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RACCONTI di Mark Twain.


INDICE.

1. Il famoso ranocchio saltatore della
contea di Calaveras
2. A proposito di storielle con la morale
3. A proposito del recente festival del
delitto nel Connecticut
4. Appunti sparsi su una gita di piacere
5. Cannibalismo in treno
6. Storia del ragazzino cattivo
7. Storia del ragazzino buono
8. Far da guida
9. Romanzo medievale


1. IL FAMOSO RANOCCHIO SALTATORE DELLA CONTEA DI CALAVERAS.(1)

Per accogliere la richiesta di un mio amico che mi aveva scritto
dalla costa orientale, andai a trovare il buon vecchio
chiacchierone Simone Wheeler e a chiedergli notizie dell'amico del
mio amico, Leonida W. Smiley, come mi era stato richiesto; e ecco
come anda finire. Ho il vago sospetto che LEONIDA W. Smiley sia
un mito, che il mio amico non abbia mai conosciuto un simile
personaggio e abbia semplicemente architettato che, chiedendo
informazioni su di lui al vecchio Wheeler, gli avrei fatto venire
in mente l'infame JIM Smiley, e cossi sarebbe messo all'opera
per scocciarmi a morte con qualche esasperante ricordo sul suo
conto, lungo e fastidioso quanto inutile per me. Se questo era il
suo scopo, ci riuscbenissimo.
Trovai Simone Wheeler che sonnecchiava, tranquillamente seduto
vicino alla stufa del bar, nella taverna malandata del decrepito
campo di minatori di Angel, e notai che era grasso e calvo e che
aveva sul viso pacioso un'aria dolce e ingenua che attraeva. Si
sveglie mi auguril buon giorno. Gli dissi che un mio amico mi
aveva incaricato di chiedere notizie di un suo carissimo compagno
d'infanzia che si chiamava LEONIDA W. Smiley, il REVERENDO LEONIDA
W. Smiley, giovane pastore evangelico, che, cosaveva sentito
dire, aveva abitato al campo di Angel. Aggiunsi che se il signor
Wheeler fosse stato in grado di dirmi qualcosa sul conto di questo
Reverendo Leonida W Smiley, gliene sarei stato molto obbligato.
Simone Wheeler mi spinse in un angolo, mi bloccl con la sua
sedia, e quindi si mise a sedere e snocciolil monotono racconto
esposto nel paragrafo seguente. Non sorrise mai, non aggrottmai
la fronte, non cambimai il tono di voce sommesso e scorrevole
sul quale aveva intonato la frase iniziale, non trad mai il
minimo cenno di entusiasmo; ma tutto l'interminabile racconto era
pervaso da una vena di seriete di sinceritimpressionanti, che
mi fece chiaramente capire come, lontano dall'immaginare che nella
sua storia ci fosse qualcosa di ridicolo o di buffo, la
considerava un fatto davvero importante e ne ammirava i due
protagonisti come due uomini di genio portentoso in "finesse". Lo
lasciai andare avanti a modo suo e non lo interruppi nemmeno una
volta.

- Il Reverendo Leonida W... Hum, il Reverendo Le... Be' qui una
volta c'era un tipo che si chiamava Jim Smiley, nell'inverno del
'49... o forse era la primavera del '50, non mi ricordo di
preciso; ma quello che mi fa pensare che fosse o questa o quello,
che mi ricordo che il grande canale non era finito quando lui
arrival campo; in ogni modo era l'uomo picurioso che ci fosse
nei dintorni, e non faceva che scommettere su tutto quello che gli
capitava, se gli riusciva di trovare qualcuno che scommettesse
dall'altra parte; e, se non gli riusciva, allora cambiava parte
lui. Tutti i modi che andavano bene a quell'altro andavano bene
anche a lui; qualunque cosa, pur di poter fare una scommessa, e
lui era soddisfatto. E poi aveva fortuna, una fortuna
straordinaria: vinceva quasi sempre lui. Era sempre pronto e stava
sempre in cerca di una buona occasione; non si poteva parlare di
una cosa senza che quel tizio proponesse di fare una scommessa e
di prendere la parte che si voleva, come vi dicevo poco fa. Se
c'era una corsa di cavalli, alla fine si ritrovava ricco sfondato
o in bolletta; se c'era un combattimento tra cani, faceva una
scommessa; se c'era una zuffa tra gatti, faceva una scommessa; se
c'era una lotta tra galli, faceva una scommessa; insomma, se
c'erano due uccelli appollaiati sulla staccionata, scommetteva su
quale sarebbe volato via prima; o, se c'era predica al campo, era
sicuramente la scommettere sul pastore Walker, che secondo lui
era il miglior predicatore di queste parti, e lo era per davvero,
e anche un brav'uomo. Anche se vedeva uno scarabeo che si metteva
in movimento per andare da qualche parte, scommetteva su quanto
tempo ci avrebbe messo a arrivare a... a dove doveva andare; e, a
prenderlo in parola, sarebbe stato capace di seguire lo scarabeo
fino in Messico, solo per riuscire a sapere dove era diretto e
quanto ci avrebbe messo a fare la strada. Un mucchio di questi
figlioli hanno conosciuto Smiley e vi possono parlare di lui. Bah,
per lui era indifferente, scommetteva su qualunque cosa... era un
tipo azzardatissimo. Una volta la moglie del pastore Walker si
ammal gravemente per un bel pezzo, e sembrava che non ci fosse
modo di salvarla; ma una mattina lui entra, e Smiley salta su e
gli chiede come va, e lui dice che stava molto meglio, grazie al
Signore e alla Sua infinita misericordia, e che migliorava cos bene che con la benedizione della Provvidenza si sarebbe rimessa
presto; e Smiley senza pensarci dice: - Be', gioco a due e mezzo
che non se la cava lo stesso.
Smiley aveva una cavalla, e questi figlioli la chiamavano il
ronzino del quarto d'ora (ma solo per scherzo, capirete, perch era un po' piveloce), e lui faceva quattrini giocando su quel
cavallo, con tutto che era coslento e aveva sempre l'asma, o il
cimurro, o la tisi, o qualcosa di simile. Gli davano due o
trecento metri di vantaggio e lo sorpassavano come se niente
fosse; ma nell'ultimo pezzo di corsa si eccitava sempre e si
buttava allo sbaraglio, e arrivava caracollando e scavallando e
buttando le gambe di qua e di l a volte all'aria e a volte tutte
da una parte, tra gli ostacoli, e alzava un sacco di polvere
scalciando e faceva un sacco di baccano tossendo e starnutendo e
soffiandosi il naso... e arrivava sempre prima al traguardo,
appena di un'incollatura, quel poco che si poteva misurare.
Aveva un cucciolotto di "bull-dog" che a vederlo avresti detto che
non valesse un centesimo e che fosse capace solo di gironzolare e
di avere l'aria scema e di stare in agguato ad aspettare
l'occasione di rubare qualcosa. Ma appena si giocavano quattrini
su di lui, diventava un altro; la mascella di sotto gli sporgeva
in fuori come il castello di prua di un vapore e i denti gli si
scoprivano e brillavano come fornaci. E l'altro cane poteva
attaccarlo e strapazzarlo e morderlo e buttarselo due o tre volte
dietro la schiena, ma Andrea Jackson (questo era il nome del
cucciolo), Andrea Jackson faceva sempre capire di essere
soddisfatto e di non essersi aspettato niente di diverso; e quando
le poste erano raddoppiate e raddoppiate ancora a favore di
quell'altro, e i soldi erano tutti giocati, all'improvviso
azzannava l'altro cane proprioo alla giuntura delle zampe di
dietro e ci restava inchiodato... non lo masticava, capite, ma lo
prendevaa e teneva duro finchquelli gettavano la spugna, avesse
dovuto restarci pure un anno. Smiley vinceva sempre, con quel
cucciolo, finch una volta gli capitun cane che non aveva le
zampe di dietro perch gli erano state troncate da una sega
circolare, e quando la cosa fu durata abbastanza e tutti i soldi
furono giocati e quello andper fare l'azzannata che era la sua
mossa preferita, vide in un lampo che si erano fatti gioco di lui
e che l'altro cane l'aveva in pugno, per cosi dire, e parve
sorpreso e poi parve quasi scoraggiato, e non provnemmeno pia
vincere la gara e ne uscbattuto di brutto. Diede un'occhiata a
Smiley, come per dirgli che aveva il cuore spezzato e che era
colpa sua che lo aveva messo in gara con un cane che non aveva le
zampe di dietro per aggrapparcisi, che era quello su cui lui
contava di piin una gara, e poi si allontanzoppicando, e si
distese per terra e mor Era un buon cucciolo, quell'Andrea
Jackson, e si sarebbe fatto un nome se fosse vissuto, perchaveva
stoffa e anche genio... Lo so perchgli mancarono occasioni vere
e proprie, e non ammissibile che un cane si batta come si
batteva lui in quelle circostanze, se non ha talento. Mi fa sempre
tristezza pensare a quella sua ultima gara e a come anda finire.
Be', questo Smiley qui aveva dei "terriers" da topi e galli e
gatti e una quantitdi roba di questo genere, che non vi lasciava
un attimo di respiro; e qualunque cosa gli si portasse per
scommettere lui ci stava perch ce l'aveva gi Un giorno
acchiapp un ranocchio e se lo porta casa e disse che voleva
ammaestrarlo; e cosper tre mesi non fece altro che rimanere
seduto in cortile a insegnare a saltare al ranocchio. E vi
garantisco che glielo "insegn proprio. Gli dava un colpetto
dietro, e subito dopo si vedeva il ranocchio volteggiare nell'aria
proprio come una frittata, gli si vedeva fare una capriola o
magari due, se era partito bene, e poi atterrava a zampe larghe
veramente bene, come un gatto. Lo ammaestr cos bene ad
acchiappare le mosche, e lo teneva costanto in allenamento che,
tutte le volte che quello vedeva una mosca, anche da lontano, la
acchiappava senza sbagliare un colpo.
Smiley diceva che ai ranocchi manca solo l'addestramento, e che
possono fare quasi tutto, e io ci credo. Del resto, l'ho visto
posare Daniele Webster su questo pavimento (Daniele Webster era il
nome del ranocchio) e canticchiare: Mosche, Daniele, mosche! - e,
in un lampo, Daniele saltava dritto dritto sul bancone e
acchiappava una mosca, e poi ripiombava a terra tutto d'un colpo
come uno schizzo di fango e si metteva a grattarsi la testa con la
zampa di dietro, come se pensasse di non aver fatto niente di pi di un ranocchio qualsiasi: non si mai visto un ranocchio tanto
modesto e tanto serio, con tutto il talento che aveva. E quando
doveva fare il salto in lungo puro e semplice, riusciva, con uno
scatto solo, a coprire piterreno di qualsiasi altra bestia della
sua razza. Il salto in lungo era il suo forte, capite, e quando si
arrivava a quello Smiley ci scommetteva pure le mutande. Smiley
era straordinariamente fiero del suo ranocchio e a ragione, perch quelli che avevano viaggiato e che erano stati dappertutto
dicevano che quello batteva qualsiasi altro ranocchio che loro
avessero mai visto.
Be', Smiley teneva la sua bestiola in una piccola scatola di
vimini, e qualche volta se la portava in citte scommetteva. Un
giorno un tizio (uno di passaggio qui al campo) lo incontra con la
sua scatola e gli dice:
- Cosa ci tenete in quella scatolina?
E Smiley dice, con aria indifferente: - Potrebbe essere un
pappagallo e potrebbe essere un canarino, ma non .. solo un
ranocchio...
E l'altro tizio la prende e la guarda ben bene e la rigira di qua
e di le dice: - Uhm, gi Be', e cosa sa fare?
-Be', - dice Smiley, tranquillo e indifferente, - abbastanza
buono a fare una cosa, direi... Pubattere nel salto qualunque
ranocchio della contea di Calaveras.
L'altro tizio riprende la scatola e la guarda ancora a lungo e per
bene, e poi la rida Smiley e dice, in tono molto convinto: -
Be', - dice, - non vedo cosa abbia di meglio degli altri ranocchi,
questo ranocchio.
- Pudarsi di no, - dice Smiley, - pu darsi che ve ne
intendiate, di ranocchi, e pudarsi che non ve ne intendiate;
forse ne avete esperienza e forse siete solo un dilettante, come
si dice. Comunque, io ho la mia opinione e scommetto quaranta
dollari che pubattere nel salto qualsiasi ranocchio della contea
di Calaveras.
E quel tizio ci pensa un momento, e poi dice, con un'aria un po'
triste: - Be', - dice, - io non sono di qui e non ho ranocchi con
me; ma se ne avessi uno, accetterei la scommessa.
E allora Smiley dice: - Non fa niente, non fa niente; se mi
reggete un minuto la scatola, vado a prendervi un ranocchio. E
cosquel tizio prese la scatola e mise quaranta dollari vicino a
quelli di Smiley, e si sedette ad aspettare.
Rimase lseduto per un bel pezzo a pensare e pensare, e poi tir fuori il ranocchio e gli apri la bocca a forza e lo riemp ben
bene di pallini da caccia, lo riempquasi fino al mento e lo pos per terra. Smiley era andato allo stagno, e sguazznel fango per
parecchio tempo e finalmente acchiappun ranocchio e lo port dentro, e lo da quel tizio e dice:
- Ora, se siete pronto, mettetelo givicino a Daniele, con le
zampe davanti proprio in linea con quelle di Daniele, e io daril
via. Poi dice: - Uno due, tre, via! E lui e quel tizio danno un
colpetto ai ranocchi da dietro, e il ranocchio nuovo saltella via
tutto vispo, ma Daniele si tira su un pochino e alza le spalle,
cos come un francese; ma non serva nulla, non si poteva
muovere: era piantato l fisso come una statua e non si poteva
spostare, come se fosse stato all'ancora. Smiley fu parecchio
sorpreso e anche un po' arrabbiato, ma non aveva idea di cosa
fosse successo, naturalmente.
Quel tizio prese i quattrini e se ne and e mentre stava per
uscire, fece un gesto coscol pollice sopra la spalla, verso
Daniele, e dice ancora, con un tono molto convinto: - Be', - dice
- io non vedo cos'abbia di meglio degli altri ranocchi, questo
ranocchio.
Smiley rimase a grattarsi la testa e a guardare Daniele per un bel
pezzo, e alla fine dice: - Domando e dico perchdiavolo... questo
ranocchio si rifiutato... Chissse ha qualcosa... mi sembra un
po' pienotto... in certo qual modo... E afferrDaniele per la
collottola e lo tirsu, e dice: - Mi prenda un accidente se non
pesa cinque libbre! e lo rigira a testa in gi e il ranocchio
butta fuori due manciate di pallini. E allora capcom'era andata
e diede fuori di matto e posil ranocchio e si mise a correre
dietro a quel tizio, ma non lo acchiappmai...

A questo punto Simone Wheeler si sentchiamare per nome dal
cortile e si alzper andare a vedere cosa volevano da lui. E,
girandosi verso di me mentre se ne stava andando, disse: -Restate
pure seduto, forestiero, e mettetevi comodo; ci metterun minuto
a ritornare.
Ma, con il vostro permesso, non pensavo che il seguito della
storia dell'intraprendente vagabondo Jim Smiley mi potesse fornire
molte informazioni sul conto del Reverendo Leonida Smiley, e cos mi alzai per andarmene.
Sulla porta incontrai il socievole Wheeler che tornava; cercdi
riattaccare bottone e ricominci
- Be', questo Smiley qui aveva una mucca gialla guercia e senza
coda, anzi solo un mozzicone corto come una banana e...
Comunque, non avendo tempo nvoglia, non aspettai di sentire la
storia della vacca infelice e me ne andai.

NOTA 1: Abbiamo omesso in questa edizione il gioco linguistico che
Mark Twain ha inserito nel racconto originale allo scopo di
prendere un po' in giro la lingua e le maniere raffinate dei
francesi, oltre che per dimostrare umoristicamente i disastri che
avvengono allorchsi traduce un'opera in un altra lingua.
Infatti, nel racconto originale, la storia del "ranocchio
saltatore" veniva riproposta in una pedestre traduzione francese
pubblicata su una improbabile "Revue des Deux Mondes" e questa
versione veniva a sua volta ritradotta in inglese, con tutti gli
strafalcioni immaginabili in questo doppio passaggio.
Tutto questo gioco non poteva essere reso dall'ascolto con il
sintetizzatore vocale, poich il testo in francese sarebbe
risultato incomprensibile.


2. A PROPOSITO DI STORIELLE CON LA MORALE.

Per tutta la vita, fin da piccolo, ho avuto l'abitudine di leggere
una certa raccolta di aneddoti scritti nello stile un po'
ammuffito dell'ingegnoso affabulatore del "Mondo", sia per gli
insegnamenti che ne ricavavo, sia per il piacere che essi mi
procuravano. Li tenevo sempre a portata di mano, e, ogni volta che
pensavo male dei miei simili, mi rivolgevo a quelli, e loro
dissipavano quel sentimento; quando mi sentivo egoista, spregevole
e ignobile, mi rivolgevo a quelli, e loro mi suggerivano come fare
a riconquistare il rispetto di me stesso; e tante volte ho
desiderato che i simpatici aneddoti non finissero proprio sul pi bello, e che continuassero la piacevole storia dei vari
benefattori e beneficati. Questo desiderio mi si risvegliava in
cuore con tanta insistenza, che alla fine decisi di soddisfarlo,
andando io stesso alla ricerca del seguito degli aneddoti. E cos mi misi all'opera e, dopo ardue fatiche e noiose ricerche, portai
a compimento il mio progetto. Ora vi faccio vedere il risultato,
presentandovi in ordine ogni aneddoto con il suo seguito, come
risulta dalle mie indagini.

IL BARBONCINO RICONOSCENTE.
Un giorno, un buon diavolo di medico (che aveva letto i libri),
avendo trovato un barboncino randagio che soffriva a causa di una
zampa rotta, porta casa con sla povera bestiola e, dopo aver
curato e bendato l'arto offeso, rimise in libertil piccolo
infelice e non ci penspi Ma quale non fu la sua sorpresa,
alcuni giorni dopo, quando un mattino, nell'aprire la porta, trov sulla soglia il cagnolino riconoscente in paziente attesa, in
compagnia di un altro cane randagio, con la zampa era rotta a
causa di un incidente. Il buon medico soccorse subito l'animale
sofferente, e ammirl'imperscrutabile bontdi Dio, che si era
degnato di usare un umile strumento, come il povero barboncino
abbandonato, per inculcare eccetera, eccetera.
SEGUITO:
La mattina dopo, il benefico dottore trov in attesa davanti alla
sua porta, i due cani pieni di riconoscenza, e con loro altri due
cani azzoppati. Gli azzoppati furono risanati in fretta, e i
quattro se ne andarono per i fatti loro, lasciando il benefico
dottore sempre pipieno di pia meraviglia. Passquel giorno e
arrivil mattino. L accucciati davanti alla porta, stavano i
quattro cani risanati, e con loro altri quattro bisognosi di cure.
Passancora quel giorno e venne un altro mattino; e allora sedici
cani, otto dei quali azzoppati, occupavano il marciapiede, e la
gente era costretta a girarci intorno. A mezzogiorno, tutte le
zampe rotte erano aggiustate, ma, nel cuore del buon medico,
insieme alla pia meraviglia cominciavano ad affollarsi pensieri
involontariamente profani.
Il sole sorse ancora una volta e illumintrentadue cani, sedici
dei quali con zampe rotte, che occupavano tutto il marciapiede e
met della strada; gli spettatori umani riempivano lo spazio che
restava. Gli strilli dei feriti, i canti dei risanati e i commenti
dei cittadini che assistevano alla scena formavano un coro vasto e
incoraggiante, ma in quella strada il traffico era interrotto. Il
buon medico utilizzdue assistenti chirurghi e riusca portare a
termine la sua opera benefica prima di sera, avendo prima preso la
precauzione di dimettersi da socio della congregazione religiosa,
cosda potersi esprimere con tutta la libertdi parola che il
caso richiedeva.
Ma certe cose hanno un limite. Quando il mattino spuntancora una
volta, e il buon medico poslo sguardo su una folta e sconfinata
moltitudine di cani chiassosi e imploranti, disse:
- Tanto vale che lo ammetta: sono stato bidonato dai libri; i
libri raccontano solo la parte bella della storia e poi si
fermano. Andatemi a prendere il fucile; questa storia durata fin
troppo.
Si fece avanti con l'arma in pugno, e per caso pestla coda al
primo barboncino che, rapidamente, lo morse alla gamba; infatti,
la grande opera benefica che quel barbone aveva svolto aveva fatto
sorgere in lui un enorme entusiasmo che, aumentando sempre pi
gli aveva alla fine fatto girare la testa, che era debole, e lo
aveva fatto diventare pazzo furioso, arrabbiato addirittura. Un
mese dopo mentre giaceva in preda alle convulsioni mortali della
idrofobia, il buon dottore chiamintorno a sgli amici piangenti
e disse:
- Guardatevi dai libri. I libri raccontano solo metdelle storie.
Ogni volta che un poverino chiederil vostro aiuto, e voi avrete
qualche dubbio riguardo alle possibili conseguenze della vostra
buona azione, concedetevi il beneficio del dubbio e ammazzate il
richiedente.
E, cos dicendo, gir il viso verso la parete e rese l'anima a
Dio.

L'AUTORE BENEVOLO.
Uno scrittore alle prime armi, giovane e povero, aveva tentato
inutilmente di far pubblicare i suoi manoscritti. Alla fine,
vedendosi di fronte agli orrori della fame, fece presente il suo
caso a uno scrittore famoso, implorandone i consigli e l'aiuto.
Quell'uomo generoso mise subito da parte le proprie faccende e
cominci a esaminare uno dei manoscritti disprezzati. Quand'ebbe
finito la sua benefica incombenza, strinse cordialmente la mano al
povero giovane, dicendo:
- Vedo che qui c'del merito; tornate da me luned
All'ora stabilita, il celebre autore, con un dolce sorriso, ma
senza dire niente, apruna rivista ancora fresca di stampa. Quale
non fu lo stupore del povero giovane nel riconoscere il suo
articolo in quella pagina stampata!
- Come potrmai, - disse, cadendo in ginocchio e scoppiando in
lacrime, - dimostrare la mia gratitudine per una cosnobile
condotta!
Il celebre scrittore era il famoso Snodgrass; il povero giovane
esordiente, cossalvato dall'oscurite dalla fame, era il dipoi
non meno famoso Snagsby. Che un simile piacevole episodio ci
ammonisca a prestare un orecchio caritatevole a tutti i
principianti bisognosi di aiuto.
SEGUITO:
La settimana dopo, Snagsby era di ritorno con cinque manoscritti
respinti. Il celebre autore fu un pochettino sorpreso, perchcon
i libri il giovane in angustie aveva avuto bisogno di una sola
spintarella, a quanto sembrava. Comunque, si diede a scavare fra
quelle carte, sradicando inutili fiori e ripulendo diversi acri di
sterpeti di aggettivi, e quindi riusca fare accettare due degli
articoli.
Passuna settimana o gidi l e il grato Snagsby arrivcon un
altro carico.
Il celebre scrittore aveva provato dentro di suna gran vampata
di soddisfazione, la prima volta che era felicemente riuscito a
dare una prova di amicizia al povero giovane nei guai; e con
grande compiacimento si era paragonato ai personaggi generosi dei
libri; ma ora cominciava a nutrire il sospetto di avere scoperto
qualcosa di nuovo, nel campo dei nobili episodi. Il suo entusiasmo
inizia raffreddarsi. Tuttavia, non se la sentiva di respingere
il giovane scrittore inguaiato che si aggrappava a lui con tanta
fiducia e tanta bella semplicit
Bene, la conclusione di tutto questo fu che il celebre autore si
ritrov a dover sopportare di continuo il povero giovane
principiante. Tutti i suoi sforzi discreti per scaricare quel
fardello andarono a vuoto. Dovette dare consigli quotidiani e
quotidiani incoraggiamenti; dovette continuare a fare accettare
gli scritti dalle riviste, e poi a rattoppare i manoscritti per
renderli presentabili. Quando finalmente il giovane aspirante
comincia farsi strada, raggiunse la celebrit con un salto
improvviso, descrivendo la vita privata del celebre autore con un
umorismo coscaustico, e con tanta precisione di particolari
scottanti, che il libro ebbe una tiratura enorme, e al celebre
autore si spezzil cuore dalla mortificazione. Col suo ultimo
respiro, egli disse:
- Ahim i libri mi hanno ingannato; i libri non raccontano la
storia tutta intera. Guardatevi dai giovani autori inguaiati,
amici miei. Quelli che Iddio giudica meritevoli di morire di fame
l'uomo non li deve presuntuosamente aiutare, per evitare che
gliene venga morte e perdizione.

IL MARITO RICONOSCENTE.
Un giorno, una signora col suo bambino passava in carrozza per la
strada di una grande citt quando i cavalli si spaventarono e
cominciarono a correre all'impazzata, buttando il cocchiere gi dal suo sedile e lasciando i passeggeri paralizzati dal terrore.
Ma un giovane coraggioso, che guidava il furgone di un droghiere,
si lancicontro gli animali scalpitanti e riusc a fermarne la
corsa, a rischio della propria (...). Riconoscente, la signora si
scrisse il numero del giovane e, appena arrivata a casa, raccont l'atto eroico al marito (che aveva letto i libri); quello ascolt il commovente resoconto con occhi umidi di lacrime e, dopo avere,
insieme ai suoi cari restituiti al suo affetto, reso grazie a
Colui il quale non permette che neppure un passero cada a terra
ignorato, mand a chiamare il coraggioso giovane e, messogli in
mano un assegno da cinquecento dollari, gli disse:
- Prendete questo come premio per il vostro nobile gesto, William
Ferguson; e, se mai avrete bisogno di un amico, ricordate che
Thompson McSpadden ha un cuore riconoscente.
Impariamo da questa storia che una buona azione non pu non
portaare beneficio a chi la compie, per umile che egli sia.
SEGUITO:
William Ferguson venne la settimana seguente a trovare il signor
McSpadden e a chiedergli di usare la sua influenza per trovargli
un impiego migliore, poichsi sentiva capace di ben altre cose
che di guidare il furgone del droghiere. Il signor McSpadden gli
trovun posto da scrivano con un discreto stipendio.
Di l a poco, la madre di William Ferguson si ammale William
Ferguson... Be', a farla corta, il signor McSpadden acconsenta
prenderla in casa. Ben presto quella desiderla compagnia dei
figli minori, e cosanche Mary e Julia furono accolte in casa e
anche il piccolo Jimmy loro fratello.
Jimmy aveva un temperino, e un giorno se ne andsolo soletto a
gironzolare per il salotto e, in meno di tre quarti d'ora, ridusse
diecimila dollari di mobili a un valore imprecisabilmente
irrisorio.
Un paio di giorni dopo, capitombolper le scale e si ruppe l'osso
del collo, e diciassette parenti della sua famiglia arrivaronoo in
casa per assistere ai funerali. In quel modo fecero conoscenza con
i signori, e da allora in poi occuparono sempre la cucina, e nello
stesso tempo tennero occupati i McSpadden a procurare posti di
vario genere per tutti loro e altri posti ancora, quando quelli di
prima gli erano venuti a noia.
La vecchia beveva un bel po' e bestemmiava un bel po', ma i
riconoscenti McSpadden sapevano che era loro dovere redimerla,
considerando quello che suo figlio aveva fatto per loro, e quindi
continuarono nobilmente nel loro generoso compito.
William veniva spesso, e otteneva somme di danaro decrescenti, e
chiedeva impieghi migliori e meglio retribuiti che il grato signor
McSpadden gli rimediava pio meno rapidamente.
McSpadden acconsentanche, dopo una piccola esitazione, a aiutare
William per l'universit ma, quando vennero le prime vacanze e
l'eroe chiese di essere mandato in Europa per motivi di salute, il
perseguitato McSpadden si ribellal tiranno e insorse. Rifiut recisamente e categoricamente. La madre di William Ferguson ne fu
cos sorpresa che lascicadere la bottiglia del gin, e le sue
labbra profane rifiutarono di compiere il loro lavoro. Quando si
riprese, disse, quasi sospirando:
- E' questa la vostra gratitudine? Dove sarebbero a quest'ora
vostra moglie e il vostro bambino, se non ci fosse stato mio
figlio?
E William disse:
- E' questa la vostra gratitudine? Ho salvato, so no, la vita di
vostra moglie? Dite un po'!
Sette parenti sciamarono fuori della cucina, e ciascuno di loro
disse:
- E questa la sua gratitudine!
Le sorelle di William sbarrarono gli occhi, smarrite, e dissero:
- E questa la sua grat...
Ma furono interrotte dalla madre, che scoppi in lacrime,
esclamando:
- E dire che il mio santo Jimmy ha sacrificato la sua vita al
servizio di un serpente come questo!
Allora il coraggio del rivoluzionario McSpadden arrivall'altezza
della situazione. Rispose con fervore:
- Fuori di casa mia, tutti quanti siete, tribdi accattoni! Sono
stato ingannato dai libri, ma non lo sarmai pi Una volta mi
basta.
E, rivolto a William, sbrait
- S hai salvato la vita a mia moglie, e il primo che ci si prova
un'altra volta lo ammazzo subito subito!

Non essendo un predicatore, cito il testo alla fine del sermone,
invece che all'inizio. Eccolo, tratto dai "Ricordi del Presidente
Lincoln" di No Brooks, pubblicati nella rivista mensile di
Scribner.
"J. H. Hackett era un attore che nella parte di Falstaff fece
divertire moltissimo il signor Lincoln. Col solito desiderio di
esternare agli altri i suoi sentimenti di riconoscenza, il signor
Lincoln scrisse all'attore un gentile bigliettino, che esprimeva
il piacere provato nell'ascoltare la sua interpretazione. In
risposta, il signor Hackett mand un certo libro, forse uno
scritto da lui; e scrisse anche diversi biglietti al Presidente.
Una sera tardi, quando l'episodio mi era gipassato di mente,
andai alla Casa Bianca, in risposta a un messaggio del Presidente.
Entrando nell'ufficio del Presidente, notai con sorpresa Hackett
seduto in anticamera, come se aspettasse un'udienza. Il Presidente
mi chiese se fuori c'era qualcuno. Quando glielo ebbi detto,
replic quasi con tristezza:
- Oh, non lo posso ricevere... non lo posso ricevere... speravo
che se ne fosse andato. Quindi aggiunse: Ecco, questo dimostra
quanto sia difficile avere amici e conoscenti simpatici, quando si
sia nella mia posizione. Tu sai quanto mi sia piaciuto Hackett
come attore, e come io gli abbia scritto per dirglielo. Mi mand quel libro e io pensavo che la cosa fosse finita l E'
perfettamente padrone del suo mestiere, e credo che abbia una
posizione solidissima; ma solo perchci siamo scambiati qualche
lettera amichevole, come potrebbe capitare a due uomini qualsiasi,
ora vuole qualcosa. Cosa pensi che voglia?
Non riuscivo a indovinare e il signor Lincoln aggiunse: - Ebbene,
vuole diventare console a Londra. Oh, Dio!..."

Dir per concludere, che l'incidente William Ferguson avvenne per
davvero, e che io ne ebbi una conoscenza diretta, anche se ho
cambiato le caratteristiche dei particolari, per impedire che
William vi si riconoscesse.
Tutti i lettori di questo articolo avranno, in un momento dolce e
espansivo della loro vita, recitato la parte di eroe da storielle
con la morale. Mi piacerebbe sapere quanti di loro hanno voglia di
parlare di quell'episodio e hanno piacere di sentirsi ricordare le
conseguenze che ne derivarono.






3. A PROPOSITO DEL RECENTE FESTIVAL DEL DELITTO NEL CONNECTICUT.

Mi sentivo felice, quasi giocondo. Accostai un fiammifero al
sigaro, e proprio allora arrivla posta del mattino.
La prima lettera su cui mi soffermai mi procurun brivido di
piacere per tutto il corpo. Era della zia Mary, e la zia Mary era
la persona che amavo e onoravo di pial mondo, oltre alla mia
famiglia. Era stata l'idolo della mia adolescenza; la maturit
fatale a tanti sogni, non era riuscita a spodestarla dal suo
trono; anzi, aveva rafforzato il suo diritto a rimanervi e
collocato definitivamente la sua detronizzazione fra le cose
impossibili. Per dimostrare quanto fosse forte la sua influenza su
di me, dirche, molto tempo dopo che il "Devi smettere di fumare"
di chiunque altro aveva cessatoo di farmi la minima impressione,
la zia Mary riusciva ancora a risvegliare nella mia coscienza
addormentata qualche debole segno di vita, quando toccava
quell'argomento. Ma tutto ha un limite, in questo mondo. Arriv alla fine il giorno felice in cui neppure le parole della zia Mary
riuscirono pia commuovermi. E non fui soltanto contento di veder
arrivare quel giorno; fui piche contento... ne fui riconoscente
a Dio; poich quando il sole di quel giorno fu tramontato,
l'unica nuvola in grado di gettare un'ombra sul godimento della
compagnia della zia era sparita: l'ultima parte del suo soggiorno
con noi, quell'inverno, fu una delizia in tutti i sensi.
Naturalmente, anche dopo quel giorno felice, lei cerccon lo
stesso impegno di prima di convincermi ad abbandonare la mia
pericolosa abitudine, ma senza il minimo risultato; nello stesso
istante in cui lei cominciava la discussione, io diventavo subito
calmo, pacifico, tranquillo e indifferente, di una indifferenza
assoluta, adamantina. Quindi, le ultime settimane di quella visita
memorabile passarono piacevoli come un sogno, e mi portarono tanta
tranquilla soddisfazione: non mi sarei potuto godere meglio il mio
vizio preferito, se al posto della mia gentile tormentatrice ci
fosse stato un fumatore e un difensore della mia causa.
Insomma, la vista della sua calligrafia mi ricordche cominciavo
ad avere un gran desiderio di rivederla. Mi fu facile indovinare
il contenuto della sua lettera. L'aprii. Bene! Proprio quello che
mi aspettavo! Stava per arrivare! Stava per arrivare quello stesso
giorno e col treno del mattino. Potevo aspettarla da un momento
all'altro.
Dissi fra me: "Sono completamente felice e soddisfatto, ora. Se il
mio nemico pi irriducibile mi si parasse davanti in questo
momento, farei generosa ammenda di tutti i torti fattigli".
Immediatamente, la porta si apre un nanerottolo rattrappito e
carico di stracci entr nella stanza. Non era pialto di una
sessantina di centimetri. Dimostrava circa quarant'anni. Ogni
tratto e ogni centimetro della sua persona erano un pochino
alterati; per cui, pur non potendo indicare un punto particolare e
dire: "Questa una deformit evidente", chi lo guardasse si
accorgerebbe che, nel complesso, quell'ometto era deforme, di una
deformit vaga, generica, ben distribuita, accuratamente
congegnata. C'era, in quella faccia e in quegli occhietti acuti,
un'astuzia volpina, e c'erano anche vivacite malizia.
Eppure, quell'abietto pezzettino di rifiuto umano pareva avere una
specie di lontanaa e indefinita somiglianza con me! Era
confusamente avvertibile nella figura meschina, nel viso, perfino
negli abiti, nei gesti, nei modi e negli atteggiamenti di
quell'essere; lui era una specie di vago e forzato tentativo di
parodia della mia persona, una mia caricatura in piccolo. Una cosa
in lui mi colp in modo particolare e spiacevolissimo: era
ricoperto dalla testa ai piedi di una impalpabile muffa verdastra,
simile a quella che si vede a volte sul pane vecchio. Uno
spettacolo nauseante...
Avanzcon aria petulante, e si gettsulla sedia della bambola
con disinvoltura, senza aspettare l'invito. Lanciil cappello nel
cestino della carta. Raccatt da terra la mia vecchia pipa di
gesso, ne pulla cannuccia passandosela un paio di volte sul
ginocchio, ne riempil fornello col tabacco della tabacchiera che
era al suo fianco, e mi disse in tono di comando pettegolo:
- Dammi un cerino!
Arrossii fino alla radice dei capelli, un po' per l'indignazione,
ma soprattutto perchavevo l'impressione che tutta quella scena
somigliasse tantissimo all'esagerazione della condotta di cui io
stesso mi ero reso colpevole qualche volta nei miei rapporti con
amici intimi... ma mai, mai, con degli estranei, dissi a me
stesso. Avevo voglia di gettare quel pigmeo nel fuoco con un
calcio ma l'incomprensibile sensazione di dipendere legalmente e
legittimamente dalla sua autoritmi costrinse a obbedire al suo
ordine. Avvicin il fiammifero alla pipa, lanci un paio di
sbuffate meditabonde, e osserv con tono irritante, nella sua
familiarit
- Secondo me, un tempaccio molto buffo per questa stagione.
Arrossii di nuovo di collera e di umiliazione, come prima; perch quel linguaggio non era che l'esagerazione di quello da me usato
ai miei tempi, e per di piera pronunciato con un tono di voce e
una esasperante cadenza che avevano tutta l'aria di un voluto
travestimento del mio stile. Ora, non c'niente a cui io sia
tanto sensibile quanto un'imitazione scherzosa del mio difetto di
strascicare le parole. Dissi con asprezza:
- Bada bene, miserabile bruto! Farai meglio a stare un po' pi attento a come ti comporti, se non vuoi che ti butti fuori dalla
finestra!
Il burattino ebbe un sorriso di maligna soddisfazione e di
sicurezza, lancicon disprezzo uno sbuffo di fumo verso di me, e
disse, con una cadenza ancora pielaborata:
- Via... vacci piano; non ti dare troppe arie con i tuoi
superiori.
Questo freddo rimprovero mi fece fremere per l'ira dalla testa ai
piedi, ma per il momento sembrava anche soggiogarmi. Il pigmeo mi
osservun po' con i suoi occhietti da faina, e poi disse, in tono
particolarmente sprezzante:
- Stamattina hai chiuso la porta in faccia a un mendicante.
Risposi bruscamente:
- Forse se forse no. Tu come fai a saperlo?
- Be', lo so. Non importa come faccio a saperlo.
- Benissimo. Supponiamo che io abbia davvero chiuso la porta in
faccia a un mendicante. E allora?
- Oh, niente... niente di speciale. Soltanto, gli hai detto una
bugia.
- Niente affatto! Cio io...
- S invece. Gli hai detto una bugia.
Provai una fitta di rimorso. A dire il vero, l'avevo giprovata
una quarantina di volte, prima che quel mendicante si fosse
allontanato di un caseggiato... Ma decisi di recitare la parte del
calunniato; e cosdissi:
- Questa un'impertinenza gratuita. Io ho detto al mendicante...
- Ecco... aspetta. Stavi per dire una bugia un'altra volta. Io so
quello che gli hai detto. Gli hai detto che la cuoca era andata in
citt e che non era rimasto niente della colazione. Due bugie.
Sapevi benissimo che la cuoca era dietro la porta e che c'erano
viveri in abbondanza dietro di lei.
Questa sbalorditiva precisione mi zitt e mi riempdi curiosit e di ipotesi sul come quell'animale fosse riuscito ad avere tante
informazioni. Naturalmente, poteva essersi fatto ripetere il
dialogo dall'accattone, ma con che razza di magia era riuscito a
scoprire la faccenda della cuoca nascosta? A questo punto il nano
parlun'altra volta.
- E' stato piuttosto basso, piuttosto meschino da parte tua,
l'altro giorno, rifiutare di leggere il manoscritto di quella
povera figliola e di darle un parere sui suoi meriti letterari; e
era venuta da coslontano... e era cospiena di speranza... Eh,
non vero?
Mi sentii un vigliacco! E mi ero sentito tale e quale ogni volta
che la cosa mi era tornata in mente, tanto vale che lo confessi.
Diventai paonazzo, e dissi:
- Senti, non hai niente di meglio da fare che andare in giro a
ficcare il naso nelle faccende degli altri? Te l'ha detto quella
ragazza?
- Non importa se me l'ha detto o no. L'importante che tu abbia
commesso quell'azione spregevole. E pi tardi te ne sei
vergognato... Ah, ah! e te ne vergogni anche adesso!
Quella era una specie di esultanza diabolica. Replicai infuocato:
- Dissi a quella ragazza, nel picortese e pidolce dei modi,
che non potevo dare giudizi su qualunque manoscritto, perchil
verdetto di un solo individuo non conta: pu sottovalutare
un'opera di gran merito, e cos privarne il mondo, o pu sopravvalutare una produzione scadente, e cos aiutare a
infliggerla al mondo. Dissi che il gran pubblico l'unico
tribunale competente a giudicare un tentativo letterario, e che
quindi meglio presentarlo a quel tribunale fin dall'inizio, dato
che alla fine dovr sopravvivere o soccombere a seconda delle
decisioni di quella stessa corte suprema.
- S hai detto tutto questo. L'hai detto, ipocrita, gretto,
impostore! Eppure, quando la lieta speranza scomparve dal viso di
quella povera fanciulla, quando la vedesti che faceva scivolare
furtivamente sotto lo scialle il rotolo di fogli che lei aveva
scribacchiato con tanta oneste tanta pazienza (tanto vergognosa
del suo tesoro quanto ne era stata fiera poco prima), quando
vedesti la gioia fuggire dai suoi occhi, e vi vedesti spuntare le
lacrime, quando lei scivolfuori tanto umilmente, dopo essere
entrata tanto...
- Oh, basta, basta, basta! Ti si possa seccare quella lingua
spietata! Come se questi pensieri non mi avessero torturato
abbastanza, senza che tu venissi qui a ricordarmeli!
Il rimorso! Il rimorso! Mi sembrava che mi rosicchiasse il cuore.
Eppure, quello spiritello maligno se ne stava la sedere, e mi
guardava con la coda dell'occhio, ridacchiando tranquillamente.
Poco dopo ricomincia parlare. Ogni frase era un'accusa; ogni
accusa una verit Ogni proposizione era stracolma di sarcasmo,
ogni parola, pronunciata con lentezza, bruciava come il vetriolo.
Il nano mi ricordtutte le volte che mi ero scagliato contro i
miei bambini con ira e che li avevo puniti per colpe di altri e
non loro, come avrei saputo se avessi indagato un pochino. Mi
ricordcome avessi slealmente consentito che in moia presenza
fossero calunniati vecchi amici miei, e come fossi stato troppo
vigliacco per pronunciare una parola in loro difesa. Mi ricord molte cose disoneste che avevo fatto; altre che avevo fatto fare a
bambini e a persone irresponsabili; alcune che avevo progettato,
accarezzato col pensiero e desiderato fortemente di fare, e dalla
cui realizzazione mi aveva distolto soltanto la paura delle
conseguenze. Con crudeltraffinata, mi fece tornare in mente,
punto per punto, torti e scortesie che avevo inflitto, e
umiliazioni che avevo imposto a amici ora morti, "che forse
morirono pensando a quelle ingiurie e dolendosene", aggiunse, per
avvelenare la punta.
- Per esempio, - disse, - prendiamo il caso di tuo fratello
minore, quando eravate ragazzi tutti e due, tanti e tanti anni fa.
Egli fece sempre affidamento su di te con un amore e con una
costanza che i tuoi numerosi tradimenti non riuscivano a smuovere.
Ti seguiva come un cane, contento di subire torti e insulti, pur
di stare con te; paziente sotto le ingiurie, purchtua fosse la
bocca che le pronunciava. L'ultimo ricordo che hai di lui sano e
forte deve essere un cosgrande conforto per te! Gli desti la tua
parola d'onore che, se si fosse lasciato bendare da te, non gli
sarebbe successo niente di male; e poi, ridacchiando e trattenendo
il respiro per il gran divertimento dello scherzo, lo portasti
fino a un ruscello che aveva ancora una sottile crosta di
ghiaccio, e lo spingesti dentro! Uomo, tu non dimenticherai mai,
vivessi mille anni, lo sguardo di dolce rimprovero che ti lanci mentre rabbrividendo si agitava per uscirne! Oh, oh! Tu lo vedi,
ora, tu lo vedi, ora!
- Cane! L'ho visto un milione di volte, e lo vedrun milione di
volte ancora! E possa tu marcire pezzo a pezzo e soffrire fino al
giorno del Giudizio quello che io soffro ora, per avermelo
ricordato!
Il nano ridacchidi contentezza e continula storia accusatrice
della mia carriera. Io sprofondai in uno stato d'animo cupo e
vendicativo, e soffrii in silenzio sotto le implacabili frustate.
Alla fine, questa sua osservazione mi scosse bruscamente:
- Due mesi fa, di marted ti svegliasti nel cuore della notte, e
cominciasti a pensare con vergogna a una tua azione
particolarmente meschina e spregevole verso un povero indiano
ignorante delle regioni selvagge delle Montagne Rocciose,
nell'inverno del milleottocento e...
- Fermati un momento, demonio! Fermati! Vuoi farmi credere che
conosci anche i miei pensieri?
- Sembra che sia proprio cos Non hai forse pensato i pensieri
che ho citato proprio adesso?
- Che io possa smettere di respirare se non li ho pensati! Senti,
amico... guardami negli occhi. Chi sei tu?
- Be', chi credi che sia?
- Credo che tu sia Satana in persona. Credo che tu sia il diavolo.
- No.
- No? E allora chi puoi essere?
- Ti piacerebbe proprio saperlo?
- Mi piacerebbe proprio.
- Bene. Io sono la tua Coscienza!
In un attimo, esplosi di gioia e di esultanza. Mi lanciai su
quell'essere, ruggendo:
- Maledizione a te, ho desiderato cento milioni di volte che tu
fossi tangibile, per poterti mettere le mani al collo, una buona
volta! Oh, ma mi vendicherin modo orrendo di...
Follia! Il lampo non piveloce della mia Coscienza! Sfrecci verso l'alto cosimprovvisamente che, nel momento stesso in cui
le mie dita stringevano il vuoto, quella giera appollaiata in
cima all'alto scaffale, col pollice sul naso, in segno di
derisione. Le lanciai l'attizzatoio e non la presi. Le tirai il
cavastivali. Accecato dall'ira, mi agitavo qua e l e lanciavo
tutti i proiettili che mi trovavo sotto mano; la pioggia di libri,
calamai e pezzi di carbone oscurava l'aria e cadeva continuamente
intorno al punto d'appoggio del burattino, ma sempre inutilmente.
L'agile figura schivava tutti i colpi; non solo, ma scoppiin una
stridula risata di trionfo, quando mi misi a sedere, esausto.
Mentre io soffiavo e ansimavo per la stanchezza e l'eccitazione,
la mia Coscienza parlcos
- Caro il mio schiavo, manchi di spirito in modo curioso... no,
voglio dire, in modo tipico. In realt tu sei sempre coerente,
sempre te stesso, sempre un somaro. Se cosnon fosse, avresti
pensato che, se tu avessi intrapreso questo omicidio col cuore
gonfio e la coscienza oberata dal rimorso, io sarei caduto sotto
il peso del fardello, immediatamente. Sciocco! Avrei pesato una
tonnellata, e non mi sarei potuto muovere da terra; invece, tu sei
cosspensieratamente ansioso di ammazzarmi, che la tua coscienza
leggera come una piuma, e perciio sono quass fuori dalla tua
portata. Io sono quasi capace di rispettare il solito tipo di
imbecille comune, ma te... puah!
Avrei dato qualunque cosa, in quel momento, per avere il cuore
oppresso, per poter tirare gida lquell'individuo e togliergli
la vita, ma non mi potevo sentire il cuore oppresso con un
desiderio simile, come non mi sarei potuto dolere se lo avessi
soddisfatto. Cos non potei fare altro che guardare con bramosia
il mio padrone e imprecare alla sfortuna che mi negava una
coscienza oppressa, l'unica volta in vita mia che avrei avuto
bisogno di una cosa simile.
Ma un po' per volta cominciai a riflettere sulla strana avventura
di quell'ora, e naturalmente la mia curiosit umana cominci a
rianimarsi. Mi misi a formulare fra me e me alcune domande da fare
a quello spirito maligno.
Proprio allora, entruno dei miei ragazzi, lasciandosi la porta
aperta alle spalle e esclam
- Caspita! Cosa successo qui? Lo scaffale tutto una
baraonda...
Saltai su costernato, e sbraitai:
- Fuori di qui! Svelto! Salta! Vola! Chiudi la porta! Presto, o la
mia Coscienza se ne va!
La porta sbatt e io la chiusi a chiave. Lanciai un'occhiata in
alto, e fui riconoscente dal profondo del cuore nel vedere che il
mio proprietario era ancora mio prigioniero. Dissi:
- Ti possano impiccare, ho corso il rischio di perderti! I bambini
sono gli esseri pisventati del mondo. Ma, senti un po', amico:
si direbbe che il ragazzo non si sia accorto per niente di te.
Come mai?
- Per un'ottima ragione. Sono invisibile a tutti, eccetto che a
te.
Presi mentalmente nota di questo punto con una certa
soddisfazione. Dunque, avrei potuto ammazzare quel miscredente, se
fossi riuscito a cogliere l'occasione, e nessuno l'avrebbe saputo.
Ma il solo pensiero mi alleggercostanto il cuore, che la mia
Coscienza riusca stento a restare al suo posto, e poco ci manc che si alzasse in volo verso il soffitto come un pallone. Dissi
poco dopo:
- Andiamo, Coscienza mia, siamo amici. Spieghiamo per un po' la
bandiera della tregua. Ardo dal desiderio di farti qualche
domanda.
- Benissimo. Comincia.
- Ebbene, prima di tutto, perchnon sei mai stata visibile prima
d'ora?
- Perch prima d'ora non avevi mai chiesto di vedermi; vale a
dire, non lo avevi mai chiesto nello spirito giusto e nelle dovute
forme. Questa volta eri proprio nello spirito giusto, e, quando
chiedesti del tuo nemico piimplacabile, quello ero io, di gran
lunga, anche se tu non lo sospettavi nemmeno.
- Allora quella mia osservazione ti ha trasformato in una persona
in carne e ossa?
- No. Mi ha solo reso visibile a te. Io sono immateriale, proprio
come gli altri spiriti.
Questa osservazione mi punse con un acuto sospetto. Se era
immateriale, come avrei fatto ad ammazzarlo? Ma finsi, e dissi in
tono convincente:
- Coscienza, non cortese da parte tua mantenere una simile
distanza. Vieni gie fatti un'altra pipata.
Queste parole ricevettero in risposta un'occhiata piena di
disprezzo, con l'aggiunta di questa osservazione:
- Venire dove tu mi puoi raggiungere e ammazzare? Si declina
l'invito con tanti ringraziamenti.
"Benone", dissi a me stesso. "A quanto pare si puammazzare uno
spirito, malgrado tutto. Ci saruno spirito di meno al mondo, di
qui a poco, o non sono piio". Poi dissi ad alta voce:
- Amico...
- Aspetta un momento. Io non sono tuo amico, io sono tuo nemico.
Non sono un tuo pari, sono il tuo padrone. Chiamami mylord, per
favore. Ti prendi troppa confidenza.
- Non mi piacciono certi titoli. Sono disposto a chiamarti
signore. Questo il massimo che...
- Non facciamo discussioni. Obbedisci e basta. Va avanti con le
tue ciancie.
- Benissimo, mylord (dal momento che soltanto mylord ti contenta);
stavo per domandarvi: quanto tempo ancora sarete visibile per me?
- Sempre.
Ebbi uno scoppio di fiera indignazione:
- Questo semplicemente un oltraggio. Ecco quel che ne penso. Mi
hai braccato e braccato e braccato, ogni giorno della mia vita,
invisibile. Era giuna bella sofferenza. Ora, portare a rimorchio
un coso simile, come una seconda ombra, per tutto il resto dei
miei giorni, una prospettiva intollerabile. Vi ho dato il mio
parere, mylord; fatene l'uso che credete.
- Ragazzo mio, non c'era mai stata al mondo una Coscienza pi felice di me, quando tu mi rendesti visibile. La cosa mi d un
vantaggio incredibile. Ora ti posso guardare dritto negli occhi, e
insolentirti e lanciarti occhiatine e paroline e risatine; e tu
sai quale eloquenza ci sia nel gesto e nell'espressione visibili,
tanto piquando l'effetto accresciuto dalla parola udibile. Io
ti rivolger sempre la parola nella tua stessa cadenza
piagnucolosa, bambinello!
Feci volare il secchio del carbone. Nessun risultato. Mylord
disse:
- Su su, ricordati la bandiera della tregua!
- Ah, me l'ero dimenticata. Cercherdi essere cortese; e provaci
un po' anche tu, tanto per cambiare. L'idea di una coscienza
cortese! un bello scherzo, uno scherzo bellissimo! Tutti i
signori Coscienze di cui ho sentito parlare io erano esseri
selvaggi, persecutori, rompiscatole, pignoli, esecrabili! S e
sempre affannati dietro a delle inezie, misere, piccole,
insignificanti! Possano morire ammazzati, tutti quanti sono, dico!
Vorrei barattare la mia per un vaiolo e sette tipi di tubercolosi,
e sarei contento cos Ora, mi vuoi dire perchuna coscienza non
pu torturare un uomo "una tantum" per una colpa e poi lasciarlo
in pace? Perchdeve continuare ad assillarlo giorno e notte e
notte e giorno, da una settimana all'altra, per sempre, sempre per
le solite vecchie cose? Non c'senso comune e non c'ragione. Mi
sembra che una coscienza che agisca in questo modo sia pisudicia
di un letamaio.
- Be', a noi piace; e tanto ti basti.
- Lo fate con l'onesto intento di migliorare l'uomo?
La domanda provoca un sorriso sarcastico e questa risposta:
- Nossignore. Chiedo scusa: lo facciamo semplicemente per ragioni
d'affari. E' la nostra professione. Lo scopo della cosa il
miglioramento dell'uomo, ma noi non siamo che agenti
disinteressati. Siamo incaricati dall'autorit e non abbiamo
nulla da dire al riguardo. Eseguiamo gli ordini e lasciamo le
conseguenze a chi competono. Ma sono disposto ad ammettere questo:
eseguiamo gli ordini con eccesso di zelo, quando se ne presenta
l'occasione, il che capita la maggior parte delle volte. Ci
proviamo gusto. Abbiamo l'ordine di ricordare all'uomo un errore,
per un certo numero di volte; e non mi dispiace ammettere che
cerchiamo sempre di far s che sia un numero sostanzioso. E,
quando riusciamo a mettere le mani su un uomo di carattere
particolarmente sensibile, oh, allora sche gli facciamo girare
la testa! Ci sono coscienze che vengono fino dalla Cina e dalla
Russia, a vedere mettere alla prova una persona di questo tipo, in
certe occasioni speciali. Ho conosciuto un uomo di questo genere
che per disgrazia azzoppun bambino mulatto; si diffuse la voce,
e possa tu non commettere mai pipeccati, se le coscienze non si
riunirono da tutta la terra per godersi il divertimento e per
aiutare il suo padrone a esercitarlo. Quell'uomo camminin su e
in giin preda al tormento per ventiquattr'ore, senza mangiare e
senza dormire, e poi si sparun colpo di pistola. Il bambino si
rimise perfettamente in tre settimane.
- Ah, siete una bella razza, tanto per non usare un'espressione
troppo marcata. Mi sembra di cominciare a capire come mai tu sia
sempre stata un po' incoerente con me. Nella tua smania di
ricavare da un peccato tutto il sugo possibile, tu fai pentire il
tuo uomo in tre o quattro modi diversi. Per esempio, mi hai
biasimato per aver detto una bugia a quell'accattone, e io ne ho
sofferto. Ma non pi tardi di ieri ho detto a un accattone la
verit chiara e tonda, e, cio che siccome l'incoraggiare
l'accattonaggio considerato azione da cattivo cittadino, non gli
avrei dato nulla. E tu che hai fatto, allora? Ecco, mi hai fatto
dire a me stesso: "Ah, sarebbe stato tanto pi gentile e meno
degno di biasimo allontanarlo con una piccola bugia innocente, e
mandarlo via facendogli sentire che, se non poteva avere un pezzo
di pane, poteva, se non altro, esserti riconoscente del buon
trattamento!". E cos ho sofferto anche per quello. Tre giorni
prima, avevo dato da mangiare a un accattone e anche in
abbondanza, immaginando che fosse un'azione virtuosa. E
immediatamente tu dicesti: "Oh, malvagio cittadino, che hai
nutrito un accattone!", e io soffrii come al solito. Ho dato
lavoro a un accattone; tu hai protestato, dopo che il contratto
era stato fatto, naturalmente; tu non parli mai prima! La volta
dopo, rifiutai di dare lavoro a un accattone, e tu protestasti
anche allora. La volta ancora dopo, mi proposi di ammazzare un
accattone; e tu mi tenesti sveglio tutta la notte, trasudando
rimorso da tutti i pori. Sicuro di agire giustamente, questa volta
ho mandato via il mendicante con la mia benedizione; e possa tu
vivere quanto me, se non vero che mi hai torturato tutta la
notte un'altra volta. Perchnon l'avevo ammazzato. Esiste un
qualche modo di accontentare quella maligna invenzione che si
chiama la Coscienza?
- Ah, ah! Come me la godo! Va' avanti!
- Andiamo, su, rispondi a questa domanda: c'o non c'il modo?
- Be', nessun modo che io sia disposto a rivelarti, figlio mio.
Somaro! Cosa me ne importa del tipo di azione che fai! Io ti posso
sussurrare subito una parolina all'orecchio, e farti credere che
hai commesso una vigliaccheria spaventosa. E' la mia professione
(e la mia gioia) farti pentire di tutto quello che fai. Se mi sono
lasciato scappare qualche occasione, non l'ho fatto apposta; ti
prego di credere che non l'ho fatto apposta.
- Sta' tranquillo, non hai mai perduto nemmeno un'occasione, che
io sappia. In vita mia non ho mai fatto una cosa, virtuosa o meno,
di cui non mi sia pentito entro ventiquattr'ore. L'altra domenica,
in chiesa, ho ascoltato una predica sulla carit Il primo impulso
stato di distribuire trecentocinquanta dollari. Me ne sono
pentito, e li ho ridotti di cento; me ne sono ripentito, e li ho
ridotti di altri cento; me ne sono pentito ancora e li ho ridotti
di ancora altri cento; me ne sono riripentito, e ho ridotto i
cinquanta che restavano a venticinque; me ne sono pentito ancora
una volta, e sono sceso a quindici; mi sono nuovamente pentito, e
sono calato a due dollari e mezzo; quando finalmente passato il
piattino della questua, mi sono pentito per l'ultima volta, e ho
contribuito con dieci centesimi. Ebbene, quando sono tornato a
casa, ho desiderato ardentemente di riavere indietro quei dieci
centesimi! Tu non mi hai mai lasciato arrivare in fondo a una
predica sulla carit senza darmi da pensare per una ragione o per
l'altra.
- Oh, e mai ti lascer mai ti lascer Su di me puoi sempre
contare.
- Lo credo. Tante e tante sono state le notti insonni in cui ho
desiderato prenderti per il collo! Se mi riuscisse di acchiapparti
adesso!
- S certo! Ma io non sono un somaro; io sono soltanto il basto
del somaro. Ma va' avanti, va' avanti. Mi diverto pidi quanto
osi confessare.
- Ne sono felice (spero che non ti rincresca se dico una piccola
bugia, cos per tenermi in esercizio). Stammi a sentire: tanto
per non fare osservazioni di carattere personale, io penso che tu
sia il pi abietto rettile rattrappito che si possa immaginare.
Ringrazio Dio che tu sia invisibile a tutti gli altri, perch morirei di vergogna all'idea di esser visto insieme a un simile
scimmiotto ammuffito di una coscienza, come te. Se almeno tu fossi
alto un metro e cinquanta o un metro e ottanta...
- Senti, senti! e di chi la colpa?
- E che ne so, IO?
- Oh, bella, tua e di nessun altro.
- Ti pigli un accidente; nessuno mi ha mai chiesto il mio parere
circa la tua personale figura.
- Poco importa, tu ci entri parecchio lo stesso. Quando avevi otto
o nove anni, io ero alto due metri e dieci, e ero bello come un
quadro.
- Magari tu fossi morto giovane! E cos sei cresciuto dalla parte
sbagliata, eh?
- Qualcuno di noi cresce in un modo e qualcuno in un altro. Una
volta tu avevi una gran coscienza; se ora ce l'hai piccola, sono
sicuro che ci sono delle buone ragioni. Per ne abbiamo colpa
tutti e due, tu e io. Vedi, una volta tu eri coscienzioso in tante
e tante cose; coscienzioso in modo morboso, direi. E' stato molti
e molti anni fa. Probabilmente ora non te lo ricordi. Be', io mi
interessavo parecchio al mio lavoro, e godevo cos tanto
dell'angoscia che ti infliggevano certi tuoi peccatucci da niente
che continuavo a punzecchiarti finchanda finire che esagerai.
Tu cominciasti a ribellarti. Naturalmente io cominciai a perdere
terreno, allora, e a rattrappirmi un pochino, a diminuire di
statura, ad ammuffire, a deformarmi. Piio mi indebolivo, e pi tu ti attaccavi con testardaggine a quei certi peccati; e cos
alla fine, i punti del mio corpo che rappresentano quei certi vizi
divennero callosi come la pelle di un pescecane. Prendiamo per
esempio il vizio del fumo. Ho giocato questa carta un po' troppo a
lungo e ho perso. Oggi, quando la gente cerca di convincerti ad
abbandonare questo vizio, quella vecchia zona callosa sembra
allargarsi e ricoprirmi come una cotta di maglia. Esercita su di
me un effetto misterioso, soporifero; e dopo un po', io, il tuo
fido nemico, la tua devota Coscienza, mi addormento profondamente.
Ma "profondamente" non neppure la parola: in quei momenti non
sentirei neppure il tuono. Hai pochi altri vizi... (ottanta o
novanta) che mi fanno un effetto molto simile.
- Cilusinghiero. Devi essere addormentato quasi sempre.
- S in questi ultimi anni. Dormirei SEMPRE, se non avessi aiuto.
- E chi ti aiuta?
- Le altre coscienze. Ogni qual volta una persona di cui conosco
la coscienza cerca di ragionare con te dei vizi a cui tu hai fatto
il callo, faccio in modo che il mio amico dia al suo cliente una
punzecchiata a proposito di qualche malefatta sua particolare, e
questo tronca di netto la sua interferenza e lo fa mettere in moto
in cerca di consolazioni personali. Il mio campo di attivitpi o meno ridotto agli accattoni, alle scrittrici in erba e simile
tipo di merce; ma non ti preoccupare. Ti tormentera causa loro,
finchce ne saranno. Ti puoi fidare di me.
- Credo di s Ma se tu avessi avuto la bontdi parlare di questi
fatti una trentina di anni fa, avrei dedicato un'attenzione
particolare ai miei peccati, e credo che a quest'ora, non solo tu
dormiresti eternamente su tutta la lista dei vizi umani, ma
saresti anche ridotto alle dimensioni di una pillola omeopatica.
Questo pio meno, il tipo di coscienza che voglio. Se ti
avessi ridotto a una pillola omeopatica, e riuscissi a metterti le
mani addosso, credi che ti metterei in un astuccio di vetro per
ricordo? Nossignore. Ti darei a un cagnaccio giallo. Ecco dove
dovreste andare a finire, tu e tutta la tua razza. Secondo me, non
siete degni di vivere in societ Ora, un'altra domanda: conosci
parecchie coscienze in questo quartiere?
- Una quantit
- Darei non si sa cosa per vederne qualcuna! Non potresti portarle
qui? e non le potrei vedere?
- No di certo.
- Immagino che avrei dovuto saperlo senza chiedertelo. Dimmi
qualcosa della coscienza del mio vicino Thompson, per piacere.
- Benissimo. La conosco intimamente. La conosco da molti anni.
L'ho conosciuta quando era alta tre metri e mezzo e aveva una
figura impeccabile. Ma ora arrugginita e dura e sformata, e non
s'interessa pidi niente. Quanto alla sua misura attuale... be',
dorme in un portasigarette.
- E' molto verosimile. In tutta la regione ci sono pochi uomini
pigretti, pimeschini di Hugh Thompson. Conosci la coscienza di
Robinson?
- S un po' al disotto del metro e venticinque. Una volta era
una biondina. Ora una brunetta ma sempre carina e ben fatta.
- Be', Robinson un buon figliolo. Conosci la coscienza di Tom
Smith?
- La conosco fin dall'infanzia. Quando aveva due anni era alta
trenta centimetri... siamo cosquasi tutti, a quell'et Ora alta dodici metri, e la piimponente figura dell'America. Gli
fanno ancora male le gambe per qualche stiramento di crescenza, ma
se la passa in allegria lo stesso. Non dorme mai. E' il membro pi attivo e pi energico del Club delle Coscienze della Nuova
Inghilterra; ne il presidente. Giorno e notte la puoi trovare
che stuzzica Smith, ansimante dalla fatica, con le maniche
rimboccate e il viso animato dal piacere. E' riuscito a allenare
la sua vittima in un modo magnifico. Pufar creder al povero
Smith che la pi innocente cosuccia che fa sia un peccato
orribile; e poi si mette all'opera e lo tortura fino quasi a
cavargli l'anima dal corpo.
- Smith l'uomo pinobile e pi puro di tutto il distretto;
eppure non fa che straziarsi il cuore perchnon riesce a essere
buono! Ci vuole proprio una coscienza, per trovare piacere a far
agonizzare uno spirito come quello. Conosci la coscienza della zia
Mary?
- L'ho vista da lontano, ma non la conosco. Vive addirittura
all'aperto, perchnessuna porta abbastanza grande per farla
passare.
- Lo credo bene. Vediamo un po'. Conosci la coscienza di
quell'editore che una volta rubalcuni mie bozze per una sua
raccolta, e poi mi lasci pagare le spese che avevo dovuto
sostenere per bloccare la pubblicazione?
- S Era famosa. Fu esposta un mese fa con certe altre
anticaglie, in una mostra a beneficio della coscienza di un membro
del gabinetto, la quale moriva di fame in esilio. Il prezzo del
biglietto d'ingresso e dei viaggi era alto, ma io viaggiai gratis,
fingendo di essere la coscienza di un editore, e riuscii a entrare
a metprezzo, facendomi passare per la coscienza di un sacerdote.
Per la coscienza dell'editore, che avrebbe dovuto essere
l'attrazione principale della mostra, fu un fallimento... dal
punto di vista dell'esposizione. C'era, ma che vuol dire? Gli
organizzatori avevano procurato un microscopio con una capacit d'ingrandimento di sole trentamila volte, e cosi nessuno riusca
vederla, alla fine. Lo scontento fu grande e generale, si capisce,
ma...
Proprio allora si sentper le scale un passo rapido; aprii la
porta e la zia Mary entrnella stanza. Fu un incontro gioioso, a
cui segu un allegro bombardamento di domande e risposte a
proposito di questioni di famiglia. Dopo un po', la zia disse:
- Ma ora bisogna che ti insulti un pochino. L'ultima volta che ci
siamo visti, tu mi hai promesso di occuparti di quella povera
famiglia all'angolo della strada, e di farlo coscienziosamente,
come avrei fatto io. Ebbene, ho scoperto per caso che non hai
mantenuto la promessa. E' vero?
La veritnuda e cruda era che non avevo mai pensato una sola
volta a quella famiglia. Che acuta fitta di rimorso mi trapassil
cuore! Lanciai un'occhiata alla mia Coscienza. Evidentemente, il
mio cuore oppresso gli faceva effetto. Il suo corpo pendeva in
avanti, sembrava che fosse sul punto di cadere dallo scaffale. La
zia continu
- E pensa come hai trascurato la mia povera protetta dell'ospizio,
caro mancatore di parola senza cuore!
Diventai paonazzo, e la mia lingua rimase paralizzata. Via via che
il sentimento della mia colpevole negligenza si faceva piforte e
piacuto, la mia Coscienza cominciava a oscillare pesantemente
avanti e indietro, e quando mia zia, dopo una breve pausa, disse
in tono addolorato: - Dal momento che non sei andato a trovarla
nemmeno una volta, forse non ti addolorerora il sapere che
quella povera bambina morta mesi fa, sola e abbandonata!, la mia
Coscienza non resse pi al peso delle mie sofferenze, e
capitombola capofitto gidal suo punto d'appoggio, battendo sul
pavimento con un tonfo sordo.
Rimase lcontorcendosi dal dolore e tremando dall'apprensione, ma
tendendo tutti i muscoli nello sforzo frenetico di alzarsi.
Fremente di speranza, feci un salto fino alla porta, la chiusi a
chiave, vi appoggiai contro la schiena, e fissai lo sguardo vigile
sul mio padrone che si dibatteva: gi le mie dita prudevano
nell'ansia di incominciare la loro opera di morte.
- Oh, che cosa ti succede? - esclamla zia, allontanandosi da me
e seguendo con occhi spaventati la direzione del mio sguardo. Io
respiravo a soffi rapidi e brevi, e la mia eccitazione era quasi
incontrollabile. La zia grid
- Oh, non guardare cos Tu mi spaventi. Oh, cosa ti succede mai?
Che cosa vedi? Perchguardi fisso cos Perchagiti le dita in
quel modo?
- Silenzio, donna ! - dissi in un rauco bisbiglio. Guarda da
un'altra parte; non fare caso a me; non niente; niente. Sono
spesso cos Deriva dal troppo fumo.
Il mio malridotto signore era in piedi, con gli occhi sbarrati dal
terrore, e cercava di raggiungere la porta saltellando. Io
respiravo appena, tanta era la tensione nervosa. La zia si torceva
le mani e diceva:
- Oh, io lo sapevo come sarebbe andata a finire, sapevo che
saremmo giunti a questo, alla fine! Oh, ti prego di soffocare
questa fatale abitudine, finchsei ancora in tempo! Non puoi, non
devi piesser sordo alle mie suppliche!
La mia Coscienza mostrimprovvisi segni di stanchezza nei suoi
sforzi.
- Oh, promettimi di rinunciare all'odiosa schiavitdel tabacco!
La mia Coscienza cominci a vacillare sonnolenta e a tastare
l'aria con le mani... spettacolo incantevole!
- Ti prego, ti scongiuro, ti imploro! La ragione sta per
abbandonarti! Nel tuo sguardo c'e la follia! I tuoi occhi
fiammeggiano di frenesia! Oh, ascoltami, ascoltami e salvati.
Vedi, io ti supplico in ginocchio!
Mentre la zia mi cadeva ai piedi, la mia Coscienza vacill di
nuovo e poi si lascicadere a terra languidamente, lanciandomi
dagli occhi appesantiti un ultimo sguardo che chiedeva
misericordia.
- Oh, prometti o sei perduto! Prometti e sii redento! Prometti!
Prometti e vivi!
Con un lungo e profondo sospiro, la mia Coscienza soggiogata
chiuse gli occhi e cadde in un sonno di piombo!
Con un urlo di esultanza, saltai oltre la zia, e in un attimo
afferrai alla gola il nemico di tutta la mia vita. Dopo tanti anni
di attesa e di desiderio folle, era mio, finalmente! Lo feci a
pezzi. Strappai i frammenti in pezzettini. Gettai la poltiglia
sanguinolenta nel fuoco, e aspirai nelle narici il gradito incenso
del mio olocausto consumato dalle fiamme. Finalmente, e per
sempre, la mia Coscienza era morta!
Ero un uomo libero! Mi rivolsi verso la povera zia che era quasi
pietrificata dal terrore e strillai:
- Fuori di qui, con i tuoi straccioni, la tua beneficenza, le tue
riforme, la tua pestifera morale! Tu vedi davanti a te un uomo che
ha concluso la battaglia di tutta una vita, e il cui spirito in
pace; un uomo il cui cuore morto al dolore, morto alla
sofferenza, morto al rimorso; un uomo SENZA COSCIENZA! Nella mia
gioia io ti risparmio, anche se ti potrei strangolare e non
provarne alcun rimpianto! Sparisci!
Spar
Da quel giorno la mia vita beatitudine, beatitudine, beatitudine
senza un'ombra. Niente al mondo mi potrebbe convincere a riavere
una coscienza. Ho saldato tutti i miei vecchi conti e ho
ricominciato la vita da capo. Ho ammazzato trentotto persone nelle
prime due settimane, tutte a causa di vecchi rancori. Ho dato
fuoco a una casa che mi copriva la visuale. Ho, con l'inganno,
sottratto a una vedova e a certi orfanelli la loro ultima mucca,
che era un'ottima mucca, sebbene non di razza, credo. Ho anche
commesso ventine di delitti di vario genere, e ho goduto
immensamente della mia opera, mentre prima mi si sarebbe infranto
il cuore e mi sarebbero venuti i capelli bianchi, senza dubbio.
Per concludere, desidero far sapere, a mo' di inserzione, che
quelle associazioni mediche le quali desiderassero, a fine
scientifico, accattoni assortiti, sia a dozzine sia a peso o a
braccia, faranno bene a prendere in esame il lotto che si trova
nelle mie cantine, prima di fare acquisti altrove, poichquesti
sono stati selezionati e preparati da me personalmente, e si
possono avere a basso prezzo, avendo io interesse a liquidare
questo carico, per essere pronto per gli arrivi di primavera.




4. APPUNTI SPARSI SU UNA GITA DI PIACERE.

Tutti i miei viaggi erano sempre stati esclusivamente di affari.
Il mite clima di maggio mi suggerun'idea nuova, ciouna gita
co蠼 il solo scopo di svagarmi, con la totale esclusione
dell'elemento "pane quotidiano"; e il reverendo disse che sarebbe
venuto anche lui; era un buon uomo, uno dei migliori uomini del
mondo, malgrado fosse un sacerdote.
Alle undici di sera eravamo a New Haven, a bordo del battello per
New York. Prendemmo i biglietti, e poi ce ne andammo a zonzo qua e
l con il vero sollievo di chi si sente libero e ozioso e sta per
mettere una certa distanza fra se stesso e le poste e i telegrafi.
Dopo un po' andai nella mia cabina e mi spogliai. Ma la notte era
troppo incantevole per rimanere a letto. In quel momento
navigavamo lungo la baia, e era bello stare al finestrino a
godersi la fresca brezza notturna e a guardare le luci scivolare
sulla riva.
Dopo un po', due uomini anziani vennero a sedere sotto il mio
finestrino e cominciarono a parlare. I loro discorsi non erano
proprio cose che mi riguardassero, ma io mi sentivo ben disposto
verso il mondo e voglioso di svago. Capii ben presto che i due
erano fratelli, che venivano da un paesino del Connecticut e che
la faccenda in questione si riferiva al cimitero. Uno diceva:
- Dunque, John, se ne parlato fra tutti noi, e ecco quello che
si fatto. Capisci, dal vecchio cimitero se ne stavano andando
tutti, e la nostra gente era rimasta sola, si pudire. E poi ci
stavano pure stretti, e tu lo sai. Prima di tutto, il lotto non
era grande a sufficienza e l'anno scorso, quando morla moglie di
Seth, si fece fatica a infilarcela. Sconfinun pochino nel lotto
del diacono Shorb, e lui le tenne il broncio, per cos dire, e
anche a tutti noialtri, per giunta. Cos se ne parlfra noi, e
io ero per un posticino nel camposanto nuovo su per il poggio.
Loro non erano contrari, se era a buon prezzo. Be', i due
appezzamenti pibelli e pigrandi erano l'otto e il nove; tutti
e due della stessa misura; spazio, bello comodo, per ventisei...
ventisei adulti, dico; ma, se conti i bambini e quelli di gamba
corta e fai una media, direi che ce ne puoi mettere una trentina o
magari anche trentadue o trentatr proprio benino... senza
spingere per niente.
- Ce n'd'avanzo, William. E tu, quale hai comprato?
- Be', ora ci arrivo, John. Capisci, l'otto stava a tredici
dollari e il nove a quattordici...
- Capito; e costu hai preso l'otto.
- Aspetta. Ho preso il nove. E ti dico il perch Prima di tutto,
il diacono Shorb lo voleva lui. Be', dopo tutte le storie che
aveva fatto per via della moglie di Seth che aveva sconfinato nel
suo territorio, gli avrei portato via il nove, anche se ci avessi
dovuto rimettere due dollari, figurati uno. Io la pensavo cos E
ho detto: cos'poi un dollaro, a conti fatti? La vita un
pellegrinaggio, ho detto, e qui non ci siamo mica per fermarci, e
i quattrini non ce li possiamo portare dietro all'altro mondo, ho
detto. E cosglielo ho schiaffato in quel posto, sapendo che il
Signore non permette che una buona azione vada sprecata, e facendo
conto di recuperarlo poi con qualcun altro nel corso degli affari.
E poi, c'un'altra ragione, John. Il nove di gran lunga il
lotto picomodo del cimitero e il pipanoramico. E' proprio in
cima a una collinetta, nel bel mezzo dell'appezzamento, e da lsi
vedono Millport e la fattoria di Tracy e Monte Hopper e una fila
di cascinali e cosvia. Non c'un panorama pibello in nessuno
dei cimiteri dello Stato. Lo dice anche Si Higgins che se ne
intende. Be', e non tutto qui. Si capisce che Shorb ha dovuto
prendere l'otto, non c'era altro da fare. Ora, l'otto confina col
nove, ma sul fianco della collinetta, e tutte le volte che piove
lo scolo va a finire proprio addosso agli Shorb. Si Higgins dice
che, quando suonerla sua ora, il diacono farbene ad assicurare
i suoi resti contro gli incendi e i naufragi, tutto in una volta.
A questo punto si sentil suono, placido e sommesso di un doppio
ridacchiare di apprezzamento e di soddisfazione.
- Dunque, John, ecco uno schizzo della pianta del terreno che ho
fatto io su un pezzo di carta. Quass nell'angolo a sinistra,
abbiamo sistemato i morti, tolti dal vecchio cimitero e messi
tutti in fila, a chi tocca tocca, senza parzialit col nonno
Jones a capofila, ma solo perchcapitato cos e via via, senza
scegliere, si chiuso coi gemelli di Seth. Forse ci stanno un po'
stretti verso la fine del lotto, ma si pensato che non era bello
dividere i gemelli. Be', ora veniamo ai vivi. Qui, dove segnato
A, ci mettiamo Mariar e la sua figlia, quando il Signore li chiama
a S B per compare Hosea e i suoi; C per Calvino e la sua
trib Quel che rimane, sono questi due lotti qua: sono proprio la
perla di tutta la zona per la conformazione e per il panorama;
sono per me e per la mia gente, e per te e per la tua. In quale
dei due ti piacerebbe esser sepolto?
- Perdinci, mi hai preso proprio alla sprovvista, William! Quasi
quasi mi hai fatto venire la tremarella. E' un fatto che ero tanto
occupato a badare che stessero comodi gli altri, che non avevo
pensato a essere seppellito io.
- La vita non che una fugace illusione, John, come si dice.
Toccher a tutti andarsene, prima o poi. Andarsene con la
coscienza pulita quello che conta. E' un fatto, che l'unica
cosa che compensi i nostri sforzi.
- Gi proprio cos William, proprio cos Gira e rigira, non se
ne esce. Quale mi consiglieresti, di questi due lotti?
- Ma, dipende, John. Ci tieni al panorama?
- Ci tengo e non ci tengo, William. Veramente, non saprei. Ma
direi che soprattutto mi andrebbe a genio un'esposizione a sud.
- E' subito fatto, John. Sono a mezzogiorno tutti e due. Prendono
tutto il sole, e l'ombra la prendono gli Shorb.
- E com'il terreno, William?
- D terreno sabbioso, E piuttosto argilloso.
- Potresti darmi l'E, allora, William; il terreno sabbioso si
affossa, pio meno, e costa in riparazioni.
- Benissimo, metti qua il tuo nome, John, sotto l'E. Ora, se non
ti costa darmi la tua parte dei quattordici dollari, John, giche
ci siamo, costutto a posto.
Dopo un certo mercanteggiare e un vivace tirare sul prezzo, il
denaro fu contato, e John diede la buona notte al fratello e si
conged Ci fu qualche attimo di silenzio. Poi, un ridacchiare
sommesso sgorgdal solitario William, il quale borbott - Parola
mia, mi sono sbagliato! E' il D che piuttosto argilloso, non
l'E! E John si prenotato per il terreno sabbioso, alla fine.
Ci fu un altro ridacchiare sommesso, e poi anche William se ne
anda riposare.
Il giorno dopo, a New York, fu una giornata calda; perriuscimmo,
bene o male, a ricavarne lo stesso un certo svago. Verso la met del pomeriggio arrivammo a bordo del vapore "Bermuda", con armi e
bagagli, e ci mettemmo alla ricerca di un posto all'ombra. Era una
splendente giornata estiva, e durfinchnon fummo a met della
baia. Poi mi abbottonai la giacca da cima a fondo; mezz'ora pi tardi, indossai un pastrano da mezza stagione e abbottonai pure
quello. Mentre oltrepassavamo il faro, aggiunsi un cappotto, e mi
legai un fazzoletto intorno al collo per tenerlo bene accostato.
Cos velocemente l'estate se ne era andata e era tornato
l'inverno!
Al tramonto del sole eravamo in alto mare e senza pi terra in
vista. L non potevano arrivare ntelegrammi, nlettere, n notizie. Era un pensiero confortante. E ancora piconfortante era
il pensiero che a terra i milioni di gente affannata che ci
eravamo lasciati dietro soffrivano proprio come sempre.
Il giorno seguente ci port nel bel mezzo delle solitudini
dell'Atlantico, dalle acque basse color fumo all'azzurro scuro
senza fondo; non una nave in vista in nessun punto del vasto
oceano, nessuna compagnia, tranne i gabbiani che volteggiavano, si
tuffavano, sfioravano le onde al sole.
Fra i passeggeri c'erano degli uomini di mare, e la conversazione
fin con il puntare sulle navi e sui naviganti. Uno disse che
l'espressione "fedele come l'ago della bussola al polo" era
un'espressione imprecisa perch raro che l'ago della bussola
indichi il polo. Disse che la bussola della nave non era fedele a
nessun punto in particolare e che, anzi, era il pivolubile e il
piincostante dei servitori dell'uomo. Cambiava continuamente.
Cambiava tutti i giorni dell'anno. Di conseguenza, era necessario
calcolare la somma delle variazioni quotidiane e tenerne conto,
altrimenti il marinaio sarebbe finito completamente fuori strada.
Un altro disse che c'era pronta una fortuna enorme per il genio
che avesse inventato una bussola che non risentisse della
influenza locale di una nave di ferro. Disse che c'al mondo una
cosa sola piincostante della bussola di una nave di legno, e
cio la bussola di una nave di ferro. Poi accennal fatto
risaputo che un marinaio esperto puguardare la bussola di una
nave di ferro a miglia e miglia di distanza dal cantiere, e dire
da che parte era rivolta la prua, mentre la nave era in
costruzione.
Poi un vecchio capitano di una baleniera inizia parlare del tipo
di equipaggi che si trovavano ai tempi della sua giovent Disse:
- Qualche volta ci capitava un'infornata di studenti universitari.
Certa roba... Ignoranti! Non sapevano distinguere i caponi
dell'ancora dal braccio di maestra. Ma a prenderli per scemi c'era
da rimanere scottati, ve lo assicuro. Imparavano piloro in un
mese che gli altri in un anno. Una volta, sulla "Marianna", ce ne
capituno che sala bordo con gli occhiali d'oro. E per di pi
era equipaggiato, dalla formaggetta al paramezzale, coi vestiti
pilussuosi che si siano mai visti su un castello di prua. E ne
aveva un baule pieno, anche: cappotti e giacche di lana, e gilet
di velluto, tutto alla moda, sapete; e l'acqua salata non glieli
ha stinti? Niente affatto. Be', mentre prendevamo il largo, il
secondo gli disse di andare su ad aiutare a mollare i velacci.
Quello si arrampica fino alla coffa di trinchetto, occhiali e
tutto, e dopo un minuto torna gi con l'aria offesa. Dice il
secondo: "Cosa sei tornato gia fare?". Dice l'amico: "Forse non
vi siete accorti che lassin alto non c'una scala?".
Capite, non c'erano sartie pi su della coffa. Gli uomini
scoppiarono in certe risate che vi assicuro che non ne avete mai
sentite di uguali.
La notte seguente era nera e pioveva, e il secondo ordina quel
tizio di salire in coperta a fare non so cosa, e potessi rimanerci
secco se quello non si mise in marcia con l'ombrello e una
lanterna! Ma non fa niente; diventun gran buon marinaio prima
della fine della traversata, e noi dovemmo trovare qualche altra
cosa per ridere.
Anni dopo, quando me ne ero dimenticato del tutto, capitai a
Boston come secondo di una nave, e me ne andavo a zonzo per la
cittcon l'altro ufficiale, e ci capitdi fermarci alla "Casa di
Revere", pensando di assaggiare la carne in conserva di quella
gran sala da pranzo, per fare una pazzia, come dicono i ragazzi.
C'erano delle persone, proprio gomito a gomito con noi, che
parlavano e uno di loro fa: "Laggia quel tavolo, c'il nuovo
governatore del Massachussetts, l con quelle signore". Io e il
mio compagno lo guardammo ben bene, perchfino ad allora nessuno
di noi aveva mai visto un governatore. Guarda e guarda quella
faccia, all'improvviso mi ricordai! Ma non me ne feci accorgere.
Dico: "Collega, sto pensando di andargli a stringere la mano".
Dice lui: "Mi sembra di vederti, Tom". Dico io: "Collega, ora lo
faccio". Dice lui: "Ah, certo, me lo immagino! Perforse non ce
la faresti una scommessa, eh, Tom?". Dico io: "Non mi
dispiacerebbe di puntarci uno scudo, collega". Dice lui: "Ci sto".
"Ecco fatto", dico io, mettendo sulla tavola i quattrini. Questo
lo stup Ma ci aggiunse i suoi e disse, alquanto ironico, dice:
"Non faresti meglio a mangiare un boccone con il governatore, eh,
Tom?". Dico: "Ora che ci penso, farproprio cos. Dice lui:
"Be', Tom, sei proprio uno scemo". Dico io: "Pudarsi e non pu darsi; ma la questione te la senti di rischiare due e cinquanta
che non lo far". "Facciamo uno scudo", dice lui. "Fatto", dico
io. Mi mossi e lui ridacchiava e si dava delle grandi manate sulle
coscie e si credeva tanto furbo. Io andai laggie mi appoggiai al
tavolo con le nocche delle dita per un minuto, e guardai il
governatore in faccia e dissi, dico: "Signor Gardner, non mi
riconosce?". Lui mi fissava e io lo fissavo e lui mi fissava. Poi,
tutto a un tratto, esclama: "Tom Bowling, per bacco baccone!
Signore, questo Tom Bowling di cui mi avete sentito parlare...
mio collega a bordo della 'Marianna'". Si alze mi strinse la
mano con tutta la cordialitimmaginabile (io gettai un'occhiata
in giro, tanto per rendermi conto degli occhi sbarrati del mio
collega), e poi disse: "Piantati qui, Tom, piantati qui. Non
caponerai l'ancora prima di aver preso il rancio con me e con le
signore!". Io mi piantai alla banda del governatore e girai
l'occhio verso il collega. Be', signori, i suoi fanali di testa
sporgevano come due respingenti; e la sua bocca era cos spalancata che ci si sarebbe potuto mettere dentro un prosciutto e
neppure se ne sarebbe accorto.
Ci furono grandi applausi alla conclusione della storia del
vecchio capitano; poi, dopo un attimo di silenzio, un giovanottino
pallido e dall'aspetto serio, chiese:
- L'avevate giconosciuto prima, il governatore?
Il vecchio capitano guard fisso il suo interlocutore e poi si
alze anda poppa senza rispondere niente. Uno dopo l'altro, i
passeggeri lanciarono sguardi furtivi all'interrogante, ma non
riuscirono a spiegarselo, e cosrinunciarono.
Ci volle un po' di lavoro per riuscire a far riprendere alla
macchina della conversazione il suo moto scorrevole, dopo
quest'intoppo; ma alla fine iniziuna conversazione riguardo a
quello strumento importante e gelosamente custodito che il
cronometro di una nave, alla sua delicatissima precisione e ai
danni e ai disastri che qualche volta derivano da una variazione
di pochi insignificanti secondi sull'ora esatta; poi, continuando
il discorso, il mio compagno, il reverendo, salp con una
filastrocca, vento in poppa e tutto a seconda. Era una storia
vera, oltre tutto; la storia del naufragio del capitano
Rounceville. Vera in tutti i particolari. Era la seguente:
L'imbarcazione del capitano Rounceville and persa in mezzo
all'Atlantico, e insieme morirono la moglie e i figli del
capitano. Il capitano Rounceville e sette marinai salvarono la
vita, e nient'altro. Una piccola zattera rozzamente costruita fece
loro da casa per otto giorni. Non avevano viveri nacqua; erano
quasi senza indumenti; nessuno di loro aveva un cappotto eccetto
il capitano, e il cappotto passava dall'uno all'altro di continuo,
perchla temperatura era freddissima. Quando uno degli uomini era
sfinito dal freddo gli mettevano addosso il cappotto e lo facevano
sdraiare in mezzo a due compagni, finchil mantello e i loro
corpi lo avessero richiamato in vita col loro calore.
Fra i marinai c'era un portoghese che non conosceva una parola
d'inglese. Questi sembrava non darsi nessun pensiero delle proprie
disgrazie, e si addolorava solo per la crudele perdita sofferta
dal capitano, nelle persone della moglie e dei figli. Di giorno,
lo guardava in faccia con muta piet di notte, nell'oscurit
sotto gli schizzi delle onde e sotto la pioggia, cercava il
capitano e cercava di consolarlo, dandogli dei colpetti
carezzevoli sulla spalla.
Un giorno, mentre la fame e la sete cominciavano a aprirsi un
varco nelle forze e nell'animo degli uomini, fu avvistato a una
certa distanza un barile galleggiante. Sembruna grande scoperta,
perchconteneva sicuramente dei viveri. Un coraggioso nuotfino
al barile, e dopo sforzi lunghi e estenuanti riusca portarlo
fino alla zattera. Fu aperto con ansia. Era un barile di magnesia!
Il quinto giorno fu avvistata una cipolla. Un marinaio si butta
nuoto e la prese. Malgrado che stesse morendo di fame, la riport intatta e la consegnal capitano. La storia del mare insegna che
fra i naufraghi morenti di fame l'egoismo raro e la regola una
ammirevole generosit La cipolla fu equamente divisa in otto
parti e mangiata con grandi rigraziamenti a Dio.
L'ottavo giorno videro una nave in lontananza. Fecero dei
tentativi di issare un remo con attaccato il cappotto del capitano
Rounceville, per fare delle segnalazioni. Il tentativo fallmolte
volte, perch gli uomini erano ormai ridotti a scheletri e non
avevano piforze. Finalmente ci riuscirono, ma le segnalazioni
non portarono nessun soccorso. La nave sparai loro occhi, e si
lasci dietro la disperazione. Dopo qualche tempo, apparve
un'altra nave e passcosi vicina che i poveretti, con gli occhi
pieni di gratitudine, si preparavano giad accogliere la barca
che sarebbe stata mandata a salvarli. Ma anche quella nave pass oltre e lasciognuno di quegli uomini a fissare, con occhi
sbarrati, l'indicibile sorpresa e la disperazione sui volti terrei
dei compagni. Sul finire del giorno, un'altra nave ancora apparve
in lontananza, ma gli uomini constatarono, con una stretta al
cuore, che la sua rotta non l'avrebbe portata vicino a loro.
L'ultimo loro residuo di vita era quasi esaurito; avevano le
labbra e la lingua gonfie, arse, spaccate dalla sete di otto
giorni; i loro corpi erano sfiniti dalla fame; e ecco che l'ultima
speranza sfuggiva loro e si dileguava senza piet Al sorgere del
nuovo sole, non sarebbero stati pivivi.
Gi da un paio di giorni quegli uomini avevano perso la voce; ma
ora il capitano Rounceville sussurr "Preghiamo". Il portoghese
gli batt piano sulla spalla in segno di profonda approvazione.
Tutti si inginocchiarono ai piedi del remo sul quale sventolava
alto il cappotto, il loro segnale di soccorso, e chinarono la
testa. Il mare era agitato; a occidente il sole sfiorava la linea
del mare come un disco rosso senza raggi. Quando, poco dopo, gli
uomini alzarono la testa, avrebbero gridato alleluia, se avessero
avuto la voce: le vele della nave erano flosce e sbattevano contro
gli alberi... la nave virava di bordo! Era la salvezza,
finalmente, e proprio quando stava per finire il termine concesso.
No, non ancora la salvezza; soltanto la sua prospettiva imminente.
Il disco rosso sprofondin mare e l'oscurit nascose la nave.
Poco dopo si sent un gradito suono: un cigolio di remi che si
muovevano negli scalmi di una barca. Si avvicinava... si
avvicinava... era a trenta passi... ma non si vedeva niente. Poi,
una voce bassa: "Oh". I derelitti non potevano rispondere; le
loro lingue gonfie si rifiutavano di emettere un suono. La barca
fece il giro della zattera e sfiorandola fece per allontanarsi
(che angoscia!), ma si riaccost posi remi, vicinissima, senza
dubbio in ascolto. La voce bassa disse ancora: "Oh dove siete,
colleghi?". Il capitano Rounceville sussurr ai suoi uomini:
"Bisbigliate meglio che potete, ragazzi! ora... tutti insieme!". E
otto gole emisero un bisbiglio in rauco accordo: "Qua!". Era la
vita, se riuscivano; se fallivano, la morte. Dopo quell'istante
supremo, il capitano Rounceville non ebbe picoscienza di nulla,
fino al momento in cui riprese i sensi a bordo della nave
salvatrice. Disse il reverendo, come conclusione:
- C'era solo un attimo di tempo in cui la zattera poteva essere
vista da quella nave, un attimo solo. Se quel breve attimo
fuggente fosse passato infruttuosamente, il destino di quegli
uomini sarebbe stato suggellato. Tanta la precisione con cui Dio
controlla gli eventi da Lui preordinati fin dall'inizio del mondo.
Quel giorno, quando il sole toccil pelo dell'acqua, il capitano
di quella nave era seduto sul ponte e leggeva il suo libro di
preghiere. Il libro cadde; egli si piegper raccoglierlo, e gli
capitdi lanciare un'occhiata verso il sole. In quell'istante, la
zattera lontana apparve per un secondo contro il disco rosso; il
suo remo affilato e il suo minuscolo segnale si stagliarono netti
e neri contro lo sfondo luminoso, e l'attimo dopo furono
ricacciati nella penombra. Ma quella nave, quel capitano e
quell'istante supremo avevano avuto assegnato il loro compito fin
dall'alba dei tempi, e non potevano evitare di eseguirlo. Il
cronometro di Dio non sbaglia mai!
Ci fu un profondo silenzio, carico di pensieri, per qualche
istante. Poi, il giovanottino pallido e serio chiese:
- Che cos'il cronometro di Dio?

A cena, alle sei, si riunirono le stesse persone con le quali
avevamo parlato sul ponte, e che avevamo visto a colazione e a
pranzo in quel secondo giorno di mare, e a cena la sera prima.
Vale a dire, tre capitani di navi in viaggio, un commerciante di
Boston e un tale che ritornava in patria dopo un'assenza di
tredici anni; questi sedevano a destra. A sinistra sedevano: il
reverendo, al posto d'onore; il giovanottino pallido vicino a lui;
poi io; vicino a me un uomo anziano delle Bermude che ritornava
nelle sue isole assolate dopo un'assenza di ventisette anni.
Naturalmente, il nostro capitano era a capotavola, il cambusiere
in fondo. Una piccola comitiva, ma le piccole comitive sono le pi simpatiche.
Non c'era rastrelliera sul tavolo; il cielo era senza nuvole, il
sole risplendeva, il mare azzurro non era nemmeno increspato; e
dunque, che cosa ne era delle quattro coppie di sposi, dei tre
scapoli e dell'attivo e cortese dottore del distretto rurale della
Pennsylvania? Poich tutti costoro erano sopra coperta, quando
avevamo salpato dal porto di New York. Ecco la spiegazione. Cito
un estratto dal mio taccuino di appunti:
MARTEDI', ORE 15 e 30. - In marcia. Si passa la Batteria. La
numerosa comitiva composta da quattro coppie di sposi, tre
scapoli e un allegro e esilarante dottore delle regioni selvagge
della Pennsylvania; evidentemente, viaggiano tutti insieme. E
tutti, meno il dottore, sono raggruppati sul ponte, in poltrone a
sdraio.
Passiamo il forte principale. Il dottore una di quelle persone
che hanno un rimedio preventivo infallibile contro il mal di mare;
corre da un amico all'altro somministrando il rimedio e dicendo:
"Niente paura, conosco questa medicina, assolutamente infallibile;
preparata sotto la mia personale sorveglianza". Ne prende una dose
anche lui, intrepidamente.
ORE 16 e 15. - Due delle signore hanno ammainato le bandiere,
malgrado l'"infallibile". Sono andate sotto coperta. Le altre due
cominciano a dare segni di affanno.
ORE 17. - Via un marito e uno scapolo. In partenza, avevano ancora
la loro parte di "infallibile" a bordo, ma arrivano all'pomeriggio
senza.
ORE 17 e 10. - La signora numero 3, due scapoli e un uomo sposato
sono scesi gi con un'opinione ben chiara sull'"infallibile".
ORE 17 e 20. - Passiamo il pontone della Quarantena.
L'"infallibile" ha compiuto l'opera su tutta la compagnia, eccetto
la moglie dello scozzese e l'autore del formidabile rimedio.
Ci avviciniamo al faro. Via la moglie dello scozzese, con la testa
abbandonata sulla spalla dell'inserviente di bordo.
Usciamo nel mare aperto. Via il dottore!
Il disastro sembra permanente. Ecco il perchdel numero ridotto
della compagnia a tavola, fin dall'inizio del viaggio. Il nostro
capitano un ercole serio e prestante, di trentacinque anni, con
una mano bruna di dimensioni tanto imponenti che ci si dimentica
di mangiare per ammirarla e per domandarsi se un solo capretto e
un solo vitello potrebbero fornire materiale sufficiente a
inguantarla.
La conversazione non generale; ronza sommessa fra coppie. Si
coglie qualche frase qua e l Come questa, del bermudese dai
tredici anni di assenza:
- E' proprio della natura femminile fare domande meschine,
insignificanti e insistenti... domande che vi perseguitano
partendo da un niente per andare ad approdare in nessun posto.
Risposta del bermudese dai ventisette anni di assenza:
- Gi e pensare che possiedono una mente logica e analitica, e
capacitdialettica. Si vede che incominciano ad affilare le armi
appena fiutano in aria una discussione.
Evidentemente, questi sono filosofi.
Due volte, da quando siamo usciti dal porto, le nostre macchine si
sono fermate, per un paio di minuti ogni volta. Ora si fermano di
nuovo. Dice il giovanotto pallido, in tono pensieroso: - Ecco!
Questo macchinista si messo a sedere a riposare un'altra volta.
Occhiata severa del capitano, le cui potenti mascelle sospendono
il lavoro, e la cui patata giarpionata si ferma a mezz'aria
nella sua marcia verso la bocca aperta, paralizzata. Poi il
capitano dice, con accenti misurati: - Lei ha l'idea che il
macchinista di questa nave la spinga avanti girando una manovella
con le sue stesse mani?
Il giovanotto pallido ci pensa su un momento, poi alza i suoi
occhi candidi e chiede:
- Ah, no?
E cos dolcemente, cade il colpo mortale sulla seguente
conversazione, e la cena si trascina verso la fine in un silenzio
pensieroso, turbato solo dal mormorio sciabordante del mare e da
un discreto rumore di masticazione.
Dopo una pipata e una passeggiata sul ponte, dove nessun
movimento, anche se minimo, scompiglia i nostri passi, pensiamo di
fare una partitina. Chiediamo alla vispa e efficiente inserviente
irlandese se c'a bordo un mazzo di carte.
- Il Signore vi benedica, caro, sicuro che c' Non un mazzo
intero, a dire la verit ma ne mancano cos poche che fa lo
stesso.
Per mi ricordai di averne in valigia un mazzo nuovo in un
astuccio di marocchino, che avevo messo dentro per sbaglio,
credendo che fosse un flacone di qualche cosa. Cos una parte di
noi vinse la noia della serata con qualche partita, e quindi fu
pronta ad andare a letto ai sei rintocchi della campana, ora di
bordo, il segnale di spegnere le luci.
Oggi, dopo pranzo, abbiamo fatto una quantitdi chiacchiere nella
cabina dei fumatori, sul ponte superiore, piche altro, storielle
raccontate dai vecchi capitani. Il capitano Tom Bowling era
loquace. Aveva quell'attenzione discorsiva sui minimi particolari
che proviene da una vita appartata passata in campagna o in lunghi
viaggi di mare, quando c'poco da fare e il tempo non conta.
Andava avanti a gonfie vele, finchnon si trovava proprio nel
punto piemozionante del racconto, e poi diceva:
- Be', come dicevo, il timone era rotto. La nave andava alla
deriva, in bal駮 dell'uragano, dritta verso l'iceberg, e tutti gli
uomini trattenevano il fiato, paralizzati; il sartiame alto stava
per andarsene, le vele erano ridotte a brandelli, le verghe
venivano giuna dopo l'altra, bum, crac, paf! gila testa e
levatevi di sotto! quand'ecco che arriva Johnny Rogers con l'asta
dell'argano in mano, con gli occhi sfavillanti, coi capelli al
vento... No, non era Johnny Rogers... aspetta... mi pare che
Johnny Rogers in quel viaggio non ci fosse; c'era, in un viaggio,
questo lo so benissimo, ma mi pare, in certo qual modo, che avesse
firmato l'impegno per quella traversata, per per se poi sia
venuto o no, o sia stato lasciato a terra o sia capitato
qualcosa...
E cos via, e cos via; finch tutta l'emozione si era
raffreddata, e a nessuno importava pinulla se la nave avesse
urtato contro l'iceberg o no.
Nel corso di quella conversazione, divagin un'analisi dei vari
gradi di merito nella costruzione delle navi dei vari punti della
Nuova Inghilterra. Disse:
- Fate costruire un battello laggi a Maineway; a Bath, per
esempio. Qual il risultato? La prima cosa che vi tocca fare di
carenarlo per riparazioni... ecco il risultato! Be', signore, dopo
neanche una settimana che carenato, tra i commenti ci passerebbe
un cane. Mettetelo in mare, questo scafo, e qual il risultato?
Al primo viaggio fa acqua attraverso il catrame! Domandate a chi
vi pare se non cos Be', fatelo costruire alla nostra gente,
uno scafo, giper New Bedford-way. Qual il risultato? Be',
signore, si puprendere questa nave e carenarla e tenercela sei
mesi, e non versermai una lacrima!
Tutti, anche gli uomini di terraferma, riconobbero la accuratezza
descrittiva di questa immagine, e applaudirono, il che fece un
gran piacere al vecchio. Un momento dopo, i miti occhi del giovane
pallido succitato si alzarono lentamente, si posarono un istante
sul viso del vecchio, e la mite bocca fece per dischiudersi.
- Chiudi il becco! -, strillil vecchio marinaio.
Fu una sorpresa piuttosto brusca per tutti, ma il gesto fu
efficace e raggiunse lo scopo. E cosla conversazione continu
invece di languire.
Si parl un po' dei rischi del mare, e un uomo di terraferma
infilil rosario delle solite sciocchezze sul povero marinaio
errante per gli oceani lontani, sbattuto dalle tempeste, inseguito
dai pericoli, mentre ogni raffica e ogni lampo nel cielo della
patria muovono a pietper il povero marinaio gli amici seduti nel
comodo angolo del focolare, facendoli pregare per la sua salvezza.
Il capitano Bowling pazientun po' e poi scoppi in un nuovo
punto di vista sulla cosa.
- Via, piantiamola! E' tutta la vita che leggo questa specie di
buffonate nelle poesie e nelle novelle e in stupidaggini del
genere. Pietper il povero marinaio! comprensione per il povero
marinaio! Va tutto bene, ma non come dice la poesia. Guardate la
cosa da un lato: in tutto il mondo, chi fa la vita pisicura? Il
povero marinaio. Date un'occhiata alle statistiche, e vedrete. E
cos non sprecate pietsui pericoli e le sofferenze del povero
marinaio: lasciatelo fare a quegli smidollati dei poeti. E ora
guardate un momento dall'altro lato. Ecco il capitano Brace che ha
quarant'anni e che ne ha passati trenta in mare. Ora va a prendere
il comando di una nave e a salpare da Bermuda per il sud. La
settimana prossima sarin viaggio: vita facile, alloggio comodo,
passeggeri, buona compagnia; da fare giusto quel tanto per
conservare il cervello in buona salute senza stancarsi; re della
sua nave, capo di tutto e di tutti; trent'anni di sicurezza per
insegnargli che la sua professione non pericolosa. E ora
giratevi indietro a dare un'occhiata a casa sua. Sua moglie una
donna delicata; a New York una straniera. Chiusa in una casa con
un caldo da scoppiare o con un freddo da gelare, a seconda della
stagione; non conosce quasi nessuno, ha per amici solo la sua
solitudine e i suoi pensieri; suo marito fuori per sei mesi alla
volta. Lei ha partorito otto bambini; cinque ne ha sotterrati
senza che suo marito neppure potesse vederli. Lei li ha vegliati
per tutte quelle lunghe notti, finchsono morti... e lui se ne
stava comodo in mare; lei li ha accompagnati alla tomba, ha
sentito cadere le zolle di terra che le spezzavano il cuore; e
lui, comodo in mare; lei in lutto a casa, piangendoli giorno per
giorno e ora per ora; e lui, allegro in mare, senza saperne
niente. Ora, datemi retta un momento; rigiratevelo in mente e
immaginatevelo: cinque bambini nati, lei in mezzo a estranei, e
lui non le era vicino a farle coraggio; seppelliti, e lui non le
era vicino a confortarla; pensateci! La compassione per i rischi
del povero marinaio una buffonata; conservatela per la vita dura
di sua moglie, che ne ha diritto! La poesia ha scoperto che tutto
quello che fa stare in pena la moglie il pericolo che corre suo
marito: ha cose piserie che la fanno stare in pena, ve lo dico
io. La poesia non fa che impietosirsi per il povero marinaio per
via dei rischi del mare; meglio mille volte compatirlo per via
delle notti che non pudormire, pensando che ha dovuto lasciare
la moglie con le doglie del parto, sola e senza amici, in mezzo
alle malattie e ai guai e alla morte. Se c'una cosa che mi fa
uscire dai gangheri questa maledetta sciropposa poesia
marittima.
Il capitano Brace era un uomo paziente, dolce e di poche parole,
con nel viso abbronzato un qualcosa di patetico che fino ad allora
era stato un mistero per noi, ma che ci fu chiaro dopo aver
sentito la sua storia. Era stato diciotto volte nel Mediterraneo,
sette volte in India, una volta al polo artico in una nave di
esploratori e, negli intervalli, aveva visitato tutti i mari pi lontani e tutti gli angolini degli oceani del globo. Ma diceva che
dodici anni prima, per ragioni di famiglia, si era "sistemato", e
da allora aveva smesso di gironzolare. E quale credete che fosse,
per quell'eterno vagabondo dal cuore semplice, l'idea di
sistemarsi e di smettere di gironzolare? Due viaggi all'anno di
cinque mesi ciascuno, fra Suriname e Boston, per caricare zucchero
e melassa!
Oggi, fra gli altri discorsi, venuto fuori che le baleniere non
hanno il medico di bordo: il capitano assomma la funzione di
medico alle altre sue incombenze. Non solo somministra le
medicine, ma mette a posto gambe e braccia rotte, secondo nozioni
sue personali, o le taglia e ne riduce il moncone, quando sembra
che l'amputazione sia la cosa migliore da fare. Il capitano provvisto di una cassetta di medicinali, e le medicine sono
indicate per numero, invece che per nome. La cassetta accompagnata da un libro di istruzioni, che descrive le malattie e
i sintomi e dice: "Dare un cucchiaino del numero 9 ogni ora",
oppure: "Dare dieci pillole del numero 12 ogni mezz'ora",
eccetera. Uno dei nostri comandanti, una volta, incontrnel nord
del Pacifico un capitano che era sbigottito e perplesso al
massimo. Questi disse:
- C'qualcosa che non quadra, in questa faccenda della cassetta
dei medicinali. Uno dei miei uomini stava poco bene... Niente di
grave. Ho guardato nel libro: diceva: "Dategli un cucchiaino del
numero 15... Io sono andato a vedere nella cassetta dei medicinali
e ho visto che ero rimasto senza il numero 15. Allora ho pensato
di mettere insieme in qualche modo una combinazione che
corrispondesse alla ricetta, e cosgli ho dato mezzo cucchiaino
del numero 7 e mezzo cucchiaino del numero 8, e voglio morire
fulminato se questo non l'ha spedito all'altro mondo in un quarto
d'ora! C' qualcosa, in questo sistema della cassetta dei
medicinali, che proprio non riesco a capire!
Facemmo un bel po' di piacevoli chiacchiere sul conto del vecchio
capitano "Uragano" Jones, dell'oceano Pacifico, pace alle sue
ceneri! Due o tre fra i presenti lo avevamo conosciuto; io in modo
particolare, perchavevo fatto con lui quattro traversate. Era un
uomo notevolissimo. Nato a bordo di una nave, quel po'
d'istruzione che aveva se l'aveva racimolata fra i colleghi; aveva
cominciato la vita nel castello di prua e, piano piano, si era
arrampicato fino al grado di capitano. Dei suoi sessantacinque
anni, pidi cinquanta li aveva passati in mare. Aveva navigato in
tutti gli oceani, visto tutte le terre e acquistato una sfumatura
di colore da tutti i climi. Quando un uomo stato cinquant'anni
in mare, inevitabile che non sappia niente degli uomini, niente
del mondo, se non la superficie, niente del pensiero del mondo,
niente della cultura del mondo, al di ldell'abbic e anche
questo confuso e deformato dalle lenti sfuocate di una mente non
allenata. Un uomo simile solo un bambino canuto e barbuto. E
cosera Uragano Jones: un vecchio bambino, amabile e innocente.
Quando i suoi ospiti erano a riposo, era dolce e gentile come una
fanciulla; quando la sua ira scoppiava, era un uragano che faceva
sembrare il suo soprannome un nomignolo pochissimo descrittivo.
Nella lotta era terribile, perchaveva un fisico imponente e un
coraggio indomabile. Era dipinto dalla testa ai piedi di figure e
motti tatuati in inchiostro di China rosso e bl io ero in
viaggio con lui, quando si fece tatuare l'ultimo spazio vuoto; e
questo spazio libero era intorno alla caviglia sinistra, motivo
per il quale se ne andin giro tre giorni per la nave zoppicando
con la caviglia nuda e gonfia e con questo motto che occhieggiava,
rosso e infiammato, da un nuvola di inchiostro di China: "La virt premio a sst" (non c'era pi posto). Era profondamente e
sinceramente religioso, e bestemmiava come una pescivendola, n considerava riprovevole la bestemmia perch i marinai non
capirebbero un ordine non illuminato in questo modo. Era un
profondo erudito in questioni bibliche, cio credeva di esserlo:
credeva a tutto quello che c'era nella Bibbia, ma aveva un metodo
tutto suo per arrivare alle proprie convinzioni. Apparteneva alla
scuola dei pensatori "d'avanguardia", e applicava le leggi
naturali all'interpretazione di tutti i miracoli, un po' come
quelli che fanno dei sei giorni della Creazione sei diverse epoche
geologiche, e cosvia. Senza rendersene conto, rappresentava una
satira alquanto feroce dei moderni studiosi scientifici di
religione. Un uomo come quello qui descritto avido di
disquisizioni e di discussioni; si sa senza bisogno di dirlo.
In un certo viaggio, il capitano aveva a bordo un ecclesiastico,
ma non lo sapeva, perchla lista dei passeggeri non lo lasciava
capire. Il capitano prese in gran simpatia questo reverendo
Peters, e si era abituato ad avere con lui delle grandi
conversazioni. Gli raccontava storielle, gli regalava saporiti
brani di storia autobiografica e tesseva nella sua garrula tela un
lucente filo profano che dava un che di freschezza a uno spirito
stanco degli insipidi colori neutri del linguaggio privo di
elementi decorativi. Un giorno, il capitano disse: Peters, leggi
mai la Bibbia?
- Be', s..
- Mica tanto spesso, a giudicare da come lo dici. Ora, mettitici
proprio sul serio, una volta, e vedrai che lo merita. Non ti
scoraggiare, e tira dritto. All'inizio, non capirai; ma un po'
alla volta le cose diventeranno chiare, e allora non la lascerai
pi neanche per mangiare.
- S l'ho sentito dire.
- E proprio cos Non c'un libro che possa starle alla pari:
li batte tutti, Peters. Ci sono certi punti un po' tosti, non c' che dire, ma resisti e pensaci bene, e una volta arrivato al
nocciolo tutto diventa chiaro come il sole.
- Anche i miracoli, capitano?
- Sissignore, anche i miracoli. Dal primo all'ultimo. Per esempio,
c'quella faccenda dei profeti di Baal. Probabilmente ti ha fatto
restare sbigottito, no?
- Be', non so, ma...
- Ammettilo. Ti ha fatto restare sbigottito. Be', non mi
meraviglia. Non hai pratica a sbrogliare certi affari, e
naturalmente era un po' troppo per te. Ti piacerebbe che ti
spiegassi la cosa e ti facessi vedere come si fa ad arrivare al
dunque in certe questioni?
- Mi piacerebbe proprio, capitano, se non ti dispiace.
Allora il capitano cominci a dire quanto segue: - Lo farcon
piacere. Prima, vedi, ho letto e riletto e pensato e ripensato,
finch sono arrivato a capire che razza di gente era quella dei
tempi antichi della Bibbia, e poi, dopo di questo, tutto diventato chiaro e facile. Dunque, ecco come lo spiego io,
quest'affare di Isacco e dei profeti di Baal. C'erano diverse
persone furbe fra gli uomini politici di quei tempi antichi, e
Isacco era uno di loro. Isacco aveva i suoi difetti, e ne aveva
parecchi anche; non spetta a me scusare Isacco. Giocun tiro
mancino ai profeti di Baal, e forse era giustificato, tenuto conto
delle probabilitche c'erano contro di lui. No, quello che dico
io che non stato un miracolo, e ora te lo dimostrere te lo
farvedere.
Dunque, i tempi diventavano sempre pidifficili per i profeti...
cio per i profeti della categoria di Isacco. Nella comunit c'erano quattrocentocinquanta profeti di Baal e un solo
presbiteriano; ciolui, ammesso che Isacco fosse presbiteriano, e
credo di s ma il libro non lo dice. Naturalmente, i profeti di
Baal si erano presi tutto l'affare. Isacco sarstato abbastanza
avvilito, immagino, ma era un uomo in gamba e senza dubbio se ne
andava in giro a profetizzare, dando a intendere che andava in
campagna per affari, ma era inutile, non riusciva a organizzare
un'opposizione che valesse qualcosa. Un po' alla volta, si ridusse
alla disperazione. Allora fece lavorare il cervello, e pensa e
ripensa, cosa fa? Be', comincia a mettere in giro delle voci, che
gli altri partiti sono questo e quello e quell'altro... niente di
molto preciso, magari, ma giusto quel tanto da togliergli pian
piano il terreno da sotto i piedi. Si capisce che girarono voci, e
queste alla fine arrivarono all'orecchio del re. Il re chiese a
Isacco che cosa intendeva dire con quei discorsi. Dice Isacco:
"Oh, niente di speciale! Soltanto, sono capaci loro, con le loro
preghiere, di far venire giil fuoco dal cielo su di un altare?
Forse non un granch maest ma sarebbero capaci? Ecco quello
che intendo dire". Allora il re si seccparecchio e anddai
profeti di Baal, e quelli dissero, dandosi un bel po' d'arie, che
se lui aveva pronto un altare, loro erano prontissimi; e gli
fecero capire che avrebbe fatto bene ad assicurarlo, anche.
E cos il mattino dopo, tutti i figli d'Israele e i loro genitori
e l'altra gente si riunirono insieme. Dunque, c'era una gran folla
di profeti di Baal, ammucchiati da una parte, e Isacco che
passeggiava solo soletto, dall'altra parte, e preparava il suo
lavoro. Quando fu dato il segnale, Isacco mostrava di essere
tranquillo e indifferente, e disse alla squadra avversaria di
cominciare pure per prima. E cos quelli cominciarono, tutti e
quattrocentocinquanta, a pregare intorno all'altare, tutti
speranzosi e facendo del loro meglio. Pregarono un'ora, due ore,
tre ore... e cosvia, fino a mezzogiorno suonato. Era inutile:
non avevano il trucco. Si capisce che si vergognavano molto,
davanti a tutta quella gente, e ce n'era motivo. Ora, cosa avrebbe
fatto un uomo generoso? Sarebbe stato zitto, no? Si capisce. E
invece, cosa fece Isacco? Infiersui profeti di Baal in tutti i
modi che gli vennero in mente. Dice: "Non parlate abbastanza
forte; il vostro Dio dorme, o forse andato a fare due passi;
bisogna urlare, sapete...", o parole di questo genere, non mi
ricordo il discorso preciso. Attenzione, io non voglio scusare
Isacco, Isacco aveva i suoi difetti.
Dunque, i profeti di Baal pregarono con tutte le loro forze per
tutto il pomeriggio e non riuscirono a far accendere neppure una
scintilla. Alla fine, verso il tramonto, erano tutti scoppiati, e
si diedero per vinti e si ritirarono.
E allora, cosa fa Isacco? Si fa avanti e dice a certi amici suoi
che erano l "Versate quattro barili d'acqua sull'altare!".
Furono tutti stupefatti, perchl'altra squadra aveva pregato a
secco, capisci, e erano rimasti scornati. Quelli versarono i
barili. Dice lui: "Issate altri quattro barili", e poi: "Issatene
altri quattro". Dodici barili in tutto, capisci. L'acqua scorreva
sull'altare, e gida tutte le parti, e riempuna fossa tutto
intorno che forse conteneva un paio di ettolitri... Dice "misure",
ma immagino che voglia dire un ettolitro, pio meno. Di quella
gente, qualcuno stava per prender su le sue cose e andarsene,
perchpensava che fosse ammattito. Non conoscevano Isacco. Isacco
si inginocchi e comincia pregare; la tirper le lunghe, e
pregper i pagani in terre lontane e per le chiese sorelle e per
lo Stato e per il paese in generale e per quelli che sono al
governo e compagnia cantando, tutto il solito programma, sai bene,
finch tutti furono stufi e si furono messi a pensare a
qualcos'altro, e poi, tutto a un tratto, mentre nessuno ci faceva
caso, tira fuori un fiammifero e lo sfrega sulla coscia e pfff!,
ogni cosa divampa come se andasse a fuoco la casa! Dodici barili
d'acqua? Petrolio, signori... Petrolio! Ecco che cos'era!
- Petrolio, capitano?
- Sissignore, il paese era pieno di petrolio. Isacco lo sapeva
benissimo. Leggi la Bibbia. Non ci pensare ai punti oscuri. Non
sono oscuri, se ci pensi su e poi ci fai luce. Nella Bibbia non
c' niente che non sia vero; quello che ci vuole, mettersi
all'opera devotamente e trovare la soluzione di come sono andate
le cose.

Alle otto del mattino, tre giorni dopo aver lasciato New York,
avvistammo la terra. Laggi di traverso alle onde illuminate dal
sole, si vedeva una debole striscia scura distesa lungo
l'orizzonte... o si faceva finta di vederla per l'onore della
propria vista. Perfino il reverendo disse che la scorgeva, il che
era evidentemente falso. Ma non ho mai conosciuto nessuno che
avesse abbastanza forza morale da confessare che non riusciva a
distinguere la terra, quando gli altri sostenevano di vederla.
Un po' alla volta, le isole Bermude divennero chiaramente
visibili. L'isola principale era adagiata sull'acqua in
lontananza, come un corpo disteso di colore opaco merlettato di
collinette e vallate. Non ci si poteva arrivare direttamente, e ne
dovemmo fare tutto il giro tenendoci a sedici miglia dalla riva,
perchl'isola circondata da un invisibile banco di corallo.
Finalmente vedemmo delle boe che ballonzolavano qua e l e quindi
scivolammo in uno stretto canale fra le boe, superammo il banco e
ci trovammo in un'acqua bassa e turchina e, poco pi in l in
un'acqua verde pallido dalla superficie appena increspata. Era
arrivata l'ora della resurrezione: le cuccette restituirono i loro
morti. Chi sono quei pallidi spettri dai cappelli tondi e dalle
trine di seta, che sfilano dal boccaporto in triste processione?
Sono quelli che presero l'infallibile rimedio contro il mal di
mare nel porto di New York e immediatamente sparirono e furono
dimenticati. Vennero fuori anche due o tre facce mai viste prima
di allora. Si prova l'impulso di chiedere: - E voi, da dove
venite?
Seguimmo per molto tempo lo stretto canale, con la terra ai due
lati, colline basse che avrebbero potuto essere verdi e erbose, ma
che invece avevano un aspetto appassito. Perl'acqua racchiusa
fra le due sponde era bella, con quelle cinture di verde e di
azzurro luccicante, nei punti dove l'acqua era piuttosto bassa, e
le larghe chiazze di un caldo color bruno, nei punti dove gli
scogli salivano fino al pelo dell'acqua. Ci sentivamo tutti cos bene, che perfino il giovanotto serio (che, per una specie di
gentile comune consenso, era stato di recente denominato "Il
Somaro") fu colmato di frequenti e assidui gesti di attenzione, il
che era giusto, in verit perchin lui non c'era niente di male.
Finalmente, il vapore pass fra due punte dell'isola le cui
mascelle rocciose lasciavano appena appena lo spazio necessario al
passaggio dello scafo, e davanti a noi si sorse Hamilton, sui
pendii e sulle cime del suo gruppo di colli, forse la massa di
costruzioni a terrazza pibianca che esista al mondo.
Era domenica pomeriggio e sul molo c'erano raccolti cento o
duecento bermudesi, metdei quali bianchi e metneri, e tutti
"degnamente abbigliati", come dice il poeta.
Diverse barche si accostarono alla nave, portando cittadini a
bordo. Uno di questi cittadini era un vecchio signore minuscolo e
avvizzito, che si avvicinal pianziano dei nostri passeggeri
con una gioia infantile negli occhi brillanti, gli si ferm davanti, incroci le braccia e disse, rivelando nel suo pibel
sorriso tutta l'ingenua gioia che aveva dentro: - Tu non mi
riconosci, John! Via, dillo pure! Lo vedi che non mi riconosci?
Il passeggero anziano lo squadrperplesso, squadrl'abito lucido
che mostrava la corda, dal taglio venerabile, un abito che aveva
chiss quanti anni di servizio domenicale; contempl il
meraviglioso cappello a tubo di stufa, di modello ancora pi antico e venerabile, con la povera, commovente vecchia falda
rivoltata audacemente in su nei punti sbagliati, e disse, con una
esitazione che indicava il grande sforzo interiore per collocare
la dolce vecchia apparizione: - Mah... vediamo un po'...
accidempoli... C'qualcosa in voi che... ehm... ehm... ma io sono
stato via da Bermuda ventisett'anni e... uhm... uhm... non mi pare
di arrivarci, in certo qual modo; ma in voi c'qualcosa che mi familiare proprio come...
- Probabilmente sar il cappello, - mormor il Somaro, con
innocente e bonario interesse.

E cos finalmente, il reverendo e io arrivammo a Hamilton, la
citt pi importante delle Bermude. E' una cittstupendamente
bianca, bianca come la neve, bianca come il marmo, bianca come la
farina. Eppure non precisamente come nessuna di queste cose. Non
importa, dicemmo; finiremo col trovare un'immagine che descriva
questa speciale sfumatura di bianco.
Era una cittammucchiata sui pendii e sulle cime di un gruppo di
collinette. La sua periferia si sfrangiava e si perdeva
disseminata fra le foreste di cedri, e non c'era lontananza
boscosa sulla curva della costa o isoletta verde, addormentata sul
mare smaltato e ondulato, che non fosse punteggiata di lucenti
punti bianchi... case seminascoste che facevano capolino tra le
foglie. L'architettura della citt era per lo pi di stile
spagnolo ereditato dai coloni di duecentocinquanta anni prima.
Qualche albero di cocco dalla chioma arruffata spuntava qua e le
dava al paesaggio un aspetto tropicale.
C'era un grande molo in robusta muratura; sul molo, al coperto,
c'erano alcune migliaia di barili contenenti quel prodotto che ha
diffuso la fama di Bermuda per tante terre: la patata. Con qualche
cipolla qua e l Quest'ultima frase spiritosa; perchnelle
Bermude si coltivano almeno due cipolle per ogni patata. La
cipolla la gioia e l'orgoglio delle Bermude; il loro gioiello,
la gemma di tutte le gemme. Nella conversazione, sul pulpito,
nella letteratura, l'immagine pifrequente e pi eloquente.
Nella metafora bermudese vuol dire la perfezione, la perfezione
assoluta.
Il bermudese che piange un morto esaurisce tutte le espressioni di
lode, quando dice: "Era una cipolla!". Il bermudese che esalta le
virtdi un eroe vivente prodigo di plauso, quando dice: "E' una
cipolla". Il bermudese che lancia il figlio nell'arena della vita,
perch osi e si dia da fare, spinge all'estremo i consigli, le
suppliche e le ammonizioni e comprende tutte le ambizioni, quando
dice: "Sii una cipolla!".
Quando arrivammo in linea parallela col molo, a dieci o quindici
passi di distanza, gettammo l'ancora. Era una domenica chiara e
soleggiata. I gruppi di gente sul molo, uomini, adolescenti e
ragazzi, erano formati di bianchi e di negri, in proporzione quasi
uguale. Erano tutti vestiti bene e con cura, molti di loro con una
certa eleganza, alcuni addirittura in grande spolvero.
Bisognerebbe viaggiare parecchio per trovare un'altra cittdi
dodicimila abitanti in grado di essere rappresentata cos degnamente, in fatto di vestiario, su una banchina d'approdo,
senza premeditazione e senza sforzo. Le donne e le ragazze, negre
o bianche, che passavano di quando in quando, erano abbigliate con
cura e molte di loro anche elegantemente e all'ultima moda. Gli
uomini non facevano grande sfoggio di abiti estivi, ma le ragazze
e le donne s e le loro vesti bianche erano belle da vedere, dopo
tanti mesi di colori scuri.
In piedi intorno a un barile di patate isolato stavano quattro
giovani signori, due negri e due bianchi, molto ben vestiti;
ognuno di loro premeva contro i denti il pomo di una sottile canna
da passeggio e ognuno di loro aveva un piede appoggiato al barile.
Si avvicinun altro giovin signore, che rivolse uno sguardo pieno
di nostalgia al barile, ma vide che non c'era posto per posarci il
piede, e si allontanassorto in cerca di un altro barile. Vag qua e l ma senza costrutto. Nessuno stava a sedere sopra i
barili, come abitudine degli sfaccendati di altre terre, eppure
tutti i barili isolati erano occupati da esseri umani. Chiunque
avesse un piede disponibile lo metteva su di un barile, se tutti i
posti non erano gioccupati. Le usanze dei popoli sono sempre
determinate dalle circostanze. I bermudesi si appoggiano ai barili
a causa della scarsitdi lampioni.
Molti dei cittadini salirono a bordo e cominciarono a parlare
animatamente con gli ufficiali... immaginai che chiedessero
notizie della guerra russo-turca. Per ascoltando attentamente,
scoprii che non era cos Dicevano: "Qual il prezzo delle
cipolle?", oppure: "Come vanno le cipolle?". Naturalmente, quello
era il loro interesse principale, ma poi passarono alle notizie
sulla guerra, non appena il primo fu soddisfatto.
Scendemmo a terra, e vi trovammo una gradevole novit Non c'erano
vetturini, ncavalli, nomnibus, e n sul molo, n nelle
vicinanze, e nessuno ci offri suoi servigi, nci disturbin
alcun modo. Dissi che sembrava di essere in paradiso. Il
reverendo, in tono ammonitore e alquanto seccato, mi consiglidi
trarne giovamento, giche c'ero. Conoscevamo l'esistenza di una
pensione, e quello che ci voleva era qualcuno che ci portasse fin
l Dopo un po' passun ragazzino negro scalzo, i cui cenci
abbondanti erano veramente antibermudiani. Il suo sedere era cos mirabilmente rattoppato a quadrati e triangoli colorati, che quasi
quasi pensammo che li avesse ricavati da un atlante: quando il
sole ci batteva sopra nel modo giusto, lo si sarebbe potuto
seguire come una bestiola. Lo noleggiammo e fummo rimorchiati
nella sua scia. Ci guidper diverse strade pittoresche e, quando
fu tempo, ci lascinel posto giusto. Non ci fece pagare niente
per la mappa e solo una sciocchezza per i suoi servigi; per cui il
reverendo gli diede mancia doppia. L'ometto accolse il denaro con
uno sguardo raggiante di plauso che diceva chiaramente:
"Quest'uomo una cipolla!".
Non avevamo portato lettere di presentazione; i nostri nomi erano
stati scritti in modo sbagliato sulla lista dei passeggeri;
nessuno sapeva se eravamo gente per bene o no. Quindi avevamo
buone speranze di spassarcela in incognito, a meno che nel nostro
aspetto potesse esserci qualcosa che ci facesse chiudere in faccia
la porta della pensione. Ma non ci furono difficolt Bermuda ha
avuto solo una scarsa esperienza di farabutti, e non sospettosa.
Ci vennero date, al secondo piano, camere grandi, fresche e
luminose che si affacciavano su di una lussureggiante distesa di
fiori e di arbusti fioriti, calle e gigli, lantanas, vaniglia,
gelsomini, rose, garofani, gerani doppi, oleandri, melograni,
giganteschi convolvoli azzurri e molte piante a me sconosciute.
Al pomeriggio facemmo una lunga passeggiata, e ben presto
scoprimmo che quella citt di straordinaria bianchezza era
costruita con blocchi di corallo bianco. Bermuda un'isola di
corallo con sopra una crosta di terra di venti centimetri di
spessore, e ogni abitante ha una cava di pietra nei suoi terreni.
Dovunque si va, si vedono, tagliati nei fianchi della collina,
incavi quadrati con le pareti perpendicolari senza fessure n crepe; e magari vi immaginate che in quel punto sia cresciuta da
sotto la terra una casa e che sia stata rimossa tutta in un blocco
dalla sua forma. Se ve lo immaginate, state sbagliando. Ma da l stato ricavato il materiale per una casa. I bermudesi tagliano
direttamente il corallo fino alla profonditvoluta (dai tre ai
sei metri) e lo tirano fuori in grandi blocchi quadrati. Per
tagliare usano uno scalpello che ha il manico lungo da tre metri e
mezzo a quattro e mezzo e che si adopera come un trapano quando si
vuol fare un buco, o come la mazza della zangola quando si fa il
burro. Tanto tenera questa pietra. Poi, con una comune sega a
mano, si segano questi grandi blocchi in giganteschi mattoni
lunghi sessanta centimetri, larghi trenta e alti circa
venticinque. Questi vengono ammonticchiati alla rinfusa e lasciati
asciugare per un mese; poi comincia l'opera di costruzione. La
casa fatta con questi blocchi; ha il tetto di larghe tegole di
corallo spesse due centimetri e mezzo, e sovrapposte ai bordi,
cosche il tetto sembra un susseguirsi di bassi gradini o di
terrazze; i camini sono fatti di blocchi di corallo, e modellati
con la sega in forme graziose e pittoresche, la veranda a
pianterreno pavimentata di blocchi di corallo, e cospure il
vialetto che porta al cancello; il muro di cinta fatto di
blocchi di corallo, a pannelli massicci, con larghi capitelli e
pesanti pilastri; il tutto sistemato con la sega secondo linee
aggraziate e in bella forma. Poi si duna densa mano di bianco
sul muro di cinta e su tutta la casa, tetto, comignoli e ogni
cosa. Vien fuori il sole e splende su questo spettacolo, e il
momento di chiudere gli occhi se non si vuol restare accecati. E'
il bianco pibianco che si possa immaginare e il piaccecante.
Una casa di Bermuda non sembra di marmo; di un bianco molto pi intenso del marmo e, inoltre, c'nel suo aspetto un non so che di
delicato e di indefinibile che non somiglia al marmo. Ci perdemmo
in un sacco di discorsi concreti e di riflessioni nel tentativo di
trovare un'immagine che descrivesse la bianchezza impareggiabile
di una casa bermudese, e finalmente riuscimmo ad afferrarla. E'
esattamente il bianco della crosticina di zucchero di una torta, e
ha lo stesso lucido appena accennato e quasi impercettibile. Il
bianco del marmo, al confronto, modesto e schivo.
Dopo che la casa stata sistemata nella sua dura scaglia di
bianco, non si vedono pinuna crepa, nuna connessura, nuna
linea d'unione, dalla base alla punta del comignolo; il fabbricato
sembra ricavato da un unico blocco di pietra, con le finestre e le
porte ritagliate dopo con la sega. Una casa di marmo bianco ha un
aspetto freddo, funebre, scostante, toglie alla gente la voglia di
parlare e la deprime. Una casa di Bermuda tutto l'opposto. C' qualcosa di esilarante, di ilare addirittura, in quella vivida
bianchezza, quando ci batte il sole. Se la casa di forma
pittoresca e di linea aggraziata (e molte case di Bermuda lo
sono), vi affascinerin un modo che ci terrete gli occhi addosso
finch cominceranno a farvi male. Uno di quei comignoli
capricciosi bene intagliati (troppo puri e troppo bianchi per
questo mondo), con uno dei lati che splende al sole e l'altro con
un pizzico di ombra leggera, un oggetto che incanta lo sguardo
per ore. Non conosco nessun altro paese che abbia comignoli degni
di essere ammirati e voluttuosamente assaporati. Una di queste
case seminascoste e semiocchieggianti fra il fogliame verde una
cosa bella a vedersi, e, se vi capita di vederla a un tratto e
d'improvviso alla svolta brusca di un viottolo, vi strapper sicuramente un'esclamazione.
Dovunque si vada, in citto in campagna, si trovano queste case
candide, sempre con intorno una gran quantitdi fiori dai colori
vivi, ma senza rampicanti su per i muri; i rampicanti non possono
far presa sulla liscia e dura pittura bianca. Dovunque si vada in
citto per le strade di campagna, fra piccoli campi di patate e
aiuole o signorili residenze campagnole, queste bianche case
immacolate vi vengono incontro a ogni curva. Il pi microscopico
pezzetto di capanna bianco e impeccabile come la residenza pi imponente. Non ci sono sudiciume, npuzza, npozzanghere, n fosso dei maiali, ntrascuratezza, ndisordine, nmancanza di
attenzioni e di pulizia, in nessun posto. Le strade, le vie, le
abitazioni, la gente, i vestiti... la pulizia si estende a tutto
quello che capita sott'occhio. E' il paese meglio tenuto del
mondo. E' di gran lunga il paese meglio tenuto del mondo.
Pensando a queste cose, si presentla domanda: dove vivono i
poveri? Non riuscimmo a trovare la risposta. Per cui, di comune
accordo, lasciammo l'enigma ai futuri uomini politici perchci si
accapigliassero.
Che spettacolo brillante e stupefacente sarebbe uno di questi
abbaglianti palazzi di campagna, con quei davanzali e le cornici
verniciate di marrone e le finestre verdi, accarezzato dalla sua
ricchezza di fiori e di foglie, nella tetra Londra! E che
smagliante sorpresa sarebbe in quasi tutte le cittamericane,
anche!
Le strade di Bermuda sono fatte scavando di qualche centimetro nel
solido corallo bianco (oppure di parecchie decine di centimetri,
nei punti dove ci si trova davanti una collina), e poi lisciando
la superficie del fondo stradale. E' un procedimento semplice e
facile. La grana del corallo ruvida e porosa; il fondo della
strada sembra fatto di zucchero cristallizzato. Questa pulizia e
bianchezza eccessive sono tuttavia un inconveniente, sotto un
certo aspetto: il sole viene riflesso negli occhi dei passanti con
tanta forza che viene voglia di starnutire in continuazione. Il
vecchio capitano Tom Bowling incontrun'altra difficolt Si era
unito a noi nella nostra passeggiata, ma continuava a deviare
senza posa verso il ciglio della strada. Finalmente spieg Disse:
- Be', io mastico tabacco, capirete, e questa strada cos maledettamente pulita.
Quel pomeriggio facemmo parecchi chilometri a piedi, nel riflesso
accecante del sole, delle strade bianche, dei fabbricati bianchi.
Gli occhi cominciarono a darci fastidio. Poco dopo un crepuscolo
riposante, benedetto, diffuse tutt'intorno il suo fresco balsamo.
Guardammo in su piacevolmente sorpresi, e vedemmo che scaturiva da
un negro intensamente nero che passava. Rispondemmo al suo saluto
militare immersi nelle gradite tenebre della sua presenza, e
quindi uscimmo di nuovo nella spietata luminositbianca.
Le donne negre che incontravamo, di solito, ci facevano un inchino
e ci parlavano; e cosi anche i bambini. Gli uomini negri, in
genere, facevano il saluto militare. Hanno senza dubbio preso
quest'abitudine dai soldati; l'Inghilterra ha tenuto qui una
guarnigione per diverse generazioni. Anche l'usanza degli uomini
pigiovani di portare piccole canne da passeggio presa dai
soldati, immagino, i quali portano sempre una canna, a Bermuda,
come in tutti gli altri punti dei vasti dom髶i britannici.
Le strade di campagna girano e si snodano di qua e di l nel pi grazioso dei modi, scoprendo gradite sorprese a ogni svolta; masse
ondeggianti di oleandri che sembrano galleggiare da dietro
promontori lontani, come mucchi di nuvole rosa al tramonto; tuffi
improvvisi fra villette e giardini, in mezzo alla vita e
all'attivit seguiti da tuffi ugualmente improvvisi nella scura
penombra e nel silenzio dei boschi; rapide visioni di fortezze
bianche e di fari che risaltano contro il cielo su cocuzzoli
lontanissimi; un lampeggiare per un istante del lucente mare verde
fra le aperture dei promontori, che poi sparisce di nuovo; ancora
boschi e ancora solitudine; e poco dopo, un'altra curva scopre,
senza preavviso, tutta la distesa dell'oceano, arricchito di
strisce di colore morbido e aggraziato dalle sue vele erranti.
Imboccate pure la strada che vi pare, e state pur tranquilli che
non ci rimarrete neppure per mezzo chilometro. La strada ha tutto
quello che una strada deve avere: costeggiata da alberi e da
fiori e da piante strane, ombrosa e piacevole, o soleggiata e
ancora piacevole, vi porta a passare vicino alle pi graziose e
pi pacifiche e picasalinghe fra le case, e attraverso distese
di foreste che a volte se ne stanno in un silenzio profondo e a
volte risuonano della musica degli uccelli; tutta curve, il che
una continua promessa, mentre le strade dritte svelano ogni cosa
al primo sguardo e cosuccidono l'interesse. La vostra strada ha
tutto questo, eppure non ci resterete nemmeno per mezzo
chilometro, per la buona ragione che la strada si ramifica
continuamente a destra e a sinistra in seducenti e misteriosi
viottoli e, dato che anche questi girano bruscamente, nascondendo
quello che c'al di l voi non potete resistere alla tentazione
di abbandonare la via scelta e di esplorarli. In genere si ripagati del disturbo; di conseguenza, la passeggiata
nell'entroterra finisce sempre col diventare una delle avventure
picontorte, piinvolute, piinsensate e piinteressanti che
si possano immaginare. Qualche volta vi trovate nella pianura
aperta, con da un lato paludi fitte di canneti alti tre metri e,
dall'altra, orti di patate e di cipolle; la volta dopo, siete su
di un cocuzzolo, con l'oceano e le isole sparsi intorno a voi;
appena di seguito, la strada si snoda in un crepaccio profondo,
chiuso da muri perpendicolari alti dieci o dodici metri, segnati
dalle pibizzarre e impensate stratificazioni, che fanno venire
in mente antichi e improvvisi cataclismi, ornati qua e lda un
avventuroso fiore rampicante e qua e l da un viticcio che
dondola; e, poco ancora piavanti, vi trovate lungo il mare, e
potete guardare giper un paio di braccia nell'acqua trasparente
e osservare il gioco e il lampeggiare della luce sugli scogli e
sulla sabbia del fondo, fino a esserne stanchi; se siete fatti in
modo da essere capaci di stancarvene.
Potete camminare per le strade di campagna in assoluta
meditazione, a cuor leggero, attraverso campi e fattorie, perch nessun cane vi si lancia contro all'improvviso da cancelli
insospettati, togliendovi il respiro col suo feroce latrato,
malgrado che questo sia un paese cristiano e civile. A Bermuda
abbiamo visto circa un milione di gatti, ma, in fatto di cani, la
popolazione astemia. Due o tre volte ci aggirammo nottetempo per
la campagna, in lungo e in largo, e non fummo mai avvicinati da un
cane. E' un gran privilegio poter visitare un paese simile. I
gatti non disturbavano, se ben distribuiti, ma quando erano
ammucchiati intasavano le vie di comunicazione.
Nell'entrare in citt quella domenica pomeriggio, ci fermammo a
una villetta a chiedere un sorso d'acqua. Il proprietario, un uomo
di mezza etdalla faccia simpatica, ci fece sedere per riposarci.
La sua signora port delle sedie, e ci riunimmo in gruppo
all'ombra degli alberi, vicino la porta. Il signor Smith (non era
questo il suo nome, ma va bene lo stesso) ci chiese di noi e del
nostro paese, e noi gli rispondemmo in modo veritiero, in linea di
massima, e lo interrogammo a nostra volta. Tutto era molto
semplice, simpatico e amichevole. Era anche campagnolo, perch c'erano un maiale, un somarello e una gallina, tutti parcheggiati
a brevissima distanza per mezzo di corde legate alle zampe, su di
uno spiazzo che aveva la pretesa di essere erboso. Di la poco
passa una donna e, sebbene passasse in freddo silenzio, cambi strada alla conversazione. Smith disse:
- Aveste visto che non ha guardato da questa parte? Be', la
nostra vicina di qua, e c'un'altra famiglia che nostra vicina
di l ma ora c'freddezza generale dovunque, qua in giro, e non
ci parliamo. Eppure, queste tre famiglie avevano vissuto d'amore e
d'accordo per generazioni e generazioni per centocinquant'anni,
fino quasi a un anno fa.
- Come! Quale calamit ha potuto aver la forza di rompere
un'amicizia tanto antica?
- Be', fu un gran peccato, ma non ci si pot fare niente. E'
andata cos un anno fa, o forse pi i topi cominciarono a
infestare queste parti, e io misi una trappola in cortile. Tutti e
due questi miei vicini hanno la passione dei gatti, e cos li
avvertii della trappola, perch i loro gatti erano piuttosto
socievoli e giravano qua intorno la notte e avrebbero potuto
andarsi a ficcare nei guai, senza nessuna volontda parte mia.
Be', per un po' tennero rinchiusi i gatti, ma poi sapete com'la
gente, non ci fecero picaso, e ecco che una notte la tagliola
acchiappa il gatto piimportante della signora Jones e lo uccide.
La mattina dopo, viene qua la signora Jones col cadavere fra le
braccia, e piange e se la prende come se fosse stato un bambino.
Era un gatto che si chiamava Yelverton (Ettore G. Yelverton), un
vecchio rompiscatole e libertino che non aveva piprincipi morali
di un indiano, ma non fu possibile farglielo credere, a lei. Io
dissi tutto quello che si puumanamente dire per confortarla, ma
no, lei non voleva sentire ragioni e pretendeva che glielo
ripagassi. Alla fine dissi che non investivo piil mio capitale
in gatti, come per il passato, e lei se ne andarrabbiata,
portandosi via le spoglie mortali. Questo fatto tronc i nostri
rapporti con i Jones. La signora Jones si iscrisse a un'altra
cappella e si portdietro tutta la sua trib Disse che non
voleva avere da fare con dei sicari. Be'; e dopo un po' toccalla
signora Brown, quella che passata di qui un momento fa. Aveva un
vecchio gattaccio giallo, e ci teneva che neanche fosse stato due
gemelli; questo gattaccio, una notte, prova infilare il collo in
quella tagliola, e ci stava cosbene e lui la trovtanto di suo
gusto che si sdraie poi si rannicchie ci rimase stecchito. E
questa fu la fine dell'onorevole Giovanni Baldovino.
- Questo era il nome del gatto?
- Proprio. Da queste parti ci sono gatti con certi nomi da far
meraviglia. Maria, - alla moglie, - com'era il nome di quel gatto
che mangiun barilozzo di veleno per i topi, per sbaglio, laggi da Hooper, e poi se ne andverso casa e fu colpito dal fulmine, e
poi ebbe le vertigini e cadde nel pozzo e annegprima che lo
ripescassero?
- Quello era il gatto nero del diacono Jackson. Mi ricordo
soltanto la fine del nome che era: Tieni-la-fortezza-perchsto-
per-arrivare-Jackson.
- Macch non era quello. Questo che dici quello che si mangi tutta una cassetta di polveri effervescenti e poi ebbe il giudizio
di andare a bere un sorso. Si disse che era stata una gran
perdita, ma a me non mi ha mai convinto. Be', poco importa il
nome. La signora Brown sarebbe stata ragionevole, ma la signora
Jones non glielo permise. La monte la convinse a fare causa per
danni. E lei fece causa e ebbe la faccia tosta di chiedere sette
scellini e mezzo. Successe un pandemonio. Tutti i vicini andarono
in tribunale. Ognuno di loro prese le parti di questo o di quello.
Tutti ci si accaldarono, e furono troncate tutte le amicizie per
mezzo chilometro qui intorno, amicizie che duravano da generazioni
e generazioni.
Be', io provai con undici testimoni che il gatto aveva una cattiva
reputazione, e che era molto ordinario, e che, comunque, non
valeva un francobollo usato, considerando la media dei gatti di
qui; ma perdetti la causa. Del resto, che altro mi sarei potuto
aspettare? Il sistema qui disastroso, e un giorno o l'altro
andra finire con la rivoluzione e ci sarspargimento di sangue.
Capirete, danno al magistrato uno stipendio di fame, e poi lo
sguinzagliano sul pubblico, a estorcergli parcelle e spese, per
campare. E qual il risultato? Naturalmente, quello non pensa mai
alla giustizia, in una causa; mai una volta. Tutto quello che fa il guardare quale dei clienti ha i quattrini. E cos quello ha
scaricato addosso a me spese e danni e ogni cosa. Io potevo pagare
in denaro sonante, capite?, e lui sapeva veramente bene che se
avesse emesso un verdetto contro la signora Brown (che sarebbe
stato giusto) avrebbe dovuto prendere la sua prebenda in valuta
del paese.
- Valuta? Come, Bermuda ha una sua valuta?
- S le cipolle. E avevano avuto un crollo del quaranta per
cento, anche, perchla stagione era finita da tre mesi. E cosi,
io perdetti la causa, e dovetti pagare quel gatto. Ma i guai che
vennero fuori dalla causa furono l'aspetto peggiore della
faccenda. Rovintante amicizie. Ora i vicini non si parlano pi
La signora Brown aveva messo il mio nome a un suo bambino, ma
glielo cambidi corsa. Lei una Battista. Be', mentre lo
ribattezzavano, anneg Io speravo che una volta o l'altra avremmo
rifatto la pace, ma si capisce che quell'annegamento del bambino
escluse definitivamente la cosa. Avrebbe risparmiato un mucchio di
strazi e di cattivo sangue, se l'avesse ribattezzato a secco.
Compresi dal suo sospiro che era sincero. Tanti guai e un cos grande crollo di fiducia nell'integritdel Foro per via di una
causa di sette scellini e mezzo intorno a un gatto! In un certo
senso, mi sembr che la cosa offrisse un'idea esatta delle
dimensioni del paese.
A questo punto osservammo che, proprio allora, su un edificio a un
centinaio di metri di distanza, era stata esposta la bandiera
inglese a mezz'asta. In un attimo io e i miei amici fummo
indaffarati a almanaccare su chi fra i dignitari dell'isola,
poteva, con la sua morte, avere diritto a una tale testimonianza
di rispetto. Poi un fremito scosse loro e me nello stesso momento,
e io capii che eravamo arrivati alla stessa unanime conclusione:
"Il governatore si trova in Inghilterra. Dunque, per
l'ammiraglio britannico!".
In quel momento, il signor Smith si accorse della bandiera e disse
in tono commosso:
- E' su una pensione. Direi che morto un pensionante.
Un'altra dozzina di bandiere in vista furono ammainate a
mezz'asta.
- E' un pensionante di sicuro, - disse Smith.
- Ma si mettono le bandiere a mezz'asta per un pensionante, qui,
signor Smith?
- Certo che si mettono, se MORTO.
Ancora una volta, questo sembrdare la misura esatta del paese.

Il primo crepuscolo di una sera di domenica, ad Hamilton nelle
Bermude, un'ora incantevole. C'appena quel po' di venticello
sussurrante, di fragranza di fiori e di senso di quiete che basta
a innalzare i pensieri al cielo, e appena quel po' di pianisti
dilettanti che basta a far ricordare il luogo opposto. A Hamilton
ci sono molti pianoforti venerabili, e suonano tutti al
crepuscolo. L'et accresce e arricchisce la potenza di certi
strumenti musicali (particolarmente del violino), ma al pianoforte
si direbbe che affili i denti. La maggior parte della musica di
moda sul posto la stessa che questi piani balbettarono nella
loro infanzia innocente, e c'un non so che di veramente patetico
in questa musica quando la ripetono nella loro asmatica seconda
infanzia lasciando cadere una nota ora qua ora l nei punti dove
hanno perso un dente.
Assistemmo alla funzione pomeridiana nella imponente chiesa
episcopale sulla collina, dove si trovavano cinque o seicento
persone, metdelle quali bianche e metnere, secondo le solite
proporzioni bermudesi; e tutte ben vestite, altra cosa solita a
Bermuda, e su cui si pufiduciosamente contare. C'era della buona
musica, che ascoltammo, e senza dubbio anche un buon sermone, ma
c'era anche un bel po' di tosse, e cos solo le parti pi accentuate ci arrivarono all'orecchio. Nell'uscire, dopo la
funzione, sentii una ragazza che diceva a un'altra:
- Cosa; non mi dirai mica che paghi la dogana sui guanti e sui
merletti! Io pago solo la spedizione; mandali incartati nel
"Monitor" di Boston.
Ci sono quelli che credono che l'essere pidifficile da creare
sia una donna capace di comprendere che male fare del
contrabbando; e che un essere impossibile da creare sia una donna
che non faccia del contrabbando, male o non male, quando se ne
presenti l'occasione. Ma puanche darsi che si sbaglino.
Ce ne andammo a gironzolare per la campagna, e ben presto ci
inoltrammo nelle nere e solitarie profonditdi una strada alla
quale faceva da tetto il denso fogliame di una doppia fila di
grandi cedri. Non si sentiva nessun suono, di nessun genere, tutto
era perfettamente silenzioso. E era tanto buio, che non si
riusciva a intravedere se non profili scuri. Ci inoltrammo sempre
pinel cuore della galleria, allietando il cammino con qualche
chiacchiera.
Ben presto le chiacchiere presero questa forma: Come il carattere
di una popolazione e di un governo fa insensibilmente presa sullo
straniero e gli dun senso di sicurezza o di incertezza, senza
che egli pensi volontariamente alla cosa e senza che faccia
domande a nessuno! Siamo in questo paese da una mezza giornata;
non abbiamo incontrato che facce oneste; abbiamo visto sventolare
la bandiera britannica, il che significa ordine e governo
efficiente; e cos senza prendere informazioni, ci tuffiamo,
disarmati e pieni di fiducia, in questo posto pauroso che in quasi
tutti gli altri paesi pullulerebbe di strangolatori e di
accoltellatori...
Ssss! che questo? Passi furtivi! Voci sommesse! Tratteniamo il
respiro, ci stringiamo uno all'altro e aspettiamo. Una forma vaga
emerge dalla penombra e ci si para davanti. Una voce parla...
vuole denaro!
- Uno scellino, signori, per favore, per aiutare a ricostruire la
nuova chiesa metodista.
Suono benedetto! suono beato! Contribuiamo con grata aviditalla
nuova chiesa metodista, felici al pensiero che quegli scolaretti
negri della scuola domenicale non si siano impadroniti con la
violenza di tutto quel che avevamo, prima che ci rimettessimo dal
nostro momentaneo smarrimento. Alla luce dei sigari, scriviamo
sulla lista delle offerte i nomi di filantropi piimportanti di
noi, e poi proseguiamo nel buio, dicendo: - Che razza di governo questo, che permette a dei pii negretti di piombare su dei
pacifici forestieri al buio e di spaventarli a morte?
Vagabondammo per diverse ore, a volte lungo il mare, a volte
nell'entroterra, e finalmente riuscimmo a perdere la strada,
impresa che a Bermuda richiede un certo talento. Io avevo le
scarpe nuove: quando mi mossi erano numero 42, ma ben presto non
furono pi grosse del numero 40 e continuarono a restringersi.
Dopo di che, camminai altre due ore con quelle scarpe, prima di
arrivare a casa. Potrei suscitare sicuramente la compassione del
lettore, basterebbe che la chiedessi: molta gente non ha mai avuto
mal di testa o mal di denti, e io sono uno di questi; ma tutti
hanno avuto le scarpe strette, almeno per due o tre ore, e tutti
hanno provato la goduria di sfilarsele in qualche posto appartato,
e di vedere i propri piedi gonfiarsi e oscurare il firmamento. Una
volta, quando ero sbarbato e timido, portai alla commedia la sera,
una ragazza di campagna, semplice e non sentimentale. La conoscevo
da un giorno; mi sembrava divina; e avevo gli stivali nuovi. Alla
fine della prima mezz'ora, lei disse: - Perchagita i piedi in
quel modo?. Io risposi: - Chi, io?. Poi ci feci attenzione e
stetti fermo. Alla fine di un'altra mezz'ora, lei chiese: - Perch dice: "s oh, s e: "ah, ah! eh, certo! verissimo" a tutto
quello che dico, e sono quasi sempre risposte che non c'entrano
niente?. Arrossii e feci presente che ero un po' distratto. Alla
fine di un'altra mezz'ora, lei fece: - Per piacere, perchghigna
continuamente e guarda nel vuoto e ha l'aria tanto triste?.
Spiegai che facevo sempre cosquando riflettevo. Passun'ora, e
poi lei si volte mi contemplcon i suoi occhi seri. e disse: -
Perchnon fa che piangere?. Le chiarii che le commedie buffe mi
facevano sempre piangere. Finalmente, l'umana natura si arrese, e
io mi sfilai gli stivali di nascosto. Fu uno sbaglio. Non riuscii
pia rimettermeli. Era una notte piovosa; non passavano omnibus
nella nostra direzione; e mentre andavo verso casa, avvampavo di
vergogna, con la ragazza sotto un braccio e gli stivali sotto
l'altro, ero un oggetto degno di commiserazione, specialmente in
quei momenti di martirio in cui dovevo passare sotto la luce dei
lampioni che batteva sul lastrico. Finalmente, quella figlia della
foresta disse: - Dove ha messo gli stivali?, e io, preso alla
sprovvista, misi un degno tocco finale alle follie della serata
con questa stupida osservazione: - Le classi superiori non li
portano a teatro.
Il reverendo era stato cappellano militare durante la guerra e,
mentre cercavamo una strada che ci portasse a Hamilton, mi
raccontuna storia di due soldati moribondi che mi interess in
barba ai miei piedi. Mi disse che, negli ospedali di Potomac, le
rozze bare di legno di pino erano fornite dal governo, ma che non
sempre era possibile fare fronte alla richiesta; e cos quando
moriva un uomo, se non c'era una bara disponibile lo seppellivano
senza. Una sera tardi, in un reparto, c'erano due soldati
moribondi. Entrun uomo con una cassa da morto sulle spalle e si
ferm cercando di capire quale di quei due poveri diavoli ne
avrebbe avuto bisogno prima. Tutti e due lo supplicavano con occhi
spenti; nessuno dei due poteva piparlare. Poi, uno di loro
sporse dalla coperta una mano scarna e fece con le dita un debole
cenno, come per dire: "Sii buono, mettila sotto il mio letto, per
piacere". L'uomo ce la mise e se ne and Il soldato fortunato si
gir nel letto a fatica, fino a trovarsi di fronte all'altro
guerriero, si alzun po' sul gomito, e cominciun tentativo di
richiamare sul proprio viso non so quale misteriosa espressione.
Gradatamente e penosamente, ma con costanza e con sicurezza,
quell'espressione si svilupp e alla fine prese forma in una
strizzatina d'occhio abbastanza ben riuscita. Il paziente ricadde
sfinito dallo sforzo, ma trionfante. Allora entr un amico
personale del secondo, il soldato defraudato. Questi gli rivolse
sguardi supplichevoli e eloquenti, tanto che l'altro cape sfil la cassa da sotto al letto del primo e la mise sotto a quello del
secondo. Il secondo espresse la propria gioia e fece altri cenni;
l'amico capanche questa volta e pass il braccio dietro le
spalle del secondo e lo sollevun po'. Allora l'eroe morente
rivolse uno spento sguardo di esultanza al primo e cominci un
lento e faticoso lavor髺 con le mani; piano piano, alzuna mano
fino al viso; le forze gli mancarono, e la mano ricadde; ritent la prova e fall un'altra volta. Si riposun po'; quindi,
raccolse tutte le forze che gli restavano, e questa volta, lento
ma sicuro riusca portare il pollice di fianco al naso, distese
trionfalmente le scarne dita aperte e ricadde morto. Questa scena
ce l'ho ancora ben chiara nella mente. E' una SITUAZIONE unica.
Il mattino seguente, a un'ora che mi sembrmolto mattutina, il
camerierino bianco apparve improvvisamente in camera mia e spar un'unica parola: - Colazione!
Era un ragazzo notevole per svariate ragioni. Aveva circa undici
anni, occhi neri svegli e attenti, movimenti rapidi; in lui non si
vedeva incertezza nesitazione; sulle sue labbra, nei suoi modi,
nelle sue parole, c'era una decisione militare, sbalorditiva in un
marmocchio come lui. Non sprecava parole; le sue repliche erano
tanto immediate e concise che sembravano parte della domanda che
gli era stata fatta, invece che una risposta. Quando stava in
piedi vicino alla tavola, con lo scacciamosche in mano, rigido,
impettito, col viso immobilizzato in una serietferrea, sembrava
una statua, finchnon vedeva nascere un desiderio negli occhi di
qualcuno; allora spiccava un salto, esaudiva il desiderio, e un
attimo dopo era di nuovo una statua. Quando lo mandavano in cucina
a prendere qualcosa, marciava tutto d'un pezzo fino alla porta, e
per il resto della strada faceva la ruota sulle mani.
- Colazione!
Pensai di fare un altro sforzo per tirare fuori un po' di
conversazione da quell'essere:
- Avete chiamato il reverendo o siete...
- Sissignore!
- E' presto o ..
- Otto e cinque.
- Fate voi tutti i lavori, o c'qualcuno che vi da una...
- Ragazza negra!
- C'una sola parrocchia in quest'isola o ce ne...
- Otto!
- Quella chiesa grande sulla collina una chiesa parrocchiale o
..
- Cappella anglicana!
- Le imposte qui sono classificate per distretti, parrocchie,
citt e...
- Non so!
Prima che io potessi distillare dal mio cervello un'altra domanda,
era arrivato gie attraversava il cortile facendo la ruota. Era
scivolato per la balaustra a testa all'ingi Rinunciai ai miei
tentativi di provocare una discussione. In lui, mancava l'elemento
essenziale alla discussione; le sue risposte erano cosdefinitive
e cosprecise che non lasciavano dubbi sui quali poter impiantare
la conversazione. Ho il sospetto che in quel ragazzo ci sia la
stoffa di un grand'uomo o di un gran mascalzone, secondo le
circostanze. Ma stanno per metterlo come apprendista da un
falegname; cosche il mondo sfrutta le sue possibilit
Durante quella giornata e la giornata seguente, facemmo
passeggiate in carrozza per l'isola e fino alla citt di San
Giorgio, a quindici o venti miglia da l Strade buone cosper
viaggiare in carrozza non si trovano in nessun altro posto, fuori
dall'Europa. Un giovane negro intelligente ci scarrozze ci fece
da guida. Ai margini della cittvedemmo cinque o sei palme della
specie chiamata cavolo di montagna (nome atroce) che si
innalzavano in fila indiana alla stessa distanza l'una dall'altra.
Non erano gli alberi pigrandi o pialti che avessi mai visto,
ma erano i piimponenti e i pimaestosi: quella fila deve essere
quanto la natura ha fatto di meglio a imitazione di un colonnato.
Questi alberi sono tutti della stessa altezza, diciotto metri,
direi, con tronchi grigi come il granito che si vanno affusolando
gradualmente e perfettamente, senza tracce di rami o di nodi, o di
difetti; la superficie non sembra di corteccia, ma di granito che
sia stato scalpellato e non lisciato. Cosper tutta l'altezza del
tronco, che si va assottigliando per dodici metri; poi comincia a
sembrare strettamente avviluppato, come una spola, da un cordone
grigio, oppure si direbbe che sia stato passato al tornio. Pisu
di questo punto c'un rigonfiamento all'infuori, e da questo in
su, per pi di due metri, il cilindro di un verde fresco e
brillante, e formato di foglie che lo fasciano come una
pannocchia di granturco verde; poi viene il gran pennacchio della
palma, pure verde. Le altre palme pendono sempre fuori dalla linea
perpendicolare, o sono incurvate. Ma il filo a piombo non
riuscirebbe a scoprire una deviazione in nessun individuo di
questa fila imponente; sono dritte come il colonnato di Baalbec;
hanno la sua stessa altezza, la sua stessa grazia la sua stessa
dignit Al chiaro di luna e al crepuscolo e senza il pennacchio,
ne avrebbero il doppio.
Gli uccelli che incontrammo in campagna erano singolarmente
domestici; perfino quella creatura selvaggia che la quaglia
saltellava fra l'erba a suo agio, mentre noi la esaminavamo e
parlavamo di lei con comodo. Un uccellino della specie dei
canarini non si mosse fino a quando non fu stuzzicato col manico
della frusta, e anche allora si spostsolo di mezzo metro. Si
dice che perfino la sospettosa pulce sia docile e socievole, nelle
Bermude, e si lasci acchiappare e accarezzare senza diffidenza.
Questo perva preso con beneficio d'inventario perchsono sicuro
che si tratta pio meno di una smargiassata. A San Francisco
sostenevano che la pulce indigena poteva buttare a terra un
bambino con una pedata, come se questo fosse un merito per una
pulce, e come se strombazzandolo in giro si riuscisse a
incoraggiare l'immigrazione. In nove casi su dieci, una cosa
simile farebbe passare la voglia di venirci, a un uomo
bempensante.
Non vedemmo ninsetti, nrettili degni di essere ricordati; e
cosio stavo per scrivere che, in linea di massima non ce n'erano
proprioo; ma una sera, dopo che ero andato a letto, il reverendo
venne in camera mia con qualcosa in mano, e disse: - E' tuo questo
stivale?. Io risposi di s e lui aggiunse che aveva incontrato un
ragno che se lo portava via. Il mattino dopo raccontche proprio
all'alba, lo stesso ragno aveva alzato il vetro della finestra e
stava per entrare per prendersi una camicia, ma poi si era accorto
di lui e era scappato.
Io domandai: - L'ha presa, la camicia?
- No.
- Come hai fatto a sapere che voleva una camicia?
- Gliel'ho letto negli occhi.
Indagammo, ma non riuscimmo a sapere nulla di ragni bermudesi
capaci di fare certe cose. I cittadini dissero che i loro ragni
pigrossi potevano tutt'al piallungare le zampe da un lato
all'altro di un comune piattino, e che erano sempre stati
considerati galantuomini. C'era la testimonianza di un sacerdote
contro quella di semplici uomini di mondo e interessati, anche:
tutto compreso, pensai che fosse meglio mettere la mia roba sotto
chiave.
Qua e l per le strade di campagna trovammo piante di limoni,
papaia, aranci, cedri e fichi; e anche diverse specie di palme, e
fra queste la pianta del cacao, il dattero e il palmetto. Vedemmo
certi bambalti dodici metri e con lo stelo grosso come il
braccio di un uomo. Dai pantani si innalzavano giungle di manghi,
puntellati sulle radici intrecciate come su di un groviglio di
trampoli. In posti piasciutti, il nobile tamarindo proiettava la
sua gradevole nuvola d'ombra. Qua e l la tamarice in fiore
ornava le rive. C'era anche un curioso albero contorto e nodoso,
nero, senza neanche una foglia; sarebbe potuto sembrare un melo
secco, se non avesse avuto dei fiori a forma di stella, di un
rosso ardente, sparsi su di s Quei fiori avevano la diffusa luce
rossa che potrebbe avere una costellazione guardata attraverso un
vetro affumicato. Puanche darsi che le nostre costellazioni
siano state costruite in modo da essere invisibili attraverso
vetri affumicati; se cos un grave errore, questa mia
similitudine.
Vedemmo un albero con dell'uva, calmo e modesto proprio come una
vite. Vedemmo un albero della gomma, ma pudarsi che non fosse la
sua stagione, per cui non c'erano sopra nscarpe, nbretelle, n nessun'altra delle cose che una persona si aspetterebbe di
trovarci: il che gli dava un aspetto fraudolento che restava
impresso. C'era esattamente un solo albero di mogano, nell'isola;
e so che l'informazione esatta, perchconosco un uomo che l'ha
contato molte volte, e non si pusbagliare. Era un uomo con il
labbro leporino e il cuore puro, e tutti dicevano che era schietto
come l'acciaio. Di uomini cosce ne son troppo pochi.
Vicino e lontano, l'occhio scorgeva la nuvola rosata degli
oleandri e la vampa rossa dei melograni in fiore. In un punto
della boscaglia selvaggia, i convolvoli avevano avvolto gli alberi
fino alla cima e li avevano ornati da capo a piedi di grandi
campanule azzurre a coppie e a grappoli... uno spettacolo bello e
sensazionale, visto da vicino. Ma il cedro opaco dappertutto, e
il suo il fogliame prevalente. Non ci si rende conto di quanto
sia opaco, finchla chioma di un verde vivo smaltato delle rare
piante di limone non si intromette in contrasto. In una cosa sola
Bermuda spiccatamente tropicale (per lo meno, lo era in maggio):
nell'aspetto opaco, lievemente sbiadito, non allietante, del
paesaggio. Per avere foreste rivestite della perfetta grandezza di
lucenti fronde verdi, che sembrano gioire della propria esistenza
e che possono far rinascere nello spettatore entusiasmi tali da
farlo gridare o piangere, bisogna andare in paesi che abbiano
degli inverni aspri.
Vedemmo ventine di contadini negri che facevano il loro raccolto
di patate e di cipolle, aiutati dalle mogli e dai bambini...
completamente contenti e soddisfatti, se i volti vogliono dire
qualcosa. Mai, in nessun posto di quell'isola solatia, incontrammo
un uomo, o una donna, o un bambino che avesse l'aria patita o
scontenta o addolorata per qualche ragione. Dopo un po', questo
tipo di monotonia divenne molto noiosa e anche peggio. Lo
spettacolo di un'intera nazione che si crogiola nella contentezza
un fatto esasperante. Sentivamo la mancanza di qualche cosa, in
quella comunit.. qualche cosa di vago, di indefinibile, di
inesplicabile, eppure, qualcosa ci mancava. Ma dopo matura
riflessione scoprimmo cos'era: gli accattoni. Fateli andare l
subito in massa. E' una terra assolutamente vergine: la traversata
a poco prezzo: tutti i veri patrioti d'America aiuteranno
comprando i biglietti. Dalle nostre parti, nei nostri distretti
elettorali, si possono mettere insieme interi eserciti di queste
ottime persone; troveranno un clima delizioso e una popolazione
giovane e di buon cuore. Ci sono patate e cipolle per tutti;
un'accoglienza generosa per la prima infornata che arriva, e
eleganti tombe per la seconda.
Le patate, che la popolazione era intenta a cavare, erano della
varietdetta Rosa Precoce. Piavanti fanno un altro raccolto di
una varietche si chiama Granata. Noi compriamo le loro patate
(al minuto) a quindici dollari il barile; e questi coltivatori
negri comprano le nostre per una sciocchezza e ci campano. L'Avana
potrebbe scambiare sigari con il Connecticut nella stessa
vantaggiosa maniera, se ci pensasse.
Passammo davanti a una drogheria lungo la strada; c'era fuori un
cartello: "Cercansi patate". Era uno straniero ignorante, di
sicuro: non si sarebbe potuto allontanare dalla bottega di trenta
passi senza trovarne in abbondanza.
In diversi campi gi spuntava il raccolto della sagittaria.
Bermuda ricavava un grande utile annuale da questo prodotto, prima
che l'uso delle armi da fuoco fosse tanto diffuso.
L'isola non grande. A un certo punto, nell'interno, camminava
davanti a noi un uomo con un cavallo lentissimo. Accennai che
avremmo fatto meglio a sorpassarlo, ma il nostro vetturino disse
che aveva solo poca strada da fare. Aspettai per vedere,
domandandomi come faceva a saperlo. Poco dopo, l'uomo gira davvero
per un'altra strada. Chiesi: - Come facevate a sapere che avrebbe
girato?
- Perchconosco quell'uomo e so dove abita.
Gli chiesi, con tono ironico, se conosceva tutti gli abitanti
dell'isola; mi rispose, molto semplicemente, di s Questo offre
alla mente un buon punto di riferimento, per farsi un'idea delle
dimensioni dell'isola.
Al primo albergo di San Giorgio, una ragazzina con un viso dolce e
serio ci disse che non era possibile fornirci la cena, perchnon
eravamo attesi e non era stato fatto nessun preparativo. Eppure
mancava ancora un'ora all'ora di cena. Discutemmo, lei non
cedette; supplicammo, lei rimase serena. L'albergo non si era
aspettato un'inondazione di due persone, e quindi sembrava che
avremmo dovuto tornarcene a casa senza cena. Io dissi che non
avevamo molta fame: un pesce sarebbe bastato. La fanciulletta
rispose che non era giorno di mercato del pesce. Le cose
cominciavano a mettersi male, ma di la poco il pensionante che
dava incremento all'albergo entra e, quando gli fu fatto presente
il caso, si dichiara allegramente pronto a fare a mezzo. E cos a
tavola parlammo piacevolmente dell'industria principale di San
Giorgio, che la riparazione delle navi danneggiate; e, negli
intervalli, ci fu una minestra con dentro qualcosa che aveva un
sapore dell'al di l ma poi scoprimmo che non era che pepe di una
qualitparticolarmente vivace. E poi ci fu un pollo in armatura
di ferro, cucinato deliziosamente, ma non nel modo giusto. Il
forno non era quello che ci voleva per persuadere quella ragazza.
Bisognava metterlo prima in una macina da quarzo fino a levargli
il coriaceo e poi metterlo a lessare fino al nostro ritorno. Ne
ricavammo un bel po' di ginnastica, ma non abbastanza
sostentamento da uscirne vittoriosi. Non importa, c'erano delle
patate e una pizza, e buona compagnia. Poi facemmo un giretto per
la citt che una cittcuriosa con interessanti vie storte e
vialetti storti e stretti con un granello di polvere qua e l L
come a Hamilton, le case avevano persiane di un modello molto
logico. Non erano imposte doppie con cardini ai lati, ma un'unica
imposta coi cardini in alto; si spinge in fuori dal fondo e si
ferma all'angolo voluto dal sole o desiderato dalla persona.
Per tutta l'isola, si vedono grandi cicatrici bianche sui fianchi
delle colline. Sono spazi concavi dove il suolo stato grattato e
il corallo messo a nudo e verniciato di duro smalto bianco. Alcuni
sono grandi un quarto di acro. Raccolgono e portano l'acqua
piovana ai serbatoi; perchi pozzi sono pochi e poveri d'acqua, e
non ci sono sorgenti naturali, nruscelli.
Dicono che il clima delle Bermude sia mite e costante, senza mai
neve n ghiaccio, e che ci si starebbe benissimo tutto l'anno
vestiti da mezza stagione. Noi trovammo un tempo delizioso e
decisamente estivo in maggio, con un sole fiammeggiante che ci
permetteva di portare i vestiti pileggere, ma con una brezza
costante; di conseguenza, il caldo non ci diede mai fastidio. Alle
quattro o alle cinque del pomeriggio, il termometro cominciava a
scendere, e allora era necessario cambiarsi e mettersi roba pi pesante: io andai a San Giorgio la mattina, vestito del lino pi leggero, e giunsi a casa il pomeriggio alle cinque, con due
cappotti. Si dice che le notti siano fresche e che diano energia.
Avevamo le zanzariere e il reverendo diceva che le zanzare lo
perseguitavano un bel po'. Spesso lo sentivo mollare ceffoni e
botte a quelle creature immaginarie, con uno zelo che neanche
fossero state vere. Non ci sono zanzare alle Bermude, nel mese di
maggio.
Il poeta Tommaso Moore pass diversi mesi a Bermuda pi di
settant'anni fa. Ce lo mandarono a fare il registratore
dell'ammiragliato. Non ho un'idea molto chiara delle funzioni di
un registratore dell'ammiragliato di Bermuda, ma immagino che sia
suo compito tenere un registro di tutti gli ammiragli che nascono
sul posto. Indagher Non c'era molto da fare con gli ammiragli, e
Moore si stufe se ne andvia. Un suo ricordo, religiosamente
conservato, ancora adesso uno dei tesori dell'isola. Mi sono
fatto la vaga idea che si tratti di una brocca, ma sono stato
costantemente boicottato in tutti e ventidue i tentativi che ho
fatto per visitarla. Comunque, non ha importanza, perchpitardi
sono venuto a sapere che non che una sedia.
Ci sono diversi panorami a Bermuda, si capisce, ma facile
evitarli. Questo un gran vantaggio che non si pu avere in
Europa. Bermuda il paese che ci vuole a un uomo esaurito per
bighellonare. Non c'ansia; la pace profonda e la quiete del
paese entrano nel corpo e nelle ossa, e danno riposo alla
coscienza, e addormentano le legioni di diavoletti irascibili che
cercano sempre di dare una mano di bianco ai capelli della gente.
Parecchi americani ci vanno alla fine di marzo e ci restano finch le prime settimane di primavera non hanno finito le loro
malefatte, in patria.
I bermudesi sperano di essere presto in comunicazione telegrafica
col mondo. Ma anche dopo che avranno acquistato questa maledizione
Bermuda sarlo stesso un buon paese per le vacanze, perch ci
sono tante attraenti isolette sparpagliate tutto intorno per il
mare, e lsi potrebbe vivere al sicuro dalle interruzioni. Il
fattorino del telegrafo sarebbe costretto a venire in barca, e
sarebbe facile ammazzarlo mentre approda.
Avevamo passato quattro giorni a Bermuda: tre belle giornate
all'aperto e una piovosa in casa, non essendo riusciti ad avere
uno yacht per fare un giro in mare. Le nostre ferie erano ormai
finite e risalimmo sulla nave e facemmo vela verso casa.
Fra i passeggeri c'era un invalido, magrissimo, sperso, desolato;
il suo aspetto stanco, i suoi occhi pazienti, il suo volto
sofferente fecero nascere il pietoso interesse e la compassione di
tutti. Quando parlava ( il che succedeva raramente), c'era nella
sua voce una dolcezza che gli guadagnava l'amicizia di tutti gli
ascoltatori. La seconda sera della traversata (eravamo tutti nella
cabina dei fumatori, a quell'ora), si lascia prendere, a poco a
poco, nella corrente della conversazione generale. Un discorso
tira l'altro, e cos nel corso della conversazione, gli capitdi
scivolare nel genere autobiografico; e ne risult lo strano
racconto che segue:

STORIA DELL'INVALIDO (1).
Si direbbe che ho sessant'anni e che sono sposato, ma questo l'effetto del mio stato e delle mie sofferenze perchsono invece
scapolo e ho solo quarant'anni. Vi sardifficile credere che io,
che ora non sono che un'ombra, fossi un uomo forte e robusto, non
pidi due anni fa... un uomo d'acciaio, un vero atleta! Eppure,
questa la veritpura e semplice. Ma pistrano ancora il modo
in cui perdetti la salute. La perdetti per aiutare a sorvegliare
una cassa di fucili, durante un viaggio di duecento miglia in
ferrovia, in una notte d'inverno. E' la veritvera e ve la voglio
raccontare.
Sono di Cleveland, nell'Ohio. Una sera d'inverno arrivai a casa
subito dopo il tramonto, durante una violenta tempesta di neve e,
non appena fui entrato, mi sentii dire, prima di ogni altra cosa,
che John B. Hackett, il picaro amico della mia giovinezza e mio
compagno di scuola, era morto il giorno prima e che, con l'ultimo
respiro, aveva espresso il desiderio che io riportassi le sue
spoglie mortali in patria, al vecchio padre e alla vecchia madre,
nel Wisconsin. Rimasi molto scosso e addolorato, ma non c'era da
perdere tempo con la commozione; bisognava partire subito. Presi
il cartellino, su cui era scritto "Mons. Levi Hackett, Betlemme,
Wisconsin", e mi avviai in fretta verso la stazione, tra le urla
della tempesta. Arrivato l trovai la lunga cassa di legno di
pino bianco che mi era stata descritta, ci attaccai il cartellino
con qualche chiodino, curai che fosse messa al sicuro nel
bagagliaio, e poi corsi nel ristorante a fare scorta di panini e
di sigari. Quando tornai, di l a poco, la mia cassa "era
ritornata", secondo tutte le apparenze, e c'era un giovanotto che
ci girava intorno e la esaminava, con in mano un cartellino,
alcuni chiodini e un martello! Rimasi sbalordito e perplesso.
Quello comincia inchiodare il suo cartellino, e io mi precipitai
verso il bagagliaio, in uno stato di grande agitazione, a chiedere
spiegazioni. Ma no: la mia cassa era l nel bagagliaio,
perfettamente a posto; non era stata toccata. (Il fatto era che,
senza che io lo sospettassi, c'era stato uno sbaglio incredibile.
Io mi stavo portando via una cassa di fucili che quel giovane era
venuto a spedire a una compagnia di armaioli di Peoria,
nell'Illinois, e lui si era preso la mia salma). Proprio allora,
il ferroviere grid - In vettura!, e io saltai nel bagagliaio, e
mi trovai un posticino comodo a sedere su di una balla di stoppie.
L'uomo del bagagliaio era l tutto indaffarato, era un uomo
semplice, sui cinquant'anni, con una faccia ingenua, onesta e
buona, e una cordialitattiva e gioviale nel modo di fare. Il
treno gisi muoveva, quando un forestiero saltdentro il vagone
e mise un pacco di formaggio ammuffito, particolarmente stagionato
e efficiente, in fondo alla mia bara... voglio dire, alla mia
cassa di fucili. Cio io so ora che era formaggio ammuffito, ma a
quei tempi non avevo mai sentito parlare di quell'articolo in vita
mia e, naturalmente, ero completamente all'oscuro delle sue
caratteristiche. E dunque, il treno correva nella notte
tempestosa, la tormenta spietata infuriava, e una infelicit desolata si insinuava in me, e il mio cuore si stringeva, si
stringeva sempre pi Il vecchio ferroviere fece un paio di vivaci
osservazioni sulla tempesta e sul tempo polare, chiuse con un
botto le porte scorrevoli e ci mise il chiavistello, chiuse ben
bene i finestrini, e poi comincia trafficare qua e l mettendo
ogni cosa a posto e canterellando lietamente: "Ciao, piccina!", in
tono sommesso e stonando un bel po'. Dopo un po', cominciai a
sentire un odore perfido e penetrante che si insinuava nell'aria
gelata; il che aumentla mia depressione, perch naturalmente,
l'attribuii al mio povero amico deceduto. C'era qualcosa di
infinitamente rattristante, in quel suo muto e patetico modo di
presentarsi alla mia memoria, tanto che mi era difficile
trattenere le lacrime. Inoltre, la cosa mi turbava a causa del
vecchio ferroviere, poich temevo che lo notasse; ma invece
continuava a canterellare tranquillamente e senza dare nessun
segno di accorgersene; e io ne fui grato al cielo. Grato, s ma
tuttora a disagio, e ben presto, ogni minuto che passava mi sentii
pi a disagio, poich ogni minuto che passava, quell'odore si
faceva piintenso e piprovocante e pidifficile da sopportare.
Dopo un po', il ferroviere, che aveva sistemato ogni cosa in modo
soddisfacente, anda prendere qualche pezzetto di legna e accese
un fuoco enorme, nella sua stufa. Questo fatto mi turb pi di
quanto io possa dire, perchnon potevo non avere la sensazione
che fosse un errore. Ero sicuro che l'effetto sul mio povero amico
defunto sarebbe stato deleterio. Thompson (il nome del ferroviere
era Thompson, come venni a sapere durante la notte) andava in giro
per il vagone frugando e raccogliendo tutti i fuscelli caduti che
poteva trovare, e dicendo che non gli importava proprio niente di
che razza di tempo facesse fuori e che lui contava di farci stare
comodi in tutti i modi, noi due. Io non dicevo niente, ma non mi
sembrava che avesse scelto la via giusta. Intanto, canterellava
per conto suo come prima; e intanto la stufa si riscaldava sempre
di pi e quel posto diventava sempre pisoffocante. Mi sentivo
impallidire e svenire, ma soffrivo in silenzio e non dicevo
niente. Ben presto, mi accorsi che il "Ciao, piccina!" si andava
affievolendo; quindi, cess del tutto e ci fu un silenzio
minaccioso. Dopo pochi istanti, Thompson disse:
- Pfff! direi che non l'ho caricata di stecche di cannella, questa
stufa!
Ansim un paio di volte, poi avanzin direzione della ba...,
della cassa di fucili, rimase un momento in piedi dalla parte del
formaggio, poi torn indietro e si mise a sedere vicino a me;
aveva l'aria parecchio impressionata. Dopo una pausa di
meditazione, disse, indicando con un gesto la cassa:
- Amico vostro?
- S - risposi con un sospiro.
- E' parecchio maturo, no?
Non furono dette altre parole per un paio di minuti circa;
ciascuno di noi era immerso nei propri pensieri quindi, Thompson
disse, con voce bassa e impaurita:
- Qualche volta dubbio se se ne sono proprio andati... sembrano
andati, capite... corpo caldo, giunture flessibili... e allora,
anche se si crede che siano andati ma non si sa proprio di sicuro.
Io ne ho avuto qualche caso nel mio vagone. E' proprio spaventoso,
perch capirete, non si sa mai in che momento si possono alzare
dritti a guardarvi!. Poi, dopo una pausa, alzando leggermente il
gomito verso la cassa: - Ma questo non in catalessi! No,
signore, me ne rendo garante io.
Restammo seduti un po' di tempo, in un silenzio pensieroso,
ascoltando il vento e il rombo del treno; poi Thompson disse, con
gran sentimento:
- E ben bene, tutti ce ne dobbiamo andare, non se n'esce. L'uomo
nato di donna ha i giorni scarsi e contati, come dice la Sacra
Scrittura. E gi rigiratelo come vi pare, proprio una cosa
seria e solenne e curiosa; non c'NESSUNO che sfugga; TUTTI SE NE
DEVONO ANDARE, proprio TUTTI QUANTI, per cosdire. Oggi siete
sano e forte... - (a questo punto, si tirsu, anda spezzare il
vetro di un finestrino e a tirare fuori il naso per un paio di
minuti e poi torna sedere, mentre anch'io mi tiravo su, a
fatica, e cacciavo fuori il naso dallo stesso punto, e continuammo
a fare cosogni tanto) -... e domani uno falciato come l'erba,
e i posti che lo conoscevano non lo conoscono mai pi in eterno,
come dice la Sacra Scrittura. Ah, s davvero, una cosa proprio
solenne e curiosa; ma ce ne dobbiamo andare tutti, una volta o
l'altra; non c'via di scampo.
Ci fu un'altra lunga pausa; poi:
- Di che cosa morto?
Dissi che non lo sapevo.
- Da quanto tempo morto?
Mi parve giudizioso ingrandire i fatti per adattarli alle
probabilit percirisposi:
- Due o tre giorni.
Ma non serva nulla; Thompson accolse la risposta con un'aria
offesa che diceva chiaramente: "Due o tre ANNI, vorrete dire".
Poi prosegu senz'altro, ignorando tranquillamente la mia
dichiarazione, e mi diede il suo parere, dilungandosi
considerevolmente, sulla imprudenza di rimandare di troppo tempo i
funerali. Poi anda passo lento verso la cassa, si ferm un
momento, ritorn a trotto vivace e fece una visitina al vetro
rotto, osservando:
- Sarebbe stato un bel po' meglio per tutti quanti, se l'avessero
fatto partire l'estate scorsa.
Thompson si mise a sedere, nascose il viso nel fazzoletto di seta
rossa e comincia oscillare e a dondolarsi lentamente, come chi
faccia del suo meglio per sopportare il quasi insopportabile. Nel
frattempo, la fragranza - se fragranza si pu chiamare - era
diventata quasi soffocante, per quanto possibile farsene
un'idea. La faccia di Thompson diventava grigia; sapevo che la mia
non aveva pitracce di colore. Dopo un po', Thompson appoggila
fronte alla mano sinistra, posil gomito sul ginocchio e fece una
specie di cenno, col fazzoletto rosso che aveva nell'altra mano,
in direzione della cassa, dicendo:
- Ne ho portati tanti, di loro... e certi parecchio fatti,
anche... ma, Signore, questo qui li mette a terra tutti! E lo fa
senza sforzo. Capitano, in confronto, quelli erano essenza di
bergamotto!
Questo riconoscimento nei riguardi del mio povero amico mi
commosse, malgrado le circostanze, perchaveva tanto l'aria di un
complimento.
Ben presto fu evidente che bisognava fare qualcosa. Suggerii un
sigaro. Thompson fu del parere che fosse una buona idea. Disse:
- C'il caso che lo modifichi un po'.
Lanciammo cauti sbuffi di fumo per un pezzo sforzandoci di
immaginare che le cose andassero meglio. Ma era inutile. Prima che
fosse trascorso molto tempo, e senza dirci niente, i due sigari
caddero dalle nostre languide dita, nello stesso momento. Thompson
disse con un sospiro:
- No, capitano, non lo modifica neanche un po'. Anzi, lo fa
diventare pi cattivo, perch si direbbe che gli stuzzica
l'ambizione. Cosa credete che si potrebbe fare, ora?
Non ero in grado di fare nessuna proposta; in veritnon avevo
fatto altro che inghiottire, tutto quel tempo e non me la sentivo
di azzardarmi a parlare. Thompson comincia borbottare, in tono
abbattuto e sconnesso circa gli infelici avvenimenti della
nottata, e arriva attribuire al mio povero amico vari titoli...
a volte titoli militari, a volte titoli civili; e io osservai che,
via via che aumentava l'efficienza del mio povero amico, Thompson
lo promoveva di un grado, in proporzione, e gli dava un titolo
superiore. Alla fine, disse:
- Ho un'idea. Se ci facessimo coraggio e dessimo al colonnello una
spintarella fino in fondo al vagone?... un tre metri, diciamo.
Forse allora non avrebbe pitanta influenza, non credete?
Convenni che era un bel progetto. Cos ci recammo a prendere una
bella boccata d'aria fresca al vetro rotto, calcolando di
trattenere il fiato fino alla fine; poi andammo le ci chinammo
su quel formaggio fatale, e agguantammo la cassa. Thompson accenn col capo: "Pronti!", e ci buttammo subito avanti con tutte le
nostre forze; ma Thompson scivol e anda cascare col naso sul
formaggio, e lasciandare ii respiro. Allora boccheggie ansim e gesticole fece un lancio verso la porta, battendo l'aria con
le mani e dicendo con voce rauca: Levatevi di mezzo! Pista! Muoio,
pista!. Fuori, sulla fredda piattaforma, gli tenni la testa per un
po', e lui tornin s Dopo un momento, disse:
- Credete che siamo riusciti a smuoverlo un po', il generale?
Dissi di no; non l'avevamo spostato per niente.
- Be', allora quest'idea andata in fumo. Bisogna pensare a
qualcos'altro. Lui sta bene dov' a quanto pare; e se lui la
pensa cose ha deciso che non vuole essere disturbato, c' da
scommettere che l'avrvinta lui, in quest'affare. S meglio
lasciarlo ldov' finchci vuole restare, perchha il coltello
dalla parte del manico, vedete bene, e percilogico che chi si
mette in testa di fargli cambiare idea rimane scornato.
Ma era impossibile restare lfuori, in quella tempesta furiosa;
saremmo morti assiderati. Per cui, rientrammo e chiudemmo la porta
e ricominciammo a soffrire e a alternarci al buco del finestrino.
Poco dopo, mentre ripartivamo da una stazione dove ci eravamo
fermati un momento, Thompson saltdentro tutto allegro e esclam
- Ora siamo a posto! Credo di tenerlo in pugno, il commodoro,
questa volta. Mi pare che questa roba qui gli farabbassare la
cresta.
Era acido fenico. Ne aveva un fiasco. Lo spruzztutto intorno;
anzi, inzuppogni cosa, cassa dei fucili, formaggio, e tutto. Poi
ci sedemmo, tutti speranzosi. Ma la speranza non dura lungo.
Capirete, i due profumi cominciarono a mescolarsi... insomma, ben
presto spiccammo un salto verso la porta; e, lfuori, Thompson si
asciugil viso col fazzolettone e disse, in tono scoraggiato:
- Non serve a niente. Non gli possiamo tenere testa, a lui.
Utilizza tutto quello che mettiamo insieme per modificarlo, e gli
dil suo aroma e ce lo rilancia. Insomma, capitano, non vedete
che cento volte peggio di quando si messo in moto? Non ho mai
visto nessuno di loro riscaldarsi tanto in un lavoro e prenderlo
cosmaledettamente sul serio. Nossignore, mai, da quando sono in
ferrovia; e ne ho trasportato parecchi, come vi dicevo.
Rientrammo quando fummo intirizziti ben bene, ma Signore, non era
possibile restare dentro, ormai. E cos danzammo avanti e
indietro, gelando e disgelando e soffocando, di volta in volta.
Dopo circa un'ora, ci fermammo a un'altra stazione; e, al momento
di ripartire, Thompson venne dentro con un sacco e disse:
- Capitano, ci voglio provare un'altra volta... questa volta sola;
e se non la spuntiamo questa volta, non ci resta che buttare la
spugna e ritirarci dall'arena. Io la penso cos
Aveva portato una quantitdi penne di pollo e di mele secche e di
foglie di tabacco e di stracci e di scarpe vecchie e di zolfo e di
assafetida e questo e quello; e ammucchiogni cosa su di una
lastra di ferro in mezzo al pavimento e ci appiccil fuoco.
Quando quello ebbe preso bene, non riuscii a capire neanch'io come
facesse il cadavere a resistere, persino lui. Tutto quello che
c'era stato prima era pura poesia, paragonato a quell'odore... ma,
badate bene, l'odore originale spiccava, sublime come sempre...
anzi, quegli altri odori parevano dargli forza; e, Signore,
com'era carico! Non feci queste riflessioni sul posto, non ebbi
tempo, le feci sulla piattaforma. E, nel balzo verso la
piattaforma, Thompson soffoc e cadde; e prima di riuscire a
trascinarlo fuori per il colletto, ero mezzo morto anch'io. Quando
riprendemmo i sensi, Thompson disse in tono avvilito:
- Ci tocca stare qui fuori, capitano. Ci tocca stare qui. Non c' altro mezzo. Il governatore vuole viaggiare da solo, e si messo
in mente di batterci.
Quindi aggiunse:
- E poi, sapete, siamo avvelenati. Questo il nostro ultimo
viaggio, e vi ci potete rassegnare. Ne verrfuori una febbre
tifoidea. La sento givenire, adesso. S signore, siamo segnati,
ne son certo come sono certo di esser nato.
Fummo raccolti sulla piattaforma un'ora pitardi, alla stazione
successiva, gelati e insensibili, e io mi beccai immediatamente
una febbre maligna e non ebbi pi coscienza di niente per tre
settimane. Venni a sapere, in seguito, che avevo passato quella
notte con un'innocua cassa di carabine e una quantitdi innocente
formaggio; ma la novit arriv troppo tardi per salvarmi;
l'immaginazione aveva compiuto la sua opera, e la mia salute era
rovinata definitivamente; nBermuda, nnessun altro paese me la
ridaranno mai. Questo il mio ultimo viaggio; torno in patria per
morirvi.

Facemmo il viaggio fino al pontone della quarantena di New York in
tre giorni e cinque ore, e avremmo potuto proseguire direttamente
per la citt se avessimo avuto la licenza sanitaria. Ma le
licenze sanitarie non si rilasciano dopo le sette di sera, un po'
perchuna nave non puessere ispezionata e esaminata in modo
completo e esauriente se non con la luce del giorno, e un po'
perchgli ufficiali sanitari potrebbero prendere freddo se si
esponessero all'aria notturna. Per si puCOMPRARE una licenza
sanitaria fuori orario, pagando cinque dollari extra, e il
funzionario farl'ispezione la settimana dopo. La nostra nave e i
suoi passeggeri rimasero sulle spese e in stato di avvilente
prigionia per tutta la notte, proprio sotto il naso di quel
serpente di un piccolo funzionario che dovrebbe proteggere New
York dalla peste con le sue vigilanti ispezioni. Questo imponente
rigore dette a tutti un'idea solenne e impressionante della
benefica vigilanza del nostro governo, e ci fu chi si chiese se in
altri paesi si sarebbe potuto escogitare niente di pibello.
Al mattino eravamo tutti in punta di piedi ad assistere alla
complicata cerimonia dell'ispezione della nave. Ma restammo
delusi. Il rimorchiatore dell'ufficiale sanitario ci abbord per
un momento, il nostro cambusiere porse la tariffa legale di tre
dollari per la licenza all'ordinanza dell'ufficiale sanitario, che
ci passun foglio piegato in cima a un bastone forcuto, e poi ce
ne andammo. L'intera ispezione non durneanche tredici secondi.
Il posto di ufficiale sanitario gli rende centomila dollari
all'anno. Il suo metodo d'ispezione perfetto, e quindi non pu essere migliorato; ma mi pare che il suo sistema di riscuotere le
tariffe potrebbe essere perfezionato. Per una grande nave, restare
ferma all'ancora tutta la notte una costosissima perdita di
tempo; quanto ai suoi passeggeri, l'essere costretti a fare lo
stesso causa loro altrettanto danno, con l'aggiunta di una dose di
esasperazione e di amarezza di spirito che potrebbe a malapena
essere raddolcita dalla vista delle ceneri dell'ufficiale
sanitario servite su di una paletta. Ora non sarebbe meglio e pi semplice lasciar passare indisturbata la nave e scambiare licenze
e tariffe una volta l'anno, per posta?

NOTE.
Nota 1. Non inclusa in questi "Appunti sparsi" all'epoca della
prima pubblicazione nell'"Atlantic Monthly", perchsi temeva che
la storia non fosse vera; e, allora, non c'era modo di provare che
realmente non lo fosse.


5. CANNIBALISMO IN TRENO.

Sono stato a Saint Louis, negli ultimi tempi; durante il viaggio
verso il Mezzogiorno, dopo che avevo cambiato treno a Terre Haute,
nell'Indiana, a una stazione lungo la linea salun signore di
circa quarantacinque anni, o forse cinquanta, dall'aspetto mite e
bonario, e si mise a sedere di fianco a me. Chiacchierammo
piacevolmente insieme di vari argomenti per forse un'ora, e in
breve mi accorsi che era una persona eccezionalmente intelligente
e interessante. Quando seppe che ero di Washington, cominci subito a rivolgermi domande sul conto di varie personalit politiche e a proposito delle questioni del Congresso, e io mi
resi conto ben presto di avere a che fare con un uomo che
conosceva perfettamente il diritto e il rovescio della vita
politica della capitale e perfino gli usi e costumi e le procedure
del Senato e dei Rappresentanti delle Camere della Legislatura
Nazionale. Poco dopo, due uomini si fermarono accanto a noi e uno
disse all'altro:
- Harris, se tu fai questo per me, non lo dimentichermai,
ragazzo mio.
Gli occhi del mio nuovo compagno si illuminarono di piacere.
Quelle parole, pensai, avevano sfiorato qualche lieto ricordo. Poi
il suo viso si fece pensieroso, quasi cupo. Si girverso di me e
disse: - Permettete che vi racconti una storia; permettete che vi
confidi un capitolo segreto della mia vita... un capitolo al quale
non ho mai accennato da quando si svolsero questi avvenimenti?
Ascoltate pazientemente e promettete di non interrompere.
Promisi, e lui raccontla strana avventura che segue, parlando a
volte con animazione e a volte con malinconia, ma sempre con
sentimento e con calore:

IL RACCONTO DELLO SCONOSCIUTO.
Il 19 dicembre 1853 partii da Saint Louis col treno della sera,
diretto a Chicago. C'erano solo ventotto passeggeri in tutto: non
c'erano ndonne nbambini. Eravamo di ottimo umore e facemmo ben
presto buona conoscenza. Il viaggio comincisotto lieti auspici,
e credo che non un solo componente della comitiva avesse il bench minimo presentimento degli orrori che avremmo sofferto di la
poco.
Alle undici di sera comincia nevicare fitto. Poco dopo aver
lasciato il piccolo villaggio di Welden ci inoltrammo in quella
spaventosa prateria solitaria che si estende per leghe e leghe nel
suo desolato squallore, fino al campo di Jubilee. I venti, non
ostacolati da alberi o da colli e neppure da rocce solitarie,
sibilavano fieramente sulla pianura deserta, spingendo la neve
turbinante come spruzzi di schiuma sulle onde increspate di un
mare in tempesta. E la neve si accumulava rapidamente; si capiva,
dalla diminuita velocitdel treno che la macchina si scavava un
passaggio con difficoltsempre maggiore. E infatti, qualche volta
si fermava addirittura, in mezzo a gran turbini di neve che si
ammucchiavano lungo la linea come colossali monumenti funebri. La
conversazione comincia languire. Il buon umore lasciil posto a
una seria preoccupazione. L'eventualit di restare prigionieri
della neve, nella prateria brulla, a cinquanta miglia da qualsiasi
casa, si affacciava alla mente di ciascuno di noi e estendeva la
sua deprimente influenza su tutti gli animi.
Alle due di notte fui scosso nel mio sonno leggero e inquieto
dall'arrestarsi di ogni movimento intorno a me. La raccapricciante
verit mi balen alla mente in un attimo: eravamo prigionieri
della tormenta! "Tutti all'opera di soccorso!". Ciascuno di noi
salt su per obbedire. Ognuno di noi balzfuori nella notte
tempestosa, nell'oscuritimpenetrabile, nella mareggiata di neve,
ben sapendo che un solo momento perso poteva significare la rovina
per tutti. Pale, mani, assi, tutto, tutto quello che poteva
rimuovere la neve fu requisito all'istante. Era un quadro curioso,
quel gruppetto di uomini frenetici che lottavano contro le
muraglie di neve, un po' nell'ombra nerissima e un po' nella luce
rabbiosa dei riflettori della locomotiva.
Una breve ora fu sufficiente per dimostrarci l'assoluta inutilit dei nostri sforzi. La bufera barricava la linea con una dozzina di
cumuli di neve mentre noi ne spalavamo uno. E, peggio ancora,
scoprimmo che nell'ultima violenta carica della macchina contro il
nemico si era spezzata la biella della ruota motrice! Anche se
avessimo avuto davanti la via libera saremmo stati ridotti
all'impotenza lo stesso. Rientrammo nel vagone esausti dalla
fatica e sconsolati. Ci riunimmo intorno alla stufa e esaminammo
seriamente la situazione. Non avevamo nessuna provvista... e in
questo consisteva la nostra principale disgrazia: morire
assiderati non potevamo, perch c'era nel "tender" una grande
scorta di legna. Alla fine della discussione bisogn riconoscere
la sconfortante affermazione del macchinista, e cioche tentare
di fare quaranta miglia a piedi in una simile tormenta avrebbe
significato la morte per chiunque. Non potevamo mandare a chiedere
aiuto, e, anche se avessimo potuto, gli aiuti non ci sarebbero
arrivati. Bisognava rassegnarsi e aspettare, il pipazientemente
possibile, o i soccorsi, o la morte per fame. Credo che anche il
cuore pisaldo fra noi provasse un gelo momentaneo, quando queste
parole furono pronunciate.
Entro un'ora, la conversazione si era ridotta a un mormorio
sommesso qua e lper il vagone, udibile a tratti fra il crescendo
e il diminuendo della bufera: la luce delle lampade si fece
incerta, e per la maggior parte i poveretti si misero distesi fra
le ombre guizzanti per pensare... per cercare l'oblio del
presente, se fosse stat loro possibile... o il sonno, se fosse
stato loro concesso.
Finalmente, le pigre ore di una notte eterna (sembrcerto eterna,
a noi) passarono, e a oriente spuntun'alba fredda e grigia. Via
via che la luce aumentava, i passeggeri, uno dopo l'altro,
cominciavano a muoversi e a dare segni di vita; e ognuno a sua
volta rialzava sulla fronte il cappello dalla tesa abbassata,
stirava le membra indolenzite e lanciava un'occhiata dal
finestrino allo sconsolato paesaggio. Era sconsolato davvero! Non
un essere vivente in vista, non una sola abitazione umana;
nient'altro che un ampio deserto bianco; cortine di neve sollevata
dal vento... tutto un mondo di fiocchi turbinanti che impedivano
la vista del firmamento, in alto.
Tutta la giornata ci aggirammo per i vagoni, depressi, parlando
poco, pensando molto. Un'altra lenta, cupa notte... e la fame.
Un'altra alba... un altro giorno di silenzio, di tristezza, di
fame devastatrice, di vigilanza disperata, in attesa di un
soccorso che non poteva venire. Una notte di sonno inquieto pieno
di sogni di banchetti... e di risvegli resi angosciosi dai morsi
della fame.
Il quarto giorno spunte pass.. e cosil quinto! Cinque giorni
di prigionia orrenda! Una fame selvaggia fa ceva capolino dagli
occhi di ciascuno di noi. C'era, in quegli sguardi, un accenno dal
significato pauroso, un'ombra foriera di qualcosa che andava
vagamente prendendo forma in ogni cuore, qualcosa che nessuna
lingua osava ancora formulare in parole.
Passil sesto giorno... e spuntil settimo sul gruppo di uomini
piscarno, pisparuto e pi disperato che fosse mai stato
all'ombra della morte. Doveva uscire fuori, ormai, quella cosa che
era andata crescendo in ogni cuore! Era ormai sul punto di
scaturire da ogni bocca! L'umana natura, tesa fino al limite
estremo, stava per soccombere. Richard H. Gaston del Minnesota,
alto, pallido e cadaverico, si alz Tutti sapevano quello che
stava per seguire. Tutti si prepararono; ogni emozione, ogni
sembianza di esitazione venne soffocata; solo una pensierosa,
calma seriet apparve negli occhi che poco prima erano sembrati
tanto sgomenti.
- Signori, non possiamo rimandare oltre! L'ora vicina! Bisogna
decidere chi di noi dovrmorire per fornire cibo agli altri!
Il signor John J. Williams dell'Illinois si alze disse: -
Signori, propongo il reverendo James Sawyer del Tennessee.
Il signor William R. Adams dell'Indiana disse: - Propongo il
signor Daniel Slote dello Stato di New York.
Il signor Charles J. Langdon: - Propongo il signor Samuel A.
Bowen, di Saint Louis.
Il signor Slote: - Signori, desidero rinunciare in favore del
signor John A. Van Nostrand, junior, del New Jersey.
Il signor Gaston: - Se non ci sono obiezioni, la proposta del
signore verraccolta.
Poichil signor Van Nostrand sollevobiezioni, le dimissioni del
signor Slote vennero respinte. Le dimissioni dei signori Sawyer e
Bowen vennero egualmente presentate e respinte per le stesse
ragioni.
Il signor A. L. Bascom dell'Ohio: - Propongo che si sospendano le
nomine e che la Camera proceda a un'elezione per ballottaggio.
Il signor Sawyer: - Signori, protesto vivamente contro tali
procedimenti. Sono, in tutto e per tutto, irregolari e scorretti.
Debbo pregarvi di abbandonarli immediatamente e di eleggere un
presidente dell'assemblea e funzionari adatti ad assisterlo; e
quindi potremo procedere a trattare l'affare in maniera degna.
Il signor Bell dell'Iowa: - Signori, mi oppongo: non il momento
di badare alle cerimonie o a questioni di forma. Siamo senza cibo
da pi di sette giorni. Ogni minuto che perdiamo in discussioni
oziose accresce le nostre tribolazioni. Io mi dichiaro soddisfatto
delle nomine fatte (e credo che lo siano tutti i presenti), e, da
parte mia, non vedo perch non si possa procedere subito
all'elezione di uno o pimembri fra questi. Propongo che sia
messa all'ordine del giorno...
Il signor Gaston: - Vi sarebbero obiezioni, e dovrebbe restare
sospesa un giorno, secondo le regole, causando cosproprio quel
ritardo che si desidera evitare. Il signore di New Jersey...
Il signor Van Nostrand: - Signori, io fra voi sono un estraneo;
non ho sollecitato l'onore che mi viene conferito e sento lo
scrupolo...
Il signor Morgan dell'Alabama (interrompendo): - Insisto a favore
della mozione precedente.
La mozione fu accolta e, naturalmente, questo tronc ogni
ulteriore dibattito. La mozione per eleggere funzionari fu
accettata, e quindi il signor Gaston fu eletto presidente, il
signor Blake segretario, i signori Holcomb, Dyer e Baldwin membri
del comitato per le nomine e il signor R. M. Howland provveditore,
per assistere il comitato nelle selezioni.
Fu quindi stabilito un intervallo di mezz'ora, e ne segu il
formarsi di qualche gruppo di opposizione. Al suono del campanello
l'assemblea torna riunirsi, e il comitato si pronunciin favore
dei signori George Ferguson del Kentucky, Lucien Herrmann della
Louisiana e W. Messick del Colorado, come candidati. La proposta
fu accettata.
Signor Rogers del Missouri: - Signor presidente, ora che la
relazione stata debitamente presentata alla Camera, presento una
mozione di emendamento, sostituendo al nome del signor Herrmann
quello del signor Lucius Harris di Saint Louis, che bene e
simpaticamente noto a tutti noi. Desidero che ci non sia
interpretato come un voler gettare il benchminimo discredito
sulla reputazione e l'alta figura morale del rappresentante della
Louisiana; lungi da me un simile pensiero. Io nutro per lui stima
e rispetto, non meno di qualsiasi altro onorevole membro qui
presente; ma nessuno di noi pu essere cieco al punto da non
vedere che egli ha, durante la settimana da noi qui trascorsa,
perso picarne di chiunque altro; nessuno di noi puessere cieco
al punto di negare che il comitato ha fatto mostra,
nell'adempimento dei suoi doveri, di una rilassatezza dovuta, vuoi
a negligenza, vuoi a pigrave colpa, presentando in tal guisa al
nostro suffragio un gentiluomo che, quale che sia la purezza dei
suoi moventi, contiene in realtmeno nutrimento...
Presidente: - L'onorevole rappresentante del Missouri favorisca
riprendere il suo posto. La presidenza non pupermettere che
venga messa in dubbio l'integritdel comitato, se non procedendo
per via regolare e in forza delle vigenti regole. Quale
provvedimento intende adottare la Camera, nei riguardi della
mozione dell'onorevole rappresentante?
Signor Halliday della Virginia: - Presento mozione di ulteriore
emendamento al progetto, sostituendo al signor Messick il signor
Harvey Davis, dell'Oregon. Forse i miei onorevoli colleghi
osserveranno che l'asprezza e le privazioni della vita al fronte
hanno indurito il signor Davis; ma, signori, forse questo il
momento di cavillare sulla durezza? E' forse questo il momento di
fare i difficili a proposito di quisquilie? E' forse questo il
momento di disputare intorno a questioni meschine e
insignificanti? No, signori, quello che vi si richiede la
massa... sostanza, peso, volume... ecco quali sono i supremi
requisiti in quest'ora... Non talento, non genio, non cultura.
Insisto nella mia mozione.
Signor Morgan (eccitato): - Signor Presidente, mi oppongo, nel
modo pi assoluto, a questo emendamento. Il rappresentante
dell'Oregon vecchio e, inoltre, massiccio solo nell'ossatura,
non in carne... E chiedo all'onorevole rappresentante della
Virginia: quello di cui necessitiamo forse brodo, invece di un
elemento solido e sostanzioso? Ci vuole egli illudere con delle
ombre? Crede egli di potersi far gioco delle nostre sofferenze con
uno spettro oregonese? Io gli chiedo di guardare i volti ansiosi
intorno a s di fissare lo sguardo nei nostri occhi tristi, di
ascoltare i battiti dei nostri cuori speranzosi, e di dirci se pu tuttavia imporci questa frode mezzo morta di fame? Gli chiedo di
pensare alle nostre condizioni desolate ai nostri passati dolori,
al nostro oscuro avvenire, e di dirci se pu tuttavia rifilarci
senza piet questo rottame, questo rudere, questa truffa
vacillante, questo nodoso, peronosperoso, tiglioso vagabondo delle
inospitali sponde dell'Oregon? No, mai! (Applausi).
L'emendamento fu messo ai voti dopo un fiero dibattito e fu
respinto. Quanto al primo emendamento, il signor Harris venne
sostituito al signor Herrmann. Poi cominciil ballottaggio. Si
ebbero cinque ballottaggi senza risultato. Al sesto, venne eletto
il signor Harris, avendo votato tutti in suo favore, meno lui. Fu
quindi proposto di ratificarne l'elezione per acclamazione, ma con
risultato nullo, perchegli votcontro se stesso un'altra volta.
Il signor Radway propose alla Camera di accettare gli altri
candidati e di procedere alle elezioni per la colazione. La
mozione fu accolta.
Al primo ballottaggio si ebbe un intoppo, perchmetdei membri
favoriva un candidato a causa della sua giovane et e l'altra
met un altro, a causa delle sue pivaste proporzioni. Il
presidente diede il voto decisivo a quest'ultimo, signor Messick.
La decisione cre non poco scontento fra gli amici del signor
Ferguson, il candidato sconfitto, e si parl di un altro
ballottaggio; ma nel frattempo fu accolta una mozione di
aggiornamento, e l'assemblea si sciolse subito.
I preparativi della cena distolsero per parecchio tempo
l'attenzione della fazione di Ferguson dall'esame delle proprie
lagnanze, e quindi, al momento in cui la discussione sarebbe stata
ripresa, il lieto annuncio che il signor Harris era pronto ne
disperse il pensiero ai quattro venti.
Improvvisammo delle tavole puntellando gli schienali dei sedili e
ci sedemmo con cuori pieni di gratitudine davanti alla cena pi prelibata che fosse stata concessa alle nostre visioni in sette
giorni di tortura. Come eravamo diversi da quello che eravamo
stati soltanto poche ore prima! Un'infelicitsconsolata dagli
occhi pieni di tristezza, la fame, un'ansia febbrile, la
disperazione, allora. E ora, gratitudine, serenite una gioia
troppo profonda per trovare espressione in parole. Posso dire che
quella fu l'ora pilieta della mia vita avventurosa. Il vento
ululava sollevando turbini furiosi di neve intorno alla nostra
prigione; ma vento e neve non avevano pi il potere di
sgomentarci. Harris mi piacque. Avrebbe potuto essere preparato
meglio, ma sono padrone di dire che nessuno mi mai andato a
genio pi di Harris e nessuno mi ha mai dato maggiore
soddisfazione. Messick andava benissimo, anche se di sapore un po'
forte; ma, per autentiche qualitnutritive e per delicatezza di
fibra, ci vuole Harris. Messick aveva i suoi lati buoni, non tento
di negarlo, nlo voglio, ma per colazione si prestava quanto si
sarebbe prestata una mummia... npinmeno. Magro! Dio ci
aiuti!, e fibroso! ah, era proprio fibroso! non ve lo immaginate
nemmeno.. non vi potete immaginare niente di simile.
- Volete dire che...
- Non interrompete, per favore. Dopo colazione, eleggemmo un uomo
che si chiamava Walker di Detroit, per cena. Era buonissimo. Lo
scrissi a sua moglie, pitardi. Meritevole di ogni elogio. Mi
ricordersempre di Walker. Era un po' delicato, ma buonissimo. E
poi, il mattino dopo, avemmo a colazione Morgan dell'Alabama. Era
uno degli uomini pidistinti che mi sia mai stato presentato:
prestante, colto, raffinato, parlava correntemente diverse lingue,
perfetto gentiluomo. Era un gentiluomo perfetto e
straordinariamente succulento. A cena avemmo quel patriarca
dell'Oregon... e era proprio una truffa, non c'discussione...
vecchio, ossuto, fibroso... nessuno si puimmaginare la realt
Alla fine, io dissi: - Signori, fate come vi pare, ma io aspetto
le prossime elezioni. E Grimes dell'Illinois aggiunse: - Signori,
aspetto anch'io. Quando eleggerete un uomo che abbia in s qualcosa di raccomandabile, sarlieto di unirmi nuovamente a voi.
Fu ben presto evidente che c'era scontento generale per quanto
concerneva Davis dell'Oregon, e cos per mantenere il buon
accordo che aveva tanto piacevolmente prevalso fin da quando
avevamo avuto Harris, fu indetta un'elezione, e il risultato fu la
scelta di Baker della Georgia. Era magnifico! Bene, bene... e dopo
avemmo Doolittle e Hawkins e McElroy (ci fu qualche lagnanza a
proposito di McElroy, perch era insolitamente basso e
mingherlino) e Penrod e due Smith e Bailey (Bailey aveva una gamba
di legno, il che fu pura perdita, ma quanto al resto era buono) e
un ragazzo indiano e un suonatore d'organetto e un signore che si
chiamava Buckminster, un povero manico di scopa di un accattone
che non valeva niente in compagnia e non c'era da contarci per
colazione. Fummo contenti di averlo eletto prima che arrivassero i
soccorsi.
E cosquesti benedetti soccorsi arrivarono finalmente?
- S arrivarono; una bella mattina di sole, proprio dopo
l'elezione. L'eletto era John Murphy, e mai ci fu candidato
migliore, sono pronto a testimoniarlo. Ma John Murphy torna casa
con noi nel treno di soccorso, e visse e sposla vedova di
Harris...
- Relitto di...
- Relitto della nostra prima elezione. La spos e tuttora
felice, prosperoso e rispettato. Ah, signore, stato come un
romanzo... un romanzo d'avventure. Questa la mia fermata,
signore; bisogna che vi saluti. In qualunque momento vi possa far
comodo passare un paio di giorni con me, sarlieto di ospitarvi.
Voi mi piacete, signore; vi ho preso a benvolere. Credo che mi
piacereste quanto mi piaceva Harris, signore. Buon giorno, signore
e buon viaggio.
E se ne and Non mi ero mai sentito cos confuso, cos esterrefatto, cosdisorientato, in vita mia. Ma, dentro di me,
ero felice che se ne fosse andato. Malgrado la soavit dei suoi
modi e la sua voce sommessa, fremevo ogni volta che rivolgeva
l'occhio famelico verso di me; e quando sentii di avere
conquistato il suo pericoloso affetto, e di essere quasi
all'altezza del fu Harris nella sua stima, il mio cuore fu l l per arrestarsi!
Ero disorientato in modo indescrivibile. Non dubitavo delle sue
parole; non potevo mettere in dubbio neppure un solo punto di una
dichiarazione che portava una simile impronta di verit ma ero
sopraffatto dagli orrendi particolari che avevano scagliato i miei
pensieri in uno stato di penosa confusione. Vidi che il
controllore mi guardava. Domandai: - Chi quell'uomo?
- Era membro del Congresso, una volta, e un buon membro, anche. Ma
poi rimase bloccato in treno dalla tormenta, e ci mancpoco che
morisse di fame. Ne usccosassiderato e ghiacciato dalla testa
ai piedi, e cosmalconcio per mancanza di roba da mangiare, che
poi fu malato e fuori di cervello per due o tre mesi. Ora sta
bene, solo maniaco: e quando attacca quel vecchio argomento non
si ferma finchnon ha mangiato tutto quel carico di gente di cui
parla. A quest'ora avrebbe finito tutta la comitiva, ma ha dovuto
scendere qui. Si ricorda tutti i nomi, come l'alfabeto. Quando
sono stati mangiati tutti meno lui, dice: "Poi, essendo giunta
l'ora delle solite elezioni per colazione e non essendoci
opposizione, io fui debitamente eletto; dopo di che, non
presentandosi obiezione di sorta, mi dimisi. Perci eccomi qua".
Provai un indicibile sollievo nell'apprendere che avevo ascoltato
l'innocuo farneticare di un pazzo, invece delle autentiche
esperienze di un cannibale assetato di sangue.


6. STORIA DEL RAGAZZINO CATTIVO.

C'era una volta un ragazzino cattivo che si chiamava Jim, anche
se, quando ci fate caso, vi accorgerete che i ragazzini cattivi
dei vostri libri della scuola domenicale si chiamano quasi sempre
Jim, Giacomino. Era strano, perproprio vero che questo qui si
chiamava Jim.
E non aveva nemmeno la mamma malata... una mamma malata che era
devota e aveva la tisi e sarebbe stata felice di giacere nella
tomba e di avere pace, se non fosse stato per il grande amore che
aveva per il suo bambino e per la paura che il mondo fosse duro e
freddo verso di lui, dopo che lei lo avesse lasciato. Quasi
sempre, i ragazzini cattivi dei libri della domenica hanno delle
mamme malate che insegnano loro a dire: "Buona notte, mio buon
Ges, e li addormentano cantando con voce dolce e lamentosa, e
poi danno loro il bacio della buona notte, e poi si inginocchiano
vicino al letto e piangono. Ma con questo tipo qui era tutto
diverso. Si chiamava Jim, e sua madre non aveva proprio niente...
n tisi, n niente del genere. Era una grassona e non era per
niente devota; e poi, non stava in pena per Jim. Diceva che se si
fosse rotto l'osso del collo non sarebbe stata una gran perdita.
Lo mandava sempre a dormire con uno schiaffone e non gli dava mai
il bacio della buona notte; al contrario, quando lui se ne andava,
gli allungava uno scapaccione.
Una volta, questo ragazzino cattivo rubla chiave della dispensa
e si infildentro e si pappuna certa marmellata e poi riempil
barattolo di catrame, perchla mamma non si accorgesse della
differenza; ma all'improvviso una sensazione terribile NON si
impadrondi lui e un non so che NON gli bisbigli "E' giusto che
io disobbedisca alla mamma? Non peccato far questo? Dove vanno i
ragazzini cattivi che si ingozzano tutta la marmellata della loro
buona mamma?", e allora NON si inginocchisolo soletto, e NON
promise di non essere mai picattivo, e NON si rialz con il
cuore leggero e felice per andare a dire tutto alla mamma e a
implorare il suo perdono e a riceverne la benedizione con lacrime
di riconoscenza e di orgoglio negli occhi di lei. No, questa l'usanza di tutti gli altri ragazzini cattivi dei libri; ma,
strano a dirsi, con questo Jim andin tutt'altro modo. Mangila
marmellata e disse che era roba forte, con quel suo modo di
esprimersi peccaminoso e volgare; e ci mise dentro il catrame e
disse che era roba forte pure quello e rise e disse che "la
vecchia si sarebbe messa a soffiare, quando lo avesse scoperto"; e
quando lei lo scoprper davvero, lui negdi saperne qualcosa, e
lei lo frustben bene, e chi pianse fu lui. Tutto era curioso, in
questo ragazzo... per lui ogni cosa andava a finire in modo
diverso da quello che succede ai cattivi Giacomini dei libri.
Una volta si arrampic sul melo di mastro Acorn per rubare le
mele, e il ramo NON si spezz e lui NON cadde e si ruppe un
braccio, e NON fu sbranato dal cagnaccio del fattore, e poi NON
languin un letto di dolore per settimane e settimane, per poi
pentirsi e diventare buono. Oh, no! rubtutte le mele che volle e
scese gibenissimo e si trovprontissimo per il cane, anche, e
lo manda gambe all'aria con un mattone, quando quello si accost per sbranarlo. Era stranissimo... niente di simile mai successo
in quei buoni libriccini con la copertina marmorizzata e con
dentro le figure di uomini con le giubbe a coda di rondine, e i
cappelli a campana e i pantaloni alla zuava; e donne con la
cintura del vestito sotto le braccia e senza cerchi alla sottana.
Niente di simile in nessun libro della scuola domenicale.
Una volta, questo ragazzino cattivo rubil temperino del maestro,
e temendo poi di essere scoperto e frustato lo mise di nascosto
nel berretto di Giorgio Wilson (il figlio della povera vedova, il
ragazzo morale, il ragazzino buono del villaggio che obbediva
sempre alla mamma e non diceva mai bugie e amava le sue lezioni e
era infatuato della scuola domenicale). E quando il temperino
cadde dal berretto e il povero Giorgio chinla testa e arross
quasi riconoscendo propria la colpa, e il maestro offeso lo accus del furto e stava proprio per prenderlo a nerbate sulle spalle
tremanti, un improbabile giudice di pace coi capelli bianchi NON
apparve immediatamente in mezzo a loro, per mettersi in posa e
dire: "Risparmiate questo nobile ragazzo... Guardate lacquattato
il colpevole! Io passavo davanti alla porta della scuola durante
la ricreazione e, non visto, ho visto commettere il furto!". E
allora Jim NON le prese di santa ragione, e il venerando giudice
NON lesse un'omelia alla scolaresca, e NON prese Giorgio per mano,
e NON disse che un ragazzo cosdoveva essere esaltato, e poi NON
gli disse di andare a abitare con lui e di pulire l'ufficio e
accendere il fuoco e fare le commissioni e tagliare la legna e
studiare legge e aiutare sua moglie nei lavori casalinghi e avere
tutto il resto del tempo per giocare e essere felice e contento.
No; sarebbe andata in quel modo nei libri, ma non and in quel
modo a Jim. Nessuna vecchia ostrica ficcanaso di un giudice entr a combinare guai, e cosGiorgio, il ragazzo modello, prese un
sacco di botte, e Jim fu contento, perchJim, lo sapete, odiava i
ragazzi morali. Jim diceva che "ce l'aveva a morte con quelle
pappemolle". Questo era il modo di esprimersi di quel ragazzo
cattivo e negligente.
Ma la cosa pistrana che mai succedesse a Jim, fu la volta che
andin barca la domenica e NON anneg e un'altra volta che era
andato a pesca la domenica e che fu sorpreso dal temporale e NON
fu colpito dal fulmine. Insomma, potete cercare e cercare, in
tutti i libri della scuola domenicale, da adesso fino a
quest'altro Natale, e non mai niente di simile. Oh, no; ci
troverete che tutti i ragazzini cattivi che vanno in barca la
domenica inevitabilmente annegano; e tutti i ragazzini cattivi che
vengono sorpresi dal temporale, quando vanno a pesca la domenica,
vengono inesorabilmente colpiti dal fulmine. Le barche con dentro
dei ragazzini cattivi si capovolgono sempre la domenica, e c' sempre temporale quando i ragazzini cattivi vanno a pesca nelle
feste di precetto. Come mai questo Jim se la cavasse per me un
vero mistero.
Nella vita di questo Jim ci doveva essere un incantesimo... Ecco
quale deve essere la ragione. Niente gli poteva far male. Diede
perfino un pezzo di tabacco all'elefante del giardino zoologico, e
l'elefante NON gli fece saltare via la cucuzza con un colpo di
proboscide. Anda frugare nell'armadio alla caccia di sciroppo di
menta, e NON si sbaglie NON bevve acido nitrico. Rubil fucile
del babbo e anda caccia la domenica, e NON si portvia con un
colpo tre o quattro dita. Una volta che era incavolato, colpcon
un pugno la sorellina alla tempia, e lei NON giacque sofferente
durante i lunghi giorni d'estate per poi morire con sulle labbra
dolci parole di perdono che raddoppiavano l'angoscia del suo cuore
straziato. No; lei se la cav Alla fine il ragazzino cattivo
scappdi casa e andal mare, e NON tornper trovarsi triste e
solo al mondo, con i suoi cari che dormivano nel tranquillo
cimitero, e la casa della sua infanzia, con il pergolato sul
davanti, crollata e andata in rovina. Macch torna casa sbronzo
come un pifferaio e per prima cosa andall'osteria.
E crebbe e si spose allevuna numerosa famiglia, e una notte
spaccla testa a tutti con un'accetta e diventricco utilizzando
tutti gli imbrogli e le mascalzonate possibili e ora il pi infernale, perfido farabutto del villaggio nat髺, e rispettato
da tutti, e fa parte della magistratura.
E cosi, come vedete, non ci fu mai, nei libri della scuola
domenicale, un cattivo Giacomino che avesse tanta fortuna come
questo peccatore di un Jim dalla vita incantata.


7. STORIA DEL RAGAZZINO BUONO.

C'era una volta un ragazzino buono che si chiamava Giacobbe
Blivens. Obbediva sempre ai suoi genitori, per quanto assurde e
irragionevoli fossero le loro pretese, e imparava sempre la
lezione e non arrivava mai in ritardo alla scuola domenicale. Non
giocava mai a boccette, nemmeno quando il suo naturale buonsenso
gli diceva che era la cosa pi redditizia che potesse fare.
Nessuno degli altri ragazzi riusciva a vederci chiaro, in questo
ragazzo: si comportava in modo tanto strano. Non diceva bugie, per
conveniente che fosse; diceva che era male dire bugie, e questo
gli bastava. E era cosonesto da sembrare semplicemente ridicolo.
Il curioso modo di fare di quel Giacobbe passava il segno. Non
giocava a palline la domenica, non rubava i nidi, non dava monete
resi roventi dal fuoco alle scimmie dei suonatori di organetto;
non sembrava interessarsi a nessun genere di passatempo razionale.
Perci gli altri ragazzi ne parlavano fra loro, e cercavano di
capirlo, ma non riuscivano a giungere a nessuna conclusione
soddisfacente. Come ho gidetto, potevano soltanto immaginarsi,
vagamente, che fosse "infelice", e coslo avevano preso sotto la
loro protezione, e non permettevano mai che gli capitasse qualcosa
di male.
Questo ragazzino buono leggeva tutti i libri della scuola
domenicale; erano il suo maggior divertimento. Il segreto era
tutto l Credeva ai bambini buoni che si trovano nei libri della
scuola domenicale; aveva in loro la massima fiducia. Aveva una
gran voglia di incontrarne uno vivo, una volta o l'altra; ma non
gli capitava mai: forse erano tutti morti prima che lui venisse al
mondo. Ogni volta che leggeva la storia di un ragazzino
particolarmente buono, girava in fretta le pagine per vedere come
andava a finire, perchavrebbe voluto viaggiare per migliaia di
miglia, pur di poterlo vedere; ma era inutile; quel ragazzino
buono moriva sempre all'ultimo capitolo, e c'era la figura del
funerale con tutti i parenti e tutti i bambini della scuola
domenicale in piedi intorno alla fossa, con calzoni troppo corti e
berretti troppo grandi, e tutti che piangevano dentro certi
fazzolettoni di almeno un metro e mezzo di stoffa. Ogni volta la
stessa delusione. Non riusciva mai a vedere uno di quei ragazzini
buoni, dato che morivano sempre all'ultimo capitolo.
Giacobbe aveva la nobile ambizione di essere messo in un libro
della scuola domenicale. Desiderava esserci messo con le figure
che lo rappresentassero nell'azione gloriosa di rifiutare di dire
una bugia alla mamma, e lei che piangeva di gioia; e figure che lo
rappresentassero in piedi sulla soglia di casa mentre dava un
soldino a una povera mendicante con sei bambini, e le diceva di
spenderlo con larghezza ma non con prodigalit perch la
prodigalit peccato; e figure in cui rifiutava con magnanimit di denunciare il ragazzino cattivo che lo aspettava sempre in
agguato dietro l'angolo, quando tornava da scuola, e gli dava
colpi sulla testa col righello, e poi lo rincorreva fino a casa,
facendo: "Ih, ih!", mentre camminava. Questa era l'ambizione del
giovane Giacobbe Blivens. Voleva essere messo in un libro della
scuola domenicale. Qualche volta si sentiva un po' a disagio a
pensare che i ragazzini buoni morivano sempre: gli piaceva vivere,
capirete, e quello era la cosa pi sgradevole dell'essere un
ragazzino di un libro della scuola domenicale. Sapeva che essere
buoni non fa bene alla salute; sapeva che essere troppo buoni come
i ragazzini dei libri era pifatale del mal sottile, sapeva che
nessuno di loro era mai riuscito a resistere a lungo, e lo
addolorava il pensiero che, se lo avessero messo in un libro, non
l'avrebbe mai visto; e che, anche se fossero riusciti a
pubblicarlo prima della sua morte, il libro non sarebbe stato
popolare, senza in fondo la figura del suo funerale. Non sarebbe
stato un gran che, un libro della scuola domenicale che non fosse
in grado di riportare i consigli da lui dati alla comunit in
punto di morte. Cos alla fine, si dovette decidere,
naturalmente, a fare del suo meglio, date le circostanze: vivere
virtuosamente e tirare in lungo il pipossibile, e tenere pronto
il suo discorso funebre per quando fosse suonata la sua ora. Ma,
chi sa perch a questo ragazzino buono non ne andava mai bene
una. Mai niente gli riusciva come riusciva ai ragazzini buoni dei
libri. Questi se la passavano sempre allegramente, e erano i
ragazzini cattivi a rompersi le gambe; ma nel caso suo ci doveva
essere qualche ingranaggio fuori posto da qualche parte, e gli
capitava proprio tutto l'opposto. Quando trov Jim Blake che
rubava le mele, e andsotto l'albero per leggergli la storia del
ragazzino cattivo che cadde dal melo del vicino e si ruppe un
braccio, Jim cadde, s gidall'albero, ma cadde addosso a lui e
ruppe il braccio a lui, e Jim non si fece proprio niente. Giacobbe
non riusciva a farsene una ragione. Nei libri non c'era niente di
simile.
E una volta che certi ragazzini spingevano nel fango un povero
cieco, e Giacobbe accorse per aiutarlo e riceverne la benedizione,
il cieco non lo benedisse proprio per niente, ma gli diedee una
gran botta sulla capoccia con il bastone e disse che ci si
provasse un'altra volta a dargli le spinte e poi a fare finta di
aiutarlo. Questo non concordava con nessun libro. Giacobbe li
rilesse tutti per controllare.
Una delle cose che Giacobbe voleva era di trovare un cane zoppo e
randagio, affamato e perseguitato, e portarselo a casa e
coccolarlo e ottenerne eterna gratitudine. E finalmente ne trov uno e ne fu tutto contento, e se lo porta casa e lo nutr ma
quando and per coccolarlo, il cane gli si avventcontro e gli
strappdi dosso tutti i vestiti, meno quelli che aveva davanti, e
fece di lui uno spettacolo strabiliante. Consult i testi pi autorevoli, ma non riusca spiegare la cosa. Era della stessa
razza dei cani che si trovano nei libri, ma si comportava in modo
molto diverso. Qualsiasi cosa facesse, questo ragazzo era sempre
nei guai. Le stesse cose per le quali i ragazzi dei libri erano
ricompensati risultavano essere le cose meno redditizie nelle
quali potesse investire il suo capitale.
Una volta, mentre andava alla scuola domenicale, vide certi
ragazzini cattivi che partivano in barca a vela per una gita di
piacere. Ne fu preoccupatissimo, perchdalle sue letture aveva
imparato che i ragazzi che vanno in barca la domenica
immancabilmente annegano. Percisi precipitsu di una zattera
per avvisarli, ma uno dei tronchi gli rotolsotto i piedi e
piombnel fiume. Un uomo lo ripesc abbastanza presto, e il
dottore gli pomp fuori l'acqua e poi gli rimise in moto i
polmoni, ma aveva preso freddo e stette a letto malato per nove
settimane. La cosa piinspiegabile di tutta quanta la faccenda fu
per che i ragazzini cattivi con la barca se la spassarono per
tutto il giorno e poi arrivarono a casa vivi e vegeti, proprio in
maniera sorprendente. Giacobbe Blivens disse che non c'era niente
di simile nei libri. Era addirittura ammutolito.
Quando si fu rimesso, era un po' scoraggiato, ma decise di
continuare a provare lo stesso. Sapeva che le esperienze fatte
fino ad allora non erano quello che ci voleva per andare a finire
in un libro, ma, siccome non aveva ancora raggiunto il limite di
vita assegnato ai ragazzini buoni, sperava di potere ancora
compiere una qualche impresa, se fosse riuscito a tenere duro fino
alla scadenza del suo termine. Se poi gli fosse mancato tutto il
resto, avrebbe sempre potuto ricorrere al suo discorso in punto di
morte.
Consulti testi autorevoli e ci scoprche ormai era giunto per
lui il momento di andare in mare come mozzo. Anda trovare il
capitano di una nave e fece la sua domanda e, quando il capitano
gli chiese i certificati, tirfuori con orgoglio un libro premio
e indicle parole: "A Giacobbe Blivens, il suo affezionato
maestro". Ma il capitano era un uomo rozzo e volgare e disse: - Oh
mannaggia al libro!. Quello non dimostrava che lui sapesse lavare
i piatti e maneggiare il secchio dell'acqua sporca e gli sembrava
di capire che non aveva bisogno di lui. Questa fu, decisamente, la
cosa pi straordinaria che fosse mai successa a Giacobbe in vita
sua. Il complimento di un insegnante su di un libro premio non
aveva mai mancato di risvegliare le pi dolci emozioni dei
capitani di lungo corso e di aprire la strada a tutte le cariche
onorifiche e redditizie della professione... mai, in nessuno dei
libri che aveva letto. Non poteva credere ai propri orecchi.
Questo ragazzino ebbe sempre la vita difficile. Non gli succedeva
mai niente che concordasse coi testi autorevoli. Alla fine, un
giorno, mentre era a caccia di ragazzini cattivi da ammonire, ne
trov un mucchio nella vecchia fonderia, intenti a fare uno
scherzetto a quattordici o quindici cani che avevano legato
insieme in lunga processione e che stavano per ornare con delle
latte vuote di nitroglicerina legate strette alle loro code.
Giacobbe si senttoccare il cuore. Si mise a sedere su una delle
latte (non badava alle macchie d'unto, quando si trattava del
dovere) e, afferrato il primo cane della fila per il collare,
rivolse lo sguardo carico di rimprovero sul malvagio Tom Jones.
Proprio in quel momento perentr pieno d'ira, il segretario
comunale, McWelter. Tutti i ragazzi cattivi scapparono, ma
Giacobbe Blivens, conscio della propria innocenza, si alze
cominciuno di quei solenni discorsetti da libro di scuola
domenicale che cominciano: "Oh, signore!", in assoluto disaccordo
col fatto che nessun ragazzo, buono o cattivo che sia, comincia
mai un'osservazione con un: "Oh, signore!". Ma il segretario
comunale non aspettdi sentire il resto. Prese Giacobbe Blivens
per un orecchio, gli fece fare un mezzo giro e gli allunguna
sculacciata nella retroguardia; e, in un attimo, quel ragazzino
buono schizz come un proiettile attraverso il tetto e volteggi verso il sole con dietro i frammenti dei quindici cani, tutti in
fila come la coda di un aquilone. E sulla faccia della terra non
rimase nessuna traccia del segretario comunale, ndella vecchia
fonderia; e quanto al giovane Giacobbe Blivens, dopo tutte le pene
che si era dato per preparare il suo discorsetto in punto di
morte, gli mancl'occasione per farlo, a meno che lo facesse agli
uccelli; poich sebbene il suo busto scendesse giveramente bene
sulla cima di un albero nella provincia vicina, il resto della sua
persona venne distribuito in diverse proporzioni in quattro
dipartimenti diversi, e cosi bisognfare cinque inchieste, per
stabilire se era morto o no, e come era andata. Non si era mai
visto un ragazzo tanto sparpagliato (1).
In questo modo mor il ragazzino buono che fece del suo meglio,
ma non ci riusc alla maniera dei libri. Tutti i ragazzini che
fecero come lui prosperarono, tutti meno lui. Il suo caso veramente degno di nota. Probabilmente non lo si spieghermai.

NOTE.
Nota 1. Questa catastrofe alla glicerina presa a prestito dalla
cronaca di un foglio volante, del cui autore farei il nome, se lo
sapessi.


8. FAR DA GUIDA.

Stava per arrivare il giorno in cui avremmo dovuto andare da Aix-
les-Bains a Ginevra, e da l attraverso una serie di viaggi
lunghi e complicati, a Bayreuth ln Baviera. Naturalmente, con una
comitiva numerosa come la mia, avrei dovuto prendere una guida che
se ne occupasse.
Ma io rimandai. Il tempo pass e alla fine un giorno mi svegliai
e mi trovai di fronte al fatto che eravamo pronti per partire e
che non avevamo una guida. Decisi allora di fare una cosa che
dentro di me riconoscevo essere azzardata, ma mi sentivo per
l'appunto in quello stato d'animo. Dissi che avrei fatto la prima
tappa senza aiuti... e la feci.
Portai la comitiva da Aix a Ginevra da solo... quattro persone.
Era un tratto di strada di poco pidi due ore e c'era da fare un
cambiamento di treno. Non capitnessun incidente, a parte una
valigia e certe altre cose che furono lasciate sul marciapiede, il
che non si pu nemmeno chiamare un incidente: succede tanto
spesso. E cosmi offrii di guidare la comitiva per tutto il
viaggio, fino a Bayreuth.
Questo fu uno sproposito, anche se lper lnon ne aveva l'aria.
C'erano pi complicazioni di quello che pensavo: primo, due
persone che avevamo lasciato qualche settimana prima in una
pensione di Ginevra e che bisognava andare a prendere e portare
all'albergo; secondo, dovevo avvertire quelli del Gran Quai, che
avevano in deposito i bagagli, di portare all'albergo sette dei
nostri bauli e di riportarne via altri sette che avrebbero trovato
ammucchiati nell'entrata; terzo, mi dovevo informare in quale
parte d'Europa fosse Bayreuth e acquistare per quella destinazione
sette biglietti ferroviari; quarto, dovevo mandare un telegramma a
un amico nei Paesi Bassi; quinto, erano le due del pomeriggio, e
bisognava stare bene attenti a essere pronti per il primo treno
della sera e assicurarci i biglietti per il treno-letto; sesto,
dovevo ritirare soldi dalla banca.
Mi sembrava che i biglietti per il treno-letto fossero la cosa pi importante, e cosandai alla stazione io stesso per assicurarmene
di persona; i fattorini d'albergo non sono sempre gente sveglia.
Era una giornata calda e avrei dovuto prendere una carrozza, ma mi
sembrche avrei fatto pieconomia andando a piedi. Risult poi
che le cose non stavano cos perchpersi la strada e triplicai
la distanza. Chiesi i biglietti, e loro mi chiesero che linea
volevo fare, il che mi mise in imbarazzo e mi fece perdere la
testa, con tanta gente intorno a sentire che non sapevo niente
delle linee e che non avevo nemmeno immaginato che ce ne fossero
due; e cospensai bene di tornare indietro a guardare la strada
sulla carta, e ritornare pitardi.
Questa volta presi una carrozza, ma mentre salivo le scale
dell'albergo mi ricordai che avevo finito i sigari e cos pensai
che avrei fatto bene ad andare a prenderne qualcuno finchme ne
ricordavo. Il negozio era appena dopo l'angolo e non c'era bisogno
della carrozza. Dissi al vetturino di aspettare l dov'era.
Pensando al telegramma e cercando di compilarlo fra me e me,
dimenticai i sigari e la carrozza, e continuai a camminare per un
tempo iprecisato. Avevo pensato di far spedire il telegramma
dall'albergo, ma dato che ormai non potevo essere lontano
dall'ufficio postale, decisi che era meglio farlo da me. La posta,
per era pilontana di quello che credevo. Finalmente la trovai
e scrissi il telegramma e lo presentai allo sportello. L'impiegato
era un uomo nervoso, dall'aspetto burbero e comincia martellarmi
di domande francesi in forma cosfluida, che io non riuscivo a
scoprire le cesure fra una parola e l'altra, e questo mi fece
perdere la testa un'altra volta. Ma un inglese si avvicine disse
che l'impiegato voleva sapere dove doveva mandare il telegramma.
Io non ero in grado di dirglielo, perchil telegramma non era
mio, e spiegai che lo mandavo per conto di un membro della mia
comitiva. Ma non c'era modo di calmare l'impiegato che voleva per
forza l'indirizzo, e cosgli dissi che, se ci teneva tanto, sarei
tornato indietro a prenderlo.
Perpensai di andare prima a prendere quelle due persone che
mancavano, perch sarebbe stato meglio fare tutto quanto
sistematicamente e con ordine, e una cosa alla volta. Poi mi venne
in mente che la carrozza laggiall'albergo si stava mangiando il
mio patrimonio, e coschiamai un'altra carrozza e dissi all'uomo
di andare gia rilevare quella di prima e a farla andare fino
alla posta, aspettando lfinchfossi arrivato io.
Per andare a prendere quella gente dovetti fare una lunga
camminata e una gran sudata, e quando arrivai mi dissero che non
potevano venire via con me, perchavevano delle valige pesanti e
ci voleva una carrozza. Andai a cercarne una, ma prima di
incontrarla mi accorsi di essere nei paraggi del Gran Quai (almeno
cos mi sembr e cospensai che avrei potuto risparmiare tempo
allargando un po' il giro e sistemando la faccenda dei bauli.
Allargai il giro di quasi un chilometro e, anche se non trovai il
Grand Quai, trovai un tabaccaio e mi ricordai dei sigari. Dissi
che andavo a Bayreuth e che ne volevo un quantitativo che mi
bastasse per il viaggio. L'uomo mi chiese che linea facevo. Io
risposi che non lo sapevo. Lui disse che mi consigliava di andare
via Zurigo e vari altri posti di cui mi elencil nome, e si offr di vendermi sette biglietti diretti di seconda classe a ventidue
dollari l'uno, il che per lui voleva dire rinunciare allo sconto
che le ferrovie gli concedevano. Ero gistufo di viaggiare in
seconda con biglietto di prima e cosaccettai.
Poco dopo, trovai l'agenzia di spedizioni di Natural & C., e dissi
loro di mandare sette dei nostri bauli all'albergo e di
ammucchiarli nell'entrata. Avevo l'impressione di non aver fatto
tutta quanta la commissione, ma quello fu tutto ciche riuscii a
farmi venire in mente.
Poi trovai la banca e chiesi un po' di denaro, ma avevo lasciato
in qualche posto la lettera di credito e non potei eseguire il
prelievo. Allora mi ricordai che dovevo averla lasciata sul tavolo
dove avevo scritto il telegramma; cosi, presi una carrozza e andai
alla posta e salii le scale, e l mi dissero che infatti una
lettera di credito era stata lasciata sul tavolo, ma che ormai si
trovava in mano delle autoritdi polizia, e che bisognava che io
andassi la dimostrare che il proprietario ero io. Mi diedero un
ragazzo per accompagnarmi; uscimmo dalla porta di dietro e
camminammo per un paio di chilometri e trovammo il posto, e allora
io mi ricordai della mia carrozza, e dissi al ragazzo di
mandarmela lquando tornava alla posta. Ormai si era fatta quasi
sera, e il sindaco era andato a cena. Pensai che avrei potuto
andare a cena anch'io, ma l'agente di servizio non la pensava
cos e mi toccrestare. Il sindaco fece una capatina alle dieci
e mezzo, ma disse che quella sera era troppo tardi per fare
qualcosa... "venite domattina alle nove e mezzo". L'agente mi
voleva trattenere tutta la notte, e diceva che ero un individuo
dall'aria sospetta e che probabilmente la lettera di credito non
era mia e che io non sapevo nemmeno che cosa fosse una lettera di
credito e che dovevo aver visto il legittimo proprietario che
l'aveva lasciata sul tavolo e cercavo di farmela dare, perch probabilmente ero un tipo che cercava di farsi dare tutto quello
che poteva, fossero oggetti di valore o no. Ma il sindaco replic che in me non vedeva niente di sospetto e che sembravo innocuo e
che gli sembrava che non avessi niente, a parte un cervello
balzano, e forse neppure tanto, di cervello. Lo ringraziai, e lui
mi rimise in liberte io me ne andai a casa nelle mie tre
carrozze.
Visto che ero stanco morto e non ero in grado di rispondere alle
domande con discrezione, pensai di non disturbare la Spedizione a
quell'ora di notte, tanto pi che sapevo che c'era una camera
libera dall'altra parte dell'entrata; ma non ci arrivai, perchla
Spedizione era preoccupata per me e aveva messo una sentinella. Mi
trovai in una situazione seccante. La Spedizione era seduta,
rigida e severa, su quattro sedie in fila, e aveva indosso scialli
e altra roba, e valigette e guide sulle ginocchia. Stavano la
sedere in quel modo da quattro ore, e per tutto quel tempo il
barometro era andato scendendo sempre pi Gi e aspettavano...
aspettavano me. Mi sembrche niente, se non un immediato "tour de
force" abilmente eseguito, sarebbe riuscito a spezzare quel fronte
d'acciaio e a creare un diversivo in mio favore; cos lanciai il
cappello nell'arena e lo seguii con una piroetta e un salto,
strillando allegramente:
- Ah, ah, eccoci qui tutti quanti, signor Merryman!
Niente avrebbe potuto essere pi profondo o pi silenzioso
dell'assenza di applausi che segu Ma io tenni duro; ero convinto
che non ci fosse altro mezzo, anche se la mia sicurezza, gi abbastanza scossa, aveva ricevuto un colpo mortale e era, in
realt scomparsa.
Mi sforzai di essere giocondo, nonostante il mio cuore oppresso;
tentai di toccare gli altri cuori l presenti e di addolcire
l'amaro risentimento che traspariva da quelle facce, lanciando
frizzi brillanti e leggeri e cercando di fare dell'intera orribile
faccenda un gaio incidente umoristico; ma l'idea non era stata ben
concepita. Quella non era l'atmosfera giusta. Non ne ricavai
nemmeno un sorriso; non una ruga di quelle facce offese si spian
non riuscii a disgelare neppure un pochino dell'inverno che si
intravedeva in quegli occhi glaciali. Feci un altro brioso, misero
sforzo, ma il capo della Spedizione me lo tronc di netto,
dicendo:
- Dove siete stato?
Capii dal tono che ormai si aveva l'intenzione di arrivare a
fredde trattative d'affari. E coscominciai a raccontare i miei
andirivieni, ma il discorso mi venne troncato di netto un'altra
volta.
- Dove sono gli altri due? Siamo stati terribilmente in pena per
loro.
- Oh, stanno benone. Io dovevo andare a prendere una carrozza. Ci
vado subito e...
- Mettetevi a sedere! Non sapete che sono le undici? Dove li avete
lasciati?
- Alla pensione.
- Perchnon li avete portati qui?
- Perchnon ce la facevamo a portare le valige. E cosi ho
pensato...
- Pensato! Non dovete cercare di pensare. Non si pupensare senza
gli arnesi adatti. Ci sono due chilometri da qui alla pensione. Ci
siete andato senza carrozza?
- Io... Be', non era questa la mia intenzione, solo, andata
cos
- Come ha fatto ad andare cos
- Perchero alla posta e mi venne in mente che avevo lasciato una
carrozza ad aspettare, e cos per ridurre la spesa, mandai
un'altra carrozza a... a...
- A cosa?
- Be', ora non me lo ricordo, ma credo che la seconda vettura
dovesse far pagare la prima vettura dall'albergo e mandarla via.
- E a che cosa sarebbe servito?
- A che cosa sarebbe servito? Avrebbe eliminato la spesa, no?
- Mettendo al posto suo un'altra carrozza che aumentasse la spesa?
Non dissi niente.
- Perchnon avete fatto tornare la seconda carrozza a prendervi?
- Oh, questo proprio quello che ho fatto. Ora me lo ricordo. S
proprio quello che ho fatto. Perch mi ricordo che quando io...
- Be', e allora perchnon venuta a prendervi?
- Alla posta? Sche venuta.
- Benissimo, e allora come mai siete andato alla pensione a piedi?
- Io... io non mi ricordo bene com'andata. Ah, s ora me lo
ricordo. Scrissi il telegramma da mandare ai Paesi Bassi e...
- Oh, sia lodato il cielo, avete concluso almeno qualcosa. Non
avrei voluto che mancaste di mandare... perchavete quell'aria?
State cercando di evitare il mio sguardo! Quel telegramma la
cosa piimportante che... Non avete mandato il telegramma!
- Non ho detto di non averlo mandato.
- Non ce n'bisogno. Oh, Signore, non avrei voluto mancare di
spedire quel telegramma per niente al mondo. Perchnon l'avete
spedito?
- Be', vedete, con tante cose da fare e da pensare, io... sono
tanto pignoli l e dopo aver scritto il telegramma...
- Oh, non importa, lasciamo perdere, le spiegazioni non rimediano
a niente, ormai... Che cosa penserdi noi, il destinatario?
- Oh, non fa niente, non fa niente, penserche abbiamo dato il
telegramma da fare agli impiegati dell'albergo, e che quelli...
- Gi sicuro! e perch non l'avete fatto? Era l'unico modo
ragionevole.
- S lo so, ma in quel momento stavo pensando che dovevo andare
alla banca a prendere un po' di denaro...
- Meno male; avete diritto a un certo riconoscimento, tutto
compreso, e non voglio essere troppo duro con voi, anche se dovete
convenire che ci avete procurato un sacco di guai, in parte non
necessari. Quanto avete prelevato?
- Be', io... io avevo un'idea che...
- Che cosa?
- Che... be', mi sembrava che in queste circostanze... siamo in
tanti, sapete e... e...
- Cosa andate bofonchiando? Girate la faccia da questa parte e
fatemi... Insomma, non avete prelevato niente!
- Be', il banchiere ha detto...
- Non importa cosa ha detto il banchiere. Avrete avuto qualche
ragione vostra personale. Non precisamente una ragione, magari, ma
qualcosa che...
- Insomma, il fatto puro e semplice che non avevo la lettera di
credito.
- Non avevate la lettera di credito?
- Non avevo la lettera di credito.
- Non ripetete in questo modo! Dov'era?
- Alla posta.
- E che ci stava a fare?
- Be', me l'ero scordata e l'avevo lasciata l
- Parola d'onore, ne ho viste tante di guide, ma di tutte le guide
che io...
- Ho fatto del mio meglio.
- Be', questo vero, poveraccio, e io ho torto a maltrattarvi
cos dal momento che vi siete stancato a morte a lavorare, mentre
noi ce ne stavamo qui a sedere pensando solo ai nostri fastidi,
invece di esservi grati per quello che cercavate di fare per noi.
Andrtutto bene lo stesso. Possiamo prendere il treno delle sette
e trenta domattina. Avete preso i biglietti?
- S e ho fatto un affare, anche. Seconda classe.
- Mi fa piacere. Tutti gli altri viaggiano in seconda, e tanto
vale risparmiare quella spesa rovinosa della differenza. Quanto
avete pagato?
- Ventidue dollari l'uno... diretti per Bayreuth.
- To', non sapevo che si potessero acquistare biglietti diretti in
altri posti, oltre che a Londra e a Parigi.
- Forse certa gente non pu ma certa gente pu.. e pare che io
sia fra questi.
- Mi pare un prezzo un po' alto.
- Al contrario, il negoziante ha rinunziato alla percentuale.
- Negoziante?
- Si... li ho comprati dal tabaccaio.
- Oh, a proposito. Ci dovremo alzare piuttosto presto e sarbene
non aver da fare i bagagli. L'ombrello, le soprascarpe, i
sigari... cosa c'
- Accidenti, ho lasciato i sigari in banca.
- Ma guarda un po'! E dov'l'ombrello?
- Oh, quello l'avrdi sicuro. Non c'fretta.
- Che discorso questo?
- Oh, non c'da preoccuparsi; penserio a...
- Dov'quest'ombrello?
- E' qui a un passo... non ci vorrnemmeno...
- Dov'
- Be', mi pare di averlo lasciato dal tabaccaio; ma in ogni
modo...
- Tirate fuori i piedi di lsotto. Me l'ero immaginato! Dove sono
le vostre soprascarpe?
- Sono... ecco...
- Dove sono le soprascarpe?
- Ecco, vedete... Be', andata cosi. Prima l'agente ha detto...
- Che agente?
- Agente di polizia. Ma il sindaco...
- Che sindaco?
- Sindaco di Ginevra. Ma io dissi...
- Un momento. Che cosa avete?
- Chi, io? Niente. Cercarono tutti e due di convincermi a restare,
e...
- Restare dove?
- Be', il fatto ..
- Dove siete stato? Cosa vi ha tenuto in giro fino alle dieci e
mezzo di sera?
- Oh, vedete, dopo aver perso la lettera di credito, io...
- Voi state menando un po' troppo il can per l'aia. Avanti,
rispondete a questa domanda con una sola parola precisa. Dove sono
queste soprascarpe?
- Sono... Be', sono in guardina.
Abbozzai un sorrisetto pacificatore, ma si paralizz il clima non
si prestava. Alla Spedizione non parve umoristico il fatto che io
avessi passato tre o quattro ore in guardina. E nemmeno a me, in
fondo in fondo.
Dovetti spiegare tutta quanta la faccenda, e naturalmente venne
fuori che non potevamo prendere il primo treno, perchquesto
avrebbe lasciato in sospeso la lettera di credito. Sembrava
proprio che dovessimo andare a letto tutti risentiti e infelici,
ma per buona fortuna la cosa si potevitare. Capitdi nominare i
bauli, e io potei dire che avevo avuto cura di quel particolare.
- Via, siete proprio buono e premuroso e accurato e intelligente
per quanto vi possibile, e una vergogna. Avete agito in modo
splendido, mirabile, e mi dispiace di avervi rivolto anche una
sola parola di ingratitudine.
Questo discorso mi turbpidi certe altre parole e mi diede un
certo senso di disagio, percha proposito di quella commissione
dei bauli non mi sentivo cos sicuro come avrei voluto. Mi
sembrava, in certo qual modo, che ci fosse qualcosa di difettoso
anche l anche se non mi riusciva di toccarlo con mano e non
avevo voglia di andarlo a stuzzicare proprio allora, dato che era
tardi e forse era bene lasciare le cose come stavano.
Naturalmente, il mattino dopo, quando venne fuori che non potevamo
partire col primo treno, ci fu musica. Ma io non avevo tempo di
aspettare; sentii soltanto le battute di introduzione
dell'"ouverture", e poi mi misi in moto per andare a riprendere la
lettera di credito.
Mi sembr il momento buono per andare a dare un'occhiata a
quell'affare dei bauli e per cambiarlo, se ce n'era bisogno; e io
avevo il sospetto che ce ne fosse bisogno. Arrivai troppo tardi.
Il portiere dell'albergo disse che aveva spedito i bauli a Zurigo
la sera prima. Gli chiesi come aveva potuto farlo senza mostrare i
biglietti di viaggio.
- Non necessario, in Svizzera. Basta pagare, e si mandano i
bauli dove si vuole. Il solo bagaglio che viaggia gratis il
bagaglio a mano.
- Quanto avete speso per i bauli?
- Centoquaranta franchi.
- Ventotto dollari. C'di sicuro qualcosa che non va, in questa
storia dei bauli.
Poi incontrai il facchino. Mi disse:
- Non avete dormito bene, vero? Avete l'aria stanca. Se vi facesse
comodo una guida, ne arrivata una buona la notte scorsa, e non
ha impegni per cinque giorni; si chiama Ludi. Noi lo
raccomandiamo; "das heisst", il Grand H矌el Beau Rivage lo
raccomanda.
Declinai freddamente. Il mio spirito non si era ancora piegato. E
non mi piaceva che si facessero commenti sulla mia situazione.
Arrivai all'ufficio di polizia alle nove, sperando che per caso il
sindaco vi arrivasse prima della solita ora; ma non arriv Lci
si annoiava. Ogni volta che provavo a toccare qualcosa o a fare
qualcosa o a astenermi dal fare qualcosa, il poliziotto diceva che
era "d嶨endu". Pensai di fare pratica di lingua francese con lui,
ma non ne volle sapere. Si sarebbe detto che il suono della
propria lingua lo inasprisse in modo particolare.
Finalmente arriv il sindaco, e allora non ci furono pi seccature; poich nello stesso momento in cui egli convoc la
Corte Suprema (fanno sempre cos quando c'una controversia
intorno a oggetti di valore) e ebbe sistemato tutto a puntino e
appostato le sentinelle e ebbe fatto dire le preghiere dal
cappellano, la mia lettera non sigillata fu portata le aperta, e
dentro non c'era altro che certe fotografie; perch mi venne in
mente allora, io avevo tirato fuori la lettera di credito per far
posto alle fotografie e avevo messo la lettera nell'altra tasca,
cosa che provai con soddisfazione generale, tirandola fuori e
facendola vedere con grande esultanza. Allora i membri della Corte
si guardarono con espressione assente e poi mi guardarono e poi si
guardarono ancora fra di loro e poi mi lasciarono andare, ma
dissero che era un'imprudenza lasciarmi andare in giro e mi
chiesero qual era la mia professione. Dissi che facevo la guida.
Alzarono gli occhi al cielo con fare reverente e dissero: "Du
lieber Gott!", e io dissi qualche parola di ringraziamento per la
loro apparente ammirazione e mi affrettai alla volta della banca.
Comunque, il fatto di essere una guida gimi aveva reso esigente
circa l'ordine e il sistema e una cosa alla volta e ogni cosa a
suo tempo; e cos oltrepassai la banca e feci una deviazione e
partii alla ricerca dei due membri della Spedizione che mancavano.
Una carrozza bighellonava lvicino, e io mi lasciai convincere a
prenderla. Con cinon guadagnai in velocit ma era una trovata
riposante, e a me piacevano le cose riposanti. I festeggiamenti
della settimana per il seicentesimo anniversario della nascita
della libertsvizzera e della firma del Patto erano al culmine, e
tutte le vie erano pavesate di bandiere sventolanti.
Il cavallo e il vetturino erano ubriachi da tre giorni e tre
notti, e in quell'intervallo non avevano conosciuto nletto n stalla. Sembrava che si sentissero come me: sognanti e abbattuti.
Ma, col tempo, arrivammo. Entrai e suonai e chiesi a una cameriera
di correre a chiamare i nostri membri mancanti. Quella disse
qualcosa che non capii, e io tornai alla carrozza. Probabilmente
la ragazza mi aveva detto che quella gente non stava al suo piano
e che sarebbe stato giudizioso da parte mia andare pi in su e
suonare di piano in piano fino a che li avessi trovati; poichin
quegli appartamenti svizzeri, a quanto pare, l'unico modo di
trovare la famiglia giusta di aver pazienza e di azzeccare la
strada su per le scale. Calcolai che avrei dovuto aspettare un
quarto d'ora, essendovi tre particolari inseparabili da occasioni
del genere: primo, mettersi il cappello e scendere gi e
arrampicarsi in vettura; secondo, ritorno di uno dei due, che andato a prendere "l'altro guanto"; terzo, dopo un po', ritorno
dell'altro, che andato a prendere "I Verbi Francesi al primo
sguardo". Avrei passato quel quarto d'ora riflettendo e
prendendomela comoda.
Seguun intervallo di vuoto e di silenzio, e poi sentii una mano
posarsi sulla mia spalla, e trasalii. L'intruso era un vigile.
Alzai gli occhi e vidi che la scena era cambiata. C'era parecchia
folla e aveva quell'espressione di compiacimento e di interesse
caratteristici della folla che vede qualcuno nei guai. Il cavallo
dormiva e anche il vetturino, e certi ragazzi avevano addobbato
loro e me di vistosi ornamenti rubati alle innumerevoli aste delle
bandiere. Era uno spettacolo scandaloso. L'agente disse:
- Mi dispiace, ma non vi posso lasciare qui a dormire tutto il
giorno.
Mi sentii offeso e precisai dignitosamente:
- Chiedo scusa, non dormivo; pensavo.
- Bene, potete pensare, se volete, ma dovete pensare per conto
vostro; disturbate tutto il quartiere.
Lo scherzo valeva poco, e fece ridere la folla. Io russo qualche
volta, la notte, ma non verosimile che faccia certe cose in
pieno giorno e in certi posti. L'agente ci tolse gli ornamenti,
sembraddolorato dal nostro stato di abbandono e cerc veramente
di essere umano, ma disse che se ci fossimo fermati ancora sarebbe
stato costretto a farci pagare l'affitto... era la legge,
sentenzi e continua parlare, dicendo in tono amichevole che
gli sembravo piuttosto rincitrullito e che avrebbe voluto
sapere...
Lo interruppi con fare alquanto austero, e insinuai che speravo
che uno potesse fare un po' di festa in quei giorni, specialmente
se la cosa lo riguardava personalmente.
- Personalmente? - chiese il vigile. - E come?
- Perchseicento anni fa un mio antenato firmil Patto.
Riflettun momento, poi mi squadre disse:
- Antenato! A mio parere, l'avete firmato voi, il Patto, perchdi
tante vecchie anticaglie che ho visto... ma questo non c'entra.
Che cosa aspettate qui da tanto tempo?
Dissi:
- Non aspetto affatto da tanto tempo. Aspetto solo un quarto
d'ora, finchquelli dimenticano un guanto e un libro e tornano
indietro a prenderli. Poi gli precisai chi fossero le persone che
ero venuto a cercare. Fu molto gentile e comincia fare domande
alle file di teste e di spalle che sporgevano dalle finestre sopra
di noi. Allora una donna lassin alto grid
- Ah, quelli? Gli ho chiamato una carrozza e se ne sono andati da
un pezzo; verso le otto e mezzo, mi pare.
Era seccante. Diedi un'occhiata all'orologio, ma non dissi niente.
L'agente disse:
- Manca un quarto a mezzogiorno, vedete. Avreste dovuto informarvi
meglio. Avete dormito tre quarti d'ora, e con questo sole. Siete
abbrustolito, nero addirittura. E' incredibile. E forse perderete
il treno. Mi interessate molto: che mestiere fate?
Dissi che facevo la guida. Rimase di stucco, e, prima che potesse
riaversi, ce n'eravamo andati.
Quando arrivai al terzo piano dell'albergo, trovai che il nostro
alloggio era vuoto. Non ne fui sorpreso. Non appena una guida
distoglie lo sguardo dalla sua trib questa se ne va a fare
acquisti. Pivicina l'ora della partenza e picerto che se
ne vanno. Mi misi a sedere per cercare di pensare a quello che
avrei fatto bene a fare, ma di la poco il ragazzino dell'albergo
mi trove mi disse che la Spedizione era andata alla stazione da
mezz'ora. Era la prima volta, a quanto mi risultava, che facevano
una cosa sensata, e rimasi molto perplesso: era una delle faccende
che rendono la vita di una guida tanto difficile e incerta.
Proprio quando le cose stanno andando lisce, la gente ha un lucido
intervallo e tutte le combinazioni crollano e vanno in rovina.
Il treno doveva partire alle dodici precise. Erano le dodici e
dieci. Avrei potuto essere alla stazione in dieci minuti. Capii
che non avevo molto vantaggio in partenza, perchquello era un
rapido, e sul continente i rapidi sono piuttosto precisi e ci
tengono a partire, prima o poi, nella giornata prevista. La mia
gente era la sola che fosse rimasta nella sala d'aspetto; tutti
gli altri erano usciti e erano saliti in treno, come dicono da
quelle parti. I miei erano esausti per il nervosismo e per
l'impazienza; ma io li confortai e li rincuorai, e ci slanciammo.
Ma no! ecco un altro guaio. L'impiegato al cancello non era
soddisfatto dei biglietti. Li esamincautamente, deliberatamente,
sospettosamente; poi mi guardcon tanto d'occhi per un po', e
quindi chiamun altro impiegato. I due esaminarono i biglietti e
chiamarono un altro impiegato. Questi ne chiamarono altri, e
l'assemblea discusse e discusse e gesticole continuin quel
maniera, finchio li pregai di tener presente che il tempo volava
e di voler arrivare a un accomodamento e di lasciarci andare.
Allora mi dissero molto cortesemente che i biglietti avevano un
difetto, e mi chiesero dove li avevo presi.
Mi sembr di capire quale era la difficolt Vedete, avevo
comprato i biglietti da un tabaccaio, e naturalmente odoravano di
tabacco; senza dubbio, quelli avevano l'intenzione di far passare
la dogana ai biglietti e di riscuotere i diritti su quell'odore.
Cos decisi di essere perfettamente sincero; qualche volta il
mezzo migliore. Dissi:
- Signori, non vi voglio ingannare. Questi biglietti ferroviari...
- Ah, pardon, monsieur! Questi non sono biglietti ferroviari.
- Oh, - dissi, - questo il difetto?
- Ah, proprio cos monsieur. Questi sono biglietti della
lotteria, gi e una lotteria che stata estratta due anni fa.
Finsi di divertirmi moltissimo; tutto quel che si pu fare in
casi simili; eppure la cosa non serve a niente, perchnon inganna
nessuno, e voi vedete benissimo che tutti quanti intorno a voi vi
compatiscono e si vergognano di voi. Una delle situazioni pidure
della vita, secondo me, quando ci si sente pieni di tristezza e
di quel certo senso di sconfitta e di mortificazione, e si deve
assumere un aspetto gaio e malizioso, pur sapendo benissimo che
intanto la vostra Spedizione, tesoro del vostro cuore il cui amore
e la cui venerazione, secondo il costume della nostra civilt vi
spettano di diritto, si rode dall'umiliazione in presenza di
estranei, nel vedervi meritare e ottenere una compassione che una stigmata, un marchio... un marchio che vi bolla come... come
tutto ciche letale all'umana rispettabilit
Dissi allegramente che non importava niente, era solo uno di quei
piccoli incidenti che possono capitare a tutti... avrei avuto in
mano i biglietti giusti fra due minuti e saremmo ancora riusciti a
prendere il treno e, per di pi avremmo avuto qualcosa per farci
quattro risate in viaggio. Riuscii ad avere i biglietti in tempo,
belli timbrati e completi, ma poi venne fuori che non li potevo
portare via, perch con tutto il da fare che avevo avuto per via
dei due membri mancanti della comitiva, avevo saltato la
commissione della banca e non avevo soldi. E cos il treno part
e non sembr che ci fosse altro da fare, se non tornare
all'albergo, cosa che facemmo; ma fu un tipo di ritorno
malinconico e di poche parole. Cercai di introdurre un paio di
argomenti, come il panorama e la transustanziazione e altre cose
del genere, ma sembrava che non si intonassero con l'atmosfera.
Non avevamo pile nostre belle camere, ma ne trovammo delle altre
piuttosto sparpagliate, che tuttavia potevano andare. Mi dissi che
ora le cose si sarebbero sistemate, ma il capo della Spedizione
intim - Mandate su i bauli. Questo mi fece sudare freddo. C'era
un non so che di dubbio, in quella faccenda dei bauli. Ne ero
quasi certo. Stavo per proporre...
Ma un cenno della mano bast a frenarmi, e ricevetti
l'informazione che ormai ci saremmo accampati per tre giorni, per
vedere se riuscivamo a riposarci.
Io dissi che va bene, non c'bisogno di suonare il campanello;
vado giio e mi occupo io dei bauli. Presi una carrozza e andai
dritto dritto all'ufficio del signor Carlo Natural e gli chiesi
quali ordini gli avevo lasciato.
- Di mandare sette bauli all'albergo.
- E non ne dovevate riportare indietro qualcuno?
- No.
- Siete sicuro che io non vi abbia detto di riportarne indietro
sette che avreste trovato ammucchiati nell'entrata?
- Assolutamente sicuro che non me l'avete detto.
- Allora tutti e quattordici sono andati a Zurigo o a Gerico o
chissdove, e ci sarun tale finimondo all'albergo quando la
Spedizione...
Non finii, perchla testa cominciava a girarmi come un vortice, e
quando si in quello stato si crede di aver finito una frase e
invece no e ci si smarrisce a divagare e a sognare, e la prima
cosa di cui ci si rende conto che si va a finire sotto un
carrozzone o una mucca o qualche altra cosa.
Lasciai lla carrozza (me ne dimenticai) e sulla via del ritorno
esaminai ben bene la situazione e decisi di dare le dimissioni,
altrimenti era quasi certo che mi avrebbero licenziato. Ma non mi
sembr una buona idea quella di presentare le dimissioni di
persona; avrei fatto meglio a mandare un messaggio. Cos mandai a
chiamare il signor Ludi e gli spiegai che c'era una guida che si
voleva dimettere a causa di incompatibilitdi carattere, o di
stanchezza, o altro, e che, dal momento che il signor Ludi aveva
quattro o cinque giorni liberi gli avrei affidato il posto
vacante, se credeva di poterlo occupare. Quando fu tutto
sistemato, lo feci andare di sopra a dire alla Spedizione che, per
un errore della ditta Natural, eravamo senza bauli, lsul posto,
ma che ne avremmo avuto in abbondanza a Zurigo, e che avremmo
fatto bene a prendere il primo treno, fosse anche merci, o adibito
al trasporto della ghiaia o di materiale da costruzione, e a
partire immediatamente.
Esegula commissione e poi tornda me con un invito ad andare di
sopra. S certo; e, mentre andavamo verso la banca a prendere i
soldi e a riprendere i sigari e il tabacco, e poi dal tabaccaio a
ridargli indietro i biglietti della lotteria e a farmi restituire
l'ombrello, e poi alla ditta Natural a pagare la carrozza e a
mandarla via, e poi al commissariato a riprendere le soprascarpe e
a lasciare biglietti da visita per il sindaco e per la Corte
Suprema, mi descrisse il tempo che faceva negli alti strati della
Spedizione, e io capii che stavo benissimo dov'ero.
Rimasi in giro per i boschi fino alle quattro del pomeriggio, in
attesa che il tempo si rischiarasse, e poi mi feci vedere alla
stazione giusto in tempo per prendere l'espresso delle tre per
Zurigo, insieme alla Spedizione, ormai nelle mani di Ludi che ne
dirigeva la complessa manovra con poco sforzo apparente e senza
inconvenienti.
Insomma, io avevo lavorato come un negro finchero stato in
carica e avevo fatto del mio meglio; eppure tutta quella gente si
fermava a ricordare o sembrava interessarsi solo ai difetti della
mia amministrazione, non ai suoi pregi. Saltavano a pipari mille
particolari apprezzabili, per commentare e ripetere e fare un
sacco di storie su di un solo fatto, fino, mi sembr
all'esaurimento; e, del resto, non era poi un grande fatto,
considerato in se stesso... il fatto che io mi ero autoeletto
guida a Ginevra, e che avevo compiuto tanto lavoro da portare un
circo fino a Gerusalemme, e che malgrado cinon ero riuscito
nemmeno a portare la mia brigata fuori dalla citt Alla fine
dissi che non volevo pisentir parlare di quell'argomento, perch ero stufo. E dissi loro in faccia che non avrei fatto da guida mai
pi neanche se si fosse trattato di salvare una vita umana. E
spero di vivere abbastanza per provarlo. Sono del parere che sia
un compito difficile, stancante per il cervello, faticosissimo e
assolutamente ingrato, e tutto il guadagno che se ne ricava un
cuore dolente e uno spirito afflitto.


9. ROMANZO MEDIEVALE.


Capitolo 1. IL SEGRETO SVELATO.

Era notte. Nel vecchio e grandioso castello feudale di Klugenstein
regnava il silenzio. L'anno 1222 volgeva al termine. Lass nella
torre pialta del castello, brillava solitaria una luce. L si
stava svolgendo un consiglio segreto. Il vecchio e truce signore
di Klugenstein sedeva pensieroso su un alto seggio. Dopo una breve
pausa disse, con tenero accento: Figlia mia!
Un giovane di nobile aspetto, rivestito da capo a piedi di una
cotta di maglia, rispose: - Parlate, o padre!
- Figlia mia, arrivato il momento di svelare il mistero che stato l'enigma di tutta la tua giovane vita. Sappi, dunque, che
esso nacque dalla vicenda che sto per raccontarti. Mio fratello
Ulrico il granduca del Brandemburgo. Nostro padre, sul letto di
morte, decretche, se a Ulrico non fosse nato un figlio maschio,
la successione dovesse passare al mio casato, purchnascesse un
figlio maschio a me. Inoltre, nel caso che nl'uno nl'altro di
noi avesse figli maschi, ma solo femmine, la successione sarebbe
toccata alla figlia di Ulrico, se si fosse conservata pura; se no,
sarebbe toccata a mia figlia, purchavesse mantenuto un nome
senza macchia. E quindi io e la mia vecchia moglie qui presente
pregammo con fervore affinchci venisse accordata la grazia di un
figlio; ma la preghiera fu vana. Nascesti tu. Ero disperato.
Vedevo sfuggirmi di mano l'ambito premio e svanire il mio
splendido sogno! E avevo tanto sperato! Da cinque anni Ulrico era
sposato e ancora sua moglie non gli aveva partorito eredi, n dell'uno ndell'altro sesso.
"Ma, un momento!" mi dissi, "non tutto perduto". Uno stratagemma
salvatore mi aveva attraversato per il cervello.
Tu eri nata a mezzanotte. Solo il cerusico, la levatrice e sei
ancelle erano a conoscenza del tuo sesso. Li impiccai tutti quanti
prima che fosse trascorsa un'ora. Il mattino dopo tutta la baronia
fremeva di gioia alla proclamazione che era nato un figlio a
Klugenstein, un erede al possente Brandemburgo! E il segreto stato ben custodito. La sorella di tua madre in persona cur la
tua infanzia, e da quel momento in poi non avemmo pitimori.
Quando compisti dieci anni, nacque a Ulrico una figlia. Ne fummo
dispiaciutiti, ma sperammo nei buoni risultati della rosolia, dei
medici e di altri nemici naturali dell'infanzia; e perrimanemmo
sempre delusi. Visse e prosper.. cada la maledizione del cielo
su di lei! Ma non fa niente. Noi siamo al sicuro. Poich ah, ah!,
non abbiamo noi forse un figlio? E non forse nostro figlio il
futuro duca? Non cos o nostro beneamato Corrado? Poichper
donna ventottenne che tu sia, figlia mia, nessun altro nome
all'infuori di questo ti mai stato dato.
Ora capita che il tempo abbia fatto pesare la sua mano su mio
fratello, che si sta spegnendo pian piano. Occuparsi dello Stato
gli pesante, e desidera quindi che tu vada da lui e sii giduca
di fatto, seppure non ancora di nome. I tuoi servi sono pronti; tu
ti metterai in cammino stasera. Ora, ascolta bene. Ricorda parola
per parola quello che io ti dico. C'una legge, antica quanto la
Germania, per cui una donna che sieda anche un solo istante sul
grande seggio ducale prima di essere stata definitivamente
incoronata in presenza del popolo, DEVE MORIRE. Dunque, ascolta le
mie parole. Fingi umilt Pronuncia i tuoi giudizi dal seggio del
primo ministro che ai piedi del trono. Fai questo fino a quando
tu non sarai incoronata e al sicuro. E' improbabile che il tuo
sesso venga mai scoperto, ma fa parte della saggezza il rendere le
cose il pisicure possibile in questa traditrice vita terrena.
- Oh, padre mio! E' dunque per questo che la mia vita stata una
menzogna? Fu dunque con questo scopo, che io defraudassi dei suoi
diritti la mia innocente cugina? Oh, risparmiatemi, padre,
risparmiate vostra figlia!
- Come, donna! E' questa la ricompensa per l'augusto destino che
il mio cervello ha fabbricato per te? Per le ossa di mio padre,
questo tuo sentimento di debolezza mal si accorda col mio umore!
Vai immediatamente dal duca, e bada di non intralciare i miei
piani!
Questo fu il nocciolo di quella conversazione. A noi basti sapere
che le preghiere, le suppliche e le lacrime della tenera fanciulla
non servirono a niente. Nquesto naltro riusca commuovere il
vecchio testardo signore di Klugenstein. E cosi, alla fine, con il
cuore pesante, la figlia vide le porte del castello richiudersi
dietro di lei, e si trova cavalcare nel buio, circondata da una
signorile schiera di vassalli armati e da un buon seguito di
servi.
Dopo la partenza della figlia, il vecchio barone rimase seduto in
silenzio per molti minuti, e quindi si rivolse alla sua triste
consorte e disse:
- Madonna, sembra che le nostre faccende procedano bene. Sono gi passati tre mesi da quando inviai l'astuto e prestante conte
Detzin a compiere quella diabolica missione presso Costanza, la
figlia di mio fratello. Se egli fallisce, non saremo completamente
al sicuro; ma se riesce, nessun potere al mondo impedira nostra
figlia di diventare duchessa, anche se la fortuna contraria
dovesse decretare che lei non sia mai duca!
- Il mio cuore pieno di presentimenti; purch tutto finisca
bene!
- Balle, donna! Lascia gracchiare i gufi. Va' a letto e sogna
Brandemburgo e la gloria!


Capitolo 2. FESTEGGIAMENTI E LACRIME.

Sei giorni dopo le vicende raccontate nel capitolo precedente, la
brillante capitale del ducato del Brandemburgo risplendeva di
caroselli militari e risuonava dei suoni festosi della folla
fedele; poichCorrado, il giovane erede al trono, era arrivato.
Il cuore del vecchio duca era pieno di felicit tanto la bella
persona e il portamento aggraziato di Corrado avevano conquistato
il suo affetto in un attimo. Le grandi sale del palazzo erano
affollate di nobili che cavallerescamente davano il benvenuto a
Corrado; e tanto liete e gioiose sembravano tutte le cose, che
quello senti suoi timori e le sue pene svanire e cedere il posto
a una consolante letizia.
Ma in una stanza appartata del palazzo si svolgeva una scena ben
diversa. In piedi vicino a una finestra stava l'unica figlia del
duca, madonna Costanza. Aveva gli occhi rossi e gonfi e pieni di
lacrime. Era sola. Ben presto riprese a piangere, e disse ad alta
voce:
- Il fellone Detzin partito... fuggito dal ducato! All'inizio
non riuscivo a crederci, ma ahim... E' vero purtroppo! E l'amavo
tanto! Ho osato amarlo, pur sapendo che il duca mio padre non mi
avrebbe mai permesso di sposarlo. Lo amavo... ma ora lo odio! Con
tutta l'anima, lo odio! Oh, che sardi me? Sono perduta, perduta,
perduta! Diventerpazza!


Capitolo 3. L'AFFARE S'IMBROGLIA.

Trascorsero alcuni mesi. Tutti cantavano le lodi del governo del
giovane Corrado, e esaltavano la saggezza dei suoi giudizi, la
clemenza delle sue sentenze, la modestia con cui si comportava
nell'esercizio delle sue alte funzioni. Ben presto il vecchio duca
mise tutto nelle sue mani, e sedette in disparte ad ascoltare, con
orgogliosa soddisfazione, il suo erede che pronunciava i decreti
della corona dal seggio del primo ministro. Sarebbe sembrato
naturale che un essere come Corrado, amato e lodato e onorato da
tutti, dovesse essere felice. Ma, strano a dirsi, non lo era.
Poich si era accorto con sgomento che la principessa Costanza
aveva cominciato ad amarlo! L'amore di tutto il resto del mondo
significava felicite fortuna per lui, ma quello di Costanza era
carico di pericoli. E si era anche accorto che pure il vecchio
duca, beato, aveva scoperto la passione della figlia e gisognava
il matrimonio. Giorno per giorno, un po' della profonda tristezza
che aveva velato il volto della principessa si dissipava; giorno
per giorno, la speranza e l'animazione splendevano sempre pi luminose nei suoi occhi; a poco a poco, anche fuggenti sorrisi
cominciarono a visitare quel volto che era stato tanto turbato.
Corrado era sbalordito. Malediceva amaramente se stesso per avere
ceduto all'istinto che gli aveva fatto ricercare la compagnia di
una persona del suo sesso, quando era nuovo e straniero a palazzo,
quando era addolorato e desiderava quella pietche solo le donne
possono dare o sentire. Ora cominciava a evitare la cugina. Ma
questo non faceva che peggiorare la situazione, perch cosa
abbastanza naturale, pi la evitava e pi quella gli stava
intorno. Sulle prime la cosa lo sorprese, e poi lo allarm La
ragazza lo perseguitava; gli dava la caccia; gli capitava addosso
a tutte le ore e in tutti i luoghi, di notte come di giorno.
Sembrava stranamente ansiosa. C'era di sicuro un mistero, l sotto.
Questa storia non poteva durare in eterno. Il mondo intero ne
parlava. Il duca cominciava a sembrare perplesso. Il povero
Corrado, fra la paura e la profonda angoscia, si stava riducendo
l'ombra di se stesso. Un giorno, mentre usciva da un'anticamera
segreta, vicina alla galleria dei quadri, Costanza gli apparve
davanti e, stringendogli tutte e due le mani, esclam
- Oh, perchmai mi evitate? Che cosa ho fatto, che cosa ho detto
per perdere la vostra stima, poichsono certa di averla avuta per
il passato? Corrado, non mi disprezzate, abbiate pietdi un cuore
straziato! Non posso, non posso tacere pia lungo queste parole
che altrimenti mi ucciderebbero... IO VI AMO, CORRADO! Ecco,
disprezzatemi, se lo dovete, ma bisognava che le pronunciassi!
Corrado era ammutolito. Costanza esit un attimo, e poi,
equivocando il suo silenzio, mentre una gioia sfrenata le
divampava negli occhi, gli gettle braccia al collo e disse:
- Voi cedete! voi cedete! Voi mi potete amare, voi mi amerete! Oh,
dite che lo volete, mio amato, mio adorato Corrado!
Corrado emise un alto gemito. Un pallore mortale si era diffuso
sul suo volto, e tremava in ogni sua fibra. Ma presto, preso dalla
disperazione, respinse lontano da sla povera fanciulla e grid
- Voi non sapete ciche che chiedete! E' per ora e per sempre
impossibile!. E poi fugg come un delinquente e lasci la
principessa paralizzata dallo stupore. Un minuto dopo piangeva e
singhiozzava sul posto, e Corrado piangeva e singhiozzava in
camera sua. Entrambi erano disperati. Entrambi si vedevano a
faccia a faccia con la rovina.
Poco dopo Costanza si alz lentamente in piedi e si allontan dicendo:
- Pensate che lui disprezzava il mio amore, proprio nel momento in
cui credevo che si intenerisse il suo cuore crudele! Lo odio! Mi
ha scacciata, quest'uomo, mi ha scacciata come un cane!


Capitolo 4. LA TREMENDA RIVELAZIONE.

Passdel tempo. Un'immutabile tristezza velancora una volta il
viso della figlia del buon duca. Ormai, lei e Corrado non si
facevano pivedere insieme. Il duca se ne addolorava. Ma, via via
che le settimane passavano, le guance di Corrado riprendevano il
colore e i suoi occhi la vivacitdi un tempo, e amministrava il
governo con chiara e sempre pimatura saggezza.
Ma ben presto si cominci a sentire per il palazzo uno strano
sussurro. Il sussurro crebbe e anddilagando. Le malelingue della
cittse ne impadronirono. Invase tutto il ducato. E ecco ciche
diceva:
- Madonna Costanza ha dato alla luce un bambino!
Quando il signore di Klugenstein lo venne a conoscere, sventol tre volte intorno alla testa il suo elmo piumato e grid
- Viva il duca Corrado! Poich guardae, da questo giorno in poi,
la sua corona sicura! Detzin ha fatto bene la sua missione, e il
buon farabutto sarricompensato.
E diffuse la notizia in lungo e in largo, e per quarantott'ore non
ci fu un'anima in tutta la baronia che non ballasse e cantasse,
brindasse e accendesse luminarie per celebrare il grande
avvenimento, tutti felici e contenti a spese del vecchio
Klugenstein.


Capitolo 5. L'ORRENDA CATASTROFE.

Il processo era imminente. Tutti i grandi signori e baroni di
Brandemburgo erano riuniti nella sala del Tribunale del palazzo
ducale. Non c'era un solo posto libero, per gli spettatori, nin
piedi na sedere. Corrado, rivestito di porpora e di ermellino,
sedeva sul seggio del primo ministro, e ai suoi lati sedevano i
giudici del regno. Il vecchio duca aveva severamente ordinato che
il processo della figlia si svolgesse senza riguardi, e poi si era
messo a letto col cuore spezzato. I suoi giorni erano contati. Il
povero Corrado aveva scongiurato, come se si fosse trattato della
sua stessa vita, che gli venisse risparmiato il tormento di
giudicare il delitto di sua cugina, ma invano.
Il cuore pitriste di tutta la grande assemblea era nel petto di
Corrado.
Il pilieto era in quello di suo padre, poich di nascosto a sua
figlia Corrado, il vecchio barone Klugenstein era venuto e si
trovava tra la folla dei nobili, trionfante nella fortuna
ascendente del suo casato.
Dopo che gli araldi ebbero fatto il canonico proclama e dopo che
si furono svolti gli altri preliminari, il venerabile presidente
del Tribunale disse: - Prigioniera, avvicinatevi!
L'infelice principessa si alz a volto scoperto, davanti alla
vasta moltitudine. Il presidente del Tribunale continu
- Nobilissima signora, al cospetto degli alti giudici del reame,
Vostra Grazia accusata (e l'accusa provata) di avere, fuori
del santo matrimonio, dato alla luce un bambino; secondo la nostra
antica legge, la pena pena di morte, con un'unica eccezione,
della quale Sua Grazia il duca facente funzioni, il nostro buon
signore Corrado, vi dar conto nel pronunciare la solenne
sentenza. Orbene, offrite ascolto.
Corrado allung lo scettro, riluttante e, in quello stesso
istante, il cuore di donna che batteva sotto le sue vesti si
strinse di pietper la principessa condannata dal destino e gli
occhi gli si riempirono di lacrime.
Apr le labbra per parlare, ma il presidente del Tribunale disse
in fretta:
- Non l Vostra Grazia, non l Non si pulegalmente pronunciare
una sentenza contro un membro della famiglia ducale, SE NON DAL
TRONO DUCALE!
Un fremito arriv fino al cuore del povero Corrado e un tremito
scosse allo stesso modo la ferrea sagoma del vecchio duca. CORRADO
NON ERA STATO INCORONATO... avrebbe osato profanare il trono?
Esite impallidper lo spavento. Ma bisognava agire. Gisguardi
meravigliati si posavano su di lui. Se avesse esitato pia lungo
si sarebbero trasformati in sguardi sospettosi. Sal fino al
trono. Poi tese lo scettro un'altra volta e disse:
- Prigioniera, in nome del nostro sovrano, il sire Ulrico, duca di
Brandemburgo, procedo a compiere l'alto compito a me devoluto.
Date ascolto alle mie parole. Per l'antica legge del paese, a meno
che voi riveliate il complice della vostra colpa e lo consegniate
al carnefice, morirete, senza alcuna possibilitdi salvezza.
Cogliete quest'occasione; salvatevi finchsiete ancora in tempo:
fate il nome del padre del vostro bambino!
Un silenzio solenne scese sulla grande sala, un silenzio cos profondo che ognuno poteva sentire i battiti del proprio cuore.
Allora la principessa si girlentamente con occhi rilucenti di
odio e, puntando l'indice teso verso Corrado, esclam
-Tu sei quel desso!
La tremenda consapevolezza del proprio rischio estremo, disperato,
strinse il cuore di Corrado in un gelo simile al gelo stesso della
morte. Quale potere sulla terra lo avrebbe potuto salvare? Per
confutare l'accusa avrebbe dovuto rivelare di essere una donna; e,
per una donna non coronata, sedere sul trono ducale significava la
morte! Nello stesso preciso istante, lui e il suo vecchio padre
arcigno stramazzarono al suolo svenuti.
(...)
Il seguito di questa emozionante e avventurosa storia NON si trova
nsi trover in questa nin altre pubblicazioni, nora nin
futuro.
La verit che ho ficcato il mio eroe (o eroina) in un tale
vicolo cieco che non vedo proprio come mi sar possibile tirarlo
(o tirarla) fuori; e quindi mi lavo le mani di tutta quanta la
faccenda, e lascio che la persona in questione se la sbrighi come
meglio pu o, se no, ci crepi. Credevo che sarebbe stato
abbastanza facile superare questa piccola difficolt ma ora la
cosa mi appare diversamente.






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