaia di chilometri si stessero
sollevando e riabbassando adagio intorno a lui, egli era
completamente isolato da tutta questa violenza. Le energie della stella
gli infuriavano accanto come se si fossero trovate in un altro
universo; la capsula si spostava tranquillamente in mezzo a esse senza
sobbalzi e senza essere toccata dal calore.
Gli occhi di Bowman, non pidisperatamente confusi dalla novite
dalla grandiositdella scena, incominciarono a scorgere particolari
che dovevano essere stati presenti anche prima, ma che ancora egli
non era riuscito a percepire. La superficie di quella stella non era un
s inferme; anshe lregnava un ordine, come in tutto ciche la
natura aveva creato.
Notanzitutto i piccoli vortici di gas, probabilmente non pigrandi
dell'Asia o dell'Africa, che si spostavano sulla superfie dell'astro. A
volte riusciva a guardare direttamente in uno di essi e a scorgere zone
piscure e pifredde molto in basso. Strano a dirsi, sembravano
non esservi macchie solari; forse le macchie erano una malattia tipica
della stella che splendeva sulla Terra.
E v'erano di quando in quando nubi, simili a fili di fumo spazzati via
dinanzi a una tempesta. Forse si trattava effettivamente di fumo,
poichquel sole era cosfreddo che poteva esistervi vero fuoco.
Composti chimici potevano formarvisi e resistere per alcuni secondi
prima di essere nuovamente disintegrati dalla piardente violenza
nucleare che li circondava.
L'orizzonte stava diventando piluminoso, il suo colore passava dal
rosso scuro al giallo, al blu, e a un viola acceso. La Nana Bianca stava
salendo all'orizzonte e trascinava dietro di sl'onda di marea formata
di sostanza solare.
Bowman si fece schermo agli occhi per ripararli dal bagliore
intollerabile del piccolo sole e osservla sconvolta superficie della
stella che il campo gravitazionale della Nana Bianca stava
risucchiando verso il cielo. Una volta aveva visto una tromba marina
spostarsi sulla superficie del Mar dei Caraibi; questa torre di fiamma
aveva press'a poco la stessa forma. Soltanto che le proporzioni erano
leggermente diverse in quanto, alla sua base, la colonna era
probabilmente pilarga del pianeta Terra.
E poi, immediatamente sotto di s Bowman notqualcosa che era
senza dubbio nuovo, in quanto difficilmente avrebbe potuto non
scorgerlo se fosse gistato l In movimento sull'oceano di gas
luminoso v'erano miriadi di perle lucenti; splendevano di una luce
madreperlacea che aumentava e svaniva in un periodo di pochi
secondi. E andavano tutte nella stessa direzione, come salmoni che
risalgano un fiume; a volte si spostavano avanti e indietro, in modo da
intersecare le loro traiettorie, ma senza toccarsi mai.
Ve n'erano a migliaia, e quanto pia lungo Bowman le fissava, tanto
pisi persuadeva che i loro movimenti dovevano essere intenzionali.
Si trovavano troppo lontane da lui per consentirgli di scorgere un
particolare qualsiasi della loro struttura; il fatto che riuscisse anche
soltanto a scorgerle in quel panorama colossale significava che
dovevano avere un diametro di decine e forse di centinaia di chilometri.
Se si trattava di entitorganizzate, erano invero leviatani, creati
sulla stessa scala del mondo che abitavano.
Forse potevano essere soltanto nubi di plasma, aventi una stabilit
temporanea grazie a qualche combinazione bizzarra di forze
naturali... come le sfere a breve durata del fulmine globulare, che
ancora lasciava interdetti gli scienziati terrestri. Era questa una
spiegazione semplice, e forse tranquillizzante; ma Bowman,
contemplando quel fluire di dimensioni stellari, non riusca
credervi realmente. Gli splendenti noduli di luce sapevano dove
stavano andando; volutamente convergevano verso il pilastro di
fuoco sollevato dalla Nana Bianca in orbita sopra di loro.
Bowman fissancora una volta quella colonna ascendente, che ora
marciava lungo l'orizzonte, sotto la minuscola e massiccia stella dalla
quale era comandata. Poteva mai essere pura immaginazione... oppure
v'erano davvero chiazze di pivivida luminositche si inerpicavano
su per quell'immenso geyser di gas, come se miriadi di scintille
splendenti si fossero unite formando interi continenti di
fosforescenza?
L'idea era quasi di ldalla fantasia, ma forse egli stava assistendo,
nientemeno, a una migrazione da stella a stella, attraverso un ponte di
fuoco. Probabilmente, non avrebbe mai potuto sapere se si trattasse
di un movimento di bestie cosmiche prive di intelligenza, guidate nello
spazio da qualche cieco impulso simile a quello dei topi artici, o di
una vasta riunione di entitintelligenti.
Si stava muovendo in un nuovo ordine della creazione, che pochi
uomini avevano mai sognato. Di ldai regni del mare e della terra,
dell'aria e dello spazio, si stendevano i regni del fuoco, e a lui solo era
toccato il privilegio di intravederli. Sarebbe stato troppo aspettarsi
che potesse anche capirli.

44. ACCOGLIENZA.

Il pilastro di fuoco si stava spostando oltre l'orlo del Sole, come una
tempesta che scompare oltre l'orizzonte. I rapidi punti luminosi non
si muovevano pisullo sfondo dell'ardente e rosso paesaggio stellare,
ancora migliaia di chilometri piin basso. All'interno della sua
capsula, protetto da un ambiente che avrebbe potuto annientarlo in
un millisecondo, David Bowman aspettava qualsiasi cosa gli fosse
stata preparata.
La Nana Bianca si abbassava rapidamente verso l'orizzonte, seguendo
velocissima la sua orbita; pochi attimi dopo lo tocc lo incendie
scomparve. Un falso crepuscolo discese sull'inferno sottostante e,
nell'improvviso cambiamento di luce, Bowman si accorse che
qualcosa stava accadendo nello spazio intorno a lui.
Il mondo del sole rosso parve incresparsi, come se egli lo avesse
guardato attraverso acqua corrente. Per un momento si domandse
non si trattasse di un effetto di rifrazione, causato forse dal passaggio
di un'onda d'urto insolitamente violenta attraverso l'atmosfera
tormentata nella quale era immerso.
La luce stava dileguando; si sarebbe detto che stesse per scendere un
secondo crepuscolo. Involontariamente, Bowman guardin alto, poi,
sonnacchiosamente, corresse se stesso ricordando che lla principale
sorgente di luce non era il cielo, ma il mondo fiammeggiante sotto di lui.
Parve che le pareti di qualche materiale simile a vetro affumicato si
stessero ispessendo intorno a lui, escludendo il rosso bagliore e
oscurando lo scenario, che divenne sempre e sempre pibuio;
anche il rombo sommesso degli uragani solari si attenu La capsula
galleggiava nel silenzio e nella notte. Un momento dopo vi fu il pi
sommesso dei tonfi, mentre si posava su una superficie dura e si
fermava.
Su che cosa si era fermata? si domandBowman, incredulo. Poi la luce
torn e l'incredulitcedette il posto a una disperazione che gli
strinse il cuore... poich vedendo quanto lo circondava, si rese conto
che doveva essere impazzito.
Era preparato, si disse, a qualsiasi prodigio. La sola cosa che non si
sarebbe mai aspettato era la piassoluta banalit
La capsula poggiava sul pavimento lucidato di un elegante e
anonimo appartamento d'albergo che si sarebbe potuto trovare in
qualsiasi grande cittdella Terra. Egli stava contemplando un
soggiorno nel quale si trovavano un tavolino da caff un divano, una
dozzina di sedie, uno scrittoio, varie lampade, una libreria riempita a
mezzo di volumi, con alcune riviste posate su di essa, e persino un
vaso di fiori. A una parete figurava Il ponte di Arles, di van Gogh; a
un'altra Il mondo di Cristina, di Vyeth. Egli fu certo che, aprendo il
cassetto di quella scrivania, vi avrebbe trovato una Bibbia...
Se davvero era pazzo, le sue allucinazioni sembravano mirabilmente
organizzate. Tutto era assolutamente reale, e nulla scompariva
quando voltava le spalle. Il solo oggetto assurdo in quello
scenario, e senz'altro vistosissimo, era la capsula.
Per molti minuti, Bowman non si mosse dal sedile. Si era quasi
aspettato che la visione intorno a lui scomparisse; invece continua
restare concreta come tutto ciche aveva visto in vita sua.
Era davvero reale... oppure si trattava di un fantasma dei sensi evocato
cossuperbamente che non esisteva il modo di distinguerlo dalla
realt Forse si trattava di una specie di esperimento; in tal caso, non
soltanto il suo destino, ma anche quello del genere umano potevano
benissimo dipendere da come egli avrebbe reagito nei prossimi minuti.
Avrebbe potuto rimanere seduto dov'era e aspettare che qualcosa
accadesse, oppure gli sarebbe stato possibile aprire la capsula e uscirne
per accertare se la scena dalla quale era circondato fosse reale. Il
pavimento sembrava essere solido; per lo meno, stava sopportando il
peso della capsula. Non era probabile che lui vi affondasse... di
qualunque cosa potesse trattarsi.
Ma rimaneva pur sempre l'interrogativo dell'aria; per quanto ne
sapeva lui, quella stanza poteva trovarsi nel vuoto, o contenere
un'atmosfera velenosa. Gli parve molto improbabile: nessuno si
sarebbe dato tanta pena senza provvedere a un particolare cos
essenziale; ma non intendeva esporsi a rischi inutili. In ogni caso, gli
anni di addestramento lo rendevano diffidente della
contaminazione; era riluttante a esporsi a un pericolo ignoto, fino a
quando non fosse stato certo che non rimanevano altre alternative.
Quel luogo sembrava una camera d'albergo in qualche localitdegli
Stati Uniti. Ma cinon modificava il fatto che, in realt egli doveva
trovarsi a centinaia di anniluce dal sistema solare.
Chiuse il casco della tuta, sigillandovisi dentro, quindi azion
l'apertura automatica del portello della capsula. Si udil sibilo
breve dell'equalizzazione della pressione; poi egli uscnella stanza.
A quanto poteva capire, si trovava in un normalissimo campo di
gravit Alzun braccio, poi lo lascicadere liberamente. Anda
urtare contro il suo fianco in meno di un secondo.
Cifece sche tutto sembrasse doppiamente irreale. Indossava una
tuta spaziale ed era in piedi, mentre avrebbe dovuto funzionare a
dovere soltanto in assenza di gravit Tutti i suoi normali riflessi di
astronauta erano sconvolti; doveva riflettere prima di compiere
qualsiasi movimento.
Simile a un uomo in stato di trance, avanzadagio dalla metdella
stanza nuda e non arredata in cui si trovava, all'altra met Non
scomparve, come si era quasi aspettato, mentre si avvicinava, ma
rimaneva perfettamente reale... e in apparenza del tutto solida.
Si fermaccanto al tavolino da caff Su di esso si trovava un
normale videotelefono sistema Bell, con tanto di elenco telefonico
locale. Si chine prese il volume con le goffe mani guantate.
Nei caratteri familiari che aveva veduto migliaia di volte lesse il nome
WASHINGTON D.C.
Esaminallora l'elenco pida vicino; e, per la prima volta, ebbe la
prova obiettiva del fatto che, anche se tutto cipoteva essere reale,
non si trovava sulla Terra.
Riusciva a leggere soltanto la parola Washington; il rimanente testo a
stampa era offuscato, come se fosse stato copiato dalla fotografia oli un
giornale. Aprl'elenco a caso e ne sfoglile pagine. Erano tutti fogli
bianchi di una sostanza lievemente increspata e biancastra che senza
dubbio non era carta, anche se le somigliava moltissimo. Alzil
ricevitore del telefono e lo premette contro la plastica del casco. Se vi
fosse stato il segnale di linea libera, avrebbe potuto udirlo attraverso il
materiale conduttore. Ma, come si era aspettato, udsoltanto il
silenzio.
Sicch.. era tutta una finzione, anche se fantasticamente accurata. E
ovviamente non aveva lo scopo di ingannarlo, ma piuttosto, o almeno
lo sper di rassicurarlo. Era questa una riflessione molto consolante;
cinonostante, non si sarebbe tolto la tuta fino a quando non avesse
completato l'esplorazione.
Tutti i mobili sembravano abbastanza robusti e solidi; provle sedie
e sostennero il suo peso. Ma i cassetti dello scrittoio non vollero aprirsi;
erano finti.
Finti erano inoltre i libri e le riviste; come nel caso dell'elenco
telefonico, si potevano leggere soltanto i titoli. Quei volumi
formavano una strana biblioteca... si trattava, quasi soltanto, di
bestseller piuttosto insignificanti, con alcuni testi di divulgazione
sensazionali, e alcune autobiografie cui era stata fatta molta
pubblicit Tutti quei libri risalivano ad almeno tre anni prima e
avevano un ben scarso contenuto intellettuale. Non che la cosa
importasse, perchnon potevano nemmeno essere tolti dagli scaffali.
V'erano due porte che si aprirono abbastanza facilmente. La prima
lo condusse in una piccola, ma comoda camera da letto, con uno
scrittoio, due sedie, interruttori della luce che funzionavano
effettivamente e un armadio per i vestiti. Bowman aprquest'ultimo
e vide quattro abiti, una veste da camera, una dozzina di camicie
bianche e parecchi capi di biancheria, il tutto appeso in bell'ordine
alle grucce.
Prese uno dei vestiti e lo osservattentamente. A quanto pot
giudicare con le mani guantate, era fatto di una stoffa pisimile a
pelliccia che a lana; era inoltre un po' fuori moda; sulla Terra, da
almeno quattro anni, nessuno aveva piindossato giacche a un solo
petto.
Adiacente alla camera da letto si trovava un bagno al completo di
impianti igienici che, lo constatcon sollievo, non erano finti, ma
funzionavano in modo normalissimo. E dopo il bagno veniva un
cucinino, con fornelli elettrici, frigorifero, mensole, vasellame e
posate, acquaio, tavolo e sedie. Bowman incomincia esplorare tutto
cinon soltanto con curiosit ma anche con un crescente appetito.
Dapprima april frigorifero e ne uscun'ondata di gelida nebbia. I
ripiani erano pieni zeppi di scatole di cartone e di barattoli, tutti
assolutamente familiari da una certa distanza, anche se da vicino le
etichette risultavano offuscate e illeggibili. In ogni modo, appariva
ovvia l'assenza di uova, latte, burro, carne, frutta, o di ogni altro genere
commestibile non lavorato; il frigorifero conteneva soltanto viveri
conservati.
Bowman prese la scatola di cartone di una nota marca di cereali e
pensintanto che era strano tenerla in frigorifero. Non appena
sollevla scatola, seppe con certezza che non conteneva fiocchi di
granoturco; era di gran lunga troppo pesante.
April coperchio ed esaminil contenuto. Nella scatola si trovava
una sostanza blu lievemente umida, che aveva press'a poco lo stesso
peso e lo stesso aspetto del pudding di pane. A parte il colore
bizzarro, sembrava molto appetitosa.
Ma questo ridicolo, pensBowman. Mi sorvegliano quasi
certamente, e devo sembrare un idiota con questa tuta spaziale. Se si
tratta di una sorta di test dell'intelligenza, probabilmente ho gifatto
fiasco. Senza piesitare, tornnella camera da letto e incominciad
allentare la chiusura del casco. Poi sollevil casco di una frazione di
centimetro, spezzil sigillo e fiutcon cautela. A quanto poteva
capire, stava respirando aria perfettamente normale.
Lascicadere il casco sul letto e incomincicon sollievo, ma
alquanto rigidamente, a togliersi la tuta. Quando ebbe finito, si
stiracchi trasse alcuni profondi respiri e, con cautela, appese la tuta
spaziale tra gli indumenti piconvenzionali nell'armadio. Aveva
un aspetto alquanto bizzarro ldentro, ma il senso dell'ordine che
Bowman condivideva con tutti gli astronauti non gli avrebbe mai
consentito di metterla altrove.
Tornpoi rapidamente in cucina e incomincia esaminare meglio la
scatola di ereali Il pudding di pane azzurro aveva un lieve odore
aromatico, alquanto simile a quello di un amaretto. Bowman lo
soppesnella mano, poi ne staccun pezzo e prudentemente lo
fiut Sebbene fosse ormai certo che non sarebbe stato fatto alcun
tentativo deliberato di avvelenarlo, sussisteva pur sempre la possibilit
di errori... specie in un campo complicato come quello della
biochimica.
Rosicchialcune briciole, poi mastice inghiottil pezzo di cibo; era
eccellente, sebbene avesse un sapore coselusivo da essere quasi
indescrivibile. Chiudendo gli occhi, poteva immaginare che fosse
carne, o pane integrale, o anche frutta fresca. A meno che non vi
fossero stati
effetti ritardati e imprevisti, non c'era da temere la morte per inedia.
Dopo aver inghiottito pochi altri bocconi della sostanza, sentendosi
gicompletamente sazio, cercqualcosa da bere. V'era una mezza
dozzina di barattoli di birra, anche quelli di una marca notissima, in
fondo al frigorifero, ed egli premette la linguetta di uno di essi per
aprirlo.
Il coperchio metallico cedette lungo le linee prestabilite, esattamente
come il solito; ma il barattolo non conteneva birra. Con stupore e
delusione di Bowman conteneva anch'esso il cibo azzurro.
In pochi secondi egli aveva aperto una mezza dozzina di altre scatole
e di altri barattoli. Comunque fossero le etichette, il contenuto era
sempre identico; sembrava che la sua dieta sarebbe stata un po'
monotona, e che avrebbe dovuto limitarsi a bere acqua. Riempun
bicchiere al rubinetto della cucina e sorseggicon cautela.
Sputsubito le prime poche gocce; il sapore era terribile. Poi,
vergognandosi alquanto della propria reazione istintiva, si costrinse a
bere il resto.
Il primo sorso gli era bastato a riconoscere il liquido. Era pessimo
perchnon aveva alcun sapore; dal rubinetto usciva acqua pura e
distillata. Gli ignoti anfitrioni dai quali era ospitato non
intendevano ovviamente correre rischi per quanto concerneva la sua
salute.
Sentendosi molto rinfrescato, fece alla svelta la doccia. Non c'era
sapone, un'altra piccola scomodit ma esisteva un
efficientissimo asciugatore ad aria calda nel cui soffio si crogiolper
qualche tempo prima di provarsi la biancheria e la vestaglia tolte
dall'armadio. In seguito si distese sul letto, fissil soffitto e si sforz
di capire qualcosa in quella situazione fantastica.
Aveva progredito ben poco, quando fu distratto da un nuovo corso
di pensieri. Immediatamente sopra il letto si trovava il solito schermo
televisivo tipoalbergo, applicato al soffitto; egli aveva presunto che
fosse finto, come il telefono e i libri.
Ma il quadro di comando sul braccio girevole accanto al letto
sembrava cosrealistico, che non seppe resistere alla tentazione di
trastullarsi con esso; e quando sfiorcon le dita il disco sensorio
ACCESO, lo schermo si illumin Febbrilmente incomincia fare
scattare a caso il selettore dei canali e quasi subito ottenne la prima
immagine.
Era un noto commentatore africano che parlava dei tentativi
compiuti per preservare gli ultimi residui della fauna nel suo paese.
Bowman ascoltper qualche secondo, cosaffascinato dal suono di
una voce umana, da non curarsi minimamente di quanto l'uomo stava
dicendo. Poi cambicanale.
Nei cinque minuti che seguirono passda un'orchestra sinfonica
che suonava il Concerto per violino di Walton, a una discussione sulle
tristi condizioni del teatro, a un western, a una dimostrazione sulla
nuova terapia contro il mal di capo, a un gioco di gruppo in qualche
lingua orientale, a un dramma psicologico, a tre diversi telegiornali, a
una partita di calcio, a una conferenza sulla geometria solida (in
russo), a numerosi monoscopi. Si trattava, in effetti, di una scelta
perfettamente normale tra i programmi televisivi normali e, a parte
il conforto psicologico che gli diede, confermun sospetto gi
formatosi nella sua mente.
Tutti i programmi risalivano a circa due anni prima. Press'a poco al
periodo, cio in cui era stato scoperto il TMA1, e si stentava a
credere che si trattasse di una pura coincidenza. Qualcosa aveva
sorvegliato le onde radio; quel blocco di ebano si era dato molto pi
da fare di quanto gli uomini avessero sospettato.
Continua passare da un programma all'altro, e a un tratto
riconobbe una scena familiare. Ecco il suo stesso appartamento,
sullo schermo televisivo occupato da un celebre attore intento a
scagliarsi furiosamente contro un'amante infedele. Bowman
contemple riconobbe trasalendo il soggiorno dal quale era appena
uscito... e quando la telecamera segula coppia indignata verso la
camera da letto, involontariamente guardnella direzione della porta
per vedere se qualcuno stesse entrando.
Sicch cosavevano preparato per lui il luogo in cui era stato
accolto; i suoi anfitrioni avevano basato le loro idee in merito alla
vita dei terrestri sui programmi televisivi. La sua sensazione di trovarsi
in uno scenario cinematografico aveva corrisposto quasi letteralmente al
vero.
Per il momento aveva saputo tutto ciche gli premeva, e spense il
televisore. Che cosa faccio adesso? si domand intrecciando le dita
dietro la nuca e fissando lo schermo spento.
Era fisicamente ed emotivamente esausto, eppure gli sembrava
impossibile che si potesse dormire in un ambiente cosfantastico, e
pilontano dalla Terra di quanto si fosse mai spinto ogni altro uomo
nella storia. Ma il comodo letto e la saggezza istintiva dell'organismo
vinsero la sua volont
Cercannaspando l'interruttore della luce e la stanza piomb
nell'oscurit Pochi secondi dopo egli era affondato di ldalla
portata dei sogni.
E cos per l'ultima volta, David Bowman dorm

45. RICAPITOLAZIONE.

Poichnon avevano pialcuno scopo, i mobili dell'appartamento
tornarono a dissolversi nella mente del loro creatore. Soltanto il letto
rimase... insieme alle pareti che proteggevano quel fragile organismo
dalle energie non ancora assoggettate al suo controllo.
Nel sonno, David Bowman si mosse irrequieto. Non si dest e non
sogn ma non era pidel tutto inconscio. Simile alla nebbia
insinuantesi in una foresta, qualcosa gli invase la mente. La sent
soltanto vagamente, perchse l'avesse percepita nella sua interezza la
cosa lo avrebbe distrutto immancabilmente come i fuochi che
infuriavano dietro quelle pareti. Sottoposto allo spassionato
scrutinio, egli non provnsperanza ntimore; ogni stato d'animo
era eliminato.
Gli sembrava di galleggiare nello spazio vuoto, mentre intorno a lui
si stendeva, in tutte le direzioni, un'infinita griglia geometrica di scure
linee, o di scuri fili, sulla quale si muovevano minuscoli noduli di
luce... alcuni adagio, altri a velocitfantastiche. Una volta egli aveva
osservato al microscopio una sezione trasversale di cervello umano, e
nella rete di fibre nervosa aveva intravisto la stessa labirintica
complessit Ma quel cervello era morto e statico, mentre questo
trascendeva la vita stessa. Bowman sapeva, o credeva di sapere, di
assistere al funzionamento di una mente gigantesca intenta a
contemplare l'universo del quale egli era una cosminima parte.
La visione, o allucinazione, si protrasse soltanto per un momento.
Poi i piani e i tralicci cristallini e le prospettive intersecantisi di luci in
movimento baluginarono e cessarono di esistere, mentre David
Bowman si trasferiva in un campo della coscienza che nessun altro
uomo aveva mai sperimentato prima di allora.
Inizialmente, parve che il Tempo stesso scorresse all'indietro. Anche
questa meraviglia egli si accinse ad accettare, prima di essersi reso
conto della pisottile verit
Le molle della memoria venivano manipolate; con un ricordo
controllato, egli stava rivivendo il passato. Ecco l'appartamento
d'albergo... ecco la capsula... ecco la superficie in fiamme del sole
rosso... ecco il nucleo splendente della galassia... ecco la porta attraverso
la quale era rientrato nell'universo. E non soltanto le immagini, ma
tutte le impressioni dei sensi, e tutti gli stati d'animo provati sul
momento stavano scorrendo all'indietro, sempre e sempre pi
rapidamente. La sua vita si stava svolgendo come il nastro di un
registratore che riawolgesse la bobina a velocitcrescente.
Adesso si trovava una volta di pia bordo della Discovery e gli anelli
di Saturno colmavano il cielo. Poi eccolo ripetere l'ultimo dialogo
con Hal. Ed ora vedeva Frank Poole partire per l'ultima missione, e
udiva la voce della Terra assicurargli che tutto andava bene.
E nel momento stesso in cui andava rivivendo tutti questi eventi,
sapeva che ogni cosa andava bene, effettivamente. Indietreggiava
lungo i corridoi del Tempo, veniva svuotato di conoscenza ed
esperienza e correva velocemente verso la propria infanzia. Ma nulla
era perduto; tutti gli avvenimenti determinatisi in ogni momento
della sua vita venivano affidati a una pisicura custodia. Nel
momento stesso in cui un David Bowman cessava di esistere, un altro
Bowman diventava immortale.
Pivelocemente, pivelocemente retrocedette in anni dimenticati e
in un mondo pisemplice. Volti che un tempo aveva amato, volti che
aveva creduto perduti in modo irrecuperabile, gli sorrisero
dolcemente. Ricambiil sorriso con tenerezza, e senza sofferenza.
Ora, finalmente, la regressione a capofitto stava rallentando; i pozzi
della memoria erano quasi prosciugati. Il Tempo incomincia
scorrere sempre pipigramente, avvicinandosi a un momento di
stasi... coscome il pendolo oscillante, giunto al limite del proprio
arco, sembra immobilizzato per un attimo eterno, prima di iniziare il
ciclo successivo.
L'istante senza tempo pass il pendolo invertla propria
oscillazione. In una stanza vuota, galleggiante tra le fiamme di una
stella doppia situata a ventimila anniluce dalla Terra, un neonato apr
gli occhi e comincia strillare.

46. TRASFORMAZIONE.

Poi tacque, constatando di non essere pisolo.
Uno spettrale, baluginante rettangolo si era formato nell'aria vuota.
Si solidificin un monolito di cristallo, perdette la propria trasparenza
e si soffuse di luminositpallida e lattea. Allettanti, mal definiti fantasmi
si mossero sulla sua superficie e nelle sue profondit Si fusero in
sbarre di luce e d'ombra, poi formarono disegni intersecantisi e
raggiati che incominciarono a ruotare adagio, assecondando il tempo
del ritmo pulsante che sembrava colmare adesso l'intero spazio.
Era uno spettacolo tale da monopolizzare e impegnare l'attenzione
di qualsiasi bambino... o di qualsiasi uomo-scimmia. Ma, com'era
accaduto tre milioni d'anni prima, esso costituiva soltanto la
manifestazione esteriore di forze troppo sottili per poter essere
percepite consapevolmente. Era un mero giocattolo per distrarre i
sensi,
mentre il processo reale veniva attuato a livelli di gran lunga pi
profondi di quelli della mente. Questa volta il processo fu rapido e
sicuro, mentre la nuova trama veniva intessuta. Perch nelle ere
trascorse dall'ultimo incontro, molte cose erano state apprese dal
tessitore; e il materiale sul quale egli esercitava adesso la propria arte
era di una fibra infinitamente pifine. Ma se al soggetto sarebbe
stato consentito di entrare a far parte dell'arazzo in formazione,
soltanto il futuro avrebbe potuto dirlo.
Con occhi che gierano capaci di qualcosa di pidell'attenzione
umana, il bambino fissle profonditdel monolito di cristallo,
vedendo, senza perancora capirli, i misteri che si celavano pi
oltre. Seppe di essere tornato, seppe che lera l'origine di molte razze
oltre alla sua; ma seppe anche che non poteva rimanere. Di lda quel
momento, si trovava un'altra nascita, pistrana di ogni altra del
passato.
Adesso il momento era giunto; i disegni splendenti non
echeggiavano pii segreti nel cuore di cristallo. Mentre essi si
spegnevano, anche le pareti protettive dileguarono nell'inesistenza
dalla quale erano fuggevolmente emerse, e il sole rosso colmil cielo.
Il metallo e la plastica della capsula dimenticata e gli indumenti
indossati un tempo da un'entitche si era chiamata David Bowman,
avvamparono in una fiammata. Gli ultimi legami con la Terra
erano scomparsi, risolti negli atomi che li componevano.
Ma il bambino quasi non se ne accorse, mentre si adattava alla
piacevole luminositdel suo nuovo ambiente. Gli occorreva ancora,
per qualche tempo, questo guscio di materia come centro focale delle
sue capacit Il suo corpo indistruttibile era l'attuale immagine
mentale che egli aveva di se stesso; e, nonostante tutte le sue capacit
sapeva di essere ancora un bambino.
Tale sarebbe rimasto finchnon si fosse deciso per una nuova
forma, o non fosse passato oltre le necessitdella materia.
E adesso era giunto il momento di andare... anche se, in un certo
senso, non avrebbe mai abbandonato quel luogo ove era rinato,
perchsempre avrebbe fatto parte dell'entitche si avvaleva della
stella doppia per i suoi scopi imperscrutabili. La direzione, anche
se non la natura, del suo destino gli appariva chiara, e non v'era
alcuna necessitdi seguire la via tortuosa lungo la quale era
venuto. Con gli istinti di tre milioni di anni, egli intuiva adesso che
esistevano altre vie oltre a quella dietro il fondo dello spazio. Gli
antichi meccanismi della Porta delle Stelle lo avevano servito bene,
ma lui non ne avrebbe piavuto bisogno.
La baluginante forma rettangolare che un tempo era sembrata
soltanto una lastra di cristallo continuava a galleggiare davanti a lui,
indifferente come egli lo era alle fiamme innocue dell'inferno
sottostante. Essa racchiudeva segreti non ancora penetrati di spazio
e di tempo, ma alcuni di essi, almeno, il bambino adesso li capiva ed
era in grado di dominarli. Come era ovvio, come era necessario, il
rapporto matematico dei lati del monolito, la sequenza dei quadrati,
1:4: 9! E quale ingenuitavere immaginato che la serie terminasse a
quel punto, con appena tre dimensioni!
Mise a fuoco la propria mente su quelle semplicitgeometriche e
mentre i suoi pensieri le sfioravano, la vuota struttura si colmdelle
tenebre della notte interstellare. Il bagliore del sole rosso si attenu..
o, piuttosto, parve indietreggiare in tutte le direzioni
contemporaneamente; e l dinanzi a lui, ecco il vortice luminoso della
galassia.
Sarebbe potuto essere uno splendido modello, incredibilmente
particolareggiato, incluso in un blocco di plastica. Ma era la realt
percepita come un tutto mediante sensi ormai pisottili della vista.
Volendo, avrebbe potuto accentrare la propria attenzione su una
qualsiasi tra i cento miliardi di stelle; e avrebbe potuto fare ancora
molto di pidi questo.
Adesso era //, alla deriva nel gran fiume di soli, a mezza via tra i fuochi
arginati del nucleo galattico e le solitie, sparse stelle-sentinella del
margine. E legli desiderava trovarsi, al lato opposto di quel baratro
nel firmamento, in quella fascia serpentina di tenebre, priva di ogni
stella. Sapeva che quel caos informe, visibile soltanto grazie al bagliore
che ne miniava gli orli provenendo da fuochi-nebbia molto piremoti,
era la sostanza ancora inutilizzata della creazione, la materia prima di
evoluzioni ancora a venire. L il Tempo non era cominciato; fino a
quando i soli che ardevano adesso non si fossero spenti da tempo, la
luce e la vita non avrebbero riplasmato quel vuoto.
Involontariamente, egli lo aveva attraversato una volta; ora doveva
riattraversarlo, quest'altra volta di sua volont Il pensiero lo colmdi
un improvviso, raggelante terrore, e cos per un momento, si sent
completamente disorientato e la sua nuova visuale dell'universo
treme minaccidi frantumarsi in mille pezzi.
Non era la paura degli abissi galattici a gelargli l'anima, ma
un'inquietudine piprofonda, che scaturiva dal futuro non nato. Aveva
lasciato infatti, dietro di s i metri del tempo della sua origine umana;
ora, mentre contemplava quella fascia di notte senza stelle, ebbe le
prime intuizioni dell'eternitche sbadigliava dinanzi a lui.
Ricordallora che non sarebbe mai stato solo, e il panico deflu
adagio. La percezione, limpida come cristallo, dell'universo venne
restaurata in lui... ma, lo sapeva, non esclusivamente grazie ai suoi
sforzi. Quando avesse avuto bisogno di una guida nei suoi primi passi
esitanti, la guida sarebbe stata l
Fiducioso una volta di pi come un tuffatore acrobatico che abbia
ritrovato il coraggio, si lanciattraverso gli anniluce. La galassia
proruppe dalla cornice mentale nella quale l'aveva racchiusa; stelle e
nebulose gli si riversarono accanto in una illusione di velocit
infinita. Solifantasma esplosero e rimasero indietro, mentre egli
scivolava come un'ombra attraverso i loro nuclei; il freddo, tenebroso
deserto della polvere cosmica che un tempo egli aveva paventato non
parve altro che il battito di un'ala di corvo contro la superficie del
Sole.
Le stelle si stavano diradando; lo splendore della Via Lattea si
attenuava e diveniva un pallido spettro dello splendore ch'egli aveva
conosciuto... e che, una volta pronto, avrebbe conosciuto di nuovo.
Era tornato, precisamente dove voleva essere, nello spazio che gli
uomini definivano reale.

47. BAMBINO-DELLE-STELLE.

L dinanzi a lui, luccicante giocattolo cui nessun
Bambino-delle-Stelle avrebbe potuto resistere, galleggiava il pianeta
Terra con tutte le sue genti.
Era tornato in tempo. Laggi su quel globo gremito, gli allarmi
sarebbero balenati sugli schermi radar, i grandi telescopi di
puntamento avrebbero frugato i cicli... e la storia, coscome gli uomini
la conoscevano, si sarebbe avvicinata al termine.
Milleseicento chilometri piin basso egli si accorse che un assopito
carico di morte si era destato e si stava muovendo pigramente lungo
la sua orbita.
Le deboli energie che conteneva non costituivano per lui una
possibile minaccia; ma preferiva un cielo pipulito. Fece valere la
propria volonte i megatoni in orbita fiorirono in una detonazione
silenziosa che portun'alba breve e falsa su metdel globo
addormentato.
Poi aspett chiamando a raccolta i propri pensieri e meditando sui
propri poteri non ancora posti alla prova. Poich sebbene fosse il
padrone del mondo, non sapeva bene ancora che cosa fare in seguito.
Ma avrebbe escogitato qualcosa.

FINE.






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