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AFORISMI E DISCORSI DEL BUDDHA
PREFAZIONE E SCELTA A CURA DI MARIO PIANTELLI
TRADUZIONI DI EUGENIO FROLA E PIO FILIPPANI-RONCONI

EDIZIONI TEA


Editori Associati S.p.A. Via Monte di Piet1/A - 20121 Milano

1967 e 1968 UTET, corso Raffaello 28, 10125 Torino Edizione su licenza della UTET dai Volumi I e II del Canone Buddhista appartenenti alla Collezione dei Classici delle religioni sezione I "Le religioni orientali" diretta da Oscar Botto 1988 Editori Associati S.p.A., Milano
per la Prefazione

Prima edizione TEA ottobre 1988

Stampa: Officine Grafiche Stianti, Sancasciano-Firenze




PREFAZIONE
La scelta di testi buddhistici che il lettore si trova fra le mani un po' diversa da quelle correnti, in cui all'esigenza di presentazione dottrinale si sovrappongono variamente preoccupazioni apologetiche, tentativi di ricostruzione "biografica" della vicenda terrena del Buddha, pregiudizi in sintonia con la "de-mitizzazione" caratteristica dell'orizzonte culturale d'Occidente negli ultimi due secoli. In srispettabilissime e non prive d'interesse, siffatte antologie tendono tuttavia ad ingenerare nei non "addetti ai lavori" un duplice equivoco. Da un lato, infatti, i passi - pervenutici attraverso un secolare lavoro di correzioni e messe a punto pio meno standardizzate secondo l'ottica dell'una o dell'altra scuola - sono suscettibili d'esser recepiti dal lettore non avvertito come veridica testimonianza del pensiero stesso dell'antico asceta sulle cui labbra son posti gli insegnamenti ch'essi trasmettono, che - tutti - saranno cosritenuti in sostanza esenti da alterazioni ed elaborazioni. Dall'altro lato, il contenuto di tali insegnamenti, ridotto all'osso e spogliato di tutta la variopinta ricchezza della visione del mondo indiana che fa da sfondo alla predicazione buddhistica, appare, nella sua stringatezza e nella sua tecnicit al tempo stesso singolarmente "moderno" e insopportabilmente arido ciche in realtnon Ci siamo sforzati, attingendo alle versioni giportate a termine da Eugenio Frola e Pio Filippani-Ronconi, di mettere a disposizione di chi nutra qualche interesse per il Buddhismo antico una immagine di esso abbastanza fedele da evitare letture ingenuamente "fondamentaliste" e da mostrarne insieme la complessite l'articolazione mitica. La nostra cura di rispettare l'integritdei materiali, forniti senza tagli nadattamenti (al di fuori delle ripetizioni espunte ginei testi dell'edizione in lingua pali, in base ad ovvie esigenze editoriali!), ha in qualche misura limitato la vastitdella selezione di "aforismi e discorsi del Buddha" che proponiamo in questo volume, ma restano sufficienti elementi al quadro per alimentare questa ambizione.
Colui che sarebbe stato in futuro oggetto come Buddha, del culto di milioni di uomini, Gautama l'asceta (muni, "silenzioso", o sramana, "sforzantesi" in vista della purificazione e del conseguimento della liberazione dal ciclo delle rinascite) trascorse la sua esistenza, elemosinando il vitto quotidiano e predicando i suoi precetti, nella piana gangetica orientale qualche tempo prima dell'invasione da parte d'Alessandro il Macedone della provincia del Sindh (327-325 a.C.) La sua datazione oggetto di controversie e dipende dalla correlazione che s'intende stabilire con la consacrazione dell'imperatore Asoka della dinastia dei Maurya, la quale sembra aver avuto luogo verso il 270 a. Cristo. Fonti indiane, a noi pervenute anche in versione tibetana e cinese, pongono la morte del fondatore del Buddhismo un secolo innanzi tale data mentre la tradizione singalese la spinge a duecentodiciott'anni prima di essa. Altre testimonianze, che parlano di centosedici anni tra i due eventi, o pongono Gautama verso la metdel VI secolo a.C., godono di minor considerazione. I fatti di cui possiamo esser sicuri - o quasi quanto a lui e al suo entourage sono relativamente esigui: nei decenni della sua vita itinerante (si sarebbe spento verso l'ottantina), egli ottenne un certo prestigio presso la "borghesia" urbana ed esponenti dell'aristocrazia dei regni locali, tra cui primeggiavano quello dei Magadha, allora retto da Bimbisara della dinastia Haryanka, deposto e fatto uccidere dal figlio Ajatasatru, e quello dei Kosala governato da Prasenajit, a sua volta detronizzato dal figlio Virudhaka. La politica espansionistica di quest'ultimo finper assoggettare, ancor vivo Gautama, la piccola repubblica aristocratica degli Sakya, nella terra dei Kosala settentrionali (Uttarakosala), oggi a cavallo del confine indonepalese. Gautama stesso era probabilmente originario di quella zona, come attesta il suo epiteto di Sakyamuni ("Asceta degli Sakya"). Il nome simbolico di Siddhartha ("Che ha raggiunto il suo scopo"), la nascita in una famiglia principesca o addirittura regale, i nomi dei genitori (Suddhodana e Mayadevi), la conquista della bellissima sposa Yasodhara, l'abbandono del palazzo paterno a seguito del turbamento insorto dall'incontro traumatizzante con la realtdel male nel mondo, esemplificato in un vegliardo, un infermo e un morto, sono tratti d'una leggenda atemporale che si sovrappone ad una biografia certo meno nota nei suoi inizi che nel suo esito, esattamente come avverrper Gesnei racconti evangelici. Invero la qualitdel meraviglioso che circonda il Buddha ricorda sotto alcuni rispetti, quella che in tali racconti ci familiare. Lo vediamo misurarsi con il Maligno (Mara, "l'uccisore", divino e demoniaco principe del mondo dominato dal desiderio) in una serie di tentazioni simboleggianti le possibili deviazioni dalla sua vocazione di maestro spirituale - la sfida a tramutare una montagna in oro l'offerta della regalite del dominio sul mondo... e, piinsinuante di tutte, la tentazione ad abbandonare subito la vita e le sue pene, senza giungere ai fastigi dell'insegnamento e ai suoi mille scacchi e delusioni. Lo vediamo camminare sulle acque, discendere dal cielo su una scala d'oro e di gemme con ai fianchi gli dei Brahma ed Indra, dichiarare solennemente "chi vede me, vede il Dharma", la legge universale che, nella visione buddhista, prende in qualche modo il posto di Dio... Insomma, si direbbe che una sorta di archetipo comune sia sotteso alle narrazioni indiane e a quelle fiorite sulle rive del Mediterraneo. Le prime sono probabilmente piantiche, e meglio inquadrate - nei loro elementi straordinari - di quelle che circondano il Cristo. Cosla nascita del Buddha dal fianco materno, senza passare per la via umiliante dei comuni mortali, riprende il mito della nascita del dio Indra, ginoto fin dall'epoca dei Veda, mentre il docetismo occidentale riproduce con minor convinzione - e minor successo - il discorso sul corpo ultraterreno (lokottara) del Buddha, destinato a divenire, con i maestri del "Grande Veicolo" (Mahayana), un corpo fantasmatico (Nirmanakaya) proiettato dall'eterna Realtche fa tutt'uno con il Dharma (Dharmakaya) e destituito d'ogni funzione al di ldell'impartir la dottrina agli esseri umani prigionieri dell'illusione cosmica. Ben piconcreti sono i tratti relativi alla morte, avvenuta (dopo aver consumato un indigesto piatto di "delizie porcine", offerto a Gautama dal fabbro Cunda) nel parco presso Kuginagara, a qualche distanza dall'attuale Patna. Altrettanto attendibili sembrano i dati relativi ai parenti di cui Gautama si circondava (la zia Gautami, che lo avrebbe allevato, posta, non senza resistenze e perplessit a capo d'una comunitdi ascete; i cugini di Ananda e Devadatta, il quale ultimo avrebbe tentato di alienargli una parte dei discepoli e addirittura d'assassinarlo; il figlio Rahula), coscome ad altri personaggi di varie condizioni sociali che gli erano specialmente vicini, dal barbiere Vaisalin ai due brahmani rispettivamente designati col matronimico Sariputra e con l'appellativo del gotra o clan brahmanico d'appartenenza, Kasyapa. Il caso di quest'ultimo, succeduto al fondatore come capo della comunit(sangha), identico a quello dello stesso Gautama, il cui nome quello d'un gotra originato dal saggio Gotama, veggente di alcuni inni del Rgveda. Cisembrerebbe indicare che il Buddha fosse in realtanch'egli un brahmano, i tentativi di conciliare la tradizione, che lo fa invece appartenere alla stirpe guerriera degli ksatriya, con questo fatto sono poco convincenti. Che i nobili Sakya si fregiassero di un epiteto derivato dal loro guru familiare Kapila, il quale era un Gautama, una notizia che non pare trovare conferme al di ldel testo del poema Saundarananda di Agvaghosa (che - a corroborare la sua asserzione - ascrive erroneamente all'eroe divino Krsna l'appartenenza a un gotra diverso da quello del fratello Balarama!). Siamo intorno al I secolo d.C.: in quest'epoca i tratti biografici leggendari sono gidefinitivamente consolidati. La ricerca dell'appoggio delle dinastie regnanti nel subcontinente indiano, molto spesso d'origine ksatriya, e la polemica sempre piaccesa con i brahmani - e la loro ereditculturale - possono aver giocato nella confezione di tali tratti.

Il primo testo che si propone qui al lettore, il Mahapadanasuttanta, registra puntualmente la versione in discorso; ma il suo interesse sta piuttosto nella grandiosa cornice che fornisce alla vicenda, ormai fissata canonicamente del principe Siddhartha. Questa vi viene toccata, in effetti, soltanto per sommi capi, mentre si narra il suo archetipo eternamente ripetentesi, esemplificato dalla biografia d'un Buddha del remoto passato, chiamato Vipascit (in pali Vipassi "L'intelligente").
In un mondo destinato a ripresentare periodicamente le stesse situazioni, salvo dettagli accidentali di minore importanza, Gautama perde la sua unicit la trama del suo destino si scopre costituire semplicemente un momento dell'avvicendarsi delle etcosmiche, ciascuna con il suo uomo-Dio (questo il senso abituale dell'epiteto Bhagavat, "Possessore di maestdivina", piuttosto che "Beato", come tradizionalmente si traduce nelle lingue occidentali). Vengono sottolineate discrepanze e concordanze fra i vari Buddha, ma le seconde contano, evidentemente, ben pidelle prime: esse obbediscono ad una legge eterna che il pio buddhista invitato a contemplare con rapita meraviglia.
Sempre gli stessi sono i momenti della nascita, gl'incontri che scatenano l'angoscia del futuro Buddha, "Colui la cui mente naturata di comprensione" (Bodhisattva, in pali Bodhisatta), sempre gli stessi sono i trentadue segni prodigiosi che contraddistinguono il suo corpo impareggiabile, soprattutto sempre la stessa la veritch'egli giunge ad esperire al culmine della sua meditazione, nel "risveglio" che ne fa, a pieno titolo, il "Desto" (Buddha) della sua epoca. Tutto ci nella storia di Vipascit, si svolge su uno sfondo che ripete, ingigantendoli, i caratteri del mondo indiano contemporaneo ai redattori del testo: in questa preistoria - in cui il fatale declino delle cose ancora non incide nel tessuto stesso dell'esistere umano - si vive ottantamila anni, i discepoli sono contati a milioni, le regge hanno la bellezza e il fasto d'una fiaba. Occorre tenere presente come una siffatta visione sia solidale con i dati della biografia di Siddharta, ed anzi tragga, alla stessa stregua, la sua legittimazione da un discorso posto sulle labbra del Buddha in persona, come uniformemente il caso dei diversi sutra ("fili" onde si dipana l'insegnamento) contenuti nei Canoni delle varie scuole buddhistiche. Quello da cui i nostri testi son tratti, unico a sopravvivere nella sua intera estensione e in redazione "popolare" (nella lingua pali, basata sulla parlata stessa dei tempi del Buddha, anzichnel sanscrito - pio meno artificialmente regolarizzato - adottato per tempo dagli altri indirizzi dottrinali), appartiene alla "setta" affermatasi come ortodossia di stato nell'isola di Ceylon a metdel XII secolo d.C., quella che faceva capo al "Gran cenobio" (Mahavihara), affermatasi in un definitivo trionfo contro le rivali grazie al favore del re Parakkama Bahu I. Essa, che reclama per sl'antico titolo di "Dottrina degli Anziani" (Theravada) - giportato dal partito conservatore nato con lo scisma della comunitbuddhista consumatosi in occasione del Concilio di Pataliputra, tenutosi sotto Agoka -, fornisce oggi una guida spirituale ai popoli di tutta l'Indocina, ldove la repressione non ne ha indebolito la presa, ed la sola sopravvissuta tra le numerose consorelle della piantica stagione del Buddhismo indiano. Nella loro struttura attuale, i diversi testi che compongono il Canone in lingua pali furono messi per iscritto all'epoca di Ges in occasione d'un Concilio tenutosi nella capitale di Ceylon, Anuradhapura, dominato dalla figura del re Vattagamam, poi pivolte rimaneggiati nei secoli successivi, fino alla revisione in concomitanza con il Concilio tenutosi in Birmania tra il 1868 e il 1871, sotto il re Mindonmin. Dove il confronto con le corrispondenti parti dei Canoni d'altre "sette", come i Mahisasaka e i Sarvastivadin, possibile, questo lavoro di alterazione emerge limpidamente, come hanno dimostrato in particolare le ricerche di AndrBareau. Il fondo comune ai diversi Canoni comprendeva sia testi orali direttamente risalenti alla comunitattorno a Gautama, sia pie leggende, talora adattate da altra fonte, che dovevano specialmente esser diffuse nei centri, meta di pellegrinaggio, ricollegati all'una o all'altra tappa importante della carriera del Buddha: l'illuminazione, a Gaya, la prima predicazione, a Varanasi (Benares), la morte, a Kuginagara... In origine dovette trattarsi di passi brevi o brevissimi, concatenati soltanto in seguito dalla paziente fatica dei diascheuasti.

Il secondo testo che figura nella nostra scelta appunto un saggio di quella che potessere tale primitiva consistenza delle testimonianze confluite poi nei grandi sutra. Si tratta delle parole "profferite" dal Buddha (Udana), in forma poetica e spesso oscura, in occasione di determinate circostanze. L'asceta Gautama, negli altri testi solitamente impassibile e impersonale, privo di qualsiasi profilo individuale plausibile (a differenza della sua cerchia, in cui il carattere dei vari discepoli spesso lumeggiato in modo verisimile - e coerente - dal punto di vista delle loro diverse reazioni agli incidenti narrati), qui invece effonde, trasportato dall'emozione, l'animo suo e ci appare molto piumano e vicino alla "storicit dei personaggi dell'agiografia occidentale. Non mancano, invero, nelle ottantadue brevissime porzioni del testo, strutturate come altrettanti sutra, elementi mirabili e apparizioni ultraterrene, che danno ai "fioretti" del Buddha un profumo affine a quello dei racconti francescani che c'incantano nelle nostre pagine trecentesche. La sistemazione semicronologica dei passi, coscome l'uso di epiteti invalsi relativamente tardi, quali quello di Tathagata ("Colui ch'in tal guisa pervenuto"), mostrano, beninteso, che anche qui intervenuto un certo lavoro d'adattamento, ma la natura stessa dei materiali depone a favore della loro sostanziale antichit

Il terzo testo, che con le sue parti in versi sembra riecheggiare le strutture espositive del precedente, un compendio di norme per l'uomo che vive nel mondo,
dettate al giovane Sirigalaka, da cui il suo titolo (Singalovadasuttanta). Esso apre una serie d'insegnamenti che segnaliamo qui in quanto si presentano come non strettamente indirizzati agli asceti. Tali materiali costituiscono un aspetto del Buddhismo antico generalmente poco valutato: accade persino di leggere che le scuole del cosiddetto "Grande Veicolo" (Mahayana) avrebbero esse sole volto ai "laici" un interesse che era prima interamente concentrato sulla prassi dei "monaci". La rivalutazione della figura del Bodhisattva rispetto a quella dell'Arhat (Il "rispettabile" asceta che ha raggiunto la perfetta comprensione della dottrina ed certo di aver messo fine al meccanismo delle rinascite), centrale nel Buddhismo antico, starebbe a testimoniare tale evoluzione. In realtnon soltanto ritroviamo nei testi canonici tutta una precettistica indirizzata ai "laici" in quanto privati, ma anche una teoria della regalite dei suoi compiti specifici. Le sottesa una visione della storia del mondo, dell'umanite del viver sociale che appare saldamente radicata nella visione indiana del tempo ciclico, con il suo progressivo degenerare, da epoche auree di rispetto del Dharma e di paradisiaca pace universale, fino alla dura realtquotidiana del matsyanyaya, la sinistra legge del pesce grande che divora il pesce piccolo, fondamento della politica e legittimazione del contratto sociale che affida al monarca la gestione esclusiva della violenza (danda, "il bastone") che accompagna il potere.

Il quarto testo, l'Agannasuttanta, si occupa appunto di tale tematica, con un'esposizione di notevole interesse diretta a due brahmani, del gotra Vasistha e del gotra Bharadvaja rispettivamente. Le caratteristiche dei quattro grandi gruppi sociali indiani, ksatriya (che, significativamente, sono posti innanzi a tutti gli altri!), brahmani, vaisya ("quelli del popolo", produttori di ricchezze) e sudra ("servitori") sono passate in rivista, in quanto suscettibili di biasimo o di lode, senza far distinzione tra le tradizionali incombenze e i corrispondenti profili deontologici, che tanta parte prendono nella letteratura non buddhistica, mentre si censura espressamente la dottrina del primato dei brahmani, fondamento della prospettiva ortodossa dell'ordinamento castale. L'origine di quest'ultimo poi rintracciata, assieme a quella della societnel suo complesso, in una catena d'eventi che inizia con un vero e proprio mito del peccato originale, posto come causa di ogni tipo di differenziazione, a cominciare dall'apparire del tempo segnato dalle evoluzioni dei corpi celesti. Nutrizione, rapporti sessuali e proprietcompaiono via via, progressivamente inquinando l'originaria purezza di esseri tutti eguali tra loro, fino a render necessaria l'espropriazione della libertindividuale con la scelta di un detentore della regalit Quasi a far da contraltare a questo culmine negativo, ecco sorgere la prassi ascetica, fondata su un'esigenza di recupero della primitiva condizione beata, superando ogni differenziazione in una sorta di "regressione all'utero" pre-sociale. L'alternarsi dei cicli cosmici provvede, ovviamente, una alternativa a questa fuga all'indietro individuale, garantendo la fine dei mali del mondo attuale, allorchesso avrtoccato l'estremo della sua parabola d'abbiezione e di sofferenza, con il ritorno automatico all'etdell'oro.

quanto si discute nel quinto testo della nostra scelta, il Cakkavattisihanadasuttanta, che prende nome dal "ruggito leonino dell'Imperatore". La figura di questi designata con l'epiteto di a Colui che fa girare la ruota" (Cakravartin), ma anche il Buddha (che - potenzialmente - era destinato al ruolo di monarca universale, ove non avesse perseguito la via della conoscenza liberatrice) "Quegli che mette in moto la ruota" del Dharma! In effetti, l'ideologia del dominio imperiale propria della dinastia dei Maurya, in cui il simbolismo della ruota centralissimo, pervade ancora la prima parte di questa analisi del declino della societe della qualitdella vita, in concomitanza con l'eclissarsi via via della funzione regale. Si direbbe quasi che il disagio conseguente al crollo dei Maurya e alla frammentazione del quadro politico indiano nei secoli immediatamente precedenti l'era cristiana pesi sulla visione espressa nella narrazione, qui diretta ad un'assemblea di discepoli. Invece di assistere ad un brusco rivolgimento, come avviene nella dottrina non buddhistica delle etcosmiche, il lettore si trova innanzi, una volta giunto al punto di assoluta negativitsociale, ad un lento ritorno ai valori giabbandonati e al conseguente miglioramento della qualitdella vita, che ripercorre, con una sorta di moto pendolare, l'arco del declino dianzi tratteggiato. Ciche l'asceta, con il suo deciso e coerente invertire la tendenza negativa, compie nello spazio d'una sola esistenza, la societattinge con una lenta e faticosa riforma dei costumi fino al ritorno all'assoluta positivitdelle origini. Alla figura messianica di Kalkin, il futuro avatara del dio Visnu, che con il suo bianco destriero e la sua spada invincibile riporter per l'ortodossia brahmanica, il secolo aureo, subentra qui la promessa del Buddha futuro, Maitreya ("Il compassionevole"), destinato a venire quando i tempi saranno maturi, piuttosto che a provocarne egli stesso, drammaticamente, la fine. Scomparso il ruolo divino di direzione della vicenda del mondo, il suo dipanarsi resta affidato alle leggi impersonali del divenire. Ad esse non sfuggono gli stessi d, a cominciare da Brahma, che la tradizione non buddhista vuole manifestatore delle cose tutte. Costui, che ha larga parte nei miti accentrati nella carriera del Buddha, viene spogliato della sua funzione cosmogonica e ricondotto nel novero degli esseri soggetti al ciclo delle rinascite.

Il sesto testo documenta, tra l'altro, gli esiti di questo processo. Brahma, venuto in esistenza per un processo spontaneo e legato soltanto al consumarsi del deposito di meriti accumulati in un precedente ciclo cosmico, ignora la propria origine ed identit convinto, in buona fede, d'essere il Signore e l'Origine degli esseri. La sua posizione ci rammenta irresistibilmente quella dello Yhwh veterotestamentario nella rilettura operata dagli gnostici: demiurgo all'oscuro delle piprofonde realtche, atemporalmente, lo precedono, costui dichiara con le parole di Isaia (XLV, 5): "Io sono il Signore e non c'alcun altro; fuori di me non c'dio", esattamente come qui, nel Patikasuttanta, Brahma proclama: "Io sono Brahma, il Gran Brahma, l'onnipotente, il padrone, il fattore, il creatore, l'altissimo, l'ordinatore, il possente padre di ciche fu e sar" Si tratta di un passo abbastanza rilevante, da venir riprodotto in piversioni: la pinota nel lunghissimo Brahmajalasutta (II, 3, 5).
Invero il Buddhismo antico ha molti tratti in comune con le scuole della gnosi mediterranea: civale specialmente per la valutazione sostanzialmente negativa dell'esistenza mondana in s dominata da forze ciecamente protese al suo perpetuarsi (ipostatizzate nel sinistro Mara), contrapposta ad una Realtassolutamente altra, trascendente e ineffabile (che qui naturalmente, rappresentata dal concetto-limite del Nirvana). Non sappiamo se vi sia stata una effettiva connessione tra le due gnosi, ma molto porta a supporlo: cosapprendiamo da un'iscrizione di Asoka ch'egli aveva spedito missionari a diversi sovrani ellenistici, mentre Clemente Alessandrino mostra di conoscere l'esistenza del Buddha e il nome di sua madre, Maya, sembra figurare nelle aretalogie isiache. In ogni caso, la nozione dell'ignoranza del presunto manifestatore del mondo s'inserisce chiaramente nel disegno della vicenda spirituale indiana: vi si allude in forma enigmatica ginella chiusa del famoso Nasavyasukta del Rgveda (X, 129, 6-7): "Chi davvero sa, chi qui potrebbe enunciare dond'stata generata, dond'questa manifestazione?... Se invero la stabilo se invero no, Colui ch'di questo mondo l'eccelso Supervisore, nel sublime spazio celeste, Costui soltanto lo sa, se pure non l'ignora!", mentre nella Brhadaranyakopanisad (I, 4) troviamo uno sviluppo del tema come fondamento del timore, oscuro e ingiustificato, provato dal S(Atman) venuto in esistenza al principio dei tempi. Al contrario, nelle cosmogonie mediterranee degli antecedenti significativi alla dottrina in discorso non sono facilmente reperibili! Il Patikasuttanta ha anche altri motivi d'interesse: le rivalitfra gli antichi asceti, a colpi di prodigi e di straordinarie operazione di potenza, vi appare vividamente, e porta con sun meraviglioso tutto indiano. Non manca neppure la favola con animali per protagonisti, un genere accolto largamente nei racconti delle vite anteriori del Buddha (Jataka), e diffusosi nei secoli in tutto l'antico Oriente, dove se ne constata l'impiego per ammaestramento e per diletto come nei racconti d'Esopo e Fedro che ci sono familiari.

Il settimo testo apre il discorso sugl'insegnamenti centrali del Buddhismo antico, orientati a guidare la prassi ascetica e a fornire ad essa le basi teoretiche indispensabili all'attingimento dei suoi frutti pielevati. Appunto da tali frutti prende nome il Samannaphalasutta, che introduce quale interlocutore del Buddha il possente e sinistro monarca dei Maghada, Ajatasatru (" Colui il cui nemico scilicet capace di vincerlo - non ancora nato"), designato col matronimico Vaidehiputra ("Figlio di [Cellana, principessa] dei Videha"). Ancorchla narrazione non vi faccia esplicitamente riferimento, gravano sullo sfondo del dialogo cupe vicende, che ne coinvolgono entrambi i protagonisti. Su consiglio del malvagio cugino di Gautama, Devadatta, Ajatasatru avrebbe organizzato una congiura contro l'anziano genitore e, una volta ottenutane l'abdicazione, l'avrebbe messo a morte - otto anni prima della estinzione del Nirvana di Gautama stesso. Quando si consideri che il defunto re, Bimbisara, era ritenuto assai favorevole al Buddha, e che, sempre per istigazione di Devadatta, Ajatasatru avrebbe consentito a un attentato contro il maestro (lasciando libero sulla sua strada il feroce elefante da battaglia Dhanapala), l'impeccabile cortesia con cui questi gisi rivolge permetterd'apprezzarne vieppiil distacco dal mondo e l'equanimit L'autocrate ci appare - secondo un modello ideale di regalitattenta alle speculazioni pisottili dei maitres-penser contemporanei testimoniato da numerosi testi dell'India antica, a cominciare dalle famose a Domande di re Menandro" (Milindapanha) - curioso degl'insegnamenti eterodossi rispetto alla tradizione brahmanica e ne riassume concisamente i principali. Si tratta di un prezioso repertorio di notizie sulla predicazione di guide spirituali contemporanee a Gautama, che consente di cogliere lo sfondo su cui egli viene a situarsi, sebbene la presentazione delle dottrine rivali sia - qua e l- deformata quasi ai limiti della caricatura. Cos se ancora possibile riconoscere i tratti del severo fatalismo di Gopala "il Bardo" (Maskarin), fondatore della "setta" degli Allvika, la complessa etica del Tainismo, fondata quanto quella buddhistica - e pidi essa! - sulla non-violenza (ahimsa), non emerge affatto dalle parole riportate del suo iniziatore, Vardhamana "il Vincitore" (Jina, epiteto dello stesso Gautama), a il Grande Eroe" (Mahavira), "il Facitore del guado" dell'oceano delle rinascite (Tirthamkara). Designato con l'epiteto di a Libero da nodi" (Nirgrantha) e col patronimico Nayaputra ("Figlio del [principe Siddhartha della schiatta dei] Naya"), questi presentato da Ajatasatru che era suo parente! - discettante sulla figura dell'asceta in oscuri rapporti con le "acque" (vari), forse metafora del flusso di materia entro la coscienza - in concomitanza con la condotta egoisticamente motivata - (asrava), o allusione alla rappresentazione mentale dell'alluvione destinata a spazzar via le contaminazioni mentali (varunidharana), importante momento dello yoga jainistico. In contrasto con l'inconcludente caos delle esposizioni a suo tempo ascoltate da Ajatasatru, il Buddha gli spiega con persuasiva eloquenza l'ascesi e i suoi frutti. Dapprima egli lo conduce ad ammettere - in un linguaggio sorprendentemente "democratico"! - la promozione di status goduta nella societindiana da ogni asceta, prescindendo dalla sua prassi e dalle dottrine ad essa soggiacenti, poi traccia, sullo sfondo quasi picaresco dei costumi poco dignitosi o troppo liberi della massa degli yogin itineranti dei suoi tempi, un quadro delle regole di vita per i propri seguaci, in termini prevalentemente negativi. Segue la precettistica positiva, che vien dipanando, in termini standardizzati costantemente ripresi nel Canone pali, il percorso meditativo seguito dall'asceta buddhista, gradino per gradino. Gli stati di consapevolezza via via attinti sono descritti e illustrati con attraenti similitudini, ma Ajatasatru, pur favorevolmente impressionato dalla lunga serie d'istruzioni, si limita ad una professione di rifugio nel Buddha ed alla confessione del proprio parricidio, senza deporre le insegne regali per la veste ocra del rinunciatario. Gautama commenta che la macchia contratta col parricidio stesso gli ha precluso la comprensione ultima del Dharma cospazientemente insegnatogli.

Ancora una volta si respira il meraviglioso nell'ottavo testo, il Kevaddhasutta, dove una classificazione delle varie capacitparanormali attingibili mediante l'ascesi seguita dalla narrazione dei viaggi celesti di un praticante, che riprende un tema caro alla letteratura apocalittica in Occidente. La ricerca d'un substrato unitario dei quattro elementi che formano il mondo, mentre spinge alla sua ascesa in reami paradisiaci l'asceta, animato da un astratto spirito d'indagine intellettualistica, offre il destro al redattore della narrazione per porre in rilievo al solito la nescienza di Brahma. Essa sbocca in ultimo nella scoperta del fine, ben piesistenzialmente significativo, del Nirvana. Su questo sfondo s'inserisce nuovamente la presentazione standardizzata dell'iter ascetico del perfetto discepolo del Buddha.

La pratica meditativa, fondata sull'esercizio continuato dell'attenzione non coinvolta portata sui diversi momenti della vita psicofisiologica, anzitutto, resa attraente, nell'esposizione diretta ai "laici", attraverso l'elenco dei suoi sottoprodotti, appartenenti alla sfera del folklore yogico, mentre agli "addetti ai lavori" essa interessa come via di superamento delle false identificazioni dell'"io" con l'uno o l'altro settore dell'esistenza esteriore Si tratta di utilizzare la consapevolezza (vyjana, lett. "conoscenza comprensiva"), momento culminante del processo di percezione dell'universo oggettuale e ubi consistam del senso d'identitpersonale, come strumento di indebolimento e poi di negazione di questa stessa identit identificata dal pensiero buddistico (ma non sappiamo se dallo stesso Gautama!) con l'Atman del lessico brahmanico, il Simperituro ed atemporale che funge, appunto, da testimone della vita dei sensi e della mente. "Questo non sono io, questo non il mio Atman", ripete il meditante buddhista, prendendo in considerazione i vari strati della propria struttura corporea e dei propri flussi e riflussi sensoriali e psichici, sistemati in cinque skandha ("complessi", "aggregati") via via piintimi. La conclusione che non vi da nessuna parte un Atman suscettibile d'essere scoperto. Fino a qui l'indagine buddhistica riproduce, mutatis mutandis, quella vedantica, fondata negli antichi insegnamenti delle Upanisad. Ma mentre quest'ultima sbocca nella presa di coscienza di un Atman ch'il puro soggetto immanente nell'indagatore, irriducibile al mondo oggettuale su cui la ricerca s'era esercitata fino a quel momento, il procedere buddhistico s'arresta alla disidentificazione e proclama che l'Atman stesso uno pseudo-concetto. Questa comprensione liberatrice possibile soltanto quando gl'"ingorghi" impuri della vita mentale (asrava) sono stati vinti dalla paziente fatica di riorientamento di essa, cui la prassi ascetica in primissimo luogo mira.

Il nono testo, fondamentale per la comprensione di tale prassi, chiamato Mahasatipatthanasuttanta, dai quattro "pilastri dell'attenzione/memoria" (smrtyupasthana) su cui esso particolarmente indugia. Di notevole rilievo vi la presentazione delle quattro Nobili Verit(Aryasatya) legate alla predicazione buddhistica fin dalle origini, che ripropongono la scoperta del disagio esistenziale (duhkha; il termine non designa soltanto il dolore e la sofferenza, ma piin generale ogni forma di esperienza negativa e traumatizzante) seguendo il formalismo dell'antica medicina indiana: a) individuazione della presenza del morbo in base alla constatata presenza dei sintomi di esso; b) ricerca dell'eziologia del morbo; c) accertamento dell'efficacia della rimozione delle cause del morbo, in quanto producente la scomparsa dei sintomi; d) prescrizione della cura vera e propria. Questa consiste nell'Ottuplice Sentiero (Astangamarga), probabilmente la piantica sistematizzazione dell'iter ascetico buddhistico, le cui tappe sono qui chiaramente descritte. Il nesso tra disagio esistenziale e coinvolgimento involontario nel rapporto con l'oggetto, sentito come sete (trsna) nei confronti dell'oggetto medesimo, il punto forte della struttura delle Nobili Verit e la sua scoperta tutt'uno con il "risveglio" che fa di Gautama il Buddha della sua epoca. Tale nesso viene esplicitato per tempo - in stretta associazione con una teoria del ciclo delle rinascite che si sforza di fare a meno della nozione di un Atman trasmigrante di corpo in corpo - attraverso l'analisi del processo del pratityasamutpada ("sorgere in concomitanza con il verificarsi di condizioni date"). Si tratta del momento teoretico sentito come di maggiore importanza nel Buddhismo antico, rivalutato poi anche dalle scuole del "Grande Veicolo", in ispecie da quella che fa capo al maestro Nagarjuna (II secolo d.C.), che fonda in esso la sua dottrina della vacuit(sunyata) di tutti i momenti del divenire, in quanto destituiti di autonomia ontologica.

Ad esso dedicato il decimo testo, che prende il nome di Mahanidanasuttanta dalle tappe del processo in discorso, presentate come altrettante cause/condizioni (nidana) nei confronti delle tappe immediatamente successive. Vi si trova anche una critica articolata delle teorie relative all'Atman (reso con "anima" dal Frola) che mostra ancora una volta l'attenzione degli ambienti buddhistici alle componenti del pensiero indiano diverse dal loro indirizzo. Giova ricordarlo, il Buddhismo anche una "filosofia"! Segnaliamo altresla corrispondenza stabilita tra i diversi stati di meditazione ed una serie di condizioni paradisiache sempre pielevate. Si tratta di una nota caratteristica della riflessione indiana sullo yoga fin dall'epoca pre-classica, che ritroviamo tanto in testi tecnici come il commento agli Yogasutra ascritto a Vyasa, quanto nelle dominanti sillogi puraniche ed agamiche che ispirano la pimatura visione induistica. Del resto, la tradizione assegna una visione siffatta giai maestri di Gautama, che l'avrebbero guidato rispettivamente all'attingimento del settimo ed ottavo stato sopracosciente: Arada Kalama di Vaisall, nel territorio della repubblica aristocratica di Vrjji, e il meno caratterizzato Udraka Ramaputra di Rajagrha, l'antica capitale dei Magadha. Di fatto, la capacitdi accedere via via a queste stazioni sempre pirarefatte di esercizio dell'attenzione, fino ai gradi di attenzione vuota in cui la pratica culmina, sono condizione necessaria, ma non sufficiente alla esperienza terminale del Nirvana. Allorchil Buddha stesso si spegne, tale esperienza detta comportare dapprima l'ascesa fino alla condizione pielevata, quella in cui non v'pipresenza nassenza d'attenzione (naivasamjnanasamjnayatana), indi la ridiscesa graduale allo stato di consapevolezza empirico. Come un pendolo che abbia descritta in tal modo interamente la propria curva, acquistando movimento ed energia, la coscienza del movente riparte poi verso gli stati pielevati fino a raggiungere la quarta esperienza. Qui, a mettra il mondo delle forme (rupadhatu) e quello dell'informe (arupyadhatu), quasi aprendosi uno spazio interstiziale per uscire definitivamente dal cosmo, il Buddha si estingue (Mahaparinibbanasuttanta, VI, 8-9). A parte il ricorso al motivo "pendolare", che giavevamo notato a proposito delle etcosmiche, questo passo (in cui concordano sostanzialmente le varianti della narrazione appartenenti ai diversi Canoni in lingua diversa dalla pali sopravvissuti fino a noi, mostrandone l'antichit) rivela l'importanza tutta particolare della "via di mezzo" fra affermazione e negazione, tanto spesso reperibile nelle fonti buddhistiche. Val la pena di segnalare che, appunto in corrispondenza della divisione fra i due mondi accennati, i maestri del "Grande Veicolo" pongono il "corpo fruitivo" del Buddha (Sambhogakaya), sempre risplendente innanzi alla visione trascendente dei bodhisattva. L'estinzione dell'asceta Gautama viene cosa configurarsi come una sorta di riassorbimento nella sua realtarchetipale...

L'undicesimo testo ci trasporta ancora una volta nei mondi divini, con maggior vividezza del consueto e una certa rivalutazione del ruolo di Brahma (o almeno di un Brahma!). La narrazione della entitcelestiale dalla quale trae nome il Janavasabhasuttanta, ancorchdestinata, ancora una volta, a servir da quadro ad un'esposizione di temi dottrinali, folgora di luci trascendenti e anticipa le vivaci visioni dei sutra mahayanici.

Terminata la visitazione di questi materiali, si spera che il lettore, ormai edotto dei contenuti e del tono degl'insegnamenti buddhistici, sia in grado di apprezzare e gustare la gemma dell'apoftegmatica in lingua pali, che chiude la scelta propostagli: Il dodicesimo testo infatti il famoso Dhammapada ("Impronta del Dharma"), raccolta di 423 strofe, molte delle quali reperibili, con le circostanze in cui furono pronunciate, in altre porzioni del Canone. L'elevatezza dei precetti, la sobria dignitdell'espressione, l'uso sapiente delle similitudini, la vigorosa impostazione stilistica, ldove le ripetizioni veicolano l'appassionata convinzione del poeta-maestro, fanno di questa breve eppur grande opera un classico degno di figurare nella biblioteca spirituale dell'umanit

MARIO PIANTELLI

NOTA BIBLIOGRAFICA





Nella presente edizione, si sono conservate le annotazioni dei curatori, P. Filippani-Ronconi ed E. Frola, contenute nella pivasta edizione del Canone Buddhista (2 Voll., UTET, Torino 1967-68) cui il lettore rimandato per approfondimenti e per una sommaria bibliografia ragionata.
Pivasta la bibliografia che correda il bel saggio di 0. BOTTO, Buddha, Esperienze, Fossano 1974, PP. 209-221 (ristampato per i tipi di Mondadori nella collana "Uomini e religioni", 1984) e quella in appendice alla Storia del Buddhismo, di A. PEZZALI (EMI, Bologna 1983, PP.391-433). Vale la pena di ricordare, comparsi pidi recente, Der buddhistische Kanon: eine Bibliographie, di G. GRONBOLD (Harassowitz, Wiesbaden, 1984), di speciale interesse per rendersi conto dell'imponente letteratura che fa da sfondo ai testi qui presentati, e En suivant Bouddha, di A. BAREAU (Lebaud, Paris 1985), con una vasta scelta dai Canoni delle diverse "sette" del Buddhismo antico, ordinata biograficamente e colma di preziose annotazioni. Degna di nota anche la bibliografia sparsa nelle note del Buddhismo e Cristianesimo in dialogo, di M. ZAGO (Cittnuova, Roma 1985), che contiene pidi quanto non prometta il titolo. Recente la traduzione italiana del saggio di H.W. SCHUMANN, Der Histortsche Buddha, Diederichs, Koln 1982 (trad. it., Il Buddha storico, Salerno, Roma 1986), con una bibliografia circostanziata, cosa come La spiritualitbuddhista, ancora di M. ZAGO (Studium, Roma 1986), con piccola bibliografia alle pp. 7579 e scelta di testi in appendice. Da ultimo, si possono segnalare le traduzioni italiane dei classici The Central Philosophy of Buddhismo, di T.V.R. MURTI (Allen & Unwin, London 1955; it., La filosofia centrale del Buddhismo, Ubaldini, Roma 1983), Buddhism Thought in India, di E. CONZE (Allen 8, Unwin, London 1962; trad. it., il pensiero del Buddhismo indiano, Ed. Mediterranee, Roma 1988) e Buddhist Philosophy in Theory and Practice, di H. GUEETHER (Shambala, Berkeley 1971; trad. it., La filosofia buddhista nella teoria e nella pratica, Ubaldini, Roma 1975), che aiuteranno il lettore ad orientarsi nei labirinti delle diverse scuole di pensiero buddhistiche.

M.P.

Aforismi e discorsi del Buddha








MAHAPADANASUTTANTA
(LA GRANDE LEGGENDA)









PRIMA PARTE

Cosho sentito:

1. Un tempo il Sublime dimorava a Savatthi nel Jetavana, il parco di Anathapindika, in una piccola capanna di Rosa Muschiata. Allora a molti monaci, tornati dal giro di elemosina, dopo il pasto, nel rotondo padiglione di Rosa Muschiata, insieme seduti, insieme riuniti, sorse una conversazione sui tempi passati: "Coserano i tempi passati, coserano i tempi passati".
2. Udil Sublime col divino orecchio purificato, sorpassante la condizione umana, la conversazione di quei monaci. Allora il Sublime, sorto da sedere, si diresse al rotondo padiglione di Rosa Muschiata ed entratovi si sedsu di un apprestato sedile. Sedutosi il Sublime si rivolse ai monaci:
"Ajatasatru Per quale conversazione, o monaci, siete ora insieme seduti, quale era il mutuo discorso ora interrotto? ".
Cosessendo stato detto, un monaco disse al Sublime cos "Ecco, o signore, a noi, tornati dal giro di elemosina, dopo il pasto, nel rotondo padiglione di Rosa Muschiah, insieme seduti, insieme riuniti, sorse una conversazione sui tempi passati: " coserano i tempi passati, coserano i tempi passati". Questa la mutua conversazione interrotta allorquando comparve il Sublime ".
3. "Non desiderereste voi, o monaci, udire un discorso sui tempi passati ? ".
"Di citempo , o sublime, di citempo, o Benvenuto, ciche il sublime vorrdire sui tempi passati i monaci, udendo dal Sublime, lo ricorderanno".
"Pertanto udite , o monaco, o ponete ben mente: io parler
"S o signore", assentirono i monaci al Sublime.
Il Sublime cosdisse:
4. "Fu nel 9levo, o monaci, che Vipassi il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, sorse nel mondo; fu nel 31evo, o monaci, che Sikhi il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, sorse nel mondo; fu nel medesimo 31evo che Vessabhu il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, sorse nel mondo. Fu nel nostro felice evo, o monaci, che Kakusandha il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato sorse nel mondo. E fu nel nostro felice evo che Konagamana il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato sorse nel mondo. E fu nel nostro felice evo che Kassapa il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, sorse nel mondo. E fu nel nostro felice evo, o monaci, che io attuale Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, son sorto nel mondo.
5. Vipassi, o monaci, il Sublime, Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di nascita nobile, sorse nella classe dei nobili. Sikhi, o monaci, il Sublime, Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di nascita nobile, sorse nella classe dei nobili. Vessabhu, o monaci, il Sublime, Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di nascita nobile, sorse nella classe dei nobili. Kakusandha, o monaci, il Sublime, Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di nascita brahmano, sorse nella classe dei brahmani. Konagamana, o monaci, il Sublime, Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di nascita brahmano, sorse nella classe dei brahmani. Kassapa, o monaci, il Sublime, Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di nascita brahmano, sorse nella classe dei brahmani. Io, o monaci, attuale Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, sono di nascita nobile, sorsi nella classe dei nobili.
6. Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di famiglia Kondanna. Sikhi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di famiglia Kondanfia. Vessabhu, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di famiglia Kondanna. Kakusandha, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di famiglia Kassapa. Konagamana, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di famiglia Kassapa. Kassapa, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di famiglia Kassapa. Io, o monaci, attuale Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, sono di famiglia Gotama.
7. Di Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, la durata della vita fu di 80.000 anni. Di Sikhi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, la durata della vita fu di 70.000 anni. Di Vessabhu, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, la durata della vita fu di 60.000 anni. Di Kakusandha, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, la durata della vita fu di 40.000 anni. Di Konagamana, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, la durata della vita fu di 30.000 anni. Di Kassapa, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, la durata della vita fu di 20.000 anni. A me, o monaci, attuale Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, un breve insignificante tempo di vita, facilmente danneggiabile, colui che ora vive a lungo vive cent'anni o poco pi
8. Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, raggiunse l'illuminazione al tronco di una bignonia. Sikhi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, raggiunse l'illuminazione al tronco di un loto bianco. Vessabhu, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto. perfettamente Svegliato, raggiunse l'illuminazione al tronco di un albero di sala. Kakusandha, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, raggiunse l'illuminazione al tronco di una acacia. Konagamana, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, raggiunse l'illuminazione al tronco di una ficus glomerulata. Kassapa, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, raggiunse l'illuminazione al tronco di una ficus indica. Io, o monaci, attuale Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, raggiunsi l'illuminazione al tronco di una ficus religiosa.
9. A Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu una coppia di discepoli di nome Kanda e Tissa, eccelsa nobile coppia. A Sikhi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu una coppia di discepoli di nome Abhibhu e Sambhava, eccelsa nobile coppia. A Vessabha, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu una coppia di discepoli di nome Son e Uttara, eccelsa nobile coppia. A Kakusandha, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu una coppia di discepoli di nome Vidhura e Sarijiva, eccelsa nobile coppia. A Konagamana, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu una coppia di discepoli di nome Bhiyyos e Uttara, eccelsa nobile coppia. A Kassapa, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato fu una coppia di discepoli di nome Tissa e Bharadvaja, eccelsa nobile coppia. A me, o monaci, ora una coppia di discepoli di nome Sariputta e Moggallana, eccelsa nobile coppia.
10. A Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, furono tre classi di discepoli. Una di queste classi fu di 6.800.000 monaci, una di queste classi fu di 100.000 monaci, una di queste classi fu di 80.000 monaci. A Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, le tre classi furono di discepoli tutti liberi dagli asava.
A Sikhi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, furono tre classi di discepoli. Una di queste classi fu di 100.000 monaci, una di queste classi fu di 80.000 monaci, una di queste classi fu di 70.000 monaci. A Sikhi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, le tre classi furono di discepoli tutti liberi dagli asava.
A Vessabhu, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, furono tre classi di discepoli. Una di queste classi fu di 80.000 monaci, una di queste classi fu di 70.000 monaci, una di queste classi fu di 60.000 monaci. A Vessabha o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, le tre classi furono di discepoli tutti liberi dagli asava.
A Kakusandha, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu una sola classe di discepoli, di 40.000 monaci. A Kakusandha, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, questa classe fu di discepoli tutti liberi dagli asava.
A Konagamana, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu una sola classe di discepoli di 30.000 monaci. A Konagamana, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, questa classe fu di discepoli tutti liberi dagli asava.
A Kassapa, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu una sola classe di discepoli di 20.000 monaci. A Kassapa, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, questa classe fu di discepoli tutti liberi dagli asava.
A me, o monaci, attualmente una sola classe di discepoli di 1350 monaci. A me, o monaci, questa classe di discepoli tutti liberi dagli asava.
I l. A Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu personale attendente, nobile personale attendente, un monaco di nome Asoka. A Sikhi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu personale attendente, nobile personale attendente, un monaco di nome Khemankara. A Vessabhu o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu personale attendente, nobile personale attendente, un monaco di nome Upasannaka A Kakusandha, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu personale attendente, nobile personale attendente, un monaco di nome Buddhija. A Konagamana, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu personale attendente, nobile personale attendente, un monaco di nome Sotthija. Kassapa, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu personale attendente, nobile personale attendente, un monaco di nome Sabbamitta. A me, o monaci, ora personale attendente, nobile personale attendente, il monaco Ananda.
12. A Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu padre il re di nome Bandhuma, la divina Bandhumati fu madre e genitrice. La cittdi nome Bandhumati fu capitale del re Bandhuma.
A Sikhi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu padre il re di nome Aruna, la divina Pabhavati fu madre e genitrice. La cittdi nome Arunavati fu capitale del re Aruna.
A Vessabhu, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu padre il re di nome Suppatita, la divina Yasavati fu madre e genitrice. La cittdi nome Anopama fu capitale del re Suppatita.
A Kakusandha, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu padre il brahmano di nome Aggidatta, la brahmana Visakha fu madre e genitrice. In quel tempo, o monaci, era re Khema. La cittKhemavati era la capitale del re Khema.
A Konagamana, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu padre il brahmano Yannadatta, la brahmana Uttara fu madre e genitrice. In quel tempo, o monaci, era re Sobha. La cittdi nome Sobhavati era la capitale del re Sobha.
A Kassapa, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu padre il brahmano Brahmadata, la brahmana Dhanavati fu madre e genitrice. In quel tempo, o monaci, fu re Kiki. La cittdi nome Baranasi (1) fu la capitale del re Kiki.
A me, o monaci, padre il re Suddhodana, la divina Maya fu madre e genitrice. Capitale la cittdi Kapilavatthu".
Cosparlil Sublime. Cosavendo parlato, il Benvenuto sorse da sedere e rientrnella dimora.
13. Allora, ai monaci, dopo la dipartita del Sublime, sorse questa conversazione:
"meraviglioso, o amici, straordinario, o amici, la grande potenza, la grande maestdel Compiuto. Infatti certamente il Compiuto ricorda gli antichi Buddha, totalmente estinti, che hanno superato gli impedimenti, interrotto l'andare, esausto il circolo, spenta l'agitazione; li ricorda nella stirpe, li ricorda nel nome, li ricorda nella famiglia, li ricorda nella durata della vita, li ricorda nei principali discepoli, li ricorda nelle classi di discepoli: "cosfurono durante la vita quei Sublimi, questi i nomi, queste le famiglie, questi i comportamenti, queste le dottrine, questi i saperi, queste le dimore, queste le liberazioni. Proprio cosfurono questi Sublimi". E che, o amici? Al Compiuto non forse presente una suprema forza, tale che essendo a lui ben presente questa suprema forza, il Compiuto ricorda gli antichi Buddha, totalmente estinti, che hanno superato gli impedimenti, interrotto l'andare, esausto il circolo, spenta l'agitazione; li ricorda nella stirpe, li ricorda nel nome, li ricorda nella famiglia, li ricorda nella durata della vita, li ricorda nelle classi di discepoli, li ricorda nei principali discepoli: " cosfurono durante la vita quei Sublimi, questi i nomi, queste le famiglie, questi i comportamenti, queste le dottrine, questi i saperi, queste le dimore, queste le liberazioni. Proprio cosfurono questi Sublimi"".
Questa era la mutua conversazione dei monaci.
14. Allora il Sublime, fattasi sera, uscito dalla meditazione, si diresse al rotondo padiglione di Rosa Muschiata. Entrato sedsull'apprestato sedile, sedutosi cosil Sublime si rivolse ai monaci:
"Per quale conversazione, o monaci, siete assieme seduti, quale era la mutua conversazione ora interrotta?".

Cosessendo stato detto, i monaci dissero al Sublime cos
" Ecco, o signore, a noi, dopo la dipartita del Sublime, sorse questa conversazione: " meravigliosa, o amici, straordinaria, o amici, la grande potenza, la grande maestdel Compiuto. Infatti certamente il Compiuto ricorda gli antichi Buddha, totalmente estinti, che hanno superato gli impedimenti, interrotto l'andare, esausto il circolo, spenta l'agitazione; li ricorda nella stirpe, li ricorda nel nome, li ricorda nella famiglia, li ricorda nella durata della vita, li ricorda nei principali discepoli, li ricorda nelle classi di discepoli: ' cosfurono durante la vita quei Sublimi, questi i nomi, queste le famiglie, questi i comportamenti, queste le dottrine, questi i saperi, queste le dimore, queste le liberazioni. Proprio cosfurono questi Sublimi'. E che, o amici? Al Compiuto non forse presente una suprema forza, tale che essendo a lui ben presente questa suprema forza, il Compiuto ricorda gli antichi Buddha, totalmente estinti, che hanno superato gli impedimenti, interrotto l'andare, esausto il circolo, spenta l'agitazione; li ricorda nella stirpe, li ricorda nel nome, li ricorda nella famiglia, li ricorda nella durata della vita, li ricorda nelle classi di discepoli, li ricorda nei principali discepoli: ' cosfurono durante la vita quei Sublimi, questi i nomi, queste le famiglie, questi i comportamenti, queste le dottrine, questi i saperi, queste le dimore, queste le liberazioni. Proprio cosfurono questi Sublimi '. Forse che gli d diedero al Sublime questa possibilitcon cui il Compiuto ricorda gli antichi Buddha, totalmente estinti, che hanno superato gli impedimenti, interrotto l'andare, esausto il circolo, spenta l'agitazione, li ricorda nella stirpe, li ricorda nel nome, li ricorda nella famiglia, li ricorda nella durata della vita, li ricorda nei principali discepoli, li ricorda nelle classi di discepoli: ' cosfurono durante la vita quei Sublimi, questi i nomi, queste le famiglie, questi i comportamenti, queste le dottrine, questi i saperi, queste le dimore, queste le liberazioni Proprio cosfurono questi Sublimi'?". Questa era la mutua conversazione interrotta allorquando comparve il Sublime".
15. o Proprio, o monaci, cosdal Compiuto ben conosciuta una regola universale per la conoscenza della quale il Compiuto, ricorda gli antichi Buddha, totalmente estinti, che hanno troncato gli impedimenti, interrotto l'andare, esausto il circolo, spinta l'agitazione; li ricorda nella stirpe, li ricorda nel nome, li ricorda nella famiglia, li ricorda nella durata della vita, li ricorda nei principali discepoli, li ricorda nelle classi di discepoli: " cosfurono durante la vita quei Sublimi, questi i nomi, queste le famiglie, questi i comportamenti, queste le dottrine, questi i saperi, queste le dimore, queste le liberazioni". Proprio cosfurono questi Sublimi. Gli d (2) diedero questa possibilital Sublime, colla quale il Sublime ricorda gli antichi Buddha, totalmente estinti, che hanno troncato gli impedimenti, interrotto l'andare, esausto il circolo, spenta l'agitazione; li ricorda nella stirpe, li ricorda nel nome, li ricorda nella famiglia, li ricorda nella durata della vita, li ricorda nei principali discepoli, li ricorda nelle classi di discepoli: " cosfurono durante la vita quei Sublimi, questi i nomi, queste le famiglie, questi i comportamenti, queste le dottrine, questi i saperi, queste le dimore, queste le liberazioni. Proprio cosfurono questi Sublimi". Non desidereste voi, o monaci, udire un altro discorso sui tempi passati? ".
"Di citempo, o Sublime, di citempo, o Benvenuto. Quell'ulteriore discorso sui tempi passati, che il Sublime ci far i monaci avendolo udito lo ricorderanno ".
"Pertanto udite, o monaci, e ponete ben mente: io parler".
"S o signore", assentirono i monaci al Sublime.
Il Sublime cosdisse:
16. "Fu proprio, o monaci, il 91evo quello in cui Vipassi il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, sorse nel mondo. Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di nascita nobile, sorse nella classe dei nobili. Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu di famiglia Kondanna. Di Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, la durata della vita fu di 80.000 anni. Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, raggiunse l'illuminazione, al tronco di una bignonia. A Virassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu una coppia di discepoli, di nome Khanda e Tissa, eccelsa nobile coppia. A Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, furono tre classi di discepoli. Una di queste classi fu di 6.800.000 monaci, una di queste classi fu di 100.000 monaci, una di queste classi fu di 80.000 monaci. A Virassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, le tre classi furono di discepoli tutti liberi dagli asava. A Virassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu personale attendente, nobile personale attendente, un monaco di nome Asoka. A Vipassi, o monaci, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, fu padre il re di nome Bandhuma, la divina Bandhumati fu madre e genitrice, la cittdi nome Bandhumati fu capitale del re Bandhuma.
17. Ecco o monaci, il Bodhisatta (3) Vipassi, trapassando dal coro degli d Tubista (4) entrconsapevole, cosciente nel grembo della madre. E questa una regola. E vi o monaci, questa regola: allorquando il Bodhisatta, trapassando dalla classe degli d Tubista, entra nel grembo della madre, allora nel mondo, coi suoi d, colle sue schiere di Mara, colle sue schiere di Brahma, coi suoi asceti e brahmani, colle sue generazioni di d e di uomini, un immenso eccelso splendore si manifesta, sorpassante il divino splendore degli d. Ed anche nei mondi intermedi, infelici, disordinati, bui, oscuri, nei quali questo sole e questa luna, cospotenti, cosmagnifici, non penetrano colla loro luce, anche lsi manifesta un immenso, eccelso splendore sorpassante la divina magnificenza degli d. E gli esseri, colsorti, per quello splendore mutuamente si riconoscono: " Vi sono certo altri esseri qui sorti ". E questo universo di 10.000 mondi freme, trema, si muove. Un immenso, eccelso splendore si manifesta nel mondo sorpassante la divina magnificenza degli d. Questa una regola. E vi o monaci, questa regola: allorquando il Bodhisatta entrato nel grembo della madre, allora quattro figli di d sopravvengono dalle quattro regioni per protezione: " Non il Bodhisatta, non la madre del Bodhisatta, o uomo, o non uomo, o chicchessia offenda". Questa una regola.
18. E vi o monaci, questa regola: allorquando il Bodhisatta sceso nel grembo della madre, la madre rimane naturalmente (5) osservante le regole di comportamento: si astiene dall'uccidere, si astiene dal non dato, si astiene da [cattivo stato per] brama, si astiene da menzogna, si astiene da vino, liquore, bevande eccitanti. Questa una regola.
19. E vi o monaci, questa regola: allorquando il Bodhisatta scese nel grembo della madre, nella madre del Bodhisatta non sorge pipensiero di desiderio vincolante nei riguardi di uomini e, senza pensiero pungente, la madre del Bodhisatta non con mente passionale verso alcun uomo (6). Questa una regola.
20. E vi o monaci, questa regola: allorquando il Bodhisatta sceso nel grembo della madre, la madre del Bodhisatta, pur nel possesso dei cinque tronchi del desiderio, pur dotata e provvista dei cinque tronchi del desiderio, li domina. Questa una regola.
21. E vi o monaci, questa regola: allorquando il Bodhisatta sceso nel grembo della madre, alla madre del Bodhisatta non sorge alcuna tristezza. Beata la madre del Bodhisatta, sana di corpo. La madre del Bodhisatta vede il Bodhisatta nella parte sinistra dell'utero, con ogni, anche pur minimo, organo. Come, o monaci, vi fosse un gioiello prezioso, puro, eccellente, a otto facce, ben tagliato, trasparente, chiaro, provvisto di ogni qualit ed in questo vi fosse infilato un filo azzurro, o giallo, o rosso, o bianco, e vi fosse un uomo di buona vista che avendolo preso in mano lo guardasse: "questo un gioiello prezioso, puro, eccellente, a otto facce, ben tagliato, chiaro, trasparente, provvisto di ogni qualit in cui infilato un filo azzurro, o giallo, o rosso, o bianco (7)". Proprio cos o monaci, quando il Bodhisatta sceso nel grembo della madre, alla madre del Bodhisatta non sorge alcuna tristezza. Beata la madre del Bodhisatta, sana di corpo. La madre del Bodhisatta vede il Bodhisatta nella parte sinistra dell'utero con ogni pur minimo organo. Questa una regola.
22. E vi o monaci, questa regola: sette giorni dopo la nascita del Bodhisatta, la madre del Bodhisatta compie il suo tempo, e risorge nel coro degli d Tubista. Questa una regola.
23. E vi o monaci, questa regola: mentre le altre donne partoriscono dopo aver portato nel loro ventre nove o dieci mesi, non cosla madre del Bodhisatta partorisce il Bodhisatta; infatti la madre del Bodhisatta porta nel suo ventre il Bodhisatta dieci mesi. Questa una regola (8).
24. E vi o monaci, questa regola: mentre le altre donne partoriscono sedute o giacenti, non cosla madre del Bodhisatta partorisce il Bodhisatta; in piedi la madre del Bodhisatta partorisce il Bodhisatta. Questa una regola.
25. E vi o monaci, questa regola: allorquando il Bodhisatta esce dal grembo della madre per primi lo accolgono gli d, posai gli uomini. E questa una regola.
26. E vi o monaci, questa regola: allorquando il Bodhisatta esce dal grembo della madre non tocca la terra e quattro figli di d si pongono, sorreggendolo, di fronte alla madre: " Sii felice, o divina, un figlio molto potente ti nato ". Questa una regola.
27. E vi o monaci, questa regola: allorquando il Bodhisatta esce dal grembo della madre, esce mondo, immacolato di siero, immacolato di muco, immacolato di sangue, immacolato di ogni impurit deterso, puro. Come, o monaci, ponendo una gemma preziosa su una stoffa di Casi la gemma preziosa non macchia la stoffa di Casi, nla stoffa di Casi macchia la gemma preziosa, perchl'una e l'altra sono pure, proprio cos o monaci, allorquando il Bodhisatta esce dal grembo della madre esce mondo, immacolato di siero, immacolato di muco, immacolato di sangue, immacolato di ogni impurit deterso, puro. Questa una regola.
28. E vi o monaci, questa regola: allorquando il Bodhisatta esce dal grembo della madre, due sorgenti d'acqua, sgorganti dal cielo, una di fredda, l'altra di calda acqua, sono lavacri al Bodhisatta ed alla madre. Questa una regola.
29. E vi o monaci, questa regola: appena nato il Bodhisatta, rizzandosi su entrambi i piedi, girandosi verso settentrione, compie sette passi, riparato da un bianco ombrello, scruta tutti i punti cardinali e con voce di toro dice: " Il primo io sono del mondo, il supremo io sono del mondo, l'eccelso io sono del mondo, questa l'ultima nascita, non vi sarpiper me ripetersi di vita ". Questa una regola.
30. E vi o monaci, questa regola: allorquando il Bodhisatta esce dal grembo della madre, allora nel mondo coi suoi d, colle sue schiere di Mara, colle sue schiere di Brahma, coi suoi asceti e brahmani, colle sue generazioni di d e di uomini, un immenso, eccelso splendore si manifesta sorpassante il divino splendore degli d. Ed anche nei mondi intermedi, infelici, disordinati, bui, oscuri, nei quali questo sole e questa luna, cospotenti, cosmagnifici, non penetrano colla loro luce, anche lsmanifesta un immenso, eccelso splendore sorpassante la divina magnificenza degli d. E gli esseri, colsorti, per quello splendore mutuamente si riconoscono: " Vi sono certo altri esseri qui sorti ". E questo universo di 10.000 mondi freme, trema, si muove. Un immenso, eccelso splendore si manifesta nel mondo sorpassante la divina magnificenza degli d. Questa una regola.
31. Essendo, o monaci, nato il fanciullo Vipassi, fu annunciato al re Bandhuma: "Un fanciullo, o divino, ti nato, guardalo, o divino". Il re Bandhuma, o monaci, visto il fanciullo Vipassi, fatti chiamare i brahmani astrologi, disse: " Guardino, o signori, i brahmani astrologi questo fanciullo ". E guardarono, o monaci, i brahmani astrologi il fanciullo Vipassi, indi dissero cosal re Bandhuma: " Felice tu sei, o divino, un molto potente figlio ti nato. Un gran tesoro tu hai, o gran re, una buona fortuna tu hai, o gran re, se nella tua famiglia un tale figlio nato. Questo fanciullo, o divino, provvisto dei trentadue segni di grande uomo, ed a colui che provvisto dei trentadue segni di grande uomo due destini sono possibili: se rimane nella casa un re giratore della ruota, giusto legittimo re, conquistatore delle quattro regioni, stabilizzatore della sicurezza del regno, possessore dei sette reali tesori. I sette reali tesori sono: il tesoro della ruota, il tesoro dell'elefante, il tesoro del cavallo, il tesoro del gioiello, il tesoro della donna, il tesoro del ministro di palazzo, il tesoro della guida. Questi sette. Inoltre egli avrmille figli valorosi, di bell'aspetto, vincitori dei nemici. Egli la terra, sino al confine dell'oceano, senza mazza, senza spada conquistata, colla legge governer Se invece abbandona la casa per l'anacoretismo, diventa un Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato e per lui il mondo libero da ogni velame.
32. E di quali, o divino, trentadue segni (9) questo fanciullo provvisto, ed a chi cosprovvisto, due destini sono possibili, se rimane nella casa un re giratore della ruota, giusto legittimo re, conquistatore delle quattro regioni, stabilizzatore della sicurezza del regno, possessore dei sette reali tesori ? I sette reali tesori sono: il tesoro della ruota, il tesoro dell'elefante, il tesoro del cavallo, il tesoro del gioiello, il tesoro della donna, il tesoro del ministro di palazzo, il tesoro della guida. Questi sette. Inoltre egli avrmille figli valorosi, di bell'aspetto, vincitori dei nemici. Egli la terra, sino al confine dell'oceano, senza mazza, senza spada conquistata, colla legge governer Se invece abbandona la casa per l'anacoretismo, diventa un Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato e per lui il mondo libero da ogni velame.
Questo giovane, o divino, ha piedi ben fatti, e che il fanciullo, o divino, abbia i piedi ben fatti ciad un grande uomo e proprio segno di grande uomo.
A questo fanciullo, o divino, sono tracciate sotto le piante dei piedi delle ruote con mille raggi, col loro cerchio, col loro mozzo, complete in ogni particolare, e che al fanciullo, o divino, siano tracciate sotto le piante dei piedi delle ruote, con mille raggi, col loro cerchio, col loro mozzo, complete in ogni particolare ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha snello il calcagno e che il fanciullo, o divino, abbia snello il calcagno ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha lunghe dita e che il fanciullo, o divino, abbia lunghe dita ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha morbidi e snelli mani e piedi e che il fanciullo, o divino, abbia morbidi e snelli mani e piedi ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha netti e proporzionati mani e piedi e che il fanciullo, o divino, abbia netti e proporzionati mani e piedi ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha le caviglie centrate sui piedi e che il fanciullo, o divino, abbia le caviglie centrate sui piedi ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, muscoloso come un'antilope e che il fanciullo, o divino, sia muscoloso come una antilope ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ritto, senza flettersi, tocca e ricopre con ambo le mani le ginocchia e che il fanciullo, o divino, ritto, senza flettersi, tocchi e ricopra con ambo le mani le ginocchia ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha il pene interamente coperto dalla sua guaina e che il fanciullo, o divino, abbia il pene interamente coperto dalla sua guaina ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha la pelle coloro dell'oro che il fanciullo, o divino, abbia la pelle coloro dell'oro ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha la pelle liscia, e per la levigatezza della pelle la polvere e la sozzura non gli attaccano e che il fanciullo, o divino, abbia la pelle liscia, per la levigatezza della pelle la polvere e la sozzura non gli si attacchino ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha peli solitari, ciascun pelo nasce da ciascun poro e che il fanciullo, o divini, abbia peli solitari, ciascun pelo nasca da ciascun poro ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha i peli ricci, un pelo ricci nasce da ogni poro e che il fanciullo, o divino, abbia i peli ricci, un pelo riccio nasca da ogni poro ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha peli neri, di colora scuro, avvolti su sstessi, rivolti verso destra e che il fanciullo, o divino, abbia peli neri, di colora scuro, avvolti su sstessi, rivolti verso destra ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha nelle membra la schiettezza di Brahma e che il fanciullo, o divino, abbia nelle membra la schiettezza di Brahma ciad un grande uomo proprio segni di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha sette bozze e che il fanciullo, o divino, abbia sette bozze ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha il corpo simile a quello di vecchio leone e che il fanciullo, o divino, abbia il corpo simile a quello di vecchio leone ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha ampie le spalle e che il fanciullo, o divino, abbia ampie le spalle ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha le proporzioni del fico bagnano: quale di lui l'altezza tale l'apertura delle braccia, quale di lui l'apertura delle braccia tale l'altezza e che il fanciullo, o divino, abbia le proporzioni del fico bagnano: quale di lui l'altezza tale l'apertura delle braccia, quale di lui l'apertura delle braccia tale l'altezza ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha rotonde le spalle e che il fanciullo, o divino, abbia rotonde le spalle ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha sensi assai acuti e che il fanciullo, o divino, abbia sensi assai acuti ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha la mascella leonina e che il fanciullo, o divino, abbia la mascella leonina ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha 40 denti e che il fanciullo, o divino, abbia 40 denti ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha i denti piani e che il fanciullo, o divino, abbia i denti piani ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha i denti intatti e che il fanciullo, o divino, abbia i denti intatti ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha i denti bianchi e che il fanciullo, o divino, abbia i denti bianchi ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha lunga la lingua e che il fanciullo, o divino, abbia lunga la lingua ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha la voce di Brahma e che il fanciullo, o divino, abbia la voce di Brahma ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha soave la voce quale di cucolo e che il fanciullo, o divino, abbia soave la voce quale di cucolo ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha nerissimi gli occhi e che il fanciullo, o divino, abbia nerissimi gli occhi ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha gli occhi bovini e che il fanciullo, o divino, abbia gli occhi bovini ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha tra le vellose sopraciglia un bianco ciuffo di morbidi peli, e che al fanciullo, o divino, sia tra le vellose sopraciglie un bianco ciuffo di morbidi peli ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
Questo fanciullo, o divino, ha il capo pari ad un turbante, e che al fanciullo, o divino, il capo sia pari ad un turbante ciad un grande uomo proprio segno di grande uomo.
33. Proprio di questi trentadue segni di grande uomo provvisto, o divino, questo fanciullo, ed a colui che provvisto dei trentadue segni di grande uomo due destini sono possibili: se rimane nella casa un re giratore della ruota, giusto, legittimo re, conquistatore delle quattro regioni, stabilizzatore della sicurezza del regno, possessore dei sette reali tesori. I sette reali tesori sono: il tesoro della ruota, il tesoro dell'elefante, il tesoro del cavallo, il tesoro del gioiello, il tesoro della donna, il tesoro del ministro di palazzo, il tesoro della guida. Questi sette. Inoltre egli avrmille figli valorosi, di bell'aspetto, vincitori dei nemici. Egli la terra, sino al confine dell'oceano, senza mazza, senza spada conquistata, colla legge governer Se invece abbandona la casa per l'anacoretismo, diventa un Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato e per lui il mondo libero da ogni velame".
Allora, o monaci, il re Bandhuma, fatti rivestire i brahmani astrologi di nuove vesti li soddisfdi tutti i loro desideri.
34. Allora o monaci, il re Bandhuma al fanciullo Vipassi procuruna nutrice. Alcuni lo dissetavano, alcuni lo lavavano, altri lo portavano, altri ancora lo curavano nelle sue membra. Dalla nascita, o monaci, sul fanciullo Vipassi fu steso giorno e notte un candido ombrello. " Non il freddo, nil caldo, nla polvere, nl'impurit nla rugiada gli siano di noia'. Appena nato, o monaci, il fanciullo Vipassi fu caro e gradito a molte persone. Come, o monaci, il loto azzurro, od il loto rosso, od il loto bianco sono cari e graditi a molte persone, proprio cos o monaci, il fanciullo Vipassi fu caro e gradito a molte persone. Cosegli era portato di grembo in grembo.
35. Appena nato, o monaci, il fanciullo Vipassi, era piacevolissimo, amabilissimo, dolcissimo, bellissimo. Come, o monaci, sul monte Himavant vi l'uccello di nome Kararika il cui canto piacevolissimo, amabilissimo, dolcissimo, bellissimo, proprio cos o monaci, il fanciullo Vipassi appena nato era piacevolissimo, amabilissimo, dolcissimo, bellissimo. Cosegli era portato di grembo in grembo.
36. Appena nato, o monaci, al fanciullo Vipassi, in conseguenza delle sue [precedenti] azioni si rese manifesto l'occhio divino col quale vedeva giorno e notte per un intero yojana.
37. Appena nato, o monaci, il fanciullo Vipassi attento vedeva come vedono i trentatrd. " Desto il fanciullo vede ", o monaci," Vipassi, Vipassi, Vipassi (10), cossorse questo nome al fanciullo. Allora, o monaci, il re Bandhuma quando sedeva in giudizio, preso sulle ginocchia il fanciullo Vipassi lo istruiva nel diritto. Dunque, o monaci, il fanciullo Vipassi, seduto sulle ginocchia del padre, osservando, riosservando, progredcon metodo nel diritto: " osservando, riosservando il fanciullo progredisce con metodo nel diritto ". E dunque, o monaci, al fanciullo Vipassi, essendo stato molte volte detto " Vipassi, Vipassi ", cossorse il nome.
38. Allora, o monaci, il re Bandhuma al fanciullo Vipassi fece costruire tre palazzi. Uno per la stagione delle piogge, uno per l'inverno, uno per l'estate, e lo soddisfnei cinque tronchi del desiderio. Allora proprio, o monaci, il fanciullo Vipassi, nel palazzo per la stagione delle piogge, rimaneva i quattro mesi della pioggia, circondato da donne e da strumenti musicali, nmai scendeva a terra dal suo palazzo.


SEZIONE DELLA NASCITA

FINE


SECONDA PARTE


l. Dunque, o monaci, il giovane Vipassi, passati molti anni, molte centinaia di anni, molte migliaia di anni, si rivolse al maestro di scuderia:
" Appresta, caro maestro di scuderia, un ben domo equipaggio, andremo attraverso il parco per vederne il territorio ".
" S o divino " ed il maestro di scuderia, o monaci, obbedendo al giovane Vipassi, fatto apprestare un ben domo equipaggio, annuncial giovane Vipassi: "pronto, o divino, il ben domo equipaggio, e pertanto tempo ".
Allora, o monaci, il giovane Vipassi, montato sul domo equipaggio, fu portato attraverso il territorio del parco.
2. Vide, o monaci, il giovane Vipassi, mentre era portato attraverso il parco, un uomo decrepito, chino come la trave di un tetto, appoggiato al bastone, tremulo, che andava malfermo per la tarda et allora si rivolse al maestro di scuderia:
"Com' caro maestro di scuderia, quest'uomo: i suoi capelli non sono come quelli degli altri, il suo corpo non come quello degli altri?".
" Quest'uomo, o divino, vecchio ".
" E perch caro maestro di scuderia, costui vecchio".
" Egli, o divino, vecchio perchormai non gli resta pilunga vita ".
" E che forse, caro maestro di scuderia, sono io stesso soggetto all'invecchiare, incontrerio stesso la vecchiaia?".
" Tu, o divino, ed io, tutti noi siamo soggetti ad invecchiare, ad incontrare la vecchiaia".
" Pertanto, caro maestro di scuderia, sito riportami dal territorio del parco al palazzo reale".
" S o divino ". Cos o monaci, il maestro di scuderia, ubbidendo al giovane Vipassi, lo ricondusse al palazzo reale. Allora, o monaci, il giovane Vipassi, rientrato al palazzo reale, addolorato, triste, medit "Ecco ora ben nota la nascita: certamente in conseguenza della nascita si sperimenta la vecchiaia".
3. Allora, o monaci, il re Bandhuma, fatto chiamare il maestro di scuderia, cosdisse:
" Si caro maestro di scuderia, divertito il giovane nel territorio del parco, stato felice, caro maestro di scuderia, il giovane nel territorio del parco?".
" Di certo, o divino, il giovane non si divertito nel territorio del parco, di certo, o divino, il giovane non stato felice nel territorio del parco".
" E che vide, caro maestro di scuderia, il giovane mentre era portato attraverso il territorio del parco? ".
"Vide, o divino, il giovane, mentre era portato-attraverso il territorio del parco, un uomo decrepito, curvo come la trave di un tetto, appoggiato al bastone, tremulo, che andava malfermo per la tarda et allora cosmi disse: ' com' caro maestro di scuderia, quest'uomo: i suoi capelli non sono come quelli degli altri, il suo corpo non come quello degli altri ? '. ' Quest'uomo, o divino, vecchio '. ' E perch caro maestro di scuderia, costui vecchio?'. 'Egli, o divino, vecchio perchormai non gli resta pilunga vita'. ' E che forse, caro maestro di scuderia, sono io stesso soggetto ad invecchiare, incontrerio stesso la vecchiaia? '. ' Tu, o divino, ed io, tutti noi siamo soggetti ad invecchiare, ad incontrare la vecchiaia '. ' Pertanto, caro maestro di scuderia, sito riportami dal territorio del parco al palazzo reale '. ' S o divino'. Cos o divino, ubbidendo al giovane Vipassi lo ricondussi al palazzo reale. Allora, o divino, il giovane Vipassi, rientrato al palazzo reale, addolorato, triste, medit ' ecco ora ben nota la nascita: certamente in conseguenza della nascita si sperimenta la vecchiaia ' ".
4. Allora, o monaci, al re Bandhuma cosfu: " Che il giovane Vipassi per questo non abbandoni il regno, che per questo non esca dalla casa per l'anacoretismo, che non si avveri la parola dei brahmani astrologi ! ".
Allora, o monaci, il re Bandhuma procurcon molta abbondanza al giovane Vipassi soddisfazioni nei cinque tronchi del desiderio, affinchil giovane Vipassi avesse da assumere il regno, affinchil giovane Vipassi non uscisse di casa per l'anacoretismo, affinchnon si avverasse la parola dei brahmani astrologi. Quindi, o monaci, il giovane Vipassi, nel possesso e nel godimento dei cinque tronchi del desiderio, si dilett
5. Dunque, o monaci, il giovane Vipassi, passati molti anni, molte centinaia di anni, molte migliaia di anni, si rivolse al maestro di scuderia:
" Appresta, caro maestro di scuderia, un ben domo equipaggio, andremo attraverso il parco per vederne il territorio ".
" S o divino " ed il maestro di scuderia, o monaci, obbedendo al giovane Vipassi, fatto apprestare un ben domo equipaggio, annuncial giovane Vipassi: "pronto, o divino, il ben domo equipaggio, e pertanto tempo".
Allora, o monaci, il giovane Vipassi, montato sul domo equipaggio, fu portato attraverso il territorio del parco.
6. Vide, o monaci, il giovane Vipassi, mentre era portato attraverso il parco, un uomo afflitto, dolente, gravemente infermo, giacente sui suoi escrementi, in condizioni di dover esser mosso da altri, portato da altri; allora si rivolse al maestro di scuderia:
" Come caro maestro di scuderia, quest'uomo: i suoi occhi non sono come quelli degli altri, il suo aspetto non come quello degli altri ? ".
" Quest'uomo, o divino, ammalato ".
"E perch caro maestro di scuderia, costui ammalato ? ".
" Egli, o divino, per le sue afflizioni divenuto ammalato ".
" E che forse, caro maestro di scuderia, sono io stesso soggetto all'ammalarmi, incontrerio stesso la malattia?".
" Tu, o divino, ed io, tutti noi siamo soggetti ad ammalarci, ad incontrare la malattia".
" Pertanto, caro maestro di scuderia, sito riportami dal territorio del parco al palazzo reale".
" S o divino ". Cos o monaci, il maestro di scuderia, ubbidendo al giovane Vipassi, lo ricondusse al palazzo reale. Allora, o monaci, il giovane Vipassi, rientrato al palazzo reale, addolorato, triste, medit "Ecco ora ben nota la nascita: certamente in conseguenza della nascita si sperimenta la vecchiaia, si sperimenta la malattia ".
7. Allora, o monaci, il re Bandhuma, fatto chiamare il maestro di scuderia, cosdisse:
" Si caro maestro di scuderia, divertito il giovane nel territorio del parco, stato felice, caro maestro di scuderia, il giovane nel territorio del parco? ".
" Di certo, o divino, il giovane non si divertito nel territorio del parco, di certo, o divino, il giovane non stato felice nel territorio del parco".
" E che vide, caro maestro di scuderia, il giovane mentre era portato attraverso il territorio del parco?".
" Vide, o divino, il giovane, mentre era portato attraverso il parco, un uomo afflitto, dolente, gravemente infermo, giacente sui suoi escrementi, in condizioni di dover essere mosso da altri, portato da altri; allora cosmi disse: ' Com' caro maestro di scuderia, quest'uomo: i suoi occhi non sono come quelli degli altri, il suo aspetto non come quello degli altri ? '. ' Quest'uomo, o divino, ammalato '. ' E perch caro maestro di scuderia, costui ammalato? '. ' Egli, o divino, per le sue afflizioni divenuto ammalato '. ' E che forse, caro maestro di scuderia, sono io stesso soggetto ad ammalarmi, incontrerio stesso la malattia? '. ' Tu, o divino, ed io, tutti noi siamo soggetti ad ammalarci, ad incontrare la malattia'. ' Pertanto, caro maestro di scuderia, sito riportami dal territorio del parco al palazzo reale '. ' S o divino '.
Cos o divino, ubbidendo al giovane Vipassi lo ricondussi al palazzo reale. Allora, o divino, il giovane Vipassi, rientrato al palazzo reale, addolorato, triste, medit ' ecco ora ben nota la nascita: certamente in conseguenza della nascita si sperimenta la vecchiaia, si sperimenta la malattia ' ".
8. Allora, o monaci, al re Bandhuma cosfu: " Che il giovane Vipassi per questo non abbandoni il regno, che per questo non esca dalla casa per l'anacoretismo, che non si avveri la parola dei brahmani astrologi!".
Allora, o monaci, il re Bandhuma procurcon molta abbondanza al giovane Vipassi soddisfazioni nei cinque tronchi del desiderio, affinchil giovane Vipassi avesse da assumere il regno, affinchil giovane Vipassi non uscisse di casa per l'anacoretismo, affinchnon si avverasse la parola dei brahmani astrologi. Quindi, o monaci, il giovane Vipassi, nel possesso e nel godimento dei cinque tronchi del desiderio, si dilett
9. Dunque, o monaci, il giovane Vipassi, passati molti anni, molte centinaia di anni, molte migliaia di anni, si rivolse al maestro di scuderia:
" Appresta, caro maestro di scuderia, un ben domo equipaggio, andremo attraverso il parco per vederne il territorio ".
"Si, o divino " ed il maestro di scuderia, o monaci, obbedendo al giovane Vipassi, fatto apprestare un ben domo equipaggio, annuncial giovane Vipassi: " pronto, o divino, il ben domo equipaggio, e pertanto tempo".
Allora, o monaci, il giovane Vipassi, montato sul domo equipaggio, fu portato attraverso il territorio del parco.
10. Vide o monaci, il giovane Vipassi, mentre era portato attraverso il parco, una moltitudine di uomini riuniti, dai molti aspetti, che portava un uomo di pelle oscura, flaccido; allora si rivolse al maestro di scuderia: "Chi caro maestro di scuderia, colui che quella moltitudine di uomini riuniti, dai molti aspetti, porta, di pelle oscura, flaccido? ".
" Costui, o divino, uno che ha compiuto il suo tempo ".
" Verso costui, che ha compiuto il suo tempo, caro maestro di scuderia, dirigi il cocchio ".
" S o divino ". E, o monaci, il maestro di scuderia, obbedendo al giovane Vipassi, diresse il cocchio verso colui che aveva compiuto il suo tempo. Vide cos o monaci, il giovane Vipassi il morto che aveva compiuto il suo tempo. Allora disse al maestro di scuderia:
" E come, caro maestro di scuderia, costui ha compiuto il suo tempo? ".
" Egli ha compiuto il suo tempo, npilo vedranno la madre ed il padre, ngli altri parenti, npiegli vedrla madre ed il padre, ngli altri parenti".
" E che forse, caro maestro di scuderia, anche io sono soggetto alla morte, incontrerla morte, e pime non vedranno il divino, la divina, ngli altri parenti; nio pivedril divino, la divina, ngli altri parenti? ".
" Tu, o divino, ed io, tutti noi siamo soggetti alla morte, incontreremo la morte, te pinon vedranno il divino, la divina, ngli altri parenti; tu pinon vedrai il divino, la divina, ngli altri parenti".
" Pertanto, caro maestro di scuderia, sito riportami dal territorio del parco al palazzo reale".
" S o divino ". Cos o monaci, il maestro di scuderia, obbedendo al giovane Vipassi, lo condusse al palazzo reale. Allora, o monaci, il giovane Vipassi, rientrato nel palazzo reale, addolorato, triste, medit " Ecco ora ben nota la nascita: certamente in conseguenza della nascita si sperimenta la vecchiaia, si sperimenta la malattia, si sperimenta la morte".
I l. Allora, o monaci, il re Bandhuma, fatto chiamare il maestro di scuderia, cosdisse:
" Si o caro maestro di scuderia, divertito il giovane nel territorio del parco, stato felice, caro maestro di scuderia, il giovane nel territorio del parco? ".
" Di certo, o divino, il giovane non si divertito nel territorio del parco, di certo, o divino, il giovane non stato felice nel territorio del parco".
" E che vide, caro maestro di scuderia, il giovane mentre era portato attraverso il territorio del parco? ".
" Vide, o divino, il giovane, mentre era portato attraverso il parco, una moltitudine di uomini, riuniti, dai molti aspetti, che portavano un uomo di pelle oscura, flaccido; allora mi disse: ' Chi caro maestro di scuderia, colui che quella moltitudine di uomini riuniti, dai molti aspetti, porta, di pelle oscura, flaccido? '. ' Costui, o divino, uno che ha compiuto il suo tempo '. ' Verso costui, che ha compiuto il suo tempo, caro maestro di scuderia, dirigi il cocchio '. ' S o divino' ed io, o divino, obbedendo al giovane Vipassi, diressi il cocchio verso colui che aveva compiuto il suo tempo. Vide cos o divino, il giovane il morto che aveva compiuto il suo tempo. Allora mi disse: ' E come, caro maestro di scuderia, costui ha compiuto il suo tempo? '. ' Egli ha compiuto il suo tempo, npilo vedranno la madre ed il padre, ngli altri parenti, npiegli vedrla madre ed il padre, ngli altri parenti '. ' E che forse, o caro maestro di scuderia, anche io sono soggetto alla morte, incontrerla morte, e pime non vedranno il divino, la divina, ngli altri parenti, nio pivedril divino, la divina, ngli altri parenti ? '. ' Tu, o divino, ed io, tutti noi siamo soggetti alla morte, incontreremo la morte te pinon vedranno il divino, la divina, ngli altri parenti; tu pinon vedrai il divino, la divina, ngli altri parenti '. ' Pertanto, caro maestro di scuderia, sito riportami dal territorio del parco al palazzo reale '. ' S o divino '.
Cos o divino, obbedendo al giovane Vipassi lo condussi al palazzo reale. Allora, o divino, il giovane Vipassi, rientrato nel palazzo reale, addolorato, triste, medit ' Ecco ora ben nota la nascita: certamente in conseguenza della nascita, si sperimenta la vecchiaia, si sperimenta la malattia, si sperimenta la morte'".
12. Allora, o monaci, al re Bandhuma cosfu: " Che il giovane Vipassi per questo non abbandoni il regno, che per questo non esca dalla casa per l'anacoretismo, che non si ; avveri la parola dei brahmani astrologi!".
Allora, o monaci, il re Bandhuma procurcon molta abbondanza al giovane Vipassi soddisfazioni nei cinque tronchi del desiderio, affinchil giovane Vipassi avesse da assumere il regno, affinchil giovane Vipassi non uscisse di casa per l'anacoretismo, affinchnon si verificasse la parola dei brahmani astrologi. Quindi, o monaci, il giovane Vipassi, nel possesso e nel godimento dei cinque tronchi del desiderio, si dilett
13. Dunque, o monaci, il giovane Vipassi, passati molti anni, molte centinaia di anni, molte migliaia di anni, si rivolse al maestro di scuderia:
" Appresta, caro maestro di scuderia, un ben domo equipaggio, andremo attraverso il parco per vederne il territorio ".
" S o divino ", ed il maestro di scuderia, o monaci, obbedendo al giovane Vipassi, fatto apprestare un ben domo equipaggio, annuncial giovane Vipassi: " pronto, o divino, il ben domo equipaggio, e pertanto tempo".
Allora, o monaci, il giovane Vipassi, montato sul domo equipaggio, fu portato attraverso il territorio del parco.
14. Vide, o monaci, il giovane Vipassi, mentre era portato attraverso il parco, un uomo raso il capo, errante, vestito di giallo; allora si rivolse al maestro di scuderia:
"Com' caro maestro di scuderia, quest'uomo: la sua testa non come quella degli altri, le sue vesti non sono come quelle degli altri?".
" Quest'uomo, o divino, uno che ha abbandonato ".
" E perch caro maestro di scuderia, costui uno che ha abbandonato ? ".
" Egli, o divino, uno che ha abbandonato, virtuoso per aver realizzata la dottrina, virtuoso per aver realizzata la calma, virtuoso per aver realizzati gli elementi salutari, virtuoso per aver realizzate azioni propiziatrici, virtuoso per mancanza di astio, virtuoso per la compassione verso gli esseri ".
" Virtuoso certo colui che ha abbandonato, caro maestro di scuderia, virtuoso per avere realizzata la dottrina, virtuoso per avere realizzata la calma, virtuoso per avere realizzati gli elementi salutari, virtuoso per avere realizzate azioni propiziatrici, virtuoso per mancanza di astio, virtuoso per la compassione verso gli esseri. Pertanto verso questo anacoreta, caro maestro di scuderia, dirigi il cocchio".
" S o divino ", cos o monaci, il maestro di scuderia, obbedendo al giovane Vipassi, diresse il cocchio verso l'anacoreta. Allora, o monaci, il giovane Vipassi disse all'anacoreta:
" Tu, o caro, chi sei, il tuo capo non come quello degli altri, le tue vesti non sono come quelle degli altri? ".
" Io, o divino, sono un anacoreta ".
" E come, o caro, tu sei un anacoreta? ".
" Io sono, o divino, un anacoreta, virtuoso per aver realizzata una dottrina, virtuoso per aver realizzata la calma, virtuoso per aver realizzati gli elementi salutari, virtuoso per aver realizzate azioni propiziatrici, virtuoso per mancanza di astio, virtuoso per la compassione verso gli esseri ".
15. Allora, o monaci, il giovane Vipassi disse al maestro di scuderia:
" Pertanto, caro maestro di scuderia, ritorna con il cocchio al palazzo reale, io invece rasi capelli e barba, indossato l'abito giallo, abbandonerla casa per l'anacoretismo".
" S o divino ".
E cosil maestro di scuderia, obbedendo al giovane Vipassi, ritorncol cocchio al palazzo reale. Invece il giovane Vipassi, proprio, rasi capelli e barba, indossato l'abito giallo, abbandonla casa per l'anacoretismo.
16. Allora, o monaci, nella capitale Bandhumati una grande moltitudine, 84.000 uomini, ud " certo il giovane Vipassi, rasi capelli e barba, indossato l'abito giallo, ha lasciata la casa per l'anacoretismo" ed a coloro che udivano cosfu: "o certo allora la dottrina e la regola non sono l'ultima cosa, l'abbandonare la casa non l'ultima cosa, se il giovane Vipassi, rasi capelli e barba, indossato l'abito giallo, ha lasciata la casa per l'anacoretismo. E se il giovane Vipassi, rasi capelli e barba, indossato l'abito giallo, ha lasciato la casa per l'anacoretismo, perchnon lo faremo anche noi ? ".
Allora, o monaci, quella grande moltitudine, 84.000 uomini, rasi capelli e barba, indossato l'abito giallo, seguirono il Bodhisatta Vipassi, che aveva lasciato la casa per l'anacoretismo. Allora circondato da quella schiera, il Bodhisatta Vipassi percorse elemosinando i villaggi, la campagna e la capitale del regno.
17. Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, mentre rimaneva appartato in solitudine, sorse nella mente questa considerazione: "proprio cos in questo mondo io vivo in un ambiente troppo affollato, forse io dovrei vivere da solo, separato dalla schiera".
Allora, o monaci, il Bodhisatta Vipassi dopo qualche tempo visse solo, separato dalla schiera. E da una parte andarono gli 84.000 pellegrini, dall'altra il Bodhisatta Vipassi.
18. Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che si era ritirato in una casa, appartato in solitudine, sorse nella mente questo pensiero: " Miseramente, certo, costruito questo mondo: sorge, declina, muore, trapassa e risorge. Ninvero si conosce uno scampo al dolore, alla vecchiaia ed alla morte. Ma non potressere trovato lo scampo al dolore, alla vecchiaia ed alla morte? ". Ed, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " dove risiede il perdurare della vecchiaia e della morte, dove il fondamento della vecchiaia e della morte?". Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " nella nascita il perdurare della vecchiaia e della morte, la nascita il fondamento della vecchiaia e della morte".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " dove il perdurare della nascita, quale il fondamento della nascita ? ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " nell'esistenza il perdurare della nascita, l'esistenza il fondamento della nascita".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " dove il perdurare dell'esistenza, quale il fondamento dell'esistenza ? ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " nell'attaccamento il perdurare dell'esistenza, attaccamento, fondamento dell'esistenza".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " dove il perdurare dell'attaccamento, quale il fondamento dell'attaccamento? ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " nella sete il perdurare dell'attaccamento, la sete il fondamento dell'attaccamento".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " dove il perdurare della sete, quale il fondamento della sete ? ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " nella sensazione il perdurare della sete, la sensazione il fondamento della sete".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " dove il perdurare della sensazione, quale il fondamento della sensazione? ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante, certezza: " nel contatto il perdurare della sensazione, il contatto il fondamento della sensazione".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: "dove il perdurare del contatto, quale il fondamento del contatto ? ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su cicon centrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " nei sei organi del senso il perdurare del contatto, i sei organi del senso sono il fondamento del contatto".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: "dove il perdurare dei sei organi del senso, quale il fondamento dei sei organi del senso?".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " in nome e forma il perdurare dei sei organi del senso, nome e forma sono il fondamento dei sei organi del senso ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cossu: " dove il perdurare di nome e forma, quale il fondamento di nome e forma?".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su cicon centrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " in vinnana il perdurare di nome e forma, vinnana il fondamento di nome e forma".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " dove il perdurare di vinnana quale il fondamento di vinnana ? ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " in nome e forma il perdurare di vinnana, nome e forma il fondamento di vinnana''.
19. Allora al Bodhisatta Vipassi cosfu: "da nome e forma si ritorna a vinnana e avanti non si va. Proprio per questo si sorge, si declina, si muore, si trapassa, si risorge: nome e forma fondamento a vinnana, vinnana fondamento a nome e forma: nome e forma fondamento ai sei organi del senso, i sei organi del senso sono fondamento a contatto, contatto fondamento a sensazione, sensazione fondamento a sete, sete fondamento ad attaccamento, attaccamento fondamento ad esistenza, esistenza fondamento a nascita, nascita fondamento a vecchiaia e morte, vecchiaia, morte, angoscia, lamento, dolore, sofferenza, agitazione si perpetuano, cosl'origine dell'intero complesso del dolore ".
" Origine, origine", o monaci, al Bodhisatta Vipassi, in questi non prima uditi elementi, sorse l'occhio, sorse la certezza, sorse la chiarezza, sorse il sapere, sorse la visione.
20. Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " dove il non perdurare di vecchiaia e morte, con la fine di che la fine di vecchiaia e morte? ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " per la nascita non vi il non perdurare di vecchiaia e morte. Colla fine della nascita la fine di vecchiaia e morte".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " dove il non perdurare di nascita, con la fine di che la fine di nascita?". Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " per l'esistenza non vi il non perdurare della nascita, colla fine dell'esistenza vi la fine della nascita ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " dove il non perdurare di esistenza, con la fine di che la fine di esistenza?". Allora o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza " per attaccamento non vi il non perdurare di esistenza, con la fine di attaccamento vi la fine di esistenza ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu " dove il non perdurare di attaccamento, con la fine di che la fine di attaccamento ? ". Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " per la sete non vi il non perdurare di attaccamento, con la fine della sete vi la fine dell'attaccamento ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: "do il non perdurare di sete, con la fine di che la fine di sete?". Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " per la sensazione non vi il non perdurare di sete, con la fine di sensazione vi la fine di sete".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: "dove il non perdurare di sensazione, con la fine di che la fine di sensazione?".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: i' per il contatto non vi il perdurare di sensazione, con la fine del contatto vi la fine di sensazione ".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: "dov'il non perdurare di contatto, con la fine di che la fin di contatto? ". Allora o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " per i sei organi del senso non vi il non perdurare di contatto, con la fine dei sei organi del senso vi la fine del contatto".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " dove il non perdurare dei sei organi del senso, con la fine di che la fine dei sei organi del senso?". Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " per nome e forma non vi il non perdurare dei sei organi del senso, con la fine di nome e forma vi la fine dei sei organi del senso".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, cosfu: " dove il non perdurare di nome e forma, con la fine di che la fine di nome e forma?".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " per vinnana non vi il non perdurare di nome e forma, con la fine di vinnana vi la fine di nome e forma".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: "dove il non perdurare di vinnana, con la fine di che la fine di vinnana?".
Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi, che su ciconcentrava la sua attenzione, sorse chiara, realizzante certezza: " per nome e forma non vi il non perdurare di vinnana, colla fine di nome e forma vi la fine di vinnana".
21. Allora, o monaci, al Bodhisatta Vipassi cosfu: " raggiunta da me una interiore via per l'illuminazione; per essa dalla fine di nome e forma fine a vinnana, dalla fine di vinnana fine a nome e forma, dalla fine di nome e forma fine ai sei organi del senso, dalla fine dei sei organi del senso fine al contatto, dalla fine del contatto fine a sensazione, dalla fine della sensazione fine a sete, dalla fine della sete fine ad attaccamento, dalla fine dell'attaccamento fine ad esistenza, dalla fine dell'esistenza fine a nascita, dalla fine della nascita sono finiti vecchiaia, morte, angoscia, lamento, sofferenza, agitazione, e proprio cosla fine dell'intero complesso del dolore".
" Fine, fine ", o monaci, al Bodhisatta Vipassi in questi non prima uditi elementi, sorse l'occhio, sorse la certezza, sorse la chiarezza, sorse il sapere, sorse la visione.
22. Allora, o monaci, il Bodhisatta Vipassi dimorsperimentando (12) il sorgere e lo sparire del quintuplo complesso dell'attaccamento " questa la forma, questo il sorgere della forma, questo lo sparire della forma; questa la sensazione, questo il sorgere della sensazione, questo lo sparire della sensazione, questa la coscienza, questo il sorgere della coscienza, questo lo sparire della coscienza; questi i sankhara, questo il sorgere dei sankhara, questo lo sparire dei sankhara; questo vinnana, questo il sorgere di vinnana, questo lo sparire di vinnana.
E dimorando nell'osservazione del quintuplo complesso dell'attaccamento, dopo non molto con la liberazione da ogni asava emancipla mente.


SECONDA PARTE

FINE


TERZA PARTE



1. Allora, o monaci, a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, cosfu: " e se io ora esponessi la Dottrina? ".
Allora, o monaci, a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, cosfu: " raggiunta fu da me una dottrina profonda, ardua a conoscersi, ardua a comprendersi, sottile, percepibile dai saggi. Attaccate al piacere invece sono le genti, intente al piacere, dilettantisi di piacere; ora dalle genti attaccate al piacere, intente al piacere, dilettantisi di piacere, ardua a realizzare una posizione come quella del fondamento e dell'origine del risorgere, pure ardua a realizzare la posizione per cui cessa ogni sankhara, la posizione di distacco da ogni attaccamento, di esaurimento della sete, di compimento, di fine, di estinzione. E se io esponessi queste dottrine, e non fossi compreso, ciper me sarebbe una fatica, ciper me sarebbe una noia".
2. Allora, o monaci, a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, vennero naturalmente in mente questi versi mai prima sentiti:

Con difficoltcerto esporrei ciche raggiunsi.
Gli immersi nella passione e nella ripulsione da questa dottrina non sono ben illuminabili.
Ciche va contro corrente (13), sottile, profondo, nascosto,
Gli infocati dalla passione, gli avvolti dall'elemento della
[tenebra, non vedono.

Cos o monaci, la mente di Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, propendeva alla inazione, non all'esposizione della Dottrina. Allora, o monaci, ad un Maha Brahma fu nota questa riflessione della mente di Vi. passi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato: " perircerto il mondo, perircerto il mondo se la mente; di Vipassi propende all'inazione, non all'esposizione della Dottrina ".
3. Allora, o monaci, il Maha Brahma, come un uomo forte distende un braccio piegato, o piega un braccio disteso,: proprio cosscomparendo dal mondo di Brahma, apparve innanzi a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato. Allora, o monaci, il Maha Brahma, toccando il mantello sulla spalla destra, umiliando a terra le ginocchia innanzi a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, giunte le mani cosparla Vipassi il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato:
" Esponga, o signore, il Sublime la Dottrina, esponga i Benvenuto la Dottrina: vi sono degli esseri che sono di natura poco passionale, che, non applicati alla Dottrina, potranno perdersi: essi diverranno conoscitori della Dottrina ".
4. Cosessendo stato detto, Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, disse al Maha Brahma cos
" A me o Brahma cosfu: ' e se io esponessi la Dottrina ' e allora, o Brahma, a me cosfu: ' Raggiunta fu da me una dottrina profonda, ardua a conoscersi, ardua a comprendersi, sottile, percepibile dai saggi. Attaccate al piacere invece sono le genti, intente al piacere, dilettantisi di piacere; ora dalle genti attaccate al piacere, intente al piacere, dilettantisi al piacere, ardua a realizzare una posizione come quella del fondamento e dell'origine del risorgere, pure ardua a realizzare la posizione per cui cessa ogni sankhara, la posizione di distacco da ogni attaccamento, di esaurimento della sete, di compimento, di fine, di estinzione. E se io esponessi queste dottrine, e non fossi compreso, ciper me sarebbe una fatica, ciper me sarebbe una noia'. Allora, o Brahma, mi vennero naturalmente in mente questi versi mai prima sentiti:

Con difficoltcerto esporrei ciche raggiunsi.
Gli immersi nella passione e nella ripulsione da questa dottrina non sono ben illuminabili. Ciche va contro corrente, sottile, profondo, nascosto,
Gli infocati dalla passione, gli avvolti dall'elemento della tenebra, non vedono.

Cos o Brahma, la mia mente propende all'inazione, non all'esposizione della Dottrina".
5. Per la seconda volta, o monaci, il Maha Brahma cosdisse a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato:
"Esponga, o signore, il Sublime la Dottrina, esponga il Benvenuto la Dottrina; vi sono degli esseri che sono di natura poco passionale, che, non applicati alla Dottrina, potranno perdersi: essi diverranno conoscitori della Dottrina ".
6. Per la terza volta, o monaci, il Maha Brahma cosdisse a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato:
"Esponga, o signore, il Sublime la Dottrina, esponga il Benvenuto la Dottrina; vi sono degli esseri che sono di natura poco passionale, che, non applicati alla Dottrina, potranno perdersi: essi diverranno conoscitori della Dottrina ".
Allora, o monaci, Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, sentita la richiesta del Brahma, mosso da compassione per gli esseri, osservcon l'occhio rischiarato il mondo. E vide, o monaci, Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, osservando il mondo con occhio rischiarato, esseri poco passionali, esseri molto passionali, di facoltacute, di facoltottuse, con buoni attributi, con cattivi attributi, di buona coscienza, di cattiva coscienza, e di alcuni si accorse che erano timorosi di essere privati dell'altro mondo. Come in un lago con loti azzurri, o rossi, o bianchi, alcuni loti azzurri, o rossi, o bianchi, nati nell'acqua, sviluppati nell'acqua, sono immersi nell'acqua e dentro immersi si nutrono; altri loti azzurri, o rossi, o bianchi, nati nell'acqua, sviluppati nell'acqua stanno a fior d'acqua; ed altri loti azzurri, o rossi, o bianchi, nati nell'acqua, sviluppati nell'acqua emergono dall'acqua, non bagnati dall'acqua, proprio cos o monaci, Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, osservando il mondo con l'occhio rischiarato, vide esseri poco passionali, esseri molto passionali, di facoltacute, di facoltottuse, con buoni attributi, con cattivi attributi, di buona coscienza, di cattiva coscienza e di alcuni si accorse che erano timorosi di essere privati dell'altro mondo.
7. Allora, o monaci, il Maha Brahma, osservati questi pensieri nella mente di Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, si rivolse a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, coi versi:

Come chi dall'asceso picco, dalla cima del monte le genti intorno guarda,
cos o saggio, dall'ascesa vetta della Dottrina, occhio onniveggente,
tu che non ardi, le infocate genti, soggette al nascere e all'invecchiare, osserva,
e nel mondo, eroe vittorioso, opera, e, guida immacolata,
conduci.
Esponga il Sublime la Dottrina, vi sarchi ben la impara.
Allora, o monaci, Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, rispose al Maha Brahma con i versi:

Aperta a costoro la porta del non pimorire.
La varchino coloro che vogliono rettamente sapere. Conscio della repulsione delle umane genti
prima non volli enunciare la verace, profonda Dottrina, o Brahma.

Allora, o monaci, il Maha Brahma disse: " mi diede la promessa Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, di esporre la Dottrina ". E salutato Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, girato sulla destra di ldisparve.
8. Allora, o monaci, a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, cosfu: "a chi io dunque per primo esporrla Dottrina, chi facilmente imparerla Dottrina ? ".
Allora, monaci, a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, cosfu: " Khanda, figlio di re, Tissa, figlio del brahmano di corte, abitano a Bandhumati; la capitale, colti, pieni d'esperienza, intelligenti, maturi, di natura poco passionale. E se io esponessi la Dottrina per primi a Khanda figlio di re e a Tissa figlio del brahmano di corte, questi rapidamente imparerebbero la Dottrina".
Allora, o monaci, Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, come un uomo forte distende un braccio piegato o piega un braccio disteso, proprio cos sparendo dal tronco dell'albero dell'illuminazione, apparve presso la capitale Bandhumati, in Khema, nel parco delle Antilopi.
9. Allora, o monaci, Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, si rivolse al guardiano del parco:
"Ehi tu caro guardiano del parco, va nella capitale Bandhumati e a Khanda, figlio di re, a Tissa, figlio del brahmano di corte, cosparla: Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o signori, venuto nella capitale Bandhumati, dimora in Khema, nel parco delle Antilopi. Egli desidera vedervi".
" S o signore " e, o monaci, il guardiano del parco, obbedendo a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, si recnella capitale Bandhumati, ed a Khanda, figlio di re, a Tissa, figlio del brahmano di corte, cosdisse:
"Vipassi, o signori, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, venuto nella capitale Bandhumati, dimora in Khema, nel parco delle Antilopi. Egli desidera vedervi ".
10. Allora, o monaci, Khanda, figlio di re, e Tissa, figlio del brahmano di corte, fatto apprestare un ben domo equipaggio, saliti sul ben domo equipaggio, si mossero dalla capitale Bandhumati e andarono per il parco delle Antilopi, col ben domo equipaggio, sin dove il terreno era carrozzabile, indi, scesi dal cocchio, proseguendo a piedi, si diressero ldove era Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, salutatolo si sedettero accanto.
11. Ad essi Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, tenne un regolare discorso, cioun discorso sull'elemosina, un discorso sulla condotta, un discorso sulla trascendenza e lo svantaggio, la vanit il decadere, la rinunzia dei desideri profittevolmente loro illustr Ed il Sublime fece loro nota la mente chiara, la mente duttile, la mente impregiudicante, la mente beata, la mente serena, ed illustrin breve la Dottrina insegnata dai Buddha: il dolore, l'origine, la fine, la via. E come una chiara veste, rimossa l'oscurit il suo giusto colore riceve, proprio cosa Khanda, figlio di re, a Tissa, figlio del brahmano di corte, mentre lerano seduti, sorse limpido e chiaro l'occhio della Dottrina: "questa proprio la Dottrina dell'origine, questa la Dottrina della totale estinzione ".
12. Ed essi, osservata nell'insegnamento del maestro la Dottrina, accettata la Dottrina, imparata la Dottrina, penetrati nella Dottrina, superata l'incertezza, superato il dubbio,
raggiunta l'autosufficienza, liberi da ogni dipendenza, cosdissero a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato:
"meraviglioso, o signore, meraviglioso, o signore! Come, o signore, si raddrizzasse ciche era rovesciato, si scoprisse ciche era coperto, ad uno smarrito di mostrasse la strada, si portasse una lampada nell'oscurit chi ha gli occhi vedrle forme; coscon pidi un argomento fu dal Sublime esposta la Dottrina, e noi, o signore, prendiamo rifugio nel Sublime e nella Dottrina. Forse potremo ottenere presso il Sublime l'ordinazione, potremo ottenere l'ammissione ".
I3. E, o monaci, Khanda, figlio di re, e Tissa, figlio del brahmano di corte, ottennero presso Vipassi il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, l'ordinazione, ottennero l'ammissione. E Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, con discorsi sulla Dottrina li istru incit rallegr rasserene lo svantaggio, la vanit il decadere, la rinunzia dei desideri profittevolmente loro illustr Ed a costoro, da Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, con discorsi sulla Dottrina, istruiti, incitati, rallegrati e rasserenati, dopo non molto fu libera la mente.
14. Allora, o monaci, nella capitale Bandhumati una grande folla di circa 84.000 uomini ud "Vipassi, certo, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, apparso nella capitale Bandhumati e dimora in Khema, nel parco delle Antilopi. Khanda, figlio di re, e Tissa, figlio del brahmano di corte, al suito di Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, rasi capelli e barba indossato il giallo mantello, hanno lasciata la casa per l'anacoretismo". A coloro che udivano cosfu: " questa non una inferiore dottrina e regola, non un'inferiore ordinazione, se Khanda, figlio di re, e Tissa, figlio del brahmano di corte, rasi capelli e barba, indossato il giallo mantello, hanno lasciata la casa per l'anacoretismo. E se Khanda, figlio di re, e Tissa, figlio del brahmano di corte, al suito di Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, rasi capelli e barba, indossato il giallo mantello, hanno lasciata la casa per l'anacoretismo, perchnon saranche per noi cos? ".
Allora, o monaci, una grande folla di circa 84.000 uomini uscita dalla capitale Bandhumati si diresse a Khema, al parco delle Antilopi, la dove era Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, ed avvicinatasi a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, si sedette accanto.
15. A costoro Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, tenne un regolare discorso, cioun discorso sull'elemosina, un discorso sulla condotta, un discorso sulla trascendenza, e lo svantaggio, la vanit il decadere, la rinunzia dei desideri profittevolmente illustr Ed il Sublime fece loro nota la mente chiara, la mente duttile, la mente impregiudicante, la mente beata, la mente serena, ed illustrin breve la Dottrina segnata dai Buddha; il dolore, l'origine, la fine, la via. E come una chiara veste, rimossa l'oscurit il suo giusto colore riceve, proprio cosa questi 84.000 uomini, mentre ls'erano seduti, sorse limpido e chiaro l'occhio della Dottrina : " questa proprio la Dottrina dell'origine, questa; la Dottrina della totale estinzione".
l6. E costoro, osservata nell'insegnamento del maestro la Dottrina, accettata la Dottrina, imparata la Dottrina, penetrati nella Dottrina, superata l'incertezza, superato il dubbio, raggiunta l'autosufficenza, liberi da ogni dipendenza, cosa Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato dissero: "meraviglioso, o signore, meraviglioso, o signore! Come, o signore, si raddrizzasse ciche era rovesciato, si scoprisse ciche era coperto, ad uno smarrito si mostrasse la strada, si portasse una lampada nell'oscurit chi ha gli occhi vedrle forme; coscon pidi un argomento fu dal Sublime esposta la Dottrina, e noi, o signore, prendiamo rifugio nel Sublime e nella Dottrina. Forse potremo ottenere presso il Sublime l'ordinazione, potremo ottenere l'ammissione ".
17. E, o monaci, gli 84.000 uomini ottenne." presso Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, l'ordinazione, ottennero l'ammissione. E Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, con discorsi sulla Dottrina, li istru incit rallegr rasserene lo svantaggio, la vanit il decadere, la rinunzia dei desideri profittevolmente loro illustr Ed a costoro, da Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, con discorsi sulla Dottrina, istruiti, mutati, rallegrati, rasserenati, dopo non molto fu loro libera la mente.
18. Udirono i primi 84.000 pellegrini 14: " certo Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, apparso nella capitale Bandhumati, dimora in Khema nel parco delle Antilopi ed espone la Dottrina ". Allora, o monaci, gli 84.000 pellegrini si diressero alla capitale Bandhumati, in Khema, nel parco delle Antilopi, ldove era Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, si sedettero accanto.
19. Ad essi Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, tenne un regolare discorso, cioun discorso sulla elemosina, un discorso sulla condotta, un discorso sulla trascendenza e lo svantaggio, la vanit il decadere, la rinunzia dei desideri profittevolmente illustr Ed il Sublime fece loro nota la mente chiara, la mente duttile, la mente impregiudicante, la mente beata, la mente serena, ed illustrin breve la Dottrina insegnata dai Buddha: il dolore, l'origine, la fine, la via. E come una chiara veste, rimossa l'oscurit il suo giusto colore riceve, proprio cosagli 84.000 pellegrini, mentre lerano seduti, sorse limpido e chiaro l'occhio della Dottrina: " questa proprio la Dottrina dell'origine, questa la Dottrina della totale estinzione ".
20. Ed essi, osservata nell'insegnamento del maestro la Dottrina, accettata la Dottrina, impara la Dottrina, penetrati nella Dottrina, superata l'incertezza, superato il dubbio, raggiunta l'autosufficenza, liberi da ogni dipendenza, cosa Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, dissero: "meraviglioso, o signore, meraviglioso, o signore! Come, o signore, si raddrizzasse ciche era rovesciato, si scoprisse ciche era coperto, ad uno smarrito si mostrasse la strada, si portasse una lampada nell'oscurit chi ha gli occhi vedrle forme; coscon pidi un argomento fu dal Sublime esposta la Dottrina, e noi, o signore, prendiamo rifugio nel Sublime e nella Dottrina. Forse potremo ottenere presso il Sublime l'ordinazione, potremo ottenere l'ammissione ".
21. E, o monaci, questi 84.000 pellegrini, ottennero presso Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, l'ordinazione, ottennero l'ammissione. E Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, con discorsi sulla Dottrina istru incit rallegr rasserene lo svantaggio, la vanit il decadere, la rinunzia dei desideri profittevolmente loro illustr Ed a costoro, da Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, con discorsi sulla dottrina, istruiti, mutati, rallegrati, rasserenati, dopo non molto fu loro libera la mente.
22. Dunque cosin quel tempo, o monaci, nella capitale Bandhumati venne a trovarsi una grande schiera di monaci, 6.800.000 monaci. Allora, o monaci, a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, ritirato in solitudine, sorse questo pensiero: "ora nella capitale Bandhumati si trova una grande schiera di monaci, 6.800.000 monaci, e se io prescrivessi ai monaci: ' aggiratevi, o monaci, a propiziare il vantaggio di molti, la gioia di molti, per la compassione del mondo, per il vantaggio, la gioia degli d e degli uomini. Non da soli, ma in due andate, esponete la Dottrina, letificante nel principio, letificante nel mezzo, letificante nella fine, nella lettera e nello spirito, la completa totalmente perfetta condizione di purezza. Vi sono degli esseri, di natura poco passionale, che, privi della Dottrina, perirebbero, essi saranno dei buoni discepoli della Dottrina. Cosdopo sei anni ritornate nella capitale Bandhumati per esporre il patimokkha (15)'".
23. Allora, o monaci, ad un Maha Brahma fu nota questa riflessione della mente di Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato. E come un uomo forte distende un braccio piegato, o piega un braccio disteso, proprio cos scomparendo dal mondo di Brahma, apparve innanzi a Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato. Allora, o monaci, il Maha Brahma, denudando dal mantello la spalla destra, umiliando a terra le ginocchia, giunte le mani, cosparla Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato:
" Proprio cos o Sublime, proprio cos o Benvenuto. Una grande, o signore, schiera di monaci si trova nella capitale Bandhumati, 6.800.000 monaci. Annunci, o signore, il Sublime ai monaci: ' aggiratevi, o monaci, a propiziare il vantaggio di molti, la gioia di molti, per la compassione del mondo, per il vantaggio, la gioia degli d e degli uomini. Non da soli, ma in due andate, esponete la Dottrina, letificante nel principio, letificante nel mezzo, letificante nella fine, nella lettera e nello spirito, la completa totalmente perfetta condizione di purezza. Vi sono degli esseri, di natura poco passionale, che, privi della Dottrina, perirebbero, essi saranno dei buoni discepoli della Dottrina. Cosdopo ogni sei anni ritornate nella capitale Bandhumati per esporre il patimokkha.
Cosdisse il Maha Buddha. E cosavendo detto, salutato Vipassi il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, girando sulla destra di lspar
24. Allora, o monaci, Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, sul far della sera, uscito dal ritiro, si muove ai monaci:
" Proprio a me, ritirato in solitudine, sorse questo pensiero: 'ora nella capitale Bandhumati si trova una grande schiera di monaci, 6.800.000 monaci, e se io prescrivessi ai monaci: aggiratevi o monaci, a propiziare il vantaggio di molti, la gioia di molti, per la compassione del mondo, per il vantaggio, la gioia degli d e degli uomini. Non da soli, ma in due andate, esponete la Dottrina, letificante nel principio, letificante nel mezzo, letificante nella fine, nella lettera e nello spirito, la completa totalmente perfetta condizione di purezza. Vi sono degli esseri, di natura poco passionale, che, privi della Dottrina, perirebbero, essi saranno dei buoni discepoli della Dottrina. Cosdopo sei anni ritornate nella capitale Bandhumati per esporre il patimokkha".
25. Allora, o monaci, ad un Maha Brahma fu nota questa riflessione della mia mente. E come un uomo forte distende un braccio piegato, o piega un braccio disteso, proprio cos scomparendo dal mondo di Brahma, mi apparve innanzi. Allora, o monaci, il Maha Brahma, denudando dal mantello la spalla destra, umiliando a terra le ginocchia innanzi a me, giunte le mani cosmi parl ' Proprio cos o Sublime, proprio cos o Benvenuto. Una grande, o signore, schiera di monaci si trova nella capitale Bandhumati, 6.800.000 monaci. Annunci, o signore, il Sublime ai monaci: aggiratevi o monaci, a propiziare il vantaggio di molti, la gioia di molti per la compassione del mondo, per il vantaggio, la gioia degli d e degli uomini. Non da soli, ma in due andate, esponete` la Dottrina, letificante nel principio, letificante nel mezzo, letificante nella fine, nella lettera e nello spirito, la completa totalmente perfetta condizione di purezza. Vi sono degli esseri, di natura poco passionale, che, privi della Dottrina, perirebbero, essi saranno dei buoni discepoli della Dottrina. Cosdopo sei anni ritornate nella capitale Bandhumati per esporre il patimokkha'. Cosdisse il Maha Brahma. E cosavendo detto, salutatomi, girando sulla destra di lspar
26. Ed io annuncio, o monaci: ' aggiratevi, o monaci, a propiziare il vantaggio di molti, la gioia di molti, per la compassione del mondo, per il vantaggio, la gioia degli d e degli uomini. Non da soli, ma in due andate, esponete la Dottrina letificante nel principio, letificante nel mezzo, letificante nel fine, nella lettera e nello spirito, la completa totalmente perfetta condizione di purezza. Vi sono degli esseri, ,li natura poco passionale, che, privi della Dottrina, perirebbero, essi saranno dei buoni discepoli della Dottrina. Cosdopo sei anni ritornate nella capitale Bandhumati per esporre il patimokkha'".
Cos o monaci, i monaci proprio da quel giorno andarono in giro per il paese.
27. In quel tempo, o monaci, vi erano 84.000 dimore (per i monaci) nel Jambudipa (16). E come finla prima stagione delle piogge gli d fecero udire una voce: finita, o venerabili, la prima stagione delle piogge. Ora rimangono cinque stagioni delle piogge, dopo la quinta stagione delle piogge dovrete dirigervi alla capitale Bandhumati per esporre il patimokkha".
Ed essendo finita la seconda stagione delle piogge, gli d fecero udire una voce: "finita, o venerabili, la seconda stagione delle piogge. Ora rimangono quattro stagioni delle piogge, dopo la quarta stagione delle piogge dovrete dirigervi alla capitale Bandhumati per esporre il patimokkha".
Ed essendo finita la terza stagione delle piogge, gli d fecero udire una voce: "finita, o venerabili, la terza stagione delle piogge. Ora rimangono tre stagioni delle piogge, dopo la terza stagione delle piogge dovrete dirigervi alla capitale Bandhumah per scoprire il patimokkha"`
Ed essendo finita la quarta stagione delle piogge, gli d fecero udire una voce: "finita, o venerabili, la quarta stagione delle piogge. Ora rimangono due stagioni delle piogge, dopo la seconda stagione delle piogge dovrete dirigervi alla capitale Bandhumati per esporre il patimokkha"
Ed essendo finita la quinta stagione delle piogge, gli d fecero udire una voce: "finita, o venerabili, la quinta stagione delle piogge. Ora rimane una sola stagione delle piogge.
Dopo la prima stagione delle piogge dovrete dirigervi alla capitale Bandhumati per esporre il patimokkha
Ed essendo finita la sesta stagione delle piogge, gli d fecero udire una voce: " finita, o venerabili, la sesta stagione delle piogge. Ora tempo che ritorniate, dirigendovi alla capitale Bandhumati, per esporre il patimokkha".
Allora, o monaci, i monaci e per i poteri soprannaturali di ciascuno, e per i poteri soprannaturali degli d, dirigendosi alla capitale Bandhumati, in un solo giorno quivi convennero.
28. Dunque, o monaci, Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, espose innanzi alla schiera dei monaci il patimokkha":
Sopportazione, autocontrollo e perseveranza, estinzione supremamente insegnano i Buddha; colui che uscito nessuno ingiurii;
l'asceta non sia ad alcuno ostile.
Non esser causa di alcun male, ma origine di cose salutari, purificare la mente, questo il messaggio dei Buddha.
Non essere insolenti, non ingiurianti, ma dal patimokkha essere moderati e soli nel cibo e nel riposo, frenati, frenati alla concentrazione della mente, questo il messaggio dei Buddha.

29. Io stesso, o monaci, un tempo dimoravo ad Ukkatthaya, nel bosco di Subhaga, al tronco di un albero di sala. Allora, o monaci, mentre ero ritirato in meditazione sorse questo pensiero nella mia mente: " la dimora degli d Suddhavasa (17) non fu da me precedentemente abitata e da lungo tempo lo solo dagli d Suddhavasa e se io ora mi dirigessi verso gli d Suddhavasa?".
Allora, o monaci, come un uomo forte distende un braccio piegato, o piega un braccio disteso, proprio cosda Ukkatthaya, dal bosco di Subhaga, dal tronco di un albero di sala sparito comparvi agli d Aviha. Qui un'assemblea di d, alcune migliaia di d si diresse verso di me, ed essendosi avvicinata, salutatomi si sedette accanto. Accanto seduti, o monaci, gli d mi dissero:
"Fu nel 91evo, o Venerabile, che Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, sorse nel mondo Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, fu di nascita nobile, sorse nella classe dei nobili. Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, fu di famiglia Kondanna. Di Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, la durata della vita fu di 80.000 anni. Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, raggiunse l'illuminazione al tronco di una bignonia. A Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, fu una coppia di discepoli di nome Khanda e Tissa, eccelsa nobile coppia. A Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, furono tre classi di discepoli. Una di queste classi fu di 6.800.000 monaci, una di queste classi fu di 100.000 monaci, una di queste classi fu di 80.000 monaci. A Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, le tre classi furono di discepoli tutti liberi dagli asava. A Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, fu personale attendente, nobile personale attendente, un monaco di nome Asoka. A Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, fu padre il re di nome Bandhuma, la divina Bandhumati fu madre e genitrice. La cittdi nome Bandhumati fu capitale del re Bandhuma. Cos o Venerabile, fu la rinuncia di Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, cosl'uscita, cosla concentrazione, cosla suprema illuminazione, cosla messa in moto della ruota della dottrina E noi, o signore, avendo realizzata la condizione di purezza, ed essendoci liberati dai desideri di attaccamento sensoriali, presso Vipassi il Sublime qui siamo risorti".
30. E qui, o monaci, un'assemblea di d, di alcune migliaia di d, di alcune centinaia di d si diresse verso di me, ed essendosi avvicinata, ed avendomi salutato, si sedette accanto. Accanto seduti, o monaci, gli d mi dissero:
"In questo felice evo, o Venerabile, l'attuale Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato apparso nel mondo. Il Sublime, o Venerabile, di nascita nobile, sorto nella classe dei nobili. Il Sublime, o Venerabile, di famiglia Gotama. Al Sublime, o Venerabile, un breve, insignificante tempo di vita, facilmente danneggiabile; colui che ora vive a lungo vive cent'anni o poco pi Il Sublime, o Venerabile, raggiunse l'illuminazione al tronco di una ficus religiosa. Al Sublime, o Venerabile, una coppia di discepoli di nome Sariputta e Moggallana, eccelsa nobile coppia. Al Sublime, o Venerabile, una sola classe di discepoli di 1350 monaci. Al Sublime, o Venerabile, questa classe di discepoli tutti liberi dagli asava. Al Sublime, o Venerabile, ora attendente personale, nobile personale attendente, il monaco Ananda. Al Sublime, o Venerabile, padre il re Suddhodana, la divina Maya fu madre e genitrice. Capitale la cittKapilavatthu. Cos o Venerabile, fu la rinuncia del Sublime, cosl'uscita, cosla concentrazione, cosla suprema illuminazione, cosla messa in moto della ruota della Dottrina. E noi, o signore, avendo realizzato la condizione di purezza, ed essendoci liberati dai desideri di attaccamento sensoriale, presso il Sublime qui siamo risorti".
3l. Allora, o monaci, cogli d Aviha mi diressi verso gli d Atappa, poi cogli d Atappa e cogli d Aviha mi diressi verso gli d Sudassa. Poi cogli d Sudassa, cogli d Atappa, cogli d Aviha mi diressi verso gli d Sudassa. Poi cogli d Sudassi, cogli d Sudassa, cogli d Atappa, cogli d Aviha mi diressi dagli d Akanittha. Quivi, o monaci, un'assemblea di d, alcune migliaia di d si diressero verso di me, ed essendosi avvicinata, e salutatomi si sedettero accanto. Accanto seduti, o monaci, gli d mi dissero:
" Fu nel 9levo, o Venerabile, che Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, sorse nel mondo.
Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, fu di nascita nobile, sorse nella classe dei nobili.
Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, fu di famiglia Kondanna. Di Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, la durata della vita fu di 80.000 anni. Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, raggiunse l'illuminazione al tronco di una bignonia. A Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, fu una coppia di discepoli di nome Khanda e Tissa, eccelsa nobile coppia. A Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, furono tre classi di discepoli.
Una di queste classi fu di 6.800.000 monaci, una di queste classi fu di 100.000 monaci, una di queste classi fu di 80.000 monaci. A Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, le tre classi furono di discepoli tutti liberi dagli asava. A Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, fu personale attendente, nobile personale attendente, un monaco di nome Asoka. A Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, o Venerabile, fu padre il re di nome Bandhuma, la divina Bandhumati fu madre e genitrice. La cittdi nome Bandhumati fu capitale del re Bandhuma. Cos o Venerabile, fu la rinuncia di Vipassi, il Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, cosl'uscita, cosla concentrazione, cosla suprema illuminazione, cosla messa in moto della ruota della Dottrina. E noi, o signore, avendo realizzata la condizione di purezza, ed essendoci liberati dai desideri di attaccamento sensoriali, presso Vipassi il Sublime qui siamo risorti".
32. Quivi, o monaci, un'assemblea di d, alcune migliaia di d, alcune centinaia di d si diressero verso di me ed avendomi avvicinato, ed avendomi salutato si sedettero accanto.
Accanto seduti gli d cosmi dissero:
" In questo felice evo, o Venerabile, l'attuale Sublime, Sublime Santo, Perfetto, perfettamente Svegliato, apparso nel mondo. Il Sublime, o Venerabile, di nascita nobile, sorto nella classe dei nobili. Il Sublime, o Venerabile, di famiglia Gotama. Al Sublime, o Venerabile, un breve, insignificante tempo di vita, facilmente danneggiabile; colui che ora vive a lungo vive cent'anni o poco pi Il Sublime, o Venerabile, raggiunse l'illuminazione al tronco di una ficus religiosa. Al Sublime, o Venerabile, una coppia di discepoli di nome Sariputta e Moggalana, eccelsa nobile coppia. Al Sublime, o Venerabile, una sola classe di discepoli di 1350 monaci. Al Sublime, o Venerabile, questa classe di discepoli tutti liberi dagli asava. Al Sublime, o Venerabile, ora attendente personale, nobile personale attendente, il monaco Ananda. Al Sublime, o Venerabile, padre il re Suddhodana, la divina Maya fu madre e genitrice. Capitale la cittKapilavatthu. Cos o Venerabile, fu la rinuncia del Sublime, cosl'uscita, cosla concentrazione, cosla suprema illuminazione, cosla messa in moto della ruota della Dottrina. E noi, o signore, avendo realizzato la condizione di purezza, ed essendoci liberati dai desideri di attaccamento sensoriale, presso il Sublime qui siamo risorti ".
33. Cos o monaci, questa regola universale ben nota al Sublime. Il Compiuto per la conoscenza di questa regola universale ricorda gli antichi Buddha, totalmente estinti, che hanno troncato gli impedimenti, interrotto l'andare, esausto il circolo, spenta l'agitazione; li ricorda nella stirpe, li ricorda nel nome, li ricorda nella famiglia, li ricorda nella durata della vita, li ricorda nei principali discepoli, li ricorda nelle classi di discepoli: " cosfurono durante la vita quei Sublimi, questi i nomi, queste le famiglie, questi i comportamenti, queste le dottrine, questi i saperi, queste le dimore, queste le liberazioni. Proprio cosfurono questi Sublimi "".
Cosdisse il Sublime. Contenti i monaci si rallegrarono alla parola del Sublime.

MAHAPADANA SUTTANTA

FINE


NOTE
1) Benares
2) Il Sublime non pupenetrare la mente degli antichi Svegliati perchtotalmente estinti; solo attraverso agli dei del mondo di Brahma, che, nella loro lunghissima esistenza, furono contemporanei degli antichi Svegliati, che il Sublime viene a sapere ogni cosa su costoro.
3) Colui che possiede l'elemento Bodhi od illuminazione. Nome che compete coloro che stanno per diventare Buddha.
4) Una classe di d inferiori al mondo di Brahma.
5) Diviene cioconsustanziale al retto comportamento che necessariamente ti realizza in lei.
6) Anche qui la castitnecessaria ed assoluta conseguenza del portare nel ventre il Bodhisatta.
7) La madre del Bodhisatta raggiunge nei riguardi del proprio corpo e di quello del Bodhisatta la lucida chiarezza che si realizza colla pratica dei quattro jhana.
8) Anche le dee della Grecia avevano le loro gravidanza di 10 mesi.
9) Sulle mani, sui piedi, sulle spalle, e sulla schiena.
10) Vipassi = Vi + passi = buon veggente.
11) Intesa come possibilitquasi necessitdi esistere.
12) Sperimentando, realizzando su piano ontologico. Cionon solo riconoscendo la logicit veridicitdell'asserzione, ma vivendola in tutti i piani che tanti mano gli si andavano schiudendo.
13) La corrente del Samsara.
14) I primi che avevano seguo Vipassi, prima della sua illuminazione.
15) Pubblico esame cui ciascun monaco sottopone il suo comportamento.
16) L'Isola del Melograno, l'India propriamente detta.
17) Una classe di d del mondo di Brahma comprendenti picori.


UDANA(1)
(DETTI ISPIRATI O VERSI DI ESALTAZIONE)

CAPITOLO I

BODHI
(IL RISVEGLIO)

Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava, sulla riva del fiume Neranjara, ai piedi dell'albero della Bodhi, avendo proprio allora conseguito la perfetta illuminazione. Ora, in quella occasione, il Beato rimase assiso per sette giorni (2) in una particolare posizione (3) sperimentando la beatitudine della Liberazione. Quindi il Beato, trascorsi quei sette giorni, durante la prima vigilia della notte, riprendendosi da quell'estasi meditativa (samadhi), volse attentamente il pensiero alla nascita delle cause l'un l'altra condizionate (paticca-samuppdda), secondo l'ordine diretto, cos "in questa [condizione di] essere, cisi verifica; per il fatto che cinasce, quest'altro nasce, cio condizionati dall'ignoranza (avijja), gli elementi dell'esistenza (sankhara); condizionato dagli elementi dell'esistenza, [lo stato di] coscienza (vinnana); condizionati dallo stato di coscienza, nome-e-forma (nama-rupa); condizionate da nome-e-forma, le sei sfere d'azione sensoria (salayatana = i cinque sensi piil mentale), condizionata dalle sei sfere di azione sensoria la percezione (phassa); condizionata dalla percezione, la sensazione (vedana); condizionata dalla sensazione, la sete [di esistenza] (tanha); condizionato dalla sete [di esistenza] il legame [verso una particolare vita] (upadana); condizionata dal legame, l'esistenza (bhava); condizionata dall'esistenza, la nascita (jati); condizionati dalla nascita, vengono ad esistere vecchiaia-e-morte (jara-marana), dolore, lamento, sofferenza, tormento e disperazione. Cosavviene la nascita di tutto questo insieme di Male".
Quindi il Beato, avendo intuito il significato di ci proferin quel momento questo verso ispirato:
"Quando, invero, si rivelano gli elementi della realt(dhamma)
al brahmana ardente di ascesi, meditante, allora svaniscono i suoi dubbi, dacchegli giconosce la contingente realte le sue cause".

2. Cosda me stato udito. In una certa occasione.....
(ecc., come sopra) Quindi il Beato, sorgendo da quell'estasi meditativa, durante la vigilia di mezzo della notte, volse attentamente il pensiero alla nascita condizionata delle cause in senso inverso, cos "non essendovi questa [condizione di] essere, cinon si verifica: per il fatto che cicessa, [quest'altro] cessa di essere, e cio cessando l'ignoranza, si ha la cessazione degli elementi dell'esistenza: cessando gli elementi dell'esistenza, cessa [lo stato di] coscienza: cessando lo stato di coscienza, cessano nome-e-forma: cessando nome-e forma, cessano le sei sfere di azione sensoria: cessando le sei sfere di azione sensoria, cessa la percezione: cessando la percezione, cessa la sensazione: cessando la sensazione, cessa la sete: cessando la sete, cessa il legame: cessando il legame, cessa l'esistenza: cessando l'esistenza, cessa la nascita; cessando la nascita, cessano vecchiaia-e-morte, dolore, lamento, sofferenza, tormento e disperazione. Cosavviene la cessazione di tutto questo insieme di Male". Quindi il Beato, avendo intuo il significato di ciprofferin quel momento questo verso ispirato:
"Quando, invero, si rivelano gli elementi della realtal brahmana che, ardente di ascesi, medita, allora svaniscono tutti i suoi dubbi, dacchegli ha conosciuto il dileguarsi delle cause".
3. Cosda me stato udito. In una certa occasione, il Beato (ecc., come sopra) ....Quindi il Beato, riprendendosi da quell'estasi meditativa, durante l'ultima vigilia della notte, considerattentamente la nascita condizionata delle concause in entrambo i sensi, quello diretto e quello indiretto, cos "Quando c'questo, si verifica questo. Quando questo non c' questo altro non c' quando questo cessa, quest'altro cessa, e cio condizionato dalla Ignoranza (ecc., come nel precedente paragrafo)...Cosviene ad esistere tutto questo insieme di Male. Quando, invece, si dilegua e cessa senza residui l'Ignoranza, si ha la cessazione degli elementi dell'esistenza (ecc., come nel precedente paragrafo) In tale modo si ha la cessazione di tutto questo complesso di Male".
Perciil Beato, avendo intuito il significato di tutto ci in quel momento proferquesto verso ispirato:
"Allorch invero, si rivelano gli elementi della realtal brahmana ardente di ascesi, meditante, allora egli si erge, avendo messo in rotta l'esercito di Mara, come il sole quando irraggia nel cielo".
4. Cosda me stato udito. In una certa occasione, il Beato dimorava ad Uruvela, sulla sponda del fiume Neranjara, ai piedi dell'albero della bodhi, avendo proprio allora conseguito l'Illuminazione. Ora, in quell'occasione, il Beato rimase assiso per sette giorni in quella particolare posizione, sperimentando la beatitudine della Liberazione. Indi il Beato, trascorso il periodo di sette giorni, si riprese da quell'estasi meditativa.
Avvenne che un certo brahmana della Huhumka-jajati venne dove si trovava il Beato e, avvicinandosi a lui, lo salutamichevolmente, e, dopo che i due si furono scambiati saluti e convenevoli, si pose accanto a lui. Stando in piedi [in segno di rispetto] presso di lui, quel brahmana interpellil Beato, dicendo: " Ti prego, caro (5) Gotama, in che misura [si pudire che] uno brahmana e, inoltre, quali sono gli elementi che costituiscono un brahmana?". Allora il Beato, avendo intuito il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

"Quel brahmana che ha fugato da si cattivi elementi non dice
" huhum"(4 a),
[ma] privo di impurite si controlla, versato nei Veda (6) e
vive una vita da brahmana (casta), un siffatto brahmana pu parlare del Brahman giustamente, proprio lui, nel quale non vi sono escrescenze (7) verso questo mondo!".

5. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, nel boschetto Jeta, nel parco di Anathapindika. In quella circostanza i venerabili Sariputta, 1 Mogallana il Grande, Kassapa il Grande, Kaccayana il Grande ed inoltre i venerabili Anuruddha, Revata, Devadatta ed Ananda vennero ldove si trovava il Beato. E quando il Beato


vide quei venerabili da lontano, mentre si avvicinavano, alla loro vista disse ai monaci: "Monaci, costoro sono dei brahmana che vengono, sono brahmana, costoro che vengono!"
A queste parole un certo monaco, brahmana di nascita, disse al Beato: "O Signore, in che misura [si pudire che] uno sia brahmana, e, inoltre, quali sono gli elementi che costituiscono un brahmana?". Allora il Beato, intendendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

"Avendo fugato da si cattivi elementi, coloro che procedono sempre consapevolmente,
i Risvegliati che hanno distrutto i legami, costoro sono certamente nel mondo i brahmana!".

6. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato dimorava presso Rajagaha nel Bosco dei Bamb(Veluvana), nella Radura ove si nutrono gli Scoiattoli (Kalandakanivapa). Ora, in quell'occasione, il venerabile Maha-Kassapa stava nella Grotta del Fico (Pipphala-guha), malato, afflitto e colpito da dura sofferenza. Pitardi, essendosi sollevato da quella malattia, il venerabile Maha-Kassapa disse: " Che sarebbe se io andassi a Rajagaha per elemosinare?". In quello stesso momento pidi cinquecento d si occuparono intensamente per provvedere al cibo che Maha-Kassapa voleva questuare. Ma il venerabile Maha-Kassapa rifiuti servizi di quei cinquecento d e, apprestandosi all'uscita mattutina, indossata la veste e presa la ciotola, entrin Rajagaha per la questua, attraverso le strade ove abitavano i poveri ed i bisognosi, nel quartiere dei tessitori. Allora il Beato, intendendo il senso di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

"Chi non deve nutrire altri, che ignorato, domo, ben stabilito nell'essenza [delle cose],
la cui adesione [al mondo] distrutta, i cui difetti sono espulsi, costui io chiamo un brahmana"

7. Cosda me stato udito. In una certa occasione, il
Beato si trovava a Patali, presso il tempio di Ajakatapa, dimora dello yakkha (8) Ajakalapa. Ora, in quella occasione, il Beato se ne stava seduto all'aria aperta in una notte scurissima e il dio del cielo gli faceva piovere addosso goccia a goccia. Allora lo yakkha Ajakalapa, volendo ispirare al Beato paura, costernazione ed orrore, avvicinatosi al Beato per ben tre volte gli urlvicino il suo ululato, dicendo: "Vi un lemure per te, monaco!". Peril Beato, avendo intuito il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:
"quando ha superato tutti gli elementi della realtche in lui
stesso,
il brahmana di lda questo lemure, con tutto il suo frastuono!".

8. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. In quella circostanza il venerabile Sangamaji (9) era venuto a Savatthi per vedere il Beato. Ora, colei che precedentemente era stata la moglie di Sangamaji, senti che si diceva: "Il nobile Sangamaji venuto a Savatthi". Allora prese il suo bambino e se ne andal bosco Jeta. Ora, in quella occasione, il venerabile Sahgamaji se ne stava assiso sulla radice di un certo albero per il riposo meridiano. Allora colei che era stata in precedenza la moglie del venerabile Sahgamaji gli andincontro, gli si avvicine gli disse questo: "O monaco, nutri questo piccolo bimbo e me del pari".
A queste parole il venerabile Sahgamaji rimase silenzioso. Cos ancora una seconda volta colei che era stata in precedenza la moglie del venerabile Sahgamaji ripet "O monaco. nutri questo piccolo bimbo e me del pari !".
A queste parole il venerabile Sahgamaji rimase silenzioso
ed essa ripetuna terza volta la stessa domanda ed il venerabile Sangamaji rimase silenzioso. Allora lei pose il bimbo di fronte al venerabile Sangamaji e se ne anddicendo: "Questo tuo figlio, o monaco, nutrilo!", ma il venerabile Sangamaji nlo guardngli disse verbo. E lei, che si era di poco allontanata, voltatasi, vide che il venerabile Sangamaji nguardava il bambino ngli parlava. Vedendo ciessa pens "Questo monaco non ha neppure bisogno del suo bambino". Allora tornindietro, prese il bambino e se ne andvia.
Ora il Beato, col suo occhio divino, purificato tanto pidi quello che proprio agli esseri umani, contemplando una tale impropriet come quella compiuta da colei che era stata in precedenza la moglie di Sangamaji (10), ed intuendo il significato di ci in quel momento profferquesto verso ispirato:

"Non si rallegra quando essa arriva nsoffre quando se ne
va via. Sangamaji lo svincolato, questi io chiamo un brahmana" .

9. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Gaya, al Capo di Gaya. In quella circostanza un gran numero di asceti con la crocchia(11), nelle fredde notti d'inverno fra gli ottavi [giorni prima e dopo il plenilunio] (12) all'epoca in cui cade la neve, s'immergevano ed emergevano dalle acque del Gaya, aspergendosi reciprocamente, e versavano l'oblazione sul fuoco sacrificale, [intendendo:] "per questo mezzo si ottiene la purit. Ora il Beato, vedendo un tale numero di asceti che agiva cose, allo stesso tempo, intuendo il significato di ci profferquesto verso ispirato:

"Non per l'acqua si diventa puri, anche se tanta gente ivi si bagna.
Colui nel quale Verite Buona Legge, costui puro, costui un brahmana" .

l0. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. In questa stessa epoca Bahiya, dalla Veste di Scorza (? - Daruclriyo), risiedeva a Supparaka (13) in riva al mare, dove era stimato, onorato, considerato, venerato e trattato con deferenza, per cui aveva ricevuto grande quantitdi vesti, cibo, giacigli e seggi, conforti e medicamenti per malattie. Ora, nella mente di Bahiya dalla Veste di Scorza, sorse questa considerazione: "Chissche io sia uno di coloro che in questo mondo sono Arhat, oppure che abbia conseguito la via degli Arhat?". Allora una devota(14), che in una sua esistenza precedente era stata un consanguineo di Bahiya dalla Veste di Scorza, presa da compassione e dal desiderio di beneficarlo, venne ove egli si trovava e disse a Bahiya dalla Veste di Scorza: "Bahiya, tu non sei un Arhat, nhai raggiunto la via degli Arhat. Questa non la strada per la quale puoi divenire Arhat oppure raggiungere la via degli Arhat".
"Ma allora - disse Baniya - a chi sono coloro che, nel mondo con i suoi deva, sono Arhat oppure hanno raggiunto la via degli Arhat?".
("Vi una citt Bahiya, nelle regioni settentrionali, detta Savatthi. Ivi risiede quel Beato che un Arhat, un vero Risvegliato (samma-sambuddha). Egli davvero, o Bahiya, un Arhat e insegna la Legge che permette di raggiungere la condizione di Arhat".
Allora Bahiya dalla Veste di Scorza, incitato da quella devata, lasciSupparaka e, fermandosi una sola notte [in ogni posto - ?] durante il viaggio (15), giunse dove il Beato si trovava, presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella occasione, un gran numero di monaci passeggiava all'aria aperta. Quando Bahiya dalla Veste di Scorza fu giunto presso quei monaci, chiese loro: "Di grazia, Signori, dove si trova ora il Beato, che un Arhat, che il vero Risvegliato ? Noi desideriamo vedere questo Arhat che un Vero Risvegliato!". "Il Beato, o Bahiya, andato per le case a fare la questua di cibo". Allora Bahiya dalla Veste di Scorza si voltin fretta, lasciil bosco Jeta ed entrin Savatthi, dove vide il Beato che questuava: egli era pieno di grazia, piacevole a guardarsi, con i sensi calmati, tranquillo di spirito, pieno di compostezza per il controllo su se medesimo, simile ad un elefante domo, attento e perfettamente addestrato. Appena vide il Beato gli si avvicin cadde [toccandogli] i piedi con la testa e gli disse: "O Signore, possa il Beato insegnarmi la Buona Legge! Possa Colui che Bene Andato (Sugata) insegnarmi la Buona Legge, di modo che ne abbia beneficio e felicitper lungo tempo!".
A queste parole il Beato disse a Bahiya dalla Veste di Scorza: "Sei venuto fuori tempo, Bahiya. Io sono ora entrato [in questa citt per la questua". Indi una seconda volta Bahiya dalla Veste di Scorza [si rivolse] al Beato [e] gli disse: "Questa cosa (= il Phamma) difficile a conoscersi e pericolo di vita (= morte) sovrasta il Beato e me Possa il Beato insegnarmi la Buona Legge! Possa il Bene Andato insegnarmi la Buona Legge, di modo che ne riceva beneficio e felicitper lungo tempo!". Allora, per la seconda volta, il Beato disse: "Sei venuto fuori tempo, Bahiya. Io sono entrato ora per la questua".
Ancora una terza volta Bahiya dalla Veste di Scorza disse al Beato: "Questa cosa, o Signore, difficile a conoscersi, e pericolo di vita sovrasta il Beato e me. Possa il Beato insegnarmi la Buona Legge! Possa il Bene Andato insegnarmi la Buona Legge, di modo che riceva beneficio e felicitper lungo tempo!". "Allora, Bahiya, tu devi esercitarti: in ciche vedi ci deve essere solo ciche [da te] stato visto, in ciche odi solo Ciche stato udito, in ciche pensi solo ciche stato pensato in ciche conosci solo ciche stato conosciuto (16). Cosinvero Bahiya, tu ti devi esercitare.
Quando, Bahiya, in ciche hai visto ci sarsoltanto ciche stato visto, in ciche hai udito ci sarsoltanto ciche hai udito, in ciche hai pensato ci sarsoltanto ciche hai pensato in ciche hai conosciuto ci sarsoltanto ciche hai conosciuto allora, o Bahiya, poichnon esisterper te un quindi" non ci sarneppure un "perci. E quando O Bahiya, tu non avrai piun "perci, ne deriva che per te non ci sarnun " qui " nun " di l" e neppure un" di mezzo ad entrambo ". Questa sarla fine del Male".
Quindi Bahiya dalla Veste di Scorza in seguito a questo insegnamento conciso della Buona Legge del Beato, mediante l'atto di non aderire (16a) sciolse la mente dai vincoli. Cosil Beato, dopo aver ammonito Bahiya con il suo insegnamento conciso, se ne andvia.
Ora avvenne che, non molto tempo dopo la partenza del Beato, un vitello assalBahiya dalla Veste di Scorza, privandolo della vita. Il Beato dopo aver girato per Savatthi in cerca di cibo, ritornato dalla sua questua ed avendo mangiato mentre lasciava la cittcon un grande seguito di monaci, vide che Bahiya dalla Veste di Scorza era giunto al termine della sua vita. Vedendolo, disse ai monaci: "Monaci, raccogliete il corpo di Bahiya dalla Veste di Scorza. Portate una barella, portatelo via, bruciatelo e innalzate [sulle sue ceneri] un thupa (17), poichuno che ha Compiuto la brahmanica disciplina assieme a voi giunto al termine dei suoi d.

"SSignore", risposero i monaci al Beato. Raccolsero il corpo, chiamarono per una barella, ve lo caricarono sopra e lo bruciarono e, quando ebbero innalzato un jthupa, vennero dal Beato, lo salutarono e si sedettero da una parte. Seduti che furono quei monaci da parte dissero al Beato: "Signore il corpo di Bahiya dalla Veste di Scorza stato arso ed un thupa stato innalzato. Quale la sua sorte, quale il suo destino?".
"Un saggio o monaci fu Bahiya dalla Veste di Scorza;
egli praticava il Dhamma inferiore in vista del Dhamma e non mi ha assillato per quanto intimamente riguarda l'insegnamento del Dhamma. Ha raggiunto il Nibbana, O monaci Bahiya dalla Veste di Scorza".
Allora il Beato, intuendo il senso di ci proferin quel particolare momento questo verso ispirato:

"Laddove acqua, terra, fuoco ed aria non hanno fondamenti dove non risplendono le stelle nrifulge il sole, ivi non brilla la luna ivi non si conosce tenebra.
Allorchl'asceta, il brahmana, mediante [La scienza di] se stesso
e mediante il silenzio ha saputo, allora si libera da forma e non-forma da piacere e dolore!".
CAPITOLO II

MUCALINDA (18)

Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Uruvela, sulla riva del fiume Nerarijara, assiso sulla radice di un [albero] mucalinda (18), avendo proprio allora col seguito il Perfetto Risveglio. Ora, in quell'occasione, il Beato rimase assiso per sette giorni in una particolare posizione, sperimentando la beatitudine conseguentemente alla Liberazione. Ora, in quella circostanza, scoppiuna tempesta di pioggia fuori stagione, sicchper sette giorni vi fu pioggia, venti freddi e cattivo tempo. Allora Mucalinda, re dei Naga, uscendo dalla sua tana, si ravvolse sette volte attorno al corpo del Beato con le sue spire e rimase a coprire col suo grande cappuccio il capo del Beato, [ pensando]: "Non disturbino il Beato calore, freddo, contatto di mosche, zanzare ed esseri striscianti!". Quindi, trascorsi sette giorni, il Beato si riprese da quell'estasi meditativa e Mucalinda, re dei Naga, vedendo che il cielo era terso e libero da nuvole, sciolse le sue spire dal corpo del Beato, [indi,] ritirando la sua propria forma, assunse la forma di un giovane, che si pose dinanzi al Beato rendendogli omaggio con le mani giunte (19).
Allora il Beato, intuendo il significato di ci proferin quel momento questo verso ispirato:
a Felice la solitudine di colui che si rallegra, avendo appreso la Buona Legge ed avendo acquistato la Visione!
Felice la libertdalla sofferenza nel mondo ed il ritegno [dal danneggiare] le creature!
Felice la libertdalle passioni in questo mondo, ed il superamento dei desideri!
Che ci si sciolga dalla vanitdell"' ego ", questa la suprema felicit.

2. Cosda me stato udito. In una certa occasiona, il Beato se ne stava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella circostanza, fra un gran numero di monaci che, dopo il pasto, erano tornati dalla questua e si erano riuniti e seduti assieme nella sala di servizio, si venne casualmente a parlare [di questo argomento]: "Quale, o fratelli, di questi due re, il re di Magadha Seniya Bimbisare Pasenadi di Kosala (20), il piricco, ha le pigrandi propriet ha i maggiori tesori, ha le maggiori province, ha maggior numero di carri, il piforte, il pipotente, il piautorevole?". Questo discorso casuale non era ancora finito quando il Beato, alzandosi dal suo ritiro, verso sera se ne venne a quella sala di servizio e, entrato, sedette su un sedile che gli era stato apprestato. Una volta seduto il Beato domandai monaci: "Ditemi, o monaci, in quale conversazione vi stavate intrattenendo, qui seduti e radunati, e quale il vostro discorso casualmente incompiuto?". "Qui, o Signore, dopo il pasto, ritornati dalla questua Si venuti
casualmente a parlare quale dei due re fosse il piricco,
il pipotente, eccetera Questo il discorso casuale restato
incompiuto allorchgiunse il Beato". "O monaci, non degno, per voi, o figli di famiglia (21), che con fede avete lasciato la casa per una vita senza casa, di impegnarvi in simili
chiacchiere. Allorchsediamo qui tutti assieme, bisogna compiere una delle due azioni, o parlare riguardo la Buona Legge,
o praticare il Silenzio Ario (22).
Allora il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

"La beatitudine [del soddisfacimento] dei piaceri e la beatitudine
del mondo celeste non valgon la sedicesima parte (23) della beatitudine conseguente alla
distruzione della brama!".

3. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato risiedeva a Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella circostanza, un gran numero di giovani stavano tormentando un serpente con un bastone, fra Savatthi ed il bosco Jeta. Il Beato, di buon mattino, indossata la veste e presa la ciotola, entrin Savatthi per la questua, quando vide fra Savatthi ed il bosco Jeta quella turba di giovani che stavano tormentando il serpente col bastone. Allora il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento il verso ispirato:

"Chi col bastone tormenta [creature] che cercano felicit costui
non trova la felicit una volta che sia morto.
Chi non tormenta col bastone creature che bramano felicit mentre cerca la propria felicit costui la conquista una volta che
sia morto!".

4. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. In quell'epoca il Beato era stimato, onorato, considerato, venerato e trattato con deferenza, per cui aveva ricevuto grande quantitdi vesti, cibo, giacigli e seggi, conforti e medicamenti per malattie. Cospure l'Ordine dei monaci era stimato mentre asceti Erranti (24) di vedute diverse
non erano stimati navevano ricevuto grande quantitdi
vesti, cibo
In tal modo [avvenne che] gli asceti Erranti di diverse vedute, incapaci di sopportare la considerazione tributata al Beato ed all'Ordine dei monaci, quando scorgevano i monaci nel villaggio o nella foresta, li coprivano di improperi, sarcasmi ed ingiurie, li provocavano e li tormentavano. Allora un gran numero di monaci venne dal Beato e, dopo averlo salutato, sedette in un canto. Una volta sedutisi, questi monaci dissero al Beato: "Signore, proprio ora che il Beato stimato, onorato, considerato e venerato mentre quegli
Asceti Erranti di altre vedute non sono stimati [avviene
che essi,] incapaci di sopportare le attenzioni tributate al
Beato, sia nel villaggio che nella foresta, appena scorgono i
monaci... li provocano e li tormentano".
A quel punto il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento il verso ispirato:

Nel villaggio e nella foresta, se siete toccati dalla buona o dall'avversa sorte, non attribuite [ci a voi stessi o agli altri: i contatti si verificano perchesiste un substrato corporeo all'esistenza (25):
come potrebbe avvenire con chi privo di substrato esistenziale?".

5. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, presso il parco di Anathapindika. In quella circostanza un devoto laico (upasaka) di Icchanangala era venuto a Savatthi per qualche affare... Indi il devoto, avendo finito il suo affare a Savatthi, venne a visitare il Beato. Venuto che fu da lui, lo salute sedette in un canto. Quando si fu seduto, il Beato gli disse: "lungo tempo, upasaka, che non hai colto l'occasione di venire da queste parti". "Per lungo tempo, o Signore, ho desiderato venire a visitare il Beato, ma, attratto da questo o da quell'affare, che dovevo compiere, non sono potuto venire". Allora il Beato,
intuendo il significato di questo, profferin quel momento seguente verso ispirato:
"Per chi ha ben soppesato la Buona Legge, per chi ha molto appreso,
non v'[alcun pensiero del genere:] "ah, come sarebbe bene
[per me] ! .
Guarda come tormentato colui che ha qualche cosa!
Gli uomini sono l'un l'altro ben stretti da legami!".

Cosstato da me udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora avvenne che in quel tempo la giovane moglie brahmana di un Errante era incinta e sul punto di partorire. La donna quindi disse al marito asceta: "Vai, brahmana, procurami olio di tila che mi serva per il parto". Al che l'Errante rispose: "Ma dove potrtrovare olio per Vossignoria? ". Una seconda volta lei fece la medesima richiesta e ne ebbe la stessa risposta. Ed ancora una terza volta rivolse al marito la stessa domanda.....
Ora avvenne che in quel tempo, nel magazzino del Re Pasenadi di Kosala, si distribuiva ad ogni monaco o brahmana altrettanto burro fuso (sarpis) ed olio quanto ne poteva bere e non portare via con s Allora quell'Errante disse [ a se stesso]: "Nel magazzino del Re Pasenadi di Kosala si distribuisce Ora io andral magazzino del Re Pasenadi di Kosala e berrtanto olio quanto possa, indi ritornera casa, e lo vomiterin modo che possa averlo costei per il parto".
[Con questa intenzione] l'Errante andnel magazzino del Re Pasenadi di Kosala, bevve quanto olio pote, ritornato a casa, non gli riuscndi vomitarlo in su ndi digerirlo in gi Assalito da dolori acuti, aspri e taglienti, si rotolava qua e l In quel tempo il Beato, apprestatosi per l'uscita mattutina, indossata la veste e presa la ciotola, entra Savatthi per la questua. Ivi vide l'Errante assalito da dolori acuti, aspri e taglienti, che si rotolava qua e l
Quindi il Beato, intuendo il significato di ci proferin quel momento il verso ispirato:

"Beati coloro che nulla hanno; conoscitori dei Veda (26) sono invero
coloro che non posseggon nulla.
Guarda come torturato colui che ha qualcosa (27)! Gli uomini
sono l'un l'altro stretti da legami!".

7. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora in quel tempo l'unico figlio, caro e grazioso, di un devoto laico, era venuto a morire. Ed un gran numero di devoti laici con le vesti ed i capelli ancora bagnati
[per il lavacro rituale] anda visitare il Beato. Venuti che furono da lui, lo salutarono e sedettero in un canto. Quando essi si furono seduti il Beato disse a quegli upasaka: "come mai, o upasada, siete venuti qui in un momento cosimportuno (28)?". Quand'ebbe detto cos il devoto gli rispose "Mi morto, o Signore, l'unico figlio mio, caro e grazioso.
Questa la ragione per la quale noi veniamo da te con i
capelli e le vesti bagnati, in un'ora inopportuna".
Allora il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso di Esaltazione: "Aderendo a ciche caro e grazioso, molti d, molti uomini, peccatori e dominati dalla decadenza, vanno in dominio al Re della Morte.
Ma coloro che giorno e notte, pieni di vigile attenzione, pongono
in disparte ciche caro e grazioso, costoro svellono la radice stessa del peccato, la tentazione della Morte cosdifficile da superare!".

8. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava a Kundiya (29), nel bosco Kundadhana. Ora, a quel tempo, Suppavasa, figlia del re dei Koliya, [che] per ben sette anni era stata incinta, si trovava in travaglio di parto da sette giorni. Essa, nonostante che fosse assalita da dolori
acuti, aspri e pungenti, mantenne il suo spirito fisso su tre pensieri: "Rettamente Risvegliato il Beato che insegna la Buona Legge per l'abbandono del dolore, come questo [mio];

Rettamente Procedente sulla Via invero l'Ordine dei discepoli del Beato, che avanza per l'abbandono del dolore, come questo [mio]; Retta Beatitudine quella del Nibbana, ove estinto il dolore, come questo [mio].
Allora Suppavasa, figlia del re dei Koliya, cosdisse al suo signore: "Va', o nobile signore, presso il Beato e, venerandolo in nome mio, col tuo capo ai piedi del Beato, chiedigli come sta di salute e benessere, vigore fisico, forza e comoditnel vivere, indi digli: " Signore, Suppavasa, figlia del re dei Koliya, presenta i suoi omaggi ponendo la testa ai piedi del Beato e gli domanda come stia di salute e benessere, vigore fisico, forza e comoditnel vivere ", indi aggiungi: " Signore, Suppavasa, figlia del re dei Koliya, stata incinta per sette anni ed oggi si trova nel settimo giorno del travaglio del parto. Essa, nonostante che sia assalita da dolori acuti, aspri e pungenti, mantiene il suo spirito fisso su tre pensieri"".
" Molto bene ", rispose quell'uomo dei Koliya a Suppavasa, e se ne anda visitare il Beato. Entrato dal Beato lo salute sedette in un canto. Cossedutosi, ripetle parole di sua moglie... E il Beato disse: "che stia bene Suppavasa, figlia del re dei Koliya. Possa in buona salute partorire un robusto figliolo!"
Appena il Beato ebbe detto ciSuppavasa, figlia del re dei Koliya, si sentbene e, in buona salute, partorun figlio robusto.
"Cossia! ", disse il Koliya, tutto contento alle parole del Beato, e, ringraziandolo, si alzin piedi, salutil Beato girandogli attorno verso destra (30) e se ne ripartper la sua casa. Ivi il Koliya vide Suppavasa, figlia del re dei Koliya, bene ed in buona salute, avendo partorito un figlio robusto. Vedendo ciegli pens:u Questo proprio meraviglioso! Questo proprio un miracolo! Grande il potere magico, grande la potenza del Tathagata, dacchSuppavasa, alle solo parole del Beato, ritornata in buona salute ed ha partorito un figlio robusto". Perciegli era contento e felice, pieno di gioia e di letizia.
Allora Suppavasa, figlia del re dei Koliya, disse al suo signore: "Vieni tu, o mio signore, vai da quel Beato e, dopo avergli espresso venerazione in nome mio, ponendogli il capo sui piedi, digli: "Signore, Suppavasa, la figlia del re dei Koliya, stata incinta per sette anni ed ha avuto un travaglio durato sette giorni. Ma ora essa sta bene, e, in buona salute, ha partorito un figlio robusto, Lei ora invita l'Ordine dei monaci a mangiare da noi per sette giorni. O Signore, possa il Beato accettare il cibo per sette giorni da Suppavasa, figlia del re dei Koliya, assieme all'Ordine dei monaci! "".
"Molto bene", rispose l'uomo Koliya a Suppavasa, e si recdal Beato (al quale ripetil messaggio dalla moglie).....
Ora in quel periodo l'Ordine dei monaci, con a capo il Buddha, era stato invitato per il pranzo di quel giorno da un certo devoto laico e quel devoto era al servizio del venerabile Maha-Mogallana. Pertanto il Beato chiama sMaha-Mogallana [e gli disse]: "Vieni qui, Mogallana! Recati da quel tale devoto e digli: " Mio caro Signore, Suppavasa, la figlia del re dei Koliya stata incinta per sette anni e per sette giorni stata in travaglio di parto (ripete tutta la storia). Ora essa ha invitato l'Ordine dei monaci, con a
capo il Buddha, a prendere cibo da lei per sette giorni. Permetti a Suppavasa di donare cibo per sette giorni all'Ordine
e successivamente tu offrirai il tuo"".
"Signore, se il nobile Maha-Mogallana pugarantirmi tre cose: ricchezza, vita e fede, allora Suppavasa, la figlia del re dei Koliya, conviti pure per sette giorni i monaci e poi io darloro il mio cibo.
"Amico, per due delle tre cose posso esserti garante, ma, per quanto riguarda la fede, tu soltanto puoi essere garante a te stesso".
"Bene, Signore, se per due cose, cioper la ricchezza e per la vita, il mio signore Maha-Mogallana si fa garante a me, allora inviti pure Suppavasa per sette giorni i monaci, e poi io darloro il mio cibo".
Quindi il venerabile Maha-Mogallana convinse quel suo devoto laico ed anddal Beato. Giunto che fu, gli disse: "Signore, quel devoto stato convinto da me. Dia pure Suppavasa, figlia del re dei Koliya, il suo cibo per sette giorni. Egli daril suo dopo".
PerciSuppavasa, la figlia del re dei Koliya, per sette giorni servl'Ordine dei monaci, con a capo il Buddha, di cibo scelto, vitale, sia solido che tenero, con le proprie mani soddisfacendoli fino a quando dissero: "Grazie, basta!". E fece anche riverire dal bambino il Beato e turno l'Ordine dei monaci. Allora il venerabile Sariputta disse a quel bambino: "Ti trovi forse a tuo agio? Hai abbastanza da mangiare? Soffri di qualche dolore ?". Al che il bimbo rispose: " Come potrei, Sariputta, stare a mio agio? Come potrei avere abbastanza cibo? Io, che ho trascorso ben sette anni in una giara di sangue! (31).
A questo punto Suppavasa, la figlia del re dei Koliya, [pens: " Mio figlio sta conversando con il duce dell'esercito della Buona Legge (32)". A questo [pensiero] essa si sentcompiaciuta, contenta, piena di gioia e di soddisfazione.
A questo punto il Beato disse a Suppavasa, la figlia del re dei Koliya: " Ti piacerebbe, o Suppavasa, avere un altro simile figlio?". [Lei rispose:] "O Beato, mi piacerebbe aver sette altri simili figli! ".
Allora il Beato, intuendo il significato di ci proferin quella circostanza questo verso ispirato:

L'inessenziale sotto forma di essenziale, ciche spiacevole sotto forma di ciche piacevole, il dolore sotto forma di gioia travolgono colui che non attento" (33-33 a)
9. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava nei pressi di Savatthi, al parco orientale, nel palazzo a molti piani della Madre di Migara (34). In quello stesso tempo Visakha, la Madre di Migara, aveva a che fare con Pasenadi, il re del Kosala. Il re Pasenadi del Kosala, per non condusse a conclusione quel tale affare secondo le intenzioni [di Visakha], coscostei se ne venne ad un'ora importuna a fare visita al Beato, e, venendo da lui, lo salute si sedette in un canto. Una volta che si fu seduta, il Beato le disse: "Ebbene, Visakha, come mai sei venuta ad un'ora fuori di tempo?". "Signore, avevo un affare con Pasenadi, il re del Kosala, ma il re non ha condotto questo affare ad una conclusione".
A questo punto il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:
"Doloroso essere soggetto all'altrui volont piacevole ogni dominio [su se stesso].
Nell'aver [affari] in comune gli uomini si tormentano: difficile sfuggire ai legami!".

10. Cosda me stato udito. In una certa occasione, il Beato si trovava ad Anupiya, nella foresta degli alberi amba (mango). In quello stesso tempo il venerabile Bhaddiya, figlio dei Kaligodhas (35), usava rifugiarsi nella foresta, sedendosi su radici di alberi in luoghi solitari, ove di tanto in tanto profferiva questa esclamazione: "Oh, la felicit Oh, la felicit".
Ora un gran numero di monaci aveva udito i versi di esaltazione frequentemente ripetuti dal venerabile Bhaddiya, che usava rifugiarsi nelle foreste Udendo ci a loro venne di pensare: "Non v'dubbio che Bhaddiya, il figlio dei Kali godhas, pratica l'ascesi malcontento, ricordando come precedentemente godeva della beatitudine della regalit vivendo nel suo palazzo. Quando gli capita di pensare a ci usando [ora] raccogliersi nei selvosi eremi, proferisce l'esclamazione:
" Oh, la felicit oh, la felicit! "". Cosun gran numero di
monaci anddal Beato e, giunti che essi furono, lo salutarono
e sedettero in un canto. Una volta che furono seduti dissero:
"O Beato, il venerabile Bhaddiya, figlio dei Kaligodhas.....
(eccetera) ".
Allora il Beato chiamun certo monaco: " Vieni qui, monaco, convoca in nome mio Bhaddiya, il monaco, dicendogli: " Signore, il Maestro desidera parlarti " ". " Cosfar Signore", rispose il monaco al Beato, e si recldove si trovava il venerabile Bhaddiya, e, come fu giunto, gli disse: "Signore, il Maestro desidera parlarti ". "Molto bene, Signore", disse Bhaddiya in risposta a quel monaco: anddal Beato e, avvicinandoglisi, lo salut indi sedette in un canto.
Quando si fu seduto, il Beato gli disse vero che tu,
o Bhaddiya, usando raccoglierti nella foresta esclami di
tanto in tanto " Oh, la felicit oh, la felicit " ?". "vero,
o Signore !".
"Ma, Bhaddiya, per quale motivo, tu, che hai l'abitudine
di rifugiarti in selvoso eremo esclami cos? ". "Una volta,
o Signore, quando godevo del benessere della regalit nella
condizione di padre di famiglia (36) erano poste guardie entro
il mio palazzo, ed erano poste guardie fuori del mio palazzo.
Cos o Signore, nonostante che fossi sorvegliato e protetto,
io vi dimoravo timoroso, ansioso, tremante e pieno di paura.
Ma ora, o Signore, quando mi rifugio nella foresta, [siedo] sulle radici degli alberi in luoghi deserti, nonostante che io sia solo, sono senza paura, sicuro, fiducioso e non spaventato. Vivo a mio agio, senza soprassalti, di quello che gli altri mi danno, con lo spirito allo stato [naturale] come quello di qualche animale selvaggio. Questo o Signore, il motivo che mi induceva ad esclamare: " Oh, la felicit Oh, la felicit " ".
Allora il Beato, intuendo il significato di ci proffer in quel momento, questo [verso di] Esaltazione:

Colui nel quale non albergano moti di collera, che ha superato il divenire cose il non-divenire-cos
costui, che ha sormontato ogni paura, felice, senza dolore, neppure gli d riescono a scorgerlo (= ad averlo in loro potere)!



CAPITOLO III

NANDA

l. Cosda me stato udito. In una certa occasione, il Beato se ne stava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. In quella particolare circostanza un monaco se ne stava seduto a breve distanza dal Beato, con le gambe incrociate (37) col corpo eretto, sopportando un dolore che era il frutto di una sua precedente esistenza, un dolore lacerante, tagliente ed amaro: ma egli se ne stava tutto raccolto in se stesso, composto e senza lamentarsi. Ed il Beato vide quel
monaco cosseduto e cosintento sopportando il dolore,
raccolto in s composto, senza lamentarsi. Allora il Beato,
intuendo il significato di ci profferin quel momento questo
verso ispirato:

"Per il monaco che ha lasciato dietro di sogni specie di karma, che ha scosso da sla polvere precedentemente accumulata,
che sta saldo senza [ricoprire] " io ' e " mio", per costui non v'alcun senso a parlare della gente (= chiedere aiuto agli altri) ! ".

2. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella occasione, il beato Nanda, germano del Beato, figlio dalla zia del Beato, si rivolse ad un gran numero di monaci, dicendo loro: "Cari Signori, senza alcun piacere io pratico la castit Io non posso sopportare la vita di asceta. Abbandonando la disciplina io ritorno in basso (= nel mondo) ". Allora un certo monaco anddal
Beato e, quando gli fu seduto al fianco, gli ripetle parole
del venerabile Nanda.
Allora il Beato chiamun monaco e gli disse: "Vieni, monaco ! Convoca in nome mio il monaco Nanda, dicendogli: "Nanda, caro amico, il Maestro ti convoca" ". "S Signore ", rispose il monaco al Beato, ed and(a ripetere il messaggio del Maestro a Nanda). " Molto bene, caro amico ",
rispose Nanda, e venne dal Beato Quando si fu seduto in
un canto, il Beato gli disse: " vero, come mi hanno narrato, che tu, o Nanda, ti sei rivolto ad un gran numero di
monaci, dicendo loro: "Senza alcun piacere io pratico la
castit eccetera " ? ". "vero, Signore ". " Ma come avviene,
o Nanda, che tu non provi alcun piacere per la vita di asceta,
che non la puoi sopportare e vuoi ritornare in basso? ". " Signore, quando lasciai la casa, una ragazza dei Sakya, la pi bella della regione, con i capelli mezzo pettinati, si volt guardandomi in tralice e mi disse: " Possa tu tornare presto,
Giovane Signore!". Signore, poichsto sempre pensando a
questo, non provo alcun diletto per la castit nposso pi sopportare la vita di asceta, [perci lascerla disciplina e tornerin basso". Allora il Beato, prendendo il venerabile
Nanda per il braccio, proprio [nello stesso tempo in cui] un
uomo forte pustendere il suo braccio piegato o piegarlo se
lo ha disteso, proprio cosil Beato spardal bosco Jeta e comparve in mezzo ai trentatrd (38).
Ora, in quel momento apparve un numero di circa cinquecento Apsaras (39) dette "Pidi colomba" per servire il Sakya, signore degli d. Allora il Beato disse al venerabile Nanda: "Nanda, vedi queste cinquecento ninfe, dette " Pidi colomba"?". " S Signore ". " [Dimmi] ora, Nanda, che pensi ? Chi pibello, pidegno di essere guardato, piaffascinante, la ragazza dei Sakya, la pibella della regione, o queste cinquecento Apsaras dette "Pidi colomba"?". "O Signore, proprio come se lei fosse una scimmia mutilata, con le orecchie ed il naso mozzi, proprio cos o Signore, la ragazza dei Sakya, vicino a queste cinquecento Apsaras dette " Pidi colomba ", non vale una frazione di loro, non puessere comparata con loro. Poichqueste cinquecento Apsaras sono di gran lunga pibelle, molto pidegne a vedersi, molto piaffascinanti!".
Fatto ciil Beato, prendendo per il braccio il venerabile Nanda, proprio [nel tempo in cui] un uomo forte pustendere un braccio piegato o piegare un braccio disteso, proprio cossi dilegudal paradiso dei trentatrDeva e riapparve nel bosco Jeta. E corse la voce fra i monaci: " Si dice che il venerabile Nanda, germano del Beato, il figlio della zia del Beato, conduca vita di austera ascesi per via delle Apsaras. Si dice che il Beato gli ha assicurato che potrprovvedersi di cinquecento Apsaras dette " Pidi colomba " ". Al]ora i monaci che erano compagni di Nanda presero a chiamarlo " mercenario" e "domestico", dicendo: "un mercenario certamente il venerabile Nanda. Un domestico certamente il venerabile Nanda Egli pratica la castitin vista delle Apsaras. Si dice che il Beato sia garante al venerabile Nanda per la conquista di cinquecento Apsaras dette " Pidi colomba "". Quindi il venerabile Nanda, sentendosi cosinfastidito, umiliato e di! sprezzato, da quando era stato chiamato "mercenario" e "domestico" dai suoi compagni, essendo andato a vivere solitario, remoto, attento, energico, distaccato, avendo rafforzato, e stesso, in breve tempo, pur stando in questo mondo realizzlui stesso, con piena comprensione, il motivo per cui il figlio di nobile famiglia giustamente abbandona la casa per la vita errante, ed anche quell'insuperabile ma della vita di ascesi, cosintuendo: "Distrutta la nascitas, vissuta la vita, compiuto ciche si doveva fare, non vi pida essere qui". Cosil venerabile Nanda divenne uno degli Arhat.
Allora una certa devata, quando la notte si stava dileguando, illuminando tutto il bosco Jeta con splendore abbagliante, venne a vedere il Beato e, venendo da lui, lo salute restritta in un canto. Cosstando, quella devata disse al Beato: "Signore, il venerabile Nanda, il germano del Beato e figlio di sua zia, col porre fine all'attaccamento, egli, Beato, pur [stando] in questo mondo, ma comprendendolo pienamente cosla visione interiore, ha inverato ed ha conquistato il non-attaccamento, la liberazione dello spirito, la liberazione che propria alla Gnosi, e cossi dimora".
Allora nel Beato apparve la conoscenza [che cosera] e quando, alla fine della notte, il venerabile Nanda-venne al
Beato e gli disse questo: "Signore, per quanto riguarda
la garanzia datami dal Beato circa la conquista delle cinquecento Apsaras dette " Pidi colomba ", io lascio libero il Beato
da tale promessa". o Io pure, Nanda, afferrando il tuo pensiero col mio proprio, ho visto [che cos. In ogni caso, una
devata mi ha informato, dicendo: "Signore, il venerabile
Nanda Avendo posto fine all'attaccamento ha conquistato la liberazione dello spirito e cossi dimora". Ma da
quando, o Nanda, il tuo spirito libero per il fatto che non
pisi afferra ai vincoli, anche io sono libero dalla promessa". Al che il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:
a Colui dal quale stata attraversato la palude, dal quale stata distrutta la spina della brama,
che giunto all'annientamento dell'illusione, questo monaco non piscosso da felicite dolore!".

3. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella circostanza, un numero di quasi cinquecento monaci, guidati da Yasaja (40), era giunto a Savatthi per vedere il Beato. I monaci che stavano arrivando, per il fatto che salutavano i monaci lresidenti, si informavano di dove potevano alloggiare, consegnavano le scodelle e le vesti, provocavano un grande rumore e frastuono. Fu cosche il Beato chiamil venerabile Ananda e gli disse: "Che cosa o Ananda, tutto questo frastuono e rumore, si direbbe che vi siano pescatori intenti ad acchiappare pesce!". "Signore, sono questi cinquecento monaci, guidati da Yasoja, proprio ora arrivati a Savatthi per vedere il Beato. Sono costoro che, una volta arrivati hanno cagionato tanto rumore e frastuono". "Allora, Ananda, vai tu a nome mio e di' a quei monaci: " Il Maestro chiama i Reverendi "". "Molto
bene, Signore", rispose il venerabile Ananda al Beato (and e fece coscome gli era stato ordinato). " Molto bene, Signore", dissero quei monaci al venerabile Ananda, andarono
dal Beato e, ivi giunti, lo salutarono e sedettero da un lato.
Quando si furono seduti, il Beato indirizzle seguenti parole
ai monaci: "Monaci, che cosa significa tutto questo gran rumore e frastuono? Si direbbe che vi siano pescatori intenti
ad acchiappare pesce !".
A queste parole il venerabile Yasoja rispose al Beato:
"Signore, questi cinquecento monaci sono giunti proprio ora a Savatthi per vedere il Beato. Questi nuovi arrivati, nel salutare i monaci residenti, chiedere dove fosse il loro alloggio e consegnare scodelle e vesti, hanno provocato tale rumore e frastuono". "Andate, monaci, io vi congedo, voi non meritate di abitare con me! " o Cossia, Signore! o, risposero quei monaci al Beato; si alzarono, lo salutarono girandogli attorno verso destra, misero in ordine i loro alloggiamenti, presero ciotole e vesti e se ne andarono via per la questua presso i Vajji (41). Finita la loro questua sul posto, se ne andarono al fiume Vaggumuda. Sulla sponda di questo fiume costruirono capanne di foglie e si disposero a trascorrere la stagione delle piogge. Or'ecco che il venerabile Yasoja, iniziata la stagione delle piogge, si rivolse ai monaci in questi termini: "Venerabili amici, noi siamo stati congedati dal Beato per il nostro stesso bene, per compassione di noi, perchegli provcompassione di noi. Venite dunque, venerabili amici, dimoriamo qui in modo tale che il Beato si rallegri della maniera in cui ci comportiamo ". "Cossar venerabile! ", risposero i monaci al venerabile Yasoja. Di conseguenza quei monaci, vivendo remoti dalla societ ardenti di ascesi, interiormente saldi, nello spazio della stagione delle piogge inverarono tutta la triplice conoscenza (42).
Nel frattempo il Beato, dopo essere restato quanto gli piacque in Savatthi, iniziil suo giro per Vesali e, pitardi, durante i propri giri, raggiunse Vesali Quindi il Beato prese dimora a Vesali, nel Grande Bosco, presso la Sala dal Tetto a Pinnacolo. Allora il Beato, afferrando col suo pensiero i pensieri di quei monaci che vivevano sui banchi in riva al fiume Vaggumuda, prestando attenzione a questo, chiamil venerabile Ananda. a Ananda ", disse, "quel quadrante del cielo mi sembra sia come illuminato. Tutto irraggiante mi sembra, Ananda, quel quadrante del cielo. Mi gradito andare e pensare a quella zona ove, in riva al fiume Vaggumuda, quei monaci risiedono. Ananda, manda un messaggero a quei monaci, dicendo: " Il Maestro chiama i reverendi. Il Maestro desideroso di vedere le Vostre Signorie" ". "Cossia, signore", rispose il venerabile Ananda al Beato: andda un certo monaco e, giunto che fu presso di lui, gli disse: "Vieni, caro amico! Va' dove quei monaci risiedono, sulla riva del fiume Vaggumuda e, giunto che vi sarai, di' loro: " Il Maestro chiama le Vostre Signorie. Il Maestro desideroso di vedere le Vostre Signorie " ". "Cossia, Signore", rispose il monaco al venerabile Ananda, e, proprio [nel tempo che impiegherebbe] un uomo forte per stendere un braccio piegato o per piegare un braccio disteso, proprio cosegli spardalla Sala del Tetto a Pinnacolo per riapparire di fronte a quei monaci sulla riva del fiume Vaggumuda ( ai quali
trasmise il messaggio ). "Molto bene, caro amico ", risposero quei monaci, e, dopo aver rassettato i loro alloggiamenti,
prese la ciotola e le vesti, proprio [nel tempo che impiegherebbe] un uomo forte per stendere un braccio piegato......
proprio cosessi sparirono dalla riva del fiume Vaggumuda
per riapparire al Gran Bosco nella Sala dal Tetto a Pinnacolo,
faccia a faccia di fronte al Beato. In quel momento il Beato
era seduto, sprofondato in uno stato di estatica meditazione,
di l[dal mondo delle forme]. Allora quei monaci considerarono: " In che condizione si trova ora a risiedere il Beato ? ".
Quindi quei monaci conclusero che il Beato era sprofondato
in estatica meditazione ed essi anche, tutti assieme, sederono
rapiti in estatica meditazione.
Il venerabile Ananda, quando la notte era giscesa e la prima vigilia stava trascorrendo, rialzata la tunica su una spalla (43), congiunse le mani in gesto di venerazione e disse al Beato: "Signore, la notte ormai discesa, la prima vigilia sta trascorrendo. I monaci nuovamente arrivati sono seduti da lungo tempo. Signore, puil Beato scambiare i saluti con i monaci nuovamente arrivati?". A queste parole il Beato rimase in silenzio.
Indi, quando la notte era calata ancora di pie la seconda vigilia stava trascorrendo, il venerabile Ananda si alzdal suo
sedile e (ripetle stesse parole, aggiungendo): " Signore,
la notte trascorre, la seconda vigilia sta per finire". E, per la
seconda volta, il Beato rimase in silenzio.
Indi ancora, quando la notte era tutta trascorsa e la terza vigilia stava finendo, mentre appariva gil'aurora e la notte rivestiva il volto di gioia (= dell'alba), il venerabile Ananda,
alzandosi dal suo sedile disse al Beato: " Signore, la notte
trascorsa, l'ultima vigilia sta finendo, l'aurora si annuncia,
la notte riveste il volto di gioia, i monaci nuovamente arrivati
sono restati seduti da lungo tempo; voglia il Beato scambiare
i saluti con loro ". Allora il Beato si riprese da quella meditazione estatica e disse al venerabile Ananda: " Se tu in verit sapessi o Ananda, non ti sarebbe occorso di chiedere tante
volte (44). 0 Ananda, sia io che questi cinquecento monaci
siamo tutti restati seduti in estatica meditazione ". Quindi il
Beato, intuendo il significato di ci proffer in quel momento, questo verso ispirato:
"Colui nel quale la spina della brama stata vinta, come anche
ingiuria, ferita e prigionia, che come una montagna sta, imperturbabile, questo monaco non
scosso da felicite sventura.

4. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato se ne stava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella circostanza, il venerabile Sariputta stava seduto a gambe incrociate non lungi dal Beato, tenendo il corpo diritto, avendo fissa dinanzi a sla consapevolezza [di se stesso] (45). Il Beato vide il venerabile Sariputta che cosfaceva e, in quel momento, intuendo il significato di ci profferil verso ispirato:

"Come una rupe montana si erge, incommovibile, ben fondata, cosil monaco, in cui l'illusione e stata annientata: come una
montagna non si scuote".

5. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella stessa circostanza il venerabile Maha-Mogallana era assiso, non lungi dal Beato, Con le gambe incrociate, tenendo il Corpo eretto. Con la consapevolezza riguardante il proprio Corpo 46 ben stabilita in. se medesimo. Il Beato vide il venerabile Maha-Mogallana assiso non lungi da
sed allo stesso tempo, intuendo il significato di ci profferquesto Verso ispirato:

"Allorchla consapevolezza riguardante il proprio corpo ben
stabilita, ben controllate sono le sei sfere dei sensi (47), sempre ben composto, il monaco [avrpotuto] conoscere il proprio nibbana".

6. In Una Certa occasione il Beato si trovava presso Rajagaha, nel Bosco di Bamb nella Radura ove si nutrono gli Scoiattoli. Ora, proprio in quel tempo il venerabile Pilindavaccha aveva preso l'abitudine di rivolgere ai monaci l'appellativo di "servi" (48). Allora un gran numero di monaci.....


venne dal Beato e, dopo averlo salutato, sede gli disse:
" Signore, il venerabile Pilindavaccha si avvicina ai monaci,
chiamandoli " servi "". Al che il Beato chiamun certo
monaco, dicendogli: "Vieni, monaco! Di' a nome mio al monaco Pilindavaccha: " Caro Signore, il Maestro vi chiama "".
" Cossia, Signore", rispose il monaco al Beato, se ne
ande cosfece. " Molto bene, signore ", rispose il venerabile Pilindavaccha a quel monaco, e si recdal Beato. Una
volta giunto, dopo aver salutato il Beato, sedette in un canto
e, avendolo salutato, il Beato cosgli disse: "vero, Vaccha (49), come raccontano, che tu ti avvicini ai monaci, chiamandoli "servi " ? ". "Cos Signore ". Allora il Beato, avendo rivolto la sua attenzione alle precedenti esistenze di
Pilindavaccha, disse ai monaci: " Non siate irritati col monaco Vaccha. Non per un senso interiore di disprezzo che
Vaccha chiama i monaci " servi ". Monaci, lungo la successione di cinquecento esistenze, Vaccha rinacque in una famiglia di casta brahmana. L'uso del termine " servi " gli si
radicato per lunga abitudine. Questa la ragione per cui
Vaccha dirige ai monaci il termine " servo" ".
Allora il Beato, intuendo il senso di ci proferin quel momento questo verso ispirato:

"Colui nel quale non risiedono nillusione norgoglio, che ha
distrutto la cupidigia ed ha superato il senso di s in cui la collera setta rigettata, questi un asceta, questi un
brahmana, questi un monaco!".

7. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Rajagaha, nel Bosco di Bamb nella Radura in cui si nutrono gli Scoiattoli. Ora, in quella circostanza, il venerabile Maha-Kassapa si era ritirato nella Grotta del Fico, ove, per sette giorni, era rimasto assiso in una particolare postura. Ivi, raggiunto un determinato grado di meditazione, gli occorse di pensare: "Se io adesso entrassi in Rajagaha per la questua, in tale occasione qualcosa come cinquecento deitsarebbero intente a raccogliere cibo elemosinato per il venerabile Maha-Kassapa ". Quindi il venerabile Maha-Kassapa, apprestatosi per la sua uscita mattutina, indossata la veste e presa la ciotola, entrin Rajagaha per la questua.
Ora in quel tempo Sakka (50), signore degli d, desiderava procurare cibo elemosinato al venerabile Maha-Kassapa. Quindi prese l'aspetto di un tessitore che volgeva il filo [sulla rocca], mentre Suja, la figlia degli Asura (51), riempiva la spola. Ora il venerabile Maha-Kassapa, mentre andava girando di casa in casa, venne all'abitazione di Sakka, il signore degli d. E Sakka, il signore degli d, scorse da lontano Maha-Kassapa, mentre si avvicinava. Alla sua vista venne fuori di casa per incontrarlo, gli tolse di mano la ciotola, entrin casa, prese dalla pentola riso con cui riempla ciotola, che restitua Maha-Kassapa. Questo cibo era condito con diversi sughi, varie salse, misto di diversi intingoli, profumi e condimenti. Allora a Maha-Kassapa occorse di pensare: "Mi immagino chi sia questa persona, che ha un simile potere magico ". Indi pens "Deve essere Sakka, il signore degli d ". Sicuro di cidisse a Sakka, il signore degli d:
Questa una tua azione, Kosiyas (52) ! Non la fare pi".
Ma, venerabile Kassapa, anche noi abbiamo bisogno di [compiere] azioni meritevoli, anche noi dobbiamo operare meritevolmente! ". Indi Sakka, il signore degli d, salutando Maha-Kassapa gli girattorno verso destra e, salendo in cielo, fece risuonare tre volte l'atmosfera con questo verso ispirato: " Oh, il sublime dei doni, il dono stato ben conferito a Kassapa! ". A questo punto il Beato, mediante il suo udito divino, purificato, e che oltrepassa [le possibilitdi]
quello degli uomini, udle parole di Sakka, signore degli d, e quindi, intuendo il significato di ci profer in quel momento, il verso ispirato:

"Il monaco che questua il cibo, che sostiene se stesso, che altri non nutre, un siffatto uomo, interiormente pacificato e consapevole, anche gli d lo invidiano!".

8. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella circostanza, ai monaci, seduti assieme nell'bito dell'albero kereri, essendo ritornati dalla questua ed avendo consumato il pasto, capitdi fare questo discorso: "Cari Signori, il monaco che gira per la questua, di tanto in tanto, ha l'occasione di vedere forme gradevoli all'occhio, di udire suoni gradevoli all'orecchio, di fiutare odori gradevoli al naso, di gustare sapori gradevoli alla lingua, di toccare oggetti gradevoli al tatto. Cari Signori, il monaco questuante riverito, onorato, considerato, venerato e rispettato, allorchva in giro questuando cibo. Or dunque, Signori, anche noi andremo a questuare cibo, sicchdi tempo in tempo ci capiterl'occasione di vedere forme gradevoli
all'occhio, di udire , di fiutare , di gustare , di toccare , allorchpercepiremo oggetti gradevoli all'occhio, all'orecchio, al naso, alla lingua ed al tatto. Anche noi saremo
riveriti, onorati, considerati , allorchandremo in giro questuando cibo".
Questa chiacchiera non era ancora finita, quando il Beato,
al tramonto, lasciando il suo ritiro, venne verso il padiglione
dell'albero kareri e, giuntovi, sedette su un sedile apprestatogli. Nel sedersi chiese ai suoi monaci: "Ditemi, monaci,
in quale discorso vi stavate intrattenendo mentre eravate seduti assieme, e quale la conversazione che non avete ancora
finito?". "Quando ci siamo seduti assieme, o Signore, ci
capitdi fare questo discorso: "Il monaco questuante, di
tanto in tanto, ha l'occasione di vedere forme gradevoli all'occhio, di udire suoni gradevoli all'orecchio egli riverito,
Onorato, considerato, venerato e rispettato, allorchva in giro
questuando cibo Anche noi saremo riveriti .allorchandremo attorno questuando cibo ". Tale era, o Signore, la
conversazione che non avevamo finito, allorcharrivato il
Beato ". " Monaci, non mi sembra degno di voi, che siete
Figli di Famiglia, che per fede avete abbandonato la vita di
casa per andare errando, di chiacchierare su di un argomento
simile. Monaci, quando sedete qua radunati, una delle due si
deve fare: "conversare riguardo alla Buona Legge o praticare
il Silenzio Ariol".
A quel punto il Beato, intuendo il significato di ci proferin quel momento questo verso ispirato:

"Il monaco che questua Cibo, che sostiene se stesso, che altri
non nutre, un siffatto uomo gli d invidiano, non se questi agisce per lode
o per fama!".

9. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava a Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella occasione, un gran numero di monaci
si erano seduti assieme .(come nella narrazione precedente) e capitloro di fare il seguente discorso: "Signore,
chi conosce un'arte? Chi stato addestrato in un'arte? Quale
la migliore fra le arti?". Qualcuno disse: " L'arte di [addestrare] elefanti la migliore delle arti". Altri disse: "L'arte
di [addestrare] cavalli ". Altri disse: "L'arte di [guidare] carri la migliore delle arti". Altri disse: "L'arte di
tirar d'arco la migliore delle arti". Altri disse: ." La
scherma...". Altri: "L'arte delle muasra (53) ". Altri disse:
"L'arte del computo ". Altri: "L'arte del calcolo (54)...".
Altri: "L'arte dell'incisione.... Altri: " L'arte della poesia. Altri: "L'arte di interpretare le cause (= filosofia
naturale) ". Altri invece dissero che la massima fra le arti
quella dello statista. Tale era la discussione che casualmente
era sorta fra i monaci, che non era giunta a conclusione.
Ora il Beato, abbandonato il suo ritiro, verso sera, giunse
cole sedette su un sedile che gli era stato preparato. Una
volta seduto, chiese a quei monaci: "Vi prego, monaci, su
quale argomento eravate impegnati a discorrere, qui seduti in
radunanza, e quale era la conversazione casuale lasciata in sospeso?". (Ed essi gli narrarono l'oggetto della loro conversazione). Allora disse il Beato: " Monaci, disdicevole per
voi impegnarvi in simile conversazione. Monaci, quando sedete qui raduna, una delle due cose deve essere compiuta, o
conversare su argomenti riguardanti la Buona Legge, o praticare il Silenzio Ario ".
A tale proposito il Beato, intuendo il significato di ci profferin quella circostanza le parole ispirate:

"Colui che vive non per la sua arte, celato, intento all'oggetto, coi
sensi domi, in ogni senso liberato, senza casa, senza egoismo, libero da speranza, avendo ucciso Mara,
quel monaco procede solo".

10. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava ad Uruvela, sulle sponde del fiume Neranjara, avendo da poco consecutio l'illuminazione Suprema ai piedi dell'albero della Bodhi. Ora in quella circostanza il Beato rimase assiso per sette giorni nella medesima posizione, sperimentando la Beatitudine conseguente alla Liberazione. Allora il Beato, alla fine di quei sette giorni, uscendo da quello stato di meditazione estatica, contemplil mondo con l'occhio del Risvegliato e scorse quanti esseri erano torturati da differenti tormenti e diversamente ardevano per brama, avversione ed ottundimento mentale. Allora il Beato, intuendo il significato di tutto ci proferin quel momento le parole ispirate:
"Questo mondo, avvampato, mandato in perdizione dal contatto (= dal sentire), innalza il suo lamento.
Ciper cui uno si considera, proprio per questo diventa un altro (55).
Diventare altro iniziare ad esistere e la gente e caduta nel [ciclo dell'esistenza pur si compiace di esistere!
Per il fatto stesso che vi si compiace, [ivi nasce] timore: e ciper cui teme, questo Dolore.
Mediante il totale abbandono del Divenire (= esistere, bhava) 50, si vive nella condizione del Brahman (Brahmacariya).
Quei monaci, o brahmona, i quali hanno detto che mediante il divenire si giunge alla liberazione del divenire, tutti costoro io dichiarosono non-liberati dal divenire.
Ma tutti quei monaci, o brahmana, i quali hanno detto che, interrompendo [il flusso del] divenire, si consegue un rifugio dal divenire, costoroio dichiaronon sono liberi dal divenire.
No! in seguito al substrato (57) che il Male viene ad essere; mediante la distruzione di tutti gli attaccamenti (upadana) non vi piproduzione di Dolore.
Contempla questo mondo cosvario: rovinati dalla Nescienza gli esseri, che si rallegrano di esistere, non raggiungono la Liberazione.
Poich invero, tutte le esistenze, quali che siano e comunque siano, tutte le condizioni di esistenza sono impermanenti, dolorose e costituite da incessante mutamento.
Colui che ha visto le cose come sono in realt mediante la retta conoscenza,
abbandona la sete di esistere: egli si rallegra del fatto che la sete sia stata uccisa.
L'Estinzione, per la distruzione di tutte le seti ed la cessazione senza residui di ogni passione.
Per quell'asceta che si sia "estinto" non vi piattaccamento,
non esiste pirinascita.
Sopraffatto Mara. Egli (= l'asceta) ha vinto il combattimento.
Cosegli avendo abbandonato ogni forma di esistere!".



CAPITOLO IV

MEGHIYA


1. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava a Calika, sulla collina di Calika. Ora, in quella occasione, il venerabile Meghiya (58) si trovava al servizio del Beato. Quindi il venerabile Meghiya venne dal Beato e, venuto da Lui, lo salute rimase in piedi in un canto. Mentre cosstava chiese al Beato: "Signore, io desidero andare al villaggio Jantu per la questua ". "Fa' quello che ti sembra il tempo adatto di fare, o Meghiya! " Pertanto il venerabile Meghiya, apprestatosi alla sua uscita mattutina, indossato l'abito e presa la ciotola, entrnel villaggio Jantu per la questua del cibo. Finita la questua e consumato il cibo se ne venne verso la riva del fiume Kimikala e, mentre si sgranchiva le gambe camminando avanti e indietro, vide un piacevole e delizioso boschetto di manghi.
Quella vista lo indusse a pensare: "Veramente piacevole e delizioso questo boschetto di manghi! Per un Figlio di Famiglia che voglia esercitarsi, questo proprio adatto ad allenarsi alla concentrazione. Se il Beato mi dlicenza verrin questo boschetto di manghi per esercitarmi ". Quindi il
venerabile Meghiya anddal Beato e, sedutosi in un canto,
gli narr[del luogo che aveva trovato] e gli disse:
"Se il Beato me lo permette, andrei a quel boschetto di
manghi per esercitarmi". A queste parole, il Beato disse al venerabile Meghiya: "Attendi un poco, Meghiya, io sono solo fintanto che non arrivi un altro monaco " (59).
Pitardi il venerabile Meghiya disse per la seconda volta al Beato: " Signore, il Beato non ha da compiere pinulla che debba essere compiuto, non ha pinulla da aggiungere a ciche ha gifatto. Ma per me, o Signore, vi ancora di pida compiere di ciche deve essere compiuto, vi ancora da aggiungere a ciche ho gifatto. Se il Beato mi dlicenza, andrei a quel bosco di manghi per esercitarmi [alla concentrazione]". Ancora, per seconda volta, il Beato rispose al venerabile Meghiya: " Aspetta un po', Meghiya. Io sono solo, intanto che non arrivi un altro monaco ".
Pitardi, per terza volta, il venerabile Meghiya presentla sua richiesta ed il Beato gli rispose: " Bene, Meghiya, che possiamo noi dire ad un Meghiya che ci parla di esercitarsi nella concentrazione. Fa' ciche ti sembra opportuno compiere in questo tempo! ". A queste parole il venerabile Meghiya si alzdal luogo ove era assiso, salutil Beato girandogli attorno verso destra e se ne andal bosco di manghi; giuntovi, vi penetre sedette per il riposo meridiano ai piedi di un certo albero. Ora, mentre il venerabile Meghiya se ne stava in quel boschetto di manghi, soverchiarono [la sua mente] tre formo di pensiero cattive e malefiche, ciopensieri concupiscenti, pensieri di odio, pensieri di uccisione. Allora il venerabile Meghiya cosriflett "strano davvero, stupefacente davvero che proprio io, che pieno di fede lasciai la casa per la vita errante, venga cosassalito da tre forme di pensiero, cattive e malefiche, ciopensieri concupiscenti, pensieri di odio, pensieri di uccisione!". Cos venuta la sera, si alzdal suo eremo ed anddal Beato. Giunto che fu dal Beato lo salute, avendolo salutato, si sedette in un canto e gli disse: "Signore, mentre me ne stavo nel boschetto di manghi sono stato assalito da tre forme di pensiero, cattive e malefiche Allora, o Signore, ho riflettuto: strano davvero, stupefacente davvero, che io venga cosassalito !". "O Meghiya, cinque sono gli elementi che ostacolano la maturazione di un cuore (= dello spirito), allorchquesto non ancora maturo!
1) Qui, o Meghiya, il monaco [circondato da] buona amicizia, buona dimestichezza, buona confidenza. Questo il primo elemento che conduce un cuore non ancora maturo alla maturazione. 2) Oltre a ci Meghiya, il monaco pratica le virt(sila), dimora raffrenato mediante l'obbedienza ai precetti (60), perfetto nella pratica della giusta condotta, considera temibili le mancanze pilievi, e intraprende ad allenarsi nelle diverse forme di ascesi. Quando il cuore non ancora maturo, o Meghiya, questo il secondo elemento che conduce alla sua maturazione. 3) Inoltre, o Meghiya, il monaco pratica la conversazione con piacere, senza pena e senza limite, soltanto in quanto purifica ed adatta ad aprire il cuore [all'autoanalisi] e conduce alla revulsione [degli ostacoli], al distacco, alla calma, alla quiete, alla perfetta intuizione, all'estinzione, cio la conversazione riguardante l'aver necessitdi poco, l'essere contento del proprio stato, lo stato solitario, l'essere schivi della societ il porre in atto virile energia. Quando il cuore non ancora maturo, questo, o Meghiya, il terzo elemento che conduce alla sua maturazione. 4) Inoltre ancora, o Meghiya, il monaco permane risoluto nell'operare, nell'abbandonare le cose non benefiche e nell'acquistarsi quelle benefiche; forte e costante nello sforzo e non scarica il fardello quando si tratta [di intraprendere] azioni meritorie. Quando il cuore non ancora maturo, questo, o Meghiya, il quarto elemento che conduce alla sua maturazione. 5) Oltre a ci o Meghiya, il monaco possiede la gnosi (61), quella gnosi che gli permette di intuire lo sviluppo e la decadenza [degli elementi della realt, con la penetrazione arya, che fa discernere la fine del Male. Quando il cuore non ancora maturo, o Meghiya, questo il quinto elemento che conduce alla sua maturazione.
Ora, Meghiya, questo deve essere atteso da un monaco che ha buona amicizia, buona dimestichezza, buona confidenza - cio che egli pratichervirt dimorerraffrenato mediante l'obbedienza ai precetti, sarperfetto nella pratica della giusta condotta, considerertemibili le mancanze pilievi, si allenernelle diverse forme di ascesi. Questo, o Meghiya, deve essere atteso da un monaco che pratica virt.....
cio che egli pratichercon piacere la conversazione soltanto in quanto purifica ed adatta ad aprire il cuore, a condurre alla revulsione, al distacco, alla calma, alla perfetta
gnosi, all'estinzione Questo, o Meghiya, deve essere atteso
dal monaco che pratica con piacere la conversazione soltanto
in quanto purifica , cioche permarrrisoluto nell'operare, nell'abbandonare le cose non benefiche e nell'acquistarsi
quelle benefiche, che sarforte e costante nello sforzo e non
scaricheril fardello quando si tratterdi intraprendere azioni
meritorie (62). Questo, o Meghiya, saratteso dal monaco che
permarrrisoluto nell'operare , cio che possiederla gnosi,
quella gnosi che gli permetterdi intuire lo sviluppo e la
decadenza [degli elementi della realt, con la penetrazione
arya che fa discernere la fine del Dolore.
Inoltre, o Meghiya, il monaco che ha ben stabilito se stesso, in queste cinque condizioni, da costui altri quattro elementi devono essere sviluppati: il senso di disgusto deve venir sviluppato per giungere all'abbandono della concupiscenza; l'amorevolezza deve venir sviluppata per giungere all'abbandono dell'avversione [per il prossimo]; la consapevolezza nell'inspirare e nell'espirare (anapana-sati) deve venir sviluppata per giungere alla soppressione del pensiero discorsivo (viitakka); la coscienza dell'impermanenza deve venire sviluppata per giungere allo sradicamento dell'egoismo. In chi e cosciente dell'impermanenza, o Meghiya, si stabilisce la coscienza di ciche non il S Chi cosciente di ciche non il Sconquista l'annientamento della vanitdell'egoismo (63) in questa stessa vita, cioconquista l'Estinzione (nibbana)", A questo punto il Beato, intuendo questo significato, profferin quel momento queste parole ispirate:

"Piccoli, sottili pensieri, prendendo forma, rendono il mentale elato (54); coloro che cinon sanno, con lo spirito vagante, errano mentalmente qua e l coloro che cisanno, ardenti di ascesi e consapevoli, domano il mentale nel pensiero; superata l'elazione della mente, il Risvegliato abbandona questi pensieri e nulla pirimane! ".

2. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Kusinara, ad Upavattana, nel bosco di alberi sala. In quella circostanza una turba di monaci abitava in capanne nella foresta, non lontano dal Beato, superbi, insolenti, incostanti, maldicenti, ciarloni, privi di controllo, scomposti, dalla mente non raccolta, dai sensi non raffrenati.
Ora il Beato, vedendo quei monaci che erano di tale specie,
viventi non lungi da lui, ed intuendo il significato di ci
proffer in quel momento, le parole ispirate:

"Col corpo (= mente) non custodito, dedito a false teorie, dominato da indolenza e torpore, si soccombe al potere di Mara. Perciil monaco che agisce seguendo giuste vedute, che ha conosciuto crescita e decadenza, superati indolenza e torpore, abbandona tutte le cattive vie!".
3. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato compiva il suo giro in mezzo alle genti del Kosala, seguito da gran numero di monaci. In quella occasione il Beato, uscito dalla via maestra, andverso la radice di un certo albero, ove sedette su un sedile che gli era stato preparato.
Poco dopo un certo vaccaro giunse presso il Beato, lo salute sedette [presso di lui] ad un lato. Una volta che fu seduto, il Beato istru incit infiamme rallegrquel vaccaro con conversazione attinente alla Buona Legge. Ed il vaccaro, cosistruito, incitato, infiammato e rallegrato dal Beato, gli disse: "Signore, voglia il Beato accettare da me il pasto di domani assieme all'Ordine dei monaci o. Ed il Beato accetttacendo. Quindi il vaccaro, vedendo l'assenso del Beato, si alz lo salutgirandogli attorno verso destra e se ne and Poi, quando fu trascorsa la notte, quel vaccaro preparnella sua casa una buona quantitdi latte-e-riso con poca acqua (= sostanzioso) e burro fresco fuso: indi annunciil tempo al Beato, dicendogli: " Signore, il riso cotto ". Cosil Beato, apprestatosi ad uscire nel mattino, presa la ciotola ed indossata la veste, andcon tutto l'Ordine dei monaci alla casa di quel vaccaro, ove, giunto, si sedin un posto preparatogli. Allora quel vaccaro, con le sue stesse mani, soddisfece e nutrfino alla sazietl'Ordine dei monaci, a cominciare dal Beato, con latte e riso ben sostanzioso e burro fresco fuso. E quel vaccaro, vedendo che il Beato aveva mangiato a sazieted aveva lavato sia la ciotola che le mani, prendendo un basso sedile gli si sedette accanto. Quando si fu seduto cosil Beato lo istru lo incit lo infiamme lo rallegrcon la sua conversazione attinente alla Buona Legge. Indi si alzed andvia. Non molto tempo dopo che il Beato se ne fu andato un certo uomo uccise il vaccaro nelle vicinanze del villaggio "(65).
Ed i monaci, in gran numero accorsi presso il Beato.... e gli dissero: "Signore, dicono che il vaccaro dal quale l'Ordine dei monaci, con a capo il Beato, stato proprio oggi soddisfatto e totalmente nutrito con le sue stesse mani stato
ucciso da un certo uomo nelle vicinanze del villaggio". Allora il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel
momento le parole ispirate:

"Qualunque male possa fare un nemico ad un nemico o l'odio
a chi odia, male molto maggiore viene compiuto dalla mente mal diretta".

4. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava a Rajagaha, nel Bosco di Bamb presso la Radura ove si nutrono gli Scoiattoli. In quella circostanza i venerabili Sariputta e Maha-Mogallana vivevano nella Grotta dei Piccioni, ed il venerabile Sariputta, in una notte illuminata dalla luna, proprio quando si era rasato i capelli, sedeva [in raccoglimento], avendo conquistato l'accesso ad un certo grado di meditazione estatica.
Proprio allora si trovavano a passare per quelle parti due yakkha (66) amici, i quali viaggiavano dal nord verso il sud per qualche cosa che avevano da fare. Alla vista del venerabile Sariputta cosassiso, l'uno disse all'altro: "Mi viene in mente di dare a quel monaco un colpo in testa". A queste parole l'altro yakkha rispose: "Guardatene, amico, un asceta un essere elevato, di grande potere [magico] e di grande maest 1). Indi il primo yakkha ripetle medesime parole e l'amico di nuovo lo dissuase Cospure una terza volta
allora quello yakkha, non tenendo conto del consiglio dell'altro, diede un colpo in testa al venerabile Sariputta. Cos forte fu il colpo, che avrebbe potuto abbattere un elefante alto
da sette a otto cubiti, e spaccato la cima di una montagna.
Istantaneamente lo yakkha, gridando: "Brucio, brucio!",
cadde entro il grande inferno.
Ora il venerabile Maha-Mogallana, con purificato occhio divino, che di molto supera quello umano, vide il colpo che era stato assestato dallo yakkha alla testa di Sariputta. A quella vista, avvicinatosi a Sariputta, gli chiese: " Caro mio Signore, spero che lo abbiate sopportato, spero che lo possiate reggere, spero che non ne abbiate avuto male ! ". " S Mogallana, lo sto sopportando; s mio Signore, lo reggo, persento soltanto un piccolo dolore alla testa". "meraviglioso, Sariputta, mio caro Signore! veramente una meraviglia il grande potere magico e la grande maestdel venerabile Sariputta! Perchproprio ora un certo yakkha vi ha dato un colpo sulla testa: tanto potente era il colpo che avrebbe potuto abbattere un elefante o spaccare la cima di un monte: ed il venerabile Sariputta dice: " Lo sopporto, Mogallana, caro amico persento un leggero dolore al capo " ". [E Sariputta soggiunse:] " Ma questo meraviglioso! il miracoloso, Mogallana, caro amico, il gran potere e la grande maest del venerabile Mogallana, che egli possa addirittura vedere
uno Yakkha, addirittura! Quanto a me, non riuscirei a vedere
in questo posto neppure uno spirito folletto (67)! "
Allora il Beato, con purificato orecchio divino, che di molto supera quello umano, udi due saggi che in tal modo conversavano e, intuendo il significato di ci proferin quel momento il verso ispirato:

Colui il cui spirito, simile ad una roccia, sta fermo e non vacilla,
Libero dalle passioni non si agita per ciche dovrebbe turbarlo, a questi, il cui spirito cos[concentrato], donde potrebbe venirgli male ? " .

5. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava a Kosambi, nel parco Ghosita. Ora, in quel]a circostanza il Beato era infastidito da monaci e monache, devoti laici e devote laiche, re e ministri reali, settari e loro seguaci, e viveva In mezzo alla confusione, non a suo agio. Allora il Beato pens "Io sto qui vivendo infastidito da
monaci e monache da settari e da loro seguaci. Io vivo
scomodo, non a mio agio. Vivessi romito e solo, lontano dalla
folla". Quindi il Beato, rassettatosi di buon mattino, indossa
la veste, prese la scodella ed entrin Kosambi per la questua
del cibo: compiuto il suo giro per la questua del cibo ritorn e se ne nutr pose in ordine il suo alloggio ed il suo giaciglio,
prese la scodella e la veste senza informare il monaco che lo
serviva o darne notizia all'Ordine dei monaci, solo e senza seguaci iniziil suo giro diretto al villaggio Parileya, che raggiunse successivamente. Ivi il Beato si ferma risiedere nella
radura della Fitta Foresta Custodita, presso la radice di un
bell'albero sala. Ora, un certo elefante maschio viveva infastidito dagli elefanti e dalle elefantesse, dagli elefantini e dagli
elefanti lattanti, e doveva nutrirsi ove l'erba era stata giraccolta per loro. Essi mangiavano i fasci di rami che egli aveva
spezzato. Egli doveva bere l'acqua infangata e, quando attraversava un guado, le elefantesse lo seguivano spingendo il suo corpo. Cosil grande elefante maschio viveva scomodo, non a
suo agio. Quindi il grande elefante maschio pens " Qui io
vivo infastidito da elefanti e da elefantesse, da elefantini e da
elefanti lattanti, debbo nutrirmi laddove l'erba gistata
raccolta. Gli altri mangiano i fasci di rami che io spezzo, io
devo bere acqua infangata e, quando attraverso un guado, le
elefantesse mi spingono premendo il mio corpo: cosvivo
scomodo, non a mio agio ". Quindi il grande elefante maschio
abbandonil branco e partper il villaggio di Parileya, verso
la radura della Fitta Foresta Custodita, e verso quell'albero
alla cui radice stava assiso il Beato. Quando vi fu giunto, tenne
il luogo, ove il Beato dimorava, pulito da erba, e, con la sua
proboscide, portava acqua per uso del Beato. Cosal Beato,
che viveva in ritiro e meditazione, sorse il pensiero: "Io
vivevo prima infastidito da monaci e monache vivevo scomodo, non a mio agio. Ma ora vivo non infastidito da monaci
e monache settari e loro seguaci. Non infastidito, vivo
tranquillo e a mio agio ". Egualmente il grande elefante
maschio pensava: " Prima io vivevo infastidito da elefanti ed
elefantesse ora, invece, dimoro tranquillo ed a mio agio ".
Quindi il Beato, considerando il suo ritiro e con la sua
mente penetrando nel pensiero di quel grande elefante maschio, proferin quell'occasione il verso ispirato:

"Su questo concordano, mente con mente, il Naga (68) col naga
dalle zanne a vomere: poichentrambi si rallegrano della solitudine della foresta! ".

6. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato se ne stava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella circostanza, il venerabile Pindolabharadhvaja sedeva non lungi dal Beato, con le gambe incrociate, tenendo il corpo eretto, essendo egli un abitatore delle foreste, un questuante, uno vestito di panni rappezzati, uno che porta addosso le tre robe (69), che aveva bisogno di poco, contento del suo stato, eremita, schivante la societ di ardente energia, che seguiva le pratiche ascetiche, dedito alle pialte meditazioni. Ora il Beato, vedendo il venerabile Pindolabharadhvaja cosassiso in quel momento proferil verso ispirato:

Non ingiuriare, non danneggiare, vivi contenuto dalla disciplina,
prendi poco cibo, dormi e giaci solo. Mantieni la mente dedita alla meditazione suprema: questo l'insegnamento dei Risvegliati!".

7. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora in quella stessa circostanza il venerabile Sariputta sedeva non lungi dal Beato, con le gambe incrociate, tenendo il corpo eretto. Egli era uno di quelli che hanno bisogno di poco, contento del suo stato, un monaco, che schiva la societ di ardente energia, dedito alle pialte meditazioni. Ora il Beato, vedendo Sariputta cosassiso in
quel momento profferil verso ispirato:

" Di alti pensieri, gravemente attento, silente ed allenato nelle
discipline ascetiche, i dolori non sopravvengono ad uno tale, calmo e sempre attento ".

8. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, nel bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora in quel tempo il Beato era molto stimato, onorato, considerato e venerato. Lo trattavano con deferenza e non gli facevano mancare vesti, cibo elemosinato, giaciglio e alloggio, comodite medicine per le malattie, e cospure l'Ordine dei monaci. Ma gli Erranti (70), che sostenevano
altre dottrine, non erano stimati ed onorati non ottenevano
viveri, eccetera Allora quegli Erranti, che sostenevano altre
dottrine, incapaci di sopportare l'onore che veniva reso al
Beato ed all'Ordine dei monaci, andarono da Sundan, donna
degli Erranti, e le dissero: " Sorella, tu puoi fare una buona
azione ai tuoi confratelli ". " Che cosa posso io fare, fratelli ? Che cosa mi possibile fare ? La mia stessa vita offerta
in sacrificio per i miei parenti [spirituali] !". " Allora, sorella,
va' frequentemente al bosco Jeta ". "Bene, fratelli ", rispose
Sundar; a quegli Erranti di altra dottrina, e prese ad andare
ogni momento al bosco Jeta.
Allora, quando quegli Erranti di altra dottrina furono sicuri che correva voce che "Sundari, la donna-asceta, era stata chiaramente veduta da molta gente andare ogni momento al bosco Jeta ", allora l'uccisero e la seppellirono nel cavo di un fosso, indi si recarono da Pasenadi, dal re del Kosala, e gli dissero:"Maharaja, quella Sundari, donna-asceta, non si vede piin nessun luogo ". "E dove sospettate che possa trovarsi? ". " Nel bosco Jeta, Maharaja ". "Allora setacciate il bosco Jeta per trovarla ". Cosquegli Erranti di altra dottrina, dopo aver frugato il bosco Jeta, trassero il corpo dell'uccisa dal fosso dove l'avevano sepolta, lo misero su un palanchino e lo portarono a Savatthi, dove lo fecero girare [per tutta la citt di strada in strada, di crocicchio in crocicchio e, quando incontravano gente, ne accendevano l'indignazione dicendo: "Guardate, fratelli, ciche hanno fatto i figli del Sakya! Svergognati sono quei monaci! I figli del Sakya sono perversi, malvagi, mentitori, non viventi secondo castit! Essi pretenderanno di vivere secondo la Buona Legge, di vivere in pace, di vivere secondo castit veritieri, virtuosi, uomini di vita commendevole. Ma, presso di loro, non vi monachesimo, non brahmanica condotta. Il loro monachesimo perduto, la loro condotta brahmanica perduta. Come potrebbero praticare il monachesimo? Come potrebbero praticare la brahmanica condotta? Essi hanno abbandonato il monachesimo, essi hanno abbandonato la brahmanica condotta. Dico, come puun uomo, dopo aver fatto la parte dell'uomo (= giacendosi con donna), privare di vita la donna? ".
In quel tempo, pertanto, allorchla gente di Savatthi scorgeva i monaci, li assaliva, li insultava, li vilipendeva ed angariava con ingiurie ed improperi, dicendo: "Svergognati sono
questi monaci dico, come potrebbe un uomo, dopo aver
fatto la parte dell'uomo, privare di vita la donna? ".
Allora un gran numero di monaci, preparatisi per l'uscita mattutina, presa la ciotola ed indossata la veste, entrin Savatthi per la questua e, dopo aver girato per Savatthi ed aver mangiato il cibo questuato, anddal Beato. Quei monaci, presentatisi al Beato, dopo averlo salutato si sedettero in un canto e dissero "Ora, a Savatthi, o Signore, quando la gente vede i monaci, li assale con ingiurie ed improperi, dicendo:
" Svergognati sono i monaci (eccetera) " ". "O monaci,
questo rumore non durera lungo: durersolo sette giorni;
alla fine dei sette giorni dileguer Pertanto, o monaci, quando
incontrate quelle persone che, alla vista dei monaci, li assale
con ingiurie ed improperi, riprendetele con questo verso:
" Chi dice menzogna va all'inferno, cospure chi nega di
aver fatto ciche egli comp Tutti e due, trapassando, diventano uguali, gente d'azione spregevole, nell'altro mondo! " ".
Quindi quei monaci appresero a memoria quella strofa e,
allorchincontravano la gente che li assaliva con ingiurie ed
improperi, le rispondevano con quella strofa. Allora la
gente pens " Questi monaci, i figli del Sakya, sono consacrati da giuramento". Cosil rumore non dura lungo: dur esattamente sette giorni. Alla fine dei sette giorni esso svan
Allora molti monaci si recarono dal Beato e dissero:
"Straordinario o Signore, meraviglioso o Signore, come
sono state veraci le parole dette dal Beato, e cio " Questo
rumore, o monaci, non durermolto. Durersoltanto sette
giorni. Alla fine dei sette giorni dileguer"". Allora il
Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento
questo verso ispirato:

"La gente priva di controllo colpisce gli altri (71) con parole, come elefanti in combattimento.
Udendo proferire crudeli parole. resti il monaco imperturbabile".

9. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Rajagaha, nel Bosco di Bamb nella Radura ove si nutrono gli Scoiattoli. Ora, in quel medesimo tempo, il venerabile Upasena (72), figlio di Vanganta, "a andato in ritiro spirituale e raccoglimento, per cui gli era occorso di pensare: "Un acquisto questo mio" un buon guadagno per me che il mio maestro sia il Beato, l'Arhat, il Pienamente Risvegliato (samma-sam-buddha)! Che io abbia abbandonato la casa per la vita errante nella ben proclamata disciplina della Buona Legge! un acquisto per me, che i miei compagni nella vita brahmanica siano virtuosi e di amabile natura; che io sia uno che ha soddisfatto ai precetti di virt(sila), che io sia composto, che sia uno con la mente concentrata in un punto solo (73), un Arhat che ha distrutto ogni attaccamento; che io sia uno di grandi poteri e di grande potenza! Felice stata la mia vita e felice sarla mia morte!".
Ora il Beato, afferrando con la sua mente il pensiero del venerabile Upasena, figlio di Vahganta, intuendo il senso di tutto ciprofferin quel momento questo verso ispirato:

Colui che la vita non arde, lui non cruccia la fine [allorchgiunge] la morte.
Se questo Costante ha visto il sentiero, non s'addolora in mezzo al dolore.
Per il monaco che ha troncato la sete di vivere, il cui spirito placato,
in cui annientato l'errare di nascita in nascita, per costui non esiste pialtro divenire! ".

10. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. In quella circostanza il venerabile Sariputta era assiso non lungi dal Beato, con le gambe incrociate, col corpo eretto, contemplando il proprio stato di conquistata calma interiore (upasama). Ed il Beato, vedendo il venerabile Sariputta cosmeditante, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

Per il monaco la cui mente calma, che ha spezzato la serie delle vite,
annichilito il flusso delle nascite: egli libero dal vincolo di Mara!".


CAPITOLO V

L'ANZIANO (74) SONA


1. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella stessa occasione, il re Pasenadi dei Kosala era andato con la regina Mallika al piano rialzato del suo palazzo. Allora il re Pasenadi dei Kosala disse a Mallika, la regina: "Dimmi, o Mallika, esiste qualcuno che ti sia picaro che il S(75)?". "Per me, maharaja, non vi alcuno picaro del S Ma per te, o maharaja, vi alcuno che ti sia picaro del S ". "Anche per me, Mallika, non vi alcuno che mi sia picaro del S. Quindi il re Pasenadi dei Kosala scese dal palazzo e se ne andpresso il Beato. Giunto che fu al suo cospetto lo salute, avendolo salutato, sedette in un canto. Cosseduto, il re Pasenadi dei Kosala disse al Beato: " Signore, sono andato con la regina Mallika al piano rialzato del palazzo ed ho detto a Mallika, la regina, quanto segue (e narrdella conversazione avuta con la moglie) ".


Quindi il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel tempo questo verso ispirato:

Si attraversino con la mente tutte le direzioni dello spazio, nulla si troverdi picaro [a s che il S
poichanche per gli altri ad ognuno il scaro, non danneggi altri, chi il sha caro! ".

2. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora il venerabile Ananda, alzandosi verso sera dal suo eremo, anddal Beato: essendo giunto presso di lui lo salute si pose a sedere in un canto. Sedutosi, cosil venerabile Ananda interpellil Beato: " meraviglioso, o Signore, straordinario, o Signore, come vissuta poco la madre del Beato! Quando il Beato era nato da appena sette giorni, sua madre pose termine [alla sua vita], rinascendo presso gli d del Tubista (76) " proprio cos Ananda, breve la vita delle madri dei Boddisattva (77). Quando i Bodhisattva sono nati da sette giorni, le loro madri pongono fine all'esistenza e rinascono presso gli d del Tubista ".
Allora il Beato, intuendo il significato di ci proferin quell'occasione questo verso ispirato:

"Che tutte le creature verranno ad essere e che tutte, abbandonando il corpo, se ne dipartiranno,
il Bennato, vedendo tutto questo, procederardente nella brahmanica ascesi! ".

3. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Rajagaha, nel Bosco dei Bamb presso la Radura ove si nutrono gli Scoiattoli. Ora, in quel tempo vi era a Rajahaga un lebbroso di nome Suppabuddha, un pover'uomo, una creatura misera e disgraziata; ed avvenne che, in quell'occasione, il Beato sedesse in mezzo ad una grande moltitudine, insegnando la Buona Legge. E Suppabuddha, il lebbroso, avendo visto da lontano tutta quella turba riunita assieme, pensa tale vista: " Certamente laggivi sarda ricevere cibo, vuoi duro vuoi morbido. Che sia il caso che io vada vicino a quella folla? Potrei ottenere qualcosa da mangiare, sia duro sia morbido! ". Fu cosche Suppabuddha, il lebbroso, si avvicinalla moltitudine e contemplil Beato che sedeva in mezzo alla grande folla, insegnando la Buona Legge e, vedendolo, pens " No! Qui non si ottiene nulla da mangiare, ndi duro ndi morbido. Questi Gotama, l'asceta, che insegna la Buona Legge all'assemblea. Che sia il caso che anche io ascolti la Buona Legge? " Cossedette anche lui in un canto, pensando: "Voglio anche io ascoltare la Buona Legge ".
Ora il Beato, afferrando in ispirito i pensieri di tutta quella assemblea, concepil pensiero: "Chi dei presenti perfettibile sda conoscere la Buona Legge ? ". E il Beato vide Suppabuddha, il lebbroso, seduto in mezzo alla folla e, a tale vista, pens " Questi uno evoluto sda comprendere la Buona Legge " Cos proprio tenendo presente Suppabuddha, il lebbroso, iniziuna conversazione riguardante, nell'ordine dovuto, i seguenti argomenti: il dono, la virtmorale, il mondo celeste, gli svantaggi, la bassezza e la corruzione della sfera dei desideri ed il vantaggio che si consegue rendendosene libero. E, allorchil Beato riconobbe che lo spirito di Suppabuddha, il lebbroso, era pronto, docile, privo di inciampi, elevato ed in istato di grazia, allora Egli sviluppquegli insegnamenti sul Dhemma che soltanto i Risvegliati hanno scoperto da soli, cio il Dolore, il Sorgere, l'Estinzione, la Vita (78).
Proprio come una veste bianca, senza macchie, pronta ad assorbire la tintura, cospure in Suppabuddha, il lebbroso, proprio allorchsedette in quel luogo, sorse in lui la pura, immacolata intuizione del Dhamma, la conoscenza del fatto che, in tutto ciche soggetto al nascere, implicita la natura dell'estinguersi. E [cospure] Suppabuddha, il lebbroso, vide la Buona Legge, comprese la Buona Legge, si immerse nella Buona Legge, passdi lda ogni dubbio, fu libero da ogni [necessitdi] chiedere, conquistfiducia e, non avendo pibisogno di altro [che della Buona Legge], si alzdal luogo ove sedeva, avanzverso il Beato e, essendoglisi avvicinato, lo salute sedette in un canto. Come si fu cosseduto Suppabuddha, il lebbroso, disse al Beato: " Benissimo, Signore! Benissimo, Signore! Proprio come si dovrebbe sollevare ciche caduto, scoprire ciche nascosto, indicare la via a chi stordito, mostrare una luce nelle tenebre, dicendo: " Ora coloro che hanno occhi per vedere possono vedere le forme", cospure il Beato ha spiegato in diverse maniere la Buona Legge. Cosproprio io, o Signore, prendo rifugio nel Beato, nella Buona Legge e nell'Ordine (79). Possa il Beato accettarmi come suo seguace (80), come uno che da quest'ora in avanti, fino alla fine della sua vita, prende rifugio in lui ". Dopo di ciSuppabuddha, il lebbroso, istruito nella Buona Legge dall'esposizione del Beato, [da Lui] accolto, e reso felice da quanto aveva ascoltato, rallegrato e contentato, ringrazi si sollevda dove era seduto e salutil Beato girandogli attorno verso destra, e se ne andvia.
[Pitardi] un giovane vitello, assalito Suppabuddha, gli tolse la vita. Allora un gran numero di monaci venne dal
Beato, essendo venuto lo salut e disse : "Signore, quel
lebbroso chiamato Suppabuddha, dopo essere stato istruito,
accolto, sollevato e reso felice dall'esposizione della Buona
Legge fatta dal Beato, giunto al termine della sua vita.
Quale sorte gli toccata [dopo questa vita] ? Quale la sua
vita successiva? "
" Monaci, Suppabuddha, il lebbroso, era un saggio (pandita). Egli vissuto secondo la Buona Legge. Egli non mi ha infastidito domandandomi [tante cose] circa la Buona Legge. Suppabuddha, il lebbroso, o monaci, avendo spezzato tre vincoli, ormai uno-che-entrato nella corrente (sotapanno), uno che oramai non pidestinato a ricadere in basso: egli ormai destinato a conquistare la Suprema Illuminazione (abhisambodhi) ". A queste parole un certo monaco disse al Beato: "Dimmi, o Signore, quale la ragione, quale la causa per la quale Suppabuddha, il lebbroso, fu un povero, miserabile e disgraziato essere ? ". "Una volta, o monaco, il lebbroso Suppabuddha era [, in una sua vita trascorsa,] il figlio di un ricco, in questo stesso Rajagaha. Un giorno, attraversando un giardino, vide Tagara-sikkhi, un Pacceka-buddha (81) che entrava in cittper la questua. Vedendolo, egli pens " Chi quel lebbroso che va in giro?". E, sputando e volgendoglisi a sinistra (82), se ne and In seguito alla maturazione di tale fatto egli soffrtormento nel purgatorio per molti secoli, per molti millenni, per molte centinaia di millenni (83). Ma, per l'ulteriore maturazione di quell'atto, egli venne a nascere in questo stesso Rajagaha come una povera, miserabile, inferma creatura. Ma, incontratosi con la disciplina della Buona Legge resa nota dal CosVenuto (Tathagata), egli accolse in sla fede, accolse in sla virt accolse in sl'insegnamento udito, accolse in sil distacco, accolse in sla suprema saggezza
(panna). Cosagendo quando il suo corpo fu disfatto, dopo
la morte, egli ha conquistato un buon destino, rinascendo nel
mondo celeste, in compagnia dei TrentatrDeva. Egli supera in isplendore, col gli altri Deva, in bellezza e gloria".
Indi il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

"Come chi ha occhi, con forza e conoscenza, evita di cadere nei fossi,
cos in questo mondo, scansi il saggio le cattive azioni! ".

4. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quel tempo, gran numero di ragazzi, fra Savatthi ed il bosco Jeta, [si divertiva] a tormentare i pesci. Il Beato, [in quella occasione,] apprestatosi per la sua uscita mattutina, indossata la veste e presa la ciotola, stava entrando in Savatthi per la questua. Allora il Beato vide tutti quei ragazzi che tormentavano i pesci, fra il bosco Jeta e Savatthi. A quella vista Egli andda loro e disse: "avete paura, ragazzi, del male ? Vi gradito il dolore ? ". " Proprio cos abbiamo paura del male, il dolore ci sgradito ".
Allora il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento il verso ispirato:

"[Se temete il male,] (84) se il dolore vi sgradito, non compite una mala azione palesemente o nascostamente:
se farete il male, o gilo fate, non sfuggirete al male, comunque andiate o tentiate di sfuggirlo! ".

5. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, nel parco orientale, presso la casa a piani della madre di Migara. Ora, in quel tempo, il Beato se ne stava seduto, circondato dall'assemblea dei monaci, in un giorno che era uposatha (85). Il venerabile Ananda, entrata la notte, quando la prima vigilia stava trascorrendo, si alzda dove sedeva e, buttandosi la veste sulla spalla destra, congiunse le palme [salutando] il Beato, e gli disse: "signore, la notte bene entrata, la prima veglia trascorsa.
L'assemblea dei monaci stata giseduta a lungo. Signore, voglia il Beato pronunciare i voti (86) per i monaci ! ".
A queste parole il Beato restsilenzioso. Una seconda volta il venerabile Ananda, alla veglia mediana, (ripetla
richiesta) Indi, una terza volta, quando la notte era ormai
alla fine e la terza veglia stava trascorrendo, mentre l'alba
sbiancava la notte rallegrandone il volto, il venerabile Ananda
si alzda dove era seduto e, buttandosi la veste sulla spalla,
congiunse le palme di fronte al Beato, dicendogli: "Signore,
la notte trascorsa. L'ultima veglia sta finendo. giunta
l'alba e la notte mostra il volto dell'allegrezza. L'ordine dei
monaci restato seduto per lungo tempo. Signore, voglia il
Beato pronunciare i voti per i monaci ! ". "Ananda, L'assemblea non totalmente pura! ".
Allora al venerabile Maha-Mogallana occorse di pensare: "Riguardo quale persona il Beato ha detto: " Ananda, l'assemblea non totalmente pura ! " ? " . Perciil venerabile Maha-Mogallana, afferrando questo [detto] con la mente, rivolse la sua attenzione a tutta quell'assemblea di monaci. Ed il venerabile Maha-Mogallana si accorse di una persona che era immorale, di perversa natura, che era un impuro, di condotta sospetta, di azioni nascoste, che non era un vero monaco, pur pretendendo di esserlo, nviveva castamente, pur pretendendo di vivere cos marcio di dentro, pieno di brame, sporco mucchio di immondizia, ivi sedente in mezzo all'Ordine dei monaci. Dopo averlo scorto, si alzdal suo seggio ed andincontro a tale persona, e, essendo giunto, le disse: " Alzatevi, caro signore! Siete stato visto dal Beato! Non vi societper voi, qui, fra i monaci! ". Ma quella persona se ne ristette silenziosa. Allora una seconda volta ed una terza il venerabile Maha-Mogallana ripetle stesse parole, ed [ancora] quella persona rimase zitta. Allora il venerabile MahaMogallana prese quella persona per il braccio, la caccifuori dal portone, attraverso il quale pose la sbarra, venne dal Beato e disse: "Signore, quella persona stata cacciata da me. La compagnia totalmente pura. Signore, si degni il Beato di pronunciare i voti per i monaci!". " strano, Mogallana, meraviglioso, Mogallana, come quell'imbecille abbia dovuto aspettare finchnon venne afferrato per il braccio! ". Allora il Beato ammoni monaci, dicendo: " Da questo giorno in poi, o monaci, io non osserverpil'uposatha, npronunceri voti [per i monaci]. Pronunciateli voi, i voti [ai quali siete astretti]. fuor di luogo, o monaci, inopportuno che il Tathagata debba osservare l'uposatha, debba pronunciare i voti, quando l'assemblea non totalmente pura. Monaci, vi sono le seguenti otto cose nel grande Oceano, meravigliose e strane, contemplando le quali gli Asura (87) di volta in volta, si deliziano nel vasto Oceano:
I) Monaci, il grande Oceano defluisce, scorre e tende verso il basso gradualmente. Non vi un improvviso precipitare. Questa o monaci, la prima circostanza meravigliosa e strana, contemplando la quale, di tempo in tempo, gli Asura si rallegrano.
II) Monaci, il grande Oceano inoltre, di natura stabile, esso non sorpassa la spiaggia. Questa o monaci, la seconda circostanza meravigliosa e strana contemplando la quale, di tempo in tempo, gli Asura si rallegrano.
III) Monaci, il grande Oceano, inoltre, non coabita con un corpo morto; poich quando nel grande Oceano vi un cadavere, ben presto lo sospinge verso la sponda e lo butta
sulla spiaggia. Questa La terza circostanza meravigliosa e
strana
IV) Monaci, quali che siano i grandi fiumi - ciola Gariga, Aciravati, Sarabhu e Mahi - tutti costoro, allorchraggiungono il grande Oceano, abbandonano gli antichi nomi, le famiglie, ma procedono avanti col solo nome di " grande
Oceano ". Questa o monaci La quarta circostanza meravigliosa e strana
V) Monaci, quanti che siano i fiumi che scorrono verso il grande Oceano, e quanta sia la pioggia che vi cade dal cielo, non si osserva nel grande Oceano nritirarsi ntrabordare.
Questa o monaci La quinta circostanza meravigliosa e
strana
VI) Monaci, il grande Oceano di un solo sapore, il
sapore salato. Questa monaci .La sesta circostanza meravigliosa e strana
VII) Monaci, il grande Oceano, inoltre, contiene molte gemme, differenti gemme, fra le quali se ne trovano di queste specie perle, cristalli, berillo, madreperla, quarzo, corallo, argento, pepite d'oro, rubini, agate Questa o monaci
La settima circostanza meravigliosa e strana.....
VIII) Monaci, il grande Oceano, inoltre, sede di grandi creature, fra le quali si annoverano balene (?), pescicani (?" orche (?) (88) asvra, naga (89) gandharva (90). Vi sono, nel grande Oceano, animali lunghi uno yojana (91) due, tre quattro, cinque
yojena. Questa o monaci L'ottava circostanza meravigliosa e strana
Cospure, o monaci, in questa disciplina della Buona Legge vi sono anche otto circostanze meravigliose e strane, contemplando le quali, di volta in volta, i monaci si deliziano in questa disciplina della Buona Legge.
I) Proprio come, o monaci, il grande Oceano defluisce, scorre e tende verso il basso gradualmente, e non vi un improvviso precipitare, cospure, o monaci, in questa disciplina della Buona Legge l'allenamento graduale, L'azione graduale, il procedimento graduale. Questa o monaci, la prima circostanza meravigliosa e strana, vedendo la quale i monaci, di volta in volta, si rallegrano(92),
II) Proprio come, o monaci, il grande Oceano di natura stabile e non sorpassa mai la spiaggia, cospure, o monaci, i miei discepoli non trasgrediscono mai, dovesse loro costare la vita, L'allenamento a cui io li astringo. Questa la seconda circostanza meravigliosa e strana.....
III) Proprio come, o monaci, il grande Oceano non coabita con un corpo morto, poich quando nel grande Oceano vi un cadavere, ben presto esso lo sospinge verso la sponda e lo butta sulla spiaggia, cospure, o monaci, qualunque persona che sia immorale, di perversa natura, impura, di condotta sospetta, di azioni nascoste, che non sia un vero monaco, pur pretendendo di esserlo, che non viva castamente, pur pretendendo di vivere cos marcia di dentro, piena di brame, sporco mucchio di immondizia - con una tale persona l'Ordine non convive, ma, allorchsi raccoglie, ben presto la butta fuori. Nonostante che essa sia assisa in mezzo all'Ordine, essa ben lontana dall'Ordine. Questa la terza circostanza meravigliosa e strana.....
IV) Proprio come, o monaci, quali che siano i fiumi - ciola Gariga, Aciravati, Sarabhu e Mahl - tutti costoro, allorchraggiungono il grande Oceano, abbandonano gli antichi nomi e le famiglie, e procedono avanti col solo nome di "grande Oceano", cospure, o monaci, [gli appartenenti al]le quattro caste: khattiya (khasatriya), brahmana, vessa (vais'ya) e sudda (sudra) (93), procedendo dalla vita in casa alla vita errante nella disciplina della Buona Legge insegnata dal Tathagata, abbandonano i loro nomi e le loro famiglie e vanno solo col nome di "monaci figli del Sakya". Questa la quarta circostanza meravigliosa e strana.....
V) Proprio come, o monaci, quanti siano i fiumi che scorrono verso il grande Oceano, quanta sia la pioggia che vi cade dal cielo, non si osserva nel grande Oceano nritirarsi ntrabordare, cospure, o monaci, nonostante che molti siamo i monaci che alla fine passano nella condizione del nibbana che non lascia residui, non vi nritirarsi ntrabordare nella condizione di nibbana ivi sperimentata. Questa la quinta circostanza meravigliosa e strana.....
VI) Proprio come, o monaci, il grande Oceano di un sapore, di sapore salato, cospure, o monaci, questa Buona Legge di un solo sapore, del sapore della Liberazione. Questa la sesta circostanza meravigliosa e strana.....
VII) Proprio come, o monaci, il grande Oceano contiene molte gemme, differenti gemme, fra le quali se ne trovano di queste specie: perle, cristalli, berillo, madreperla, quarzo, corallo, argento, pepite d'oro, rubini, agate, cospure, in questa Buona Legge, vi sono molte gemme, diverse gemme: in essa vi sono le quattro sorgenti di Rammemoramento (satipatthana), i quattro Retti Sforzi (sammappadhana), la quadruplice Base per i Poteri [psichici] (iddhipada), le cinque Facolt(indriyani), le cinque Forze (balani), le sette membra dell'Illuminazione (bojjhangant), il Nobile Ottuplice Sentiero (ariyo attangiko, maggo). Questa la settima circostanza meravigliosa e strana.....
VIII) Proprio come, o monaci, il grande Oceano la sede di grandi creature, fra le quali si annoverano balene, pescicani
ed orche, asura, naga e gandhana cospure, o monaci,
questa disciplina della Buona Legge la sede di grandi creature. In lei sono queste creature: Colui che Entrato nella Corrente (sotapanno), che procede realizzando i frutti nascenti dal vincere la Corrente; Quello che ritorna una sola volta (sakadagamin), il quale procede realizzando i frutti del fatto che deve ritornare [ancora] una volta [sola sulla terra]; il Non-ritornante, il quale procede realizzando i frutti del fatto che non ritorna [pisulla terra]; il Degno (Arha), che procede in virt[della sua condizione di Arhat. Questa l'ottava circostanza meravigliosa e strana, o monaci, di questa disciplina della Buona Legge, contemplando la quale, di volta in volta, i monaci si rallegrano di questa disciplina della Buona Legge.
Tutte queste, o monaci, sono le otto meravigliose e strane circostanze in questa disciplina della Buona Legge, contemplando le quali, ancora ed ancora, i monaci si deliziano [di praticare] questa disciplina della Buona Legge ".
A questo punto il Beato intuendo il significato di ci
profferin quel momento questo verso ispirato:

"Piove attraverso il coperto, non piove laddove aperto (94): quindi aprite il coperto: non vi pioverpiattraverso! ".

6. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quel medesimo tempo, il venerabile MahaKaccana stava fra la gente di Avanti presso Kururaghara, nel monte [detto] " Precipite " (Pavatta), mentre il devoto laico (upasaka) Sona, "dalle orecchie appuntite (kofi-kanna)", era al suo servizio. Mentre il devoto Sona koti-kanna si trovava in ritiro e meditazione, gli capitdi pensare: "Secondo quanto spiega il signore Maha-Kaccana non facile per chi vive in famiglia seguire la disciplina brahmanica (brahmacariya = castit meditazione e studio) in un modo totalmente puro e totalmente levigato. Non sarebbe il caso che mi facessi radere i peli della barba, rivestissi l'abito colora zafferano e mutassi la vita casalinga per la vita errante?". Di conseguenza il devoto laico Sona, detto "dalle orecchie appuntite ", anddal venerabile Maha-Kaccana. Giunto da lui lo salute sedette in un canto. Sedutosi, gli disse: "Signore, quando mi trovavo in ritiro e meditazione, mi capitdi pensare (gli narra la sua riflessione) e, quindi, voglia il venerabile Maha-Kaccana conferirmi gli ordini di monaco! ".
A queste parole il venerabile Maha-Kaccana rispose: "Non cosa facile praticare la brahmanica disciplina per tutto il resto della vita, con la sua unica refezione quotidiana ed il solitario giaciglio. Ors o Sona, continua a praticare, assolvendo egualmente i tuoi doveri domestici, cosed oltre, gli insegnamenti del Buddha, mangiando un pasto una volta sola [al giorno] e giacendo solo ". Cossi placin Sona, detto " dalle orecchie appuntite ", il desiderio di adottare la vita errante.
Ma, in una seconda occasione, mentre Sona si trovava in
ritiro e meditazione, gli venne la medesima idea ed
anche una terza volta fece la medesima richiesta al venerabile
Maha-Kaccana Quindi, allora, il venerabile Maha-Kaccana
confergli ordini [provvisori] al devoto laico Sona, detto
a dalle orecchie appuntite ". In quel tempo, nel distretto di
Avanti, vi era scarsezza di monaci, di modo che il venerabile Maha-Kaccana, alla fine di tre stagioni delle piogge,
riusca radunare, con difficolte fatica, i dieci monaci [necessari] per il capitolo e diede la ordinazione completa a Sona (95).
Indi, dopo aver trascorso una stagione delle piogge in solitudine e raccoglimento, al venerabile Sona venne di pensare: " Il Beato non mai stato visto faccia a faccia da me, nonostante che io abbia sentito che il Beato una persona cose cos Se il mio maestro (uspajjhaya) me lo permettesse, andrei a vedere il Beato, che un Arhat rettamente Risvegliato ,).
Pertanto il venerabile Sona, alzandosi, al tramonto, dalla sua solitaria meditazione, anddal venerabile Maha-Kaccana. Giunto che fu da lui lo salute si sedette in un canto. Una volta seduto, gli rifercirca il suo desiderio di vedere il Beato ed aggiunse: " Se Vostra Beatitudine lo consente vorrei, o signore, andare a vedere il Beato, che un Arhat ed uno rettamente Risvegliato ". " Molto bene, molto bene! Vai,
Sona! Tu vedrai quel Beato, che sereno e rasserenante,
calmo nelle sue facolte calmo nella sua mente: che ha raggiunto la massima pace e controllo su se stesso: quell'elefante
(naga) domo, custodito e controllato nei suoi sensi. Quando
Lo vedrai, venera in nome mio, col tuo capo, i piedi (96) del
Beato, interrogalo circa la Sua salute e benessere, circa la Sua
leggerezza [d'umore], il Suo vigore e le Sue buone condizioni di vita. Ed aggiungi: "Signore, il mio maestro, il
venerabile Maha-Kaccana, venera col suo capo i piedi del
Beato e chiede notizie circa la Sua salute e benessere " ".
o Molto bene, Signore ", rispose il venerabile Sona, rallegrandosi alle parole del venerabile Maha-Kaccana, e, ringraziandolo, si alzda dove era seduto, lo salutgirandogli attorno verso destra, pose in ordine il suo giaciglio ed il suo
alloggio, prese la ciotola e la veste, indi iniziil suo cammino
verso Savatthi. Dopo aver compiuto il viaggio nell'ordine
dovuto, raggiunse il bosco Jeta, nel parco di Anathapindika,
a Savatthi. Indi venne dove si trovava il Beato, lo salut.. e
gli riferil messaggio del venerabile Maha-Kaccana... Il
Beato allora gli chiese: "Dimmi, o monaco, sopporti [la vita
ascetica] ? Hai da mangiare? Ti ha un po' affaticato il
viaggio? Sei stanco della questua per il cibo?". "S Signore, sopporto [la vita ascetica]. Ho da mangiare. Sono
un po' affaticato del viaggio. Non sono stanco di questuare
il cibo".
Allora il Beato chiamil venerabile Ananda, dicendo: "Ananda, fai preparare letto ed alloggio per questo monaco giunto or ora!". Ed il venerabile Ananda pens "Per quanto riguarda l'ordine del Beato, che io debba far preparare letto ed alloggio per questo monaco arrivato or ora, il Beato desidera certamente avere lo stesso alloggio col venerabile Sona".
Quindi egli preparletto ed alloggio per il venerabile Sona nello stesso luogo ove dimorava il Beato. Ora il Beato, dopo aver trascorso gran parte della notte assiso all'aria aperta, si lavi piedi e rientrnel suo alloggio. Cospure fece il venerabile Sona. Quindi, alzandosi ancora di notte, verso l'alba, il Beato disse al venerabile Sona: "Ti piaccia, o monaco, di recitarmi la dottrina!". "Molto bene, Signore", disse il venerabile Sona, e, obbedendo al Beato, recita memoria tutte le sedici sezioni delle Ottave (atthakavaggikani), da capo a fondo. Quando il venerabile Sona ebbe finito di recitare il Beato lo ringrazi dicendo: "Bene, bene, o monaco! Ben apprese a mente, ben considerate e riflettute, o monaco, sono queste sedici sezioni delle Ottave. Tu sei benedetto da una buona favella distintamente e chiaramente profferita, sda rendere chiaro ciche intendi dire. Quante stagioni di pioggia hai tu trascorso, monaco, [a studiare] ?". "Una soltanto, Signore". "Come mai hai rimandato tanto [il pronunciare i voti], o monaco?" "Da lungo tempo, Signore, avevo scorto il pericolo insito nelle passioni, ma la vita domestica, con tutti i suoi vincoli e le sue necessit mi aveva trattenuto".
Allora il Beato, intuendo il significato di ci proferin quel momento il verso ispirato:

"Vedendo la sofferenza nel mondo, avendo riconosciuto la Buona Legge come priva di substrato,
L'Ario non gode del male, nel male non si rallegra il Puro".

7. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora avvenne che, in quella medesima circostanza, il venerabile Revata il Dubbioso (Kankha-Revata) stesse seduto non lungi dal Beato, con le gambe incrociate, il
corpo eretto, contemplando la propria purificazione nel passare di lda dubbio. Ed il Beato, vedendo lui che cosoperava e, allo stesso tempo, intuendo il significato di ci profferquesto verso ispirato:

"Qualunque siano i dubbi su questo mondo o sull'altro, o siano
dubbi propri o altrui,
i meditanti li abbandonano tutti, ardendo d'ascesi e conducendo
brahmanica esistenza!".

8. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Rajagaha, nel Bosco di Bamb presso
la Radura ove si nutrono gli Scoiattoli. Ora avvenne che, in
quella medesima circostanza, il venerabile Ananda, [pur]
essendo quello il giorno uposatha (97) (quindi festivo), apprestatosi ad uscire il mattino, presa la ciotola ed indossata la veste, entrin Rajagaha per la questua. E Devadatta (98), vedendo il venerabile Ananda che cosfaceva, gli venne incontro e gli disse: "Da questo giorno in avanti, Ananda, mio
caro, indipendentemente dal Beato e indipendentemente dal
l'Ordine dei Monaci, osserver[la prescrizione di ogni attivitnel]l'uposatha e la Disciplina dell'Ordine". Il venerabile
Ananda, finito il giro della questua e ritornatone, dopo aver
consumato la sua refezione, anddal Beato e gli disse:
a Ecco, Signore, apprestatomi questa mattina ad uscire, presa
la ciotola e indossata la veste, entrai in Rajagaha. Devadatta,
che mi aveva visto questuare il cibo in Rajagaha, venuto da
me dicendomi: " Da questo giorno in avanti, Ananda, mio
caro, indipendentemente dal Beato e indipendentemente dall'Ordine dei monaci, osserverl'uposatha e la disciplina dell'Ordine ". Oggi, o Signore, Devadatta cagionerlo scisma
nell'Ordine ed osserver[il proprio] uposatha e la disciplina
dell'Ordine".
Allora il Beato, intuendo il significato di ci profferin
quel momento il seguente verso ispirato:

a Facile per il buono la buona azione, difficile per il cattivo la buona azione.
Facile per il cattivo la mala azione, difficile per gli Arii la mala azione" (99).

9. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato compiva il suo giro presso le genti di Kosala, accompagnato da una grande turba di monaci. Ora avvenne che, in tale circostanza, molti ragazzi, non lungi dal Beato, si facessero beffe [di loro]. Ed il Beato, vedendoli agire cos ed intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

"Gli scimuniti, sapienti a chiacchiere, spaziano nel campo delle parole,
si sgolano quanto vogliono: non conoscono, per chi li conduce!"(100).

10. Cosda me stato udito. In una certa occasione il
Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di
Anathapindika. Ora, in quella circostanza, accadde che il venerabile Culapanthaka stesse seduto a gambe incrociate non lungi dal Beato, mantenendo il corpo eretto e con la consapevolezza ben stabilita di fronte a s(101). E il Beato, vedendo lui che cosoperava e, allo stesso tempo, intuendo il significato di ci profferallora questo verso ispirato:

"Col corpo ben stabilito, con la mente ben stabilita, in piedi, seduto o giacente,
quando un monaco risieda nella consapevolezza, ha giconquistato la prima e L'ultima eccellenza.
Conquistata la prima e l'ultima eccellenza, proceda invisibilmente per il Re della Morte".



CAPITOLO VI

JACCANDHA (102)


1. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Vesali, nel Grande Bosco, al Palazzo dal Tetto Appuntito. Ora avvenne che il Beato, apprestatosi ad uscire nel mattino, presa la ciotola e indossata la veste, entrin Vesali per la questua del cibo. Ritornato dal suo giro in Vesali e consumata la refezione, chiamil venerabile Ananda, dicendo "Ananda, prendimi una stuoia; andral santuario (cetsya) Capala per il riposo del pomeriggio". "Benissimo, Signore", rispose il venerabile Ananda, e, presa una stuoia, segupasso a passo il Beato.
Quando ebbe raggiunto il santuario Capala, il Beato si sedette sulla stuoia preparatagli. (E il venerabile Ananda, salutato il Beato, gli sedette accanto). Una volta sedutosi [anche] il venerabile Ananda, il Beato gli disse questo: "Deliziosa,
o Anelnda, Vesali! Piacevoli sono i santuari di Udena, ed il santuario Gotamaka! Gradevole il santuario dei Sette Manghi (Sattamba), il santuario dei Molti Figli (Bahuputta), piacevole quello di Sarandada! Gradevole il santuario Capala! Chiunque, o Ananda, si sia allenato [nella meditazione], si sia [interiormente] dilatato, si sia fatto un veicolo [della meditazione], si sia fatto una base, si sia applicato strenuamente, abbia accresciuto e pienamente intrapreso i quattro fondamenti dei poteri miracolosi (103), una tale persona, se lo desiderasse, potrebbe rimanere [sulla terra] tutto un eone (104) o quanto
ne rimane! Ora, Ananda, il Tathagata si allenato e cos
se scegliesse [di rimanere], potrebbe restare [sulla terra] un
eone, o quanto ne rimane o. Per nonostante che un'allusione cosfosse stata avanzata dal Beato, nonostante che il
suo significato fosse coschiaro e ovvio, Ananda non pot penetrarne il significato. Cosegli non pregil Beato,
dicendo: " Signore, possa il Beato restare per tutto un
eone. Possa il Beato restare per il resto di un eone, per
il vantaggio di molta gente, per la felicitdi molta gente, per
compassione verso il mondo, per il benessere, il profitto e la
felicitdegli d e dell'umanit, tanto la sua mente era
sviata da Mara.
Indi una seconda volta il Beato disse al venerabile Ananda:
o Deliziosa, o Ananda, Vesal; (eccetera); chiunque, o
Ananda, si sia allenato una siffatta persona, se lo desiderasse, potrebbe rimanere [sulla terra] un eone, o quanto ne
rimane! Ora il Tathagata si allenato .e cos se scegliesse, potrebbe restare [sulla terra] un eone o quanto ne
rimane! l). Ed una seconda volta il venerabile Ananda non
potpenetrare il significato dell'allusione Ancora una terza
volta il Beato ripetle medesime parole ed una terza volta
Ananda non riusca penetrare il significato dell'allusione.....
tanto era stato sviato da Mara.
Allora il Beato disse al venerabile Ananda: "Vai pure, Ananda, e fai quello che adesso ti sembri opportuno". "Cosfar Signore", rispose il venerabile Ananda al Beato; si alzda dove stava seduto e salutil Beato girandogli attorno verso destra, e se ne andvia, per sedersi ai piedi di un albero non molto distante.
Poco dopo che Ananda se ne fu andato, Mara, il Malefico, venne dal Beato e, venuto che fu, Gli disse: "Si estingue, ora, il Beato! Si estingue ora Colui che Bene Andato (sugata)! gitempo, per il trapasso del Beato! Cosera stato detto, Signore, dal Beato: " Non mi estinguer o Malefico, fintanto che i miei monaci non siano discepoli bene esercitati, disciplinati e pieni di fede, che abbiano conquistato la sicurezza (yogakkhema), che abbiano udito molto, che conoscano la Buona Legge a memoria, che procedano secondo la Buona Legge, che procedano secondo il dovere, che vivano secondo la Buona Legge, accogliendo ciche abbiano appreso dal loro proprio maestro, finchnon saranno in condizione di proclamare, insegnare, dimostrare ulteriormente, stabilire, rivelare, analizzare e rendere facile [la Buona Legge]: fino a che non saranno capaci di confutare ogni errata dottrina che sorga e che possa essere ben confutata con giusto ragionamento, finchnon insegneranno la Buona Legge, che porta con sla Liberazione". Ora, Signore, i monaci del Beato sono [ormai tali] discepoli bene esercitati, disciplinati, pieni di fede..... capaci di proclamare ed insegnare la Buona Legge, che porta con sla Liberazione. Quindi ora, o Signore, si estingua il Beato! Si estingua Colui che Bene Andato! Questo il tempo, Signore, per l'estinzione del Beato! Perchfu detto, con la parola stessa del Beato: " Non mi estinguer o Malefico, fintanto che i miei monaci, devoti laici, sia maschi
che femmine (eccetera) ". Inoltre, questo fu detto dal
Beato: " Io non mi estinguertotalmente, o Maligno (105), fintanto che questa mia brahmanica disciplina non sia potente e prospera, diffusa ed ampiamente nota, resa popolare e proclamata lontano da d e da uomini". Ed ora, Signore, questa brahmanica disciplina del Beato potente e prospera, diffusa ed ampiamente nota, resa popolare e proclamata lontano da d e da uomini. Pertanto, voglia il Beato estinguersi totalmente! Voglia Colui che Bene Andato estinguersi totalmente! tempo, ormai, per la totale estinzione del Beato!".
A queste parole cosreplicil Beato a Mara, il Maligno: "Non ti contristare troppo, tu, o Maligno! Fra non molto tempo avverrla totale estinzione del Tathagata. Alla fine di tre mesi, a partire da oggi, il Tathagata si estinguertotalmente".
Di conseguenza il Beato, nel santuario di Capala, pieno di consapevolezza e di dominio su se stesso, rigettl'insieme delle strutture vitali (107). E, quando il Beato ebbe rigettato le strutture vitali, avvenne un grande terremoto, e si sentdal cielo un formidabile tuono, tale da far rizzare i capelli. Ed il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

"Quanto era venuto ad essere, di misurabile e di non misurabile,
rigettl'asceta; raccolto in se stesso, composto, egli spezz come una cotta a
maglia, ciche si era connaturato in lui" (107).

2. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, nel parco orientale, nel palazzo a molti piani della madre di Migara. In quel tempo, verso sera, il Beato, essendosi alzato dal suo raccoglimento,
sedeva fuori di casa, sotto il portico. Allora giunse il re Pasenadi, il kosalese, per visitare il Beato, che lo salute gli si sedette accanto. In quella stessa occasione passarono non lungi dal Beato sette asceti dai lunghi capelli, sette Nigantha (Nirgrantha), sette nudi asceti, sette di quelli che portano addosso solo uno straccio e sette Erranti (paribbajaka), con le unghie lunghe, le ascelle pelose, portando il fardello in cima ad un palo, sulla spalla(105).
Ora quando il kosalese, il re Pasenadi, vide tutti quei gruppi di sette, si alzda dove era seduto e, gettando il lembo della veste sulla spalla, piegando il ginocchio destro a terra, alzle palme congiunte verso quei gruppi di sette e pronuncitre volte il suo nome, dicendo cos " Signori, io sono il re Pasenadi, il kosalese! ". Quindi, non molto tempo dopo che erano passati quei sette asceti dai lunghi capelli, i sette Nigantha, i sette asceti nudi, i sette asceti vestiti di un cencio solo
ed i sette erranti il re Pasenadi, il kosalese, torndal Beato
e, avendolo nuovamente salutato, gli sedette accanto e gli
disse: "Signore, vi forse qualcuno, fra coloro, che possa
essere annoverato fra quelli che nel mondo sono Arhat o
hanno raggiunto la via degli Arha?. "Questa cosa, maharaja, ben difficile che venga conosciuta da uno come te,
che vive la vita delle passioni, che vive una vita assillata da
moglie e figlio, che gode nell'uso del legno di sandalo di
Benares, coperto di ghirlande ed unguenti, maneggiando oro
e argento - difficile per te il dire: " Costoro sono Arhat",
o " quegli altri hanno raggiunto il sentiero degli Arhat".
E trattando da vicino un uomo, o maharaja, che se ne conosce
la virt e questo anche dopo molto tempo! Non certo da
parte di qualcuno che ci pensi di sfuggita, o non ci pensi
affatto; da parte di un uomo saggio, non da parte di uno stupido. vivendoci assieme, maharaja, che si conosce l'integritmorale di un uomo in tempo di sventure, maharajah, che la sua forza puessere conosciuta, conversando
con lui, maharaja, che si conosce la sua saggezza, e anche
questo dopo lungo tempo, ma non da chi vi dedichi un pensiero fuggitivo, o non ci pensi affatto: da un saggio, non da
uno stupido!" . meraviglioso, Signore!: meraviglioso
come questo stato detto bene dal Beato: " Questo, maharaja, difficile che venga conosciuto da te [puvenir conosciuto] da un saggio, non da uno stupido " (109). Tutte queste
persone sono miei informatori. Essi percorrono ed investigano
una provincia, indi vengono da me. Ciche essi hanno prima
investigato, giudico io dopo (?). Perora, o signore, quando
si saranno mondati dalla polvere e dal sudiciume, quando
avranno fatto un bagno, si saranno unti ed avranno raso la
barba, rivestiti di bianchi indumenti, forniti e dotati [come
sono] dei cinque sensi, si daranno al piacere".
Allora il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento il verso ispirato:

"Ci si rafforzi in tutti i sensi, non si sia uomo appartenente ad
un altro.
Non si viva dipendendo da un altro, non si faccia mercato della
Buona Legge!".

3. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella occasione, il Beato se ne stava assiso contemplando tutte le proprie condizioni non giovevoli, che egli aveva abbandonato, e tutte le varie condizioni giovevoli, che egli aveva portato a compimento, coltivandole pienamente.
Allora il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento il verso ispirato:

"Vi era all'inizio, poi non vi fu; non vi era all'inizio, poi vi fu. Non Vi era, non vi sare nemmeno ora appare! ".

4. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella circostanza, una grande folla di monaci e di brahmana, che erano degli Erranti, seguaci di varie dottrine, entrin Savatthi per la questua di cibo. Essi sostenevano differenti vedute; erano tolleranti in alcune cose [ad in altre no], favorivano differenti idee ed erano inclini a credere a questa o a quella teoria. Alcuni, fra i monaci ed i brahmana, parlavano a favore di una particolare teoria o affermavano un altro punto di vista, [dicevano, ad esempio,] che il mondo eterno, che questa la verit e che ogni altra
teoria vana. Altri monaci ed altri brahmana sostenevano
invece che il mondo non eterno, che questa la verit e che
ogni altra teoria vana. Altri che il mondo limitato
altri che illimitato altri affermavano che il principio vivente (jiva) il corpo, altri che il principio vivente una
cosa, e che il corpo un'altra cosa Alcuni sostenevano che
il Tathagata di ldalla morte altri che questo non di l dalla morte altri che non nnon di ldalla morte:
che questa la verited ogni altra teoria vana.
Costutti costoro, giper natura litigiosi, rissosi e disputanti, si ferivano l'un l'altro con le armi della lingua, affermando: "il Dhamma cose cos non cose cos esso
esso non ...". Ora avvenne che un gran numero di monaci,
apprestatosi ad uscire di mattina, presa la ciotola ed indossata la veste, entra Savatthi per la questua del cibo e, dopo
aver compiuto il suo giro e mangiato il cibo mendicato, and dal Beato e Gli disse: "Signore, si trova attualmente a
Savatthi una turba di monaci e di brahmana, che sono degli
Erranti, ognuno dei quali sostiene teorie differenti, coscongegnate (si enunciano le teorie di quegli asceti)......". Allora disse il Beato: "Monaci, gli Erranti che sostengono altre teorie sono ciechi, non veggenti. Essi non conoscono ciche profittevole, essi non conoscono ciche non profittevole. Essi non conoscono affatto il Dhamma, essi non conoscono nemmeno ciche non il Dhamma. Nella loro ignoranza di queste cose [permangono nella] loro natura litigiosa, rissosa e disputante, sostenendo [tutte queste teorie e punti di vista].
..... Anticamente, o monaci, vi fu in questa stessa Savatthi; un
certo re. Dunque, o monaci, il re chiamun uomo dicendogli: " Vieni, brav'uomo, va' e raduna assieme in un solo luogo tutti i nati ciechi che vi sono in Savatthi ! ". " Cosfar
Sire", rispose l'uomo, che, obbedendo al re, radunassieme
tutti i nati ciechi di Savatthi. Fatto ci anddal re e gli
disse: " Sire, tutti i nati ciechi presenti in Savatthi; sono stati
riuniti ". " Allora, brav'uomo, mostra ai ciechi un elefante ".
" Cosfar Sire ", disse l'uomo. Fece come gli era stato detto,
indi disse ai ciechi: " O ciechi, questo un elefante! ", e ad
uno di loro presentla testa dell'elefante, ad un altro l'orecchia, ad un altro la zanna, ad un altro la proboscide, ad un
altro la zampa, ad un altro la schiena, ad un altro la coda e
ad un altro il ciuffo terminale della coda, dicendo ad ognuno
che quello era l'elefante. Ora, o monaci, quell'uomo, dopo
aver presentato l'elefante ai ciechi in tale maniera, venne dal
re e gli disse: " Sire, L'elefante stato presentato ai ciechi.
Fa' ora quello che ti pare". Allora, o monaci, quel re and dai ciechi e disse ad ognuno di loro separatamente " Bene,
cieco, hai ' visto ' L'elefante ? ". " S Maest". " Allora
dimmi, o cieco, che specie di cosa l'elefante ? ". Allora quello
a cui era stata presentata la testa disse: "Sire, l'elefante simile ad un orcio". Quelli che avevano percepito solamente
l'orecchio risposero: " Sire, l'elefante simile ad un crivello". Quelli che avevano toccato la zanna dissero che
l'elefante un vomere. Quelli che avevano toccato solo la
proboscide dissero che l'elefante un aratro; quelli che I
avevano toccato solo il tronco dissero che l'elefante un granaio; quelli che avevano toccato la zampa dissero che una
colonna; quelli che avevano toccato la schiena, che un mortaio; quelli che avevano toccato la coda, che un pestello; quelli che avevano toccato il ciuffo terminale della coda, che una scopa. Indi [i ciechi] cominciarono a disputare, gridando: " S questo!", " No, non lo ", " L'elefante non quello! ", " Ma s proprio questo! ", e coscontinuarono, finchgiunsero a picchiarsi per tale ragione. Allora, o monaci, il re si divertalla scena. Proprio cossono quegli Erranti asceti che sostengono altre teorie, ciechi, non vedenti, ignoranti di ciche vantaggioso, ignoranti di ciche svantaggioso. Essi non conoscono affatto il Dhamme. Essi non conoscono che cosa non il Dhamma. Nella loro ignoranza di queste cose essi sono di natura litigiosi, rissosi e disputanti, ognuno sostenendo che le cose stanno cose cos (111)
Allora il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento il verso ispirato:

"Come sono attaccati a queste [teorie] quei diversi monaci e
brahmana!
Cos immersi [nel loro particolare], litigano gli uomini che vedono un solo lato [della realt !".

5. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato se ne stava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella circostanza, una grande folla di monaci e di brehmene, che erano degli Erranti, seguaci di varie dottrine, entrin Savatthi per la questua del cibo.....
(eccetera, come nel sutta precedente) Essi sostenevano differenti vedute ad esempio, che il mondo eterno e che
questa la verite che ogni diversa teoria vana. Altri, invece, affermavano che il mondo non eterno e che ogni

diversa teoria vana (eccetera, come nel precedente sutta).
Allora un gran numero di monaci, recatosi dal Beato rifer questi discordanti punti di vista al Beato, il quale rispose:
"Monaci, quegli asceti Erranti, che sostengono altri punti di
vista, sono ciechi, non vedenti: essi non conoscono ciche vantaggioso, nconoscono ciche non arreca vantaggio: essi
non conoscono il Dhamma nconoscono ciche non il Dhamma. Nella loro ignoranza di queste cose essi sono di
natura litigiosi, rissosi e disputanti, perchaffermano in contrasto queste e queste teorie (eccetera)....".
Allora il Beato, intuendo il significato di ci proffer questo verso ispirato:

Oh, come sono attaccati a queste [teorie] quei diversi monaci e brahmana! mezzo [al guado] sprofondano, senza avere il piede fermo sulla sponda!"

6. Come il precedente sutta, eccetto il verso ispirato
finale) Allora il Beato, intuendo il significato di ci profferquesto verso ispirato: "Gli uomini, dediti all'idea di
essere agenti (112), vincolati all'idea che anche gli altri uomini
sono agenti, non afferrano il senso di questo, non vedono la
spina. Per colui che attentamente consideri questo come una
spina non esiste pil'idea " io sono quello che agisce ", " l'altro quello che agisce! " (113).

"Questa gente, guidata dalla vanit dalla vanitlegata, dalla vanitvincolata. Protesa ad affermare le sue teorie non sorpassa il flusso del samsara!"
7. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. In quella circostanza il venerabile Subhuti stava seduto non lungi dal Beato, con le gambe incrociate, tenendo il corpo eretto, avendo conseguito quello stadio di estasi meditativa (samadhi) che privo di concezioni mentali. Ora il Beato, vedendo il venerabile Subhuti cosassiso non lungi da lui, con le gambe incrociate, tenendo il corpo eretto, avendo conseguito quello stadio di estasi meditativa che privo di concezioni mentali (114), avendo il Beato intuito il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

"Colui il cui intimo sha disperso i pensieri, ben enucleati [da
s, senza residui, superato questo attaccamento diventa conscio dell'informale: trasceso il quadruplice vincolo egli non pirinasce!".

8. Cosda me stato udito. In una certa occasione, il Beato si trovava presso Rajagaha, nel Bosco di Bamb presso la Radura ove si nutrono gli Scoiattoli. In quel tempo due bande, in Rajagaha, erano innamorate, infatuate di una certa prostituta. Per causa sua si abbassavano a litigi, chiassate ed ingiurie: si prendevano reciprocamente a pugni, si attaccavano gettandosi zolle di terra, battendosi con bastoni ed armi, sicch per tale ragione [alcuni] incontrarono la morte, o dolore come la morte.
Ora un gran numero di monaci, apprestatosi ad uscire il mattino, presa la ciotola ed indossata la veste, entrin Rajagaha per la questua del cibo. Fatti i loro giri in Rajagaha, consumato il cibo mendicato, i monaci vennero dal Beato, lo salutarono e, avendolo salutato, sedettero in un canto. Una volta seduti, dissero al Beato: "Signore, in Rajagaha vi sono
due bande (eccetera)", e spiegarono tutto ciche accadeva.
Allora il Beato, intuendo il significato di ci in quel momento profferil verso ispirato:

"Ciche stato ottenuto, ciche si vuole ottenere - entrambe le direzioni sono infette di passione (115) per quel malato che intento a loro, che per loro si affanna.
Coloro che attribuiscono valore al vivere secondo virt al seguire la castit- questa una direzione.
Coloro che, invece, dicono: " non c'danno nei desideri sensuali " - questa una seconda direzione.
Tutte e due le direzioni fanno crescere i carnai: i carnai, a loro volta, accrescono le teorie.
Non riconoscendo queste due direzioni alcuni soggiacciono, altri
oltrepassano i limiti. .
Quanto a coloro, per che, pienamente riconoscendo entrambe ` .
le direzioni, non hanno seguito tale modo di pensare, nse ;
ne sono vantati, per costoro non vi bisogno di insegnare il .
giro [della ruota delle esistenze] " (116).

9. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. In quella circostanza il Beato se ne stava seduto all'aria aperta, in una notte assolutamente buia, per cui erano state accese lampade ad olio. E proprio per questo sciami di insetti alati cadevano continuamente in quelle lampade ad olio, e percitrovavano la loro fine, si distruggevano e continuavano a distruggersi. E il Beato vide quegli sciami di insetti alati che cosfacevano e, in quel momento, intuendo il significato di ci profferquesto verso ispirato:

Si affrettano e passano oltre, ma falliscono a cogliere l'essenza: un vincolo sempre nuovo essi crescere fanno,
e cadono come moscerini nella lampada. Cossono intenti alcuni a ciche odono e vedono! ".
10. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Avvenne che il venerabile Ananda anddal
Beato e gli disse questo: " Signore, fintanto che i Tathagata non sorgono nel mondo, essi che sono Arhat rettamente
e pienamente risvegliati, gli asceti Erranti che sostengono differenti dottrine sono stimati, considerati, venerati, rispettati
e tenuti in grande onore, ricevendo provviste di vesti, cibo
questuato, giacigli e seggi, conforti e medicine in caso di
malattia. Ma, Signore, allorchi Tathagata appaiono nel
mondo, essi che sono Arhat, rettamente e pienamente risvegliati, allora codesti Erranti, che sostengono altre dottrine,
non sono pistimati, non piconsiderati, non pivenerati,
non pirispettati e tenuti in considerazione (eccetera).
Cosora, o Signore, il Beato stimato, considerato e cos pure l'Ordine dei monaci ". "proprio cos Ananda! Fintanto che i Tathagata non sorgono, nel mondo [avvengono
i fatti che hai detto] ma, allorchun Tathagata viene ad
essere quei fatti cessano. Cosora il Beato stimato, considerato e venerato (eccetera) e cospure l'Ordine dei
monaci".
A tale proposito il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

" Brilla l'insetto finchnon sorge il Portatore di Luce.
Quando lo Splendente sorto, uccisa la sua luce, esso pinon
brilla.
Tale la luce dei settari: fintanto che non appaiono nel mondo
Coloro che sono rettamente e pienamente Risvegliati, i meri speculatori non danno luce e neppure i loro seguaci, nquelli dalle false teorie possono liberarsi dal Dolore!".



CAPITOLO VII

CULA-VAGGA

(IL CAPITOLO BREVE)

l. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Avvenne che, in quella circostanza, il venerabile Sariputta stesse, in modo crescente ed in diverse maniere, erudendo, incitando, rallegrando e deliziando il venerabile Bhaddiya-il-nano (Lakunthaka-Bhaddiya), con un discorso riguardante il Dhamma. Allora lo spirito di Lakunthaka-Bhaddiya, essendo stato cosistruito, incitato, rallegrato e deliziato, ebbe lo spirito liberato da [ogni] attaccamento senza il minimo sforzo (an-upadaya). E il Beato vide
il venerabile Lakunthaka-Bhaddiya che era stato cosistruito
..... dal venerabile Sariputta con lo spirito liberato da ogni
attaccamento senza il minimo sforzo: pertanto, in quel momento, intuendo il significato di ci profferquesto verso
ispirato:

"In alto, in basso (117), ovunque liberato, non pisi riguarda come: " io sono questi ";
cosliberato attraversla fiumana mai traghettata, per non tornare mai pia rinascere!".

2. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora proprio in quella circostanza, il venerabile Sariputta stava, in modo crescente ed in diverse maniere, istruendo, incitando, rallegrando e deliziando il venerabile Lakunthaka-Bhaddiya, con un discorso riguardante il Dhamma, tutto cinel modo piserio, perchlo considerava un allievo. E il Beato vide il venerabile Sariputta che cosfaceva ed in quel momento, intuendo il significato di ci
profferquesto verso ispirato:

"Spezzato ha il vortice, conquistato il non-desiderio; prosciugata, non pifluisce la fiumana; infranta, non gira pila ruota (118) Questa la fine del Dolore!".

3. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quel tempo, vi erano in Savatthi uomini in gran parte disordinatamente attaccati ai desideri, che vivevano gaudenti, bramosi, desiderosi, infatuati, impacciati ed avvelenati dai desideri. Ed un gran numero di monaci dopo aver compiuti i giri per la questua, in Savatthi,
venne dal Beato e gli descrisse tali condizioni. Quindi il
Beato, intuendo il significato di ci profferquesto verso
spirato:

"Vivendo [immersi] nel desiderio, aderendo alle brame, senza percepire errore in questo legame, cosvincolati ed attaccati, non potranno mai attraversare l'onda cosgrande e possente! "

4. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quel tempo, vi erano in Savatthi
molti uomini disordinatamente attaccati ai desideri, ..(come
nel sutta precedente) avvelenati ed acciecati dai desideri.
Allora il Beato, apprestatosi ad uscire il mattino, indossata
la veste e presa la ciotola, entrin Savatthi per la questua del
cibo. Ed in Savatthi il Beato contemplquegli uomini che
vivevano disordinatamente, attaccati ai desideri avvelenati
ed acciecati dai desideri. Allora, intuendo il significato di ci
Egli profferin quel momento questo verso ispirato:

I ciechi di desiderio sono come presi in una rete, coperti dalla cappa della brama;
quelli legati col vincolo della distrazione sono come pesci nella
rete ad imbuto; vanno verso la vecchiaia-e-morte come un vitello da latte verso la
madre ".

5. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella circostanza, il venerabile Bhaddiya-il-nano se ne veniva camminando dietro ad un gran numero di monaci, per visitare il Beato. Ed il Beato vide il venerabile Bhaddiya-il-nano venire seguendo un gran numero di monaci, ancorchda lontano - brutto, sgradevole a vedersi, gobbo e generalmente disprezzato dai monaci - . Guardando lui, il Beato si rivolse ai monaci, dicendo: "Monaci,
vedete voi venire da laggiquel monaco che generalmente disprezzato dai monaci? ". "S Signore" "Ebbene,
monaci, quel monaco dotato di grande potere, di grande
energia. Non certamente facile da conquistare ciche egli
non aveva precedentemente conquistato, anche ciper cui i
figli di famiglia giustamente lasciano la casa per la vita errante, anche quel supremo fine della vita brahmanica che egli
ha conquistato, nel quale egli dimora sicuro, essendo giunto a
conoscerlo pienamente per se stesso e ad inverarlo!"
Quindi il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

" Dalle membra pure, immacolato, procede il carro con una ruota (119),
Guardalo, com'egli viene! Senza macchia, avendo tagliato la corrente, svincolato! ".

6. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di
Anathapindika. Avvenne che, in quella circostanza, il venerabile Anna[ta] Kondariria (120) stesse seduto a breve distanza dal Beato, con le gambe incrociate e col tronco eretto, contemplando il proprio svincolamento conseguente alla distruzione della brama. E il Beato contemplil venerabile Arina Kondarir-La che cosoperava e, intuendo il significato di ci profferin quel momento il seguente verso ispirato:
"Colui la cui radice non in terra, non ha foglie: quindi dove le liane?
Quel forte, svincolato da ogni legame, chi degno di lodarlo?
Non son soli gli dei a lodarlo: anche da Brahma egli fondato! ".

7. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella circostanza, il Beato se ne stava seduto contemplando il proprio abbandono delle concezioni e delle idee [concomitanti] allo sviluppo [degli ostacoli] (121), Allora il Beato, riconoscendo come egli avesse abbandonato le proprie idee e concezioni concomitanti allo sviluppo [degli ostacoli], profferin quel momento il verso spirato:

"Colui nel quale sviluppo e permanenza [dell'ostacolo] non esistono, che ha superato vincolo ed ostruzione,
questo silenzioso che, privo di brama, procede, lui non conosce il mondo con tutti gli d! ".

8. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika Ora, in quella circostanza, non lungi dal Beato stava seduto il venerabile Maha-Kaccana, con le gambe incrociate, tenendo il corpo eretto, con la consapevolezza della
sua entitcorporea (121) ben stabilita di fronte a se stesso. E il Beato contemplil venerabile Kaccana cosoperante e, quindi, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

" Colui la cui consapevolezza in ogni senso e perennemente ben stabilita riguardo al corpo [mentre pensa]:
" cinon sia e per me non sarebbe ", " cinon sare per me non avverr (123), cosdimorando di stato in istato, a suo tempo sardi lda ogni attaccamento!"

9. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato, compiendo i suoi giri fra i Malla, assieme ad una grande comitiva di monaci, giunse a Thuna, un villaggio brahmana della gente Malla. Ed i brahmana capifamiglia udirono la novella: " Si dice, amici, che Gotama il monaco, uscito dalla stirpe dei Sakya, stia compiendo i suoi giri in mezzo ai Malla con una grande comitiva di monaci, ed abbia raggiunto Thuna ". [Di conseguenza] colmarono il pozzo fino all'orlo con ogni sorta di erbacce e paglia [, pensando]: " Non attingano acqua quei monaci dal capo raso ". Ora il Beato, uscendo dalla strada principale, andverso la radice di un certo albero: giunto colsedette in un luogo apprestatogli e, una volta assiso, si rivolse al venerabile Ananda, dicendogli: "vieni, Ananda, fammi avere un sorso da questo pozzo ),. A queste parole il venerabile Ananda rispose al Beato: " Proprio adesso, signore, quel pozzo stato ostruito fino all'orlo da erbacce di ogni sorta e paglia da quei brahmana capifamiglia [, col pensiero]: " non attingano acqua quei monaci dal capo raso " ". Pitardi il Beato ripetla richiesta una seconda volta ed il venerabile Ananda diede la
medesima risposta. Una terra volta ancora il Beato ripetla richiesta e, allora, il venerabile Ananda rispose: "Cossia, Signore", prese la ciotola e si diresse verso il pozzo. Ora, appena il venerabile Ananda si fu avvicinato a quel pozzo, esso vomittutta quell'erbaccia e paglia, rimanendo pieno fino all'orlo di acqua trasparente, limpida e tranquilla, che persino trabordava. A questo fatto il venerabile Ananda pens "Meraviglioso questo ! Un vero miracolo stato operato dal grande potere e dalle grandi facoltsovrannaturali del Beato! Perchmai questo pozzo, appena mi sono avvicinato, ha vomitato tutte quelle erbacce e paglia, ed ora rimane pieno fino all'orlo di acqua trasparente, limpida e tranquilla, che persino traborda.....? ". Cos empita d'acqua la
ciotola, se ne tornal Beato e, giunto che fu da lui, gli disse:
" Che meraviglia! Un miracolo invero stato operato dal
grande potere e dalle grandi facoltsovrannaturali del
Beato ! Voglia il Beato bere l'acqua! Voglia il Beato bere
l'acqua ! "
Quindi il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

" Perchsi dovrebbe costruire un pozzo, se le acque sono ovunque? Una volta troncata la "sete" alla radice, cosa si dovrebbe andare
a cercare? ".

10. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava a Kosambi, nel parco Ghosita. Ora, in quella occasione, il gineceo del re Udena, che era andato al [padiglione] del parco, prese fuoco, e cinquecento donne vi incontrarono la morte, prima fra di loro Samavati. Quindi un gran numero di monaci, che, al mattino, indossata la veste e presa la ciotola, erano entrati a Kosambi per la questua e,
dopo, avevano consumato la loro refezione vennero dal
Beato e, venuti che furono, lo salutarono, sedettero in un
canto e gli chiesero " Qui il gineceo del re Udena ha
preso fuoco Dicci, Signore, quale il destino, a quale
forma di esistenza andranno incontro quelle devote laiche? ".
" Monaci, fra quelle devote alcune sono entrate-in-corrente, altre dovranno ritornare sulla terra una volta sola, altre ancora non avranno bisogno di ritornare pi Non senza frutto, monaci, che quelle devote laiche abbiano incontrato la loro fine! "
Quindi il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

" Legato all'illusione il mondo, il suo essere appare un [continuo] divenire; lo stolto, condizionato al " substrato" (125) dalle tenebre ravvolto; [il mondo gli] appare come eterno: per chi veramente guarda
esso nulla! "


CAPITOLO VIII

PATALIGAMA (125)

1. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nel parco di Anathapindika. Ora, in quella circostanza, il Beato istruiva, incitava, illuminava e rallegrava i monaci con un discorso d'accordo col Dhamma che riguardava il Nibbana. E quei monaci, prestando intensa attenzione, tutto afferrando nel loro spirito, stavano ad ascoltare la Buona Legge con orecchie attente.
Quindi il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

" Vi o monaci, quella condizione ove non ne terra, nacqua,
nfuoco, naria, ove non nla sede dello spazio infinito n quella dell'infinita coscienza, nquella della nullit nquella
propria a " ncoscienza-nnon-coscienza", ove non nquesto mondo nun mondo di lda questo, nentrambo assieme,
nluna, nsole. Da l o monaci, io dichiaro, non si viene a nascere: ivi non si va [In quella condizione] non v'permanenza, non v'decadenza, non v'nascita. Non fissa, non si muove, non fondata su cosa alcuna. Quella invero, la fine del Dolore ".

2 (Ripetizione del precedente sutta, cui segue :)
Quindi il Beato, intuendo il significato di ci(= di questa
conversazione), profferquesto verso ispirato:

"Difficile da vedere il non-s non facile certamente da vedere il Vero;
trafitta la " sete " per chi conosce: per chi vede, nulla v' ".

3 (Ripetizione del sutta precedente, cui segue :)
Quindi il Beato profferquesto verso ispirato:

"Vi o monaci, il non-nato, il non-divenuto, il non-fatto, il non-composto. Monaci, se questo non-nato, non-divenuto, non-fatto, non-composto non fossero, non si conoscerebbe modo di sfuggire a questo nato, divenuto, fatto, composto. Perci o
monaci - dato che vi un non-nato - si conosce rifugio
da questo nato, divenuto, fatto, composto "

4 (Ripetizione dei primi tre sutta, cui si aggiunge :)
Quindi il Beato profferquesto verso ispirato:

"Per chi dipende [da altro] che svi il vacillare, per chi non dipende non vi vacillare. Non esistendo vacillare vi calma; essendovi calma non vi piacere [in cosa diversa da s: non essendovi piacere, non v'andare-e-venire; non essendovi andare-e-venire, non v'decesso e-rinascita; non essendovi decesso-e-rinascita non vi n" qui" n" [al di] l", nalcunchdi mezzo ai due. Questa invero, la fine del Dolore "

5. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato stava compiendo i suoi giri fra i Malla, assieme ad una grande comitiva di monaci, quando giunse a Pava. Ed avvenne che il Beato si allogasse nel bosco di manghi di Cunda, il (figlio del) fabbro (kammdra-putta) (126), in Pava. Ora, a Cunda,
al fabbro capitdi sentire: " Si dice che il Beato, nel compiere i suoi giri con una grande comitiva di monaci, sia giunto a Pava ", [e, aggiunse lui,] a si sia trattenuto nel mio bosco di manghi ". Quindi Cunda, il fabbro, anda visitare il Beato e, giunto che fu, lo salute sedette in un canto. Come egli si fu cosseduto, il Beato lo istru incit illumine lo rese felice con un discorso d'accordo con la Buona Legge.
Allora Cunda il fabbro, in tale maniera istruito, incitato, illuminato e reso felice, disse questo al Beato: " O Signore, consenta il Beato ad accettare il mio cibo, domani, assieme all'Ordine dei monaci! " Il Beato accett rimanendo silenzioso. Allora Cunda, il fabbro, vedendo che il Beato accettava, si alzda dove stava seduto, salutil Beato girandogli attorno verso destra e se ne and Indi Cunda, il fabbro, passata che fu la notte, preparin casa sua del cibo scelto, sia duro che morbido, assieme ad un abbondante piatto di funghi porcini (127): indi annuncial Beato che era giunto il tempo [di mangiare], dicendo: " Signore, preparato il desinare ". Allora il Beato, apprestatosi all'uscita mattutina, indossata la veste e presa la ciotola, uscassieme all'Ordine dei monaci, diretto alla casa di Cunda, il fabbro, e, giuntovi, sedette in un posto apprestatogli. Al momento di sedersi il Beato disse a Cunda il fabbro: " Cunda, quel piatto di porcini servilo a me. Quanto all'altro cibo, sia duro sia morbido, che tu hai preparato, servilo all'Ordine dei monaci ". " Cossar signore ", rispose Cunda, il fabbro, al Beato, e fece come gli era stato detto.....


Pitardi il Beato disse a Cunda, il fabbro: "Cunda, quanto ai resti del piatto di porcini, seppelliscili in un fosso. Poichio non vedo alcuno, o Cunda, in tutto questo mondo con i suoi deva, i suoi Brahma, con tutta la schiera degli asceti e dei brahmana, io non vedo alcuno che, una volta mangiato questo cibo, possa digerirlo, altro che il Tethagete ". " Cossia o, rispose Cunda, il fabbro, prestando orecchio a quanto gli diceva il Beato; quindi, dopo aver seppellito in un fosso i resti del piatto di boleti porcini, torndal Beato e, avendolo salutato, sedette in un canto. Quando si fu seduto il Beato lo istru lo incit lo illumine lo rese felice con un discorso d'accordo con la Buona Legge, indi si alzda dove era seduto e se ne and Avvenne che, dopo che il Beato ebbe mangiato il pranzo offertogli da Cunda, il fabbro, gli venne una violenta malattia, con dolorose sofferenze accompagnate da flusso di sangue, sda condurre a morte. Tali dolori, invero, il Beato sostenne, sempre concentrato e composto, senza venirne angustiato.
Indi il Beato chiamAnanda, [dicendo]: "Ananda, andiamo ! Voglio giungere a Kusinara ". a Va bene, Signore", rispose il venerabile Ananda al Beato.

("Quand'ebbe ingerito il cibo di Cunda - cosio ho udito - quel Costante patun duro malanno, che a morte lo condusse.
Poi che ebbe mangiato "la delizia porcina ", atroce malanno
crebbe al Maestro ".
"Finito il flusso ", disse il Beato, "io vado, dunque, a Kusinara ").

Quindi il Beato, uscendo dalla via maestra, si diresse verso la radice di un certo albero, giunto al quale chiama sil venerabile Ananda, dicendogli: " Vieni, Ananda. Piegami in quattro la roba (= veste). Sono stanco, sieder. "S Signore ", rispose il venerabile Ananda. E il Beato sedette sul posto preparatogli. Dopo essersi seduto, si rivolse al venerabile Ananda, e gli disse " Vieni, Ananda, vammi a prendere dell'acqua; sono assetato, vorrei bere"!
A queste parole il venerabile Ananda rispose al Beato: " Proprio ora, Signore, circa cinquecento carri sono passati per qua. L'acqua agitata dalle ruote, essendo poco fonda, scorre torbida e fangosa. Ma non molto lontano, Signore, vi il lume Kukuttha, con acqua spumeggiante e gradevole, fresca e chiara, di facile accesso, deliziosa. Ivi il Beato pubere e rinfrescare le Sue membra ". Una seconda volta il Beato fece la medesima richiesta e ricevette la stessa risposta Una terza volta, ancora, il Beato fece la medesima
richiesta. Quindi il venerabile Ananda, dicendo: "Cossia,
Signore", in obbedienza al Beato, prese la ciotola e and verso quel ruscello [vicino]. Il ruscello, agitato dalle ruote
ed essendo poco fondo, scorreva torbido e fangoso. Ma, appena si fu avvicinato il venerabile Ananda, esso prese a scorrere chiaro e puro, fresco e trasparente. E il venerabile Ananda
pens " Che meraviglia! Un miracolo, invero, stato compiuto dal Tathagata! Perchquesto ruscello che, agitato dalle
ruote dei carri, essendo poco fondo, scorreva torbido e fangoso, quando mi sono avvicinato si messo a scorrere chiaro
e puro, fresco e trasparente ? ". Cos presa l'acqua con la ciotola, anddal Beato e, avvicinandosi a Lui, disse: " Signore,
meraviglioso, un miracolo compiuto dal grande potere e
dalle grandi facoltdel Tathagata! questo ruscello scorre
ora fresco e puro! Ne beva il Beato l'acqua!". Ed il Beato
bevve quell'acqua. Indi il Beato, con una gran comitiva di
monaci, venne al fiume Kukuttha, giunto che fu vi si immerse e, dopo essersi lavato, aver bevuto ed essere uscito dall'acqua, andal boschetto di manghi e si rivolse al venerabile
Cundaka: " Vieni, Cundaka! Preparami la mia roba piegata
in quattro! Sono stanco, mi sieder. " S Signore", rispose
il venerabile Cundaka, e, obbedendo al Beato, preparla
roba piegata in quattro. Indi il Beato giacque sul lato destro,
nella posizione del leone (128), posando un piede sul[la pianta
della altro, consapevole, conoscente, volgendo la mente alla coscienza di energia (? - utthana-sannam) (129). Tuttavia il venerabile Cundaka sedette allora di fronte al Beato.
"Giunto che fu il Beato al lume Kukuttha, dall'acqua tersa, fresca, trasparente,
vi si immerse, ben stanco, il Maestro, quagginel mondo impareggiabile Tathagata.
Lavato e dissetato [che fu], ne venne fuori, il Maestro, in mezzo alla scorta dei monaci.
Il Maestro, Istruttor della Legge, Beato - il Possente Signore andal bosco di manghi.
Un monaco chiam detto Cundaka: " Piegami in quattro la veste per giaciglio ".
Da Quegli-che-ha-se-stesso-conseguito (bhavitattena) coscomandato, Cunda presto [obbed,
stendendo la veste piegata in quattro come giaciglio, sul quale si stese il Maestro affaticato. E Cunda (130) di fronte a lui si pose a sedere o).

Indi il Beato si rivolse al venerabile Ananda, dicendo: "Pudarsi, Ananda, che qualcuno faccia sorgere rimorso in
Cunda, il fabbro, dicendo: " una pecca per te, caro Cunda,
una disgrazia per te, caro Cunda, che il Tathagata sia trapassato definitivamente dopo aver mangiato il suo ultimo
cibo, offerto dalle tue mani! ". Tale rimorso per Cunda deve
venire impedito, o Ananda, [col dire]: " un prodotto per
te, caro Cunda. una grazia per te, caro Cunda, che il Beato
sia definitivamente trapassato dopo aver mangiato il suo
ultimo cibo offerto dalle tue mani. Faccia a faccia con Lui,
caro Cunda, io ho udito questo: faccia a faccia con Lui, caro

Cunda, ho accolto questo detto: ' Questi due doni di cibo sono esattamente di eguale merito, di eguale risultato, e sono ben pifruttuosi e profittevoli di qualsivoglia altro dono di cibo. Quali due? Quel dono di cibo, dopo aver consumato il quale il Tathagata si risvegliato alla Suprema Illuminazione (anutaram sambodhim ) e quel dono di cibo, dopo aver consumato il quale il Tathagata trapassa finalmente in quella sfera
di Estinzione (nibbana-dhatu) che senza residuo. Questi due
doni di cibo sono di merito esattamente eguale, di eguale risultato, e sono ben piprofittevoli di qualsiasi altro dono di
cibo'. Per il venerabile Cunda il fabbro il kamma stato
accumulato sda condurlo a vivere una lunga vita .a godere della bellezza ad essere felice al mondo celeste ed
alla fama. stato messo in moto il kamma che porta alla
supremazia". Cos o Ananda, come si deve impedire il
rimorso di Cunda il fabbro ".
Quindi il Beato, intuendo il significato di ci profferil verso ispirato:

Per colui che dli merito cresce: per chi si raffrena non si
accumula l'ira.
L'uomo retto abbandona le cattive azioni; avendo distrutto brama,
avversione ed ottundimento, egli trapassa nell'Estinzione!".

6. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava a compiere i suoi giri fra i Magadhi e, con una grande comitiva di monaci, arriva Pataligama. Ed i devoti laici di Pataligama udirono novella: "Il Beato, invero, assieme ad una grande comitiva di monaci giunto
a Pataligama ". Cosquei devoti laici andarono a visitare il
Beato. Venuti che furono da lui, lo salutarono e sedettero in
disparte. Cosseduti, dissero al Beato: " Prenda alloggio il
Beato nella nostra sala comunale! ". E il Beato accettmediante il suo silenzio. Quindi quei devoti laici, vedendo che
il Beato acconsentiva, si alzarono dai posti ove erano seduti,
lo salutarono girandogli attorno verso destra e se ne andarono alla sala comunale. Giunti che furono alla sala comunale
la apprestarono in ogni modo e in ogni lato, prepararono seggi, collocarono un bacile d'acqua ed appesero una lampada ad olio. Indi ritornarono dal Beato, lo salutarono [di nuovo]
..... e, stando in piedi, gli dissero: " Signore, la sala del consiglio pronta in ogni particolare. I seggi sono stati preparati, un bacile d'acqua stato collocato, una lampada a olio
stata appesa. Voglia il Beato fare ora ciche Gli sembri pi opportuno ".
Quindi il Beato, apprestatosi ad uscire di mattina, indossata la veste e presa la ciotola, andcon una grande comitiva di monaci alla sala comunale: giunto che vi fu ebbe i piedi lavati, entrnella sala e si assise addossato al pilastro centrale, volto ad oriente. L'Ordine dei monaci si lavpure i piedi, entrnella sala comunale e sedette addossato alla parete occidentale, guardando quindi ad oriente, col Beato di fronte a tutti. I seguaci laici di Pataligama si lavarono pure i piedi, entrarono nella sala del consiglio e sedettero col dorso appoggiato alla parete orientale, volti quindi ad occidente, ed avendo il Beato di fronte.
Allora il Beato si diresse ai devoti laici di Pataligama, dicendo: " Capifamiglia, cinque sono le cattive conseguenze (adinava) alle quali va incontro l'uomo immorale, in conseguenza del suo essere caduto fuori dalla virt Quali sono queste cinque conseguenze?
1) In questo mondo, o capifamiglia, l'uomo immorale, caduto fuori della virt in conseguenza del suo essere dedito alla distrazione (131) patisce una grande perdita di ricchezza. Questa la prima delle cattive conseguenze che patisce l'uomo immorale in seguito all'essere caduto fuori del cammino della virt
2) Inoltre, o capifamiglia, per l'uomo immorale, caduto
fuori della via della virt nasce una cattiva fama. Questa la seconda cattiva conseguenza.....
3) Inoltre, o capifamiglia, l'uomo immobile, che caduto fuori della via della virt qualunque sia la societnella quale si introduce, sia di guerrieri, di brahmana, di capifamiglia o di asceti, vi si appressa timido e vergognoso. Questa la terza cattiva conseguenza.....
4) Inoltre, o capifamiglia, l'uomo immorale, che caduto fuori della via della virt finisce la sua vita stralunato, paralizzato (sammulha). Questa la quarta cattiva conseguenza.....
5) Infine, o capifamiglia, l'uomo immorale, che caduto fuori della via della virt alla distruzione del corpo, quando morte sopravviene, procede verso un cattivo destino, cadendo in basso, nel Purgatorio. Questa la quinta cattiva conseguenza e tutte queste sono le cinque cattive conseguenze
che colpiscono l'uomo immorale, che caduto fuori della
via della virt
Queste sono le cinque buone conseguenze, o capifamiglia, che toccano agli uomini virtuosi, poichhanno praticato virt(132). Quali sono?
I ) In questo mondo, o capifamiglia, l'uomo virtuoso, dotato di virt in conseguenza del suo essere dedito al l'attenzione consapevole, consegue una grande porzione di ricchezze. E questa la prima buona conseguenza a cui va incontro l'uomo virtuoso, per il fatto che segue la via della virt
2) Inoltre, o capifamiglia, attorno all'uomo virtuoso, per il fatto che segue la via della virt si diffonde una buona fama. Questa la seconda buona conseguenza.....
3) Ed ancora, o capifamiglia, l'uomo virtuoso, che segue la via della virt in qualunque compagnia egli entri, sia di guerrieri che di brahmana, o di capifamiglia o di asceti, vi
entra fiducioso in se stesso e non confuso. Questa la terza buona conseguenza.....
4) Oltre a ci o capifamiglia, l'uomo virtuoso, che segue la via della virt finisce la propria vita in piena coscienza. Questa la quarta buona conseguenza.
5) Infine, o capifamiglia, l'uomo virtuoso, che segue la via della virt alla distruzione del corpo, quando morte sopravviene, procede verso un buon destino, rinascendo nel mondo celeste. Questa la quinta buona conseguenza..... e tutte queste sono le cinque buone conseguenze che toccano all'uomo virtuoso, a cagione della sua pratica della virt Cosil Beato, dopo aver istruito, incitato, illuminato e rallegrato i devoti laici di Pataligama con un discorso consono alla Buona Legge fino a tarda notte, li licenzidicendo: "Ora, capifamiglia, la notte bene avanzata, fate adesso ciche vi sembri bene ". Quindi i devoti laici di Pataligama, rallegrati dalle parole del Beato, lo ringraziarono, si alzarono da dove erano seduti, salutarono il Beato girandogli attorno verso destra e se ne andarono. Avvenne che il Beato, non molto tempo dopo la partenza dei devoti laici di Pataligama, entrnel suo alloggio (sunnagaram). Circa in quello stesso tempo Sumdha e Vassakara, grandi ministri del Magadha, costruivano una cittsul sito di Pataligama, allo scopo di contenere i Vajji (133). E, nello stesso tempo, un gran numero di devatas (134), in gruppi di un migliaio, si era stabilito nei luoghi delle costruzioni in Pataligama. Ora, accade che, quando devatas di grande potere occupano un luogo, esse rendono inclini le menti dei re e dei grandi ministri dei re a costruire abitazioni. Quando, invece, devatas di minore potere occupano un luogo, esse rendono inclini le menti dei minori governanti e dei loro ministri a costruire abitazioni. Il Beato, allora, contemplcon la sua vista divina e sovrumana quelle devatas schierate per migliaia che occupavano siti in Pataligama. Egli vide che, ovunque le devatas occupino un sito, esse rendono inclini le menti dei re e dei grandi ministri ad edificare
abitazioni Ed alzandosi, alla fine di quella notte, quando
l'alba rischiarava il cielo, si rivolse al venerabile Ananda, dicendo: "Dimmi, Ananda, chi sta costruendo una cittin
Pataligama?". "Signore, sono Sunidha e Vassakara, grandi
ministri di Magadha, che stanno costruendo una citta Pataligama per tenere lontani i Vajji".
"Certamente, dopo essersi consultati coi deva dei Trentatr(135) Ananda, si saranno messi a fabbricare la cittsul sito di Pataligama per tener lontani i Vajji. Io ho visto, Ananda, con lo sguardo celeste, purificato, sovrumano, un gran numero di devatas, in schiere di mille, che occupavano luoghi in Pataligama. In qualunque luogo devatas di grande potere occupano un sito, esse rendono inclini le menti dei re e dei grandi ministri dei re a costruire abitazioni. Quando, invece, devatas, di minore potere, occupano un luogo, esse rendono inclini le menti dei minori governanti e dei loro ministri a costruire edifici (ripetuto tre volte).
O Ananda, per quanto si stende la sede degli Arii, per quanto lungi i mercanti viaggino, questa sarla capitale delle citt il luogo ove gli uomini apriranno le balle di mercanzia. Per Ananda, tre sventure colpiranno Pataligama - cio- a causa di fuoco, a causa di acqua e a causa di discordia (136).
Ora Sunidha e Vassakara, grandi ministri del Magadha, vennero a visitare il Beato. Venuti che furono lo salutarono cortesemente e, dopo lo scambio di saluti e convenevoli, restarono in piedi in un canto. Standosene cosin piedi, in un canto, i grandi ministri del Magadha, Sumdha e Vassakara, dissero questo al Beato: "Voglia il venerando signore Gotama accettare oggi il nostro invito a pranzo assieme all'Ordine dei monaci ". Ed il Beato acconsentcon il silenzio.
Quindi Sunidha e Vassakara, vedendo che il Beato acconsentiva, se ne tornarono a casa e, giuntivi, fecero preparare
nella loro magione cibo scelto, sia duro che morbido, indi
annunciarono il tempo [di mangiare] al Beato, dicendo:
" il tempo, Signore Gotama, il cibo stato preparato! ". Allora il Beato, apprestandosi all'uscita mattutina, indossata la
veste e presa la ciotola, si recin casa di Sumdha e Vassakara,
i grandi ministri del Magadha. Giunto che vi fu si assise in un
seggio preparatogli. Indi Sumdha e Vassakara servirono e
soddisfecero l'Ordine dei monaci, diretto dal Buddha, con cibo
scelto, vuoi tenero vuoi duro. Poi Sumdha e Vassakara vedendo che il Beato aveva mangiato quanto gli soddisfaceva
ed aveva ritirato la mano [destra] dalla ciotola [e lavato entrambe], presero uno sgabello e sedettero in un canto. Come
si furono seduti, il Beato espresse loro il suo ringraziamento
con questi versi:

" In qualunque regione l'uomo saggio ponga la [sua] dimora, nutra i virtuosi controllati, praticanti il brahmacariya,
propizii con l'offerta tutti gli d ivi viventi:
cosvenerati, lo venereranno, cosonorati, lo onoreranno.
Come la madre ha compassione del figlio che essa ha portato, chi delle deitha compassione vedrsempre la buona fortuna ".

Cosil Beato, dopo aver ringraziato con questi versi Sunidha e Vassakara, grandi ministri del Magadha, si alzdal
suo seggio e se ne and
Ora, in quel tempo, Sunidha e Vassakara seguivano i
passi del Beato, passo a passo, con questa idea: "Quale sar la porta di cittper la quale uscirGotama l'asceta, quella
diverrla porta di Gotama. Quale saril guado per il quale
Gotama l'asceta attraverseril Gange, quello saril [Sacro]
Guado (137) di Gotama o. Per questa ragione la porta per la
quale il Beato uscdi cittprese il nome di Porta di Gotama. Indi il Beato giunse al fiume Gange. In quel tempo il Gange era in piena, giungendo all'altezza dei banchi rivieraschi, in modo tale che perfino un corvo vi avrebbe potuto bere. E alcune persone andavano alla ricerca di un'imbarcazione, altre erano intente a cercare una zattera, altre ancora legavano assieme fasci di canne, desiderose di giungere all'opposta sponda. Ma il Beato, proprio come un uomo forte potrebbe distendere il suo braccio piegato o piegare il suo braccio disteso - allo stesso modo sparda questa sponda del fiume per ritrovarsi, assieme a tutto l'Ordine dei monaci, sulla sponda opposta.
E il Beato vide alcune persone che andavano alla ricerca di un'imbarcazione, altre intente a cercare una zattera, altre ancora che legavano assieme fasci di canne, desiderose di giungere alla sponda opposta. Quindi il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

"Hanno L'atto un ponte per attraversare l'oceano e la corrente
per passare la palude: la gente intreccia una cesta, perfino. I saggi hanno giguadato!" (138).


7. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato viaggiava sulla strada maestra nel territorio dei Kosali, assieme al venerabile Nagasamala come suo attendente personale. Mentre essi procedevano, il venerabile Nagasamala vide una biforcazione e, avendola scorta, disse al Beato: " O Beato, vi un'altra] strada: andiamo per quella! ". A questo detto il Beato rispose al venerabile Nagasamala: " Questa [qui] la strada, Nagasamala, andiamo per questa strada! ". Una seconda volta il venerabile Nagasamala disse al Beato e ancora una terza volta, ed il Beato rispose: "Questa [qui] la strada, Nagasamala, andiamo per questa strada ! ". A questo punto il venerabile Nagasamala lasciproprio lper terra la ciotola e la veste del Beato, e se ne anddicendo: "Eccovi, Beato, la vostra veste e la vostra ciotola ".
Ora capitche, mentre il venerabile Nagasamala se ne andata per quella via secondaria, dei ladroni lo sorprendessero: lo picchiarono, lo presero a calci, gli ruppero la ciotola e gli stracciarono la veste. Allora il venerabile Nagasamala, con la ciotola spezzata e le vesti stracciate, se ne ritorndal Beato e, giunto che fu presso di Lui, Lo salute sedette in un canto. Come si fu cosseduto il venerabile Nagasamala disse al Beato: "Signore, mentre andavo per quella strada i ladri mi hanno assalito, picchiato e preso a calci, mi hanno rotto la ciotola e stracciato le vesti ".
A questo punto il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

"Camminando adagio con lo sciocco il saggio perde soltanto
tempo (?).
Quando scopre che un mariuolo, subito lo abbandona, come un
airone nutrito con latte abbandona l'acqua (139)".

8. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, nel parco orientale, nella casa a pipiani della Madre di Migara. In quel tempo avvenne che l'amata e graziosa nipote di Visakha, madre di Migara, venne a morire. CosVisakha, la madre di Migara, con le vesti ed i capelli ancora umidi (140) venne a visitare il Beato ad un'ora impropria. Venuta che fu lo salute sedette in un canto. Una volta che si fu seduta, il Beato disse a Visakha, la madre di Migara: " Orbene, Visakha, come mai sei venuta qui, con gli abiti ed i capelli ancora umidi, in un'ora impropria? ".
" O Signore, la mia cara e graziosa nipote morta! Questa la ragione per la quale sono venuta qui coi capelli e le vesti ancora umidi in un'ora impropria ". " Ti piacerebbe, Visakha, aver tanti figli e tanti nipoti quanti uomini ci sono a Savatthi? ". " Desidererei davvero, Signore, aver tanti figli e nipoti quanti uomini ci sono a Savatthi! ". " [Dimmi, allora,] Visakha, quante persone pensi che muoiano quotidianamente a Savatthi? ". " Dieci, Signore, saranno le persone che muoiono quotidianamente a Savatthi, o forse nove, o
otto Forse, invece, sette sei, cinque, o quattro o tre,
o due. Forse una sola persona quella che muore giornalmente in Savatthi, Signore. Savatthi non mai priva di gente
che muore, Signore ". " E allora, Visakha, che pensi ? In tal
caso potresti tu stare qualche volta senza i capelli e le vesti
bagnate? ". " No di certo: basta, Signore, con tanti figli e
tanti nipoti! ". " Visakha, coloro i quali hanno cento cose
care, hanno altrettanti cento dolori. Coloro che hanno novanta cose care hanno altrettanti novanta dolori. Coloro
che hanno ottanta trenta ..venti dieci cose care,
hanno altrettanti ottanta trenta venti dieci dolori. Chi, per ha una sola cosa cara, ha un solo dolore.
E chi nulla ha di caro (141), costui non patisce alcun dolore.
Costoro sono senza dolore e senza passione: essi sono sereni,
io dichiaro! ".

" Quanti sono i dolori, i lamenti ed i malanni in questo mondo, innumerevoli,
per quello che vi di caro, questi divengono [tali]: se non vi ciche caro, essi non sono.
Percifelici, liberi da dolore sono tutti coloro per i quali nulla caro al mondo.
Se, quindi, ricerchi il non-dolore e il non-soffrire, non renderti caro nulla in questo mondo!".
9. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Rajagaha, nel Bosco di Bamb alla Radura ove si nutrono gli Scoiattoli. Ora, in quella circostanza, il venerabile Dabba (142), della stirpe dei Malla, venne a visitare il Beato. Venuto che fu lo salute, salutatolo, sedette in un canto. Quando si fu cosseduto, il venerabile Dabba disse al Beato: "O Bene-Andato (Su-gattl), giunto il tempo della mia Finale Estinzione (parinibbana) ". " Fa' pure ciche ti sembri tempo di fare, Dabba! ?). Allora il venerabile Dabba, alzandosi dal suo seggio, salutil Beato girandogli attorno verso destra, indi si sollevin aria e, seduto a gambe incrociate nell'atmosfera, raggiunse la sfera del calore, superando la quale si estinse totalmente (143). Quindi, allorchil venerabile Dabba della gente Malla, sollevatosi
nell'aria si fu totalmente estinto, il suo corpo fu consumato,
arso fino in fondo, sicchdi lui non rimase visibile nun
atomo di cenere nuno di fuliggine. Proprio come quando
burro fuso o olio consunto ed arso totalmente e non ne
rimane visibile nun atomo di cenere nuno di fuliggine,
cospure, allorchil venerabile Dabba fu sollevato in aria.....
non un atomo di cenere ndi fuliggine ne rimase visibile.
Allora il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel
momento questo verso ispirato:

"Spezzato il corpo, estinto l'ideare, arso ogni sentire, disciolti
i componenti, giunta la coscienza al suo fine!".

10. Cosda me stato udito. In una certa occasione il Beato si trovava presso Savatthi, al bosco Jeta, nei parco di Anathapindika. Ivi il Beato chiami monaci, dicendo: "Monaci! " "S Signore, [eccoci] ", risposero i monaci al Beato.
Il Beato disse questo: " Monaci, allorchDabba della gente
Malla si sollevnell'aria (come nel sutta precedente)
non un atomo di cenere o di fuliggine rimase visibile. Proprio come, per esempio, quando burro fuso o olio viene consumato, arso totalmente cosavvenuto con Dabba dei Malla "
A questo punto il Beato, intuendo il significato di ci profferin quel momento questo verso ispirato:

Come un'ardente favilla di fuoco - sprigionata da incudine battuta,
di essa non si conosce il destino, mentre si va estinguendo, cosper quelli rettamente Liberati, che ha....
della brama che lega [alla vita],
che sono giunti alla feliciti incommovibile rintracciare la via!"

(Traduzione di Pio Filippani Ronconi)

NOTE
1) Udana significa propriamente "elevazione", "esaltazione".
Nella teoria fisio-psicologica delle Upanisad si denota la principale forma dello spirito vitale (prana), quella che esso assume "ascendendo" (udana) dal plesso laringeo alla sutura sagittale, o "foro del Brahman" (brahma-randhra), ove si ricongiunge con lo Spirito Universale .
2. La permanenza di sette giorni nel luogo dell'illuminazione un elemento rituale caratteristico, nell'antica India, dei sovrani consacrati dal battesimo regale (abhisaka). Il Buddha, infatti, venne considerato alla stregua di un Sovrano Universale (cakra-vartin, "volgitore di ruota") e, come tale, vennero tributati onori funebri regali alla sua salma.
3) Il testo denota unicamente tale posizione e posa a palanchino (-pallanka, sanscrito - poryanka), che probabilmente la posizione yoghica di "fiore di loto", padmasana ciocon le palme dei piedi volte in su, piede sinistro su coscia destra, piede destro - al di sopra del malleolo sinistro, posato sulla coscia opposta, posizione nella quale si rappresenta il Buddha meditante.
4-4a) Huhumka-jati, o humhumka-iati, "della gente che dice hum- hum" Hum una giaculatoria mistica (mantra), la cui ripetizione meditata ritenuta aprire il varco verso esperienze superiori. A parte questo significato pievidente, il termine hjtiko pusignificare "individuo che borbotta "che si darie"' ecc., come appare nel verso seguente..
5) F. L. WOODWARD, Cfr. bibl., pag. 4, traduce "Master Gotama, ciol'espressione bho Gotama, ciche non sembra preciso, poichbho un termine familiare adoperato dai bradhmana per parlare con quelli di casta inferiore, tanto vero che nel Canone essi vengono spesso designati come bho-vadin, gente che dice [agli altri] " bho "".
6) Il verso dimostra, contro coloro che ritengono il Buddha una specie di rivoluzionario anticastrale, come egli considerasse naturale e giusta la funzione dei brahmana nella societindiana, purchil loro rango corrispondesse ad una qualificazione interiore (v. i versi 363-423 del Dhammapada).
7) Ci brama, avversione, torpiditmentale orgoglio e false teorie (raga, dosa, moha, mana, ditthi).
8) Creatura sovrannaturale (sanscrito yaksa) di carattere demoniaco, ritenuta abitare nei boschi, generalmente nemica degli uomini, talvolta invece benevola. Buddha ritenuto aver convertito alla Buona Legge alcuni di questi fauni.
9) Figlio di un setthi, o capo di una corporazione di banchieri, che aveva ottenuto dal Buddha, il permesso di farsi monaco sebbene giammogliato e padre, a condizione che i suoi genitori avessero acconsentito, il che era avvenuto.
Insistere, per il ritorno allo stato di padre di famiglia presso uno che aveva lasciato il mondo costituiva, per gli Indiani, addirittura una ingiuria.
Jatila, segno distintivo degli asceti ortodossi indiani.
12) Dei mesi Magha e Phalguna, che corrispondono circa ai nostri Gennaio e Febbraio.
13) Sanscrito Surparak, attualmente Sopara, a nord di Bombay; cittsuccessivamente nota ai mercanti greci e romani.
14) Secondo lo scol. deitdel Brahma-loka, che in epoca precedente era stata e famosi monaci, cinque dei quali si reincarnarono all'epoca dei, come preminenti suoi discepoli. Uno di essi lo stesso Bahiya.
15) Il testo anche interpretabile nel senso che Bahiya compil viaggio - di circa, un migliaio di chilometri - nello spazio di un. sola notte.
16-16 a) Il punto di un'importanza capitali, perchil Buddha vi impartisce l'essenza del suo insegnamento. che, nel caso esposto, consiste nell'isolare le percezioni - puramente obbiettive - dalla risonanza soggettiva delle sensazioni, il che libera l'uomo dal complesso delle tendenze innata, sankhdra, e dalle abitudini contratte, vasana, restituendogli la coscienza della sua primordiale trasparenza.
17) Sanscrito steppa (o cetiva), classico edificio buddhista destinato a raccogliere le reliquie di qualche santo neppure oggetti e libri sacri, consistente - nella su forma pielaborata - di un cubo arrotondato e svasato in alto, posato su una base e sormontato da un cono a sei o dieci gradini (quante sono le Perfeziona, paramitah). Per in questo caso, si intende, naturalmente, un semplice tumulo di sassi sovrapposti.
18) Nome di un albero della specie Asoka (Barringtonia actutangula) e nome del re di quei genii serpiformi conosciuti dalla tradizione indiana come Naga (cfr. lat. Anguis).
19) Si tratta del gesto classico (mudr delle preghiera o della venerazione, simile a quello della preghiera cristiana occidentale. Consiste nel portare davanti al viso, o, meglio, davanti all'intercilio, le due mani con le palme unite (anjali), inchinando (namas) contemporaneamente il tronco in segno di devozione.
30) I due re contemporanei di Buddha.
21) Kuluputta (sanscrito kula-putra), figlio di famiglia, cionobile per antonomasia.
22) Ariyo tunihibhavo, il nobile silenzio, ciola meditazione: coslo scoliaste.
23) Solesim kalam, per antonomasia la "sedicesima parte o, indica il giorno di luna nuova, in cui gli asceti brahmanici compiono il digiuno completo, raggiungendo quindi lo stato di massima puritsacrale. Il termine, pertanto, significa "la quiescenza", o la parte migliore".
24) Paribbajaka (sanscrito parivrajaka), qui non indica i monaci dell'Ordine, altrove anch'essi denotati con lo stesso nome, bensgli asceti loro avversari, probabilmente jaina e saiva seguaci delle varie discipline yoghiche.
25) Upalhi, substrato e base per l'aggregazione dei cinque khandha (sanscrito skhandha) che costituiscono - secondo il Buddhismo - la base della transeunte personalitumana.

26) Vada-gu, "conoscitore dei Veda", intendendo per "Veda", la sapienza in generale. Nell'espressione pali implicita l'armonia verso coloro che conoscevano un sapere puramente rituale e letterale, ignorando la sorgente donde questo eternamente sgorga, secondo forme sempre diverse.
27) A-kincand, "che non hanno "qualcosa", intendendo per " qualcosa ciche resta irrimediabilmente confinato nella sfera dell'esteriorit non essendo posseduto realmente dallo spirito.
28) Di regola l'ora della visita ad monaco immediatamente dopo il patto di mezzogiorno.
29) Cittnella regione abitata dai Koliya.
30) Padakkhina (sanscrito pradaksina), circumambulazione a destra che gli Indiani seguono ritualmente attorno ad altri templi, luoghi consacrati o personaggi divini.
31) Lohita-kumbhi: vi un'allusione ironica all'inferno della "caldaia di rame" lolla-kumbha, Ove vengono bolliti i dannati Il fatto di dover [ri]nascere
implicitamente concepito come una maledizione.
32) Il termine militaresco dhamma-sena-pati richiama all'espressione medioironica di "generale", "duce di esercito" ispdhbad, attribuita ai capi religiosi ed agli Arcangeli
33-33 a) ciol'invocazione alla suona Legge da parte di Suppavasa ha avuto come scopo la creazione di un nuovo anello nella catena delle nascite-morti-rinascite, ciodi qualcosa che in contrasto col Dhamma. Tanto pilo il desiderio di altri sette figli e l'attaccamento ad una tale previsione. Secondo i jadaka (1, 407), Suppavasa sarebbe invece stata regina di senares da dove, assieme a suo figlio, Sarebbe stata cacciata da "quelli del Kosala". Per riprendere la cittessa consiglial figlio di bloccarne i viveri per sette giorni, affamando la popolazione come punizione, s., in una vita successiva dove sopportare
sette anni ed un travaglio di sette giorni
34) La madre di Migara " era, in realt la nuora di questo potente signore Madre" o "Piccola Madre" (matrkd) si dice, ancor oggi, in India a qualunque donna propria parente, anche se non sposata con un sottinteso riferimento religioso alla funzione femminile nel mondo divino.
35) Monaco di nobile stirpe, la cui madre era una principessa (raja-devi) degli Saltya, contribale, quindi, del Buddha.
36) Il secondo stadio della vita dell'Indiano ario, dopo il discepolato (brahma-carya), consiste nel "vivere in casa" (graha-stha), cioformarsi una famiglia e far parte della societattiva.

37) V. nota 3.
38) Gli d (deva) del paradiso vedico, che i Buddhisti considerano come uno dei tanti stadi transitori di esistenza.

39) Pali ucchara (sanscr. Apsaras). Ninfa celeste, dispensatrice di piaceri, che la mitologia indiana considera generalmente come una tentatrice inviata dagli d per distogliere dalla meditazione quei saggi la cui ascesi mette in pericolo la supremazia degli dei stessi. Le a. sono le compagne dei Gandharva (v. Dhammapuda, nota 34).
40) Il padre di Yasoja era il capo di "cinquecento famiglie di pescatori" (coslo scol.). L'illusione successiva ai pescatori non quindi, casuale.
41) Sanscrito Vrjji, potente ed irrequieta drya del Magdha, che ebbe notevole peso nelle vicende politiche contemporanee.
42) Tisso vijja. La conoscenza della nascita precedenti, la chiaroveggenza e la conoscenza del fatto che i legami erano finiti.
Per avere le braccia libere per salutarlo.
44) Ananda, essendosi occupato per tutta la vita delle minute necessitdel Beato, non aveva mai potuto sviluppare in squelle facoltdi chiaroveggenza e di intuito proprie agli Arhae Cosa che gli fu rimproverata dopo la morte del Maestro e lo indusse a percorrere immediatamente il cammino interiore trascurato prima.
45) Quasi certamente allude ad una fase della meditazione sul respiro (anapenasati), durante la quale l'asceta assiste "dal di fuori" all'alterno flusso del proprio respiro, sda concepire che non lui a respirare, bens"in lui il respiro viene respirato", e cospure "in lui viene pensato), ecc. Questa operazione, che conduce a pialte forme di chiaroveggenza, sembra chiaramente espressa dal contesto parimukham satim upatthapetva, test.: avendo stabilito la consapevolezza davanti alla propria faccia".
46) Kaya-geta-sati (sanscrito keya-gate-smrti), consapevolezza riguardante l'assenza o, meglio, la non-essenza del corpo. Uno dei sedici "rammemoramenti" di Sasipatthana (V. Dhammapadia, note 6 e 79).
47) I cinque sensi piil mentale.
48) Vasala (sanscrito vrsala), appartenente alla casta dei servi, gli sudra.
49) Sanscrito vatsa, "vitulus", termine affettivo o nome tribale del monaco.
Sanscrito Sakra, "il Potente ", sinonimo di Indra, re dei TrentatrD.
D di una classe opposta ai Deva, che nei Veda rivestono frequentemente carattere magico e malvagio. I Buddhisti. Per li accomunano ai Deva al servizio della Buona Legge.
52) Sanscrito Kausika, "civetta", nome totemico o tribale di Indra.
53) Mudra significa gesto magico, "sphrag︿", la cui corretta esecuzione evoca superiori potenze dello spirito e dota l'operatore di magici poteri. A meno che qui si intenda il linguaggio a gesti praticato ancor oggi da alcuni mercanti singhalesi di gioielli per non fare ascoltare le contrattazioni (v. "Journal Asiatique", avril-septembre 1937).
54) Sankhana l'arte di calcolare a colpo d'occhio un numero sconosciuto di oggetti radunati in un luogo il numero delle foglie di un albero ecc.
55) L'entrata nel ciclo delle esistenze concepita come un alterarsi di una primordiale identit per il fatto che ci si identifica a questa o a quella "persona" con il suo carico di possibilit di limitazioni e di difetti frutto di una sua adesione"
(assava, asrava) passionale all'azione.
56) In questo e nei passi seguenti vi un costante gioco di parole, imperniato
sui vari significati del vocabolo bhava: divenire, esistenza, vivere essere.
57) Upadhi, il quadruplice substrato all'esistere i cinque Khandha, kama, kilesa e kamma.
58) Monaco della stirpe regale dei Sakya.
Evidentemente, essendo il Buddha diventato vecchio i monaci lo servano a turno nelle sue necessitquotidiane, eccetto la questua, che compda solo fino alla fine dei suoi giorni.
Pattimokka. l'insieme delle regole disciplinari e morali di stretta osservanza; per estensione del concetto, p. venuto a significare il codice dei peccati e delle pene relative e la "confessione dei peccati".
Panna (sanscrito prajna) non soltanto la conoscenza trascendentale, ma la percezione dell'operare del vero Sentro la compagine umana.
62) Allusione evidente al rifiuto di Meghiya di servire il Buddha, quando gli toccava tale incombenza.
63) Asmi-mena-samugghata, lett. "l'annientamento delle idee io sono "" riferita, naturalmente, alla compagine umana. Nella "non-condizione" di nirvana non piquestione di "io sono" o "io non sono".
64) Allude all'impercettibile depositarsi nelle zone oscure della coscienza dei
sottili impulsi prodotti dal pensiero discorsivo (vitekka, sanscrito vitarka), i quali, loro volta risorgono come abitudini aquisite, "complessi" (vasana) sfera istintiva. A queste abitudini l'uomo, inconsciamente, si identifica.
65) Secondo il commento, il vaccaro era un certo Nanda, ricco proprietario, e la sua uccisione, avvenuta per mano di un cacciatore era stata motivata, da una disputa circa i diritti di abbeverata in una certa fonte.
66) V. nota 5.
Pamsu-pisaca, lett. "lemure del fango" spirito elementare della terra, alla cui visione si accade nei primi gradi della chiaroveggenza.
68) Naga, in pali e sanscrito significa contemporaneamente serpente cobra elefante e Saggio nonchuna particolare specie di esseri sovrannaturali anguiformi che, nelle viscere della Terra, custodiscono una Sapienza primordiale (v. nota 18).
La veste di panni rappezzati civara, avuta in dono raccolta in un cimitero o nella spazzatura, in tre pezze, l'indumento classico del monaco buddhista. Si noti per incidenza come in ambiente mussulmano il vestito rappezzato (hirga sia caratteristico degli appartenerti agli ordini mistici o gnostici, sufi di Persia e l'abito formato di tre strisce di tela sia prescritto durante le cerimonie del pellegrinaggio alla Mecca come simbolo dell'entrata in "istato sacro " (haram).
Puhhajaka (sanscrito parivrajaka) asceti erranti dediti a varie forme di Yoga, non appartenenti all'ordine del Buddha, nqui meglio identificati. Sono comuni anche all'India attuale.
71) Il Chieders (cfr bibl.) preferisce la lettura sarehi/sayakehi = "con i dardi"; lo STEINIHAL (cfr. bibl.) la lettura parehi = "[con] gli altri".
72) Fratello di Sariputta.
73) Ekaggacitta (sanscrito ekagracitta) il requisito fondamentale nella meditazione estatica raccogliere la mente su "un punto solo" (sanscrito eka-agra), fino a raggiungere l'identificazione psichica con l'oggetto meditato.
74) Thera (sanscrito sthavira) l'appellativo corrente per gli anziani ed i capi di comunitnel Buddhismo meridionale. Thera-vada, o "Dottrina degli Anziani, la denominazione della Scuola piimportante del Buddhismo Hinayana.
75) La teoria del "S (atman) che sperimentando se stesso attraverso gli oggetti della conoscenza ama questi perchin loro si riconosce, stata sintetizzata del celebre passo upanisadico ("... Non e certo per amore del marito che il marito caro: per amore di s[dello atmaa] che caro il marito. Non certamente per l'amore della sposa che la sposa cara; per l'amore del sche la sposa cara. Non certamente per l'amore dei figli che i figli sono cari: per l'amore del sche i figli sono cari. Non certamente per l'amore delle ricchezze che le ricchezze sono care: per l'amore del sche le ricchezze sono care. Non per l'amore del Brahman che si ama Brahman: per l'amore del sche si ama il Brahman... " Brh.-up., II, 4 5. nostra traduzione in upanisad Antiche e Medie, vol. Il Torino 1961 pag. 63). importante osservare come il Buddhismo pur affermando l'inessenzialit(anatta) del Strasponga proprio in questa inessenzialitil significato autocosciente dell'esperienza umana.
76) (Sanscr. Tubista, o Tusitah, [degli d] "Deliziati" paradiso ove dimorano i Buddha, prima di discendere sulla Terra.

77) "Coloro la cui essenza (sattva) illuminazione (bodhi)". Esseri allo stadio anteriore a quello della Buddheitvera e propria.

78) Ciole Quattro Nobili Verit
E la formula classica mediante la quale si entra nella Chiesa buddhista.
La leggenda narra che Suppabuddha chiese di entrare come semplice devoto laico (upasaka) e non come monaco, probabilmente per giustificare la proibizione successiva che vietava di accogliere nell'Ordine - quali monaci - i malati di malattie inguaribili i minorenni ecc.
81) Sanscrito Pratyeka-buddha, "Buddha di per s, un essere illuminatosi per la propria salvezza non un Maestro Universale.
82) In segno di disprezzo. La circumambulazione a destra intendendo imitare il corso del sole attorno alla terra come si visto in altri passi, l'espressione di omaggio verso luoghi immagini e personaggi sacri.
83) Si tratta naturalmente di un tempo interiormente, concepito, non di quello cronologicamente misurato sulla terra.
84) Variante generalmente espunta metri causa.
85) Sanscrito upavasarha; giorno di digiuno astinenza e confessione patimokkha, oltre che di festa, Della comunitbuddhista. Si celebra nei quattro giorni cardinali del mese lunare: luna piena, quarto, ottavo e luna nuova.
86) Si tratta del patimokhha (sanscrito pratimoksa), gicitato nel quale vengono elencati e rammentati i voti ai quali i monaci debbono sottostare trasgredendo i quali soggiacciono a varie pene, fino all'espulsione dall'Ordine. In tale occasione i monaci compiono collettivamente una specie di " confessione dei peccati".

87) Gli Asura sono d primordiali di carattere piuttosto magico che la religione, vedico-brahmanica considera generalmente nemici dei Deva, gli d propriamente detti luminosi e giusti.
88) Interpretazione incerta di termini favolosi (timi timngalo, timirapingilo), appartenenti oltre tutto ad una civilt"non marinara".
89)V. nota 68.
90) Geni di sostanza iperfisica, che sovraintendono al mondo degli impulsi passionali specialmente amorosi. Ritenuti ora musici celesti, ora medici miracolosi ora custode della bevanda dell'immortalit i gandharva sono i compagni delle ninfe apsaras, seduttrici di quei saggi la cui ascesi mette in pericolo la sovranitdegli d. Son detti anche Kinnara (cfr. i " Centauri " della mitologia greco-latina).
91) Misura di circa 8-9 miglia.
92) Il Buddha precisa qui polemicamente la differenza fra la sua disciplina che si fonda su un graduale allenamento, commisurato alle possibilitdi un uomo normale e gli esercizi dello Yoga "violento" (hatha-yoga ecc.), gisi suoi tempi seguiti dai vari asceti degli ordini settari.
93) Le quattro caste dell'India tradizionale: guerrieri. sacerdoti agricoltori allevatori-mercanti e servi (indigeni non Arii). Come in alcune upanisad antiche, il Buddha pone in primo luogo i guerrieri, anzichi sacerdoti forse perchgli stesso come anche Jina ed altri innovatori appartengono a quella casta.
94) Cioldove si inverato il nibbana, scompaiono le limitazioni e le reciproche opposizioni (dolore-piacere male-bene vincolo-liberazione): non vi quindi pibisogno di "coprire" di un solido tetto la casa della mente (v. Dhammapada, 13), onde non vi penetri la pioggia dei pensieri distraenti, ecc.
95) Pabbajjd (sanscrito pravrajya = dipartita). una semplice cerimonia per la quale il devoto presentandosi all'abate di un monastero assistito dal capitolo di almeno cinque (o dieci) monaci con la veste di monaco chiede di venire ordinato. Egli recita quindi il Credo (Saranattaya) ed i Dieci Comandamenti (Dassasila), viene raso, rivestito dalla veste, e diventa membro attivo del Sangha, come novizio (samanera) o diacono. Il grado superiore quello di "anziano " (thera) (V. nota 74).
96) In tutte le sette indiane il discepolo usa onorare i piedi del Maestro. Le stesse prime raffigurazioni del Buddha, puramente simboliche, lo rappresentavano con due piante dei piedi entro le quali era tracciata lo svastika, simbolo della Buona Legge.
97) L'uposatha essendo giorno festivo era implicitamente dedicato alle attivitreligiose come il sabbath ebraico. La questua ed il lavoro ne erano esclusi.
98) Il celebre cugino discepolo e poi rivale del Buddha, iniziatore di una setta rigorista .

99) Cio per il simile facile il simile o meglio comunque agisce - anche violando la legge esteriore - il Buono resta sulla retta via mentre il cattivo, anche se segue apparentemente la Legge (v. il caso dell'uposatha), agisce implicitamente seguendo la propria malvagia natura.
100) CioMara.
V. nota 46.
Sanscrito Jaty-andha, cieco di nascita ". Vedi la storia 4.
103) Iddhi-pada (sanscrito rddhi-pddah): sono generalmente dieci, delle quali quattro principali; attraversare l'aria in volo, prendere la forma che si vuole, creare e fare apparire ciche si vuole (nimmalla).
104) Kappa (sanscrito kalpa), evo, nel quale, secondo le tradizioni indiana buddhista, un cosmo viene creato, mantenuto e distrutto, attraverso un certo numero di periodi (generalmente quattro) detti yuga, o arankheyyahappa.
Cioeffettua il cosiddetto parinibbano (sanscrito parinirvana), che consiste nel supplemento anche dell'insieme delle azioni che hanno condotto al nibbana.
Per il rigetto delle strutture vitali (oyulonkhoro-osojjano)
Atta sam-bhavar., "ciche era divenuto [di] lui ", ciola stessa personalitpsico-fisica, come si era venuta formando in quella particolare esistenza.
108) In questo brano raffigurato pio meno il campionario degli asceti fachiri mistici e lunatici dell'india di tutti i tempi. L'asceta dal lungo ciuffo (jatila) probabilmente un sadhu di una scena dedita alle liturgie della a "mano sinistra" il Nirgrantha, "svincolato", un Jaino, l'asceta nudo forse anch'esso un Jaino ortodosso o, piuttosto, un adepto di qualche culto proto-scivaita. Dei porivrajaka o "Erranti", si giaccennato.

109) Si osservi la franchezza, da pari a pari con la quale il Buddha tratta Pasenadi dandogli dello sciocco. Franchezza dovuta non solo alla superioritspirituale ma anche al rango regale che il Gotamide aveva per nascita.
110) detto contro gli asceti a meti quali, per vivere fanno mercato della fiducia loro tributata dal popolo.
111) L'apologo molto importante perchillustra una delle caratteristiche fondamentali del Buddhismo: l'atteggiamento apofatico di fronte a qualunque questione, ritenendosi che solo L'esperienza diretta, totale, ineffabile, di tutta la realt- che in sinessenziale - possa illuminare circa i suoi particolari aspetti, non giil pensiero discorsivo che coi suoi risultati si sovrappone alla serie degli eventi, senza peraltro risolverli.
112) Ahan-kara, qui non ha il Senso Sankhya di "organo di individuazione", bensquello di idea per la quale lo "io" (aham) si ritiene "agente" (hara).
Ciola insostanzialitdi tutti gli elementi dell'esistenza conduce a concepire i "fatti" di cui l'uomo protagonista, come meri "accadimenti", nei quali egli tesse il karma universale. uno non e pi"agente o, ma "occasionale" per il verificarsi di un avvenimento, che egli stesso, con una sua precedente azione si meritato.
Avitakka samaddhi lo stato cionel quale si realizza l'insostanzialitdi tutte le cose, in seguito allo svanire delle concezioni mentali per mezzo delle quali esse si presentano alla coscienza.
115) Rajanukinna puanche significare "offuscato dalla polvere", cosil WOODWARD, op. cit., pag. 85, rajas, rajo significando passione, polvere, agitazione, eccetera.
116) Con ciil Buddha allude alla funzione "mediana" del suo insegnamento, detto appunto madhyama-pratipad, "via di mezzo", non perchstia a metstrada tra ascesi e godimento, bensperchrifugge la "mortificazione della carne come fine a s e la ricerca del godimento come soluzione al problema del dolore.
117) Nel mondo informale (in alto), e in quello delle forme (in basso).
118) Delle nascite e delle morti.
119) Il simbolo del carro, a significare il complesso psico-fisico umano, il proprio anche alle Upanisad antiche e medie (v. Katha-up., I, 3, 3, tradotta nelle nostre Upanisad antiche e medie, op. cit., vol. 2, pag. 195).
La "ruota sola" indica lo stato di equilibrio di chi si fonda non sulla natura costituzionale, benssull'energia che lo spinge verso a ma.
Sanscrito Ajnata-Kaundinya, il primo dei cinque discepoli del Buddha.
Papanca-sanna-sankhd-pahanam (sanscrito prepanca-samjna-sankhya-apahdnam). Secondo lo scol., papanca, "sviluppo ", indica i sei "ostacoli": ragadosa-moha-ditthi-tanha-mana (passione-avversione-ottundimento dottrina-"sete" orgoglio)
122) Ajjhattam (sanscrito adhyatmam) corrisponde chiaramente alla kaya-gata-sati, la consapevolezza meditativa del proprio corpo e della sua alteritrispetto alla coscienza che lo pone come oggetto. la prima delle quattro consapevolezze (V. note 45 e 46).
123) Il verso allude alla disidentificazione rispetto ai processi psico-fisici, ottenuta mediante la consapevolezza a cui si accennernella nota precedente.
124) Upadhi, il "substrato" all'essere apparente dell'esperienza del mondo. Gli upadi sono, oltre ai cinque khanda, kama, kilesa e kamma.
125) Nome originario (sanscrito Pataligranna) della cittnel Magadha, pitardi nota come Pataliputta (sanscrito Pataigranna). V. anche nota 136.
126) Piche di un fabbro pare che si truccasse di un ricco orefice.
127) Sukara-maddavam, "tenerume da cinghiale". Ritengo da respingersi l'interpretazione di "carne di maiale", data anche la dieta vegetariana seguita dagli asceti indiani (v. RHYS DAVIDS, Budda. Sut., 71). I sintomi del malore che colse il Buddha sembrano, invece, quelli classici di un avvelenamento o indigestione di boletus satanas o boletus felleus, che producono una sindrome acre-resinoide, la quale induce ad emolisi e altri disturbi gastro-enterici (v. CAVARA F., Funghi e Tartufi, pagg. 30-39, Milano, 1934; MACCANI A., Avvelenamento da funghi, Trento, 1915). I fenomeni colerici (visucika) ai quali, secondo l'Anguttara-nikaya, andsoggetto il Buddha, farebbero pensare anche a funghi di diversa natura, che producono una sindrome tossica, come l'Amanita Phalloides e l'Amanita Verna (vomito, sete, ecc.).
128) Simha-asana, consistente nello star sdraiato e disteso sul fianco destro braccio destro piegato si che la mano regga la testa, gamba sinistra, distese sulla destra in modo che il piede superiore posi sulla pianta di quello inferiore a posizione generalmente adottata dai monaci buddhisti durante il riposo.
La locuzione sembra alludere all'evocazione dell'energia spirituale.
Qui il monaco Cundaka si identifica a Cunda il fabbro come a far risaltare la provvidenzialitdel cibo avvelenato da lui offerto al Buddha per dischiudergli inconsapevolmente la Suprema Estinzione. I due responsabili della morte del R,, Ananda - che non capl'allusione contenuta nella narrazione (Cap. VI, I) - e Cunda, sono qui prescritti negli ultimi momenti del Buddha.

131) Pamada. contrario all'appamoda (v. Dhammapado, nota 6), distrazione, o, meglio, mancanza di consapevolezza e di cosciente attenzione per tutto ciche si pensa, si dice e si compie, il che, per la disciplina buddhista, e il peccato capitale, sorgente di tutti gli altri.
132) Si tratta dei dassasj{n le dieci virt che fanno la pratica dell'Ottuplice Sentiero.
133) Sanscrito Vrjji, stirpe drya del Magadha, dominata dal clan dei Licchavi (v. nota 41).

134) Deitnon meglio identificate, del rango dei genii loci, ecc.
135) I Trentatrdeva dell'Olimpo vedico.
136) La profezia stata, naturalmente, interpretata come una profezia a posteriori dagli studiosi occidentali, inserita nel Canone al tempo dell'imperatore Asoka, allorchPataliputra (greco oggi Patna) primeggiava fra le cittindiane.
137) Titthe (sanscrito tirtha), "guado". Considerato sacro in India, come nell'antica Roma, il ponte pertanto, sinonimo di "tempio".

138) Il senso del verso e che, mentre chi non illuminato si adopera a traversare il flusso del samsara, colui che, invece, illuminato, si trova implicitamente ad avere di giattraversato tale condizione. Condizione la quale, nella conoscenza esteriore, corrisponde all'esperienza dello spazio, nascente da un moto interiore del quale non si afferrato, comunemente, le dimensioni ideali.

139) La credenza popolare indiana affermava che se un airone, o una gru (kraunca), veniva nutrito con latte misto ad acqua, il volatile avrebbe separato i due componenti, bevendo solo il latte.
140) Cio il lavacro illustratorio dopo il funerale.

141) L'aver qualcosa di caro (piyam, sanscrito priyam) significa qui l'identificazione "dolorosa" all'oggetto o alla persona amata. Il distacco (vairagya) predicato dal Buddha non contrasta, quindi, col precetto dell'Amorevolezza Universale (metta, maitri).
142) Discepolo del Buddha famoso per la sua affinitmeditativa con l'elemento fuoco Si diceva, infatti, che nelle notti senza luna illuminasse la strada col suo pollice risplendente (Vin., III, pagg. 76-80, 124).
143) Si tratta invero di un processo yoghico che avviene sul piano del forze causanti spirituali. La realizzazione esteriore, fisica, il simbolo della realtche interiormente si invera.


SINGALOVADASUTTANTA
(ISTRUZIONE A SINGALAKA)

Cosho sentito:
1. Un tempo il Sublime dimorava a Rajagaha nel bosco . bamb nel pascolo degli scoiattoli. In quel tempo Singalaka, figlio di famiglia, che dimorava a Rajagaha per la stagione delle piogge, mondo nelle vesti, mondo nei capelli 1, giunte le mani, onorava tutte le regioni: la regione del levante, la regione del mezzod la regione del ponente, la regione del settentrione, la regione del nadir, la regione dello zenit.
2. Allora il Sublime, levatosi di buon mattino, presi scodella e mantello, entrin Rajagaha per l'elemosina. Vide allora il Sublime Singalaka, figlio di famiglia, che dimorava a Rajagaha per la stagione delle piogge, mondo nelle vesti, mondo nei capelli, giunte le mani, onorare tutte le regioni: la regione del levante, la regione del mezzod la regione del ponente, la regione del settentrione, la regione del nadir, la
regione dello zenit. Allora disse a Singalaka, figlio di famiglia, cos
" Perchtu, o figlio di famiglia, mentre dimori a Rajagaha per la stagione delle piogge, mondo nelle vesti, mondo nei capelli, giunte le mani, onori tutte le regioni: la regione del levante, la regione del mezzod la regione del ponente, la regione del settentrione, la regione del nadir, la regione dello Zenit? ".
" Mio padre, o signore, mentre compiva il suo tempo cosmi disse: " Possa tu, o caro, onorare le regioni ". Ed io, o signore, onorando, venerando, stimando, ossequiando la parola del padre, mentre dimoro a Rajagaha per la stagione delle piogge, mondo nelle vesti, mondo nei capelli, giunte le mani, onoro tutte le regioni: la regione del levante, la regione del mezzod la regione del ponente, la regione del settentrione, la regione del nadir, la regione dello zenit".
a Non cos o figlio di famiglia, nelle regole del nobile si onorano le sei regioni ".
" E come, o signore, nella regola del nobile si onorano le sei regioni? Il Sublime, o signore, mi esponga quella dottrina per la quale, nella regola del nobile, si onorano le sei regioni ".
" Pertanto, o figlio di famiglia, odi e poni ben mente, io parler".
" S o signore " assentSingalaka, il figlio di famiglia, al Sublime. Il Sublime cosdisse:
3. " Pertanto, o figlio di famiglia, un nobile discepolo deve eliminare quattro cattivi elementi, in quattro modi non compie azioni dannose, non pratica sei cattive fonti di piacere. Egli cosquattordici cose cattive rimuove e nelle sei regioni protetto, ottiene la vittoria in entrambi i mondi, per lui e questo e l'altro mondo sono senza pericoli. Colla dissoluzione del corpo, dopo la morte, felicemente risorge in mondo beato.
Quali sono, o figlio di famiglia, i quattro cattivi elementi da eliminare ? La distruzione della vita, o figlio di famiglia, cattivo elemento, il prendere il non dato cattivo elemento, il non retto comportamento per brame cattivo elemento, il dire menzogna cattivo elemento. Questi sono i quattro cattivi elementi da eliminare ".
Cosdisse il Sublime.
4. Cosavendo detto il Benvenuto, soggiunse il Maestro cos
" Distruggere la vita, prendere il non dato, mentire, si dice, l'andar coll'altrui donna, cii saggi non approvano.


5. In quali quattro modi non si compie azione dannosa? Chi cammina sulla via della passione compie azione dannosa, chi cammina sulla via dell'ira compie azione dannosa, chi cammina sulla via del torpore compie azione dannosa, chi cammina sulla via della paura compie azione dannosa. In conseguenza, o figlio di famiglia, un nobile discepolo non cammina sulla via della passione, non cammina sulla via del l'ira, non cammina sulla via del torpore, non cammina sulla via della paura, ed in questi quattro modi non compie azione dannosa ".
Cosdisse il Sublime.
6. Cosavendo detto il Benvenuto, soggiunse il Maestro cos
"Per passione, per ira, per torpore e paura colui che trascura la legge
la sua libertdistrugge,
faccia nera della luna.
Per passione, per ira, per torpore e paura colui che non trascura la legge
aumenta la sua gloria,
faccia lucente della luna.

7. Quali sei cattive fonti di piacere non pratica? Essere abitualmente e supinamente dedito a bevande spiritose, eccitanti o figlio di famiglia, una cattiva fonte di piacere; l'essere dedito a frequentare le strade in tempo non opportuno una cattiva fonte di piacere; l'essere dedito a frequentare le feste una cattiva fonte di piacere; l'essere abitualmente e supinamente dedito ai giochi una cattiva fonte di piacere; essere dedito a cattive compagnie una cattiva fonte di piacere; essere dedito alla pigrizia una cattiva fonte di piacere.
8. Sei danni, o figlio di famiglia, vi sono nell'essere abitualmente e supinamente dedito a bevande spiritose, eccitanti: immediata perdita di denaro, incremento di dispute, occasione di malattie, perdita di stima, scostumatezza, indebolimento dell'intelligenza. Questi sono i sei danni, o figlio di famiglia, nell'essere abitualmente e supinamente dedito a bevande spiritose, eccitanti.
9. Sei danni, o figlio di famiglia, vi sono nell'essere dediti a frequentare le strade in un tempo non opportuno: non si nsicuri nprotetti, non sono nsicuri nprotetti la moglie ed i figli, non sicura nprotetta la propriet ci si trova in spiacevoli situazioni, si provocano non buone dicerie, e si soggetti a molti cattivi elementi. Questi sono i sei danni, o figlio di famiglia, nell'essere dediti a frequentare le strade in tempo non opportuno.
10. Sei danni, o figlio di famiglia, vi sono ad essere dediti a frequentare le feste: dove la danza? Dove il canto? Dove la musica? Dove la rappresentazione? Dove il suono delle mani ? Dove il tamburo? Questi sono i sei danni, o figlio di famiglia, nell'essere dediti a frequentare le feste.
11. Sei danni, o figlio di famiglia, vi sono nell'essere abitualmente e supinamente dediti al gioco: la vittoria implica la rivincita, il vincitore non si accontenta della sua vittoria, vi manifesta perdita di denaro, [del giocatore] non si ascolta la voce ove intervenga in assemblea, disprezzato da compagni ed amici, non ricercato tra i possibili sposi, chi ha il vizio del gioco marito mal gradito alla moglie. Questi sono i sei danni, o figlio di famiglia, nell'essere abitualmente e supinamente dediti al gioco.
12. Sei danni, o figlio di famiglia, vi sono nell'essere dediti a cattive compagnie: giocatori, libertini, bevitori, fraudolenti, falsi, violenti, tra costoro sono i suoi amici e compagni. Questi sono i sei danni, o figlio di famiglia, nell'essere dedito a cattive compagnie.
13. Sei danni, o figlio di famiglia, vi sono nell'essere dedito alla pigrizia: "troppo freddo", e non fa ciche deve fare. " "troppo caldo", e non fa ciche deve fare. ' " troppo tardi ", e non fa ciche deve fare. " troppo presto ", e non fa ciche deve fare. " Ho troppo appetito ", e non fa ciche deve fare. " Sono troppo sazio ", e non fa
ciche deve fare. Cosa costui, che cosdimora colmo di ragioni di debito, mai non giunge la ricchezza. Questi sono i sei danni, o figlio di famiglia, nell'essere dediti alla pigrizia".
Cosdisse il Sublime.
14. Cosavendo detto il Benvenuto, soggiunse il Maestro cos "vi il compagno del bicchiere, e costui tutta gentilezza, ma colui che, al momento del bisogno compagno, costui amico. Sin dopo l'alba con l'altrui donna, pronto al litigio, cattivi affari, cattive amicizie, durezza di cuore, questi sei rovinano l'uomo. Cattivo amico, cattivo compagno, non retto comportamento in questo mondo e nell'altro entrambi rovinano l'uomo. Gioco, donne, liquori, danza e canto, il giorno dormire, uscire di notte, cattivi compagni, durezza di cuore, questi sei rovinano l'uomo. Chi beve liquori povero e miserabile, assetato frequenta le osterie. Come in acqua, cosaffonda nei debiti, rovina la famiglia, e presto mal finisce. Per l'abitudine di dormire il giorno, di veder, la notte, sorgere l'alba, per perpetua intossicante ebrietnon possibile rimanere in casa. Troppo freddo, troppo caldo, troppo tardi, cosdice, e vivendo rilassato fugge dal suo vantaggio.
Chi il freddo ed il caldo non valuta pid'un filo d'erba, adempie al suo umano dovere e pila gioia non lo abbandona.

15. Quattro, o figlio di famiglia, sono i falsi amici, da riconoscere come nemici. Chi sempre solo accetta un falso amico, da riconoscere come nemico. Chi eccede nelle chiacchiere un falso amico, da riconoscere come nemico. L'adulatore un falso amico, da riconoscere come nemico. Il compagno in dissolutezze un falso amico, da riconoscere come nemico.
16. In quattro modi, o figlio di famiglia, chi solamente accetta un falso amico, da riconoscere come nemico: solamente accetta, per poco chiede molto, solo per paura compie ciche deve, fa solo ciche gli di vantaggio. In questi quattro modi, o figlio di famiglia, chi sempre solo accetta un falso amico, da riconoscere come nemico.
17. In quattro modi, o figlio di famiglia, chi eccede nelle chiacchiere falso amico, da riconoscere come nemico: si professa amico nel passato, si professa amico nel futuro, vano il suo aiuto, nelle necessitpresenti di completo danno. In questi quattro modi, o figlio di famiglia, chi eccede nelle chiacchiere falso amico, da ben riconoscere come nemico.
18. In quattro modi, o figlio di famiglia, l'adulatore un falso amico, da riconoscere come nemico: egli favorisce le cose cattive, non favorisce le buone, di fronte dice cose piacevoli, in assenza dice cose spiacevoli. In questi quattro modi, o figlio di famiglia, l'adulatore un falso amico, da ben riconoscere come nemico.
19. In quattro modi, o figlio di famiglia, il compagno in dissolutezza un falso amico, da riconoscere come nemico: abitualmente e supinamente dedito a bevande spiritose, eccitanti, dedito a frequentare le strade fuori tempo, dedito a frequentare le feste, abitualmente e supinamente dedito al gioco. In questi quattro modi, o figlio di famiglia, il compagno in dissolutezza un falso amico, da ben riconoscere come nemico ".
Cosdisse il Sublime.
20. Cosavendo detto il Benvenuto, soggiunse il Maestro

ff L'amico che solo accetta, quello che nelle chiacchiere eccelle, quello che con lusinga parla, ed il compagno di dissolutezza, questi quattro sono nemici. Coschi dotto nella regola, da lungi li fugge come una strada di spavento.

21. Quattro, o figlio di famiglia, sono gli amici da riconoscere come amici: l'amico servizievole da riconoscere come amico, l'amico sempre uguale nella gioia e nel dolore da riconoscere come amico, l'amico che indica ciche profittevole da riconoscere come amico, l'amico compassionevole da riconoscere come amico.
22. In quattro modi, o figlio di famiglia, l'amico servizievole da riconoscere come amico: ti difende quando sei in pericolo, difende la tua proprietquando in pericolo, rifugio nel timore, in forti obblighi d'affari ti appresta doppio aiuto. In questi quattro modi, o figlio di famiglia, l'amico servizievole da riconoscere come amico.
23. In quattro modi, o figlio di famiglia, l'amico, sempre uguale nella gioia e nel dolore, da riconoscere come amico: ti manifesta i suoi segreti, tiene nascosti i tuoi segreti, nella disgrazia non ti abbandona, sacrifica la vita al tuo vantaggio. In questi quattro modi, o figlio di famiglia, l'amico, sempre uguale nella gioia e nel dolore, da riconoscere come amico.
24. In quattro modi, o figlio di famiglia, l'amico, che indica ciche profittevole, da riconoscere come vero amico indica ciche profittevole, ti impedisce il male,
ti favorisce il bene, ti fa udire ciche non odi, ti indica la via della felicit In questi quattro modi, o figlio di famiglia, l'amico che indica ciche profittevole da riconoscere come amico.
25. In quattro modi, o figlio di famiglia, l'amico compassionevole da riconoscere come vero amico: non si diletto, in ciche a te non di diletto, si diletta in ciche a te di diletto, confuta chi parla male di te, incoraggia chi parla bene di te. In questi quattro modi, o figlio di famiglia,
l'amico compassionevole da riconoscere come amico".
Cosdisse il Sublime.
26. Cosavendo detto il Benvenuto, soggiunse il Maestre cos
"L'amico servizievole, chi amico nella gioia e nel dolore, l'amico che indica il profittevole,
ehi amico compassionevole, proprio questi quattro amici il dotto nella regola accudisce con amore, come madre il proprio figlio. Il dotto che segue la regola
splende come fuoco sull'acqua. A ehi ammassa ricchezze, come sempre volante ape, le ricchezze vanno al cumulo, come alle schiere gli armati.
Cos riunendo ricchezze,
il laico di molto vantaggio alla famiglia. Se in quattro parti divide il suo avere
a sgli amici lega: con una parte vive, con due prosegue i suoi affari, la quarta risparmia
per eventuali sciagure.
27. E come, o figlio di famiglia, un nobile discepolo onora le sei regioni ? Queste sei regioni, o figlio di famiglia, sono cosda individuare: la regione del levante da individuare in madre e padre, la regione del mezzodda individuare nel Maestro, la regione di ponente da individuare nei figli e nella moglie, la regione di mezzanotte da individuare negli amici e compagni, la regione del nadir da individuare nei seni ed operai, la regione dello zenit da individuare negli asceti e brahmani.
28. In cinque modi, o figlio di famiglia, nella regione del levante un figlio deve onorare madre e padre: da loro fui nutrito, ora li nutrir li sostituirnelle loro incombenze; manterrla tradizione di famiglia; accudirl'eredit infine offrirofferte espiatorie agli spiriti dei defunti. Madre e padre, o figlio di famiglia, onorati nella regione del levante in questi cinque modi dal figlio, dimostrano la loro gratitudine al figlio a in cinque modi: lo difendono dal male, ne favoriscono il bene, lo istruiscono, lo sposano opportunamente, e a suo tempo gli lasciano l'eredit Cosmadre e padre, onorati nella regione del levante in cinque modi dal figlio, dimostrano al figlio gratitudine in questi cinque modi. E cosa lui nella regione del levante sicura tranquillit mancanza di timore.
29. In cinque modi, o figlio di famiglia, nella regione di mezzodun discepolo deve onorare il Maestro: col levarsi in piedi, col servirlo, coll'obbedirlo, con l'onorarlo, con accoglierne rispettosamente l'insegnamento. Un maestro, o figlio di famiglia, onorato nella regione di mezzodin questi cinque modi dal discepolo, dimostra la sua gratitudine al discepolo in cinque modi: lo educa con buona educazione, gli procura un buon sapere, gli comunica tutto ciche sa, lo mette in buona luce tra gli amici ed i compagni, provvede a difenderlo da ogni pericolo. Cosun maestro, onorato nella regione di mezzodin cinque modi dal discepolo, dimostra al discepolo gratitudine in questi cinque modi. E cos a lui nella regione di mezzodsicura tranquillit mancanza di timore.
30. In cinque modi, o figlio di famiglia, nella regione di ponente un marito deve onorare la moglie: colla stima, colla mancanza di sospetto, col non tradirla, col non concederle autorit col provvedere al suo ornamento. Una moglie, o figlio di famiglia, onorata nella regione di ponente in questi cinque modi dal marito, dimostra la sua gratitudine al marito in cinque modi: ben adempie al suo debito, ben dirige la servit non lo tradisce, ben conserva le provviste, diligente e sollecita nei suoi doveri. Cosuna moglie, onorata nella regione del ponente in cinque modi dal marito, ! dimostra al marito gratitudine in questi cinque modi. E cosa lui nella regione di ponente sicura tranquillit mancanza di timore.
31. In cinque modi, o figlio di famiglia, nella regione` di settentrione un figlio di nobile famiglia deve onorare gli amici: con doni, con cortesi parole, coll'agire a loro vantaggio, con imparzialit con onest I compagni e gli amici, o figlio di famiglia, onorati nella regione di settentrione in questi cinque modi da un figlio di nobile famiglia, dimostrano la loro gratitudine al figlio di nobile famiglia in cinque modi: lo difendono se in pericolo, ne difendono la proprietse in pericolo, gli sono di rifugio nel timore, non lo abbandonano nella sventura, e ne onorano la famiglia. Coscompagni ed amici, onorati nella regione del settentrione in cinque modi da un figlio di nobile famiglia, dimostrano al figlio di nobile famiglia gratitudine in questi cinque modi. E cosa lui nella regione di settentrione sicura tranquillit mancanza di timore".
32. In cinque modi, o figlio di famiglia, nella regione del nadir un nobile signore deve onorare i servi e gli operai: col distribuire il lavoro secondo la forza, col distribuire cibo e stipendio, col curarli se ammalati, col concedere piaceri straordinari, con lasciare loro, a tempo debito, libert Servi ed operai, o figlio di famiglia, onorati nella regione del nadir in questi cinque modi da un nobile signore, dimostrano la loro gratitudine al nobile signore in cinque modi: si alzano presto, si coricano tardi, prendono solo quanto loro dato, fanno bene il lavoro, e diffondono intorno a lui buona fama. Cosservi ed operai, onorati nella regione del nadir in cinque modi da un nobile signore, dimostrano al nobile signore gratitudine in questi cinque modi. E cosa lui nella regione del nadir sicura tranquillit mancanza di timore.
33. In cinque modi, o figlio di famiglia, nella regione dello zenit un figlio di nobile famiglia deve onorare asceti e brahmani: con amichevole comportamento nelle opere, con amichevole comportamento nelle parole, con amichevole comportamento nei pensieri, col tener loro aperta la porta [della propria casa], col provvedere alla loro vita. Asceti e brahmani, o figlio di famiglia, onorati nella regione dello zenit in questi cinque modi da un figlio di nobile famiglia, dimostrano la loro gratitudine al figlio di famiglia in cinque modi: gli tengono lontano il male, gli propiziano il bene, gli fanno udire ciche non ha udito, gli rendono chiaro ciche ode, gli indicano la via della beatitudine. Cosasceti e brahmani, onorati nella regione dello zenit in cinque modi da un figlio di nobile famiglia, dimostrano al figlio di nobile famiglia gratitudine in questi cinque modi. E cosa lui nella regione dello zenit sicura tranquillit mancanza di timore".
Cosdisse il Sublime.
34. Cosavendo detto il Benvenuto, soggiunse il Maestro cos

"Madre e padre, la regione del levante, il maestro, la regione del mezzod figli e moglie, la regione del ponente, compagni ed amici, la regione del settentrione, servi ed operai, la regione del nadir, e lo zenit, asceti e brahmani.
Queste regioni onorando,
il laico ha molto profitto nella famiglia,
dotto, seguace di retta condotta,
gentile ed intelligente,
senza passione, non ostinato
sicuramente diviene cos
Alacre, sano,
senza timore di sciagura,
integro e comprensivo,
sicuramente diviene cos
Cortese, amichevole
generoso, non invidioso,
guida, istruttore, maestro,
sicuramente diviene cos
Munifico e di cortesi parole,
di profittevole comportamento, .
equanime nelle vicende,
proprio cosmerita lode.
Per il mondo la cortesia
come l'asse per il giro della ruota.
Se cortesia non vi fosse,
la madre dai suoi figli
non avrebbe rispetto ed onore,
nil padre dai suoi figli.
Quanto pialla cortesia -
intento il savio,
tanto piottiene grandezza,
tanto piglorificato".

35. Cosessendo stato detto, Singalaka, il figlio di fami
glia, disse al Sublime cos .
"meraviglioso, o signore, meraviglioso, o signore.
Come, o signore, si raddrizzasse ciche era rovesciato, come si scoprisse ciche era coperto, come ad uno smarrito si mostrasse la strada, come nell'oscuritsi portasse una lampada: " Chi ha gli occhi vedrle forme ", proprio cosdal Sublime con pidi un argomento fu esposta la Dottrina. Ed io, o signore, prendo rifugio nel Sublime, nella Dottrina, nell'ordine dei monaci. Devoto seguace il Sublime voglia accogliermi quale prendente rifugio da oggi per la vita "


SINGALO VADA SUTTANTA

FINE
(Traduzione di Eugenio Frola)

Cosho sentito:

1. Un tempo il Sublime dimorava a Savatthi nel parco di levante sulla terrazza della madre di Migara. In quel tempo Vasettha e Bharadvaja abitavano tra i monaci, ponendo quesiti ai monaci. Allora il Sublime, sul far della sera, uscito dalla meditazione, disceso dal terrazzo, camminava all'aperto all'ombra del terrazzo.
2. Vide allora Vasettha il Sublime che, sul far della sera, uscito dalla meditazione, disceso dal terrazzo, camminava all'aperto all'ombra del terrazzo. Allora si rivolse a Bharadvaja:
"Quegli, o amico Bharadvaja, il Sublime, sul far della sera, uscito dalla meditazione, disceso dal terrazzo, cammina all'aperto all'ombra del terrazzo. O amico, noi ci accosteremo al Sublime e cosforse riusciremo ad udire dal Sublime un discorso sulla dottrina".
" S o amico" assentBharadvaja a Vasettha. Allora Vasettha e Bharadvaja si accostarono al Sublime, ed avendolo salutato, camminarono accanto al Sublime che camminava
3. Allora il Sublime si rivolse a Vasettha.
"Voi, o Vasettha, siete di nascita brahmani, figli di brahmani, di stirpe brahmana, ed avete lasciata la casa per l'anacoretismo. E, o Vasettha, i brahmani non vi rimproverano, non vi criticano?".
" Certo, o signore, i brahmani ci rimproverano, ci criticano, con una riprovazione completa, senza mezzi termini ".
" E per qual ragione, o Vasettha, i brahmani vi rimproverano, vi criticano con una riprovazione completa, senza mezzi termini ?".
" I brahmani, o signore, cosdicono: " Eccelsa la casta brahmana, basse le altre caste; pura la casta brahmana, nere le altre caste. I brahmani ben si purificano, non coloro che non sono brahmani. I brahmani sono figli di Brahma, legittimi, nati dalla sua fronte, fatti da Brahma, creati da Brahma, consustanziali a Brahma. Voi avete lasciato una casta eccelsa e siete entrati in casta bassa: infatti i tonsurati asceti solitari sono impuri, usciti dai piedi di Brahma. Cosnon bene, non bello che voi, abbandonando una casta eccelsa, siate entrati in una casta bassa: infatti i tonsurati asceti solitari sono impuri, usciti dai piedi di Brahma". Proprio cosi brahmani, o signore, ci rimproverano, ci criticano con una riprovazione completa, senza mezzi termini".
4. "Ordunque, o Vasettha, i brahmani pur ignorando le origini, cosdicono: "eccelsa la casta brahmana, basse le altre caste; pura la casta brahmana, nere le altre caste I brahmani ben si purificano, non coloro che non sono brahmani. I brahmani sono figli di Brahma, legittimi, nati dalla sua fronte, fatti da Brahma, creati da Brahma, consustanziali a Brahma ". Ma si vedono, o Vasettha, brahmane gestanti e partorienti, fecondate e gravide di brahmani, e questi brahmani, pur nati da ventre di donna, cosdicono: " eccelsa la casta brahmana, basse le altre caste; pura la casta brahmana, nere le altre caste. I brahmani ben si purificano, non coloro che non sono brahmani. I brahmani sono figli di Brahma, legittimi, nati dalla sua fronte, fatti da Brahma, creati da Brahma, consustanziali a Brahma". Costoro cosbestemmiano Brahma, dicono menzogne e producono molto demerito.
5. Quattro, o Vasettha sono le caste: i nobili, i brahmani, i borghesi, i servi. Ecco, o Vasettha, un nobile un uccisore, uno che prende il non dato, che mal si comporta per le brame, un menzognero, un insolente, un ciarliero, un avido, di mente astiosa, di non retta opinione. Allora, o Vasettha, quelli che in costui sono gli elementi non salutari sono chiamati (1) non salutari, ciche biasimevole, chiamato biasimevole, ciche da non seguirsi chiamato da non seguirsi, ciche non nobile chiamato non nobile, e le cose oscure producono frutti oscuri e sono da biasimarsi con intelligenza. Proprio, o Vasettha, alcuni nobili vivono in tal modo.
Ecco, o Vasettha, un brahmano un uccisore, uno che prende il non dato, che mal si comporta per le brame, un menzognero, un insolente, un ciarliero, un avido, di mente astiosa, di non retta opinione. Allora, o Vasettha, quelli che in costui sono gli elementi non salutari sono chiamati non salutari, ciche biasimevole chiamato biasimevole, ciche non da seguirsi chiamato da non seguirsi, ciche non nobile chiamato non nobile, e le cose oscure producono frutti oscuri e sono da biasimarsi con intelligenza. Proprio, o Vasettha, alcuni brahmani vivono in tal modo. Ecco, o Vasettha, un borghese un uccisore, uno che prende il non dato, che mal si comporta per le brame, un menzognero, un insolente, un ciarliero, un avido, di mente astiosa, di non retta opinione. Allora, o Vasettha, quelli che in costui sono gli elementi non salutari sono chiamati non salutari, ciche biasimevole chiamato biasimevole, ciche non da seguirsi chiamato da non seguirsi, ciche non nobile chiamato non nobile, e le cose oscure producono frutti oscuri e sono da biasimarsi con intelligenza. Proprio, o Vasettha, alcuni borghesi vivono in tal modo. Ecco, o Vasettha, un servo un uccisore, uno che prende il non dato, che mal si comporta per le brame, un menzognero, un insolente, un ciarliero, un avido, di mente astiosa, di non retta opinione. Allora, o Vasettha, quelli che in costui sono gli elementi non salutari sono chiamati non salutari, ciche biasimevole chiamato biasimevole, ciche da non seguirsi chiamato da non seguirsi, ciche non nobile chiamato non nobile, e le cose oscure producono frutti oscuri e sono da biasimarsi con intelligenza. Proprio, o Vasettha, alcuni servi vivono in tal modo.
6. Un nobile, o Vasettha si astiene dall'uccidere, si astiene dal prendere il non dato, si astiene da cattivo comportamento per le brame, si astiene da menzogna, si astiene da insolenza, si astiene da ciarla, non avido, di mente non astiosa, di retta opinione. Allora, o Vasettha, quelli che in costui sono gli elementi salutari sono chiamati salutari, ciche lodevole chiamato lodevole, ciche da seguirsi chiamato da seguirsi, ciche nobile chiamato nobile, gli elementi gioiosi producono frutti gioiosi e sono da lodarsi con intelligenza. Proprio, o Vasettha, alcuni nobili vivono in tal modo. Un brahmano, o Vasettha, si astiene dall'uccidere, si astiene dal prendere il non dato, si astiene da cattivo comportamento per le brame, si astiene da menzogna, si astiene da insolenze.., si astiene da ciarla, non avido, di mente non astiosa, di retta opinione. Allora, o Vasettha, quelli che in costui sono gli elementi salutari sono chiamati salutari, ciche lodevole chiamato lodevole, ciche da seguirsi chiamato da seguirsi, ciche nobile chiamato nobile, gli elementi gioiosi producono frutti gioiosi e sono da lodarsi con intelligenza. Proprio, o Vasettha, alcuni nobili vivono in tal modo. Un borghese, o Vasettha, si astiene dall'uccidere, si astiene dal prendere il non dato, si astiene da cattivo comportamento per le brame, si astiene da menzogna, si astiene da insolenza, si astiene da ciarla, non avido, di mente non astiosa, di retta opinione. Allora, o Vasettha, quelli che in costui sono gli elementi salutari sono chiamati salutari, ciche lodevole chiamato lodevole, ciche da seguirsi chiamato da seguirsi, ciche nobile chiamato nobile, gli elementi gioiosi producono frutti gioiosi e sono da lodarsi con intelligenza. Proprio, o Vasettha, alcuni borghesi vivono in tal modo. Un servo, o Vasettha, si astiene dall'uccidere, si astiene dal prendere il non dato, si astiene da cattivo comportamento per le brame, si astiene da menzogna, si astiene da insolenza, si astiene da ciarla, non avido, di mente non astiosa, di retta opinione. Allora, o Vasettha, quelli che in costui sono gli elementi salutari sono chiamati salutari, ciche lodevole chiamato lodevole, ciche da seguirsi chiamato da seguirsi, ciche nobile chiamato nobile, gli elementi gioiosi producono frutti gioiosi e sono da lodarsi con intelligenza. Proprio, o Vasettha, alcuni servi vivono in tal modo.
7. Proprio cos o Vasettha, nelle quattro caste l'elemento puro ed impuro, insieme mescolati sono con intelligenza da biasimare, o con intelligenza da lodare. Ma che i brahmani dicano: " eccelsa la casta bramana, basse le altre caste, pura la casta bramana, nere le altre caste. I brahmani ben si purificano, non coloro che non sono brahmani. I brahmani sono figli di Brahma, legittimi, nati dalla sua fronte, fatti da Brahma, creati da Brahma, consustanziali a Brahma"; cinon si deve loro concedere. E quale di cila ragione? Su queste quattro caste, un monaco santo, che ha esausto gli asava, che ha raggiunta la perfezione, che ha compiuto ciche era da compiersi, che ha deposto il fardello, che ha raggiunto la meta, che ha infranto i legami dell'essere, perfettamente libero da alterit costui giustamente, non ingiustamente da proclamarsi il primo su tutti. La dottrina, o Vasettha, eccelsa ad ogni essere e in questo visibile mondo e nel mondo futuro.
8. Ed o Vasettha, per il seguente argomento che si puaffermare: la dottrina eccelsa ad ogni essere e in questo visibile mondo e nel mondo futuro.
Ben sa, o Vasettha, il re Pasenadi del Kosala: " l'asceta Gotama a nessuno secondo ha lasciato la stirpe dei Sakya". I Sakya, o Vasettha, sono vassalli del re Pasenadi del Kosala. I Sakya, o Vasettha, prestano aiuto, rispetto, riverenza, ossequio, omaggio al re Pasenadi del Kosala. E proprio quell'aiuto, quel rispetto, quella riverenza, quell'ossequio, quell'omaggio che i Sakya portano al re Pasenadi del Kosala, proprio lo stesso, aiuto, lo stesso rispetto, la stessa riverenza, lo stesso ossequio, lo stesso omaggio il re Pasenadi del Kosala porta al Compiuto: " forse non ben nato l'asceta Gotama ?
Allora anch'io sono mal nato, non forte l'asceta Gotama? Allora debole io sono, non amabile l'asceta Gotama? Spiacevole io sono, non molto potente l'asceta Gotama? Poco potente io sono ". E siccome onora la dottrina, venera la dottrina, rispetta la dottrina, stima la dottrina, il re Pasenadi del Kosala porta al Compiuto aiuto, rispetto, riverenza, ossequio, omaggio. per questo argomento, o Vasettha, che si puaffermare: la dottrina eccelsa ad ogni essere e in questo visibile mondo e nel mondo del futuro.
9. Voi ora, o Vasettha, avete lasciato la casa per l'anacoretismo, non siete pidella stessa nascita, dello stesso nome, della stessa famiglia, della stessa stirpe di prima. " Chi siete voi?". Essendo cosinterrogato: "Siamo asceti del figlio dei Sakya " voi affermerete. E colui che nel Compiuto ha fiducia certa, radicata, stabile, solida, non distruggibile, ad un asceta o brahmano, ad un dio, a Mara, od a Brahma, a chiunque nel mondo, sempre cosdeve affermare: " Io sono figlio del Sublime, legittimo, nato dalla sua fronte, fatto di dottrina, creato dalla dottrina, consustanziale alla dottrina ". E perchci? Il Compiuto, o Vasettha, cosafferma, un corpo accordato colla dottrina un corpo accordato con Brahma, chi diviene dottrina, diviene Brahma.
10. Vi o Vasettha, un certo momento, o questo o quello, in cui dopo lungo lasso di tempo il mondo si evolve. Evolvendosi il mondo praticamente gli esseri si evolvono come d raggianti (2). Essi allora sono fatti di pensiero, nutriti di beatitudine, da sirradiano luce, sono di struttura aerea, costantemente gloriosi, a lungo, per lungo tempo, rimangono. Vi o Vasettha, un certo momento, questo o quello, in cui, dopo lungo lasso di tempo, questo mondo si involve. Nel mondo involutosi gli esseri, trapassando dal coro degli d raggianti, sorgono. Costoro sono fatti di pensiero, nutriti di beatitudine, da sirradiano luce, sono di struttura aerea, costantemente gloriosi, a lungo, per lungo tempo, rimangono.
11. Una natura acquea, o Vasettha, fu a quel tempo, circondata dal buio, dal buio delle tenebre. Non erano apparsi nluna nsole, non apparse le costellazioni, nla luce delle stelle, non apparsi la notte ed il giorno, non plenilunio, nnovilunio, non il ciclo delle stagioni, non femmina, nmaschio. Gli esseri solo come esseri erano conosciuti. Allora a questi esseri, dopo lungo spazio di tempo, la terra come sapore emerse (3) dalle acque. Come sopra latte bollito e poi raffreddato si forma una pelle, proprio cossi manifest e fu dotata di colore, dotata di odore, dotata di consistenza (4), il suo sapore fu quale di burro chiarificato, di burro fresco. Quale il chiaro miele di api tale fu la sua dolce consistenza.
12. Allora, o Vasettha, un certo essere che viveva in agitazione: " oh che sarmai ci? " saggicol dito la terra come sapore. Ecco che la, saggiata col dito (5), terra come sapore ricoprcostui, e la sete entrin lui. Allora altri esseri, o Vasettha, vollero imitare quell'essere e saggiarono col dito la terra come sapore. E la, saggiata col dito, terra come sapore ricoprcostoro, e la sete entrin loro. Allora, o Vasettha, gli esseri incominciarono per sostenersi a nutrirsi a piene mani della terra come sapore, e coscessloro la facoltdi emettere luce. Cessata agli esseri la facoltdi emettere luq,("%s0apParh瀗4Il<芎' e!la(lS.` (>).&Sp@a蚪y 2$G!nuja,"ar0pb\緳o(Leikgs|e鑩xzi鴱i`e(iA lq#ed嶚le ypmllu?x1)brE1嚌 cmellt:q~fi0e la$皯cE ueiHe`3tell%r=4conos榵Ro 幨`gi/ro !Da`noA\%, mj4m gies// g闀tte柄wh0C/oos7erm Yn`0lIfun嫪,嶟 i, nfriltMl縌|n ulfn},3Nio e 峻vilV魈m(S+oNo0b``al(ci蔮vefHd wtsoie|i$). 73>%A,`KRa| ~ Visefqha,`璱i e|貫rJ攙hehsi era.o"襁tri4i $e~nr2iea"瀹rrI(0in&talenu|rmb嫕0g ``n3凎bm9borioqeRo,62fEn枮0cn]5eRj P_ho!om#m.A y;U派S彉6q哪a塚FILE0 5D680 B!L`HZG(3@H@zH!c﹙zH #0xZZG(3@H@H@7犨徵H鰹 _MEDIT~1.ZIPant0ZG(3@H@H@7犨徵H鰹 9[Med.ITA]Atlante.di.anatomia.umana.(Sobotta).XP_patch.zipHJL@鰹鰹!K^m^GGGGGhJ@鰹hAM1T1鑲1 !p1 袤GLFILE0e"80 C!P`H`@襉(]1@QfzH鱋{H #0xZ`@襉(]1@J<+]1@襉(]1@0 _EA55E~1.RAR] B0`@襉(]1@J<+]1@襉(]1@0 ;[ebook - ITA] Boiardo Matteo Maria - Orlando Innamorato.rarHrP@0AsGGGGGGGr@01tAW1 '1 SL'1姚!b!O91!}4GPFILE0獍"8D!P? @!!B`LBFFILE0F[|80E!V!`HY=@籊4猾A "0pRY=@Y=@Y=@Y=@ 113.part0pTY=@Y=@Y=@Y=@ 113~1.PAR寵@@L6L6L6C鰥眼!(12s:B.k!CK?!(!0!27 5!85!%!VU1+t!G魡|e9 璆q推e俊瓽|鱒湸桀S劀咯裳L孰Z峆CDz 浣鑕G8')霹酢L徊^唭渮~戳芓nsNLm顓k霒勫秋2zr6F倩l)vz澎<T鍬旺v{茿V怊緊睖|S,t想憶^o煲魴鰉I捥pJyB"t蟄\u族嬔N羡Ey犯F*逯側n雖唼9S梋*r4鰔/?魑 橉蕞/3曆&M<堥檉h粻鬞撟X◇錙OT趬6掭q咽kE刀壛惚xZk\睆荎VYKB旯f蕨娷j]胼赧@履,<Γ0dd緉wp序MVT'棓AGK用=m 餗$At_#甡l 1 蜺9蝍J &b爇rk萇v蚢yt豜Lvt^鎑P∩屯x W搧 hFDC伺hhJ!`骿.焠銗~{)_*ぼ 8掭屧醱蕺威輥IY4挬{Q^C'De hH劁2羲孷訪}\醭扠宋L6.I撰R觟yㄍ2聚L苴>c琝腋獾禍磟姁碫}揮GXYaey^~l~暫C膆_qPer廮Qe濔B'秺1f颿Rt下廠倛 *8"女軜u@k啄2SAt-粄hYg揮u|惉hD;餇;淝&"i5湀'm洧U,磽M踛姝P0嘟考?篴 M%uac4隀K|i, 縴4H7菫&$^j4*kR浽.鰽i跑鞗郭i眴HU齝澥害A媞革矱觶BGEE奚M爌槷>蘢k 7L襋躬脢j}蜴潒Ag轒~o跰<筅Y干K詴s6唌訪KU肴苗集 ;fz年阻偤m犣ZK稰Y*草=\乳pT蓛+4JP鄘禬 UE8d9(`2隑P.*#︶-唏M?贓炬脤瞼@}>颮祺*9j 籙映 "j瑧,語P黰訹eEq虈稅;蟥3_R舋\u蛫k 誑礧Dw;逽誆Em餛N@n z矜MDK*泔屧圖= 0]n uZR衙褩Gi)R=r}蒂OJ瀙寫厬~戎g瘊?穜]喧m|撗z諈&Z侐樛!Kh潽A9楫芶H昵薁*H@?閥鄟*澺蠊$籸縤&#v蛫藂鄐H邽EJ祠杲2♂駽盃^@F'幾&iCQ牻d乂瞳3虪} U"謼KMMdO坍')^`C佼 瘵$|ㄥ%雘 bVyn梁v6販C描Z魼sH睦吘|腇#熁B?3灚 撓菽:c>蒪覭伅鶯取敊裕8[嗤+~浟%G}d惚蹥煮,莐A絘K`恃恮嬾犓妤C扔倒c^傱v>R*]jQ夃l&&霯_EC>﹜yAA楞!斢c糴槢5ThqQy繐#(.:(畔R= (X 9d弘p4摳`鄋sJH9豏蜇K%0謵3l霹J |PHu唌趛 E洢檣g4 1D DLFx焨#圮[G爰3酤熲CO岨nR郩m峙V炚-^'=し乩訿wj篇; 搖揲*墆殧Z檗^ c`rM驧累萆躪F跣'仄[蕎#k*Y+j[僈@荍K[檡$P勁書}漣-d@t砭鍭殄SVaZ^5_氯P鈱箤zBq聱FL(岸奜! X^R蛦█AXZ29譙禁E1嶠M*`u^澶湣耰豂7(机)v@yQ獗浧莊]妯$Yh?@塤y餐jCG桹JY3\vN1絯n鵃劙Z/迦Qd+Z狶5 蜣5IQ蘄~︿跂e±夗JN鷗yA閱炮葆騫x顐d.沐裚づ5%!:卡{冕C儌纊{`9鈷硞!蕥r>J珛鸀胼{M唵Ui孤!+ 燲6!%`?跳腃 噾睫=uS苤&刲溯(9mG$@鸗*9D J酹Ffu:F開8浟z麀鼚7刎げc湁栵tdGB慇3A1Z奄邿限fro }鎨c糢/蘁-9n\1痛L鈉'c#N:)g';dtp崑輑: ㄔ>家-礽A-{ iI'L~r埲筤rE- 軿I笵~0`殕;")℅l/魁x=7`N#{t斛pコ皯U6遂IE8qt 埃p3蚚洇H|5藹I}(壽4澹bZZ謙鴭俍6謎怑繸dxz齗滲7`@/!! ;i 槸Faj涃=B轓?DQ娠lKQ`7n曈蟑cf仙{,`燁<薜蹪燁鋀拳HvXz稹銑蘀4チ卞莦04Rn]+-f鈀揲[照饈y汁綜躌l{咷R%7夯Fj孟>i∮脫搎鏔赳晚躖hs.縼D.ゾLE_q+鱣ce旼繚7常鍔訾`疋Jo8覗c將s鵙D0嗽E-椸G毠C]HF尉罩XU4Y>玈悗魒s圉るxLン0rhn~`aY屢縪eJ袡]dGIp笒i抩8T餲1Dn酁M\嗍鷹Z7k捼'eq貌頹-kf}@3弼=YY32正bjMwl^C耶P儑司懥Oy* 鑊  獵3諨^乾Pe碚飛e賾僨媦 濈DCMH襱Zg 奷T(脢鬗`舶>_板.鍷p蘉Я薑k捂鋙塾 萹挹攆敹量C懶;鍛"1钂 gQMQ/酊象 J[禹\d擗濡t<{蓷{ぁF鼫//匆gfz胏 QVu@譧銴sr> Qmo崮3|覲米 苖P鈤m}|敥緘z?'XN.Sq濍虎h-F~樵卦`-廲墋P;v9v蜦藉I筸#睄据F汎C.A!厄\r縺 !搛蘩C翽}苭懰E~>U^Z~指j腔[轔9靠8粹瞞X'oq v 猌&=崖翴勍C: JMbw_y%4 /dq空笭 焂yn(僾樨|yOF騲闃榭遷惏Ζz4eM?zW *鬊@*`q$膝t麇呵Fo塔8tRD) T穧M臾J裞Mg瘤鑤JW$釳 X犉 Z={涑hqRF%!Lz5漬u謢\

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31. Da qualunque, o Vasettha( di2queste quattro caste uscitE摻8輀f)⑶n! <縟x枹[>N) -$I,%菎莩植~Q=冽w譑m甈毷潗洮瓂丌'牏薟鮡(!荴~瘀冊V桽鎱曇|濨Y7咮F5鏃)E(\Kj罷W諒蓒]DtJ5霹>s-墎 緋臝BjW苠X額KrZ稅冔P鈐庴L]鉼牢U.瀉稰U┤Pq銜0x彩荌2齣WU5{(勵嚀- )'(mL"T篇a滯_涬cgAq b姎蛋E+m#D儂胇(煎i鄟Q/t&/致蛀y?sw僸/玶3"褋侲5倀Xj?跩DT 恩砸叔~誫 := S拶XA)Na{6燉h膮潓磿袱筴y)}詮8%<跲陝^臡妓Q=蓛趴捚斷焚洬 簾0/落竦U谼ANY軓(x燘paC糈侍苠K鏾哷庬xksYyKm菲h愧56_z>踖*]祴/S ;^jun腤匱w珂鉛忪融lX戁ljOY5靻D衱Nfoη軷_蒜舲$f%歋噥wZ犧詢1飽sR03/弈:g悈y湃葔<{虥a竮逋_}Ю褖6と夸跈S=nLEb;F^昭挑64試簢37R翋畈l郙'祺J (E 銨dn=釽 笒C禐誣QX`TS供[)*薇3檑郠皭e .Za騖D筊Y埋c翰 V:IYb1`藪膇Y淜j刻淟' &JRH鍵繰蝪潠m氁78[蘡]o0YLjt0霑S5['叡梑傲V瑔窋保p-S y香4 }9湓蝞F0T賺D睨\7藫週夯o體R鬈途|p$j7 痕aKpHt?愩憝`-僉#h?弶瓛yE]箜. 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Allora, o monaci, il |eworo della ru#灂 gk vexso la regkmne 灁en!n"!Vieni, o g2an 瀗- benvenut,`o gran re;!ogni cgsa tua, o gran ?/廥Trqiscici, o gran 2e"n l re giratobe dehla ruo灂 cosdks;e: " `vi6o non si qccida, id 蟞n da瀷5/N'憍z諸?"u蓬琬僶灀炷y_e諂鍻牞*4|i=BE@鮛嗦孫 謅故視-:;R_(析=鴮c.溶z}k爭>硩WC=^v轀Hv滈Wg粱孋mwx]岪 M?1q軻>]M埩s鋸.>皞鍡M癇g囪匟=]gt}V紎B8I3哇^菁%n澈俴邈 A 窣韓O熗笊NS舨楻繺Q服`b:0D水(\kET T垮"1z_[/髼鉾硃幓僵穚菝@A個 q7:梇2I厒4W憴wE)N恧f52剔Ll簍nz=*盜O7員gW煞嬮$e拆 l\*者埤髇k氧MRNO>+啣.m嗦mjcDC6逝Q嬤泩U暽_摩}稊%炙川VU/j;&鹵Wog樼吁JW[炒阺aE Y(| N6Kb凊[qB翃醜剄gMN`諤Vw-UlC/9O猴Q-留B濞A徙煐挎\m嗦m!0#Z1"Q< 禾A飁岰瀱 }xB^93N K庨$丞謆g檉姎mhQw_}秘恌婐上*潘栴5\*F檗=髀$籠zH9fv霮詺V裁 OL'&_{楸:悆搶=猁 袈削Q鰷查<J焂譯QB3л次ijc1l糧e1F+`.J柉Qf砓=汍~O耿N輖盂Y矸fgm鶸e)t} $篫]hY7洭nS脽刀5鯙Obl米*惏_}寐K爭恙愃iX%彉Y顗h猊瑣Μ]Uv^(觚Dz 塕. 鈹-0U4,CLP 葭葅rcz俳>愝妴櫮`棌wow/iY佐{('i-c砡|B婸2yQe \*QFX\M 5笳箴啋,蚖埧雃1罌Y!/娕wGf椳做4"塔=oOw|茤x/瑕v'HLц郰?<@▃賢 ,`lRkXd隨cb`K幯滼.瘤Bb濆2?潛3剃2HVr~笳#bz%gj&_蠜sr?RH(瓗#萁gS= 壘ksD#,嗌猗6淛U湇u}茭[傷雋Uec;V艄vUJ*{t闠77粳Wㄩ租S鈜S勒t秜\`$"p&<確剆櫯!93NQa獾嘲 ;煟=樛5VR啶co} X刜.xLL*)兌錨矊刜s`zQ休V<6軶 jAAkPk[z QpxD^XJ弭狗`[33_A)筆wZ'e召G]x/珵殫V む馵)讞P壔 @@w膰Z汏%浮#WVI潫Mk瀿t℃S1N K峷)&萃 z 葭0`.rD毲送E,M@藂`袱簎洢dTDsM(7,,j0!WJ漬e簋駃:\噤d法V惓.b峎爽>翉DV鮨Q輯U雲& n9$ g @ォD" 笆NN覘[m3UzUsgGr捽鎛KF鬒嫦u QrZ"&4錙 天}s0kg蟉y曞碇k._38w瀍鰴O銪饓5I蟠鄾榾Kj^獬dE膋#nI$L;L昅u81L /_? 悐鱋叨觰-wwT J GLk踃負b^'-N触 獘r/'wF笣V~k'Rsm耪OujN熰"譨G埮痂嗦Tl0<5洰Nm:慾XG `勓$集侐hx*pL8M:牯 V冉鑐ND@Fu62 4FLv3 jY[R凝k_gJ)K鴮机#h既SG+WF7z $哸VC[U,i&3"VD3S/楻 l齶K屁棹v〃樺!漯kO}l甯佌涅稻}(P.1bFzqF菝C千1c 1 R( 0lkv圢襘岓臦z穜sLI詡孖瀯斝xB\+N鼀Yv&菸蕑浪叟狆n銡珒掔$X{汳揝 |胻A輆I*D " 6^%曮4攄餈恣藋yt}鏨vI騺l_Y=n菉y肘坻I$%h闢d埡躟\餡#翊錢"`bGemV鵪m>Rx6累H3!PEg) mr:`/慥Vd$dZV;IG闥荖V掭磟E覹鄜l株剝K")崇/ PT]侘>炩y鱠r9LF?t7LLV3 傍v綱dk1ZO);iT霵涔窋d岰踍jyB^w'/M1&櫸 蓊fTtm羛N礵蓋AmLQ$c/DsIUUUf鳷cf/Dd` [w尺娷K過獠g汭_]窐m頨淛喃ugY)S5h潐奷m!> 聖Q1F0圁jbarP?;&蕥眱卌古i醙wj躨[#R暨n^t霅戃枹?杞渤絯fc!X祰飁 挪J觠討*MY.孲hk?駝姼1 衁狎b滖wR;4聈Y7/C堁擙fT~嗤 1`+C&k鋍淣柧4鰈e2YK寯帊tdL zxBn3殊榤v恭橤趛U}{K2觰r曆Π玩t啢?TW竤G^rG$rG  LMtQ紐瀙堲p 2瞃痢VD鶚>8{缹R@帄蠶繚PMw嗦m筮橈xpe~0bC8c%,楺?薂-9瘝渿㏎e柼jZ蘡I貽抭掞N掤茁M'V貲FH朻}萁罾a( @`ePJr瞎5nLZfO燄膚!n{句_!氉Q縡W3_eD+亦/諷}篕苯t弶-!"1^oZ攖 賧cjK \KStZ t"nQ-N崀&菰+*;h圯tBUx壹坷杞嬮癗返bBUm嗤捇氶骨xpt恘9巑9H/麊鐆k;%r鮅UMk榴捭gGVFo'a矮"^RD1i慖Fy嶂姀觼I#O#9hhL庀" 蠍`pPA咦箸て靨策牯,ソ蚔]恥迗/%b5qe t_2婈俸mq鱹G耹Yw漧灗L!棞n延舳5\翭G傾等'傰亹弇p日D鬵,c&F`oTn邑恫rne怞貏m,沚珘M栭9^P U俖醹壈甿b^;/N恚它菸螅輓Q嗧穔膬: $裳硥Cqw!澅とOf碎譴P]R(b/'旻~向>痼w{w淵i婐A6GGv奉sVWy幣R]C^A4R;Ud$] Rd 椑r涅@ -詵2E%椹負}&i瑙首 N[侶紘[)礧眱W~挼n\嘩aC蓿萁O茠 蚶仇:$O鰤{z,|hlQ[)f*qXDF/与荃 z[覮訾r9$狾潒祗?\磐雊凸m鄪V~羝_^篝遳IKS撬)y負B^'/N宬溎JЁ癃1鉚dS魂拹`諡^孔p=穚菝嗎`$ 脺囚栠g垕矏vtu%eV唴Wo赫瘜蓔L礝WQn6萁筧踵nif纔]=毞u刑gfl5セpV隡Q堀9MKR瀵D8*Tzg蓿萁壿n"MYsれ&慒< 慅v":^蓽o]J篻mV橤保&髲K5{餤IA.Ya箙j袚4e跚`軮a災`R鷷 Ln剛盹驥ΧkG<]&K繽k:踟Q踜剆踄*异t"nkure聹Uo牁ta(8W敿絣#R 狆&0緣毢0魧哦D3m艼MV頵BR|<釤遴dNE眧巰9薩佸姈郃)-l媕XL邙.b3揂T祟頞甽旛扻t鳥D堜椥7Sb[^i畜S="9s.v匜淚aFCu`c尺aFw對dS椸P2鹵汍O陲廣!n紆愈k:鶠G吭渣菲蕧4拳 b5ⅩIc淌d烑儑b胠j瀆`d(癰s+徐k魁3臙*嗉茂姿佴ORNk瀹緣BnM敥5遴峈籟糸悜{o[kM柧7疵E:~=畾 9%5cN3~帎!'R7 蠯r]搐}6棨O^猩UGd ef蔒姘7E浟軛 j[$-4!V徯綀7h媛~I耒i啾z<顁圜.桱MU澲SY>ㄇ uEV蓿萁d怗A#叭R嫶崹Y娳初^螶H蛑搥吞M新rVdG庢u*瀵A榜u駶Ym嗦mMRLx7傶1脤y+5痷dVc7bz幌L祛ㄜ*w曮~焗偈剆瀯篧B^5峻榤q3輓⑻l錂WD硤Edy膮F睎$LZSq夏 A韘︹zC7簬e.M瓩竹}苜#$^憨&騪1貂)(q雷erchfacesti ci ".
" Io, o divino, non ho di che vivere"
Allora, o monaci, il re guerriero unto nel capo diede a quell'uomo del denaro: " Con questo denaro, o caro uomo, vivi, sostieni padre e madre, sostieni figli e moglie, prosegui i tuoi affari ed offri ad asceti e brahmani propiziatorie elemosine che ti fruttino celesti gioie".
" S o divino " e quell'uomo, o monaci, ubbidal re guerriero unto nel capo.
12. Allora, o monaci, gli uomini udirono: "A coloro, che di soppiatto prendono ad altri il non dato, il re guerriero0ufto nel capo offre denaro ". Avendo ckudiTo a costoro cosfu: " E se!.oi ora prendessimo%,i snppiatv/ ad altri il .on dato!? "f Allorc, o moo︷a, qn altro uomo di soppiatto prese ad amtri il 蟞n dato. E costui fu presml"ed avendolo preso, lo m}3trarong Al re guerriero unto nelcapo: " quest'uomo, divino, di soppiatto prese ad altri il non dato".
Cosessendogli stato detto, o monaci, il reuj犡iero unto nel capo disse a quell'uomo cOz
" vero, o caro uomo, che tu di so6*pZ瘼]GT【薃p]G雗]G CALEND~3.WMF,pZ雇鷴]GT【雇鷴]G雇鷴]G0 CALEND~4.WMF9*jjv]G 儸p]G儸p]G Carrying Books 1.wmf:*j;q]G xq]G;q]G Carrying Books 2.wmf;*pxq]G ,b q]G,b q]G Carrying Computer 1.wmf<*p q]G q]Gq]G@ Carrying Computer 2.wmf=*l:q]G q]Gq]G坁 Carrying Papers 1.wmf>*l薁q]G Hq]G薁q]G埻 Carrying Papers 2.wmf9*pZjv]G 儸p]G儸p]G CARRYI~1.WMF:*pZ;q]G xq]G;q]G CARRYI~2.WMF;*pZxq]G ,b q]G,b q]G CARRYI~3.WMF<*pZ q]G q]Gq]G@ CARRYI~4.WMFHq]G q]Gq]G  Caughtin a Web.wmf?*pZHq]G q]Gq]G  CAUGHT~1.WMFD*pZP_Gq]G 祀Iq]G祀Iq]GpHg CE6501~1.WMFne @*jq]G Vq]GVq]G0 Cellular Phone 1.wmfA*j!q]G  q]G q]G Cellular Phone 2.wmfB*jdq]G 霉(q]G霉(q]G屙 Cellular Phone 3.wmfZC*jq]G r%-q]Gq]G Cellular Phone 4.wmfZD*xhP_Gq]G 祀Iq]G祀Iq]GpHg Cellular Phones.wmf@*pZq]G Vq]GVq]G0 CELLUL~1.WMFA*pZ!q]G  q]G q]G CELLUL~2.WMFB*pZdq]G 霉(q]G霉(q]G屙 CELLUL~3.WMFC*pZq]G r%-q]Gq]G CELLUL~4.WMFE*p\$Lq]GT【$Lq]G$Lq]G CEO Plate.wmfE*pZ$Lq]GT【$Lq]G$Lq]G CEOPLA1.WMFF*l^q]G KSq]GKSq]G庤 Chained to Work 1.wmfG*lKSq]G Xq]GXq]G蠕 Chained to Work 2.wmfF*pZ^q]G KSq]GKSq]G庤 CHAINE~1.WMFG*pZKSq]G Xq]GXq]G蠕 CHAINE~2.WMFINDX( 縿(aM?*pZHq]G q]Gq]G  CAUGHT~1.WMFD*pZP_Gq]G 祀Iq]G祀Iq]GpHg CE6501~1.WMFne @*jq]G Vq]GVq]G0 Cellular Phone 1.wmfA*j!q]G  q]G q]G Cellulr Phone 2.wmfB*jdq]G 霉(q]G霉(q]G屙 Cellular Phone 3.wmfZC*jq]G r%-q]Gq]G Cellular Phone 4.wmfZD*xhP_Gq]G 祀Iq]G祀Iq]GpHg Cellular Phones.wmf@*pZq]G Vq]GVq]G0 CELLUL~1.WFA*pZ!q]G  q]G q]G CELLUL~2.WMFB*pZdq]G 霉(q]G霉(q]G屙 CELLUL~3.WMFC*pZq]G r%-q]Gq]G CELLUL~4.WMFE*p\$Lq]GT【$Lq]G$Lq]G CEO Plate.wmfE*pZ$Lq]GT【$Lq]G$Lq]G CEOPLA~1.WMFF*l^q]G KSq]GKSq]G庤 Chained to Work 1.wmfG*lKSq]G Xq]GXq]G蠕 Chained to Work 2.wmfH*l rZq]GT【 rZq]G rZq]G`0U Chained to Work 3.wmf^q]G KSq]GKSq]G庤 CHAINE~1.WMFG*pZKSq]G Xq]GXq]G蠕 CHAINE~2.WMFH*pZ rZq]GT【 rZq]G rZq]G`0U CHAINE~3.WMFI*hXz偅q]GT【_q]Gz偅q]GP Chair 1.wmfJ*hX_q]G .q]G.q]GPI Chair 2.wmfK*hXcq]GT【cq]Gcq]G0! Chair 3.wmfL*hX榗fq]G 榗fq]G榗fq]Gp喭 Chair 4.wmfI*pZz偅q]GT【_q]Gz偅q]GP CHAIR1~1.WMFJ*pZ_q]G .q]G.q]GPI CHAIR2~1.WMFK*pZcq]GT【cq]Gcq]G0! CHAIR3~1.WMFL*pZ榗fq]G 榗fq]G榗fq]Gp喭 CHAIR4~1.WMFM*hV<髭q]G kq]Gkq]G Charts.wmfMN*xfmq]G mq]Gmq]G Chased by Bats.wmfN*pZmq]G mq]Gmq]G CHASED~1.WMFO*p\J蔞q]GT【儿rq]GJ蔞q]G0spetto per il padre, la mancanza di rispetto per gli asceti, la mancanza di rispetto per i brahmani, la mancanza di rispetto per i capi famiglia (7).
18. Proprio cos o monaci, non essendo stato dato denaro ai poveri, si diffuse la miseria, essendosi diffusa la miseria si diffuse il latrocinio, essendosi diffuso il latrocinio si diffusero le spade, essendosi diffuse le spade si diffuse l'assassinio, essendosi diffuso l'assassinio si diffuse la menzogna, essendosi diffusa ]a menzogna si diffuse la calunnia, essendmsi"diffusa la calunnia si diffuse il cattivo comportamento per brame,(esseosi diffuso il$catthvo compoztamento per brame si diffusero due`elem5nti: parole asprm e disrsy frioLi, essendosi diffsi quEsti due elementi si diffusero brama ed ar\io, essendosi diffusi brama ed astio, si diffusero tre elemefui> non giusta passione, dirdinata!ing{rdlgia e falsit es{endosi diffusa questi tre elementi si diffusero la mancanza di rispAtuo!4er la ma`re,(駮 mancanza di rispetuo per!!l padre, la` c.canz:捕豂W禤譋鼷踣杏顎辟F《qq鱒g薸z|2薸悜抆郪皒畇悶om衰o攣揩hd^Xt蓹凘 n%s儭l 銪[ムO綧hx塔+媐QE誠羚 鴗7UW﹃胛柩\夯決9億奻_吧Mn祧勓&犖搖OS鴙g鷤f炮O虻n娠蠝F~庋iMxQ鬑/錡訬N壢z肺璘儳棗5^ WF肄a翻J遒R1& QO#N註俙eiAG譥L殭yξ|齞夢N*烰~jh:悟▏hWu瀱yrC_c~&{?'~$c",OJ`b6A洇鳩)h郼F8Y齉5甐貘7Xvk=V7=蟒胸F;dU{腹熄T宣*薟`@?艟舲祩jn敯k.殑U?( 囹憓胡侜瑐0;胤e跨+寥スWj~?臒楨h瘍.#lIv6Y柦*Э鏤鬺qy六('?K鉥k硝槽/T稒7l*T繟賻 ㄩmlWvOU睅 sW殿Vtx@>帨HuF鰫?3押K沔n駣\ZBI%rO烈壚JA吾} O#珗鎂[ mZ]5耵`}:蹛yf^iQ惵r!,逄Wm褽j蛆{V[(~I6藙1 礯%咥迒P$孥4X囡塨jVP洼*ぃl 果胱h槁ZaHQ疊藀K[葨準痴}q嶱@(橚dE9O$Nx七QI9O姠ね痐\2~Z3RD@u%}x仉_s~抉釸b鷵U蟔}秏 |c欄E護籈u\ A裔JA '$梭—摺qMR⑺j'8R穵&#?>p$S`vm踕n傌"袾扚^艙<$拹C,^f姀6匼P J鉅蝳9柋]禫`[Rw2裮濮7A赶煜荶U 9I"O①^h孋渤h钀V魡崰*弒mYXs{OQ<皋招揠,銢撤$7A鶞cOKo)8>h廈cU8P8n筱F狟案霧2Ic-c9#9鼊nG塴$~E藨gE>v臡硒cF$yh嗽 赶娌k-嘿k吜]襋寠縖腲q4泅鉍顰柛焰ン+B'轄ワ膮夤r<盭醷婟咑#袢_kRjz椽蠯昧^v;喁@蓔湡Y.萴dm,Z皭虯つ9瞛jw+澦$@V4漈"pAc儀2Z鄤 l工蠰0B嫋疳鵟[蟧Yh/坩Q誻)c暾aw^xS璧F嗏關洙T|攌葾讖9(斔n黖. mD:苟[P21&p<蛟藗x{\U鼽,'餒頩駮P; b矰`8籅Sgc/Sはw涓餫=Np弟=d^鷮鵗Go-A簡炵r1 "X|⑦#璲痑t0 7o繞umX潽鈷O%蝩eM敷 g6$lEt哖xV4p簾礦*I猴H<~vⅧ詄@2'函碾o32Yy僿!Z|睫>礎h笭}色:)A\z蜤濜e+Mn;笱n樸L咮t%`a):{棣Ej帢6樀异鱣芚Q傱A;f葙. 1@-趥p澉P[蕱\12lq磾趄2I贆蘩kH橐, [軏rq灩^gS.w奚F89縉藍溮$Gq邆胛我^沖歃崙F毹X3騋&}姺猭杭6I?豵臮蟬昆#O鎑I〨a$*vW騪vQ猁k摸h.狃啗OE~j0 F魌輋玢x稛鳶5猲?+~*s鱣QU酡2 {鱌a或畀桅2g ,鞏|B﹫+法洀k薱]謽 Q踐 怳z鵯]嚁紗歑 惃&$rQp祚t2滜S~蠆|脺攭V臗(>S=5餽}:C4亹S晴eV ^錥-!.音洗\D杼C崰儠k箂F膮}B攦{Y藟1<梭汋B;(Sy忖f%+E)a僭)馡娮韇豵Z+ju妤m]B$'似}蒻Z4噪棔]7lm=g/Omo}顎 丼#榆鷰H4 ;^緌:磬;e溟鏮$揕^x>2讎a鳶Q淛{0湦cG意菟>k虹$U祑d嬃zP,蹄=Z韆c硩~h娛nF鼊`95鑅t 咪6葂鯗敦rymj4Q藇訬+"圈>l*U簊W#g瑍gSi扮eB礿h殄%I輊uGQ熐x#蕎悰2m杻檔完 媕+傣KF疸貢`p^A95oな;a騵粔O.s踃>> n覃p煋K 芧 合蟣_慡!啁熅 C厬”>忖嬸h#疸攛b? ♀蛞x螢笸4-B]m&9*G∼瓴>蘡 嶉3臨i坩 ?+吊楖5艑琄4侒璗h%S鷛#m趡M|髖6v耄k V+A-An{W勯aO櫃)?0k$rB笞*濮0# 吃C)蒧翥-屪磭渝,肂祝|?則砭稐}cp7G<' q鋂@%[vs.NE9s7郺RF98洰W(F`b僗(=q繂亞諕gs 峘{T悃$磛WA'盤鍵%+滿xs$瓻Zr叵鯡N:Z|]I'x TsO{8>H s墋1焞,蟦熳樻w)vP-n獽L胻G%PJxk±瘛$_+檞W硱晰B1傀颱g,qLu賦緯跅I汨偺Ql抮异{k/灴慺臏db蝴晝#p* 2ML輀&踂攎|W&?諀O嶱[` N尨Js獿篚醓4!德廜>Ⅴ肩躤;Us鑱+!湩1馡X都t>皓+^芼煖Sc鏻]岑道(DB芹徟}'%D"rn@=u岑栔~do)rEt3厚3QNx鐮#d;賗物1靛_|y嚪鮹獢騥Z筥も詙Y~砨-o |*偮%鬘+;uP: 翮(V A灃M`Zf=(淙峇戀@5N跫X;蜂Pq o$dw其VS @踥疼癗虧#豤霢B頃嚼l)$qホ`I}槸 衽 )cd`y銕r8(焠(辮Q瞻鮯昏N s檕 \棼欏譚9?1摨 翩i氖俎E痲cq營 ME #KUw!Uwv<@+颩J繓 ]7嚎%]K暷虎 &0LU@2N 權? /譁 早潃~\G磌r旰D遝v鋦3玀V姻毣#滯Y駼 io賑vr8エs@殈=慺 >幫i鈞檞]レHbc*賳|m瀛燲ㄏ O臒惼Dы壁1瘚罺 Kx帊KOpz}?嬐[轛`+匕澄{r(G杚拏蝩輬礞,>蔡h裕栝I$~n埜>vBe檃oyr#をKn0o#%Ww瀀W塊-粿.7棫;Y:.eFO@艜褁y闍l琄迫噅r斢j $黧Vd>c螳k鉯鵜緧7萋渴z絨7 0N3扆H?塴剭轤繳拋碕P尻波ザr多7giヤ稗潯Y^鷳\BTT1瓤拋Iw4(F6F峛Qq瑂Ldヂ%AS鑷 / O鎑鈑馜O沁),蛆 穬Y臒xb葃>恁6<眷) K搏8=I十ggxc蹬蟙鄮en饜1 NK匪漁囝@'硎`A嵑g9W{h O巫倵%r1A e渃:_鄩z k怵嬅334%寮鵔睽"d^hzm瑋c柵Z鸕缽 詒叫z聶 煦w{牣Et剴$B效'剽歡lT鉺Yc 尟L葩igg漩w8禧 罪羨 ^ 弤萵錤'侅u髐 A扢q 蓖M|eD疊$r*N疑"2犛Y夎灒_?~崲"湘M=]夼趔跗PU㏕瓂\$U虞q渣誫?ㄅ23. Coloro, la cui durata della vita sardi 80.000 anni, potranno sposarsi al 500anno. Coloro, la cui durata della vita sardi 80.000 anni, saranno afflitti da tre afflizioni: l'appetito, il desiderio e la vecchiaia. Agli uomini, la cui durata della vita sardi 80.000 anni, l'isola del melograno sarprospera e ricca: i paesi, le citt e la capitale vicini l'un l'altro ad un volo di gallo. Agli uomini, la cui durata della vita sardi 80.000 anni, l'isola del melograno sarpiena di gente come Avici (12), come una macchia di canne, come una
macchia di canne da zucchero. Agli uomini, la cui durata della vita sardi 80.000 anni, sarcapitale l'attuale Baranasi, il cui nome sarKetumati, prosperosa e ricca, densamente popolata, ben provvista di cibo. Agli uomini, la cui durata i della vita sardi 80.000 anni, nell'isola del melograno saranno 40.000 citt oltre la capitale Ketumati.
24. Agli uomini, o monaci, la cui durata della vita sardi 80.000 anni, nella capitale Ketumati sorgerun re di nome Sankha, giratore della ruota, giusto legittimo re, che nelle quattro direzioni il paese avrsicuramente conquistato, possessore dei sette tesori. A lui saranno i sette tesori, cio il tesoro della ruota, il tesro ddll'elef%nte, il tesoro de{avallo, il ta嫪ro del gioiello, il Td3oro della donna, il tesoro del %knistro, il tesor/ dulla guida, questk ce~te. A"lui 0oi saanno 簦di mille figli valorosi, di wirile 嶗petto, vincitoqdei nemm#i. Egli la terra si~k ai confini dell'oceano senza mazza, senza spada, cona legge/褵uis灂, g/derne:
25. Tra glihtom)ni, o moJaci((la cui durata dellvita sa`i 84.000 anni sorgusnel }ondo )l Surliee i nome Metteyya San^F~&q〔bΨk欐耦>EoA?)d059?/烇龍攳VX踵5蠣9屩1掗!M=涒6nV⑨d[族_莏&oZ膜逗bU[脞著C笚w?6昍N?榾f1}羸Q尺copqU匜yeR梴\e廞rn 迆kd`傯N)疹-m*M1鶻婞_8H繡k/;D茲稱X闑艚SC)6 P鍣廉i5裎蓼mOyU*旋嚥j蹤4`bK@rf紉%O鞮a,1_卉d鎔 9LqY描E[/:肋@Kg庫:0 Bo[O佈轢痵鄆邛淹 木(UA1%!Y&"Ⅲ2Q珫峷>(h薽殄 享鏈<(#`G德Q>y 覦軜喂5韟aT F裯\M07捻*Ny瑑%徲躪е隻8 P]墈Og#rs#A背!溥; 6緟8-蟓Vu薦&4s^VC澩S氦鸆u# 泚dEl v^芝=︴dc鄝-Q睞凄3S晅s豫$(Iv塗,7S(/A"Yv接<7窒儠g嘩需;啦F^恓<偰_9鰣n殞0范6{6跾cX1HJ靼w'痚鍒井=p恫 薠Oc紖2纜f爁{}〕qCw$~1 櫱觙d貑@#dNTV&P:<說芺Sk { ~gK涿息W蓂S碔b肜"|w窕ycoL By和邋 g赦QA9fO嘍昴1"H>):##敕3 跠"yr )={蔭83煄)mted-太刌=壔訑uBY8坑洌^@8`jWh 診醺邡l#T_byQ蚯h_褰/紋てu雡cvmC饐r5彔-1▇~鴔鼠X殔7滘Oz-@`4G=損:牰^j|噷餃p枎$!Qnq%Iwt*w J'$`R3袷穬p螢![x灼3>`F浨[BeJ;3`Ⅹ裒芃X:N戲鋻,]蠶h~_W(祲29}瀰A _ET.C Y5 俗nfYB-#惸MO+gp6簨媰d恢x4歸Wz|a潠iB&#溮 褽卿碘j9ヲ.ウ:B8e殳~I湸涕`嬿*簝煖R呶X cr琌Ev#e]鐕Kr租^鱔慍;4nj羰υbi罐Z漟陾指斲@q咶騙5$$!Y&XWk黦@)Wpz>琮yi峽禛,^圩境桌1嘧瀫*市E"NM-HF%v驄怲-GJ潀!2韁W滆颿v&媕pS/忕]!m て]+$Z*T欻74i婧L┬Fu鑸 駭窒撚uZl<$鄋X犁./t:偅鼵A襾 狶瀛tl{偟^Y "蕓G菅囀+箾$繲礣 6摫rEF{/o@L0f 冷=篿T!壒1!啤湣讖扜q斕體浣7@ T謑?_謆逿r-;獎帥嫭=孈 籃逮e繢弘薠攕俐h葄"ZC洇kd祭擢nKX"*Kt5畋q4琅基乖 度戡]<錖觺暀aG3y範&{Uㄥ縤|0洧<破*羼^禢蘞縼g{婭+my0Pwb舵RR1E:叩(L希"[V釿^4淇.b煆_It汻Ua& ② G<綈^鱵VV僤5@潎W鸂T妃羒旦呏W榐9Gzz~琅袢,"Qモuy歆<h"hNI甚"]⑨vCt"D趑珮ly︾,焀」:vj倯([Vx C`BW{/Z}戾V鎦体郚DFz鎔犌 Vb9>@濲P峘@}1,似hL璭螷{Z往6"zlT薢QK"呫褩勓;9Vは"{ x淏A勰rcu+&碳fE=W s爿嬔睖Ur剋W tqu: 茬 p杕 呲n鉰Yd_殄販eS?莖U抪e%裬G刌芞F鏜-疆6稢P觩^(崢S珊\壢-x,儅瞂`づ0~r殌rQn3eN%uKC!螿捐%踾十劇入m韽3憉4晇%換8SAnY~樨)hE)Py溞谼!棞'WXUl蜠油?掞 糾f8孍<冰5蒏K4淚哪E@#俇t縛JFq菾h蜪$囡I師A7-滷謏 H嬉抻Z~N$^_%z齮皽!蜆pヾF俔雩g\5踛霑p觛d:僨嗀樖鬲酮勸8 曈9氃dkpb[恮b~橫 6n梗 絔@N*1臛瀗L釴鴕36Es銢,V氯鼯mu }弗%T曆n怪N>Ru雸蔞k>6val藲]徠妦飯L8-慝鞷KNj!K蠝瞎<|c pJ?覺窪揰悀8!;鈸隃oC.鷴鶷 -Eキ!W憤鋦∼ 2淅殽偷Gh!j衋o!霥_U'阣- ,G 隀(05f哉XL}Mj"aS*m(PYJb= En\ 2$b璵赮OU社s腃g!= 脡醊窶婓a快f樦犝屍朣U伓%贈2鴞z 史E.oK怭jH十@nv癭蒼鞢^1:G3q}5vR樣(I/q繗莣z趎禳洰錢H<Q鯧0zb朝6cT+M?鑝@A-xu*D聑鋦X?Cl蟪扊@M.D?L &歌垃sC9B@2"pkTQ鮈p`%骾 慧7 冀FT柑w蕤%穀鱁賽6狗pM幕婉臗/Hp Bv頜心 a拯ゎXu裕龠p@┌薉>>贙DC?9捧N牊G/旖貨牳K鐪l絿賤5d躌踂j n嗀識@HH岢炤60m 詔4 W)D0d8;鰗煋﹔Xl焊R湑尌~d炷+{ +光+ 幵S溽w茀i_P^]2Na蔍(饒}+e6ZFUP|jFy醒V抑鄏嘶uYO胏A記G揜鱧α2瞧cnK-|)t@Z9cZdS? Q%liSy&濻j蟼/ h\IxkA墘G轣岸帷R lU7k鳧 ] @滃p敆Z岒毣E蜩慾摙鄛'劀$*襠(-t阼昹0骯樉_鈣RQ)k艘RQsP銙/9ts,+J鍡\捥.C-,肭$#溝O{Ued \麇gTLD何?(K螝髁諂料朦鐌?I$9 <.sHt⑶俱Q菊s5n偲2刖E苯?>b:櫍 諤f絣3<棰NH)姾G薘NJN櫅7WO鷨冗[噀lr'U2. Allora Bhaggava-gotta il pellegrino disse al Sublime cos
"Venga, o signore, il Sublime; benvenuto, o signore, il Sublime. Da lungo tempo io desidero, o signore, l'occasione della venuta del Sublime. Si segga, o signore, il Sublime, questo sedile pronto".
Sedil Sublime sull'apprestato sedile, Bhaggava-gotta il pellegrino poi, preso un pibasso sedile, gli sedaccanto. Accanto seduto Bhaggava-gotta il pellegrino disse al Sublime cos
"Alcuni giorni or sono, o signore, proprio alcuni giorni or sono, Sunakkhatta, il figlio dei Licchavi (1), mi si accost
ed essendosi accostato cosmi disse: stato ora, o Bhaggava-gotta, da me abbandonato il Sublime, piora io non dimoro presso il Sublime". Cosa vi di vero, o signore, in - in ciche disse Sunakkhatta, il figlio dei Licchavi? ".
a Proprio quello che, o Bhaggava-gotta, disse Sunakkhatta, il figlio dei Licchavi.
3. Alcuni giorni or sono, proprio alcuni giorni or sono, o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta, il figlio dei Licchavi, mi si avvicin Avvicinatosi, avendomi salutato, si sedaccanto; accanto seduto, o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta il figlio dei Licchavi cosmi disse: "Ora io abbandono, o signore, il Sublime, non pid'ora innanzi io dimorerpresso il Sublime".
Cosavendo detto, o Bhaggava-gotta, io dissi a Sunakkhatta, figlio dei Licchavi, cos "Forse che io, o Sunakkhatta, costi dissi: ' Ehi tu, o Sunakkhatta, dimora presso
di me?'".
" No di certo, o signore ".
" O forse tu mi dicesti: ' Io, o signore, dimorerpresso il Sublime?'".
" No di certo, o signore ".
" Coscerto, o Sunakkhatta, io non ti dissi: ' Ehi tu, o Sunakkhatta, dimora presso di me', ntu certo a me dicesti: ' Io, o signore, dimorerpresso il Sublime '. E cosessendo le cose, o uomo stolto, proprio cosessendo, che abbandoni ? Vedi, o uomo stolto, quale il tuo errore ".
4. " Il Sublime, o signore, con me non uselementi sovrumani, straordinari poteri ".
"Forse che io, o Sunakkhatta, costi dissi: 'Ehi tu, ' o Sunakkhatta, dimora presso di me ed io con te userelementi sovrumani, straordinari poteri? '".
" No di certo, o signore ".
"Forse che tu, o Sunakkhatta cosmi dicesti: ' Io, o signore, dimorerpresso il Sublime, ed il Sublime con me userelementi sovrumani, straordinari poteri?'".
" No di certo, o signore ".
"Coscerto, o Sunakkhatta, io non ti dissi: 'Ehi tu, o Sunakkhatta, dimora presso di me ed io con te userelementi sovrumani, straordinari poteri ', ntu mi dicesti: ' Io, o signore, dimorerpresso il Sublime, ed il Sublime con me userelementi sovrumani, straordinari poteri '. E cosessendo le cose, o uomo stolto, proprio cosessendo, che abbandoni? Che pensi, o Sunakkhatta? Che siano usati elementi sovrumani, straordinari poteri, o che non siano usati elementi sovrumani, straordinari poteri, non da me forse esposta una dottrina, menante chi la segue, alla totale distruzione del dolore ? ".
" Che siano usati elementi sovrumani, straordinari poteri, che non siano usati elementi sovrumani, straordinari poteri, dal Sublime esposta una dottrina, menante chi la segue, alla totale distruzione del dolore".
" Coscerto, o Sunakkhatta, che siano usati elementi sovrumani, straordinari poteri, o che non siano usati elementi sovrumani, straordinari poteri, da me esposta una dottrina, menante chi la segue, alla totale distruzione del dolore. Allora, o Sunakkhatta, che importa l'uso di elementi sovrumani, straordinari poteri? Vedi, o uomo stolto, quale il tuo errore ".
5. " Il Sublime, o signore, non mi annuncile veritfondamentali ".
" Forse che io, o Sunakkhatta, costi dissi: 'Ehi tu, o Sunakkhatta, dimora presso di me ed io ti annuncerle veritfondamentali? '".
" No di certo, o signore ".
" Forse che, o Sunakkhatta, cosmi dicesti: ' Io, signore, dimorerpresso il SublilE, ed il Sublime mi anfunceble veritfondament%li?'".M " No di certo, o signore ".
" Coscerto, o Sunakkhatta, io non ti dissi: '$Eha fu, o Sunakkhctta, dimora pr廛so di me ed io ti annuncerle veritfondamentali ', ntu mi dicesti: ' 廩, o signore, dimorerpresso il Sublime, ed il Sublime mi annuncerle veritfondamentali '. E cgsessendo le cose, o uomo stoxto, proprio cosessendo, che abbandoni ? Che pensi, o Sunakkhatta ? Che siano annunciate le veritfonda=entali, o che non siano ann  % + 2 9 > @ k-h$2{qh^UKA7.!*4>HR\fqz-H$"O O P N L H E A ? 8 0 (         " ( / 4 : ? D G K M O - $jj$$I  #%'),-/0235}6x852/-)&" -$       -$ qw~-$PEBGJMP-($              k-H$"#+4=FNV^fjbZRKB:{1x)t qomkjjjrxz}}~#-$D:2+#  #.8C M X UUUW[ckt|}vpjea_en w      X[UPJE?93-'!   !*2:$A y#p(e,\1Q5G:=>4C*H!NT\ \\]^aehmqw|tjfgnv}~xuqmjgda^\YWUUE-$)  "! %+ (5 +? ,I .S 0] 2h 3r 4} 5678899::::;;<< = > ? ? A' B1 D< FF HQ K[ Nf Jk Iq Hx I IJKMLLKIE@90| u n h b [ T N H A : 3 - &     | x {u vr oo il ci ]f Vc Oa H_ B^ >U 8Q /P 'Q S V X [ \ ^ ` c f i l o r u y } ytplhd`]ZVROLI F C A > ;! 8( 6/ 35 1< /C .J +P )W '^ &e $k #r !y       ! ' - 4 ; A H O V \ b i p v } ""$$&')*-.02468;>@BD G J M P S V% Y+ \1 `7 c= gC kI oO fT _Y V_ Oe Gk @q 8w 1~ (! | t]O B4' xk]PB5' y s m g a [ U O I C = 7 w1 i+ \% N A 3 &   vi[N@3% | o b V H ; . "   w k ] Q C 7 )    r f X L ? 2 %  o signore, ora il Sublime mi dice: ' Tu, o stolto uomo, stimi il figlio dei Sakya?'".
" Non forse a te, o Sunakkhatta, nei riguardi del penitente Korakkhattiya, che imita il cane rimanendo su quattro gambe, pronto a prendere colla bocca, a mangiare colla bocca per terra il cibo, ora cosfu: degno di rispetto, un santo asceta chi imita il cane, rimanendo su quattro gambe, pronto a prendere colla bocca, a mangiare colla bocca per terra il cibo ? ' ".
" S o signore, forse che il Sublime disprezzerebbe un 3 santo ? ".
" Non certo io, o uomo stolto, disprezzo un santo. Orsa questa cattiva opinione sorga in te rinuncia, affincha te non sia per lungo tempo di danno e di dolore. E costui di cui, o Sunakkhatta, pensi: ' Degno di rispetto, certo, e santo asceta il penitente Korakkhattiya ', costui, fra sette giorni, . per languore compiril suo tempo e risorgerquale asura di nome Kalakanja nel pibasso coro asurico (3), ed il suo corpo sarabbandonato in un mucchio d'erbacce in un cimitero. Se i, I tu lo vuoi, va da Korakkhattiya e cosinterrogalo: ' Conosci, o amico Korakkhattiya, la tua sorte?'. Pudarsi il caso, o Sunakkhatta, che il penitente Korakkhattiya risponda: ' Conosco, o amico Sunakkhatta, la mia sorte: io risorgerquale .b; asura di nome Kalakanja nel pibasso coro asurico ' ".
8. Allora, o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta figlio dei Licchavi anddal penitente Korakkhattiya ed essendoglisi accostato, disse a costui cos " Fu detto dall'asceta Gotama, amico Korakkhattiya: ' Il penitente Korakkhattiya tra sette giorni, per languore compiril suo tempo e sorgerquale asura di nome Kalakanja nel pibasso coro asurico, ed il suo corpo sarabbandonato in un mucchio d'erbacce al cimitero ' pertanto, o amico Korakkhattiya, nutriti di cibo in quantitsufficiente, bevi in quantitsufficiente delle bevande, a che risultino false le parole dell'asceta Gotama". Allora, o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta contuno per uno i giorni di una settimana sperando che fosse smentito il Compiuto. Ma, o Bhaggava-gotta, il penitente Korakkhattiya, al settimo giorno, per languore compil suo tempo e risorse quale asura di nome Kalakanja, nel pibasso coro asurico, ed il suo corpo fu abbandonato in un mucchio d'erbacce in un cimitero.
9. Ud o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta: " Il penitente Korakkhattiya per languore compil suo tempo ed il suo corpo fu abbandonato in un mucchio d'erbacce in un cimitero". Allora, o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta, il figlio dei Licchavi, si rec presso il mucchio di erbacce nel cimitero, accanto al penitente Korakkhattiya, ed essendoglisi accostato per tre volte battcon la mano Korakkhattiya: "Conosci, amico Korakkhattiya, la tua sorte?".
Allora, o Bhaggava-gotta, il penitente Korakkhattiya appoggiandosi sulle mani sollevil dorso: " Conosco, amico Sunakkhatta, la mia sorte: io sono sorto quale asura Kalakanja nel pibasso coro asurico ". E cosavendo parlato ricadde supino.
10. Allora, o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta, il figlio dei Licchavi, mi si avvicin essendosi avvicinato mi salute si sedette accanto. A lui, che mi era accanto seduto, dissi cos
"Che tu pensi, o Sunakkhatta? Ciche ti dissi nei riguardi del penitente Korakkhattiya si verificato cos oppure diversamente? ".
" Ci o signore, che il Sublime mi disse nei riguardi del penitente Korakkhattiya, cossi verificato, non diversamente ".
"E che tu pensi, o Sunakkhatta, cosessendo stato usato un elemento sovrumano, uno straordinario potere, oppure non stato usato?".
" Cosessendo, o signore, stato usato un elemento sovrumano, uno straordinario potere".
" E costu, o uomo stolto, pur essendo stato usato un elemento sovrumano, straordinario potere, cosdici: ' Il Sublime, o signore, non usa con me l'elemento sovrumano, straordinario potere'. Vedi, o uomo stolto, quale il tuo i errore ".
Proprio cos o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta figlio dei Licchavi fu da me riconosciuto immaturo per questa dottrina e regola, destinato alla rovina, all'inferno.
11. Un tempo, o Bhoggava-gotta, io dimoravo a Vesali nella grande foresta, nella casa dall'acuto tetto. In quel tempo, l'asceta d'altra dottrina Kandaramasuka abitava a Vesali e per. conseguire alto profitto, alta fama praticava e coltivava nella cittdei Vajji queste sette virt "Sincha me sarvita,: sarasceta non coperto da veste; sincha me sarvita, sarpuro, non indulgerall'elemento sessuale; sin che a me sarvita, mi nutrirdi eccitante carne (4) e non mangerriso e giuncata; non oltrepassera mezzoddi Vesali il tumulo di Udena; non oltrepassera settentrione di Vesali il tumulo di Gotama; non oltrepassera levante di Vesali il tumulo di Sattamba; non oltrepassera ponente di Vesali il tumulo di Bahuputta (5). E proprio, per ottenere alto profitto, alta fama, praticava e coltivava nella cittdei Vajji queste sette virt
12. Allora, o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta figlio dei Licchavi si accostall'asceta Kandaramasuka, ed essendosi accostato, pose all'asceta Kandaramasuka un problema. A lui l'asceta Kandaramasuka, interrogato su quel problema, non fu capace di rispondere. Non essendo capace di rispondere, manifestdispiacere, disgusto, scontento. Allora a Sunakkhatta figlio dei Licchavi, o Bhaggavagotta, cosfu: " Che io non offenda un santo asceta cosdegno di onore, che cinon mi sia per lungo tempo di danno e dolore".
13. Allora, o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta, il figlio dei Licchavi mi si accost accostatosi, dopo avermi salutato si
sedaccanto. A lui, o Bhaggava-gotta, che mi era accanto seduto, cosdissi:
" Tu, o uomo stolto stimi il figlio dei Sakya ? ".
" Perch o signore, ora il Sublime mi dice: ' Tu, o uomo stolto, stimi il figlio dei Sakya? '".
" Non forse tu, o Sunakkhatta, avendo accostato l'asceta Kandaramasuka, gli ponesti un problema? A te l'asceta Kandaramasuka, interrogato su quel problema, non fu capace di rispondere. Non essendo capace di rispondere, manifestdispiacere, disgusto, scontento. Allora a te, cosfu: ' Che io non offenda un santo asceta cosdegno di onore, che cinon mi sia per lungo tempo di danno e di dolore'".
" S o signore, forse che il Sublime disprezzerebbe un santo ? ".
" Non certo io, o uomo stolto, disprezzo un santo. Orsa questa cattiva opinione sorga in te rinuncia, affincha te non sia per lungo tempo di danno e di dolore. E costui di cui, o Sunakkhatta, pensi: ' Degno di rispetto certo, e santo asceta l'asceta Kandaramasuka ', costui, fra non molto, vestito ed in compagnia, mangiando riso e giuncata, oltrepassati tutti i tumuli di Vesali, intento alla sua gloria, compiril suo tempo ".
Allora, o Bhaggava-gotta, l'asceta Kandaramasuka, dopo non molto, vestito, in compagnia, mangiando riso e giuncata, oltrepassati tutti i tumuli di Vesali, intento alla sua gloria, compil suo tempo.
14. Udallora Sunakkhatta figlio dei Licchavi: " Certo l'asceta Kandaramasuka rivestito, in compagnia, mangiando riso e giuncata, oltrepassati tutti i tumuli di Vesali, intento alla sua gloria, compil suo tempo" (6). Allora, o Bhaggavagotta, Sunakkhatta mi si accost ed essendosi accostato, avendomi salutato, sedette accanto. A lui, che mi era accanto seduto, o Bhaggava-gotta, cosdissi:
"Che tu pensi, o Sunakkhatta? Ciche ti dissi nei riguardi dell'asceta Kandaramasuka si verificato cos oppure diversamente ? ".
" Ci o signore, che il Sublime disse nei riguardi dell'asceta Kandaramasuka cossi verificato, non diversamente ".
"E che tu pensi, o Sunakkhatta, cosessendo stato usato un elemento sovrumano, straordinario potere, oppure non stato usato? ".
" Cosessendo, o signore, stato usato un elemento sovrumano, straordinario potere".
" E cos o uomo stolto, pur essendo stato usato un elemento sovrumano, straordinario potere, cosdici: ' il Sublime, o signore, non usa con me l'elemento sovrumano, straordinario potere'. Vedi, o uomo stolto, quale il tuo errore".
Proprio cos o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta figlio dei Licchavi fu da me riconosciuto immaturo per questa dottrina e regola, destinato alla rovina, all'inferno.
15. Un tempo, o Bhaggava-gotta, io dimoravo a Vesali, nella grande foresta, nella casa dall'acuto tetto. In quel tempo l'asceta di altra dottrina Patikaputta si era stabilito a Vesali; per conseguire alto profitto, alta fama nella cittdei Vajji. E costui, in Vesali, diceva cos " L'asceta Gotama ha raggiunta la sapienza, io ho raggiunta la sapienza, colui che ha raggiunta la sapienza atto, per la raggiunta sapienza, ad insegnare l'elemento sovrumano, straordinario potere. L'asceta Gotama percorra mezzo cammino, anch'io percorrermezzo cammino. Cosinsieme potremo usare l'elemento sovrumano, straordinario potere. Se l'asceta Gotama faruso di un elemento sovrumano, straordinario potere, io ne faruso di due. Se l'asceta Gotama faruso di due elementi sovrumani, straordinari poteri, io ne faruso di quattro. Se l'asceta Gotama faruso di quattro elementi sovrumani, straordinari poteri, io ne faruso di otto. Ogni qualvolta l'asceta Gotama faruso di un elemento sovrumano, straordinario potere, io ne faruso di due".
16. Allora, o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta, il figlio dei Licchavi, si avvicina me, essendosi avvicinato ed avendomi salutato si sedaccanto.
Accanto seduto, o Bhaggava-gotta, Sunakkhatta, il figlio dei Licchavi, cosmi disse:
" L'asceta, o signore, Patikaputta dimora a Vesali per conseguire alto profitto, alta fama nella cittdei Vajji. Egli in Vesali cosdice: ' L'asceta Gotama ha raggiunta la sapienza, io ho raggiunta la sapienza, colui che ha raggiunto la sapienza atto per la raggiunta sapienza ad insegnare l'elemento sovrumano straordinario potere. L'asceta Gotama percorra mezzo cammino, io anche percorrermezzo cammino. Cosinsieme potremo usare l'elemento sovrumano, straordinario potere. Se l'asceta Gotama faruso di un elemento sovrumano, straordinario potere, io ne faruso di due. Se l'asceta Gotama faruso di due elementi sovrumani, straordinari poteri, io ne faruso di quattro. Se l'asceta Gotama faruso di quattro elementi sovrumani, straordinari poteri, io ne faruso di otto. Ogni qualvolta l'asceta Gotama faruso di un elemento sovrumano, straordinario potere, io ne faruso di due ' ".
Cosessendo stato detto, o Bhaggava-gotta, dissi a Sunakkhatta figlio dei Licchavi cos
" Non capace, o Sunakkhatta, l'asceta Patikaputta a confermare questa sua parola, a confermare questo suo pensiero, a non rinunciare a questa sua opinione, se viene a confronto con me. Se a lui cosfosse: ' io confermerla parola, io confermeril pensiero, io non rinuncera questa opinione, allorquando verra confronto con l'asceta Gotama' la sua testa sarebbe allora fatta in pezzi ".
17. "Controlli, o signore, il Sublime la parola, controlli, o signore, il Benvenuto la parola ".
" Perch o Sunakkhatta, tu dici: ' Controlli, o signore, il Sublime la parola, controlli, o signore, il Benvenuto la parola ? ' ".
" Dal Sublime, o signore, queste parole furono pronunciate come una sentenza: ' Non capace l'asceta Patikaputta
a confermare questa sua parola a confermare questo suo pensiero, a non rinunciare a questa sua opinione, se verra confronto con me. Se a lui cosfosse: io confermerla parola, io confermeril pensiero, io non rinuncera questa : opinione, allorquando verra confronto coll'asceta Gotama', la sua testa sarebbe allora fatta in pezzi. L'asceta Patikaputta, o signore, in un modo o nell'altro puvenire a confronto col Sublime e allora cisarebbe menzogna al Sublime"
18. " Forse che, o Sunakkhatta, allorquando il Compiuto
parla dice parole non vere?". .
"E che forse, o signore, il Sublime, avendo colla sua mente assunta la mente dell'asceta Patikaputta, sa: non capace l'asceta Patikaputta a confermare questa sua parola, a confermare questo suo pensiero, a non rinunciare a questa sua opinione, se verra confronto con me. Se a lui cosfosse: ' io confermerla parola, io confermeril pensiero, io non rinuncera questa opinione, allorquando verra confronto coll'asceta Gotama ' la sua testa allora sarebbe fatta in pezzi. Oppure gli d, o signore, cosannunciarono al Compiuto: ' Non capace l'asceta Patikaputta a confermare questa sua parola, a confermare questo suo pensiero, a non rinunciare a questa sua opinione, se verra confronto con me. Se a lui cosfosse: ' io confermerla parola, io confermeril pensiero, io non rinuncera questa opinione, allorquando verr(5) a confronto coll'asceta Gotama' la sua testa allora sarebbe fatta in pezzi ? ' ".
"Avendo, o Sunakkhatta, proprio colla mia mente assunta la mente dell'asceta Patikaputta, cosdi lui io so: 'non capace l'asceta Patikaputta a confermare questa sua parola, a confermare questo suo pensiero, a non rinunciare a questa sua opinione, se verra confronto con me. Se a lui cosfosse: ' io confermerla parola, io confermeril pensiero, io non rinuncera questa opinione, allorquando verra confronto coll'asceta Gotama ' la sua testa sarfatta in pezzi. E proprio gli d mi annunciarono: ' Non capace l'asceta Patikaputta a confermare questa sua parola, a confermare questo suo pensiero, a non rinunciare a questa sua opinione, se verra confronto con me. Se a lui cosfosse: ' io confermerla parola, io confermeril pensiero, io non rinuncera questa opinione, allorquando verra confronto coll'asceta Gotama, la sua testa sarfatta in pezzi'. Infatti Ajita, il condottiero dei Licchavi, or non molto, compiuto il suo tempo, sorse nel coro dei trentatrd. Costui, essendosi accostato, cosmi annunci 'non prudente l'asceta Patikaputta, bugiardo l'asceta Patikaputta: su di me l'asceta Patikaputta spiegnei paesi dei Vajji: - Ajita, il condottiero dei Licchavi, sorgerin un grande inferno - . Io non sono sorto in un grande inferno, ma sono sorto nel coro dei trentatrd. Non prudente l'asceta Patikaputta, bugiardo l'asceta Patikaputta, non capace l'asceta Patikaputta a confermare questa sua parola, a confermare questo suo pensiero, a non rinunciare a questa sua opinione, se verra confronto con me. Se a lui cosfosse: ' io confermerla parola, io confermeril pensiero, io non rinuncera questa opinione, allorquando verra confronto coll'asceta Gotama ' la sua testa sarebbe allora fate in pezzi. Proprio cos o Sunakkhatta, avendo colla mia mente assunta la mente dell'asceta Patikaputta, io so: ' non capace l'asceta Patikaputta a confermare questa sua parola, a confermare questo suo pensiero, a non rinunciare a questa sua opinione, se verra confronto con me. Se a lui cosfosse: - Io confermerla parola, io confermeril pensiero, io non rinuncera questa opinione, allorquando verra confronto coll'asceta Gotama - la sua testa allora sarebbe fatta in pezzi'. E proprio gli d mi annunciarono: ' non capace l'asceta Patikaputta a confermare questa sua parola, a confermare questo suo pensiero, a non rinunciare a questa sua opinione, se verra confronto col Sublime. Se a lui cosfosse: - io confermerla parola, io confermeril pensiero, io non rinuncera questa opinione, allorquando verra confronto coll'asceta Gotama - . La sua testa allora sarebbe fatta in pezzi'.
Io, o Sunakkhatta, dopo aver girato per elemosina in Vesali, essendo tornato dall'elemosina, dopo il pasto, mi rechernel parco ldove si trova l'asceta Patikaputta. O Sunakkhath, annuncia pure cia chi tu desideri".
19. Allora, o Bhaggava-gotta, di prima mattina, presi mantello e scodella, andai in Vesali per l'elemosina, dopo aver girato per elemosina in Vesali, ritornato dall'elemosina, dopo il pasto, mi recai nel parco dove l'asceta Patikaputta si trovava per passare il giorno. Allora, o Bhaggava-gotta, Sunakkhath, il figlio dei Licchavi, di furia entrin Vesali si accostai pinoti Licchavi, e a tutti i pinoti Licchavi disse: " O amico, il Sublime, dopo aver girato per elemosina in Vesali, essendo tornato dall'elemosina, dopo il pasto, si rechernel parco dove l'asceta Patikaputta si trova per passare il giorno. Vengano gli onorevoli, vengano gli onorevoli, useranno gli elementi sovrumani, straordinari poteri due famosi asceti". Allora, o Bhaggava-goth, a tutti i pinoti Licchavi cosfu: " Certo useranno gli elementi sovrumani, straordinari poteri due famosi asceti. Or noi andremo".
Ed ai pinoti ricchi brahmani, ai pifacoltosi padri di famiglia, ad asceti e brahmani di varie scuole costui si accost ed essendosi accostato a costoro, cosdisse: " O amico, il Sublime, dopo aver girato per elemosina in Vesali, essendo tornato dall'elemosina, dopo il pasto, si rechernel parco dove l'asceta Patikaputh si trova per passare il giorno. Vengano gli onorevoli, vengano gli onorevoli, useranno gli elementi sovrumani, straordinari poteri due famosi asceti". Allora, o Bhaggava-gotta, agli asceti e brahmani di varie scuole cosfu: "Certo useranno gli elementi sovrumani, straordinari poteri due famosi asceti. Or noi andremo ". Allora, o Bhaggava-goth, i pinoti Licchavi, i pinoti ricchi brahmani, i facoltosi padri di famiglia, gli asceti o brahmani di varie scuole si recarono al parco dove si trovava l'asceta Patikaputta. E cos o Bhaggava-gotta, si radununa grande assemblea di pidi un centinaio di persone, di pidi un migliaio di persone.
20. Allora ud o Bhaggava-gotta, l'asceta Patikaputta: " Certo ora vengono i pinoti Licchavi, vengono i pinoti
ricchi brahmani, i facoltosi padri di famiglia, gli asceti e brahmani di varie scuole, e viene l'asceta Gotama nel parco dove io dimoro durante il giorno". Avendo ciudito, in lui sorse terrore, costernazione, e gli si rizzarono i capelli. Allora, o Bhaggava-gotta, l'asceta Patikaputha terrorizzato, costernato, coi capelli ritti, se ne andnel parco dei pellegrini Tindukkhanu.
Ud o Bhaggava-goth, l'assemblea: " Certo l'asceta Patikaputta, terrorizzato, costernato, coi capelli ritti, se ne andato nel parco dei pellegrini Tindukkhanu ". Allora, o Bhaggava-goth, l'assemblea si rivolse ad un uomo:
"Ehi tu, o uomo, va al parco dei pellegrini Tindukkhanu, ldov'l'asceta Patikaputta, colgiunto di' all'asceta Patikaputta cos ' vieni, o amico Patikaputta, nel parco dove l'onorevole solito passare il giorno, sono ora giunti i pinoti Licchavi, i pinotm ricchkrahm}ni, i &acoktosi padri di famiglia, gli asae灁 o bahmani di varie q嫠ole e l'asceta Gotama ' O amico Patikaputh, tu pronunciasti innanzi a tutta Vesali ques凎 parole: ' l'asceta }otama ha raggiunGe la sapihnza, io ho raggiunta 駮 sapielZ e colui che ha raggiufta!la sa0ienzi `tto, 0er la raggiunta(鏇pien{a$ Ad Insegn`涪 t'elemento sovrumano straordinario potere. L'ascd|a Gotama percorra mezzocammino, io anche percorrermezzo cammino. Cosinsieme potremo usare0l#嶚emento"sovrumano,, o amico", pur cosdicendo si agitava ma non poteva levarsi da sedere.
3. Allora, o Bhaggava-gotta, il gran ministro dei Licchavi riconobbe: " una cosa straordinaria: l'asceta Patikaputta, ' Vengo, o amico; vengo, o amico ' pur cosdicendo si agita ma non riesce a levarsi da sedere". E ritornato all'assemblea cosrifer
" una cosa straordinaria: l'asceta Patikaputta, ' Vengo, o amico; vengo, o amico', pur cosdicendo si agita ma non riesce a levarsi da sedere".
Cosessendo stato detto, o Bhaggava-gotta, io dissi all'assemblea cos "Non capace, o amici, l'asceta Patikaputta a confermare la sua parola, a confermare il suo pensiero, a non rinunciare alla sua opinione se viene a confronto con me. Se a lui cosfosse: 'io confermerla parola, io confermeril pensiero, io non rinuncera questa opinione, allorquando verra confronto con l'asceta Gotama, la sua testa sarebbe fatta a pezzi'. Se agli onorevoli Licchavi cosfosse: 'Legato l'asceta Patikaputta con una corda ad una coppia di buoi, lo trascineremo qui' si spezzerebbe la corda o l'asceta Patikaputta. Non capace l'asceta Patikaputta a confermare la sua parola! a confermare il suo pensiero, a non rinunciare alla sua opinione se viene a confronto con me. Se a lui cosfosse ' io confermerla parola, io confermeril pensiero, io non rinuncera questa opinione, allorquando verra confronto con l'asceta Gotama' la sua testa sarebbe fatta in pezzi ".
4. Allora, o Bhaggava-gotta, Jaliya discepolo portatore di scodella, sorto da sedere, cosdisse all'assemblea:
" Pertanto attendete qui un istante ed io certamente potrcondurre qui, all'assemblea, l'asceta Patikaputta".
Allora, o Bhaggava-gotta, Jaliya (7), discepolo portatore di scodella, si recal parco dei pellegrini Tindukkanu ldove era l'asceta Patikaputta, ed essendosi avvicinato all'asceta Patikaputta:
"Vieni, o amico Patikaputta, meglio che tu venga: nel parco dove l'onorevole suole passare il giorno sono ora giunti i pinoti Licchavi, sono ora giunti i pinoti ricchi brahmani, i facoltosi padri di famiglia, gli asceti ed i brahmani di varie scuole e l'asceta Gotama. Tu pronunciasti innanzi a tutta Vesali queste parole: ' L'asceta Gotama ha raggiunta la sapienza, io ho raggiunta la sapienza, colui che ha raggiunta la sapienza atto per la raggiunta sapienza ad insegnare l'elemento sovrumano, straordinario potere. L'asceta Gotama percorra mezzo cammino, io anche percorrermezzo cammino. Cosinsieme potremo usare l'elemento sovrumano, straordinario potere. Se l'asceta Gotama f嫫uso Di un elemento sovrumano, straordinario potere舡o ne faruso di due ' Vmeni, o amico!q!tikaputta per mezzo cammino; l'asceta Gn委骻龐r狀k紸唳f捖Cy悎IlnI鋯蓑z迶IZ 萊駮S鶂r9欞U奪jR~鯪詨褲{鸅殷>eab諸[戊主.柘>迦J{ 柞z iA姈d>鋂半繘飽 PBf榛鐸)q!唌 2.2} 砳p戢PT'%bmED !&@ XW%5夸格sm僻YCx儇&I#>驥N蚔皏bv墠遍#柲譟詬廝蒙蓺Hy狑掰或g慇謷油嵎u 傖|蟼堙H+q寎訒jF R%&f 榯猘a`pl趨80繫 ,F_8Tqfa!089bK除y7rB 鋄FlYe&X璾V.dP7n上 "q@X姡隒惈%R頒b@dl5* l甯讟俜邗鼩M@裳b)瘩1熪饖vwW+3獞亃凱K?鶒騝haa覹 p淪|i鳹2~SQLL[Jj牧O貗諰s 恕奓睬HΒ:@8>hB1b0峬 0#LR!9(--R斸分僽壢+@X4s }B@48 8A ド攘醜0E5 R"/Ps寵J晉]鬕18促{/Xi2蠙jYKmR澈#熜}-X+ac}^e]煘rW耨獠y19(@N(d3妍舜M焍抽saa眧倢#:008Pb嘬"!xqX 5JIArs燮 X "#e酋FhЪ H!L`/B颭i悿LJf虙(鍥2迄潻傍獀}Yl?齖3訥&豃Ew吝溴?柲寸g諺~&+oG): 8\[3,'鶉Y鐘姼 `cRZ1!聏X g謯Bo籟xbU"\]ㄕ!a毚鷻" (8d暗dTtr唉 FΔ)]艖)臣F鰅r嗔喒Yg儃鄳9v]硝!t%1ocg俳櫅瑑G;U&v驐鈌 q7盦{@z?‥殲裾~Ow3t4N&(姱Jzi2a1志烜屧e總s砦L 0Sj鎑bZPN楬C#@臢#&G90場T C婿"J斐m艸┐e笀刊&xqZ0熹'!\絃9u芰澡+{鈭葽揄B0變憢\v?r釐p翠豌嫟幝遼w躗髆 癟z;4儅糖)巡J蹠kysxn薁.毷綑'wu @}8劀cr℅尚c韟DT:,偳c&汃yvS)6*鄙Pa潶N, 氶: d2\S,'俛F4竺U;u洒0檳奉蓴蝳v蘬6悼墿塝蔨沏dLu納熳= 緒蹧Q|葾嚐J@VVワ捫勉}醒抹0Q幏最J?洭B(Pj#&dF)+c;糈e6Kp埠ZLme\廯境d#朾`ThZ恂X3 D鷁/ =`n9(谽ZmK`H臂餺傞FI4D忡獦V賸緞h:狒'鶿嬼棻X{泜遘=W臠c=檓A=詌?痾柞旯鷇笛>謓vc躚嗊|蜎磻,,羺g∪V儌跜3 H弝S$X擬t狨4妽 H)I r <1鷯0*枯荸h8,&詻+Gㄕ@VQr5 cy%鯔<=褻R#蜵9天 X<虔d*孖xbI01NI4扢P-QA4勼gU]掁cu珩諯cp沾a4*F貴笵=朣& FR B0L00,R4B 1Q榥8a烳4 +0FJA3 Bv]C 玕祁8E=L絨Iy(ij唶 i刈1h/M"IH跤 %ゴV1幗}I(xk1〒!粗濍t gY[ (甦1U6辛俠%:{R{餟w場_5抶颭掄冊UUUUUUUUUUUU鷘bF鎥srn a坯鄹伓0稰Bx@4 !"l3"? "6剷 :"+邕Tmk@澆rcB$u\#p.璚 DV輐$砱鴗嬔劀GK-"貗F倏 C薪珽t1tD防鯰G籺rY"仴峖4e寖M朽8橆KU醟哀LXyJ$貓rgB 0`s@E `蚙(4Q<豸 |褪>P,G%噅醓4e2myK)d@5Z 毧}4夸rYV|d嬦:P?0盉 SQ;:=^#"C1t'魍R矌~ <6P羉t撝p絀E"}禓〞WZ$vWg<醟諟蘚:O尚呇琀琶:'_郰鄳@ 糟緛咄%Q.18Fyy(鎎 0IJ<%苕P岳D|Th8VBD;!1韓盯#bT->BU中*
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" Colui che si aggircercando per sgli avanzi dell'altrui cibo non vede se stesso e si crede simile ad una tigre,
ma ecco lo sciacallo ruggisce: ' e che il vile urlo dello scia[callo, e che il ruggito del leone?'.

Proprio costu, o amico Patikaputta, vivendo cogli attributi del Benvenuto, nutrendoti col cibo del Benvenuto, pensi di poter competere col Compiuto, Santo, PlRfetto, perfeutamente%Svegliato. Che so i vili Patikaputt al"confronto dei Compmeti,"Santi, P$rfetti( perfettamente Svegliati? ". *1$Ma cgn ci(o Bhaggavq=gotta, Jaliya, discepolo portatore di scn攙llA, con questo paragone, non fu in grado di trarre n'asaexa PADikaputta dal suo sedile, allora cosgli$disse:
" Chi si nutrdi rane, di topi da grano, di crani, djossa e
[di rifiuu) oella grande foresta, na骴'inospitale foresta si crede stimabile:
[' io sono il re degli animali '
ma ecco do sciacv泰披W. ,浪dTb鵃2w?拚盝咺偏IL慴[佘^洙<鞂竟廳<茶 夢積檜l摒'6X<孜V8巔VO?[g緗磭匊鞻霪P3菪异+{硰XO1簊 I箾;觴v敪@wQpoP e鷦5+蠸儮S. %P:涺iO+愻酢;獼}tsG♂-+G5E[x牌葂Ur~櫸卓ik!cGⅥd=鶛οt{淄A善4找hX橨 }!;饙u苯r&\&)わ謖J1s^俍|3虛灱*E罏|狅l6O(zOXA\}etS目矏0鵘¢ㄠ (憳1楛R0Z泹3"$] `僇*:hGE榭,r侏J4]峴"栨ax溍>Zz澬J孔溣椪j磚鉶蒴甒猊藢迡難Z^ 02w?}褑nx=吱6[轣7節f7騄,!揳L)m魵刜v?2 zLk7釸If很侒*蟪檠 1バ 侳審Sl'I 軝Tu螑浩 Y`41繈調Y&□Q觟{若t埶A鴄瀡弳)獟棻Hxe9>?jb_*鰇W趴_鞻sj.Y熹*%祭m雝cCA}T [悆刳螒鼶gs佤梁Zc27v蹈n饗愧D6:τr wm惓y!矼晜 7op熽<$}{mPs蒛Q|->2渴]机G棒UN堮}T虩zaL+t暩勷{2"h 翫興W圠橞CMS璯寞6b-堜5{墆K_杴>`鵓鞢c踵 )KF壯XW餱卍 坶鬮);〤[{尾え/踒)v窫 梡膦槉+,y艀I鋠稄<\'cKw嗿+з6]土k鎷G菉哿嘂\n~/91簇}t,=Yf 蔓q任x8{籓Dyg4諜索64H監;蒶蕊a糨]饋繃〨絮鰇i鯸i\:|V宗1炬障VKaa}U衁蠢MMH秤o黮窋 鰼9翎A抨濘G諺瞙骷RR斫蘮y<崛苶Xйv殏謘卼6g48} k"T <)樓UC.埠7l賵,+粿]{B紝帊 Foセ廚滆 Mg1薞4羝ぉ恓 q|鶐 薋駤&G?j斌苪慏z陬"蜒鶩3g%o7k@Z褾芵火虀Q7闀u緲yn諗DTq4 垢[DC葎6G萓~Zw<淺x~3謳陘褔j蘲H尨Flfr鮆硻顄S{&F至[w3u棷裨P郼J v殰eb瑊( 鱨]2惴娩灱Yxzl篕門 莝Z6莘~刺g屙脹Rvj凸r噀5sM磥h7j{Gd5S堁K( 崹孖N沴偡_枘S8喇糌 {j崷!?H<釳;UU*]|帶9間士爢H獄陰h筦箅=聵j叭桶耋伋紉<~踚軏z祴譬H=n孈| !GD駃糊粊犑R柘岯s3摔菝p慊緆悍R曮a旴.<0h)4恔鐒哃h苛郾Ln' 0!渙{攃(餐毉@eHVe)炒8淗窴$_T#zJ~椸uWUt H晚玩U坰nV 焰旳者'鈥(蜒GKo(;v3sV嚍Y儋齪zfB)囈U/幩廂3翫賻奢枲蕖C襼[QМ蜛_腊Rj7!郵a厜榹Z襲\B嗽=踹詏t矧升(0鋻w率[P`4v軦>Y &鈙w.3釐sj8k昋9髓q鸙!裂+衢Ci割hF賒Q耨:盵,|? 譭KG[ 洄唷Cv枮憃A悀秅es胥蚺W蔑{rTnQ迒憩*詿L採U陣寋Y]泄粟|S$瘰騭淋JoWNDzt&+ t{|扶祪'嫙傯Mv庵觱Ce鏸窉/擄zfg苪pJ3敿与C窮yшA3_"5{2Kn9 D膉Z?C撂毘饛wd@﹋罳`Y_5總l)|紐u3&低蹴-'犪蓁(Xt1$u昑=:佒>4嬮rLsg鹼霆驊5_\P+0摒v虮Y~pa!#弟0B硐縉F, Xi怫傑m{槌臼=3杴JZ&螰鍤9酠O踘_U焂@q摘FI鬞 杹 筶襖?蛻聿GwI!B絊[wX瞨荂?尖跁獐v$&8Hdh2'旒`mij)qt觚4b緘q蛫矮% 5U$%) 貥鵯7C蘅b`儰$s粄e栟;>v6繃n A 辴樟鵁 暕L鶴蕊痌釚:犆 xql邞㎞w?xだLv{ u茻 ]FXutL徨"=貢=Lu繐"EV努踑豃粔誺n芑)]{瞱H崲 c隕婷哈亹婤咼爓v麓繃髻鍾浼f今羺蒡 F5掯檞阻⊥l4P$ TOL,{蔒4鵓fQ秺湞Y1焆'Zkjz檢翢~妧a坡泱qy`弼JY[燊iNn涳 p眠1o~X祇瘯(壚 彩檄Y9v脝葵1 k4持)犅uzM<<tD埶剒嗉4蜿秫mね-QG{餲kh慲擼vL8y赹/D鐓:K螬諫t憨猰Ty0W{[=騧R怋瘀淹蔫`p/XbA欺h謵R銬ri@5Nq堩譾\i G光 劾V毰 lk~]韸饟}g0策 銵佴聧 哖Lt'^c緮l1〤[i J H:&`215宧牮齇Yv萋る,З倢處i<3'"%瞫[& glu橑,胔1>許利k?8W,更v忽]L(慥媶][xQ職I! d撢jQ涆A1Γ闞愝'6 x格靡齖凶腔嗋涕㎎\7w良5Qpv^# RcvnZ佗("卬A騠;Tgwo9HeLEVC|]膽:s孲儼UFyO{dt"F慘A諆)啪&姚[c_vX溍^鷁H蜩*榣5樗泭xA/撝]遜襒)L<俏+洞嬅辿bk妵泲廇&4=N=.煆)舖砏zv= Yn"_U嵙d lXf^/坪W欹i塎熝 )襳,猾櫇妮(l牼um羻'瀊izbE_$渽絳&搢涕錕h鴅 醺掽\7|僂#.)m[擸埧ud 婥稫宏&挈>sc蔟K%祑W扈頍=5nt[cw湝劘V#>m_dvj3 &u輆苬RiT桂YTV駻暡棴鈃晊_蛃齌魧w趄爊鏗h牟F%6腏珿蕔s[{Y}羖%=K鶠/Ij>?帡永-~$n贆[g興咒逽釓H]m~c(彗.鼫0漶ゑL齍r痽nux3貔]|tm鰗黓忘達W楗軂*閌裝冤nD?$YG鸛捔i{佘粘"qmN清たN誌呅FY徬渹p憪閟k噙{_痚椻豪醄}0M^嘏=<睠yB=q奘こ土F澧Og+3}(b瀿貌+BA鎷i`(&i郚H 趓+綀g茙3巹峟掏夷`EgTHh嶼h]0w.L迡煤 uZ;m彶:f=#牽槂p淼糟眈=M粢澍a51溛i幄u;b信qWVBv杹坨 自阬彫m3鉥`菢1涿L$惑z笮噿餼羻窖俾榻M郬z麔"X蔙7O<&)SkS萼未ZN 淉^\CN"凵鼽6+N尬膘珘柟蟥R幝岓 @湟dMLk(GH8lGm冕浢Y茯x}{FOc(]dc罅tN星羃?M_hEp祔V戒瓀/堰L HpvJ穊湚棷vP潩梂`8軶氾藰Wb仗uMcNFEmK螤t^(gQs蒘e9=|aVy︶烔egli certo il signor Brahma, il gran Brahma, il signore, il mai vinto, l'onniveggente, l'onnipotente, il padrone, il fattore, il creatore, l'altissimo, l'ordinatore, il possente padre di ciche fu e ciche sar Da costui, dal signor Brahma noi fummo creati. Egli permanente, perdurante, eterno, elemento immobile, cosper sempre uguale sar Noi invece fummo creati dal Brahma, impermanenti, non perduranti, di corta vita, elementi mutabili venuti a questo mondo '. Cosl'origine, o amici, del mondo di Issara, del mondo di Brahma, del sapere delle origini, che voi esponete ".
Costoro cosdissero: "Ecco, o amico Gotama, noi abbiamo udito ciche disse l'onorevole Gotama ". Ed io, o Bhaggava-goth, ho realizzato il sapere delle origini; questo ho realizzato e cose di queste pialte ho realizzato, ma da ciche ho realizzato non sono vincolato; non essendo vincolato, solo, stabilita la pace ed il supremo sapere, il Compiuto consegue la liberazione dal destino.
1 7. Vi sono, o Bhaggava-gotta, alcuni asceti o brahmani che espongono un insegnamento sul sapere delle origini per corruzione del piacere. Essendomi loro avvicinato, cosdissi: " vero che, onorevoli, voi esponete un insegnamento sulle origini per corruzione del piacere?". Costoro cosda me interrogati: "S, risposero. Ed in conseguenza, dissi loro: " In che modo, voi onorevoli, avete stabilito il sapere delle origini per corruzione del piacere, che esponete? ". Costoro da me cosinterrogati non risposero, ma a loro volta mi interrogarono. Interrogato, a loro risposi cos
" Vi sono invero, o amici, gli d corrotti dal piacere. Essi avendo raggiunto l'elemento gioia-piacere a lungo attaccati dimorano, avendo a lungo dimorato attaccati al raggiunto elemento gioia-piacere, la loro consapevolezza si attenua, attenuata la consapevolezza, essi trapassano dal loro coro divino. Si conosce, o amici, questa possibilit che un essere trapassato da quel coro, giunga in questo mondo. E, giunto in questo mondo, fatto asceta, abbandoni la casa per l'anacoretismo. Abbandonata la casa per l'anacoretismo, fatto asceta, realizzato lo zelo, realizzata l'attenzione, realizzato il controllo, realizzata la vigilanza, realizzata la giusta applicazione del pensiero, in modo da raggiungere la concentrazione della mente, sche colla mente raccolta sorge in lui la consapevolezza di una precedente esistenza, ma non sorge consapevolezza di altro. Egli cosdice: ' Vi sono i signori d non corrotti dal piacere. Essi non attaccati al raggiunto elemento gioia-piacere a lungo dimorano, e avendo dimorato a lungo non attaccati al raggiunto elemento gioia-piacere, la loro consapevolezza non si attenua e non trapassano dal loro coro, permanenti, perduranti, eterni, elementi immutabili, cosper sempre uguali staranno. Invece noi fummo corrotti
dal piacere: a lungo dimorammo attaccati al raggiunto elemento gioia-piacere, e, avendo noi a lungo dimorato attaccati al raggiunto elemento gioia-piacere, la nostra consapevolezza si attenu attenuata la consapevolezza, trapassati da quel coro, impermanenti, imperduranti, di corta vita, elementi mutabili siamo venuti a questo mondo'. Cos o amici, si stabilito il sapere delle origini per corruzione del piacere, che voi esponete ".
Costoro cosdissero: "Ecco, o amico Gotama, noi abbiamo udito ciche disse l'onorevole Gotama". Ed io, o Bhaggava-gotta, ho realizzato il sapere delle origini; questo ho realizzato e cose di queste pialte ho realizzato, ma da ciche ho realizzato non sono vincolato; non essendo vincolato, solo, stabilita la pace ed il supremo sapere, il Compiuto consegue la liberazione dal destino.
18. Vi sono, o Bhaggava-gotta, alcuni asceti o brahmani che espongono un insegnamento sul sapere delle origini per corruzione della mente. Essendomi loro avvicinato cosdissi: " vero che voi onorevoli esponete un insegnamento sulle origini per corruzione della mente? ". Costoro cosda me interrogati: " S", risposero. Ed in conseguenza dissi loro: " In che modo voi onorevoli avete stabilito il sapere delle origini per corruzione della mente, che esponete ? ". Costoro da me cosinterrogati non risposero, ma a loro volta mi interrogarono. Interrogato, a loro risposi cos
" Vi sono, o amici, gli d corrotti dal pensiero. Essi a lungo si pensano l'un l'altro, ed essendosi a lungo l'un l'altro pensati, si corrompono la mente. Essi corrotta l'un l'altro la mente, esauriscono la mente, esauriscono il corpo, trapassano dal loro coro divino. Si conosce, o amici, questa possibilit che un essere trapassato da quel coro giunga in questo mondo. E giunto in questo mondo, fatto asceta, abbandoni la casa per l'anacoretismo. Abbandonata la casa per l'anacoretismo, fatto asceta, realizzato lo zelo, realizzata l'attenzione, realizzato il controllo, realizzata la vigilanza, realizzata la giusta applicazione del pensiero, in modo da raggiungere la concentrazione della mente, sche colla mente raccolta sorge in lui consapevolezza di una precedente esistenza, ma non sorge consapevolezza di altro. Egli cosdice: ' Vi sono, o signori, gli d non corrotti dal pensiero. Essi, non essendosi a lungo l'un l'altro pensati, non hanno corrotta la mente. Essi, non essendosi l'un l'altro corrotta la mente, non hanno esaurita la mente, non hanno esaurito il corpo. Questi d non trapassano dal loro coro, permanenti, perduranti, eterni, elementi immutabili, cosper sempre eguali staranno. Noi invece fummo corrotti dal pensiero, a lungo l'un l'altro ci pensammo, ed essendoci a lungo l'un l'altro pensati, indebolimmo l'un l'altro la mente, corrotta l'un l'altro la mente esaurimmo la mente, esauriscono il corpo, e trapassati da quel coro, impermanenti,; imperduranti, di corta vita, elementi mutabili, siamo venuti a questo mondo'. Cos o amici, si stabilito il sapere delle
origini per corruzione della mente, che voi esponete ".
Costoro, cosdissero: " Ecco, o amico Gotama, noi abbiamo udito ciche disse l'onorevole Gotama". Ed io, o Bhaggava-gotta, ho realizzato il sapere delle origini; questo ho realizzato e cose pialte ho realizzato, ma da ciche ho realizzato non sono vincolato; non essendo vincolato, solo, stabilita la pace ed il supremo sapere, il Compiuto consegue la liberazione dal destino.
19. Vi sono, o Bhaggava-gotta, alcuni asceti o brahmani che espongono un insegnamento sul sapere dell'origine casuale. Essendomi loro avvicinato cosdissi: "vero che voi onorevoli, esponete un insegnamento sull'origine casuale? ". Costoro cosda me interrogati: " S", risposero. E di conseguenza dissi loro: "In che modo voi, onorevoli, avete stabilito il sapere dell'origine casuale, che esponete?". Costoro da me cosinterrogati, non risposero, ma a loro volta mi interrogarono. Interrogato risposi cos
" Vi sono, o amici, gli d esseri inconsci, questi d raggiunta una coscienza trapassano dal loro coro. Si conosce questa possibilit o amici, che un certo essere, trapassato da quel coro, appaia in questo mondo. Giunto in questo mondo,
fatto asceta, abbandoni la casa per l'anacoretismo. Abbandonata la casa per l'anacoretismo, fatto asceta, realizzato lo zelo, realizzata l'attenzione, realizzato il controllo, realizzata la vigilanza, realizzata la giusta applicazione del pensiero, in modo da raggiungere la concentrazione della mente, sche colla mente raccolta sorge in lui consapevolezza di una precedente esistenza, ma non sorge consapevolezza di altro. Egli cosdice: ' Origine casuale hanno l'anima ed il mondo. E quale di cila ragione? Io non esistevo prima che quest'io fosse maturato in esistenza'. Cos o amici, si stabilito il sapere dell'origine casuale che voi esponete".
Costoro cosdissero: "Ecco, o amico Gotama, noi abbiamo udito ciche disse l'onorevole Gotama". Ed io, o Bhaggava-gotta, ho realizzato il sapere delle origini, questo ho realizzato e cose di queste pialte ho realizzato, ma da ciche ho realizzato non sono vincolato; non essendo vincolato, solo, stabilita la pace ed il supremo sapere, il Compiuto consegue la liberazione dal destino.
20. Cos o Bhaggava-gotta, avendo io detto, alcuni asceti o brahmani, vani, bugiardi, calunniano non secondo realt "Non chiaro l'asceta Gotama coi suoi monaci. L'asceta Gotama cosdice: 'Nel tempo in cui un asceta ha raggiunta la splendente liberazione, in quel tempo egli percepisce solo oscurit' ". Non io, o Bhaggava-gotta, cosdico: " Nel tempo in cui un asceta ha raggiunta la splendente liberazione, in quel tempo percepisce solo oscurit". Ma cosio dico: " Nel tempo in cui un asceta, raggiunta la splendente liberazione, dimora, in quel tempo percepisce lo splendore"".
"Pertanto, o signore, oscuri sono coloro che accusano il Sublime ed i monaci di oscurit che io possa essere rischiarato dal Sublime, possa il Sublime insegnarmi la dottrina per mezzo della quale, raggiunta la splendente liberazione, si dimora".
"Difficile, o Bhaggava-gotta, a chi di altra opinione, di altra credenza, a chi sotto un altro influsso, ad altro aggiogato ad un altro insegnamento intento, poter dimorare
nella raggiunta splendente liberazione; ma a te, o Bhaggavagotta, quella certezza che hai in me ti serve di buona protezione ".
"Se difficile, o signore, a chi di altra opinione, di altra credenza, a chi sotto un altro influsso, ad altro aggiogato, ad un altro insegnamento intento, dimorare nella raggiunta splendente liberazione, certo la certezza che io ho nel Sublime mi sardi buona protezione".
Cosdisse il Sublime, contento Bhaggava-gotta il pellegrino si rallegralla parola del Sublime.


PATIKA SUTTANTA

FINE

(Traduzione di Eugenio Frola)

SAMANNAPHALASUTTA

(SUL FRUTTO DELL'ASCESI)





Cosho sentito:

1. Un tempo il Sublime dimorava a Rajagaha (1) nel boschetto di manghi di Jivaka il pediatra, con una schiera di monaci, milletrecentocinquanta monaci. quel tempo il re del Magadha Ajatasattu Vedehiputta (2) nei giorni della vigilia, al quindicesimo, alla festa della fine delle piogge, nelle notti di plenilunio (3), circondato dai suoi reali amici, era uso sedere sul terrazzo dell'eccelsa casa. E dunque il re del Magadha Ajatasattu Vedehiputta, una nottei vigiliu cosesclam "bellissima, o Amica, q嶒sta nlttu dk rle&ilunio; meravigliosa, o amici, 1uest+ notte fi plenilunio; splendida, o amici, questa notte di plenilunio; mirabile, o amici,!% Q|esta nottE d) plenilunio; propizia, o amici
questa notte di plenilud廩. Quale asceta o jrahmaNo potremmo onorare, che o.kraTo xossa di pace colmarci la mente ?" .
2. Cosessendo stato detto, uno tra gli amici del be, `l re del Magadh`0Ajata7attq Ve`ehipw4ta. cosdissU7Lㄡ*ZI枅醽ytH薺Cr婆J$"+vK に‥4柟-UVU僧eg?6嬡$3掀h{M胹踇 ]aC^?Kk恚(儓zGゅy~rB絘疤擫|O巨臒 猷Qc.IF'蚨鍧輩嶙┤筈5j茧馞#+r?"K#L螫aWO穚萁落茉Cb1,U6b幏輲Z祥f射熾IjEe古'S"3Tye趵獦徫逐=O蜍•(*:$:f跰鷘鐑*>U梮$棄+躅淘915萫s2奧潸q w恓L㏒y)汶qi }k卄黛柰is雚鰒枍帊E嵉Jˉ鑏嶇櫰:棼P誙祒瀼]a^CKK5r枕.耾M幠肉Oo\0!b.MS蹊`鍏R踉M螛瑢s誹緣oGF晟氰峌舍罘QlbXAZC5_鐵 j1o涄Ex4?Q牧位oo"2*e逆c唵i$咻m2嘍a蟒趉 裝$R牢+eaD摿桀灒僦e;D,V昔8'i8yd鉬L9@ii_.輈w觥=oeB H姜0E颩鵗蓖q盺嘳毿*Z~D[!鵑UH莈v泔k#0S祒 da'=\OKK彧帘tz;5"t鉀淕翜w襦e傅:}Szr蟬沽淡縃//~x3捩tuk;ql%瞇狑W*\:,g弱!f=揃YU悕唼+|Omg歃 8UXivaH'dy,偢y迅鮢lf8崌;%e3海5芛piw)<慲G拼嘍Oi/T:9O麰{歑*ez 鴾S"R步趣@g–4汨i&-2d8\t!翹=2汀誇n壯 J毧忻璁P.j{X艀Uz嚨G畚晸ZFC2t婁岔POR瀯犞]a^MKkh rc蚳? /迾鱌o )pl(t臹$弳!峸Ui}u|S冶20嫘)磉}=o絘-cC >r耬EQ遲2渻7貓QKB84被Uymb鎒C薀M:卡2伀 圊鯦侄★園宅萼羶*CVGO犉G5%TEqJ1 n\≧斗S彶P鋩Z餗蔮杳崠矉虳3婊1蔑.莏撿 uT跙&萁FAbC fA彶OWI笣?偟俓姣ujkV惛u-磛eUNR瀼仚Ma^)K妞k恚帘5z)D5叔掰X洋知@E}Qe)孽苭哱lb攛雀f鶱)K<6}崧楛瀿氡嶪</-J揘^驈 I\p藶莐nbk裟Lz h溤J02Hh躖錧$<受%E6(p棹yt菥n古凸g-佬4蚝r枵昲4Gc|湖陝#Qh襑嫁本J蘗傛pTu?|GJift驩~拓 褑嗢"宬濲p@朋L烊`C夬/<7罏X盯淅lSN薐駔据#Q誒豭寺諂鴅衃Ll<^陽躕 旂&CX鞭o=艖6u僈v譁罕鷑g廌7 Q檁羺_錯y飆慌m萁嗜9\t桱\'較縣o鷋蛫Gc3lK-]iv#昲+"嵌蠥祜瀷明-a^檚k'彋z悄聽汭唭玨帥蓺氿嚘慅)嫌m灕"i0 襮w8+oh扛灝]Ku+9鯫W鷨樞+H!卵烷b劭U槎I貣t<僚 膘僻儰.x蝑鋉塎怚lj:fVT3j諸O_愛5;焠瞙gE佹B引. W湅6RtG縃s{i*l四絜攔楛c]qQJWLNbL繈虪"y!1輳?<蕾俵籙*龠萁蜷1Cjja@eJ漸颿敗猼乏WVIeE遰毀酣gRf淑6TRk瀯iJ-`兣 Iktz安e%:&勼bw縞苲H蠨-瑍[/]嗑oX&(c護E漟M猭Fk來鵁鴠G蝻?怍伽羬c價n聤V婌牴x麉2b齌,吧9B ]駪i犧5SQvT等C9C產<鐆Jf獨\#zg\宨Α悾t扶錵 \R eW郁鄴憧S穨滉.椽橿挭\醬C傽T(1 M.#"N圓B1Q邠懆墥-ゾI作濞|SjV 穚萁滷族&Z嚵/w7s父>聹鐐q]a}隆y<舌oN>DRk *踃仚-a^GK2詖sr礭矨f+yN^獒s}嘉Q5菮Q6F+戄m樹:巽 DeOE^nE翉a策鞅典t[]6D課脖聐n唗褫V荂+*xAB(就]鄿 w/(昳YM憚5HQ誚蛩鞻猺>糌aMNX 9Xr帽3鬿L*Zp肝8R ,ダ)G貸f &%‥c梋.媶覽U&2闍Gd5墜3甏鐍沷] 畈瞙紮萁嗦n璣^vj_Ie31犰TU捑Ie}GRKOI瘢驖祜瀯-`▋KI巷)5zZ$B:!:Pg猼Gr顁鑈Kfd梩鄞g諶4+嗦m猾/BQ"jF1躊曳_:恀橀釭梋惏P惈R禤tiNY畷枓i訶獮V侶{筑伔m螸嗑奉) 鶢4i[3}慼5ヂsn>N>"廚堮da\毧DE"D六GN焟糮W譸3q撕F矧忥祭褂kP!僨0佛<c侹R螽矘{fOJHq蹟uZ4)p諰l莌檨tB謀>葇蜩嗦n蜀+dJl若DUZA郗z氂]jR踾I踉U"]鄝趍J皽烓瀵=a^?GK5z&"殊歙j便U僅J;Q5l冊梔蓬o饙/9砫嗦m琿氖*MUo d'onore siede tra la schiera dei monaci ".
12. E dunque il re del Magadha Ajatasattu Vedehiputta si avvicinal Sublime, ed avvicinatosi, si fermpresso un sedile, fermo presso il sedile il re, circondato dalla silenziosa e, come l'acqua di un lago, immobile schiera dei monaci, cosesclam "Di questa calma possa essere ricolmo il mio giovane Udayi-bhadda (6), della quale ora ricolma la schiera dei monaci ".
Mosso da affetto forse, o gran re, tu qui ti accostasti ? ".
" Mi caro il giovane Udayi-bhadda. Di questa calma, o signore, possa essere ricolmo il giovane Udayi-bhadda della quale ora ricolma la schiera dei monaci ".
13. E cosil re del Magadha Ajatasattu Vedehiputta, reso omaggio al Sublime, inchinatosi con giunte le mani alla schiera dei monaci, si sedsul sedile, seduto sul sedile il re del Magadha Ajatasattu Vedehiputta cosdisse al Sublime: posso, o signore, interrogare il Sublime su una piccola questione, se il Sublime permette richieste di spiegazione? ".
Interroga, o gran re, su ciche desideri o.
14. "Per ciascuno che esercita delle attivit o signore, cioper coloro che: cavalcano elefanti e cavalli, guidano i cocchi, tirano d'arco, portano stendardi, sono aiutanti di campo, distributori di vivande, nobili, prcipi, che saltano sui grandi elefanti, eroi, catafratti, figli di servi, cuochi, barbieri, bagnini, sguatteri, preparatori di ghirlande, lavandai, fabbricanti di ceste, di vasi, contabili, scrivani, o esercitano quelle altre attivitche esistono, i frutti si manifestano sensibilmente in questo mondo, fanno lieto e soddisfatto colui che si occupa, lieti e soddisfatti madre e padre, figli e figlie, compagni ed amici; per gli asceti e brahmani le opere che promuovono spirituale benessere, le opere espiatorie dolcemente fruttificano, in mondi celesti, producono propensione ai cieli. Ora si possono, o signore, proprio qui in questo mondo riconoscere i frutti dell'ascesi ? ".
15. "Non ricordi tu, o gran re, di aver giposta questa domanda ad altri asceti o brahmani? " (7).
" S ricordo, o signore, di aver giposta questa domanda ad altri asceti o brahmani".
" Quanto, o gran re, ti risposero al riguardo, se a te non spiace, ripeti ".
" Nulla mi o signore, sgradito, allorquando presente il Sublime, la forma del Sublime ".
"Allora, o gran re, parla ".
16. "Un tempo, o signore, avvicinai di persona Parana Kassapa, e, avendo avvicinato Purana-Kassapa, dopo aver scambiato cortesi e amichevoli parole, presi posto su un sedile accanto a lui. Dopo essermi seduto, io, o signore, cosdissi a Purana-Kassapa: "Per ciascuno che esercita una attivit o Kassapa, cioper coloro che: cavalcano elefanti e cavalli, guidano i cocchi, tirano d'arco, portano stendardi, sono aiutanti di campo, distributori di vivande, nobili, prcipi, che saltano sui grandi elefanti, eroi, catafratti, figli di servi, cuochi, barbieri, bagnini, sguatteri, preparatori di ghirlande, lavandai, fabbricanti di ceste, di vasi, contabili, scrivani, o esercitano quelle altre attivitche esistono, i frutti si manifestano sensibilmente in questo mondo, fanno lieto e soddisfatto colui che si occupa, lieti e soddisfatti madre e padre, figli e figlie, compagni ed amici; per gli asceti e brahmani, le opere che promuovono spirituale benessere, le opere espiatorie dolcemente fruttificano in mondi celesti, producono propensione ai cieli. Ora si possono, o Kassapa, proprio qui in questo mondo riconoscere i frutti dell'ascesi?".
17. Avendo io cosdetto, o signore, Purana-Kassapa cosmi rispose: "Agire, o gran re, provocare azione, distruggere, provocare distruzione, incendiare, provocare incendi, far piangere, far stare in agitazione, palpitare, far palpitare, causare morte ad essere vivente, prendere il non dato, separare ciche unito, abitare sempre nella propria casa, rimanere nei villaggi, correre ai piaceri, mentire: nessuna azione produce male. Se con una affilata arma tagliente tu riducessi il mondo in una poltiglia di carne, non ne verrebbe male norigine di male. Se sulle rive settentrionali del Gange tu fossi andato uccidendo, incendiando, torturando, oh non per questo ne verrebbe male, norigine di male. Se su questa riva tu andassi beneficando, regalando, facendo sacrifici, compiendo olocausti, non ne verrebbe bene, norigine di bene. Dalla generosit dalla moderazione, dall'astinenza, dalla sinceritnon nasce bene norigine di bene ".
18. Cosletteralmente, o signore, Purana-Kassapa, interrogato sul visibile frutto dell'ascesi, mi rispose sulla non causalit Come interrogato sul mango mi parlasse dell'artocarpo, interrogato sull'artocarpo mi parlasse del mango, proprio cosPurana-Kassapa interrogato sul visibile frutto dell'ascesi a proposito mi rispose. Allora, o signore, a me cosfu: "E come, di grazia, puoi pensare che vi sia un asceta o un brahmano dimorante vincitore a causa della rinuncia? ". Cosio, o signore, dissi a Purana-Kassapa, ma non vi fu accettazione nripulsa, e, non avendo costui naccettato nrespinto, scontento, senza proferire parola di insoddisfazione, preso da disgusto per questo discorso, per nulla convinto, levatomi da sedere me ne andai.
19. Un tempo, o signore, avvicinai di persona MakkhaliGosala, e, avendo avvicinato Makkhali-Gosala, dopo aver scambiato cortesi e amichevoli parole, presi posto su un sedile accanto a lui. Dopo essermi seduto, io, o signore, cosdissi a Makkhali-Gosala: " Per ciascuno che esercita una attivit o Gosala, cioper coloro che: cavalcano elefanti e cavalli, guidano i cocchi, tirano d'arco, portano stendardi, sono aiutanti di campo, distributori di vivande, nobili, prcipi, che saltano sui grandi elefanti, eroi, catafratti, figli di servi, cuochi barbieri, bagnini, sguatteri, preparatori di ghirlande, lavandai, fabbricanti di ceste, di vasi, contabili, scrivani, o
esercitano quelle altre attivitche esistono, i frutti si manifestano sensibilmente in questo mondo, fanno lieto e soddisfatto colui che si occupa, lieti e soddisfatti madre e padre, figli e figlie, compagni ed amici; per gli asceti e brahmani, le opere che promuovono spirituale benessere, le opere espiatorie dolcemente fruttificano in mondi celesti, producono propensione ai cieli. Ora si possono, o Gosala, proprio qui in questo mondo riconoscere i frutti dell'ascesi?".
20. Avendo io cosdetto, o signore, Makkhali-Gosala cosmi rispose: " Non vi causa, o signore, non motivo per le impuritdegli esseri, senza causa, senza motivo gli esseri diventano impuri, non vi causa, non motivo della beatitudine degli esseri, senza causa, senza motivo gli esseri diventano beati. Non vi un io personale, non vi un'alterit non vi una condizione umana, non potenza, non virilit non vi potere umano, non energia umana. Tutti gli esseri, tutti i viventi, tutte le creature, tutti gli spiriti sono impotenti, non virili, piegati sotto la vincolante necessitdell'essere e sperimentano gioia e dolore. Un milionequattrocentoseimila e seicento modi fondamentali di esistere, cinquecento karma, cinque karma, tre karma, un solo Karma, mezzo karma, sessantadue linee di condotta, sessantadue stati intermedi, sei razze, od otto cori di spiriti, una conoscenza unica in cento modi di vivere, una conoscenza unica in cento modi di mendicare, una conoscenza unica in cento stati di perfezione, due pienezze della mente, tre fermezze della mente, i quattro elementi della terra, le sette generazioni animali, le sette generazioni inanimate, le sette generazioni svincolate, i sette d, i sette stati umani, i sette demoni, i sette colori, i sette nodi, i settecento nodi, i sette abissi, i settecento abissi, le sette visioni, le settecento visioni, gli ottantaquattro grandi kalpa, i centomila modi principali di esistere (8): gli ignoranti ed i dotti, trasmigrando e turbinando, porranno fine al dolore. Percinon pudirsi: ' Costui con la condotta, con l'osservanza, con la castit portera maturazione un immaturo karma, o realizzando porrtermine ad un maturo karma'. Non vi possibilitdi colmare la misura della gioia o del dolore, non di limitare il samsara, non di diminuzione, ndi accrescimento, non di innalzamento ndi abbassamento; come un gomitolo di filo gettato, dipanandosi si distende, cosignoranti e dotti, trasmigrando e turbinando, porranno fine al dolore".
21. Cosletteralmente, o signore, Makkhali-Gosala, interrogato sul visibile frutto dell'ascesi, mi rispose sulla non esistenza di alcunchal di fuori del samsara. Come interrogato sul mango mi parlasse dell'artocarpo, interrogato sull'artocarpo mi parlasse del mango, proprio cosMakkhali-Gosala interrogato sul visibile frutto dell'ascesi a sproposito mi rispose. Allora, o signore, a me cosfu: " E come, di grazia, puoi pensare che vi sia un asceta o un brahmano dimorante vincitore a causa della rinuncia ? ". Cosio, o signore, dissi a Makkhali-Gosala, ma non vi fu accettazione nripulsa, e non avendo costui naccettato nrespinto, scontento, senza proferire parola di insoddisfazione, preso da disgusto per questo discorso, per nulla convinto, levatomi da sedere, me ne andai.
22. Un tempo, o signore, avvicinai di persona Ajita Kesakambala, e, avendo avvicinato Ajita Kesa-kambala, dopo aver scambiato cortesi e amichevoli parole, presi posto su un sedile accanto a lui. Dopo essermi seduto, io, o signore, cosdissi ad Ajita Kesa-kambala: " Per ciascuno che esercita una attivit o Ajita, cioper coloro che: cavalcano elefanti e cavalli, guidano i cocchi, tirano d'arco, portano stendardi, Sono aiutanti di campo, distributori di vivande, nobili, principi, che saltano sui grandi elefanti, eroi, catafratti, figli di servi, cuochi, barbieri, bagnini, sguatteri, preparatori di ghirlande, lavandai, fabbricanti di ceste, di vasi, contabili, scrivani, o esercitano quelle altre attivitche esistono, i frutti si manifestano sensibilmente in questo mondo, fanno lieto e soddisfatto colui che si occupa, lieti e soddisfatti madre e padre, figli e figlie, compagni ed amici; per gli asceti e brahmani, le opere che promuovono spirituale benessere, le opere espiatorie dolcemente fruttificano in mondi celesti, producono propensione ai cieli. Ora si possono, o Ajita, proprio qui in questo mondo riconoscere i frutti dell'ascesi? ".
23. Avendo io cosdetto, o signore, Ajita Kesa-kambala cosmi rispose: " Non vi o gran re, elemosina, non vi sacrificio, non vi olocausto, non vi frutto delle azioni piacevoli o dolorose, non vi questo mondo, non vi l'altro mondo, non vi madre npadre, non vi spontaneo rinascere degli esseri, non vi sono al mondo asceti e brahmani perfetti che, con retta conoscenza, da scoi propri occhi conoscono questo mondo e l'altro mondo; allorquando l'uomo, composto dei quattro grandi elementi, raggiunge la morte, ciche nel suo corpo terra si dirige, va verso la terra, ciche nel suo corpo acqua si dirige, va verso l'acqua, ciche nel suo corpo fuoco si dirige, va verso il fuoco, ciche nel suo corpo aria si dirige, va verso l'aria, ciche causa di coscienza si dissolve nello spazio. Composti di cinque elementi gli uomini vanno verso la morte che li afferra. Allora essi sperimentano le caratteristiche dei cimiteri, diventano grige ossa, abbandonano la religione. Dottrine da stolti sono quelle sulla religiosit sull'empiete quelle che bugiardamente proclamano inesistenti profitti. Ignoranti e sapienti, colla distruzione del corpo, sono distrutti, annientati, non esistono dopo la morte".
24. Cosletteralmente, o signore, Ajita Kesa-kambala, interrogato sul visibile frutto dell'ascesi, mi rispose colla teoria dell'annientamento. Come interrogato sul mango mi parlasse dell'artocarpo, interrogato sull'artocarpo mi parlasse del mango, proprio cosAjita Kesa-kambala interrogato sul visibile frutto dell'ascesi a sproposito mi rispose. Allora, o signore, a me cosfu: " E come, di grazia, puoi pensare che vi sia un asceta o un brahmano dimorante vincitore a causa della rinuncia? ". Cosio, o signore, dissi ad Ajita Kesa-kambala, ma non vi fu accettazione nripulsa, e, non avendo costui naccettato nrespinto, scontento, senza proferire parola di insoddisfazione, preso da disgusto per questo discorso, per nulla convinto, levatomi da sedere me ne andai.
25. Un tempo, o signore, avvicinai di persona Pakudha Kaccayana, e, avendo avvicinato Pakudha Kaccayana, dopo aver scambiato cortesi e amichevoli parole, presi posto su un sedile accanto a lui. Dopo essermi seduto, io, o signore, cosdissi a Pakudha Kaccayana: " Per ciascuno che esercita una attivit o Kaccayana, cioper coloro che: cavalcano elefanti e cavalli, guidano i cocchi, tirano d'arco, portano stendardi, sono aiutanti di campo, distributori di vivande, nobili, prcipi, che saltano sui grandi elefanti, eroi, catafratti, figli di servi, cuochi, barbieri, bagnini, sguatteri, preparatori di ghirlande, lavandai, fabbricanti di ceste, di vasi, contabili, scrivani, o esercitano quelle altre attivitche esistono, i frutti si manifestano sensibilmente in questo mondo, fanno lieto e soddisfatto colui che si occupa, lieti e soddisfatti madre e padre, figli e figlie, compagni ed amici; per gli asceti e brahmani, le opere che promuovono spirituale benessere, le opere espiatorie dolcemente fruttificano in mondi celesti, producono propensione ai cieli. Ora si possono, o Kaccayana, proprio qui in questo mondo riconoscere i frutti dell'ascesi?".
26. Avendo io cosdetto, o signore, Pakudha Kaccayana cosmi rispose: " I sette elementi, o gran re, sono originarii, assolutamente originarii, non creati, non generati, sterili, permanenti, immobili come pilastri. Essi non muovono, non mutano, non si urtano l'un contro l'altro, non causano l'un all'altro ngioia ndolore, ngioia e dolore. Quali sette? La Sostanza terra, la sostanza acqua, la sostanza fuoco, la sostanza aria, la gioia, il dolore, e settima la vita. Proprio questi
sette elementi sono originarii assolutamente originarii, non creati, non generati, sterili, permanenti immobili come pilastri, essi non muovono, non mutano, non si urtano uno con l'altro, non causano l'un all'altro ngioia ndolore, ngioia e dolore. Pertanto non vi un separare, non un unire, non vi sensazione ncausa di sensazione, non vi percezione ncausa di percezione. Se con un'arma tagliente si troncasse ad alcuno la testa non per questo alcuno verrebbe privato della vita, ma il taglio della spada si introdurrebbe tra i setti elementi ".
27. Cosletteralmente, o signore, Pakudha Kaccayana, interrogato sul visibile frutto dell'ascesi, mi rispose sulla distinzione per la distinzione. Come interrogato sul mango mi parlasse dell'artocarpo, interrogato sull'artocarpo mi parlasse del mango, proprio cosPakudha Kaccayana interrogato sul visibile frutto dell'ascesi a sproposito mi rispose. Allora, o signore, a me cosfu: " E come, di grazia, puoi pensare che vi sia un asceta o un brahmano dimorante vincitore a causa della rinuncia? ". Cosio, o signore, dissi a Pakudha Kaccayana, ma non vi fu accettazione nripulsa, e, non avendo costui naccettato nrespinto, scontento, senza proferire parola di insoddisfazione, preso da disgusto per questo discorso, per nulla convinto, levatomi da sedere me ne andai.
28. Un tempo, o signore, avvicinai di persona Nigantha Nataputta (9), e, avendo avvicinato Nigantha Nataputta, dopo aver scambiato cortesi e amichevoli parole, presi posto su un sedile accanto a lui. Dopo essermi seduto io, o signore, cosdissi a Nigantha Nataputta: " Per ciascuno che esercita una attivit o Aggi-Vessana, cioper coloro che: cavalcano elefanti e cavalli, guidano i cocchi, tirano d'arco, portano stendardi, sono aiutanti di campo, distributori di vivande, nobili, prcipi, che saltano sui grandi elefanti, eroi, catafratti, figli di servi, cuochi, barbieri, bagnini, sguatteri, preparatori di
ghirlande, lavandai, fabbricanti di ceste, di vasi, contabili, scrivani, o esercitano quelle altre attivitche esistono, i frutti si manifestano sensibilmente in questo mondo, fanno lieto e soddisfatto colui che si occupa, lieti e soddisfatti madre e padre, figli e figlie, compagni ed amici; per gli asceti e brahmani, le opere che promuovono spirituale benessere, le opere espiatorie dolcemente fruttificano in mondi celesti, producono propensione ai cieli. Ora si possono, o Aggi-Vessana, proprio qui, in questo mondo riconoscere i frutti dell'ascesi ? ".
29. Avendo io cosdetto, o signore, Nigantha Nataputta cosmi rispose: " Ecco, o gran re, il Nigantha quadruplice freno, controllo, limitazione. E come o gran re, il Nigantha quadruplice freno, controllo, limitazione? Ecco, o gran re, il Nigantha di ogni acqua limitazione, di ogni acqua controllo, di ogni acqua scrupolo, di ogni acqua saziet Cos o gran re, un quadruplice freno, controllo, limitazione; e siccome, o gran re, il Nigantha questo quadruplice freno, controllo, limitazione, cossvincolato viene chiamato colui che da sgiunto, che da scontrollato, da scalmato ".
30. Cosletteralmente, o signore, Nigantha Nataputta, interrogato sul visibile frutto dell'ascesi, mi rispose sul quadruplice freno, controllo, limitazione. Come interrogato sul mango mi parlasse dell'artocarpo, interrogato sull'artocarpo mi parlasse del mango, proprio cosNigantha Nataputta interrogato sul visibile frutto dell'ascesi a sproposito mi rispose. Allora, o signore, a me cosfu: " E come, di grazia, puoi pensare che vi sia un asceta o brahmano dimorante vincitore a causa della rinuncia? ". Cosio, o signore, dissi a Nigantha Nataputta, ma non vi fu accettazione nripulsa, e, non avendo costui naccettato nrespinto, scontento, senza proferire parola di insoddisfazione, preso da disgusto per questo discorso, per nulla convinto, levatomi da sedere me ne andai.
31. Un tempo, o signore, avvicinai di persona Sanjaya Belatthiputta, e, avendo avvicinato Sanjaya Belatthiputta, dopo aver scambiato cortesi e amichevoli parole, presi posto su di un sedile accanto a lui. Dopo essermi seduto, io, o signore, cosdissi a Sanjaya Belatthiputta: " Per ciascuno che esercita un'attivit o Sanjaya, cioper coloro che: cavalcano elefanti e cavalli, guidano i cocchi, tirano d'arco, portano stendardi, sono aiutanti di campo, distributori di vivande, nobili, prcipi, che saltano sui grandi elenanti,`e2oi, catafratti, figli di servi, cuochi, barbieri, bagnini, sguatterke跧reparat坯i di ghirlande, lavAndai fa"bbicante"di seste. di vasi,0contabili, Scrivani, o esebcitafo quelle altre attivitche esistono,ruptihsi manifestano sens嶵ilMente in questo mondo fanno liet/ e coddisfatto colui che si occqpIliuti e soddisfattii-hDre`e padrddigpi e figlie, compagni ed amici; p%r gl9(gg44 T7嬯p窉6腮俇橡翉W黰=鍣佣葡駝騔0趄Z\釘馻襢[&P}鋠+絳3`R籓侈談25y啎5饖=,=U|c蠔-'梊76慝椹棚L玀抾*鍬R倇lq儈Z覣\i)N幬yN 墿-"N碓?恭獫$ 庌vyE~]8y_)n祳@刑馲B馥ck^皇嗼&B.桶Bz罩En*諼LL傀麍6Zf桂 蟡~i&,'!薟漟rK踀{eID輬m鋃' N蠣 T"I\k':ILR( 籦繣慦C拌M嘆-)瘏悔﹢2 Q_3睔: K}憐騛颱G kI$e (J -p漈0K鑠l:碀(崔婸愄票o瀛佖麠D蔨+秏艭X~崛M艟M[=|詀B0>7侉粗薿採wKZp葂TDqeee-溝1a,;+Mw譠擷廈6WZ! ]df[阨椐V嗏[,m 鋂|R螘I6僪oJ:礓{Opm7慺趍f舶OA麈硃6xNp&M搮錢iP4i \Z尥\錩嬦郬3eL"}鱖%歕2烑マ窈Pzw垕綏棞k湥oS簐p錥iP)慍[(*V嬃H7GY騵郩9 棨肊笯n.逴oP滆%螶:S]P絧R曏づ愚▉q銷~b|vws踇V阢俏U3峈s壓!\ 聧/&顣蓏 頫=蔈B|'!-鴇鄧侈%叨*~每Q鎨'附袒蚔憡洛村 繾X.Xp昭若q[w脬?6慾笱C1r蓴Gj#洝y蠦D請бp5武\犉鎂榿A7nヱ涊p 禘|A!7[y棒鶨^Tm剫L擭堜媒1 鏿8鴃zP棟FkGt0_|d&/搫壹G亍J戧馳z俗澿 cCmF豭僋嬛~&3篷 =;呃f{k*槴J98= Y埣(2籹^c 軌迨b槂Cv鄜K}譿$0^﹝顊阣fR k  (迨 gB\vF藀J2sG//C粈`<5,-U岏幌碼﹗z0菸IqcGy睾V:4>G@#,g" 茁c 袧哽皵醏hω猺Hj!碉? U;z輒 霈okl@MC纇AOG暈歛O提棩G踹t$ H}"/恝w0殀遳d}7U蹦mぜ翽a:PW圴v緟,%孖 鵪@x'2暙@Yh%CW銌Q蟿;?D/Bz溙a綽︰ 7E[ 麼鍷襶需@蛈跬櫯荓oWa`涻sSd8.CQ磌~DI趫豖ι7潡L1$厹"瘃;駙J8\V譂`&ピ@41蠻=~F穀<GVy胄t\蓰V 帊F;蠰&璡jO_8卉紉↘=倨hMa悰叉>J%;蒐}瀨躑0y5G玃逸|Oqqa覡V陳'*e偺8眚< 絞臩:vUaXc翹魍"B C~〃楎YG顑1挔C乃!繒@:杆鞦*A廘Y督表焞餞輳B*涼-鍧腊0嫂y緘+娣桱'撖g\`d瓅W[^a P盤&^栗2漘'(%v蘆孚熐蹎妲#B/錓`滫%蕠Ⅹ早M5庾K掰5]蛩R慺VЧI趧鵵掠溧O x釃尼F世矯TG"Y 歅K沎鳩噿EP*N 瑧A]H3嚐&P3*b#wW槿虜90VF概E癩)褞 =那蟥4o~5y$ W溟咋vi砉bE蚨杻e9哱駭做喁?Z[V)鉻%Hwz獲?軴Z礯}廱^= + v灗\v奴h髑G拌昱 侳ChS柙}FX8sF 4狸薈\GydiT絁甈德mI 2&a恄+Uq@衾K失蜦瀉.E柉艮*p亙2.7客軧悻 雯To<巷泓O○%慓?T珂攉|%me*賭u)6芮sL 臷HTn'Q-89韉傒c萺濜唧 C0硯R jA垞_坁[札咨.23璐{F?K6銑淦[$B愃K鬳C/惀Nop錀\UB肜q鈶M蜁f廄p5U:X1莦燂-偀58}0iE任蛅8{ 糙As斮O臕wdL1J坌壞h~^柁alo. e-sE蕍.B~Iyw|6F_赹8m鼻=V豉;%穌|秖c攁C8嚄2JNyX棶蚊箤r玸lY?蔚鞪\t箇 棫?滵_9u%*s痭︿H獡隳J!煋_%j`眝|Ie泌阨毀a/鐕押A瞪梁L梃D憪Q;g黳;I|i;Dpkb(j<>c]sPa%委鯚ub/Fn77疇Km8朒雽1謻斐U~Юn幛}G4槌*u勷狾+DKM&*=:+費恘R縯T\nu(隮Tp鷩0u4j粊Ik#橍O鳲睜D儠;{妏楄諧0D1Ko婢?蔔ei揱黦K詄噠摹淥"薎犓回eq8蓏%*?鵷黛<0矔灊xr咇=L YvF蟌沾K耑A《怞 嶕 go^鸞gra峬JY豌N6,y4$講X 圠a@t/屨d耖07h6㎡v&,啥 n眢硒賈a+鈭e0柴椏g撤x犗 桏i7侹0z霏N胰&r]|NB-6\展;狉奔s!i踮NiH趉(宁mT蹝o1呬H=);燆:譪7h!A釸5`/Q鎬 撿s汋:糋J鴰7|橦~nr攗=蝆⑨IPK6幡 :涯+功 Yvncs鋌CgwHYTヾH歆淛e|BH 杅 N衣B5d WD"r蛋IXOD襢翍k虨f[}濦D uH瑤蔝 5僈訂S壏慥$KB囚E磠#\蘵蒜哪}稛綩 蠼Cp樞g昏LB9毚|矐`v5T稱蹸C滴tnBH>Q 櫇^A祌w趡Q2婑N慍~"突珥緇Kb 姽-U~fP烚∣5x?9蝆erimento a quest'uomo, dicessero: " Di grazia, o divino, vorresti conoscere forse tu un uomo, un plebeo, operoso, che presto si leva, che tardi giace, obbediente, ossequioso, riverente nel parlare, gradevole: costui, o divino, rasi capelli e barba, indossato l'abito giallo, uscito dalla casa verso l'anacoretismo, cosuscito, col corpo vigilato dimora, colla parola vigilata dimora, colla mente vigilata dimora, soddisfatto di poco cibo e poca bevanda, in slieto ed isolato". Forse costu risponderesti: "Se ne vada questo mio caro uomo, egli tuttora rimane un plebeo, un plebeo molto operoso, che presto si leva, che tardi giace, obbediente, ossequioso, riverente nel parlare, gradevole "".
36. "No di certo, o signore, ma lui io saluterei, mi alzerei da sedere, lo inviterei, gli offrirei manto, scodella, medicine e, secondo la consuetudine, gli appresterei riparo, protezione, difesa ".
" Che pensi, o gran re ? Proprio cosessendo, vi un visibile frutto dell'ascesi, o non vi ? ".


"Certamente, o signore, cosessendo, vi e un visibile frutto dell'ascesi ".
"Cos o gran re, ti ho indicato un primo, composto di visibili elementi, visibile frutto dell'ascesi ".
37. " Si pudunque, o signore, indicare ancora un altro, composto di visibili elementi, visibile frutto dell'ascesi? ".
"possibile, o gran re; ma ora io ti porruna domanda, se vuoi tu mi risponderai. Che pensi tu, o gran re ? Se ci fosse un uomo, un proprietario terriero, capo di casa, religioso, buon amministratore, e cosa lui fosse: " meraviglioso, straordinario certamente l'andare verso il bene, l'operare bene. Quegli, il re del Magadha Ajatasattu Vedehiputta un essere umano, ed anch'io sono un essere umano. Quegli il re del Magadha Ajatasattu Vedehiputta nel possesso dei cinque tronchi del desiderio, gode nel possesso dell'esistenza, certamente; invece io sono un proprietario di terre, capo di casa, religioso, buon amministratore. E cosfacendo io ne trarrbene. Ma se ora io, rasi capelli e barba, indossato l'abito giallo, uscissi dalla casa verso l'anacoretismo ? ". Allora costui abbandonata una piccola od una grande propriet una piccola od una grande cerchia di amici, rasi capelli e barba, indossato l'abito giallo, esce dalla casa verso l'anacoretismo. Cosuscito col corpo vigilato dimora, colla parola vigilata dimora, colla mente vigilata dimora, soddisfatto di poco cibo e poca bevanda, in slieto ed isolato. Se a te alcuni in riferimento a quest'uomo dicessero: "di grazia, o divino, vorresti conoscere forse tu un uomo, proprietario di terra, capo di casa, religioso, buon amministratore: costui, o divino, rasi capelli e barba, indossato l'abito giallo, uscito dalla casa verso l'anacoretismo, cosuscito col corpo vigilato dimora, colla parola vigilata dimora, colla mente vigilata dimora, soddisfatto di poco cibo e poca bevanda, in slieto isolato". Forse costu risponderesti: " se ne vada questo mio caro uomo, egli tuttora rimane un proprietario terriero, capo di casa, religioso, buon amministratore ? " "
38. " No di certo, o signore, ma lui io saluterei, mi alzerei da sedere, lo inviterei, gli offrirei manto, scodella, medicine e, secondo la consuetudine, gli appresterei riparo, protezione, difesa ".
" Che pensi o gran re? Proprio cosessendo vi un visibile frutto dell'ascesi, o non vi "
"Certamente, o signore, cosessendo vi un visibile frutto dell'ascesi ".
"Cos o gran re, ti ho indicato un secondo, composto di visibili elementi, visibile frutto dell'ascesi " (13)
39. a Si pudunque, o signore, indicare ancora un altro, composto di visibili elementi, visibile frutto dell'ascesi, di questi visibili frutti pieccelso, pialto? ".
o Si puo gran re; pertanto, ascolta attentamente e poni mente, io ti risponder".
"S o signore ", cosal Sublime assentil re del Magadha Ajatasattu Vedehiputta. Il Sublime cosdisse:
40. "In questo mondo, o gran re, sorge il Compiuto, Santo, Perfetto, Perfettamente Svegliato, possessore del cibo della sapienza, benvenuto, conoscitore del mondo, incomparabile guida delle umane genti, maestro degli d e degli uomini, svegliato Sublime. Questo mondo, con ciche vi di divino, con ciche appartiene a Mara, con ciche appartiene a Brahma, con quanti in lui sorgono asceti e brahmani, con quanti in lui sono d e uomini, egli descrive, avendolo da sstesso sperimentato, visto coi propri occhi. Egli insegna una dottrina letificante nel principio, letificante nel mezzo, letificante nel fine, nella lettera e nello spirito, palesa la condizione di isolata pienezza, di limpida purezza.
41 . E questa dottrina ode un padre di famiglia, o il figlio di un padre di famiglia, o chi sia nato in altro stato. Egli, udendo questa dottrina, si empie di fiducia nel Compiuto. Possessore della fiducia ottenuta in Lui, cosriflette: "oppressione la vita comune, via regale, libero cielo l'andare errando. Non possibile, abitando la casa, arrivare all'isolata pienezza, alla condizione di limpida, quasi lucida madreperla, purezza. E se io, rasi i capelli e barba, indossato l'abito giallo, uscissi di casa verso l'anacoretismo?". Ed egli in suito, una piccola propriet od una grande proprietabbandonata, una piccola cerchia di amici, od una grande cerchia di amici abbandonata, rasi capelli e barba, esce di casa verso l'anacoretismo.
42. Cosuscito, controllandosi da s secondo il controllo del patimokkha, dimora nutrendosi di retto comportamento, e di ogni pur minimo errore vede il danno, assumendoli si rende atto a realizzare una serie di precetti nel corpo, nell'azione, nella parola; in possesso di rettitudine, limpido di vita, perfetto nella condotta, vigilante alle porte dei sensi, in possesso della facoltdi autorealizzarsi nella propria consapevolezza, soddisfatto.
43. E come, o gran re, un monaco perfetto nella condotta? Ecco, o gran re, un monaco ha rinunciato ad uccidere, si astiene dall'uccidere, senza mazza, senza spada, riguardoso, pieno di simpatia, amico, compassionevole con tutti gli esseri viventi, dimora. Cosessendo egli nella regola.
Ha rinunciato al non dato, si astiene dal non dato, [solo] il dato ricevendo, [solo] il dato accogliendo, con puro animo non furtivo, in sdimora. Cosessendo egli nella regola.
Ha rinunciato alla condizione di impurit in condizione di purezza, in condizione di solitudine, si astiene dalla comune legge sessuale. Cosessendo egli nella regola.
44. Ha rinunciato alla menzogna, si astiene dalla menzogna, veritiero, tutt'uno col vero, fermo, conseguente, non adulatore del mondo. Cosessendo egli nella regola.
Ha rinunciato a parole maligne, si astiene da parole maligne, quanto qua ode non riferisce lper la disunione di quelli, quanto lode non riferisce qua per la disunione di questi, cosdei discordi conciliatore, dei concordi rafforzatore, nell'armonia lieto, nell'armonia giocondo, nell'armonia
felice, parole che generano armonia egli parla. Cosessendo egli nella regola.
Ha rinunciato a parole aspre, si astiene da parole aspre, parole non pungenti, dolci all'orecchio, amorevoli, che scendono al cuore, corrette, che molti allegrano, che molti sollevano, parole siffatte egli dice. Cosessendo egli nella regola.
Ha rinunciato alle chiacchiere, si astiene da chiacchiere, interlocutore tempestivo, parla di cose reali, parla di cose profittevoli, secondo la Dottrina, secondo la Norma, dice parole ricche di contenuto, opportunamente adorne di paragoni, adeguate al soggetto, parole siffatte egli dice. Cosessendo egli nella regola.
45. Si astiene dal danneggiare gli esseri che nascono da semi; una sola volta [al giorno] si nutre. Di notte digiuna, si astiene da cibo fuori tempo, si astiene da danze, canti, giochi, spettacoli, si astiene da corone, profumi, unguenti, ornamenti, acconciature, addobbi. Si astiene da alti e grandi letti. Si astiene dall'accettare oro ed argento. Si astiene dall'accettare cereali crudi. Si astiene dall'accettare carne cruda. Si astiene dall'accettare donne e fanciulle. Si astiene dall'accettare servi e serve. Si astiene dall'accettare pecore e capre. Si astiene dall'accettare polli e maiali. Si astiene dall'accettare elefanti, buoi e cavalli. Si astiene dall'accettare proprietterriere. Si astiene dall'assumere messaggi, commissioni, incarichi. Si astiene da compra-vendita. Si tiene lontano da falsa bilancia, falsa moneta, falsa misura. Si tiene lontano dalle tortuose vie dell'inganno, della frode, della bassezza. Si tiene lontano dai ferimenti, dalle risse, dalle baruffe, dai furti, dalle rapine, dalle violenze. Cosessendo egli nella regola.
46. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, dimorano intenti a danneggiare semi e piante, quali: [le piante] che si propagano per rizomi, che si propagano per radici aeree, che si propagano per innesti, che si propagano per talee, che si propagano per semi; questi cinque, siffatti semi e piante si astiene dal danneggiare. Cosessendo egli nella regola.
47. Mentre vi sono asceti o brahmani, che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, dimorano intenti ad accumulare siffatte provviste, quali: provviste di cibo, provviste di bevande, provviste di abiti, provviste di carrozze, provviste di letti, provviste di profumi, provviste di denaro; siffatte provviste si astiene dall'accumulare. Cosessendo egli nella regola.
48. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, dimorano applicati ad assistere a siffatti spettacoli, quali: la danza, il canto, la musica, la rappresentazione, la recitazione di leggende, i ritmi colle mani, il canto dei bardi, il tamburo, il suono dei bicchieri, la scena incantata, il giuoco acrobatico dei fuori casta, lotte di elefanti, lotte di cavalli, lotte di bufali, lotte di tori, lotte di caproni, lotte di galli, lotte di quaglie, scherma coi bastoni, pugilato, tiro alla fune, finte battaglie, riviste, sfilate di truppe, ispezioni a truppe; da questi e siffatti generi di spettacolo si astiene. Cosessendo egli nella regola.
49. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, dimorano applicati all'[uso di] siffatti giacigli ricchi e comodi, quali, la sedia lunga, il divano, la coperta di lunga lana, la coperta a picolori, il lenzuolo, le varie specie di lenzuolo, il materasso, il copriletto con ricamo, il copriletto con frangia, con la frangia ad un orlo, il copriletto ricamato con gemme, [il tappeto di] seta, il tappeto di lana, la coperta da elefante, la coperta da cavallo, la coperta da carrozza, il lenzuolo di strisce intrecciate di pelle di antilope nera, la coperta di pelle di cervo; da questi e da simili giacigli biechi e comodi si astiene. Cosessendo egli nella regola.
50. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, dimorano applicati a siffatti divertimenti sedentari, quali: le otto pedine, le dieci pedine, in aria, la strada rotonda, santika, i dadi, i bastoni, la spazzola, l'occhio, i tubi, l'amo, la giostra, il mulino a vento, il bicchiere di foglia di palma, il piccolo carro, il piccolo arco, le lettere, indovinare il pensiero, imitare i difetti; da questi e siffatti divertimenti sedentari si astiene. Cosessendo egli nella regola.
51. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, dimorano applicati a siffatti acconciature e cosmetici, quali: il profumo, la lozione, il massaggio, il bagno, la frizione, lo specchio, il collirio, la ghirlanda, il cosmetico, la cipria per il volto, la crema per il volto, i nastri ai polsi, i nastri in capo, il bastone, la canna, la spada, il parasole, i sandali, il variopinto turbante, i gioielli, lo scacciamosche, l'abito bianco con lunghe frange; da questi e simili acconciature e cosmetici si astiene. Cosessendo egli nella regola.
52. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, dimorano applicati a siffatte chiacchiere, quali: chiacchiere su re, chiacchiere su ladri, chiacchiere su primi ministri, chiacchiere su eserciti, chiacchiere su cose spaventevoli, chiacchiere su guerre, chiacchiere su cibo, chiacchiere su bevande, chiacchiere sull'abito, chiacchiere sulle ghirlande, chiacchiere sui profumi, chiacchiere su parenti, chiacchiere su carrozze, chiacchiere su villaggi, chiacchiere su citt chiacchiere su piazzeforti, chiacchiere su province, chiacchiere su donne, chiacchiere su uomini, chiacchiere su eroi, chiacchiere da strada, chiacchiere da pozzo, chiacchiere su spiriti, chiacchiere vane sull'origine del mondo, sull'origine dell'acqua, sull'essere o non essere; da queste e simili chiacchiere si astiene. Cosessendo egli nella regola.
53. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, dimorano applicati a siffatte dispute, quali: " Tu non conosci questa dottrina e regola: conosceresti forse tu questa dottrina e regola? Io conosco questa dottrina e regola ". " Su cattiva strada tu sei, su buona strada io sono". " Conseguente sono io, non conseguente sei tu ". " Quanto dovevi dire prima tu dici dopo, quanto dovevi dire dopo tu dici prima". "Tu sei oscuro ed involuto ". "Ti stata mossa una confutazione, tu sei disapprovato". " Tu divaghi, esci dal discorso, negalo se sei capace ";
da queste e simili dispute si astiene. Cosessendo egli nella regola.
54. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, dimorano applicati ad assumere siffatti messaggi, commissioni, incarichi, quali: [messaggi] di re, di reali ministri, di nobili, di brahmani, di padri di famiglia, di fanciulli: " va in questo luogo, va in quel luogo, prendi questo, prendi quello"; da questi e simili messaggi si astiene. Cosessendo egli nella regola.
55. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, sono ingannatori, mormorati, astrologi, prestigiatori, ardenti di desiderio per il guadagno; da questi e simili inganni e mormorazioni si astiene. Cosessendo egli nella regola.
56. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, con basso spirito si procurano vantaggi da siffatte oblique scienze, quali: la chiromanzia, la profezia, il miracolo, l'interpretazione dei sogni e delle erosioni dei topi nella stoffa, il rito del fuoco, il rito del cucchiaio, il rito della crusca, il rito della farina di riso, il rito del grano di riso, il rito del burro, il rito dell'olio, il rito della saliva, il rito del sangue, L'arte di [propiziare] i luoghi, L'arte della costruzione, l'arte del governo, la scienza auspicale, la demonologia, la geomanzia, la scienza dei serpenti, dei veleni, degli scorpioni, dei topi, degli uccelli, dei corvi, la previsione della morte, gli scongiuri, lo zodiaco; da queste e simili oblique scienze si astiene. Cosessendo egli nella regola.
57. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, con basso spirito si procurano vantaggi da siffatte oblique scienze, quali: la signatura della gemma, la signatura del bastone, la signatura del manto, la signatura della spada, la signatura della freccia, la signatura dell'arco, la signatura dello scudo, la signatura dell'uomo, la signatura della donna, la signatura del fanciullo, la signatura della fanciulla, la signatura del servo, la signatura della serva,
a signatura dell'elefante, la signatura del cavallo, la signatura del bufalo, la signatura del toro, la signatura del bue, la signatura della capra, la signatura del cervo, la signatura del gallo, la signatura della quaglia, la signatura dell'iguana, la signatura dell'orecchione, la signatura della tartaruga, la signatura dell'antilope; da queste e simili oblique scienze si astiene. Cosessendo egli nella regola.
58. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, con basso spirito si procurano vantaggi da siffatte oblique scienze, quali: " vi saruna successione di re ", " non vi saruna successione di re ", " vi sarla venuta di vicini re ", " vi sarla dipartita di lontani re ", " vi sarla venuta di lontani re ", " vi sarla dipartita di vicini re ", " vi sarla vittoria di vicini re ", " vi sarla sconfitta di lontani re ", " vi sarla vittoria di lontani re ", " vi sarla sconfitta di vicini re ", " vi sarvittoria di questo ", "vi sarsconfitta di quello"; da queste e simili oblique scienze si astiene. Cosessendo egli nella regola.
59. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, con basso spirito si procurano vantaggi da siffatte oblique scienze, quali: " vi saruna eclissi di luna ", " vi saruna eclissi di sole ", " vi saruna eclissi di stelle ", " vi sarl'ordinario corso della luna e del sole ", " vi saruno straordinario corso della luna e del sole ", " vi sarl'ordinario corso delle stelle ", " vi saruno straordinario corso delle stelle ", " vi sarun globo di fuoco ", " vi saruna luce zodiacale", "vi sarun terremoto", "vi saril tamburo degli d (tuono) ", " vi saril sorgere, il tramontare, L'offuscarsi della luna, del sole e delle stelle ", " cossarla conseguenza dell'eclissi di luna ", " cossarla conseguenza dell'eclissi di sole ", " cossarla conseguenza dell'eclissi di stelle ", " cossarla conseguenza dell'ordinario corso della luna e del sole ", " cossarla conseguenza dello straordinario corso della luna e del sole", " cossarla conseguenza dell'ordinario corso delle stelle ", " cossarla conseguenza dello straordinario corso delle stelle ", " cossarla conseguenza di un globo di fuoco ", " cossarla conseguenza di una luce zodiacale ", " cossarla conseguenza di un terremoto ", " cossarla conseguenza del tamburo degli d ", " cossarla conseguenza del sorgere, tramontare, offuscarsi, schiarirsi della luna, del sole e delle stelle"; da queste e simili oblique scienze si astiene. Cosessendo egli nella regola.
60. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, con basso spirito si procurano vantaggi da siffatte oblique scienze, quali: " vi sarabbondante pioggia ", " vi sarscarsa pioggia ", " vi sarabbondante raccolto ", " vi sarscarso raccolto ", " vi sarpace ", " vi saragitazione", "vi sarmalattia", "non vi sarmalattia", talismani, calcoli magici, matematica, poetare, filosofare; da queste e simili oblique scienze si astiene. Cosessendo egli nella regola.
61. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, con basso spirito si procurano vantaggi da siffatte oblique scienze, quali: lo sposare, dar marito alle fanciulle, causare simpatia, causare antipatia, causare unione, causare disunione, causare la buona sorte, causare la mala sorte, procurare aborto, paralizzare la lingua, paralizzare la mascella, paralizzare le mani, mormorare negli orecchi, divinare collo specchio, colla fanciulla, con gli d, L'adorazione del sole, L'adorazione della terra, il soffiare nel fuoco, L'invocare il nome; da queste e simili oblique scienze si astiene. Cosessendo egli nella regola.
62. Mentre vi sono asceti o brahmani che, pur nutrendosi di cibo elemosinato, con basso spirito si procurano vantaggi da siffatte oblique scienze: il placare [gli d], L'adempiere ai voti, le opere coi demoni della terra, procurare la virilit procurare l'impotenza, la determinazione e la propiziazione dei riti, le abluzioni, le purificazioni, i sacrifici, L'emetico, la purga, L'acqua purgante, la purga inferiore, la purga superiore, L'unzione dell'orecchio, la medicazione del naso, il collirio, il lavaggio dell'occhio, la cura dell'occhio, L'estrazione dei dardi, la cura dei fanciulli, la cura colle radici, il somministrare [medicine], il confortare, i rimedi; da queste e simili oblique scienze si astiene. Cosessendo egli nella regola.
63. E quel monaco, o gran re, perfetto nella condotta, non conosce pitimore perchcontrollatore della condotta Come, o gran re, un re guerriero unto nel capo, vincitore del nemico non conosce pitimore perchha vinto il nemico, proprio cos o gran re, il monaco perfetto nella condotta non conosce pitimore perchcontrollatore della condotta. Coscostui possessore delle nobili parti della condotta, sperimenta una interna giustamente ricercata gioia. Cos o gran re, un monaco perfetto nella condotta.
64. E come, o gran re, un monaco vigila alle porte dei sensi? Ecco, o gran re, il monaco, se con l'occhio vede una forma, lascia cadere i riflessi mentali, lascia cadere ciche ne consegue. E siccome in colui che dimora non possedendo questo controllo della facoltvisiva, desiderio e sofferenza, cattivi non salutari elementi si introducono, egli procede a questo controllo, vigila la facoltvisiva, esegue il controllo della facoltvisiva. Se egli coll'orecchio ode un suono, lascia cadere i riflessi mentali, lascia cadere ciche ne consegue. E siccome in colui che dimora non possedendo questo controllo della facoltuditiva, desiderio e sofferenza, cattivi non salutari elementi si introducono, egli procede a questo controllo, vigila la facoltuditiva, esegue il controllo della facoltuditiva; se col naso odora un odore, lascia cadere i riflessi mentali, lascia cadere ciche ne consegue. E siccome in colui che dimora non possedendo questo controllo della facoltolfattiva, desiderio e sofferenza, cattivi non salutari elementi si introducono, egli procede a questo controllo, vigila la facoltolfattiva, esegue il controllo della facoltolfattiva; se colla lingua gusta un sapore, lascia cadere i riflessi mentali, lascia cadere ciche ne consegue. E siccome in colui che dimora non possedendo questo controllo della facoltgustativa, desiderio e sofferenza, cattivi non salutari elementi si introducono, egli procede a questo controllo, vigila la facoltgustativa, esegue il controllo della facoltgustativa; se col corpo percepisce un contatto, lascia cadere i riflessi mentali, lascia cadere ciche ne consegue. E siccome in colui che dimora non possedendo questo controllo della facolttattile, desiderio e sofferenza, cattivi non salutari elementi si introducono, egli procede a questo controllo, vigila la facolttattile, esegue il controllo della facolttattile; se colla mente conscio di un pensiero lascia cadere i riflessi mentali, lascia cadere ciche ne consegue. E siccome in colui che dimora non possedendo questo controllo della facoltmentale, desiderio e sofferenza, cattivi non salutari elementi si introducono, egli procede a questo controllo, vigila la facoltmentale, esegue il controllo della facoltmentale.
65. E come, o gran re, un monaco possessore di vigile consapevolezza? Ecco, o gran re, un monaco chiaro e vigilante nell'andare e nel venire, chiaro e vigilante nel guardare e nel riguardare, chiaro e vigilante nell'alzarsi e nel muoversi, chiaro e vigilante nel portare il manto dell'ordine e la ciotola dell'elemosina, chiaro e vigilante nel cibarsi e nel bere, nel masticare e nel gustare, chiaro e vigilante nello svuotarsi di sterco e d'urina, chiaro e vigilante nell'andare e nello stare, nel sedersi, nell'addormentarsi, nel destarsi, nel parlare e nel rimanere in silenzio. Cos o gran re, un monaco possessore di vigile consapevolezza.
66. E come, o gran re, un monaco soddisfatto? Ecco, o gran re, un monaco soddisfatto del manto che protegge il suo corpo, del cibo elemosinato che sostenta il suo ventre, e dovunque egli vada solo con sstesso egli va. Come, o gran re, un alato uccello, ovunque egli voli, solo col peso delle sue penne egli vola, cosproprio, o gran re, un monaco soddisfatto del manto che protegge il suo corpo, del cibo elemosinato che sostenta il suo ventre, e ovunque egli vada solo con sstesso egli va. Cos o gran re, un monaco soddisfatto.
67. Cosegli, possessore del nobile comportamento, possessore del nobile controllo dei sensi, possessore della nobile vigile consapevolezza, possessore della nobile soddisfazione, cerca una dimora appartata, una foresta, un piede di un albero, una grotta tra le rupi, una caverna di montagna, un cimitero, il mezzo della foresta, un giaciglio di strame nell'aperta pianura. Egli dopo aver mangiato, ritornato dalla elemosina, siede, piegando le incrociate gambe, drizzando l'eretto corpo, dispone di fronte a sla sua consapevolezza.
68. Egli, rigettati i desideri del mondo, dimora colla mente priva di desideri, purifica di desideri la mente. Egli, rigettato l'astio, dimora con un animo privo di malevolenza, verso tutti gli esseri viventi amico e compassionevole, purifica la mente da astiosit Egli, rigettati ignavia e torpore, dimora con coscienza chiara, consapevole e attenta, purifica la mente da ignavo torpore. Egli, rigettato il turbine dell'ira, dimora con non orgogliosa calma, colla mente interiormente calmata, purifica la mente dal turbine dell'ira. Egli, rigettato il dubbio, dimora libero dal dubbio, non incerto sulle cose salutari, purifica la mente dal dubbio.
69. Proprio come, o gran re, un uomo gicarico di debiti, i suoi affari continuando, i suoi affari prosperando e le vecchie radici dei debiti e questi estinguesse, siccha lui restasse pidi quanto gli occorre, a lui cossarebbe: " io dunque prima ero oppresso dai debiti, continuando i miei affari, gli affari prosperano e le vecchie radici dei debiti e questi ho abolito, sche a me resta pidi quanto mi occorra". Egli in conseguenza di ciacquisterebbe letizia, avrebbe piacere.
70. Proprio come, o gran re, un uomo colpito da malattia fosse dolente, affranto, non provasse piacere al cibo, il suo corpo non avesse piforza; egli poi, guarito dalla malattia, avesse di nuovo piacere di prendere cibo ed il corpo incominciasse a riacquistare in forza. A lui cossarebbe: " io prima ero ammalato, dolente, affranto, non provavo piacere al cibo, il mio corpo non aveva piforza; ora sono guarito dal male, riprovo piacere al cibo, il corpo si rinforza". Egli in conseguenza di ciacquisterebbe letizia, avrebbe piacere.
71. Proprio come, o gran re, un uomo fosse imprigionato, legato, ed in suito venutosi a liberare dai ceppi, sicuramente libero, non potesse piperdere questo vantaggio.
A lui cossarebbe: " io prima ero imprigionato, legato, ora sono libero dai ceppi, sicuramente libero, e pida me non puessere perso questo vantaggio". Egli in conseguenza di ciacquisterebbe letizia, avrebbe piacere.
72. Proprio come, o gran re, un uomo fosse schiavo, non da sdipendendo, da altri dipendendo, non libero di andare dove vuole, ed in suito, libero dalla schiavit da sdipendendo, non da altri dipendendo, fosse libero di andare dove vuole. A lui cossarebbe: " io prima ero schiavo, non dipendevo da me, dipendevo da altri, non andavo dove volevo, ora invece non sono pischiavo, ma libero, da me dipendo, non da altri dipendo, sono padrone di andare dove voglio". Egli in conseguenza di ciacquisterebbe letizia, avrebbe piacere.
73. Proprio come, o gran re, vi fosse un uomo che, recando seco un tesoro, percorresse una pericolosa strada piena di insidie e di terrori, ma poi, fuori di pericolo, raggiungesse i dintorni di un villaggio tranquillo senza terrore. A lui cossarebbe: " io prima, recando meco un tesoro, percorrevo una strada pericolosa, piena di insidie, di terrori; ora io sono uscito dal pericolo, sicuramente ho raggiunto i dintorni di un villaggio tranquillo, privo di terrore". Egli in conseguenza di ciacquisterebbe letizia, avrebbe piacere.
74. Proprio cos o gran re, il monaco quasi un debito, quasi una malattia, quasi il carcere, quasi la schiavit quasi una strada pericolosa, questi cinque impedimenti non ancora superati in sriconosce dapprima. Poi, o gran re, come liberazione dai debiti, come guarigione da malattia, come liberazione dal carcere, come libertda servit come superamento del pericolo, questi impedimenti superati, in sriconosce.
75. In lui, che riconosce di avere in ssuperati i cinque impedimenti, nasce letizia, dalla letizia nasce beatitudine, con la mente beata il corpo si calma, il corpo calmato sperimenta gioia, la mente gioiosa si concentra. Egli coslungi da brame, lungi da elementi non salutari, raggiunta con vitakka e con vicara, la nata da distacco beata gioia, prima esperienza, dimora. Ed egli questo corpo di nata da distacco beata gioia
empie, colma, permea ed intride, sche la non pur minima parte del corpo non rimanga imbevuta di nata da distacco beata gioia.
76. E come, o gran re, un abile bagnino, o garzone di bagnino, in una conca di bronzo intridesse polvere da bagno spruzzandola d'acqua profumata, la mescolasse sche la saponata profumata, intrisa di profumo entro e fuori, fosse pervasa di profumo e non gocciolasse, cos o gran re, un monaco questo corpo empie, colma, permea ed intride di nata di distacco beata gioia, sche la non pur minima parte del corpo non rimanga imbevuta di nata di distacco beata gioia.
Questo o gran re, un visibile frutto dell'ascesi, e tra i migliori frutti dell'ascesi eccellentissimo ed altissimo.
77. Ed inoltre ancora, o gran re, un monaco, superando vitakka e vicara, raggiunta l'interna tranquillitdella mente, l'unitdell'essere, la priva di vitakka, priva di vicara, nata di concentrazione beata gioia, seconda esperienza, dimora. Ed egli questo corpo di nata da concentrazione beata gioia empie, colma, permea ed intride, sche la non pur minima parte del corpo non rimanga imbevuta di nata di concentrazione beata gioia.
78. E come, o gran re, vi fosse un lago di acqua sorgiva in cui ndalla regione di levante, ndalla regione di ponente, ndalla regione di mezzanotte, ndalla regione di mezzodsfociasse dell'acqua, nmai dal cielo cadesse scroscio di pioggia, ma in quel lago fresca acqua sgorgasse da una sorgente, sche il lago di fresca acqua sorgente fosse pieno, colmo, pervaso, intriso, sche la non pur minima parte del lago non rimanesse imbevuta di fresca acqua, cos o gran re, un monaco questo corpo, empie, colma, permea ed intride di nata di concentrazione beata gioia, sche la non pur minima parte del corpo non rimanga imbevuta di nata da concentrazione beata di gioia.
Questo o gran re, un visibile frutto dell'ascesi, e tra i migliori frutti dell'ascesi eccellentissimo ed altissimo.
79. Ed inoltre ancora, o gran re, un monaco superata la beatitudine, in assenza di ogni eccitamento, equanime, chiaro, consapevole dimora e sperimenta col corpo quella gioia di cui i nobili dicono: "l'equanime consapevole dimora gioioso", terza esperienza raggiunta, dimora. Ed egli questo corpo di sbeatificata gioia, empie, colma, permea ed intride, sche la non pur minima parte del corpo non rimanga imbevuta di beatificata gioia.
80. E come, o gran re, vi fossero dei fiori di loto celesti, rossi, bianchi, ed alcuni di questi fiori di loto celesti, rossi, bianchi, nati dall'acqua, cresciuti nell'acqua, sbocciati nell'acqua, in questa vivono e le loro radici, le loro sommitdi fresca acqua sono ripiene, colme, permeate ed intrise, sche la non pur minima parte dei fiori di loto celesti, rossi, bianchi non rimane imbevuta di fresca acqua, cos o gran re, un monaco questo corpo di sbeatificata gioia empie, colma, permea ed intride, sche la non pur minima parte del corpo non rimanga imbevuta di sbeatificata gioia.
Questo o gran re, un visibile frutto dell'ascesi, e tra i
migliori frutti dell'ascesi eccellentissimo ed altissimo. I
81. Ed inoltre ancora, o gran re, un monaco superando la gioia, superando il dolore, purificandosi da precedente piacere e sofferenza, raggiunta la priva di dolore, priva di gioia, equanime, consapevole, perfetta quarta esperienza, dimora. Ed egli posa ricoprendo questo corpo con la mente perfetta, trasparente, sche la non pur minima parte del corpo non rimanga ricoperta dalla mente perfetta, trasparente.
82. E come, o gran re, un uomo seduto si copre di una chiara veste, sche nessuna parte del suo corpo non rimanga ricoperta dalla chiara veste, cos o gran re, un monaco posa ricoprendo questo corpo con la mente perfetta, trasparente, sche la non pur minima parte del corpo non rimanga ricoperta dalla mente perfetta, trasparente.
Questo o gran re, un visibile frutto dell'ascesi, e tra i migliori frutti dell'ascesi eccellentissimo ed altissimo.
83. Egli cosessendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza, la rivolge al chiaro sapere. Egli cosrealizza: " questo il mio corpo, formato dai quattro grandi elementi, nato da padre e madre, nutrito di cibo, soggetto alla legge di impermanenza, decadimento, dissoluzione, distruzione, annientamento. Questo vinnana qui in me localizzato, in me limitato ".
E come, o gran re, vi fosse un gioiello, una pietra preziosa, bellissima, eccellente, a otto facce, ben lavorata, chiara, trasparente, senza macchie, dotata di piena perfezione, e in lei un filo che l'attraversa o azzurro, o giallo, o rosso, o bianco, o verde, ed un uomo vi fosse di chiara vista che, presala in mano, la contemplasse: " questo un gioiello, una pietra preziosa, bellissima, eccellente, a otto facce, ben lavorata, chiara, trasparente, senza macchie, dotata di piena perfezione ed in lei vi un filo che l'attraversa o azzurro, o giallo, o rosso, o bianco, o verde", cos o gran re, un monaco, essendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza, la rivolge al chiaro sapere. Egli cosrealizza: " questo il mio corpo, formato dai quattro grandi elementi, nato da padre e madre, nutrito di cibo, soggetto alla legge di impermanenza, decadimento, dissoluzione, distruzione, annientamento. Questo vinnana qui in me localizzato, in me limitato ".
Questo o gran re, un visibile frutto dell'ascesi, e tra i migliori frutti dell'ascesi eccellentissimo ed altissimo.
85. Egli cosessendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza, la rivolge a costruire un corpo costituito di pensiero: egli ciodal corpo ne costruisce un altro formale, costituito di pensiero, con ogni singolo membro, con facoltsensorie supernormali.
86. E come, o gran re, un uomo da una canna di sakkara munja traesse il midollo. A lui cossarebbe: "questo il munja, questo il midollo, altro il munja, altro il midollo, dalla munja ho tratto il midollo". Ed inoltre come, o gran re, un uomo traesse dal fodero una spada. Cosa lui sarebbe: " questa la spada, questo il fodero, altra la spada, altro il fodero, dal fodero ho tratta la spada". Ed inoltre come, o gran re, un uomo da un cesto traesse un serpente. Cosa lui sarebbe: " questo il serpente, questo il cesto, altro il serpente, altro il cesto, dal cesto ho tratto il serpente ". Cos o gran re, un monaco essendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza e rivolge a costruire un corpo costituito di pensiero; egli cioda questo corpo ne costruisce un altro formale, costituito di pensiero, con ogni singolo membro, con
facoltsensorie supernormali.
87. Egli cosessendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza, la rivolge alla varietdei poteri. Egli realizza quel potere di apparire diverso: uno essendo egli [appare] molteplice, molteplice essendo egli [appare] uno; di essere trasferibile su altri piani di esistenza, o attraverso muri, ostacoli, montagne: spedito passa attraverso la terra come attraverso l'aria, ascende e discende nella terra come nell'acqua, spedito cammina sull'acqua come sulla terra, nel cielo colle sue gambe passeggia come un volante uccello, e la luna ed il sole, pur cospotenti e coseccellenti egli accarezza e tocca colla palma della sua mano, e sino nel mondo di Brahma dispone del suo corpo.
88. E come, o grande, un abile vasaio, o garzone di vasaio, avendo ben preparata l'argilla, proprio quel particolare vaso che progetta, cosquello fa e crea; inoltre come, o gran re, un abile scultore in avorio, o garzone di scultore in avorio, avendo ben preparato l'avorio, quella particolare scultura che progetta, proprio quella fa e crea; inoltre come, o gran re, un abile orefice, o garzone d'orefice, avendo ben preparato l'oro, quel particolare gioiello progettato proprio quello fa e crea, cos o gran re, un monaco essendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza, la rivolge alla varietdei poteri. Egli realizza quel potere di apparire diverso: uno secondo egli [appare] molteplice, molteplice essendo egli [appare] uno; di essere trasferibile in altri piani di esistenza, o attraverso muri, ostacoli e montagne: spedito passa attraverso la terra come attraverso l'aria, ascende e discende nella terra come nell'acqua, spedito cammina sull'acqua come sulla terra, nel cielo colle sue gambe passeggia come un volante uccello, e la luna ed il sole, pur cospotenti e coseccellenti, egli accarezza e tocca colla palma della sua mano, e sino nel mondo di Brahma dispone del suo corpo.
Questo o gran re, un visibile frutto dell'ascesi, e tra i migliori frutti dell'ascesi eccellentissimo, altissimo.
89. Egli cosessendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza e la rivolge all'organo dell'udito divino. Egli coll'organo dell'udito divino, eccelso, sovrumano, entrambe le voci ascolta, divine ed umane, remote e vicine.
90. Come, o gran re, un uomo percorrendo una grande strada udisse suoni di tamburi, suoni di crotali, suoni di trombe, suoni di cimbali, suoni di timpani, a lui cossarebbe: "questo il suono del tamburo", " questo il suono del crotalo", " questo il suono della tromba", " questo il suono del cimbalo ", " questo il suono del timpano ", cos o gran re, un monaco essendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza e la rivolge all'organo dell'udito divino. Egli coll'organo dell'udito divino, eccelso, sovrumano, entrambe le voci ascolta, divine ed umane, remote e viene.
Questo o gran re, un visibile frutto dell'ascesi, e tra i migliori frutti dell'ascesi eccellentissimo, altissimo.
91. Egli cosessendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza e la rivolge all'interiore conoscenza delle menti. Egli realizza ciche nella mente di altre persone, di altri esseri:
la mente bramosa come mente bramosa realizza, la mente non bramosa come mente non bramosa realizza,
la mente astiosa come mente astiosa realizza,
la mente non astiosa come mente non astiosa realizza,
la mente fatua come mente fatua realizza,
la mente non fatua come mente non fatua realizza,
la mente casta come mente casta realizza,
la mente non casta come mente non casta realizza,
la mente magnanima come mente magnanima realizza,
la mente non magnanima come mente non magnanima realmente superiore come mente superiore realizza, [lizza,
la mente non superiore come mente non superiore realizza,
la mente attenta come mente attenta realizza,
la mente non attenta come mente non attenta realizza,
la mente libera come mente libera realizza,
la mente non libera come mente non libera realizza.
92. E come, o gran re, una donna, od un uomo, od un fanciullo, od un giovane, amanti della propria bellezza in uno specchio purissimo, chiarissimo, trasparente, o in un vaso d'acqua il volto riflesso considerando, con un neo sa di avere un neo, senza neo sa di essere senza neo; cos o gran re, un monaco essendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza e la rivolge all'interiore conoscenza delle menti. Egli realizza ciche nella mente di altre persone, di altri esseri: la mente bramosa come mente bramosa realizza,
la mente non bramosa come mente non bramosa realizza, la mente astiosa come mente astiosa realizza,
la mente non astiosa come mente non astiosa realizza, la mente fatua come mente fatua realizza,
la mente non fatua come mente non fatua realizza, la mente casta come mente casta realizza,
la mente non casta come mente non casta realizza, la mente magnanima come mente magnanima realizza, la mente non magnanima come mente non magnanima realmente superiore come mente superiore realizza, [lizza,
la mente non superiore come mente non superiore realizza, la mente attenta come mente attenta realizza,
la mente non attenta come mente non attenta realizza, la mente libera come mente libera realizza,
la mente non libera come mente non libera realizza.
Questo o gran re, un visibile frutto dell'ascesi, e tra i migliori frutti dell'ascesi eccellentissimo, altissimo.
93. Egli cosessendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza, la rivolge all'intelligenza di sorgente consapevolezza di anteriori forme di esistenza. A lui sorge consapevolezza di molte anteriori esistenze, come di un'esistenza, come di delle esistenze, di tre, di quattro, di cinque, di dieci, di venti, di trenta, di quaranta, di cinquanta, di cento esistenze, di mille esistenze, di centomila esistenze, delle esistenze durante epoche di molte formazioni di mondi, epoche di molte trasformazioni di mondi, epoche di molte formazioni e trasformazioni di mondi: " in questo luogo, questo nome questa famiglia, questo stato, questa gioia e dolore sperimentati questa la fine della vita, e quanto qui sorse di qui trapass In quel luogo, quel nome, quella famiglia, quello Stato, quella gioia e dolore sperimentati, quella la fine della vita, e quanto lsorse di ltrapass. Cosa lui sorge consapevolezza di molte precedenti esistenze nelle loro caratteristiche, nelle loro circostanze.
94. E come, o gran re, un uomo andasse dal suo ad un altro villaggio, e da questo ad un altro ancora, e da quest'ultimo ritornasse al suo. Allora a lui cossarebbe: " io andai dal mio villaggio ad un altro villaggio, lcossono stato, cosmi sono seduto, cosho parlato, cosho taciuto, da quello poi sono andato in un altro villaggio, in quell'altro cossono stato, cosmi son seduto, cosho parlato, cosho taciuto, e da quest'ultimo villaggio cossono tornato nel mio "; cos o gran re, un monaco, essendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, non oscillante, raggiungente l'impossibilit la drizza, la rivolge a riconoscere la sorgente consapevolezza di anteriori forme di esistenza. A lui sorge consapevolezza di molte precedenti esistenze, come di un'esistenza, come di due esistenze, di tre, di quattro, di cinque, di dieci, di venti, di trenta, di quaranta, di cinquanta esistenze, di cento esistenze, di mille esistenze, di centomila esistenze, delle esistenze durante epoche di molte formazioni di mondi, epoche di molte trasformazioni di mondi, epoche di molte formazioni e trasformazioni di mondi: " in questo luogo, questo nome, questa famiglia, questo stato, questa gioia e dolore sperimentati, questa la fine della vita, e quanto qui sorse di qui trapass In quel luogo, quel nome, quella famiglia, quello stato, quella gioia e dolore sperimentati, quella la fine della vita, e quanto lsorse di ltrapass. Cosa lui sorge consapevolezza di molte precedenti esistenze nelle loro caratteristiche, nelle loro circostanze.
Questo o gran re, un visibile frutto dell'ascesi, e tra i migliori frutti dell'ascesi eccellentissimo, altissimo.
95. Egli cosessendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, ! malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza, la rivolge all'intelligenza del trapassare e del risorgere degli esseri. Egli, col divino occhio rischiarato, vede gli esseri divini ed umani trapassanti e sorgenti in basso, in alto, belli, brutti, felici, infelici, e come secondo le opere gli esseri riappaiono, realizza: " Questi cari esseri sono seguaci di un non retto comportamento nelle opere, sono seguaci di un non retto comportamento nelle parole, sono seguaci di un non retto comportamento nei pensieri, disprezzano le cose nobili, stimano il cattivo, ed il cattivo stimato attuano colle opere. Essi, colla dissoluzione del corpo, dopo la morte, vanno cossu cattiva strada, in cattive condizioni, in rovina. Questi cari esseri invece sono seguaci di un retto comportamento nelle opere, sono seguaci di un retto comportamento nelle parole, sono seguaci di un retto comportamento nei pensieri, non disprezzano ciche nobile, stimano il buono, ed il buono stimato attuano colle opere. Essi, colla dissoluzione del corpo, dopo la morte, felicemente risorgono in mondo beato". Coscol divino occhio rischiarato vede gli esseri divini ed umani trapassanti e risorgenti in alto, in basso, belli, brutti, felici, infelici, e come secondo le opere sempre gli esseri riappaiono realizza.
96. E come, o gran re, in mezzo ad una piazza vi fosse un terrazzo e quivi un uomo di buona vista vedesse gli uomini che nelle case entrano ed escono, per la via carreggiabile si avviano, o sostano in mezzo alla piazza, a lui cossarebbe: " Questi uomini entrano ed escono di casa, per la via carreggiabile si avviano, o sostano in mezzo alla piazza"; cos o gran re, un monaco nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza, la rivolge all'intelligenza del trapassare e del risorgere degli esseri. Egli, col divino occhio rischiarato, vede gli esseri divini ed umani trapassanti e sorgenti in basso, in alto, belli, brutti, felici, infelici, e come secondo le opere gli esseri riappaiono realizza: " Questi cari esseri sono seguaci di un non retto comportamento nelle opere, sono seguaci di un non retto comportamento nelle parole, sono seguaci di
un non retto comportamento nei pensieri, disprezzano le cose nobili, stimano il cattivo, ed il cattivo stimato attuano con le opere. Essi, colla dissoluzione del corpo, dopo la morte, vanno cossu cattiva strada, in cattive condizioni, in rovina. Questi cari esseri invece sono seguaci di un retto comportamento nelle opere, sono seguaci di un retto comportamento nelle parole, sono seguaci di un retto comportamento nei pensieri, non disprezzano ciche nobile, stimano il buono, ed il buono stimato attuano colle opere. Essi, colla dissoluzione del corpo, dopo la morte, felicemente risorgono in mondo beato ". Cos col divino occhio rischiarato vede gli esseri divini ed umani trapassanti e risorgenti in alto, in basso, belli, brutti, felici, infelici, e come secondo le opere sempre gli esseri riappaiono realizza.
Questo o gran re, un visibile frutto dell'ascesi, e tra i migliori frutti dell'ascesi eccellentissimo, altissimo.
97. Egli cosessendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza, la rivolge all'inteliig%nza distruggitrice degli a鏇va.)Egli:!" Eaco(il dMlore " cossecondo realtrealizza."" Questa",'origiNf駱el eolocu " secondo pealpreami{za. " Questa la fine del dGlore" secondghrealtrealizza. "Questa la via che mena alla fine del dolore" secondo realtveal)x獪. " Qu盭tgli asava " secondo realtrealizza. "Questa lkrigine degli asa飆" seaondo realtrealizza. "Questa la, fine degli asava " secondo realtrealizz`. " Questla via che menA anla fine degl椇;崑艎壉騂x攓g絣M襑丰鱒倚*pR踧_f潠 俀zWrwO+B}柛t3殖瓗亃鷯淛*uc獻IPx佖?6夙耿扛5剼緛jIw瀛氏O/璚~盻猶e繜悊騣,]z*`&5快2u虼gP6&蜀Rz(}Us*G~:_衍<=zDW H篇CAㄣP鬱S唄UY [5奔cl|哆,舒oo羨」c峎葫→J嚓舳鞔7琖咚薤| 暍楖魙瞺d'扊+勗gB龤.價n慊D孍睇驂棱[{l柛潰W齦x}峪6P凰}區@洬柒吰M I嶕職鷚zˊ駺犬NN暐跴峐枑,熧:N8Dda vedesse ostriche e conchiglie, cristalli e ghiaia, frotte di pesci che vanno e che stanno, a lui cossarebbe: " Questo un lago tra i monti trasparente, limpido, chiaro e quivi sono ostriche e conchiglie, cristalli e ghiaia e frotte di pesci che vanno e che stanno"; cos o gran re, un monaco essendo nella mente raccolta, perfetta, trasparente, non affetta da scorie, senza resti di combustioni, malleabile, forgiabile, non oscillante, raggiungente l'impassibilit la drizza, la rivolge all'intelligenza distruttrice degli asava. Egli: " Ecco il dolore " cossecondo realtrealizza. " Questa l'origine del dolore " secondo realtrealizza. " Questa la fine del dolore " secondo realtrealizza. " Questa la via che mena alla fine del dolore " secondo realtrealizza. " Questi gli asava " secondo realtrealizza. " Questa l'origine degli asava " secondo realtrealizza. " Questa la fine degli asava secondo realtrealizza. " Questa la via che mena alla fine degli asava " secondo realtrealizza. Ed a lui che cossa, che cosvede la mente libera dall'asava del desiderio, si libera dall'asava dell'essere, si libera dall'asava dell'ignoranza. " Nel redento la redenzione " in lui sorge questa intelligenza. " Esausta la vita, estinta la condizione di purezza, fatto ciche era da fare, non esiste altro stato condizionato " realizza allora.
Questo o gran re, un visibile frutto dell'ascesi, e tra i migliori frutti dell'ascesi eccellentissimo, altissimo.
Di questi, o gran re, visibili frutti dell'ascesi, un altro visibile frutto dell'ascesi pialto, pieccelso non vi ".
99. Cosessendo stato detto il re del Magadha Ajatasattu Vedehiputta disse al Sublime cos " meraviglioso, o signore, meraviglioso, o signore, come si raddrizzasse ciche era rovesciato, si scoprisse ciche era coperto, ad uno smarrito si mostrasse la strada, si portasse nel buio una lampada, chi ha gli occhi vedrle forme, cosdal Sublime con pidi un argomento stata esposta la Dottrina. Ed ecco, o signore, io prendo rifugio presso il Sublime, prendo rifugio presso la dottrina e l'Ordine dei monaci. Me fedele seguace voglia il Sublime accogliere prendente da oggi rifugio per la vita. Un errore mi vinse, o signore, come uno stolto, come un folle, come un insensato. Per desiderio di potere privai della vita il padre, giusto, legittimo re. Questo mio errore, o signore, accetti il Sublime in vista di futuro controllo ".
100. "Ors o gran re, un errore ti vinse come uno stolto, come un folle, come un insensato: tu per desiderio di potere I privasti della vita il padre, giusto, legittimo re. E percitu, o gran re, compisti un errore, un duplice errore secondo la, dottrina e questo io accetto. Vi miglioramento, o gran re, nella norma dei nobili a chi, pur avendo errato di un duplice errore, secondo la Dottrina, nel futuro si controller".
101. Cosessendo stato detto il re del Magadha Ajatasattu
Vedehiputta disse al Sublime cos " Ora tempo, o signore, che io vada. Molti affari, molte incombenze ci attendono ".
" Questo il tempo, o gran re, a cui tu pensi ".
Allora il re del Magadha Ajatasattu Vedehiputta rallegrato, rasserenato dalle parole del Sublime sorse da sedere, avendo salutato il Sublime, girando sulla destra se ne and
102. Allora il Sublime, dopo la partenza del re del Majgadha Ajatasattu Vedehiputta, si rivolse ai monaci: " Stroncato, o monaci, il re, contaminato, o monaci, il re. Se il re, o monaci, non avesse privato della vita il padre, giusto, legittimo re, libero da passione, senza macchia, su questo stesso sedile gli si sarebbe dischiuso l'occhio della Dottrina " .
Cosdisse il Sublime, contenti i monaci si rallegrarono I alla parola del Sublime.


SAMANNA PHALA SUTTA

FINE

(Traduzione di Eugenio Frola)

KEVADDHASUTTA

(KEVADDI LA IL FIGLIO DI FAMIGLIA)



Cosho sentito
1. Un tempo il Sublime dimorava a Nalanda nel bosco di manghi del mercante di vesti. Allora Kevaddha figlio di famiglia, si diresse ldove era il Sublime; accostatosi, salutato il Sublime, gli sedette accanto. Accanto seduto Kevaddha figlio di famiglia cosdisse al Sublime:
" Nalanda, o signore, prosperosa, opulenta, molto popolata, densa di abitanti devota al Sublime. Voglia il Sublime, o signore, ben ammaestrare un monaco che possa compiere cose sovrumane, meravigliosi miracoli, e cosproprio Nalanda sarancor pidevota al Sublime".
Cosessendo stato detto il Sublime disse a Kevaddha figlio di famiglia cos "Non cos o Kevaddha, io espongo la Dottrina: " andate voi, o monaci, presso il laico bianco vestito e compite cose sovrumane, meravigliosi miracoli " ".
2. Per la seconda volta Kevaddha figlio di famiglia disse al Sublime cos " Io non vorrei molestare il Sublime, percosdico: Nalanda, o signore, prosperosa, opulenta, molto popolata, densa di abitanti devota al Sublime. Voglia il Sublime, o signore, ben ammaestrare un monaco che possa compiere cose sovrumane, meravigliosi miracoli, e cosproprio Nalanda sarancor pidevota al Sublime o.
Per la seconda volta il Sublime disse a Kevaddha figlik 4i faflia cos
" Non 鏣S Kevaddha, io espongo la Dottrina* " `~aate voa, o monaci, presso il ,aico bia.co vestitOe compite cose svr|maoE, meravigliosi miracoli "
3. Perla terza volta Kevaddha figlio di famiolia disse al Sublime cos " 瓨 n{n vorbw) mohestare il Sublime, percksdico: Nalandi,邕 signoru, prosperosa gpt枸nta, m鮞to$p~0olata, densa di abitanti evota al Sqblime. Voglia il Sublime, o signore, ben ammaestrare un mon!co cheossa compienarrava a volte nelle sere d'inverno, quando era di buon
umore e, dopo aver portato il suo tavolo da stiro presso il caminetto della camera dei bambini, ci permetteva di sederci attorno e, mentre si dava da fare con i pizzi della signora Reed e pieghettava i bordi della sua cuffia da notte, dava in pasto alla n
ostra avida attenzione storie d'amore e di avventura tolte da vecchie fiabe e ballate, o (come scoprii pi\'f9 tardi) dalle pagine di }{\i\insrsid2302356 Pamela}{\insrsid2302356 e di }{\i\insrsid2302356 Enrico, Conte di Moreland}{\insrsid2302356 .
\par \tab Col mio Bewick sulle ginocchia, mi sentivo dunque felice: felice, per lo meno, a modo mio. Temevo solo di essere disturbata, e questo avvenne fin troppo presto. La porta della stanzetta della colazione si apr\'ec.
\par \tab \'abEhi! Madama Musona!\'bb, grid\'f2 la voce di John Reed; poi ci fu un silenzio: aveva trovato la stanza apparentemente deserta.
\par \tab \'abDove diavolo \'e8?\'bb, continu\'f2. \'abLizzy! Georgy! (chiamava le sorelle) Johan non \'e8 qui, dite a mammina che \'e8 uscita fuori con la pioggia... brutta bestia!\'bb.
\par \tab \'abHo fatto bene a tirar la tenda\'bb, pensai; desiderai solo che non riuscisse a scoprire il mio nascondiglio. John Reed non lo avrebbe certo trovato da solo: non era acuto n\'e9 di vista n\'e9 di cervello; ma Eliza si affacci\'f2
alla porta in quel momento e disse subito:
\par \tab \'ab\'c8 sul sedile della finestra, Jack\'bb.
\par \tab Io uscii subito perch\'e9 tremavo all'idea di essere tirata fuori dal suddetto Jack.
\par \tab \'abChe volete?\'bb, chiesi imbarazzata e diffidente.
\par \tab \'abDi': ''Che cosa volete, signorino Reed?"\'bb, fu la risposta. \'abVoglio che tu venga qui\'bb. E, dopo essersi seduto su una poltrona, mi ordin\'f2 con un gesto di avvicinarmi e restargli davanti.
\par \tab John Reed era un collegiale di quattordici anni; aveva quattro anni pi\'f9 di me, che ne avevo solo dieci: era grande e ben piantato per la sua et\'e0, con la pelle gialla e malsana; line
amenti marcati nel viso largo, ossa grosse e mani e piedi enormi. A tavola si rimpinzava regolarmente, cosa che lo rendeva bilioso e gli dava uno sguardo annebbiato e sonnolento e guance cascanti. Avrebbe dovuto essere in collegio, allora, ma la sua mammi
na lo aveva tenuto a casa per un mese o due \'abin considerazione della sua salute delicata\'bb
. Il signor Miles, il maestro, sosteneva che sarebbe stato molto meglio se gli avessero mandato da casa meno torte e dolciumi; ma il cuore materno si ribellava a un giul potere di apparire diverso: uno essendo egli appare molteplice, molteplice essendo egli appare uno; trasferibile su altri piani di esistenza, attraverso muri, ostacoli, montagne; non impedito cammina, attraverso la terra come attraverso l'aria, ascende e discende nella terra come nell'acqua; spedito cammina sull'acqua come sulla terra; nel cielo colle sue gambe passeggia come un volante uccello e il sole e la luna cospotenti, coseccellenti accarezza e tocca col palmo della sua mano, e sino nel mondo di Brahma dispone del suo corpo ". Che tu pensi, o Kevaddha ? Forse che colui che non ha assistito e non fiducioso non direbbe cosa colui che fiducioso ha assistito?".
"Cosdirebbe, o signore ".
"E vedendo questo pericolo, o Kevaddha, del potere supernormale io non sono propenso, non sono disposto, non sono favorevole al potere sovranormale.
6. Qual o Kevaddha, la penetrazione sovranormale dell'altrui mente? Ecco, o Kevaddha, un monaco penetra la mente di altri esseri, di altre persone, penetra quanto appartiene alla mente, penetra il ragionamento, penetra le considerazioni: " cosquel pensiero, cosquel pensiero, proprio in quella mente". Ed ecco un tale assiste fiducioso e vede quel monaco che realizza il potere di penetrare le menti di altri esseri, di altre persone, che penetra quanto appartiene alla mente, penetra il ragionamento, penetra le considerazioni: " cosquel pensiero, cosquel pensiero, proprio in quella mente ".
7. E se quel tale che assistette fiducioso dice ad un altro, che non assistette e non fiducioso: "meraviglioso, o signore, straordinario, o signore, il grande potere, la grande eccellenza di un asceta. Io stesso vidi un monaco che penetra la mente di altri esseri, di altre persone, penetra quanto appartiene alla mente, penetra il ragionamento, penetra le considerazioni: ' cosquel pensiero, cosquel pensiero, proprio in quella mente'". Allora colui che non ha assistito e non fiducioso cospotrebbe dire a colui che ha assistito fiducioso: " Questl certao%nte un incanto Manika, per ques|o quw, mon`co penetra la menudi altri esseri| di!︼tre persone, penetra quanto appartiene %岦a mente, penetra il racimnamento, penetra le considerazioni:(' coSquel pensiero, cosqsel pens!erO0ij quelda&mmntl ' ".
Che tu pensi, o Kevaddha? Fmrse+h1 colui che non ha assistito e kOn(fiducioso non dMrebbe$緌sa 3olui che n嶮q緅oso ha assistito"/".
"Cosdi`ebbe, o signor1 "E v幩eneo questo pebigol/, o Kevaddha, nem73. Allora, o Kevaddha, quel monaco si diresse verso Suyama Devaputta, e avendolo raggiunto cosgli disse: " Dove, o amico, i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria?".
Cosessendo stato detto, o Kevaddha, Suyama-Devaputta disse al monaco cos " Io, o monaco, non so dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, I acqua, il fuoco, l'aria. Ma, vi sono, o monaco, gli d Tubista, di me pieccelsi, pialti. Essi certamente sapranno dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria ".
74. Allora, o Kevaddha, quel monaco si diresse verso gli d Tubista, e avendoli raggiunti cosdisse loro: "Dove, o amici, i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria?".
Cosessendo stato detto, o Kevaddha, gli d Tubista dissero al monaco cos " Noi, o monaco, non sappiamo dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria. Ma vi o monaco, Santusita-Devaputta, di noi pieccelso, pialto. Egli certamente saprdove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria ".
75. Allora, o Kevaddha, quel monaco si diresse verso Santusita-Devaputta, e avendolo raggiunto cosgli disse: " Dove, o amico, i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria ? ".
Cosessendo stato detto, o Kevaddha, Santusita-Devaputta disse al monaco cos " Io, o monaco, non so dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria. Ma vi sono, o monaco, gli d Nimmanarati, di me pieccelsi, pialti. Essi certamente sapranno dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria".
76. Allora, o Kevaddha, quel monaco si diresse verso gli d Nimmanarati, ed avendoli raggiunti, cosdisse loro: " Dove, o amici, i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria? ".
Cosessendo stato detto, o Kevaddha, gli d Nimmanarati dissero al monaco cos " Noi, o monaco, non sappiamo dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria. Ma vi o monaco, Sunimitta-Devaputta, di noi pieccelso, pialto. Egli certamente saprdove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria".
77. Allora, o Kevaddha, quel monaco si diresse verso Sunimitta-Devaputta, e avendolo raggiunto cosgli disse: " Dove, o amico, i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria?".
Cosessendo stato detto, o Kevaddha, Sunimitta-Devaputta disse al monaco cos " Io, o monaco, non so dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria. Ma vi sono, o monaco, gli d Paranimmita-Vasavatti, di me pieccelsi, pialti. Essi certamente sapranno dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria ".
78. Allora, o Kevaddha, quel monaco si diresse verso gli d Paranimmita-Vasavatti, e avendoli raggiunti cosdisse loro: " Dove, o amici, i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria ? ".
Cosessendo stato detto, o Kevaddha, gli d Paranimmita-Vasavatti dissero al monaco cos " Noi, o monaco, non sappiamo dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria. Ma vi o monaco, Vasavatti-Devaputta, di noi pieccelso, pialto. Egli certamente saprdove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria ".
79. Allora, o Kevaddha, quel monaco si diresse verso Vasavatti Devaputta e avendolo raggiunto cosgli disse: " Dove, o amico, i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria ? ".
Cosessendo stato detto, o Kevaddha, Vasavatti-Devaputta disse al monaco cos " Io, o monaco, non so dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria. Ma vi sono, o monaco, gli d della schiera di Brahma, di me pieccelsi, pialti. Essi certamente sapranno dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria".
80. Allora, o Kevaddha, quel monaco entrin concentrazione sche nella sua mente raccolta fu visibile la strada che conduce a Brahma (2). E allora, o Kevaddha, quel monaco si diresse verso gli d della schiera di Brahma, e avendoli raggiunti cosdisse loro: " Dove, o amici, i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria?".
Cosessendo stato detto, o Kevaddha, gli d della schiera di Brahma dissero al monaco cos "Noi, o monaco, non sappiamo dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria. Ma vi Brahma, il gran Brahma, signore, non divenuto, onnipresente, onnipotente, sommo fattore, cr屧torel eccelso rego彋ore, potente padru di cichg fu e di ciciM sq2 di noi pieccelso, pialto. Egli certamente saprdove i苕ucuTro'frandi e$ementi scompa}ono senza R廛iduo, ciola tw2p lga[qua, i, fuoco> l'abia ".
"Dove al prMsente, o0amaci, il gran Brahma?".
" Noi non sartm嫥o, / monaikd donde viene Brahmq<` de#e B`ahma, dove va Brahma. Ma, o monaco, dove ap`Aiono dei segni, si pduce u~a luce, si manifesta uno splendore, la sarvisibile Brahma. QtEll=趹O(n寊汨觀呷Sd攇|緱i6Eq埜3e埢〒ˊ*S晟淌wn%蓌r慕羭5|處 蚤灩U1p俜Xl" JBHz錔 0dd矂闆 {栽)宛Fi,`啑8Rq ATF镻 菄悌O\a`LFの悜閘L 琵匈ZSu&諺u百V%痏"贉'癵rB`9O\vR蕬顱g]焰W&皿諙S6kN齛祏5Q瓏\]彫Y趀y3蛸鎈t60筋$ybGib$ZR箯jc#8)ぽO / d)幪z:巆Br@(PUKLy璔B鑿cpq (I嵩t呱戲(,P]喨m桂JX I玔川諔#62眅K|態{.\憶璆域?騝皈烙)39w虡sP岵f凸倭弄閣k楘x飋捧俖L薾z齝巑ur錳s實翋硊頗#(8H轝劬埧Li麵婭尒嵎@ $b壚RS+MRX_\〈(Ah垗/H鏀d2W鵚Pp豍7!C睥5)P鞷洶b開u廁T菿&WHnUY-vf呦2堈[瞚3n]襞]灢岵gUf弒+.[<7a萹騂貁蹗XW<鎀<蘧k錳s鯕剔硊准wF6" 柶舨LAME3.93 (alpha)UUwx{p攮 @on( 摿粳澄祿 `0狾 鏽舊"蟬=租;lR僿謏`@麒蠐,涆謂i5鸝XdKZъ檓6$n窪T缺q>g纓 h.Bx `]瓷僿U濋妶B2購Y3(i眹Q剫J76詎柺L 孃YY 雀iXPqq3L砅蓯希`醴洐!}蘙V欂-v萲紊欏[葰釴蕠iT`j薖b榠b!a趼4 p泗天(i>c塴一b浽 )f^W}}y彗缺q>g霰 M 轉B鈙WW,偳3d&#hj鄮a[kXO^彃FGVIYk墟2撱b,ぉ姲O諦鎩籟瀁軜-fo媔m錭S_闍MhTB&G,oaFW㎡右8AcZ笁C瓦芰4腄B(|>k> !F]虈'坦彧!l[圛鉺rXS$嫭Zp$,Ec橝聲tKl-W漩黤J困p瑢藚泐e镻hy岌=剌觖凋か氁\昲模|b#z恘'鶣CNV38aQy-f尷眽,A爨惻6[dO倞Cc氂`Df▌LL4a嵨*n巖CV毸梑Cs旮XXj*t諧閎 ugdSr旋囋鐳卓GFkS伭+挳f@{)e儓wuhr暘呀弶wf?e撲r此蕃鸁藦nf釪xo骾pS傞5抶颭掄冊UUUUUU鰲fI{p麍辟o/n`$ 樇8靾播萬b閆P,刵S1  ,銘雷@`取彳 .仈(蘮r搷VRiKFIh,挔0(8河,v飂,掑,r趐Ib5P/nIed?1俱堁黧螚;墯d鰭 ;3}聸5}掬mく諨}_5贖檒ず鱄纈課Ki,XQGEばDU!;銊0y破Q 駼炆貗h f秈*>淞B`Yk涸<2坊A~\搏葫,拙k)i猘奿/使鱱*音Xi C輊~尹$ Lm%@N漩 9咨u1窮l褦Tg*&*頀窾Nl箎芘p彎莣獊肺\甀\SV尿攛o烘災uv橈5誘轣4`:\D<  與kBaV糟@ +世$荄J XAaW鄏A蠦q蓌YG玡 40R伉vHEs岨)r9洭 piega un braccio disteso, scomparso dal mondo di Brahma comparve dinnanzi a me. Allora, o Kevaddha, il monaco dopo avermi salutato mi si sedaccanto. Accanto, seduto, o Kevaddha, il monaco cosmi disse: " Dove, o signore, i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria? ".
85. Cosessendo stato detto, o Kevaddha, cosio al monaco risposi: " Da tempo, o monaco, i mercanti che viaggiano per mare si imbarcano, prendendo sulla nave un uccello ci indichi la terra. Essi dalla nave, non in vista della spiaggia, liberano l'uccello indicatore della terra. Quegli va verso il levante, va verso il mezzod va verso il ponente, va verso la mezzanotte, va sull'oceano, va in ogni direzione. Se di qualche parte vede la terra, verso quella parte e guida, se da nessuna parte vede la terra, egli ritorna alla nave. Proprio costu, o monaco, desiderando una risposta a quella domanda non l'hai ottenuta neppure nel mondo di Brahma e sei ritornato presso di me. Tu desideri che questa domanda sia posta: ' dove i quattro grandi elementi scompaiono senza residuo, ciola terra, l'acqua, il fuoco, l'aria'. Cosinvece, o monaco, da porsi la domanda".
" Dove la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria non hanno piluogo ove posare il piede ? ".
" Dove il lungo ed il corto, il sottile, lo spesso, il buono ed il cattivo?".
" Dove nome e forma totalmente sono distrutti? ".
Allora cosla risposta:
" L senza attributi, l'infinito vinnena abbandonato;
Allora acqua e terra, fuoco e aria, non han luogo ove posare il piede;
Allora il lungo, il corto, il sottile, lo spesso, il buono, il cattivo;
Allora nome e forma totalmente sono distrutti;
Colla distruzione di vinnena queste cose sono distrutte "
Cosdisse il Sublime. Contento Kevaddha, figlio di famiglia, si rallegralle parole del Sublime.


KEVADDHA SUTTA

FINE

(Traduzione di Eugenio Frola)



MAHASATIPATTHANASUTTANTA
(LA BASE DELLA CONSAPEVOLEZZA)



Cosho sentito:

l. Un tempo il Sublime dimorava tra i Kuru in una cittdei Kuru di nome Kammassadhamma. Allora il Sublime si rivolse ai monaci: "O monaci ", "Signore ", i monaci risposero al Sublime.
Il Sublime cosdisse:
" La strada, o monaci, ad una unica meta, alla purificazione degli esseri, al superamento del pianto e del lamento, all'allontanamento del dolore e della sofferenza, al comparire del giusto metodo per la realizzazione dell'estinzione quella dei quattro pilastri della consar霣glezza.
Quali quattro? Ecco, o monaci, un monaco gel corpo osservando il corpo, Li甐ra Wtrenu;attento, consapevole, lontane nel -ond?",a cidIgia e la sofferenza. Nella sensazione, osservando la sensazione, Dimora 3tteluo-t嫢tento, consapevole lontane nelonDo la cupidiwha e la sofferenza. Ne,la mefte osservando la mente, dimora strenuo( attento, consape琁le ,o.tane neL l鮞璺 la cupidigia m烽a sofferenra. N%gli0elementi osservando gli elementi, dimora strenuo, attento, consapevole lontane nel monla macchina.\'bb
\par Adorava la sua macchina. Era una Mercedes 230C di ven-
\par t'anni, una berlina rossa a due porte con sedili di pelle ne-
\par ra. L'aveva acquistata otto anni prima con il premio in denaro
\par }{\lang2057\langfe1040\langnp2057\insrsid4919794\charrsid7539804 vinto al torneo Mayfair Lites College Tennis Challenge, cin-
\par }{\insrsid4919794\charrsid4919794 quemila dollari. Era prima che diventasse di moda possedere
\par una Mercedes vecchia. \'abProbabilmente oggi varr\'e0 il doppio di
\par quanto l'ho pagata.\'bb
\par \'abMa poi saresti costretta a comperare un'altra auto\'bb le fece
\par notare Patty, spietatamente realistica.
\par \'abHai ragione\'bb ribatt\'e9 Jeannie con un sospiro. \'abBe', posso
\par sempre dare qualche lezione privata. E contro le regole della
\par JFU, ma probabilmente potrei guadagnare quaranta dollari
\par l'ora dando ripetizioni di statistica agli studenti ricchi che
\par hanno fatto fiasco in altre universit\'e0. Potrei anche mettere in-
\par sieme trecento dollari alla settimana, esentasse, se non li di-
\par chiaro.\'bb Guard\'f2 la sorella diritto negli occhi e le chiese: \'abTu
\par puoi metterci qualcosa?\'bb
\par Patty distolse lo sguardo. \'abNon saprei.\'bb
\par \'abZip guadagna pi\'f9 di me.\'bb
\par \'abMi uccider\'e0 perch\'e9 te l'ho detto, ma forse potremmo contri-
\par buire con settantacinque, ottanta dollari alla settimana\'bb dis-
\par se Patty, alla fine. \'abLo convincer\'f2 a chiedere un aumento. E un
\par po' timido in queste cose, ma io so che se lo merita, e il suo
\par capo lo vede di buon occhio.\'bb
\par Jeannie cominci\'f2 a sentirsi un po' pi\'f9 sollevata, anche se la
\par prospettiva di passare nuovamente le domeniche a insegnare
\par a universitari ottusi era orribile. \'abCon quattrocento dollari in
\par pi\'f9 alla settimana potremmo prenderle una stanza singola col bagno
\par in camera.\'bb
\par \'abIn questo modo potrebbe tenere con s\'e9 le sue cose, qualce hso-
\par prammobile e, chiss\'e0, magari anche qualche mobile.\'bb
\par \'abChiediamo un po' in giro e vediamo se qualcuno ci sa indi-
\par care un posto carino.\'bb
\par \'abD'accordo.\'bb Patty era pensierosa. \'abLa malattia della mamma \'e8
\par ereditaria, vero? Mi pare di aver visto qualcosa in televi-
\par sione.\'bb
\par Jeannie annu\'ec. \'abC'\'e8 un gene alterato, l'AD3, che \'e8 collegato
\par al precoce manifestarsi della malattia.\'bb Jeannie sapeva che era
\par situato nel cromosoma 14q24.3, ma questo a Patty non avrebbe
\par detto niente.
\par \'abSignifica che tu e io finiremo come la mamma?\'bb
\par \'abSignifica che ci sono buone probabilit\'e0.\'bb
\par Rimasero entrambe in silenzio per un attimo. Il pensiero di
\par perdere la ragione era quasi troppo sinistro per parlarne.
\par \'abSono contenta di aver avuto presto i bambini\'bb disse Patty.
\par \'abQuando succeder\'e0 a me saranno abbastanza grandi da bada-
\par re a se stessi.\'bb
\par Jeannie colse la leggera sfumatura di riprovazione. Come la
\par mamma, Patty pensava che ci fosse qualcosa di sbagliato nel-
\par l'avere ventinove anni ed essere senza figli. \'abMa il fatto che
\par abbiano scoperto il gene fa sperare bene\'bb disse Jeannie. \'abSi-
\par gnifica che quando avremo l'et\'e0 della mamma, potrebbero an-
\par che essere in grado di iniettarci una versione modificata del
\par nostro stesso Dna privo di quel gene fatale.\'bb
\par \'abHanno parlato di questo in televisione. Si chiama "tecnica
\par del Dna ricombinante", giusto?\'bb
\par Jeannie sorrise. \'abGiusto.\'bb
\par \'abVedi che non sono poi cos\'ec tonta?\'bb
\par \'abNon ho mai pensato che tu lo fossi.\'bb
\par \'abMa se \'e8 il Dna a renderci come siamo\'bb prosegu\'ec Patty pen-
\par sierosa \'abse tu mi cambi il Dna, questo mi fa diventare una per-
\par sona diversa?\'bb
\par \'abNon \'e8 solo il Dna che ti fa essere come sei. E anche il modo
\par in cui sei stata allevata. Le mie ricerche vertono proprio su
\par questo.\'bb
\par \'abA proposito, come va il lavoro nuovo?\'bb
\par \'abE molto interessante. E la mia grande occasione. Un sacco di
\par persone hanno letto l'articolo che ho scritto sul rapporto tra
\par criminalit\'e0 e corredo genetico.\'bb L'articolo, pubblicato l'anno
\par precedente, quando lavorava ancora alla University of Minne-
\par sota, portava per primo il nome del suo professore e poi, sot-
\par to, il suo, ma era stata lei a fare tutto il lavoro.
\par \'abNon sono riuscita a capire se intendi sostenere che la cri-
\par minalit\'e0 \'e8 ereditaria o meno.\'bb
\par \'abHo identificato quattro tratti della personalit\'e0 che "porta-
\par no" al comportamento criminale: l'impulsivit\'e0, la mancanza di
\par paura, l'aggressivit\'e0 e l'iperattivit\'e0. Ma il punto centrale
\par della mia teoria \'e8 che alcuni metodi educativi riescono a con-
\par trastare queste tendenze e trasformano potenziali criminali in
\par onesti cittadini.\'bb
\par \'abCome puoi dimostrare una cosa del genere?\'bb
\par \'abStudiando gemelli identici allevati ze considera: "Vi sono in I questo corpo capelli, peli, unghie, denti, pelle, carne, tendini, ossa, midollo osseo, reni, cuore, fegato, diaframma, milza, ! polmoni, intestini, pacco intestinale, stomaco, feci, bile, secrezioni, umori, sangue, sudori, linfa, lacrime, siero, muco, ! sinovia, urina ".
Cosegli dall'interno del corpo dimora osservando il corpo, dal di fuori del corpo dimora osservando il corpo, dall'interno e dal di fuori del corpo dimora osservando il corpo. Egli dimora osservando il sorgere degli elementi nel corpo, dimora osservando il trapassare degli elementi nel corpo, dimora osservando il sorgere ed il trapassare degli elementi nel corpo. " Cosil corpo ", e pertanto in lui questa consapevolezza di fondamento, percha lui base di sapere, base di pialta consapevolezza. Ed egli vive libero e nulla brama nel mondo. Cos o monaci, un monaco nel corpo dimora osservando il corpo.
6. Ed inoltre ancora, o monaci, un monaco esamina e considera questo corpo, sia che stia, sia che vada, in rapportogli"elgmenti: " Vi in questo c/漥o l'elEmento terra, l'elemekdo acqua, l'elemento fuoco, l'dlemenvo aria".
Coscome, o monaci, un'abile eAcellaio od allievo macellaio 鐑cmsa una mucca, poztataLa al [mercato ddH]!崛Adravioavendoda sm~濈nata 0ezzo per pezzo, si siede, protPi cos monaci, un mknabo 鎑esto Corpo, s鸒 che stia, sia cxe(vada, es孷ina e consi`eranrappnrto"!gli elementi:$"Vi in quer0o corso l'elemento terral'gmento acqua, l'elemento fuoco, l'elemento Aria%b.
CosILE0%$8P姇'`H曦^39~G@.LK堜B.LK~G@.LK "0xZ~G@.LK~G@.LK~G@.LK~G@.LK 108.part.met0xZ~G@.LK~G@.LK~G@.LK~G@.LK 108PAR~1.MET煚@D_憓型TXx Crichton, Michael - Congo.pdf* '堳輥S!#z108.part 0 0* GG'FILE0L=8炆H/ @Bp禐FILE0矧N8P垌.`H12. E come, o monaci, un monaco nella mente, osservando la mente, dimora ? Ecco, o monaci, un monaco

Con mente passionale realizza: " La mente passionale". Con mente non passionale realizza: " La mente non passionale ". Con mente ostile realizza: " La mente ostile ".
Con mente non ostile realizza: "La mente non ostile".
Con mente torpida realizza: " La mente torpida ".
Con mente non torpida realizza: " La mente non torpida ". Con mente agitata realizza: " La mente agitata ".
Con mente non agitata realizza: " La mente non agitata ". Con mente espansa realizza: " La mente espansa ".
Con mente non espansa realizza: " La mente non espansa ". Con mente devota realizza: " La mente devota ".
Con mente non devota realizza: " La mente non devota ". Con mente raccolta realizza: " La mente raccolta ".
Con mente non raccolta realizza: " La mente non raccolta ". Con mente emancipata realizza: " La mente emancipata". Con mente non emancipata realizza: " La mente non emancipata " .

Cosegli dall'interno della mente dimora osservando la mente, dal di fuori della mente dimora osservando la mente, dall'interno e dal di fuori della mente dimora osservando la mente. Egli dimora osservando il sorgere degli elementi nella mente, dimora osservando il trapassare degli elementi nella mente, dimora osservando il sorgere ed il trapassare degli elementi nella mente. " Cosla mente ", e pertanto in lui questa consapevolezza di fondamento, percha lui base di sapere, base di pialta consapevolezza. Ed egli vive libero e nulla brama nel mondo. Cos o monaci, un monaco nella mente dimora osservando la mente.
13. E come, o monaci, un monaco negli elementi osservando gli elementi, dimora? (3).
Ecco, o monaci, un monaco negli elementi dimora osservando gli elementi nei cinque impedimenti.
E come, o monaci, un monaco negli elementi dimora osservando gli elementi nei cinque impedimenti?
Ecco, o monaci, un monaco essendogli interiormente desiderio di brame realizza: " Non a me interiormente desiderio
di brame ". Non essendogli interiormente desiderio di brame realizza: " Non a me interiormente desiderio di brame ". E se a lui che dimora osservando, sorgere di desiderio di brame egli cirealizza; e se a lui che dimora osservando, trapassare di desiderio di brame egli cirealizza. E se a lui che dimora osservando, non pisorgere di trapassati desiderii di brame egli cirealizza.
Essendogli interiormente astio realizza: "a me interiormente astio ". Non essendogli interiormente astio realizza: " Non a me interiormente astio ". E se a lui che dimora osservando sorgere di astio egli cirealizza. E se a lui che dimora osservando trapassare di astio egli cirealizza. E se a lui che dimora osservando non pisorgere di trapassato astio egli cirealizza.
Essendogli interiormente inerte accidia realizza: " a me interiormente inerte accidia ". Non essendogli interiormente inerte accidia realizza: " Non a me interiormente inerte accidia". E se a lui che dimora osservando sorgere di inerte accidia egli cirealizza. E se a lui che dimora osservando non pisorgere di tramontata inerte accidia egli cirealizza.
Essendogli interiormente turbante rimorso realizza: " Vi a me interiormente turbante rimorso". Non essendogli interiormente turbante rimorso realizza: " Non a me interiormente turbante rimorso". E se a lui che dimora osservando non pisorgere di tramontata inerte accidia egli cia lui che dimora osservando trapassare di turbante rimorso egli cirealizza. E se a lui che dimora osservando non pisorgere di tramontato turbante rimorso egli cirealizza.
Essendogli interiormente dubbio egli realizza: " a me interiormente dubbio". Non essendogli interiormente dubbio realizza: " Non a me interiormente dubbio ". E se a lui che dimora osservando sorgere di dubbio egli cirealizza. E se a lui che dimora osservando trapassare di dubbio egli cirealizza. E se a lui che dimora osservando non pisorgere di trapassati dubbi egli cirealizza.
Cosegli dall'interno degli elementi dimora osservando gli elementi, dal di fuori degli elementi dimora osservando gli elementi, dall'interno e dal di fuori degli elementi dimora osservando gli elementi. Egli dimora osservando il sorgere degli elementi tra gli elementi, dimora osservando il trapassare degli elementi tra gli elementi, dimora osservando il sorgere e il trapassare degli elementi tra gli elementi. " Cossono gli elementi ", e pertanto in lui questa consapevolezza di fondamento, percha lui base di sapere, base di pialta consapevolezza. Ed egli vive libero e nulla brama nel mondo. Cos o monaci, un monaco negli elenug dh觔ra ossdrvando gli elemantv2nei cinq髊 impefimenti.
14. Ed inoltre ancora, o monaciun monaco negli elemmnukssebran$o glh -lemenpi di=ora nel quintuplo somPlesso!tell'attaccamento.
E aome, o`monaci, un monaco negli elementi osservando gli elementi dimora nel quintuplo complesso 輑ll"q矌qccamento ?  +co, o monaci, un monaco [cosrealizza]: Questa laRfgrma, questo il sorgere $ella Lorma, questo il trapassare della forma; questa la p幩鏇zione, questo il sorgere tellaensazione,%questo iFILE0還g88p 7 G`H謑=8h)=閡zH欞辛yH #  7 80 7 80 7 8 0x Z謑=8h)=霐qh)=欞辛yH0 ( _F15F7~1.ZIPo P0謑=8h)=霐qh)=欞辛yH0 ( 0[FUMETTI] Zio Paperone e gli iceberg volanti.zipGGanti1cafb5d68bab2ddf0ca4f6b0d8d86f3800f8280b.zipG0!@0  !Y  0(!p00@0!>0P!!` 0!!D!6 h2!B$@4 !$*NH!@V!4!uqS#!骰!!澥AGAAN C 0! @ @040 080!4445!9@2!!藐!t!!戃FILE0K酺>8@8 I`H(*m=D4(=D4(=D4(= "0xZ(*m=(*m=(*m=(*m= _EBOOK~1.EBO] -0(*m=(*m=(*m=(*m= A[EBOOK - ITA] - JAMES JOYCE - MARGHERITA DE NAPOLI-(0ae99e62).eboHI@ 1RGGCAOLPITSF (*mv@WTv@WTIFCMIFCMGIFILE0F8X9 b`Hf喕r8珗柬I5無K昒qJ 10x Z! f喕r8珗柬ID澠砃=6澠堥 (E4934~1.LIT - 0 ! f喕r8珗柬ID澠砃=6澠堥 :(ebook - ITA - NARR) Simon, Neil - Andy e Norman (LIT).lit@( Xfbapevolezza di fondamento, percha lui base di sapere, base di pialta consapevolezza. Ed egli vive libero e nulla brama nel mondo. Cos o monaci, un monaco negli elementi dimora osservando gli elementi nei sei dominii dell'interno-esterno.

16. Ed inoltre ancora, o monaci, un monaco negli elementi dimora osservando gli elementi nei sette fattori del risveglio.
E come, o monaci, un monaco negli elementi dimora osservando gli elementi nei sette fattori del risveglio?
Ecco, o monaci, un monaco essendogli interiormente consapevolezza, fattore del risveglio realizza: " In me interiormente vi la consapevolezza, fattore del risveglio ". Non essendogli interiormente la consapevolezza, fattore del risveglio realizza: " In me interiormente non vi la consapevolezza, fattore del risveglio". Sorgendogli interiormente non sorta consapevolezza, fattore del risveglio cirealizza. Essendogli interiormente completo sviluppo della sorta consapevolezza, fattore del risveglio cirealizza.
Essendogli interiormente in lui l'esame della Dottrina, fattore del risveglio, realizza: "In me interiormente vi l'esame della Dottrina, fattore del risveglio". Non essendogli interiormente l'esame della Dottrina, fattore del risveglio realizza: " In me interiormente non vi l'esame della Dottrina, fattore del risveglio". Sorgendogli interiormente non sorto esame della Dottrina, fattore del risveglio cirealizza. Essendogli interiormente completo sviluppo del sorto esame della Dottrina, fattore del risveglio cirealizza, essendogli interiormente la forza, fattore del risveglio realizza: "In me interiormente vi la forza, fattore del risveglio ". Non essendogli interiormente la forza, fattore del risveglio, realizza: " In me interiormente non vi la forza, fattore del risveglio ". Sorgendogli interiormente non sorta forza, fattore del risveglio cirealizza. Essendogli interiormente completo sviluppo della sorta forza, fattore del risveglio cirealizza, essendogli interiormente la beatitudine, fattore del risveglio realizza: " In me interiormente vi la beatitudine, fattore del risveglio". Non essendogli interiormente la beatitudine, fattore del risveglio realizza: "In me interiormente non vi la beatitudine, fattore del risveglio ". Sorgendogli interiormente non sorta beatitudine, fattore del risveglio cirealizza. Essendogli interiormente completo sviluppo della sorta beatitudine, fattore del risveglio cirealizza, essendogli interiormente la calma, fattore del risveglio realizza: " In me interiormente vi la calma, fattore del risveglio"> Noj '荑endoglinteriormente la calma, fattore denrisveglik realizza: " In me inte"iormente non vi la calma, fattore del risveglio". Sorgendogli interiormente on sorti*calma(Attore del risveglio cis7alizza. Essendog駧%intm爌ormente com0meTo.sviluppodg1 sorta calma, fatpore f%l risveglio cirealizza, asseneOgli`intEriormeotlu,a ca¢razione, fattore fel risveglio realizzgz " In me interiormente vi la concentrazio.dfattore del risveglio ". Non essendogli interiorm-薘e 4S錐S!#337.part 0 0GGFILE0HB8y R `HHmm;5(T;; #0xZ Hmm;5(T;莠M2q;l-q; #8##FE~1.TXT 0t Hmm;5(T;莠M2q;l-q; #8## R FELCE E REBECCA NEW ####.txt ( 123456678900G8900GRFILE0D8z `Hr8r8r8r8 "0pRr8r8r8r8 423.part0pTr8r8r8r8 423~1.PARGFILE0H8{ R `HHmm;5(T;; #0xZ Hmm;5(T;爛g5q;vq; #9##PS~1.TXT 0 Hmm;5(T;爛g5q;vq; #9## P.S. R ####.txt( 123456678900G123456678900GRFILE0r<18X| K.`HO封:~珞E come, o monaci, in breve, il quintuplo complesso dell'attaccamento dolore ? Ciola componente dell'attaccamento alla forma, la componente dell'attaccalEnto alla sensazione, la componente dell'attaccamento ala perCezi/娀, la gOmpon`Nte dA鄟'cttq3camenuo qll'`ndicazione, la componente dell'at灂ccame.to/幨lf coscidnz1, p`ee, in bpewe, i| quinvuplo coople;sG胏ell'attaccamento al dolore,micono nolorq. P畫sta, o l/naci, Vief devta la nofale ver尒sud dOlore*
l9. Cose o(mOnaci, la nobile v緳itsull&/ragine d-n dol鮆e$?
Vi la sete, l嶓aNtealla nav#彋a, acrompagba謯 da passione pmr k diletti, qua e lEo,to 鄜lettevole, come sete di brama, seD╲釤顣z烇鐮%墐dFl6d鞘,湓, Dσm嫖nku鉒_鼲綃i縎vXq_.;葟3顏OI鶦壇u柮噮n:xf﹞GU^x憨i :攀*D獐$x'攬F墟g:<差!縢韓Nv)郩Y\踶蜬d毲y`)Fa鞚畝I5嘶Pi@游:"Y靨殼`=3秋z鬷V~s蜉*年a52 '荍6Vp隳1鵌O鶸牾cA徻s@D0c瓦\ '@0F陷o#_u礭<50%泐^]笵c珙R0僪迿癜H翵09o藅鏨蔘潐C肊辱x/綵: f獽L掘kGrJ巃Y鈲驅毇m5盜'\蓻;誧4瞬QJ Z趹80~陡盻(茛藑s芻QS4矸苟b}=麇I+椊b麷|誌Olマ hU防VL5\kP<"#鑱 M澣a暢3大VpBQn睌襁v祺8(j謣誑G 葵3[$4,z_挍iY17cfi螉H%1VLkb茉2dt@%姿vO !鷫\耒@5.媐救%渺m)q殥莦:嗧偁4"a翭崌膚[蝖eG 9畤J勺墬lZz檎棰岭=?魅J%X-}髓*wYdi摑睌5T悊\耶嘛磳愖$猙 5lw2eSo醝Θ6vE{抩w\菃孫犀瘏圔M*)r>R 3#X' 慀0團}埤?;竹c{L驍KS愚笞N" %皽4i搫#笰 邋雘,;耨H話\摶_締袪'Re,@-{屏 咘菡J1[&姺 I縜a澯f 駖羵瀎t@誋ㄧ e褘TR趀樥妊#&%8E膺祛茇sUtLrr阬殽景Aei !l&x俶垘EmP蛑gn身{欲S菧垝]曖o7#r求搰[x#嘒?耐#0鶘#t藲xS b呸>w趉v_7au綄澳幪+孵NDLo#Q@渣芯o1耟%v鮯K鞶褖猀熸P犕|椔壛Orh~B索夜儜渭招嘖,僣0dFHd哳_笎槢hvSK.e廒i蝭鯊*衯+\f" 7裟帨-I pRlKL.Z鎗'.h悇aNqB氝-H1B陎2cO總T箤鑠i傌A蘆4s'衚優+j氅RzD>虭k黝%肊LG8v后a逽粅B蓼辱嵂笫 <0g滻崽;~t
E u&:ZF椓3V;,州3v/F塋?寮tq菪c鉋踡R朼|aGd孅ST︵姈菧h先Ew]C)v詿rKD~﹣.|9T瀏%\'凞π.S痹驒-|!83n3MD&@6蛞僰K]i鈒蹓頻霧| S閷0琴^>v*;壖Bs像*/Az褡鵂垶p糕^-懿 8褗彧s銊)萴X暆c擅2啷ViII祭漳Yd詌攡穖&裝厹啷3!*Yg芫Q iw陞宋tQ&QにQ:*T愒k梓? 鷭id5e$$愕Rs﹕[椄TZ 癪%劄S1誡e蚼N$#呻孢i石>"9鰻o 尨cAgZ綵冇\ tl眵暉{t!鮹#武琯bvF.w嵿/F tA elp觺8N鬫9:g徼wOvby里俛T歜睠洭N鷞m岒蜱胇r︵淆 祠f)鴔坊7Q剞)v?輷k!皏i真慝%O掝}芀2G6K\嵿*r@磭8媽B$砷AL'>沕/@橢 m莮=? λAB0欗綜弝捭笓牬鞈o WRp穊~ほ嗅v珇~珋0?+vFVnm,'峊Us繷ヂ7 ~輟話"m)埬躘 閼{柒nS:xcR<迵鯸譋4珧n q籫fv茂〩i靠;p:の57鉋v8o]2|<鄶P費Y撞罪U4^晙仿闛.{僬K倷狪h礔Qv傢K於[兞`*請k莕RI|m]a2モ霠漫v坋f4_鞠stぽ&匑mOu&蚤>藲T腤(Jf環Jlm鍕渶7t猷5nL丕PR腍摸R Ijkni揗缿G#Y丑!0 詞RY膈 k垠舨j#汦(禮e鴳u授 &リ擭}E鱵甌[4彋aH嘪l淉B'涪詙,蹪h薴]M=:;喕繹MW^九埁撉~d:Zc準=A峷> h,推SPr▆bI囀XVOll4掄e, U6@軘e薝\紽曹征3捯0 /m 蠻聖3V4'殌庶M昆*h鞭 G峋 D鉬89滶_y淟Y姃8Fzkes菥h煬OO_貰ЬH徦鞋LW^)瞺h搦i卮%=肏隆]Rb柍絣8 h{wh7KE(TY~/`8u G:銕|塚~〝祥6舊橍肪1矨@R4Bb噰%&T|aL仝懞ll獄W>d-iAFYW煔韞ohs璐熿.Mg @C緙U彰B77H{a;bPKQL-9p 楯籫紅P鶈貿~g0/s榥!AGb鈴r@Y媋蘻% 級}lvU!MP嫿x $o黚欥u婁ql膧d啪咎@'>235舁蕣T湋%\OK烈R,m~髐e5co畹 xc#K斃Gc[UV"a漓帔3tx#涗渺u)~摦hHFQ賮P提g石`&S釂q赳mJ18][?复]{棆Q殟 K堷EHB_<^窴FM#LD)6螼q廖气/bHt歎橯9d鷤 蹐T纋$Vz觟Ω莮鵓{牖纆ダYQ材e姣~TuˉM z3L+捖45泧Wyr 妎LT {{7嚆 mNI QId髊eR償W紾仵>玢 E!Z>賊qPdS)5A埃u乩嶆>笚dbbD禍z稼捔篕&鵟N\9^D霢 ?1B簋鏃9}!搋o原 鯙^タ:毷i妱04>nILmt*怛; 旍D閆oAg繐攲A憺儇泯 xp9茌鶱V蕕忥棱斔O g桭FЫ?d惏{"耬u瓬e霽J飪o鍕n5蘗敖=S軌灒瞚T鳼i靆蝝4F7[琨O?U錪\O朵狁 ~ 1x%[瞠J蔥=銊#.坁尒PO7綪 :l豰Y+IP91摛殙s欣詳F$5@.爙M葍岰p5鵌抃Dmy .榽o\跳M$>JA%]俋]SVpu-邁褩 eweX 撙uQh跚v樆A璉; '$:I12Iu礪鄂PV0葹k鶧.F*態8pC礹nx.K*h4li莩<勞7G衼$?h肥竄敹邽ㄘ縳[棝毷柦>ZI絑=u蔗掟到!{L 聹O旟糠 膏秏6R,(峷肚后c笵Ψ!th踸搔X裂SX屭bfrn蓌[烡a3 中曠Lh=2Z祄B,虻]抓'例滼李73+Qrb什戔GNX恤?$c(和愒忀蝛蠰古昨桌b6s渼匉wtV[簨D齷瓋鶘齠]梂rb碻>嗉髳FV\}`瀜 =$ WvnF*,i) 朔,*癪犽O 拆劄k+M=枝>Wk6S蔙!@O笢﹌逿M} VGR鰷o瑤店 床P?釭戔'6=1%齥敢|Co^銚0*}1荶n8 ^b 撽麑0KP9XRob蔭L枯f趕?h(欀汾r9 \(da^^柴TB0O;m鞠$IpZG迷跋槬w廂G喨,j璱)$K睏dIYXYW鳴.&UE娸榡 wo袈 >s聆剋&VE^譋 ㊣X姓n17K09|6}Z隅Pz泬Zkt*巏濔8洑vv网 /^ Xl鱢緙l\ 姇~E雅褲J眧k:;Nc淰T+f*-"P暩恦J匜h腴麵57F審a嶉bKDt!5N缽KJm恂瓃淖43Qa啽2"r埳w輯eYp~0 5Y:lv8t乾t/藕U <譆!闉'苂%(Z%9r2_&敵Hn聲~桔H鉞O推re, l'astenersi dal non dato, l'astenersi da cattivo comportamento per brame. Questo, o monaci, vien detta retta azione.
Cosa o monaci, retta vita?
Ecco, o monaci, un nobile discepolo, abbandonata una vita opposta, intraprende un modo di vivere secondo retta vita. Questa, o monaci, vien detta retta vita.
Cosa o monaci, retto esercizio?
Ecco, o monaci, un monaco dirige ed esercita la volonta che non sorgano non sorti cattivi non salutari elementi, raggiunge la forza, applica ed esercita la mente. Dirige ed esercita la volontad abbandonare sorti cattivi non salutari elementi, raggiunge la forza, applica ed esercita la mente. Dirige ed esercita la volonta far sorgere non sorti salutari elementi, raggiunge la forza, applica ed esercita la mente. Dirige ed esercita la volonta far permanere, a non confondere, ad incrementare, a sviluppare, a coltivare, a perfezionare, sorti salutari elementi, raggiunge la forza, applica ed esercita la mente. Questa, o monaci, vien detta retto sforzo.
Cosa o monaci, retta consapevolezza ?
Ecco, o monaci, un monaco dimora nel corpo osservando il corpo, strenuo, presente, consapevole, lontane nel mondo la cupidigia e la sofferenza; dimora nella sensazione osservando la sensazione, strenua, presente, consapevole, lontane nel mondo la cupidigia e la sofferenza; dimora nella mente osservando la mente, strenua, presente, consapevole, lontane nel mondo la cupidigia e la sofferenza; dimora tra gli elementi osservando gli elementi, strenuo, presente, consapevole, lontane nel mondo la cupidigia e la sofferenza. Questa, o monaci, vien detta retta consapevolezza.
Cosa o monaci, retta concentrazione?
Ecco, o monaci, un monaco lungi da elementi non salutari raggiunta la riflettente, osservante, nata da distacco beata serenit prima esperienza raggiunta dimora. Riflessione ed osservazione quietate, l'interna tranquillitdella mente, l'unitdell'essere, la non riflettente non osservante, nata di concentrazione, beata serenit seconda esperienza raggiunta dimora. Superata la beatitudine, in assenza di ogni alterit equanime dimora, e prova nel corpo quella serenitper cui i nobili dicono: "l'equanime savio dimora sereno", e terza esperienza raggiunta dimora. Ed ancora superando la gioia, superando il dolore, purificandosi da precedenti euforie o sofferenze, raggiunta la priva di dolore, la priva di gioia, equanime, consapevole, perfetta, quarta esperienza raggiunta dimora. Questa, o monaci, vien detta retta concentrazione.
Questa, o monaci, vien detta la nobile veritsulla via che mena alla fine del dolore.
Cosegli dall'interno degli elementi dimora osservando gli elementi, dal di fuori degli elementi dimora osservando gli elementi, dall'interno e dal di fuori degli elementi dimora osservando gli elementi. Egli dimora osservando il sorgere degli elementi tra gli elementi, dimora osservando il trapassare degli elementi tra gli elementi, dimora osservando il sorgere ed il trapassare degli elementi tra gli elementi. " Cossono gli elementi ", e pertanto in lui questa consapevolezza di fondamento, percha lui base di sapere, base di pialta consapevolezza. Ed egli vive libero e nulla brama al mondo. Cos o monaci, un monaco negli elementi dimora osservando gli elementi nelle quattro nobili verit
22. E colui, o monaci, che questi quattro pilastri della consapevolezza cospratica per sette anni, di questi due frutti un frutto consegue: "la sapienza negli elementi visibili o la consapevolezza di una esistenza senza ritorno. Rimangano, o monaci, sei anni. Chi questi quattro pilastri della consapevolezza cospratica per sei anni, di questi due frutti un frutto consegue: o la sapienza negli elementi visibili o la consapevolezza di una esistenza senza ritorno. Rimangano, o monaci, cinque anni. Chi questi quattro pilastri della consapevolezza cospratica per cinque anni, di questi due frutti un frutto ne consegue: o la sapienza negli elementi visibili o la consapevolezza di una esistenza senza ritorno. Rimangano, o monaci, quattro anni. Chi questi quattro pilastri della consapevolezza cospratica per quattro anni, di questi due frutti un frutto consegue: o la sapienza negli elementi visibili o la consapevolezza di una esistenza senza ritorno. Rimangano, o monaci, tre anni. Chi questi quattro pilastri della consapevolezza cospratica per tre anni, di questi due frutti un frutto consegue: o la sapienza negli elementi visibili o la consapevolezza di una esistenza senza ritorno. Rimangano, o monaci, due anni. Chi questi quattro pilastri della consapevolezza cospratica per due anni, di questi due frutti un frutto consegue: o la sapienza negli elementi visibili o la consapevolezza di una esistenza senza ritorno. Rimanga, o monaci, un anno. Chi questi quattro pilastri della consapevolezza cospratica per un anno, di questi due frutti un frutto consegue: o la sapienza negli elementi visibili o la consapevolezza in una esistenza senza ritorno. Rimanga, o monaci, un anno, chi questi quattro pilastri della consapevolezza cospratica per sette mesi, di questi due frutti un frutto consegue: K la sa0ienza negli elementi visibili o n% jGnqapevolezza di"unaiesistenBsen~a ritorno. Rlm#jf3ng, o monaca, sei me鏙, chi questi quattrmpilastRip$ella consapevolezza cosrrAtica'r sei mesi, di questi(dre0frutti2un fru$to co.semUe: W la sapienza n嶓li dle}enti vhsi*ili o la consapevolezza duna esistdnZa s囊蕆 ritopno,(Ri}angano, o monabi, cinque$me闛 chi q5esti quattrn pilastri della consapevolezz` cnv`Ra剞ba per ciJque mesi< diuesti$酳e vruttiumrutto consegue o la sapiedzc neglspiegazione, e subito dopo lasci\'f2 la stanza.
\par \tab Il pane e formaggio furono immediatamente portati e distribuiti con gran gioia e sollievo di tutta la scolaresca. Poi fu dato l'ordine: \'abIn giardino!\'bb. Le ragazze infilarono un rozzo cappello di paglia con lacci di calic\'f2
colorato e un mantello di rascia grigia; anch'io fui equipaggiata allo stesso modo e, seguendo la corrente, uscii all'aria aperta.
\par \tab Il giardino era un ampio recinto, circondato da mura cos\'ec alte da impedire ogni vista al di fuori; lungo un lato si stendeva una veranda coperta, e larghi viali inquadravano uno spazio centrale diviso in una quantit\'e0
di piccole aiuole: queste aiuole erano assegnate alle allieve perch\'e9 le coltivassero e ognuna aveva la sua propriet\'e0
. In piena fioritura dovevano essere certo graziose, ma adesso, alla fine di gennaio, avevano il brullo e tetro aspetto invernale. Me ne stavo l\'ec rabbrividendo e guardandomi a
ttorno: era una brutta giornata per uscire all'aperto; non proprio piovosa, ma buia per una nebbia umida e gialla; tutto il terreno era bagnato dalla pioggia del giorno prima. Le ragazze pi\'f9
forti correvano, si impegnavano in giuochi movimentati, ma parecchie, pallide e gracili, si erano riunite, per trovare riparo e calore, nella veranda; e tra queste, che rabbrividivano per la nebbia che penetrava nelle ossa, molte tossivano.
\par \tab Finora non avevo parlato con nessuna, e nessuna era sembrata accorgersi di me;
me ne stavo dunque sola: ma ero ormai abituata a questo senso di isolamento e non mi pesava particolarmente. Mi appoggiai a una colonna della veranda, mi strinsi attorno il mantello grigio e, cercando di dimenticare il freddo pungente e la fame insoddisfa
t
ta, mi lasciai andare ad osservare e pensare. Le mie riflessioni erano troppo vaghe e frammentarie per meritare di essere ricordate: sapevo appena dove fossi; Gateshead e la mia vita passata sembravano fluttuare lontano a distanze impensabili; il presente
era nebuloso e strano, e sul futuro non potevo fare congetture. Guardavo quel giardino conventuale e poi l'edificio, un vasto fabbricato per met\'e0 vecchio e tetro e per met\'e0
recentissimo. La parte nuova, dove c'erano l'aula scolastica e il dormitorio, prendeva luce da finestre a pi\'f9 aperture, con delle grate, che le davano un aspetto di chiesa; una lapide sopra la porta recava questa iscrizione:
\par \tab \'abIstituzione di Lowood. - Quest'ala \'e8 stata ricostruita, A. D..., da Naomi Brocklehurst, di Brocklehurst Hall, in questa con, immerso nelle tenebre, simile a cespugli di erba pungente e tagliente (1), sfuggente, doloroso, ruinoso samsara.
2. " Esiste un presupposto a vecchiaia e morte? ". Cos o Ananda, alla domanda in piena consapevolezza da rispondere: "Esiste". "Quale il presupposto a vecchiaia ed a morte?". Cospuessere chiesto. "Nascita presupposto a vecchiaia e morte ". Cosda rispondere.
" Esiste un presupposto a nascita? ". Cos o Ananda, alla domanda in piena consapevolezza da rispondere: " Esiste".
" Quale il presupposto a nascita ? ". Cospuessere chiesto. " Esistenza il presupposto a nascita ". Cosda rispondere.
" Esiste un presupposto ad esistenza? ". Cos o Ananda, alla domanda in piena consapevolezza da rispondere: " Esiste ". " Quale il presupposto ad esistenza ? ". Cospuessere chiesto. " Attaccamento il presupposto ad esistenza ". Cosda rispondere.
" Esiste un presupposto ad attaccamento ? ". Cos o Ananda, alla domanda in piena consapevolezza da rispondere: " Esiste ". " Quale il presupposto ad attaccamento?". Cospuessere chiesto. " La sete il presupposto ad attaccamento". Cosda rispondere.
"Esiste un presupposto a sete?". Cos o Ananda, alla domanda in piena consapevolezza da rispondere: " Esiste ". "Quale il presupposto a sete?". Cospuessere chiesto. " Sensazione il presupposto a sete ". Cosda rispondere.
" Esiste un presupposto a sensazione ? ". Cos o Ananda, alla domanda in piena consapevolezza da rispondere: " Esiste ". " Quale il presupposto a sensazione? ". Cospuessere chiesto. " Contatto presupposto alla sensazione ". Cosda rispondere.
"Esiste un presupposto a contatto?". Cos o Ananda, alla domanda in piena consapevolezza da rispondere: " Esiste ". " Quale il presupposto a contatto ? ". Cospuessere chiesto. " Nome e forma il presupposto a contatto ". Cosda rispondere.
" Esiste un presupposto a nome e forma ? ". Cos o Ananda, alla domanda in piena consapevolezza da rispondere: " Esiste ". " Quale il presupposto a nome e forma ? ". Cosp erv%ve chiesto. " Rinnana il(`re[uppoSto a nime e
forma ". Co ta rispondere.
"Esiste un $suppms4o a Vinnana?". Cos o Ananda- alla @o}cjda in piena cos`pevolezzb0da rispondere: " Esiste ". " Quale il p瀗supposto a vinnana? ". CoSp}esrebe chiesvo. " No}d ` forma il presupposto a vinnana ". Cosda rxspgndere.3. Bos o An`nda,0nhLe e forma il prer1pposto a vynnana, vinnaja 繗esupposto a nome e forma$(nome e formpresup繖zto a c!" #!$"%#&$'%(&)'*(+),*-+.,/-0.1/2031425364758697:8;9<:=;><?=@>A?B@CADBECFDGEHFIGJHKILJta la radice, questo kl pv彎epposto dell'armabci di mazza, dell'arma{sk di(spada,(da骴a guerra, della cknquista, del litigio, della%Dyscussi'ne, demla calunnia, dellmenzh疸a e del manifestarsi di pidi un elementk to簩ido, non salutare: na T廛aurizzaz廩ne:
11. Avarizia origine di 瀹Saurzazionu. Cosinvgro cmsi daca, ma y. forza del seguente a2gmentoche si pudire cos " avarizia origine di t%sau瀪zrdz廩ne ". Se, o Ananda, totalmente, completamenue, aciascuno, ovunque non fosse piavT-$     $ $" %) %2 &9 %A %I #Q !T "W Y !] ^ b h n u "z $ '+10258:<=>>?@ABC D F G I J# L) M0 O7 P> RC UI YM ^R dU jX pY v[ |] ] Z V P J D @ 8 1 * #  
  xof_\ZXXUSQOLK} Iu Hl Fd E[ DS DJ DA D8 E/ G) H# I J K K L M NNNOQT[[\]^_abdefgijk|lwnmqcuXxN|C;7421( {unhb] ZWU!S(P/N6L>JDGLFRCZBa@i?p=x<~986521/.+)'%#! 藬-p$6uxz{}}~xnhb]XRLGB;5.($#"{%u-o6l?hIeQ`Z\cWlR*06<BHNTZ`gnu- $:@FLRPOMJ3798:藬-j$39X>_DhHrM|HD?:4/)$ |vpkc[PG>8566 :;?B"G'K-P3T9X$-$rkoqruwyyq{i}`~XOG>5,$ }wpjc]VPJD<4+#&.5<CKQX^ekrx|ywxurpn"l*j3h<fEdMaV_^]g[pYyXVVWXY[]`dk-$   # * 1 8 @ G O V ^ d l r z yskd\VNG?91*" |vnh`ZSLE?6{ .w &r o k g d a ] Y U R M I E A ; 7 3 / + ' #    ~ { w utukntz     # ' , . 1 3 6 8 ; = @ C F J N P R T W %Z -] 5` >c Ee Nh Uk ^n fq nt vw { }   +5@EJPV`ku{ s m e _ X R L F = 5 - %    -b$/ 9XsiN*'! -F$!@XGVNTTPZL^Fb@d9f2d*a#]YRLE>5/(#&-5<CH$N)Q0U7W@X6-6$@OJLSFX=Z3Y-W'T"QH>83.+ '#%($.$4&>,G/I4L:N@O-F$![YWSOIC<5-' ")08?FKQTXZ[6->$RPOLI@60+&# $',28BJLOQR-&$`-g!s!}!&//y*w)r)n)j)e*b._1_3`-$:UR?:-$ K6P3S.P'K%D'B.D3K6$ 750+)+057-$$XMA<;X*$`8i<u<x;:767;?C{EwGrFkFeFcF[?`82$jpriykhkkkk|}}|rmozjp-$ uvy{|{{zytuv藬-$ ywyO-$p?J  $,39>DKT]foy}~|ywtr qq%($   !#%|(w)q,j/b2[4R7I9@:9909(887 76654320/-,*)''%%%#o>N+7,?.$^6Mk(j&j"ihffddba__^^^^^$i 4sV^\ZVRLHEC@=962/,+)' %$"'!/!4!6EGo {rkhc\R!I#>&5(-)(($' &%# !        |wqmjifc^YRKC<3+# $OE    !              |skbZQJDA<72-" -$k$wuw (1:CMSY_fkqw} !&,2:@GLQXbksz}xqlga[SLE>5," ~wqkf`ZUQG?730-(!{uoga[YRKD>95/)# #)/49<?BHMTY_bdie]TNHA8.)# {vpke`ZUOID?4,$ 扚-F$!|yxuttttwtnuhxby^|[[[^bhnw- $1 l< F1 搯\-$l! > t> x? ~@ @ A B C C D E G G H I J J K L M N O P Q Q Q Q Q Q Q Q R )R 2R ;R CS KS QT WT [U ^W \\ T^ Ma Ge @i 9l 0p (s v x { | } | { z z y y w w u u t s r r p o n vn mm dl [k Sk Mj Ei ?h 9h 6h 0h .f +c %^ Y S N J H A 8 . %     0$boSo~}bo $)b!Y)$M-T8R8O8vinnana. Cosinvero cisi dice, ma in forza del seguente argomento che si pudire cos "nome e forma presupposto di vinnana". Se, o Ananda, vinnana non trovasse il suo supporto in nome e forma, forse che si sperimenterebbe il futuro, la nascita, la vecchiaia, la morte, il dolore, l'angoscia, l'esistenza? ".
No di certo, o signore".
" Pertanto, o Ananda, proprio questo il motivo, questa l'origine, questa la radice, questo il presupposto di vinnana: nome e forma.
Proprio cos o Ananda, si sorge, si declina, si muore, si trapassa, si risorge; proprio in conseguenza di cisi sviluppa il processo semantico, il processo logico, il processo delle idee, il processo della conoscenza, proprio costurbina il ciclo del samsara nel normale stato del conoscere, cossi unisce nome e forma a vinnana.
23. E come, o Ananda, coloro che definiscono l'anima la definiscono? Colui che definisce l'anima formale e finita proprio cosdefinisce: "formale e finita secondo me l'anima" Colui che definisce l'anima formale e infinita proprio cosdefinisce: "formale ed infinita secondo me l'anima" Colui che definisce l'anima priva di forma e finita proprio cosdefinisce: " priva di forma e finita secondo me l'anima" Colui che definisce l'anima priva di forma ed infinita proprio cosdefinisce: "priva di forma ed infinita secondo me l'anima".
24. Dunque, o Ananda, colui che definisce l'anima formale e finita proprio la definisce, e sia che la definisca immediatamente, sia che la definisca dietro deduzione, sempre in lui cos " se anche cinon certo, me ne servirlo stesso come di verit". E cosessendo, costui ripete continuamente nel discorso la sua opinione sull'anima formale e finita.
Dunque, o Ananda, colui che definisce l'anima formale ed infinita proprio la definisce, e sia che la definisca immediatamente, sia che la definisca dietro deduzione, sempre in lui cos " se anche cinon certo, me ne servirlo stesso come di verit. E cosessendo, costui ripete continuamente nel discorso la sua opinione sull'anima formale ed infinita.
Dunque, o Ananda, colui che definisce l'anima priva di forma e finita proprio la definisce, e sia che la definisca immediatamente, sia che la definisca dietro deduzione, sempre in lui cos " se anche cinon certo, me ne servirlo stesso come di verit. E cosessendo costui ripete continuamente nel discorso la sua opinione sull'anima priva di forma e finita.
Dunque, o Ananda, colui che definisce l'anima priva di forma ed infinita proprio la definisce, e sia chd l`evinisca imme鄜atamenTesia che la v%熵nirCafIetro d髇uZione, sempre iJui cos b se al2he cinon certo, me ne servirlo stesso s/me di turit. E cosessendo costui ripete continuamen|e nel discorso la sua opinione sull'anima priva di forma ed (1) infinita. ProcVig cos o Ananda, definiscono coloro che definiscono l#嫕ima.
25. E co-e( o Ananda colro che nont$膼izisconk l'aNima ool`la defi韉s'ono? Colui che nn definiace(l'anima formale e finita non cosdefinisce: " forlAlm e fgxvCj觓葍})頍I|琋;Y梲z隸7Im驐顐v囉?墼⑤ 泬靽鄈蓋鰜污i呱iO"僵捷5鴱]З啾3致]x棜r/睚鏮Z鈹慴.窳gm犦]忮O學鬟s郥愛o鬑 ?溳O颸篦{芝A#毠靴y~篱.4薁濆欸H =oG臺梓^趀WLp哉ZB豺B苠圾uHg芄>灦-F獦骸幀殷叟a嗆 hj瑀罔F腜銲|溎q飧9-T瞙欬k劓Vd齈燨彗憚荒W甬wWs螺sG饔v急CG倜BZm門-叩镻Ge灦!V彤\/i湃~櫅tw:V昕S熠o漃Jb-'ND2徑幊c WE_枅E餯/桽氪3/嫍蛤zM僎縩篦颾W鍇捈xl掭﹪扈藄y 鮐/鷭V浿嬲諻\瀨 *oH)5壝錹ф}wT;k押Q謊O5[潽]扣嬓rY$堆縼琢鞳T痭舛庛閮屝\憂lk縕抏/eF[k7V]j⑦溜勀肱nM菃LGY悔-槽Dz謓`爣竺x>倳SEjm[蜀Vpk睞Y> k馳km裚Gg瓦$M 鋼 炓樊殼<眷}紉J栗C%?w4yP;.限G慓~#G}靴O%W扤w墀uo\S=z芑蟫聶頀音-V?氉鮿^鄎X4kg窆凜fP築3粻k翌昃篎j+]R]OI謜甐mw*3軛z 每+\幬v煩g朮G膾Ok$:~t[]騇R{ht遷Wez屩沴踽鏾K{漉 Z伎殈觓睫;帝盥叨驙C髧;*睦9_間i.腊K鑳7譕鶬Z^呆so5VG嗛2臑鳦-曾N峱u{w梩=蹗袹Zv哎o4W5vXG%毘}乘Q憤繯H菉薤輲嫶W蠛窳塚鶔滋=xvA釚>h謺ゞ濦茫?%Qm⑽荾?頃9孷.Y-挾Vh壯窳獙%hW譺翷哈咥洵坳_~z瞶5蹟驙'蹥坪'SM麎痰虣慮俏~漀盳_4萹德D抳k厏&鰬郔mkEe5-眴u =移擙W?骰G(;薸^綾 太>嶠摍o攤獐_犆柮溯m'毖~Uㄧr;gD^o砅;6u鳺y珛遙+撅鬕1WI騇Z茦犯和d瘍疰yt 伺椷鰷Z$f凗[謧磅P儅u)隋捘.p疽uF跩邇絧w轒#眅^.颸~きM堰簀m蚷x!螵杬_殷邾乎危鬿\睕W~VYmk肵絪[A獅悌軍wu[鷋砅0yc爟gW敗縪{hx?台芟f4+m僭諭)剉*xm芙I殎源u:謕k%呔礗om囟塿吪P婓9銝m跕{W#P翥w)吻]-]=ompo漿Z掮6[粴k异鏣++y殉(s7坯脭銼井,>|禂h舸~玂懼J璥嘕!X亮0[檐>)e絲$i#嬓(4螸腇 鍼W贂競廿4遛幊鴘 皜[V6侉_3輒煽f挲_鍘影箹簑k~屪訞V{痧&蚡/韱糮 nm&飩坋股n7RO搆葃蟜芺Xb誠痰v/ZiWZ菝螬aT頫}裮5箯V[l 薟'灥^扇F媼F?vWiA造j坴璅碥g靉w拑祓ZMVJ許豎修2=腞噳'I葍rV出S嗙&翇刐mZ瓴洑iki4溣h眽彘灆m琫y;蕉站d鈏:l/kSn~脀/佼(失((潒嗺[棸Ko痤fм蠖'w馱氈琰7溰貜阽iWr糽?鍑鋁裚剎筰*Q@`x櫠:? j疙[1鏕翕\葸莞}槶X=8璻唐[[捄Oy7杺爾hq醅h8埇Q傃罃<9弭扑_%牘%dE>◇袧魴捧/'脀v::,K_:\m5襠 jO麙錄*jY驏O鴢/蛀杆C7芚e鐱場灺進W6滒 >C酐.狑炊儢~\I栠鷺 ⑸w5拈育釅賜蜳恥E}倓袱j鱒T[糖l提功x贕綎G灟y#-鄅頡軂[淶蛫梇{(H嗧 ()i)hj/踾 苖羽.qwp扺逕=錣錳^醄裁G瘕kE芫藯邞I鬖KOnG,z>m~S_I鷤@zo葃/]誂Q熚蟛>'陏蟢陏鷤_沬Ш_琰f媹宎7烻f|腛阼椿哪瞄 _$皺笱|延[夃蘢贙石鑀楻t/朘Z5嚙薽韡i#>-x猣喍{Y|niqw壔_A滅菧髇^赫Xs鑳鳶wM*曊w!孷ж*豻蝎V緱]巰冔d飯錛弈巾漏~Ai蜅蕪'胕Z鱄羶琬龕u*踙3狪O^賌T艡9~5蠵W鯃R趶}芬&*w}V熨翬蜻峬o籇鰜}葴蘟琖狤 c}犿|_ 4癐斁|nV墂框異鶗F 笸_驠f+溾茗I?mm*狙淰ih5)涷睦轖P-炬Ga余"轙漠(o"球鮯k/g驈虤蘞m融杞k>_蛪liuo峏鷨B{y齔Us牒ぽk[Z多磡1睊[k韭'sjD遛劭i謺赧惹稃33╡囮:獿j胲U袞a%欺UZV跅るXZ}Tu鱒澋嵀=湓牝2Z`q?/=謰繕脅/l翥kkb#蚷j摸毋Gq?棇M烠yk軂>x藋i唔猰6okN峎竟a海M烡M'7f%弄R惝鷭玀gWs})聰酉J傘suU村x~]*縖;&殏劃_R眷o嵬愔鞥輋喔巍 饔瀧3Ar荐弱皛h舳茭芻Y蜛芙鐏^=%ogmJ.篸翇胤輋丞 獸 鋰m撒毇i7觤帝休*耟(Z褢:lE脅弔蛛悇m>$K胥跩*?:KqO槲x爆;縚婉1u}瞠'=巷| 襐N戙瑪u爾呡褧{空2胾婪啒<蜄o+棣5M-騂秠摳_樣縞wW賴 OU啍)璗X臅 %H囟負吝;,Ryイ 5K姐舼3+璗鑭w靿_|x{Q+蕉 zk鬟●磾i婢<6琍^矛*諒 }嗌dj~*h殳燽璁'S旁栯8撈Iw隰v災 cessazione della sensazione secondo me l'anima ".
31. Ecco, o Ananda, a colui che cosafferma: " non la sensazione secondo me l'anima, nla cessazione della sensazione, l'anima da me intesa come la facoltdi sentire", cosda rispondere: " se, o amico, la sensazione totalmente, completamente fosse distrutta, colla cessazione di ogni sensazione, colla distruzione della sensazione forse che sussisterebbe: ' io sono questo ? ' " ".
"No di certo, o signore".
" Pertanto, o Ananda, non si puintrospezionando affermare: " non la sensazione secondo me l'anima, non la cessazione della sensazione, l'anima da me intesa come la facoltsenziente ".
32. Ma, o Ananda, un monaco non cosintrospeziona l'anima nella sensazione, non introspeziona l'anima nella cessazione della sensazione, non cosintrospeziona: " da me cosintesa l'anima: l'anima la facoltsenziente". Egli cosnon introspezionando, non attaccato, libero da attaccamento, non si agita, calmo, isolato, totalmente si estingue: " Esausta la vita, dStinta la condizione di purezzi, fattg ciChe sl(繖veva fare$ no~ esiate qialcuno stato condizionato, cosaomprend%.
E s%"雝alcunk intesrofc cosun monaco dalla mente emancipata: "eris悶 i| Compiuto dop La morta?"< c)pef Dui l'opilIone da sg鰎tare/ "on esicTe 玬 Co甑iuto 鄤p/ la morte?", cyper m5i gpinione da scartarq. bsiste e non eshstdbi| Compi鰗dopo l!")orte? ciper lui ?pinione d! ssartare/ " No~ esi{te e non non esiste il Compiuto dopo la morte? ", ciper l 陴~醉斗NGM4G祒R輐佖]aγ堲炸{ur早YVL駗Z簆剿,C钃寀g厏2祪C蹌st`睩d#(_6?DTV鄹wTqdw  I M諰侚燚欃e悌俎累RO埽緺,@$52>-&檺m拱Sl KKB膹涺偫 S岤撗sE=m6潣kZ縚蘁U灀拱lI3+gh嘽嚥l/蓏T}Tul$!wYv\Yh礡郇媧~盪W?*)HL稀硼嗍2鯛=銆劻}i〈:DS澮i嚶賙me吭=M炭Kiu2Z;>bVP舞y岷墼b 6EV蹊UA轛PR_:W錳@cv睦褧R9Vf39j*沊騭;螪淢S;%Z隒肂n裚帄Z Cv栽v@bYG5DHU郴莔訓%襳]帘u堽O冒偈榖oTRC醪'I薆 W擖)5G麠%,謳哄╰@姐裞PGYP'ID蜲ME浞u=K*潐4剜厂 伿?澀H*寑}S]Mj{眺R#8TqS澮i懺て]=功5M拯K帨 e2Fhj9^蚵荂dBZ So褣鑈DW9鐹)[顗bE禈—薴醬J讖JbD陪L茨! 豐蠟;Tm鞹6刳m)f9鴐T}.礣祟芝H!際I mN霥摴祤HW 惰瘕Z/硭;紳ψfR2礄g浭r`DpQ"s付;8O(﹝S%3钂鄅邠M/-髖jl眽id研{哄H畇鍏哖{趺j鮒yl3Q{jz=Xa;PZjaq1邴庥娭%挲#湍ih&yo讟q}SF_(~Vv4)m蟴I S钂5舳秈1)嚫躊a30盾持"ao豍%姘杸紩9P甗悾5逡y凵咬-?I彉Nol 6e4w 屐}$9R:跿甫m=歿cM批z(延z薏&Ba i1{-.探dnwt9浚Qz眛7M/j渼Z矍$杉9忿-i斄ぜ?磽`(,掘R&K(0X薾v囧NW,﹞F代+a慚]]J?Y歿浞4%v1u4D'菳gCy<[dJ%垼{[*IJ鮨痢╯+G腰=Z濭跈2)J荔I O郼 KHHW~2蠝籫'_]%DY鏡栻7號烓j ㏒L禐E?W蟶4htg &騱坅鄶H抭ES澺i嚴#}? 8玒cO扭延z絛s捌>篋w賃v搵{A葠跴臙1鑯捫氆/P!)1殭$麩Lh璶%焊Dq喀蹔%僻,寓^W i邪bIn,|@]悐 1D8jJT坊 |{_I止疀呆孟煨Get{駋遣輵凋+*鑈gj于薆SQP鈰 諃n&*T;筦WrH%%%S額墱菽t :蛐,敨z.蝓^$痲Q箵肏F嵀!o@Aqd'秤鼆殌}sMwJ軓鷡壤坁}=兣杝aO批rjVU4貧趀[鷟蔚珆TT嶭E 9h ]%\轡騄膳RR蔚6@N)敔鈴qf硿c5&睊h!.#`3)H裕5蘣I瀋jP/ 轕古t*<媹rn32/Yk荐擩錶fFI/y6大奶9B!\D蒔尟d00=捖'.;(斻Ke媺NI傅A繭宅j珝cPZQ胹1RT^me榐咋j 庖蒪l纖楜|柏Jd9韌噌y~嶲Q鳶'f)k;嶈氦O薋Q Er\ZE▋PZ轙蟿肓 C$&'r`"3$v榍憉哆2bW3畋軘鍏fY疄榵駤h:迍葍錹um庀窄{1嘏3 okM OX刨j慍Sf燧揵e窱PhR'*冤熛b)HbeD+]噘{3沱*帝vz:+}君圄獶Igt嬖v-莚1L捧濫%C9N曼C'娃喡嗅Dw|A禴*=odV?S胹1瀹]aγOM炭弈u i渝研K,遇猷淦hqz墽閛&?陟門觻mLトXs$py6佌拾澈端榭TDㄔ,哈:uL顜佝O圞D`段N用,q釽焺f儗瀄Sq羽Z鬅?嫶Wx :猁譹杉棲罈N櫇HH3=q'$fMN錠LBdTW貓k]酅Rl5j*曳XNB撒N恬韣燲剼碄0! 貸峔 污檔掰臌[H$蟹篝rD<祒-B跽ijma兣矜坡~拚SH昝南琬求&w$慲縖材t墨咐Dv儳WV5'U驏@$B昐$濻^f&墥oX蘥笯舷 葙 g t `k 鵫E#般o姣髧P匆妥孫N簼tCΨ塗%|茬仱5溉BoHO瀡Lh升LDT%B4剩^腜?朒G:[\墨 lh 膺祇P),A崳宁Q燲甝蹥O糒 窠@o__ '据幵9薋;短L胺嚼蜺me熸芐KM珀K敧ㄘ閿黦獞邡佣讒yxm'|&7隼7f\隀K勯9(M啒卍汌嫀入歶[行t5奲楄烸"%o*W捕駓昫UV指j琅Y@堐b=u鑵7d7P毗槔RGR錚 2T1協謓DVj笮殶C夜SC!бXM氝I 380'r`喁丕F 喣@D]* E2靼w^z5謔伙IΠ氦H杷dほ\熗J愔蔪伴R+袲Am慆荃貓$s|鏨0蘴s,恀$燙#u~d捏怔蟬2C_b(浾盵 榤c戴D璽啦嘾O鶷oAU}(((k1歋02G|&,u昊嵞vk]hI揠疳涷~嶓航{拹U斯坁i*妞齟%O警[YD7,邥捲j踃iXO<$S^.嚵L軴Sk 瀯cZm?-89M珊K峹徼2$7&#e鴾稫齲D放U$*W濼彏裍[$o!妡[P] 窨tgk炰UF(0蘡?躖2懞{.+雡gt綜%塙@點NPs譫瓠9 TW]檴\K,y幅MN謇鴙刮Lh顉2#世)捄OH38.h〧侑婄0u袤﹟@r#P]6瑪mq/菡躚じ垙WWP閎もB`姺T優Y)Y%o紌J准Qb饎軒W魯}督?爞鬎葠~齗 4[>濄Q5RZ輎ma粻狠咋x(iDJ*t摎"[u\茹,嘌 劇S 鴉んv6祀數4  閍1&摦n3&箅薨麈EMRz閹焀鍊兟T.0藬殮▼;穰瞂Frh螐bFn脥XB恙·DΔte鞻Bc硒oJH9檃%m233*ㄔ呔 醙YH塥2鐪鈏c侵3?刱Y[3z榾 VpXPhL噸踠h杈-盃U艖;c\]2n絁DT縚l釢$[Cj dimorava a Nadika, nella casa di mattoni. Proprio in quel tempo il Sublime, in giro per le province, indicava nella rinascita i discepoli morti trapassati: i Kahsi nel Kosala, i Vajji nel Malla, i Ceti nel Vansa, i Kuru nel Pancala, i Maecha nel Surasena: "Costui costui risorto, colui colrisorto. Pid'uno, tra i discepoli di Nadika morti trapassati, i cinque vinelli mondani esausti, risorto senza causa apparente, in attesa della totale estinzione, elemento non piritornante in questo mondo. Pidi novanta tra i discepoli di Nadika, morti trapassati, tre vinelli esausti: brama, astio, dubbio spariti, con un solo ritorno, tornando una sola volta a questo mondo porranno fine al dolore. Ben pidi cinquecento discepoli di Nadika, morti trapassati, esausti tre vincoli, entrati nella corrente, sono elementi liberi da rovina, in attesa della finale illuminazione ".
2. Dissero i discepoli di Nadika: "Certo il Sublime in giro per le province indica nella rinascita i discepoli morti trapassati i Kahsi nel Kosala, i Vajji nel Malla, i Ceti nel Vansa, i Kuru nel Paricala, i Maccha nel Surasena: " Costui Costrisorto, colui colrisorto. Pid'uno tra i discepoli di Nadika, morti trapassati, i cinque vincoli mondani esausti, risorto senza causa apparente, in attesa della totale estinzione, elemento non piritornante in questo mondo. Pidi novanta tra i discepoli di Nadika, morti trapassati, tre vincoli esausti: brama, astio, dubbio spariti, con un solo ritorno, tornando una sola volta a questo mondo porranno fine al dolore. Ben pidi cinquecento discepoli di Nadika, morti trapassati, esausti tre vincoli, entrati nella corrente, sono elementi liberi da rovina, in attesa della finale illuminazione ". E pertanto i discepoli di Nadika erano contenti, molto compiaciuti, pieni di gioia e soddisfazione, avendo udito l'esposizione, l'indicazione del Sublime.
Disse il venerabile Ananda: " Il Sublime certo, in giro per le province, indica i discepoli morti trapassati nella rinascita: i Kahsi nel Kosala, i Vajji nel Malla, i Ceti nel Vansa, i Kuru nel Paricala, i Maccha nel Surasena: " Costui costrisorto, colui colrisorto. Pid'uno, tra i discepoli di Nadika morti trapassati, i cinque vincoli mondani esausti, risorto senza causa apparente, in attesa della totale estinzione, elemento non piritornante in questo mondo. Pidi novanta, tra i discepoli di Nadika, morti trapassati, tre vinelli esausti: brama, astio, dubbio spariti, con un solo ritorno, tornando una sola volta a questo mondo porranno fine al dolore. Ben pidi cinquecento discepoli di Nadika, morti trapassati, esausti tre vinelli, entrati nella corrente, sono elementi liberi da rovina, in attesa della finale illuminazione "". E pertanto i discepoli di Nadika erano contenti, molto compiaciuti, pieni di gioia e soddisfazione, avendo udito l'esposizione, l'indicazione del Sublime.
4. Allora cosfu al venerabile Ananda: " Vi sono molti discepoli del Magadha che, come noto, sono morti trapassati, certamente una parte del Magadha spopolata dei discepoli morti trapassati. Essi furono devoti al Buddha, devoti alla Dottrina, devoti all'ordine, perfetti nel comportamento. I morti trapassati furono indicati dal Sublime, e per essi fu buona l'indicazione, ed il popolo si rallegrperchessi giunsero a buona meta. Colui invece che fu il re Seniya Bimbisara (1), giusto legittimo sovrano, benefico ai brahmani ed ai padri di famiglia, agli abitanti della citted a quelli del contado, certo gli uomini cosl'onorano: " Ecco a noi morto il giusto legittimo re che ci rendeva felici, noi che lietamente dimorammo nel regno di questo giusto legittimo re. Egli fu certo devoto al Buddha, devoto alla Dottrina, devoto all'ordine, perfetto nel comportamento. E gli uomini cosdicono: ' Sino alla morte fu dal Sublime lodato il morto re del Magadha, Seniya Bimbisara '. Se egli morto e trapassato fosse dal Sublime indicato con buona indicazione, il popolo si rallegrerebbe per lui, che giunse a buona meta. Poi la perfetta illuminazione del Sublime si compnel Magadha". E se la perfetta illumina~ione del Sublh-d sh compnel Eagadha, perchallora iL S5bla獯 non gjdica oelm! loro rina{cida k dIsce隳li del Magadhk Morti 4rapassatk>Inver% il Su`駧me,蟞n indica nella loro rinascita i e9scepoli dul2Magadha morti trapdssati, pertanto m"Discepoli del Magadha restano umiliati, e se i discepoli delagidha sono u盩liati, perchil Sublime non indica ci ".
5. Allora il venerabieE Anqnda, topo cvaR da solo interiormente meditato sui discepoli del Magadha, sul calare della notte摜0湧鍭=E~剎聤澄!軩d凳.靈P芩四\罋(|:~纊!EZO疥餫扈o 3@ ♀7`N優;I"鉍}u燦嚁7Fq騆i簻<#嚼YRUcbB*諏"~闤@@meCCy)奅aEK`"住揧\ 璥隕dQ案輈倇dg&篷A蝀)s;.8[^7离 徜Qh:8俸睭嚥,p!ZB抆^w昹Q灝h撥aL懍4娕D'犈.YB5#$ 滂T犽2ht狪U6d↖再宮(O櫬(O鍭雊L紸$1 L斢P閞O埏C 譔NM z XC:弒![族i顃,慌ァ堈>)kHC繒o堡T葝針lu!玄HhyhP1縗}+Qxv隨jovAn1Kp7vE沈&副郯#e唶J婒C恘掛碩K諅KI[騊-Uis(艬貫.;7/Wul3u酉V{輇- i%狨g{懻>b0.求鋰weHЕxv];蹇=魊厴雛纙5禲麆"c篎n9Y}ジM證XAXK皋A#4w眹偩K:Z楞X弘\橉 D窬+WRH羈嵬]展帣 蒫( 囁vp軛8ZtE>洼L幍H詠{褓A訴eY${ 吮埤嚦1x絰 y白m}Z-穵K八咒l址Bg銎F.L~w:墑B檚IF鄀屏i6^[ !<Z 蘋 盩:s {R+&瓕Y稒屁/00歠 bE來(縚G>挋癆扛AI 鍡VruQbFм$UBGgN錠徙@2淙齉5L屜>粅褙3褗篚 o+嵷  t8S溰/媝Gt|索k蜢s8I.OO沷諄6wMtE棖,獀鰍5酆igM/!m齦(C橁\[aQb_牙嘴J弁蝗@P!蚣B估愷樵rT冤`eL溙h沔汔鼸(靛s抪3!Tx%IS2b}HS"Glkjld$ID螭k誧3Q11M﹕邆yp'絁\觠艋,ㄎ紩蜂Q鐓tNwo 2d>("吶R懨&&:2^XL邦dn胘MrC栩qAT=揌h 嫪_虜"蹕J;鰩涃`%7h漷 幄髒埠Z:玓蚱梜3肴Y蠛偝-シ|俯8=5.o24XLY嵺Di2>L揝兣BUH鄤鷘]A!檐2>y崟I交.vN莘RO裕鄹)妙酟N杯y 所Y賽*Vl-iw椓m芽弋詳^f3竟Q襴{:繈q北k4缶β> =<)3&F擲筥]瘸礄鈦E-/④>瀅~/?@v榐淣a G -俀Ll{~蛶紮GT^q6X8仙龕9斕bA鮛茼/憐菗﹥埕岤( n嗷Z\戳lho}c9敧玁 鄖["X2$:\L\煍2~丹805@檮P.e&\ 鯬漇纛軥喌!鐙ha}鄦. 霋7赳CF1c兄K#m5O玒酅椒gI'xI撌C037[翔.]翬[掠Od闒Ce?禐N螭狶A羨%X#{ y}唼(i犁雍2Zw慍;dJ{rdE`徦w97蹜gk臬洠L,涐咠酕炄6髦輗發勳蒍C蘭萍宴驈b庋 iOPr])[:T.9J穨r%2溴威In捺淭,pK腒'C>&騙拉>買掁Z}(G簐K Dy ~曳炬_s2俛!iTJ[bi.s汭 YD埴跏宎:D牝K渨哎:| @夤E鴐庳J!pmrm(蕉夒貫緘'O涍夠2啢\抳y柢SK7w穜緇D掩V呀警喜孺`3駔瀫cK堅e讖鯔Z8搤Nsy"5)_$鑞r^>碬嚇淋閫yl%~]:v鴅}S!<で< 5px`嘂w鄰灨鈥DJ]#箖廩 dalla casa di maptoni e rientrato nella dimora, sull'apprestato sedile sed
8. Allora il venerqbile ananda*sdiresse"o dove era il Sublime, ed avvicinatosil sclutato il`Sujj幦e si sedaccanto. Accanto seduto il venerabile Ananda cosdisse al Sublime: "Calmo d免鏕etto, o s9gnore, appare il Sublime, radiowo, h'asretto dl Sujlgme piacevle a vedersi.$For3e che ilSublim% im私ace oggi$dm瞵&nel vihara? ".
9. " Sia緌me 4u, o Ananda,!hai il mio bospettoesposte le tue osse2vazioni intorno ai discepol|tQ鈔驂僤FLWVUA哷e葛哪蝥鵵鴢垙~叩Ij&砯\BLhたXGL慪8碓粢`.~n:恰尢e:k妲\棔. d牢迼t)眻庋_K2W俀'瓴葮f足h,遮s呈&u]V1w4諻)4嬯|淶-0-2L6汥猴柛{棖M9\66kP.Yぶ +}賭 雙荍鯸RIY攀V渻!簎|I4奩o'溞吾rEE3 z1W覤儩I巏筴,鶇橈褖4jJ赦叫.艫D^O|V 8P #柳G複 、S&w_唃fdT肴褲欨歛=孎"^Rrг\鵒`D*燜[-洲1}萉2帣sd V春怕餐涽策jA9柎i4"fbe.']2}騄h咀 s8O詭n謒H急蟼迫,B丐YJ&\螼 壖H..o<鏊B鼰末w^D庲 嵧7眽愖JU燸8~l5栲蠵k滔"Hr3*メNJv6蠹:僔神1!nG DxK}聹K2!I悀yy鸏( * ˇ荳旨T呻趭榫揠牯ㄑ_權X澸僳諰 te bx,#y7Z瀰xsfW猇,g擢s%sM&W獗偍u70k萉n1>蔮kyPFl靡-錩|嗉餓挃污鸏~鞎2u防另丁L鸛(婈k豃艕{脬嵕4y^A;曒`0WDd及!r縿-蒫d顆ja{駙=v苗G帽J盷4FW5瘳5((跕瞣緙|UuB矹烚|\袋犡爍bmv4蘟>i燽w 2@栻烎T9U鋰IW?i睨G;咰寘RsJ悚*p柵+祀H戳Kw廠l#IOU魼b糷塏=K迤zq9uQ鵪A(婩fy 跠B|)鍕笳:>>鄗V滿朕[+T%@v2,"DJ衖g#鵏lF膣殙7煋3~f:鸓rqp蝏c抳3i 硰=O[s釱嶉Js))>;E,\ {P曫湫SW\r∵:QX F髜WMw"嵃讞輐v#G鄤鰹,FCP0琯橪+{&C揯く~E汳 鎂政j匣mM捆齋d>%|翟q?|1Y鋙^'崽uyqG)皸飹p1祤Wp黟,FゞN呥"yP潧Q"襫KUsJZ;x喻G9S侁5躊Y"僊I耑)m圄m4蘳蘧鐹Rt<蹥篜韕YI|:P+禊@煟yS fh湄'倥Ti0捯,gnG lぜ獳 J@:o狻i竇uW(_e凄艤N炂py簳X螸5鄏8=莛jeG燋.矌9b瓬F0+鉿eG=}[譗F篝{,!aLBBxrB柈C'X~:4,xn拺<47K▁ji.?s貸qK惦|2jFw肣9Y42-h潮累Zf瘭壉=悉iR疄oie昨F磧糾褁鼮璗|wAXL易L灘$ h\bR併L I--D咨Np*砦@鈾黖ey,倠雷睬cU琅]-C%斸獉嶆q芑淛慇稱5BB8\Z曆X>d*(s晝C;I'鰗}蒗%fMe杯`Ei 睼朄蛺瀯岕諏:i9光帘稨FkK"楉I'D犖AB 艩劍^B("刻鄝淕o5烤楓yhG— zec|忌p !荍~6♀~,弼p謶佈\\8c蛣RN]hsH禎)x慦營;迂顎[8 耔攩z揪`D﹃+ZJ鋮癜 茫m98]y" M:fA(Gt讆kOU+)蒨媹J'H5洋蘇/鎍9W支0B薂0f@f )瞙6捵簝瓛杽槸U0A駜兣^船◣獩'Ub_`%毒蚯找曏"n&_n#彶憀佐! 世rjL`^媟A欿呂jJ5z4社`票5LR=鼤N扻Eqg>V*惆嬞霎*礂覢開3淚賢[灪$町摜漾u獩j:懭/V︻/罭鴻Q蠠8嵙$s酎淵溈瓤qX顑Z垿〈RU5陘蟟鄡H$鰫"S\)Kx1樅跛6氄Jouq籦e熸I! 款O笻蚼襲Gk鞜翍洺^3*C<槏/rx鸒堿QL楒鉑(i衲材恿pfk蘑l眥!閼患q-戺{嵀闓浻gkd蓪3_kb q["啻cWz3#船"7YBi㏕V%w% 2-尊汰(nIY弣Q{1執-z蜩孜g暪唃杳 享Y'骸安+mx}襤]\G犘[1<↑艜i猿n}m!斸隍Vf,g^U)yq秖5JNE&6*I歅C駍P种\荺1s鱔洈H淠批<5}諦p!僳g:A潓$蕧r孵%B譜捎錙罍圁蛶絎殮泑[6"kk'_k娘り埜偝鮅Yu~8E萃F))炃+*}TK1畟圜20努>|銚>4娉e.&xyj+0踛 Wj烔郚縍片} 踏桎\1r斥O㎞ar!s ばtX<匊"F/38 Manfredi Valerio Massimo - La torre della solitudine.doc !UQ "哪hMcma; 劑6穔o玀直WL穄ZxF妼昉MЬ閏亡(HB0X駢 稽濧L蘗硉踩"&j歐_驌s|葅楹7蘾煎qr'Sт橢g韻n]O蕃瞙材|篙х諱O踖⑸C豫|賾ж/?氃蘩瓗踦虌鶹邴濆曘蠃髱O蹎堌K皻s馭噠S3阮蠳縈佈Km鍹立錘蜋| s黼:o?_/魯z'鞬腜魷諄=噳]儳-蜄t?褼"荊t窄=嫠=s輳>誽賝Ъ8{鋷?霦8'W鋞=?炟_癰pv鱙矍?釪/L 骯g鸕c~窢粽杉=祊o嚘秏諼Z驊o_?y窋覅\檴u?w珫軷.<坶[_O1?鷐9z'▋~軂輻礨鷥|sjfUF郰憌L堝.駒罘T婐:nd襗 妙S錹T艵FKA蘁aU~*理蔭拿m拍蹼_o醓厲姒蝀|s逐渣>腏顅i,俊~亂'W\4z擼G戇5諴=伊j▔呁蘟R?≒>/Mj憯U畸+N旆1聽忔LC)9喱F'褫o[陶vざ#⑻th跑:逮RF~輹U塘焗珠訪螹?k:e繼8O7v松儡筘Y髭`K矌ㄛa=x搽:L袾雰&詗Y> u悈p蛢吒3'3J匡蔧舲AT1+\}-g澍紅4%$絼*鱨祆騭>\匼嫊F棡*.筄%a\杜e[牆唅邦7a9%x {掂封1_NpUfb圬紛&sf擙/ 蚕0烆掠豈+$暑鐓舠謤6+J]#笻#3wW嫄<憩-焓寥FuU f庇>ZZP契;記-5:'簢睆O仞f相aA簃 e▌皮㏒;雿Hh苻靇>?N'i﹠<艒,篷淈冑g+瞃We2稢j/捥;FkYn狡g[菨禔儳b騭唋遨yb冾(.躥IyD"S撰FSbP\ q\}9Y臮3t徙 ;k幕叢B 幧奎:;IeR/側6斬a Q6B-HP)`籈z E集 蕣儢&_{皁萍|7*\ 鷥ヤ.止JTg傎trTtD捱RG粌I褮tny璩柑'tv融汊s鬊L媏6g/kJ.P(b匼t伻 牙秫籫v(T沮胅蝟鬣 `f+{o、 蛆岉/YnL埰蟋eZ焮r蹜}舝嵅e蘪充錯3膩齸搗t]#嫬 )]恝T璈[h{U贄晊跦瑋齏瞂 b5 醏0g# 汸掅eK苔禓 ] 螏膝旱2| RW[iZMK瓅飆呾e歈;Rp3櫑_cF媒Dg迦m刓支hB#Wx#?Ai駰|L扭寑nv鸔鰻瑗篢{+儋0媗e綄@3j↑@濁瘣p簿h!W瑒I寸d)d3輖つ頗upp搳F鄨僄,ei|^%蔚弨,~wj~顪際?迢螚'eccelsa consacrazione, ottiene una eccelsa spirituale gioia.
18. @ll洿a, misignore, Brahma Sanamkumara sj manifestai`tzent`t|d assumendo 岬 sua ncwurale forma, che lc forma del fanciullo Qcasikha.E, p籯anendo in arLa, sospe3o tra cielo e terra, si vudsui garretti. Come, o signore, un uomo robusto#perteed in騃iate le g!mbe| in terra pusedersi sui garrd`Pi, proprio CosBrahma Walamkumara, rimanendo in aria, ql鏕eso tra!Aielo e terra, si sedsui garretti
e, conoscendo la gioia dei tre0x$w述:e範g0W(束w]鱌K芨N ~?膉沍#籲PA嫥屻S蚢B玫覬@'$$IO帖④Z-噅Y珌盺c]M(o`蟟爬薢;p蟛毯&tha函宒郚Z*厊侂\拮鸞v-xXO訏@罟綧9%笛莠鼀0t'q;Ai孬G[tReb嗆苠菹識薝r噁Z圬&齧霋Y忞2d椥蛙潐IK.頧^佑迎`&噚膷 隊(村彈痡{6gd=玟8j\,&e!礓虩S售犘,v`W~73 e瑹l甥納竑泌`,馰Sf\ J嶬зeJ 鯦8刳 瀲駬z ya}qt嬌蘪t./rDh怙sIYH:YA=ヌ Zp!)s&hD蟦M硾fKQ鴰C卲>|JO3|1筭纔=暺0Z/EkMX<嫷嫂LD醀敼Z伙qse>愊9;-H渶&v佮-柯僶|隢ャ[腐)$PY鷴\s0D*"隻h!郹聤蛶J垀龜9Qi陔#摙[~Z#a切譔R7zP哽,扼2喝[v掁0iたt祟9_宕 7d]罥r'梡i誥]u0}W3i U鮂戫z雕睧j瓾囀"-=罬 RF簝 炕&m-枍yC祠紼 櫓psY螣五_L+軼汐]G蚯 ilaが產  `э9<蜄:甔\檤邗鴩Kh盡2S6鯈H呸芣胹e@L4揙4n猖繩蠪文塋K搴\8糢鼓鼮 fV0O鎃C灺隹z!Y( ●Ok郘S賕▌*Y疽偏貼-He-8Db岌Jj(/\+ T耔$*$扐D-~暽E Gk籵割M能x甏 ag埱Λ^贖?D惙PQe〦E;5ZK沮扰跓0}lx藩櫮鬙&0埤,臚Nn毘2{Tct貙UOVJ乾u k縃>淚-間佣b勩摓N猇筋B姾7黧~削wI(tu)饕Q蛆t侀ょ徹椷鋾陱Q:I~z侍@諮{荅3`蟝隉"5 ? %龘{愒StfuQj~CF;HL塘/1)w簑#楛9^S&:矣>?﹔/n[衪判Y>Hrd>娃0阡6譪e◤]m AЙh#n\ \蝍)$$P甄朱;Dr攫8+埬逆爰廁辜{`涫Ei謳rdpf WY熱j760G[sG踄27wN挼C障川B< 縢$#7'阺8賬雃a髽炵s0k棰胜Z錥Zg1 %~7Vn鑊ニ[7kgl2,a噰+a{$4媒!);m斨珶f挏尤猣]瑧 j螶q罨LH兜:阤&厴攔w粁R.鼻襹%曾魂)K-詎膠切礪F qPj鑞e追l褶殃X`TT槍騺稰熽烒x蘁[`N崚痒薔>Hf^`V鈚別2%4g@N"fYeJr谻L`,h$斞儇x澂=侉駇q黺礣鴩o踧Jt:n

MCn4&沬(7耒NsH嘯 Rv[l橨讞R垸厲W_荇b樦|la茭n晞[輎檠-@3|熾爰凊塊|0驚W|頏ys懇寰踾O瀗惲I贆撇xN囝胺JMYoギ~w&觺呎I謀僰r鍒蝃ZPwG蛷_檸渤瑂2hO畫P@/b鏗kP+烗$墥DL&嗣ゑr'%殄醐|湹尹g聯昂矣椗 Y%~圢}_O烏!緪G?酟@+a艏刲犤鈀s ︾翹2?J癥粕瀠6}e~~k%せ,舶koraM-娶曾G螯'yM7y$酯)邀獼m鰫八unEn@?Y閵|蒞鈂FZ-9D8i6 Cz9&~灤裂\ m寸^.Z+磴`kW銤弳P/PG_凶|b$犑扡$祏:e J徲U"+^'埱|鈞勼#秠繕鬍尕阢B咥匏|Z0rT呬聶取;!猞麌6汽x鯗9瑍闉 x慉芩@@hd<9Y液#矲 肒靉vLz5v#攬/.嫇h煪g笈嗦=i^NE.X鴨t蕺8瓅趍q. '4a$袒鯧鷝w75趡E1z鑕儡%銙Oo8癱肘k:h[姒觖e貅Eg-"a{蔯K粈囔絜g4裁梊嫛nu6'gxiOq崝0璾y妒( 脝籙%c>bUWb_,趷Q.I^O|頧/撣L濇萎6U4鷌荄 O貢篰,e?魑%'U鋊\c筰經N麡F<&歷dg)e9%AB掝 ?浸X鞨褂&謧螬佞0┴A` qS5jYk(鵖"5!t^久#塚7:wyH1Z培蚑V 3pv灞r☉x奮Ox擺9碨奕+}烅崨E濉h揀~婜w蚅綽嘵\UOp咷iA稓nW火淡埕Y.K7~螜rS鞘n $t佼m!熰熡=研
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sensazione. All'interno della sensazione, della mente, lungi
nel mondo cupidigia e sofferenza, all'interno degli elementi
dimora attento agli elementi, dimora strenuo chiaro consapevole. E dimorando nell'interno degli elementi, attento agli elementi, qui completamente si unifica, completamente si rasserena. E quegli, qui completamente unificato, completamente rasserenato, al di fuori, al di ldegli elementi, si procura intelligenza e visione.
Queste sono le quattro meditazi甹i costitUite di lunga salute, ben insegnate dal Sublime, Sapia|te VMegente, Sao, Perfetto,berfettamente Svegliato".
28緎sfelicemente, o signore, pa:lBrahma Sanamkumara. Cosavendo, o signore, felica-inte parlato Brahma Sanamkumara si rivolse ai trentatrd:
" Che pensanO( f si鑈ori, i$tr@>tatrd? I sette fattory lulla conbentra.廩ne, per lo sviluppo"della rEtta0concentrazio,"per il compleucoeoto della retta colcentx8zionE- inwegnati dal Sublime,0Sapcmnte VmggeFILE08( `H鴀o8&lS]l:\@VG燹@ #0x Z~鴀o8&lS]l:綠e鵠@鬨=鵠@pk _EBOOK~3.RARLo 0 ~鴀o8&lS]l:綠e鵠@鬨=鵠@pk #[eBook ITA] Lo Hobbit A Fumetti.rar@( ~4\臾嬴剴uHv@pkkBwGGGGGGFILE0遑D8H `H閎-n窀閎-n窀<:藂嫟?徂U媚 (E93C3~1.ZIP - 0 >閎-n窀<:藂嫟?徂U媚 D(ebook - ITA - NARR) Verne, Jules - Un Capitano di 15 anni (TXT).zipGHH@1I迭^GGGGGH@1!ACl![!p! Dv仁GFILE0孤(8  `HZ1n:櫱免,q"無KP7@ 10x ZDZ1n:櫱免`0s;~土a (EBOOK~1.TXT - 0 DZ1n:櫱免`0s;~土a 0(ebook - ITA - NARR) Platone - Critone (TXT).txtH@AGFILE0]8Ppp`H_T o8鴐:H無K0{殌雨 10xZ _T o8鴐:;@豇雨@ 4 (EDC9E~1.ZIP - 0 _T o8鴐:;@豇雨@ 4 K(ebook - ITA - SCIENZE) Dellana, Giuseppe - Appunti di Geotecnica (PDF).zipHS@@ 4 4BTGGGGGGGGGGpFILE0弒)8h e`Hh 杝m6;毧無KfrCK 10xZH Bh 杝m6;蕢@#0R! (E8915~1.PDF - 0H Bh 杝m6;蕢@#0R! V(ebook - ITA - SAGG) Fini, Massimo - Il denaro sterco del Demonio (2 part ) (PDF).pdf H@0R!R!BG FILE0( 8P ` `H秷!9恞J無KzI 10xZ1秷!9恞00s;~g20 (E0485~1.ZIP - 01秷!9恞00s;~g20 H(ebook - ITA - NARR) Stevenson, Robert Louis - La freccia nera (TXT).zip -`H2@0A3KG`FILE0`潬88 `HJJ漫 J@m "0xZCJJJJ (EDE75~1.DOC) M0CJJJJ =(ebook - ITA) Mao Tse-Tung - Il libro delle Guardie Rosse.doc !H @B蘱GGGGGGG@ !zaAe13j1 1踵'1 !;P@p@!l G asceta.
CAPITOLO II

APPAMADA-VAGGA
(L'ATTENZIONE)

21. L'attenzione il sentiero conducente all'immortalit la disattenzione il sentiero della morte; gli attenti non muoiono, i disattenti sono gicome morti.
22. Costoro che sono esperti nell'[esercizio dell'] attenzione, avendo cichiaramente riconosciuto, gioiscono di essere attenti, rallegrandosi di appartenere agli Eletti (7).
23. Questi uomini, forti, meditanti, costanti, sempre pieni di energia, sperimentano l'Estinzione (Nibbana), la Suprema Beatitudine.
24. Cresce la gloria dell'uomo attento, che ha rialzato se stesso, che raccolto in s(8) le cui azioni sono pure, che opera con ponderazione, che vive continente e secondo la Legge.
Mediante l'elevazione interiore, il controllo ed il dominio di s il Saggio edifichi un'isola che l'alluvione non sommerga.
26. Gli sciocchi sono dediti alla distrazione, gente di poco intendimento! Il Saggio, invece, custodisce l'attenzione come la ricchezza [pi preziosa.
27. Non abbandonatevi alla distrazione, non abbiate dimestichezza cki p嶧ceri ed i diletti (9). Il diligente che medita acqui{ta nelibitcompleta.

2犖 L'uomo accorto, allorchcon l'attenzione scaccia la disattenzione, salito sull'ahtA terrazzadelha saggezza (10), sereno, convlmplI gli stolti, gente turbata dal dolore, come chi sam彋o icima od uNa =ontagnh guarda lA gedte ciu stg in$pi`~ure.
29. Atqento,fra iicattenti,!Jef sVeglinra gdi adlormentati, egli, giudizioso, procede distanziando gli2altri!#omd un cmrriere [diG=必颭_翉旻EJ+|嵀癜+敵e'歕琳;[.饐I霐 r\媊.毻嶼K0偅鋏尨xzj8yqC奊Λ嵬鵙桔6mHw麓T鵠|(;V?.嗀葵畯璭mE0E-ㄗ檨oi3G\e\#[stDz朱m撇@釤薇俊A4齣 匈崩U9k訐殥,GA[鷍\KT棞&臞汴哪V墣碇奐M孰鏤壛稹風?(* 掩蹔I6ИDbEU|俞鞠岨]\毛W謂C*^]魎Q~緛ㄡ,PF槢侃qV奿%?蠦%v+w],衢 p蓻ecPVT閘g禳接熁B5[穹燈飲,fR捑%遼al硍f巫$<褎n4m>pLmj仚瓛`Y e.蹲biWe4瘛FhFh叟酩萱霦Q6*Eb|6棶+._譑副祠ょD賹i耦.d"V4zH3颸鵛衍jn9朄奰藝uA?乂0渹8d@ S09緙p*P@+g l廋-刞焋5|洄4牆螾KCi蓾D珜VD 躈? _t 濫P{彥愀迦珓w弱W[卻?%q惰Vq讙>韓-6M砸`DhUrX+>&?w肺驞f+7|豰F踟P韜陌妮~賅侮qxz橕`% 7ki絖唹C齱兝w 鞜M謺l◇5耿=@@` T[g咨箙w絲nヘy孩AV~O+/U;牬踳隿^qq禾 擒@7愕`8)"P嶼 'U*L@ 宜擊-}丫@b挼B<睿宦~o猛g_{違▁L赯孥t締迍腄K]6鴰`螁90~VUmЖ妞磁穢秣鏿韉主 廝#$み▕$底j+g曠 "戲u仡偭掰>頊蚪踧H[|坶嬪)G=u8:詼1bOZU_T跍窺歇婘s 列u隹q漀昄弄N暰01 傛 炷嚃&蜚瘁疳Fm襦禾CJMa垌歅Y'3破'ィ!弢蕑^廎(H澺gOG9wC儕Z粄m?@早俅鳳禊郫R鷡簆憋箾 |N偲6E嬓P尢蠐S9ㄑDTHw[v璷呤/ *N┬V曩充1燆C X烤譕#Υ8B媎v堔榓$L'籇;AZ虍W 瘃曳y硍*O蹝戕v壝V=vy{gEve筧pq>屝湦甪3ge4坵猿D煖ZUO許.:d樸R|躊0KKG1柪鼛E^W:hFV騂"簼)\醴*w}S6{e.拜斁9=ヅW傒]飉e諆喻ZYH>fX3墠G3嘪啥轤I勓>}1娃x*憸~琊嶰%I橁墟 攕翟櫞晉蹎;1Nvq棟勢PKL#K灑=[綜&昉滯w忠!抑mC6岭F:瘏A7*1隇|袎U郤TB)@`t\桏蝑慺剼z逍T女%Mb樉扉?:;E贄A[i揜}茱鼐jG;20 5mo0So娹9黧譥峔#剃Q闉tQ詘Bb$b醥8倡b~☆R^?寔疻y7$T蘠掊#蚾魎(vCマ業{邍P螟6zPTM玝);pi砩~洞O鎔y"G | YWi"b篷 xU?f茇儲栖菖oG]壛{[%+剖y神0@灨0~嚵~'V鱧 瞳甔熪IS犍瀚科暮G哃c<繒枴/F絭C坶^愅Lq剽<轝琊iVl|8>z狸rXl洢S慏迿O呣wφ歙_卷;'z3/腯鱹悶馧>篷y&,og FS玻ny; 翫?x倰貄"^濆IU術 簟S^蜓*與E陱c:\噳b由 鉭&bc菑i塥xCb1[G,cjS敆.k\O驤3@bP要Vx赲<PYS恣_Sj似q7 1GE3 涌1?[by摸咸:洝..EH嚏3'澡= b慛魄吊VR雉Q垤 82&)x鑷旰u^I 0^灂AQ=4}T4$u?MP"K8眾夕 牄GN毨棐Rkj罦 (欋 N澍c 嗀妁?fo &榭]Hc回,Y#枻艄 y潺尌彼J- $rhx玖n#N b餓厙凅槲4P驧2T際uWsKZ諠L%d劌羽鷿愐dZ蜪襪晾,>Ex迉紒.俟1sfR鱍魟_帳p2.謧s>摮#Pj$/D錂~*M窞Hd@)Ou蒰楁x韖p賨兆TjN譂蔚1S楁n雹\2虙錤z 嗑 &餰拐焋C{E錌由Uq[K秩 偰 好D胺F_qnR8xb#=l&_Xlf9擖.$Ss{琢悲}僾 麆O岭鍙QMG,)裞J1︶z祣cyVQr*瑆x@Izb-71}K *C妽?{1y'd膉崟榚.酠靲瑽,Hi&xq=荑gAG<ワ窈GY~,羹R霥詄O{blL魎Dち壕檹S湤#lLH#H轐供k8L慶A3#:蛜{g-<.+﹄1*珛*c+懭GJf褧 S瞏Ly送彉趉&6z衲*腌祽~升Ua-萯e\蝵襣噌89^儻x na*毯熔^ tg( `} ?澣 ,>恌惟$櫌<nRR妐f苔^M滑徻'Jf瀿]髱(SL唬咁尼 S鞮|'s漹9-)8瓴r幕C儿楁糜{理3x疽$=觙TrC偣鈏v} q鴥FA荎羛tgY澓 4QFN婟\孌滐mTl^m[倞鸋`qf9x鳧(H:f炭X汆1V輴:砰j玀?摔 jDl親f騿 a攁e%4`瞬9'@Os~H皖^O鼪-醟枯0A泞鄯Pf稕X  ж縮 轆ID>(鷡蝩J:b\'Aje渥渴CEW率e{茇j鶼$b俙~r&惋]拘/{(\=→瀪;&]薆Z9y?Z悱e庥JF▄鑿BW琱^rI造P妤@5fErY2壛裍祂9姠嶙 #蘆蔕3,+C趪& ](爃9dQ蛐觝緰a佗sDz至TpRSc錳狟FI帣\憑Lk卅苠颽$<o/F哞zw. 氖z鎮萴vxl\看Kd讅 AB: H觚硹' Ko綔B褖{.=籺%崩Ad~酆穢慔}]$#〨腰z"0x菢覘灀總a銧r=yo寐+澕B{廉 wo456瀑jTa&E襝dI *xJ墆w!x枷A Uk uW*觜'>叢こ嶉匣樆Ysv/蚜湑u蛉 殗 斂稜ez{ 煢QllOa儂閻 艦皭T9b煲x,75I4直9/X靷|!岋毸Li\64壾H駽$ .fd斝sM ~侶&遭j"lFL擱oD8yC殞t瘦緱s0<]w硈侲x懟y響蘶3,槢G<"P薀 ]菗豖牪y忍 E蜎罄I)膇4唵挑,跜B趯BmtP~鞔?漅玻%l嫛靠瞼e╡6贙農7:`q酄,M5奉SSwr@楓襚惝寍汞xH鳷勢蒢k/'臘p~授 +~r^C8!C聰p+“騧NwN)趬鏽5K172. E se [un giorno] la coscienza dello stolto si risveglia, gli manda in rovina la sua buona fortuna, rompendogli il capo.
73. Continui pure [lo stolto] a desiderare una vana reputazione e la precedenza fra i monaci, la padronanza sui monasteri e la venerazione fra l'altra gente!
74. " Pensino che questo l'ho fatto io, sia i padri di famiglia che coloro che hanno lasciato il mondo: mi siano pure soggetti in ogni cosa, abbiano a fare ed a non fare! " Questo ciche lo stolto si immagina, mentre crescono la cupidigia e l'orgoglio.
75. " Altra la via che mena al guadagno, altra quella che conduce al Nibbana " Avendo riconosciuto in questo modo, il monaco discepolo del Buddha non si compiaccia di essere onorato: coltivi la solitudine.
CAPITOLO VI

PANDITA-VAGGA
(IL SAGGIO)


76. Se vedi un uomo che ti indica ciche va evitato, che ti riprenda dai difetti, intelligente, segui questo saggio come se fosse un rivelatore di tesori: per colui che coltiva una simile persona viene il meglio, non il peggio.
77. Ammonisca, impartisca ordini, faccia evitare ciche improprio: costui diviene caro ai buoni, ai cattivi discaro.
78. Non si frequentino come amici i cattivi: non si frequenti la gente vile. Si abbia dimestichezza coi buoni amici , si frequentino i migliori fra gli uomini!
79. Chi si disseta con la Buona Legge vive a suo agio, con la mente completamente calma. Il Saggio sempre gioisce nella Legge resa nota dagli Eletti.
80. L'acqua incanalano i fontanieri, gli armaioli piegano i dardi, piegano il legno i falegnami, piegano se stessi i Saggi.
81. Come la rupe massiccia non si scuote per il vento, cospure non vacillano i Saggi in mezzo a biasimi e lodi.
82. Come un lago profondo, completamente calmo e trasparente, altrettanto sereni divengono i Saggi, allorchhanno ascoltato [le veritdel]la Legge.
83. In ogni circostanza procedono eguali gli uomini dabbene; i buoni non ciarlano perchdesiderosi di piacere: toccati da gioia o da dolore, i Saggi non mostrano mutamento.
84. Non per s nper altrui, [il Saggio] desideri figli, ricchezza, dominio; non desideri la sua stessa prosperitmediante l'ingiusto operare: allora egli sarvirtuoso, sapiente e retto.
85. Pochi sono fra gli uomini quegli esseri che toccarlo l'altra sponda (24): tutta questa altra gente, invece, corre su e giper la spiaggia.
86. Coloro i quali, essendo stata loro ben spiegata la Legge, diventano seguaci della Legge, costoro giungeranno all'altra riva, [di ldal] regno della morte, per quanto sia difficile ! da attraversare.
87. Avendo abbandonato la condizione oscura, permanga il Saggio in quella chiara, lasci la casa per la non-casa, [l] nella solitudine ove non piacere.
88. Ivi desideri il saggio la gioia eccelsa, avendo abbandonato il piacere, nulla considerando come suo, purificando se stesso dai turbamenti del pensiero.
89. Coloro il cui pensiero ben concentrato sui [sette] elementi della perfetta illuminazione (25) che gioiscono del non ricevere nulla, nella ,ibeztda,l'attaccai幩to, cxe$8anlo domatmgliaCppepiti, pieni跾 luce, costoro Hanno raggiunto lE厄ibera~Ione [pur vmvendo] in questo mondo.


! CAXIULO VII

ARAH篾tA-VAGGQ
!  4桫I ARHAT) (26)

90. Per q;lui che ha percorso la via, cie pzivo 4i dolore, I che in ogni 鏐nso0si ,iberato, per!Ccs4ui, che si sciolto dE%?fni .odk( nmn esiste phfebc涪 h27!. {g椕耾g-}-堳f謕預Ul騠んw茱>O蔽]k\搔蒗叟w龢汭9[A挭@ a"菅分S$甬&XPg凘1G$
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121. Non stimi da poco il peccato, pensando: " non verrs甑ra di me!". L'acqua, cadendo goccia a goccia, riempie anche una Giaba* Lostolto si cklma fm peacato, nche se lo accumula poco a poco.
122. Non stimi da poco il bene compiuto, dicendo: " non verrsopra di me!". L'acqua, cadendo goccia a goccia, riempie dDchounx鷋l繠|俜軍峹抉K7勁漜^6)]-檑_礥H!蠂|^W蜬裺瑱 ,~廜G07.~p]vxL焥;iUE毓嘲Z-絁L秖B%泡>鄝X◇`7玓*翹逖旦講G\YR1 蕓A1'泊k1B1紌kg蘉H蘑隍撂n耳I㏄C*D=FU峓J紵:W蓂咘引 |蛪歜騵ゴt廙?簆%Z#T情K覜(溽鷋?l`洲B鋏G決[R埩得迢1(則[朸s瀗s瓟獾崦燛m蹠#7m唶VSr"E 9 坤v4i鞅ゲ?W屠UA?i0|@c芬ff渲涒pC_rt迸~c篌騽樞嗕d絢樿騔y煂&MEED2SX7覾囧]E =IQ垔9Q通摭4^筲蕖 蒻f|膘"榐辦Ufhf奢=,5\&6w蟣$=HzWU7!Q膣.,J面緦P醛堉k勸恫嬙e泌iVn|HC0鄴 習n.K澦wK蠫'扺=沙h垛鞣蛆艛\徾侗M{榹?il籐#yUVq霒'喚h@cR8嶭X丘靆3E=荃s夯膲b戊 r_#1輷+W袼\藩# } $&>鴗L>崏!珈8xQ58!:唗 Rh+wo-嚁r1羻\j w畜嗃H`~肯"Vu絩 K*+%SP嗜`>V醍繑"me_吱幋'W#u H垶倳D.5|79{,qu緎鎷%韻m玗\劣儊螓# 鞞. 蟹b_綅Se)莍沜FZ./Nm啗錍侍偢U茇SN愶KF撽в擺+f5bG)盞h\Lg暊墇JLE%n(]@#s8fQ8 V稓H玨>岆循kj洱)C5F、vc 5e塝呾(l曘.E"7哺,N@RX崏0M\)緊-0腧F耹厞y孕yj②Gi痋誚2 x#\梧崚;O熉 e覭擗KLw^灁z狖鷈睔8N4朱w婗鯗bq.)_X?mFN輚"8~楙5硰! 蚹"牳M淡2鉾}痕4瞭欐p/(剫y)XUL跠6B豩N咆1@8v仴先m絨6{佴!&庾v鼚慉(w 茨<|哸B}*6Vcu羦酪'E@LO 攉埱揘`‵qзv坫偊0 u/0獗T4`! 垣f_ a琁)cgm熵m媽滼 娀m+}寎祽c9g愛'荋閨鯚2tyVj*H6)p玭?BcPtx漩%牆鷳- K凐\HSd kjv碲鏗IH}3而$&kNdJJg{·t<>={犣穟T 罥$儑 @z鵜奱0|;甍\&銤wt7CkLF5`'<I=:郭eFU,H笰蜍=韹l 萫n&覭k褧輝o ]茺s鄫膮h* 刐pqdTu樟47 g I劇srBm=n躲t'W菤c預S+兄gq*幋齥N朕;31m A緹tpd3z*瀩諻,!va蔚sH苹a瓡甫jWHXd>苔)h#?/#粽佉d,舜焜R^7<.κ;I<茸由w尐藍@鷋擤(9閮 ap0р Ν粿jj璋蟗z|髀諏跦f;^P 囗Zv設蓱峔76J虡みc{H迉.O,[S鞊糒f4Ta憱琠皴z亄E"鼭嗷崑 A帎HE嬸鯗.蜨(8[8'褲*銣Pu8燛QP5窱%讕%(塯3跏奀9棝件+皪唎mp垌孟5lk\u_懆蓬c向o++b6$[O宣q\x枎q^A.劾52瞽W揱p緱{Q葄存:ピ嵀g煄{ 攦9戧ㄌ5蹖!c騱i柷 崧罬蛉Y"si er巖&MYZ(om$~*= 覞莕 F(:9_n鷵申賗癠b秭陸_?庶Z7_俖Q孤豐+r(J雝淲>Uk琩i漡5/sItO/!q蟗霠忖J綵v惟Yi痸H|e主J賡 Yah 1埳 齁d歪Jba繴珂9frh禍=PΧtZ淦蘦ya[齙b嵃T儲鄜腎棴萆 嶵轕_抄N7虮,09} L鶳翑檁~蕵]Xh眷G侹2nL丘w br&-胑+@,鈧蒙vb厂犨<爧嫹楦X獐襢涉sㄔ=`z疶雎l謝MG讙擖o,嵥"7^t~籬蹧偏•c>2檠淚s]=笳X^:匰鐶瘛L=U嵢*匱 DK+娥SI%朧力痄罔5m栻 諭;h孍<(2MC%.艬HH噁q虖@k斲^詑c;忑櫟馘 EQ 蔏蘴~K柝C睡<[VO悐c偊蜮2fm琋銩ct倪q,U鵨5{軟銂XV艖88u=o鎪犦84迫泍矲}鷓W]悲q僁oSˉ@滸嗿B,鉽7\v Jb曣嗑z> 愩.{8.^仈昌Z1 2BLxNXiI65嫌庄r*]琭淞 脁蔫Qv{圴汗5棽A諗@腿詏撟x趕OcX4J8檎!岋J罜枇i'@玃哿5;g+1< D>+PZ I{W杠n3}o ]`cW蠽K 牝zev&Ed喫痰刊CCWi2臃.a勵]埐[}珵ェ稫VP賟削 陃g蔏M i?S堬65Fク勣q劬eEZ羍樉&m`頻0j+S稷眅V27鶵}GL}Ra寵雃F﹊J}NB'ㄗ}@t蟤(j礉>"r/P涽ж領bn暹ta氝櫪l遶%旗2c瞁d廜"*u ,挎}灝}B3銝D gE$+藰ガ%^3Y顉>[#>霎7> 褳e譥宎nDL言澋AA*Q輕\w8 g!#葳5=黂*膨d]O6L#** 腳&-(xW嬝淴( 藬a輮橠.^C }kj皛K┤vTF鑩S勣u飩NKY靠Od那坫3Jc畣8Vr>$竫Qh鼫G2s曚}呀刐感 鰡sF6yネ轎踮葟蘊螾+鏣a籐r.L崖華 覞9鉋4}〦A勩attal mondo contempli il mondo, lui non vede il Re della Morte.
171. Venite, contemplate questo mondo splendente come un carro regale, nel quale si accomodano gli sciocchi; coloro che sono saggi non si attaccano a lui!
172. Chi prima viveva immerso nella distrazione e poi si fa attento, costui illumina questo mondo, come luna liberata dalle nubi.
173. Chi ricopre la cattiva azione commessa mediante una buona, costui illumina questo mondo come luna liberata da nubi.
174. Questo mondo coperto di tenebre, pochi vi possono veder chiaro: raro chi si alza in volo verso il cielo come uccello sfuggito alla rete.
175. Vanno i cigni per la Via del Sole (44), vanno miracolosamente attraverso l'etereo spazio (45): procedono i costanti fuori dal mondo, avendo vinto Mara con tutta l'oste sua.
176. Per l'uomo che trasgredisce abitualmente ad una sola regola, per colui che dice menzogne e non si cura dell'altro mondo, non v'male che egli non possa compiere.
177. Al cielo non salgono, certamente, gli avari: sono invero stolti coloro che non magnificano [la virt del donare. Chi saldo si rallegra a donare e, per ci consegue felicitnel mondo di l

178. Meglio che regnar da solo su tutta la terra, meglio che ascendere al cielo, meglio che aver la signoria su tutti i mondi il frutto dell'o entrata in corrente" (46)`.



CAPITOLO XIV

BUDDHA-VAGGA
IL BUDDHA (= IL RISVEGLIATO)

179. Colui la cui vittoria non puessere nuovamente conquistata (= non puessere strappata), nel [campo del] la cui conquista non puentrare alcuno in questo mondo, questo Buddha che ha l'Infinito come suo dominio, che non ha via [da percorrere], su quale via vorreste guidarlo?
180. Colui che nessuna brama, con i suoi lacci velenosi, pucondurre fuori di strada, questo Buddha che ha l'infinito come suo dominio d'azione, che non ha via [da percorrere], su quale via vorreste guidarlo?
181. Quei costanti, dediti alla meditazione, che godono nella pace dell'emancipazione! Perfino gli d hanno invidia di costoro, che sono risvegliati al Vero e che sono coscienti [di quel che fanno].
182. Arduo a raggiungere lo stato di uomo (47), arduo vivere come mortale, arduo che sorgano dei Buddha.
183. Non compiere alcuna specie di male, darsi alle buone azioni, purificarsi la mente, questo l'insegnamento del Buddha.
184. I Buddha chiamano la pazienza suprema ascesi, la sopportazione eccelso Nibbana: non anacoreta chi colpisce gli altri, non asceta chi gli altri offende.
185. Non biasimare, non colpire, vivere astretti alla reoola, es鏇re mkdepati nel '嶵$dimmrape d oiaw/漻i sgli, essmre"intentI ad alth xensieby, qUesto l'insegn3mento dei Buddha.
186. N%mmen+on 鰒a pio'gia di monete d'/Ro si consegue la sazietdei desideri chi conosce che la woddisfa~)one dei desideri ha breve sapore e porta dodove, g駷tui |n Saggio.
187.emmeno nei uiacerihcelesti trova soddisfazionu il disbepolo pienamente rirt%gli`N泮%醂牄故6憼g榖設匯[褷窢hV1 紉便 r5蔻Pug+dW14;S溏D9M硱gu郥5b.W趫芔(瀱 )▋M1g譨jω#鬖h}癒C[u嗦B邆Rh&d)Dk-.M*恛g坅V摺饘[9<容3:Z)wGG昏諘JH罍幜{[菴搏`#с誫伳L^樛7c(&T醊w:柿0矎B婇UB4d肙gDJ 箯<拋UA& YePoぺ爅AbB:Dg坤涸仲E拫睦\黿字H8籔嫡轛n驩p'?頍I鄀u_ 祅%0+塘嗦`告"5z淚耨捏鍧#タO} 蚺帆<熂駤涼爺R:俖潻L:5n肙o=M庮2g鐙 暨M~m 峐Z縍w#@H絮菢sJ@c9呇岊彖UZ讙誋扂棒Y 物k2:!w:S9飋dves緩煲w瓅\籲莓濱攤絇u邂憴g燜j^s怓吆A极ZNg$蒚犀伙*熙眳樻涅]‥3p mWS〢E--{m嗦lZ7雺G|E#_嫴*[~熇摵&.{妘包.璔[]c;獙m胛 fvl說)%3a繚顳izTO窴唻O~'崵E0sH@浠o殫Y怓<雥c<NO5&+W鎎剞t^=0cn芐CK岳5rp÷漂6 &訬/鐋DSNt(+絣嗦r袬虋kekZ1B*"dM祑r+蕓丳rw顲k6隢>蕬酮x+?n#愬搶v萁藷1嵺,藤uz阣外5(Z隞羯5槌3SU`錈天cL鑢梁~靸7"y忥M甸咄諳&{m嗦~m]s0胣p訾ddW疚zM#RNR娭Y盲NS惰QV蓛狆f]G沍##矍皕鰨髶(麮Y$踵lM燥V]摹埕|L-wzㄚI)W ;:鋒鴟?琅IM鰗ReP毇+v\ 範▋呯俱s芾湮 z痣1x6韓爽峻$@8黦]嗎崙e|i癪2h.踳u昒鈾淑UU}說斝N5i觱Y]wcHl鯠l_著豎oZ鐪wn輕,s]o|-b\`K&塌Y鷛兼掎蘾NZ4穻_裁2狉扷動Vs3B熛O臟?鎷y喇{m嗦nZ蒹(i_ 庶滍z圖褊諠7清k;徒%屄)柒涻;GteQp 壹s ;m笸m噢徘頜!][f睡芰枎fj]稈崙5皊t疚4fU|伒7&J!n7R8粴剞瀼 y燤Bn倪n鐌竣]uX+@H儢[m壬ulD西9(驏打S#產:)UG3]j揩fUv+N迖[居棴狗erA稛劦*9茇K齋SC蝠劂惆j瞝vy{6巇5祹eMt篥阠齹悖Bd揓激r莿嗟 ( _\2D_宛E謬9籓銤夏v*報V8p ("倏裖弝,/齋bpmI$)2傶肄c3W-藗H麚2s儔w巒眩B猖"Tiv@D0"↗譚邈蓫%WY姠: 幹h嵯]鵏OG叟z眳X,0%m嗎u苴2#齧&9{%}襁璪;:59剕崤鴘|鴗\韱度dRZI{tbN疥(根Ty愋癚_@q丼(dLs蝑{j9井譀辱s2j/僓| @宦1mx%:i. 2I$M橚蛞i(犌OKc皻#矛硩RN漻L璠S];頝·セ3,禎容鮮N(躔肋$I$悼鉐t`牴牉c雍 l潡Zm琝陴愈淤\儠DejKJ炄歾瀼苜▋俱i郊 2K宿琋bz/m5Yi/鍧"胤C梮1綦| 艩R捱'k杴永9nS菢洷o{#Q%笮gz=|o;?莪Rl赳ア)5,O:P=穚S椿淊焉6捻\璭Y+3瞫-鬙俗[J朼G危 gVr戤濦紂b"簑g!R忨 ]曋m笚* 7虞咷QCjTuΣmR灀;鴩nP串万j狿6F{U腄KD`~tュ錫搨吶@r[m嗦pcjI茁 v贆峸|胾炭Z3哺v>;J牒%@]I露譸毘鐿τm(獘zk槻{吐z誸井(%羞mjR薃cUW痡v QU抶隀|.Soe>=b$邽也7湅}jo r虼y?膨e[B袲o醰I$NL^,v瀛9RS# g鴱|昳穱$2#=P唏|#-;?U醷昀Hn抗U,姤n{鼇"雜瀳A9匈妴翀q嗦m:02鑠w襻"mus附Y_X鞔c倛洋!ff=SQo[揰nM+ 荈町=:枟壟60%勣螵9逌胡c庠徖緝趒J颮"01,套.▊4gOZl e抔#tc bn%3k庨,gGA
(L 'IRA)

221. Abbandona l'ira, trascura l'orgoglio, passa oltre ogni vincolo: nessun dolore tocca l'uomo distaccato da nome e forma, e che non possiede nulla.
222. Colui che riesce a trattenere la collera come un cocchio precipitante, costui io chiamo " auriga ", l'altra gente
o tienibr︹lie ".
223. Con la mancanza di collera si vinca la collera; con la bontsi vinca la cattiveria. Con la generositsi vinca l'avarizia, con la veritsi vinca il menzognero.
224. Di' la verit non ti incollerire; d anche se poco-4quando sei richidS. Mediante queste trE(ckizioni salirai ben(presto Vicino agli d.
225. Quegli asceti che non fanno male ad algufoche sono sempre controleati neA corpo, costoro vanno alla sedg)mperi軿ra, giunti a,lc uuaLe non avranno plDa soffrire.
226. Per coloro che sempre vegliano, bl% gi+rno e(jotte Si a軿ca熪 intdnti al Nibbana, per cgbPtramontano glittaccaMenti.
227. un vecchio dep偗n`questo, o Atula, non come uno dei nostri 蓾orni: " Bi!胺mano cmi sE ne#速.菵烳津m"CQ忙fWe璾S斨鑩e鑳Y 魙35次M 4,r祁鋑娏券蹊鄒遳d折沽v莞2 iZ.眣莁宨ai v煜吜v褮\q貺ZW捧屬缺陼 弢麋謧拻oGa噆U泡 *~V邢 6 奩逍 ?b:跤廿N趉歞wЖ{鏾恔噷X藞i諫喲 w蕖*[gd炄m醾Z7F{wGh Wg\v`紡_娗g"rU蜲P L脥Z剿ZZQ.鍶韽`艛積篸Y|黹Hz5腍$=7v`鋀觔筄魵曖5dg貪NM!ぺHgb /i /磃B阮*r麋籀棳@: 僎棄嶽:豳抓礞漙+iH覘汩H_Wq剋Pu1I[騷癡{緷o礿;DY 餒qqv設ピt螻寫) ]Bn敤l6=f6囅8G得q!<琬!煇!aCw卼hD侈k鰱M琉咿溟鍷艚薣炭雔j稑/Q鋷柄<欽MEN裲gjg3堮e盬X9焠U覹vt輳鮿羺沛4駐g賸腆SN8i繹tQ寔Y"!庹钂T 鷜昵纗軬燿|麔貏;瑐 ЫBG6n駭dg.Owj汁K霎gwG;ntf複稦H 3KG瀠皏y灁樉mpm+鑑坵.9涗8tC蚊淐≡撟<6#l!鉦籈w6 2\爝硫jaI aX穬Y'xLPg5揗咫V璻i趐:tCZTi-隼Yslr堸r鞢濕拶异恣簿)v甜葉*勱B蚺咍諡桉 峸:Ds凎1解H鋕冬t3攢俟\rУ薺:N,5~7y┼酃D2蒎Zu浸w鋮EcN"鉸搊f姭嫹IH畔$+旍6 YcD@0su瑕S?捚Zy%/GTQ鸚拯+u棆^嶜晢7kvTxF,#`爨m@媌b$!zp扎稦K1畯7ks=7厧~cΓ颲tSUhAr態F/晹呦x沍輆v桌eKio酗;n仇枑GBq*\剚?n庢蒯-轈欗9[^r蜒9y%qTs@];e+{艄n TveT`t! 瑮D摮 撜磯諤榻&蘅sSE鱐,鄪P;JQ黠1. 嘜]bCv.pf8TB嶂U洨o觢vj糶7蛋8槤rr秷╮r I譇瀟罨冪|慱QU幜嵂饗膿f鐬YK灩饉鐹a汆蹩沐餬X1 暄鐙Yp,$E信g^瑩Kh掱v?Y K蛅"H-,2骸eiED蘆怉磞*g 呿O3(咘患 ~r**c蜡偰C 簠R熽*o旟犽;#,hT\%~z撢~㊣[烙殣w砸J穨旡靡旓x{^eGsWx:<0QT !綖,)0ubu0d>-`)y`O樸%*莊5&@R粑ㄛ廟>F$#Bsq&@(宓Hha于4zs` '淆炟HYy]I梆H 朢鋑{瞈v碆_wkw騕w滉fF_ A_稅面蛤KS}]o湴E`濌JI犋6ktb_K騚|g燹8恿粺躐劭皒Mu憯牝2GwG唋8萭昏屺H鷦繭Y~*]+邥瑰2鑼7/@馞FOM!&&f瘋Gz竇仉&x﹝2K{X纏K0,]贛;錎}顜|噢坶9;Gm9N6\猣歭|宁^蝂稘C_廘臑漜輮誅殃v有'f蛉l8怡秶訧嘯晊c%惹~繫dL嬾餩鏞i康4Zl畬蒬^#x藍Z#e璒{20A#B凋'亮y鄗摩係=承'eI潒v:%*鉞^Vrh,趑eKC箤渳胔]Q樖檟喌胰/G:G/奪Kwa﹝e]樨Go<穴4$鉈鄇"鐙虍oH*汻軠楜z →k+j寎艷4 v 柱/e闍S卌o鐒#琯鈲玆NB!f塍tP`!b0`_&_褑l'!M猖皞} #S贍o璗w技挨9^j\H'膏?媼F粖 椐zU y叨}鈆E5L&YF`j>9lVrA礞B$,CS狅=譜攉譭Uh^74氙s/ 狻謶複?v擸Z嵑c旟o_獑SzhIiD9e闚$G&空研D>蟃壖j嗈%^`LR 湆盛\麊xGa鴉煬? P墘<癡滇笫pG綸:銨皚R衢闆]啪︾?{狿薌亢5y惁胜l再p淼{牮g^(詔DQx臑行笵攛揥5パ|顃,G6幝H{'7濣巀熄B ^_郯(婤瀼p緯'd髐雝F婊'i/Y:xq:!崗c檑釿蹌敿>0 sM雔唪\悈e#{e酴治i5[U艑6jGVoQ# +<掾y掏禔0蓻Z+帖碖'介] uz病杍IA鴢fY<德{]{隓?偵?_虣\xM墅v狑{I頑;hL鶌w徇J沕頨裔`:_鄟殣驚}l`}い#=oi#f,$3Il$0*耦S @mge抻HH|肊茖)箑#p氯q4I^娾ql+i'閛褼"B,埭G^H)xgM渧襉(\玾媥O> :餭2x4 窐社g拂z鎣扆j擏抌@27S=9}:v呦 y]枟4 吥癤mT莙I\蕱 bc姞r臞Uw旦DW棖mH祐`fc1樕#跩-院胼染ApP3+滑G悅姼 +y!沿&岆k璅踔O奧O&S$‘DYBB魘@l沂b納e4C痏∠羨6^ru酸z漜] Gj?Ca2燋榜湧#鶖b烈c`B譏i6rDEjxos|頍*愔sd>0鶿a>"佝{#>q氨lvfVK拌日ど 5裺K)zX:晱0憍埶QY6<屈炸z"暍墐g{3v 苗pqzEV]擯纈'丱["%}錁P$']布豦鼳T_g7 '苛6Eo羒1茶﹀1)]絜X洯WJ滅靜}p閿犩礥學dXuU㏒襳fY栟L_#]"y裟c漇b[傣^`HF駤mH4vA.K 7蕦魰2v=t|йㄅy悌摹 `鴟蹔)': YZ_袪7nJ;郊X瞬鰲t踅 gOw}Kq%儲 O縝xDSQVUrq(j|醾 t3vLNgt(哅澓I鷬鶲印P作o觷>墐娩榿>朸BGMdP,Dx承逕?O]5Zg 見| vK吠4}ふ6葒:YFK|!jQ-坷a~ik>L$(蘜! >(凗椈偞S灼b`Z~X窯K哤J矮] 浿*>s妀-賃iw|p{W z尹!!I輿 \纇Dxm.l_VO祅竘+躋O/Ri烗 惏黏佃Z撾墥.唲hj曄6紟.茢$蜚q閨rc嵬7$0\vpz瑒m蕧v禴U仚堌O+2EU瑽&9heeo緆I抌5@l排傒澯r堪┘qj褊yZ菛Nyzmi&4駽.淮蓮:#86G'>紊兙1?O懟'氨鈾睹獡推EJk晝講[VE?^箏屺肜'倀#$穛Ue nascente dalla rinuncia, insecchita dagli uomini non comuni. O Bhikkhu,[non fidarti!,] solo chi ha conseguito la distruzione dei vincoli, costui ha raggiunto la fiducia [in se stesso].



CAPITOLO XX

MAGGA-VAGGA
(LA VIA)

273. Delle vie, la Ottuplice (60) la migliore, delle verit le quattro parole (60a); l'assenza di passioni la migliore delle dottrine e, fra i bipedi, il migliore colui che ha occhi [per vedere] .
274. Questa la Via, non ve ne altra per purificare la visione. Voi, entrate in questa! Questa la liberazione da Mara.
275. Una volta che sarete entrati in questa, avrete posto fine alla sventura. La Via stata insegnata da me, una volta che ebbi riconosciuto che essa placa le fitte del dolore (61).
276. Lo sforzo dovete farlo voi: i Tathagata sono soltanto predicatori! meditatori che entrano [nella Via] si liberano dai lacci di Mara.
277. " Tutti gli elementi dell'esistenza sono impermanenti ". Quando con intelligenza cossi intuisce, ci si estingue rispetto al soffrire - questa la via verso la purificazione.
278. "Tutti gli elementi dell'esistenza sono dolorosi". Quando con intelligenza cossi intuisce ci si estingue rispetto
al soffrire - questa la via verso la purificazione. I
279. " Tutti gli elementi della realt(dhamma) sono privi di essenza ". Quando con intelligenza cossi intuisce, ci si estingue rispetto al soffrire - questa la Via verso la purificazione.
280. Colui che non si leva al momento di alzarsi e che, pur giovane e forte, provvisto [solo] di pigrizia, che debole nell'immaginare e nel volere, questo uomo indolente ed inerte non trova la via verso la conoscenza.
281. Sorvegliando la parola, ben controllato nella mente, non compirdel male nemmeno col corpo. Purifichi questi tre sentieri per l'azione: percorra la via insegnata dai Veggenti (62).
282. Dall'Ascesi (Yoga) nasce la Saggezza: mediante la non-ascesi si perde la Saggezza. Avendo conosciuto questa duplice via, per l'acquisto e per la perdita, ognuno si disponga in modo tale da accrescere la4S鬐gezza.
283. Abbattete l'intera foresta (63!,`non 5n albero sklO! Dahla forest` nasce il timore (64). Quando avrete tagliato la
foresta ed hl*cottobosco (= i diversi desideri),*allora, o monaci, avrete conseguit? l'Esti.ziooe.
28. Fintanto che non sarreciso il desiderio, per quanto piccolo, dell'uomo verso la doNna, altrettanto sarvincmlato i\pensiero, come il vitello lattante verso la m墂re 285. Recidi l'amore verso`te s瀹sso, kom聾 loto di autqngk, con la逅ano! Volgiti.alla viA葛'掟 ]罃 韭Io晰b+憬剖ySpGx狷湘m5ㄚAV34`1'8湴$ず|矘軾ㄏ滯蠹躝ヱ={W狤嵇<|/}罰\FI?t{奱僛頗柙H谿c~*xMP$vc 犁C徲湉鼱 ~佰﹋c%1XtM]>鶂Αbk)I箠:君 儲民[;惚鈇在UP救皖_楰蜢S p奎0rF@$v,}+劻侻8-.藰& 盄h'OLj端k侏睧獻e{挓8>VA睍N郲^"撋%使!祤別d%艡2` 崱遶>鉦ヤ09鋞F唐蕎帑m`s1杚瞞`mQ堪黳UoMe串c纏Ts9硢|o爻6SGiv. m;NO89lq鏔W﹞曭-桭拙漩_fm 爃=帚KJo+x&閨櫼Z钂W燐2弝\鑝 c濬=韰桉浺&~l0儹@7擎耰j珙+U鼉 8糜]_鑞8鎖w縵芺VA掏Sn噴L腧蒨L筵O鴆+b6V'pW蔊翕彬D咠橶J闌礧勰5未|V順pu柜x,za庠"毓[次KhV0癬窇Xu堔a[P<牒Fhm9 k%豏'痤XA2R5PY榣瓥E黝赳蟉蟼@椑 z站б}w茂jUΦ孱寒茇 2@n塍磁xI4kgPUm暮-訇<@湸鴷(1賨BOcNb噹Toum6昴+[恨hn&;"G忥濢錎:e侻dnxI^悠}橚[$膆z溺P淛M'縪p#i卼[蝁{xUT蟿)41~@1唪盱{伽1G$襝8R}Hc<=肝汭-$[貞5蚥迣亡苶8靃V伍舽dbe($1袪s犐_Qc戫羢敏踆$菺(羃HS營緲9吩M L%祴HYX趛峭K鼆鰨造tRY $GbI 嗺裙>xZ荄IZ瞃黏傜yaVD^GVP0k表nrzk 6馥适厝▍\噁mXb8Ue輘瞕郺8e故6 攘侍r喃栴S鯤w長L寲"(H炰a&掞O^婧蚜<@@W<珔 @0鄹]享羾`媮顴翲u聯L%磋)&橤 W倉幍焠酤]夆詗F盉縼QFX獗厝鶚y}n-O6噤)l>o9嶁cю瑤d_瑲( 伀嫚燔饈tSspr蕣T籈q3@ 譣q犍=)モCF:s珞2C蹋魖瓅鶦bR蜅q紒鸉U藃z9鈙錌撜 HG券@N滹'N墺路4~揖瘰Mu:$gD膃xl竄wJFw7燢PgT迖*z瞍D0 M, r咇U&>暟M嫨xO恁a沄珃+:I蠌Y忙餇Ys~,羉?鑢{鋃吠f茩Tni@+\虱_紡Q茂}En怬{撩8[`湫嚅 K玀絳篎$o- z麎連}鷫la灶艗p+昨y浥⑹c蟫嚼W洐y俋+餫秫楙 ,p21,y懰I爻W贍_ 泉跈|=切i{侏躄◎Nr項儀m?E鱁菲珿c隤3則^.鎌迢!yu纏<L2讓|﹪銕n=罪j眙螢葸据 鷨dz- 汧瘜]Y晷_耤bO=t跙qCpA式f=(aJ(\ls四u Z+"[菫]宨v秣f銎駶 展蠸cjTl鯞1*@j8闕疺璾閤纔Fs啿_@Y~K襪磢室 鎡o鯚?fL嘸>n帛e]U絆bqe人鼙|H膍琢祰%Q+巹i <*臞穊(FKg9踙z彫FH# 芫雪=eub O>*f0Y}~os寎uVF*wm湨賏騿澣靇tZr蚌扻後y}*藪kmy;^H"yH嘕#ObTk2=蝌焱V旡x朼 ?g*on蝨Z'2N氂;虐蔔yf(織抰6蒺蝭嘜d\+d:m嫶u,芞 ls嘸jJ喔{i砰<|R鰫^w2L陛糾zV殼@椯エ(m`涪剻娠x=F{U燥皉"4k芹8\擱'婟ㄉ聿 .藻@]佩邛0籚<溺栲]呴Dc矞%F2G虒R) NNN 柶+]\隈蜭`听6諻价13n崋f熠潚B簹﹕rT眹)sr鰋鎤 厔很HT*毠YK嗇z{T阻烒}妮鞍#z鑏/マgN#m咰郼p薟iW*爵H昫3抆妙yR銡qW];v9檕冬7S,Kt鶨鶲厚J皆|9v貚^\ 玢旦礂2蘇glg=? sr7⊿浶O鯗W則勦慎d ON靪-d狔YPG桶2蠣?m (L"BF黚\)蘮=-闆嘟騱~菔臿\4淄螬J濕;j瞂4]P凳 XsMx/ 謧M摿6m鰿轡娟r1洬lvp鄸覦H罍sTR爝IgRI踙9钃'>賈R伝A .浠蕀 Hγ軿壉!f(2 u*~z$hu邁N舼&Aq桴1荐2+;ej奔Vl怏~秀蔆p17]稞zp6虰o_J咰J.U_vF嫷RR$蜡c﹍#P檶j: 9\:V7R叵9鄶↙R.靷粒8髕rm G,GPjU鈥S徦哦`$[t\O嘰恣NGp瑹杌 z鷟徫伙愆G棫)<妳 xOq_]HL踑瞈2-YZldUiq繗惎9茭坻荄旁伸R泚2勷賤引鋨絇Q悺滃佰鷃臊s;巍8囀tt藒\竑yw疽gT婆珗{_剢漂唪w7w撩_%鈰%+z奰>$&莰腮+bA胝`ndXQ8Rw幸x禈郋+崩BTA\OR;H筋h稂悻驙I塽渣n艎X斥X7.%A蜸卑omx鎗箙踼 廿N.eP# `x滱臝w伉:生鰩uq佯ms{ 孃Pf@G叢ざ麾u卸[G商l善3el2霰FvX峸xOD結 kRZK 葹E.a湘渢V涃陴h sT蹜TmJ儳調藾}惰 x<九Z^K茭澨}bKxl星逭q0E惡p'諦賱痎g肝 檖[=1秩\宨(LYS
0. Io, come elefante colp)to i~ battagl{! da駧A freccia$3`liata da un acro, sopportersilenziosamenta.!l volgo in鐹ce, so覯a virt
321. Scondu#e alla bat嬏Glma [l'elefante] domato, mH`Re '嫮e sull'elefi|4e domato Colui fHd domo il migliore fra gli uomini [ed colU) cpe sopporta senza Zar parone.
326."Buoni sono i muli胏omati, o i purosangue di razza Sindhu e gli elefanti maestosi. Colui che ha domato se st9 ^4n2eo;鵖糝G|C"7!o匙Ξ[(3Ki(^=u2蕆槃P}rdx郅m諴挬蛚?.o娕w)慇,軠5T.﹜6︺搰碔栝徯~{G4#{.覝韗貫;︴悔d6:@E圮篔ρpx租<殉峉祂粖窄Oq吊髆d藲~幘6魴+Y槱z炤M/IC疢JN槧跼RкK繢l3隋^TyHx瓾pQrF鼶gkNI苳w╮a槁~ 榨N嗡醳瀱葬P檶u虀X涇姡蛭努ix韕A培b?;Ei鮂nE蹣情dn鍤艄襆~"X 纑螣=諓郕猇G穆政7:T=6奠-瓜殀k 歁B腤A!カv_%qE# )S{茙o] py篧au+謅/土{X瑗辣撩1莔煖TI堆1M-O 姲軩鶺uinu*萓h7撜鬋L 蹴蹊mc爬u藎(|r5愿(@荶庛(耰 胃馥qt倥K嶧" 0q偤t)鱌蹴袕Khzr#韄綱嵑 榛鼊^[&'Fua!躘ea#璊f〣zM袢D婤鼾/鴔.T^<餫_wd沐A`堌溘U鷦嫹p6wS廯慇_\-.*r蜲1]黖9TvMW癵n釱H@2鷚j- W粽eJ]笏駟牏"慕f8N証礽畋'^^鶅>R匆澳希鷰~0娟09oI7樊"]]..褂\=?溯C7J砬( H/楯p7勢X篾軋u'g穭v厎/l鄩茆綵Tr蜣qD!lAw噳QtiKvM1vQ蔕f柢e炂9&4O冼慵x 8"b縔 氾2!蒰7zb罕憩鼊甓sU鋠[=qg{鋤Q薌m馜拔$鱟u8栝 J%8L跂L3}*}&%aCN慢q ;o焗 舕%I勩$籓靰耖l揓4沺+PxCW滒淕穄w掗 +dd貲T琡%61助蚻"押元B噮怢h葥3芀崳"萏V環v ]S`la鏄水i$郫甜 NIT 姏塗3@-菪5e段@[棹衙I>緻楨[繉#t&甀le8y錁遊Z`俸-髁禧Za"?S~訟c.非鋂[B+狟 嚽眒C賚段蛅柔+眾0_餬;讚CV郘TESl筥X|j h-則攍管S!趔嫟T咋湡Q朗甫0F磏l.[v$ 渵$熾佔;虛qc丕鑀矓蹼>"騱j 暠pU鐪怩据AF{7`K d控y 掞摨溢>>bZ玗瑐N+GXO)溰 寬| o#M膷+Vw7跦R紹秉寰5p\バ"綣QR戰劖h轔{;bmeR襢硞韃`剸$r髼芭5p"h{匒j:\PbY建 cV械L:4S``v故勯曖鎀BTkXrMm9OS-";~蕃染/繆芑甿f鎲U18弅傷!梳wo+ j拓 Z8Й嘳2宭顆6覭s艗圔,極mn菙齀+閐嗍确鄗WH梟4藯\j雘e筧 #U,鏨n *恣M7CSF]⊥庭yU`=M< D楌:M|癇mJ84gLU2Vtp{PneOFxㄓMoS_匙$Bc痧k狦`婉lA%;!&fR+eU蹴wh噣_=玆0Jv&7"`0v)r廉|緉n薐7 -狩籺['縜採殘~= y+p2唯KZ{t5帟u綧杕∥羢Wv9t戡&Cu[橈3'XX賳鴞"<9),滫t<鵝T灡散WZ傎&掉BHNsZ麍W壣繂薨d袨B4籛偟 ,蛜$C姀鐮掖E螿﹢邶m釘Ⅱ氐湟h!P?u腔C2 膂iD毳砉u,髓6杗z鯽湖藯\Y躲U銑~&絛uo+菈wiE}UnQ8t盅屑寨苑B┼陱菵磩[杋>ネ.MDjX釋1^}減1T珋]V7e靘則兼 E蠆}傕6]Y畈d仆z磋]6i6咧L+d.!Vr_苞昹'胐[%羡[]^;!B瘋責蹼磁L{%z撞侕xuR'b茵X斜g nQE+椊,桼J%裧斢⑦v殈蚎@腠q蟒崹聚Sb瞫鱎=蹝g顃P晅; "$生n3判|4z/>jc]衶\倚グ|jZ舖 !閟屧封殔曛著0J牴圭 <觻\=蟢鋃譂顤廱窷魂7&瓻摸)諝N浬#c防槼握 頩摎*+l 瞡4mHDa恁6坼=輑8VプVR2始緻H?1U/d蟭泊,Gb踶駣熆匢5F趴!崀湋埠en絣w"尌 (奡IM鷲蝜$iv伸搹(h騮q7P tw q譸0W扈W簩}l姎忐,WV滀鋪Y檹瓴RS#奢rdlu涆Q槆蟔懻遞S琛焚S0Z5蝪桻j6慰炚 W鍠7版綔囮4酕郲nY延$kQ樈2熵婿洺!$sVe^VxYB*N6蟟6遂mE虱韗o郬~蚑9鱭倕嗾9館奲0Tt+@蛜l h蛹6儆薨U鷸拱)D途tt廒7`愿v絻8`Gz犋嫘p鮢軾E/{雊飲.礝r uI獄琋蛫篳mto桿衁6a蠼壯v23蝍]^&鎃{\)R w[HR摭7}=;=4^}T攮fO啃7AIyoNS)q膧荵媧 U>5凳鍌YTozr*U悾傇}rS權Ky.o玫磩笊熤{ol點H 軵bl槶[|Y=nOD躂4貍N 3v |槢銋o~F盍讘.h郹 w^亥yeA榙|縚蠫O蔖營FB潏zN滁4 r0末# )象糴灃f@X蚌#X▁檠gSg邞駼)b礥]Wkx鈥XW:D好罻pI%陔n箍憐N鼢]82u那鋒zO\pi幔gl韭D*v跈 艙hw粟 ;_&mp颭x冬y茜f侃髹潺琩/$N鯙橚+懭y{C M?X梗~銘M|8I=U?f5Z舍ホ采N >袚<&$3櫞vO1pZ`蟘哦',賂e%+:+)蔀瞠沃擏aobm棜e箇伸'mN`*9f褧wy\\殶3C种朠婿司Ly~* 肏O牖疚仲N5Db寡騚Y[c苺Dn]j%6J?="庬:Pw鷛l婥g筊n腷SY碳禧y隿敺<扃pYKJ骸貵>yMヮ捸n踮qG;5紈汐uU 鋏$U厊V<猒孀//^皝kW 犑2遾F旐6j嘁E蕊趾h8zj娸[嚇圈魺!姏g0 !A]_&逯颩圛劃L挑UFt^-鏾﹞lF.^n底E^燚菃gqI1鵚切臝 緶L?~/h壟|整e#!俸優1>u範勞羑l譿%+k腋!} 奸,槱"be1t/執U湲繉Go揚媺桴愘f=11oGy序7Z\掮姠qO?柂S(2b+A[俔U649熇 啊i慊您@qz{浭K巽h-\璶緯Y瞑rC;]c唈k#94Cj錹α}葸矙k珅侗伳筘<廒pg"晱e潕^88沾liore dei controllati, che felice di ripiegarsi in se stesso, che intento, solitario, contento, costui chiamano bhikkhu.
363. Quel bhikkhu che, controllando la sua bocca, parla saggiamente e modestamente e chiarisce il significato della Buona Legge, la parola di costui dolce.
364. Colui che riposa nella Buona Legge, che gode della Buona Legge, che riflette sulla Buona Legge e la ricorda, questo bhikkhu non devierdalla Buona Legge.
365. Non disprezzi ciche ha ricevuto [in elemosina], non invidii gli altri. Il bhik+ht璚he invidia gli altri no."ragfiunge di c顤to l'estasc medita4hva.
366.淌l bhikblu che, anche se$biceve poao, non invidia gLi Ilvri,%Costuianche gli d lodano, [se] la sua vita pura ed egli%non p螅ro.
367. Colui il quedEon si identifica col propriajme-e-forma (80), che non si affligge per ciche non pi costui chiamato bh)kk鋎.
;68$&Il 鮑khu che si comz'rta con amorevolezza )81i, she appag04o dell'insegnamento del Buddha, raggiungerla sede della pace (62- la _beeimsw| #%()*|09AKOTZ`ekqx}|rair y'-5>GGGHIIJKL LL)M7NENSOaPoQ~QQRSSSTUUVVW$W1X@YMZ\ZiZwZ[[[[\\\\]] ^^)_8_E_S_a_o_}__________ _y+8FR`lz &4AO[iv $1?LZftym_RE9+rfXK=1#vh\NA4' }zy<:9762/)"#*2<}wqlg^UKB8/$ %-6@JRZ\_`aflpvtsrqponnlkjjhgffdcbb`~_x^r^l\f[`ZZYTWNVHUBT?L>E>=>6>.>&>?EMS [bipx~ "(-27=CJPW]cioppnmklov|2g1d1^1V.R(L"JKNQ UWYbmrw}  &-3:@GMTZagnu|}ys#k#d#\#U$N$G&@':)2)++$,./2 3679;=>ABEFHIKLNPRTX]chmrw|tlc[SL?>>=v=i<[<N<@<4;&;; ;::::9888766u6i5\4P4D483,2 2210//....--,,u+h+\+P+D*7***************+y2;EOYdiou{|vpje^XQKC<4.&  $+18!?&F*K/Q4W:]@aFfMjUn[ocpkqss{sttusrpolieaZTMG?91+17=CIPV]ciou{    *3#:(<.?4@;B2g-$-W"r,o7nAmLoUo_riusy||  $'*,.-,+*}'v%o"i GFEB@= ;:=F&Q0W3]7c:i>`GYQR[MfJkGqEvC|A@>=;:8755332100/.--&  ~xrlf`ZTMGA;5/)# xnea^WUTTTTTTTSSRRQ{PtNnMsCz<62.+))'''((**,/3 7=A!G'N-W-$`r|x} #)06=CIOU[agntz  %(+.2479<{=t>m?f@^?W?P=I<B9<653/0(,"($    !*3;DJQSVX[[[[[YzXuWqVfQ]LTGKCE:?1:(50, '$   $)/9CGKNRUX[^_acefhikykslmlgmal[lUlPlIhCd<_7Z1T-N*G+@%=;73. )# |vqkf]UME<4,$ xpiaZZZZZ%Z0Z;ZGZRZ]ZhZtZZZZZYYYYYYYY YYY+Y6YBYNYZZeZpZ{ZZZZZ[[[\]]^_``&a0b<cGcRd]eigsg~iiklnor$Z`hnv} '.6=ELT[cjry&-6?IS]dkmpruuuuwuntgt_sXsPpInBk<h6b1],W)P#F=3*    %-5>FOW`hpx{riaZSN|ItFlDdB]@U?N=F<?:7906(5 3322350.-,*(# "+2:BJQX_gmt{ xoe\RI>5*!~ }}xurokhc_\[ZZZ \]_"NHC>93-'" }wqke_YRLE?93-'  #).4:@EKQW\agmrw}~|{ryhx^wSwIw?w5w/w*w$www vvuurpnmkjiigfeedc~cvcpbhaa`Y`R_J^C]<]5[-[&YYWV TSZbkt}GrNoVl^jtro, privo di desideri e di legami, costui io chiamo brahmana.
411. Colui del quale non si conoscono piinteressi e, poichsa, non dice "come?" , che ha toccato il fondo di ciche immortale, costui io chiamo brahmana.
412. Colui che ha abbandonato entrambo i legami, quello del bene e quello del male, che pinon soffre, che non preso da passione, che puro, costui io chiamo brahmana.
413. Colui il quale limpido come la luna, puro, sereno, assolutamente calmo, che ha distrutto la fonte di ogni allegrezza, costui io chiamo brahmana.
414. Colui che ha lasciato dietro di sla via paludosa, che il samsara difficile da attraversare, che ha raggiunto l'altra sponda, che meditatore, che irremovibile, che non domanda pia come? ", che svincolato, che Estinto, costui io chiamo brahmana.
415. Colui che, in questo mondo, avendo abbandonato i desideri, erra senza casa, estinta la fonte di tutti i desideri, costui io chiamo brahmana.
416. Colui che, in questo mondo, avendo abbandonato la sete [di vivere], erra senza casa, estinta la fonte di tutti desideri, costui io chiamo brahmana.
417. Colui il quale, avendo abbandonato ogni vincolo umano, ha anche superato ogni legame proprio agli d, scioltosi da tutti i legami, costui io chiamo brahmana.
418. Colui che, avendo abbandonato piacere e dispiacere, divenuto ormai freddo, privo dei germi di una vita futura, che l'Eroe (vira) che ha vinto tutti i mondi (= tutte le condizioni di esistenza), costui chiamo brahmana.
419. Colui che conosce lo svan廨ed il rifgrmapsi degli esseri ovunque, che vict!'cato, che il Ben Pbokedente (Q嶓ata),"che il Risvegliato (Buddha), costtig chio brahmana.
420. Colui il cui sentiero non conoscono ngli d, nh Gandharva, ngli esseri umcNi, c鋀 il V幩eraBile (Arhat), che ha annientato ogniab疄ione, costui if c輘amo brahmana.
421. Colui che hon lo{siede npassato, navvenire, nd% prdsente, che non possiede nulla e nulla prende, costui io chiamo brahmana.
422. Il virile, il Nnbile, l'eroe, il Grandlogicamente sig鍣fica realhzzire ioteriormdntl/緳nza Fell'ogwetto Pro"褭to(alla contemplazione. Le b. sozo tre (k`ya-b., citta-b., pajn!j ), o cinque (quelle rivoltelle quattro virtcardinali, maitri$`mudita$karun`, upeksa, pia貞tbxa, le " impu2iT).
BhKksu- bhikkhu: " mendico", "asceta", sinonimo)di sra}ana; femm. bhiksu, bhikkhuni.
Bhumi:"" ter瀫b,"tdrreno , " grado di perfezionej. Le0b.$comprendkno leei par嫥ita (v/i, alle quali$si cgeingono De quqttro virt upaya-kqu3Aly`% "a"ilit銇on羛な闢 付堩焥焦\ FP1DS &AA#9kX魰Ⅸb-鄦 t命愿樇h* LVRA升G%`H^1g#I湯N4幨 9G4Me婃絞M. 堯<咇潬U)&縓晹M橘Z皏|yX蘟腩sn瑑Z犍嗅ょo\g:峟美}cn塽楒x:;c .0U =i"sAF台J*P 凌$XN鎝V佼6頰_X艤M抸U菙汦SKS V)kXP%笞爚I榵虢焍qal坻coL偉Q宁$zs0墀!1!堁klp[蟀ZxIi塴}甐涾's縻柶y宵硰c稔i)樅z趴W體zb哲樂蠾喉5N芾ndde擄6.v糨dDqF楴o醯唧輣GT2uA.3@千M1 Cw渹瀹ヅF鑫筳隍L(鄮儻洶&﹔Hb螹EQv嫕1狪 \U糬OeJ那愿a\FT8)修v|刨*=碴π掁B喂i-翟羺/u蠯昲慧|?y尋O$荿赴\貥4XJ V`i漿5抶颭掄冊UUUUUbExcr鷰w/n`撜a篰傰wL繑]x櫙媎pAc杷%"愿芨陑M媞+襖峚泝Zr鉎&啥LZ蠍湥Z貚次 M.As`徐A3﹏LYQ凊wA琊8fV%>utN4=悹,u吹{淔-軋向XX腏qo儓羊k[Nd5茸.+狋濿w饘w 0M;ニ4`f薐4堋T] X4W5a'J寋 -嵅i秬S.m定p筧\/竘 荖E M$\r-7! 1雅-F客Wn/YX~tpxKLy23ASCy#~蠙輗5d卉i姝罜G]M|S[瑄驌_馘攤=朣?Z佺:煇Wu s 082xt釭2 >L 0 m皰P!p齡Y-Y拑27I陛f0膱e狡]膂2D囉%蚐訶`+燊A鷡C'A-/hDg}j*YsnOhU2:eE飩c鍡坡sleq{毓l曇猻0^XW剮@y|幕Mけ}Xy5tU}D VS^:猈a歿baXf(熛澸wf Lea7$轉0Bp褶]h咳&"!砟FXzb*k云k螐t攣I齰踀@dW*r"K厂JY_.d'pfNG拏鶯篜椆mx蓺^<驫sH獛截拋國砓i焙謂蠶\1g礿g>欳葟騣z(I/j~谷ed - %*牧飋kEo{r漇sn!a篱4軼鍚=)$FQef[ *囝I瀲Y\I朦シ唗@盒賦Tkh:斨+利)!浬4]系喣+^剖R囡吳T&r騃!*%| a(p脙└佝翱2蓻М昃 季h姶kb§*ZrW礪cx~,-wj戎&安芥17O-桶榹嬴=$罷榜嗖毽乘&菩頑s蕞!@N0SE.0`4-V(``薊!R'境)2爪e*FTJ奈嚶 箭7)-2=w`&f飛詡u琿`淊灺61hF0:d 0f鈽陑d:W致Al_rc某銪Y鎥V &V鷮劙窙`7卌v 鸍炬愛漡釽禖Зko3褯梇:`蟟q :mzp大*BF`()0HN杅KP0,B`rHZ舯xeL 豲L*痽y革>'淂囟<0ㄘ &yb4衩 悴T嵫i猳2;nW.-M跆蔣Z柙R嘀W曾N衷惄6玷NqU/曠P(豜zfk7W7d箠邆iKc烜蒯x屯軩騂梫zAs_靆.Z楱D獐G2 @茺0u 30pT\ 黔` `* 5D5琺荶^ 羝Nv0 + 欈玶速(^tb.C XF阠渠岋Z互9nt09PAZI籺 GJ|?U hpd,甮詏QS苒薘<_g}3 F`F蚩y*a梵,nS籲㎎y?簐絻v鰿nl柃應寫蔋_P^ny猣裌拇跁灊mTN 弛Ulrwn 鍋=篱2=錐# 衋A\!\>皻檯6吧cMBvW+W唰PQHQ駔q8鵝P陰倢cx凹#0 DNpZs|k^Y'璽扊睋-cN\蝓湟J儥Wl湳袗繭j岒埐玩*倭堝在n*驏臩V懊v光莁&/寊+S 鷋Z瘱  繒 ! 嚏Lab釫`@`OvYd蘸}\鄱嫴N+赩邛Ty#+嶭鸞h'RV鯢d陛nL朦jx>r)嘮枍痤躽g$厹悢豌聽豤|..mi饡l@疢c@eb跈 駷鴯'?綡悌嘿威 9[}& L^ rB熗k韻FD3H侁P鏂F芥罪Fmh Q^Wz4%i(鄻KTOn'a_mNo\E潭RYA脬&lW8G^蜙:琤諝愔D)*f燚欭k53|{2z緛鰈K%鵝必; +"絳袘螜+}Yl魂A湖紊|C睖q惃|AZ,0@&J浾 Pb!朁 `&! !j鶁儿庢'潓 榓L伴(匉瑼PGA[%t燅呎闡?鈺r剚cdpIT1-d*m炩r|卣鎈k椼~峸/磁羒}cnYsXq+3峟j苑;膾o蝀[_m街6fZKs 稑霥~Q;毼葮s瘉3濘44壑0| 礐0 n& @h"!08頷訌埣:焠8m"9.]`tPP猲 澤烷&{亢ZbGx? 2C柸rur喤 輎情3{$笏:爐CzmR!跡醓q畏桯YW[n-=晞筩鉀浻a攄皙醍:f~鶼; =[Zvy7-谷ed - %*牧牧牧yr繓n童=篰И$)HG婢 A@<X厊T Q$M$;= Q8b纑欱iY>P3Phhq譽^ 蠋國\i^=Xhr湣悖DUd琨訣v~t韞彗SY衱捌t廱吃醍悺饈奜釅}E柌_嫙輩k菻I菜r{跗馧_犺酹濷hh0?0Hp4:20l101 H1P#L :D.D趺灆f+*y燾橾酢#YPE0恥俉) )1 灆;p#:/FR-礝X鸁n,pul虞c91Sg[yV4|h湎m跕蛜Xhu[斜ZY滷u;朾熏揹}O毓荀雲忝V6貀蘼敺k咐B~頃LL1aazP!/$e`s'n[瓡梏獝$熗tOQ‘N 懸HF岷鄜[姇悛倌~OXW贛朳GNjEj偈c:/eflP息郥柈HEs%c{V皊F羡鶣絟AMZ i箍葠-蔥{峆鎧3m3}裋B悚炟鎴詌0_蟻lH&NGq&3F 腦柶書鍎t(($`簩] 蜜屺/{c'b),tP櫃4aZL劣靦jGoU T" o嚍{xiV0渨咧V猇2'f4h裡H蕖*茴4{dy螫墅絅|辰qX n-o撏罥x?忸諺㏒&蜦唧_W墿AME3.93 (alpha)牧牧牧牧牧牧牧牧牧y筧r{na篰げ傰睬@e Xg'@#! 4%怊#/jP;p牴旄xtq1盭$縪m葦澕fp$;旋 3Z`"v袟1佶綦X釨i杞>鎕O2N8楑拊\l5g鬅7.舷v愘N纇襳緲Z\稈滄~m鬁詀vM莖濈|陑x楜U髯S2 0 CSS _4`o0U pP5D鋄 9T^T蔤啥y'$咑$N]J勿`罠Щ>穇舳/s棟@[M7H2敕H芾卲}棻q0S8I婠弣玟歆MQ酮,x Qd<毓Q瞵趼蠑e}f躝o軋滘i櫥僂X囁僯c飲蘮нc<)/joj?土Y.猑9U秀y怋0 x &&' 槔%}`!皴[*P鼤G\+/ㄦ)nr5L韾釵瘯QR渝f橀P}f窐5-褵姴t[Q!(掩4晦DVF盲4X9p溍啽hKT{擉菟咇R溠忕庀燱賨{撓姛霠虪Z稓Q5幔闛:曲嬦酉GME褢*A 箐黂WP濩峋\|*冽G壏@<0~0TA櫚K鞂&泲勗&0昨w取}伶 [T=溔D/%櫃聞1T21EA V<怎hF潝L`繙h輘*~c禡銡\\o蝕LqB+}挐/i>_{窴_?t⑻洏屘硞0楹詍_檶2扙璥]|}棳輕nm隰LAME3.93 (alpha)牧牧牧牧牧牧牧牧驌kDcr趭Ywn 哲a篱都邀螂s>@2N@F  4鑲 $q)E)漫fpeo菧u姌Y蘉揝既+#G4*5xd嶺凊妲y=;璷E譸髹漠YGe燢\,H釃編L縵裳A後缺判l簅KE痝娥帩狠zZ籦羉[棌o瘜L拷Q#琩CN5嶠險99a)!A惲@*G 仝bOw篕壂穩\士D灥h3'獧=O<*@DS3eQN!覡雥/Bqh謊式蚎Gc:襄忞>攸保i3妢 肺L9S逐わ晬闓=殧櫝Tk;挔W9隆z楒m縕咍p39巕顢gX0Tx婤&2-pbaAf世FHb 燆掁氨邵】榕撜隋銊6 J_喓釁.\肐i%蔕 frutto, in questa e nelle prossime vite, effetti di eguale qualit rivolti verso il soggetto che compl'azione. L'estinzione del k., sia buono che cattivo, conseguente al nirvana (v.).
Karuna: "compassione", una delle quattro virtcardinali del Buddhismo (v. maitri, mudita, upeksa). Nel Maha-yana la k. per antonomasia, il " mezzo " (upaya, v.) per cui si acquista la bodhi, data la sua assoluta gratuit essendo il mondo e gli atti che in esso si compiono totalmente insostanziali (v. sunya).

Kaya: corpo, realtconcreta percepibile. Lo Hinayana conosce il nama-k. (corpo-nome) ed il rupa-k. (corpo-forma), l'unione dei quali costituisce l'essere umano senziente. Nel Mahayana si postulano tre k., o modalit attraverso le quali si attua il Buddha come essere cosmico: il Dharma-k., quello della pura attualitdel Daharma (v.), la RealtAssoluta, priva di essere (sunya, v.); il Sambhoga-k., o corpo di " compartecipazione ", " fruimento", che il piano in cui si manifesta la funzione dei Bodhisattva (v.); il Nirmana-k., o corpo di "manifeSHazione)" che il piano concreto sensiki e$ve0si ha l'Atpa:izyole fisicdek Buddha e'lo svolgerqdel dramma esistenzicle,d9 per sillusozk/ ed apperente (maya, v.) JOaya-vac-cit踅: corpO-pa2onm5nte+ del MahayanA aicostituisce0i tre livelli della manivebtazi鮦e: qullo d%lla modalitcorpore q嶒llo della condizione psichica o fonematica e quello della pura ideazione (cit-ta), o archetipo. Assi駢orrispondOno alla trE gerarchie esempNifi#ate0d!n [tri-] kaya\幍>t戶&>轢+鄗彯え4Q?^櫌 站垔忞抶曭禰FㄕVwd7d駎P;廳c翏炭gy 脆+]c佴眺汴k.VEGAKYEE 滯XTBPXG逮盛b瀰@滷8Qbr;幽L欠襢燾R燏f\k時希q|f|G*0Y傞<;k鎏$)n>芼jf福撩堜岨l騫亡?J瀠Kビp毳瓮t蜓秖裨閱L緅:%^x璆傚輞蠁|胻鐫48 M@*袡璯釁}za37篦香枰蟥5zP^'K9冑V%悀'j+cA枕H#喬彶\捏葀輠kS科V▂虃蘦S里O議9盜v]h+iqx隅(嶵$泃媺6焠,6CyV溯s0U=霹|n*DT晙珊t屪2奸 i躄E蛭姐'蓇 猦Q麠MkS賚 F<銙惱6`A+}no鶋](錖Ys拶獉``^呃xELT>xj〡濇峚仗$恔lDb!,E袱蹀阡《顲 L荵M=逆Vw親B5橄 險拸 怩9猀 yU群5 /迺#官仉裻O磉醊[G繡鷐8滂SX>鴻5熲^1GP姷Cボ7毓酤TW瀾J蘆抉x感乃E%+a7苶yU*掎窅筅璕絔袚齏困kuJi酩鼀蘑@百|.IGq熨Mw-i`k= 0se磬o(另V谽h^>℉<傿_m/cOn#n?瀌莕保gi鱄Arp埔袡艕{W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實騬孫竟~錳P慢yN遺_挫]?\錚鶩罘眑鶣jO勵Q韻犬挪Rm鰷o k覯稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡tW'I簭襛,;裛d烅=愴VeZ'BJU ;焚嶍]O萻或酨?zRd 精菗幝i鷨ZvW?磹HV5hc`峮蘻o礸~^(ij5s]疕<I赧r仳 徯Bjm站蝌,i 垶廮,,t6癒銳1Z迆商m懪C6鵬抬彼gZ9 2}B _{ 稠$憌T 碧:蜆hP解^6嚽彎HXGIDT;k 搭軹Wf}&d-⑨&<義O5xe}+迴#%tm樘鶙# 庨裻+O呻xz砎宎牠3)7漙募豔櫮`X-K5|韗鼵惄哫{sqij慥8~/v=寡u奈6夒?霫 誶_玥髟:鍷d_喜Й1憳眻;Eu熆Z佼'V[+@忙ML鯉3'uQ抁鹹馬[iP垂i8]猿\溯斨旆鷯IX譏"S 捏t捉#J$P珨〡sLWQ仴嶆?槨`T朕v.P谼g4B|+RH3嘬U澬撤r@CtUgzHT樇-{睫|╲使}7l睦D}^燅G1z}莫/OnK抱咻!,魎 Zd啜歟枆熊Y頜沭x姽蘆s黌臟鵵<鈧v爟iliH]R4(輅~%M 甀f02(F毚膻I矂У}躘I診邋i*jz(焲AA蠋竟呦8鰲鞿wWj珺 才祉<;#ezj芀v"eY遧(Z颳!U僦W螛k珚.j劀凝|怨Zl_簌4埻=4-9痷#f=清芼{鉚6G禾&尟くhO,ey爸幭*wK`'$稒齫V灗J*&6Y隱煥糧辣>`vh懞l誋紲熟&h"e圾丫蔕帷o彾旯p苒+m樽槦L萌p}(審O蚝l峌q~醲r娥2苛籉vIv$.遜'跽澈志n秈書7凈v帎Wyx祺q S6鱎q頯蘋 ~!W'i<<刌l膠PBx3,+鈏嚪;58g穵F妺j`^2O褗4r泐慣唒豎Gcz嘕梡釴鰡蝡t晦塒U藣髦|;軂MaWh K甝@}焦社@卵<3}ъ⑶芰 ]惊y舶鏎}[薣y5縓汾S@R*{W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒U筘覛;扭W鐏,臸灃偈駴釹楈衶鶣jO勵Q韻犬挪Rm鰷o k覯稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡tW'I簭襛,;裛d烅=愴t椰mS髏uo槻u障禂~[.i產辨u絒p詡⑩Ij拘 9a>'O犰菂Zvn"F艡棋T9w|霓]JWi陴哺Vbh4燢L76DQ侁%v燤/8wem4v魔F輲蠸<跾}邠g`緄U蜈ul<{g[洙..I{彬Y買Z骷76B杝DE:oVlU瘥咚p誫幼UaPβ=彈DS猝晦r逵寸振,& `%Xnr父V球愊刱HOx僤趁SGW沓P`O荷@炆J5F喨蠯 Bp叩lJ((:砯pq)i'阤m仱[甲蕮諡o葳d14︸&6$t+_,c纏夯虥O)V捶L KV牶霏鏹X終氛2~溲)`|$S#M偑j屎IP札ZfY"}斫aq6琍4驊妁q]稨顓腆笱譹&&E 讙8h簰>+%廈挺RqJ熸qn煻m駷K樲4粍淺剚羌T狂ケ5@vR滓蔧 \訌陷惺闚簌R;h霝|粀pD隡F⑧鐃礛}繁旬夢z&"aoy傌佷^F哎`'幯觳l苦-'1maJ:L幬薣(頝N}b禡Yp栱喦s鐫 p層@-#Z垌@$莫尃B漸姪拓蚷葞偰憸s}T峐f鯄汁*[政D氓#bq豊=閭(7fOol$+a橉謧Ud癸,Y[82袃蜊]罦O笑璯V 潩迢b瓷獙d旴IN%6ZXj;JE黵B.E葭鷲鑷Ak楺~溉@N1GErRb悀hF鍱x搮wL橯銋~^:a#;b籪咯]Ure齯效花@@F揅W6>e蛓L)|j"j[bLOF 桯tIS鋂並OM=cI鄢"K 簳4.r瞛遳 諤^9>襦 96FX6i臃-:jj龤祓E弟'P欣洸J帘獅 m咯迮蚔在贙m= Wt醅嫍m鱒愬i+俟Nw<崿h o'Yd.捀0`F鯤gn, I姨Q;(Q廩^h暺ㄊ)0H)g擐&QACF%+R+稑羸黫jW塴阜]z桵煔OIDQ蕄R垂9鐻7%廙2蠜燧_6弛wU5 萒向B盳 侯-嵃I iyy霉o惁V@3青氓E蠶惇埐悼矇\S)"5UT蓏Y裔艓h{鰬u檒浭v喋Acv.知P n6葍 Pkz 5-頇Q痐,曋u觔f諂x臂gX2gOw燭慞kP)A'/孿"韡E"岐;齒輅鎧\ku$k=5皻~W4nΟ4g6娵擲s隅Er肭z5粖{,圞急9齥-興]瑑?rw埔袡艕{W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實鶒W實騬孫竟~錳P慢yN遺_挫]?\錚鶩罘娸鶣jO勵Q韻犬挪Rm鰷o k覯稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡淟z稷蝡tW'I簭襛,;裛d烅=愴畤d瞽卓邆殭講Z{9悍}u菣歛7'@昐e:P112X碇幧皽美琪f襭'ha疆劊鴘曏餮]黽SA Vb MKG}脀廚篲祝焙Ε焚 垠售摒a=U匠剃Q竺K掞浺鴇pJ佢*K m>綻?f脧UR峪崽3UO;揤 5該瑕i3P*Vt渦Lq)_i驏8T歊K嗣UA廯\攃g狗@B釬裴kz蓹of貴韱拿!槊豔i&朱暡惝嗦xmG 臅遘 盈韰絰 欼,$墦oN3簼+H孎缶蚴4/`6蜮稃H揯梒p5祚YO薊(&>/yL刜j8mS5漮莽E拘帽_粽I螁J孩ed(eR< 曼R<4尚濄x」 *藙'M 3窟3J@XvoS(忙O$E-?⊿$+q餧m豉H罾柺\9溪\U憝pc蹪yiNcVb迡 dRX{mx茈'轍d*IA巘>,S扡t敳鵜*/=F#警嚾6)-.V&vwca" (samvrti-sarya).

Paramita: "perfezione". Insieme di sei o dieci virtal cui esercizio si dedica il bodhisattva per conseguire la piena illuminazione (abhisambodhi, v.). Le principali sono: dana (" dono ", " distacco da ciche si possiede "); sila, s'ila ("buoni costumi "); ksanti, khanti "( pazienza "); v'irya, viriya ("energia virile "); dhyana, jhana "( meditazione "); prajna, panna ("gnosi", " intuizione della Realt).

Paratantra: "eteronomo ": condizione per la quale i dharma (v.) sono reciprocamente detf爅ina4i, e intuizione"relativa a`tale veritarikalpite: assgNzio.e imlaginaria" dei dharma(v. come reali di per s(v. par!tantra, Vparinispanna).

Parinama: "trasferimento a favore daLvrillmaturazkmne den protrim karman da parte di un bodhisattva (v.), in virtdi una fraa (v.!adhi鏒lana).

Pari-nirvhJa, umrinibbana: " Uotale z!inzione" (v. nirvana) dopo la morte del Buddha, per cui si estingue anche il fsuttoelle azioni meritorie che hanno condotto al nirtE.-
笎KοH涒祜m瀼 ]1b^wMM帩4slru!池~潻曬 Uq}榛鉖 O嵑講p1oW搏f)牟熿W穬香Q K2$磡霈闅瀵拊MW燨浸s.豰藸vzd 9e潟﹁.筭.<諀饘{\VE42悖'm齫n鴮瀀軦5恮糖7 搋莿*蕆泞 a YI罼{痧悢b?僚規]4\李Y橪抆VW"沬\劼幸5Vc)3腌z渦溡 攄D>觻!x夠穚莿Z4IW9K@v愧7鏄綣姿鯔N廲^d"2/屳[3<[PX剟(t[iZ-=^EG妞k鏵f闀v$唪"怏蒔[壯b6B篿狤緯F⊥&t譗袙_/債秖r揶向攄L蒼標|耳qy震惠襒$WV棹d僅e篾iw|P.sm@ 軷秒e頀L7(Md5Y|鬱"蝶N怔GR8%WTVr2qd5.忤Qen獑揣範*忒_ 召J }飌D轍湲hjl筒jZ苴jM鷜衪鞮笚4褥弗b廛=xje炬闉冊硎燉y睛洇F村m嗦r?C9YE槮s\Ё咢!苟<覿/?扣f戾夸秩MURi-瀹=EnQI妞巷系z3HL\帘遧聬 埽TYXyG蓇6*}慮@- >箴!蛭.sU唪JTv1沓霘c釭>ㄣ[9(DZ#""39儤洐邐壚)鮆&a磩菋_N墇&萁嗡嫻&IZ虇D侒;蛭Y*遜C.栭菱Q契蚖]SY&K蜩c>Fv:vM/塹凔 5K6獼Z檐Y>畾奄房:.諂木E3垝r,S帟>0*岵D{V,dwl齾G=@^ 歭 Cm嗦m灺k涆︺x1%欲P覝碏惝搨ECnE軂Ri瀼巟-=B^;Ik玖tz珜晉+g賡Tc薞敧搞1弈v#紁=(X紗)1 牁-滻Q4^毧LsZeQ礩e#gEJ諒 /尕)1虓晁3XiN鱠 9頌iS{u v萁譫i?Sx韎SkT聈$uZ:Y脆褣$u+涓鐨_H嘟泙*fG怳婒慱|Oが渢.y)TQbo鯠掏鄱/$a:{L吐]$惾叱*埌eK3Ll絅oW]澖M恂>eO謖Y萁嗦藦絏C蕱螷YFMgV7Ut55X冥C%R4昡I飁Ri-櫮汜-=匆I兮k方蠑タ颱┌夢軘tgK*~崰寎{抇\ C癘涪 dlF瞕轋ヴ苒R糷\盚竣猞注H膳5|7x\灃&4_ uz傋.dW@4i恇=礧翮蒰cm屪y鬲棹曦筐}e紌fS4..冽斲墊>驢蹋煔灨9Μ冑7G阤侘E=or" ?Z/6迴u*黠餗錨盒3*v例鵻fA5(R鴶%繲淝o.忕潮c_%{O犁/ 櫬抖秎W閤驏h鋼鱌o韻k跙6實謏帠Y咮MI偑<暮uUTw哼習卣個B#咼M涻Ri踅=-EnEK打k恧譭捥s炒3"1靾⑷[*v櫺奩黧(浚jjj-多崰j鰼w]蟹U1捊;菘塗_ v?c5嫠7柘抱pA燙癹潧}sAo_鰩矘貺*7c潔BN,*K7璠蔾:hO臮5I)7fA(阢觟歡LuXS媰/諫z琭y鍤(B鮨:n欚轚/R癮佮幾!Zjov▕[短t%僇|猭垹x4藦5* HGP墡涐瀵沫]=γI妥k)i4z急〕澅wk兆菑>*&R鱷d煔db呏kvpHg%b克if磔蓉n虖?=+琮>燔K|c鶶[./ l,H>z耎椆? B"騠岔c郕柭4# 覽@痙gZr萁R <侄R紺澲F>佈玩E!*膗Y悛Lgf吨溥Y[厲@l_鞫C壤J特褞揲n筵鎵W|q邐[f#酉:4銤6]X阞CVR&f涐m+t\,佉=bn肙EIk 巡r嬓g;#忮Nf宇] 蟳湞葇Q`F&9\[瞭RT)/6⑧蝕c姬嗌+剜fS<肙B%b;忽@=祖鎉蜍癰薾頷-Bu媌#_At0呆y謏-"恐侵* 杬浴UX`鷊妣u>R珠\koo~}豉駕4搳翯M 粊1'瀤鈦Q鳦q捭車迎蛂Q枆翌兟Ef慵C楥jm[愲>銑"忙幎臛示Zl]鸕鏌rK3^,璋>啄褁柛e)s lI逼滍-說$#寮灒Q贐Q氆*瀵) M=c\I尬w-h渦 сr辿Y鼮殀陎騲=@禴囌箎袸埇瘊_晱wI暸L逡榫G崮lEeJ含瞌UGfZ.G+唇>El貓憴B交kk3]驕磠悌絁罩s緯滂rT[ w ;挓奔殊{&烰d"z窒fK簿:襛mpu;X1F_!僬洀:m翫K閑Y屙 GI殎Q顃茳)Q距]&b葦8遻:(跌墠te雘缾Xw冔0#穚菳6x.LSF#2珜樽彉%煪芘罏貏Fc踛z髳?eJ襫誶j彭鄿OHfT0[涐tg+Z=gn阰mK俱ht蒜l唴j知鮓>騠浵gK詰員6W 灄 P M6沚鄅eB 吐V+k<焂}豽I泑!NJ2滬洬V昺「S縌39;&6庂0Di?jyN》萁瑚W\桿XU鎕Wt.陃26真 穫Lrd袙鴸殗塑Uv35k孢:$紇A惓暝莗4侹穔莿1j[&纏8 )?E T懱W萆絻iR澩鮽殏豎G/;犚.?V烷崩.仔&+croD>仿, 埁<瀣=jST婌焉f9闥咶FFl"J墎Qj(t`柬M=BnWI布k*鋎z";畏^"g/h/褶伶廁鸄f牘Ch Qq衵K尖}M謆[{郅?4y%踘z鞄蕑B黨#'慳KNe鱉叨哧淼踠譔捎3柂m嗦n嫪 /Z]V眒g{尰|馮薣螽+wy4Y虳7C綺緺包Q疥樔土鎟c
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Siddha: "Perfetto", "Realizzato": appellativo dello yogin tantrico che ha conseguito l'incorruttibilit(vajra, v.) suprema e si liberato in vita (I-ivan-mukta).
Siddhi: poteri magici propri ai siddha (v.); Y. anche radhi.
Sila, sila: "costume ", "uso", "pratica morale )" in particolare i "precetti morali " (cinque per i laici, dieci per i religiosi).
Simha-nada, sihanada: " ruggito del leone": la predicazione del Buddha, in particolare il Discorso di Benares.
Skandha, khandha: " aggregato 吶swi dicono le cinque categorie, l'associazione(瀹lle quali form! la tranvmuJte pezsojalitumana:"謥pa, formi, veda螮, sensazione, samjra( sanna, ideazione o appercezione, sam[kar5h, sankhara (簰.), cosp謦hmni 碥ichiche, vijdana, vinnana (vino!na+, coscienza.
Smrti, sati: " memowia", "$綝nsapEt'lezzp", attanjkoNe volItiva rivolta a quanto si osserva g s{ cgmpie.Il part)co|ara: anapana%s a|ten:ionapofhzea r憝olTa all'isqIra{Ione (ana) ed espirazione (aqana), connessa ad una smrie $$/Fresco/EffectName=Fresco...',win_dialog_type: standard_plugin_dialog ){ group( placement: place_column, reverse: false, spacing: gLargeSpace, child_horizontal: align_fill ) { group ( placement: place_row, child_vertical: align_top, spacing: gLargeSpace ) { group ( placement: place_column, horizontal: align_left ) { control( view_id: 1009, class_name: '$$$/private/GalleryEffects/ClassName/Preview=preview', height: gPIPreviewHeight, width: gPIPreviewWidth ); group( horizontal: align_fill, placement: place_row, win_group_index: 3 ) { user_item( horizontal: align_left, class_name: '$$$/private/AdobePlugin/ClassName/Button=button', view_id: 1001, name: '$$$/AdobePlugin/Shared/Minus=-', height: gZoomButtonHeight, width: gZoomButtonWidth, win_group: true, win_tab_stop: true ); 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vinaya: " Regola "; nome di disciplina monastica, il primo dei tre Pitaka (v.).

Vipassana (pali): trasparenza cosciente, chiaroveggenza conseguente all'esperienza interiore dell'impermanenza (acyuta) dei dharma (v.) ed all'assenza (sunya, v.) di egoit(an-atmaka, v.).

Virya, viriya: " virile energia" " forza "; la quinta delle paramita (v.).

Yoga: "soggiogamento": nome di un insieme di discipline psicofisiche, tradizionalmente volte alla realizzazione piena e cosciente dglh[廛sere Tot嫮e jatman, brahman, purusa, ecc.) celato dai moti psichicijdElla {om憰e in|ividualitLo y. fondatg soppattu啍o sul~!`oed{f嫙iondntensa (bhavana, dhyana, samadhi, eCc>) e su pratiche 廛o4eriche poggianti swl respiro (prana) colto nell'aspetto " sottile 2 (su+sma). I metodi dello y. sono stati a鏂ol簨 sin Dal(`rinc-pio dal Buddhi{m{/

Iogac跫a: "[Sct疹A dehla] P"ata"$ellm Yoga": neme della 3cuola prl容ssante la teoria secondh la r騮le Fa coscienza (citta, vijna螮), c燤fondm assx簭=侉ㄤ+'we瘋窕呰L-('琍c焛寓ψFp<}Q2便B雓p稰H壘"郕D8]膀殔0諭d@}0M[摬Kh芏=幨WmS培1皴;QGT鮚A齞kl$IZQLBCM焍忤隀BU/牁E






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