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David Foster Wallace
La ragazza con i capelli strani

Titolo originale
The Girl with Curious Hair
Traduzione di Francesco Piccolo
Postfazione di Mattia Carratello

Einaudi Tascabili
Stile libero

Copyright 1989
David Foster Wallace
Copyright 1998
Giulio Einaudi editore s.p.a',
Torino

Quando tutto ironia, intrattenimento e spettacolo come si
racconta il dolore? Le storie di Wallace, riconosciuto ormai come il
pigrande talento della nuova scena letteraria Usa, aprono uno
squarcio netto sulla vita americana, la sua durezza, il drammatico
alternarsi di verite finzione. Lo stile di Wallace, miscela
sulfurea di alto e basso, fa piazza pulita di ogni minimalismo, come
di ogni concessione mimetica alla violenza della vita. Basta a
Wallace inseguire i deliri drogati di un rampollo wasp e del suo
gruppo di amici punk fuori tempo, o ascoltare i discorsi di un
allucinato Lyndon Johnson di fronte ai manifestanti pacifisti, o
spiarlo mentre, nell'intimitdi un rapporto con un giovane nero, si
infrange la sua maschera di duro, per farci capire che nulla come
pretendere di essere, e che raggiungere la realtpura questione di
scrittura e di stile. Rinnovando la grande tradizione degli scrittori
postmoderni suoi maestri, Thomas Pynchon e Don Delillo, in
particolare, i racconti di Wallace vanno al cuore del sentimento di
un'epoca, ne sono al tempo stesso lo specchio e l'anima. Il suo lo
sguardo di chi cova l'amore per il proprio Paese, ritratto come un
grande corpo stanco e ormai violato, di cui conosce palmo a palmo
ogni ferita e che accetta, e fa proprio, con tenace e illusa
malinconia.

David Foster Wallace nato nel 1962 a Urbana, nell'Illinois. E'
autore di due romanzi, Infinite Jest e The Broom of the Sistem. In
Italia uscito da Minimum fax un suo reportage dal titolo, Una cosa
divertente che non farmai pi


Per L'

Lyndon
hi, voi, laggi Qui c'il vostro candidato, Lyndon Johnson. Elicottero della campagna
elettorale per il Senato
degli Stati Uniti, 1954

- Mi chiamo Lyndon Baines Johnson. E questo cazzo di pavimento che
stai calpestando, ragazzo, mio.
Nella stanza c'era anche un assistente, in un angolo, un tipo magro
magro con orecchie enormi, che lavorava su un lungo tavolo di legno
di pino, e si agitava tra una telescrivente e alcuni ritagli di
giornale: ma Lyndon ce l'aveva proprio con me. Eravamo negli anni
Cinquanta e io ero giovane, sfacciato, senza pensieri. Cos
spensierato, ero entrato in quell'ufficio, mi ero avvicinato alla sua
scrivania, con le mani infilate nelle tasche del cappotto facendolo
sventolare leggero. Stavo dritto, impalato, e guardavo il pavimento
rosso scuro sotto i piedi. Ogni quadrato rosso aveva al centro una
stella dorata.
Lui si sporgeva oltre la scrivania verso di me. Sembrava un grande
uccello predatore.
- Mi chiamo Lyndon Baines Johnson, figliolo. Nel Senato degli Stati
Uniti ho il posto di Senatore dello stato del Texas, Usa. Sono il
ventisettesimo uomo piricco della nazione. Ho il pigrosso pisello
di Washington e la moglie con il nome picarino di tutte. Percinon
me ne frega niente delle conoscenze del paparino di tua moglie, devi
stare composto davanti a questo Senatore, ragazzo.
Ogni volta che alzavo la testa, lo vedevo con gli occhi fissi su di
me sempre allo stesso modo. Sembrava tutto occhi, gli occhi di una
persona minuta, intrappolati dentro la faccia rugosa aquilina
sporgente di un grosso tranquillo uccello da preda. Era lo stesso
sguardo che aveva nelle fotografie.
Mi scusai nervosamente: - Mi dispiace, signore. Forse sono un po'
teso. Ero lfuori a compilare il modulo d'assunzione e tutt'a un
tratto mi ritrovo qui dentro a parlare direttamente con lei, signore.
Tirfuori da qualche parte un inalatore e una scheda. Infil l'inalatore in una narice, lo schiaccie tirsu. Poi diede uno
sguardo alla scheda.
- utte le persone che vogliono essere assunte negli uffici del
Senatore del Texas devono sostenere un colloquio - lo sto leggendo
su questa scheda, ragazzo - l colloquio puessere fatto da un
qualsiasi funzionario, basta che abbia un incarico superiore a quello
che potravere il potenziale assunto L'ho scritto io. Non me ne
frega niente delle conoscenze che ha la moglie del paparino di tua
moglie tra i medici, io ho un incarico superiore a quello tuo
potenziale, e quindi ti faccio il colloquio, ragazzo. Qualcosa in
contrario?
L'assistente con le orecchie enormi si era messo a lavorare su un
altro giornale, stando ben attento a fare ritagli dritti e squadrati.
- Un Senatore che fa il colloquio all'ultimo degli assistenti di un
ufficio? - dissi. Sentivo in sottofondo voci indistinte, suoni
lontani di telefoni, macchine da scrivere e telescriventi. Cominciavo
a pensare di aver fatto domanda di assunzione per il lavoro
sbagliato. Non avevo nessuna esperienza. Ero giovane, sfacciato. E il
mio curriculum non diceva tutta la verit
- Deve essere un ufficio particolarmente serio, questo, - dissi.
- Caspita se serio, ragazzo. E il capo di questo bel mucchio di
metri quadrati nel Dirksen Building ce l'hai davanti, Lyndon
Johnson. E un capo controlla, fa i colloqui e ricontrolla ogni cosa
che dirige, se vuole fare bene il suo lavoro -. Fece una pausa. -
Prendi nota di quello che ho appena detto, ragazzo.
Guardai verso il testone dell'assistente, ma quello era tutto
concentrato ad attaccare con precisione lunghe strisce di scotch
aiutandosi con un righello. - Aggiungici olloqui preliminari -
disse Lyndon. - Inserisci all'inizio della frase olloqui
preliminari figliolo.
I pori della pelle si dilatavano; tentavo di sistemarmi la giacca e
il cappotto e intanto cercavo di far finta che quello fosse proprio
il mio giorno fortunato, come se non avessi voluto fare altro nella
vita che trascrivere gli aforismi di senatori fulminati
dall'ispirazione.
Ma Lyndon non si accorse di nulla; aveva girato la sua poltrona di
pelle e continuava a pensare, rivolto verso la parete con la
finestra, zeppa di foto firmate, onorificenze di ogni tipo, corna di
toro senza testa che si toccavano come tenaglie, proprio dietro la
grande scrivania. Lyndon si tormenti denti con un angolo della
scheda che aveva letto prima, poi girla poltrona verso di me quel
tanto che bastava per dirmi:
- Se c'una sola cazzo di possibilitche il culo di un qualsiasi
ragazzino impaurito e incapace persino di abbottonarsi la giacca mi
capiti tra i piedi nell'ufficio di questo perfetto Senatore degli
Stati Uniti, che poi sarei io, sta sicuro che al culo di quel ragazzo
il colloquio glielo faccio io di persona.
Aveva il cranio lucido, nonostante fossimo negli anni Cinquanta.
Dietro la testa c'era una specie di siepe di capelli. La testa aveva
la forma di un pallone, era grande, come se racchiudesse un'enorme
cavitcerebrale. Le sue mani erano gigantesche e piene di vene.
Puntlentamente un dito cosgrande che avrebbe potuto essere un
braccio verso l'assistente magro:
- Piesker, fammi aspettare ancora per la rassegna stampa e ti
faccio fare il giro di tutto l'ufficio a calci in culo!
L'assistente magro stava ritagliando un articolo dalla forma molto
complicata con incredibile velocit
Mi schiarii la voce. - Potrei chiederle in cosa consiste il lavoro
per il quale avrei compilato la richiesta, signore?
Lyndon continuava a fissare la parete piena di foto e decorazioni
con l'enorme finestra. Laccanto sventolavano le bandiere degli
Stati Uniti e dello stato del Texas. Fuori dalla finestra si vedeva
il marciapiede, un poliziotto, una strada, qualche albero, una
cancellata nera di ferro decorata con punte che sembravano cuoricini
piantati al contrario. Piin lsi vedeva il verde acceso e il
bianco sfavillante del Campidoglio.
Lyndon tirsu un'altra volta dall'inalatore. Il flaconcino fischi leggermente. Io aspettavo, in piedi, mentre lui esaminava controluce
il modulo che avevo compilato.
- Questo ragazzo si chiama David Boyd. Qui c'scritto che vieni
dal Connecticut. Dal Connecticut?
- S signore.
- Ma il padre di tua moglie non Jack Childs?
Annuii.
- Che cazzo, parla, Boyd! Black Jack Childs, dei Childs di Houston?
E la signora Childs e la mia adorata mogliettina hanno lo stesso
medico lagginel Texas, no?
- Cosmi stato riferito, signore.
Girla poltrona verso di me, senza rumore, giocando di nuovo con
il suo regolamento, passandoselo sulle labbra mentre continuava a
esaminare il modulo.
- Qui c'scritto che hai frequentato la facoltdi economia a Yale
e poi l'hai abbandonata, vero?
- E' cos signore. Sono andato via da Yale.
- Anche Yale sta nel Connecticut? - disse pensieroso.
Continuavo a sventolare il cappotto con le mani in tasca. - S-.
Poi dissi: - Per essere sincero, signore, mi hanno chiesto di andare
via.
- A Yale hai conosciuto la bambina di Jack Childs? Sei stato
travolto dal vortice della passione? Hai buttato all'aria gli studi
in nome dell'amore? Ammirevole. Proprio come me -. Portava un paio di
stivali, grossi stivali che ora luccicavano sulla scrivania. Gli
occhi piantati in mezzo a quella faccia guardavano un punto lontano.
- L'hai fatto per sposarti? Sei andato via da Yale per questo?
- Signore, in tutta onestmi hanno chiesto di andare via.
- A Yale che sta lassnel Connecticut hanno chiesto a te di andare
via?
- Ssignore.
A quel punto ho visto che arrotolava il modulo e se lo infilava
nell'orecchio, quanto pipoteva, cercando qualcosa, lo sguardo perso
nel vuoto.
l futuro sarcompletamente diverso dal presente. Discorso all'Associazione
della Stampa,
Washington, D.C',
17 aprile 1959
l Presidente un uomo infaticabile. Un membro del Governo, 1965
l Presidente un uomo prudente. Un membro del Governo, 1964
ubito che Lyndon Johnson abbia mai compiuto un'azione impulsiva
nella sua vita, sempre stato un uomo prudente, giudizioso. L'Onorevole Sam Rayburn,
1968
- Sono stato imprudente, - dissi a Lyndon. - Ho fatto cose
imprudenti, e mi hanno chiesto di andare via.
Lyndon guardava Piesker e poi l'orologio, Piesker e poi l'orologio.
Piesker, l'assistente, piagnucolava mentre raccoglieva i fogli sul
lungo tavolo di solido legno di pino davanti a un quadro con un bosco
e colline marroni e un fiume secco sotto un cielo azzurro.
- Quelli di Yale mi hanno chiesto di andare via, - dissi, - ecco
perchil mio diploma quello che
Stava sempre ldavanti a me, ma dava la sensazione che quel che
diceva fosse da una parte una risposta a me, dall'altra una
riflessione che riguardava lui solo.
- Io da parte mia, - disse, - ho tenuto il culo ben lontano da
tutti i college. Ho lucidato scarpe in un salone di barbiere. Ho
venduto cosmetici rassodanti porta a porta. Ho fatto l'apprendista
tipografo in un giornale. Ho fatto perfino il pastore di capre, per
un amico, un'estate -. Lo vidi per la prima volta fare quella faccia.
- Cristo, detesto la puzza di capra, - disse. - Cristo santo. Hai mai
annusato una capra, ragazzo?
Feci del mio meglio per scuotere la testa in segno di rammarico.
Vorrei tanto poter ricordare la faccia che aveva fatto. Ma mi veniva
da ridere nonostante facessi di tutto per trattenermi. Il suo viso si
era sgonfiato come una tenda senza i picchetti, mentre gli occhi
ruotavano all'indietro. La mia risata divenne sfacciata e isterica:
non sapevo picome fermarla. Ma Lyndon sorrise. Ancora non mi era
stato permesso di sedermi. Stavo su quel maestoso pavimento rosso,
separato da Lyndon e dai suoi stivali da chilometri di legno
consumato di scrivania.
- Al massimo, avrai sentito parlare della puzza di capra, - disse
sovrappensiero.
- S qualcosa che ha che fare con il vino, misto a quella tipica
puzza di animali, ecco, sono sicuro che...
Ma improvvisamente si drizzsulla poltrona, come se si fosse
ricordato di qualcosa di importante e di grave. Il suo scatto fece
cadere le forbici dalle mani di Piesker. Si sentun gran fracasso.
Lyndon mi squadrdalla testa ai piedi.
- Merda, figliolo, non dimostri pidi vent'anni.
icordatevi, uno dei segreti di Lyndon Johnson che un
perfezionista - un perfezionista nell'arte piimperfetta del mondo:
la politica. Ricordatevi soltanto questo. Un sostenitore anziano, 1960
Alla fine fui costretto a sedermi. La mia schiena cominciava a
essere dura come quella di una statua. Me ne stetti seduto in un
angolo dell'ufficio di Lyndon per quattro ore quel freddo giorno di
primavera. Lo osservai divorare un intero pacco di importanti
articoli, selezionati, ritagliati e raccolti da Piesker dai giornali
piprestigiosi di tutta la nazione. Vidi entrare e uscire assistenti
e collaboratori. Sembrava che Lyndon avesse dimenticato che ero l
su una sedia enorme, in un angolo, con il cappotto tirato su fino
alla vita poggiato sulle gambe, e lo guardavo. Lo guardavo mentre
leggeva, dettava, firmava e poi ricominciava da capo. Lo guardavo
mentre faceva finta di non sentire che il telefono squillava. Mi
meravigliai del fatto che il telefono di un uomo cosimportante
squillasse raramente. Lo ascoltai parlare con Roy Cohn per venti
minuti di fila senza mai rispondere alla domanda che gli aveva fatto
Roy Cohn, e ciose secondo lui Everett Dirksen poteva permettersi di
essere comprensivo con quelli che si mostravano comprensivi nei
confronti del comunismo. Lyndon girgli occhi verso il mio angolo
solo una volta, nell'attimo in cui accesi una sigaretta, mostrando i
denti fino a quando non la schiacciai dentro un contenitore di
ceramica poggiato a terra, pregando Dio che si trattasse di un
posacenere. Vidi il Senatore ricevere una personalitche parlava con
un raffinato accento italiano e che era venuto per discutere
dell'importazione di cotone texano nel Mercato Comune, li vidi
accomodarsi uno di fronte all'altro su due poltroncine al centro del
lucido pavimento rosso, e bere caffnero da tazzine delicate
complete di piattino e cucchiaino, portate dalla segretaria personale
di Lyndon, Dora Teane, una donna con un trucco pesante ma senza
sopracciglia, con un viso gentile e un rotolo di grasso in vita. Vidi
Lyndon poggiare il cucchiaino sottile nella tazza, portare
casualmente la mano verso il basso per raggiungere l'inguine e
spostare leggermente i calzoni mentre continuava a discutere con
l'ospite di prodotti tessili, di democrazia e della salute della
lira.
Nell'ufficio la luce si affievolfino a diventare rossa.
Probabilmente stavo per addormentarmi, quando sentii
all'improvviso:- Ehi, tu nel mio angolo.
- Non startene lseduto con le mani in mano, ragazzo -. Lyndon
parlava srotolandosi le maniche della camicia. Eravamo soli. - Vai a
parlare con la signorina Teane, lfuori. Comincia a orientarti. Se
vedo un ragazzo disorientato tra i dipendenti di Lyndon Baines
Johnson, il culo di quel ragazzo si ritroversul marciapiede in un
baleno.
- Sono stato assunto, allora? Il colloquio finito? - chiesi, in
piedi, sull'attenti. Lyndon non mi stava a sentire. - L'uomo che ha
inventato le convocazioni di sedute straordinarie del Senato degli
Stati Uniti d'America, quell'uomo lo stesso uomo che accudiva il
gregge di capre, - e intanto prendeva con cura la giacca e se la
infilava con movimenti eleganti. Si abbottoni polsini mentre
attraversava la stanza, con passo danzante, con i tacchi che
risuonavano. Lo seguii.
Si fermdavanti alla porta e guardil suo cappotto,
sull'appendiabiti. Poi guardme.
Il legno dell'appendiabiti era intarsiato come la porta
dell'ufficio. Tenni il cappotto di Lyndon mentre se lo infilava,
aggiustandosi il bavero con un colpo secco.
- Posso sapere esattamente per cosa sono stato assunto? - chiesi,
indietreggiando per fargli spazio mentre si girava per guardarsi allo
specchio.
Lyndon guardl'orologio. - Sarai l'addetto alla posta.
Non mi misi ad analizzare la questione. - Non una cosa un po'
inutile, qui?
- Consegni la posta, ragazzo, - disse, girando la maniglia della
porta. - Sarai capace di consegnare lettere per questo ufficio, no?
Lo seguii tra i rumori e le luci fluorescenti degli uffici. C'erano
archivi e scrivanie e Atti del Congresso e macchine da scrivere
grigie. Le luci forti e bianche proiettavano la sua ombra su ogni
scrivania cui passava accanto.

- Il Senatore attribuisce estrema importanza al costante dialogo
con i cittadini e con gli elettori, - mi stava dicendo Dora Teane. Mi
consegnuna scheda prestampata. L'intestazione era in neretto e
parlava di direttiva per rispondere nello stesso giorno. - E' un
vademecum per il personale nel quale si dispone che qualsiasi lettera
il Senatore riceva, deve ottenere una risposta che va rispedita nello
stesso giorno -. Mi mise una mano sul braccio. Sentii un leggero
odore di tavola calda. La scheda era piena di istruzioni numerate,
dalla grafia appuntita e quasi infantile. Sicuramente non era stata
scritta da una segretaria.
- Questo, - la signorina Teane indicava la scheda, - un
regolamento innovativo per l'ufficio di un Senatore.
Mi mostrla stanza della posta nel seminterrato del Dirksen
Building, le cassette, le borse per i portalettere, i sacchi postali.
Lyndon Johnson riceveva un mare di lettere tutti i giorni.
ono uno che fa compromessi e stratagemmi. Perchcerco di
concludere qualcosa. E' cosche funziona il sistema negli Stati
Uniti. ew York Times
8 dicembre 1963
Io e Margaret trovammo un appartamento carino in T Street. Cosla
mattina potevo andare a piedi al Dirksen Building. Margaret, che
aveva sia lo spirito di iniziativa sia la macchina, trovun lavoro
part-time come insegnante di corsi di recupero a Georgetown. Divenni
subito amico di un bel po' di giovani impiegati che arrivavano a
Washington da tutti i college della East Coast. In particolare
frequentavo il timido, garbato addetto stampa di un altro Senatore
del sud che aveva gli uffici nel palazzo. Peter, che restquattro
mesi, aveva quei modi meravigliosi tipici della Carolina e amava la
discrezione, come me.
E intanto consegnavo lettere. Tre volte al giorno, svuotavo
cassette postali, ceste di telegrammi, sacchi consumati pieni di
posta, e infilavo tutto dentro capienti carrelli che facevo scorrere
sul pavimento di pietra grigia del seminterrato fino all'ascensore da
carico, e arrivavo su nel labirinto intricato degli uffici di Lyndon.
Smistavo la posta in una stanza che odorava perennemente di
ciclostilati. Dovevo capire velocemente che genere di lettere fossero
e a chi darle per la risposta. Dovevo conoscere bene tutti gli
impiegati di Lyndon, i ricercatori, gli assistenti, le segretarie e
gli addetti alle pubbliche relazioni, fino all'intero staff dei
collaboratori stretti: Hal Ball, Dan Johnson, Walt Peltason, Jim
Johnson, Cobt Donagan, Lew N. Johnson, Dora Teane e la sua squadra di
dattilografe - tante graziose donne del sud, profondamente inquiete,
lavoratrici, devote al collegio elettorale del Texas, al Partito
Democratico, e unite da un complesso e simultaneo sentimento di
negazione di paura, avversione, disprezzo, e soggezione e lealt fanatica verso Lyndon Baines Johnson.
utte le sere, quando vado a dormire, mi chiedo: cosa abbiamo
fatto oggi che puprovare alle future generazioni che abbiamo
gettato le fondamenta per un mondo migliore e senza sofferenze, fatto
di pace e benessere? Conferenza stampa,
Casa Bianca,
21 aprile 1966
h, poteva essere un vero bastardo. Era capace di diventare una
bestia, lo sapevano tutti. Capace di nascondere le graffette sul
pavimento sotto la scrivania per mettere alla prova il custode
notturno. Capace di urlare come un pazzo. Un giorno era gentile con
tutti e il giorno dopo strillava e sbraitava insultando te e tutta la
tua famiglia, nel linguaggio pivolgare che esista, davanti ai tuoi
colleghi. Noi ci eravamo abituati, e avevamo smesso di sentirci in
imbarazzo quando succedeva, perchuna volta o l'altra era capitato a
tutti.
Tranne che al signor Boyd. Noi avevamo una strategia per restare
lontani dal raggio di azione del Vice Presidente. Certe volte era
capace di rimanere in collera per giorni. Ma era una collera innocua.
Perserviva a tenerci sempre in allarme.
Si aggirava negli uffici come un predatore in cerca di una preda.
Non sapevi mai quando, o dove, o chi avrebbe colpito. Era collera.
Non era un ambiente di lavoro sereno, signore. Eravamo tutti
terrorizzati la maggior parte del tempo. Tranne il signor Boyd. Il
signor Boyd, signore, non ha mai ricevuto in pubblico una parola
spiacevole dal Vice Presidente fin dal primo giorno che stato
assunto, quando il Vice Presidente era ancora Senatore. A quel tempo
noi pensavamo che il signor Boyd fosse un suo parente stretto. Devo
in ogni caso ammettere che il signor Boyd non ha mai approfittato
della sua immunitdagli attacchi d'ira del Vice Presidente. Certo
che ne ha fatta di strada per diventarne l'assistente, dall'addetto
stampa che era. Per carit lui ha lavorato sodo come chiunque di
noi, signore, ed stato rispettoso verso il Vice Presidente quanto
puessere rispettoso un uomo verso un altro uomo. Ma questa soltanto l'opinione di una dattilografa, naturalmente.
Dattilografa
dell'ufficio di Lbj,
novembre 1963
La veritviaggiava alla solita velocitcon cui la veritviaggia
di solito negli uffici, nel Palazzo, nel quartiere. Io ero un
omosessuale. Ero stato omosessuale a Yale. Nell'ultimo anno prima di
iscrivermi al corso di economia del college, avevo conosciuto e ero
diventato intimo di uno studente di Yale, Jeffrey, un ragazzo ricco
di Houston, Texas, molto bello, spesso premuroso, triste ma anche
passionale, possessivo, e soggetto a periodici attacchi di
depressione cosgravi che era costretto a prendere farmaci. E avevo
capito che erano i farmaci a renderlo costriste.
Il mio amante Jeffrey frequentava un gruppo di ragazzi dell'alta
societtexana, un po' imbalsamati ma simpatici, tra i quali c'era
Margaret Childs, una bella ragazza alta e con le spalle larghe, che a
un certo punto decise, non so per quale motivo, di essere innamorata
di me. Comincia perseguitarmi. Io la evitavo usando tutte le scuse
plausibili. Semplicemente: non mi interessava. Ma Jeffrey diventava
sempre piinquieto. Mi disse chiaramente che i suoi amici non
sapevano che era omosessuale, e che non lo dovevano sapere. Allo
stesso tempo mi costrinse a evitare del tutto Margaret, ma la cosa
non era facile: Margaret era incontrollabile, intelligente quanto
basta per essere perennemente annoiata, e comincia non vederci
chiaro, a insospettirsi delle manovre di Jeffrey (abbastanza subdole)
per tenermi lontano da lei. Sentl'odore irresistibile del
melodramma, e comincila caccia. Jeffrey divenne geloso come solo un
maniaco puesserlo. Durante il mio primo anno al college, mentre ero
in giro a cercare le solite palle da golf da regalare a mio padre per
Natale, Jeffrey e Margaret fecero una piazzata di quelle tragiche in
un caffdi New Haven. Pare che Jeffrey salisse sul bancone dei
dolci. Cos certe notizie riservate diventarono pubbliche. Alcune
arrivarono alle orecchie dei miei genitori, che erano amici dei
genitori dei miei due compagni di stanza. I miei genitori si
presentarono in carne e ossa al campus di Yale. Nevicava. A cena con
i miei genitori e i miei compagni di stanza, da Morty's, Jeffrey era
cosagitato che dovettero portarlo in bagno per calmarlo. Mio padre
tamponava la fronte di Jeffrey con fazzoletti di carta inumiditi, in
una stanza gelida. Jeffrey non la smetteva di dire a mio padre quanto
fosse gentile.
Mentre i miei genitori stavano per partire - avevano le mani
letteralmente aggrappate alla maniglia delle porte del treno -, mio
padre, sotto la neve, si decise a chiedermi se per caso le mie
preferenze sessuali stessero sfuggendo al mio controllo. Mi chiese
se, qualora avessi trovato la donna giusta, sarei stato in grado di
avere un amore eterosessuale, di sposarmi e avere una famiglia e una
posizione dignitosa all'interno della societ Queste, spiegava mio
padre, erano le uniche cose importanti che lui e mia madre si
auguravano per me, il loro unico figlio, che amavano pidi ogni
altra cosa al mondo. Mia madre stava zitta. Ricordo lo sforzo che
facevano per avere un'aria distaccata mentre io parlavo con affanno
cercando di spiegare perchnon avrei potuto fare e quindi diventare
ciche mio padre voleva che diventassi, mentre invocavo la loro
comprensione verso la mia diversit sostenendola con gli argomenti
disponibili negli anni Cinquanta, imprecando contro una sorta di dio
degli ormoni coscome uno sciamano impreca contro gli spiriti della
natura per un raccolto mancato. Mio padre continuad annuire per
tutto il tempo di quella seria e civile conversazione mentre mia
madre era concentrata a cercare chisscosa nella borsa. Quando non
mi presentai a casa il weekend successivo, mio padre mi mandun
biglietto, mia madre un assegno e qualcosa da mangiare avvolto in
carta d'alluminio.
Li vidi soltanto un'altra volta prima che mio padre morisse di un
male improvviso. Decisi di abbandonare Jeffrey, e in questa scelta mi
fu vicina la determinata, irriducibile Margaret Childs. Purtroppo
Jeffrey vide, in tutto questo, buone ragioni per togliersi la vita, e
lo fece in un modo particolarmente crudele; e lasci sul tavolo che
stava sotto i tubi del riscaldamento a cui fu trovato appeso, una
nota - una specie di documento - accuratamente battuta a macchina,
piena di veritassolute concatenate a vere e proprie invenzioni:
quanto bastall'amministrazione della facoltdi economia di Yale
per chiedermi di andarmene. Alcune settimane dopo la veglia funebre
di mio padre, sposai Margaret Childs, sotto un albero di mesquite,
con gli occhi blu di mia madre che mi squadravano sotto il cielo di
Houston, e una sequenza di giuramenti, promesse, rifiuti, giudizi e
compassione che andavano molto al di ldi quanto richiesto dai
rituali del ministro battista dei Childs.
La verit sulla quale non si puaggiungere molto oltre ciche stato gidetto, e che in seguito si diffuse negli uffici del
Senatore, e nei palazzi Dirksen e Owen, e al circolo di fanteria di
Capitol Hill dove da veri gentiluomini evitarono di infierire, port a una serie di conseguenze che si conclusero con il fatto che il
padre di Margaret, il signor Childs, che era meno ricco dei veri
potenti secondo gli standard del Texas nel 1958, ma con una certa
influenza politica che lo legava direttamente ad alcuni Senatori
degli Stati Uniti, fece un gesto esemplare, che voleva essere il
tipico esempio del bastone e della carota, e scaraventsuo genero in
una di quelle sfere di influenza costringendomi a entrare con una
mano avanti e l'altra dietro negli uffici di un vecchio Senatore gi affermato ma ancora in ascesa, strano e ingegnoso, probabile
candidato democratico alle successive elezioni presidenziali. Lyndon.
Io classificavo e consegnavo la posta. Le lettere normali, quelle
ufficiali, la posta importante e le lettere intestate venivano
consegnate tutte nelle mani di uno degli otto consiglieri e
assistenti pivicini a Lyndon. La posta proveniente dal Senato
andava a uno dei tre assistenti dell'amministrazione.
Tutte le buste con indirizzo a mano - automaticamente classificate
come lettere degli elettori - venivano ripartite dalla signorina
Teane e da me tra segretarie, praticanti, dattilografe, e qualsiasi
altro impiegato dell'ultimo livello. Il fatto era che queste lettere
degli elettori, queste Voci del Popolo, piene di invettive o
adulazioni o richieste di petizioni per risarcimenti o possibili
guadagni, erano tante, troppe, molte pidi quante il personale
dell'ultimo livello riuscisse a smaltirne in un giorno. Allora
scrissi, ed ebbi l'approvazione per farlo, una serie di lettere di
risposta preconfezionate, che persembravano del tutto
personalizzate, e che rispondevano ad alcuni temi ricorrenti; eppure
continuavamo a restare indietro rispetto alla direttiva per
rispondere nello stesso giorno. Il lavoro arretrato diventava
minaccioso. Cominciai a rimanere in ufficio fino a tardi, telefonando
a Margaret e Peter per dire di tenermi fuori dai programmi serali,
per poter lavorare alle risposte del Senatore a ognuna di quelle voci
del popolo. Mi piaceva la quiete della sera negli uffici, con la
lampada accesa e sullo sfondo la musica delle cicale a intervalli
regolari. Gli impiegati che avevano a che fare con le lettere
cominciarono ad apprezzarmi. Una dattilografa comincia portarmi
fette di pandolce di banana. La cosa migliore era che avevo il
permesso di bere il caffnero e amaro tipico del Texas orientale
preparato dalla signorina Teane; lei lasciava cadere nella mia tazza
le gocce bollenti dalla macchinetta del caff mentre riordinava la
scrivania, ed erano gocce rotonde e pesanti, e intanto spegneva le
luci e le macchine. Quelle sere in ufficio erano deliziose.
E in quelle sere, la maggior parte delle volte anche le luci
dell'ufficio di Lyndon filtravano dalla fessura della grande porta.
Certe volte riuscivo a sentire il suono lontano del transistor che
accendeva quando restava solo. Raramente lasciava l'ufficio prima
delle dieci, a volte faceva anche pitardi: si buttava il cappotto
sulle spalle, e qualche volta lo sentivo parlare con qualcuno che non
c'era, altre volte lo sentivo correre per poi frenare bruscamente e
scivolare lungo il pavimento liscio dei corridoi, senza mai guardare
nella mia direzione mentre leggevo lettere sgrammaticate scritte a
mano, mettendone alcune in evidenza per la signorina Teane, decidendo
quali delle risposte preconfezionate sarebbero state adatte per
alcune delle altre, apponendovi il timbro del Senatore, e ancora
inumidendo, legando, misurando, ammucchiando, fumando.
E una sera alzai lo sguardo verso un'ombra sottile e lo vidi l
piantato davanti alla scrivania nel grande ufficio vuoto, perplesso,
come se per lui fossi uno sconosciuto. In effetti non ci eravamo
quasi piparlati da quel primo colloquio di quattro mesi prima.
Stava l con il cappotto sportivo buttato sulle spalle,
incredibilmente alto, leggermente piegato verso di me.
- Che cazzo ci fai qui, ragazzo?
- Sto finendo di sistemare le ultime lettere, signore.
Guardl'orologio. - E' mezzanotte, figliolo.
- Anche lei lavora sodo, Senatore Johnson.
- Chiamami signor Johnson, ragazzo, - disse Lyndon, tentando di
infilare di nuovo l'orologio nel taschino. - Puoi continuare a
chiamarmi signore.
Accese un'altra lampada e si sedette con fatica dietro la scrivania
di Nunn, un praticante estivo che veniva dalla Tufts.
- Questo non il tuo lavoro, ragazzo -. Guardle pile di fogli
che avevo gipreparato. - Ti paghiamo per fare questo?
- Qualcuno lo deve fare, signore. E io sono un grande ammiratore
della direttiva per rispondere nello stesso giorno.
Lui annu compiaciuto: - L'ho scritta io.
- Credo che il suo rispetto per queste lettere sia da ammirare,
signore.
Si fece pensieroso, poi fece schioccare le labbra.
- Non credo che si possa tenere un ragazzo con gli occhi arrossati
a leccare posta tutta la notte senza un compenso adeguato.
- Qualcuno lo deve fare, signore, - dissi. Che poi era la verit
- Queste sono le parole su cui si basa la mia vita, figliolo, -
disse, piantando uno stivale sulle carte di Nunn, aprendo una o due
buste, dando un'occhiata. - Ma diamine, ce ne fossero di mogli con un
po' di cervello che lascino i mariti fuori fino a tardi, fino a
mezzanotte.
Guardai il mio orologio, poi guardai verso la pesante porta
dell'ufficio di Lyndon.
Lyndon sorrise per la mia espressione. Sorrise con gentilezza. - Io
porto la mia signora Claudia ady BirdJohnson qui, - disse,
dandosi dei colpetti sul petto, appena sopra la cicatrice del bypass
che gli avevano applicato di recente (aveva mostrato quella cicatrice
a tutto l'ufficio). - Proprio come la mia Bird porta me nel suo
cuoricino. Tu dedichi la tua vita ad altre persone, metti la tua
capacitfisica, la tua mente, la tua intelligenza al servizio della
gente, e allora tu e tua moglie dovete essere l'uno nel cuore
dell'altra, non importa quanto siate lontani, o distanti o soli -.
Sorrise di nuovo, facendo una smorfia mentre si grattava un braccio.
Lo guardai da dietro la pila alta un metro di posta ufficiale.
- Lei e la signora Johnson sembrate una coppia molto fortunata,
signore.
Lui distolse lo sguardo. Si infilgli occhiali. Le sue lenti erano
fatte in modo strano, avevano il colore dell'acqua, sembrava che
all'interno ci fosse un liquido.
- La mia Lady Bird e io siamo stati fortunati, vero. Siamo
fortunati.
- Penso che lo siate, signore.
- Cristo, se lo siamo -. Guardoltre la pila di posta. - Cristo,
se lo siamo.
Quella notte restammo la rispondere alle lettere per ore, quasi
sempre in silenzio. Poi, prima che la luce laggiintorno al
Monumento si facesse color malva e la nebbia dell'alba avvolgesse il
Campidoglio, mi accorsi che Lyndon mi fissava, ricurvo com'ero nel
mio completo sbottonato, mi fissava e annuiva e diceva qualcosa, a
voce troppo bassa per poterlo sentire.
- Mi scusi, signore.
- Dicevo di continuare cos ragazzo, questo tutto. Continua
cos Io ho fatto cos Tu devi fare cos
- Potrebbe spiegarsi meglio, signore?
- Lyndon Baines Johnson non si spiega meglio. E' una mia regola, e
l'ho sempre trovata conveniente. Non mi spiego mai meglio. La gente
non crede a quelli che vogliono spiegarsi meglio. Scrivilo, ragazzo:
ai spiegarsi meglio
Si alzlentamente, appoggiandosi alla piccola scrivania di metallo
di Nunn. Io presi il mio taccuino e la penna mentre lui si stirava le
pieghe del cappotto.
on ho mai conosciuto un uomo con un bisogno di amore tanto
profondo come Lb. Un vecchio impiegato, 1973
on sopportava di stare da solo. Voglio dire che veramente lo
detestava. Entravo nel suo ufficio mentre se ne stava seduto da solo
alla sua scrivania, e anche se non si pudire che fossi uno di
quelli che lui amava vedere, i suoi occhi si rasserenavano... Aveva
una piccola radio tascabile, una radiolina a transistor, e qualche
volta sentivamo che la accendeva, lnel suo ufficio, mentre lavorava
da solo. Voleva che ci fosse sempre un po' di rumore. La voce di
qualcuno che parlasse con lui o un po' di musica. Ma non era un uomo
triste. Non voglio darvi questa immagine di lui. Kennedy era un uomo
triste. Johnson era solo un uomo esigente. Tutto quello che dava,
voleva che in qualche modo gli fosse reso. E sapeva di essere fatto
cos Chip Piesker,
ex assistente alla ricerca,
aprile 1978
Cominciai a sbrigare molto del mio impegnativo lavoro nell'ufficio
di Lyndon, sul pavimento rosso, tra le stelle. Sceglievo e catalogavo
e rispondevo alle lettere in un angolo, poi sul lungo tavolo di pino
quando Piesker fu mandato a raccogliere la rassegna stampa quotidiana
di Lyndon alla mia scrivania. Rispondevo a un numero sempre maggiore
di lettere personali. Lew N. Johnson sosteneva che io avevo un tocco
speciale, originale. La signorina Teane comincia sottopormi
questioni, lei a me, invece del contrario. Lyndon spesso mi chiedeva
di prendere appunti per suo conto - di pensieri, modi di dire, cose
da ricordare. Mostrava, fu cosanche in seguito, una vera passione
per la retorica. Mi chiedeva di dare un'occhiata al taccuino che
portavo con me, e ripassava alcune cose.
Si candidalle primarie del 1960 mentre era ancora Senatore. La
sua determinazione a non volersi sottrarre ai doveri del Senato
voleva dire che realisticamente non avrebbe potuto andare oltre le
primarie. Ma i suoi uffici nel Dirksen Building triplicarono il
personale e diventarono una specie di quartier generale militare. Io
prendevo ordini direttamente da Lyndon o da Dora. La posta diventava
ogni giorno piimportante. Feci una propaganda elettorale a tappeto
attraverso le lettere, nella campagna del 1960, lavorando con
pubblicitari e addetti alle analisi demografiche.
Assistenti e impiegati e amici e rivali e colleghi entravano e
uscivano, entravano e uscivano. Lyndon odiava il telefono. Dora Teane
gli passava solo le telefonate piurgenti. Quelli che conoscevano
bene Lyndon venivano di persona per e chiacchiereche spesso
determinavano la fine o l'inizio di una carriera. Venivano davvero
tutti. Humprey sembrava il guscio vuoto di una locusta. Kennedy
sembrava la pubblicitdi qualcosa che non desideri, ma che poi
finisci per comprare. Sam Rayburn mi faceva venire in mente un
cespuglio trascurato. Nixon sembrava la caricatura di Nixon. John
Connally e John Foster Dulles non sembravano proprio niente. I
capelli di Chet Huntly sembravano finti. De Gaulle era semplicemente
assurdo. Jesse Helms era falso e gentile. A chiunque dovesse stare ad
aspettare qualche minuto, portavo la scura bevanda magica della
signorina Teane. A volte restavo a chiacchierare per un po' con il
visitatore. Trovai utile il francese che avevo appena imparato, per
fare due chiacchiere col generale.

Margaret Childs Boyd, mia moglie da quasi due anni, aveva trovato
nella lavatrice, all'inizio del nostro periodo in T Street, i miei
boxer gnominiosamente macchiati- sono le sue parole. Minaccidi
dire al signor Jack Childs, che ora stava a Austin, che i complicati
e filosofici accordi prematrimoniali, a lungo dibattuti, sembravano
andati a monte. Lei era entrata in rapporti, che non vedevo di buon
occhio, con un disegnatore satirico del sindacato che ritraeva Lyndon
curvo come un punto interrogativo e con la faccia da bassotto.
Margaret amava, a parte gli esercizi sessuali piclassici e
ripetitivi, bere birra d'importazione. Le era sempre piaciuta la
birra - la prima immagine che associo al suo nome di lei con un
boccale di birra olandese in mano sullo sfondo delle luci di New
Haven - ma ora ci stava dando dentro con entusiasmo sempre maggiore.
Beveva col disegnatore, con i colleghi dei corsi di recupero, con le
altre vedove elettorali. Quando era ubriaca, mi accusava di avere una
storia con Lyndon Johnson. Una volta mi chiese se alcuni dei miei
boxer macchiati dovessero essere conservati intatti per i posteri. Io
andai a prepararle una di quelle bevande forti che si prendono nel
Texas orientale e mi chiusi in camera, dove me ne stavo spesso a
lavorare fino alla mattina su itinerari, lettere, indirizzi,
organizzazione e riscrittura di alcune delle proposte degne di essere
stampate e sulle note da aggiungere ai discorsi. In quel periodo
entrai a far parte dello staff dei collaboratori stretti di Lyndon.
Prendevo uno stipendio generoso, che mi serviva a mantenere il mio
nuovo compagno, M. Duverger, un giovane imparentato con
l'ambasciatore haitiano negli Stati Uniti, in un delizioso, elegante
appartamento esclusivo che sembrava fatto apposta per noi. Anche
Duverger era orgoglioso del ritratto firmato dal Vice Presidente e
dalla signora Johnson che io avevo appeso, con il suo permesso, in
una delle nostre stanze.
allora non parliamo soltanto per fare gli spacconi. Andiamo a
parlare con i nostri parenti, gli zii, i cugini, e le zie, andiamo a
fare il nostro dovere il tre novembre e votiamo per il Partito
Democratico. Discorso agli alunni
dell'ultimo anno
della Chesapeake
High School, Baltimora,
Maryland,
24 ottobre 1960
llora ditegli che quel che farete semplicemente andare le
dire on Lbj fino in fondo Le vostre madri e i vostri padri e i
vostri nonni, alcuni di loro lo dimenticheranno. Ma io conto su voi
giovani, voi che dovrete combattere le nostre guerre, e che dovrete
difendere questo paese, e che sarete annientati se avremo un disastro
nucleare - io conto su di voi che dovete avere fiducia nel futuro,
conto su di voi affinchvi alziate presto e incitiate le vostre
madri e i vostri padri ad alzarsi presto anche loro, per andare a
votare. Discorso alle classi
del quarto anno
della scuola elementare
di Mansfield, Ohio,
31 ottobre 1964
Boyd e Johnson? Non ce n'era uno di noi che potesse davvero
affermare di capire i rapporti che Dave aveva con Lbj. Non sapevamo
che tipo di ascendente il ragazzo avesse su Johnson. Ma sapevamo che
aveva un ascendente.
- Questo sicuro.
- Ma funzionava anche al contrario, mi pare. Voglio dire Boyd
venerava quel diavolo di Lbj.
- Non so se eneravala parola giusta.
- Lo amava?
- Adesso non ricominciamo, ragazzi. Quei pettegolezzi, sapevamo che
erano soltanto false dicerie, anche allora. Di omosessuale, nel corpo
di Lyndon Johnson, non ce n'era nemmeno un'unghia. E poi lui amava
Lady Bird di un amore davvero bestiale.
- Hai detto bene: c'era qualcosa di bestiale in Lbj. Secondo me,
lui sapeva bene cos'era la bestialit Durante gli anni della
presidenza, vide confermata la sua idea che l'uomo una bestia
crudele e furba. Lui pernon avrebbe voluto essere cos Erano anni
difficili.
- Era la cosa che i radicali odiavano di piin lui. Temevano di
essere tutti bestie e che Lbj fosse soltanto una bestia pifurba e
potente di loro. Era tutto l
- Dio solo pusapere che presagi erano questi per il futuro
politico della nazione.
- Lbj era allo stesso tempo un genio e uno scimmione.
- Ed era questo che piaceva a Boyd.
- Io penso che Dave fosse davvero attratto da questo, non credete?
Dave non era certo una bestia. Assolutamente no.
- Probabilmente era troppo raffinato per essere una bestia.
- Forse eri tu a vederlo raffinato. Ma io per esempio non ho mai
avuto fiducia in lui. Se devo giudicare dal carattere e dalla
personalit non c'niente che mi faccia pensare a un tipo
raffinato. Raffinato in che senso?
- Un sacco di volte restavi in una stanza solo con lui e nemmeno ti
accorgevi che c'era.
- Allora raffinato nel senso di invisibile, in qualche modo.
- Invece la presenza di Johnson la notavi subito anche in un salone
enorme o in un convegno affollato. Sentivi subito che in quel posto
c'era un'aria strana.
- Johnson voleva intorno persone che sapessero sempre che lui era
l
- Allora possiamo dire cos Johnson aveva bisogno di un pubblico,
e Boyd era il pubblico di cui lui aveva bisogno. Verso il quale non
doveva sentire nresponsabilitnriconoscenza.
- Non sono ancora sicuro che sia impossibile che siano stati
insieme.
- Io sono sicuro.
- Anch'io. Essere un omosessuale sarebbe stata una cosa troppo
delicata, voglio dire anche troppo umana per Lbj, e non se lo sognava
nemmeno. Io dubito perfino che lui fosse in grado di provare a
immaginare cosa fosse un omosessuale. Essere omosessuali una cosa
astratta, secondo il mio modo di vedere, e Lbj odiava le astrazioni.
Andavano oltre la sua comprensione.
- E lui odiava qualsiasi cosa andasse al di ldella sua
comprensione. O non la considerava proprio, o la odiava.
- Boyd viveva con quel negro del terzo mondo che si spacciava per
francese e che portava i tacchi alti. Ha vissuto con quel negro per
anni.
- Johnson doveva avere piautoritsu quel ragazzo.
- Dite che Lbj lo sapeva, allora? Di Boyd e del negro? Del resto,
Lbj e il ragazzo erano cosintimi...
- Non ho mai saputo di qualcuno che sospettava che lui sapesse.
- Nessuno sapeva che lui sapeva.
- Ma come faceva a non sapere? Dr. C.T. Peete
(a cura di),
Analisi di un Presidente.
Interviste ai collaboratori
stretti di Lbj, 1970
Anche quando diventVice Presidente, Lyndon continua tenere i
suoi uffici nel Dirksen Building, col pavimento rosso e le stelle
dorate, la lunga fila di scrivanie-cubicolo per gli impiegati, la
grande finestra e il tavolo di solido legno di pino dove i miei nuovi
assistenti smistavano la posta sotto la mia supervisione.
- C'era soltanto uno stramaledetto lavoro che avrei voluto fare per
togliermi dalle palle in un solo colpo gli uffici, le scrivanie, le
tecnologie e gli impiegati. Un solo stramaledetto lavoro, ragazzo, -
mi disse nell'aria frizzante della limousine scoperta, mentre
andavamo alla festa d'insediamento del Presidente. - E sembra che
questa brava gente, in tutta coscienza, non abbia voluto darlo, quel
lavoro, a Lyndon Baines Johnson. Allora sai cosa ti dico? Fanculo a
tutti, ecco cosa dico. Ho ragione, Bird? - E piantil gomito nelle
costole di Claudia Johnson, sotto la pelliccia e il vestito di
taffet
- Peradesso te ne stai un po' zitto, Lyndon, eh? - disse la
signora con quella finta severitche Lyndon ovviamente adorava,
perchera il loro linguaggio in codice. Lady Bird diede dei colpetti
al solido braccio di Lyndon e poi accarezzil suo zigomo rosso e
spigoloso, mentre l'altra mano guantata restava poggiata sul mio
ginocchio.
- Ora, signor Boyd, la nomino responsabile della trasformazione in
essere umano di questa bestia rude e malvagia.
- Ci prover signora.
- Bravo, ragazzo, insegnami a comportarmi bene, - urlil Vice
Presidente, mentre guardava la folla e agitava la mano per rispondere
ai saluti. - Adesso ve lo dico, mi devo soffiare il naso, e
scorreggerlsul palco, s faruna scorreggia. Mi soffieril
naso. Chi se ne frega di quanti occhi elettronici saranno puntati
verso quel palco di merda. Spero solo che questo vento ne spazzer via un bel po' -. Fece una pausa, guardandosi intorno, stupito. -
Pronti al lancio, sta partendo una scorreggia.
Scorreggia lungo nel cappotto e nel freddo sedile di pelle della
limousine.
Wroooooooo.
- Come bisogna fare con te, Lyndon? - Lady Bird rideva,
allegramente scandalizzata, sventolando la mano verso quella folla
ondeggiante di persone. Ricordo ancora le nuvole bianche di fiato che
uscivano da quelle bocche. Faceva freddo.

Vidi per la prima volta Claudia Alta ady BirdTaylor Johnson a
una grigliata estiva sulla riva del fiume Pardenales, che scorreva
accanto al ranch di Lyndon nel Texas. Gli amici stretti e il suo
staff erano stati convocati per aiutare Lyndon ad accendere la brace
e per preparare l'imminente Convention che, gisi sapeva, era
matematicamente destinata alla vittoria di un altro uomo.
Lyndon mi voleva far stringere la mano al suo cane.
- Chiedera Blanco di stringertela, non a te, ragazzo, - mi
rassicurLyndon. Poi si girverso Lew N. Johnson. - Io lo so che
questo ragazzo pronto a stringere la mano al cane. Non devi nemmeno
chiederglie-lo -. Lew N. si era tirato su gli occhiali e rideva.
- E questa la mia moglie snaturata, la signora Lyndon Baines
Johnson, - disse, presentandomi a una adorabile, raffinata signora
con un viso rotondo e un naso perfetto e con i capelli elegantemente
e rigidamente acconciati. - Questa Lady Bird, ragazzo, - disse.
- Sono molto felice di conoscerla, signora.
- Il piacere mio, signor Boyd, - sussurrlei, con un morbido
accento texano. Avvicinai le mie labbra alla mano delicata che mi
aveva offerto. Tutti lattorno potevano vedere come Lyndon pendesse
dalle labbra della moglie, osservare i leggeri inchini di lei, come
sapeva muoversi tra la gente, e come ogni gesto di Lady Bird scavasse
una distanza incolmabile tra i due.
- Lyndon mi ha parlato di lei con affetto e gratitudine, - disse,
mentre Lyndon gongolava alle sue spalle e le sussurrava qualcosa con
la bocca appoggiata sulla pelle nuda e lentigginosa proprio accanto
alla spallina del vestito.
- Il signor Johnson troppo buono, - dissi, mentre Blanco si
strusciava tra la mia tibia e il bordo dei bermuda, correndo poi
verso la brace fumante.
- Ecco cosa, ragazzo: io sono troppo buono! - urlLyndon,
battendosi la testa come se avesse appena capito tutto. - Scrivi
questa cosa per me, figliolo: ohnson troppo buono-. Si gir
urlando con le mani intorno alla bocca: - Forza! Facciamo suonare
qualcosa all'orchestra, ragazzi, o volete tenere il culo incollato
alle sedie? - Un'orchestrina di uomini in camicia a quadretti e
cappello da cowboy comincia dirigersi verso il palco.
Ascoltavamo la musica, mangiavamo nei piatti di carta. Lyndon si
muoveva nei suoi stivali tenendo il tempo dell'orchestra.
Sentii una mano delicata sul mio polso. - Spero che mi farl'onore
di venire a prendere un tcon i pasticcini qualche volta -. La
signora Johnson mi sorrise, guardandomi solo per il tempo necessario
a farmi quell'invito. Mentre annuivo, avevo la pelle d'oca. La
signora Johnson si scuse si allontan e mentre camminava la gente
si voltava a guardarla e si apriva al suo passaggio, perchemanava
una grande autoritche non aveva nulla a che fare con il potere o
con la possibilitdi nuocere.
Mi tirai su i bermuda che continuavano a cadermi.
- Finiscila di girare a vuoto e va a prenderti un po' di grigliata!
- mi urlLyndon nelle orecchie, addentando una pannocchia mentre
continuava a ballare.

Lyndon ebbe il secondo infarto grave, il primo era stato tenuto
segreto, nel 1962. Lo stavo portando a casa dall'ufficio, di sera
tardi. Ci stavamo dirigendo verso est, fuori Washington, verso la sua
casa sull'oceano. Cominciad ansimare nel sedile di fianco. Non
riusciva a respirare bene. Il suo inalatore nasale non sortiva pi effetti. Le labbra erano livide. Per me e il signor Kutner dei
Servizi Segreti fu difficile persino trascinarlo in casa.
Io e Lady Bird Johnson lo liberammo dai vestiti e cominciammo a
massaggiarlo sul petto, all'altezza del by-pass, con alcol
denaturato. Lyndon si era spruzzato quello spray che di solito lo
faceva respirare meglio. Continuavamo a massaggiarlo. Aveva il torace
debole, un po' curvo, tipico delle persone anziane.
Le labbra erano sempre cianotiche. Stava avendo il secondo infarto,
disse ansimando. Lady Bird lo massaggiava dappertutto. Lui non volle
che dicessimo a Kutner di chiamare un'ambulanza. Voleva che non lo
sapesse nessuno. Diceva che lui era il Vice Presidente. Alla fine
Lady Bird diede ordine di trasportarlo al Bethesda Naval in una
berlina con i vetri scuri. Kutner ignori semafori. Ci vollero tutte
e due le mani di Lady Bird per tenere la mano di Lyndon, perchlui
per respirare si dibatteva e si contorceva. Soffriva come un cane.
- Merda, - continuava a dire, mostrandomi i denti. - Merda,
ragazzo, non ora.
- No, non ora, - gli sussurrla signora Johnson nel grande
orecchio livido.
Il Vice Presidente degli Stati Uniti d'America rimase al Bethesda
diciotto giorni. Per le solite analisi, ordinammo a Salinger di
riferire alla stampa. In ogni caso, negli ultimi giorni del ricovero,
Lyndon convinse un chirurgo a togliergli una sanissima appendice.
Pierre parla lungo dell'appendicite ai media. Lyndon mostralla
gente la cicatrice dell'operazione in ogni occasione pubblica.
- Maledetta appendice, - diceva.
Comincia prendere la digitale che gli avevano prescritto. Lady
Bird lo costrinse a smetterla di mangiare la cotenna di maiale fritta
che di solito teneva nel cassetto della scrivania in alto a destra,
accanto alla pistola con l'impugnatura d'argento. Io mi imposi di
smettere di fumare nell'ufficio di Lyndon.
Ricevetti un bigliettino rosa.- Io e mio marito desideriamo
ringraziarla della dedizione, della premura e della discrezione
mostrate durante la recente malattia di mio marito -. Il biglietto
aveva un profumo meraviglioso; M. Duverger disse che avrebbe voluto
sentirlo ogni giorno, un profumo come L'Oiseau del mio biglietto.
i sono diplomato alla Johnson City High School del Texas; nella
mia classe eravamo in sei. Per un certo periodo avevo avuto la
sensazione che mio padre non fosse davvero cosintelligente come
pensavo avrebbe dovuto essere, e quindi pensavo che sarebbe stato
meglio seguire buona parte dei comportamenti di mia madre. Cos
quando presi il diploma decisi di seguire il consiglio del vecchio
filosofo Horace Greely: attene a ovest, ragazzo per cercare
fortuna. Con ventisei dollari in tasca e una T-Ford io e i miei
cinque compagni di scuola partimmo una mattina all'alba per il
luminoso ovest, il grande stato della California. Arrivammo l secondo i nostri piani, senza quasi pinulla dei ventisei dollari, e
io trovai subito un lavoro ben pagato, novanta dollari al mese per
far salire e scendere un ascensore. Ma alla fine del mese, dopo aver
pagato tre pasti al giorno e la camera e la lavanderia, capii che
probabilmente era meglio tornarsene a casa a mangiare da mamma
anzichrestare in California. Cosme ne tornai nel Texas e trovai
un lavoro nella SocietAutostrade. Dovevamo essere al lavoro
all'alba, e ce ne tornavamo a casa al tramonto. Il tempo per arrivare
al lavoro non era compreso nella giornata. Dovevamo essere sul posto,
lontano venti o trenta miglia di autostrada, al sorgere del sole e
non potevamo andarcene prima che il sole fosse tramontato. Tutto
questo per la meravigliosa paga di un dollaro al giorno. Dopo poco
pidi un anno di questa vita nella SocietAutostrade, cominciai a
pensare che il consiglio di mio padre di continuare gli studi per
imparare una vera professione invece di essere uno studente fallito e
basta - che forse questo consiglio era pisaggio di quanto non
avessi pensato un anno prima. In altre parole, mio padre era
diventato molto piintelligente da quando ero andato in California e
da quando lavoravo per la SocietAutostrade. E con l'aiuto di Dio, e
grazie anche all'insistenza di mia madre affinchtornassi a scuola
per imparare una professione, feci cinquanta miglia in autostop e me
ne tornai a scuola, dove rimasi per quattro lunghi anni. Ma da allora
ho avuto sempre ottimi impieghi. Adesso ho un contratto valido fino
al 20 gennaio 1965. Discorso ai laureandi
dell'Amherst College,
Amherst, Massachussets,
25 maggio 1963
Mia madre venne a farmi visita a Washington una sola volta in quei
dieci anni; lei e Margaret andavano molto d'accordo.
Il giorno che mia madre venne a trovarmi, Duverger rimase a
cucinare tutta la mattina: un arrosto squisito, patate alla crema, e
Les Jeux Dieux, un dolce haitiano, una specialitdal sapore
dolcissimo. Si diede da fare freneticamente in cucina per tutta la
mattinata, vestito solo con un grembiule e i tacchi alti e intanto io
pulivo sotto i mobili con l'aspirapolvere e lucidavo le superfici con
un olio speciale.
Mentre eravamo seduti a bere un aperitivo nel salotto pulitissimo
che odorava di carne di maiale, mia madre comincia parlare di
Margaret Childs e di quanto sperassero, sia lei sia Jack e Sue-Bea
Childs, che dopo il ricovero in ospedale per disintossicarsi
dall'alcol tornasse a una vita migliore, una coscara ragazza che
non aveva mai fatto del male a nessuno. Duverger continuava ad
agitarsi nella giacca sportiva che gli avevo prestato.
Fu l'unica esperienza della mia vita di un pranzo immerso in un
silenzio totale. Eravamo concentrati sul rumore dei coltelli nei
piatti. Riuscivo persino a distinguere i diversi modi di masticare.
Il regalo di mia madre per la nostra casa fu un grappolo di uva
finta, con i chicchi di marmo e il gambo di vetro verde.
Mia madre non sembrava vecchia.
- Elle a tort, - continuava a ripetere Duverger, pitardi, mentre
si spalmava la vaselina. Era tutto orgoglioso di non sapere bene
l'inglese. Quando stavamo soli, parlavamo in una specie di pidgin.
- Elle a tort, cette salope-l Lei torto. Lei torto.
Gli chiesi che cosa volesse dire mentre spalmava la vaselina gelida
prima su di se poi su di me. Mi saltaddosso violentemente, come
una bestia. Andai a sbattere contro la testata del letto.
- Perchdici che mia madre ha torto?
- Lei mi odia perchpensa che tu mi ami.
Mi sodomizzviolentemente, senza pensare a farmi godere, e alla
fine ricadde tremando e piangendo al mio fianco. Io avevo urlato
molto per il dolore.
- Ce n'est pas moi qui tu aimes?
- Certo che amo te. Viviamo insieme, Ren
Aveva ancora il respiro pesante.- Ce n'est non me.
- E chi, allora? - gli chiesi, facendo il gesto di buttarlo gidal
letto. - Se dici che non amo te, chi che amo, allora?
- Tu m'en a besoin, - url squarciando l'oscuritdella camera da
letto con il bianco delle sue unghie. - Tu hai bisogno di me. Ti
senti responsabile per la mia vita. Ma non me che ami.
- Io amo te, Duverger. Bisogno, responsabilit in questo paese
queste cose sono espressioni di amore.
- Elle a tort -. Si girdall'altra parte, si spostnel suo angolo
di letto, mettendosi in posizione fetale. - Lei non sa quanto siamo
tristi -. Io non dissi niente.
- Perchdobbiamo essere costristi... - disse. E lo disse in quel
modo che sembrava un'affermazione. Continuava a ripeterlo. Mi
svegliai, molto pitardi, con davanti agli occhi la sua schiena nera
che si muoveva ritmicamente, le mani che gli coprivano la faccia; e
continuava a ripetere quella frase.
er lui la vita una giungla. E non gli importa quanto tempo tu
pensi che si debbano tenere le redini in mano, perchlui ha deciso
di tenerle per sempre. Un vecchio collega, 1963
a maggior parte delle preoccupazioni se le inventa. Vede problemi
dove non ce ne sono. E' capace di svegliarsi una mattina con il
pensiero fisso che durante la notte andato tutto perduto. Un amico intimo, 1963
Lyndon trascorse i quattordici minuti del percorso verso il
Parkland Hospital sotto i sedili neri della limousine decappottabile,
con il naso schiacciato contro la suola di una scarpa del Senatore
Yarbrough. Sopra di loro, per ripararli e per tenerli fermi quando si
agitavano, c'era un agente dei Servizi Segreti il cui dopobarba
sarebbe bastato da solo a creare quel panico e quella confusione. Io
contemplavo le orde di folla per le strade di Dallas mentre ero
seduto sopra a tutti e tre, e abbassavo lo sguardo solo quando si
agitavano, osservando dal mio piedistallo tre uomini dei Servizi
Segreti che sui sedili anteriori di una decappottabile cercavano di
tener ferma la First Lady che si dimenava e urlava, implorandoli di
lasciarla tornare indietro a recuperare qualcosa, ma non riuscii a
capire di che si trattava.
Noi stavamo nei sedili posteriori uno sopra l'altro, una montagna
di braccia e gambe, come un gruppo di studenti di Yale dentro una
cabina del telefono. I risvolti dei pantaloni di Lyndon, le caviglie
bianche senza peli e gli stivaletti si agitavano davanti alla mia
faccia mentre la macchina correva. Riuscivo a sentirlo, sotto
l'insopportabile dopobarba dell'uomo dei Servizi, imprecare contro
Yarbrough.
L'ospedale era isteria coreografica. Lyndon, col fazzoletto premuto
sul naso sanguinante, era assediato da telecamere, microfoni, medici,
uomini dei Servizi, giornalisti e, peggio ancora, tutti quei
funzionari e collaboratori del Presidente, che si guardavano intorno
attentissimi, e decisi a saltare dall'altra parte della barricata
prima che l'animale politico che avevano cavalcato diventasse freddo.
Telefonai a Lady Bird Johnson - Lyndon aveva digrignato i denti al
suggerimento di prendere in mano il telefono in un momento come
quello - per rassicurarla e per avvertirla che si doveva preparare a
venire a Dallas il pipresto possibile. Poi chiamai Hal Ball per
rendere agevole e veloce il viaggio della signora Johnson. Vidi
Lyndon intrappolato dalla ressa in un angolo, le molli guance
infiammate, il naso arrossato, gli occhi da persona minuta annebbiati
dallo shock e dalla speranza riaccesasi all'improvviso. I suoi
piccoli occhi cercavano i miei, oltre la spirale avvolgente di
giornalisti e adulatori, ma non riusciva a liberarsi, anche se io
cercavo di sporgermi oltre il banco dei telefoni.
- O mi togli quel microfono dalla faccia oppure ti spedisco a casa
a calci in culo, - si sentnell'edizione speciale del telegiornale.
Dan Rather era sparito, sbiancando, e ritirando tutta la troupe.
Poichle notizie dei medici e dei Servizi Segreti tardavano ad
arrivare, la folla pian piano si disperse. Riuscimmo a fare una
riunione con Lyndon in una piccola sala d'attesa lontano dai
corridoi. L'incontro fu molto efficace. Organizzammo un team per
l'occasione. I Servizi provvidero a uno sbarramento davanti
all'ufficio di Ball. Bunker, Califano e Salinger prendevano
nervosamente appunti. Le riunioni di Gabinetto furono risolte con
quel genere di caloroso distacco riservato di solito alle discussioni
sul golf. Lyndon parlpoco.
Accompagnai Lyndon nella camera della First Lady. Lyndon si fece
spazio tra la folla intorno al suo letto. Gli sembrche fosse pi tranquilla, mentre le poggiava la mano sulla fronte, coprendole per tutta la faccia. Il colorito era buono. Ci fu il lampo di un flash.
Attraverso le dita di Lyndon vidi gli occhi sedati della First Lady.
Nessuno aveva notizie, nemmeno si sapeva chi potesse avere notizie
lin ospedale. Tutti noi sussurravamo, facevamo ipotesi, fumavamo,
soffiando via il fumo lontano da Lyndon, e aspettavamo. Lyndon era
cosbrutale con quei giovani bostoniani che venivano a curiosare per
commiserarlo e per congratularsi, che presto lasciarono perdere il
nostro gruppo. Connally, con il braccio fasciato, ci gironzolava
intorno, bevendo da una bottiglia un liquido gassato il cui volume
restava costantemente immutato.
Telefonai a Duverger, che era rimasto a casa con la bronchite, a
guardare le notizie alla televisione, fuori di testa dall'ansia.
Telefonai alla signorina Teane nella sua casa di Arlington. Provai
anche a chiamare Margaret nella casa di cura nel Maryland e mi
informarono che era stata dimessa qualche settimana prima. Il numero
di mia madre dava occupato da ore.
La nostra riunione finmolto tempo prima che arrivassero notizie
ufficiali. A ognuno erano state assegnate un centinaio di cose da
fare. Pian piano la piccola stanza si svuot Protetto da Pierre e da
me, Lyndon ebbe finalmente qualche minuto per starsene in una
poltrona della sala d'attesa a riposare e a riflettere un po'. Poi,
mentre passeggiava con passo pesante, chiese il suo inalatore. Gli
stivali lasciavano strisce sul pavimento, quando trascinava le sue
lunghe gambe. Si teneva l'avambraccio, aprendo e chiudendo il pugno.
La pelle sotto gli occhi era violacea. Gli diedi della digitale, e
dovetti quasi costringerlo a buttarla gi
Ci sedemmo. Per un po' di tempo restammo a fissare le pareti
bianche della stanza. Connally stava davanti a un distributore, e
rifletteva su cosa prendere.
- Qualsiasi cosa, - stava mormorando Lyndon.
- Mi scusi, signore?
Aveva lo sguardo assente. - Ragazzo mio, - disse, - darei qualsiasi
maledetta cosa che ho per non dovermi alzare ora e andare a occupare
un posto senza averne il diritto e senza che l'abbia voluto la gente.
Non sono stupido, so che non bene entrare dalla porta di servizio.
Elemosina. Umiliazione. Sfiducia. Responsabilitche non avevi mai
pensato di affrontare.
- E' naturale che ti senti cos ora, L.B., - disse Connally,
inserendo una moneta nel distributore.
Lyndon guardava fisso in un punto che non riuscivo a vedere,
facendo oscillare la testa enorme.
- Darei qualsiasi maledetta cosa che ho, ragazzo.
Salinger mi lanciuno sguardo, ma io avevo gitolto il cappuccio
alla penna.

Ci fu un periodo di transizione. Due montagne di posta. Scatole da
confezionare e chiudere. Giganteschi traslocatori da tenere d'occhio.
La salute di Duverger peggior Sembrava incapace di reagire alla
bronchite e alle infezioni che ne seguirono. Non aveva pila forza
di salire le scale e dovette lasciare il lavoro alla boutique. Se ne
stava a letto, ascoltava dischi graffiati di Belafonte e ammucchiava
ogni giorno una montagna di kleenex usati di tutti i colori.
Dimagriva e aveva sempre la febbre. Seppi che la malaria era una
malattia tipica di Haiti, e mi procurai del chinino dal Bethesda.
Forse era per la suggestione, o perchsapevo di correre dei rischi,
ma sentivo la mia salute indebolirsi ogni giorno che passavo accanto
a Duverger. Mi presi tutti i mal di gola che giravano alla Casa
Bianca. Alla fine feci l'abitudine ad avere il mal di gola.
L'organizzazione della Casa Bianca nel ricevere, distribuire e
rispondere alle lettere era enorme, con tantissimi addetti, rapidit
perfetta efficienza. La direttiva per rispondere nello stesso giorno
di Lyndon era una sfida troppo facile per questi addetti alle poste
in carriera veloci e abili. Io diventai qualcosa di piche il
responsabile della posta, perchredigevo e adattavo quella decina di
lettere standard che venivano stampate con la firma del Presidente e
spedite in risposta a un numero incredibile di telegrammi e lettere
che arrivavano da ogni angolo del paese.
A cominciare dal 1965 la maggior parte delle lettere erano di
protesta, ed era difficile evitare che le risposte standard
suonassero artificiali oppure sulla difensiva e quindi petulanti.
Io e Duverger ci unimmo formalmente in matrimonio con un breve rito
civile che si svolse in periferia, nel quartiere di Mount Vernon.
Alla cerimonia parteciparono pochi amici stretti. Peter venne
direttamente da Charlotte. Duverger dovette stare seduto durante la
cerimonia, con un austero vestito di seta che aveva il compito di
sdrammatizzare, ma che piprobabilmente sottolineava, il grigio
pallido del suo colorito.
pprezzo in particolar modo la vostra visita perchsento di avere
un legame con la gente, e poichqui non mi fanno uscire lfuori,
sono contento quando vi fanno entrare qui dentro. A un gruppo di visitatori
della Casa Bianca,
14 maggio 1966
on stiamo cambiando il nostro programma. Stiamo cambiando idea
sul modo di realizzarlo. Congresso
dei Giovani Democratici,
Columbia University,
New York, 21 maggio 1966
Sembrava ossessionato dalla sua salute. Comincia sembrare
irrobustito in quel modo in cui lo sembrano le persone magre.
- Anche Boyd diventfragile e ossessivo. Non si toglieva mai il
cappotto. Sudava. Come se seguisse l'esempio di Lbj in ogni cosa.
- Boyd non aveva un ruolo ufficiale. Quell'esercito di giovani in
carriera addetti alla posta di Kennedy si erano giorganizzati con
la direttiva per rispondere nello stesso giorno prima ancora che noi
ci insediassimo alla Casa Bianca.
- Se ne stava seduto ad ascoltare la radio mentre Lyndon lavorava.
Chissche ci faceva l
- Tutti e due girovagavano sempre lintorno. Passeggiavano nel
giardino. Guardavano oltre il recinto.
- Qualche volta vedevamo il Presidente camminare da solo,
circondato da tutti quegli agenti dei Servizi Segreti, ma dietro di
lui c'era sempre Boyd.
- Ma chi lo sa perchpasseggiassero per ore e ore fuori dal
palazzo.
- Spegnevano la radio, quando andavano fuori.
- Chissquante decisioni prendeva in quei momenti. Tonchino.
Cambogia. Questioni scottanti.
- Nsapremo mai nulla di Lady Bird. Lei era una di quelle First
Lady dietro le quinte. E' impossibile valutare la sua influenza.
- Sappiamo che Boyd lo ha aiutato a scrivere qualcuno degli ultimi
discorsi.
- Ma nessuno sa quale.
- Quelli lerano tutti amici per la pelle. - Nessuno sa che fine
hanno fatto.
- Probabilmente anche quel ragazzo svelto dalle orecchie grandi
avrebbe continuato a lavorare in ufficio, se Dave fosse sopravvissuto
a Lyndon. Dr. C.T. Peete
(a cura di),
Analisi di un Presidente.
Interviste ai collaboratori
stretti di Lbj, 1970
llora, gente, animo, e state allegri, Cristo santo. Discorso in Tv,
Stanza Ovale, Casa Bianca,
novembre 1967
La maggior parte delle storie che si raccontano su quegli ultimi
mesi, su Lyndon che a volte si rifiutava di lasciare la Stanza Ovale,
sono vere. Io me ne stavo seduto nell'enorme poltrona d'angolo, con
in grembo fazzoletti di carta e pillole, e lo guardavo pisciare nel
cestino di metallo dell'ufficio che la signorina Teane la mattina
dopo avrebbe svuotato senza dire una parola. I rumori dell'ufficio
erano assorbiti dai tappeti spessi voluti da Truman, assieme ai
mobili lussuosi. L'ufficio era buio tranne che per un faro che
passava di tanto in tanto e per la luce arancione dei faldi quelli
che protestavano nel parco dall'altra parte della strada.
La finestra dell'ufficio che si apriva verso la Pennsylvania era
macchiata da chiazze di muco che colavano dal naso di Lyndon. Lui
stava l la faccia schiacciata contro la finestra, il respiro che
appannava il vetro e mormorava qualcosa in sottofondo ai duri slogan
dei dimostranti. Gli elicotteri volavano bassi come gabbiani; potenti
fasci di luce illuminavano il parco lfuori e tutta l'area intorno
alla Casa Bianca, e una fila di agenti dei Servizi Segreti comandati
da Kutner erano allineati lungo il recinto di ferro nero. Si sentiva
il fracasso di cose che venivano lanciate oltre il recinto.
Lyndon chiese il suo inalatore e inspirferocemente.
- Quanti bambini ho ammazzato oggi, ragazzo? - chiese, girandosi
verso la stanza.
Respirai profondamente e deglutii. - Penso che non sia bello n salutare pensare alla questione in questi termini, signore.
- Fanculo alla tua anima candida, ragazzo, ti ho chiesto quanti! -
Indicla finestra illuminata dai fal - Mi pare che questo chiedono
quei coglioni lfuori. Ha diritto di chiederlo anche Lyndon Johnson,
mi pare.
- Credo siano trecento o quattrocento bambini, oggi, signore, -
dissi. Starnutii debolmente nel fazzoletto. - Ora contento?
Lyndon si girdi nuovo verso la finestra. Aveva dimenticato di
riabbottonare i pantaloni.
- Contento, - sbuff Il modo migliore per capire se aveva sentito
bene era aspettare che ripetesse. - Pensi che loro siano contenti? -
chiese.
- Chi?
Indici falcon un cenno della testa enorme, restando in ascolto
del suono lieve dei megafoni distanti e dei fischi di protesta con
cui rispondevano i dimostranti. Si mosse e appoggile mani sul
davanzale. - Quei giovani americani che stanno lfuori, - disse.
- Mi sembrano piuttosto incazzati, signore.
Si tirsu i pantaloni che gli stavano cadendo, pensieroso. -
Eppure io sento un retrogusto di felicitin quella incazzatura,
ragazzo. Penso che a loro piaccia urlare offese, oltraggiare, e
restare ingiustamente impuniti. Ecco cosa pensa di questo mondo
libero il tuo Presidente, ragazzo.
- Potrebbe spiegarsi meglio, signore?
Lyndon scoppia ridere appannando quasi tutta la finestra, e poi
indicammo insieme il grande cartello scritto a mano sul muro della
Stanza Ovale, vicino alle corna di toro dietro la scrivania del
Presidente. L'avevo appeso io. Diceva: mai spiegarsi meglio.
Scosse la testa. - Credo... ecco, credo di non avere nessun
contatto con la gioventamericana. Credo che loro non possono capire
me, o cosa giusto, o quali idee culturali vanno bene per una
nazione.
Starnutii.
Appoggile sue grandi dita scure alla finestra, lasciando altre
impronte. - Tu penserai che una cosa stupida da dire, ma io ti dico
che per questi giovani stato tutto troppo maledettamente facile,
figliolo. Questi giovani che fanno gli hippie, che fanno i
contestatori, e che usano la violenza e le proteste pubbliche. Gli
abbiamo dato troppo, ragazzo. Intendo i loro padri. Gli uomini che
erano giovani quando ero giovane io. E questi giovani di oggi si
mettono a pisciare fuori dal vaso. Mai una volta che abbiano dovuto
preoccuparsi, sacrificarsi o soffrire per qualche cosa. Non sanno
niente della Grande Depressione e non sanno niente della disperazione
-. Mi guard - Pensi che sia una buona cosa?
Restai a guardarlo in silenzio.
- Credo di iniziare a capire che la gente ha bisogno di soffrire
per qualcosa. Sai cosa significa questo? Significa che la nostra
politica interna probabilmente non va bene, ragazzo. Comincio a
pensare che c'qualcosa di sbagliato proprio nel cuore della
questione -. Tirsu dall'inalatore, mentre guardava le danze dei
contestatori. - Noi trasporteremo la sofferenza di questa gente
proprio qui in casa nostra, con una appropriata politica interna,
ragazzo, - disse, - e non gli daremo pila possibilitdi
rimpiazzarla. Guardali l ragazzo, come ballano, come dicono
vaffanculo - come se fossero i primi al mondo a dire vaffanculo - e
io, il loro Presidente sto qui a guardarli. Guardali anche tu e
vedrai quello che vedo io. Io vedo degli animali che vogliono
soffrire per forza, gente che chiede di soffrire per sentirsi un vero
americano, ragazzo; e se noi non ci decidiamo a dargli qualche
sofferenza vera, un buon motivo per soffrire, loro andranno a
cercarla da qualche altra parte. E troveranno la sofferenza che gli
serve nei giovani orientali che combattono una guerra dall'altra
parte, andranno la prendere la sofferenza di quell'altra gente e la
renderanno propria. Si sentiranno molto eccitati, figliolo. Credo che
i giovani americani vogliano sentire un po' di eccitazione autentica.
Ecco perchstanno lfuori: vogliono sentirsi eccitati; e prendono a
prestito la loro eccitazione da giovani orientali che non sarebbero
capaci nemmeno di allargare le gambe di tua madre per farla pisciare.
Noi che governiamo non siamo stati capaci di dare loro niente di
tutto questo. Loro pensano che la ricchezza e il potere sono noiosi.
Dio benedica le loro anime patetiche -. Premette il naso sul vetro.
Io ebbi una visione, mentre lui stava l di bambini e negozi di
caramelle.
Diedi un'occhiata a un elicottero che passava sopra di noi
illuminando con un proiettore la Stanza Ovale come se fosse
mezzogiorno. - Ma allora lei pensa che ci sia qualcosa di giusto in
quello che stanno facendo lfuori?
- ualcosa di giusto - sbuffLyndon, senza muoversi dalla
finestra illuminata di blu. - No, per il semplice fatto che loro non
hanno nessuna idea di ciche giusto e di ciche sbagliato.
Ascoltali. Non hanno la minima idea di ciche giusto e ciche sbagliato. Basta che li ascolti.
Ci mettemmo ad ascoltarli. Io tiravo su col naso in silenzio.
- Per loro, giusto e sbagliato sono soltanto parole, ragazzo -.
Anda sedersi sulla poltrona dietro la scrivania enorme, dritto, le
mani appoggiate sul legno presidenziale di ciliegio levigato. - Ma
giusto e sbagliato non sono parole, - disse. - Sono sensazioni. Le
senti nelle budella, negli intestini e da tutte le parti. Non sono
parole. Non sono canzoni per chitarra. Le hai dentro. Nel cuore e
nell'intestino. Come le persone che ami con tutto te stesso -. Si
tastil polso e strinse il pugno. - Facciamo che quei poveri ragazzi
che stanno lfuori si sentano per un attimo responsabili di
qualcosa. Facciamoli sentire responsabili di qualcuno, e dopo
torneranno qui a spiegare al loro Presidente, a me, Lbj, cosa vuol
dire giusto, sbagliato e tutto il resto.
Misurammo insieme il suo battito. Poi la pressione. Non aveva
dolori nelle spalle e nel fianco, e non aveva le labbra livide. Poi
decidemmo che si doveva sdraiare per far rifluire il sangue, e
appoggiai i suoi stivali sul davanzale della finestra. Avevo il petto
e la schiena zuppi di sudore. Ritornai nella mia poltrona d'angolo, e
mi sentivo terribilmente debole.
- Tutto bene, ragazzo?
- S signore. Grazie.
Ridacchiava. - Dovrebbero esserci un paio di funzionari federali
qui fuori, vorrei parlargli.
Tossii.
Ascoltammo in silenzio, malati come eravamo, le canzoni, i cori,
gli slogan e il rumore degli elicotteri e il fragore delle lattine di
birra che cadevano. I minuti passavano mentre le fiamme del fal svanivano. Chiesi a Lyndon se dormiva.
- Non sto dormendo, - disse.
- Allora posso chiederle come si sente, signore?
Il silenzio era rotto solo dai cori lontani. Lyndon si soffiil
naso con forza, con gli occhi chiusi, la testa buttata indietro.
- Come mi sento a fare che?
Mi schiarii la voce. - Ad avere responsabilit come stava dicendo
prima. Ad avere la responsabilitdella gente. Come si sente, ad
averla?
Non capivo se ridacchiava o respirava con affanno, un suono cupo,
quasi irreale, che arrivava dagli abissi della sua poltrona
reclinata. Osservavo il suo profilo, il sogno di ogni caricaturista.
- Tu e Bird, - disse. - Cazzo, tu e la mia Bird fate sempre domande
identiche a Lyndon Johnson, figliolo. E' coscurioso -. Si sollev per guardarmi dritto negli occhi anche nel buio fitto dell'ufficio. -
Ho spiegato proprio la settimana scorsa a Bird perchla
responsabilitnon affatto una sensazione, - disse con voce calma.
- Pudirmi se la responsabilitle dqualche sensazione
particolare? Se la emoziona?
Ripose l'inalatore e si mise a giocare con i riflessi che faceva
l'orologio nel controluce della finestra.
- Ho spiegato a Bird che come il cielo, ragazzo. Ecco cosa le ho
detto. Cosa mi rispondi se vengo da te a chiederti che sensazioni ti
dil cielo? Il cielo non dnessuna sensazione, ragazzo.
Tossimmo tutti e due.
Alzgli occhi, e lo sguardo cadde sulle corna, e annucome se
guardasse qualcosa di familiare. - Persta l amico. Il cielo sta
l Sta l sopra il tuo culo, ogni giorno del cazzo. Non importa
dove vai, ragazzo, tu alzi gli occhi, e sopra ogni cosa del cazzo c' il cielo. E il giorno che non ci saril cielo...
Riprese l'inalatore e si spruzzle ultime gocce rimaste nel naso.
Fece un rumore orribile. Dopo poco accompagnai di nuovo Lyndon al
cestino di metallo pieno di urina. Stavamo in piedi l insieme, sul
pavimento di marmo bianco del Presidente.
l signor Lyndon bjJohnson, come tutti gli uomini che hanno un
incarico pubblico, era spinto sia da una grande e puntigliosa
ambizione personale, sia da un grande e puntiglioso desiderio di far
del bene al prossimo. Lui era, come tutti i grandi uomini, un
diavolo, un misterioso paradosso. Non sare non potrmai essere
compreso fino in fondo. Ma per quelli di noi che si sono riuniti oggi
sotto questo cielo di grandi stelle solitarie per cercare di capire
un uomo che dobbiamo cercare di capire per tributargli l'onore che
merita, io dico soltanto questo. Dico andate a ovest. Pia ovest
riuscite ad andare, pivicini sarete a Lyndon Baines Johnson. Jack Childs,
Senatore dello stato
del Texas, elogio funebre
per la morte di Lbj,
Austin, Texas, 1968
Quando ricevetti il bigliettino rosa con due righe che mi
invitavano a prendere te pasticcini con Claudia ady Bird Johnson, mi trovavo nel nostro lettone, prostrato da una violenta
influenza.
Duverger se ne era andato da una settimana circa. Ero stato nel New
Hampshire per mettere a posto l'organizzazione postale, e quando
tornai, se ne era andato. Non mi aveva scritto nemmeno una parola, n si era portato via una delle sue innumerevoli valigie. I suoi soldi e
molti dei miei taccuini neri erano spariti.
Per capire quale fosse la mia preoccupazione per la carriera di
Lyndon non c'testimonianza migliore del panico che provai al
pensiero che Renavesse manomesso i taccuini o vi fosse stato
costretto da Qualcun Altro. La maggior parte delle annotazioni dei
taccuini erano vere parola per parola. Erano riportate intere
riunioni del Consiglio Direttivo tenute tra lavandini, cesti della
biancheria e vasche da bagno con i piedi a zampa di leone mentre
Lyndon liberava l'intestino nel cesso. In quelle brevi annotazioni
c'erano veritsufficienti a mettere in imbarazzo Lyndon senza pi rimedio; lui aveva dato ordine che ogni cosa che era stata scritta
rimanesse scritta. Confesso, con tormento, che gli incubi di quel
primo giorno riguardavano soprattutto Lyndon, il tradimento, e un
mostro Repubblicano che ci faceva morire di paura.
Poi, tre giorni di frenetiche ricerche di Duverger mi avevano
portato sia nel profondo nord, a cercarlo nel New Hampshire tra
quelle checche di Humprey, Mccarthy, Lindsay e Percy - perfino da lui
-, sia nel profondo sud nelle squallide sale di Chevy Chase. Mi
ritrovai senza piforze, e mi beccai un'influenza violenta. Anche
Lyndon, che era stato male, non veniva in ufficio e non dava sue
notizie da una settimana. Non mi aveva chiamato. Nessuno, n dall'ufficio ndalla Casa Bianca, mi aveva chiamato in quei tre
giorni che ero stato cosmale. Nio avevo avuto la forza di
chiamare qualcuno.
- I nostri mariti e io saremmo onorati di averla da noi per un te
qualche pasticcino nella nostra casa sulla spiaggia questa sera, -
diceva il biglietto colorato, senza intestazione. Ero cosabituato a
guardare subito l'intestazione quando aprivo una busta, che la sua
assenza nel bigliettino della First Lady mi sembrquasi un atto di
arroganza.
Ed era, si capiva bene, una presa in giro, che ho il fondato
sospetto citasse la vignetta dell'amico di Margaret, il quale una
volta mi aveva disegnato come una donnina graziosa con il naso alla
W.C. Fields che con l'abito da sposa si aggrappava al treno di
Johnson del '68; coscome era una presa in giro il fatto che la
signora Johnson desiderasse avere il marito fuori dai piedi, visto
che vedeva il suo ufficio (e me) come la rivale che non aveva mai
avuto nella vita. Quel nostri mariti allora, faceva intuire di
cosa mi avrebbe parlato.
Inoltre, non eravamo mai riusciti a sapere il nome del profumo
potente che emanava dai bigliettini della signora Johnson e che aveva
sedotto Duverger fin dalla prima volta. Era andato in giro per
negozi, per giorni, ad annusare ogni tipo di profumo, ed era arrivato
alla conclusione che l'essenza di base doveva essere costituita dalle
margheritine quando comincia non farcela pia uscire di casa.

Duverger stava morendo di qualcosa che non era la malaria. Tutti e
quattro i miei stipendi erano risucchiati dal Bethesda, dove Duverger
non era stato accettato e dove lo staff medico, come san Tommaso
davanti a Dio, non sapeva fare nient'altro che definire l'aggravarsi
delle sue condizioni in base a tutto ciche non aveva. I medici dai
quali andavo per far visitare il mio sofferente marito non riuscivano
a dedurre altro che una particolare predisposizione alle innumerevoli
malattie che giungevano e proliferavano in quel covo di batteri che
era Washington.
Negli ultimi mesi ero stato tutte le notti a vegliare un uomo che
stava morendo di predisposizione, cingendo con il mio braccio bianco
le sue costole che diventavano sempre pivisibili, sentendo i
battiti di un polso troppo esile e debole per sopportare il peso
delle mani dalle unghie lunghe, osservando lo stomaco che si
incurvava e i fianchi che si allargavano come quelli di una donna e
le ginocchia gonfie come polpette su gambe afflosciate.
- Suis fatigue. M'aimes-tu?
- Tais-toi. Bois celui-ci.
- M'aimes-tu.?
Sempre pidebole, guardavo sbattendo le palpebre le immagini di
tutte le mie relazioni sul televisore nell'angolo, vedevo lo stesso
Lyndon deperito davanti a una folla di giornalisti carnivori; vedevo
una guerra trasmessa per la prima volta in diretta, a tratti crudele
e vera, a tratti piena di elenchi di morti e di mappe dell'esercito:
questa era l'impressione per noi che tentavamo di interpretare i
servizi dal fronte; con una inversione di tendenza, il presidente
aveva deliberato che la raison di Stato prima di tutto ridurre la
somma totale delle sofferenze; un'intuizione della sua crescente
debolezza, dopo che altri due infarti consecutivi lo avevano lasciato
smagrito, ingiallito e pieno di macchie; e i suoi occhi sembravano
crescere per effetto della faccia che si stringeva sempre pi
Duverger, che non aveva avuto la forza di dirmi che mi lasciava,
era scappato. Si era preso le cose che avevo scritto e non mi aveva
lasciato niente di suo. Niente nel vaso, nsotto la foto firmata e
il piccolo Klee sulla mensola. Tra fazzoletti di carta e pillole
contro la nausea avvolte nell'alluminio, lessi il biglietto scritto
con grafia elegante dalla signora Johnson, consegnato a mano da uno
dei miei ragazzi. Annusai il profumo che emanava dal biglietto.

- Wardine ha preparato qualche dolcetto che trovo si accompagni
molto bene al talla camomilla, signor Boyd.
- Grazie, signora.
- E' Wardine che deve ringraziare.
La cameriera nera con calze nere e un grembiule ricamato stava
pulendo il viso regolare della First Lady dai residui di maschera che
le erano rimasti attaccati. Poi sistemil cuscino sotto i piedi
della signora Johnson e si conged senza mai voltarsi dalla mia
parte.
Feci qualche colpo di tosse. Mi asciugai il sudore.
- Mio marito sta per morire, figliolo.
Ero arrivato in ritardo con il taxi a casa dei Johnson, che mi
ricordava i tempi in cui era ancora Senatore, una ex casa colonica
con la torretta sulla riva orientale del delta del Potomac che si
apriva come labbra prima di sfociare nell'Atlantico. Riuscivo a
sentire l'oceano e a vedere le luci che brillavano sopra un manto di
nuvole, al largo, verso est. Una sirena risuonava dal fiume. Mi
tastai le ghiandole della gola.
- Nemmeno lei in gran forma, signor Boyd.
Mi guardai intorno.
- Il Presidente ci sta raggiungendo, signora?
Mi guardda sopra il vapore che saliva dalla tazza.
- Lyndon sta morendo, figliolo. Ha avuto delle complicazioni... in
seguito alla malattia che l'ha colpito in questi ultimi anni.
- Ha avuto un altro infarto?
- Ha chiesto di non restare solo questa notte.
- Mi sta dicendo che pensa che debba morire stanotte?
Chiuse meglio la vestaglia. - E' una grande prova per tutti noi che
siamo legati al Presidente -. Alzgli occhi. - Non crede?
La veritche ero diffidente. Non c'erano medici in giro.
All'entrata, c'erano soltanto i soliti agenti di Kutner. Tirai su col
naso, a lungo. - Allora perchnon con lui, signora, visto che non
vuole restare solo?
Lady Bird diede un piccolo morso al dolcetto. Sorrise nel modo in
cui sorridono le signore eleganti mentre masticano. - Io sto con
Lyndon ogni momento di ogni giorno, mio caro. Del resto glielo avr detto. Io e il Presidente Johnson siamo troppo legati per darci l'un
l'altro compagnia e sostegno fisico -. Diede un altro morso. - Forse
queste sono cose che pudare qualcun altro.
Sorseggiavo il delizioso tdalla tazza sottile di porcellana
cinese. La tazza era quasi troppo sottile per riuscire a tenerla in
mano. Mi prese un forte attacco di nausea. Mi piegai in avanti e
chiusi gli occhi. Le orecchie mi fischiavano, a causa delle medicine.
Avevo voglia di dire alla signora Johnson che non mi sembrava
possibile che lei, che pure era volata a Dallas con un caccia a
reazione, se ne stesse seduta la mangiare con calma dolcetti e a
chiacchierare con me. A dire la veritvolevo dirle che anch'io avevo
i miei problemi. Ma non volevo raccontarle di quali problemi si
trattava. Volevo parlare con Lyndon.
- Allora io mi accomoderei da lui, signora.
- Va tutto bene, signor Boyd?
- Non proprio. Ma sarei onorato di andarmi a sedere accanto al
Presidente Johnson -. Provai a ingoiare.- Con tutto il dovuto
rispetto, signora, io dubito che il Presidente stia per morire. Non mai successo che siano morti uno dopo l'altro due presidenti ancora
in carica, signora Johnson -. Avevo fatto un'apposita ricerca su
questo fatto, nel 1963, per mandare una lettera di risposta a molti
cittadini che chiedevano di essere rassicurati.
La signora Johnson si sistemla vestaglia sotto le gambe sul
divano rosa. Ogni cosa in quella stanza la faceva sembrare il salotto
privato di una First Lady. Dagli specchi con le cornici incise a
timpano alle delicate statue orientali, dalla cristalleria esposta in
alto su mensole bianche al disegno del tappeto che si avvolgeva in
una specie di arabesco tra il mio divano e quello della signora
Johnson. Chiusi gli occhi.
- Anche lei, signor Boyd, - disse, mentre spezzava un dolcetto, -
sembra provato da una... una specie di stanchezza, a causa dell'amore
evidente e della responsabilitche sente per gli altri.
Sentii il ticchettio tipico di un orologio costoso. Capii cosa
voleva dire e feci uno sforzo per togliermi dalla testa Duverger e i
taccuini. Deglutii sentendo un lampo di fuoco in gola. - Io non sono
innamorato del Presidente, - dissi.
Lei fece un meraviglioso sorriso mentre le mie parole rimanevano l sospese. - Le chiedo scusa, signor Boyd.
- Sono sicuro che non bello farmi vedere in questo stato proprio
quando lui in quello stato, - dissi. Mi appoggiai al bracciolo del
divano.- Sono sicuro che avrsentito un sacco di storie su di me e
sul fatto che sono innamorato del signor Johnson e che per questo
l'ho seguito come un animale affamato d'amore, e di come ho
desiderato essere intimo con lui, e di come ho goduto di questo
rapporto di lavoro cosstretto perchlo amo -. Temo di aver
vomitato quel poco di te pasticcini che avevo preso. Un malinconico
filo di vomito cadde dal mio cappotto e si possulle gambe.- Beh,
non vero, - dissi, pulendomi la bocca. - E chiedo scusa per aver
vomitato proprio adesso.
- Signor Boyd, - disse lei. - Caro signor Boyd, io non ho nessuna
riserva sui suoi sentimenti per Lyndon. Apprezzo, al di ldei miei
poveri mezzi per esprimerla, la sua devozione verso mio marito, la
responsabilite i compiti che il Signore ha ritenuto di affidargli.
Apprezzo i suoi sentimenti verso mio marito pidi quanto riesca a
dire. E credo di capire in cosa consistano questi sentimenti -.
Distolse per delicatezza lo sguardo dalle mie gambe. - Io mi riferivo
a suo marito.
Ero immerso nel vomito, avvolto nei dolcetti. - E anche questo
gioco mio-marito-suo-marito, signora. Io non ho capito se mi prende
in giro. I pettegolezzi raramente dicono la verit - dissi. Mi
alzai, per far scivolare via il vomito.
La fronte della signora Johnson prima si corrug poi si distese.-
Suo marito, signor Boyd -. Tirfuori una specie di scheda rosa
mentre io stavo lin piedi. - M. Duverger, - lesse, - un negro dei
Caraibi con l'immunitdiplomatica, da lei sposato con rito civile
nel 1965 -. Alzgli occhi dalla scheda. - E' stato cosgentile da
offrire la compagnia e le premure che Lyndon ha richiesto nel corso
della malattia.
Provai a mettere a fuoco il tappeto. - Duverger qui?
- Mentre lei era al nord, a fare quello che il signor Donagan ci ha
descritto come un delicato lavoro che riguardava la posta della
nostra organizzazione nel New Hampshire, - disse, sistemando il
vassoio dei dolci.- Lui stesso si messo d'accordo con il signor
Kutner dei Servizi per portare suo marito nella nostra casa e
presentarlo al Presidente. Che sta morendo.
Starnutii. Lei bevve un sorso. Cercavo qualche segnale sul suo
viso. Sentivo un irragionevole desiderio di vedere cosa c'era scritto
sulla scheda che aveva tirato fuori. Ero anche combattuto tra
l'urgenza di correre da Duverger - anche se quella casa era enorme, e
io non ero mai entrato nelle stanze piinterne - e quella di sapere
come diavolo facesse Coby Donagan ad affermare che il lavoro che ero
andato a fare al nord era cosimportante. Desideravo tante di quelle
cose diverse in quel momento, che non riuscivo pia muovermi. La
First Lady bevve un altro sorso. - Cosil signor Johnson sa che ho
un marito? - chiesi.
- Mio caro, come poteva non saperlo? - Lady Bird mi sorrise
dolcemente. - Come poteva non conoscere il cuore di un ragazzo che ha
dato la sua vita e il suo cuore per la vita e il lavoro di Lyndon
Baines Johnson?
Cominciai a provare verso la signora Johnson un sentimento pi sgradevole di quello che avevo provato per Margaret. Stava seduta l
con i capelli perfetti, in vestaglia, a mangiare dolcetti. Io mi
sentivo semplicemente a pezzi. - E Duverger sta bene? - dissi, con
voce rauca. - Dov' E' morto? La veritche sta morendo lui. Non
il signor Johnson.
- Sono di la chiacchierare, signor Boyd.
- Renparla malissimo l'inglese.
Alzle spalle come per dire che era irrilevante. - Lyndon mi ha
detto che hanno avuto conversazioni lunghissime. E le hanno tenute
riservate, come facevate voi due.
- Come ha potuto Duverger non dirmi che veniva qui? E' morto?
- M. Duverger ha fatto molta impressione su Lyndon, che lo ha
trovato un negro molto singolare, signor Boyd. Hanno chiacchierato di
cose che stanno molto a cuore a Lyndon, come la sofferenza, le lotte
tra fazioni opposte, i problemi dei negri. Mi ha detto che non si
sentiva cosbene da quando lei e la signorina Teane l'avete
allontanato dal suo ufficio.
- Ho chiesto se morto, - dissi.
Lei mangiun dolcetto. - E' a conoscenza dei sentimenti di mio
marito come lo sono io, David? - Mi guardava, aspettando una
risposta. Non avevo intenzione di dire niente fino a quando lei non
avesse detto qualcosa. - Mio marito, - continu - si sente
responsabile del fatto che lei e io possiamo sentirlo come un peso.
La responsabilitlo ha consumato. Lei lo ha visto. Lei stato il
suo unico conforto in questi dieci anni, figliolo.
- Allora lei ha davvero paura che lui sia innamorato di me.
Sarstata la somiglianza o un'autentica angoscia, ma notai che
rispondeva alle domande come rispondeva Lyndon; era come se le
sfiorasse, come se ci girasse attorno per avvicinarsi e poi subito
allontanarsi seguendo un suo ragionamento. Adesso ridacchiava alla
maniera della gente del sud, con la manina bianca che le copriva la
bocca piena di pasticcini. I suoi capelli erano racchiusi in una
specie di retina.
- Lyndon dice sempre che in tutta la vita non ha mai capito perch le nuove generazioni, come la sua, David, valutino l'importanza delle
cose misurandole con l'amore. Come se questa parola potesse spiegare
i sentimenti degli ultimi anni.
Riuscii a vedere l'ombra di Kutner, e di un altro dietro di lui,
passare dall'ingresso alla cucina. Mi alzai.
Lei stava dicendo: - L'amore soltanto una parola. Unisce cose
separate. Io e Lyndon, anche se lei non sard'accordo, concordiamo
sul fatto che non ci amiamo pi nel senso proprio del termine.
Perchabbiamo smesso molto tempo fa di essere abbastanza separati
per un amore che copra ogni distanza. Lyndon dice che sarfelice il
giorno in cui amore, giusto, sbagliato, responsabilit tutte queste
parole, lui dice, saranno per la gioventamericana nient'altro che
collegamenti tra distanze.
- Sono Kutner e Coby Donagan quelli che ho visto andare in cucina?
- La prego, si sieda.
Mi sedetti di nuovo.
Lei si appoggiallo schienale.- Lyndon ossessionato da questo
concetto di distanza, David. Il fatto che lui non sopporta di
rimanere solo, fisicamente solo, e non ha importanza se l'uomo pi potente del mondo - e in questo senso la sua compagnia devota non ha
avuto prezzo per noi -, il suo odio per la solitudine una
conseguenza di ciche le sue memorie definiranno un concetto
filosofico: la distanza dalla quale ci guardiamo, dalla quale siamo
collegati, l'amore. L'amore, lui dice, una grande autostrada, una
linea che unisce vari punti, e questi punti sono le diverse culture,
collegate e unite nelle grandi distanze grazie all'autostrada. Mio
marito ha dichiarato pubblicamente che anche l'America, l'America che
ama a tal punto da accettare di morire per lei, deve essere compresa
in termini di distanze.
- Allora neanche noi ci amiamo? - Fissavo la sua cristalleria, in
ordine e mai usata, accaldato e nauseato. - Due persone molto vicine
non possono amarsi nemmeno in modo platonico?
- Mio marito dice che voi avete un collegamento particolare. L'uno
contiene l'altro, e viceversa. Lui dice che il pavimento su cui lei
cammina di sua propriet Lui dice che lei come il cielo la cui
presenza e il cui significato sono logni giorno.
Tossii.
- Di sicuro l'amore significa meno di questo?
Capii, di nuovo, cosa voleva dire la signora Johnson. E di nuovo mi
venne da vomitare.
- Signora Johnson, - dissi, - io stavo parlando di me e Duverger -.
Provai ad appoggiarmi allo schienale della poltrona come aveva fatto
lei.- Il signor Johnson lo sa che io e Duverger ci amiamo? Che il mio
primo pensiero, quando ho visto che avevo perso i taccuini e che lui
non c'era, stato per lui? Sa che io lo amo?
L'ombra che seguiva quella di Kutner era Wardine, la cameriera nera
della First Lady, che si era specializzata nelle maschere per il
viso.
- E chi l'ha scritta la scheda su di me, quella che lei ha letto?
- Qualcuno che sta nella camera di sopra, - disse la signora
Johnson, senza indicare, - dove i nostri due mariti si sono ritirati,
- senza guardarmi in faccia, - per cancellare la loro distanza; lui
deve sapere quanto noi lo amiamo, figliolo. Deve sapere soltanto
questo. Non d'accordo? - Inclinla teiera di porcellana, alzando
il coperchio per far vedere a Wardine che non c'era pit Di sopra.
Io mi alzai di nuovo. Poteva dirmi di mettermi seduto quanto voleva,
stavolta.
- Il Presidente non morir signora.
- Non d'accordo?
Wardine versaltro talla sua padrona, poi venne verso di me.
- Signora?
Lei si sporse in avanti, prese dello zucchero, rivolgendosi al
proprio volto affilato da uccello, che tremolava sulla superficie del
tcome la luna sull'acqua.
- Ragazzo, le ho chiesto se d'accordo o non d'accordo.

La puzza del mio cappotto insudiciato era la stessa puzza che
proveniva, un po' meno forte, da sotto quella porta. Il dolce
tintinnio femminile del cucchiaino di Lady Bird era il suono maschio
del mio vecchio anello dell'universitche batteva sul pannello
intarsiato della imponente porta della camera da letto. Bussai.
Sentii un improvviso spasmo allo stomaco, e dovetti appoggiarmi fino
a quando non fu passato. Si udun lungo lamento provenire dal porto.
C'era silenzio dietro la grande porta, in quella notte di novembre
del 1968.
Dimentica la curva del cerchio, dove la distanza equivale alla pura
e semplice visione di quanto abbraccia. Costruisci una strada.
Traccia una linea. Vai a ovest, fin dove il paese te lo permette -
Bodega Bay, non Whittier, California - e traccia una linea; e fa in
modo che la scia tracciata stabilisca la distanza tra il punto di
partenza e la visione che abbraccia; e seguita a tracciare quella
linea, verso ovest, sempre pilontano; e l'orbe terrestre si
allaccera quella linea, tienila vicina a quanto abbraccia, come un
ingordo con una pralina; e la gigantesca curva che alla base delle
linee rette ti portera tempo debito all'estremitorientale del
paese alle tue spalle, quella oscura camera da letto padronale
sull'oscura sponda orientale dell'Atlantico; e il cerchio che hai
tracciato silenzioso e immenso, e quanto il mondo abbraccista
all'interno: la camera da letto: un trofeo che nel cadere ha stellato
il vetro della teca, un tappeto baluginante di riflessi del traffico
e un ammasso di attrezzature in legno che odorano di olio di palma e
dell'alito della malattia. Vidi la grande, bianca testata del letto
del Presidente, le lenzuola, illuminate dalle luci di diversi colori
che provenivano da fuori, dai semafori dell'incrocio tra Washington e
Kennedy Street. Sul letto sfatto - dove in modo ordinato erano sparsi
fogli e schede, i miei taccuini, e i fogli di un decennio
stenografati per Lyndon - giaceva il mio amante, rigido e steso su un
fianco, un'agghiacciante radiografia di se stesso, uno scheletro,
spaventosamente magro, la barba incolta, la mano affusolata dalle
unghie grigie che copriva parte della faccia bianca al suo fianco,
l'enorme faccia bianca attaccata al corpo esile sotto le lenzuola
pulite, immobile, con due agenti dei Servizi ormai distrutti, ora
rossi, ora verdi. La mano gelida e protesa di Duverger copriva una
parte del viso del Presidente in una carezza interrotta; era come un
ragno posato sulla enorme testa calva dell'uomo, la sottile, dritta
bocca del carnivoro, gli occhiali con la montatura chiara e
l'inalatore poggiati sul comodino, il telefono diretto che
lampeggiava, silenziosamente attivo, giallo per la luce gialla che
proveniva da Kennedy Street. La mano di Duverger era aperta sulla
faccia del Presidente. Vidi le ampie lenzuola bianche di cotone, con
Duverger sopra e Lyndon sotto, il petto spigoloso da uomo anziano di
Johnson che sbucava dalle lenzuola, spigoli che si muovevano su e gi con fatica, il battito sempre pidebole, come l'acqua che scorre a
grande distanza dalla sorgente.
Mi pulii le labbra dal muco e vidi, avvicinandomi, gli occhi
inconfondibili del Presidente, gli occhi di una non poi cospiccola
persona, gli occhi cerchiati dal blu intenso del dolore profondo,
sgranati in direzione del soffitto della camera da letto, li vidi
attraverso le dita contratte di Duverger. Sentii labbra che baciavano
il palmo di un nero, e labbra e mano si muovevano all'unisono per
formare delle parole, con gli occhi che cercavano di mettere a fuoco
quella presenza estranea, protesa verso il letto, che ero io.
La mano di Duverger, lo capii, si muoveva in quel modo solo se il
Presidente sorrideva.
- Ehi, ragazzo, - sussurr
Ero vicinissimo, ora.
- Lyndon?

E meno male
che il Responsabile delle Vendite
sapeva fare il massaggio cardiaco
Il Responsabile delle Vendite, da poco divorziato, ancora una volta
aveva lavorato fino a tardi nel suo ufficio, al Reparto Vendite.
Erano le dieci passate. In un altro ufficio, all'estremitopposta di
un diverso piano, anche il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri,
sposato da quasi trent'anni, nonno di un nipotino, aveva lavorato
fino a tardi. Uscirono entrambi.
Tra i due dirigenti ultimi a lasciare il Palazzo c'erano le stesse
analogie sussistenti fra linee parallele. Tutti e due, uscendo,
bilanciavano il proprio peso con quello di una ventiquattrore di
pesante esilit Monogrammi e logotipi della compagnia costeggiavano
maniglie di metallo rivestite di cuoio che tutti e due stringevano
nella mano. Tutti e due, ciascuno al proprio piano vuoto, procedevano
lungo corridoi illuminati di luce bianca su tappeti monocolori
friabili e fruscianti verso gli ascensori che muti e a bocca aperta
stavano ciascuno nel proprio pozzo ai rispettivi ingressi dell'enorme
Palazzo. Tutti e due, percorrendo il corridoio del proprio reparto,
provavano la tipica inquietudine subsonica che prova il dirigente
abituato a fare gli straordinari quando di notte con soprabito
vestito spiegazzato e cravatta allentata si muove in zone che
andrebbero viste e vissute alla luce del giorno. Tutti e due
ricevettero, con la diversa intensitconsentita dal rispettivo
dolore, un'intuizione dell'obliquo quando, nella pila ordinata di
fette di spazio illuminato che separavano il dirigente dal lamento
distante dell'aspirapolvere di un custode, il silenzio stesso del
Palazzo trovespressione: sentirono, quasi nelle ossa, il lento
sollievo di un respiro profondo, un sospiro spaziale,
l'impercettibile movimento furtivo di enormi palpebre che si
schiudono in affinitridesta con il vuoto che dopo tutto era,
capisce l'assennato dirigente, metdell'intera giornata del Palazzo.
Capisce che il Palazzo non solo racchiude lo spazio, ma lo organizza;
controlla il dirigente e non viceversa. Che il Palazzo non era, dopo
tutto, fatto da o per i dirigenti. O gli impiegati.
Tantomeno il Responsabile divorziato del Reparto Vendite, il quale
osservfra s solo, nell'ascensore in discesa verso il Garage dei
Dirigenti, che, a un certo punto inosservato ma mai trascurato di
ogni serata aziendale di lavoro, arrivava il Momento di Andarsene;
che quel punto della notte di straordinari era il fulcro sul quale le
cose fondamentali e invisibili ruotavano, impercettibilmente - il
perno di ore inconsapevoli - e che, nel lasso di tempo fra quel punto
e l'alba lavorativa di abiti impeccabili, il problema dell'egemonia
del Palazzo sarebbe diventato, silenziosamente, in loro assenza, un
vero problema, sospeso nell'aria, irrisolto.
Il Responsabile delle Vendite era sospeso nell'aria, appeso al filo
del suo ascensore. Questo Giovane Dirigente di nuovo single, smilzo,
agile, era circondato da un'aura di grande austerit aveva fatto
prestissimo carriera (un giovane dirigente in senso quasi letterale),
si sentiva pia suo agio con quelli che manteneva a vari metri di
distanza, e aveva un atteggiamento professionale, nei confronti dei
clienti che rappresentava per la compagnia, distribuito lungo un asse
che andava dall'efficiente al freddo. Il suo ascensore scendeva con
un fitto brusio che di solito era impossibile sentire.
Lo scooter d'importazione bianco sfavillante del Responsabile delle
Vendite se ne stava inclinato sul cavalletto accanto a una possente e
altrettanto sfavillante auto modello Brougham. Erano gli unici due
veicoli rimasti nel vuoto Garage dei Dirigenti sotto il Garage degli
Impiegati sotto il seminterrato del Palazzo. A quell'ora, le dieci
passate, il livello pibasso del Palazzo sembrava lontanissimo da
tutto. Il vuoto Garage dei Dirigenti era enorme, sconfinato,
lunghissimo, con quel soffitto claustrofobico alto due metri e mezzo,
quelle orribili luci gialle appena sopra la testa, il cemento delle
superfici che aveva lo stanco colore dei gas di scarico. E poi il din
don, il rollio e il sospiro dell'ascensore del Responsabile delle
Vendite che si richiudeva alle sue spalle produsse echi e echi di
echi che si frangevano contro e fra i muri di pietra grigia del
Garage dei Dirigenti, e lo stesso fecero il ticchettio delle eleganti
scarpe del Responsabile delle Vendite e il tintinnio delle chiavi
separate dagli spiccioli. Il silenzio del luogo, totale e sensibile a
ogni eventuale disturbo, non invogliava a fischiettare. Il Garage dei
Dirigenti odorava di gas di scarico, di qualcosa che era vagamente ma
indubbiamente gomma e di Responsabile delle Vendite. Una ventilazione
umidiccia corse il Garage: proveniva dal curvo orifizio della Rampa
di Uscita, posto accanto al Settore Riservato - riservato a Direttori
e Funzionari - a un mezzo isolato dal punto centrale dove erano
parcheggiati Brougham e scooter. La Rampa di Uscita si avvolgeva a
perdita d'occhio in una buia spirale che oltrepassava il piano degli
Impiegati per sbucare nella strada silenziosa, vuota, illuminata dai
lampioni comunali.
Il Responsabile delle Vendite stava aggirando la Brougham nera
fiammante per raggiungere lo scooter, quando sentil rollio e il
sospiro dell'ascensore sul lato opposto del Garage dei Dirigenti.
Il suo casco, legato con la catena in fondo al sellino, per il
momento era il casco dello scooter, e il Responsabile delle Vendite,
la cui moglie, dalla quale era ormai legalmente separato, era quella
che aveva tramato e confabulato, ebbe la momentanea visione dello
scooter col casco come di un centauro delle Shetland infestato da
spiritelli, abitato da esseri minuscoli e invisibili - la visione di
quella sera fu subitanea, perchil giovane dirigente guardquasi
immediatamente oltre lo scooter e dall'altra parte del Garage verso
il din don riecheggiato dell'ascensore opposto. L'ascensore vomitil
Vice Presidente dell'Ufficio Esteri, che avanzava rigido, paonazzo,
verso lo spazio sgombro, giallo schiacciante del Garage dei
Dirigenti.
Il Responsabile delle Vendite e il Vice Presidente dell'Ufficio
Esteri si conoscevano poco, solo di vista, e il Responsabile delle
Vendite si era tolto le lenti a contatto nel bagno del Reparto
Vendite prima di cominciare la lunga serata di letture ravvicinate
alla luce bianca. Ma siccome il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri
era grande e grosso - alto, grosso, largo e informe, e anche la
schiena, uno scafo che di giorno percorreva al rallentatore i
corridoi della compagnia, era florida, scabra, un dirigente vecchio
abbastanza da essere letteralmente un Anziano Dirigente - il
Responsabile delle Vendite riconobbe quasi all'istante il Vice
Presidente dell'Ufficio Esteri che emergeva dall'ascensore opposto
del Garage dei Dirigenti e procedeva ticchettando e tintinnando,
rigido, verso la messa a fuoco del Responsabile delle Vendite, la
testa dell'omone anziano si drizzcome se avesse percepito un
rumore, infastidita, il corpo grossissimo che sbarellando
curiosamente rallentava, si fermava, scarrocciava, incapace di
rispondere a una chiara propensione alla rapidit e procedeva solo
spostando il peso da una parte all'altra, una mongolfiera umanoide
con troppa aria, che portava la valigetta di pesante esilitdai
manici di cuoio verso la solida Brougham nera parcheggiata accanto
allo scooter piritatoe col casco del Responsabile delle Vendite,
continuando a tastare qualcosa nel davanti del soprabito con la mano
piena di fazzolettini e di chiavi.
Il Responsabile delle Vendite era chino sulla complicata
estirpazione del casco. Gisi predisponeva a quella sensazione tutta
maschile e singolare data dall'imperativo alla conversazione che
sempre si pone a due uomini legati da interessi professionali che si
incontrano a tarda ora in uno spazio sotterraneo altrimenti vuoto e
silenzioso, ma di una gracile silenziosit ben al di sotto del luogo
alto e vagamente palpitante di una lunga e dura giornata per
entrambi: l'obbligo di conversare senza i presupposti di una
conversazione dettati da intimito interessi o preoccupazioni da
condividere. Condividevano il dolore, anche se naturalmente nessuno
dei due lo sapeva.
Chino a decapitare il suo scooter, il Responsabile delle Vendite
andava cercando parole nliquidatorie ninvitanti, ndistaccate n invadenti; disponeva la faccia a una studiata noncuranza, limitando
gli eventuali convenevoli a una sorta di striminzito aaalve!che
gicontenesse un'attestazione di distanza e la volontdi
mantenerla. Chino, dispose la carne della sua faccia, assunse uno
sguardo freddo ma rispettosamente freddo e senza sforzi di
immaginazione addolorato con il quale incontrare lo sguardo
inevitabile del Vice Presidente dell'Ufficio Esteri. Dalla parte
opposta l'ascensore si richiuse con un rollio; le cose all'interno
ascesero, risuonando.
Il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri era ancora abbastanza
distante da produrre echi, ma, nella visione periferica, stava ancora
puntando, lentamente, una mongolfiera, un iceberg, verso il
Responsabile delle Vendite, che sollevla disposizione della sua
faccia dal (finalmente) amputato casco e la portdallo scooter
bianco all'anziano dirigente che si avvicinava.
Il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri, si avvide lui, che lo
veniva puntando, la mano tintinnante sul davanti del soprabito, ora
si era fermato; stava lora, impalato, sollevando il collo possente
e la grossa testa verso il nulla, come un animale uggiola a un
sentore minaccioso.
Il Responsabile delle Vendite guard poi osserv mentre il Vice
Presidente dell'Ufficio Esteri se ne stava l impietrito, gonfio,
con una smorfia; l'anziano dirigente faceva una smorfia a un punto
dietro e apparentemente appena sopra il Responsabile delle Vendite,
come se decifrasse l'iscrizione di un'antenna radio sul soffitto
scalfito alto due metri e cinquanta del Garage dei Dirigenti.
Il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri se ne stava l a fare
smorfie, piantato appena al di ldi una perfetta messa a fuoco da
astigmatico. Oscillpesantemente, fece un'altra smorfia, lasci cadere una ventiquattrore di rumorosa esilite si portle mani a
quella che sembrava, un po' sfocata, una specie di cavitcomparsa
sul davanti del soprabito a doppiopetto. Si aggrappa se stesso come
fanno le persone doloranti; sembrpiegarsi in due, il grosso corpo
tutto curvo sopra e attorno all'evidente alveo di dolore sul davanti
del soprabito. Emise un suono come un gorgoglio, triplicato dall'eco.
Il Responsabile delle Vendite osservava il Vice Presidente
dell'Ufficio Esteri che piroettava, strusciava contro la fuliggine di
un pilastro di cemento scorticandone una striscia e urtava contro la
ciambella di cemento di un senso vietato rollando, piroettando,
abbrancando l'aria, inarcandosi, accasciandosi e cadendo. Sembrava
che a cadere, notil Responsabile delle Vendite, osservando,
sorpreso oltre misura, ci mettesse il doppio del tempo che ci mettono
normalmente le cose a cadere.
Il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri, gorgogliando, tenendosi la
rientranza del petto, cadde con delicata lentezza sul pavimento
ingrigito dai gas di scarico del Garage dei Dirigenti, dove prese a
contorcersi.
E meno male che il Responsabile delle Vendite sapeva fare il
massaggio cardiaco. Tempestivo, rapido, agile, in forma,
indipendente, ormai un lupo solitario - benchefficiente - nella
grigia foresta della vita, non tanto freddo quanto efficace,
attravers in uno slancio samaritano, l'intervallo di pietra che
separava la sua esile valigetta e lo scooter senza casco dal Vice
Presidente dell'Ufficio Esteri, per mettersi a gambe divaricate
sull'enorme informe anziano che si contorceva e che, a quella
insolita ravvicinata distanza di emergenza, scopril Responsabile
delle Vendite, aveva grossi pori sulla faccia, occhi di una mitezza
inespressiva, una sottile ragnatela di capillari a colorirgli le
guance, la bocca aperta come un pesce, fronte bianco rospo aggrottata
dal dolore, mento perso nella pozza di carne del suo stesso collo,
mani che battevano un tempo senza ritmo sul petto dei vestiti, deboli
gorgoglii miagolati persi negli echi triplicati delle subitanee e
ripetute richieste di aiuto da parte del Responsabile delle Vendite
ai piani superiori. I vestiti, il cappotto, l'abito di lana grigia
sembravano espandersi, allentati, dall'anziano dirigente supino -
espandersi come l'acqua, pensil Responsabile delle Vendite,
incallito lanciatore di pietre a pelo di stagno - espandersi come
l'acqua si ritrae in cerchi da quanto ne ha disturbato il centro.
Il Rappresentante delle Vendite, in tutto quest'arco di tempo, da
quando pilastro e segnale erano stati strusciati e urtati, aveva
urlato aiuto nel vuoto Garage dei Dirigenti. Le sue urla, i gorgoglii
del Vice Presidente dell'Ufficio Esteri supino, e relativi echi,
stavano producendo un rumore complessivo le cui proporzioni, che
sembravano illimitate al chiuso del Garage dei Dirigenti, erano tali
che il Responsabile delle Vendite sarebbe rimasto perplesso e
sorpreso al punto da negarlo decisamente - mentre piegava
all'indietro il testone scabro dai grossi pori sul fulcro di un palmo
e usava un sottile dito pulito per sgombrare la martoriata gola rosa
uterino da lingua e materiale estraneo - per quanto poco del suono
cacofonico e apparentemente totale delle sue richieste di aiuto
stesse risalendo la curva della minuscola Rampa di Uscita e filtrando
attraverso i rari interstizi nel soffitto da bunker del Garage dei
Dirigenti per risuonare al piano deserto degli Impiegati, senza
parlare del fatto di dover superare la spirale ora rovesciata della
Rampa o di dover evadere dalle spessissime mura di cemento del Garage
del Personale per arrivare nella silenziosa ma ben illuminata strada
della zona commerciale di sopra, percorsa da due innamorati che
incedevano maestosi, pallidi come bambole, braccia intrecciate,
silenziosi, l'orecchio teso senza mai perudire una vera differenza
nel costante, distante sibilo e sospiro del traffico cittadino
notturno.
Nel frattempo, sotto il Garage del Personale sotto la strada, nello
smisuratamente riecheggiante e desolato Garage dei Dirigenti, il
Rappresentante delle Vendite aveva squarciato i vestiti che si
espandevano dalla bizzarra rientranza e si stava adoperando con tutte
le forze sul cuore difettoso del Vice Presidente dell'Ufficio Esteri.
Praticava il massaggio cardiaco, battendo sul morbido incavo dello
sterno, alternando quattro colpi con la respirazione attraverso le
labbra piene ma leggermente blu e la testa piegata dell'anziano
dirigente martoriato, dentro il petto infossato che si sollevava, il
petto ricadeva, prendendo il tempo e il fiato concesso dalla pausa
ogni quattro colpi possibili per invocare iutoin direzione della
tranquilla strada mentre, usando il massaggio cardiaco, riusciva a
mantenere il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri in vita quel minimo
sufficiente in attesa dell'arrivo dei soccorsi, come gli aveva
insegnato e certificato una piccola istruttrice neohippy dagli occhi
a mandorla volontaria della Croce Rossa - sotto le cui gambe
divaricate, ricordava, si erano messi volontariamente tutti gli
studenti per farsi praticare la respirazione, e alla quale il
Responsabile delle Vendite aveva offerto, in una serata spontanea e
illuminata al quarzo, una tazza di caffe un toast ai nove cereali,
invitandola alla Festa Annuale degli Apprendisti Venditori, e aveva
poi sposato - glielo aveva certificato lei, poteva sempre servire a
salvare una vita, e lui era rimasto ammaliato dal principio enunciato
della fidanzata, secondo il quale, nel dubbio, era sempre meglio
sbagliare nel senso della sollecitudine e della prontezza per
preservare le funzioni vitali minime, fino all'arrivo dei soccorsi,
le braccia e la zona lombare che ora cominciavano a bruciargli mentre
colpiva, chino, l'anziano dirigente supino, continuando a invocare
iutonelle pause e allentando il suo di colletto, il sudore che
scivolava oleoso sulla pelle soda sotto il suo di soprabito foderato
e l'abito di lana grigia, il suo di respiro che si faceva affannoso
per mantenere il Vice Presidente dell'Ufficio Esteri in vita,
scongiurando l'arrivo dei soccorsi, alle dieci passate, nel vuoto pi totale, invocando, inascoltato, iuto la vita di uno felicemente
sposato e nonno di mitezza inespressiva ora letteralmente nelle mani
del giovane dirigente, da tenere e mantenere, per una vita, tra le
spire di gas di scarico dimenticati, sotto l'occhio compassato e
vigile della luce del suo scooter decapitato.
- Aiuto, - continuava a invocare il Responsabile delle Vendite,
ogni quatto colpi concessi durante il mantenimento circolatorio
artificiale, mentre a gambe divaricate praticava la respirazione al
Vice Presidente dell'Ufficio Esteri supino, martoriato in mezzo a una
sgonfia spira di panni scompigliati che si espandevano, ancora,
lentamente sul cemento al monossido di carbonio.
- Aiuto, - invocava l'attivo Responsabile delle Vendite, avvertendo
come il vago ricordo della ventilazione umidiccia e interrompendosi,
di nuovo, per guardarsi alle spalle, oltre il cofano nero della
Brougham e il casco buttato distrattamente accanto allo scooter
bianco, verso la Rampa che saliva in una spirale a perdita d'occhio
fino a una strada, vuota e luminosa, davanti al Palazzo, vuoto e
luminoso, spodestato, autonomo e autosufficiente. Chino su quanto
richiedevano due vite, sotto tutto, continuava a invocare aiuto.

La mia apparizione in Tv
Sono una che il 22 marzo 1989 apparsa in pubblico al David
Letterman Show.
Una, per dirla con mio marito Rudy, che ha una faccia e delle
opinioni note, grosso modo, alla stragrande maggioranza della
popolazione degli Stati Uniti, e un nome sulle copertine, sugli
schermi e sulla bocca di tutti. E che ha il cuore invisibile, celato
in recessi inaccessibili. Cosa che, secondo Rudy, avrebbe dovuto
salvarmi dalle conseguenze della mia apparizione in Tv.
La settimana intorno al 22 marzo 1989 stata anche la settimana in
cui, nello show di David Letterman, hanno mostrato una serie di
servizi che curiosavano nella vita privata e nei passatempi dei
dirigenti della Nbc. Mio marito, che ha un nome piconosciuto
nell'ambiente dello spettacolo che fuori, stava sulle spine:
conosceva Letterman, e lo temeva; a sentire lui, sapeva bene quanto
Letterman amasse bistrattare le sue ospiti, quanto fosse misogino.
Era domenica quando mi ha comunicato che era il caso, assieme a Ron e
Charmian, la moglie di Ron, di prepararmi ad affrontare Letterman. Il
22 marzo 1989 sarebbe stato il mercoledsuccessivo.
Il luned gli spettatori hanno seguito David Letterman che andava
a fare pesca d'altura con il direttore della testata giornalistica
della Nbc. Il dirigente, che mio marito aveva conosciuto, aveva un
pappo di peli che gli germogliavano nelle orecchie rosse ed era
proprietario di imbarcazione canna e mulinello ipertecnologici, il
tipo da fare pesca d'altura senza neanche l'amo. Lui e Letterman
avevano fissato l'esca ai fili con gli elastici.
- E' lche aspetta che il povero coglione si decida a mettersi a
smoccolare contro i pesci, - ha detto Rudy con una smorfia, mentre
fumava.
Il marted Letterman ha passato al setaccio l'enorme collezione di
calamite da frigorifero del responsabile dei varietdella Nbc.
Diceva:
- Ditemi voi se questo non spettacolo, signore e signori!
Sentivo sulla lingua il sapore amaro dello Xanax.
Abbiamo chiesto a Ramon di tirare fuori qualche vecchia
registrazione dello show e l'abbiamo guardata.
- Che effetto ti fa? - mi ha chiesto mio marito.
Al rallentatore, Letterman lasciava cadere dal tetto di un palazzo
di venti piani diverse bottiglie di champagne, della frutta bella
matura, una lastra di cristallo, e quello che, solo per un attimo, sembrato un maialino vivo.
- E' tutto fasullo, questo che conta, - ha detto Rudy mentre
David Letterman lasciava cadere un maialino urlante da quello che era
chiaramente un tetto finto ricostruito in studio; abbiamo visto
qualcosa precipitare dall'alto del tetto vero e schiantarsi al suolo
per rivelarsi solo un maialino imbalsamato. - Ma questo non ne fa un
santo -. Mio marito ha lanciato un'occhiata alla sua immagine
riflessa nel vetro nero della nostra sala di proiezioni e si ricomposto: - Non ti credere che la fasullaggine sia reale.
- Io davo per scontato che la fasullaggine non dovesse sembrare
reale, - ho detto.
Lui mi ha indicato lo schermo, dove Paul Shaffer, collaboratore
musicale e amico di David Letterman, aveva assunto la sua tipica aria
interrogativa.
Avevamo preso tutti e due dello Xanax prima che Ramon sistemasse i
nastri. Io avevo bevuto anche un bicchiere di chablis. Arrivati
all'esame e alla discussione delle calamite, mi sentivo sfinita.
Anche mio marito era stanco, ma si andava convincendo sempre piche
questa apparizione in Tv presentava dei problemi. Che andava presa
sul serio.

La telefonata era arrivata da New York il venerdprecedente. La
persona al telefono si era congratulata con me per il fatto che il
mio serial poliziesco veniva ripreso per la quinta stagione
consecutiva, e mi aveva chiesto se mi andava di partecipare come
ospite al David Letterman Show; Mr Letterman, aveva detto, sarebbe
stato terribilmente felice di avermi nel programma. Dopo qualche
titubanza avevo acconsentito. Di illusioni me ne restano poche, per sono davvero orgogliosa del successo del nostro spettacolo. Faccio un
bel personaggio, mi impegno, lo interpreto bene, e vado letteralmente
pazza per gli altri attori e per tutti quelli che lavorano alla
serie. Ho chiamato il mio agente, il direttore di produzione e mio
marito. Ho accettato di apparire in Tv mercoled22 marzo. Per me e
Rudy era l'unico buco della settimana, incalzata com'ero da una
tabella di marcia che non mi concedeva di mettere insieme due giorni
liberi di fila: la mia serie viene registrata il venerd con lettura
del copione e prova generale il giorno prima. Anche per il 22, aveva
fatto presente mio marito, mentre bevevamo un drink, saremmo dovuti
partire dall'aeroporto di Los Angeles il mercoledmattina molto
presto, visto che per contratto dovevo partecipare a uno spot di
wstel il marted Il mio agente si era offerto di rimandare le
riprese dello spot - quelli della Oscar Mayer si erano mostrati molto
disponibili durante tutta la campagna pubblicitaria - ma la regola di
mio marito che bisogna sempre rispettare gli obblighi contrattuali
e io, vivendo con lui, avevo deciso di adottarla. Questo significava
che martedavrei fatto le ore piccole per guardare il David
Letterman Show e il maialino e le calamite da frigorifero e una
sfilza interminabile di animali che facevano le cose pistrane, per
poi prendere un volo all'indomani prima dell'alba: anche se la
registrazione dello show non cominciava prima delle 17,30 ora locale,
Rudy aveva fatto di tutto per incontrare Ron in anticipo e studiare
con calma una strategia.
Martednotte, prima che mi addormentassi, David Letterman aveva
fatto indossare un vestito di velcro a Teri Garr, che si era lanciata
contro un muro di velcro. Quella sera la rubrica di libri presentava
l'edizione del 1989 della ^Buyer's Guide to New York City Officials;
mentre Letterman tendeva il libro verso le telecamere, Teri,
appiccicata al muro, penzolava dietro di lui a una certa distanza da
terra.
- Quella potresti essere tu, - ha detto mio marito, chiamando in
cucina per avere un bicchiere di latte.
Lo show aveva la mania di presentare le cose dieci a dieci. Abbiamo
guardato quelle che, secondo la redazione dello show, erano le dieci
pubblicitpibrutte di tutti i tempi. Ricordo la numero cinque, o
forse era la quattro: una compagnia tedesca di auto cercava di
associare l'acquisto della sua macchina a forma di scatolone con il
piacere sessuale mostrando, su uno sfondo di pini e strumenti a
fiato, una languida donna nordica che cedeva al fascino del cambio
della macchina.
- Be', io sono tutto scombussolato, - ha detto Letterman alla fine
del filmato. - E voi, signore e signori?
Poi ha fatto vedere il falso spot di un programma culturale che con
tutta probabilitla Pbs aveva deciso di non inserire nel palinsesto
autunnale. Si trattava del filmato piuttosto reticente di quattro
ribelli del Kurdistan con tanto di turbante, carichi di artiglieria
leggera, che durante la rivoluzione riescono a ritagliarsi del tempo
per suonare un quartetto di Hdel in un prato pieno di fiori viola.
Il messaggio era che i germogli della cultura fioriscono anche nei
terreni piimpervi. Letterman si schiarito la voce e ha detto che
alla fine la Pbs si era arresa alle pressioni dell'Associazione
Genitori e Insegnanti contro lo spot. A un rullo di tamburi Paul
Shaffer ne ha chiesto il motivo. Letterman ha fatto una smorfia di
imbarazzo che io e Rudy abbiamo trovato irresistibile. C'erano,
ancora una volta, dieci risposte. Le due che ricordo erano:
accostamento gratuito di Sikh e violette, accostamento gratuito di
questioni religiose e violini. Tutti ridevano a crepapelle. Anche
Rudy ha riso, pur sapendo che la Pbs non aveva mai commissionato un
programma del genere. Io ho riso mezza addormentata e mi sono
appoggiata al braccio che teneva allungato sullo schienale.
Ogni tanto David Letterman se ne usciva con un: - E adesso ci
divertiamo, gente -. E tutti ridevano. Ricordo di aver pensato che
non trovavo Letterman particolarmente minaccioso, anche se ero
sconvolta all'idea di venire scollata da un muro.

E non mi importava niente di come l'ombra pronta, obliqua
dell'aereo si affrettava sulla pista per unirsi a noi quando abbiamo
toccato terra. A quel punto ero completamente sconvolta. Sono
addirittura sobbalzata con un Oh quando il muso dell'aereo ha
coinciso con la sua ombra all'atterraggio. Sono anche scoppiata a
piangere, ma niente di grave. Io sono una che quando sconvolta si
mette a piangere; non me ne faccio un problema. Ero tesa e sfinita.
Mio marito mi ha accarezzato i capelli. Per ha detto, non era il
caso che prendessi uno Xanax, e gli ho dato ragione.
- Devi essere vigile, - ecco il motivo. Mi ha preso il braccio.
L'autista della Nbc ha messo i bagagli dietro, lontano da noi. Li
sentivo sballottare nel bagagliaio.
- Devi essere vigile e preparata, - ha detto mio marito. Secondo
lui ero tesa quanto basta da mostrarmi conciliante; Rudy sche
conosceva la natura umana.
Ma a quel punto ero una corda di violino. Una buona parte della mia
tensione in vista dell'apparizione in Tv sapevo bene da dove veniva.
- Fino a che punto dovrei essere preparata? - ho chiesto. Io e
Charmian avevamo gidiscusso al telefono della mia apparizione. Lei
mi aveva consigliato decisione e semplicit Avrei indossato un abito
blu a tinta unita, senza gioielli. Capelli sciolti.
Rudy aveva tutt'altro per la testa. Diceva di temere per me. - Io
non ci vedo tutte queste cose terribili che ci vedi tu, in David
Letterman, - gli ho detto. - Ha le lentiggini. Leggeva le previsioni
del tempo in una Tv locale. E' un dritto. Ma lo sono anch'io, Rudy. -
Morivo dalla voglia di uno Xanax. - Tutti e due sappiamo come sono
fatta. Sono un'attrice che ormai ha quarant'anni e quattro figli, tu
sei il mio secondo marito, hai fatto un salto di qualitnella
carriera, io ho girato tre serial, gli ultimi due di grande successo,
ho avuto una nomination agli Emmy e probabilmente non farmai
carriera nel cinema nil mio lavoro di attrice sarmai apprezzato
davvero -. Mi sono girata per guardarlo. - Emb Tutto questo risaputo. E' gisotto gli occhi di tutti. Onestamente, non riesco a
pensare a nulla di me o di noi che possa essere attaccabile.
Mio marito ha allungato il braccio bello robusto sullo schienale
dietro di noi. La limousine odorava come una borsa di buona qualit
gli interni erano di pelle rossa morbidissima. Sembrava quasi umida.
- Si accanirsulla faccenda dei wstel.
- Ci provi, - ho detto io.
Mentre attraversavamo un quartiere della periferia a sud est di
Manhattan, mio marito ha cominciato ad agitarsi per il fatto che
l'autista della Nbc, un ispanico giovane e bruno, poteva sentire
quello che stavamo dicendo, anche se tra noi c'era uno spesso vetro
divisorio, e per parlargli era necessario attivare l'interfono. Mio
marito ha tastato il vetro e la griglia dell'interfono. La testa
dell'autista era immobile, tranne quando si muoveva per guardare
negli specchietti retrovisori. La radio era stata accesa per noi e
l'interfono diffondeva musica classica.
- Non pusentirci, - ho detto.
- ...pensa se hanno registrato questa conversazione e la fanno
ascoltare mentre siete in onda e tu stai a guardare inorridita, - ha
mormorato mio marito assicurandosi che l'interfono fosse spento. -
Letterman ci andrebbe a nozze. E noi faremmo la figura dei perfetti
idioti.
- Perchinsisti a dipingerlo cossquallido? Non ne ha l'aria.
Rudy ha provato a rilassarsi mentre entravamo nella Manhattan che
conta.
- Questo lo stesso uomo, Edilyn, che ha chiesto pubblicamente a
Christie Brinkley in quale stato si corre il Kentucky Derby.
Mi sono ricordata di quello che Charmian aveva detto al telefono e
ho sorriso.
- Ma vero o no che lei non ha saputo rispondergli?
Anche mio marito ha sorriso.- Be', lei era stravolta, - ha detto.
Mi ha accarezzato la guancia, e io la sua mano. Cominciavo a sentirmi
meno nervosa.
Ha usato la sua mano e la mia guancia per farmi girare verso di
lui.
- Edilyn, - ha detto, - il problema non il suo squallore. Il
problema il ridicolo. Quel bastardo dispensa ridicolo come un
enorme parassita stile Howdy-Doody. L'intero show se ne pasce; si
gonfia e cresce quando le cose diventano assurde. Con Letterman che
mette su un'aria satolla, sinistra, raggiante. Chiedi a Teri il fatto
del velcro. Chiedi a Lindsay di quel filmato manipolato di lui e del
papa. Chiedi a Nigel, a Charmian o a Ron. Li hai sentiti, no? Ron
potrebbe raccontarti delle storie da far rizzare i capelli.
Nella borsetta avevo un portacipria. Dopo due giorni filati di
trucco televisivo, avevo la pelle infiammata e bollente. - Per simpatico, - ho ricominciato. - Letterman, dico. Quando lo abbiamo
visto, mi sembrato che gli piacesse mettere in ridicolo se stesso
almeno quanto gli ospiti. Insomma, non un ipocrita.
Ci trovavamo in un piccolo ingorgo. Un tipo male in arnese stava
cercando di pulire il parabrezza della limousine con la manica. Rudy
ha cominciato a dare colpi sul vetro divisorio fino a quando
l'autista non ha attivato l'interfono. Ha detto che invece di passare
prima in albergo, volevamo essere portati direttamente al Rockefeller
Center, dove si registrava lo show. L'autista non si girato ne ha
fatto un cenno di assenso.
- E' anche questo a renderlo cospericoloso, - ha detto mio
marito, tirando su gli occhiali per massaggiarsi il naso. - L'intera
cosa alimenta il ridicolo in tutti i presenti. Il fatto stesso che il
pubblico possa dire che Letterman sceglie di mettersi in ridicolo,
esenta quel bastardo di un dritto dalla vera ridicolaggine -. Il
giovane autista ha suonato il clacson; l'accattone si tirato
indietro.
Ci dirigevamo verso est, risalendo Manhattan; da quella distanza
potevo vedere il palazzo dove Letterman registrava lo show e dove Ron
lavorava in un ufficio al sessantesimo piano. Ron era collega di mio
marito prima che Rudy decidesse di passare alla Tv pubblica. Erano
rimasti amici.
- La vittoria o la sconfitta dipende da come la tua ridicolaggine
sarpercepita dal pubblico, - ha detto Rudy, affacciandosi nel mio
portacipria per aggiustare il nodo alla cravatta.
Man mano che ci avvicinavamo avevamo una visione sempre pi parziale del grattacielo Rockefeller. Ho chiesto mezza pillola di
Xanax. Sono una che detesta sentirsi confusa; mi sconvolge. Tutto
quello che volevo era sentirmi vigile e rilassata.
- Apparire vigile e rilassata, - mi ha corretto mio marito.
- Fardi tutto per farti sembrare ridicola, - ha detto Ron. Lui e
mio marito erano seduti sullo stesso divano di un ufficio a un piano
cosalto del palazzo che mi sentivo le orecchie come al decollo.
Stavo di fronte a Ron in una poltrona tacitamente costosa di acciaio
rivestito di tela. - E qui non puoi farci nulla, - ha continuato. -
Perc'modo e modo di rispondere.
- Cio
- Basta rispondere a tono, - ha detto Ron, portandosi il bicchiere
alla minuscola bocca.
- Se quello che vuole farmi sembrare una stupida, - ho detto, -
liberissimo di provarci, direi, o no?
Rudy ha fatto roteare il contenuto del bicchiere. Il ghiaccio ha
tintinnato. - E' questo l'atteggiamento che sto cercando di farle
assumere, - ha detto a Ron. - E' convinta che Letterman sia davvero
come lo vede lei.
Tutti e due hanno sorriso, scuotendo la testa.
- Be', lui ovviamente non affatto cos - mi ha detto Ron. Ron ha
forse la bocca pipiccola che abbia mai visto in faccia a una
persona; io e mio marito conosciamo ormai da anni sia lui che
Charmian, due veri amici. Ha una bocca assolutamente priva di labbra,
con gli angoli acuti; piche una bocca sembra una specie di taglio
nella testa. - Perchnessuno cos - ha detto. - E lui convinto
che questa la sua grande trovata. Ecco perchogni cosa dello show
va ridicolizzata -. Sorrideva. - Ma questo il nostro vantaggio,
Edilyn, che lo sappiamo. Se sai in anticipo che verrai trattata in
modo da sembrare ridicola, sei tu a guidare il gioco, percha quel
punto puoi renderti ridicola da sola, senza lasciare che sia lui a
farlo.
Almeno Ron pensavo di riuscire a capirlo. - Dovrei fare in modo di
rendermi ridicola?
Mio marito si acceso una sigaretta. Ha accavallato le gambe e si
messo a osservare il gattino bianco di Ron. - La questione
fondamentale se vogliamo lasciare che Letterman si prenda gioco di
te su un canale nazionale, o se lo vuoi anticipare e stare al gioco
facendolo da sola -. Rudy guardava Ron, che ormai era in piedi. -
Come scelta tua, - ha detto Rudy. - E' qui che ci giochiamo la
vittoria o la sconfitta -. Ha sospirato. Il divano era in una macchia
di sole. La luce, a quell'altezza, sembrava chiara e fredda. La sua
sigaretta sfrigolava, sprigionando il fumo nell'aria luminosa.
Ron era tipo da mettersi in agitazione, e cosha fatto anche in
quell'occasione: si alzava e si sedeva e si alzava di nuovo. - E' il
consiglio giusto, Rudolph. Ci sono cose permesse e cose vietate. Non
devi sembrare una che vuole fare la furba o l'intelligente. Funziona
con Carson. Ma con Letterman non attacca.
Ho sorriso stancamente a Rudy. La lunga sigaretta sembrava avere
un'emorragia di fumo, il sole sul divano era fortissimo.
- Carson ti darebbe manforte, - ha confermato Rudy. - Carson sincero.
- La sinceritnon c'entra, - ha detto Ron. - Qui si prende in giro
la gente sincera.
- O che ha l'aria sincera, che crede di esserlo, come direbbe
Letterman, - ha detto mio marito.
- Ecco, bravo, - ha detto Ron, squadrandomi dalla testa ai piedi.
Aveva la bocca piccola e la testa enorme e rotonda, il ginocchio
sollevato, il gomito appoggiato sul ginocchio, il piede sul bracciolo
di un'altra esile poltrona d'acciaio, mentre il gatto circuiva
l'altro piede in terra disegnando pigri anelli. - E' il peccato
capitale che si commette al David Letterman Show. E' il tallone di
Adidas di ogni ospite che gli finisce fra le grinfie -. Ha bevuto. -
Tanto vale che tu lo sappia.
- E' proprio cos ti dico: far vedere che lo sai la cosa
migliore, - ha detto mio marito, sputando un pezzetto di ghiaccio
nella mano. Il gatto di Ron si avvicinato per annusare il pezzo di
ghiaccio. Il calore delle dita protese di mio marito ha trasformato
il ghiaccio in acqua, mentre io lo guardavo, assente. Il gatto ha
starnutito.
Mi sono aggiustata il vestito blu che mi ero infilata nel camerino
di Letterman. - Voglio sapere soltanto se mi prenderin giro per la
pubblicitdei wstel, - ho chiesto a Ron. Era questo che temevo
davvero. Quelli della Mayer si erano comportati molto bene durante le
trattative e la campagna pubblicitaria, e credo anche che eravamo
riusciti a fare degli onesti e gradevoli spot, e del resto non
dovevano essere niente di piche adatti e divertenti per un prodotto
del genere. Non volevo che i wstel di Oscar Mayer venissero messi
in ridicolo per colpa mia; nvolevo che mi facessero passare per una
che prostituiva nome, faccia e doti per una fabbrica di carne. -
Voglio dire, la mettergidura? Si accanirsu questa cosa?
- Non se lo farai tu per prima! - hanno detto Rudy e Ron
all'unisono, guardandosi. Poi sono scoppiati a ridere. Era un gioco
fra loro. Ho riso anch'io. Ron si girato per riempirsi di nuovo il
bicchiere. Io ho bevuto un sorso dal mio. Il ghiaccio della Pepsi
continuava a battermi sui denti. - E' l'unico modo per sdrammatizzare
la cosa, - ha detto Ron.
Mio marito ha schiacciato la sigaretta. - Devi bistrattarti prima
che ti bistratti lui, - ha allungato il bicchiere a Ron.
- Devi fare in modo che ti vedano come una che sa prendersi in
giro, in modo consapevole e autoironico -. La grande bottiglia ha
gorgogliato mentre Ron riempiva di nuovo il bicchiere di Rudy.
Ho chiesto se potevo avere anche solo un terzo di Xanax.
- In altre parole, devi apparire a Letterman come lui appare alla
gente, - Ron ha fatto un gesto come per riassumere il tutto, poi si seduto un'altra volta. - Ridi senza scomporti. Comportati come se
sapessi fin dalla nascita che tutto trito, artificiale, vuoto,
assurdo, e che proprio per questo divertente.
- Ma io non sono affatto cos
Il gatto ha sbadigliato.
- Non mi comporto cosnemmeno quando recito, - ho detto.
- Lo so, - ha detto Ron, allungandosi verso di me e versandomi uno
spruzzo di liquore sui cubetti di ghiaccio ricoperti di Pepsi.
- Certo che non sei cos - ha detto mio marito, sollevando gli
occhiali. Quando teso si strofina sempre i segni rossi che gli
occhiali gli lasciano sul naso. E' un'abitudine.- Ecco perchc' poco da scherzare. Se uno va a mostrare timidamente il culetto nei
paraggi dello studio di David Letterman, poco ma sicuro che glielo
rompono -. Ha spento un'altra sigaretta guardando Ron.
- In ogni caso farun figurone, - ha detto Ron, sorridendo. Si toccato la piccola bocca affilata, con un'espressione che mi sembrato tradisse una certa tenerezza. Per me? Non eravamo cos intimi. Certo non quanto lo ero con sua moglie. Il liquore sapeva di
fumo. Ho chiuso gli occhi. Ero stanca, confusa e nervosa; e anche un
po' arrabbiata. Ho guardato l'orologio che avevo avuto in regalo per
il compleanno.
Sono una che preferisce mostrare i propri sentimenti piuttosto che
nasconderli; molto pisano. Ho riferito a Ron che Charmian al
telefono mi aveva detto che David Letterman era un tipo un po'
timido, ma fondamentalmente simpatico. Ho detto che se ero
estremamente nervosa forse era colpa di mio marito, e adesso anche di
Ron; e che o mi davano uno Xanax, o mi davano dei consigli
costruttivi e incoraggianti, senza pretendere che fossi artificiale,
vuota o sulla difensiva al punto da cancellare il divertimento di
quella che, in fin dei conti, non doveva essere altro che
un'intervista divertente.
Ron sorrideva paziente ascoltandomi. Rudy stava facendo il numero
di un coordinatore del programma. Ron gli ha consigliato di dire che
non sarei scesa in sala trucco prima delle 17,30: l'editoriale di
quella sera era lungo e impegnativo, e prima del mio intervento
avrebbero trasmesso un filmato sul tempo libero di un altro dirigente
della Nbc.
Mio marito ha affrontato il tema della fiducia e i suoi legami con
la consapevolezza.

E' saltato fuori che su una parete dell'ufficio di Ron c'era un
pannello automatico che si apriva su varie file di monitor, tutti
sintonizzati sui programmi della Nbc. Uno mandava le previsioni del
tempo, uno la puntata del 22 marzo di ive at Fivee, sotto di
loro, un altro mandava le prime immagini della registrazione del
David Letterman Show. L'annunciatore, che indossava un maglione a
girocollo, parlava in un microfono vecchio stile che sembrava un
rasoio elettrico con l'aureola.
- Signore e signori! - diceva.- Ecco a voi un uomo che, in questo
preciso istante, si sta controllando la patta dei pantaloni: David
Letterman!
Scroscio di applausi; la telecamera ha zummato sul segnale Applausi
nello studio. Su tutti i monitor apparsa la scritta David Letterman
Show - Segnale Applausi - Telecamera. Mentre il pubblico applaudiva,
la scritta lampeggiava. David Letterman apparso dal nulla con una
orribile giacca da yachtsman e delle scarpette da lottatore.
- Quanta bella gente, - ha detto.
Ho toccato la patina di Pepsi e di buon rum sul ghiaccio nel mio
bicchiere. Il dito ha lasciato una striscia netta sulla patina. -
Davvero non credo che tutto questo sia necessario.
- Fidati di noi, Edi.
- Ron, diglielo tu, - ho detto.
- Aspetta e vedrai, - ha detto Ron.
Ron stava vicino alla grande finestra sopra il divano, che non
riceveva pila luce diretta del sole. La finestra dava a sud; vedevo
i tetti coperti di antenne, sentivo i clacson delle macchine lontane.
Ron maneggiava una specie di ricetrasmittente, abbastanza piccola da
stargli nel morbido palmo della mano. Mio marito teneva la testa
dritta e il pollice all'insmentre Ron controllava il segnale. Il
piccolo auricolare nell'orecchio di Rudy in origine era stato
concepito per permettere ai cronisti sportivi di ricevere direttive e
notizie dell'ultimo minuto senza smettere di parlare. Mio marito
l'aveva trovato utile per dare consigli durante le trasmissioni in
diretta prima di decidere di lasciare la televisione commerciale. Si
tolto l'auricolare e l'ha pulito con il fazzoletto.
L'auricolare, che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere color
carne, in realtera color prostata. Ho dichiarato in modo categorico
che non avrei mai messo un auricolare color porcellino per seguire i
consigli di mio marito su come non essere sincera.
- No, - mi ha corretto mio marito, - come essere non-sincera.
- E' diverso, - ha detto Ron, cercando di raccapezzarsi con le
istruzioni della ricetrasmittente, scritte per lo piin coreano.
Ma io volevo essere vigile e rilassata, scendere nello studio e
farla finita. E volevo uno Xanax.
E cosio e mio marito abbiamo avviato le trattative.

- Grazie, - ha detto Paul Shaffer rivolto al pubblico in studio. -
Grazie ancora -. A me venuto da ridere, dietro le quinte, nelle
lunghe ombre frastagliate prodotte dalle luci puntate in ogni
direzione. Altri applausi per Shaffer. La telecamera ha di nuovo
inquadrato il segnale Applausi.
Da quella distanza, ho pensato, i capelli di Letterman sembravano
una specie di casco. Avevano un aspetto solido e compatto. Continuava
a ficcarsi i foglietti della scaletta nell'ampio spazio fra i denti
anteriori e a giocherellarci. Lui e la sua redazione hanno passato
rapidamente in rassegna una lista di dieci medicinali, venduti sia
con sia senza ricetta medica, che presentavano quella che Letterman
ha definito una pericolosa somiglianza con delle note caramelle. Ne
ha mostrate le diapositive accostate, per fare il confronto. In
effetti gli Advils erano identici agli M&m's marroni. I Motrin, visti
sotto la giusta luce, erano le Sweet Tarts. I Nadril, una marca di
antidepressivi, erano identici alle minuscole Red Hots rotonde che
tutti abbiamo mangiato da piccoli.
- Non pazzesco? - ha detto Letterman a Paul Shaffer.
E lo Xanax, l'ansiolitico tanto in voga, somigliava in piccolo a
quelle orribili noccioline morbide rosa-arancio che si vedono
dappertutto ma che mai nessuno ammetterdi aver assaggiato.
Alla fine avevo ottenuto uno Xanax da mio marito. Era stata un'idea
di Ron. Mi sono toccata l'orecchio e ho cercato di spingere pigi l'auricolare, perchnon si vedesse. Poi ho sistemato i capelli sopra
l'orecchio. Stavo pensando seriamente di sfilarmelo.
Mio marito conosceva la natura umana. - I patti sono patti, -
continuava ad arrivarmi all'orecchio.
Il giovane assistente grassoccio che era con me mi aveva detto che
sarei stata la seconda ospite della puntata del 22 marzo del David
Letterman Show. Il primo era il direttore della Nbc Sports, che
avrebbe dovuto sedersi per gioco al centro di un cerchio di dinamite
sul punto di esplodere. Nel programma con me c'era anche quello che
si era autoproclamato re delle televendite di casalinghi.
Abbiamo guardato un breve filmato sulla dispepsia dei suini.
- Dunque il suo lavoro stato pressochignorato dalla critica, -
diceva Letterman nel filmato, rivolgendosi al regista del
documentario, un veterinario dell'Arkansas che ha annaspato per tutta
l'intervista perch diceva la voce metallica nel mio orecchio, non
sapeva se con Letterman era il caso di parlare seriamente del lavoro
di una vita.

A quanto pare, il direttore della Nbc Sports si divertiva a creare
dei cerchi perfetti di materiale altamente esplosivo nel laboratorio
ricavato in cantina, li portava in cortile e ci si sedeva in mezzo:
era il suo hobby. David Letterman ha chiesto al dirigente della Nbc
di spiegarsi meglio: uno poteva sedersi al centro esatto di un
cerchio perfetto di dinamite ed essere completamente al sicuro,
racchiuso nel vuoto, in una specie di occhio del ciclone, - ma se uno
soltanto di quei bastoncini di dinamite fosse stato difettoso,
l'esplosione avrebbe potuto, in teoria, uccidere il dirigente?
- Uccidere? - continuava a ripetere Letterman, guardando Paul
Shaffer e ridendo.
I bolscevichi avevano usato il cerchio nelle cerimonie di
secuzionedei nobili russi che in realtvolevano risparmiare, ha
detto il dirigente; era una messinscena antica e venerabile. L'ho
trovato un tipo fuori dal comune e ho deciso che il senno non di
casa negli hobby degli uomini.
Mentre aspettavo di fare la mia apparizione, ho immaginato il
dirigente in questo cerchio perfetto nel suo cortile di Westchester,
illeso ma circondato da onde violente di esplosione. Immaginavo
qualcosa di simile a un tornado rosa... dal momento che la pila di
dinamite sul palco era rosa.
Ma nella realtl'esplosione stata grigia, deludente nella sua
brevit un botto moscio, anche se Letterman mi ha fatto ridere
quando ha lasciato credere che la registrazione dell'esplosione non
era venuta bene e che il direttore della Nbc Sports, che sembrava uno
che si beccato un ceffone cosmico, doveva rifare tutto daccapo. Per
un momento il direttore ha creduto che Letterman facesse sul serio.

- Capisci, - ha detto Ron mentre si avvicinava il momento di
prepararmi, - non proprio capace di fare la persona seria, Edilyn. E'
un miliardario con le scarpette da lottatore.
- Basta guardarlo, - ha detto mio marito, piegato per controllare
che il freddo auricolare rosa nel mio orecchio stesse a posto, - e ti
vedi un'intera nazione che guarda e sgomita il vicino.
- Vai ldentro e sgomita, - ha detto Ron in tono incoraggiante. Ho
guardato la sua bocca, la testa, il gatto. - Dimentica tutte le
regole che hai imparato su come apparire nei talk show. Questo tipo
le ha fatte saltare. Se c'una cosa che prende in giro sono proprio
le regole sulla comicittelevisiva -. I suoi occhi sono diventati un
po' freddi. - Fa i soldi mettendo in ridicolo proprio quelle cose che
gli hanno permesso di fare i soldi mettendole in ridicolo.
- Be', nel mondo dello spettacolo e un pezzo che c'un
atteggiamento di tipo parricida nei confronti delle regole, - ha
detto mio marito mentre aspettavamo l'ascensore. - Di sicuro non l'ha
inventato lui -. Ron ha acceso una sigaretta e gliel'ha data,
sorridendo con complicit Sapevamo tutti e due a cosa si riferiva
Rudy. Lo Xanax cominciava a fare effetto, e stavo bene. Ero
psicologicamente pronta per la mia apparizione in Tv.
- E' un po' quello che successo con il aturday Night Live -
ha detto Ron. - In fondo si tratta dello stesso fenomeno. Scenografie
povere che devono sembrare ancora pipovere. Smorfie da video
amatoriale, aggeggi rimediati per effettacci sussultori o demenziali
della telecamera, o squinternati subnormali e ultrafasulli. Il David
Letterman Show e il aturday Night Live sono degli anti-show.
Eravamo in fondo all'enorme ascensore silenzioso. Sembrava
immobile. Sembrava chiuso al proprio interno. Rudy ha premuto il 6.
Avevo un ronzio nelle orecchie. Ron mi parlava lentamente, quasi non
dovessi capirlo.
- Ma anche se qualcosa concepito come un anti-show, se ha
successo, sempre uno show - ha detto Ron. Ha preso il gatto, gli
ha sollevato la testa e ha cominciato a grattarlo sotto la gola.
- Pensa un po' come deve sentirsi sotto pressione quel figlio di
puttana, - ha sussurrato mio marito.
Ron ha abbozzato un sorrisetto gelido, senza girarsi verso Rudy.
Mio marito fuma sigarette di marca estera, sicchtutti pensano che
sta andando a fuoco qualcosa. Mentre lui aspirava, guardando serio il
suo vecchio superiore, quella sibilava, schioppettava e sbuffava come
una ciminiera. Ron mi ha guardato.
- Ti ricordi quelle magnifiche parodie delle pubblicitche
facevano proprio all'inizio del aturday Night Live Edilyn? Cos riuscite che ci mettevi un po' a capire che erano parodie e non
pubblicitvere. Lo sai che quegli anti-spot hanno attecchito? E sai
poi cos'successo? - mi ha chiesto Ron. Non ho risposto. A Ron piace
fare le domande e rispondersi da solo. Siamo arrivati al piano dove
si registrava lo show di Letterman. Io e Rudy siamo usciti dopo di
lui.
- E' successo che, - ha detto da sopra la spalla, - gli sponsor si
sono messi a fare le pubblicitnel aturday e erano quasi uguali
alle parodie che facevano nello show, per cui ci mettevi un po' a
capire che erano degli spot veri. Cosfacendo, gli sponsor
usufruivano di una grossa fetta di pubblico che non si perdeva
neanche un secondo di pubblicit nella speranza che si trattasse di
una parodia -. Segretarie e impiegati scattavano sull'attenti davanti
a Ron che passava insieme a noi; il suo gatto sbadigliava e si
stirava.
- Ma, - ha riso Ron, sempre senza girarsi verso mio marito, - ma
invece gli sponsor avevano rivoltato la frittata e si erano serviti
di quella trovata per abbindolare quello stesso pubblico che le
parodie avevano preso in giro perchsi lasciava abbindolare.
Le porte dello studio 6A stavano in fondo a un corridoio con la
moquette, accanto a un poster enorme che mostrava David Letterman
mentre faceva la foto a quello che stava facendo la foto a lui per il
poster.
- Perci essere fatti in un modo o in un altro un problema che
non si pone nemmeno in uno show come questo, - ha detto Rudy, facendo
cadere la cenere senza guardare Ron.
- Quelli sche erano tempi, vero? - ha bisbigliato Ron
all'orecchio del gatto, contro il quale si strofinava il naso.
Le porte chiuse attutivano i rumori di una grande allegria. Ron ha
digitato un codice su un pannello luminoso accanto al poster di
Letterman. Lui e Rudy sarebbero tornati di sopra nel suo ufficio
dove, dalla schiera di monitor, avrebbero ricevuto simultaneamente
una valanga di mie immagini.
- Devi soltanto recitare, tutto qui, - ha detto mio marito,
aggiustandomi i capelli sopra l'orecchio. Poi mi ha fatto una
carezza. - E tu sei un'attrice versatile e piena di talento.
Ron, manovrando la zampa del gatto quasi a simulare un saluto, ha
detto: - Lei un'attrice, Rudolph. Con il tuo aiuto faremo andare
questa faccenda per il verso giusto.
- Guarda che lei ha capito. Solo che ancora non se ne rende conto.
- Insomma, dovrei essere una specie di anti-ospite? - ho detto.

- Sono terribilmente felice di vederla, - ecco cosa mi ha detto
David Letterman. Prima c'era stata la mia presentazione: l'assistente
con il maglione mi ha guidato tenendomi per il gomito e, quando la
luce mi ha investito, sgattaiolato via.
- Sono terribilmente, ma che dico, mostruosamente felice di
vederla, - ha detto Letterman.
- E' a caccia di punti deboli, - ha gracchiato il mio orecchio. -
Zone di ingenua presunzione. Palloni da sgonfiare. Qualsiasi cosa.
Ho biascicato un 眄砘 a David Letterman. Ho sbadigliato,
toccandomi l'orecchio con aria assente.
Visto da vicino sembrava cosgiovane che mi sono cascate le
braccia. Gli davi al massimo trentacinque anni. Si congratulato con
me per la ripresa del serial, per la nomination all'Emmy, e ha detto
che il network aveva gestito egregiamente il periodo della mia
gravidanza durante il terzo anno del serial, riuscendo a inquadrarmi
dalla vita in su per ben tredici episodi consecutivi.
- E' stato divertente, - ho detto sarcastica, ridendo in modo
distaccato.
- Un divertimento bello grosso, - ha detto Letterman, e il pubblico
a ridere.
- Oh Cristo santo, faglielo vedere che sei sarcastica e distaccata,
- ha detto mio marito.
Letterman ha chiesto qualcosa a Paul Shaffer, che ha assunto la sua
aria interrogativa.
David Letterman aveva una minuscola etichetta attaccata alla
guancia (aveva davvero le lentiggini) con su scritto Trucco. Gli era
rimasta appiccicata dopo uno scherzo fatto in precedenza, durante il
suo lungo editoriale quando, dopo uno spot pubblicitario, era
ricomparso etichettato dalla testa ai piedi. In cima alla fontana
gorgogliante fra noi e i riflettori, avevano appeso una specie di
freccia con su scritto: Giochi d'acqua.
- Allora, Edilyn, cosa c'di vero nelle voci che collegano queste
cose turpi che stanno succedendo nel network di suo marito con altre,
diciamo, voci di corridoio... - ha alzato gli occhi dalla scaletta
per guardare Paul Shaffer. - Sai, Paul, qui dice proprio oci di
corridoio secondo te possiamo continuare a chiamarle voci di
corridoio? E poi, Paul, che vuol dire oci di corridoio
- Noi della band qui, pensiamo che possa voler dire qualsiasi...
insomma, puvoler dire centinaia di cose, Dave, - ha detto Shaffer
sorridendo. Ho sorriso anch'io. Il pubblico rideva.
All'orecchio mi arrivata la voce di Ron: - Rispondi no -. Ho
immaginato una parete di mie inquadrature, lo sfregio nella testa di
Ron e la ricetrasmittente vicina allo sfregio, mio marito seduto a
gambe accavallate, il braccio allungato sullo schienale di non so
cosa.
- ...di corridoio o no, sul fatto che lei e il bellissimo programma
di Tito lascerete la televisione commerciale alla fine della prossima
stagione per trasferirvi magari in un altra televisione non
commerciale di cui non si conosce il nome?
Mi sono schiarita la gola: - Tutte le voci che girano su mio marito
sono assolutamente vere -. Il pubblico ha riso.
Letterman ha fatto: - Ah ah -, e il pubblico ha riso piforte.
- Quanto a me, - mi sono lisciata la gonna come fanno le signore
per bene, - delle questioni che riguardano la produzione o il lato
economico del programma, David, ne so poco e niente. Sono una che
recita, io.
- Ehi, non trova che sarebbe strepitoso stamparlo sulle magliette
delle donne di tutto il mondo? - ha chiesto Letterman, toccandosi
l'etichetta sul fermacravatta.
- E per quanto ne so, Dave, si trattato proprio di cose turpi -
ha detto Reese, il direttore della Nbc Sports, seduto accanto a me,
in un'altra di quelle poltrone che sembravano come sventrate. Intorno
agli straordinari occhi di Reese, c'erano due piccoli cerchi di
fuliggine, provocati dall'esplosione del suo hobby.
Ha guardato Letterman. - Una lotta di potere nella Tv pubblica?
- Diciamo cos una specie di... sanguinoso colpo di stato
all'interno dell'Associazione in Favore del Diritto di Voto alle
Donne, lei non crede, Edilyn?
Io ho riso.
- Squadre antirivolta e idranti che avanzano verso il circolo del
t
Io, Letterman, Reese e Shaffer ci stavamo sbellicando. Il pubblico
rideva.
- Le parole difficili fioccano, - ho detto.
- Veramente... veramente si tratta di pugnalate alle spalle con un
linguaggio grammaticalmente corretto...
Mentre cercavamo di ricomporci, mio marito mi dava dei
suggerimenti.
- Il fatto che temo di non saperne nulla, - ho detto, mentre
Letterman e Shaffer stavano ancora ridendo e scambiandosi occhiate. -
Anzi, - ho continuato, - non sono nemmeno cossicura di essere
un'attrice consapevole, dotata e versatile.
David Letterman stava invitando il pubblico, che continuava a
chiamare signore e signori (il che non mi dispiaceva), a immaginare
Sono una che recita, io, stampato su una maglietta.
- Per questo sto facendo quegli spot pubblicitari che passano in
continuazione, - ho buttato l sbadigliando.
- A proposito, Edilyn, volevo parlare anche di questo, - ha detto
Letterman. - Il fatto che, - si strofinato il mento, - volevo
proprio chiederle che cosa pubblicizzano, senza naturalmente fare il
nome dell'ottimo... ottimo e posso dire delizioso?
- La prego.
- Delizioso prodotto -. Ha sorriso. - Altrimenti sarebbe uno spot
anche questo.
Ho annuito, sorridendo. L'auricolare era muto. Mi sono guardata
intorno con aria innocente, facendo finta di stirarmi, e ho
fischiettato l'arcinoto motivetto dello spot.
Letterman e il pubblico hanno riso. Anche Paul Shaffer ha riso. La
voce metallica di mio marito ha gracchiato di approvazione. In
lontananza sentivo ridere perfino Ron; una risata composta.
- S direi che ha reso l'idea, - ha sogghignato Letterman. Ha
lanciato i foglietti della scaletta contro una finestra finta alle
nostre spalle. Si sentito un rumore chiaramente fasullo di vetri
rotti.
Sembrava un tipo assolutamente cordiale.
Mio marito mi ha comunicato qualcosa che non sono riuscita a capire
perchLetterman si era appoggiato le mani dietro il casco di capelli
e stava dicendo: - Ah, ora ci siamo, ecco perch Edilyn. Non un
segreto che in prima serata girano tanti ma tanti bei dollaroni. Sono
talmente tanti questi dollaroni dei compensi di prima serata, che ce
ne arrivano solo vaghi accenni, allusioni, niente di pi dai
graffiti nei bagni qui alla Nbc. Sono cifre tali che se ne parla solo
a bassa voce. Prendiamo lei, - ha detto, - non ha avuto tre, vero,
serie televisive di qualit Piun'infinitdi apparizioni come
ospite in altri programmi...
- Centootto, - ho detto.
Per un attimo ha guardato compunto la telecamera, mentre il
pubblico rideva. - ...Appunto: un'infinitdi apparizioni come ospite
d'onore, - ha detto. - Lavora in un serial poliziesco apprezzato
dalla critica che va in onda ormai da, quanto, tre, quattro anni? E
poi ha... - ha dato uno sguardo a una scheda - ...una figlia piena di
talento che ha gifatto molti buoni film e che attualmente lavora in
un serial, un marito che un grande promotore, praticamente una
leggenda nella storia del variet..
- Ve lo ricordate augh-In - ha detto il direttore della Nbc
Sports. - E lip Wilson he Smoothers Ve lo ricordate il
aturday Night Livedei bei tempi, durati qualche anno? - Scuoteva
la testa in segno di ammirazione.
Letterman ha rilassato la sua faccia. - Allora: i serial, una
figlia nei serial, una nomination all'Emmy, un marito che ha promosso
un'infinitdi programmi e di serial, uno dei migliori matrimoni
dell'ambiente, per non dire dell'emisfero settentrionale... - andava
contando sulle dita. Aveva mani assolutamente anonime. - A lei, mia
cara, non manca proprio niente, - ha detto. - Se me lo consen-te -.
Ha sorriso giocherellando con la tazza del caff Io ho risposto al
sorriso.
- Insomma, Edilyn, una nazione intera si sta chiedendo cosa c' dietro questi spot di... wstel, - ha chiesto in un tono
semilamentoso, che ha subito caricato in un lamento vero e proprio.
Mi arrivata la vocina di Rudy:- Hai visto come ha caricato quel
lamento appena si accorto che...?
- Perchnon sono una grande attrice, David, - ho detto.
Letterman sembrava dispiaciuto. Per un momento l'ho guardato nella
bianca luce dei riflettori, e sembrava dispiaciuto per me. Ero
convinta di avere di fronte un uomo fondamentalmente sincero.
- Le cose che ha elencato, - ho detto, - non sono altro che un
patrimonio -. Lo guardavo. - Sono il mio patrimonio, David, non sono
me. Io sono un'attrice della televisione commerciale. Perchnon
recitare nel commercio televisivo?
- Sii onesta, - ha sibilato Rudy, con la voce fioca e metallica che
sembrava uscire da un microfono di pessima qualit Letterman faceva
finta di sorseggiare il caffda una tazza vuota.
- Siamo onesti, - ho detto. - Il pubblico era in silenzio. Ho
appena festeggiato un compleanno molto traumatico, e mi sono ormai
disfatta di tante illusioni. Lei ha di fronte a se una donna priva di
illusioni, David.
Tanto bastato a ringalluzzire Letterman. Si schiarito la gola.
L'auricolare sibilava l'ordine di non usare mai la parola
llusioni
- Ma guarda che coincidenza, - stava dicendo Letterman con aria
assorta. - Pensi che io sono un'illusione senza donne; dun po',
Paul, tu ci vedi una qualche analogia?
Ho riso insieme al pubblico mentre Paul Shaffer assumeva la sua
aria interrogativa dalla pedana per l'orchestra.
- Si mette male, - mi ha comunicato mio marito dall'ufficio di un
uomo i cui collaboratori pescavano senz'amo e si sedevano dentro
cerchi esplosivi. Mi sono aggiustata i capelli sopra l'orecchio.
Ho detto: - Ho quarant'anni, David. Li ho compiuti una settimana
fa. Credo sia arrivato il momento di capire chi sono. - L'ho
guardato.- Ho quattro figli. Conosce molte attrici che lavorano nella
Tv commerciale e che hanno quattro figli?
- Be', ce ne sono di attrici con quattro figli, - ha detto
Letterman. - Non abbiamo avuto qui di recente una deliziosa e dotata
giovane signora con quattro figli, Paul?
- Fammi i nomi di dieci attrici con quattro figli, - l'ha sfidato
Shaffer.
Letterman si rigirato di scatto: - Dieci?
- Meredith Baxter Birney? - ha detto Reese.
- Meredith Baxter Birney, - ha confermato Letterman. - E anche
Loretta Swit ha quattro figli, no, Paul?
- Marion Ross?
- Se non sbaglio Meredith Baxter Birney ne ha cinque di figli,
Dave, - ha detto Paul Shaffer, piegandosi sul piccolo microfono sopra
l'organo. Aveva sulla larga chierica un'etichetta con su scritto
Chierica.
- Scusate, signori, - li ho interrotti, sorridendo, - ma qui il
problema che ho quattro figli e sono gipifamosi di me. Io ho
fatto in tutto due film importanti nella mia carriera. E ora, a
quarant'anni, mi rendo conto che con due film e tre serial molto
lunghi, molto probabile che non lasceril segno nel mondo del
cinema. David, sono un'attrice televisiva.
- E' una che recita in televisione, - mi ha corretto Letterman,
sorridendo.
- E adesso anche negli spot televisivi -. Mi sono stretta nelle
spalle con l'aria di chi ignora dove sia il problema.
Paul Shaffer, ancora piegato sull'organo, ha intonato poche note,
ma dolcissime, di anti auguri a te
Letterman si era infilato un'altra scheda fra i denti. - Insomma,
se ho capito bene, ci sta dicendo che secondo lei la faccenda dei
wstel non avrebbe compromesso la sua carriera.
- Oh no, per carit - ho riso.- Non volevo affatto dire questo.
Voglio dire che la mia carriera questa, chiaro? Non di questo che
si stava parlando?
Letterman si sfregato il mento. Ha guardato il direttore della
Nbc Sports. - Allora non ha avuto timore... come dire, di
compromettere la sua integrit l'aspetto artistico del suo lavoro;
sta forse dicendo che queste cose non hanno avuto nessun peso nella
sua decisione?
Ron stava chiedendo a Rudy di passargli un attimo il trasmettitore.
- Ma c'era un aspetto artistico, - ho detto. - Ha mai provato a
emozionarsi di fronte alla carne, David? - Mi sono guardata intorno.
- Nemmeno voi? A spalmare la mostarda con convinzione?
Letterman sembrava a disagio. Il pubblico rumoreggiava: non
sapevano se ridere. Ron ha cominciato a trasmettere messaggi con voce
calmissima.
- A mostrarti ancora affamato al quindicesimo salsicciotto? - ho
detto mentre Letterman sorrideva e sorseggiava dalla tazza. Mi sono
stretta nelle spalle. - Quegli spot trasudano arte da tutti i pori,
David.
Sentivo a malapena la voce di Ron che mi avvertiva del pericolo di
sembrare sulla difensiva. Letterman infatti era diventato
all'improvviso diffidente, riluttante. Ha guardato a sinistra del
palco, poi la scaletta, quindi me. - Edilyn, solo un cinico, come
Paul che vede l - Shaffer rideva - sarebbe tentato di chiederle...
ma insomma, - ha detto, - con questo po' po' di patrimonio che
abbiamo elencato prima, con una come lei, a cui, fra virgolette, non
manca niente... una cosa che incuriosisce tantissimo un tipo come
Paul, anche se non sono affari nostri, - si toccava impacciato il
colletto, - ma arriviamo alla domanda: con tutto il dovuto rispetto
per la montagna di soldi, una montagna enorme, come fa un'attrice, se
non di grande talento sicuramente, dobbiamo ammetterlo, stimata, e a
cui, soprattutto, non manca niente... a emozionarsi di fronte a un
pezzo di carne?
Ron, o forse Rudy, ha bisbigliato h, mio Dio
- A mostrarsi affamata davanti all'ennesimo salsicciotto sul quale
mette tutta quella... mostarda, - ha detto Letterman, la testa
inclinata, guardandomi, ricordo perfettamente, nell'occhio destro. -
E se preferisce soprassedere capiremo benissimo... dico bene, Paul?
Sembrava proprio a disagio. Come se stesse sparando le ultime
cartucce. Io lo guardavo come se fosse completamente pazzo. Ora che
aveva tirato fuori la sua stupida domanda, mi sentivo come se
avessimo partecipato a due conversazioni separate fin dall'inizio
dell'intervista. Mi venuto davvero da sbadigliare.
- Devi solo essere onesta, - stava dicendo Ron.
- Insisti, parlagli delle tasse arretrate, - bisbigliava Rudy.
- Guardi, - ho detto sorridendo,- credo che qui uno dei due non si
sia spiegato bene. Posso essere veramente onesta?
Letterman continuava a guardare a sinistra del palco, come se
cercasse qualcuno. Ero convinta che avesse la sensazione di essersi
spinto troppo in l e il suo disagio aveva fatto piombare il
pubblico in un silenzio di tomba.
Sorridevo, finchil mio silenzio non ha attirato la sua
attenzione. Mi sono allungata verso di lui con aria cospiratoria.
Dopo un attimo si deciso ad allungarsi sulla scrivania verso di me.
Ho guardato lentamente da una parte e dall'altra. In un sussurro
perfettamente udibile ho detto:- Ho fatto gli spot dei wstel
gratis.
Ho ammiccato alzando e abbassando le sopracciglia.
Letterman rimasto a bocca aperta.
- Gratis, - ho detto, - soltanto per l'arte, il divertimento,
qualche confezione di hot dog e il piacere di un prodotto ben
confezionato.
- Ma su, andiamo, non dirsul serio, - ha detto Letterman,
tornando nella sua posizione e mettendosi le mani nei capelli.
Fingeva di rivolgersi al pubblico in studio: - Signore e signori...
- Una sensazione che sicuramente tutti i presenti conoscono bene. -
Sorridevo con gli occhi chiusi. - Anzi, sono io che li ho cercati. Mi
sono offerta. Li ho quasi pregati. Avrebbe dovuto vedere. Avrebbe
dovuto esserci. Non era un bello spettacolo.
- Che presa in giro, - intervenuto Paul Shaffer, fingendo di
asciugarsi un occhio sotto gli occhiali. Letterman gli ha tirato la
scheda, e l'addetto agli effetti sonori, in maglione rosso, ha
prodotto un altro rumore di vetri. Ho sentito Ron dire a Rudy che ero
stata geniale. All'improvviso sembrava che Letterman si stesse
divertendo un mondo. Sorrideva; faceva ah ah; lo sguardo si era
rianimato; sembrava un enorme giocattolo. Sembravano tutti
spassarsela. Mi sono toccata l'orecchio e ho sentito mio marito
ringraziare Ron.
Abbiamo chiacchierato e riso ancora un paio di minuti su come
l'arte e il sapersi accettare siano infinitamente piimportanti del
patrimonio. L'intervista finita in un tripudio di buoni propositi.
David Letterman ha preso qualche etichetta che aveva addosso e ne ha
fatto coriandoli. Ero sinceramente dispiaciuta che fosse finita.
Letterman mi ha sorriso calorosamente prima che partisse la
pubblicit

In quel preciso istante ho sentito dal profondo del cuore che tutta
l'angoscia, le elucubrazioni, la paura di Rudy erano state inutili.
Perch quando partita la pubblicit David Letterman era lo stesso
di prima. Il regista, col suo cardigan, si passato il dito sul
collo come per tagliare la gola, la fotografia originale di un
paraurti occupava tutti i monitor della 6A, la band diretta da
Shaffer si scatenata, le luci delle telecamere si sono spente. A
Letterman sono crollate le spalle; si accasciato sulla scrivania
volutamente da poco, asciugandosi la fronte con un pezzo di stoffa
spiegazzato estratto dal taschino della giacca da yachtsman. Ha
sfoderato un caldo sorriso e ha detto che era stato mostruosamente
bello avermi come ospite, che quella sera il pubblico aveva
senz'altro speso bene il suo tempo, che sperava mia figlia Lynnette
avesse, nel suo stesso interesse, anche solo la metdella mia
presenza scenica, e che se avesse saputo quale ospite strepitosa ero,
avrebbe personalmente mosso mari e monti per avermi in studio gida
molto.
- E' andata davvero cos - raccontavo a mio marito pitardi nella
limousine della Nbc. - Ha detto ostruosamente bello peso bene
e che sono stata un'ospite strepitosa. E non ci stava ascoltando
nessuno.
Ron si era fatto portare da un autista a prendere Charmian, e
insieme ci avrebbero raggiunti al River Caf dove cercavamo di
ritrovarci ogni volta che io e Rudy capitavamo in citt Ho guardato
il nostro autista, davanti a noi, al di ldel vetro divisorio: senza
cappello, capelli a spazzola, la testa immobile come una foto.
Mio marito, seduto accanto a me, mi teneva una mano fra le sue. La
cravatta e il fazzoletto erano impeccabili. Mi pareva quasi di
sentire nell'aria il suo sollievo. Era terribilmente sollevato quando
l'ho rivisto dopo la registrazione. Letterman aveva spiegato al
pubblico che avevo altri impegni ed ero stata accompagnata fuori
mentre lui presentava il re autoproclamato delle televendite di
casalinghi, che indossava la spilla di un'associazione caritatevole.
- Certo che ha parlato cos - ha detto mio marito. - E' nel suo
stile.
- Infatti, - ho affermato, guardando il contenuto delle sue mani.
Ci dirigevamo verso sud.
- Ma non vuol dire che lui veramente cos - ha detto,
guardandomi dritto negli occhi. Poi anche lui ha guardato le nostre
mani. I nostri tre anelli erano uno vicina all'altro. In uno slancio
di affetto mi sono fatta pivicino sul morbido sedile di pelle, il
viso bollente e infiammato. L'orecchio, libero, si sentiva un po'
violentato.
- Non pidi quanto tu sia come ti sei mostrata mentre ce lo
giostravamo meglio di come abbia mai visto fare, - ha detto. Mi
guardava ammirato - Sei un'attrice versatile e piena di talento, - ha
detto. - Hai seguito le istruzioni. Hai mantenuto la calma, facendo
onore a tutti e due, e cossei sopravvissuta all'apparizione in un
anti-show -. Ha sorriso. - Sei stata grande.
Mi sono staccata da mio marito quel tanto che bastava per guardare
la sua faccia pulita. - Non ho recitato, con David Letterman, - gli
ho detto. Ed ero sincera. - Quelli da tenere a bada... eravate tu e
Ron -. Continuava a sorridere. - Altro che patto, se Charmian non mi
avesse detto di tenere i capelli sciolti mi sarei subito tolta
l'auricolare. Letterman si sarebbe sentito offeso. E sapevo fin dal
momento in cui mi sono seduta di fronte a quella ridicola scrivania
che non avrei avuto nessun bisogno di istruzioni. Non mi ha
bistrattata -, ho detto. - E' una persona divertente, Rudy. Io mi
sono divertita.
Sorridendo, ha acceso una lunga Gauloise. - L'hai fatto solo per
divertimento? - ha domandato beffardo. Ha anche accennato a darmi di
gomito. Stavamo attraversando un quartiere residenziale che io
ricordavo come popolare.
E devo confessare che a quell'accenno di gomitata ho provato un che
di cupo al cuore. Mi sembrava cosbrutto non riuscire a far
comprendere al proprio consorte che avevo fatto sul serio. E gliel'ho
detto.
- Mi sono mostrata come sono, - ho ribadito.
E ho visto sulla faccia di Rudy la stessa espressione che dovevo
aver avuto io quando non capivo di cosa stessero parlando Ron e Rudy
e anche David. E ho sentito la stessa sensazione strana, come di
panico che, ora mi immagino, lui doveva aver sentito per tutta la
settimana. Ci siamo messi tutti e due ad ascoltare la dolce musica
barocca che proveniva dall'interfono della limousine.
- E' stato come al mio compleanno, - ho detto tenendo la mano del
mio secondo marito fra le mie. - Quando stato il compleanno,
eravamo d'accordo. Ho quarant'anni, e ho figli grandi e piccoli, un
marito a cui voglio bene, e sono un'attrice della televisione che ha
accettato di fare da testimonial per una marca di wstel. Non ci
abbiamo anche brindato su col vino, Rudy? Abbiamo messo le carte in
tavola. E' passata solo una settimana da quando eravamo d'accordo.
Cos'altro dovrei essere diventata nel frattempo?
Mio marito ha liberato la mano e ha toccato la griglia del vetro
divisorio. La testa senza cappello dell'autista spagnolo era dritta.
Ho notato che una parte del collo era priva di pigmentazione. La zona
pichiara era circolare e spariva sotto l'attaccatura dei capelli.
- A un certo punto si sporto verso di me, Rudy. Gli ho visto il
viso fin nei minimi particolari. Aveva le lentiggini. Sotto i
riflettori ho visto le goccioline di sudore. E un piccolo neo, vicino
all'etichetta. Aveva gli occhi dello stesso azzurro che hanno quelli
di Jamie e Lynnette d'estate. L'ho guardato. L'ho visto.
- Ma noi te l'avevamo detto, Edilyn, - ha detto mio marito
allungando una mano nel taschino della giacca.- Il motivo per cui l per dimostrare che lui non come lo vedi. E' proprio questo il
punto. Che nessuno veramente come lo vedono gli altri.
L'ho guardato. - E tu pensi che sia vero?
La sigaretta scoppiettava. - Non ha importanza quello che penso io.
Di questo tratta lo show. Sono quelli che lo seguono a renderlo vero.
- E tu ci credi, - ho detto.
- Io credo a ciche vedo, - ha detto, posando la sigaretta per
armeggiare con il tappo del tubetto. Sull'etichetta c'era scritto due
o pipastiglie, varie volte al giorno. - Se cosnon fosse, come
farebbe a condurre lo show in quel modo...
- Mi pare una grossa ingenuit
- ...come facevamo anche noi? - ha detto.
Certe pillole sono davvero amare. Quando ho finito il drink preso
dal bar della limousine, sentivo ancora il sapore dello Xanax in
fondo alla lingua. Il riflusso di adrenalina mi aveva lasciato
sfinita. Dagli alti edifici siamo sbucati vicino al fiume. Ho
guardato fuori mentre costeggiavamo il ponte di Manhattan. E' apparso
il sole al tramonto, rosso, come sospeso, alla nostra destra. Mentre
passavamo, abbiamo guardato tutti e due il fiume. Alla luce del
tramonto marzolino, lo strato superficiale aveva il colore di una
ferita.
Ho ingoiato. - Costu credi che nessuno veramente come lo
vediamo.
Non ho avuto risposta. Rudy guardava dal finestrino.
- Oggi ho notato che Ron praticamente non ha bocca. E' piun
taglio nella testa -. Poi, dopo una pausa:- Il fatto che ti senti
legato a lui nelle questioni di lavoro non deve condizionare la
nostra vita privata -. Ho sorriso. - In fondo non ci manca niente,
tesoro.
Mio marito ha riso senza sorridere. Guardava gli ultimi raggi di
sole sull'acqua mentre ci avvicinavamo all'intreccio d'ombre del
ponte di Brooklyn.
- Perchse nessuno veramente come lo vediamo, - ho detto, -
allora anch'io sono cos E anche tu.
Affascinato dal tramonto, Rudy ha cominciato a decantarlo: gli
sembrava un'esplosione, come sospesa tutt'intorno, quasi a sfiorare
l'acqua. Si rifletteva e sdoppiava in quello spicchio di fiume. Ma
mentre lo diceva, mi sono accorta che fissava solo l'acqua.

- Oddio, - ecco cosa ha detto David Letterman quando gli esplosivi
sono esplosi e Reese, il direttore, venuto fuori dal cerchio
perfetto con quella sua faccia fuori del comune cerchiata di
fuliggine. Mesi dopo, una volta uscita da una situazione che mi
vedeva al centro, sopravvissuta nella quiete prodotta dal grande
tumulto dal quale io, in quanto causa, perfettamente circondata, ero
esente, sono rimasta di nuovo stupita da quanto fosse in fin dei
conti la cosa pigiusta da dire per una persona in quel frangente.

E me lo sono ricordato e ho faticato molto per far capire che, se
non altro, io sono una donna che dice quello che pensa. E' cosche
devo vedermi, se voglio vivere.
E per questo, mentre la limousine messa a nostra disposizione ci
portava all'appuntamento con Ron e Charmian e forse anche Lindsay,
per bere e mangiare dall'altra parte del fiume a spese della Nbc, ho
chiesto a mio marito chi pensava che fossimo allora realmente, io e
lui.
Domanda che non avrei mai dovuto fare.

La ragazza con i capelli
strani
a William F. Buckley e Norman O. Brown
Risucchio ha sognato che doveva vedere un concerto ieri sera
altrimenti si trasformava in una cosa liquida, e allora ieri sera io
e i miei amici Mister Wonderful, Big e Risucchio siamo andati a
Irvine a vedere Keith Jarrett che suonava il piano in un concerto
all'Irvine Concert Hall. E' stato un grande concerto! Keith Jarrett un negro che suona il pianoforte. Io vado pazzo per gli artisti negri
che fanno gli artisti in qualsiasi campo dello spettacolo. Credo
proprio che sono una razza di performer di talento e incantevoli, e
certe volte sono pure simpatici. Mi piace soprattutto assistere alle
performance dei negri da lontano, perchda vicino il loro odore il
pidelle volte risulta sgradevole. E devo dire mio malgrado che pure
Mister Wonderful da vicino ha un odore molto sgradevole, perun
bravo ragazzo, allegro e si mette a ridere quando affermo che la
sua puzza mi fa un po' senso e sta attento a tenere le distanze o
comunque a non mettersi sottovento. Io mi spruzzo acqua di colonia
English Leather che mi rende profumato e attraente in ogni momento.
English Leather l'acqua di colonia per uomini di quella pubblicit dove una donna bellissima e molto sexy che gioca a biliardo meglio di
un professionista si mette a dire che tutti i suoi uomini hanno
addosso English Leather oppure non hanno addosso niente. Trovo questa
donna molto seducente e sessualmente eccitante. Mi sono registrata la
pubblicitdella English Leather con il mio nuovo videoregistratore
Toshiba e mi piace sdraiarmi sulla mia sdraio di crine e masturbarmi
mentre vado avanti e indietro con la pubblicitsul mio
videoregistratore. Risucchio si messa a guardarmi mentre mi
masturbavo davanti alla pubblicitdell'acqua di colonia English
Leather e ha ammesso che la donna molto eccitante e ha aggiunto che
se fosse per lei le leccherebbe la vagina. Risucchio una bisessuale
con una predilezione per il sesso orale.
Siamo rimasti in piedi a fare una stupida fila per un sacco di
tempo davanti all'Irvine Concert Hall allo scopo di vedere Keith
Jarrett in concerto perchsiamo arrivati in ritardo e non abbiamo
evitato il casino. Siamo arrivati come al solito in ritardo perch Big doveva smerciare Lsd a due tizi a Pasadena, e poi pure a due
donne che stavano a Brea, e mentre stavamo in fila per vedere Keith
Jarrett riuscito a vendere un po' di Lsd perfino a due ragazzi,
Manomorta e Muffa, che se l'erano fatta in motocicletta fino a Irvine
per diventare suoi clienti di Lsd. Big un punk di una certa
esperienza che prepara Lsd nella sua stanzetta in casa dei miei
amici, e poi lo va a vendere. Odio starmene in fila tanto tempo e per
questo non voglio arrivare mai tardi, ma del resto Risucchio ha
cominciato a farmi un pompino all'istante, nell'istante in cui lei e
Big e Mister Wonderful sono venuti a prendermi nella mia nuova casa
di Altadena e mi hanno caricato su un ex camioncino del latte e io
sono venuto mentre percorrevamo la Highway 210 ed stato molto
bello, e grazie a Risucchio non mi ha dato troppo fastidio fare tardi
e non mi ha dato troppo fastidio pagare i biglietti, che erano molto
cari, perfino per vedere un negro.
Manomorta e Muffa si sono subito schiaffati sulla lingua l'acido
appena acquistato e hanno deciso di restare per venire con noi a
vedere Keith Jarrett dopo che Risucchio ha deciso che potevo pagare
io i loro biglietti. Risucchio poi mi ha presentato a Manomorta e
Muffa, che a me sono sembrati due pischelli del liceo.
Risucchio mi ha presentato a Manomorta e Muffa; ha detto:
Manomorta, Muffa, questo Fighettodelcazzo. E poi ha presentato
Manomorta e Muffa a me. Il mio nome Fighettodelcazzo, anche se non
affatto il mio nome. Tutti i miei migliori amici sono punk e
raramente hanno un nome eccetto nomi come Tettona o Manomorta o
Muffa. Risucchio per esempio si chiama Sandy Imblum e viene da
Deming, New Mexico. Muffa ha chiesto a Risucchio se poteva toccarle
solo un poco la punta dei capelli e lei gli ha risposto che poteva
andarsi a sedere su qualche palo appuntito, e la cosa mi ha fatto
ridere tantissimo.
Muffa aveva un'aria troppo immatura per essere un vero punk, e
sfortunatamente era bruttino. Era pelato, ma sfoggiava qua e l ciuffi di capelli, portava occhiali rosa e aveva un collo sottile,
perin definitiva sembrava un bravo ragazzo; invece Manomorta si era
fissato che non gli piaceva il mio nuovo vestito appena acquistato da
odeosulla Rodeo Drive e non gli piacevano nemmeno le mie
Top-Sider e nemmeno la mia cravatta della scuola privata che aveva
una bella scritta ccademia Militare di Westminstere aveva pure la
bandiera americana. Sosteneva che non sembravo un tipo a posto, nun
bravo giovane e che i miei vestiti erano abbastanza brutti. Gli dava
fastidio pure l'odore della mia colonia English Leather.
Risucchio si innervosita per tutte queste dichiarazioni di
Manomorta e ha chiesto a Mister Wonderful se gli andava di fare male
a Manomorta, e cosMister Wonderful ha piazzato un calcione nel
basso ventre di Manomorta con un anfibio di quelli pesanti con la
punta rinforzata, da guerrigliero Contra del Centroamerica. Manomorta
ha cominciato a soffrire per il dolore insopportabile tanto che poi stato costretto a stare seduto sul cordone proprio in mezzo alla fila
per vedere Keith Jarrett, tenendosi le zone basse prese a calci.
Risucchio ha infilato un dito in ciascuna delle narici di Manomorta e
gli ha detto che forse era il caso di chiedermi scusa, se voleva
continuare a conservare pure il naso nella composizione della sua
faccia. Il dolore e il fastidio sono particolarmente fastidiosi per
la gente che si appena schiaffata Lsd sulla lingua, e allora
Manomorta ha deciso di porgermi le sue scuse senza nemmeno guardarmi
in faccia.
Io ho informato Manomorta che le sue scuse venivano accettate senza
problemi e che in fondo mi sembrava uno giusto, e gli ho stretto la
mano per dimostrargli che Fighettodelcazzo non era uno che voleva
rompere le scatole, e Big lo ha aiutato ad alzarsi e ha lasciato che
gli si appoggiasse mentre io pagavo al tipo dietro lo sportello
dell'Irvine Concert Hall sei biglietti per vedere Keith Jarrett, per
un totale di centoventi dollari. Manomorta ha detto a Big che il suo
Lsd era number one mentre tutti insieme entravamo nel delizioso e
comodissimo ed elegantemente decorato foyer dell'Irvine Concert Hall.
Risucchio mi ha sussurrato all'orecchio che siccome avevo pagato i
biglietti per vedere Keith Jarrett e l'avevo salvata dalla
liquefazione, in cambio avrebbe tentato di tenere in bocca il mio
pene in erezione per parecchi minuti senza farmi venire, e inoltre
avrebbe acconsentito a farsi sbruciacchiare dietro le gambe con
parecchi fiammiferi, e la cosa mi ha reso felice, e allora io e
Risucchio ci siamo infilati le lingue l'uno nella bocca dell'altra
mentre i nostri amici si mettevano in cerchio intorno a noi e
urlavano a gran voce tutta la loro approvazione. Pure gli altri
gruppi di amici che erano venuti a vedere il concerto di Keith
Jarrett approvavano il buonumore del nostro gruppo e ci hanno
concesso un sacco di spazio e di privacy nell'ampio foyer dell'Irvine
Concert Hall.
Mister Wonderful e Big e Risucchio hanno preso in quantit abbondante l'Lsd di Big, roba seria che lui fabbrica apposta per i
concerti e ciosenza le anfetamine cosuno non si agita troppo, e
pure Manomorta e Muffa l'avevano preso, quindi erano tutti sotto
effetto dell'Lsd, il che li rendeva superdivertenti a starci insieme.
Io non ho preso l'Lsd perchl'Lsd e le altre sostanze illecite
purtroppo non riescono ad avere nessun effetto su di me o sul mio
stato naturale di coscienza. Non riesco mai ad andare fuori di testa
mandando gidroghe, e tutti i miei amici punk sono affascinati da
questo fatto e lo trovano troppo divertente. A scuola, al college,
alla facoltdi economia e a quella di legge, ero uno molto simpatico
ed estroverso ma nemmeno in questi ambienti le sostanze illecite
funzionavano. Niente. I miei amici punk impazziscono quando vado a
comprare quantitenormi di droga e le prendo tutte senza riuscire ad
andare fuori di testa mentre su di loro funzionano. Il mese scorso
per il mio compleanno mi hanno schiaffato sulla lingua quasi tre
quarti dell'acido di Big e poi ce ne siamo andati a fare un giro con
la mia nuova auto sportiva che mia madre mi ha regalato per il
compleanno. E' una Porsche a sei marce pidue retromarce e gli
interni in pelle. E con il motore turbo! Pure Big e Risucchio si sono
schiaffati varie droghe sulla lingua e abbiamo cominciato a correre
sparati a retromarcia per la Pacific Coast Highway fino a quando un
poliziotto non ci ha fatto segno di accostare e mi toccato
allungargli una mancetta di mille dollari per distorglielo
dall'arresto di Risucchio che si era fissata che quello aveva una
pistola fatta con del materiale di scarto radioattivo e continuava a
tentare di estrargliela dalla fondina perchdiceva che l'unica cosa
da fare era lanciarla contro un albero per neutralizzare le
radiazioni. L'agente, per altro, si comportato da gentiluomo, e si
vedeva che era felice di ricevere un fuori mano di mille dollari.
Siamo ripartiti, stavolta a marcia avanti, e Big ha cominciato a
ridere per il fatto che Risucchio pensava di neutralizzare le
radiazioni della pistola lanciandola contro un albero, e rideva cos tanto che si bagnato i pantaloni, rischiando di macchiare una parte
degli interni in pelle della mia Porsche nuova, e devo ammettere che
mi sono innervosito, e ho cominciato a essere freddo con Big, ma in
una piazzola di sosta Risucchio mi ha lasciato bruciacchiare un
capezzolo a Big con il mio accendino d'oro, cosmi tornato il
buonumore e ho pensato che in fondo Big era un bravo ragazzo.
Ieri sera siamo andati verso i sei posti della nostra fila
dell'Irvine Concert Hall e abbiamo preso posto. Il mio nuovo amico
Manomorta si seduto lontano da me ma vicino a Big, e pure Mister
Wonderful si seduto vicino a Big. Io mi sono seduto tra Muffa e
Risucchio, che si era messa nell'ultimo posto della nostra fila. Gi in fondo sul palco dell'Irvine Concert Hall c'era un pianoforte con
uno sgabello. Una donna seduta dietro Risucchio ha bussato sulla
spallina della mia nuova giacca sportiva protestando perchi capelli
di Risucchio creavano problemi alla sua visuale e non vedeva il
pianoforte e lo sgabello sul palco. Risucchio ha detto alla donna che
poteva andare a fare in culo, ma il buon vecchio Muffa ha capito la
situazione e ha chiesto a Risucchio di scambiare il posto con lui e
cosha risolto i problemi di visuale alla donna, che continuava a
tossire da quando Risucchio le aveva rivolto la parola. Muffa era un
tappo e aveva pochissimi capelli che dalla testa salivano su verso
l'aria, cosera perfetto per uno che doveva stargli seduto dietro.
Risucchio ha i capelli soltanto al centro della testa rotonda e sono
abilmente scolpiti a forma di pene gigante in erezione; per il resto
pelata come Muffa. In ogni caso, questo pene di capelli molto
grande e turgido, quindi pucreare problemi quando il soffitto basso e quando qualcuno deve stare seduto per vedere una cosa che
vuole vedere anche Risucchio. La sua migliore amica e confidente Tettona, lei l'autrice della scultura ed lei che le fornisce
prodotti speciali per la cura dei capelli, e visto che una hair
stylist affermata, fa in modo che la scultura di capelli di Risucchio
sia sempre rigida e che somigli a quel che deve somigliare. Io vado a
farmi i capelli al Julio Unisex Fashion Cut Center di West Hollywood,
e mi faccio fare una scriminatura particolare sul lato destro dei
capelli e me li faccio scalare tutto intorno cosche le mie
orecchie, che sono particolarmente ben fatte e attraenti, risaltino
sempre. Ho visto questo taglio raffinato su entleman's Quarterly
ho ritagliato la foto e l'ho portata a Julio per fargli vedere come
volevo i capelli. Mister Wonderful invece ha un taglio alla mohicano
che ieri sera dava sul viola pallido, ma la maggior parte delle volte
arancione. I capelli di Big sono lunghissimi, folti e neri e gli
coprono la testa e le spalle e la schiena, e pure la faccia. In
pratica Big per poter vedere indossa una maschera di plastica che si
fatto installare tra i capelli all'altezza degli occhi, e questo
soltanto grazie a un'abile operazione di Tettona. I capelli in
prossimitdi quella che probabilmente la bocca di Big non sono il
massimo della pulizia perchtendono a trattenere qualcosa del cibo
che li attraversa durante il pranzo. Come portava i capelli
Manomorta, nemmeno me lo ricordo.
Muffa mi si chinato addosso per dire a Risucchio che era stata
davvero generosa a scambiarsi di posto con lui per permettere alla
donna che tossiva di godersi lo spettacolo, perchsecondo lui Keith
Jarrett era un artista negro sensazionale che tutti al mondo dovevano
vedere per capire cos'la musica, e mi ha chiesto se aveva ragione.
Sono stato felice di dare ragione a Muffa e di calmare Risucchio cos non ci avrebbe messo in croce, e Muffa aveva davvero ragione quando
il negro Keith Jarrett salito sul palco con i pantaloni larghi, le
scarpe e la camicia velours che gli andava troppo grande, e si seduto sullo sgabello davanti al pianoforte. Come molti negri, Keith
Jarrett aveva i capelli tipo afro; da dove stavano i nostri sei posti
all'Irvine Concert Hall era tutto quello che riuscivo a vedere di
Keith Jarrett mentre suonava: la schiena e i capelli tipo afro.
E come suonava bene! Ho detto a Risucchio che questo artista era un
fenomeno anche se non era un punk come Risucchio e Big e Mister
Wonderful, che insieme formano un gruppo punk di altissimo livello
conosciuto ovunque come Gli Sfinteri Immensi, e Risucchio che in quel
momento era nel punto di massimo effetto dell'Lsd mi ha guardato come
se ci fosse qualcosa di estremamente interessante alle mie spalle. Mi
ha passato la lingua sulla faccia per pidi trenta secondi, poi di
colpo si e fermata e mi ha indicato una minuta ragazzina bionda nella
fila piin basso, e ha deciso che i capelli della ragazzina erano
una cosa affascinante e strana da vedere. Si messa a fissare la
ragazzina sotto di noi con grande intensit mentre Keith Jarrett
andava avanti con il suo concerto.
Mentre io e i miei amici ascoltavamo Keith Jarrett suonare il piano
all'Irvine Concert Hall ieri sera, pensavo che eravamo un gruppo
fichissimo di giusti e di giuste e che ero felice di aver fatto
amicizia con gente cosdivertente! Sono veramente unici, e poi sono
cosdiversi dai miei vecchi amici con i quali sono cresciuto ad
Alexandria, in Virginia, quando frequentavo belle scuole e universit tipo l'Accademia Militare di Westminster, la Brown University, la
facoltdi Economia all'Universitdella Pennsylvania o quella di
Legge a Yale. Tutti quei miei vecchi amici hanno nomi veri e portano
vestiti come i miei, sono pure molto carini, intelligenti e spesso
divertenti, permai quanto questa banda di scimmie che sono i miei
nuovi amici della zona di Los Angeles! Ho conosciuti tutti i miei
nuovi amici punk a una festa subito dopo il mio arrivo nella zona di
Los Angeles per il mio nuovo lavoro dove mi danno pidi centomila
dollari all'anno.
Alla festa a Los Angeles in onore dei Giovani Repubblicani di Los
Angeles ci ero andato insieme a Miss Paisley Campbell-Greet, una fica
che stavo tentando di convincere a farmi un pompino e successivamente
a lasciarsi sbruciacchiare, e chiacchieravo e facevo lo spiritoso da
parecchie ore con lei e con parecchi Giovani Repubblicani quando a un
certo punto parecchi punk, vestiti di pelle e di metallo e che non
erano proprio d'accordissimo con la politica dei Giovani Repubblicani
su alcune questioni sociali, sono sbucati improvvisamente dal nulla,
hanno buttato gila porta e hanno cominciato a mangiare il costoso
rinfresco preparato dalle Ausiliarie dei Giovani Repubblicani, ad
assumere stupefacenti e a fracassare qualsiasi cosa. L'organizzatore
della festa quando ha provato a protestare con i punk pigrandi, che
erano Big e gli amici del cuore di Big, Teschio e Trapano, affinch fossero pieducati e avessero un comportamento piconsono, si beccato in cambio un dito nell'occhio.
E appena dopo la scena del dito nell'occhio, sempre alla festa mi
sono fatto trascinare in una discussione con un Giovane Democratico,
uno della facoltdi Legge di Berkeley, in California (vorrei proprio
sapere perchce l'hanno fatto entrare!), Paisley Campbell-Greet lo
conosceva e ce ne stavamo ltutti a chiacchierare tranquillamente
quando io con ingenuite con un certo orgoglio ho messo in mezzo il
fatto di mio padre e di mio fratello, e della recente promozione e
responsabilite senso dell'onore di mio fratello.
Muffa mi si buttato addosso perchvoleva dire che secondo lui il
negro Keith Jarrett era un musicista cosgrande ed emozionante per
il fatto che il suo concerto era in realtuna improvvisazione jazz,
e ciolui in realtcomponeva la musica intanto che la suonava.
Risucchio ha cominciato a piangere per questa cosa e anche per la
ragazzina dai capelli strani e cosio le ho prestato uno dei miei
fazzoletti di seta i cui colori si combinano perfettamente con la
maggior parte dei completi del mio guardaroba.
Alla festa dei Giovani Repubblicani ho cominciato a raccontare che
la famiglia di mia madre possiede un'azienda che fabbrica prodotti
farmaceutici di alta qualit mentre la famiglia di mio padre fa
parte dell'alta aristocrazia militare. Mio padre uno degli
ufficiali col grado pialto nel Corpo dei Marines degli Stati Uniti
d'America, e sia lui che io che mio fratello siamo parenti di uno dei
generali pivalorosi che la nazione americana abbia mai avuto dai
tempi di Ulysses S. Grant. Mio fratello ha trentaquattro anni e in
questo momento tenente colonnello del Corpo dei marines degli Stati
Uniti d'America e ha l'onore di servire il Presidente degli Stati
Uniti d'America in qualitdi custode della valigetta nera con i
codici nucleari. All'inizio mio fratello aveva soltanto l'incarico di
ufficiale addetto al servizio notturno e ogni notte se ne stava
seduto davanti alla camera da letto del Presidente della nostra
nazione con la valigetta nera attaccata al polso, ma ora che ha
dimostrato di essere un custode eccellente dei codici nucleari passato all'incarico diurno, e per questo lo si puvedere
spessissimo in televisione in piedi sull'attenti a non pidi tre
metri dal Presidente, mentre custodisce la valigetta nera con i
codici nucleari che sono molto importanti per conservare l'equilibrio
dei poteri nel nostro pianeta.
Il Giovane Democratico imbucatosi alla festa non ce l'ha fatta pi circa le mie dichiarazioni circa mio fratello custode diurno dei
codici nucleari e ha cominciato a essere veramente maleducato, alzava
la voce e gesticolava democraticamente e le braccia volteggiavano
nella tipica giacca sportiva di velluto a coste, e alla fine mi ha
addirittura appoggiato il dito sul petto. Paisley Campbell-Greet ha
detto di essere ubriaca e comunque di avere un debole per le
discussioni sulla politica di difesa nazionale, perio in ogni caso
non sopporto che mi appoggino un dito sul petto e mi sono visto
costretto a prendere il mio accendino d'oro e a dare fuoco alla barba
del Giovane Democratico della facoltdi Legge di Berkeley. Lui si impressionato molto e ha cominciato a correre avanti e indietro
continuando a darsi degli schiaffi sulla barba, e Paisley pure era un
po' seccata, invece io ero contento di avergli dato fuoco alla barba
con il mio accendino d'oro.
E cosho conosciuto i miei amici punk e sono diventato
Fighettodelcazzo; perchRisucchio e la sua amica Tettona giocavano a
chi riusciva ad afferrare con i denti gli spicchi di limone dentro la
grande caraffa del ponce di Tiffany dei Giovani Repubblicani e a un
certo punto si sono sentite scaraventare via dall'avvocatino con la
barba fumante che gli ardeva intorno al cranio e per questo l'ha
immerso nella caraffa. Risucchio si arrabbiata per come lui le ha
trattate e ha deciso di immergergli la testa nell'aperitivo fino a
quando gli veniva a mancare l'ossigeno. Paisley Campbell-Greet
cercava di tirare via Risucchio dal Giovane avvocato Democratico, e
ha fatto innervosire pure Tettona che ha deciso di strappare a
Paisley una considerevole parte del suo costoso vestito di taffet e
da quel momento la visione delle tette di Paisley Campbell-Greet era
a disposizione di tutti gli invitati. Ero felice che Risucchio aveva
provato a fare del male all'avvocatino in fiamme, e cominciavo anche
a capire che difficilmente Paisley Campbell-Greet mi avrebbe fatto un
pompino visto che avevo dato fuoco al suo amico di Berkeley, e poi le
sue tette si sono rivelate molto molto piccole e troppo appuntite,
cosho cominciato a ridere senza fermarmi davanti allo spettacolo
dell'abito da cocktail di Paisley e mi sono presentato a Risucchio,
le ho fatto molti complimenti per i capelli a forma di pene eretto e
le ho confidato la mia felicitper il fatto che fosse montata sulla
schiena dell'avvocatino che mi aveva messo un dito sul petto solo
perchmio fratello custodiva la valigetta nera con i codici nucleari
per il Presidente degli Stati Uniti d'America. E quando Risucchio e
la sua banda - Tettona e Teschio e Trapano e Big e Mister Wonderful -
hanno saputo che mio fratello faceva il custode dei codici nucleari
per il Presidente della nostra nazione e che mi rendeva felice
sbruciacchiare gli avvocati che mi danno fastidio, si sono riuniti e
hanno deciso che ero il piincredibile e meraviglioso Giovane
Repubblicano mai esistito sul nostro pianeta, e mi hanno rapito
trascinandomi via dalla festa a bordo del loro ex camioncino nero del
latte con i simboli druidici abilmente verniciati sulla vernice,
prima che la polizia chiamata da Paisley e dall'avvocato attizzato
arrivasse a mettermi nei guai che mi avrebbero fatto perdere il
lavoro che mi fa guadagnare un sacco di soldi.
Quella sera Risucchio e Tettona me l'hanno preso in bocca, e pure
Trapano. Con Risucchio e Tettona sono stato felice, con Trapano no,
quindi non sono bisessuale. Risucchio poi ha accettato di farsi
sbruciacchiare un po', e ho capito che una persona meravigliosa.
Big riuscito a prendere un cucciolo dietro la loro casa in East Los
Angeles e lo ha inzuppato di benzina e poi hanno lasciato che gli
dessi fuoco io nello scantinato della loro casa in affitto, e cosci
siamo dovuti stringere in un angolo per fargli spazio mentre correva
su e giper la stanza parecchie volte.
All'Irvine Concert Hall ieri sera Manomorta mentre si toccava in
mezzo alle gambe ha cominciato a lamentarsi perchKeith Jarrett gli
stava scaricando una strana energia che proveniva dalle antiche
radici della sua chioma afro, e ha preso a fare la checca isterica.
Risucchio aveva smesso di piangere perera sempre piaffascinata e
attratta dai biondi e ricci capelli della ragazzina seduta accanto a
un uomo anziano che indossava una bella giacca sportiva, due file pi in basso dei nostri sei posti al concerto. Risucchio ha deciso che i
capelli strani della ragazzina rappresentavano un amuleto
anti-sacrificale prodotto con materiale chimico radioattivo e che se
avesse potuto tagliarli e introdurseli nella vagina sotto la veranda
di casa del patrigno a Deming, New Mexico, avrebbero potuto bruciarla
e ribruciarla quante volte volevano, lei non avrebbe piprovato
dolore o fastidio. Risucchio ha ricominciato a piangere e a soffocare
fiamme immaginarie, e subito dopo ha tentato di alzarsi e di
lanciarsi due file pisotto verso i capelli della ragazzina, ma
Mister Wonderful l'ha presa al volo e le ha promesso di procurarle
qualche strano capello nell'intervallo; poi ha schiaffato un po' di
roba sulla lingua di Risucchio con la cortese collaborazione di Big.
All'estremitdella nostra fila di posti al concerto c'era Muffa
che sembrava molto interessato a me come persona e ha cominciato a
parlare mentre ascoltavamo Keith Jarrett che faceva le sue
improvvisazioni seduto sullo sgabello. Muffa ha dichiarato che era
evidente che io fossi una bella persona perlo stesso non capiva
come fosse possibile che avevo stretto amicizia con i miei amici punk
di Los Angeles - Big e Risucchio e Mister Wonderful - visto che non
ero come loro nmi vestivo come loro navevo la tipica pettinatura
punk, e non ero povero nindifferente nnichilista. Cosio e Muffa
abbiamo cominciato una fitta e affascinante conversazione e io gli ho
raccontato tantissime cose di come ero fatto e lui le ha trovate
interessanti e originali. Parlavamo di cose profonde e intanto Mister
Wonderful teneva a freno Risucchio, e Big teneva a freno le smanie di
Manomorta per potersene stare tranquilli ad ascoltare le dolci
melodie che il nostro artista negro continuava a diffondere.
Ho spiegato a Muffa che io e i miei amici punk eravamo molto legati
e che se pure non potevo vestirmi come loro sia per il mio lavoro sia
per questioni di tradizione di famiglia, non poteva sapere quanto
ammiravo il look dei miei amici. PoichRisucchio sa bene che il mio
lavoro e la mia famiglia producono tanto capitale a ogni istante, a
lei non dispiace se non posso vestirmi in pelle o in metallo o
rasarmi la testa o fare con i miei capelli una scultura di quelle
tipiche dei veri punk. Il mio lavoro molto interessante e nemmeno
troppo faticoso e ce l'ho da meno di un anno. Sto in uno studio
legale in qualitdi associato e mi occupo di mediazioni per conto di
aziende. Succede qualche volta che i prodotti fabbricati da certi
fabbricanti sono fallati o difettosi, e possono arrecare danno ai
consumatori, e quando a un consumatore gli girano e per il danno
subito vuole fare causa a uno dei clienti del mio studio, chiamano me
per fare una mediazione. Questo per esempio puaccadere per i
giocattoli dei bambini o per attrezzi elettrici. Sono un mediatore
per le aziende particolarmente adatto perchmi piacciono molto le
sfide e mi piace affrontarle con lo spirito dei marines e annientare
l'avversario! E sono appassionato e spietato proprio quando il
prodotto davvero difettoso e ha davvero causato un danno al
consumatore perchallora una sfida pieccitante cercare di
convincere una giuria o un giudice che quel che successo veramente
non successo veramente e che il prodotto del fabbricante non ha
arrecato alcun danno al consumatore. Ma la sfida pieccitante quando il consumatore che ha subito il danno presente al processo,
perchuna giuria tende a nutrire sensi di colpa verso le persone che
hanno subito un danno, soprattutto se fanno parte di una minoranza
razziale e hanno un esercito di figli piccoli, come spesso accade
alle minoranze razziali quando si presentano in tribunale. Sebbene
abbia mediato un sacco di cause per le aziende, mi andata male solo
una volta o due, perchio ci sguazzo nelle sfide difficili nelle
quali sono parte dell'azione legale, e anche perchla gente ben
disposta verso di me, per via del mio aspetto. Un avvocato inesperto
si sorprenderebbe molto se sapesse quanto conti l'aspetto per una
giuria. Io modestamente sono un diavolo dal bell'aspetto e dimostro
anche meno dei miei ventinove anni. Sembro un ragazzo a posto, un
giovanotto della porta accanto, una brava persona, e mia madre una
volta ha detto che ho il viso di un angelo del paradiso. Ho gli occhi
languidi di un canguro, la pelle bianca e morbida di un neonato, la
carnagione chiara. Non c'nemmeno bisogno che mi rada, ho una
pettinatura sobria e non ho i problemi tipici della forfora, quali
prurito e squame. Ho i capelli sempre puliti, ordinati e corti. E le
mie orecchie sono veramente attraenti.
Ho spiegato a Muffa che vestire in modo ineccepibile e sembrare un
angelo mi aiuta nella carriera e Risucchio questa cosa l'ha capita.
La mia carriera mi frutta pidi centomila dollari all'anno, e
inoltre mia madre mi manda assegni dal suo conto personale, quindi ho
una grande disponibilitdi contanti, la qual cosa rende Risucchio e
Big e Mister Wonderful un gruppo di punk particolarmente allegro.
Prima che mi arrabbiassi con lui, Muffa mi piaceva tantissimo. A
differenza di Risucchio e Manomorta, l'assunzione di Lsd aveva reso
Muffa un tipo tranquillo e allegro ieri sera al concerto di Keith
Jarrett. Non ha avuto allucinazioni e non ha cominciato ad agitarsi,
ma ha descritto con semplicitin che modo la pasticchetta sulla
lingua lo aiutasse a percepire con tutti e cinque i sensi la musica
del negro Keith Jarrett. Udiva la musica, la vedeva e ne sentiva
perfino l'odore e il sapore. Muffa ha deciso che qualcosa in quella
musica aveva un odore di velluto vecchio nel baule di una soffitta,
peranche di vitamine, di medicine, e aveva anche un po' l'odore del
mattino. Ed era anche convinto che queste improvvisazioni di Keith
Jarrett riusciva proprio a vederle. Si sforzato di descrivermi con
parole sue i colori di un tramonto attraverso il fuoco, azzurro e
albicocca, o attraverso il fumo, prugna e nero. Ha detto che qualche
volta la musica assomigliava a una luce debole dietro il ghiaccio. Mi
sono sentito cosfelice di ascoltare il resoconto sensuale di Muffa,
che quando Risucchio mi ha messo la mano sul pene dentro i morbidi
pantaloni di gabardine sussurrando che tra i capelli strani della
ragazzina bionda si nascondevano vermi e serpenti in perenne
movimento che scandivano i nomi della famiglia di Risucchio, gli
Imblum di Deming nel New Mexico, le ho infilato la lingua in bocca.
Muffa sapeva un sacco di cose sugli altri generi musicali oltre il
punk. Per lui Keith Jarrett un artista negro di grande talento. Ha
detto che solo un genio poteva starsene seduto su uno sgabello
davanti a migliaia di spettatori lontani e cominciare a suonare
qualsiasi vecchia melodia gli girava in quella testa da afro. Secondo
Muffa, nella testa di Keith Jarrett ci sono miliardi di questi
motivetti, e lui li suona, e non soltanto suona i motivetti ma li
rende pure irriconoscibili, li cambia, improvvisando, e cosogni
sera fa un concerto diverso da quello precedente. Il modo in cui i
motivetti si legavano era determinato dal subconscio di Keith
Jarrett, sosteneva Muffa, cosi concerti di Keith Jarrett
assomigliavano a una linea retta e non a un cerchio bello tondo. La
linea era come una piccola autobiografia delle particolari esperienze
e sensazioni del negro. Ho informato Muffa che non sapevo che i negri
avessero anche loro il subconscio ma che in ogni caso la musica mi
piaceva tantissimo, e Muffa c'rimasto un po' male. Risucchio ha
preso a fare dei mugolii che mi hanno sessualmente eccitato e neanche
ha detto 'fanculo alla donna con la tosse che stava dietro a Muffa
quella che ci ha chiesto se per favore potevamo abbassare la voce per
permettere a tutti quelli che erano venuti all'Irvine Concert Hall di
godersi il concerto, ma Muffa era ancora di cattivo umore e ha detto
alla donna che avrebbe preso a calci suo marito se non la smetteva di
rompere le palle e coslei si cucita la bocca e io ho preso la
mano di Risucchio e mi sono messo in bocca una delle sue dita con lo
smalto bianco per le unghie al sapore di vaniglia che mi piace tanto.
La ragazzina dai capelli gialli che per Risucchio erano chimici e
occulti si era quasi addormentata sulla spalla dell'anziano signore
con l'elegante giacca sportiva fatta su misura. La giacca mi piaceva
molto e avrei voluto portarla io invece che quel signore. Speravo che
si voltasse dalla mia parte per vedere in faccia che tipo era uno che
portava quella giacca sportiva e ho cominciato a pensare che forse
l'unica cosa da fare per spingerlo a voltarsi era tirargli una
monetina sulla nuca.
In ogni caso oltre a essere un buon punk pelato tuttofare con gli
occhiali rosa, Muffa era anche sveglio e intelligente. Era molto
interessato a me come persona, e senza che me ne accorgessi aveva
spostato il discorso dai generi musicali con annesse esperienze e
sensazioni del negro Keith Jarrett a niente musica di nessun genere
pile mie esperienze ed emozioni di bianco. Era evidente che Muffa
era ansioso di scoprire come era possibile che io avessi rapporti
cossoddisfacenti con i miei amici punk. Ha detto che voleva
veramente capire un Fighettodelcazzo come me. Prima durante l'effetto
dell'Lsd si era fatto tutto serio ma poi diventato buffo in un modo
che mi sembrava simpatico e coinvolgente. Secondo la sua teoria i
punk sono dei bambini nati in spazi molto angusti, senza finestre, in
picircondati da muri di cemento e di metallo, tutti sfregiati da
graffiti, e quando diventano grandi passano la vita a cercare di
uscire fuori da quei muri. Tentano di muoversi veloci sul margine
estremo di qualcosa e continuano fregandosene del rischio di cadere
da quel margine estremo. Muffa ha detto che i componenti della mia
banda di punk si sentivano tutti come se non avessero niente, n avrebbero mai avuto niente, e cosfacevano in modo che questo niente
diventasse tutto. Inoltre Muffa ha detto che io ero un
Fighettodelcazzo che aveva tutto, e quindi chiedeva spiegazioni sul
fatto che io ero pronto a scambiare il mio tutto assoluto con il
niente assoluto. Muffa era curioso e simpatico seduto al suo posto
alla fine della nostra fila, perinsisteva nel fissare il profilo
del mio bel viso, e teneva la mano sulla manica della mia giacca
sportiva nuova, e la cosa non mi piaceva, perchaveva le unghie
sporche. Mi ha chiesto perchmi chiamavano Fighettodelcazzo.
Ho spiegato a Muffa che per me era un bravo ragazzo e che mi
piaceva discutere con lui di cose cosprofonde e che ammiravo il suo
orecchino. Il suo orecchino era di osso. Quando ha sentito queste
parole Muffa si di nuovo rabbuiato e io gli ho detto che non doveva
fare cos
Risucchio guardava la monetina che tenevo in mano mentre fissavo la
testa del signore anziano, e come se per lei fossi un libro aperto,
ha capito. Mi ha sussurrato all'orecchio di lanciare la monetina
sulla ragazzina dai capelli strani cosla ragazzina sentendo dolore
si sarebbe voltata verso di noi e Risucchio avrebbe avuto l'occasione
di guardare il viso della ragazzina dai capelli strani. Ha detto di
aver giintuito che il viso della ragazzina era quello di un vero e
proprio gigante, con pianeti ruotanti nelle orbite degli occhi, e che
il suo alito aveva il sapore di mela. Ha detto che se avesse
strappato i capelli strani alla ragazzina e li avesse introdotti
nella propria vagina sotto l'effetto dell'Lsd si sarebbe trasformata
dalla Sandy Imblum che era in un cerchio di fuoco con braccia gambe e
vagina che emanavano calore. Muffa le avevo chiesto educatamente se
voleva mandar giuna pasticca di vitamina B12 per neutralizzare
parte della potenza delle sostanze illecite, ma ormai Risucchio non
avvertiva pila presenza di Muffa. Ha messo la mano vicinissima al
mio pene di gabardine e poi ha detto che una volta piena di capelli
strani infuocati sarebbe andata a trovare mio padre nell'ufficio del
corpo dei marines degli Stati Uniti e si sarebbe gettata tra le sue
braccia di guerriero consumando con lui l'atto sessuale e mio padre
nel momento dell'orgasmo avrebbe preso fuoco a causa di Risucchio, e
immolatolo, gli avrebbe poi tagliato la sua gola da guerriero e mi
avrebbe lasciato lavare nel suo sangue. Risucchio davvero una
grande fica, ma devo ammettere che quello che ha detto non mi piaciuto, mettersi a parlare cosdi mio padre e di un atto sessuale
con lui davanti a tanta gente nell'Irvine Concert Hall. Muffa ha
ipotizzato che era probabile che Risucchio fosse fuori di testa a
causa dell'Lsd e ha chiesto a Mister Wonderful se poteva usare quel
braccio che bastava a proteggere parecchie persone per tenere buona
Risucchio, e Big ha detto a Muffa di cucirsi la bocca e di farsi gli
affari suoi.
Ce l'avevo davvero tantissimo con Risucchio e mentre la chioma afro
di Keith Jarrett ha cominciato a muoversi di qua e di lseguendo la
musica che si era fatta pidura, pitipo punk, ho incrociato le
braccia e ho cominciato a cacciare aria dalle narici con rabbia verso
Risucchio. Subito dopo l'ho costretta ad abbassare lo sguardo e l'ho
fissata con rabbia. Le pupille nere degli occhi di Risucchio sono
diventate enormi fino a coprirle il colore degli occhi e ha
cominciato ad aver paura del sottoscritto e si messa a piangere, e
la cosa mi ha fatto stare un po' meglio. Muffa ha di nuovo messo la
mano sudicia sulla manica della mia giacca sportiva nuova e io mi
sono girato verso di lui con le braccia ancora incrociate, e devo
essere apparso molto incazzato pure a lui, perchmi aveva toccato la
manica, dato che anche i suoi occhi ingenui sono diventati enormi e
violacei dietro gli occhiali rosa e si aggiustato i capelli e ha
spiegato serenamente che forse era il caso che io e lui ci avviassimo
nel foyer dell'Irvine Concert Hall a chiarire un paio di cose, in
attesa che pure gli altri ci raggiungessero lappena cominciava
l'intervallo. Ero molto incazzato e non sapevo se a quel punto volevo
tirare la monetina alla ragazzina dai capelli folti oppure prendere
il mio accendino e bruciacchiare Muffa nel foyer, e poi ho deciso di
bruciacchiare Muffa, e l'ho trascinato su per i gradini del corridoio
che portava al fresco e piacevole foyer dell'Irvine Concert Hall.
Risucchio mi ha chiesto dove vai Fighettodelcazzo?, ma io le ho
voltato le spalle, freddo.
Ma quando siamo arrivati nel foyer mi passata la voglia di
bruciacchiare Muffa perchnon sarebbe stato per niente divertente
perchquando siamo arrivati nel foyer Muffa si seduto subito su
una bella panchina di proprietdell'Irvine Concert Hall con i suoi
pantaloni di pelle, gli anfibi neri e la camicia di pelle con un
mucchio di catene e munizioni che pendevano un po' ovunque dalle
spalle striminzite e dietro la schiena e con quella testa pelata con
i ciuffi sparsi qua e le ha cominciato a piangere, e cosle
lacrime di Muffa sono spuntate da sotto gli occhiali rosa. Muffa cosapparso giovane quanto effettivamente cioun minorenne. Ho
capito che l'Lsd di Big stava facendo effetto sul buon vecchio Muffa
e che, al contrario di me, le sostanze illecite attecchivano sulla
sua anima.
Mentre piangeva, Muffa ha confessato che non riusciva a
comprendermi e che gli facevo paura. Ho risposto che la cosa faceva
molto ridere: un punk pieno di munizioni come Muffa che si metteva
paura di un borghesuccio carino e ordinato come Fighettodelcazzo. Gli
ho teso la mano senza rancore e mi sono offerto di chiedere a
Risucchio di fargli un pompino di quelli suoi, ma Muffa non ha
nemmeno risposto all'offerta e mi ha preso la mano che gli avevo teso
in segno d'amicizia e con la sua mano non proprio pulita mi ha tirato
gia sedere sulla bella panchina accanto a lui. Era difficile
ascoltare Keith Jarrett dal foyer.
Muffa ha ricominciato dicendo di avere difficolta inquadrare
filosoficamente un Fighettodelcazzo come me, e di avere difficolta
comprendere la felicitda me emanata praticamente in ogni momento.
Ci ha messo un po' prima di riuscire a pronunciare la parola
felicit Capisci cosa voglio dire, ha chiesto. In te c'qualcosa di
coscompletamente felice, Fighettodelcazzo. Con molta pazienza ho
rispiegato a Muffa la questione della gran quantitdi contanti che
mi entrano, dei vestiti e degli oggetti per la casa di qualsiasi tipo
che mi posso comprare, e invece Muffa scuoteva la testa mezza calva
sostenendo che lui non voleva dire proprio felicitquando aveva
detto felicit Vorrei sapere perchsei cos.. felice, ha detto. E
dopo avermi chiesto ancora un sacco di volte perchero felice, mi ha
chiesto se amavo Risucchio. Ho messo il braccio della mia giacca
sportiva nuova intorno alle spalle in pelle di Muffa e gli ho
confidato che Risucchio nella mia lista stava al primo posto, e che
mi faceva sentire felice ogni volta che me lo prendeva in bocca e mi
regalava orgasmi sublimi, e poi mi permetteva di bruciacchiarla in
diverse parti del corpo. Le lacrime non scivolavano pisotto gli
occhiali rosa di Muffa ma continuava a guardarmi e a fissarmi in un
modo che mi veniva voglia di fargli male finchho ipotizzato che era
entrato nella tipica ipnosi da sostanze stupefacenti, nella quale una
persona fissa gli oggetti come fossero troppo grandi per essere
compresi, e rimane cosper un bel pezzo. Non sapevo se era il caso
di lasciare Muffa lnel foyer in stato di ipnosi, peravevo voglia
di tornare a sentire Keith Jarrett e allora ho dimenticato
completamente Muffa e mi sono avviato verso la fontanella dell'acqua
potabile per poi rientrare in sala. Ma prima di riuscire ad aprire le
porte della sala ho sentito la voce di Muffa che mi chiamava e mi
sono di nuovo ricordato di lui e ho visto che Muffa non mi fissava
pidritto negli occhi senza vedermi come un coniglio quando sono
tornato vicino alla panchina, e non mi ha guardato nemmeno negli
occhi mentre diceva che se gli svelavo il segreto di questa
emanazione ininterrotta di felicitmi avrebbe permesso di
bruciacchiarlo e di bruciacchiare pure la sua fidanzata, che era
mezza negra.
Ho risposto a Muffa che la sua era una di quelle offerte che non si
possono rifiutare, e che pernon era facile rispondere perchavevo
gitentato di spiegargli pivolte che le cose che mi rendevano
felice erano tante. La veritche in vita mia soltanto poche cose
mi hanno reso storicamente infelice e gidi corda. Exemplum gratia,
una stata quella volta al college della Brown University quando
sono andato a testa alta ad arruolarmi al corso per Allievi Ufficiali
di Complemento del Corpo dei marines per seguire le orme di mio padre
e di mio fratello che servono con onore l'esercito e il colonnello
addetto al reclutamento ci ha sottoposto a uno stupido test sulla
personalite io sono stato bocciato e dopo un po' quando sono
tornato a protestare educatamente quelli mi hanno fatto fare un altro
test e mi hanno detto che ero stato bocciato un'altra volta, e allora
mi hanno fatto parlare con un dottore che entrato nell'ufficio
Allievi Ufficiali di Complemento e poi il colonnello addetto al
reclutamento per la Brown University ha telefonato a mio padre che
era impegnato in un lavoro delicato a Washington, D.C', e mio padre
si molto innervosito per questo contrattempo. Il colonnello
continuava a chiamare mio padre Signore, e si scusava per averlo
interrotto mentre lavorava, e comunque non sono mai riuscito ad
arruolarmi in un corso per Allievi Ufficiali nalla Brown University
naltrove. Ed exemplum gratia, un'altra cosa stata l'episodio di
Alexandria, in Virginia, quando avevo otto anni e mia sorella ne
aveva dieci e mio fratello che ora custodisce i codici nucleari per
il Presidente allora si trovava all'Accademia Militare di Westminster
e io e mia sorella stavamo nella stanza di mio fratello a giocare
sulla sua scrivania e abbiamo trovato delle riviste nei cassetti in
basso e le riviste, che erano pornografiche, erano piene di uomini e
donne che praticavano atti sessuali e noi le abbiamo lette e guardato
foto di uomini che introducevano il pene nel buco tra le gambe delle
donne e gli uomini e le donne sembravano molto felici e io ho sfilato
le mutandine a mia sorella e poi ho sfilato pure le mie e ho
introdotto il mio pene eccitato dalle riviste nel buco che io e mia
sorella abbiamo trovato tra le sue gambe, che era la sua vagina, ma
quando ho introdotto il pene nella sua vagina mia sorella non stata
per niente felice e mio padre entrato nella stanza perchlei lo ha
chiamato e ha visto che praticavamo un atto sessuale e mi ha
trascinato nel suo studio vicino alla stanza dei giochi nel
seminterrato di casa nostra e mi ha bruciacchiato il pene con
l'accendino d'oro dei marines e mi ha avvertito che se mi fossi
ancora azzardato a toccare la sua bambina mi avrebbe incenerito del
tutto il pene con l'accendino d'oro e mi toccato andare da un
dottore a farmi prescrivere una pomata per il mio pene bruciacchiato,
cosmi sono sentito infelice e gidi corda.
Se i miei genitori da piccolo non mi avessero insegnato che
raccontare in pubblico le faccende private di famiglia un segno di
maleducazione, avrei fornito a Muffa un sacco di esempi di quante
volte ero stato storicamente infelice e invece ho ripetuto che
Risucchio mi rende continuamente felice prendendomelo in bocca e
lasciandosi bruciacchiare, perchsono questi i due soli momenti in
cui mi sento felice in materia di cavoli e cicogne. Sfortunatamente,
anche se sono un gran bel fico e molte ragazze prima a scuola e ora
nella vita mostrano di desiderarmi, il mio pene non vuole sentire
ragioni di starsene eretto quando vogliono praticare l'atto sessuale,
mentre diventa eretto solo se me lo prendono in bocca, e se me lo
prendono in bocca mi viene voglia subito di bruciacchiarle con i
fiammiferi o con l'accendino e tante ragazze questa cosa non la
sopportano e sono infelici quando le brucio e percihanno paura di
prendermelo in bocca e vogliono praticare soltanto l'atto sessuale.
Invece Risucchio non ha paura e si presta. Oltretutto Risucchio sa
che la cosa che mi renderebbe il pifelice mediatore per conto delle
aziende della storia dell'umanitsarebbe quella di uccidere mio
padre e sa pure che io uccidermio padre e mi lavercol suo sangue
non appena possibile, magari senza farmi scoprire per non risultare
colpevole, casomai lo farquando andrin pensione e mia madre sar debole, e Risucchio ha giurato che mi aiutere che pure lei uccider il patrigno e mi fa i pompini e qualche volta si lascia
bruciacchiare.
Parlavo con Muffa e sentivo la mia voce debole e rauca perch ricordare gli eventi storici del passato di solito fa effetto sul mio
stato naturale di coscienza come gli stupefacenti fanno effetto sulle
altre persone, e mi rende strano. Ho detto a Muffa che mi dispiaceva
di non poter rispondere alla sua domanda, in ogni caso gli ho
promesso mille dollari in contanti se convinceva la sua fidanzata
negra a lavarsi con cura per poi farmi un pompino e lasciarsi
sbruciacchiare dietro le gambe con i fiammiferi.
Muffa ha guardato fisso il sottoscritto come uno semi-ipnotizzato
per un bel po' di tempo e cosmi sono sentito fiducioso che si
sarebbe convinto ad accettare il regalo e che insomma ci saremmo
messi d'accordo, e intanto il concerto jazz di pianoforte di Keith
Jarrett era interrotto per l'intervallo e le persone hanno cominciato
ad affollare il foyer dell'Irvine Concert Hall. Le persone si
muovevano lente e il cuore nel mio petto batteva lento. La gente
arrivava nel foyer chiacchierando, con movimenti ancor pirallentati
di quelli dell'Nfl Highlights Show, dove interrompono continuamente
il programma per far vedere la pubblicitdi quella donna bellissima
e molto sexy che va dicendo che i suoi uomini hanno addosso English
Leather oppure non hanno addosso niente. Il mio stato naturale di
coscienza diventava sempre pistoricamente strano mentre Muffa
continuava a fissarmi e la gente nel foyer passeggiava e comprava
panini e beveva dalla fontanella dell'acqua potabile e cercava il
bagno e tutto questo sempre al rallentatore, e l'aria dell'Irvine
Concert Hall diventava pisimile alla luce polare, e la voce di
Muffa che tentava di declinare la mia offerta arrivava ormai da
lontano, e i suoi occhiali rosa cominciavano a sembrare due pallide
aurore attraverso il ghiaccio.
Dalla bella panchina del lento foyer ho preso a tentare di vedere
se Risucchio e Big e Mister Wonderful e Manomorta stessero uscendo
per aiutarmi a convincere il vecchio Muffa ad accettare la mia
proposta di regalo, e invece mi sono ritrovato a osservare con grande
interesse la corsa al rallentatore dell'anziano brizzolato atletico e
distinto signore in giacca sportiva. A vederla di spalle e da due
file piin alto nell'Irvine Concert Hall, la giacca sportiva mi era
sembrata una di quelle firmate, mentre ora a vederla da vicino nel
foyer aveva il bavero stretto e un taglio per niente europeo, proprio
il tipo di giacca che non sopporto. Il signore correva con comica
lentezza, portando in braccio la ragazzina dai capelli strani,
inseguito per il lento e affollato foyer da Mister Wonderful e
Risucchio, che nel tentativo di raggiungere il signore anziano e la
ragazzina dai capelli strani avevano staccato Manomorta e Big. Le
bocche dei miei amici Mister Wonderful e Risucchio avevano proprio la
forma di quelli che stanno ridendo per l'eccitazione e Mister
Wonderful aveva in mano qualcosa di metallico luccicante e il pene di
capelli scolpito di Risucchio stava cominciando a spettinarsi in
punta e i suoi occhi continuavano ad avere pupille enormi e nere e il
bianco intorno non c'era pie lei correva al rallentatore nei suoi
vestiti di pelle e plastica con le mani protese in avanti verso i
capelli strani della ragazzina dai capelli strani che stava dormendo
tra le braccia del distintissimo signore anziano che ha oltrepassato
la mia panchina correndo al rallentatore con il bavero stretto, e
quando ho visto il luminoso pallido viso della ragazzina che dormiva
sopra la spalla saltellante del signore in corsa al rallentatore quel
viso mi ha reso estremamente felice ed eccitato, e mentre Risucchio e
Mister Wonderful al rallentatore agguantavano il signore per la
giacca sportiva poco elegante dall'altra parte del foyer dell'Irvine
Concert Hall e mentre le mani di Risucchio con le unghie alla
vaniglia e la cosa luccicante di Mister Wonderful erano ormai
vicinissimi ai suoi capelli strani la ragazzina dai capelli strani ha
aperto gli occhi tra le braccia del signore anziano e ha fissato
direttamente e incessantemente il sottoscritto, che stava seduto
sulla panchina per tenere a bada Muffa e spostare le sue mani con le
unghie schifose dal polsino della manica della mia giacca sportiva
nuova, e al rallentatore ho assunto un'espressione felice,
confortante e rassicurante davanti alla ragazzina bionda e mi sono
alzato al rallentatore dalla panchina mentre la mano di Risucchio si
muoveva ancora di pial rallentatore tra i radiosi capelli della
ragazzina e Mister Wonderful faceva qualcosa con la cosa luccicante
al signore anziano che poi era il padre della ragazzina dai capelli
strani. E questo tutto.

Dire mai

Labov
Una cosa per niente divertente? La gastrite. Se non mi credete,
chiedetelo alla signora Tagus: lei vi illuminersulla questione. Per
ciche mi riguarda: niente gastrite. Stomaco duro come la pietra.
Artrite s gastrite no.
Il tnon pufare niente contro la gastrite della signora Tagus. -
E' un tale fastidio, signor Labov! - mi dice mentre siamo nella
cucina del mio appartamento. - Scusi se mi lamento continuamente, -
dice, - ma sembra che in questi giorni il mio stomaco reagisca a ogni
minima seccatura stringendosi automaticamente come un pugno -.
Stringe la mano in un pugno, nel suo cappotto, e si china a soffiare
sul tbollente, che sparge un denso fumo nell'aria fredda della mia
cucina. - E ora questa preoccupazione, - dice la signora Tagus. Di
nuovo fa il pugno con un vigore che le invidio, per via dell'artrite
che ogni giorno mi tormenta gli arti, specialmente in inverni come
questo; ma la mia comprensione va tutta allo stomaco della signora
Tagus, che la mia migliore e piintima amica da quando sette anni
fa la mia povera moglie e poi il suo povero marito sono passati a
miglior vita a tre mesi di distanza l'uno dall'altro, che riposino in
pace.
Sono un sarto. Labov il sarto del North-side che sa fare qualsiasi
cosa. Adesso sono in pensione. Ho scelto, tagliato, provato, cucito e
confezionato il cappotto di procione che la signora Tagus porta da
anni e che ha addosso anche in questo momento nella cucina che il mio
padrone di casa tiene fredda, come il resto di questo appartamento
che io e la mia povera moglie Sandra Labov prendemmo in affitto
ancora negli anni del presidente Truman. Il padrone di casa vorrebbe
che Labov andasse via per dare l'appartamento a una persona pi giovane e aumentargli l'affitto. Ma dovrebbe sapere che nessuno sa
meglio di un sarto come non sia un problema coprirsi con cappotti ben
fatti e aspettare la primavera. Saper aspettare sempre stata una
mia qualit
Ho cucito il pesante cappotto unendo le fodere di diverse pellicce
del marito della signora Tagus, nonchmio amico carissimo Arnold
Tagus, che ad agosto fanno otto anni che l'hanno sepolto.
- Lenny, - ha sussurrato la signora Tagus guardando il suo t Non
c'piil pugno; sta approfittando della tazza del tper scaldarsi
le mani.- Lenny, - dice, come distratta dal calore che cova tra le
mani rinsecchite.
Lenny il figlio dei signori Tagus, Lenny Tagus. C'anche un
figlio pipiccolo, Mike Tagus. Per ciche mi riguarda: niente
figli. La signora Labov aveva problemi di sterilitche, quando lo
scoprimmo, lasciarono immutato il mio amore per lei. Perniente
figli. Ma i Labov e tutti i Tagus sono cos uniti. Li ho visti
crescere i ragazzi dei Tagus, Lenny e Mike, e ne ero orgoglioso e
felice.
Sapete il tipo di persona che si mette le tira fuori il rospo? La
signora Tagus non quel tipo di persona. Se ha qualcosa per la
testa, comincia a girarci intorno, un gesto qui, una parola l
magari un sospiro; comincia a dare forma alla cosa dentro di lei come
a una materia malleabile, come se fosse argilla, e tu la devi
lavorare insieme a lei con pazienza per fare in modo che alla fine
venga fuori.
Per ciche mi riguarda: se ho qualcosa da dire, la dico e basta.
Mikey e Louis
- Vuoi uscire ancora con lei?
- Che cazzo dici! La voglio strozzare.
- Eeeeh!
- Muoio dalla voglia di rivederla.
- Stalle alla larga. E' una pericolosa. Sembrava che ci fosse
dentro fino al collo.
- Mi ha lasciato lei. Non l'ho lasciata io.
- Fammi capire.
- Carlina mi ha scaricato.
- In che modo, Tagus?
- Ha solo detto che non le andava pidi uscire con me. Non fa per
niente bene, se vuoi saperlo. Li capisco quelli che si mettono a
piangere, quando vengono lasciati.
- Ti ha detto questo? Questo e basta?
- Dopo che le ho ficcato mezzo grammo di roba su per il naso e che
le ho offerto da bere per tutta la notte.
- Brutta storia.
- Devo averle ficcato nel naso quasi un grammo di roba.
- Scommetto che non hai dovuto ficcare niente dentro a niente.
Scommetto che il suo naso non ha avuto bisogno di grandi persuasioni.
- Era cominciata bene. C'era lei, c'era Lenny, su cui volevo che
facesse colpo, e c'ero io. Mentre sono al bar a prendere da bere per
tutti, lei e lui si fanno fuori il mio grammo. Poi lui se ne va con
la scusa che deve mettere a letto i bambini. Gli gocciola la merda
dal naso, va a sbattere contro i muri, perdeve andare a mettere a
letto i bambini. A quel punto io e lei cominciamo a discutere. Non
ricordo nemmeno di cosa. E dopo un po' lei mi scarica.
- Vuoi una birra?
- Mi ha letteralmente lasciato seduto l Non so nemmeno come tornata a casa.
- ...
- Ho proprio voglia di ammazzarla.
- Non ne vale la pena. Fatti una birra.
- Due mesi, amico. Due mesi buttati al cesso. Le ho fatto conoscere
tutti. Mamma, Labov. Le ho raccontato le stronzate piintime. Tutte
le stronzate su di me.
- Brutta storia.
- Cazzo se una brutta storia, Lou.
- Che ne dice Lenny? Ne avrai parlato con Lenny.
- Figuriamoci. In situazioni come queste rompe i coglioni. Mi parla
dall'alto in basso. Fratello grande fratello piccolo. E poi sta fuori
tutto il giorno. Bonnie dice che non sa neanche dove: all'ufficio, al
bar, o chiss Non fa che lamentarsi tutto il tempo. Pure lei e Len
hanno i loro problemi. Stanno messi male. Stressati. Sempre
incazzati. Lenny si fiondato sugli alcolici e sulla roba come fosse
il suo ultimo pasto. Io vado al bar a prendergli da bere, e loro si
fanno fuori tutto senza di me. Chi mai farebbe assegnamento su uno
cos
- Nessuno, amico.
- E poi le ho offerto da bere per tutta la notte.
- Apri la birra.
- Penso che potrei anche ammazzarla.
- Nessuno ammazzernessuno, Mikey.
- Trovami almeno qualcuno da poter picchiare.

Len
Ragazza alla cannella, cioccolatino profumato, miele da baciare che
cola bollente al centro di me stesso.

Labov
- Lenny il suo orgoglio e la sua gioia, - dico alla signora
Tagus. Poi dico: - Cosa ci sarmai in Lenny da far venire la
gastrite a una madre fiera e felice come lei, signora Tagus?
- Se lei avesse ricevuto una lettera e poi una telefonata come le
ho ricevute io oggi, signor Labov, anche il suo stomaco perfetto
sarebbe diventato un groppo, un pugno. Io che la gastrite ce l'ho
gi.. - Scrolla il capo nel suo bel cappotto.
Insisto perchla signora Tagus assaggi un salatino.
- Lenny ha un problema, - sussurra, continuando a girarci intorno.
Mentre mastica con cura il salatino, sussurra ancora: - Con Bonnie.
Quindi riassumendo ci sono dei problemi tra Lenny Tagus, figlio
della signora Tagus, un insegnante del college, che ha scritto un
libro sulla Germania prima dell'avvento di Hitler (impossibile da
leggere per via dei caratteri minuscoli) che stato definito serio e
documentato in una recensione che la signora Tagus ha attaccato sul
frigorifero con un nastro adesivo invisibile di quelli che non si
staccano pi C'un problema tra il Lenny della signora Tagus e la
Bonnie di Lenny Tagus, sua moglie da otto, nove anni, una ragazza
dolcissima, la migliore cui potesse aspirare anche un buon partito
come Lenny, che gli ha dato dei figli sani ed educati, e che fa uno
sformato cosbuono che una tentazione del demonio.
La signora Tagus sussurra cose incomprensibili, sorseggia il tche
ora si raffreddato e ha smesso di spargere il suo vapore intenso
nell'aria fredda della cucina del mio appartamento.
- Ma come fanno a farle venire la gastrite le lettere, le
telefonate e i suoi figli che io amo come fossero miei? - dico. Metto
in fila quattro biscotti accanto al piattino della signora Tagus.
- Se lei avesse ricevuto la telefonata che ho ricevuto io da
Bonnie, - dice la signora Tagus. - Da quella ragazza che chi mai al
mondo avrebbe il coraggio di ferire? E chi mai potrebbe negare una
giusta considerazione ai suoi sentimenti?
Intravedo il biancore del mio respiro nell'aria della cucina. Mi
sento rassicurato nel vederlo. Metto la mano sul pugno chiuso della
signora Tagus posato sul gelido tavolo della mia cucina. La pelle
delle nocche della signora Tagus tirata e secca, e quando apre la
mano per lasciarsela accarezzare sento la sua pelle raggrinzirsi come
carta. Quanto a me: anch'io purtroppo ho la pelle raggrinzita come
carta. Guardo le nostre mani. Se la mia povera Sandra fosse qui con
noi stasera parlerei - ma a lei soltanto - della vecchiaia, del
freddo, dei problemi che si hanno a salire le scale, delle mani
raggrinzite come carta, con macchie scure e unghie gialle, di come a
Labov sembri che invecchiando assomigliamo agli animali. Le unghie
diventano artigli, la faccia prende la forma del teschio, le labbra
si ritraggono dai denti come a scoprire un ringhio. Scarni,
ringhiosi, vecchi: perchmeravigliarci che della nostra sofferenza
non importa a nessuno che non sia un ringhioso come noi?
Sandra Labov: il tipo di persona alla quale tutti potrebbero
parlare di questioni come queste. Mi manca in ogni momento. La
perdita di Sandra Labov ciche fa girare le lancette nere
dell'orologio della mia cucina, dicendomi cosa devo fare, e quando.
Io e la signora Tagus siamo uniti nel modo in cui, mi scuserete, io
penso che i vecchi abbiano bisogno di unirsi in questa citt di
questi tempi. Suo marito e io eravamo cos eravamo uniti in questo
modo. Per il signor Tagus e tutta la famiglia: abiti confezionati con
lo sconto. Per me e la signora Labov: l'assicurazione al prezzo di
costo. I Tagus e i Labov sono uniti. Cosuniti che io all'improvviso
guardo l'orologio e costringo la signora Tagus a dirmi i motivi della
sua gastrite senza piindugiare.
- Fuori il rospo, signora Tagus, - le dico.
Lei sospira e si stringe per il freddo. Guardo il suo respiro. Mi
si avvicina e sputa il rospo, sussurrandomi queste parole: - Si
tratta di infedelt signor Labov -. Con gli occhi velati per le
cateratte dietro le lenti spesse mi guarda negli occhi e dice, a voce
pialta: - Insomma: tradimento.
Lascio che il silenzio si raccolga intorno a questa cosa che
finalmente si materializzata e poi chiedo alla signora Tagus di
spiegarmi cos'questa storia del tradimento.
- UcciderBonnie facendola morire di vergogna. Oppure Mikey
potrebbe mettergli le mani addosso, al sangue del suo sangue, - questa, secondo la signora Tagus, la causa del suo terribile attacco
di gastrite di questa sera, questo strano problema triangolare tra i
tre figli che ancora non mi sembra di avere del tutto chiaro.
La signora Tagus trattiene le lacrime. Il suo te diventato freddo
e di un colore pichiaro, e io mi alzo per prendere la scatola del
te mettere l'acqua calda nel bollitore di rame che io e mia moglie
Sandra ricevemmo in regalo da Arnold e Greta Tagus nel giorno del
nostro matrimonio, lo stesso in cui Roosevelt passa miglior vita,
che riposi in pace, e la signora Tagus si schiarisce la voce un'altra
volta e si tocca di nuovo lo stomaco attraverso il cappotto che io
stesso le ho confezionato, usando filo di ottima qualitper giuntare
le pelli.
Dice che la telefonata di sua nuora Bonnie Tagus che oggi l'ha
ridotta in quello stato aveva anche a che fare con la fotocopia della
metdi una lettera di Lenny, suo figlio e vanto, metdi una lettera
che la signora Tagus ha trovato nella sua cassetta postale, sempre
oggi, ma prima della telefonata di Bonnie Tagus. Parla in modo
precipitoso. Dice che la mezza lettera di Lenny era una fotocopia
(nemmeno indirizzata a lei personalmente)? Lui aveva spedito diverse
fotocopie della lettera, per espresso. Un colpo di testa. - Lo
definisce uno sfogo, - dice la signora Tagus, - verso gli amici e la
famiglia -. Per chiarire tutto a tutti. Mi guarda mentre traffico con
il bollitore sulla cucina che ha un solo grande bruciatore
funzionante. L'ho forse ricevuta anch'io, signor Labov, questa
lettera incompleta? Ma io ricevo la posta solo una volta alla
settimana, il marted (ora quasi venerd secondo l'orologio), per
via del fatto che la mia cassetta postale qui nel palazzo stata
forzata, e io penso che non sia sicura, considerato che la pensione
mi arriva per posta, cosho deciso di affittare una cassetta
all'ufficio postale, ma per arrivare all'ufficio postale ci vuole
mezz'ora con la soprelevata o ci vogliono sette dollari con il taxi e
delle linee degli autobus non ne parliamo nemmeno e poi con questo
tempo chi vuole pidi una scocciatura alla settimana? Quindi la
lettera potrebbe trovarsi nella mia cassetta. La signora Tagus ha
fiducia nella sicurezza della sua cassetta postale, qui nel palazzo
dove lei e Arnold Tagus vennero a vivere a partire dallo stesso
weekend in cui giustiziarono i Rosenberg sulla sedia elettrica a
causa di Nixon.
Ho messo un altro po' di tcaldo, scuro e appena fatto davanti
alla signora Tagus, in una tazza speciale comprata alla asa della
tazzaa Marshall Fields, con un coperchio che serve a mantenere il
calore del t e che quasi inconsapevolmente ho utilizzato sempre in
situazioni di emergenza come questa. Come quella notte di tanti anni
fa, quando Mikey Tagus inghiottla lingua durante una partita di
football a scuola, Arnold e Greta bevevano un tdopo l'altro dalle
tazze con il coperchio che avevo portato al Pronto Soccorso. Stavamo
tutti seduti a bere te a pregare. Quella fu la prima volta che la
signora Tagus sentlo stomaco stringersi come un pugno. E ora
stringe di nuovo il pugno, e nel pugno tiene le pagine sgualcite
della lettera di Lenny, macchiate come le fotocopie quando si
bagnano. Mentre parla si dondola sulla sedia della cucina e guarda
nel vicolo in direzione della scala antincendio che tutto il suo
panorama.
ettera aperta di Lenny lasciata a mete indirizzata alla piccola
comunitche comprende la mia famiglia e gli amici intimi (lettera
opportunamente concepita anche come satellite per comunicazioni, una
sonda lanciata nella costellazione di sentimenti che circonda e
informa l'orbita personale del suo latore) con l'esclusione di Bonnie
Fluttermann Tagus e Michael Arnold Tagus - avente come oggetto il suo
medesimo latore e le suddette escluse controparti.
21-2
Adorati parenti e maestri,
vi prego di prendere atto che la persona di Leonard Shlomith Tagus,
esimio professore, autore di L'emozione in poesia. Il tema
dell'impeto nella poesia della Repubblica di Weimar, una monografia i
cui diritti d'autore superiori alle tre cifre andranno
presumibilmente ad allungare le dichiarazioni dei redditi del 1985,
unico fine germanista della Northwestern University, studioso,
docente, figlio, padre, fratello; che il piscaltro dei marinai
coniugati, cioil medesimo L.S. Tagus, avendo navigato con successo
per nove anni tra lo Scilla e Cariddi di Attrazione e Occasione, oggi
21 febbraio 1985 dichiara di aver commesso adulterio, per ben quattro
volte, con una certa Carlina Rentaria-Cruz, gisentimentalmente
legata a mio fratello, Michael Arnold Tagus; che il sottoscritto
prevede il verificarsi di ulteriori episodi di adulterio; e che tutti
gli episodi del passato e gli altamente probabili episodi futuri di
detto adulterio saranno portati all'attenzione della moglie del
sottoscritto, la signora Bonnie Fluttermann Tagus, per l'esattezza
tra l'una e le due del pomeriggio (ora di pranzo), in data odierna.
Sappiate inoltre che non ndesiderio nintenzione di L. Tagus
ntantomeno il fine di una lettera apertamente esplorativa: a) la
giustificazione di tali attivitlibido/genitali da parte del
sottoscritto per suscitare la disapprovazione o la comprensione nel
gruppo dei suoi intimi; oppure: b) la spiegazione delle attivit medesime, giacche qualsiasi spiegazione di una trasgressione
degenererebbe inevitabilmente in una giustificazione (vedi il punto
a)); si tratta invece semplicemente di: c) informare le persone sulle
quali la mia esistenza e il comportamento da essa delineato
potrebbero determinare un effetto in virtdegli eventi descritti pi sopra e dibattuti, come al solito, pisotto; e di: d) descrivere,
probabilmente adottando la sperimentata pentade euristica del
chi-come-dove-quando-perch le ragioni per le quali tali episodi
sono avvenuti, avvengono e avverranno; e infine di: e) sviluppare le
prevedibili conseguenze di tali attivitper il sottoscritto, per le
altre persone in questione (B.F.T', M.A.T') direttamente coinvolte
nelle sue scelte, e per tutte le restanti persone le cui vicende
psichiche sono, in misura variabile, legate alle nostre.
Una volta eliminati a) e b), c) annullato dalla seguente
rivelazione:
Ragazza alla cannella. Labbra carnose, pelle al caramello, capelli
color cognac, da sudamericana. Un tipo: una ragazza color luce
sporca, occhi dal fondo bianchissimo e capelli come un liquore,
scintillante e affumicata; seni perfettamente a punta che spiccano
quando inarca il petto, quando per le risate lo inarca e batte
ansiosamente la mano sullo sterno che sta per esplodere. Cosa che
accade regolarmente. Perchuna ragazza allegra. Ride per ogni
battuta purchnon sia macabra e non riguardi la politica, e
preferisce evitare le discussioni sull'aborto; ma negli altri casi come il bel tempo che non cambia mai, qualcosa che la trasporta da un
luogo a un altro piuttosto che il contrario, una risata dal suono
penetrante simile a una possessione irrefrenabile, che la fa
contorcere, piforte della sua percezione di disagio e di imbarazzo,
un'offesa inoffensiva per chiunque viva in un mondo che soltanto un
fumetto violento, gli occhi lucidi che guardano intorno a implorare
soccorso, o un invito alla seriet lo sgonfiarsi di un capezzolo
strusciato dal cotone della sottoveste, qualche distrazione per farla
calmare. Un'allegria che quasi al confine con il dolore.
E io l'ho guardata contorcersi, con gli occhi color panna stretti
stretti, su un alto e rumoroso narghilGraphix, nell'appartamento di
Mikey Tagus; e un uomo che era sordo in una cittdi sirene ha udito
il richiamo fatale di una di esse; e gli scogli sommersi che a lungo
ero riuscito a evitare hanno sgretolato l'esile e fragile prua della
mia prudente personalit Carlina Rentaria-Cruz, assistente
segretaria negli uffici del North-side del Chicago Park District.
Ventenne, deliziosa, luminosa e scura, capelli appiccicosi di gin,
nostra signora dai riccioli umidi sulle copertine dei dischi, accento
spagnolo, stivali a punta, splendore latteo della pelle, labbra
lucide, che sprigionano luce - che brillano senza l'ausilio della
lingua - labbra che si inumidiscono da sole.
Tutto ciin contrasto - e sia chiaro che non intendo noffendere
nspiegare - con una donna di trentaquattro anni dal sedere grosso,
solida e bianchiccia come tutte le casalinghe. Conosciuta in ogni
microscopico dettaglio. Da un grande neo piatto sul braccio sinistro
spunta un ciuffo di peli neri. Capezzoli duri come i gommini delle
matite che si oppongono a vasti seni le cui ampie curve mi sono note
come le noiose anse del nostro lago. Una donna sempre munita di
cuscino per le emorroidi gonfiato a vari livelli, un'oscena ciambella
rosa di plastica dura, che ammortizza, imbottita del suo biossido,
l'ereditlasciata alla donna dal lungo e laborioso parto di Saul
Tagus. Una donna le cui labbra sono cronicamente secche (cattiva
secrezione sebacea) e raccolgono negli angoli una pasta biancastra.
Il cui modo di fare, lo confesso, sempre stato un po' troppo per
bene per i miei gusti. E la sua risata pacata e sempre opportuna,
consapevole, complicata da un'automatica e artificiosa partecipazione
verso le sensibilitindividuali dei presenti.
CioBonnie ride soltanto con; Carlina stata concepita e
cresciuta per ridere soltanto di.
Rappresentazione emblematica di una scena con risata di B.F. Tagus:
Immaginate una cena in piedi: B.F. Tagus sta adempiendo la sua
quota autoimposta di un aneddoto familiare che elizier嗷 i nostri
ospiti: - E Joshua riceve la sua fetta di torta dal cameriere, e
comincia a sbarrare gli occhi - (qui una portentosa imitazione) - la
guarda, e mi dice, me lo sussurra appena il cameriere se ne andato,
dice, mamma, mamma, perchc'il gelato su questa torta, e io gli
dico ma Joshua, il cameriere ti ha chiesto se gradivi la presenza del
gelato e tu gli hai risposto s amore; a quel punto Joshua mi
guarda, sta quasi piangendo, povero amore, e dice: la presenza del
gelato? Mamma, ma io avevo capito senza il gelato... Lui...
pensava... non .. - (mano sulla bocca, occhi paurosamente sgranati,
grande abbandono, spalle che si alzano e si abbassano in sincrono,
una risata piena di tenerezza, bonte tutte quelle cose l.
Rappresentazione emblematica di una scena con risata di C. R.-Cruz:
- Len, Len, lo sai perchgli ippopotami si accoppiano nell'acqua?
L'ho sentita in un club. Lo sai? Beh, falla bagnare tu una fica di
quelle dimensioni! - (A questo punto comincia a contorcersi, travolta
dalla sconcezza).
Per non parlare dell'accento letteralmente esiziale, una autentica
fellatio a ogni sillaba pronunciata da quel portale autolubrificante
che diventa di colpo un giardino profondo e un'alta citt frastagliata. Un pianeta.
- Oh, lenito, adesso ti mangio!
(Per inciso, l'amplesso si rivelato in questo caso una faccenda
di lamenti ad alta voce squisitamente avulsa da qualunque rimando
alla coscienza ebraica: grida di Carlina e poco spazio per qualche
aspetto accessorio della disperazione; una forsennata zuffa a due
alla ricerca di qualcosa che sta nascosto sottochiave al centro di un
sistema di corpi).
E la sua irriverenza addirittura meticolosa.
- Len, Len, quante principesse sul pisello ebree servono per
avvitare una lampadina?
- Principesse sul pisello?
- La risposta giusta due, ho sentito dire. Una per chiamare il
paparino e una per comprare una Diet Coke! - dice contorcendosi sul
posto dalle risate. (Immorale. C'dell'immoralitda queste parti, e
va bene cos cfr. piavanti. (per quanto devo ammettere che questa
storiella l'ho trovata offensiva)).
Inoltre,

Mikey e Louis
- Perchmai dovrei almeno telefonargli?
- Per un consiglio, Tagus. E' pigrande di te. Sa come stanno le
cose. Quella sera c'era anche lui. Puaiutarti a inquadrare la
situazione.
- E' un rompicoglioni quando si tratta di faccende come quella tra
me e Carlina, questa la verit Fa il paternalista quando vede che
mi serve un consiglio.
- Ma lui ha visto quanto eri carino con lei e che lei si comportava
come se la storia dovesse durare.
- Non credere che volessi farla durare per sempre.
- Len uno che la sa lunga, Mike.
- E' che se devo smettere di andare a letto con qualcuno voglio che
sia una mia decisione, tutto qui. O almeno voglio prima parlarne.
- Lui forse potrcapirci qualcosa. Hai detto che l'ha conosciuta.
Ti dirdi non prendertela.
- Ho proprio voglia di picchiare qualcuno.
- Tagus.
- Comunque il telefono occupato.
- Intanto fatti una birra. Almeno vuol dire che stanno a casa.
- Forse dovrei provare a telefonare a Carlina.
- Non lo farei.
- Te lo dico fin d'ora: faril rompicoglioni.

Len

Ho detto alla ragazza alla cannella che non sarmai perdonato per
questo. Mai. Che nel momento in cui entri in una certa storia e in
una certa situazione, sei vincolato agli altri, fai parte di una cosa
pigrande. Che l'intera costellazione diventa in un certo senso
liquida, e ogni sussulto la fa increspare. Mi ha chiesto chi stato
il primo a formulare la frase mai dire mai. Le ho risposto che deve
essere stato uno che era proprio solo.
Lei seta in un letto di satin comprato per corrispondenza.
Completa e senza cuciture, un uovo di muscoli sessuali. I miei
movimenti sopra di lei sono sconnessi, frenetici, il mio interstizio
solitario una droga universale che mi infonde coraggio e che odoro
con la spina dorsale. E mentre mi inoltro dentro di lei, invoco un
dio di cui non ho mai sentito cosacutamente l'assenza.
Porta medagliette cattoliche che fanno un tintinnio tutto speciale.
Mi sono scusato per aver invocato il nome di Dio in un momento del
genere. Mi tocca i fianchi. Non ci sono atei nelle trincee. Ride sul
mio petto; sento che sta strizzando gli occhi.
Lei il mio peccato.

Labov
Ho sistemato la poltrona della signora Tagus in modo che possa
usare il telefono a muro della mia cucina per parlare con Lenny, suo
figlio, senza dover stare in piedi - visto che nelle sue condizioni,
in un momento come questo, con problemi di famiglia e di stomaco,
stare in piedi non consigliabile. E' al telefono con Lenny. C' molto coraggio qui dentro mentre la signora Tagus ascolta senza
piangere le cose che Lenny le dice al telefono. Il mio cuore sta
cedendo. Voglio bene alla signora Tagus come un amico vuole bene a
un'amica. Lei la mia ultima sincera e vecchia amica in questo mondo
se si esclude il vecchio Schoenweiss il dentista che perdiventato
talmente sordo che non si pupiparlare con lui nemmeno del tempo.
Mentre bevo il te guardo la signora Tagus nel suo bel cappotto ben
confezionato e nel suo vecchio ed elegante abito di lana con un filo
di sottoveste che spunta sulle pesanti calze scure, le morbide scarpe
bianche con le spesse suole di gomma, per via dei piedi piatti, i
suoi spessi occhiali per via della vista e i capelli ancora quasi
tutti neri sotto il cappello di pelliccia che mi si spezza il cuore
se ricordo il compianto Arnold Tagus che lo metteva quando andavamo
insieme a vedere le partite di football dei Bears, nel gelo degli
autunni passati, io lo so, so dentro di me che amo la signora Tagus,
che ho chiamato Greta guardandola negli occhi mentre la accompagnavo
alla poltrona che ho sistemato sotto il telefono a muro
costringendola quasi con la forza, lo faccio per amicizia le ho
detto, a fare per il bene del suo stomaco la telefonata che avrebbe
potuto chiarire almeno in parte l'intero equivoco. Sono un ringhioso
animale rinsecchito e ingiallito che vuole bene a un altro animale.
Vicino al mio telefono c'un grande lembo di carta da parati a
fiori che si scollato dal muro della cucina fin dai tempi di Jimmy
Carter (tento sempre di parlarne al padrone di casa), e ora ricurvo
sul cappello e sulla testa della signora Tagus come un'onda d'acqua
azzurra piena di fiori. Non mi piace il modo in cui sembra voglia
avvolgere Greta Tagus.
Comunque sia, sono in collera con il suo Lenny? Non ne sarei
capace, anche se riuscissi a capire il problema che fa piegare la
signora Tagus sul suo stomaco sotto il mio telefono. Lenny Tagus un
bravo ragazzo. Questo quello che so. Conosco il Lenny Tagus che si
laureato, che ha persino vinto un dottorato, e intanto sosteneva
economicamente Arnold e Greta Tagus dopo che Arnold Tagus fu
costretto a cedere l'ufficio a un'azienda di stato riducendosi a
lavorare a provvigione, cosa che, a detta di tutti, lo uccise. Il
Lenny che avrebbe aiutato anche Mikey a finire il college se Mike non
avesse ricevuto la borsa di studio grazie al football nell'Universit dell'Illinois, ma poi fu costretto a ritirarsi quando si scoprche
non aveva ancora imparato a leggere come si deve, e andinvece a
lavorare per il dipartimento di softball del Chicago Park District,
dove ha un impiego interessante e sicuro, anche se tutti sanno quanto
siano lunghi gli inverni del softball, dal punto di vista
commerciale.
Il Lenny Tagus che telefona a sua madre, la signora Tagus, due
volte alla settimana, puntuale come il mio orologio, er parlare un
po'la scusa, e invece per farle sentire l'amore che prova per
lei e per farle sentire che non si dimentica che lei sola
nell'appartamento vecchio e freddo di Arnold. Per non parlare di
quando la signora Tagus, spesso in mia compagnia, viene invitata
nella casa di Lenny Tagus e famiglia per una delle cene preparate da
Bonnie Tagus! Come minimo una volta al mese. John Tagus e Saul Tagus
e il piccolo Becky Tagus in quei pigiami che inglobano anche i piedi,
che sbadigliano sul loro latte nelle tazze di plastica con le
figurine sui lati. Lenny che accarezza quei sottili capelli infantili
e legge in una luce soffusa brani di Gibran o Novalis. Avete presente
il calore? Ecco: c'calore nella casa dei signori Tagus.
- Cosdovrei incontrare questa persona? - sta chiedendo la signora
Tagus sotto l'onda della carta da parati mentre parla al mio
telefono. - Noi e Mike e Bonnie e questa persona dovremmo sederci e
parlare come vecchi amici? - Fa presente a Lenny la possibilitche
la sua mente sia temporaneamente scossa, forse per lo stress e la
tensione della mezza et Accenna a queste ipotesi in tono rispettoso
in modo che capisca che lei riesce a sentire Becky, e pilontano
forse anche Bonnie che piangono in sottofondo. Gli manifesta il suo
incredulo stupore, piun mal di stomaco del tutto nuovo e molto
forte, quando Lenny le rivela che una certa ragazza, che non era
Bonnie, si trovava l ha detto, proprio adesso, nella camera da
letto sua e di Bonnie, sotto un lenzuolo, con Lenny; e che Bonnie,
l'ultima volta che Lenny l'ha vista, stava piangendo nel ripostiglio
dei detersivi della camera di servizio.
Il Lenny Tagus con i capelli a spazzola, i bermuda e i calzettoni
neri che tagliava il prato del palazzo quando il vero giardiniere era
messo fuori gioco dal gin, per consentire alla famiglia Tagus una
piccola riduzione dell'affitto. Che mi ricordo si rifiutdi lasciare
che Mike (Mike ha quattro anni di meno ma a dieci era gipialto di
Lenny, pialto di tutti - forse ha cinque anni di meno, insomma
quattro o cinque) andasse a fare a pugni al posto suo con dei
ragazzacci che avevano rotto il corno francese di Lenny e lo avevano
preso a calci nella schiena mentre era per terra nel cortile della
scuola e gli avevano lasciato dei lividi gialli che se chiudo gli
occhi li vedo ancora sulla schiena del giovane Lenny Tagus, che non
volle dire a Mikey chi doveva prendere a pugni.
Il Lenny che fece per mesi la spesa per conto di mia moglie la
signora Labov quando Dio solo sa se ne aveva di lavoro da fare, oltre
alla quantitdi cose da preparare a scuola per la laurea e il
dottorato, quando la flebite della signora Labov si aggrave io
dovevo stare in negozio a cucire e l'ascensore del palazzo era guasto
e il padrone di casa, che gidurante gli anni di Kennedy e Johnson
provava a mandarci via, ci mise un tempo vergognoso per farlo
riparare e Sandra dava a Len la lista della spesa.
La signora Tagus sta dicendo a Lenny di non muoversi da l Che
lei, come madre, ha delle cose da dirgli. Nel tono della sua voce c' la forza d'animo della persona che ogni giorno si trascina la
gastrite. Il freddo della cucina mi provoca dolore alle mani e le
infilo sotto le braccia, dentro il cappotto a righe che, come il
vecchio cappotto di Arnold Tagus, ho cucito personalmente.

Lenny
Mentre parlavo e ascoltavo mia madre, immaginandola con la mano
sullo stomaco o sugli occhi, i due luoghi fisici sui quali polarizza
i problemi che si accolla, proteggendoli come preziosi trofei, il
signor Labov sicuramente accanto alla sua teiera nera, i vecchi
pantaloni sformati che ricascano sulle caviglie e coslenti da
scoprire la regione settentrionale del sedere (dio che tenerezza mi
fanno le persone con i pantaloni cosflosci da lasciare scoperto
l'inizio del sedere), me lo immagino che bofonchia e, dietro la nube
di fumo che si alza dal t lancia occhiate a mia madre, al telefono,
mia madre che di sicuro si appoggiata alla lurida parete scrostata
della preistorica cucina di Labov; e mentre ripasso la lettera, che
sicuramente giace da qualche parte sulla persona di mia madre, quella
lettera che un fatale esercizio di disinformazione che non sono
neanche riuscito a finire prima di spedirla, in preda a un desiderio
furioso che la cosa comunque si sapesse, che venisse fuori, che
l'attesa finisse, e che lo sparo assordante che scatena la
tragedia...
- Mi sono ritrovato a fremere, nel bel mezzo della conversazione -
una conversazione che come al solito consisteva soprattutto di pause,
la speciale comunicazione via cavo del suono della distanza,
elettrico e solitario - a fremere per l'impulso di... spiegare.
Spiegare. E mentre pregavo mia madre di venire a casa mia, per
aiutare me e la ragazza appetibile a tirare fuori Bonnie da un buio
di scope, stracci e varichina, per discutere di tutta la faccenda,
noi cinque, insieme - sentivo salirmi in gola come un conato la
tentazione incontrollabile di spiegare, giustificare, congetturare ed
estinguere dentro di me e per me la verit la piatta scialba e
banale veritche si faceva tangibile per me tramite nient'altro che
una timida frasetta vergata sbrigativamente a matita sopra
l'urinatoio pia sud del bagno degli uomini, sul piano del mio
ufficio all'universit la semplice frase
basta signor Brava Persona
in mezzo allo squallido groviglio di genitali che circondavano
quella riga all'altezza degli occhi...
Invece, in comunicazione elettromagnetica con il sangue del mio
sangue, tra le voci di Becky e Bonnie e il parlottio e le risatine di
Carlina che volge verso di me la schiena nuda color cafftutta
piegata su un narghil nascosto da qualche parte nel lato della
donna del letto dei Tagus; al telefono, invece, ho sentito che
spargevo fuori da me un torrente fangoso di frasi sbagliate,
emissioni di un fiato burocratico, calcoli derivati dagli assiomi di
un eterno bambino su ciche sua madre avrebbe voluto sentire,
ragionamenti vorticosamente irradiati dalla proposizione di fondo che
Bonnie e Io Non Siamo PiFatti L'Uno Per L'Altra, Mamma, che Ci
Siamo Allontanati, e Tranne I Bambini Non Abbiamo Niente Che Ci Tiene
Insieme, e Ti Sembra Bello Questo Per I Bambini?
Tutte cose che il signor Brava Persona sa bene che sono
ingannevoli, vuote, e moralmente colpevoli.
Tuttavia c'stato un episodio, troppo nitido per essere stato un
sogno, in cui una mattina prestissimo, non pitardi dell'anno
scorso, io e Bo ci siamo entrambi mezzi svegliati. Sincronicamente.
In questo letto. Mezzi svegli, seduti, a fissare le nostre sagome
sfuocate nel bagliore verde della sveglia digitale; ci siamo guardati
reciprocamente, dapprima tentando di riconoscerci, e poi in preda a
uno shock sincronizzato: terrorizzati per aver visto l'altro,
all'unisono abbiamo gridato Cooosa?e siamo caduti sui cuscini
ripiombando nel sonno. A colazione abbiamo confrontato le nostre
considerazioni e tutti e due siamo usciti molto turbati.
Questo mamma lo capisce, questa specie di rivelazione unificata
della separazione: sono le inquietudini del matrimonio che si
contrappongono alle inquietudini della persona, correnti nel flusso e
riflusso dei sensi di colpa che accompagnano i rapporti sentimentali
lungo tutto l'arco della vita. Lei dice,
- Ogni matrimonio ha i suoi alti e bassi, altrimenti non un
matrimonio. Vuoi che ti parli degli anni che abbiamo passato insieme
io e il tuo povero pap
S mamma.
Ma, in fondo, anche no.
Potrei onestamente replicare descrivendo quella specie di paralisi
interiore che ugualmente accompagna il prolungato intersecarsi dei
problemi pratici di due persone che vivono fianco a fianco e di come
tutto citolga il respiro a un uomo. Del modo in cui tutte le sante
sere la conversazione di Bonnie non abbia altro argomento che i
problemi. Il costo del rivestimento del divano a due posti del
soggiorno. La qualitdel taglio della carne x al mercato y. Le
persistenti e misteriose eruzioni di psoriasi sul pisello di Josh che
lo costringono a grattarsi in un modo che certo non pucontinuare
cos
Sull'altro fronte: questa partner che nel bene e nel male ancora
una bambina, sia quando mette il broncio, sottomessa, silenziosa, e
urla S(S(Dio!)); sia quando accovacciata nel suo divano offre a
un insegnante con la cravatta allentata ridotto in stato catatonico
da una giornata trascorsa in mezzo alla burocrazia parasovietica del
dipartimento di germanistica di questa universit quando mi offre un
fiume rinfrescante di chiacchiere colmo di intuizioni irrilevanti e
impagabili del tipo: ggi non sopporto i miei capelli; non li
sopporto(come si fa a non sopportare i propri capelli?); oppure
eri sera alla Tv ho notato che il naso di Karl Malden assomiglia
allo scroto di un uomo, non ti pare?(S; o ancora affanculo, ma
come possibile che mi venga il ciclo nel mio unico paio di jeans
bianchi proprio mentre mi controllano all'uscita da Jewel? o anche
ike ti picchierquando verra saperlo(magari fosse cos semplice); oppure on amermai qualcuno per sempre u vuoi che
mi senta in colpa per tua moglie per il fatto che non la ami pi
(fosse soltanto questo).
E va bene, la signora Tagus stanca di sentire parlare di
navigazione, esigenze, insopportabile tran tran, di questa
rappresentazione delle angosce della mezza et Da una parte: un
misto di latte e cannella, che non brucereternamente per nessuno;
dall'altra: lealtdimostrata fino allo sfinimento, pratico realismo,
compassione, slancio, una donna che avrsempre il colore e l'odore
della Noxzema.
Confronti confronti confronti: le ragioni imperniate sugli altri
sono facili da manipolare. Tutte le cose vuote sono leggere.
Il fatto che sono proprio stanco di stare bene. Di essere buono.
Forse sono solo stanco di non capire dove si estinguono in me le
attese millenarie di una costellazione, dov'che la mia volont appende il suo cappello di pelliccia. Dovrebbe essere l'angolino di
una persona che sa quello che vuole. Vorrei essere determinato. Lo
voglio. Non affatto picomplicato che basta sig. b.p'.
Ciobasta sig. l.s'.
Quindi basta con le stronzate, visto che non riesco a spedire pi della metdi me stesso.
Se soltanto Bonnie la smettesse di graffiare la porta del
ripostiglio.

Labov
- Sei un bravo ragazzo Lenny, - dice sinceramente la signora Tagus
al mio telefono. - Sei un bravo ragazzo, e noi ti vogliamo bene, io e
Bonnie e Mikey. E anche il signor Labov, - guarda verso di me e la
forza che ha aleggiato cosa lungo sulla signora Tagus finisce, e la
signora Tagus si mette a piangere, piange come si puimmaginare
piangano nazioni intere, e io distolgo lo sguardo, per rispetto.
Infilo le mani dolenti per l'artrite sotto le braccia all'interno del
cappotto e guardo, oltre la scala antincendio, oltre il cortile del
palazzo, la finestra di fronte alla mia, che ha una serranda chiusa
che negli ultimi tempi non mai stata alzata. La serranda abbassata dai tempi del Vietnam e non so chi vive in
quell'appartamento. Mi accorgo che nessuno parla pie che la signora
Tagus dietro di me ha riagganciato il telefono al muro vicino al
lembo cadente della carta da parati. Piange come una nazione intera,
stringendo forte gli occhi per un dolore allo stomaco che non voglio
neanche immaginare. Vado dalla signora Tagus.

Mikey e Louis
- Mikey, ho detto soltanto: dove, ho detto solo questo.
- ...
- Se qualcuno mi rincorre e devo scappare di corsa da qualche
parte, vorrei almeno sapere dove sto andando. Ecco tutto.
- ...
- Se non vuoi dirmi dove stai andando, dimmi almeno come mai qui
nel cruscotto la spia dei freni resta sempre accesa.
- La spia dei freni?
- Guarda qui. Mi pare proprio che non si sia spenta mai. Hai un
problema ai freni, posso darti qualche indirizzo dove farli
aggiustare.
- E' un problema elettrico del quadro. Fa contatto. Non si spegne
mai. Da quando l'ho comprata. Ormai come una specie di fiamma
eterna che veglia su di me.
- Non si spegne mai?
- E non sono neanche i freni.
- A me farebbe venire un po' la pelle d'oca.
- Non so. A me piace. Credo di considerarla in un certo senso
rassicurante.

Len
Tuttavia anche il novello solitario puaccorgersi subito che una
vita vissuta, temporaneamente o no, come una semplice rinuncia di
ogni valore diventa nel migliore dei casi angusta e nel peggiore dei
casi vuota: una vita ad aspettare ciche non sarmai. Seduti ad
accettare passivamente (senza giudicare) l'accadere e il finire delle
cose.
Aspetterl'arrivo di quelli di cui ho fatto saltare le orbite.
Aspetterche la cosa diventi di dominio pubblico - la reazione
collettiva, le consultazioni, le recriminazioni, le proteste di
lealt il tradimento, le conseguenze. E poi finiranche questo. Il
dolore portervia i suoi feriti. La mia costellazione sarfuori
della mia percezione.
Ma loro aspetteranno, perchio aspetter Aspetteremo il giorno in
cui le croci e delizie di Carlina Rentaria-Cruz diventeranno per
Leonard Shlomith una parte del giorno come un'altra. E aspetteremo
l'inevitabile giorno in cui risuoneranno dei sibili silenziosi e
l'unica mia sirena mi lascerper un uomo del colore di un bel
sigaro.
E non si dica, quel giorno, che avraspettato qualcosa che valeva
la pena aspettare.

Labov
- Toglietevi dai piedi e lasciate in pace la signora! - urlo a una
banda di teppisti vestiti in pelle che occupano tutto lo spazio sotto
la pensilina di plastica davanti al binario della soprelevata e che
rivolgono fischi e commenti alle lacrime ghiacciate dal vento sulle
lenti spesse della signora Tagus. Dai piedi freddi sulla piattaforma
(piedi: anch'essi artritici) percepisco che il treno sta arrivando.
Dico alla signora Tagus di telefonarmi quando vuole un taxi per
tornare. La aspettera casa.
Un vagabondo accanto a una pattumiera incendiata canta l'inno
nazionale al di ldei due binari, ma le note arrivano fino a noi
trasportate sulla piattaforma dalle forti folate del vento invernale.
Tutta la neve diventata rigido ghiaccio. Consegno alla signora
Tagus il thermos con il tper il viaggio, che dura tre quarti d'ora
perch ringraziando il cielo, non deve cambiare.
Raccomando alla signora Tagus di dire ai suoi ragazzi di venirmi a
trovare. Berremo qualcosa di caldo, e discuteremo di tutta la
faccenda.
Ecco che il treno arriva. La signora Tagus si avvia a tentoni. Non
dice mai niente quando piange, Greta. Facciamo come se niente fosse,
dignitosamente. Ha varcato lo sportello del treno. Prende posto da
sola, ma nella direzione opposta a quella di marcia, cosa che temo
non giovi allo stomaco. Greta si sfila i guanti e solleva le mani
ingiallite, che io ricordo quando erano bianche, le solleva per
sfilarsi gli occhiali ghiacciati. Senza occhiali la signora Tagus pivecchia. Gli sportelli si richiudono prima che io sia riuscito a
trascinare il mio corpo irrigidito verso il finestrino per dire alla
signora Tagus di sedersi nella direzione di marcia. C'tanto rumore,
e io non sopporto il rumore. Tengo le mani, infilate nei guanti che
mi sono comprato, sulle orecchie e vedo la signora Tagus che si
allontana sui binari verso nord. Nel nostro palazzo nella mia cucina
guardo la mia cucina e vedo il treno che la porta via.

E' tutto verde
Lei dice non mi importa se tu mi credi o no, la semplice verit
tu continua pure a credere quello che ti pare. Quindi sicuro che
sta mentendo. Quando dice la veritimpazzisce pur di convincermi a
crederle. Percisono sicuro che sta mentendo.
Lei si accende una sigaretta e guarda fuori, lontano da me, fa la
maliziosa con la sigaretta bene in vista e lo sguardo verso la
finestra ancora bagnata, e io non so proprio cosa dire.
Dico Mayfly io davvero non so cosa dire o cosa fare e se posso
crederti pi Ma queste sono le cose che so. So che io invecchio e tu
no. E so che ti do tutto quello che ho da darti, con le mani che ho e
con il cuore che ho. Tutto quello che ho dentro, io te l'ho dato.
Tenendolo insieme e lavorando duro ogni giorno. Ti ho fatto diventare
la ragione di ogni cosa che faccio. Ho provato anche a costruire una
casa da offrirti, per farti restare con me, perchfosse bello
restare con me.
Mi accendo anch'io una sigaretta e butto il fiammifero nel lavabo
dove ci sono gli altri fiammiferi e i piatti e la spugna e tutte
queste cose qua.
Dico Mayfly io il mio cuore l'avevo gettato per strada e sono
andato a recuperarlo per te ma ora ho quarantotto anni. E' ora che la
smetta di lasciarmi trasportare dalle cose e basta. Devo usare quel
po' di tempo che mi rimane per provare a far andare le cose per il
verso giusto. Devo capire quello che voglio. Dentro di me ci sono
delle esigenze che tu non riesci nemmeno pia vedere, perchormai
le tue esigenze sono troppe.
Lei non dice niente e io guardo lei che guarda la finestra e sento
che lei sa che io lo so, e lei cambia posizione sul divano. Si siede
sulle sue gambe. Indossa dei pantaloncini.
Dico davvero non ha importanza cosa ho visto o cosa credo di aver
visto. Non ha pinessuna importanza. So soltanto che io invecchio e
tu no. Ma ora sento che tutto ciche mi appartiene fa parte di te e
sento che non ricevo piniente da te.
I suoi capelli sono tirati su sotto un berretto con delle forcine e
con la mano si tiene il mento, presto, dal mio divano guarda
incantata fuori la finestra ancora bagnata.
E' tutto verde dice. Guarda come tutto verde Mitch. Come fai ad
avere voglia di dire tutte queste cose quando qui fuori tutto cos verde.
La finestra sul lavabo del mio cucinino lucida per via della
pioggia pesante della notte scorsa e ora mattina, c'il sole, ancora cospresto, e ci sono tante cose verdi lfuori. Gli alberi
sono verdi e il prato e pettinato all'indietro per i violenti scrosci
di pioggia. Ma non tutto verde. Le altre roulotte non sono verdi e
il mio tavolino da gioco in mezzo alle pozzanghere e le lattine di
birra e le cicche che galleggiano nei posacenere non sono verdi, o il
mio camper, o il mio carrello, o tutta la ghiaia, o quella ruota
giocattolo che sta in piedi sotto una corda di bucato senza bucato
vicino alla roulotte a fianco, dove c'quel tipo con i figli.
E' tutto verde sta dicendo. Sta sussurrando e quel suono non lo
riconosco pi
Getto la mia sigaretta e a fatica cerco di distrarmi da questa
mattina con il sapore di qualche veritnella bocca. Mi giro a fatica
verso di lei nella luce del divano.
Sta guardando fuori, lda dove seduta, e io guardo lei, e c' qualcosa in me che non riesco a trattenere, in quello sguardo. Mayfly
ha un corpo. E lei il mio mattino. Dico il suo nome.

Piccoli animali
senza espressione
E' il 1976. Il cielo basso e pieno di nuvole. Le nuvole grigie
sono gonfie, increspate e luminose. Il cielo sembra un cervello.
Sotto le nuvole c'un campo, e tira vento. Un'autostrada sbiadita
corre vicino al campo. Passano un sacco di automobili. Una accosta.
Una donna giovane con un viso appassito fa scendere dall'auto due
bambini. L'uomo al volante guarda dritto davanti a s I bambini non
fiatano. Hanno la pelle bianchissima. La donna ha in mano un
sacchetto con dentro qualcosa di molto pesante. Il suo viso appassito
pende sul sacchetto. La donna porta il sacchetto e i bambini con la
pelle bianchissima verso uno steccato di legno, vicino al campo,
vicino all'autostrada. Appoggia le mani dei bambini, che sono
piccole, allo steccato di legno. La donna dice ai bambini di tenere
le mani sullo steccato finchnon torna l'automobile. Sale in auto e
l'auto parte. Nel campo vicino al recinto c'una mucca. I bambini
tengono le mani sul recinto. Il vento soffia. Passano un sacco di
auto. I bambini restano lfermi tutto il giorno.

E' il 1970. In un cinema una donna dai capelli rosso fuoco seduta
a parecchie file dallo schermo. Una bambina con un bel vestitino seduta accanto a lei. E' appena cominciato un cartone animato. Gli
occhi della bambina si perdono nel cartone animato. Dietro la donna buio. Un uomo si siede dietro la donna. Si sporge in avanti. Le sue
mani si perdono nei capelli della donna. Gioca con i suoi capelli nel
buio. La luce riflessa del cartone animato fa tremolare le facce del
pubblico: gli occhi della donna brillano per la paura. E'
completamente immobile. L'uomo gioca con i suoi capelli rosso fuoco.
La bambina non si gira mai verso la donna. I cartoni animati, le
anteprime dei film e il film durano quasi tre ore.

Alex Trebek si aggira per lo studio di Rischio! con una spilla sul
petto dove c'scritto at Sayak assomiglia a un tasso Lui e Sayak
giocano a squash ogni gioved

E' il 1986. Il cielo notturno della California illuminato e
silenzioso come un palazzo abbandonato. Dall'appartamento caldo di
Faye sulle strade all'orizzonte si vede una scia lentissima di
microscopici lustrini bianchi.
Faye Goddard e Julie Smith sono sul letto di Faye. A turno, si
mettono una sopra l'altra. Fanno sesso. I gemiti di Faye echeggiano
come monete contro le grandi vetrate del suo attico.
Poi Faye e Julie si rinfrescano con degli asciugamani bagnati.
Stanno in piedi nude davanti alle vetrate a guardare Los Angeles.
Frammenti di Los Angeles si accendono e si spengono, come se le luci
si offuscassero a vicenda.
Julie e Faye tornano a letto, come amanti. Si scambiano complimenti
sui loro corpi. Si lamentano di quanto breve la notte. Continuano
ad analizzare, con una sorta di entusiasmo infelice, le piccole
omissioni che, dice Julie, necessariamente punteggiano la strada che
conduce a un rapporto vero. Faye dice che Julie le piaceva gimolto
tempo prima di sapere che anche lei piaceva a Julie.
Consultano insieme sul dizionario Oxford la definizione di
iacersi
Si abbracciano. Julie bianchissima, i suoi capelli sono corti e
spinosi. Attraverso i vetri, il buio della stanza scheggiato da
frammenti di Los Angeles di notte. Il buio accerchia ognuno dei
frammenti e combacia con essi come un guanto da giardiniere. E'
romanticissimo.

Il 12 marzo 1988 piove. Dalla finestra dell'ufficio di sua madre,
Faye Goddard vede la strada diventare prima scura e poi lustra di
pioggia. Dee Goddard seduta sulla sua scrivania, scalza, e anche
lei guarda fuori della finestra. La regista di Rischio! lcon
l'addetto stampa dello show. La capo macchinista e la suggeritrice
riordinano degli appunti. Alex Trebek seduto da solo accanto alla
porta in una di quelle sedie da regista, beve una bibita in lattina.
La stanza si riflette nella finestra buia.
- Se ci dici che cosa le hai detto, forse riusciamo a capire se
viene, - dice Dee.
- Possiamo fare una cosa tipo l meglio in venti minuti Faye, -
dice la regista guardando l'orologio che tiene nella parte interna
del polso.- Poi ci vorralmeno un'ora per organizzare e registrare.
Oppure tagliamo, il che significa rimediare col satellite e un po' di
televendite.
- Per non parlare di un ragazzo che ormai mezzo catatonico per il
terrore ed in preda a un attacco di nervi, - dice a bassa voce
Muffy demott, addetto stampa. - L'ultima volta che l'ho visto, era in
posizione fetale sul pavimento fuori della sala trucco.
Faye chiude gli occhi.
- Ho detto a mio marito di tenerlo d'occhio, - dice la regista.
- Grazie mille, Janet, - dice Dee Goddard alla regista. Abbassa lo
sguardo sulla sua cartellina. - Sono giarrivati tutti i concorrenti
delle altre quattro puntate?
- Tutti quelli iscritti. Molti pidi quanti ne abbiamo mai avuti.
Poi c'una pensionata dell'esercito, piuttosto timida, che non mai
stata inserita nemmeno in una sfida di prova fino alla fine di
aprile. Dice che non ce la fa piad aspettare di sfidare Julie.
- Ma non sfiderJulie, - dice Muffy demott.
Dee sbircia la sua cartellina.- Insomma, in tutto quanti sono?
- Nove, - sussurra Faye. Poi si tocca i capelli sulle tempie.
- Ne abbiamo nove, - dice la regista, - sono sufficienti per tutte
e quattro le puntate con una rotazione di due per puntata -. Nella
stanza, il suono della pioggia che batte sul tetto di alluminio della
Merv Griffin Enterprises, sembra carne che frigge in lontananza.
- E sono sicura che sono preparati, - dice Faye. Si guarda il dorso
delle mani che tiene in grembo. - Che fa Julie se il ragazzo la
elimina? Il tuo nuovo misterioso guru delle nozioni.
- Non fare confusione tra quel che sono, da una parte, e quel che
mi dicono di fare, - dice la regista.
- Non la elimina, - dice la capo macchinista, scuotendo la testa;
sta masticando un chewing gum che le stimola un vermetto di muscolo
sulla tempia.
Alex Trebek, guardando il suo orologio digitale, inizia a
schiarirsi la voce come fa ogni volta prima di una puntata; un
rituale. Tutti nella stanza si girano a guardarlo.
Dee dice: - Alex, che ne dici di far accomodare i nuovi concorrenti
alle postazioni, avvertendoli che potremmo, ma non detto, essere in
leggero ritardo? E ringraziali per la loro pazienza.
Alex si alza, si aggiusta la cravatta. La sua lattina risuona sul
fondo metallico di un cestino. Si schiarisce la voce.
- Un buon conduttore e tutto quan-to -. Dee gli sorride cordiale.
- Bravo.
Alex lascia la porta aperta. Fuori il sole squarcia le nuvole. Le
palme gocciolano e il cemento luccica. Le macchine sfrecciano, con i
tergicristalli posizionati su oloognitanto Janet Goddard, la
regista, tiene lo sguardo basso, e finge di essere concentrata su
quel che ha in mano. Faye sa che la luce improvvisa del sole la sta
facendo sentire poco attraente.
Nella finestra Faye vede il profilo di Dee controllare l'orologio
con un movimento impercettibile. - Le domande sono pronte? - chiede
il profilo.
- Bastano per quattro puntate, - dice la capo macchinista; - gli
argomenti sono a posto, tutti i monitor sono sintonizzati. Ora Joan
sta fissando l'ordine delle domande.
- Quello il mio lavoro, - dice Faye.
- Il tuo lavoro, - sibila la regista, - dire alla mammina qui
presente dove finita la tua amichetta nevrotica.
- Alex avrbisogno tra pochissimo di tutti i testi alla
postazione, - dice Dee alla capo macchinista.
- Ecco il tuo lavoro, oggi -. Janet fissa la schiena di Faye.
Faye Goddard mostra il dito medio alla moglie del suo ex patrigno,
Janet Goddard, sul vetro della finestra. - Uno di questi per ogni
domanda sugli animali, - dice.
La regista si alza, dice a Faye che una puttana con l'aria di una
mantide religiosa, poi esce, chiudendosi alle spalle la porta che era
rimasta aperta.
- Puttana, - dice Faye.
Dee con un sorriso lieve dice che le sembra che di puttane ce ne
siano un po' troppe. Muffy demott ride e va a sedersi sulla sedia di
Alex. Dee scende dalla scrivania. Una scheggia della scrivania si
spezza tirata via dai pantacollant. Si accovaccia accanto alla
figlia, che sulla sedia della scrivania, girata verso la finestra,
con i piedi nudi appoggiati sul davanzale. Le ginocchia di Dee
scricchiolano.
- Se non viene, - sussurra Dee,- allora dimmelo. Almeno sistemo la
cosa con Merv, piccola.
Il fatto che Faye vede nella finestra l'immagine sfocata e
splendente di sua madre. Vede il volto medievale di sua madre, i
capelli rossi scrupolosamente pettinati, le rughe tristi che
disegnano un triangolo intorno alla bocca e al naso, che intrappolano
e accumulano fondotinta e trucco ogni volta che il viso si contrae
durante la giornata. Dee ha gli occhi arrossati, cerchiati da
occhiaie profonde, borse di sangue nero. Dee bella, a parte le
occhiaie. Quest'anno Faye ha notato che comincia a intravedersi un
principio di borse nere anche sotto ai suoi occhi, che sono uguali a
quelli del padre, marrone scuro e leggermente tiroidei. Faye sente
l'alito di Dee. Ma non riesce a capire se sua madre ha bevuto.
Faye Goddard ha ventisei anni; sua madre cinquanta.
Julie Smith venti.
Dee stringe il braccio di Faye con la mano sottile che a stare in
ufficio si raffreddata.
Faye si gratta il naso. - Non viene, me l'ha detto. Sarper
un'altra volta.
La capo macchinista fa un salto quando il telefono squilla.
- Ma no, non vero, - dice Faye.
- Bambina mia -. Dee accarezza il braccio che aveva stretto.
- E' chiaro che io non ho sentito niente, - dice Muffy demott.
- Va bene, - dice la capo macchinista. - Portatela in sala trucco
-. Alza gli occhi verso Dee. - La vuoi in sala trucco?
- Brava, - dice Dee a Faye indicando la porta chiusa.
- Non penso che il signor Griffin stia bene, - dice la
suggeritrice.
- Lui e il ragazzo sono degni l'uno dell'altro. Buttiamo dentro
anche la pensionata dell'esercito. Facciamo una puntata di nevrotici.
Dee avvicina il viso di Faye con la sua mano sottile. La bacia con
dolcezza. Le labbra combaciano alla perfezione, pensa improvvisamente
Faye. Rabbrividisce, nell'aria condizionata.

a regina di ischiodetronizzata dopo un regno durato tre
anni. Titolo di ariety del 13 marzo 1988

- Non muovetevi di l - dice la televisione.
- E dove vuoi che vada? - chiede Dee Goddard, seduta sulla sua
sedia, nel suo ufficio, di notte, nel 1987.
- Siamo qui per dar vita a delle cose belle, - dice la televisione.
- Anch'io, - dice Dee. - Anch'io l'ho fatto. Una volta.
Dee seduta nel suo ufficio alla Merv Griffin Enterprises tutte le
notti della settimana e ammazza il tempo bevendo un martini
annacquato dopo l'altro. Le pareti del suo ufficio sono coperte da
una quantitdi frasi celebri distorte. Cose tipo: mi semblato di
vedele un matto; per colpa di un canguro non si fa picredito a
nessuno. E foto con dedica. Dee e Bob Barker insieme, ai tempi in cui
scriveva i testi di Verito Illazioni. Merv Griffin che le consegna
una targa. Dee e Faye tra Wink Martindale e Chuck Barris a un party.
Dee preme il telecomando per passare dalla Nbc a Mtv, sulla tv via
cavo. Ragazzi truccati, quasi anoressici, suonano chitarre che non
sembrano chitarre ma aerei o armi.
- Vostro marito vi guarda ancora come vi guardava un tempo? -
chiede la televisione.
- Ma figuriamoci, - dice Dee sarcastica tra un sorso e l'altro.
- Beve troppo, - dice Julie Smith a Faye.
- Perchsoffre, - risponde Faye, guardando la madre.
Julie guarda anche lei il monitor del circuito interno dell'ufficio
di Faye. - Beve per dimenticare o per ricordarsi che soffre?
Faye sorride.
Julie scuote la testa. - E' una cosa meschina spiarla cos
- Oggi meriti una pausa, - dice la televisione. - Il latte salute... Combatte i nemici dell'igiene... Non hai voglia di un
cheeseburger la casa tua?
- Veramente no, - dice Dee, alzandosi in piedi sulla sedia. - Non
ne ho nessuna voglia -. Il bicchiere le cade di mano.
- Perstata carina a dire quella cosa su di te, prima -. Julie
guarda il profilo di Faye. - A dire che anche lei una volta ha dato
vita a una bella cosa.
Faye sorride senza smettere di guardare il monitor. - Hai sentito
cosa ha fatto Alex oggi? Sayak dice che ormai con Alex guerra
aperta. Alex entrato in cabina di regia e si messo a giocare con
il tasto degli applausi durante la registrazione della terza puntata
della Ruota della Fortuna. Tipo che il pubblico applaudiva ogni volta
che un concorrente sbagliava e perdeva soldi. Sajak dice che si
vendicher
- Just do it, - dice la televisione.
- Okay, - dice Dee. Poi si addormenta sulla sedia.
Faye e Julie sono sedute su piccoli asciugamani sottili, nel 1987,
sul bagnasciuga, nude, su una spiaggia per nudisti a sud di Los
Angeles. L'alba appena spuntata. Il sole alle loro spalle. Il
Pacifico all'alba e color lilla. Deboli onde bagnano i piedi delle
due donne e poi si ritraggono subito. Il cielo di un colore
assurdo.
Julie ha detto a Faye che secondo lei gli amanti passano per tre
differenti fasi nel corso della loro conoscenza. All'inizio si
raccontano aneddoti e le cose che amano. Poi le cose in cui credono.
E nella terza fase studiano la relazione tra le cose in cui l'altro
crede e quelle che in realtfa.
Julie e Faye si stanno raccontando aneddoti e tutte le cose che
amano per il ventesimo mese consecutivo. Julie dice a Faye che lei,
Julie, ama pidi ogni altra cosa: la poesia contemporanea, le donne
crudeli, le parole che hanno un solo significato, le facce in cui
l'espressione cambia all'improvviso, una enciclopedia canadese in
edizione limitata che nessuno conosce e che si chiama Enciclopedia
Laplace: tutti i fatti del mondo, l'odore tenero della cipria che si
sente quando le donne anziane aprono il portatrucco, e ovviamente il
dizionario Oxford.
- Devi ammettere che l'enciclopedia diventata la tua fonte di
guadagno.
Julie respira a fondo l'aria che ha l'odore del lievito. - E' stato
proprio come ci raccomandavano sempre i professori: l'enciclopedia diventata la mia amica.
- Parli di quand'eri bambina? - Faye accarezza il braccio di Julie.
- Gli uomini apparivano e scomparivano, uno dopo l'altro. Mi
dispiaceva costanto per mia madre. Questi uomini vuoti, silenziosi,
e lei che si aggrappava a ognuno, e se li portava a casa. E non ce
n'era uno che riuscisse a sopportare mio fratello.
- Vieni qui.
- Certe volte la situazione diventava intollerabile. Ecco, mi
ricordo che mia madre faceva una vita davvero orribile. Ma quando le
cose si mettevano male, ci chiudeva in camera per tenerci al di fuori
-. Julie sorride pensando a se stessa. - Ricordo che mi dava un
righello e una matita. Per giocare. Potevo stare lcon il righello
per ore, a giocare.
- Anche io adoravo i righelli.
- Puoi costruirci interi mondi. Io riuscivo a costruire mondi
interi tracciando linee. Una specie di bacchetta magica seghettata.
Passavo tutto il giorno cos Con mio fratello che guardava.
Su questa spiaggia non ci sono i gabbiani all'alba. C'silenzio
assoluto. La marea si sta ritirando.
- E poi avevamo una di queste enciclopedie Laplace: tutti i fatti
del mondo. Il suo quarto marito le passava a quelli che le vendevano
porta a porta. Tenevo i volumi sparsi in ogni stanza dove mia madre
poteva rinchiuderci. Coserano diventati veri e propri amici. Capivo
quando erano piaffidabili e quando lo erano meno. Cominciavo a
conoscerli profondamen-te -. Julie guarda Faye. - Non mi importa se
ti sembra stupido o esagerato.
- Non mi sembra affatto stupido. Non divertente avere un
fratellino minorato e una madre con una vita orribile, e sentirsi
soli. Per non parlare di quando ti chiudeva a chiave.
- La veritche era lui che chiudevano a chiave. E io dovevo
stargli dietro.
- Volevo soltanto dire che un fratello autistico non puessere un
compagno per nessuno al mondo, e non importa quanto lo ami, - dice
Faye, mentre con la punta del piede prova a disegnare un angolo nella
sabbia umida.
- Prendermi cura di lui mi portava via una quantitdi tempo
incredibile. Perhai ragione, non mi faceva compagnia. Ma io avevo
soltanto lui e volevo che stesse con me. Come se fosse il mio lavoro.
Avevo soltanto lui ed era parte della mia identit o una cosa del
genere, capisci? Come se mi desse diritto a occupare pispazio. Non
avevo neanche otto anni.
- Non riesco a credere che non la odi, - dice Faye.
- Nessuno degli uomini che stavano con lei riusciva a sopportare di
averlo tra i piedi. Quelli che ci provavano, dopo un po' non ce la
facevano pi Non faceva altro che guardarti fisso e agitare le
braccia. E quando guardavano mia madre negli occhi qualche volta
dicevano che avevano l'impressione di vedere lui che li fissa-va -.
Julie si scuote via un po' di sabbia dai capelli corti. - E invece
lui era intelligente. Era totalmente chiuso in se stesso, ma era
intelligente. Riusciva a fissare la stessa cosa per ore senza
annoiarsi. E poi scoprii che sapeva leggere. Leggeva molto lentamente
e mai ad alta voce. Non so cosa erano le parole, perlui -. Julie si
gira verso Faye.- Grazie all'enciclopedia, abbiamo imparato a leggere
entrambi. Molto presto. Le illustrazioni ci aiutavano molto.
- Non riesco a credere che non la odi.
Julie tira un sassolino. - Eppure non la odio, Faye.
- Ti ha abbandonato su una strada perchun tizio glielo aveva
chiesto.
Julie continua a guardare il buco nella sabbia da cui ha preso il
sassolino. Il buco si scioglie. - Lo amava davvero quell'uomo che
stava con lei -. Scuote la testa. - Le ha chiesto di liberarsi di
lui. Credo che abbandonanche me perchbadassi a lui. Le sono grata
per questo. Se allora mi avesse allontanato da lui, la mia vita non
avrebbe avuto pisenso.
- Piccola mia.
- Sarei rimasta io in ospedale tutto quel tempo, non lui.
- Ma che dici? Come se lui all'improvviso avesse smesso di essere
autistico perchnon potevi piprenderti cura di lui.
Julie Smith odia pidi ogni altra cosa: i biglietti d'auguri, i
genitori adottivi che adottano qualcuno senza prima fare un esame di
coscienza e valutare la loro capacitdi amare, l'odore di zolfo,
John Updike, tutti gli insetti con le antenne, e gli animali in
genere.
- E le donne dolci?
- Credo che gli insetti con le antenne siano peggiori. Persino
quando sono fermi, le antenne continuano a muoversi. Le antenne non
smettono mai di muoversi. E' una cosa che non sopporto.
- Ti amo, Julie.
- Anch'io ti amo, Faye.
- Non avrei mai creduto di poter amare una donna cos
Julie scuote la testa guardando il Pacifico. - Non farmi diventare
triste.
Faye osserva un minuscolo insetto senza antenne che pattina su
zampette sottili come capelli sulla superficie trasparente di una
pozza formata dalla marea. Si schiarisce la voce.
- Allora, - dice. - Qual il tipo di linea nel campo da football
di cui ce n'una sola?
- Quella di centrocampo.
- Qual l'unico mese dell'anno senza festivitnazionali, il cui
nome deriva da un imperatore romano che...
- Agosto.
Il sole pialto; il sangue si sta ritirando dall'acqua azzurra.
Le donne si spostano verso il mare per farsi ancora accarezzare
dalle onde.
- Certe volte l'oceano mi sembra un enorme cane azzurro, - dice
Faye mentre lo guarda. Julie mette un braccio intorno alle spalle
nude di Faye.
e abbiamo voluto bene come a una figlia, - ha dichiarato
l'addetto stampa di Rischio!, Muffy demott.- Ci dispiacervederla
andare via. Nessun concorrente ha mai significato tanto per un quiz
quanto la signorina Smith per Rischio!. Articolo di ariety
13 marzo 1988
Onde leggere arrivano, si infrangono, si ritraggono. Dita bianche
si allungano sulla spiaggia e si sciolgono sulla sabbia. Faye vede la
sabbia scura brillare sotto di loro quando l'acqua viene trascinata
via dalla marea che si ritira.
La spiaggia si riassesta e sibila mentre diventa pichiara. Faye
guarda il profilo di Julie Smith. Julie ha la pelle pibella che
Faye abbia mai visto. Non solo che cosdelicata da essere
screpolata, o che qui col sole basso ha il colore del vino rosso; che ha un tessuto che sembra veramente vivo, una morbidezza elastica,
come una guaina matura, un baccello. Vulnerabile e spessa. Tesa,
lucida e fissa solo sugli zigomi rotondi; sono le ossa a rendere le
guance incavate, gli occhi profondi. Il profilo del suo volto ha la
forma di una chiave musicale, sembra slavo. Tutto quel che le
appartiene ha una sorta di permeabilit persino la scura e sottile
distanza tra i due denti davanti sembra una specie di fessura, un
timido invito. Julie ha usato quei denti e la fessura per eccitare
Faye con un'abilitdelicata che Faye non aveva creduto possibile.
Julie ha alzato gli occhi. - Allora?
Faye guarda nel vuoto, poi scuote la testa.
- Stavi parlando di poesia -. Julie sorride e accarezza il viso di
Faye.
Faye accende una sigaretta nel vento. - Il fatto che non mi mai
piaciuta. Non dice mai niente. Anche quando mi piace, poi capisco che
solo un modo picomplicato per dire cose ovvie. Cosmi pare.
Julie sorride. Tra i suoi denti davanti c'una fessura. - E va
bene, - dice. - Ma considera che poche, pochissime di noi hanno un
bagaglio culturale sufficiente a comprendere le cose ovvie.
Faye ride. Bagna un dito e disegna un numero nell'aria. Ridono.
Un'onda improvvisa si rompe fragorosa sul bagnasciuga. Il dito di
Faye sa di fumo e di sale.

Pat Sajak, Alex Trebek e Bert Convy stanno seduti in cerchio con i
pantaloni sportivi e le cravatte allentate, nella sala riunioni della
Merv Griffin Entertainments, una mattina, a guardare una cassetta
delle finali di baseball dell'anno precedente. Nello schermo gigante
della sala un battitore colpisce un lancio basso.
- Era bassa, - dice Trebek.
Bert Convy, che si sta pulendo le lenti a contatto, guarda il
replay strizzando gli occhi.
Trebek si aggiusta sulla sedia.- Dimmi il miglior battitore di
palle basse di tutti i tempi.
- Joe Pepitone, - dice Sayak senza esitare.
Trebek lo guarda stupito. - Joe Pepitone?
- Willie Stargell stato un gran battitore di palle basse, - dice
Convy. Gli altri due non gli badano.
- Reggie Jackson era grande, - conclude Sajak.
- Lo ancora, - dice Trebek, guardandosi distrattamente le unghie.
Il conduttore di quiz ha una vita professionale non troppo
impegnativa. Tutte e cinque le puntate della settimana si possono
registrare in un giorno solo. Di solito una settimana al mese si
passa lavorando duro in studio per lo spettacolo. Il resto del tempo
libero. Bert Convy passa il tempo tra fiere delle auto,
inaugurazioni di centri commerciali ed episodi di Love Boat, - e
ormai molto piche miliardario. Pat Sayak a squash un
fuoriclasse, si occupa di giardinaggio, e sta imparando la terza
lingua con un corso di corrispondenza. Alex, conosciuto nell'ambiente
per essere il conduttore con maggior dedizione al lavoro dai tempi di
Bill Cullen, ogni giorno viene visto in qualche sala attrezzi della
Mge che legge o si schiarisce la voce, o si aggiusta i capelli, o si
preoccupa.
C'un colpo che va a segno. Sajak tira una lattina contro lo
schermo. Trebek e Convy ridono.
Sayak si gira verso Bert Convy.- Come va col dente, Bert?
Convy si copre la bocca. - E' sempre scolorito, - dice torvo.
Trebek lo guarda: - Hai un dente scolorito?
Convy tasta un canino scoperto.- Una cosa passeggera. Sta gi sparendo -. Strizza gli occhi per guardare Alex Trebek. - Pernon
dirlo a Merv.
Trebek si guarda intorno, per capire se Convy ce l'ha con qualcun
altro. - Dici a me? La persona qui presente? Ti sembro uno che fa
cose del genere?
- Mi sembri un conduttore di quiz.
Trebek fa un largo sorriso. - Deve essere per i miei denti
perfetti, meravigliosi e intatti.
- Bastardo, - brontola Convy.
Sajak fa segno di abbassare la voce.

La dinamica del rapporto tra Faye Goddard e Julie Smith, secondo
quelli che le frequentano, non del tutto chiara. Faye ha ventisei
anni e negli ultimi tre anni e mezzo ha lavorato nello staff di
Rischio! Julie ha venti anni, i genitori adottivi sono a Lajolla, e
ha conservato il titolo di campione di Rischio! per oltre settecento
puntate riscuotendo un enorme successo.
Tre anni e mezzo fa, il principe della produzione dei quiz, Merv
Griffin, decise di riportare al successo il popolare show Rischio!
ormai dimenticato dalla stampa nazionale, di far ritirare Art
Flemming e di mettere al suo posto Alex Trebek, bello ma un po'
rigido, abbastanza distinto, affidabile, un ex modello che si era
fatto le ossa nei quiz presentando Alta Tensione per la Barris/Nbc,
un programma che era durato poco. Dee Goddard - che aveva scritto
spettacoli ormai datati come Verito Illazione e Indovina il motivo,
e aveva lavorato per la promozione e la distribuzione di Pesca il
Jolly e infine prodotto Scommettiamo, - con risultati altalenanti di
pubblico ma lodi dalla critica - fu assunta dalla Mge come produttore
esecutivo di Rischio! Un periodo di tensione e confusione era poi
seguito quando Griffin aveva deciso di nominare Janet Lerner Goddard
- quarantotto anni, vincitrice di due premi Clio, ma anche moglie
dell'ex marito di Dee - regista del risorto quiz; e infatti Dee si
convinse a ritirare le dimissioni soltanto quando l'assistente di
Griffin ebbe la geniale idea di fare una telefonata a New York, dove
Faye Goddard, dopo aver lasciato l'universitdi Bryn Mawr nel 1982
con una laurea in biblioteconomia, stava lavorando alla rivista
uzzle Il braccio destro di Merv propose di inserire Faye nello
staff di Rischio! in qualitdi Ricercatrice Argomenti e Domande.
Faye lavora per sua madre.
Estate 1985. Faye nello staff di Rischio! da circa quattro mesi
quando una ragazza dalla voce roca e dalla bellezza stravagante,
entra con un giubbotto di jeans sbiadito, uno zainetto, e un annuncio
del imesche richiede concorrenti per la Mge. La ragazza dice di
voler partecipare a Rischio!; le hanno detto che portata per il
sapere nozionistico. Faye le fa un colloquio e ne lievemente
intrigata. La ragazza ottiene un punteggio buono ma certo non
eccezionale in un quiz di cultura generale che ha peruna rilevante
sezione zoologica. Julie Smith riesce a fatica a entrare in una sfida
di prova.
Nella registrazione della sfida di prova, messa a confronto con il
bruno Shriner da Encino e il bibliotecario Redding, secco come un
ramoscello e con un parrucchino biondo esagerato, Julie vince
facilmente, ma ha problemi a parlare con chiarezza al microfono, e
mostra qualche difficoltanche con il gioco pifamoso e arguto di
Rischio!, quello in cui il conduttore dla definizione della
risposta e il concorrente deve indovinare la domanda giusta. Per la
sfida di prova, Faye da Julie un punteggio di tre quinti. Di solito
vengono richiamati solo quelli che ottengono quattro e cinque quinti.
Ma ad Alex Trebek, che passa un bel po' del suo tempo libero a
bazzicare le sfide di prova, la ragazza piace, anche dopo che lei
rifiuta di andare a bere qualcosa con lui al bar della Mge. Dee
Goddard e Muffy demott scelgono Julie tra altri diciotto possibili
concorrenti; del resto nessuno, nello staff di un programma che si
sforza di riacquisire uno share accettabile, puavere qualcosa in
contrario a prendere giovani concorrenti di una bellezza ossessiva.
Eccetera. Julie Smith viene inserita nella rotazione dei concorrenti
all'inizio del settembre 1985.
Le puntate di Rischio! dalla quarantasei alla quarantanove vengono
registrate il 17 settembre. La signorina Julie Smith di Los Angeles
appare per la prima volta nella quarantaseiesima puntata. Nessuno
riesce a ricordare chi fosse allora il campione in carica.
Palindromi, Astrologia musicale, Diciottesimo secolo, Edoardi
famosi, La Bibbia, Storia della moda, Fobie varie, Sport senza palla.
Julie guida il gioco in entrambe le manche. Risponde a tutte le
domande. Mai successo prima, nemmeno ai tempi di Flemming. Gli altri
due concorrenti, fiacchi e intristiti, vengono incoraggiati durante
le pause. Julie vince 22.500 dollari, praticamente tutti i soldi in
palio, in mezz'ora. Nella prima puntata non vince di pisoltanto
perchun innervosito Alex Trebek annuncia l'annullamento del gioco
finale, in quanto Julie Smith non puavere nessuno stimolo a
scommettere una parte della sua vincita contro quella degli
avversari, rispettivamente di zero e 400 dollari. Un Trebek con gli
occhi di fuori e un largo sorriso fa il gesto di levarsi il cappello
davanti a una Julie dallo sguardo assente mentre partono i bongos
della sigla e scorrono i titoli di coda.
Dieci minuti dopo Faye Goddard riesce a ritrovare Julie Smith, che
era sparita, in un angolo nascosto dei camerini dei concorrenti (a
chi deve andare di nuovo in onda viene chiesto di cambiarsi d'abito
tra una puntata e l'altra, per fare finta che sono ornati di nuovo
domani. Arriva il momento della quarantasettesima puntata. Un
titolo da difendere e tutto il resto. Julie seduta e si guarda in
un gelido specchio da trucco contornato da lampadine accese, il viso
appassito e senza espressione. Ha problemi a reagire agli stimoli.
Faye deve portarle un vestito stirato, starle a parlare mentre si
veste e praticamente trascinarla di peso sopra, nello studio.
Faye in cabina di regia, sta cercando di spiegare alla madre i
suoi dubbi sulle possibilitche ha la nuova, strana campionessa di
vincere un'altra puntata, quando Janet Goddard in silenzio le fa
segno di guardare il monitor. Julie si sta mangiando gli avversari
facendoli a pezzi. Si scopre che il nome di Lady Bird Johnson Claudia. Che la cittdella Florida che produce piavana di tutta
Cuba Tampa. Il dito di Julie tortura il pulsante. Nel gioco delle
domande, formula quella giusta prima ancora che Alex abbia terminato
la definizione della risposta. La prima manche conquistata. Janet
manda la pubblicit Julie resta seduta nella sua postazione,
fissando il pubblico ammutolito.
Faye e Dee guardano Julie appena la luce rossa si accende e Alex
Trebek immediatamente mostra il suo stanco sorriso professionale.
Ogni volta che si accende la luce rossa della messa in onda a Julie
Smith succede qualcosa. Qualcosa soltanto. La ragazza del punteggio
di tre quinti e dallo sguardo senza espressione, sparisce. Ogni
aspetto concavo di questa persona diventa convesso. La telecamera sempre su di lei. Con sguardo innamorato. Spesso Julie viene
inquadrata mentre Trebek sta ancora leggendo la domanda. Il suo viso,
in onda, produce una vivace scossa della frequenza; la sua
espressione, serena e luminosa, irradia una sorta di armonia con gli
argomenti che appaiono sul tabellone luminoso.
Trebek continua ad armeggiare con il nodo della cravatta. Faye sa
che lui percepisce qualcosa di insolito, di strano, nell'andamento
del quiz. Quando Julie dla definizione latina del comune ravanello
il pubblico in studio fa un sospiro di stupore e bisbiglia.
- Nessuno sa il nome latino del ravanello, - dice Faye a Dee. - E'
una di quelle domande micidiali che metto apposta in ogni gioco.
L'umore degli altri due concorrenti peggiora. Qualcuno tra il
pubblico comincia a urlare il nome di Julie.
Trebek, che non aveva mai visto il pubblico abbandonarlo per
qualcun altro, si innervosisce ancora di pi Usa quaranta preziosi
secondi per raccontare un aneddoto che ha giraccontato di quando
anda vedere una partita dei Dodgers con Tom Brokaw. Il pubblico
rumoreggia, vuole che il gioco proceda.
- Marca male, - sussurra Faye. Dee la ignora, si curva verso il
monitor.
Janet fa segno ad Alex di fare una pausa. Tutto sudato e inquadrato
da lontano, Alex promette all'America che tornertra poco,
impaziente di indagare sulla incredibile signorina Smith e sugli
ancora piincredibili sacrifici che deve aver fatto per assorbire
tante nozioni in cosgiovane et
Rischio! fa un break per la pubblicitTriscuit. Faye e Dee
guardano il monitor terrorizzate; il pubblico in studio pietrificato: il viso di Julie Smith si accartoccia come un Kleenex
infilato in tasca. Inizia a piangere in silenzio. Le lacrime scendono
lungo le chiavi musicali delle sue guance e gocciolano sul microfono,
producendo chisscome un debole fruscio. Janet, dalla regia, stupita. Faye viene mandata a prendere un impacco freddo ma non
arriva in tempo sul set. Le luci si riaccendono. L'America guarda
Julie Smith disfarsi di tutte le domande del tabellone del Doppio
Rischio! con il viso e il giubbotto sintetico lustri di lacrime.
Trebek, improvvisamente e goffamente gelido, fa finta di non notare
nulla, e non le fa (nle farper centinaia di puntate) nessuna
delle domande sulla sua vita privata che aveva promesso di farle.
Il gioco va avanti. Faye ha scoperto ancora un'altra Julie
rispondere a domande su domande. Il viso di Julie ora asciutto,
irrigidito. Continua a guardare dritto verso le schede che Trebek ha
in mano con gli occhi ridotti a due fessure.
Nel Rischiotutto finale, con gli avversari di nuovo senza soldi,
Julie ignora freddamente Trebek che comincia a chiedere se bisogna
annullare di nuovo, e decide di scommettere tutti i suoi 22.500 sul
fatto che il primo frammento venuto alla luce dell'Uomo di Pechino
era un pezzo di mandibola a forma di parentesi. Vince 45.000 dollari.
Alex finge di inginocchiarsi davanti a lei. Il pubblico applaude.
Parte la sigla finale. E in questo momento del finale conservato da
Faye Goddard, Julie Smith, inquadrata nel luminoso luccichio della
sua postazione di metallo, mostra serena e spontanea il dito medio ad
Alex Trebek.
Una nazione intera impazzisce. I centralini alla Mge e alla Nbc
cominciano una stridula sinfonia che dura due giorni interi. Pat
Sajak manda tre dozzine di rose rosse a gambo lungo nel camerino di
Julie. Lo share dell'ultima parte di Rischio!, puntata numero
quarantasette, di cinquanta - alla pari con il Super Bowl e gli
omicidi. Tutto questo accade il 17 settembre 1985.

- La mia parola preferita, - dice Alex Trebek, - commozione. E'
la mia parola preferita specialmente quando viene usata in
combinazione con la mia seconda parola preferita, indur-re -. Si gira
verso il medico. - Sto facendo soltanto delle associazioni. Va bene
se faccio delle associazioni?
L'analista di Alex Trebek non risponde.
- Un sogno, - dice Trebek. - Mi capita spesso di sognare che mi
fermo davanti alla vetrina di un ristorante, e guardo un cuoco che
lancia in aria delle frittelle. Ma poi capisco che non sono
frittelle, ma facce. Sto guardando un uomo con un cappello da cuoco
che con la spatola lancia in aria delle facce.
Lo psichiatra unisce le mani a forma di guglia di chiesa e le
osserva con attenzione.
- Ma forse sono soltanto stanco, - dice Trebek. - Sono stanco
morto. Sono preoccupato per il mio sorriso. Credo che cominci a
essere un sorriso stanco. E un sorriso stanco non attraente; dal
punto di vista professionale preoccupante -. Si schiarisce la voce.
- Ed questa preoccupazione che mi rende ancora pistanco. E' un
circolo vizioso del sorriso.
- Questa ragazza con la quale lavora... - dice il medico.
- E oggi Convy confessa che gli si sta scolorando un dente, - dice
Trebek. - Mi dica che la cosa promette bene, perchnon me lo dice?
- La concorrente di cui parla sempre.
- Ha perso, - dice Trebek, strofinandosi il naso. - Ha perso ieri.
Non li legge mai i giornali? Ha perso con suo fratello, dopo che
Janet e l'assistente di Merv lo hanno buttato dentro in segreto, il
piccolo bastardo handicappato, con un punteggio truccato di cinque
quinti nella sfida di prova e un tabellone pieno di domande sugli
animali.
Lo psichiatra alza un po' le sopracciglia. Sono nere e ad angolo,
come se avessero dei cardini.
- Dietro c'una storia poco chiara, - dice Trebek, muovendo a
scatti i larghi polsini chiari per creare sul soffitto riflessi dei
suoi gemelli contro la luce che arriva dalla finestra. - Mi arrivata quasi di quarta mano, ma mi arrivata. I genitori hanno
abbandonato i figli quand'erano piccoli. C'era una ragazza e suo
fratello, Lunt. Te lo immagini un campione che si chiama Lunt? Lunt
era autistico. Autistico nel senso che piche un bambino era un
manichino. Muffy ha detto che Faye ha detto che la ragazza se lo
portava in giro come una valigia. E cosalla fine lui e la ragazza
furono abbandonati in un posto sperduto. Dai genitori. Una cosa
terribile. Lei venne adottata e il fratello fu affidato a un
istituto. Un istituto statale. Questo ragazzo senza speranze venuto
fuori che aveva imparato a memoria l'intera Enciclopedia Laplace:
tutti i fatti del mondo. Furono entrambi costretti a mandare a
memoria questa enciclopedia, da piccoli. E io che pensavo di aver
avuto un'infanzia traumatica -. Trebek scuote la testa. - Ma lui fu
rinchiuso, e la sorella fu adottata da della gente di Lajolla che non
era, da quello che ho capito, proprio raccomandabile. Coslei
scapp Entrnel programma. E prese tutti a calci in culo. Era
bella, sportiva e non faceva stronzate. Usla vincita per pagare i
conti da capogiro per curare l'autismo di Lunt. Lo portin una
clinica privata nel deserto che si diceva fosse specializzata in...
come dire, nello sradicare le persone da se stesse. E riconsegnarle
alla socie-t-. Trebek si schiarisce la voce.
- E devo ammettere che lo hanno sradicato per bene, - dice, - sono
riusciti a farlo parlare. Anche se nasconde ancora la testa sotto al
braccio quando sente la minima tensione. Inoltre ha un aspetto
bizzarro. Ma la cosa incredibile che arriva e la fa fuori con il
suo torrente di nozioni zoologiche -. Trebek gioca con i gemelli. - E
lei se ne deve andare.
- Nella nostra ultima seduta ha detto che la amava.
- E' lesbica, - dice Trebek stancamente. - E' lesbica fino al
midollo. Penso che sia una di quelle lesbiche militanti. Conosci il
tipo? Quelle incazzate? Guarda gli uomini come se fossero soltanto
delle sgradevoli ombre nell'aria. In pista insieme a quella
irresponsabile della nostra capo-ricerche, cosa che se non sapessi
che la Commissione Federale per le Comunicazioni non si aspetta
niente di buono da questo tipo di relazioni, avresti...
- Passiamo alle associazioni libere.
- Associazione di immagini?
- Come vuole.
- Invitai la ragazza a bere un caffo qualsiasi altra cosa, anni
fa, proprio all'inizio, al bar della Mge, e lei mi guardcon il suo
sguardo ossessivo, commovente. E poi mi dice che non riuscirebbe mai
a mandar gidella caffeina insieme a un uomo che porta un orologio
digitale. Va al diavolo, dice. E mostra a me il dito medio alla tv
nazionale. Si tagliata i capelli a spazzola. Certe volte sembra un
vampiro. Una volta, nella postazione dei concorrenti - la postazione
dove stanno tutti i concorrenti durante la puntata - una delle luci
tremolava, sono luci al neon, e lei disse andate al diavolo, voleva
cambiare postazione, perchquel tremolio fosforescente la faceva
sentire come in un incubo. Effettivamente, ricordo che quella luce
sembrava davvero un incubo. Era come se ci fosse un impulso nel neon.
Come sangue. Tutti nelle postazioni erano innervositi -. Trebek si
liscia i baffi. - Una ragazza strana. C'era qualcosa di strano in
lei. Quando sorrideva brillava ogni cosa, come se fosse troppo a
fuoco. Questo diventava divertente, in qualche modo.
- S credo di amarla, - dice Trebek. - Ha stile quando dle
risposte. Bisogna vederla quando comincia a rispondere... E' tipo una
carezza intellettuale, se esiste. Penso a noi due insieme: i mari si
aprono, le stelle ci illuminano come luci della ribalta...
- E che mi dice di questa ricercatrice con cui sta?
- E' una ragazza abbastanza carina. Sicura, socievole. Non
brillantissima. Un po' emotiva. Ha un rapporto di amore-odio con sua
madre -. Trebek riflette. - La mia opinione questa: Faye quel
tipo di ragazza che si lascia trascinare sempre dalle emozioni,
capisci? Non sa mai bene dove la portano, ma nemmeno le mai
successo di andare a sbattere contro qualcosa. Una surfista della
psiche. Perha uno sguardo spaventato, per essere cosgiovane. E
poi ha questi occhi neri, gonfi, da pazza. Perfettamente rotondi e
neri. E soprattutto ha un seno pazzesco.
- Conflitti con la madre?
- La madre di Faye un produttore esecutivo molto ansioso. Passa
troppo tempo a ossessionarsi sul perchnon abbastanza ossessionata
dal fatto che la nostra regista la moglie del suo ex marito.
- Una regista?
- Janet Lerner Goddard. La peggiore regista con cui abbia mai
lavorato. Dee la odia. A Janet piace giocare con la mente di Dee.
L'unica cosa sicura, che una mente spesso attratta dal gin. A
Janet piace infilare piccoli intriganti souvenir dell'ex di Dee nella
sua cassetta della posta in ufficio. Vecchi conti, fermacravatte.
Gioca con la mente di Dee. Dee cosossessionata che non riesce pi a fare niente. Riesce a mala pena a lavorare.
- Un'immagine che associa a questa persona?
- Ha presente quei fucili ultramoderni, che hanno funzioni molto
picomplicate per mirare che per sparare? Ecco, Dee cos Dio, ho
una paura da morire di diventare cos
Lo psichiatra pensa che per oggi tutto. Indica la porta a Trebek.
- Ah, ecco: un'altra parola che adoro e sgargiante.

In queste prime settimane d'autunno del 1985, un pubblico che
cresce giorno dopo giorno scorge soltanto due aree di possibile
vulnerabilitnella signorina Julie Smith di Los Angeles. La prima ha
a che fare con gli animali: Julie semplicemente incapace di
rispondere a domande che riguardano animali. Nella sua quarta
puntata, gli argomenti del Superrischio includono Canzoni con
protagonisti marsupiali e zoologici, e un eidetico farmacista di
Westwood lotta con Julie punto dopo punto per tutto il percorso verso
il Rischiotutto prima che lei lo distrugga con una coraggiosa
scommessa sulla misura delle scarpe di Eva Braun.
Nella sua quinta puntata (che doveva essere, secondo le regole
proclamate dal gioco, l'ultima - se sardichiarata campionessa per
la quinta volta consecutiva, dovrritirarsi), Julie si scontra con
un postino di Berkeley incredibilmente grasso che afferma di essere
un cofondatore della sezione californiana della Mensa. La terza
concorrente una stenografa di Fullerton nevrastenica (ma
bellissima, Alex continua ad aggiustarsi la cravatta) che si asciuga
di continuo le labbra sulla manica della camicetta. La stenografa
accumula rapidamente un punteggio negativo e diventa istericamente
ansiosa durante il secondo break pubblicitario perchil postino
farabutto, vendicativo e maldicente la convince che alla fine di
Rischio! le toccherpagare in contanti i 900 dollari che ha di
debito con il programma altrimenti non la lasceranno andare via dal
set. Faye si precipita da lei durante la pausa, ma la donna non
accenna a calmarsi. Continua a controllare furiosa tutte le uscite
appena Faye si allontana e la luce rossa si accende.
Un suono di campana dil via al Superrischio. Julie, che continua
a non guardare verso il pubblico, inizia a prendersi delle piccole
pause prima di rispondere ad Alex. Lascia delle possibilitanche
agli altri. Ne approfitta solo il postino. Ma Julie sempre in
testa. Faye tiene d'occhio la stenografa, che sta cercando di
controllarsi soltanto grazie a un enorme sforzo di volont Il
postino incalza Julie. Julie assume uno sguardo disgustato e scorre
il tabellone per diversi minuti, prima di scegliere l'ultimissima
definizione, Antica Roma da mille: autore del De Oratore che fu
giustiziato da Ottaviano nel 43 a.C'. Il dito di Julie traccia cerchi
intorno al pulsante; guarda la stenografa. Gli occhi del postino sono
chiusi mentre cerca la domanda giusta per quella risposta. La testa
della stenografa scatta verso l'alto all'improvviso. Guarda furiosa
Julie, preme il pulsante e dice: Chi Tullio. Silenzio. Trebek
guarda la sua scheda. Scuote la testa. La stenografa va a meno 1900
dollari e sembra che stia per avere un mancamento.
Faye ora vede Julie Smith che preme il pulsante e sussurra al
microfono che, sebbene Alex si aspettasse senza dubbio la domanda Chi
Cicerone, desidera puntualizzare che Marco Tullio Cicerone, 106-43
a.C', era noto indifferentemente come Cicerone e Tullio. Proprio come
il nome meno comune di Augusto Ottaviano, aggiunge, indicando la
scheda. Trebek guarda la scheda. Faye si precipita a controllare. Il
verdetto arriva pochi secondi dopo. La stenografa ottiene i 1000
dollari e il suo saldo diventa attivo. Rossa per l'emozione,
abbraccia Julie e la telecamera le inquadra. Il postino si tocca il
risvolto della giacca. Julie sorride di un sorriso veramente radioso.
Alex, come al solito commosso, fa una breve dichiarazione sullo
spirito di competizione sano e sportivo del quale orgoglioso di
essere stato testimone oggi. Il Rischiotutto finale vede Julie
annientare definitivamente il postino, che convinto che la
letteratura indiana sia cominciata con Kipling. La puntata ottiene
uno share del sessantacinque per cento. Quasi nessuno fa caso allo
scambio di numeri di telefono tra Julie e la stenografa mentre parte
la sigla di coda. Faye si prende una strigliata da Muffy demott che
le fa notare l'importanza capitale di cercare tutte le domande
possibili a una certa risposta. L'immagine di Julie che, premendo il
pulsante, interviene a correggere occupa tutto lo spazio della
rubrica he notiziedel ewsweek
Quella sera l'assistente di Merv Griffin convoca una riunione di
emergenza di tutto lo staff. Sono convocate le menti migliori della
Mge. Alex e Faye sono invitati a partecipare. Faye chiama il bar per
i caff la Coca e il seltz per Merv.
Griffin parla all'orecchio del suo braccio destro. Il suo uomo ha
un viso abbronzato e un parrucchino nero. L'uomo fa cenno con la
testa, poi si alza:
- Non possiamo lasciarla andare via. E' troppo grande. E'
sensazionale. E' diventata lei lo show. Guardate questi grafici -.
Mostra i grafici.
- Ma ci sono delle regole, - dice la regista. - Cinque puntate,
ritiro per chi non mai stato sconfitto, ritorno per le finali ad
aprile. L'appuntamento dell'anno. La tradizione. Dai tempi di Art
Flemming. E' anche una questione di lealtverso tutti i concorrenti.
Questione di etica.
Griffin dice qualcos'altro all'orecchio dell'uomo abbronzato. Poi
l'uomo si alza di nuovo.
- Stronzate, - dice l'uomo abbronzato rivolgendosi alla regista. -
La ragazza magica. I grafici non mentono. Quelli della Triscuit
hanno offerto il doppio per ogni spot di trenta secondi, fino a
quando ci sarei -. Faye nota che l'uomo sorride con le labbra, ma
non con gli occhi. - Tu pensa a inquadrarla, Janet, e per noi il
programma si puchiamare pure Julia Smith Show, se porta tutti
questi soldi.
- Si chiama Julie, - dice Faye.
- Sicuro: Julie.
Merv parla all'orecchio dell'uomo in piedi.
- E' necessario che Merv ricordi a noi tutti gli aumenti di
stipendio e gli incentivi che ne verranno? - dice l'uomo abbronzato,
mostrando il cinturino dell'orologio. - Qui finisce che diventiamo
gli eroi della televisione. Le eroine. La Mge diventerCamelot. Voi,
tutti voi, cavalieri della tavola rotonda -. Si guarda intorno. -
Allora forza. Mie regine. Amazzoni dello spettacolo.
- Non puoi mantenere uno share del sessanta per cento senza
accettare compromessi, - dice Dee, che seduta accanto a Faye,
sorseggiando qualcosa che a Faye sembra di un colore troppo simile
all'acqua. La regista dice qualcosa all'orecchio di Muffy demott.
C'un momento di silenzio. Griffin si alza in piedi insieme al suo
uomo. - Ho visto le registrazioni, e sono impressionato come non lo
sono mai stato prima. E' come se fosse una lente, un filtro in grado
di incanalare quella grande forza dispersiva che molti nell'industria
televisiva hanno tentato per tutta la vita di definire e utilizzare
-. E' Merv Griffin che parla. Tutti gli occhi intorno al tavolo sono
abbassati. - Qual quella forza? - chiede Merv con picalma. Lui e
il suo uomo si siedono di nuovo.
Alex va verso la porta per prendere un vassoio dalle mani del
cameriere.
Griffin sussurra qualcosa all'uomo abbronzato, e l'uomo abbronzato
si alza. - Merv suppone che questa forza, signore e signori, sia la
capacitdei fatti di trascendere la loro autolimitazione e
diventare, in se stessi e di se stessi, significato, sentimento.
Questa ragazza non prende soltanto i fatti a calci nel culo. Questa
ragazza fa diventare importanti le cose banali. Le rende umane, le fa
diventare qualcosa che ha il potere di emozionare, evocare, indurre,
catalizzare. Dal gioco contemporaneamente la trasparenza e il
mistero che tutti noi dell'industria televisiva abbiamo cercato per
decenni, andando a tentoni. E' il concorrente ideale che unisce
testa, cuore, pancia, dito che preme il pulsante. Lei o pu diventare, l'incarnazione del quiz. Lei e il miracolo.
- Vuoi dire che diventeruna specie di culto? - chiede Trebek,
aprendo una lattina con le braccia protese in avanti.
Merv Griffin guarda Trebek gelido.
Gli occhi dell'uomo di Merv luccicano. - Vedete quella finestra? -
dice. - Ecco dove butteremo le regole. Fuori dalla finestra -. Si
tocca il naso. - Secondo voi, il vostro sensibile datore di lavoro
pulasciare le regole al loro posto - e vi prego di riflettere sulle
diverse implicazioni che ha lo tare al proprio posto - dice
guardando Janet, - se, voglio dire, segue le regole ciecamente
soltanto perchsono regole, mentre l'obiettivo reale, lo scopo, e
l'idea di queste stesse regole diffondersi per le strade e dentro i
cuori del mondo libero dei consumatori Triscuit?
- Assolutamente no, - dice Dee convinta.
L'uomo prosegue: - E qui c'lo scoop. Lei rimane fino a quando non
verreliminata. Noi non possiamo e non vogliamo darle alcun aiuto in
onda. Fuori onda avrogni cosa che a Merv sembrerragionevole.
Siamo pronti a darle una mano, ad avere un tabellone facile quando la
strategia lo consente, e lasceremo anche un po' di spazio agli altri
concorrenti. Le diciamo che siamo pronti a darle una mano. Demott
saruno dei nostri premi.
Muffy demott si pulisce le labbra con un tovagliolino del bar. - Io
sono un premio?
- Se la ragazza accetta il nostro aiuto, allora tu, demott,
comincerai ad aiutarla a proteggere i suoi guadagni. Le dici che avr la protezione della Mge. La togli dalla prima fascia di reddito e la
porti almeno fino alla quarta. Capito? Accetterdi farsi aiutare,
con un premio come questo.
- Lei manda tutti i suoi soldi all'ospedale dove sta suo fratello,
- dice Faye a bassa voce, avvicinandosi alla madre.
- Ospedale? - chiede Merv Griffin. - Che ospedale?
Faye risponde a Griffin. - Tutto quello che mi ha detto che suo
fratello sta in un ospedale in Arizona perchha dei problemi ad
avere rapporti con il mondo.
- Con il mondo? - chiede Griffin. Poi guarda il suo uomo.
L'uomo di Griffin si aggiusta delicatamente il parrucchino, e si
rivolge a Muffy. - Approfondisci questo fatto, demott, - dice. -
Questo fatto del fratello che sta in ospedale. Se una notizia da
diffondere, fa in modo che sia diffusa. Prendi da parte la ragazza.
Spiegale tutto. Dille delle regole. Dille che lei resterlfino a
quando ce la far-. Poi fa una pausa teatrale. - Dille che Merv
potrebbe invitarla a colazione, un giorno o l'altro.
Muffy guarda Faye. - Va bene.
Merv Griffin guarda l'orologio. In quell'istante scattano tutti in
piedi. Le carte svolazzano.
- Dee, - dice Merv dalla sua sedia, toccandosi distrattamente un
canino. - Tu e tua figlia restate un altro minuto, per favore.

Storia dell'Idaho, Monete nel mondo, Truffaut, Santi patroni,
Cocktail famosi, Animali, sport invernali, 1879, La Rivoluzione
Francese, Canzoni con protagonisti i fiori, Il Talmud, azzo sarai
Tu
Uno dei concorrenti, puntata due-otto-sette, 4 dicembre 1986, un
adolescente occhialuto con macchie di acne e un torace piatto in una
maglietta sbiadita col disegno di Mozart; dichiara in onda di aver
corretto il calendario solare occidentale che era in totale
isomorfismo con l'orologio atomico dell'Ufficio della Misurazione del
Tempo degli Stati Uniti con sede a Washington. Fissa continuamente
Julie con occhi luccicanti. Qualsiasi cifra riuscira vincere, dice,
servira finanziare il sogno di suo padre. Viene poi fuori che il
sogno di suo padre consiste nel costruire delle terme sul retro della
casa di famiglia di Orange County, con un elefante in servizio
permanente che spruzza acqua da ogni parte delle terme.
- Oh Dio, come sono stanco, - confessa Alex a Faye che gli passa
una bibita e un fazzoletto durante il terzo break pubblicitario.
Dietro Alex, Faye scorge Julie alla sua postazione, che guarda verso
il pubblico dello studio. La gente fa a gara per attirare la sua
attenzione.
Le speranze del ragazzo di acquistare elefanti svaniscono nel
Rischiotutto. Dichiara con voce stridula che la settimana islamica
non specifica un preciso giorno di riposo.
- Il venerd - sussurra Julie.
Alex fa partire la sigla, e chiede al pubblico se ha notato che i
californiani non guardano mai (mai, enfatizza) verso oriente.

- Voglio sapere perchil fratello non puavere rapporti con il
mondo. Solo questo voglio sapere, - dice Merv Griffin, cercando di
alzare le pellicine con una graffetta. Dee fa un debole segno di
assenso.
- E' un ragazzo autistico, - dice Faye. - Davvero non capisco
perchvuoi delle informazioni su una persona handicappata.
Merv continua a rivolgersi a Dee. - Cos'ha esattamente. Ci sono
diversi stadi di autismo. Qual la prognosi? Parla? Pucommuovere?
Assomiglia troppo alla sorella? Eccetera eccetera.
- Vogliamo tutte le informazioni possibili sul fratello, - insiste
l'uomo di Merv con il viso abbronzato.
- Perch
Dee guarda il bicchiere vuoto che tiene in mano.
- Vorremmo capire questo, - mormora Merv. - Se anche il fratello
puessere infallibile nel quiz come infallibile lei -. Passa a
fare il lavoro con la graffetta sulla mano sinistra. - Il fatto che
lui abbia, come ci ha detto la nostra Faye, problemi ad avere
rapporti con il mondo, insieme a codici genetici incredibili, pu aver prodotto in lui, - sorride, - un miracolo pigrande? Pu riuscire a incarnare il quiz pidella sorella? - Riesce a sollevare
una pellicina.- Pufare quello che fa lei?
- Immaginate soltanto le potenzialit - dice l'uomo brillante. -
Stiamo provando a guardare molto lontano in questa cosa. Una specie
di sfida finale, capite? Una roba tipo Antigone. Se lei prima o poi
verreliminata noi ovviamente vogliamo che la batta qualcuno che
abbia la stessa capacitdi attirare pubblico. Il ricovero
costosissimo del fratello pagato dalla sorella generosa giuna
grande notizia per i giornali.
- Voglio soltanto sapere se anche lui un miracolo, - dice Merv.
- E' autistico, - dice Faye, sbarrando gli occhi da insetto. -
Capite cosa vuol dire? Stanno provando a insegnargli a parlare
secondo un filo logico. A non avere convulsioni quando qualcuno lo
guarda. E voi pensate di mandare in onda una persona del genere?
L'uomo di Merv in piedi davanti alla finestra buia dell'ufficio.
- Immaginate che la ragazza prolunghi il miracolo oltre se stessa,
questo sta cercando di dire Merv. Il miracolo delle risposte a tutto
puaver creato una sorta di antica, reale perpetuazione di se
stesso. Stiamo parlando di un fatto che prolunga le emozioni, che
passa incolume attraverso il cambiamento che inevitabilmente
accompagna ogni tipo di emozione, Faye.
- Stiamo pensando alla perpetuazione, ecco a cosa stiamo pensando,
- dice Merv. - Su questo progetto, alla Triscuit hanno gimostrato
il pollice alto.
L'atteggiamento di Dee continua a peggiorare mentre se ne stanno
tutti lin piedi.
- Ricordate, signore, - si sente la voce dell'uomo di Merv dalla
finestra. - O fate parte della soluzione o del precipitato -. E
scoppia a ridere. Griffin addirittura si dmanate sulla coscia.

Nove mesi dopo Faye e di nuovo nell'ufficio dell'uomo di Griffin.
L'uomo porta altri capelli. Dice:
- Solo due parole, Faye. Dico Commissione Federale e dico Tutti a
casa. Noi non, ripeto non, vogliamo che si senta neanche puzza di
scandalo. Non vogliamo nessuno scandalo come la domanda da 64.000
dollari. Ho ragione? Perciti dico Commissione Federale e Tutti a
casa.
- Fai delle ottime ricerche, Faye. Noi ti apprezziamo molto qui. Ho
sentito con le mie orecchie Merv usare la parola tesoro quando stato fatto il tuo nome.
- Io non le passo nessuna risposta, - dice Faye. L'uomo fa un
vigoroso cenno di assenso.
Faye lo guarda. - Non ne ha alcun bisogno.
- Voglio solo dire che i nostri panni sporchi sono una questione
privata, - dice l'uomo brillante. - Tesoro o non tesoro. Perciti
consiglio di tenerti il tuo bell'appartamento di vetro di cui ho
sentito parlare cosbene.

Durante il primo anno, gli indici di ascolto scendono un po', ma
succede sempre cos Poi diventano costanti in maniera incredibile.
Le azioni della Mge vengono ripartite tre volte in nove mesi. Alex si
compra una macchina coscostosa che ha paura di salirci. Per andare
al lavoro, prende l'autobus. Dee e la suggeritrice acquistano delle
proprietnei canyon. Faye si informa sugli investimenti in Borsa con
l'aiuto di Muffy demott. Julie si trasferisce in un bungalow a
Burbank, continua a vivere con poco e manda tutti i guadagni, eccetto
quel poco che le serve per vivere e per pagare le tasse, all'Ospedale
Psichiatrico di Palo Verde, a Tucson. Rifiuta di posare per la
copertina di eople Faye spiega a quelli di eopleche Julie fondamentalmente una persona riservata.
Di la poco si arriva al punto che Julie non pupiandare da
nessuna parte senza camuffarsi. Faye la aiuta a scegliere un paio di
baffi e le spiega che non deve esagerare con la colla.

Se si controllano alcuni dati dei piani di volo dell'aeroporto di
Los Angeles viene fuori che l'uomo abbronzato di Merv, la regista di
Rischio! Janet Goddard, e un certo signor Mel Goddard, che lavora
nell'ufficio diritti d'autore della casa di produzione Screen Gems,
salgono a bordo del nuovo Piper Cub dell'uomo abbronzato di Merv il
pomeriggio del 17 settembre 1987, volano a Tucson, Arizona, e restano
ltre giorni tra formiche volanti e ragni neri, un traffico
inimmaginabile e un susseguirsi di monsoni caldissimi pregni di
anidride carbonica.
detronizzare la signorina Smith dopo pidi settecento vittorie
consecutive ieri sera stato un certo ignor Luntdell'Arizona, un
giovane la cui abitudine di nascondere la testa sotto il braccio nei
momenti difficili non sminuisce affatto il virtuosismo con cui ha
affrontato un pulsante e un tabellone che erano stati per anni
proprietesclusiva della campionessa. Da ariety
13 marzo 1988

ora che ne sardella Smith? ariety del 14 marzo 1988

A mezzogiorno di oggi Los Angeles veramente un forno. E' il 1987.
Un postino in pantaloncini da postino e calzini di lana sta pranzando
nel profondo intestino di un ufficio postale aperto. L'aria luccica
sull'asfalto come benzina. Occhiali da sole cavalcano tutte le facce
che si vedono in giro. Faye e Julie stanno passeggiando nella zona
ovest di Los Angeles. Faye indossa un copricostume e sandali di
cuoio. I sandali cigolano e sbattono mentre cammina.
- Che cosa facevi? - dice Faye.- Che lavoro facevi prima di vedere
il nostro annuncio?
- Un professore di psicologia all'universitdi Los Angeles stava
facendo dei test sull'emissione di saliva umana in risposta a
differenti stimoli. Ero un oggetto di studio scientifico.
- Eri una salivatrice professionista?
- Mi pagavano, Faye. Avevo diciassette anni. Ero arrivata da La
Jolla in autostop. Non avevo soldi, nun posto dove dormire. Non
avevo da mangiare.
- Ma lui cosa faceva, suonava campanelli o ti metteva sotto il naso
la cioccolata per vedere se sbrodolavi?
Julie ride, denti larghi, baffi e occhiali da sole, i capelli corti
e ispidi nascosti sotto un cappello da safari.
- Non proprio.
- E che faceva, allora?
I sandali di Faye cigolano e sbattono.
- I tuoi sandali fanno un rumore che mi eccita, - dice Julie.

- Le assicuro che non passa giorno che... - dice l'esperto
rappresentante delle vendite di enciclopedie P. Craig Lunt
nell'ufficio del pigrande produttore di quiz, alle prese con uno di
quei giochi minuscoli in cui bisogna infilare una minuscola pallina
nella bocca di un clown.
Dee Goddard e Muffy demott sono nell'ufficio di Dee, dal quale si
domina la strada, oggi, a mezzogiorno, nell'aria condizionata, con
una brocca di martini, e guardano il Nuovissimo Quiz degli Sposini.
- Benvenuti al Nuovissimo Quiz degli Sposini, - dice la tele.
- Programma debole, - dice Dee.- In questo quiz non fanno altro che
umiliare i concorrenti. Con battute di basso livello.
- A me invece questo programma piace, - dice Muffy allungandosi
verso la brocca tenuta al fresco accanto al condizionatore. - E'
colpa loro se sono disposti a farsi umiliare da Bob Eubanks in cambio
di una lavastoviglie o di un congelatore.
- S ma proprio scadente. Almeno prima Mel dava un'occhiata ai
testi. Ora veramente... veramente un'operazione da quattro soldi
-. Dee strizza le ultime gocce da un limone.
La testa di Bob Eubanks occupa tutto lo schermo.
- Dio mio, guarda la testa di quell'uomo.
- Eppure si mantiene giovane, no? - riflette Muffy. - Sembra che
non invecchi mai. Mi chiedo come faccia.
- Avrbarattato l'anima con la faccia. Avril culto dei bisturi
affilati. Offrirsacrifici a misteriosi maestri pregando per la
protezione della sua faccia.
Muffy la guarda.
- Uno straordinario premio speciale, scelto apposta per voi, - dice
la televisione.
Dee si sporge in avanti. - Guarda quella testa. Soltanto la fronte
occupa l'intera inquadratura. Devono aver bisogno di obiettivi
speciali.
- In fondo mi piace. In fondo divertente.
- Io sono felice che lui sia dentro la televisione e io fuori, cos lo posso spegnere ogni volta che mi pare.
Muffy alza il suo martini verso la luce della finestra e lo
osserva. - E a te di sicuro non capita mai di svegliarti di
soprassalto la notte e pensare che forse tutto il contrario.
Dee incrocia le caviglie sotto la sedia. - Tesoro mio, se noi
facciamo questo lavoro proprio per essere sicuri che non tutto il
contrario.
Ridono.
- Perse ne sentono di storie, - dice Muffy. - Su queste persone
sole o con chissquale disturbo che non hanno avuto nient'altro che
la televisione, i loro genitori o chi per essi li hanno abituati a
questo piazzandoli fin da piccoli davanti al televisore, e quando poi
diventano grandi la televisione rappresenta il loro intero mondo
emotivo, tutto quello che hanno, ed anche l'unico modo di
definire la propria esistenza, la propria identit e cioche loro
stanno al di fuori della televisione, e tutto il resto del mondo dentro la televisione -. Sorseggia il martini.
- Non cambiate canale, - dice la televisione.
- E poi si sentono storie su come una volta ogni tanto uno di
questi qui in qualche modo riesce a entrare nel televisore. Per caso,
- dice Muffy. - Vengono inquadrati tra il pubblico durante una
partita, oppure sono intervistati per strada su un referendum o
un'altra cosa, e poi vanno a casa e si piazzano davanti alla tv, e
mentre guardano all'improvviso vedono che sono dentro al televisore
-. Muffy alza gli occhiali sulla fronte. - E qualche volta si viene a
sapere che questa cosa li ha fatti uscire pazzi. Qualche volta
succede.
- Ci dovrebbe essere un'assicurazione speciale per queste cose, -
dice Dee, facendo tintinnare il ghiaccio nella brocca.
- Potrebbe essere un'idea.
Dee si guarda intorno. - Hai visto il vermourh da qualche parte?

Julie e Faye passeggiando oltrepassano una casa color rosa
shocking. Un camioncino Volkswagen sta uscendo da un vialetto
d'ingresso. Canta la canzone triste e stridula tipica della
Volkswagen-in-retromarcia. Faye si asciuga la fronte con il braccio.
Si sente umida e appiccicosa, come un panino tenuto in caldo nel
sacchetto.
- Ma io non so proprio cosa potrei dire, - spiega.
- Stare insieme a una donna non vuol dire essere automaticamente
lesbica, - dice Julie.
- Non vuol nemmeno dire essere Marie Osmond, per
Julie ride. - E' una croce che dovrai abituarti a portare -. Le
prende la mano.
Julie e Faye fanno moltissime passeggiate. Faye va in auto a casa
di Julie e l'aiuta a travestirsi. Julie mette i baffi e un cappello,
i bermuda, una maglietta hawaiana, e una Nikon al collo.
- E se invece fossi lesbica? - chiede Faye. Guarda un bambino
piccolo che continua a tirare pugni dietro la coscia del padre che
con un'espressione serena compra un gelato a un carretto. - Voglio
dire, che succederebbe se fossi lesbica, e la gente mi chiedesse
perchsono lesbica? - Faye lascia un attimo la mano di Julie per
togliersi una goccia di sudore dal labbro superiore. - Cosa dico se
mi chiedono perch
- Ti aspetti che molta gente stia la farti domande sulla tua
sessualit - chiede Julie. - Oppure c'qualcuno in particolare che
ti preoccupa?
Faye non risponde.
Julie la guarda. - Non posso credere che te ne importi davvero.
- Forse s Del resto non puoi decidere tu quali sono le domande
che mi possono preoccupare. Tu sei la ragione per cui io potrei
essere lesbica; ti sto solo chiedendo un consiglio su cosa potrei
rispondere.
Julie alza le spalle. - Di' quello che ti pare -. Si controlla di
continuo i baffi a causa del caldo. - Di' che l'omosessualit semplicemente una risposta alla diversit Di' che lo scopo
dell'amore riuscire a infilare le dita nei buchi della maschera di
chi si ama. Riuscire ad afferrare la maschera in qualche modo, e chi
se ne importa di come ci riesci.
- Non ho nessuna voglia di stare a sentire teorie sulle maschere,
Julie, - dice Faye. - Voglio sentire cosa posso rispondere alla
gente.
- Perchnon mi dici chi che ti preoccupa costanto?
Faye non risponde. Incrociano un uomo enorme, con la faccia rossa
come una bistecca, stivali da cowboy appena comprati, una gigantesca
stella di latta attaccata sul risvolto della giacca.
A Julie viene da ridere.
- Non ridere, - dice Faye.
Camminano in silenzio. Il cielo limpido, aperto e stirato.
Risplende di sole, trasparente come dopobarba.
Julie sorride tra s sotto il cappello. E' un sorriso freddo. - Tu
sai quanto puessere divertente, - dice, - se ti vuoi divertire a
inventare spiegazioni. Puoi regalare alla gente i motivi che vuoi, se
quello che vogliono sapere per quale motivo. Puoi inventarti
qualsiasi cosa. Anzi, ti sorprender ma pii motivi sono
improbabili, pila gente sarsoddisfatta.
- E questo divertente?
- Ti garantisco che pidivertente di stare a pensare quanto sia
preoccupante tutta la faccenda.
- Julie, - dice all'improvviso Faye. - Che succede se una volta
perdi? Restiamo insieme? O stiamo insieme solo per il quiz?
Una donna con dei pantaloncini di spugna sta guardando Julie in
modo abbastanza sfacciato.
Julie distoglie lo sguardo, il cappello calato.
- Te ne dico io uno, - dice. - Se la gente cerca un motivo, puoi
dire cos Ti innamori follemente di un uomo che dice che anche lui follemente innamorato di te. E' pigrande di te. E' un uomo d'affari
importante. Tu gli dai tutta te stessa. Lui parte per la Francia, per
un affare delicato. Ti dice che non puoi andare con lui. Aspetti per
giorni, ma non ti chiama. Allora lo chiami tu, in Francia, e una voce
di donna ti risponde con un pronto francese, e si sente il rasoio
elettrico dell'uomo sullo sfondo. Un paio di giorni dopo ricevi una
cartolina francese scritta in fretta, spedita il primo giorno che arrivato l C'scritto: 'Europa qui. Vorrei che tu fossi
meravigliosa E tu per il dolore diventi lesbica.
Faye osserva il profilo del viso di Julie, con la pelle che sembra
uva bianca perfetta.
Julie dice: - Puoi raccontare che quest'uomo che ti ha spezzato il
cuore cospresto nel ricordo ha ormai assunto le sembianze di una
caricatura: testa enorme, corpo minuscolo, segni particolari
esagerati.
- Posso dire poi che ormai tutti gli uomini mi sembrano cos
- Oppure puoi raccontare quest'altro. Conosci un ragazzo, al tuo
college. Un ragazzo molto considerato, bellissimo e soprattutto - e
questa la cosa che ti attira di pi- molto ma molto serio. Un uomo
che va in biblioteca e prende un manuale di anatomia per cercare il
punto preciso e le implicazioni neurologiche del clitoride femminile
- semplicemente, tu ne sei sicura, per darti il massimo di piacere.
Lui suona il tuo clitoride, il tuo corpo intero, come uno strumento
delicato. Ti innamori del ragazzo completamente. L'intensitdel tuo
amore crea quella che definiresti una sintonia organica: un corpo non
pumuoversi senza le gambe; le gambe non si possono muovere senza il
corpo. Lui diventa il tuo corpo.
- Ma ben presto lui si stanca del mio corpo.
- No, anzi, il tuo corpo diventa la sua ossessione. Lui comincia ad
avere una cura del tuo corpo pidi quanto la possa avere tu. Poi
comincia a metterti a dieta, oppure a farti aumentare di peso. Ti fa
fare ginnastica, decide come devi tagliarti i capelli, come ti devi
truccare. Il tuo corpo non pufare niente senza di lui. Diventi
muscolosa, a causa della ginnastica continua. I vestiti si fanno
sempre pistretti. Lui fa degli schizzi dell'evoluzione del tuo
corpo su quei grandi fogli di carta da macelleria e li appende in
camera uno accanto all'altro, come in una progressione evolutiva. I
tuoi amici pensano che sei diventata pazza. Ti abbandonano tutti. Lui
ti ha presentato a tutti i suoi amici. Ogni volta che ti presentava a
uno di loro, ti chiedeva di girarti, per fargli vedere bene come eri
fatta.
- Io non sono felice con lui.
- No, tu sei felice da impazzire. Ma nel momento in cui ti senti
pienamente felice, di te stessa non rimasto nulla.
- Lui mi vuole guardare mentre faccio sollevamento pesi. Ha degli
attrezzi in camera.
- Il tuo amore, - dice Julie, - nasce proprio dalla tua
incompletezza. Sei ridotta alla devozione assoluta per un altro,
pietrificata dallo sguardo di Medusa.
- Ti ho detto che le astrazioni non mi piacciono, - dice Faye
insofferente.
Julie cammina, in silenzio, con lo sguardo perduto della
concentrazione. Faye vede una grande farfalla sbattere senza alcuna
logica contro il finestrino nero fumo di una limousine. La limousine
ferma a un semaforo. Ora la farfalla scivola via lontano dal
finestrino. Vaga senza scopo verso il marciapiede, dove si posa,
splendente.
- Ti fa sollevare pesi, in camera, di notte, mentre lui sta seduto
a guardarti, - dice Julie con voce tranquilla. - Presto finisci per
sollevare i pesi completamente nuda, mentre lui ti guarda dalla sua
sedia. Cominci a sentirti a disagio. Per la prima volta senti in
bocca il lieve sapore del degrado. Il degrado ha un sapore simile al
t Aumenta ogni notte. Ormai la tua bocca sa di te lui decide che
vuole stare fuori, e guardarti dalla finestra, mentre sollevi i pesi
nuda.
- Mi sento veramente male quando lui mi guarda dalla finestra.
- E poi, alla fine, arrivano i suoi amici. Succede che lui comincia
a invitare tutti gli amici di notte per guardare insieme a lui dalla
finestra quando tu sollevi i pesi. Riconosci le facce di ognuno di
loro. Li vedi al di ldel tuo stesso riflesso nel vetro nero. Facce
tese e affascinate. Ti ricordano le facce che si fanno con le zucche.
Quando li guardi vedi una lingua uscire fuori da una delle facce e
leccare la finestra. Non riesci a capire se la lingua del ragazzo
bellissimo e serio, o di qualcun altro.
- E cosper il dolore comincio a diventare lesbica.
- Ma continui ad amarlo.
I sandali di Faye sbattono. Si asciuga la fronte e pensa.
- Sono innamorata di un ragazzo e ci mettiamo insieme, e iniziamo
ad andare a cena dai suoi. Una sera mentre preparo la tavola, sento
suo padre in salotto che dice ridendo al figlio che la punizione per
la bigamia consiste nell'avere due mogli. Ride anche il ragazzo.
Passano accanto a un negozio di elettrodomestici. Faye vede una
pubblicitda dietro la grande vetrina, riflessa nel prisma dagli
occhi di mosca di una trentina di televisori. Alan Alda tiene in mano
un prodotto tra indice e pollice. Lo guarda e sorride.
- Sei innamorata di un uomo, - dice Julie, - che insiste a dire che
puamarti soltanto quando sei in piedi al centro esatto della stanza
in cui vi trovate.

Pat Sajak pianta della lattuga nell'orto della sua casa di Bel Air.
Bert Convy a bordo del suo jet Lear, diretto alla Fiera dell'Auto
di Indianapolis.

- Le racconto un sogno, - dice Alex Trebek al medico con le
sopracciglia circonflesse. - Faccio questo sogno in cui sono in piedi
sorridente davanti a un leggio su una piccola collina in mezzo a un
campo. Il campo, che verdeggiante e coperto di trifogli, pieno di
conigli. Sono seduti e mi guardano. Ci saranno milioni e milioni di
conigli in quel campo. Stanno seduti la guardarmi. Qualcuno di loro
ogni tanto abbassa la testa per addentare qualche trifoglio. Ma i
loro occhi non si staccano mai da me. Sono seduti e mi guardano,
milioni di piccoli conigli, e li guardo anch'io.

- Zio, - dice Patricia (atty-Jo Smith-Tilley-Lunt, grassoccia e
con il viso appassito, seduta dietro un registratore di cassa del
ristorante Holiday Inn dell'albergo Holiday Inn, sulla statale 70,
Ashtabula, Ohio:
- Zio zio zio zio.

- No, - dice Faye. - Un altro. Incontro un uomo nel parco. Siamo
andati ltutti e due a passeggiare. L'uomo ha un cucciolo
piccolissimo, il cucciolo pitenero e carino che abbia mai visto. Il
cucciolo tenuto a un piccolo guinzaglio. Quando incontro l'uomo, il
cucciolo scodinzola cosforte che finisce per perdere l'equilibrio.
L'uomo lascia che io giochi un po' con il cucciolo. Gli gratto lo
stomaco e lui mi lecca la mano. L'uomo ha in un cestino un pranzo da
picnic. Passiamo tutto il giorno nel parco, con il cucciolo. Al
tramonto sono perdutamente innamorata dell'uomo con il cucciolo.
Rimango con lui la notte. Lascio che entri dentro di me. Sono
innamorata. Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo davanti a me l'uomo
e il cucciolo.
- Ho un appuntamento con l'uomo nel parco un paio di giorni dopo.
Questa volta porta con se un cucciolo diverso, un altro cucciolo
tenero che scodinzola e mi lecca la mano, e lecca la mano dell'uomo.
L'uomo dice che il fratellino del primo cucciolo.
- Oh Dio, Faye.
- La cosa va avanti: ci incontriamo nel parco, e lui ogni volta
viene con un cucciolo diverso, ed cosdolce e affettuoso e pieno
di attenzioni nei confronti miei e dei cuccioli che ormai sono
completamente perduta per lui. Sono ancora completamente perduta la
mattina in cui lo seguo mentre va a lavorare, solo per fargli una
sorpresa, portargli tipo un succo di frutta e una pasta. Allora lo
seguo e in realtscopro che un ricercatore scientifico di
cosmetici, che sperimenta i prodotti sui cuccioli, li uccide, li
seziona, e prima di fare gli esperimenti porta ogni cucciolo al
parco, lo fa passeggiare, e soprattutto lo usa per attirare donne da
sedurre.
- Sei cosdistrutta e nauseata che cominci a diventare lesbica, -
dice Julie.

Pat Sajak va incontro ad Alex Trebek appena battuto sonoramente per
tre partite di fila a squash. Negli spogliatoi del circolo Trebek
prova ad annodarsi un ascot mentre si congratula con Sayak per il
rinnovo del contratto e ripete che dopo tanto tempo forse e il caso
di smetterla con il risentimento per lo scherzo degli applausi. Sayak
dice che lui nemmeno se lo ricordava pie dice a Trebek mico mio
poi c'qualche lancio di asciugamani e un'atmosfera di cameratismo.

- Cerca di farmi capire che tipo di collegamento ci puessere tra
Faye Goddard e Julie Smith, - dice Merv Griffin al suo assistente
abbronzato. Il suo uomo e appoggiato alla finestra dell'ufficio,
guarda le macchine che corrono sulla Hollywood Freeway, in pieno
sole. Le macchine luccicano.

- Tu e tua madre andate a vedere un film, - dice Faye. Lei e Julie
sono ferme sotto il tendone di una pellicceria per difendersi un po'
dal caldo. - Il film Il figlio di Flubber, della Disney. Dura quasi
tutto il pomeriggio -. Si raccoglie i capelli dietro al collo e li
solleva.- Dopo che il film finito, tu e tua madre uscite, siete l fuori sul marciapiede, tua madre ha un crollo nervoso. Il bigliettaio
cerca di trattenerla, ma lei cosisterica. Si strappa i capelli
che tu hai sempre ammirato e sperato un giorno di avere come i suoi. E'
completamente isterica. Vien fuori che un uomo nel cinema dietro di
te si messo a giocare con i capelli di tua madre durante tutto il
film. Le toccava i capelli in modo erotico. Lei era inorridita e
disgustata, ma non aveva detto una parola, per tutto il tempo,
probabilmente per paura che tu, la sua bambina, scoprissi che un uomo
misterioso nel buio stava toccando tua madre in modo erotico. Si
accascia sul marciapiede. Deve accorrere suo marito. Per un anno va
avanti ad antidepressivi. Poi comincia a bere.
- Qualche anno dopo suo marito, il tuo patrigno, la lascia per
un'altra donna. La donna ha la stessa storia, lavora nello stesso
campo, ha lo stesso aspetto di tua madre. Tua madre diventa
ossessionata dalle differenze minime che hanno portato il tuo
patrigno a lasciarla per l'altra. Beve. La donna si prende gioco
della sua sensibilit da persona insicura e fondamentalmente
schifosa qual e si veste come tua madre, infila piccoli souvenir
del tuo patrigno nella cassetta della posta di tua madre, si colora i
capelli con la stessa sfumatura di rosso di tua madre. Tutti voi
lavorate insieme nella stessa minuscola ma potentissima azienda. E'
una minuscola, laida e claustrofobica piccola comunit dove nessuno
puandare via dal covo che ognuno ha contribuito a insudiciare.
Cominci a essere confusa. E poi incontri questa persona speciale,
divertente, triste; e unica.

- La pioggia in Spagna, - dice la regista Janet Goddard a un
bambinone adulto, cospaffuto, pallido e assente da sembrare un
pupazzo di neve.- Devi dire soltanto a pioggia in Spagnasenza
mettere la testa sotto al braccio.
- Fa' finta che un gioco, - dice.

La veritche la sera prima che il fratello di Julie Smith batta
Julie Smith nella sua settecentoquarantunesima puntata di Rischio!
Faye dice a Julie cosa hanno fatto l'uomo di Merv Griffin e la
regista. Le due donne vestite sono accanto alle vetrate
dell'appartamento di Faye e guardano le montagne lontane che si
trasformano, grazie a un gioco di ombre, nei cioccolatini Hershey,
quelli a forma di piramide.
Faye dice a Julie che perchalla Mge hanno una tale ammirazione
e rispetto per Julie che vogliono esercitare un controllo
attentissimo sulla scelta di chi dovrsostituirla. Che per la Mge
Julie un miracolo d'incarnazione del quiz, e che lo staff si sta
adoperando per fare di tutto nella speranza di non perdere quel
miracolo e quella incarnazione, nella speranza che passi incolume
attraverso il cambiamento che accompagna inevitabilmente ogni tipo di
emozione. Poi dice che ha solo ripetuto le stronzate che ha detto
l'uomo abbronzato.
Julie chiede a Faye perchFaye non le ha detto prima cosa stava
per accadere.
Faye chiede a Julie perchJulie manda tutte le vincite ai medici
di suo fratello e pernon vuole parlare con lui.
Julie non una che piange facilmente.
Julie chiede se ci saranno domande sugli animali, domani.
Ci saranno un sacco di domande sugli animali, domani. La regista ha
scelto personalmente gli argomenti e le domande per domani. Faye stata temporaneamente assegnata alla capo macchinista per aiutarla a
riparare l'illuminazione della C difettosa nella gigantesca insegna
Rischio! in studio.
Faye chiede percha Julie piace inventare motivi per cui si
diventa lesbiche. Lei pensa che Julie sia lesbica perchodia gli
animali, per qualche motivo. Faye dice che non capisce qual il
motivo. Piange, guardando la vetrata.
Faye chiede a Julie se davvero il fratello di Julie pubatterla.
Julie dice che suo fratello non puassolutamente batterla, e che
in fondo al suo silenzio il fratello questa cosa la sa. Julie dice
che lei conoscersempre ogni fatto che conosce suo fratello, pi uno.

Dalla finestra della sala trucco Faye vede un ammasso di nuvole
grigie allontanarsi dal sole. Ci sono piccole gocce di pioggia sui
vetri della finestra.
Faye dice alla truccatrice che puandare, ci penserlei. Julie sulla sedia del trucco, con una camicetta estiva e una gonna di
cotone sbiadita; ha i sandali. Ha le gambe accavallate, i capelli
appuntiti dal gel. I suoi occhi, calmi, scintillanti e per niente
annoiati, sono fissi sullo specchio illuminato e guardano appena al
di sotto del mento. Un brevissimo e dolce sorriso per Faye.
- Sei in ritardo, ti amo, - sussurra Faye.
Comincia a metterle il fondotinta.
- Te ne regalo uno, - dice Julie.
Faye disperde la linea del fondotinta nelle morbide cavitsotto la
mascella di Julie.
- Ti regalo un altro motivo, - dice Julie. - Puoi tenerlo di
riserva, per quando sarai davvero nei guai. Ci crederanno.
- Non verrai eliminata. Ha persino il terrore di alzarsi. Ho dovuto
scavalcarlo per entrare qui dentro.
Julie scuote la testa. - Puoi raccontare che avevi otto anni. Tuo
fratello stava sempre zitto e aveva cinque anni. Racconta che il viso
di tua madre le era appassito addosso, che prima gli uomini e poi se
stessa l'avevano resa orribile. Che il suo viso era appassito per
amore di un uomo indifferente e silenzioso che ti ha lasciata per
sempre appoggiata a uno steccato di legno vicino all'autostrada.
Racconta di come tua madre ti ha lasciata vicino a un campo di erba
secca. Racconta che il campo, il cielo, l'autostrada, ogni cosa aveva
il colore del bucato vecchio. Racconta che la tua mano stata
appoggiata a un palo tutto il giorno, la tua mano e la mano pallida
di un bambino malato, aspettando qualcuno che prima, ogni volta, era
sempre tornato.
Faye sta mettendo la cipria.
- Racconta che c'era una mucca, - Julie deglutisce. - Stava nel
campo, vicino al recinto su cui tu tenevi appoggiata la mano.
Racconta che la mucca rimasta ltutto il giorno, continuando a
masticare qualcosa che aveva ingoiato chissda quanto, e ti
guardava. Racconta che il muso della mucca non aveva espressione. E
che rimasta ltutto il giorno a guardarti con un muso enorme senza
nessuna espressione -. Julie sospira. - Racconta come tutto questo a
un certo punto ti ha fatto venire voglia di urlare. Il vento sembra
che urli. Stare lcon la mano appoggiata a uno steccato di legno
tutto il giorno con un bambino che il silenzio impersonificato. Che
pu e tu lo sai, restare lper sempre, ad aspettare l'unica
macchina che conosce, senza poterci capire mai niente. E una mucca
che sta le ti guarda, nello stesso modo in cui guarda ogni altra
cosa.
Faye con un fazzoletto le toglie la cipria in eccesso. Poi Julie si
asciuga il rossetto.
- Racconta che ancora adesso non sopporti gli animali, perchil
muso degli animali senza espressione. Non c'la minima possibilit che ne abbiano una. Di' loro di guardare, ma veramente, il muso di un
animale, una volta.
Faye passa un pettine nei capelli morbidi e bagnati di Julie.
Julie guarda Faye attraverso lo specchio incorniciato da
lampadine.- Poi di' loro di provare a guardare da vicino le facce
degli uomini. Di' loro di restare perfettamente immobili, per un po',
e di guardare dritto in faccia un uomo. La faccia di un uomo non ha
niente. Guarda da vicino. Di' loro di guardare. E non pensare a come
si muove la faccia - le facce degli uomini non smettono mai di
muoversi, sono come le antenne. Ma non fanno altro che muoversi tra
differenti configurazioni di inespressivit
Faye cerca gli occhi di Julie nello specchio.
Julie dice: - Racconta che non esistono buchi dove infilare le dita
nelle facce degli uomini. Racconta che forse speri di riuscire a non
amare mai quel che non puoi afferrare.
Julie gira la sua sedia del trucco e alza la testa verso Faye. -
Questo succede quando ti amo, se ti amo, - sussurra, passando un dito
sulla sua guancia bianca e incipriata, allungandosi per tracciare un
segno bianco sul viso di Faye. - Succede quando assume
un'espressione. Cerca di guardare fuori da te stessa, e ogni momento
ha un'espressione diversa. Di' alla gente che sai che la tua faccia meno bella quando ferma.
Lascia le dita sul viso di Faye. Faye chiude gli occhi per
trattenere le lacrime. Quando li apre Julie la sta ancora guardando.
Sorride di un sorriso radioso. E' ora. Prende le mani di Faye.
- Una volta mi hai chiesto che cosa mi ha insegnato la poesia, -
dice. E' quasi un sussurro, la sua voce da microfono. - E mi hai
chiesto se noi, noi due, stavamo insieme solo per il quiz. Vero,
tesoro? - con il dito solleva il mento di Faye. - Te lo ricordi?
Ricordi l'oceano? Il nostro oceano all'alba, come lo adoravamo? Lo
adoravamo perchera come noi, Faye. L'oceano era una cosa ovvia. Noi
siamo rimaste a guardare una cosa ovvia, per tutto il tempo -. Sfiora
un capezzolo di Faye, in modo troppo soffice perchFaye possa
accorgersene. - Gli oceani sono solo oceani quando si muovono, -
sussurra Julie. - Sono le onde a fare in modo che gli oceani non
siano soltanto pozzanghere gigantesche. Gli oceani sono le loro onde.
E ogni onda dell'oceano incontreralla fine quello verso cui si
muove, e allora si potrinfrangere. Tutto ciche vedevamo, tutto il
tempo che chiedevi, era ovvio. Anche una poesia era ovvia perchera
come noi. Guarda le cose in questo modo, Faye. La tua stessa faccia
si muove con espressione. Un'onda, che si infrange su uno scoglio,
rinunciando alla sua forma in un gesto che espressione di quella
forma. Capisci?
Non era sulla spiaggia che Faye aveva chiesto del loro futuro. Era
a Los Angeles. E allora cosa dire dell'onda inaspettata che era
arrivata dal nulla e si era infranta su se stessa?
Julie sta guardando Faye. - Capisci?
Gli occhi di Faye sono aperti. Diventano grandi. - Non ti piace la
mia faccia quando ferma?

Lo studio azzurro cipria. La gigantesca insegna Rischio! cala
dall'alto. La sua C tremola di un fioco tremolio fluorescente. Julie
allontana subito lo sguardo dalla lettera guasta. Alex porta un fiore
all'occhiello. I nomi dei tre concorrenti appaiono in corsivo davanti
alle loro postazioni. Alex soffia a Julie il tradizionale bacio. Pat
Sayak mostra a Faye un pollice in alto dal lato opposto dello studio.
Poi ridendo indica un punto. Faye guarda e vede una buccia di banana
sul tappeto azzurro pallido, accuratamente lasciata sul percorso
delimitato da un nastro che Alex compie ogni giorno dalla sua
postazione al tabellone luminoso. Dee Goddard, Muffy demott e l'uomo
abbronzato di Merv Griffin sono chini sui monitor in cabina di regia.
Janet Goddard studia l'inquadratura di un pallido ragazzo paffuto che
fa sembrare piccola la postazione. Il terzo concorrente, al centro,
si tocca il trucco. Faye sa di cipria. Continua a osservare Sayak che
si sta sfregando le mani. La luce rossa si accende. Alex alza le
braccia per i saluti. Non ha l'orologio digitale al polso.
La regista, nella cabina di regia, con la cuffia, dice qualcosa
alla camera due.
Julie e il pubblico si guardano.

Postfazione@di Mattia Carratello
Una curiosa avvertenza precede l'edizione originale dei racconti di
David Foster Wallace: ueste sono storie di finzione, al cento per
cento. Alcune di esse proiettano i nomi di figure pubbliche "reali"
all'interno di circostanze e personaggi inventati; (...) questi nomi
vogliono solo descrivere figure e immagini, la materia di cui son
fatti i sogni collettivi; essi non denotano, o pretendono di
descrivere, informazioni private di persone reali in tre dimensioni,
viventi, decedute o altro Nella shakespeariana materia dei sogni
contemporanei la forza e l'illusione delle immagini creata dai mezzi
di comunicazione richiede certe precisazioni: il mondo in 3D potrebbe
risentirsi, il lettore e lo spettatore potrebbero anche confondersi.
David Foster Wallace, nuovo talento della scena letteraria degli
Stati Uniti, nato nel 1962 a Urbana, nell'Illinois. Situata nel
cuore dell'immenso Midwest, il centro agricolo degli Stati Uniti,
Urbana sede di una famosa universite di una delle pigrandi
biblioteche del mondo; da qui, fra milioni di libri e milioni di
tonnellate di grano, Wallace immagina di scrivere per una nazione di
creduli voyeur. Se le statistiche dicono il vero, negli Usa si
passano sei ore al giorno davanti alla tele. Un'intera generazione,
quella sotto i quaranta, non ha memoria di un mondo che non sia
scandito e definito dai personaggi, dalle situazioni e dagli eventi
prodotti da uno schermo bidimensionale e parlante. E' una generazione
di guardoni, di spioni solitari, assuefatti alla divertente commedia
giornaliera che permette loro di scrutare in case e vite altrui,
coltivando l'illusione di osservare qualcuno senza che questi lo
sappia. Wallace prende atto, come scrittore, di questa sfida dello
sguardo: in fondo, proprio il voyeurismo l'attivitche pi accomuna l'inventore di storie all'audience televisiva.
romanzieri, come specie, tendono ad appostarsi e a guardare. Sono
osservatori nati. Sono spettatori scrive Wallace in un saggio sul
rapporto fra la televisione e la fiction negli Stati Uniti. Ma il suo
sogno di narratore, quello che forma la materia delle sue pagine, di riscattare l'immenso serbatoio emotivo che i guardoni di tutto il
mondo rovesciano nelle immagini bidimensionali. Creare di nuovo una
distanza tra l'osservatore e l'oggetto per inserirvi l'emozione, il
dolore e la gioia, donando un corpo solido a quel silenzio
dell'individuo che l'intrattenimento di massa sommerge nel rumore
rosa dello spettacolo.
La nostra una cultura che allevia il dolore con ogni mezzo, dai
farmaci miracolosi ai giochi a premi, e allo stesso tempo mette in
scena uno spettacolo inarrestabile della sofferenza (soprattutto
fisica) pifinta ed esteriore, rendendola in fondo piacevole,
accettabile e divertente. Si puintrattenere in qualunque modo e la
letteratura, di certo, non si sottrae a questo compito. Ma non basta
compiacere l'audience, trascinare il lettore nella recita di una
realtefferata e senza senso, o far finta di rivitalizzare lo scarso
sex appeal della scrittura compilando elenchi di prodotti di consumo,
siano detersivi, capi d'abbigliamento o accessori tecnologici
dell'ultim'ora. Per dirla con lo stesso Wallace, e ciche ha
sempre caratterizzato la cattiva scrittura - personaggi insipidi o un
mondo narrativo pieno di clich- diventa una descrizione del mondo
d'oggi, allora la cattiva scrittura non altro che un'ingegnosa
imitazione di una brutta realt Abbiamo davvero bisogno di una
narrativa capace solo di drammatizzare tutto quanto sia stupido e
grottesco? Wallace cerca di rispondere con un gesto forte e significativo,
quello di una letteratura in espansione costante, folle e ingegnosa.
Scrive un romanzo di pidi mille pagine, Infinite Jest (1996), che
vuole risvegliare il lettore, fargli il massaggio cardiaco. In La
ragazza con i capelli strani inventa e descrive altri gesti, schietti
e simbolici: quello vitale, disperato e sospeso, del responsabile del
reparto vendite, o il magnifico dito medio esibito in faccia al
presentatore del gioco a premi pifamoso del Nordamerica. Eppure
Wallace ama mortalmente tutto ciche fa spettacolo, ed un
consumatore vorace di televisione: ha scritto poi saggi importanti
sul tennis, su David Lynch e sulla rap music, collabora a riviste
come arper'sed squire Non un osservatore distaccato e
ironico, dentro il sistema, e sa quanto puessere divertente. Ma
ha capito che una delle grandi ereditdel postmoderno, l'ironia
dissacrante e globalizzata, non piuna valida risposta alla
durezza del reale. La televisione e la pubblicithanno
spettacolarizzato la dissacrazione, ne hanno fatto il proprio
principale strumento; insistere con il cinismo, con l'ironia di una
rappresentazione brutale e sfacciata, conduce soltanto a morire
d'accettazione.
Wallace non vuole intrattenere, o solo descrivere: nell'analisi dei
sintomi della societdello spettacolo si trova la premessa di un
intervento e di un lavoro che vanno spartiti con il lettore, invitato
a farsi strada nell'interpretazione di un testo ricco e difficoltoso,
per essere pronti a risolvere una situazione d'emergenza. E meno male
che il responsabile del reparto vendite sapeva fare il massaggio
cardiaco si legge nel titolo di un racconto: cosla solitudine del
voyeur, del lettore, dello spettatore, puessere interrotta, e la
fiction puavviarsi a spezzare l'insistente monologo che scaturisce
dal continuo spettacolo dello schermo.

Wallace un realista, e come tutti i realisti di fine secolo non
punon essere un sottile falsario. La sua una scrittura
virtuosistica, ricca di timbriche e stili diversi, capace di perfette
imitazioni e di plagi appassionati. Alle spalle di Wallace,
insegnante di letteratura inglese e creative writing in un college
dell'Illinois, troviamo i grandi autori statunitensi degli ultimi
decenni: le anatomie enciclopediche e colossali di Thomas Pynchon,
Don Delillo e William Gaddis, gli esperimenti metaletterari di John
Barth e Robert Coover, ma anche l'umanitdolente di Salinger e
Carver.
La falsificazione iperreale di Wallace si rivela nel primo racconto
di questa raccolta, Lyndon, dove un giovane omosessuale viene assunto
nello staff del futuro Presidente degli Stati Uniti. All'interno di
uno dei documenti fficialiinseriti nella narrazione emerge
improvvisamente il nome di Boyd, il protagonista. Il personaggio di
finzione si introduce cosnell'ordine della storia, per raccontare
dall'interno ciche l'informazione dei media ha omesso e trascurato:
il dolore e la malattia, l'amore reso impossibile dall'annullamento
delle distanze, da un'eccessiva vicinanza. Questo forse il racconto
che meglio descrive l'America di oggi: un mondo dove tutto connesso, tutto visibile e raggiungibile, e in cui non si trova lo
spazio necessario ai sentimenti, un vuoto dove l'utopia del contatto
umano possa realizzarsi. E senza spazio l'America cessa di esistere,
e con essa il sogno, persino quello di personaggi discutibili come il
vicepresidente Lyndon Johnson e sua moglie Lady Bird. Sullo sfondo
dell'omicidio Kennedy e dell'eccesso di pienezza della societ contemporanea risuona la tentazione paranoica ginarrata da Pynchon,
e si delinea una visione di morte da progressivo raffreddamento,
conseguenza ultima di un distacco dalle cose e dagli uomini; un
distacco in cui coinvolta anche molta letteratura contemporanea,
strenuamente raccolta su se stessa.
Il freddo, per chi viene dalle pianure del Midwest nordamericano, una condizione inevitabile: il freddo il silenzioso protagonista
del racconto Dire mai, nella cucina mal riscaldata, nella bassa
temperatura di rapporti consumati. Ma qui entra in gioco il massaggio
di Wallace, il gesto che di nuovo mette in movimento le cellule e il
sangue, spingendo e riscaldando il lettore, scatenando la metamorfosi
dell'oggetto semplicemente osservato in oggetto vissuto. Wallace
vorrebbe essere come Julie Smith, la protagonista di Piccoli animali
senza espressione, e dare forma a una letteratura che renda
importanti le cose banali, in grado di trascendere i fatti per
divenire sentimento e significato. Rivolgendosi ai guardoni ovunque
piazzati in poltrona a intrattenersi con l'immagine elettronica, lo
scrittore cerca un superamento della solitudine rumorosa del
consumatore di massa, della miseria dello spettacolo: un rifiuto
della sparizione e del silenzio imposti dalle telecamere del mondo.

Wallace quasi un'enciclopedia della nuova scrittura statunitense.
All'interno di Infinite Jest egli rivisita temi e linguaggi che sono
diventati l'armamentario espressivo della fiction di fine millennio.
La complicata vicenda si svolge nel corso di un XXI secolo dominato
dall'ansia del divertimento, in cui la grande industria ha
sponsorizzato persino il nome degli anni a venire. Vi si racconta,
tra l'altro, di una banda di terroristi su sedie a rotelle che cerca
di ottenere la copia di un film cosdivertente da causare negli
spettatori un permanente stato vegetativo. Nel suo primo romanzo del
1987, The Broom of the System, incentrato sulla sparizione di una
devota e anziana seguace di Wittgenstein, gisi inscenava la
confusione comica e paralizzante del linguaggio contemporaneo.
Wallace appartiene a una nuova generazione di scrittori che vogliono
superare l'inquietante pienezza lasciata loro dai maestri del
postmoderno, per soccorrere una letteratura in posizione sempre pi marginale tra le arti contemporanee. Vi sono autori eccessivi e
innovativi, come William Vollmann e la scomparsa Kathy Acker; altri
che raccolgono la lezione dei generi letterari, soprattutto la
fantascienza e il giallo, per offrire al lettore una fusione
inestricabile di verite finzione, creando un palcoscenico della
realtsul quale le passioni possano finalmente brillare ed
esplodere. Molti di loro si scoprono inaspettatamente romantici,
vicini a Cormac Mccarthy, o a certo pathos quasi insostenibile che da
Poe discende sino a Paul Auster e al nuovo gotico. In questa raccolta
di racconti Wallace vuole rappresentarli tutti, in un'esibizione di
maestria letteraria che nasconde un progetto ambizioso. Quando i
lettori si immergono nelle pagine del libro, Wallace li costringe
ancora una volta a guardare e a soffrire per personaggi doppiamente
finti e bidimensionali; e siamo di nuovo voyeur, davanti all'ennesimo
gioco a premi, al pivolgare dei salotti televisivi, ma con la
strana sensazione che tutto sia semplicemente pivero.
Mattia Carratello


Fine







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