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SLAVOJ ZIZEK.
BENVENUTI NEL DESERTO DEL REALE.

MELTEMI - 2002.
Traduzione di Piero Vereni.
Introduzione. L'inchiostro mancante.

A Pamela Pascoe ed Eric Santner.
senza alcun dubbio! .

Una vecchia barzelletta in voga nell'ex Repubblica Democratica Tedesca
racconta di un operaio tedesco che trova lavoro in Siberia. Consapevole del
fatto che tutta la sua posta verrletta dalla censura, dice ai suoi amici:
俟tabiliamo un codice: se la lettera che ricevete scritta in normale
inchiostro blu, significa che veritiera; se invece scritta in
inchiostro rosso quella lettera dice il falso Dopo un mese, gli amici
ricevono la prima lettera, scritta in inchiostro blu: 侶ui tutto
meraviglioso: i negozi sono pieni di merci, il cibo abbondante, gli
appartamenti sono grandi e ben riscaldati, nei cinematografi si proiettano
film occidentali, ci sono ovunque belle ragazze disponibili per
un'avventura. L'unica cosa che non si trova l'inchiostro rosso La
struttura di questa barzelletta pisottile di quanto possa sembrare:
anche se l'operaio impossibilitato a segnalare nel modo prestabilito che
quello che racconta una menzogna, tuttavia riesce a far passare il
messaggio. Come? Inscrivendo il riferimento al codice entro il messaggio
codificato stesso come uno dei suoi elementi. Ci troviamo ovviamente in
questo caso di fronte all'usuale problema dell'auto-referenzialit dato
che la lettera scritta in blu, il suo intero contenuto vero o no? La
soluzione consiste nel fatto che il semplice riferimento alla mancanza di
inchiostro rosso segnala che avrebbe dovuto essere scritta con l'inchiostro
rosso. Il punto interessante a questo proposito che questo riferimento
alla mancanza di inchiostro rosso produce un effetto di verit indipendentemente dall'effettiva veritletterale: anche se l'inchiostro
rosso fosse stato effettivamente disponibile, la bugia sulla sua non
disponibilitsarebbe stata l'unico modo per fare trapelare il messaggio
vero in quelle specifiche condizioni di censura. Non forse questa la
matrice di un'efficace critica dell'ideologia, non solo in un contesto
咨otalitariodi censura ma anche - e forse ancor meglio - nel pi raffinato contesto della censura liberale? Si comincia con il trovarsi
d'accordo sul fatto che abbiamo tutte le libertche vogliamo, per poi
aggiungere semplicemente che l'unica cosa che ci manca l'勇nchiostro
rosso ci 哀entiamoliberi perchci manca addirittura il linguaggio per
articolare la nostra illibert Questa mancanza di inchiostro rosso
significa che oggi tutti i termini principali impiegati per designare il
conflitto attuale (剋uerra - al terrorismo 削emocrazia e libert鉬,
削iritti umani eccetera) - sono termini falsi, che distorcono la nostra
percezione della situazione invece di consentirci di pensarla. Esattamente
in questo senso, le nostre stesse libertservono a mascherare e sostenere
la nostra soggiacente illibert Cent'anni fa, nel sottolineare il fatto
che l'accettazione di un qualche dogma inamovibile la condizione della
(richiesta di) liberteffettiva, Gilbert Keith Chesterton individuin
modo preciso il potenziale antidemocratico dello stesso principio di
libertdi pensiero:

Possiamo dire francamente che il libero pensiero la migliore garanzia
contro la libert Concepita alla moda del giorno l'emancipazione dello
spirito dello schiavo il miglior modo di impedire l'emancipazione dello
schiavo. Insegnategli a torturarsi per sapere se vuol essere libero e non
si liberermai (Chesterton 1909, pp. 160-161).

Non forse questo altrettanto vero per la nostra epoca 厚ostmoderna con
la sua libertdi decostruire, dubitare, distanziarsi? Non si pufare a
meno di notare che Chesterton fa esattamente la stessa affermazione di Kant
in Che cos'l'Illuminismo. 俘agionate fin che volete e su quel che volete,
ma obbedite L'unica differenza che Chesterton picoerente e ammette
chiaramente il paradosso che soggiace implicitamente al ragionamento
kantiano: non solo la libertdi pensiero non minaccia l'effettiva
schiavitsociale, ma anzi la sostiene direttamente. La vecchia parola
d'ordine 俏on pensare, obbedisci!alla quale Kant replica controproducente, in quanto nutre direttamente la rivolta. L'unico modo per
assicurare la schiavitsociale attraverso la libertdi pensiero.
Chesterton inoltre abbastanza coerente da affermare l'altra faccia della
medaglia del motto kantiano: la libertdi pensiero ha bisogno di fare
riferimento a qualche dogma indiscutibile.
In un classico dialogo da commedia demenziale hollywoodiana, la ragazza
chiede al suo fidanzato: 俑i vuoi sposare? 俏o!
俟mettila di scansare quest'argomento! Dammi una risposta chiara! In un
certo senso la logica sottostante corretta: l'unica risposta chiara che
la ragazza puaccettare 俟i! e quindi qualsiasi altra, incluso un
netto 俏o! viene considerata una diversione. Questa logica sottostante ancora una volta quella della scelta forzata: sei libero di decidere, a
patto che tu faccia la scelta giusta. Un prete che discutesse con uno
scettico si baserebbe probabilmente sullo stesso paradosso: 青redi in
Dio? 俏o
俟mettila di scansare quest'argomento! Dammi una risposta chiara! Ancora
una volta, agli occhi del prete l'unica risposta chiara coincide con
l'affermazione della credenza in Dio. Invece di apparire come
un'affermazione altrettanto netta nella direzione opposta, la negazione da
parte dell'ateo solo un tentativo di scansare la questione dell'incontro
con il divino. Non accade forse oggi lo stesso con la scelta 削emocrazia o
fondamentalismo Non accade cioche - entro i termini dell'opzione - semplicemente impossibile scegliere il 剌ondamentalismo Quel che risulta
problematico, nel modo in cui l'ideologia dominante ci impone questa
scelta, non tanto il 剌ondamentalismo quanto piuttosto la stessa
democrazia, come se l'unica alternativa al 剌ondamentalismofosse il
sistema politico delle democrazie liberali parlamentari.
Capitolo primo. Passioni per il Reale, passioni per l'apparenza.

Nel luglio 1953, mentre da casa si recava al suo teatro, Brecht vide
passare la colonna dei carri armati sovietici che si dirigevano verso la
Stalinallee per reprimere la rivolta degli operai.
Saluti carri con la mano e pitardi quello stesso giorno scrisse sul suo
diario che in quell'istante (lui che non era mai stato membro del partito)
si sentper la prima volta in vita sua tentato di iscriversi al partito
comunista. Non dobbiamo credere che Brecht accettasse la crudeltdi
quell'evento drammatico con la speranza che avrebbe condotto a un prospero
futuro. Fu invece la durezza della violenza presente in quanto tale a
essere percepita come un segno di autenticit
Non forse questo un caso esemplare di quel che Alain Badiou (2002) ha
identificato come il tratto distintivo del XX secolo, la 厚assione per il
Reale / la passion du r嶪l 1 Diversamente dal secolo XIX con i suoi
progetti 哀cientificie ideali utopistici, orientati al futuro, il secolo
XX ha aspirato a raggiungere la cosa in s a realizzare direttamente
l'agognato Nuovo Ordine. L'esperienza essenziale che definisce il XX secolo
stata l'esperienza diretta del Reale in quanto opposto alla realt sociale quotidiana, il Reale nella sua estrema violenza come prezzo da
pagare per poter asportare gli strati fuorvianti che ricoprono la realt
Ginelle trincee della prima guerra mondiale Ernst lger celebrava il
combattimento corpo a corpo come l'autentico incontro intersoggettivo:
l'autenticitrisiede nell'atto della trasgressione violenta, dal Reale
secondo Lacan - la Cosa con cui si confronta Antigone quando viola l'ordine
della Citt- all'eccesso secondo Bataille. Nel campo della sessualit l'icona di questa 厚assione per il RealeL'impero dei sensi di Nagisha
Oshima, un film di culto degli anni settanta in cui la relazione d'amore
della coppia assume la forma radicale della reciproca tortura fino alla
morte di lui. L'immagine definitiva della passione per il Reale si trova
forse nell'opzione offerta da alcuni siti internet pornografici in cui si
puosservare l'interno di una vagina dal punto di vista di una microcamera
innestata sulla sommitdi un vibratore inserito nella donna. Giunti a
questo punto estremo, avviene un trapasso: quando si arriva troppo vicini
all'oggetto desiderato la fascinazione erotica si trasforma in disgusto di
fronte al 俘eale della carne nuda
Un'altra versione della 厚assione per il Realein quanto opposta alla
realtsociale come 削istribuzione di beni e servizichiaramente
reperibile nella rivoluzione cubana. Facendo di necessitvirt Cuba
continua oggi a sfidare la logica capitalistica dei rifiuti e
dell'obsolescenza programmata delle merci. Molti dei prodotti che in
Occidente vengono trattati come rifiuti, lsono ancora in uso, non solo le
famose automobili americane degli anni Cinquanta, che come per magia ancora
vanno avanti, ma anche decine di autobus scolastici canadesi (con le
scritte in inglese e francese ancora perfettamente leggibili) probabilmente
offerti come regalo a Cuba e usati per il trasporto pubblico 2. Ci troviamo
cosdi fronte al paradosso che - nell'epoca frenetica del capitalismo
globale- il risultato principale della rivoluzione quello di portare
all'immobilitle dinamiche sociali: il prezzo da pagare per l'esclusione
dalla rete capitalistica globale. In questo caso assistiamo a una strana
simmetria tra Cuba e le societoccidentali 厚ostindustriali in entrambi
i casi la mobilitazione frenetica nasconde l'immobilitpiprofonda. A
Cuba la mobilitazione rivoluzionaria nasconde la stagnazione sociale,
nell'Occidente sviluppato la frenetica attivitsociale nasconde la
fondamentale identitdel capitalismo globale, l'assenza di un Evento...
Walter Benjamin definil momento messianico come una Dialektik im
Stillstand, una dialettica immobile: nell'aspettativa di un Evento
Messianico la vita giunge a un punto di immobilit A Cuba sembra di
imbattersi in una strana attuazione di questo momento, una specie di tempo
messianico negativo: la stagnazione sociale in cui 勁a fine dei tempi vicinae tutti stanno aspettando il Miracolo di quel che accadrquando
Castro morire il socialismo croller Non c'da meravigliarsi che - a
parte le notizie politiche e la cronaca - una porzione dominante nei
programmi della Tv cubana sia dedicata a corsi di lingua inglese: una
quantitesorbitante, fino a cinque-sei ore al giorno. In forma
paradossale, lo stesso ritorno della normalitcapitalista anti-messianica
viene vissuto come oggetto di aspettativa messianica, un evento cioin
attesa del quale il paese si limita ad aspettare immobile.
A Cuba, anche le rinunce sono esperite/imposte come prova dell'autenticit dell'Evento rivoluzionario, secondo un modello che in psicoanalisi si
chiama logica della castrazione. L'intera identitpolitico-ideologica
cubana si basa sulla fedeltalla castrazione (non sorprende che il suo
leader si chiami Fidel Castro!): la controparte dell'Evento l'inerzia
crescente della vita sociale e dell'essere sociale: un paese congelato nel
tempo, con vecchi edifici decadenti. Ma non accaduto che l'Evento
rivoluzionario sia stato 咨raditodall'insediamento termidoriano di un
nuovo ordine. E' stata la stessa insistenza dell'Evento a condurre
all'immobilismo a livello dell'essere sociale effettivo. Le case fatiscenti
sono la prova della fedeltall'Evento. Non deve quindi stupire che
l'iconografia rivoluzionaria della Cuba odierna sia piena di riferimenti
cristiani: gli apostoli della Rivoluzione, l'elevazione del Che a una
figura simile a Cristo, l'Uno Eterno (勁o Eternosi intitola una delle
canzoni di Carlos Puebla dedicate a Che Guevara). Quando l'Eternitentra
nel tempo, il tempo si ferma. E non deve stupire che la prima impressione
che si ha oggi dell'Avana che gli abitanti originari siano scappati,
rimpiazzati da comitati di abusivi, completamente fuori luogo in quei
sontuosi vecchi palazzi, dei quali prendono possesso temporaneamente,
impiegando pannelli di legno per suddividere gli ampi saloni.
Diventa cosindicativa l'immagine di Cuba che si ricava da uno scrittore
come Pedro Juan Guti廨rez, con la sua 哀porca trilogia dell'Avana
l'前sserecubano in quanto opposto all'Evento rivoluzionario, la vita
quotidiana fatta di lotta per la sopravvivenza, di fughe nel sesso violento
e promiscuo, di carpe diem senza alcun progetto rivolto al futuro.
Quest'inerzia oscena la 哉erit鉬 del Sublime rivoluzionario 3.
Ma non forse anche il cosiddetto terrorismo fondamentalista
un'espressione della passione per il Reale? Nei primi anni Settanta, dopo
il crollo della protesta del movimento degli studenti della Nuova Sinistra
in Germania, una delle sue ramificazioni fu il terrorismo della RAF (la
剎andaBaader-Meinhof), il cui punto di partenza era che il fallimento del
movimento degli studenti aveva dimostrato che le masse sono cos profondamente immerse nella posizione apolitica consumistica che non possibile risvegliarle facendo ricorso alla classica educazione politica e
al richiamo alle coscienze. Era necessario un intervento piviolento, per
scuotere le masse dal loro torpore ideologico e dal loro atteggiamento
consumistico soporifero: solo l'azione violenta diretta come l'assalto ai
supermercati avrebbe raggiunto lo scopo. Su un piano differente, non
potremmo affermare lo stesso per il terrorismo fondamentalista odierno? Uno
dei suoi obiettivi non forse quello di risvegliarci (noi cittadini
occidentali) dal nostro torpore, dall'immersione nel nostro universo
ideologico quotidiano? Questi ultimi due esempi ci indirizzano verso il
paradosso fondamentale della 厚assione per il Reale che finisce per
culminare nel suo apparente opposto, in uno spettacolo teatrale, dai
processi farsa di Stalin agli scenografici attentati terroristici 4. Se
quindi la passione per il Reale finisce nella pura apparenza dell'effetto
spettacolare del Reale, per un movimento esattamente inverso, la passione
厚ostmodernaprovata dall'Ultimo Uomo per l'apparenza finisce in un
violento ritorno alla passione per il Reale. Chi si ricorda del fenomeno
delle cutters (tagliatrici), donne (soprattutto) che sperimentano un
insopprimibile bisogno di tagliarsi con delle lamette, o comunque di
ferirsi? Si trattava di una disperata strategia per tornare al reale del
corpo. In quanto tale, l'atto di tagliarsi si puopporre al normale
tatuaggio, che garantisce l'inclusione del soggetto nell'ordine simbolico
(virtuale): con le tagliatrici siamo di fronte al problema opposto, e cio all'asserzione della realtin quanto tale. Tutt'altro che suicida,
tutt'altro che impegnata a segnalare un desiderio di autoannullamento,
l'azione di tagliarsi un tentativo radicale di (ri)guadagnare una solida
presa sulla realtoppure (altro aspetto dello stesso fenomeno) di ancorare
saldamente il proprio ego nella realtcorporea, contro l'insopportabile
angoscia di percepirsi come non esistente. Di solito le tagliatrici
raccontano che, dopo aver visto il sangue rosso scorrere caldo dalla ferita
che si sono inferte, si sentono di nuovo vive, profondamente radicate nella
realt(Strong 2000). Cos pur se tagliarsi ovviamente un fenomeno
patologico, tuttavia un tentativo patologico di ottenere nuovamente una
specie di normalit di evitare un totale collasso psicotico. Sul mercato
attuale troviamo una serie completa di prodotti privati delle loro
proprietnocive: caffsenza caffeina, crema senza grasso, birra senza
alcool... E la lista potrebbe continuare: il sesso virtuale non altro che
sesso senza sesso, la dottrina Powell della guerra senza perdite umane (sul
nostro fronte, ovviamente) una guerra senza guerra, la ridefinizione
contemporanea della politica come arte dell'amministrazione tecnica politica senza politica, fino al tollerante multiculturalismo liberale
odierno che non altro che un'esperienza dell'Altro deprivato della sua
Alterit(l'Altro idealizzato che balla danze affascinanti ed dotato di
un olistico approccio alla realtperfettamente ecologico, mentre altri
aspetti - come il fatto che picchia la moglie - vengono sistematicamente
tralasciati). La RealtVirtuale non fa che generalizzare questa pratica di
offrire un prodotto privato delle sue propriet la stessa realt deprivata della sua sostanza, dello zoccolo duro e resistente del Reale,
come il caffdecaffeinato odora di caff ha il sapore del caffreale,
pur senza esserlo. La RealtVirtuale viene vissuta come realtsenza
esserlo. Quel che tuttavia ci attende alla fine di questo processo di
virtualizzazione che cominciamo a percepire la stessa 咬ealtrealecome
un'entitvirtuale. Per la gran parte del pubblico i crolli delle torri
gemelle sono stati eventi televisivi, e quando abbiamo visto per l'ennesima
volta le immagini della gente terrorizzata che correva in direzione della
telecamera di fronte alla nube gigantesca di polvere che si sollevava dal
crollo delle torri, quella scena ci ha ricordato le scene spettacolari dei
film catastrofici, un effetto speciale che ha superato tutti gli altri,
dato che - come gisapeva Jeremy Bentham - la realtla miglior
apparenza di se stessa.
Potremmo dire che l'assalto al World Trade Center sta ai film catastrofici
di Hollywood come gli snuffmovies stanno ai normali film pornografici?
Consisterebbe in questo l'elemento veritiero dell'affermazione provocatoria
di Karl-Heinz Stockhausen che gli aerei che colpiscono le torri sono
l'opera d'arte definitiva: si pueffettivamente immaginare il crollo delle
torri gemelle come la chiusura in climax della 厚assione per il Reale dell'arte del XX secolo. Gli stessi 咨erroristinon hanno eseguito
l'assalto per provocare prima di tutto un reale danno materiale, ma per il
suo effetto spettacolare. Quando, a distanza di giorni dall'11 settembre,
il nostro sguardo ancora veniva catturato dalle immagini dell'aereo che
colpiva una delle torri, tutti noi siamo stati costretti a sperimentare
cosa siano la 剃ompulsione a ripeteree il godimento al di ldel
principio di piacere: volevamo vedere, ancora e ancora, le stesse scene
ripetute fino alla nausea, e la misteriosa soddisfazione che ne traevamo
era godimento allo stato puro. E' stato guardando alla Tv le due torri che
crollavano che abbiamo potuto verificare la falsitdella 俊v verit鉬:
anche se questi programmi sono 哉erile persone riprese recitano comunque,
recitano se stesse.
L'usuale dichiarazione che accompagna gli sceneggiati (i personaggi qui
raffigurati sono di pura fantasia, qualunque somiglianza con persone o
eventi reali da ritenersi del tutto casuale) vera anche per i
partecipanti ai programmi di questa Tv 哉era vediamo comunque dei
personaggi inventati, anche se recitano se stessi 厚er davvero
L'autentica mania del XX secolo di penetrare la Cosa Reale (alla fine: il
Vuoto distruttivo) attraverso la ragnatela delle apparenze che
costituiscono la nostra realtculmina quindi nel brivido del Reale come
l'前ffettoinsuperabile, ricercato dagli effetti speciali computerizzati
attraverso la Tv verite i porno amatoriali, fino agli snuffmovies. Questi
ultimi, che trasmettono la 剃osa vera sono forse la veritdefinitiva
della realtvirtuale. C'un legame profondo tra la virtualizzazione della
realte la costituzione di un dolore fisico infinito e 勇nfinitizzato
assai piforte del dolore normale. L'unione di biogenetica e realt virtuale ci apre forse a nuove (厚otenziate possibilitdi tortura, nuovi
e imprevisti orizzonti oltre i quali estendere la nostra capacitdi
sopportare il dolore (attraverso l'amplificazione della nostra capacit sensoriale di soffrire e attraverso l'invenzione di nuovi modi di
infliggere sofferenza). Forse attende di divenire reale anche la perfetta
immagine sadica di un'immortale vittima di tortura che pusubire un
tormento infinito senza avere a disposizione la via di scampo della morte.
Nella perfetta fantasia paranoide americana una persona vive in
un'idilliaca cittadina californiana, un vero paradiso del consumismo, ma
all'improvviso inizia a sospettare che il mondo in cui si trova sia
fasullo, una scenografia allestita per convincerlo che vive nel mondo
reale, mentre in effetti tutti intorno a lui sono attori e comparse che
recitano una gigantesca rappresentazione. L'esempio pirecente di questa
fantasia stato il film del 1998 The Truman Show di Peter Weir con Jim
Carrey impegnato nella parte dell'impiegato che poco alla volta scopre di
non essere altro che il protagonista di uno show televisivo che va in onda
ventiquattr'ore al giorno. Tra le opere che hanno preceduto questo film
vale la pena di ricordare Il tempo si spezzato di Philip Dick, un
racconto del 1959 in cui il protagonista vive la sua modesta vita in una
piccola cittcaliforniana della fine degli anni Cinquanta per scoprire
poco a poco che l'intera cittun set allestito per farlo sentire a suo
agio... L'esperienza che soggiace a opere come Il tempo si spezzato e The
Truman Show che il paradiso californiano del tardo capitalismo consumista
proprio nella sua dimensione iper-reale- in qualche modo irreale, senza
sostanza, privo del peso della materia. Lo stesso processo di 削e-
realizzazionedell'orrore ha preso piede dopo l'assalto al World Trade
Center: mentre la cifra di seimila vittime veniva ripetuta di continuo, impressionante quanto poco si sia visto del massacro vero e proprio: niente
corpi smembrati, niente sangue, niente facce disperate della gente che sta
per morire... E' evidente il contrasto con i servizi che riguardano le
catastrofi del Terzo Mondo, dove l'effetto da ottenere proprio la messa
in mostra di qualche dettaglio raccapricciante: bambini somali che muoiono
di fame, donne bosniache violentate, uomini sgozzati. Queste riprese sono
sempre accompagnate dall'avvertimento introduttivo: 冠lcune delle immagini
che vi mostreremo sono estremamente violente e potrebbero impressionare i
bambini un tipo di avvertimento che non abbiamo mai sentito per le
notizie che riguardavano il crollo delle torri gemelle. Non questa
un'ulteriore prova della distanza che - anche in quei tragici momenti - ha
continuato a separare Noi da Loro e dalla loro realt Il vero orrore
accade l non qui 5.
Quindi non solamente che Hollywood ha allestito un'apparenza di reale
svuotata del peso e dell'inerzia della materialit
Nella societconsumistica del tardo capitalismo anche la 咬eale vita
socialeacquisisce in qualche misura l'aspetto di un falso organizzato,
con i nostri vicini che si comportano nella vita 咬ealecome attori e
comparse sul palco. Di nuovo, la veritdefinitiva dell'universo
utilitarista de-spiritualizzato del capitalismo la de-materializzazione
della stessa 哉ita reale il suo rovesciamento in uno spettacolo
spettrale. Christopher Isherwood riuscito pidi altri a esprimere questa
irrealtdella vita quotidiana americana, rappresentata dalla stanza di un
motel: 侵 motel americani sono irreali! (...) sono progettati apposta per
esserlo (...) Gli europei ci odiano perchci siamo ritirati a vivere
dentro la pubblicit come eremiti che se ne vanno nelle grotte a
meditare In questo caso si realizza perfettamente l'idea di 哀feradi
Peter Sloterdijk, un'enorme sfera di metallo che racchiude e isola l'intera
citt Alcuni anni fa una serie di film di fantascienza come Zardoz o La
fuga di Logan aveva previsto l'attuale vicolo cieco del postmodernismo
estendendo questa fantasia all'intera comunit il gruppo isolato che
conduce una vita asettica in un'area segregata freme dalla voglia di
sperimentare il mondo reale del decadimento materiale. Forse la scena
ripetuta all'infinito dell'aereo che si avvicina e colpisce la seconda
torre del World Trade Center non altro che la versione realistica della
famosa scena da Gli uccelli di Hitchcock, analizzata con maestria da
Raymond Bellour, in cui Melanie si avvicina al molo di Bodega Bay dopo aver
attraversato la baia su una piccola imbarcazione. Mentre si appresta
all'approdo e sta salutando con la mano il suo (futuro) innamorato, un
singolo uccello (che all'inizio sembra solo una macchia nera indistinta)
entra nel campo visivo da destra e la colpisce sulla testa (cfr. Bellour
1980, cap. 3). Non potremmo dire che l'aereo che ha colpito la torre del
World Trade Center stato il perfetto colpo alla Hitchcock, la macchia
anamorfica che ha denaturalizzato l'idillico e consueto panorama
newyorkese? Il successo del 1999 dei fratelli Wachowski, Matrix, ha portato
questa logica all'estremo: la realtmateriale che tutti noi viviamo e
vediamo attorno a noi in effetti virtuale, generata e coordinata da un
gigantesco mega-computer al quale siamo tutti connessi. Quando l'eroe
(interpretato da Keanu Reeves) si ride sta nella 咬ealtreale vede un
desolato panorama cosparso di rovine bruciate, quel che resta di Chicago
dopo una guerra globale. Morpheus, il capo della resistenza, pronuncia
l'ironico saluto: 雨envenuto nel deserto del reale! Non successo
qualcosa di simile a New York l'11 settembre? I suoi abitanti sono entrati
nel 削eserto del realementre a noi, corrotti da Hollywood, il panorama e
le scene che abbiamo visto delle torri che crollavano non potevano che far
venire in mente le scene mozzafiato delle grandi produzioni di film
catastrofici.
Quando sentiamo che l'attacco alle torri stato uno shock del tutto
inaspettato e che si realizzato l'impossibile inimmaginabile, dovremmo
tenere a mente l'altra catastrofe definitoria dell'inizio del XX secolo,
quella del Titanic. Anch'essa fu certo uno shock, che peraveva gi trovato un suo spazio nelle fantasie ideologiche, dato che il Titanic era
il simbolo del potere della civilizzazione industriale del XIX secolo. Ma
non potremmo dire lo stesso per l'assalto di New York? Non solo i mezzi di
comunicazione ci avevano assillato da tempo sulla minaccia terroristica, ma
questa minaccia era anche gistata caricata di investimento libidinale
(basta ricordarsi di una sfilza di pellicole, da 1997-Fuga da New York a
Independence Da). Su questo si basa la giustificazione della stracitata
associazione tra l'attacco alle torri e i film catastrofici di Hollywood:
l'impensabile che accaduto era giun oggetto di fantasia, cosche in un
certo senso l'America ha ottenuto proprio quello su cui aveva elaborato le
sue fantasie, e questa stata la sorpresa maggiore. Il cambio di mano
definitivo in questo legame tra Hollywood e la 剋uerra al terrorismoc' stato quando il Pentagono ha deciso di chiedere l'aiuto di Hollywood. La
stampa ha raccontato che ai primi di ottobre 2001, SU mandato del
Pentagono, si costituito un gruppo di sceneggiatori e registi di
Hollywood, specialisti di film catastrofici, con l'intento di immaginare
possibili scenari di attacchi terroristici e i modi con cui controbatterli.
Quest'interazione sembra essere durata a lungo: all'inizio di novembre 2001
ci sono stati diversi incontri tra i consiglieri della Casa Bianca e alti
funzionari di Hollywood al fine di coordinare l'impegno bellico e stabilire
come il mondo del cinema potesse portare aiuto nella 勁otta al terrorismo veicolando il corretto messaggio ideologico non solo agli americani, ma
anche al pubblico cinematografico mondiale (prova empirica definitiva che
信ollywood funziona effettivamente come un apparato ideologico dello
stato.
Si dovrebbe quindi rovesciare l'usuale interpretazione secondo cui
l'attacco al World Trade Center ha costituito l'intrusione del Reale che ha
sconvolto la nostra Sfera illusoria: al contrario, noi vivevamo nella
nostra realtprima del crollo delle torri, e vedevamo gli orrori del Terzo
Mondo come qualcosa che non appartiene effettivamente alla nostra realt sociale, come qualcosa che esiste (per noi) come un'apparizione spettrale
sullo schermo (televisivo). Quel che successo l'11 settembre stato
l'ingresso nella nostra realtdi quell'apparizione fantasmatica sullo
schermo. Non successo che la realtsia entrata nella nostra immagine, ma
che l'immagine sia entrata e abbia sconvolto la nostra realt(ciole
coordinate simboliche che determinano quel che sperimentiamo come realt.
Il fatto che dopo l'11 settembre sia stata posticipata l'uscita di molte
grandi produzioni con scene in qualche modo simili al crollo delle torri
(grandi edifici in fiamme o sotto attacco, azioni terroristiche, eccetera)
o che addirittura alcune pellicole siano state ritirate, deve quindi essere
letto come la 咬epressionedello sfondo fantasmatico responsabile
dell'impatto del crollo delle torri. Non si tratta ovviamente del solito
giochetto pseudo-postmoderno di ridurre il crollo del World Trade Center
all'ennesimo spettacolo mediatico, interpretandolo come la versione
catastrofica degli snuffmovies pornografici. Quel che invece avremmo dovuto
chiederci mentre fissavamo lo schermo televisivo l'11 settembre semplicemente: dove abbiamo givisto questa scena? Il fatto che l'attacco
dell'11 settembre fosse oggetto di fantasie di massa molto prima di
avvenire veramente ci fornisce tuttavia un altro esempio della logica
distorta dei sogni. E' facile dar conto del fatto che i poveri del mondo
sognano di diventare americani, ma cosa mai sognano gli americani
benestanti, immobilizzati nel loro benessere? Sognano una catastrofe
globale che sconvolgerla loro vita. Perch Questa la ragion d'essere
della psicoanalisi: spiegare perch con tutto il nostro benessere, siamo
perseguitati dall'incubo della catastrofe. Questo paradosso ci indica
inoltre il modo in cui dovremmo intendere l'idea lacaniana di 冠ttraversare
la fantasiacome il momento conclusivo del trattamento psicoanalitico.
Quest'idea pusembrare perfettamente corrispondente a quel che la
psicoanalisi dovrebbe fare secondo il senso comune: ci dovrebbe ovviamente
liberare dal peso di fantasie idiosincratiche e consentirci di affrontare
la realtper quel che essa effettivamente! Eppure questo proprio
quello che Lacan non aveva in mente, dato che il suo obiettivo era quasi
l'opposto. Nella nostra vita quotidiana siamo immersi nella 咬ealt鉬
(strutturata e sostenuta dalla fantasia), ma quest'immersione disturbata
da sintomi che testimoniano che un altro livello, represso, della nostra
psiche resiste a quest'immersione. 隹ttraversare la fantasiasignifica
quindi paradossalmente identificarsi completamente con la fantasia, in modo
particolare con la fantasia che struttura quell'eccesso che resiste alla
nostra immersione nella realtquotidiana o, per citare una succinta
formulazione di Richard Boothby

(2001, pp. 275-276): 隹ttraversare la fantasiaquindi non significa che il
soggetto in qualche modo abbandona il suo coinvolgimento in strani capricci
e si adatta alla pragmatica 咬ealt鉬, ma esattamente l'opposto: il soggetto
sottoposto a quella mancanza simbolica che rivela il limite della realt quotidiana. Attraversare la fantasia in senso lacaniano significa subire il
richiamo della fantasia in modo piprofondo che mai, nel senso di essere
condotto in una relazione sempre piintima con quel nucleo reale della
fantasia che trascende l'immaginario.

Boothby ha ragione quando sottolinea la struttura bifronte della fantasia:
una fantasia allo stesso tempo pacificatrice, disarmante (fornendoci uno
scenario immaginario che ci consente di sopportare l'abisso del desiderio
dell'Altro) e insieme sconvolgente, turbante, inassimilabile alla nostra
realt La dimensione ideologico-politica di questa idea di 冠ttraversare
la fantasiasi resa evidente nel ruolo straordinario interpretato dal
complesso rock Top lista nadrealista (L'elenco dei migliori surrealisti)
nella Sarajevo assediata durante la guerra di Bosnia: i loro ironici
concerti - nel pieno della guerra e della miseria - che prendevano in giro
i problemi della popolazione di Sarajevo, divennero un fenomeno di culto
non solo nel mondo culturale antagonista, ma anche in generale per i
normali cittadini, e il loro spettacolo televisivo settimanale continuper
tutta la guerra e aveva un folto pubblico. Invece di lamentarsi per il
tragico destino dei bosniaci, il complesso fece suoi in modo coraggioso
tutti gli stereotipi sugli 哀tupidi bosniaciche circolavano comunemente
in Iugoslavia, arrivando a identificarsi completamente con essi. Si arriv in questo modo a sostenere che il cammino della vera solidarietconduce a
confrontarsi direttamente con le oscene fantasie razziste che circolavano
nello spazio simbolico bosniaco, attraverso l'identificazione giocosa con
esse, e non attraverso la negazione di queste oscenitin nome di 叛uello
che la gente in realt鉬.
Questo significa che la dialettica di apparenza e Reale non puridursi al
fatto alquanto banale che la virtualizzazione della vita quotidiana,
l'esperienza che stiamo vivendo sempre piin un universo costruito
artificialmente, dluogo al bisogno irresistibile di 咨ornare al Reale per farci sentire di nuovo radicati profondamente in qualche 咬ealt reale Il Reale che ritorna ha la forma di un'(altra) apparenza: proprio
perchReale, cioper via del suo carattere traumatico/eccessivo, siamo
incapaci di integrarlo in (ciche sperimentiamo come) la nostra realt e
siamo quindi obbligati a percepirlo come un'apparizione angosciante, come
un incubo. Questo stata l'immagine irresistibile del collasso delle torri
del WTC: un'immagine, un'apparenza, un 前ffettoche, al tempo stesso,
trasmetteva 勁a cosa in s暺. Questo 前ffetto del Realenon la stessa
cosa di quel che Roland Barthes, negli anni Sessanta, aveva chiamato
l'effet du r嶪l, ma piuttosto l'opposto, l'effet de l'irr嶪L In contrasto
ciocon l'effet du r嶪l barthiano, in cui il testo ci fa accettare come
咬ealeil suo prodotto finzionale, qui proprio il Reale che - per poter
essere sopportato - dev'essere percepito come uno spettro irreale simile a
un incubo. Di solito diciamo che non si dovrebbe prendere la finzione per
realt(conosciamo tutti il luogo comune postmoderno secondo cui la
咬ealt鉬 un prodotto del discorso, una finzione simbolica che percepiamo
erroneamente come un'entitautonoma dotata di sostanza). In questo caso la
lezione della psicoanalisi completamente opposta: non si dovrebbe
prendere la realtper finzione (dovremmo cioessere capaci di distinguere
- entro quello che sperimentiamo come finzione - il nocciolo duro del Reale
che siamo in grado di sopportare solo se lo finzionalizziamo). In breve,
dovremmo distinguere quale parte della realtviene 咨ransfunzionalizzata attraverso la fantasia cosche, pur se fa parte della realt viene
percepita secondo le modalitdella finzione. E' molto pidifficile
riconoscere nella realt咬ealela parte di finzione piuttosto che
denunciare o smascherare in quanto finzione (quel che appare come) la
realt il che ovviamente ci riporta alla vetusta concezione lacaniana
secondo cui, mentre gli animali possono mentire presentando come vero ci che falso, solo gli uomini (entitche occupano lo spazio simbolico)
possono mentire presentando come falso quel che invece vero. Questo punto
ci permette di tornare all'esempio delle tagliatrici: se il vero opposto
del Reale la realt non potrebbe darsi che quello da cui stanno
effettivamente fuggendo quando si tagliano non sia tanto la sensazione di
irrealt il senso di virtualitartificiale del nostro modo di vita, ma il
Reale in sche esplode sotto Forma di allucinazioni incontrollate che
iniziano a tormentarci una volta che abbiamo perso il fermo contatto con la
realt Il film del 2001 La pianista di Michael Haneke ci consente di
orientarci in questo labirinto. La trama si basa su un racconto di Elfriede
Jelinek che racconta di un'avventura amorosa appassionata ma perversa tra
un giovane pianista e la sua insegnante pianziana di lui (interpretata da
una superba Isabelle Huppert). La storia richiama il vecchio clich- da
Vienna fine secolo - della giovane ragazza di classe agiata, sessualmente
repressa, che si innamora appassionatamente del suo insegnante.
Oggi per a pidi cento anni di distanza, il clichviene ribaltato ben
al di ldei ruoli sessuali: per la nostra epoca permissiva l'avventura
deve assumere una deriva perversa. Le cose prendono una direzione infausta
e iniziano a scivolare verso l'inevitabile tragica fine in un momento
preciso: quando, in risposta alle appassionate avances sessuali
dell'allievo, l'insegnante 咬epressasi apre a lui in modo violento,
scrivendogli una lettera con l'elenco dettagliato delle sue richieste (in
sostanza, un quadro di stampo masochista: come vuol'essere legata,
obbligata a leccargli l'ano, schiaffeggiata e perfino picchiata, eccetera).
E essenziale che queste richieste siano scritte: quel che viene steso sul
foglio qualcosa di troppo traumatico per poter essere pronunciato a voce,
la sua fantasia piriposta.
Quando si confrontano, lui con le sue calde esplosioni di passione, lei con
la sua fredda distanza, non dovremmo farci ingannare dalla scena: lei che
si apre veramente, mostrandogli l'essenza della sua fantasia, mentre lui si
limita a mettere in atto un gioco seduttivo molto pisuperficiale. Non strano infatti che il giovane si ritiri terrorizzato di fronte alla donna
che gli si apre: la messa in mostra diretta della sua fantasia cambia
radicalmente il suo status agli occhi dell'allievo, trasformando un
affascinante oggetto d'amore in un'entitrepellente impossibile da
sopportare. Poco dopo peril giovane si trova perversamente attratto dallo
scenario fantasmatico della donna, catturato in quest'eccesso di
jouissance, e prova quindi a restituirle il messaggio realizzando alcuni
elementi della sua fantasia (la schiaffeggia fino a farla sanguinare dal
naso, la colpisce violentemente...). Quando lei crolla, ritirandosi dalla
messa in pratica della sua fantasia, l'allievo passa all'azione e fa
l'amore con lei per sigillare la sua vittoria. La scena dell'atto sessuale
costituisce - con tutto il suo dolore quasi insopportabile - il miglior
esempio dell'affermazione lacaniana il n'y a pas de rapport sexuel: anche
se l'atto effettivamente realizzato, per lei privo del suo supporto
fantasmatico e quindi diventa un'esperienza disgustosa che la lascia
totalmente fredda, spingendola al suicidio. Sarebbe del tutto fuorviante
interpretare l'esposizione della sua fantasia come una formazione difensiva
da contrapporre all'atto sessuale vero e proprio, come espressione cio della sua incapacitdi lasciarsi andare e godere dell'atto: al contrario,
la fantasia esposta costituisce il nucleo del suo essere, 剃iche in lei
pidi se stessa ed invece l'atto sessuale a costituire in effetti una
difesa contro la minaccia incarnata nella fantasia.
Nel suo seminario sull'angoscia del 1962-63, rimasto inedito, Lacan
specifica che il vero scopo del masochista non generare jouissance
nell'Altro, ma suscitare la sua angoscia. Anche se cioil masochista si
sottomette alla tortura da parte dell'Altro, anche se desidera servire
l'Altro, comunque lui stesso a definire le regole di questa
sottomissione. Mentre quindi apparentemente si offre come lo strumento del
godimento [jouissance] dell'Altro, in effetti espone il suo desiderio
all'Altro, divenendo cosper lui una fonte di angoscia (secondo Lacan, il
vero oggetto dell'angoscia proprio l'eccessiva vicinanza al desiderio
dell'Altro). Si fonda su questo aspetto l'economia libidinale della scena
della Pianista, in cui la protagonista presenta al suo seduttore lo
scenario masochistico dettagliato di come dovrebbe essere maltrattata: quel
che a lui suscita repulsione questa esposizione totale del desiderio di
lei (e questo punto trova un'altra perfetta esemplificazione nella
terribile scena di Fight Club di David Fincher in cui Ed Norton si prende a
cazzotti di fronte al suo capo: invece di farlo godere, questo spettacolo
provoca ovviamente nel superiore una crisi d'angoscia).
Per questa ragione la vera alternativa riguardo ai traumi storici non tra
ricordarli o dimenticarli, dato che i traumi che non siamo disposti o
capaci di ricordare ci perseguitano in modo ancor piineluttabile.
Dovremmo invece accettare il paradosso che- per dimenticare veramente un
fatto - dovremmo prima essere abbastanza forti da ricordarlo correttamente.
Per illustrare questo paradosso ci dovremmo ricordare che l'opposto di
esistenza non inesistenza, ma insistenza: quel che non lasciamo esistere
continua a insistere, a lottare per emergere all'esistenza. Il primo ad
articolare questa opposizione stato ovviamente Schelling quando, nelle
sue Ricerche filosofiche sulla essenza della libertumana e gli oggetti
che vi sono connessi (1809), introdusse la distinzione tra Essenza e
Fondamento dell'Essenza. Quando perdiamo un'opportunitetica fondamentale
e non riusciamo a compiere il passo che 剃ambierebbe tutto la stessa non
esistenza di quel che avremmo dovuto fare ci perseguiterper sempre: anche
se quel che non abbiamo fatto non esiste, il suo spettro continua a
insistere. Fornendo una memorabile lettura delle Tesi sulla filosofia della
storia di Walter Benjamin, Eric Santner (2001) elabora l'idea di Benjamin
che un'azione rivoluzionaria nel presente ripete/riscatta i tentativi
precedentemente falliti: i 哀intomi- le tracce del passato riscattate
retroattivamente attraverso il 匍iracolodell'intervento rivoluzionario
-南on sono tanto azioni dimenticate, quanto piuttosto fallimenti
dimenticati, fallimenti nell'interrompere la forza del legame sociale che
inibisce i gesti di solidarietverso gli 'altri'

I sintomi registrano non solo i falliti tentativi rivoluzionari del passato
ma, pimodestamente, le mancate risposte agli inviti all'azione o anche
solo all'empatia verso quelli la cui sofferenza appartiene in qualche modo
alla forma di vita di cui si parte. occupano la posizione di qualcosa che
l che insiste nella nostra vita, anche se non ha mai raggiunto la piena
consistenza ontologica. I sintomi sono dunque in un certo senso gli archivi
virtuali di lacune o, per meglio dire, difese contro le lacune, che
persistono nell'esperienza storica.

Santner chiarisce che questi sintomi possono inoltre assumere la forma di
perturbazioni della 南ormalevita sociale, ad esempio la partecipazione ai
rituali osceni dell'ideologia imperante.
L'ignobile Kristallnacht del 1938 - la notte dei cristalli, esplosione solo
in parte organizzata, ma in parte spontanea, di assalti violenti alle case,
alle sinagoghe, ai negozi e alle stesse persone fisiche di origine ebraica
- stata probabilmente il 剃arnevalebachtiniano per eccellenza, e in
questa chiave di 哀intomoandrebbe interpretata. La rabbia incontenibile
di quest'esplosione di violenza ne fa un sintomo, la formazione difensiva
che colma la lacuna del fallito intervento sulla crisi sociale. Detto
altrimenti, la stessa rabbia dei pogrom antisemiti la prova in negativo
della possibilitdi un'autentica rivoluzione proletaria. Il suo eccesso di
energia puessere spiegato solamente come una reazione alla consapevolezza
(勇nconscia della mancata opportunitrivoluzionaria. E' in fondo la
causa profonda della Ostalgie (nostalgia per il passato comunista) presente
tra molti intellettuali (ma anche 剋ente comune dell'ex Repubblica
Democratica Tedesca lo struggimento non tanto per il passato comunista,
per quel che accadde effettivamente durante il comunismo, ma piuttosto per
quel che lsarebbe potuto accadere, cioper la perduta opportunitdi
un'altra Germania. Di conseguenza, non potremmo sostenere che le esplosioni
postcomuniste di violenza neo-nazista sono una prova negativa della
presenza di queste opportunitdi emancipazione, un'esplosione sintomatica
di rabbia che porta alla luce la consapevolezza delle opportunitmancate?
Non dovremmo aver paura di tracciare un parallelo con la vita psichica dei
singoli individui:

allo stesso modo infatti la coscienza di aver perduto un'opportunit 厚rivata(per esempio, l'opportunitdi intraprendere una relazione
d'amore veramente appagante) lascia spesso delle tracce in forma di angosce
勇rrazionali di mal di testa e attacchi di rabbia, che esprimono in forma
sintomatica la lacuna della mancata opportunit
Dovremmo quindi respingere in quanto tale la 厚assione per il Reale
Assolutamente no, dato che se accogliessimo questa prospettiva l'unica
alternativa a disposizione rimarrebbe il rifiuto di andare fino in fondo, e
quindi non ci resterebbe che 哀alvare le apparenze L'aspetto problematico
della 厚assione per il Realedel XX secolo stato che non si trattato
di una passione per il Reale, ma di una passione fasulla, la cui ricerca
disperata del Reale al di ldelle apparenze era lo stratagemma definitivo
per evitare un confronto con il Reale. Come? Si pensi alla tensione tra
universale e particolare nell'uso del termine 哀peciale Quando diciamo:
非isponiamo di fondi speciali cisignifica fondi illegali o almeno
segreti, non semplicemente una sezione speciale dei fondi pubblici. Quando
un partner sessuale dice 侮uoi qualcosa di speciale?significa una pratica
厚erversa non abituale. Quando la polizia o i giornali riportano di
匍isure speciali di interrogatorio significa tortura o altre pratiche
illegali simili. Nei campi di concentramento nazisti le unitimpiegate per
il terribile lavoro di uccidere e cremare migliaia di persone per disfarsi
dei loro cadaveri non erano forse chiamate Sonderkommando, ciounit speciali? A Cuba, ci si riferisce al difficile periodo dopo la
disintegrazione dei regimi comunisti dell'Europa orientale anche come al
厚eriodo speciale Seguendo questa linea di riflessione, dovremmo prestare
omaggio al genio di Walter Benjamin che rifulge ginel titolo della sua
opera giovanile Sul linguaggio in generale e sul linguaggio umano in
particolare. La tesi qui non che il linguaggio umano sia una specie di
qualche linguaggio universale 勇n s暺, che comprenderebbe anche altre
specie (il linguaggio degli dei e degli angeli? Il linguaggio degli
animali? Il linguaggio di qualche altro essere intelligente extraterrestre?
Il linguaggio dei computer? Il linguaggio del DNA?). Non c'altro
linguaggio effettivamente esistente che il linguaggio umano, ma al fine di
comprendere questo linguaggio 厚articolaresi deve introdurre un
differenziale, per poter pensare al linguaggio in rapporto allo scarto che
lo separa dal linguaggio 勇n s暺, ciodalla pura struttura del linguaggio
destituita delle insegne della finitezza umana, della passione erotica e
della mortalit della lotta per il dominio e del versante osceno del
potere. Questa lezione di Benjamin la lezione mancata da Habermas: quel
che Habermas fa proprio quel che non si dovrebbe fare, e cioporre un
ideale 勁inguaggio in generale(gli universali pragmatici) direttamente
come norma del linguaggio effettivamente esistente. Cos sulla scia del
titolo benjaminiano, dovremmo descrivere la costellazione di base della
legge sociale come 勁a Legge in generale e il suo lato soggiacente osceno
superegoico in particolare
Come si puapplicare tutto questo all'analisi sociale? Ripensiamo
all'analisi di Freud del caso dell'uomo dei topi (Freud 1909).
La madre del paziente proveniva da una famiglia di condizione sociale pi elevata di quella del padre, che aveva una tendenza al linguaggio scurrile,
un lascito di debiti insoluti e in picome l'uomo dei topi aveva saputo)
poco prima di incontrare quella che sarebbe divenuta sua madre aveva
corteggiato una ragazza piacente ma senza il becco di un quattrino, che
aveva poi abbandonato scegliendo un matrimonio di convenienza. Il progetto
della madre di farlo sposare con una ragazza di famiglia ricca pose l'uomo
dei topi in una condizione simile a quella di suo padre: la scelta tra la
ragazza senza soldi che amava e il matrimonio piconveniente dal punto di
vista materiale organizzatogli dalla madre. E' all'interno di questo quadro
che dovremmo collocare la fantasia della tortura del ratto (la vittima
viene legata a un vaso che contiene dei ratti affamati. Il vaso viene
piazzato sulle natiche della vittima, cosche i ratti si scavano a morsi
un percorso nell'ano della vittima). Questa storia fu raccontata all'uomo
dei topi durante il servizio militare, una fase in cui voleva mostrare agli
ufficiali che anche le persone del suo rango (di famiglia benestante) erano
in grado di sopportare le asprezze della vita militare con la stessa
resistenza di qualunque rude soldato di umili origini. A suo modo, l'uomo
dei topi voleva tenere uniti i due poli di ricchezza e povert condizioni
sociali elevate e umili, che avevano diviso la sua storia familiare. Il
crudele capitano della sua unitera un sostenitore entusiasta delle
punizioni corporali, e quando l'uomo dei topi mostrtutto il suo
disaccordo su questo punto il capitano tirun colpo basso e raccontla
tortura del ratto. Non solo che il terribile potere fascinatorio della
fantasia della tortura del ratto sostenuto dalla fitta trama
delle associazioni dei significanti (Rat= ratto, Ratte= la rata di un
debito da pagare, heiraten= sposarsi, Spielratte= voce gergale per definire
un giocatore incallito). In questo caso sembra essenziale il fatto - forse
mai menzionato dai suoi numerosi interpreti - che la scelta con cui
dovevano fronteggiarsi sia il padre sia il figlio riguardasse l'antagonismo
di classe. Entrambi provarono a superare la differenza di classe
riconciliando i due lati opposti: la loro sorte era stata quella di ragazzi
di umili origini sposatisi in famiglie ricche, che tuttavia mantengono il
sano atteggiamento rude delle classi inferiori. La figura del capitano
crudele entra in gioco proprio su questo punto: la sua rozza oscenit sbugiarda l'idea di conciliazione di classe, e fa invece appello a pratiche
corporee che sostengono l'autoritsociale. Non potremmo interpretare
questa figura del crudele capitano come un'immagine fascista dell'esercizio
osceno del potere? Come il cinico e brutale figuro fascista che si sbarazza
del tenero liberale, consapevole del fatto che sta facendo il lavoro sporco
al posto suo? La versione di Apocalypse Now curata da Francis Ford Coppola
nel 2000, pilunga della prima, mette in scena nel modo pichiaro
possibile le coordinate di questo eccesso strutturale del potere. E'
estremamente interessante che la figura di Kurtz, il 厚adre primordiale freudiano - l'osceno padre-godimento che non subordinato ad alcuna Legge
simbolica, il Mastertotale che osa guardare in faccia il Reale del
godimento terrificante si presenti non come la reminiscenza di qualche
barbaro passato, ma come la necessaria risultante del potere occidentale
moderno in quanto tale. Kurtz era un soldato perfetto, e perci attraverso
la sua iper-identificazione con il sistema di potere militare, si trasformato in quell'eccesso che il sistema deve eliminare. Lo sfondo
concettuale di Apocalypse Now questa comprensione di come il Potere
generi il suo stesso eccesso che dev'essere distrutto in un'operazione
costretta a imitare ciche viene combattuto: la missione di Willard per
uccidere Kurtz non esiste nei registri ufficiali, 南on ha mai avuto luogo
come chiarisce il generale che istruisce Willard. Entriamo cosnell'area
delle operazioni segrete, di quello che il Potere fa senza mai ammetterlo.
E questo non vale anche per le figure presentate oggi dai media ufficiali
come l'incarnazione del Male radicale? Non forse vero che bin Laden e i
talebani si sono affermati come parte della guerriglia afghana anti-
sovietica finanziata dalla CIA? E che Noriega a Panama era in effetti un
agente della CIA? Non forse vero che in tutti questi casi gli Stati Uniti
stanno combattendo il loro stesso eccesso? E non successo lo stesso con
il fascismo? L'Occidente liberale ha dovuto unire le sue forze a quelle del
comunismo per distruggere la sua stessa crescita eccessiva. Portando un po'
oltre questo ragionamento, verrebbe la tentazione di dire che una versione
veramente sovversiva di Apocalypse Now sarebbe stata quella che riprendesse
la ricetta dell'antifascismo, e in cui Willard andasse dai vietcong a
siglare un patto per distruggere Kurtz di comune accordo. Quel che invece
non traspare sullo sfondo del film la prospettiva di un atto politico
collettivo che spezzi questo circolo vizioso del Sistema che genera i suoi
eccessi superegoici ed quindi costretto a distruggerli: una violenza
rivoluzionaria che non faccia piaffidamento sull'osceno del superego.
Questo atto 勇mpossibilequel che accade in qualunque processo
rivoluzionario autentico.
Sul versante politicamente opposto possiamo rammentare la scena archetipica
del cinema di Ejsenstein, che raffigura l'orgia incontenibile della
violenza distruttiva della rivoluzione (quel che lo stesso Ejsenstein
chiamava 哎n vero baccanale di distruzione, che appartiene alla stessa
tipologia. Quando, in Ottobre, i rivoluzionari vittoriosi penetrano nelle
cantine del Palazzo d'inverno, non si negano nell'orgia estatica il piacere
di fracassare migliaia di costose bottiglie di vino. In Bezhin lug i
pionieri del villaggio entrano a forza nella chiesa locale e la dissacrano,
rubando reliquie, litigando per un'icona, indossando in modo sacrilego i
paramenti sacri, deridendo le statue con tono blasfemo. In questa
sospensione dell'attivitstrumentale orientata a un fine assistiamo
effettivamente a una specie di 哀preco/d廧ensela Bataille: il pio
desiderio di privare la rivoluzione del suo eccesso semplicemente il
desiderio di avere una rivoluzione senza rivoluzione. Si deve opporre
questa scena a quello che Ejsenstein fa nella terrificante scena finale
della seconda parte di Ivan il terribile: l'orgia carnevalesca sta per il
fantasmatico luogo bachtiniano in cui le 南ormalirelazioni di potere sono
ribaltate, in cui lo zar schiavo dell'idiota ed costretto a nominare un
nuovo zar. In uno strano miscuglio di musical hollywoodiano e teatro
giapponese, il coro dei famigerati oprichniki (la guardia privata di Ivan
che aveva l'incarico di fare il lavoro sporco, liquidando senza pieti
nemici dello zar) balla cantando una canzone incredibilmente oscena che
glorifica la scure che taglia la testa dei nemici di Ivan. La canzone
inizia descrivendo un gruppo di ricchi boiardi durante un banchetto:
促roprio al centro della tavola... i calici dorati passano... di mano in
mano Il coro a questo punto domanda con una nervosa sfumatura di
inebriante aspettativa: 非ai, dai, poi che succede? Forza, raccontacelo! L'oprichnik solista si sporge in avanti fischiando, per poi gridare la
risposta: 青olpisci con le scuri! Ci troviamo sul versante osceno, dove
il godimento del musical si incrocia con la liquidazione politica, e
tenendo conto che il film venne girato nel 1944 non una conferma del
carattere carnevalesco delle purghe staliniane? In cisi colloca la vera
grandezza di Ejsenstein, nella capacitdi individuare (e rappresentare) il
mutamento fondamentale del tipo di violenza politica, dalle esplosioni
liberatorie 勁eninistedi energia distruttiva allo 哀talinistalato
nascosto osceno della Legge.
Anche la chiesa cattolica si basa (perlomeno) su due livelli di regole
oscene non scritte come quelle che andiamo descrivendo.
Prima di tutto, c'ovviamente la famigerata Opus Dei, la 匍afia bianca della chiesa, l'organizzazione (semi)segreta che in qualche modo incarna la
pura Legge al di ldi qualunque legalitpositiva. La sua regola suprema l'obbedienza incondizionata al papa e la spietata determinazione a lavorare
per la chiesa, fino al punto di sospendere virtualmente tutte le altre
regole. I suoi membri, il cui compito quello di infiltrarsi nei
principali circoli finanziari e politici, di regola mantengono segreta la
loro appartenenza all'Opus Dei. In quanto tali, sono effettivamente opus
dei (opera di Dio), adottano ciola perversa posizione di strumento
diretto della volontdel Grande Altro. C'inoltre il gran numero di casi
di molestia sessuale a bambini da parte di sacerdoti, casi cosnumerosi in
Austria e in Italia, in Irlanda e negli Stati Uniti, che si pu tranquillamente parlare di un'articolata 剃ontroculturaall'interno della
chiesa, con il suo corpus di regole segrete. Esiste per di pi un'interconnessione tra i due livelli, dato che l'Opus Dei interviene in
modo sistematico per sedare gli scandali di natura sessuale che riguardano
i sacerdoti.
Tra parentesi, lo stesso atteggiamento della chiesa di fronte agli scandali
sessuali dimostra il modo effettivo in cui essa percepisce il suo ruolo: la
chiesa insiste che questi casi, per quanto deplorevoli, sono una questione
interna, ed evidenzia un'estrema riluttanza a collaborare con la polizia
nelle indagini. In un certo senso, ha ragione: l'abuso sessuale dei minori
effettivamente un problema interno della chiesa, cioun prodotto
intrinseco della sua stessa organizzazione simbolica, e non semplicemente
una sequela di casi criminali particolari che riguardano alcuni uomini
casualmente sacerdoti. Di conseguenza, la risposta a questa riluttanza
della chiesa non dovrebbe essere semplicemente che si stanno investigando
dei crimini e che se la chiesa non collabora attivamente si dimostra
complice. In effetti la chiesa in quanto tale, in quanto istituzione,
dovrebbe essere posta sotto inchiesta, per indagare come si creano in modo
sistematico le condizioni che conducono a questi reati. Questa inoltre la
ragione per cui non si possono giustificare gli scandali di natura sessuale
che coinvolgono dei sacerdoti come una mistificazione di quanti si
oppongono al celibato dei religiosi, di quanti ciovorrebbero dimostrare
che se i bisogni sessuali dei preti non trovano un legittimo sfogo, devono
necessariamente esplodere in forme patologiche. Consentire il matrimonio ai
preti cattolici in realtnon risolverebbe nulla: i sacerdoti non
cesserebbero di molestare i ragazzini perchla pedofilia generata
dall'istituzione cattolica del sacerdozio come sua 咨rasgressione
intrinseca come il suo segreto supplemento osceno.
Il nucleo portante della 厚assione per il Realequesta identificazione
con (l'atto eroico di assumere in toto) lo sporco lato nascosto osceno del
Potere: l'atteggiamento eroico per cui 叛ualcuno deve pur fare il lavoro
sporco, per cui facciamolo! una specie di inversione speculare dell'Anima
Bella, che perrifiuta di riconoscersi nei suoi effetti. Questo
atteggiamento comune anche nell'ammirazione tipicamente di destra per
quegli eroi che sono pronti a fare il lavoro sporco: facile compiere un
gesto nobile per il proprio paese, fino a sacrificare la propria vita,
mentre molto pidifficile commettere un crimine per il proprio paese.
Hitler sapeva benissimo come giocare con questo doppio livello a proposito
dell'olocausto, e usava Himmler per fare rivelazioni sullo 哀porco
segreto Nel suo discorso ai capi delle SS a Posen il 4 ottobre 1943,
Himmler parlpiuttosto chiaramente delle uccisioni di massa degli ebrei
come di 哎na pagina gloriosa della nostra storia, una pagina che non era
mai stata scritta e che mai lo sar鉬, includendo esplicitamente l'uccisione
di donne e bambini:

Abbiamo affrontato la questione: che fare di donne e bambini? Anche in
questo caso ho deciso di trovare una soluzione completamente chiara. Non
avrei avuto giustificazione se avessi sterminato gli uomini (se cioli
avessi uccisi o Fatti uccidere) per poi lasciare che i loro vendicatori, in
forma di bambini, potessero crescere per rivalersi sui nostri figli e
nipoti. Bisognava prendere la difficile decisione di far sparire questa
gente dalla faccia della terra (cit. in Kershaw 2001, pp. 604-605).

Il giorno successivo, ai capi delle SS venne ordinato di presenziare a un
incontro in cui lo stesso Hitler presentun resoconto dello stato della
guerra. In questo caso Hitler non ebbe bisogno di menzionare direttamente
la Soluzione Finale, dato che sarebbero bastati alcuni riferimenti
indiretti a quanto i capi delle SS sapevano e alla loro complicit
俠'intero popolo tedesco sa che la questione se loro sopravvivranno o
meno. Abbiamo tagliato loro i ponti alle spalle. Rimane solo la strada che
prosegue in linea retta(cit. in Kershaw 2001, p. 606). C'da sperare che
la distinzione tra una passione per il Reale 咬eazionariae una
厚rogressistasi possa articolare secondo questo quadro di riferimento:
mentre quella 咬eazionariaratifica il lato nascosto osceno della Legge,
quella 厚rogressista si confronta con il Reale dell'antagonismo negato
dalla 厚assione per la purificazioneche - sia nella versione di destra
sia in quella di sinistra - presuppone che il Reale possa essere raggiunto
entro e attraverso la distruzione dell'elemento eccessivo che introduce
l'antagonismo. A questo proposito dovremmo abbandonare l'usuale metafora
del Reale come la Cosa terrificante impossibile da affrontare faccia a
faccia, come il Reale definitivo che si nasconde sotto le spoglie del Velo
immaginario e/o simbolico. L'idea stessa che, sotto le apparenze
fuorvianti, giaccia nascosta qualche ultima Cosa Reale troppo orribile per
poter essere guardata direttamente, in effetti l'ultima apparenza: questa
Cosa Reale uno spettro fantasmatico la cui presenza garantisce la
consistenza del nostro edificio simbolico, consentendoci cosdi evitare di
fare i conti proprio con la sua costitutiva inconsistenza (冠ntagonismo.
Nell'ideologia del nazismo l'ebreo come Reale uno spettro invocato per
nascondere l'antagonismo sociale. La figura dell'ebreo consentiva ciodi
raffigurarsi la totalitsociale come un Tutto organico. Non possiamo dire
lo stesso per la Cosa-Donna inaccessibile all'uomo? Non forse l'ultimo
spettro che consente all'uomo di evitare lo stallo costitutivo della
relazione sessuale? E' a questo punto che si dovrebbe introdurre la nozione
di homo sacer, sviluppata di recente da Giorgio Agamben (1995): la
distinzione tra quanti sono inclusi nell'ordine legale e l'homo sacer non semplicemente orizzontale, una distinzione tra due gruppi di persone, ma
sempre di pila distinzione 哉erticaletra i due modi (imposti dall'alto)
di rapportarsi alle stesse persone. Per dirla in termini concisi: a livello
della Legge siamo trattati da cittadini, soggetti legali, mentre a livello
del suo osceno supplemento superegoico, a livello ciodi Legge vuota
incondizionata, siamo trattati come homo sacer. Allora forse la miglior
parola d'ordine per l'analisi odierna dell'ideologia la frase citata da
Freud all'inizio della sua Interpretazione dei sogni: 隹cheronta movebo
Se non puoi cambiare le regole ideologiche esplicite puoi provare a
cambiare l'insieme delle sottostanti regole oscene non scritte.
Note.

1. Per aggiungere in proposito una nota personale: quando, all'inizio degli
anni Novanta, ero ancora coinvolto nella politica slovena, ho sperimentato
la mia parte di passione per il Reale. Mentre ero nella rosa dei candidati
per un posto nel governo, l'unico ruolo che mi interessava era quello di
ministro degli interni o capo dei servizi segreti. L'idea di fare il
ministro della cultura, dell'educazione o della scienza mi sembrava del
tutto ridicola, da non prendere neppure in considerazione.
2. Questa esternalital capitalismo si nota anche nel modo in cui Cuba
continua a basarsi sulla cara vecchia posizione socialista di
rendicontazione simbolica: per contare veramente, qualunque evento deve
essere inscritto nel Grande Altro. Nel 2001, c'era questa nota in bella
vista in un albergo dell'Avana: Caro ospite, al fine di ottemperare al
programma di disinfestazione per questa struttura alberghiera, l'albergo
sarsottoposto a disinfestazione il 6 febbraio tra le 15. 00 e le 21. 00
Perchquesto raddoppiamento? Perchnon limitarsi a informare i clienti
che l'albergo sarebbe stato disinfestato? Perchmai la disinfestazione
dovrebbe essere inquadrata in un 厚rogramma di disinfestazione Per
inciso, non si pufare a meno di chiedersi come in queste condizioni si
giunga a fissare un incontro sessuale: non secondo l'usuale pratica di
seduzione, ma con un 青ara, al fine di ottemperare al nostro programma
sessuale, perchnon...
3. La specificitdella rivoluzione cubana si evidenzia con maggior vigore
nel dualismo di Fidel e Che Guevara. Fidel, il leader effettivo, suprema
autoritdello stato, opposto al Che, l'eterno rivoluzionario ribelle che
non potlimitarsi a governare semplicemente uno stato. Possiamo immaginare
qualcosa di simile in un'Unione Sovietica in cui Trotzki non fosse stato
ripudiato come il traditore per antonomasia. Poniamo il caso che, verso la
metdegli anni Venti, Trotzki fosse emigrato e avesse rinunciato alla
cittadinanza sovietica per dare vita a una rivoluzione perpetua attorno al
mondo, e che fosse morto poco dopo. Dopo la sua morte, Stalin lo avrebbe
innalzato al rango di culto... Ovviamente questa fedeltalla Causa
(俟ocialismo o muerte! nella misura in cui questa Causa incarnata nel
leader, pufacilmente degenerare nella disponibilitdel leader a
sacrificare (non se stesso per il paese ma) il paese stesso per se, per la
sua Causa. In modo simile, la prova della vera fedelta un leader non
consiste nella disponibilita prendersi una pallottola al posto suo: oltre
e sopra ci si deve essere pronti a prendersi una pallottola da parte sua,
ad accettare ciodi essere messi da parte o addirittura sacrificati dal
leader, se questo serve ai suoi (pialti) propositi.
4. A un livello pigenerale si dovrebbe notare che lo stalinismo, con la
sua brutale passione per il Reale, la sua disponibilita sacrificare
milioni di vite per i suoi obiettivi, a trattare le persone come materia
superflua, era allo stesso tempo il regime piattento a rispettare le
apparenze: reagiva infatti con evidente apprensione quando si presentava la
minaccia che le apparenze potessero essere messe in discussione, per
esempio che venisse riportata nei mass media la notizia di un incidente di
qualche sorta che potesse rendere evidente il fallimento del regime. Nei
media sovietici non c'era spazio per la cronaca nera, ne per notizie di
crimini o prostituzione, per non parlare di eventuali proteste operaie o
comunque pubbliche.
5. Un altro esempio di censura ideologica: quando le vedove dei pompieri
sono state intervistate dalla CNN la maggior parte si comportata come ci
si aspettava: lacrime, preghiere... tutte eccetto una che, senza una
lacrima, ha detto che lei non pregava per lo scomparso marito, perch sapeva che le preghiere non glielo avrebbero restituito. Quando le hanno
chiesto se desiderava vendetta, ha risposto con calma che questo sarebbe
stato il vero tradimento di suo marito: se lui fosse sopravvissuto avrebbe
insistito che la cosa peggiore da fare sarebbe stato cedere all'istinto di
rivalersi. Inutile aggiungere che questo passo dell'intervista stato
mandato in onda solo una volta, e poi tagliato nelle repliche dello stesso
blocco.
Capitolo secondo. Riappropriazioni: la lezione del mullah Omar.

Siamo arrivati alla conclusione provvisoria che si pucomprendere
l'impatto sconvolgente dell'assalto dell'11 settembre solamente ponendolo
sullo sfondo della linea di confine che oggi separa il Primo Mondo
digitalizzato dal Terzo Mondo 削eserto del Reale E' la consapevolezza di
vivere in un universo isolato artificialmente a generare l'idea che qualche
agente in fausto stia continuamente minacciando di distruggerci. Entro
questa prospettiva paranoica i terroristi vengono trasformati in un ente
astratto e irrazionale (astratto in senso hegeliano, ciosottratto alla
rete socio-ideologica concreta che l'ha generato). Qualunque spiegazione
che chiami in causa circostanze di tipo sociale viene bandita come una
velata giustificazione del terrorismo, e qualunque entitviene evocata
solo in modo negativo: i terroristi tradiscono il vero spirito dell'islam,
non esprimono gli interessi e le aspettative delle masse arabe diseredate,
eccetera. Nei giorni successivi all'11 settembre i mezzi di comunicazione
hanno segnalato l'impennata di vendite non solo per le traduzioni del
Corano ma anche per i libri dedicati in generale all'islam e alla cultura
araba. La gente voleva capire che cos'l'islam, ed facile supporre che
la larga maggioranza di quanti si sono interessati a conoscere il mondo
musulmano non fossero dei razzisti anti-arabi, ma gente desiderosa di
offrire a questa cultura una possibilit intenzionata a coglierne lo
spirito, a sperimentarla dall'interno, e quindi a redimerla: il loro
desiderio era quello di convincersi che l'islam una grande forza
spirituale che non puessere incolpata per i crimini del terrorismo. Per
quanto questo atteggiamento possa esprimere comprensione (nel mezzo di una
disputa violenta, cosa mai potrebbe essere piattraente dal punto di vista
etico che cercare di collocarsi entro la prospettiva della parte avversa,
relativizzando cosil proprio punto di vista 1) rimane tuttavia un atto di
mistificazione ideologica al massimo grado. Sondare tradizioni culturali
differenti il modo esatto per non comprendere le dinamiche politiche che
hanno condotto all'attacco dell'11 settembre. Il fatto che i leader
occidentali (da Bush a Netanyahu a Sharon) ripetano ora come una litania
che l'islam una grande religione che non ha nulla a che fare con gli
orribili crimini commessi in suo nome evidentemente un chiaro segno che
c'qualcosa di stonato in questi elogi. Quando, nell'ottobre del 2001, il
primo ministro Berlusconi fece il famoso 勁apsuse afferm- tra la
costernazione dei progressisti occidentali - che i diritti umani e le
libertsono emerse proprio dalla tradizione cristiana, che quindi
chiaramente superiore all'islam, il suo atteggiamento stato in qualche
modo molto pirealistico che non il rispetto progressista
(insopportabilmente paternalista) per la profonditspirituale dell'Altro.
In seguito i commenti del tipo 前cco la fine dell'epoca dell'ironiahanno
avuto largo spazio sui nostri mezzi di comunicazione, forzando la
convinzione che l'era postmoderna dello slittamento decostruttivo del
significato sia giunta alla fine e che abbiamo di nuovo bisogno di prese di
posizione chiare e forti. Purtroppo anche Habermas si unito al coro (nel
suo discorso di ringraziamento per l'assegnazione del premio degli editori
tedeschi nell'ottobre del 2001), affermando che finito il tempo del
relativismo postmoderno (in effetti, gli eventi dell'11 settembre hanno
dimostrato come minimo la totale impotenza dell'etica habermasiana: o
dovremmo forse ammettere che tra musulmani e Occidente progressista c' stata una 剃omunicazione distorta). Seguendo lo stesso filone, i
commentatori di destra come George Will hanno immediatamente proclamato la
fine della 哉acanza americana dalla storia dato che l'impatto della
realtavrebbe sconvolto la torre d'avorio del progressismo tollerante e la
predilezione per la testualitdegli studi culturali (Cultural studies):
ora siamo costretti a reagire, a fare i conti con veri nemici nel mondo
reale. Eppure, chi dovremmo colpire? Qualunque sia la risposta, non
individueremo mai il giusto bersaglio, quello che ci darpiena
soddisfazione. Non si punon restare storditi dall'aspetto ridicolo
dell'attacco americano all'Afghanistan: se la maggior potenza del mondo
bombarda uno dei paesi pipoveri, in cui i contadini sopravvivono a fatica
tra sterili colline, non siamo di fronte a un caso perfetto di azione
impotente? Per un altro verso l'Afghanistan costituisce il bersaglio
perfetto: giridotto in macerie, senza infrastrutture, pivolte distrutto
dalla guerra negli ultimi vent'anni, non si pufare a meno di sospettare
che la scelta di questo paese sia stata dettata anche da considerazioni di
tipo economico. E' senz'altro un'eccellente strategia veicolare la propria
rabbia verso un bersaglio che non riscuote l'interesse di nessuno e dove
non c'nulla da distruggere. Purtroppo perla scelta dell'Afghanistan non
punon ricordarci la barzelletta di quell'ubriaco che sotto un lampione
cerca una chiave smarrita; quando una guardia notturna gli chiede come mai
la cerchi l dato che aveva detto di averla smarrita piin l in una
zona buia, l'ubriaco risponde: 俑a pifacile cercarla qui, alla luce del
lampione! Non del tutto paradossale che giprima dei bombardamenti
americani tutta Kabul apparisse come il centro di Manhattan dopo l'11
settembre? La 剋uerra al terrorismoserve cosda gesto il cui vero scopo
cullarci nell'idea rassicurante che nulla cambiato veramente.
E' ormai un luogo comune massmediale che stia prendendo piede un nuovo tipo
di guerra: una guerra ad alta tecnologia, in cui le missioni vengono
compiute tramite bombardamenti di precisione senza alcun intervento diretto
delle forze di terra (se proprio necessario, il lavoro viene lasciato
agli 冠lleati locali. Le antiche concezioni di combattimento corpo a
corpo, di coraggio, eccetera, stanno diventando obsolete. Si dovrebbe
notare l'omologia strutturale tra questa nuova guerra a distanza in cui il
哀oldato(uno specialista di computer) pigia dei bottoni a centinaia di
chilometri di distanza dall'obiettivo, e le decisioni dei gruppi dirigenti
che influenzano milioni di persone (gli esperti del Fondo Monetario che
durante le loro riunioni dettano le condizioni che i paesi del Terzo Mondo
devono rispettare per meritarsi l'aiuto finanziario; i regolamenti
dell'Organizzazione Mondiale del Commercio [WTO]; i cartelli delle
multinazionali che decidono le necessarie 咬istrutturazioni: in entrambi
i casi l'astrazione viene inscritta direttamente nella situazione 咬eale
Si prendono decisioni che influenzeranno migliaia di persone, a volte
provocando terribile scompiglio e confusione, ma il collegamento tra queste
decisioni 哀trutturalie la dolorosa realtdi milioni di esseri umani
viene rescisso, dato che gli 前spertisono incapaci di immaginarne le
conseguenze, perchmisurano gli effetti delle loro decisioni in termini
esclusivamente astratti (un paese infatti puessere 剌inanziariamente
sanoanche se milioni di persone vi muoiono di fame).
Il 咨errorismodei nostri tempi semplicemente la controparte di questo
tipo di guerra. La vera minaccia a lungo termine costituita da azioni
terroristiche di enormi dimensioni in confronto alle quali si affievolir perfino il ricordo del crollo delle torri gemelle, azioni meno spettacolari
ma ben pispaventose. Come affrontare la guerra batteriologica, l'uso di
gas letali, o la prospettiva del terrorismo genetico (veleni in grado di
colpire solo quelle persone che condividono un determinato genoma)?
Diversamente da Marx che si basava su un'idea di feticcio come oggetto
concreto la cui presenza offusca le sue mediazioni sociali, si potrebbe
dire che il feticismo raggiunge l'apice proprio quando il feticcio stesso
viene 哀materializzato trasformato in un'entitvirtuale fluida e
勇mmateriale Il feticismo del denaro giungeral culmine con il passaggio
alla sua forma elettronica, proprio quando spariranno le ultime vestigia
della sua materialit E' solo a quel punto che assumerla forma di una
presenza spettrale indistruttibile: ti devo mille dollari, e per quanto
possa bruciare tutte le banconote che voglio, ti devo sempre mille dollari,
il debito inscritto in qualche parte nello spazio digitale virtuale. Non
possiamo dire la stessa cosa per la guerra? Invece che indicare la
direzione delle guerre del XXI secolo, le esplosioni e il crollo delle
torri gemelle del WTC del settembre 2001 sono state lo spettacolare canto
del cigno del sistema della guerra del XX secolo. Quello che ci attende qualcosa di assai pimisterioso: lo spettro di una guerra 勇mmaterialein
cui l'attacco invisibile (virus, veleni che possono essere ovunque e in
nessun luogo). A livello della realtmateriale visibile non succede nulla,
nessuna grande esplosione. Eppure sappiamo che l'universo inizia a
crollare, la vita a disintegrarsi. Siamo alle soglie di una nuova epoca di
guerra paranoica, il cui compito principale sarcostituito
dall'individuazione del nemico e delle sue armi. Secondo questo nuovo stile
di guerra i combattenti si faranno sempre meno carico delle loro azioni in
pubblico: non solo gli stessi 咨erroristisono sempre meno intenzionati a
dichiararsi responsabili delle loro azioni (anche la famigerata Al Qaeda
non ha rivendicato in modo esplicito gli attacchi dell'11 settembre, per
non parlare del mistero sull'origine delle lettere all'antrace), ma anche
le misure statali 冠ntiterroristesono circondate da un velo di
segretezza. Questo duplice silenzio fornisce fertile terreno per lo
sviluppo di teorie del complotto e di una diffusa paranoia sociale. Non
possiamo inoltre dire che questa onnipresenza paranoide della guerra
invisibile compensata dalla sua opposta desustanziazione? Come beviamo
birra senz'alcool e caffsenza caffeina, stiamo ora per avere la guerra
spogliata della sua sostanza, una guerra virtuale combattuta dietro schermi
di computer, una guerra vissuta dai suoi partecipanti come un videogioco,
una guerra senza perdite (almeno sul nostro fronte). Con il diffondersi del
panico da antrace nell'ottobre 2001 l'Occidente ha avuto un primo assaggio
di questo nuovo tipo di guerra 勇nvisibilein cui - un aspetto che
dovremmo sempre ricordare - noi cittadini comuni, per quel che riguarda le
informazioni su quel che accade, siamo completamente in balia delle
autorit non vediamo e non sentiamo nulla direttamente, tutto quel che
sappiamo proviene dai mezzi ufficiali di comunicazione. Una superpotenza
che combatte un misero paese deserto e che allo stesso tempo ostaggio di
batteri invisibili: questa, e non le esplosioni del WTC, la prima
immagine della guerra del XXI secolo. Invece di una reazione immediata,
dovremmo pensare a come affrontare queste difficili domande: cosa
significher剋uerranel XXI secolo? Chi saranno 剋li altri se chiaro
che non saranno nstati nbande criminali? E' difficile resistere alla
tentazione di chiamare in causa l'opposizione freudiana tra la Legge
pubblica e il suo osceno doppio superegoico: secondo questa interpretazione
le 卻rganizzazioni terroriste internazionalicos'altro sarebbero se non il
doppio osceno delle grandi multinazionali, la perfetta macchina rizomatica,
onnipresente anche se priva di una base territoriale definita? Non sono
forse la forma con cui il 剌ondamentalismoreligioso o nazionalista si
adatta al capitalismo globale? Non incarnano la contraddizione essenziale,
con il loro contenuto particolare/esclusivista e il loro funzionamento
globale e dinamico? Uno dei film serbi (post)iugoslavi piinteressanti,
Bel villaggio, bella famma, di Srdjan Dragojevic, del 1996, in qualche modo
prefigura questo mutamento nella figura del Nemico 1. La storia ha luogo
durante il primo inverno della guerra di Bosnia, quando un gruppo di
combattenti dell'esercito serbo viene intrappolato da soldati bosniaci in
un tunnel ferroviario abbandonato. Tra una pausa e l'altra della battaglia
i soldati dentro e fuori il tunnel si provocano a vicenda scambiandosi
insulti di stampo nazionalista. Il tratto peculiare della storia per costituito dal fatto che questa situazione di stallo tra le due parti del
conflitto, che dura dieci giorni, viene raffigurata solamente dal punto di
vista di quelli dentro il tunnel, i combattenti serbi. Fino alla
risoluzione finale il lato 匍usulmanoviene rappresentato solo come un
assemblaggio di quel che Michel Chion (1990) ha chiamato 哉oci
acusmatiche insulti volgari urlati da voci quasi animalesche, che non
vengono (ancora) attribuite a specifici individui identificati visivamente,
e che quindi acquisiscono una dimensione spettrale estremamente potente. Il
dispositivo messo in gioco quindi ovviamente quello di molti film
dell'orrore e perfino di western, in cui un gruppo di personaggi coi quali
facile identificarsi circondato da un Nemico invisibile che si sente e
si vede quasi solo in forma di ombre fluttuanti e apparizioni sfocate (dal
sottostimato La rivolta dell'Apache, di Hugo Fregonese a Distretto 13: le
brigate della morte, di John Carpenter) 2. Questo stesso dispositivo
formale ci costringe in quanto spettatori a identificarci con il gruppo di
serbi assediati, e che siano proprio i soldati serbi a essere predisposti
come oggetto di identificazione ulteriormente confermato da uno strano
fatto: anche se, all'inizio del film, si vedono villaggi musulmani
distrutti dall'attacco violento dei soldati serbi, i responsabili non sono
quelli che pitardi finiranno intrappolati nel tunnel. Questi soldati, in
modo del tutto misterioso, si limitano a passare attraverso villaggi
bruciati: sembra che nessuno venga ucciso, e che nessuno muoia... Questo
sdoppiamento tipicamente feticista (anche se gli spettatori sanno benissimo
che questi soldati devono aver ucciso la loro parte di civili musulmani, la
cosa non viene mostrata, cosda poter continuare a credere che le loro
mani non grondano sangue) crea le condizioni per la nostra identificazione
simpatetica con loro. Diversamente dai musulmani (un'Entitspettrale non
identificata fatta di insulti, minacce e urla selvagge) i serbi vengono
coscompletamente individuati, e rappresentati in generale come un gruppo
di eroi 匍atti ma simpatici Come fa rilevare giustamente Pavle Levi, il
potenziale sovversivo di questo dispositivo (se il Nemico puramente
acusmatico e quindi spettrale, non potrebbe essere semplicemente una
proiezione paranoica degli stessi serbi, il risultato della loro
immaginazione ideologica?) viene attenuato dalla 削e-acusmatizzazionealla
fine del film, quando Halil, il soldato musulmano piimportante, viene
mostrato in piena luce e si rivela essere il miglior amico d'infanzia di
Milan, il protagonista del versante serbo.
Questi esempi non ci conducono tutti alla famigerata tesi dello 哀contro
delle civilt鉬? C'ovviamente una parziale veritin quest'idea,
testimoniata dallo stupore dell'americano medio: 青om'possibile che
questa gente tenga cosin bassa considerazione la propria vita? Non forse l'altra faccia di questo stupore il fatto alquanto triste che noi,
cittadini dei paesi del Primo Mondo, troviamo sempre pidifficile perfino
immaginare una Causa pubblica o universale per la quale saremmo pronti a
sacrificare la vita? Quando, dopo gli attacchi, anche il ministro degli
esteri dei talebani disse che poteva 哀entire il doloredei bambini
americani, non ha confermato in questo modo il ruolo ideologico egemonico
di questa frase che porta il marchio di fabbrica di Bill Clinton? Sembra
proprio che la frattura tra Primo e Terzo Mondo passi sempre pilungo la
linea di opposizione tra vivere una lunga e ricca vita piena di benessere
materiale e culturale e dedicare la propria vita a qualche Causa
trascendente. Sullo sfondo di questo antagonismo tra lo stile di vita
occidentale consumista e il radicalismo musulmano spiccano immediatamente
due riferimenti filosofici: Hegel e Nietzsche. Questo antagonismo ricalca
quello che Nietzsche chiamava nichilismo 厚assivoe 冠ttivo Noi
occidentali siamo l'Ultimo Uomo nietzschiano immerso negli stolidi piaceri
della quotidianit mentre i radicali musulmani sono pronti a rischiare
tutto, immersi nella lotta fino all'auto-distruzione (e non si punon
notare il ruolo significativo del mercato borsistico negli attacchi alle
torri gemelle: la prova della drammaticitdi questo assalto stata che la
Borsa di New York rimasta chiusa per quattro giorni, mentre la sua
riapertura il lunedsuccessivo stata indicata come il segno principale
del ritorno alla normalit. Inoltre, se si osserva questa opposizione
attraverso le lenti della lotta hegeliana tra servo e padrone non si pu fare a meno di notare il paradosso: anche se in Occidente ci consideriamo
come padroni sfruttatori, in effetti siamo noi a occupare il ruolo del
servo che, abbarbicato alla vita e ai suoi piaceri, incapace di rischiare
la pelle (chi non ricorda la dottrina di Colin Powell di una guerra ad alta
tecnologia senza perdite umane?), mentre i poveri fondamentalisti musulmani
sono i padroni pronti a rischiare la loro vita.
Quest'idea di 哀contro delle civilt鉬 dev'essere tuttavia respinta
completamente: oggi infatti assistiamo piuttosto a scontri all'interno di
ogni civilt Un rapido sguardo alla storia comparativa dell'islam e del
cristianesimo ci mostra del resto che la 叛uestione dei diritti umani(per
usare un'espressione anacronistica) nell'islam ha goduto di maggior
considerazione che nel cristianesimo: nei secoli scorsi l'islam era
certamente pitollerante del cristianesimo verso le altre religioni. E
adesso anche il momento di rammentare che stato attraverso gli arabi
che, nel Medioevo, in Europa occidentale abbiamo ottenuto nuovamente
accesso alla nostra ereditdella Grecia classica. Anche se non
giustificano assolutamente gli attacchi terroristici attuali, questi fatti
dimostrano tuttavia con chiarezza che non si tratta di un aspetto insito
nell'islam 勇n quanto tale ma della conseguenza di condizioni socio-
politiche moderne.
Guardando da vicino, a che cosa effettivamente si riferisce questo 哀contro
delle civilt鉬? Gli 哀contrireali non sono tutti correlati al capitalismo
globale? L'obiettivo dei 剌ondamentalistimusulmani non solamente
l'impatto corrosivo del capitalismo globale sulla vita sociale, ma anche i
regimi 咨radizionalisticorrotti dell'Arabia Saudita, del Kuwait,
eccetera. I massacri piorrendi (quelli in Ruanda, in Congo e in Sierra
Leone) non solo hanno avuto - e hanno tuttora - luogo entro la stessa
剃ivilizzazione ma sono anche chiaramente collegati all'intreccio degli
interessi economici globali. Anche in quei pochi casi che in un modo o
nell'altro si potrebbero adattare alla definizione di 哀contro delle
civilt(Bosnia e Kosovo, Sudan meridionale, eccetera) possibile comunque
riconoscere l'ombra di interessi di altro tipo. Sarebbe quindi il caso di
impiegare una ragionevole dose di 咬iduzionismo economico invece di
analisi infinite sull'intolleranza del 剌ondamentalismoislamico verso le
nostre societdemocratiche e su altri aspetti dello 哀contro delle
civilt鉬, avremmo bisogno di porre nuovamente l'attenzione sul retroterra
economico del conflitto, sullo scontro ciotra interessi economici e
interessi geopolitici degli stessi Stati Uniti (come riuscire a mantenere i
legami privilegiati con Israele e, allo stesso tempo, con i regimi arabi
conservatori come quelli dell'Arabia Saudita e del Kuwait).
Al di ldell'opposizione tra societ削emocratichee 剌ondamentaliste
tra 俑acWorld e Jihad rimane il caso imbarazzante costituito dal terzo
termine, da paesi come l'Arabia Saudita e il Kuwait, monarchie
profondamente conservatrici ma alleati economici degli americani, integrati
a pieno titolo nel capitalismo occidentale. A questo proposito gli USA
hanno un interesse semplice e preciso: per poter fare affidamento sulle
loro riserve petrolifere, questi paesi devono continuare a essere non
democratici (l'idea sottostante ovviamente che un risveglio democratico
potrebbe suscitare atteggiamenti antiamericani). E' una vecchia storia, il
cui primo ignobile capitolo dopo la fine della seconda guerra mondiale stato il colpo di stato del 1953 orchestrato dalla CIA in Iran contro il
primo ministro Mossadeq eletto democraticamente. In quel caso non si
trattava di 剌ondamentalismo tanto meno di 匍inaccia sovietica ma di
puro e semplice risveglio democratico, basato sull'idea che il paese
dovesse prendere il controllo delle proprie riserve petrolifere e spezzare
il monopolio delle compagnie occidentali. Fino a che punto gli Stati Uniti
siano pronti a spingersi pur di mantenere questo stato di cose diventato
chiaro con la guerra del golfo del 1990, quando i soldati americani di
religione ebraica che stazionavano in Arabia Saudita dovevano essere
trasportati con gli elicotteri sulle portaerei di stanza nel Golfo se
volevano pregare, dato che sul suolo saudita sono vietati tutti i rituali
non musulmani. Questo atteggiamento 厚erversodei regimi conservatori
arabi veramente 剌ondamentalistila chiave per la risoluzione del
rompicapo della (spesso ridicola) politica americana in Medio Oriente:
questi regimi spiccano come indicatori espliciti dell'estrema volont americana di riconoscere il primato dell'economia sulla democrazia, il
carattere ciosecondario e pretestuoso della legittimazione dei loro
interventi internazionali come difesa della democrazia e dei diritti umani.
Quello che non dovremmo mai dimenticare a proposito dell'Afghanistan che
fino agli anni Settanta (prima cioche il paese cadesse vittima della
lotta tra superpotenze) esprimeva una tra le pitolleranti societ musulmane con una lunga tradizione laica, e Kabul era conosciuta come una
cittcon una vivacissima vita culturale e politica. L'aspetto assurdo che invece di esprimere qualche profonda deriva 咨radizionalista l'ascesa
dei talebani, quest'apparente 咬egressionenel fondamentalismo pi esasperato, stata la conseguenza del fatto che il paese venne risucchiato
dal gorgo della politica internazionale: non si trattato di una reazione
difensiva alla politica internazionale, e il fondamentalismo emerso
direttamente attraverso il sostegno delle potenze straniere (Pakistan,
Arabia Saudita, gli stessi Stati Uniti).
A proposito di questo 哀contro delle civilt鉬 teniamo a mente la lettera di
quella bambina di sette anni figlia di un pilota americano che combatte nei
cieli dell'Afghanistan. Nella lettera scrive che, se pure ama profondamente
suo padre, pronta a lasciarlo morire, a lasciare che si sacrifichi per il
suo paese. Quando il presidente Bush ha citato questa frase, stata
recepita come una 南ormaleespressione di patriottismo americano. Proviamo
a fare un piccolo esperimento mentale e immaginiamo una ragazzina arabo-
musulmana che guardando la telecamera dice le stesse cose a proposito di
suo padre che combatte con i talebani. Non serve molta fantasia per
immaginare la nostra reazione: un caso di morboso fondamentalismo musulmano
che non si ferma neppure di fronte allo sfruttamento crudele e pretestuoso
dei bambini... Ogni caratteristica attribuita all'Altro gipresente
proprio nel cuore degli Stati Uniti: fanatismo assassino? Ci sono oggi
negli Stati Uniti pidi due milioni di 剌ondamentalistipopulisti di
destra, che eseguono atti terroristici legittimati dal (la loro
interpretazione del) cristianesimo. Dato che l'America in un certo senso
offre loro un posto dove nascondersi, dovremmo dedurne che l'esercito
americano avrebbe dovuto punire gli Stati Uniti dopo l'attacco di Oklahoma
City? E che dovremmo dire del modo in cui hanno reagito all'assalto al WTC
Jerry Falwell e Pat Robertson, interpretandolo come un segnale che Dio ha
ritirato la sua protezione dagli Stati Uniti per il comportamento
peccaminoso degli americani, addossando la responsabilitsul materialismo
edonista, la tolleranza e la diffusione del sesso, e affermando che
l'America ha avuto quel che si meritava? Che la stessa identica condanna
dell'America 咨ollerantepronunciata dall'Altro musulmano si trovi anche
al cuore dell'America profonda un fatto che ci dovrebbe far riflettere.
Il 19 ottobre 2001 perfino George W. Bush ha dovuto ammettere che gli
esecutori piprobabili degli attacchi all'antrace non sono terroristi
musulmani, ma i fondamentalisti cristiani dell'estrema destra americana. Di
nuovo, il fatto che gli stessi atti attribuiti al nemico esterno possano
rivelarsi generati al cuore stesso dell'America profonda non ci fornisce
un'inaspettata conferma della tesi che lo scontro scontro entro ogni
civilt3? Oggi, un anno dopo gli attacchi terroristici, come se ci
trovassimo in quel tempo speciale tra un evento traumatico e il suo impatto
simbolico, come in quei brevi momenti dopo che ci siamo procurati un taglio
profondo ma non siamo ancora stati investiti in pieno dal dolore. Non deciso come gli eventi saranno simbolizzati, quale sarla loro efficacia
simbolica, e quali azioni saranno invocate a giustificazione. Possiamo
comunque sperimentare in modo netto una volta di pii limiti del nostro
sistema democratico: si stanno prendendo decisioni che influenzeranno il
destino di tutti noi, e tutti stiamo semplicemente aspettando, consapevoli
di essere del tutto impotenti. Quando, a seguito dell'11 settembre, gli
americani in massa hanno riscoperto l'orgoglio nazionale, sventolando
bandiere e cantando assieme in pubblico, si sarebbe dovuto sottolineare pi che mai che non c'nulla di 勇nnocentein questa riscoperta
dell'innocenza americana, nello sbarazzarsi di quello storico senso di
colpa o di distacco che aveva impedito a molti di loro di accettare in
pieno il fatto di essere americani. Questo gesto equivalso ad accettare
卻ggettivamenteil peso di tutto quello che in passato ha significato
essere 冠mericani un caso esemplare di interpellazione ideologica, di
accettazione totale del proprio mandato simbolico, accettazione che entra
in gioco dopo le perplessitprovocate da qualche trauma storico. Nel
contesto traumatico successivo all'11 settembre, quando tutte le vecchie
sicurezze sembravano momentaneamente spazzate via, quale azione pi 南aturaleche rifugiarsi nell'innocenza di una solida identificazione
ideologica 4? Eppure sono proprio questi momenti di trasparente innocenza,
di 咬itorno alle cose essenziali in cui il gesto di identificazione
sembra 南aturale che sono - dal punto di vista della critica
dell'ideologia - quelli pioscuri se non addirittura l'oscuritin s
Ripensiamo a un altro di questi momenti innocentemente trasparenti, la
scena trasmessa infinite volte del giovane cinese che durante i moti del
1989, sul viale della Pace Eterna di Pechino, si piazza da solo di fronte a
un gigantesco carro armato, e con coraggio ne impedisce l'avanzata cos che, quando il carro prova a spostarsi a sinistra o a destra, anche l'uomo
gli si muove di fronte, continuando a ostacolargli il percorso:

Questa rappresentazione cosefficace che distrugge tutte le altre
spiegazioni. Questa scena di strada, questo tempo e questo evento hanno
finito per costituire il fulcro di qualunque viaggio occidentale alla
ricerca della vita politica e culturale della Cina contemporanea (Dutton
1998, p. 17).

Nuovamente, proprio questo momento di trasparente chiarezza (le cose sono
raffigurate nella loro estrema nudit un singolo uomo contro la forza
bruta dello stato) sostenuto - per il nostro sguardo occidentale - da una
rete di implicazioni ideologiche che incarnano una serie di opposizioni:
individuo contro stato, resistenza pacifica contro violenza, uomo contro
macchina, la forza interiore di un piccolo individuo contro l'impotenza
effettiva della macchina possente, eccetera. Queste implicazioni, sullo
sfondo delle quali la scena esercita tutto il suo impatto diretto, queste
匍ediazioniche sostengono l'impatto immediato della scena, non sono
presenti per un osservatore cinese, dato che la serie di opposizioni appena
citate intrinseca alla tradizione ideologica europea. E lo stesso sfondo
ideologico sovradetermina anche, per esempio, la nostra percezione delle
immagini raccapriccianti degli individui che saltano dalle torri in fiamme
verso morte sicura.
Che dovremmo allora pensare della frase che risuona ovunque: 俏ulla sar come prima, dopo l'11 settembre Non un caso che questa frase non sia
mai elaborata ulteriormente: solo un modo di affermare qualcosa di
厚rofondosenza sapere veramente quel che vogliamo dire. Quindi la nostra
prima reazione a quest'affermazione dovrebbe essere: davvero? E se, invece,
l'11 settembre non fosse accaduto nulla di epocale? E se - come sembra
dimostrare l'esibizione massiccia di patriottismo americano - l'esperienza
sconvolgente dell'11 settembre alla fin fine servisse come mezzo per
consentire all'ideologia egemonica americana di 咨ornare alle cose
essenziali di affermare nuovamente le sue coordinate ideologiche di base
contro l'anti-globalismo e altre tentazioni critiche? Forse dovremmo
comunque classificare questa frase introducendo la dimensione temporale del
futur ant廨ieur: l'11 settembre agli Stati Uniti stata offerta
l'opportunitdi prendere coscienza di quale tipo di mondo fanno parte.
L'America avrebbe dovuto utilizzare quest'opportunit ma non l'ha fatto.
Ha invece preferito riaffermare il suo tradizionale impegno ideologico:
basta con la responsabilite il senso di colpa verso il Terzo Mondo
diseredato, adesso le vittime siamo noi! Cos quando Timothy Garton Ash,
riferendosi al tribunale internazionale de L'Aia, afferma in modo patetico:
俏essun Fher, Duce, Pinochet, Idi Amin o Pol Pot potranno pisentirsi al
sicuro, dietro i cancelli dei palazzi del loro potere statale,
dall'intervento della giustizia popolare(Garton Ash 2002, p. 15), Ci
potremmo limitare a prendere nota di quel che manca in questa lista di nomi
che, a parte la solita coppia Hitler-Mussolini, contiene tre dittatori del
Terzo Mondo: non ci dovrebbe essere almeno un nome preso dai Sette Grandi
(per esempio, qualcuno come Kissinger)? Teniamo a mente il modo in cui
crollano i regimi politici, ad esempio il crollo dei regimi comunisti in
Europa orientale nel 1990: a un certo punto, la gente si resa
improvvisamente conto che era finita, che i comunisti avevano perso. La
frattura stata puramente simbolica, nulla era cambiato 勇n realt鉬,
eppure da quel momento in poi il crollo totale del regime era questione di
giorni. E se l'11 settembre fosse accaduto qualcosa di simile? Forse la
vittima finale dell'attacco alle torri gemelle saruna certa
rappresentazione del Grande Altro, la Sfera americana.
Durante il discorso segreto di Krusc褱 al XX congresso del partito in cui
si denunciavano i crimini di Stalin, circa una dozzina di delegati ebbe un
collasso nervoso e alcuni dovettero farsi assistere da un medico. Uno di
loro, Boleslaw Bierut, il duro segretario generale del partito comunista
polacco, addirittura mordi infarto qualche giorno dopo, mentre Alexandr
Fadeev, lo scrittore modello del regime staliniano, si sarebbe suicidato di
la poco. Non che questi uomini fossero degli 卻nesti comunisti molti
di loro non erano altro che brutali manipolatori senza alcuna illusione
soggettiva sulla natura del regime sovietico. Quel che si spezzfu la loro
illusione 卻ggettiva la figura del Grande Altro sul cui sfondo potevano
esercitare la loro spietata sete di potere. L'Altro su cui avevano
trasferito la loro credenza, l'Altro che per cosdire credeva al posto
loro, il loro 哀oggetto-supposto-credere si disintegr Non accaduto
qualcosa di analogo dopo l'11 settembre? Quella data non ha rappresentato
il XX congresso del Sogno Americano? L'11 settembre stato sfruttato anche
per sostenere battaglie ideologiche, dall'affermazione sostenuta da tutti i
principali mezzi di comunicazione che il movimento anti-globalizzazione fuori gioco, all'idea che il dramma dell'attacco al World Trade Center ha
messo in evidenza la vacuitdei cultural studies postmoderni, la loro
carenza di contatto con la 哉ita reale Mentre questa seconda idea (in
parte) vera per le ragioni sbagliate, la prima completamente sbagliata.
Quel che vero che con l'11 settembre si reso palese il carattere in
parte futile dei tipici argomenti critici dei cultural studies: che peso
mai potravere una frase scorretta dal punto di vista politico con
eventuali sfumature razziste, se messa a confronto con la crudele morte di
migliaia di persone? Questo il dilemma dei cultural studies: o rimarranno
fedeli agli stessi argomenti, ammettendo quindi direttamente che la loro
lotta contro l'oppressione una lotta interna all'universo capitalista del
Primo Mondo, il che significa che - nel conflitto piesteso tra Primo
Mondo occidentale e la minaccia esterna - verrriaffermata la fiducia al
quadro di base della democrazia liberale americana; oppure accetteranno il
passo rischioso di radicalizzare la loro posizione critica, di porre quindi
in discussione lo stesso quadro di riferimento. Per quanto riguarda la fine
del movimento anti-globalizzazione, le oscure allusioni fin dai primi
giorni dopo l'11 settembre che gli attacchi potevano anche essere l'opera
del terrorismo anti-globalizzazione non sono ovviamente altro che una bieca
operazione di mistificazione: l'unico modo per comprendere quel che successo l'11 settembre situarlo nel contesto dell'antagonismo al
capitalismo globale.
Non sappiamo ancora quali saranno le conseguenze di questo evento per
l'economia, l'ideologia, la politica o la guerra, ma una cosa sicura: gli
Stati Uniti, che finora si concepivano come uno spazio isolato esente da
questo tipo di violenza, testimone di cose del genere solo dal sicuro punto
di osservazione di uno schermo televisivo, sono ora direttamente coinvolti.
L'alternativa quindi gli americani decideranno di rafforzare
ulteriormente la loro 哀ferao si azzarderanno a uscirne? L'America
potrebbe persistere - addirittura intensificandolo - nel suo atteggiamento
profondamente immorale del tipo 促erchquesto successo a noi? Cose del
genere non accadono qui! puntando verso una maggior aggressivitcontro
il minaccioso Esterno, facendo quindi sua una professione di paranoia.
Oppure potrebbe finalmente rischiare di attraversare lo schermo
fantasmatico che la separa dal mondo Esterno, prendendo atto di essere
arrivata nel mondo Reale e decidendosi finalmente a compiere il passo (da
lungo tempo atteso) che porta da 俗na cosa del genere non dovrebbe accadere
qui!a 俗na cosa del genere non dovrebbe accadere da nessuna parte! Qui
si trova la vera lezione degli attacchi terroristici: l'unico modo per
essere sicuri che non succederun'altra volta qui fare in modo che non
accada da nessun'altra parte. Detto brevemente, l'America dovrebbe imparare
ad accettare con umiltla sua vulnerabilitcome parte di questo mondo,
mettendo in atto la punizione dei responsabili come un triste dovere, non
come un eccitante regolamento di conti. Invece vediamo l'America ribadire a
forza il suo ruolo eccezionale di poliziotto globale, come se quel che
provoca il risentimento nei suoi confronti non fosse l'eccesso di potere di
cui dispone, ma la sua mancanza.
L'attacco alle torri gemelle ci pone di fronte alla necessitdi resistere
a un duplice ricatto. Se ci limitiamo a condannarlo semplicemente e
incondizionatamente, facciamo la parte di quelli che sostengono la
posizione sfacciatamente ideologica dell'innocenza americana osteggiata dal
Male del Terzo Mondo. Se invece attiriamo l'attenzione sulle cause pi profonde di ordine socio-politico dell'estremismo arabo, sembra
inevitabilmente che addossiamo la colpa sulle vittime, che alla fine
avrebbero avuto quel che si meritavano. L'unica soluzione ragionevole
consiste nel respingere questa stessa opposizione e nell'adottare
contemporaneamente tutte e due le prospettive, il che puavvenire solo se
ci appelliamo alla categoria dialettica della totalit non c'scelta tra
queste due prospettive, ognuna di esse unidirezionale e falsa. Invece di
fornirci un esempio al cui cospetto possiamo adottare un univoco
atteggiamento etico, l'assalto alle torri gemelle ci pone di fronte ai
limiti dell'argomentazione morale: dal punto di vista morale le vittime
sono innocenti, l'atto terroristico un crimine abominevole. Questa stessa
innocenza pernon innocente: adottare una simile prospettiva innocente
entro l'universo capitalista globale in suna falsa astrazione.
Lo stesso vale per il conflitto piideologico tra diverse interpretazioni:
si pusostenere che l'attacco al WTC stato un attacco a ciper cui vale
la pena di combattere entro il sistema delle libertdemocratiche: lo stile
di vita decadente condannato dai musulmani e altri gruppi fondamentalisti l'universo dei diritti delle donne e della tolleranza del multiculturalismo
5. Si pud'altro canto sostenere che si trattato di un attacco al cuore
e al simbolo del capitalismo finanziario globale. Questo ovviamente non
implica in alcun modo l'idea compromissoria che la colpa sia da spartire ( colpa dei terroristi, ma in parte anche colpa degli americani...). Il
dato di fatto piuttosto che le due parti non sono veramente in
opposizione, che sono schierate sullo stesso versante. In breve, la
prospettiva da adottare consiste nell'accettare la necessitdella lotta al
terrorismo, riformulando pered espandendo la sua definizione, cosche ne
vengano incluse anche alcune azioni americane e di altre potenze
occidentali. La scelta tra Bush e bin Laden non la nostra scelta:
entrambi rappresentano 俠orocontro 俏oi Che il capitalismo globale sia
una totalitsignifica che l'unitdialettica di se stesso e del suo
altro, le forze che gli resistono su basi ideologiche 剌ondamentaliste
Di conseguenza, le due versioni principali emerse dagli eventi dell'11
settembre sono entrambe peggiori, come avrebbe detto Stalin. Il racconto
patriottico americano (l'innocenza assediata, l'emergere dell'orgoglio
patriottico) ovviamente superficiale.
Ma il racconto di sinistra (con la sua Schadenfreude: gli USA hanno avuto
quel che si meritano, quello che hanno fatto agli altri per decenni) veramente migliore? La reazione prevalente della sinistra europea, ma anche
americana, stata a dir poco scandalosa: stata detta e scritta qualsiasi
sciocchezza immaginabile, fino all'argomento 剌emministache le torri
gemelle erano due simboli fallici in attesa di essere distrutti
(剃astrati. Non stato gretto e meschino il conteggio dei morti, che ha
fatto venire in mente i revisionisti dell'olocausto (cosa volete che siano
seimila morti contro i milioni del Ruanda, del Congo, eccetera)? E che dire
del fatto che la CIA ha creato (assieme ad altri) i talebani e bin Laden,
fornendo loro supporto finanziario e altri aiuti per combattere i sovietici
in Afghanistan? Perchquesta circostanza stata citata come argomento a
sfavore di un attacco contro di loro? Non sarebbe stato pilogico
affermare che senz'altro un dovere degli americani liberarci del mostro
da loro stessi creato? Nel momento in cui si cominciano a pensare cose del
tipo: 青erto, il crollo delle torri stata una tragedia, ma non si
dovrebbe essere completamente solidali con le vittime, dato che questo
significherebbe sostenere l'imperialismo americano siamo giarrivati
alla catastrofe etica: l'unica presa di posizione adeguata una
solidarietincondizionata con tutte le vittime. Invece in questo caso si sostituita una giusta prospettiva etica con il computo moralistico delle
colpe e degli orrori, conteggio che ci fa perdere di vista il punto
centrale: la terribile morte di ogni individuo assoluta e incomparabile.
Proviamo in breve a effettuare un semplice esperimento mentale: se
individuate in voi stessi qualunque imbarazzo a solidarizzare completamente
con le vittime del crollo del WTC, se sentite l'esigenza di puntualizzare
la vostra empatia con frasi tipo: 俟 ma che dire dei milioni di persone
che soffrono in Africa... non state dimostrando benevolenza verso il
Terzo Mondo ma solamente cattiva fede, che a sua volta testimonia del
vostro atteggiamento implicitamente paternalista e razzista nei confronti
delle vittime del Terzo Mondo. Detto con piprecisione, il problema con
questo tipo di affermazioni di tipo comparativo che sono necessarie e
inammissibili: si devono pronunciare, si deve dire chiaramente che ogni
giorno nel mondo accadono orrori ben peggiori, ma cidev'essere fatto
senza farsi coinvolgere nell'osceno computo delle colpe.
Uno dei luoghi comuni di sinistra oggi imperanti ha trovato una sua
esemplificazione perfetta nell'immagine riportata sulla copertina del
catalogo primaverile del 2002 dell'editore Verso: George W. Bush munito di
barba come un religioso musulmano, per intendere che il liberismo
capitalista globale che si oppone al fondamentalismo musulmano in se
stesso una forma di fondamentalismo cosche in questa guerra al
咨errorismostiamo effettivamente assistendo a un conflitto tra
fondamentalismi. Nonostante la sua efficacia retorica, questo luogo comune
offusca il paradosso opposto, ben piconturbante: i fondamentalisti
musulmani non sono veri fondamentalisti, sono gidei 匍odernisti un
prodotto e un fenomeno del moderno capitalismo globale: sono il modo in cui
il mondo arabo si sforza di adeguarsi al capitalismo globale. Dovremmo
quindi respingere anche il luogo comune progressista secondo cui l'islam
deve ancora compiere quella rivoluzione protestante che lo aprirebbe alla
modernit Questa rivoluzione protestante si gicompiuta pidi due
secoli fa, nella forma del movimento wahhabita che prese piede in (quella
che oggi l'Arabia Saudita. Il suo principio di base, l'esercizio del
ijtihad (il diritto di reinterpretare l'islam in base al mutamento delle
condizioni) corrisponde esattamente alla lettura luterana della bibbia.
Ijtihad una nozione chiaramente dialettica: nimmersione spontanea nelle
vecchie tradizioni, nbisogno di 冠dattarsi alle nuove condizionicon
fare compromissorio, ma piuttosto la spinta a reinventare la stessa
eternitdi fronte a nuove condizioni storiche. I wahhabiti erano
削ogmaticie 厚uristiall'estremo, contrari a qualunque accomodamento a
poco prezzo alle nuove mode della modernitoccidentale, e allo stesso
tempo predicavano l'abbandono senza rimpianti dei vecchi usi superstiziosi:
la stessa formula del ritorno 厚rotestantealle origini contro l'inerzia
corruttrice della tradizione.
Un altro punto su cui la sinistra ha miseramente sbagliato che, nelle
settimane successive agli attentati, ha riciclato il vecchio slogan: 非iamo
un'opportunitalla pace! La guerra non ferma la violenza! un vero caso
di crollo isterico, una reazione a qualcosa che non accade neppure nel modo
in cui ci si aspetta.
Invece di analisi concrete della nuova complessa situazione dopo gli
attentati, delle possibilitofferte alla sinistra di proporre la sua
interpretazione degli eventi, ci siamo trovati con il solito ritornello
rituale: 俏iente guerra! che non riesce neppure a tener conto del fatto
elementare (riconosciuto in pratica anche dal governo americano quando ha
rinviato per un mese l'azione di rappresaglia) che questa non una guerra
come le altre, che il bombardamento dell'Afghanistan non una soluzione.
Una triste situazione, in cui George Bush ha mostrato picapacitdi
riflessione di gran parte della sinistra! Come un altro argomento inesatto
della sinistra stato che gli autori dell'attacco al WTC dovrebbero essere
perseguiti e trattati come criminali, dato che quel che successo un
gesto criminale. Quest'idea trascura completamente l'aspetto politico del
咨errorismoodierno 6.
Con una sinistra del genere non c'bisogno di una destra... Non c'quindi
da stupirsi se la facilitcon cui l'ideologia egemonica - di fronte a
simili sciocchezze 削i sinistra- si impossessata della tragedia dell'11
settembre e ha imposto il suo marchio interpretativo, ha superato di gran
lunga il vantaggio derivante dal controllo dei mezzi di comunicazione. E il
messaggio stato: finita l'epoca dei giochetti, giunto il momento di
prendere posizione, o pro o contro (il terrorismo). E dato che nessuno apertamente a favore del terrorismo, cisignifica che il semplice dubbio o
un atteggiamento di messa in discussione vengono denunciati come un
implicito sostegno al terrorismo... Questa esattamente la tentazione cui
si deve resistere: proprio in questi momenti di apparente chiarezza della
scelta, la mistificazione totale. La scelta che ci viene proposta non quella vera. Oggi piche mai si dovrebbero raccogliere le forze per fare
un passo indietro e riflettere sul quadro della situazione. Gli
intellettuali che invece hanno ceduto alla tentazione sono rappresentati
dal gruppo dei cinquanta che, nel febbraio 2002, hanno sottoscritto il
ridicolo appello al patriottismo americano: un tipico caso di paradosso
pragmatico di asserzione auto-invalidante (un intellettuale che firma un
appello del genere perde con ciin via definitiva la qualifica di
intellettuale).
Prima complicazione. La scelta attuale veramente quella tra democrazia
progressista da un lato e fondamentalismo dall'altro, o sue derivazioni del
tipo: 匍odernizzazione contro resistenza alla modernizzazione L'unico
modo per dare conto della complessite dello strano mutamento della
situazione globale odierna quello di insistere che la vera scelta quella tra il capitalismo e il suo Altro (al momento rappresentato da
correnti marginali come il movimento anti-globalizzazione). Questa scelta quindi accompagnata da fenomeni che sono secondari dal punto di vista
strutturale, primo fra tutti la tensione intrinseca tra il capitalismo e i
suoi stessi eccessi. Questo modello rinvenibile nel corso di tutto il XX
secolo: per sconfiggere il suo vero nemico il capitalismo inizia giocare
col fuoco, mobilitando il suo eccesso osceno in forma di fascismo. Questo
eccesso guadagnperuna propria indipendenza, diventando tanto forte che
il ramo dominante del capitalismo 厚rogressistadovette unire le sue forze
con il suo vero nemico (il comunismo) per sottometterlo. E' significativo
che la guerra tra capitalismo e comunismo sia stata 剌redda mentre quella
剃aldasi sia combattuta contro il fascismo. Non succede lo stesso con i
talebani? Prima il loro fantasma stato approntato per combattere il
comunismo, e poi si sono trasformati nel nemico numero uno. Di conseguenza,
anche se il terrorismo ci dovesse distruggere tutti, la 剋uerra al
terrorismodegli Stati Uniti non la nostra lotta, ma una lotta interna
al mondo capitalista. Il primo dovere di un intellettuale progressista (se
pure quest'espressione significa ancora qualcosa) quello di non
combattere le battaglie del proprio nemico al posto suo.
Seconda complicazione. Si dovrebbe 削ecostruireanche l'Afghanistan che
non mai esistito 勇n s暺, essendo fin dall'inizio la creazione di forze
esterne. Se si seguisse la linea 南aturaledelle divisioni etniche, la
parte settentrionale e quella occidentale dell'Afghanistan avrebbero dovuto
essere incluse nelle repubbliche musulmane ex sovietiche tTagikistan,
Uzbekistan) o nell'Iran, mentre l'est e il sud dovrebbero formare, assieme
al Pakistan nord-orientale, uno stato autonomo pashthun (i pashtun sono
divisi all'incirca a mettra Afghanistan e Pakistan). Che dire poi della
strana protuberanza vermiforme a nord-est, abitata dai tagiki? Era stata
ritagliata cent'anni fa come zona cuscinetto per impedire il contatto
diretto tra impero britannico e russo. Nella stessa epoca l'area pashtun
era stata spartita dall'arbitraria linea di Durand per impedire che i
pashtun minacciassero gli interessi britannici in Pakistan (allora parte
dell'India). Sarebbe poi facile dimostrare che tutto questo vero anche
per il Pakistan, una terra senza una sua vera tradizione, un'entit artificiale se mai ve ne fu una.
Di conseguenza, lungi dall'essere un regno antico esterno al raggio
d'azione della modernizzazione, fino a poco fa estraneo alla storia,
l'esistenza stessa dell'Afghanistan la conseguenza dell'interazione tra
potenze straniere. L'entitpisimile all'Afghanistan in Europa potrebbe
essere il Belgio: una zona cuscinetto tra Francia e Olanda la cui origine
risale alla guerra tra protestanti e cattolici (i belgi sono praticamente
degli olandesi rimasti cattolici). Se gli afghani sono famosi come
produttori di oppio, i belgi sono rinomati per la produzione di un'altra
(pibenefica) sostanza portatrice di piacere peccaminoso (il cioccolato).
Se i talebani terrorizzano le donne, i belgi sono diventati famosi per la
porno-pedofilia e per le molestie sessuali. Insomma, se l'immagine dei
belgi come mangiatori di cioccolata e molestatori di bambini uno
stereotipo dei media, lo anche l'immagine dell'Afghanistan come paese
dell'oppio e dell'oppressione delle donne. E' pio meno come nella famosa
battuta: 亟 tutta colpa dei ciclisti e degli ebrei 促erchdei
ciclisti? 亟 perchdegli ebrei?!
La 哉acanza americana dalla storiaera un'invenzione: la pace americana
era assicurata dalle catastrofi che accadevano altrove.
Oggi il punto di vista predominante quello che si immagina uno sguardo
innocente posto di fronte al Male ineffabile che colpisce dall'Esterno. Di
nuovo, a proposito di quello sguardo dovremmo avere la forza di applicarvi
la famosa affermazione di Hegel che dice che il Male risiede (anche) nello
sguardo innocente che vede il Male tutto attorno a s C'quindi una parte
di veritanche nella piretriva concezione della 匍aggioranza moraleche
vede l'America depravata tutta intenta a sventati piaceri, piena di orrore
retrogrado per lo sfruttamento sessuale e la violenza patologica. Quello
che non colgono i fautori di questa maggioranza morale la semplice
identitspeculare hegeliana tra questo mondo infero e la loro prospettiva
di artificiosa purezza: il fatto che costanti predicatori fondamentalisti
si siano rivelati in segreto dei perversi sessuali pidi una circostanza
empirica casuale. Quando il famigerato Jimmy Swaggart disse che l'aver
incontrato delle prostitute non faceva che aggiungere forza alla sua
predicazione (grazie alla sua battaglia interiore, sapeva contro che cosa
andava predicando), le sue affermazioni, anche se ovviamente ipocrite a
livello soggettivo immediato, erano comunque oggettivamente vere.
Potremmo immaginare un paradosso maggiore del fatto che il primo nome in
codice per l'operazione americana contro i terroristi fosse 剋iustizia
infinita(cambiato a seguito delle proteste dei musulmani americani che
sostenevano che solo Dio puesercitare la giustizia infinita)? Preso sul
serio, questo nome estremamente ambiguo. Pusignificare che gli
americani hanno il diritto di distruggere senza pietnon solo tutti i
terroristi, ma anche tutti quelli che hanno fornito loro supporto
materiale, morale, ideologico, eccetera. Questo processo sarebbe allora per
definizione senza fine esattamente nel senso hegeliano di 剃attivo
infinito il lavoro non sarebbe mai veramente compiuto, rimarrebbe sempre
qualche altra minaccia terroristica (e in effetti, nell'aprile del 2002,
David Cheney ha affermato chiaramente che 勁a guerra al terrorismo probabilmente non finirmai, almeno non nel corso delle nostre vite).
Oppure pusignificare che la giustizia esercitata deve essere infinita in
senso strettamente hegeliano, cioche, relazionandosi agli altri, deve
relazionarsi a se stessa: in breve che deve porre la questione di come noi
stessi che esercitiamo la giustizia siamo coinvolti in cicontro cui
combattiamo. Quando, il 22 settembre 2001, Derrida stato insignito del
premio Adorno, ha fatto nel suo discorso un riferimento all'attacco al WTC:
俠a mia compassione incondizionata, rivolta alle vittime dell'11 settembre,
non mi impedisce di dirlo a gran voce: per quanto riguarda questo crimine,
io non credo che alcuno di noi sia senza colpa dal punto di vista
politico Questa riflessivit quest'inclusione di se stessi nel quadro di
riferimento, l'unica vera 剋iustizia infinita
Contro i cinici doppi sensi della 剋iustizia infinitasi sarebbe tentati
di citare le parole del leader dei talebani, il mullah Mohammad Omar nel
suo discorso agli americani del 25 settembre 2001: 隹ccettate tutto quello
che il vostro governo vi dice, non importa se vero o falso (...) Non sapete
pensare per conto vostro? (...) Sarmeglio per voi che usiate il vostro
cervello e la vostra intelligenza Anche se queste frasi sono senza dubbio
frutto di una cinica manipolazione (che succederebbe se questo stesso
diritto di usare il proprio cervello e la propria intelligenza fosse
concesso agli afghani?) non appaiono tuttavia, se prese in senso astratto e
decontestualizzato, del tutto appropriate?.
Note.

1. Mi baso per quest'analisi sull'eccellente tesi dottorale di Pavle Levi
(2002).
2. Questo riferimento implicito al genere western e anche picomplesso,
dato che il fllm ribalta l'immagine comune che vede i bosniaci abitanti
della cittassediata mentre i serbi sarebbero gli assedianti che affamano
la grande citt(Sarajevo l'esempio classico). In questo caso i serbi
sono gli assediati e i bosniaci gli assedianti. Tra parentesi, giPeter
Handke, nella sua difesa dei serbi, fa riferimento a questo stereotipo,
rovesciandolo in forma politicamente corretta: dato che oggi sappiamo che
gli indiani (nativi americani) erano i buoni che difendevano il loro paese
dall'invasione dei colonizzatori europei, non dovremmo trarre le stesse
conclusioni riguardo la guerra di Bosnia ed essere dalla parte dei serbi
che in questo caso corrispondono ai nativi americani?.
3. Secondo alcuni giuristi americani conservatori, un atto eseguito per
convinzione religiosa non puper definizione essere giudicato inconsulto,
dato che la religione costituisce la pielevata dimensione spirituale
dell'umanit Come dovremmo allora classificare i terroristi suicidi
palestinesi? La loro credenza religiosa autentica o no? Se non lo la
stessa etichetta di azione inconsulta si applica anche ai terroristi
cristiani di casa nostra? Siamo in questo caso di fronte alla antica
argomentazione illuminista del confine sottile che separa religione da
pazzia, o la 哀uperstizionereligiosa dalla pura religione 咬azionale
4. Per questa sezione mi baso sulla mia elaborazione critica dell'idea
althusseriana di interpellazione presentata in Zizek 1995, cap. 3.
5. A questo riguardo, si puricordare la risposta del ministro degli
esteri dei talebani a un giornalista occidentale che gli chiedeva come mai
le donne non abbiano molta rilevanza (o non ne abbiano alcuna) nella vita
pubblica: 青ome ci si pufidare di una persona che ogni mese perde sangue
per due o tre giorni
6. Quando si tratta della sinistra attuale, si dovrebbe inoltre tenere
sempre a mente quel narcisismo da 剃ausa persatipico della sinistra, che
si pudescrivere al meglio come l'inversione del famoso cinismo di
Talleyrand. Durante una cena, Talleyrand senti rumori di uno scontro di
piazza e rivolgendosi al vicino di tavolo comment 俏on sente? I nostri
stanno vincendo! L'altro chiese: 青hi sono i nostri? e lui rispose: 俠o
sapremo domani, quando ci diranno chi ha vinto! L'atteggiamento
nostalgico della sinistra invece: 俏on senti? I nostri stanno perdendo! 青hi sono i nostri? 俠o sapremo domani, quando ci diranno chi ha perso!
Capitolo terzo. La felicitdopo l'11 settembre.

In psicoanalisi, il tradimento del desiderio ha un nome preciso: felicit
Quando, esattamente, si pudire che una persona felice? In un paese come
la Cecoslovacchia della fine degli anni Settanta e dei primi Ottanta la
gente in un certo senso era effettivamente felice, dato che venivano
rispettate tre condizioni di base della felicit
1) I bisogni materiali erano sostanzialmente soddisfatti, ma non troppo,
dato che un eccesso di consumo puin ssuscitare infelicit E' bene
imbattersi nella temporanea carenza di alcuni beni sul mercato di tanto in
tanto (niente caffper un paio di giorni, poi niente carne, poi niente
televisori): questi brevi periodi di penuria servivano da eccezioni che
facevano in modo che la gente non scordasse di essere contenta per l'usuale
disponibilitdei beni (se tutto disponibile sempre, la gente prende
questa disponibilitcome un fatto scontato e non riesce piad apprezzare
quanto fortunata). La vita quindi andava avanti in modo regolare e
prevedibile, senza grandi sbalzi o traumi, e ci si poteva ritirare nel
proprio guscio privato.
2) Un secondo aspetto estremamente importante: c'era sempre l'Altro (il
partito) da incolpare se qualcosa andava storto, cosche non ci si sentiva
realmente responsabili (se c'era una carenza temporanea di qualche bene,
anche se magari era stata una tempesta a causare un grave danno, era
comunque 剃olpa loro.
3) Last but not least, esisteva un Altro Posto (l'Occidente consumista) del
quale si poteva sognare, e che a volte si poteva addirittura visitare, un
posto situato proprio alla distanza giusta, ntroppo lontano ntroppo
vicino.
Questo fragile equilibrio venne scompigliato... ma da cosa? Dal desiderio,
appunto. Il desiderio era la forza che spingeva la gente a mutare
direzione, per andare a finire in un sistema in cui la grande maggioranza
delle persone sicuramente meno felice.
La felicitquindi non - per dirla nei termini di 8adiou - una categoria
di verit ma una categoria di mero Essere e, in quanto tale, confusa,
indeterminata, incoerente (come nella famosa risposta dell'immigrante
tedesco all'americano che gli aveva chiesto: 俟ei felice? 俟 s sono
felice, aber glklich bin ich nicht... (ma non sono glklich [felice in
ted.] per niente) E' una categoria pagana: per i pagani l'obiettivo da
perseguire era vivere felici (l'idea di vivere 厚er sempre felicigi una versione cristianizzata del paganesimo) e l'esperienza religiosa o
l'attivitpolitica erano considerate in sla forma pielevata di
felicit(si veda Aristotele). Non stupisce che anche il Dalai Lama
riscuota un enorme successo predicando per il mondo il vangelo della
felicit o che trovi il suo uditorio pisensibile proprio negli Stati
Uniti, l'ultimo impero della (ricerca della) felicit In breve, 剌elicit鉬
una categoria del principio di piacere, e quello che la insidia l'esistenza di un 保ltrerispetto al principio di piacere.
In termini strettamente lacaniani, dovremmo quindi dire che la 剌elicit鉬
si fonda sull'incapacito indisponibilitda parte del soggetto di
confrontarsi completamente con le conseguenze del suo desiderio: il prezzo
della felicitche il soggetto rimanga legato all'incoerenza del suo
desiderio. Nella nostra vita di tutti i giorni desideriamo (meglio:
fingiamo di desiderare) cose che in realtnon desideriamo, cosche alla
fine la cosa peggiore che ci possa capitare ottenere quel che desideriamo
哎fficialmente La felicitquindi intrinsecamente ipocrita: la
felicitdi sognare cose che in effetti non vogliamo. Quando oggi la
sinistra assilla il sistema capitalista con pretese che ovviamente non
possono essere soddisfatte (Piena occupazione! Mantenere il welfare! Pieni
diritti per gli immigrati!) sta in sostanza mettendo in scena un gioco di
provocazioni isteriche, rivolgendo al Padrone una richiesta per lui
impossibile da soddisfare, che quindi metterin luce la sua impotenza. Il
problema di questa strategia non persolamente che il sistema non pu soddisfare queste richieste, ma che comunque quelli che le avanzano non
vogliono veramente che vengano realizzate. Per esempio, quando gli
intellettuali 咬adicalipretendono pieni diritti per gli immigrati e
apertura delle frontiere, sono o non sono consapevoli che la completa
realizzazione di queste richieste inonderebbe per ovvie ragioni i paesi
occidentali sviluppati di milioni di nuovi arrivi, suscitando cosuna
violenta reazione razzista della classe operaia che metterebbe a
repentaglio la stessa posizione privilegiata degli intellettuali?
Ovviamente ne sono consapevoli, ma si fidano del fatto che la loro
richiesta non verrsoddisfatta.
In questo modo possono continuare a sfoggiare in modo ipocrita la loro
linda coscienza radicale, pur continuando a godere della loro posizione
privilegiata. Nel 1994, mentre stava avendo luogo una nuova ondata di
immigrazione verso gli Stati Uniti, Fidel Castro ammongli Stati Uniti che
se non avessero smesso di incitare i cubani a immigrare, Cuba non avrebbe
piimpedito loro di farlo, avvertimento che venne messo in pratica da
parte delle autoritcubane un paio di giorni dopo, imbarazzando gli Stati
Uniti con migliaia di nuovi arrivi indesiderati. Un po' come quella donna
che rispose per le rime all'uomo che la corteggiava pesantemente:
促iantala, o ti tocchermettere in pratica quello di cui ora ti vanti!
In tutti e due i casi si tratta di andare a vedere il bluff dell'altro,
partendo dalla convinzione che quello che l'altro teme veramente proprio
che le sue richieste trovino soddisfazione. Una cosa del genere non
getterebbe nel panico anche i nostri intellettuali radicali? Il vecchio
slogan del Sessantotto 俟oyons realistes, demandons l'impossible! acquisisce a questo punto un tono cinico o sinistro che, forse, ne svela la
verit 俟uvvia, siamo realisti: noi, intellettuali di sinistra, vogliamo
apparire critici pur continuando a godere interamente dei privilegi che il
sistema ci offre. Quindi assilliamo il sistema con richieste impossibili:
sappiamo bene che queste pretese non verranno mai soddisfatte e quindi
possiamo stare tranquilli che nulla cambierveramente e che potremo cos mantenere le nostre condizioni di privilegio! Se si accusa una
multinazionale di uno specifico reato finanziario ci si espone a rischi che
possono arrivare al tentativo di omicidio. Se si chiede alla stessa
multinazionale di finanziare un progetto di ricerca sul 勁egame tra
capitalismo globale e nascita delle identitibride postcolonialic'una
discreta probabilitdi ottenere centinaia di migliaia di dollari...
I conservatori sono quindi del tutto giustificati quando legittimano la
loro opposizione alla conoscenza radicale in termini di felicit la
conoscenza alla fine ci rende infelici. In contrasto con l'idea corrente
che la curiositsarebbe innata negli esseri umani, e che ci sarebbe in
ognuno di noi una Wissenstrieb, una pulsione a conoscere, Jacques Lacan
afferma che l'atteggiamento spontaneo di un essere umano 俏on voglio
saperlo una resistenza fondamentale all'eccesso di conoscenza. Ogni
effettivo progresso della conoscenza dev'essere acquisito a prezzo di una
dura lotta contro questa spontanea tendenza all'ignoranza. Oggi non forse
la biogenetica la prova pilampante di questi limiti alla nostra
disponibilitdi conoscere? Il gene responsabile del morbo di Huntington stato isolato, cosche ognuno di noi pusapere con precisione non solo se
verrcolpito da questa malattia, ma anche quando Lo sviluppo del morbo
dipende da un errore di trascrizione genetica. La sequenza CAG viene
replicata per errore a metdel gene, e l'etin cui la pazzia farla sua
comparsa dipende strettamente e senza via di scampo dal numero di
ripetizioni della sequenza nel gene: se ci sono quaranta ripetizioni i
primi sintomi compariranno a cinquantanove anni; se sono quarantuno, a
cinquantaquattro... se sono cinquanta, a ventisette anni. Una vita sana,
l'integritfisica, le cure migliori, il cibo sano, l'amore e il sostegno
dei propri cari non possono nulla contro il male, che rimane una pura
fatalitimpermeabile alle variazioni ambientali. Non esiste peruna cura,
non c'ancora nulla che si possa fare contro questo morbo (cfr.
Ridley 2000, p. 64). Cosa possiamo fare allora se sappiamo che possiamo
farci esaminare e ottenere cosun'informazione che, se confermata, ci dice
esattamente quando impazziremo e moriremo? Non possibile immaginare un
caso pichiaro per mostrare l'insensata fatalitche determina la nostra
vita.

Il morbo di Huntington ci pone quindi di fronte a un'inquietante
alternativa: se ci sono in famiglia altri casi di questa malattia, dovrei o
no farmi fare il test che mi dirse (e quando) mi ammaler inesorabilmente? Che fare? Se non posso sopportare la prospettiva di sapere
quando morir allora la soluzione ideale (pifantasmatica che realistica)
potrebbe apparire la seguente: autorizzo una persona o un'istituzione di
cui mi fido ciecamente a farmi il test e a non rivelarmi il risultato,
persona che poi mi uccidersenza preavviso e senza dolore nel sonno subito
prima della comparsa della malattia fatale, se il test si fosse rivelato
positivo. Comunque il problema con questo tipo di soluzione che io so che
l'Altro sa (la veritsulla mia malattia) e questo basta a rovinare tutto,
esponendomi al terribile tormento del sospetto.
Lacan ha attirato l'attenzione sullo statuto paradossale di questa
conoscenza della conoscenza dell'Altro. Basta ricordare il rovesciamento
finale dell'Etdell'innocenza di Edith Wharton, in cui il marito, che per
anni aveva nutrito un'illecita passione amorosa per la contessa Olenska,
scopre che la sua giovane moglie aveva sempre saputo di questa segreta
passione. Forse questo offrirebbe il modo di riscattare anche un film
infelice come I ponti di Madison County se, alla fine, Francesca avesse
appreso sul punto di morte che suo marito (apparentemente cossempliciotto
e un po' rozzo) aveva sempre saputo della sua breve e appassionata
avventura con il fotografo del 俏ational Geographic e di quanto era stata
importante per lei, ma non aveva detto nulla per non ferirla. In ci consiste l'enigma della conoscenza: com'possibile che l'intera economia
psichica di una situazione muti radicalmente non quando il protagonista
apprende qualcosa direttamente (un segreto a lungo tenuto nascosto), ma
quando viene a sapere che anche l'altro (che lui credeva all'oscuro) aveva
sempre saputo e semplicemente aveva finto di non sapere per salvare le
apparenze? Non c'nulla di piumiliante del caso del marito che, dopo una
lunga relazione segreta, scopre improvvisamente che la moglie sapeva tutto
dall'inizio, ma era rimasta zitta per buona educazione o, anche peggio, per
amore nei suoi confronti.
Allora forse la soluzione ideale quella opposta: se temo che mio figlio
abbia il morbo di Huntington, gli faccio fare il test senza farglielo
sapere, e poi lo uccido senza farlo soffrire prima che il male diventi
conclamato? La perfetta fantasia di felicitsarebbe in questo caso quella
di un'anonima istituzione statale che agisca in questo modo per ognuno di
noi. Salterebbe comunque fuori un'altra volta la domanda se sappiamo o meno
(che l'altro sa). E si apre la strada per una societperfettamente
totalitaria... C'solo una via d'uscita da questo labirinto: e se fosse
falsa proprio la premessa sottostante, l'idea che il dovere etico
essenziale sia quello di proteggere l'Altro dal dolore, mantenendolo in una
rassicurante ignoranza? Cos quando Habermas invoca limitazioni alle
manipolazioni biogenetiche riferendosi alla minaccia che costituirebbero
per l'autonomia umana, la liberte la dignit(Habermas 2001), sta -
filosoficamente - 剎arando nascondendo la vera motivazione per cui la sua
argomentazione risulta convincente: cia cui si sta effettivamente
riferendo non l'autonomia o la libert ma la felicit in nome della
felicitche - degno rappresentante della tradizione illuminista - finisce
per trovarsi dalla parte dei conservatori che parteggiano per la beata
ignoranza.
Qual la costellazione ideologica che sostiene questa 咬icerca della
felicit鉬? La terra prima del tempo, un serial d'animazione di grande
successo, prodotto da Steven Spielberg, fornisce probabilmente
l'articolazione pielaborata dell'ideologia egemonica del
multiculturalismo democratico. Il programma ripete all'infinito lo stesso
messaggio: siamo tutti diversi, alcuni sono grandi, altri sono piccoli,
alcuni sanno combattere, altri sanno battersela, ma dobbiamo imparare a
convivere con queste differenze, a concepirle come un arricchimento per la
nostra vita (un'eco di questo atteggiamento si ritrova nelle ultime notizie
su come vengono trattati i prigionieri di Al Qaeda a Guantanamo: vengono
rifocillati con cibo adatto alle loro esigenze culturali e religiose, sono
autorizzati a pregare, eccetera). All'esterno (e dall'esterno) sembriamo
diversi, ma dentro di noi, siamo tutti uguali: persone impaurite sperdute
nel mondo, che hanno bisogno dell'aiuto degli altri. In una canzone il
cattivo dinosauro canta di come quelli che sono grandi possono rompere le
regole, comportarsi da cattivi, schiacciare i deboli:

Quando sei grande / puoi farti largo / tra i piccoletti / che guardano in
su / mentre sprezzante / tu guardi in gi/.../ Quando sei grande /
la vita migliore /.../ Tutte le regole / fatte dai grandi / per te non
contan pi

La risposta dei piccoli oppressi nella canzone successiva non quella di combattere i grandi, ma di capire che, al di ldei loro
modi da prepotenti, non sono diversi da noi, intimamente impauriti, con la
loro dose di problemi:

Hanno dei sentimenti, come li abbiamo noi / hanno pure problemi, tali e
quali ai nostri. / Crediamo non ne abbiano perchson
grandi e grossi / ma li hanno eccome, guardali! / Anche se grandi
e forti, anche se fanno chiasso / in fondo al loro animo, son bimbi come
noi.

La conclusione ovvia diventa quindi l'elogio della differenza:

Ci vuole un po' di tutto / per fare l'universo / un alto e un basso
insieme / un grasso e un piccoletto / per ricolmar la terra / d'amore vero
e gioia / per renderla vivibile / e vincere la noia. / Ci
voglion quelli saggi / e quelli un poco tonti / tutte le taglie all'opera /
tutte le specie pronte / a fare quel che serve / per renderci
la vita pifelice.

Non sorprende quindi che alla fine la serie trasmetta un messaggio di
saggezza pagana: la vita un eterno ciclo in cui le
vecchie generazioni sono sostituite dalle nuove, in cui ogni cosa che fa la
sua comparsa deve prima o poi sparire... Il problema ovviamente questo:
fino a che punto possiamo spingerci
in questa direzione? 青i vuole un po' di tutto gentili e cafoni,
ma anche poveri e ricchi, vittime e carnefici? Il riferimento al regno dei
dinosauri in questo caso particolarmente ambiguo,
dato che si tratta di specie animali che si divorano l'un l'altra:
anche questa una delle cose che vanno fatte 厚er renderci la
vita piFelice L'inconsistenza intrinseca di questa visione edenica
della 咨erra prima del tempotestimonia di come il messaggio 剃ollaboriamo
nella differenzasia ideologia allo stato
pipuro. Questo perchogni idea di antagonismo 哉erticale che infranga il corpo sociale viene severamente bandita, sostituita dalla
(o tradotta nella) idea completamente diversa delle
differenze 卻rizzontalicon le quali dobbiamo imparare a vivere, dato che
si completano una con l'altra. La visione ontologica sottostante in
questo caso quella di un'irriducibile pluralit di costellazioni specifiche, ognuna delle quali multipla e spaesata al suo
interno, impossibile da ridurre a qualunque contenitore neutro universale.
Quando ci troviamo a questo livello,
Hollywood va a braccetto con la critica postcoloniale piradicale
dell'universalismo ideologico: il problema centrale infatti
l'impossibilitdell'universale. Invece di imporre la nostra concezione di
universalit(diritti umani universali, eccetera), si dovrebbe concepire
l'universale - ciolo spazio condiviso della
comprensione tra reciproche culture - come un lavoro infinito
di traduzione, di rielaborazione costante della propria particolare
prospettiva... Non varrebbe neppure la pena di aggiungere
che questa nozione di universale come opera infinita di traduzione non ha
nulla a che spartire con quei momenti magici in
cui l'universalitconcreta fa la sua violenta apparizione in forma di
sconvolgente azione etico-politica. L'universale reale non
lo spazio neutrale mai veramente espugnato della traduzione
da una cultura particolare all'altra, ma piuttosto l'esperienza in
forma violenta di come, attraverso le barriere culturali, tutti noi
condividiamo lo stesso antagonismo.
A questo punto, si prospetta la solita annotazione critica: questa
tollerante saggezza hollywoodiana non altro che la caricatura degli studi
postcoloniali, loro sveramente radicali. A
questo rilievo si dovrebbe rispondere con un: 哀iamo sicuri
che sia cos Come minimo c'piveritin questa rozza caricatura
volgarizzante di quanta non ce ne sia in gran parte
della piraffinata teoria postcoloniale: perlomeno Hollywood
ripulisce il vero messaggio ideologico dal gergo pseudo-sofisticato.
L'atteggiamento egemonico odierno improntato alla 咬esistenza elaborata
nella poetica delle varie 匍oltitudinidi
dispersi, emarginati sessuali, etnici, stili di vita (gli omosessuali, i
malati mentali, i prigionieri...) che 咬esistonoal misterioso Potere
centrale (capitalista). Tutti 咬esistono dai gay, alle lesbiche, ai
gruppi di survivalist di destra, quindi perch non si trae la conclusione logica che oggi questo discorso di
咬esistenzadiventato la norma e, in quanto tale, l'ostacolo
principale che si oppone all'emergere di quel discorso che porrebbe
veramente in discussione le relazioni dominanti? Quindi
la prima cosa da fare portare l'attacco al nucleo di questo
atteggiamento egemonico, all'idea cioche il 咬ispetto per l'alterit鉬 sia
l'assioma etico fondamentale:

Devo particolarmente insistere sul Fatto che 勇l rispetto per l'Altro non ha nulla a che Fare con alcuna definizione seria di bene e Male.
Che significa rispetto per l'隹ltroquando si in guerra contro un
nemico, quando si viene improvvisamente lasciati dalla propria compagna per
qualcun altro, quando si devono giudicare le opere di un
artista, di dubbio valore, quando la scienza deve fare i conti con
sette oscurantiste, eccetera? Molto spesso, il 咬ispetto per gli Altri a essere insultante, a essere Male, soprattutto quando la resistenza
all'altro, o addirittura l'odio verso l'altro, che ha dato vita a un'azione
soggettivamente giusta (sadiou 1997).

L'ovvia replica a questi esempi di Badiou che in essi si pu vedere in atto il limite della sua argomentazione. Certo, odio
per il nemico, intolleranza verso le false credenze, eccetera, ma
non abbiamo imparato dal secolo scorso che anche e soprattutto quando siamo
coinvolti in questo tipo di scontri dovremmo
rispettare un certo limite, costituito dalla radicale Alteritdell'Altro?
Non dovremmo mai ridurre l'Altro a nostro nemico, o a foriero di false
conoscenze; in lui o lei vi sempre l'Assoluto dell'impenetrabile abisso
di un'altra persona. Il totalitarismo del XX
secolo, con i suoi milioni di vittime, ci mostra cosa succede alla
fine se si persegue fino in fondo quella che ci appare essere
哎n'azione soggettivamente giusta Non c'da stupirsi allora se
Badiou ha finito per diventare un sostenitore esplicito del terrore
comunista. E' proprio questa l'argomentazione che si dovrebbe respingere.
Prendiamo ad esempio un caso estremo, una lotta mortale e violenta contro
un nemico fascista. Si dovrebbe in
questo caso mostrare rispetto per l'abisso della radicale Alterit della personalitdi Hitler al di ldi tutte le sue azioni effettive?
E' a questo proposito che si dovrebbe applicare la famosa frase
di Gesche venuto a portare la spada e la divisione, non l'unite la
pace: proprio per amore dell'umanit compresa quell'umanit(se ne rimasta) degli stessi nazisti, questi nemici dovrebbero essere combattuti
in modo assolutamente spietato e
privo di rispetto. In breve, il detto ebreo spesso citato a proposito
dell'olocausto (侶uando qualcuno salva un uomo dalla morte, salva l'umanit intera dovrebbe essere completato dalla
frase: 侶uando uno uccide un vero nemico dell'umanit(non
uccide ma) salva l'umanitintera Il vero esame di etica non
consiste solo nel verificare se si pronti a salvare delle vittime
ma anche - e forse ancora di pi- se si disposti a spazzare
via senza pietquelli che creano vittime.
L'accento posto sulla molteplicite diversitmaschera ovviamente la
soggiacente monotonia dell'odierna vita globale. Nel
suo sagace libello su Deleuze, proprio Alain Badiou (1997) fa
notare che se mai c'stato un filosofo che, rispetto a qualunque
argomento, dalla filosofia alla letteratura al cinema, ha ripetuto e
riscoperto ogni volta la stessa matrice concettuale, questi
Deleuze. L'aspetto paradossale di questo giudizio che costituisce
proprio l'argomento usuale di critica a Hegel: di qualunque cosa scrivesse
o parlasse, Hegel riusciva sempre a farla stare dentro la matrice del
processo dialettico. Non c'una specie
di giustizia poetica nel fatto che il filosofo rispetto al quale questa
stessa affermazione puessere sostenuta sia proprio Deleuze, l'anti-Hegel
per antonomasia? Questo aspetto particolarmente pertinente rispetto
all'analisi sociale: esiste qualcosa di
pimonotono della poetica deleuziana della vita contemporanea come
proliferazione decentrata di moltitudini, di differenze
non totalizzabili? Questa monotonia occlude (e quindi sostiene)
la molteplicitdelle risignificazioni e degli spiazzamenti ai quali
sottoposta l'intelaiatura ideologica di base. Il film rhe Unbreakable,
con Bruce Willis, un perfetto esempio della costellazione ideologica
attuale proprio nel contrasto che esprime tra forma e contenuto. Sul piano
del contenuto, fa impressione per il
suo ridicolo infantilismo: il protagonista scopre di essere un vero e
proprio eroe dei fumetti che non puessere ferito ed invincibile... Sul
piano della forma un dramma psicologico piuttosto raffinato, girato con
uno stile lento e malinconico, in cui
emerge la sofferenza dell'eroe che trova traumatico accettare la
sua vera natura, la sua interpellazione, il suo mandato
simbolico 2. Esemplare a riguardo la scena in cui il figlio vuole
sparargli con una pistola, per dimostrargli che in effetti invulnerabile:
quando il padre resiste, il figlio inizia a piangere, disperato che il
genitore non sia in grado di accettare la veritsu
se stesso. PerchBruce Willis rifiuta di farsi sparare? Ha semplicemente
paura di morire oppure ha paura della prova inconfutabile della sua
invulnerabilit Non si tratta dello stesso dilemma
della 匍alattia mortaledi Kierkegaard? Non siamo spaventati di
scoprire che siamo mortali, ma piuttosto che siamo immortali.
Dovremmo a questo punto collegare Kierkegaard e Badiou: difficile, traumatico in senso stretto, per un animale della specie
umana accettare che la sua vita non sia semplicemente uno stupido processo
di riproduzione e di conseguimento del piacere,
ma che sia invece al servizio della Verit E questo sembra proprio il modo
in cui oggi funziona l'ideologia, nel nostro auto-referenziale universo
post-ideologico: eseguiamo il nostro mandato simbolico senza assumerlo e
senza 厚renderlo sul serio (mentre un padre agisce come padre, non fa che accompagnare
la sua attivitcon un flusso costante di commenti ironici e riflessivi
sulla stupiditdi essere padre, ecc. ecc.).
L'ultimo grande successo animato della Dreamworks, Shrek (di
Andrew Adamson e Vicky Jenson, 2001) raffigura in modo perfetto
questo diffuso modo di funzionamento dell'ideologia: la classica
struttura narrativa della favola (l'eroe e il suo buffo aiutante devono
sconfiggere un drago e salvare la principessa dalle sue grinfie) immersa
in continui e scherzosi 哀traniamentibrechtiani
(quando la folla assiste al matrimonio nella chiesa, viene istruita
su come comportarsi, come nella finta spontaneitdegli show televisivi:
冠pplausi 咬ispettoso silenzio, ribaltamenti del politicamente corretto
(dopo il bacio tra i due amanti non l'orco mostruoso a trasformarsi in un
bel principe, ma la principessa che
diventa una paffuta ragazzina qualunque), frecciate ironiche contro la
vanitfemminile (quando la principessa addormentata
aspetta di ricevere il bacio, si aggiusta velocemente i capelli per
sembrare pibella), imprevisti ribaltamenti di personaggi da cattivi a
buoni (il drago feroce si rivela essere una femmina premurosa che pitardi
aiutergli eroi), fino alla citazione anacronistica di abitudini moderne e
cultura pop. Invece di elogiare troppo
in fretta questi spiazzamenti e queste nuove inscrizioni come
potenzialmente 哀ovversivie innalzare Shrek al ruolo di ennesimo
厚unto di resistenza dovremmo porre l'attenzione sul fatto evidente che -
attraverso tutti questi spiazzamenti - viene raccontata la solita vecchia
storia. In breve, la vera funzione di questi
spiazzamenti e rovesciamenti proprio quella di rendere appetibile il
racconto tradizionale per la nostra epoca 厚ostmoderna e
quindi di impedirci di rimpiazzarlo con una nuova storia. Non stupisce che
il finale finisca con la versione ironica di I'm a Believer
(勁o credo, il vecchio successo dei Monkees degli anni Sessanta.
Questo il modo in cui oggi 剃rediamo ci burliamo delle nostre
credenze mentre continuiamo a praticarle, mentre cioci basiamo
su di esse come la struttura sottostante delle nostre pratiche
quotidiane. Nella buona vecchia Repubblica Democratica Tedesca
era impossibile per la stessa persona tenere assieme tre aspetti:
convinzione (fede nell'ideologia ufficiale), intelligenza e onest
Se eri convinto e intelligente non eri onesto; se eri intelligente e
onesto non eri convinto; se eri convinto e onesto non eri intelligente. Ma
questo non vale anche per l'ideologia della democrazia
liberale? Se (fingi di) prendere seriamente l'ideologia liberale egemonica,
non puoi essere allo stesso tempo intelligente e onesto:
o sei stupido oppure sei un cinico corrotto. Cos se possiamo
permetterci una flebile allusione all'homo sacer di Agamben, possiamo
rischiare di affermare che la forma liberal predominante
della soggettivitoggi l'homo sucker [imbecille]: mentre cerca
di sfruttare e manipolare gli altri, finisce per essere lui l'imbecille
finale. Quando crediamo di deridere l'ideologia dominante stiamo
semplicemente rafforzando la sua presa su di noi 3.

Si possono trarre due lezioni da questa costellazione ideologica.
La prima che bisognerebbe stare attenti a non attribuire all'altro
quell'ingenua fede, che per noi ormai insostenibile, trasformandolo cos in un 哀oggetto-supposto-credere Anche il caso
apparentemente pievidente (il famigerato 剌ondamentalista
musulmanoin missione suicida) non coschiaro come appare: non cio garantito che i terroristi suicidi debbano credere
veramente che, dopo la morte, si sveglieranno in paradiso con
settanta vergini a loro disposizione come nella storia del terrorista
suicida che prima di partire per la sua missione si spruzza
un po' di profumo cosda avere un buon odore per le vergini).
Non potremmo ciopensare che sono terribilmente insicuri nella
loro fede, e che usano l'azione suicida come mezzo per tagliare
questo nodo gordiano del dubbio, affermando la loro credenza:
俏on so se credo veramente, ma se mi uccido per la Causa avr dimostrato in actu di credere Allo stesso modo, dovremmo
evitare di concludere che Alexandr Fadeev, lo scrittore ultra-stalinista
presidente dell'Unione degli scrittori sovietici che si suicid dopo il rapporto segreto di Krusc褱 al XX congresso del partito,
fosse necessariamente un 卻nesto credente con tutta probabilit era del
tutto consapevole della totale corruzione del sistema, ma quello in cui
credeva era il Grande Altro, ciol'apparenza pubblica dell'Uomo Nuovo
socialista, eccetera. Quindi non
commise suicidio per aver appreso qualcosa di nuovo dal rapporto di
Krusc褱, nperchle sue illusioni fossero state spazzate via: quel che fu
spazzato via fu la sua fede nella 剌orza performativadell'illusione
ideologica in s
Il suicidio di Fadeev quindi simile a quello del sindaco tedesco che nel
1945, quando l'esercito americano occupla sua cittadina e lo costrinse a
visitare il campo di concentramento lvicino, appena tornato a casa si
uccise immediatamente: non perchnon fosse consapevole di quello che aveva
compiuto il regime di cui era servitore, cosche, una volta di fronte alla
verit
non avrebbe potuto sopportarla e si sarebbe suicidato. Al contrario, il
sindaco sapeva pio meno tutto: chi invece non sapeva era il grande Altro,
l'ordine delle apparenze sociali, cosche
il suicidio non fu che un ultimo atto di ipocrisia, in cui il sindaco finse
di non sapere. Si uccise per salvare l'apparenza della
sua onesta ignoranza (quasi come se Stalin avesse visto giusto
quando condannil suicidio come un atto estremo di vigliaccheria, come il
sommo tradimento del partito, perlomeno se applichiamo le sue parole a
questi casi specifici). Lo stesso vale
per il tanto decantato 卻nesto nazista il sindaco di una piccola
cittdella Germania orientale che, mentre i russi si avvicinavano
nel Febbraio 1945, indossil suo vestito migliore con tanto di
medaglie e si mise a passeggiare sul viale del paese dove i russi lo
uccisero. Quest'uomo viene opposto ai tanti che in fretta e
furia cancellarono le tracce del loro passato nazista, ma il suo
gesto - questa dichiarazione plateale di fedeltalla Germania
nazista nell'ora della sua sconfitta - stato veramente cosnobile? Di
cosa mai poteva essere orgoglioso? Volete che non sapesse in che razza di
stato si era trovato a vivere? Non dovremmo quindi pensare che il suo gesto
fu anche un tentativo disperatamente ipocrita di conferire una qualche
nobilta una vita
che fu nella migliore delle ipotesi un continuo compromesso
con i peggiori criminali?
La seconda lezione che prima di concedere anticipatamente al
nemico qualunque spazio, dovremmo lottare anche per concetti
che sembrerebbero appartenergli 南aturalmente Cosforse faremmo bene a
tornare senza vergogna alla grande tradizione del
western americano, di cui Alain Badiou si professa ammiratore
come grande genere del coraggio etico. Non dobbiamo ovviamente ritornare ai
western ingenui degli anni Trenta e Quaranta,
dato che lo sviluppo di quello che AndrBazin ha chiamato
匍eta-westernnei primi anni Cinquanta ha sottratto a questo
genere di film tutta la sua innocenza. Ai western perfu data
nuova linfa nella seconda metdegli anni Cinquanta, tra l'altro
con due capolavori di Delmer Daves, Quel treno per Yuma e
L'albero degli impiccati, entrambi di gran lunga superiori al 匍eta-
westernper definizione, che raffigura l'atto di coraggio nella
sua forma pipura, e cioMezzogiorno di fuoco di Fred Zinneman. I film di
Daves condividono la struttura della decisione decentrata: l'Azione chiave
non eseguita dal personaggio principale che sembra essere il fulcro della
prova etica, ma da un personaggio secondario che puaddirittura essere la
stessa fonte
di tentazione (ci sono tracce di questa impostazione anche in
Mezzogiorno di fuoco: proprio alla fine, si capisce che non il
coraggio di Gary Cooper a essere messo alla prova, ma quello
della sua giovane moglie, interpretata da Grace Kelly). Quel treno per Yuma
racconta la storia di un povero contadino (Van Heflin) che per duecento
dollari (di cui ha disperato bisogno per
salvare il suo bestiame dalla siccit accetta di scortare un bandito con
una sostanziosa taglia sulla testa (Glenn Ford) dall'albergo dove viene
custodito fino al treno che lo porteralla prigione di Yuma. Ci troviamo
di fronte a un classico caso di prova
etica. Durante il corso del film sembra che a essere sottoposto
alla prova sia proprio il contadino, esposto com'alle tentazioni
secondo il modello (ingiustamente) pifamoso di Mezzogiorno
di fuoco: tutti quelli che hanno promesso di aiutarlo lo lasciano
solo non appena vengono a sapere che l'albergo circondato
dalla banda decisa a liberare il suo capo; il bandito prigioniero
a sua volta alterna minacce e tentativi di blandire il contadino,
ecc. La scena finale cambia pera posteriori la nostra immagine
del film: vicini al treno gipronto a lasciare la stazione, il bandito e
il contadino si ritrovano faccia a faccia con l'intera banda
che attende il momento adatto per sparare al contadino e quindi liberare il
capo. In questo momento di alta tensione, quando
la situazione sembra disperata per il contadino, il bandito all'improvviso
gli si rivolge dicendogli: 亭idati di me! Saltiamo assieme sul vagone!
Per farla breve, chi era stato veramente sottoposto alla prova etica era il
bandito, quello che era sembrato fino a quel momento il tentatore: alla
fine, rimane colpito dall'onestdel contadino e gli sacrifica la sua
libert Mutatis mutandis, non possiamo dire che oggi vale la stessa cosa
anche per
noi, noi intellettuali occidentali 厚rogressistiche ci permettiamo
giudizi sprezzanti su come gli operai nelle nostre societoppure
le folle del Terzo Mondo abbiano vigliaccamente tradito la loro
vocazione rivoluzionaria e abbiano ceduto alle tentazioni del nazionalismo
o del capitalismo? Chi non ricorda l'immagine stomachevole di quei ben
pasciuti e ben piazzati membri della 哀inistra radicaleinglese o francese
che condannavano le masse iugoslave per essersi arrese alle sirene
dell'etnicitalla fine degli
anni Ottanta? In realtera quella 哀inistra radicaleche veniva
messa alla prova, e che ha miseramente fallito l'esame dimostrandosi
incapace di comprendere la guerra post-iugoslava. E lo
stesso giudizio vale ancor piper i multiculturalisti liberal, che
si indignano per l'ascesa di una destra nuova e violenta nelle
societoccidentali: adottando un atteggiamento arrogante e paternalista
nei confronti dei fenomeni che condannano, sono questi liberal che vengono
bocciati... Certo, i rinati patrioti hanno
ragione, oggi abbiamo veramente bisogno di nuove dosi di coraggio, ed la
carenza di questo coraggio che poi alla fine coincide con l'ardire di
mettere in discussione la propria prospettiva) a essere del tutto evidente
nella reazione degli intellettuali
americani (ed europei) agli eventi dell'11 settembre e a quel che
ne seguito.
Nella seconda parte di Harmonienlehre, il suo principale manifesto del
1911, Arnold Sch霵berg sviluppa la sua opposizione alla
musica tonale in termini che a prima vista richiamano quasi alcuni aspetti
di quella che sarl'ideologia antisemita dei nazisti:
la musica tonale diventata un mondo 匍alatoe 削egenerato che ha
bisogno di una profonda pulizia; il sistema tonale si
arreso agli 勇ncroci e agli incesti gli accordi romantici come
quello in settima diminuita sono 前rmafroditi vagabondi, e
剃osmopoliti Ci vuole poco per sospettare che questo atteggiamento
messianico-apocalittico faccia parte dello stesso contesto 哀piritualeche
ha dato vita alla 哀oluzione finaledei nazisti. Ma questa conclusione proprio quella che dovremmo evitare: quel che rende esecrabile il nazismo
non la retorica della
soluzione finale in quanto tale, ma la sterzata impressale in direzione
della concretezza. Un altro argomento comune di questo
tipo di analisi il carattere 厚roto-fascistache si attribuisce alle
coreografie di massa che mettono in mostra i movimenti disciplinati di
migliaia di corpi (parate, esibizioni di folle negli stadi, eccetera): dato
che si trovano anche nel socialismo, se ne
trae la frettolosa conclusione di una 哀olidarietprofondatra i
due 咨otalitarismi Questo approccio, che in effetti il prototipo
del liberalismo ideologico, non coglie nel segno: non solo queste
manifestazioni di massa non sono intrinsecamente fasciste,
ma non sono neppure 南eutrali in attesa che la destra o la sinistra se ne
appropri. E' stato il nazismo ad appropriarsene sottraendole al movimento
dei lavoratori, la loro prima sede d'origine. E' su questo punto che si
dovrebbe opporre la classica genealogia storicista (la ricerca delle
origini, delle influenze, ecc.)
alla genealogia strettamente nietzschiana. Per quanto riguarda il
nazismo, la genealogia classica esemplificata dalla ricerca degli
elementi 厚roto-fascistida cui sorse il nazismo (quando,
nell'Anello di Wagner, Hagen va alla ricerca dell'oro del Reno;
quando i romantici tedeschi estetizzarono la politica...), mentre
la genealogia nietzschiana tiene debitamente in conto la lacerazione che un
nuovo evento storico costituisce. Nessuno degli
elementi 厚roto-fascistidi per sfascista: quello che li rende
剌ascistisolo la loro specifica articolazione o, per dirla nei
termini di Stephen Jay Gould, tutti questi elementi sono (non
冠d-attatima) 前x-attatidal fascismo. In altre parole, non esiste alcun
fascismo avant la lettre, perchla lettera stessa (la
nominazione) che crea il fascismo vero e proprio dalla massa
dispersa degli elementi eterogenei.
Seguendo la stessa argomentazione, si dovrebbe respingere nel
modo piassoluto l'idea che la disciplina (dall'autocontrollo
all'addestramento fisico) sia un tratto 厚roto-fascista e anzi dovremmo
lasciar cadere lo stesso predicato 厚roto-fascista Si
tratta infatti di un caso perfetto di pseudo-concetto la cui funzione quella di impedire l'analisi concettuale: quando diciamo
che lo spettacolo organizzato di migliaia di corpi (o, per fare un
altro esempio, l'ammirazione per attivitsportive che richiedono
una notevole dose di fatica e autocontrollo come l'alpinismo) 厚roto-fascistanon stiamo in effetti dicendo nulla, se non
esprimendo una vaga associazione che maschera la nostra ignoranza. Cos quando, molti anni fa, i film di kung fu divennero
popolari (Bruce Lee, ecc.) era evidente che ci trovavamo a che
fare con una genuina ideologia operaia propugnata da giovani il
cui unico mezzo di successo era l'addestramento attraverso la
disciplina dell'unica cosa in loro possesso, il loro corpo. La rilassata
spontaneite l'indulgenza verso ogni eccesso di libert appartengono a quanti hanno i mezzi per poterselo permettere,
mentre quelli che non hanno nulla hanno solo la loro disciplina.
La 剃attivadisciplina del corpo, se mai esiste, non l'addestramento
collettivo, ma sono piuttosto il jogging e il body-building
come parte della pratica soggettivista di realizzazione del potenziale
interiore del S e non c'da stupirsi se l'ossessione per il
proprio corpo costituisca un aspetto praticamente obbligatorio
del passaggio degli ex radicali di sinistra alla 匍aturit鉬 della
politica pragmatica: da Jane Fonda a Joschka Fischer il 厚eriodo
di latenzatra le due fasi stato contrassegnato dall'attenzione
per il proprio corpo.
C'una famosa barzelletta israeliana che racconta di Clinton in
visita a Bibi Netanyahu. Quando Bill vede nell'ufficio di Bibi un
misterioso telefono azzurro gli chiede di che si tratta, e Bibi gli
spiega che quel telefono gli permette di telefonare direttamente
a Lui, nell'alto dei cieli. Una volta tornato in America, Clinton
pieno di invidia pretende che i servizi segreti gli procurino quel
telefono a qualunque costo. Dopo un paio di settimane i servizi
consegnano l'apparecchio funzionante, ma la bolletta esorbitante: due
milioni di dollari al minuto per parlare con l'Altissimo. Allora Clinton
tutto arrabbiato chiama Netanyahu: 青ome
potete permettervi quel telefono se costa troppo pure per noi,
che siamo i vostri finanziatori? E' questo il modo in cui spendete
il denaro che vi diamo? Ma Bibi risponde con calma: 俏o, non
cos Sai, a noi ebrei la chiamata viene addebitata come urbana! E'
interessante ricordare che nella versione sovietica di
questa barzelletta il paradiso rimpiazzato dall'inferno: quando
Nixon va a trovare Breznev e vede il telefono speciale, Breznev
gli spiega che una linea diretta con l'inferno. Alla fine, quando
Nixon si lamenta del costo della chiamata, Breznev risponde pacatamente:
促er noi in Unione Sovietica la chiamata all'inferno
costa come un'urbana La prima semiautomatica reazione di un
democratico liberal postmoderno a questa barzelletta potrebbe
essere: ecco la sorgente del Male attuale: quelli che pensano di
avere un contatto diretto con Dio (con la Verit la Giustizia, la
Democrazia o qualche altro Assoluto) e si sentono autorizzati a
denunciare gli altri, i loro avversari, come depositari di un collegamento
diretto con l'inferno (gli imperi del male, o i vari 冠ssi
del male. Contro questa assolutizzazione si dovrebbe accettare
con umiltche tutti i nostri punti di vista sono relativi, condizionati da
costellazioni storiche contingenti, cosche nessuno possiede le Soluzioni
definitive, ma solo soluzioni pragmatiche
provvisorie... La falsitdi questa posizione venne denunciata gi da Chesterton (1909, p. 48):

Ad ogni angolo di strada possiamo trovare chi ci viene incontro con
la pazzesca e blasfema dichiarazione che egli puavere torto. Ogni
giorno ci imbattiamo in qualcuno il quale ci dice che, naturalmente,
la sua opinione punon essere quella giusta. Ma, evidentemente, o
la sua opinione deve essere quella giusta o non la sua opinione.

Non ritroviamo la stessa falsitnella retorica di molti decostruzionisti
postmoderni? Chesterton ha ragione quando usa il pesante aggettivo
剎lasfemo, cui bisogna in questo caso attribuire tutto il suo valore: la
relativizzazione apparentemente modesta della propria posizione il modo
in cui si manifesta il suo
esatto contrario, ciola predilezione della propria posizione di
enunciazione. Si confrontino ad esempio la lotta e la sofferenza
del 剌ondamentalistacon la serenitdel democratico liberale
che, dalla sua sicura posizione soggettiva destituisce qualunque
impegno totale, qualunque presa di posizione 削ogmatica
Non staremo forse sostenendo la vecchia idea che il significato
ideologico di un elemento non risiede nell'elemento stesso, ma
si situa nel modo in cui di quell'elemento ci si 勇mpossessaper
articolarlo in una catena di significati? S a una condizione assoluta:
che si abbia la forza di mettere da parte il termine 削emocraziacome
Significante-capo di quella catena. La democrazia oggi il principale
feticcio politico, il ripudio degli elementari antagonismi sociali: in un
contesto elettorale la gerarchia sociale viene momentaneamente sospesa, il
corpo sociale viene ridotto a pura moltitudine che puessere conteggiata,
e l'antagonismo viene messo fra parentesi. Una decina di anni fa, durante
le elezioni del governatore della Louisiana, quando l'unica alternativa a
un ex membro del Ku Klux Klan era un democratico
corrotto, su molte automobili era possibile leggere questo adesivo: 侮ota
un delinquente, una giusta causa! In cirisiede
il vero paradosso della democrazia: all'interno dell'ordine politico
esistente ogni campagna contro la corruzione finisce per venir assunta
dall'estrema destra populista. In Italia, il risultato finale della
campagna 匍ani puliteche spazzvia il vecchio regime politico incentrato
sulla Democrazia Cristiana stato Berlusconi al potere. In Austria, Haider
ha legittimato la sua ascesa al
potere in chiave anti-corruzione. Anche negli Stati Uniti un luogo comune
risaputo che i membri democratici del Congresso sono picorrotti di quelli
repubblicani. L'idea di una 削emocrazia
onestaun'illusione, come pensare a un ordine della Legge
senza il suo osceno supplemento superegoico: quella che sembra una
distorsione contingente inscritta nell'idea stessa del
progetto democratico. Ciola democrazia democrassouille:
l'ordine politico democratico per sua stessa struttura esposto
alla corruzione. La scelta definitiva quindi questa: o si accetta
e si sottoscrive questa corruzione in nome di un rassegnato realismo,
oppure si possiede abbastanza coraggio da formulare
un'alternativa di sinistra alla democrazia con l'intento di spezzare
veramente il circolo vizioso tra corruzione democratica e campagne di
destra per liberarsi di questa corruzione 4.
In che direzione dovremmo allora guardare per trovare un'alternativa? In
questo caso dovremmo procedere con la massima
prudenza e, allo stesso tempo, senza pregiudizi: perchdovremmo impedirci
di individuare eventuali aspetti potenzialmente emancipatori perfino in
un'idea a prima vista 咬eazionaria come quella di 勇dentitrussa
Forse, in questi casi pu farci da guida la specificitdi alcune parole: spesso ci sono in
russo due parole per quello che (a noi occidentali) sembra essere un unico
concetto, una destinata all'uso quotidiano e l'altra invece connotata pi in senso etico per un uso 冠ssoluto
C'ad esempio istina, l'idea comune di veritcome adeguamento ai fatti, e
(solitamente in maiuscolo) Pravda, la Verit assoluta che indica anche l'ideale Ordine del Bene vincolante
dal punto di vista etico. C'svoboda, la normale libertdi fare
quel che si vuole entro l'ordine sociale esistente, e volja, l'impulso
assoluto, connotato piin senso metafisico, di seguire
la propria volontfino all'autodistruzione (ai russi piace dire:
voi occidentali avete svoboda, ma noi abbiamo volja). C'gosudarstvo, lo
stato nei suoi ordinari aspetti amministrativi, e
derzhava, lo stato come agente unico del potere assoluto (applicando la
famosa distinzione di Benjamin e Schmitt, potremmo azzardare che la
differenza tra gosudarstvo e derzhava sia
quella tra potere costituito e costituente: gosudarstvo la
macchina amministrativa statale che compie il suo corso secondo le regole
prescritte, mentre derzhava l'agente del potere incondizionato). Ci sono
intellettuali, persone educate, e
intellighenzia, intellettuali che hanno l'onere e la missione di
riformare la societ5. Secondo questa opposizione, c'giin
Marx l'implicita distinzione tra 剃lasse lavoratrice(una semplice
categoria dell'ente sociale) e 厚roletariato(una categoria
della Verit il vero Soggetto rivoluzionario).
Ma questa opposizione non in fondo la stessa elaborata da
Alain Badiou tra Evento e positivitdel mero Essere? Istina la
pura veritfattuale (corrispondenza, adeguamento), mentre
pravda designa l'Evento della veritautoreferenziale; svoboda l'usuale libertdi scelta, mentre volja il risolutivo Evento della
libert.. In russo questo scarto direttamente inscritto, si manifesta in
quanto tale, e rende quindi visibile il rischio radicale
implicito in ogni Evento-Verit non c'alcuna garanzia ontologica che
pravda riuscirad affermarsi sul piano dei fatti (piano
coperto da istina). Ancora una volta, sembra che la consapevolezza di
questo scarto sia giinscritta nella lingua russa, nell'inconfondibile
espressione awos o na awos, che significa qualcosa come 哀ulla tua sortee
che articola la speranza che le cose
vadano bene quando si compie un'azione risolutiva rischiosa
senza avere la possibilitdi discernere tutte le sue possibili
conseguenze, un po' come nella frase di Napoleone citata spesso da Lenin:
on attaque, et puis on le verra. L'aspetto interessante di questa
espressione che combina il volontarismo, un
atteggiamento attivo di presa del rischio, con un piprofondo
fatalismo: si agisce, si compie il balzo, e poi si spera che le cose vadano
bene... Potrebbe essere che proprio questo sia l'atteggiamento di cui c' bisogno oggi, divisi come siamo tra pragmatismo utilitarista occidentale e
fatalismo orientale, le due facce odierne della stessa 勇deologia
spontaneaglobale.
Il leader populista di destra Pim Fortuyn, ucciso agli inizi di
maggio 2002, pochi giorni prima delle elezioni che nei sondaggi
gli assegnavano un quinto dei voti, era una figura paradossalmente
sintomatica: un populista di destra le cui caratteristiche
personali e (la maggior parte delle cui) opinioni erano quasi in
modo perfetto 厚oliticamente corrette era omosessuale, aveva
ottime relazioni personali con molti immigrati, era dotato di un
innato senso dell'ironia... In poche parole, era un buon liberal
tollerante riguardo a tutto tranne che per la sua posizione politica di
base. Fortuyn incarnava l'incrocio tra populismo di destra
e 剃orrettezza politicadi sinistra, e forse era destinato a morire
perchera la prova vivente che l'opposizione tra populismo di
destra e tolleranza liberal una falsa opposizione, e che in effetti
abbiamo a che fare con le due facce della stessa medaglia.
E allora non dovremmo sforzarci di ottenere esattamente l'opposto di quello
che lo sfortunato Fortuyn rappresentava (non il
剌ascista dal volto umano ma 勇l combattente per la libertdal
volto mostruoso? .
Note.

1. Seguendo questa linea interpretativa, si dovrebbe sottolineare in modo
speciale
la natura ambigua (勇ndecidibile, per usare un termine alla moda) del
femminismo
contemporaneo nei paesi occidentali sviluppati. Il femminismo americano
oggi dominante, con il suo piglio legalista alla Catherine MacKinnon, in
fin dei conti un
movimento ideologico estremamente reazionario, sempre pronto a legittimare
gli
interventi armati americani con argomentazioni femministe, sempre
disponibile a
osservazioni paternaliste e sprezzanti sui popoli del Terzo Mondo
(dall'ossessione
ipocrita per la clitoridectomia ai commenti razzisti su come la pulizia
etnica e lo
stupro facciano parte del corredo genetico dei serbi...).
2. La difficoltad assumere l'interpellazione un tema tipico della
Hollywood posttradizionale. Qual il tratto unificante tra i due film di
Martin Scorsese, L'ultima
tentazione di Cristo e Kundun? In entrambi i casi, l'incarnazione umana
della figura
divina (Cristo, Dalai Lama) viene raffigurata nel difficile processo di
assunzione del
proprio mandato.
3. Tutto questo non riguarda solamente i paesi postmoderni dell'Occidente.
Nel
2001 si fatto strada in Russia un movimento chiamato 青amminare assieme
l'organizzazione ufficiale della gioventdel partito di Putin, che
professa un'ideologia 前urasiaticae invoca i 哉alori russicontro
l'Occidente. Una delle idee originali dell'organizzazione e quella di
tornare a bruciare i libri: per combattere l'influenza della decadenza
occidentale, l'organizzazione ha proposto delle raccolte di massa in cui la
gente dovrebbe portare i propri libri decadenti e ricevere in cambio copie
gratuite di veri libri russi, mentre quelli decadenti verrebbero accumulati
in cataste da dare alle fiamme in pubblico. Questo appello al rogo dei
libri e stato ovviamente accolto, in Russia e all'estero, come una
provocazione ironica che neppure i vertici del partito di Putin hanno preso
sul serio. Eppure proprio in questo
senso funziona da segnale rivolto verso un potenziale futuro: giMarcuse,
a proposito del 18 Brumaio di Marx aveva sostenuto che, nella storia
dell'ascesa del fascismo, la farsa precede la tragedia, che ciol'orrore
appare (ed percepito) dapprima in forma di opera buffa.
4. Questo limite intrinseco della democrazia rende conto inoltre
dell'estremo fascino
esercitato dalla figura di Salvador Allende: nella misura in cui cercdi
unire socialismo e democrazia pluralista il suo vero ruolo non fu quello di
un modello da
seguire, ma (indipendentemente dalle sue intenzioni soggettive) quello di
un eroe
negativo il cui compito fu quello di dimostrare, per mezzo della sua stessa
sconfitta (con la tragica morte nel 1973) l'impossibilitdi fare il
socialismo senza violenza, in una forma parlamentare 匍orbida Dobbiamo
ciodircelo in faccia: noi che
siamo abbastanza vecchi da essere stati contemporanei di Allende sapevamo
perfettamente che il suo progetto era destinato a fallire, e stavamo in fin
dei conti
aspettando che ciaccadesse, desiderando segretamente la sua morte.
5. Queste distinzioni sono bilanciate da alcune rilevanti condensazioni,
significazioni multiple per lo stesso termine. Per esempio, la parola russa
per pace, mir, significa anche mondo, universo, e l'universo chiuso della
comunitdi villaggio dedita
all'agricoltura in epoca premoderna, veicolando cosl'idea sottostante che
l'intero
cosmo sia un Tutto armonioso, come un ordinato villaggio di contadini.
Capitolo quarto. Dall'homo sucker all'homo sacer.

Il pericolo che l'Occidente sta attraversando nella sua 剋uerra al
terrorismoera stato, ancora una volta, percepito con precisione
da Chesterton che, proprio nelle ultime pagine di Ortodossia
(uno dei capolavori della propaganda cattolica), segnalla contraddizione
fondamentale insita nella critica pseudo-rivoluzionaria della religione: i
critici cominciano accusando la religione di
essere la forza dell'oppressione che minaccia la libertdegli uomini, ma
nel combattere la religione sono costretti a rinnegare
proprio la libert sacrificando cosprecisamente quello che volevano
difendere. La vittima finale del rifiuto teoretico e pratico
della religione da parte degli atei non tanto la religione (che
continua imperturbata la sua esistenza) ma quella libertche si
vorrebbe minacciata dalla religione: l'universo radicale dell'ateo,
una volta privo di riferimenti religiosi, diventa il grigio universo
del terrore egualitario e della tirannide:

Uomini che cominciano a combattere la Chiesa per amore della liberte
dell'umanitfiniscono col combattere anche la liberte l'umanitpur di
combattere la Chiesa (...) Conosco un tale che per la
mania di provare che non ci sarsopravvivenza individuale dopo la
morte retrocede sulle sue posizioni fino a sostenere che egli non ha
esistenza individuale neppure ora (...) Ho conosciuto persone che,
per dimostrare che non c'giustizia divina, dimostravano che non ci
puessere la giustizia umana (...) Noi non ammiriamo - e giustifichiamo
appena - il fanatico che devasta questo mondo per amore
dell'altro; ma che dire del fanatico che devasta questo mondo in
odio dell'altro? Egli sacrifica l'esistenza dell'umanitalla non esistenza
di Dio: non offre le sue vittime sull'altare, ma semplicemente
le sacrifica per dimostrare che l'altare inutile e che il trono vuoto
(...) Coi loro dubbi orientali intorno alla personalit essi non ci
danno la certezza che non avremo una vita individuale dopo la morte, ma ci
danno la certezza che noi non avremo una vita felice o
completa in questo mondo (...) il laicismo non ha distrutto le cose
divine: ha distrutto le cose non divine - se questo puessere un
conforto per esso (Chesterton 1909, pp. 206-208).

La prima cosa che oggi dovremmo aggiungere che tutto questo vale anche
per i sostenitori della religione: quanti difensori
fanatici della religione hanno cominciato attaccando in modo feroce la
cultura secolare del loro tempo per finire col combattere
la religione stessa, venendo meno a qualunque esperienza religiosa
significativa? E non sta accadendo che - con una perfetta
corrispondenza - i combattenti per la democrazia sono cosdesiderosi di
osteggiare il fondamentalismo antidemocratico che finiranno per combattere
liberte democrazia se questo servira
combattere il terrorismo? Dedicano una tale passione a dimostrare che il
fondamentalismo non cristiano la minaccia principale alla libertda
sostenere l'idea che dobbiamo limitare la
nostra libertqui e ora, nelle nostre cosiddette societcristiane.
Se i 咨erroristisono pronti a devastare questo mondo per amore
dell'altro, coloro che combattono il terrorismo sono pronti a
devastare il loro mondo democratico per odio dell'altro musulmano. Alter e
Derschowitz hanno un amore cosprofondo per la
dignitumana che sono pronti a legalizzare la tortura - la degradazione
totale della dignitumana - pur di difenderla... E
non vale lo stesso argomento anche per il disprezzo postmoderno delle
grandi Cause ideologiche, per l'idea che, nella nostra
epoca post-ideologica, invece di provare a cambiare il mondo
dovremmo reinventare noi stessi, il nostro intero universo, impegnandoci in
nuove forme di pratica (sessuale, spirituale, estetica...) soggettiva? Come
dice Hanif Kureishi in un'intervista sul
suo Intimit 侮ent'anni fa era politico cercare di fare una rivoluzione e
cambiare la societ mentre oggi la politica si trova in
due corpi in un sottoscala che facendo l'amore possono ricreare
il mondo intero... Di fronte ad affermazioni di questo tipo torna per
forza in mente la vecchia lezione della Teoria Critica:
quando proviamo a preservare l'autentica sfera intima della privacy
dall'assalto dello scambio pubblico 冠lienato strumentale
e oggettivato, proprio la privacy che si trasforma in una sfera
completamente oggettivata e 匍ercificata Ritirarsi nella sfera
privata significa oggi adottare parole d'ordine sull'autenticitprivata
che vengono messe in circolazione dalla recente industria
culturale, a partire dalle lezioni di illuminazione spirituale, passando
per ultime mode culturali, fino all'impegno nel body building e nel
jogging. Il vero risultato del ritorno al privato sono le
confessioni pubbliche dei segreti intimi nei talk show televisivi.
Contro quest'idea di privato si dovrebbe dire a chiare note che
oggi l'unica forma di rottura delle costrizioni della mercificazione
冠lienatasi puavere inventando una nuova collettivit Oggi
piche mai attuale la lezione dei romanzi di Marguerite Duras: il modo -
l'unico modo - per avere una relazione personale
(sessuale) intensa e gratificante per una coppia non guardarsi
negli occhi e dimenticarsi del resto del mondo ma, tenendosi
per mano, guardare assieme al mondo di fuori, verso un 咨erzo
punto (la Causa per cui entrambi combattono, in cui entrambi
sono impegnati).
Il risultato finale della soggettivizzazione globale non la sparizione
della 咬ealtoggettiva ma la sparizione della nostra stessa
soggettivit trasformata in uno stucchevole capriccio mentre
la realtsociale continua il suo percorso. Viene la tentazione di
prendere come esempio la famosa risposta data a Winston
Smith che metteva in dubbio l'esistenza del grande Fratello
(俟ei tu che non esisti ): una replica adeguata al dubbio post
moderno sull'esistenza del Grande Altro ideologico sarebbe che
il soggetto stesso che non esiste pi.. Non sorprende quindi
che la nostra epoca (la cui prospettiva fondamentale perfettamente
riassunta nel titolo di un recente successo di Phillip
McGraw, Il soggetto importante, che ci insegna a 剃reare la
nostra vita dall'interno trovi il suo compimento logico in libri
intitolati Come scomparire completamente, manuali su come
cancellare del tutto le tracce di una precedente esistenza e
咬einventarsiuna vita daccapo 1. E' attorno a questo aspetto che
si dovrebbe tracciare la differenza tra zen vero e proprio e la
sua versione occidentale: la vera grandezza dello zen che non
puessere ridotto a un 哉iaggio interiorenel proprio 哉ero
s暺. Lo scopo della meditazione zen proprio all'opposto una
totale evitazione del s l'accettazione del fatto che non c'alcun s
alcuna 哉eritinterioreda scoprire. Questo il motivo
per qui gli autentici maestri zen hanno tutto il diritto di interpretare il
messaggio fondamentale dello zen (la liberazione consiste nel perdere il
proprio s nell'unirsi senza mediazioni al
Vuoto primordiale) come fosse identico all'assoluta fedeltmilitare,
all'esecuzione immediata degli ordini e alla realizzazione
dei propri doveri senza tener conto del se dei suoi interessi,
affermando cosl'identittra illuminazione zen e classico luogo
comune antimilitarista che dice che i soldati vengono addestrati
a essere ottusamente subordinati e a obbedire agli ordini come
marionette. Ecco come Ishihara Shummyo ha chiarito questo
punto in termini quasi althusseriani, come un atto di interpellazione che
raggiunge direttamente il soggetto, senza passare per
dubbi isterici o messe in discussione:

Lo zen molto specifico sull'esigenza di non fermare la propria
mente. Nel momento in cui la pietra focaia viene battuta, immediatamente ne
scaturisce una scintilla. Non c'neanche il minimo intervallo di tempo tra
questi due eventi. Se ci viene chiesto di guardare
a destra, semplicemente guardiamo a destra veloci come il lampo
(...) se sentiamo il nostro nome, per esempio 俗emon dovremmo
semplicemente rispondere 俟儢, senza fermarci a considerare le ragioni per
cui siamo stati chiamati (...) Credo che se uno viene chiamato a morire non
dovrebbe essere minimamente turbato (cit. in
victoria 1998, p. 103).

Invece di denunciare questa prospettiva come una mostruosa
perversione, dovremmo accettarla come indicazione di quanto il
vero zen differisca dalla versione occidentale che lo inscrive
nuovamente nella matrice della 哀coperta del proprio vero s暺.
La logica del 哉iaggio interiore se viene portata alle sue conseguenze,
ci pone di fronte al vuoto della soggettivite quindi
costringe il soggetto ad assumere la propria desoggettivazione.
La conclusione paradossale - degna di Pascal - di questa versione radicale
dello zen che, dato che non c'una sostanza
interna alla religione, l'essenza della fede sta nel giusto formalismo,
nell'obbedienza al rituale in quanto tale. Quel che il
buddismo occidentale non quindi disposto ad accettare che
la vittima finale del 哉iaggio entro il proprio s暺 sia proprio il
s Piin generale, questa lezione la stessa trasmessaci dalla
Dialettica dell'illuminismo di Adorno e Horkheimer. Le vittime finali del
positivismo non sono confuse idee metafisiche, ma i
fatti stessi. La ricerca radicale della secolarizzazione, la svolta
verso la vita mondana, trasforma questa stessa vita in un processo anemico
e 冠stratto Quest'inversione paradossale non mai stata pievidente che nell'opera di de Sade, in cui l'incondizionata
affermazione di una sessualitsvuotata delle ultime
vestigia di trascendenza spirituale trasforma quella sessualitin
un esercizio meccanico privo di qualunque passione sensuale.
Ma un'inversione simile si puriconoscere anche nello stallo
attuale dell'Ultimo Uomo, l'individuo postmoderno che respinge
come terroristici tutti gli obiettivi 前levatie si dedica alla
sopravvivenza, a riempire la sua vita di piccoli piaceri sempre pi raffinati e artificiali. Nella misura in cui 匍ortee 哉itadesignano
per l'apostolo Paolo due prospettive esistenziali (soggettive), e non fatti
卻ggettivi siamo quindi autorizzati a porre
con forza la stessa domanda di Paolo: chi oggi veramente 哉ivo Non pu darsi che siamo veramente 哉ivisolo se ci impegniamo con una tale
intensitda porci al di ldella 哀emplice
vita Non pudarsi che quando ci concentriamo sulla pura sopravvivenza,
anche se viene definita come 削ivertimento alla
fine perdiamo proprio la vita? Non pudarsi che l'attentatore
suicida palestinese sul punto di farsi esplodere (assieme ad altri) sia,
per assurdo, 厚ivivodel soldato americano impegnato in una guerra di
fronte allo schermo di un computer a centinaia di chilometri dal nemico, o
di uno yuppie di New York che
fa jogging sulla riva dell'Hudson per tenersi in forma? Oppure,
in termini di clinica psicoanalitica, non pudarsi che un'isterica
sia veramente viva nella sua permanente, eccessiva e provocatoria messa in
discussione della sua esistenza, mentre un ossessivo il modello perfetto
della scelta di una 哉ita nella morte Lo scopo ultimo dei rituali
compulsivi dell'ossessivo non cioquello di impedire alla 剃osadi accadere (dove la 剃osa proprio l'eccesso di vita)? La catastrofe di cui ha timore non
proprio che, alla fine, qualcosa gli accada veramente? Oppure, in termini
di processo rivoluzionario, non pudarsi che la
differenza tra leninismo e stalinismo sia, di nuovo, quella tra
vita e morte? C'un aspetto apparentemente marginale che definisce questo
punto: l'atteggiamento di base di un comunista
stalinista quello di seguire la giusta linea del partito contro
qualunque deviazione 削i destrao 削i sinistra in pratica di
mantenersi saldamente al centro. In chiaro contrasto con questa
prospettiva, per il vero leninismo c'alla fine dei conti
un'unica deviazione, quella centrista, quella di 冠ndare sul sicuro di
evitare in modo opportunista il rischio di 厚rendere posizionein modo
chiaro ed eccessivo. Per esempio, non c'era
alcuna 厚rofonda necessitstoricaper il repentino mutamento
della politica sovietica dal 剃omunismo di guerraalla 南uova
politica economicanel 1921: era solo un disperato zigzagare
strategico tra la linea di sinistra e quella di destra, tanto che
Lenin stesso ammise nel 1922 che i bolscevichi avevano compiuto 咨utti gli
errori possibili Queste 厚rese di posizioneeccessive, questo continuo
squilibrio di alternanze alla fin fine
la vita (politica rivoluzionaria) stessa: per un leninista il vero
nome della destra controrivoluzionaria 剃entro, la paura di
introdurre uno squilibrio radicale nell'edificio sociale. E' quindi
un vero e proprio paradosso nietzschiano che il grande sconfitto di questa
apparente affermazione della Vita contro tutte le
Cause trascendenti sia proprio la vita reale. Quel che rende la
vita 削egna di essere vissutaesattamente l'eccesso di vita:
la consapevolezza che esiste qualcosa per cui si pronti a rischiare la
propria vita (possiamo chiamare questo eccesso 勁ibert鉬, 卻nore
削ignit鉬, 冠utonomia eccetera). Solo quando
siamo disposti a correre questo rischio siamo veramente vivi.

Chesterton (1909, p. 9) chiarisce questo aspetto a proposito del
paradosso del coraggio:

Un soldato circondato dai nemici, se vuole trovare una via di scampo, deve
unire un forte desiderio di vivere a un misterioso disinteresse per la
morte. Non deve limitarsi ad aggrapparsi alla vita, perchcossarebbe
solo un codardo, e non avrebbe scampo. Non deve
limitarsi ad aspettare la morte, altrimenti sarebbe un suicida, e non
avrebbe scampo. Deve inseguire la vita con un atteggiamento di furiosa
indifferenza nei suoi riguardi. Deve desiderare la vita come
fosse acqua, e tuttavia bere la morte come fosse vino.

Il punto di vista dell'Ultimo Uomo 厚ost-metafisicointento a
sopravvivere si rivela essere lo spettacolo anemico di una vita
che si trascina come la propria ombra. E' entro quest'orizzonte
che si dovrebbe giudicare il crescente rifiuto della nostra epoca
per la pena di morte, e quel che dovremmo essere in grado di
identificare la 剎iopoliticanascosta che sostiene quel rifiuto.
Quelli che sostengono che 勁a vita sacrae la difendono dalla
minaccia delle forze trascendenti che cercano di schiacciarla, alla
fine propugnano un mondo sotto controllo, in cui vivremo senza dolore, in
piena sicurezza... e annoiati a morte(Hitchens
2001, p. 34), un mondo in cui, in nome del suo stesso obiettivo
ufficiale (una lunga vita appagante) tutti i veri piaceri sono proibiti
oppure strettamente controllati (il fumo, le droghe, il cibo...).
Salvate il soldato Ryan di Spielberg l'esempio pirecente di
questo atteggiamento da sopravvivenza verso la morte, con la
sua rappresentazione 削emistificantedella guerra come massacro insensato
che nulla puveramente giustificare, e che in
quanto tale fornisce la miglior giustificazione della dottrina militare
propugnata da Colin Powell della 厚erdita zero sul nostro
fronte Di conseguenza, non possiamo essere accusati di mischiare
indebitamente la 削ifesa dell'Occidentedichiaratamente
razzista del fondamentalismo cristiano con la versione tollerante
e liberal della 剋uerra al terrorismoche alla fine dei conti vuole
salvare gli stessi musulmani dalla minaccia fondamentalista: per
quanto possano essere importanti le differenze tra questi due
atteggiamenti, entrambi sono ingolfati nella medesima dialettica
autodistruttiva.
Ed sullo sfondo di questa impercettibile svolta della 剎iopoliticache
si dovrebbero interpretare diverse recenti affermazioni
politiche che hanno tutta l'apparenza di lapsus freudiani. Quando i
giornalisti gli hanno chiesto quali fossero gli obiettivi dei
bombardamenti americani in Afghanistan, Donald Rumsfeld in
un'occasione ha risposto: 雨eh, uccidere quanti pitalebani e
membri di Al Qaeda possibile Questa affermazione non costrasparente
come appare: lo scopo ordinario di un'operazione
militare quello di vincere la guerra, di costringere il nemico ad
arrendersi, e qualunque distruzione di massa in fondo un
mezzo per raggiungere quello scopo... La dichiarazione senza
mezzi termini di Rumsfeld (come altri aspetti, ad esempio lo status incerto
dei prigionieri afghani a Guantanamo) problematica
in quanto sembra fare riferimento diretto alla distinzione di
Agamben tra cittadino a tutti gli effetti e homo sacer che - pur
vivendo come essere umano - non fa parte della comunitpolitica. Qual lo
status di John Walker, il 咨alebano americano
Deve stare in una prigione americana oppure assieme ai talebani
prigionieri? Quando Donald Rumsfeld ha definito i talebani
剃ombattenti illegali(in contrasto ai 南ormaliprigionieri di
guerra) non stava semplicemente dicendo che sono illegali per
via delle loro azioni terroristiche criminali: quando un cittadino
americano commette un crimine grave come ad esempio un
omicidio, rimane a tutti gli effetti un 剃riminale legale La distinzione
tra criminali e non criminali non si sovrappone alla distinzione tra
cittadini 勁egalie quelli che in Francia chiamano
sans papiers. Gli esclusi non sono solamente i terroristi, ma anche tutti
quelli che stanno all'estremitfinale della filiera degli
aiuti umanitari (ruandesi, bosniaci, afghani): l'homo sacer di oggi il
destinatario privilegiato della biopolitica umanitaria, chiunque sia privato della sua piena umanitattraverso lo stesso
paternalismo con cui ci si prende cura di lui. Si dovrebbe
quindi accettare il paradosso per cui i campi di concentramento
e i campi profughi per la distribuzione degli aiuti umanitari sono
i due versanti (uno 哎manoe l'altro 削isumano della stessa
matrice formale socio-logica. In entrambi i casi vale la crudele
battuta tratta da Vogliamo vivere! di Ernst Lubitsch: quando gli
chiedono notizie dei campi di concentramento tedeschi in Polonia, l'Erhardt
del campo risponde secco: 俏oi facciamo il concentramento, i polacchi fanno
il campo3. In tutti e due i casi la
popolazione ridotta a oggetto di biopolitica. Non basta quindi
elencare la lista dei rappresentanti odierni dell'homo sacer: i
sans papiers in Francia, gli abitanti delle favelas in Brasile, gli
afro-americani dei ghetti negli Stati Uniti, gli 前xtracomunitariin
Italia, ecc. ecc. E essenziale completare questa lista con il versante
umanitario: forse quelli che sentiamo essere i destinatari
degli aiuti umanitari sono la miglior raffigurazione dell'homo sacer di
oggi.
La prova definitiva di questa logica dell'homo sacer si avuta
quando, ai primi di marzo 2002, i talebani e le forze di Al Qaeda
sopravvissute hanno sorpreso gli americani e i loro alleati
con una strenua difesa, costringendoli a una temporanea ritirata
e addirittura abbattendo un elicottero americano, violando cos il sacro principio della guerra senza perdite umane. Quello che
ha veramente impressionato del modo in cui la notizia stata
riportata dai mezzi di comunicazione americani stata l'incapacitdi
nascondere la sorpresa per il fatto che i talebani abbiano
risposto al fuoco, come se la prova definitiva che sono veramente dei
criminali terroristi (剃ombattenti illegali fosse costituita dalla
notizia che, quando gli si spara, i talebani rispondono al fuoco... Si pu cogliere lo stesso atteggiamento nel modo
in cui si raccontano gli accadimenti dai territori occupati: quando
l'esercito israeliano (in quelle che lo stesso Israele descrive
come operazioni di guerra) attacca le forze di polizia palestinesi
e distrugge in modo sistematico le infrastrutture palestinesi, le
iniziative di resistenza vengono riportate come conferma del fatto che le
azioni sono dirette contro dei terroristi. Questo paradosso si inscrive
nell'idea stessa di 剋uerra al terrorismo una
strana guerra in cui il nemico viene criminalizzato se solo si difende e
risponde al fuoco. Sta quindi emergendo una nuova figura, che non quella
del soldato nemico ma neppure quella
del criminale comune: i terroristi di Al Qaeda non sono soldati
nemici, ma piuttosto 剃ombattenti illegali Ma non sono neppure semplici
criminali: gli Stati Uniti si oppongono cioall'idea
che l'assalto al World Trade Centre dovrebbe essere considerato
come un'azione criminale apolitica. In breve, quella che sta
emergendo sotto la veste del Terrorista contro cui la guerra stata dichiarata proprio la figura del Nemico politico, escluso
dallo spazio politico legittimo.
Questa un'altra sfaccettatura del nuovo ordine globale: non
esistono pile guerre nel vecchio senso di conflitti regolati tra
stati sovrani in cui si applicano alcune chiare regole (il trattamento dei
prigionieri, il divieto di impiegare alcune armi, eccetera). Rimangono
invece due tipi di conflitto: lotte tra gruppi di
homo sacer, cio剃onflitti etno-religiosiche non rispettano le
regole dei diritti umani universali, non vengono conteggiate come guerre
vere e proprie, e richiedono l'intervento di 厚acifisti
umanitaridelle potenze occidentali, oppure attacchi diretti agli
Stati Uniti o ai suoi rappresentanti del nuovo ordine globale, nel
cui caso di nuovo non si tratta propriamente di guerre, ma semplicemente di
剃ombattenti illegaliche resistono in modo criminoso alle forze
dell'ordine universale. In questo secondo caso
non neppure possibile immaginare un'organizzazione umanitaria neutrale
come la Croce rossa che faccia da mediatrice tra le
parti in conflitto, che organizzi lo scambio dei prigionieri, e cos via. Una delle due parti (la forza globale dominata dagli Stati
Uniti) assume automaticamente il ruolo della Croce rossa, nel
senso che non si vede come uno dei contendenti, ma come un
agente mediatore di pace e di ordine globale che schiaccia alcune
specifiche ribellioni e, contemporaneamente, fornisce aiuti
umanitari alle 厚opolazioni locali Forse l'immagine perfetta del
trattamento della 厚opolazione localecome homo sacer quella dell'aereo
da guerra americano che vola nei cieli dell'Afghanistan: non si sa mai che
cosa lascercadere al suolo, se bombe
o pacchi di cibo... Questa bizzarra 剃oincidenza degli opposti ha raggiunto l'apice nell'aprile del 2002, quando Harald Nasvik,
un membro della compagine di destra del parlamento norvegese, ha proposto
George W. Bush e Tony Blair come candidati per
il premio Nobel per la pace, citando il loro ruolo decisivo nella
剋uerra al terrorismo oggi considerato la minaccia principale
alla pace: il vecchio slogan di 1984, 勁a guerra pace diventa
finalmente realt Forse il paradosso maggiore di questa situazione che
il principale 前ffetto collateraledella reazione occidentale quello di
attirare l'attenzione sulla sorte dei rifugiati
afghani e, piin generale, sulla catastrofica situazione alimentare e
sanitaria dell'Afghanistan cosche, a momenti, l'azione militare contro i
talebani viene presentata quasi come un mezzo per
garantire la consegna degli aiuti umanitari. Non esiste quindi
pil'opposizione tra guerra e aiuti umanitari: i due eventi sono
strettamente collegati, e lo stesso intervento pufunzionare
contemporaneamente su due piani. Il ribaltamento del regime
talebano viene presentato come parte di una strategia volta ad
aiutare il popolo afghano oppresso dai talebani (come ha detto
Tony Blair, forse dovremo bombardare i talebani per garantire il
trasporto e la distribuzione del cibo) 4.
Stiamo forse assistendo a una rinascita della vecchia distinzione
tra diritti umani e diritti del cittadino? Ci sono da un lato diritti
che appartengono a tutti i membri della specie umana (da rispettare anche
nel caso dell'homo sacer) e dall'altro l'insieme
piristretto dei diritti dei cittadini (di coloro il cui status regolato
per legge)? Ma non se ne ricava una conclusione piradicale - non potrebbe
essere che il vero problema non sia lo status
debole di quelli esclusi ma piuttosto il fatto che, al livello minimo,
siamo tutti前sclusinel senso che la nostra prospettiva pi elementare, il nostro grado zero, sia quello di essere oggetto
della biopolitica, e che gli eventuali diritti politici e di cittadinanza
ci vengano assegnati in un secondo momento, in base a
considerazioni strategiche di tipo biopolitico? Potrebbe essere
che proprio questa sia la conseguenza finale dell'idea di 厚ost-politica
Impiegare l'idea di homo sacer proposta da Agamben
risulta perproblematico in quanto questo concetto si inscrive
nella linea della Dialettica dell'illuminismo di Adorno e Horkheimer o in
quella del potere disciplinare e della biopolitica di Michel Foucault: i
diritti umani, la democrazia, le regole della legge eccetera, sono alla
fine ridotti a una maschera che nasconde
i meccanismi di disciplina della biopolitica, la cui espressione
picompiuta sono stati i campi di concentramento del XX secolo. In questo
caso l'alternativa soggiacente sembra essere quella
tra Adorno e Habermas: il progetto moderno della libert(politica) solo
una falsa apparenza la cui 哉erit鉬 costituita da
soggetti che hanno perduto l'ultima briciola di autonomia nella
loro totale immersione nel 匍ondo amministratodel tardo capitalismo;
oppure i fenomeni 咨otalitarisono semplicemente la
testimonianza del fatto che il progetto politico della modernit rimasto incompiuto. Eppure, non detto che l'intera questione
si situi completamente all'interno di questa alternativa tra una
analisi storico-politica 厚essimistae una 卻ttimista- la prima
che conclude che la societodierna quella in cui sta venendo
meno la separazione tra vita politica e vita ordinaria, e in cui si
afferma che il controllo e l'amministrazione della 哉ita ordinaria costituiscano l'essenza della vita politica in quanto tale, e la seconda
che concepisce il totalitarismo come un'accidentale 削eviazionedal
progetto illuminista, come un momento sintomatico in cui emerge proprio la
哉erit鉬 dell'illuminismo. Non potrebbe essere che si tratti dei due lati
della stessa medaglia,
che si basano sulla repressione/esclusione dello stesso tratto
traumatico?
La concezione totalitaria del 匍ondo amministrato in cui la
stessa esperienza della libertsoggettiva la forma in cui si
manifesta la soggezione ai meccanismi di disciplina, fondamentalmente il
risvolto fantasmatico osceno dell'ideologia (e
della pratica) 哎fficialepubblica dell'autonomia individuale e
della libert la prima deve accompagnare la seconda, completandola come il
suo doppio osceno che rimane nell'ombra, in
un modo che non punon ricordare direttamente la scena centrale di Matrix,
il film dei fratelli Wachowski: milioni di esseri
umani che conducono una vita claustrofobica dentro loculi pieni
d'acqua, tenuti in vita solo per generare l'energia (in forma di
elettricit necessaria a Matrix. Cosquando (alcuni de)gli esseri
umani si risvegliano dalla loro immersione nella realtvirtuale,
questo risveglio non significa un'apertura di fronte all'ampio
spazio della realtesterna ma, al primo impatto, la tremenda
presa di coscienza di questa chiusura, per cui ognuno di noi in realtsolo un organismo in uno stato semi-fetale, immerso
nel liquido prenatale... Questa totale passivitla fantasia nascosta che
sostiene la nostra esperienza cosciente di soggetti
attivi e autonomi, la perfetta fantasia perversa, l'idea che, nella parte
piriposta di noi stessi, non siamo che strumenti della
jouissance dell'Altro (Matrix), che ci succhia via la vita come fossimo
delle batterie. E questa proprio la stranezza del meccanismo: perch Matrix ha bisogno di energia umana? La spiegazione esclusivamente
energetica ovviamente priva di senso: Matrix avrebbe potuto trovare
facilmente un'altra, piaffidabile,
fonte di energia, che non avrebbe richiesto il complicatissimo
trucco della realtvirtuale approntata per milioni di individui.
L'unica risposta sensata che Matrix si nutre della jouissance
umana. Con il che siamo tornati alla tesi fondamentale di Lacan
secondo cui anche il Grande Altro, lungi dall'essere una macchina anonima,
ha bisogno di un costante afflusso di jouissance.
Ecco come dovremmo ribaltare la situazione presentata in
Matrix: quella che il film rappresenta come la scena del nostro
risveglio nella realtvera in effetti il suo esatto opposto, e
ciola fantasia fondamentale che sostiene il nostro essere.
In 俠e prix du progr鋊 uno dei frammenti che concludono la
Dialettica dell'illuminismo, Adorno e Horkheimer citano l'argomento di
Pierre Flourens, fisiologo francese dell'Ottocento,
contro l'uso dell'anestesia con il cloroformio: Flourens sosteneva che si
pudimostrare che questo anestetico agisce solo
sulla rete neurale della memoria. In pratica, mentre veniamo
squartati vivi sul tavolo operatorio sentiamo tutto il dolore che
ci viene causato, ma pitardi, al risveglio, ce ne siamo dimenticati...
Per Adorno e Horkheimer questa ovviamente la metafora perfetta del
destino della Ragione basata sulla repressione della natura: il suo corpo,
la parte naturale del soggetto,
sente tutto il dolore, ma a causa della repressione il soggetto
non lo ricorda. In cisi situa la perfetta vendetta della natura
per il nostro dominio su di essa: senza saperlo siamo le pi grandi vittime di noi stessi, e ci squartiamo vivi... Ma il tutto
puessere letto anche come il quadro della perfetta fantasia
dell'inter-passivit della Scena Altra in cui paghiamo il prezzo
per il nostro intervento attivo nel mondo. Non puesistere un
agente libero attivo senza questo supporto fantasmatico, senza questa Scena
Altra in cui si viene completamente manipolati dall'Altro. Forse il bisogno
caricaturale dei grandi dirigenti,
quelli che decidono il destino di migliaia di impiegati comuni,
di rifugiarsi nel giochino di farsi sottomettere come schiavi da
un padrone in scenette sado-masochistiche ha un fondamento
piserio di quel che non si creda...
Bisognerebbe accreditare all'analisi di Agamben tutto il suo carattere
radicale, che consiste nella messa in discussione del
concetto stesso di democrazia: la sua idea di homo sacer non
dovrebbe essere diluita nella versione di un progetto democratico radicale
il cui obiettivo sia la rinegoziazione o ridefinizione
dei confini dell'inclusione e dell'esclusione, cosche lo spazio
simbolico si possa aprire sempre pianche alle voci di quanti
sono esclusi dalla conformazione egemonica del discorso pubblico. E' questa
la chiave dell'interpretazione di Antigone offerta
da Judith Butler (2000, p. 40):

Il limite per cui si batte, un limite per cui non possibile battersi,
non possibile una rappresentazione traducibile, (...) la traccia di
una legalitalternativa che perseguita la sfera pubblica consapevole
come suo scandaloso futuro.

Antigone formula la sua richiesta a nome di tutti coloro che, come i sans
papiers nella Francia di oggi, sono privi di uno status
socio-ontologico pieno e compiuto, e la stessa Butler (2000,
p. 81) fa riferimento all'Homo Sacer di Agamben. Ecco perchnon
si dovrebbe definire ntroppo precisamente la prospettiva da
cui (in nome di chi) Antigone sta parlando, nl'oggetto della
sua richiesta: per quanto enfatizzi il ruolo unico di suo fratello,
questo oggetto non cosdefinito come potrebbe sembrare
(del resto lo stesso Edipo non suo fratell(astr)o?). La sua prospettiva
non esclusivamente femminile perchentra nel campo maschile degli affari
pubblici: rivolgendosi a Creonte, il capo
dello stato, parla come lui, appropriandosi della sua autoritin
modo perverso o spaesato. E non parla neppure in nome della
parentela, come diceva Hegel, dato che proprio la sua famiglia
incarna la corruzione estrema (l'incesto) del corretto ordine della
parentela. La sua richiesta quindi destabilizza i contorni fondamentali
della Legge, quel che la Legge include ed esclude.
Butler sviluppa la sua lettura in opposizione ai due principali interpreti,
non solo Hegel, ma anche Lacan. In Hegel il conflitto raffigurato come interno all'ordine socio-simbolico, come la tragica
frattura della sostanza etica: Creonte e Antigone incarnano i
suoi due componenti, lo stato e la famiglia, il Giorno e la Notte,
l'ordine legale umano e l'ordine divino sotterraneo. Lacan invece
sottolinea come Antigone, lungi dal rappresentare la parentela,
assuma la posizione limite del gesto stesso che istituisce l'ordine
simbolico, dell'impossibile grado zero della simbolizzazione,
ed per questo che incarna la pulsione di morte: mentre ancora viva, gimorta per quanto riguarda l'ordine simbolico,
esclusa dalle coordinate socio-simboliche. Secondo quella che
verrebbe quasi di chiamare una sintesi dialettica, Butler respinge
entrambi gli estremi (la collocazione da parte di Hegel del conflitto
all'interno dell'ordine socio-simbolico; la concezione lacaniana di
Antigone come incarnazione dell'estensione oltre il limite, del
raggiungimento dell'esterno di quell'ordine). Antigone minaccia l'ordine
simbolico esistente non solo dal suo esterno radicale, ma da una
prospettiva utopica che mira a una sua radicale riarticolazione. Antigone una 匍orta viventenon nel senso (che Butler attribuisce a Lacan) di
essere entrata nel misterioso regno infero situato al limite della Legge,
ma nel senso di
aver assunto pubblicamente una posizione insostenibile, una
posizione per cui non vi spazio nella sfera pubblica: non a
priori, ma solo rispetto al modo in cui questo spazio si struttura
ora, in condizioni specifiche e storicamente determinate.
Questa quindi la principale argomentazione di Butler contro
Lacan: la stessa radicalitdi Lacan (l'idea che Antigone si collochi
nell'esterno suicida dell'ordine simbolico) conferma quest'ordine, l'ordine
delle relazioni canoniche di parentela, affermando
implicitamente che la vera alternativa quella tra la Legge simbolica
delle relazioni di parentela (rigide e di tipo patriarcale) e
la sua trasgressione di tipo estatico in forma di suicidio. Ma non
ci potrebbe essere una terza possibilit Quella della riarticolazione
delle relazioni di parentela, di riconsiderare ciola Legge
simbolica come un insieme di regolamentazioni sociali contingenti e
passibili di cambiamento? Antigone parla a nome di tutte quelle richieste
sovversive 厚atologicheche aspirano a essere ammesse nello spazio
pubblico, ma se si identifica ciper
cui Antigone si batte con l'homo sacer, si perde la dimensione
fondamentale dell'analisi di Agamben: non c'spazio in Agamben per il
progetto 削emocraticodi 咬inegoziazionedel limite
che separa i cittadini a pieno titolo dagli homines sacri consentendo poco
alla volta alle loro voci di farsi sentire. La sua prospettiva invece
quella secondo cui, entro la 厚ostpoliticadei
nostri giorni, lo stesso spazio pubblico democratico una maschera che
nasconde il fatto che, alla fine, siamo tutti homines
sacri. Questo allora significa che Agamben condivide in pieno
l'opinione di quanti (come Adorno e Foucault) individuano come
fine segreto dello sviluppo delle nostre societil raggiungimento di una
chiusura totale del 匍ondo amministrato in cui tutti
saremo ridotti a oggetti della 剎iopolitica Pur se Agamben non
crede vi sia alcuna via d'uscita 削emocratica nella sua minuziosa lettura
di Paolo (Agamben 2000) afferma nuovamente in modo violento la dimensione
messianica 咬ivoluzionaria dove
messianica significa che la 哉ita ordinarianon costituisce pilo
spazio ultimo della politica. Detto altrimenti, l'atteggiamento
messianico di 冠spettare la fine dei tempisospende proprio il
ruolo centrale della 哉ita ordinaria mentre, in totale opposizione a
questa visione, la caratteristica principale della postpolitica
la riduzione della politica alla 剎iopolitica proprio nel senso
di amministrazione e regolazione della 哉ita ordinaria
Questa (cattiva) appropriazione del pensiero di Agamben solo
un caso di una lunga serie che esemplifica una tendenza del
mondo intellettuale 咬adicaleamericano (ancora pichiaro in
questo senso il caso di Foucault): ci si appropria del topos intellettuale
di provenienza europea (che originariamente sottolinea la chiusura di
qualunque progetto democratico di emancipazione) reinscrivendolo nel topos
opposto dell'espansione parziale ma graduale dello spazio democratico. Il
rovescio della medaglia di questa apparente radicalizzazione politica che
la stessa
pratica politica radicale viene a configurarsi come un processo
infinito che pudestabilizzare o spiazzare la struttura di potere,
ma senza essere veramente in grado di pregiudicarne l'uso in
modo efficace: l'obiettivo finale della politica radicale quello
di dislocare lentamente il limite dell'esclusione sociale, rafforzando gli
attori sociali esclusi (minoranze sessuali ed etniche)
grazie alla creazione di spazi marginali in cui possano articolare
e porre in questione le loro identit La politica radicale diventa
cosun'infinita parodia e una provocazione fasulla, un processo
graduale di reidentificazione in cui non ci sono vittorie finali n demarcazioni definitive. Ancora una volta, stato Chesterton a
formulare la critica pipungente di questo atteggiamento, nella
sua disamina della ghigliottina:

La ghigliottina ha molti peccati, ma, bisogna renderle questa giustizia,
non c'niente in lei di evoluzionista. L'argomento favorito degli
evoluzionisti trova la sua migliore risposta nella scure. L'evoluzionista
dice: 非ove tracciate la vostra linea? Il rivoluzionario risponde:
俠a traccio qui: esattamente tra capo e collo Deve esserci a un
certo momento un diritto e un torto astratto se un colpo dev'essere
dato; deve esserci qualche cosa d'eterno perchvi abbia a essere
qualche cosa di improvviso (Chesterton 1909, p. 164).

E' da questa prospettiva che si pucapire perchBadiou, il
咨eorico dell'Attoper antonomasia, debba far riferimento all'Eternit
l'atto concepibile solo come intervento dell'Eternit nel tempo. L'evoluzionismo storico conduce a un'infinita procrastinazione,
la situazione sempre troppo complessa, ci sono
sempre alcuni aspetti ulteriori da tenere in considerazione, il
conteggio dei pro e dei contro non giunge mai alla fine... Contro
questo atteggiamento, il passaggio all'atto implica un gesto di
radicale e violenta semplificazione, un taglio netto come quello
del nodo gordiano: il momento magico in cui il computo infinito
si cristallizza in un semplice 哀儢 o 南o
Se ci opponiamo a queste letture fuorvianti resistendo alla tentazione di
svuotare l'idea di homo sacer della sua vera radicalit siamo in grado di
interpretare in modo corretto gli appelli a
ripensare le idee moderne di dignitumana e libert che sono
stati messi in circolazione dopo l'11 settembre. A questo proposito, esemplare l'articolo di Jonathan Alter (2001) pubblicato
su 俏ewsweekcon il titolo E' tempo di pensare alla tortura e
dall'inquietante sottotitolo E' un mondo nuovo, e la sopravvivenza pu richiedere vecchie tecniche che sembravano fuori questione. Dopo aver
vezzeggiato l'idea israeliana di legittimare la
tortura fisica e psicologica in casi di estrema necessit(quando
sappiamo che un terrorista prigioniero possiede informazioni
che possono salvare centinaia di vite), e aver aggiunto alcune
frasi 南eutralidel tipo: 亟' evidente che la tortura in certi casi
funziona l'articolo si conclude in questo modo:

Non possiamo legalizzare la tortura: va contro i principi americani.
- Ma se vogliamo farci sentire contro le violazioni dei diritti umani
in
giro per il mondo, dobbiamo rimanere possibilisti rispetto ad alcune
misure per combattere il terrorismo, come gli interrogatori di tipo
psicologico approvati dal tribunale. E dovremo pensare all'eventualitdi
consegnare alcuni sospetti ai nostri alleati meno schizzinosi di
noi, anche se questo puapparire ipocrita. Del resto nessuno ha
mai detto che sarebbe stata una passeggiata (Alter 2001, p. 45).

L'oscenitdi queste affermazioni lampante. Per prima cosa,
perchmai impiegare l'attacco alle torri gemelle come scusa?
Non ci sono di continuo nel mondo crimini ben piorribili? Secondo, che
cosa c'di nuovo in queste affermazioni? La CIA non
ha insegnato per decenni la pratica della tortura agli alleati militari in
America latina e nel Terzo Mondo? Se per questo, l'ipocrisia sta durando
da decenni... Anche l'argomento di Alan Derschowitz citato come 勁iberal invece sospetto: 俏on sono a
favore della tortura, ma se ci dev'essere allora deve avere l'approvazione
del tribunale La logica sottostante (dato che comunque lo faremo, meglio rendere la tortura legale in modo
da evitare gli eccessi!) estremamente pericolosa: dlegittimit alla tortura e quindi apre nuove possibilitper ulteriori torture
illecite. Quando, seguendo il suo ragionamento, Derschowitz sostiene che se
si tortura 匍entre il timer ha iniziato il conto alla
rovesciacinon costituisce una violazione dei diritti del prigioniero in
quanto accusato (l'informazione ottenuta tramite tortura
non verrebbe usata in tribunale, e l'atto di torturare non avrebbe
l'intenzione di punire, ma solo di prevenire un eccidio giin
corso di realizzazione), la premessa sottostante ancora pi sconcertante: allora consentito torturare qualcuno non per punirlo, ma
solo perchsa qualcosa? Perchallora non rendere legale anche la tortura
di quei prigionieri di guerra che magari
possiedono informazioni che potrebbero salvare la vita a centinaia di
nostri soldati? Contro l'卻nest鉬 liberal di Derschowitz
tanto vale rimanere attaccati all'apparente 勇pocrisa certo, si
pubenissimo immaginare la scena in cui, di fronte al classico
厚rigioniero che sae le cui informazioni possono salvare migliaia di
persone, si dovrebbe far ricorso alla tortura. Ma anche
in questo caso (o meglio: proprio in questo caso) assolutamente
fondamentale che questa scelta disperata non venga elevata al rango di
principio universale. Assecondando l'inevitabile
e orribile impellenza del momento, ci si dovrebbe limitare a farlo. Solo in
questo modo, proprio tramite l'impossibilito il divieto di elevare a
principio universale quel che abbiamo dovuto
fare, potremo preservare il senso di colpa, la consapevolezza
dell'inammissibilitdi quel che abbiamo fatto.
Quindi queste discussioni, questi appelli a 咬imanere possibilisti
dovrebbero essere per un autentico liberal il segnale che i
terroristi stanno vincendo. E in un certo senso pezzi come quello di Alter,
che non difendono direttamente la tortura ma la introducono come legittimo
argomento di discussione, sono addirittura pidannosi di un'esplicita
dichiarazione a favore: mentre
- almeno in questa fase - l'esplicita dichiarazione a favore sarebbe troppo
sconvolgente e quindi verrebbe rifiutata, la semplice introduzione della
tortura come argomento di discussione ci
consente di accarezzare l'idea pur continuando ad avere la coscienza a
posto (剃erto che sono contro la tortura, ma non fa
male a nessuno finchse ne parla!. Questa legittimazione della tortura
come argomento di discussione modifica lo sfondo
delle presupposizioni ideologiche e delle opzioni in modo ben
piradicale di qualunque appello diretto: trasforma l'intero
campo mentre, senza questo cambiamento, l'appello diretto rimane un punto
di vista eccentrico. Si tratta in questo caso del
problema delle presupposizioni etiche fondamentali: si puovviamente
legittimare la tortura in caso di vantaggi a breve termine (salvare
centinaia di vite) ma quali sono le conseguenze a
lungo termine per il nostro universo simbolico? Dove poniamo il
limite? Perchnon torturare i criminali incalliti, o un genitore
che ha sottratto un figlio alla tutela del partner divorziato? L'idea che -
una volta liberato il genio dalla lampada- la tortura
possa essere mantenuta entro un 咬agionevole livello la peggiore delle
illusioni democratiche, se non altro perchl'esempio
del timer che ha iniziato il conto alla rovescia fuorviante: la
gran parte delle torture non vengono inflitte per risolvere casi di
questo tipo, ma per ragioni completamente diverse (per punire
o piegare psicologicamente il nemico, per terrorizzare la popolazione da
sottomettere, eccetera). Qualunque prospettiva etica
coerente deve rifiutare senza indugi questo atteggiamento pragmatico o
utilitarista. Alla fine di tutto, ci assale di nuovo la tentazione di fare
un piccolo esperimento mentale: immaginiamoci
un giornale arabo che sostiene l'eventualitdi torturare dei prigionieri
americani, e pensiamo alla ridda di commenti sulla barbarie del
fondamentalismo e sulla mancanza di rispetto per i diritti umani che ne
scaturirebbe! Ovviamente dovremmo essere
consapevoli del fatto che la nostra avversione per la tortura,
ciol'idea che la tortura sia contro la dignitdi un essere umano in
quanto tale, sorta dalla stessa ideologia del capitalismo
moderno, cioche la critica del capitalismo una conseguenza
delle dinamiche ideologiche del capitalismo stesso, e non di un
confronto con qualche unitdi misura esterna.
Invece di essere stato un episodio singolo, l'argomento della
tortura ha continuato a circolare nel 2002: quando, agli inizi di
aprile, gli americani hanno catturato Abu Zubaydah, considerato
il numero due di Al Qaeda, i mezzi di comunicazione hanno discusso senza
giri di parole la questione se dovesse o meno essere torturato. In una
dichiarazione trasmessa dalla NBC il 5
aprile lo stesso Donald Rumsfeld ha dichiarato che per lui hanno la
precedenza le vite degli americani, e non i diritti umani di
un pezzo grosso del terrorismo, e ha criticato duramente i giornalisti per
aver espresso preoccupazione per le sorti di Zubaydah. Rumsfeld ha in
questo modo spianato la strada in modo
netto alla tortura. Lo spettacolo perpitriste l'ha offerto Alan
Derschowitz che, volendo fornire una replica liberal a Rumsfeld,
mentre ha accettato la tortura come legittimo argomento di discussione, ha
in pratica sostenuto le stesse argomentazioni dei
formalisti che alla conferenza di Wahnsee si opposero allo sterminio degli
ebrei. Le sue riserve riguardavano due aspetti particolari: 1) il caso di
Zubaydah non un caso evidente di 咨imer
innestato non ciodimostrato che conosca effettivamente i
dettagli di uno specifico e imminente attacco terroristico di massa che
possa essere evitato grazie alle informazioni strappate
con la tortura; 2) la tortura nei suoi confronti non avrebbe alcuna
copertura legale, dato che per garantirsi questo punto si dovrebbe prima di
tutto aprire un dibattito pubblico e poi emendare la costituzione e
dichiarare pubblicamente a quali condizioni gli Stati Uniti cessano di
rispettare la convenzione di Ginevra
che regola il trattamento dei nemici prigionieri... Certo che non
avremmo potuto immaginare un fiasco etico piclamoroso per
il pensiero liberal.
Il riferimento a Wahnsee non per nulla iperbolico. Se dobbiamo credere al
documentario sceneggiato di HBO sulla conferenza di Wahnsee, un vecchio
avvocato conservatore che vi partecipava, sconvolto dalle conseguenze delle
misure proposte (milioni di ebrei liquidati illegalmente) protest 俑a io
ho visto il
Frer la settimana scorsa, e mi ha giurato solennemente che
neppure un ebreo subirillegalmente alcuna violenza! Heinrich
Heydrich, che presiedeva la conferenza, lo fissnegli occhi e,
con un falso sorriso, gli rispose: 亟 io sono sicuro che se gli
porrete nuovamente la stessa domanda vi fornirnuovamente la
stessa rassicurazione! Il giudice turbato aveva colto l'aspetto
centrale, che cioil discorso nazista operava su due piani, quello delle
affermazioni esplicite era completato da un lato osceno
non riconosciuto. Se ci basiamo sugli atti pervenuti fino a noi,
lungo tutta la conferenza questo fu l'argomento del contendere
tra i dirigenti dell'ala dura e i 勁egalisticome il giudice che ebbe il
compito di redigere le leggi razziali di Norimberga: se da
un lato sottolineava il suo odio verso gli ebrei, dall'altro insisteva che
non c'era una vera base legale per le misure radicali di
cui si stava discutendo. Per i 勁egalistiil problema non era costituito
dalla natura dei provvedimenti, tanto meno dall'antisemitismo in quanto
tale, ma dalla preoccupazione che le disposizioni non avessero un'adeguata
copertura legale, temevano cio di trovarsi di fronte all'abisso di una decisione non garantita dal
Grande Altro della Legge, dalla finzione legale della legittimazione. Oggi,
con la regolamentazione postpolitica della vita dell'homo sacer
quest'ultima riserva dei legalisti nazisti venuta a cadere: non pi necessario coprire i provvedimenti amministrativi con il Grande Altro
legale.
Un imprevisto precursore di questa biopolitica paralegale in cui
provvedimenti di tipo amministrativo stanno poco alla volta sostituendo il
ruolo della Legge, stato il regime autoritario di
Alfredo Stroessner nel Paraguay negli anni Sessanta e Settanta,
che ha portato la logica dello stato di emergenza a un livello di
incomparabile assurdit Durante il regime di Stroessner il Paraguay era -
dal punto di vista del sistema costituzionale - una
南ormaledemocrazia parlamentare che garantiva tutte le libert Dato per che (come sosteneva Stroessner) viviamo tutti in
una situazione d'emergenza a causa della battaglia mondiale
tra liberte comunismo, la piena attuazione della costituzione
venne procrastinata all'infinito e si proclamun permanente
stato d'emergenza, che veniva sospeso solo per un giorno ogni
quattro anni, il giorno delle elezioni, di modo che potesse avere luogo una
libera competizione elettorale, che legittimava il
governo del partido colorado di Stroessner con una maggioranza del novanta
percento, degna di tanta opposizione comunista... L'aspetto paradossale era
che lo stato d'emergenza era la
condizione normale, mentre le 南ormalilibertdemocratiche
erano l'eccezione realizzata solo per un tempo brevissimo...
Non potremmo dire che questo bizzarro regime non ha fatto altro che
applicare con largo anticipo le conseguenze piestreme
di una tendenza chiaramente percepibile nelle nostre societliberal-
democratiche in seguito agli eventi dell'11 settembre? Non
siamo oggi immersi in una retorica dello stato di emergenza
globale nella lotta al terrorismo che rende sempre piaccettabili le
sospensioni dei diritti legali e di altro tipo? Quel che di
cattivo auspicio nella recente affermazione di John Ashcroft che
勇 terroristi usano la libertamericana come un'arma contro di
noiovviamente la conclusione implicita, secondo cui, per difenderci
veramente, dovremmo limitare le nostre libert.. Le affermazioni pubbliche
estremamente impegnative da parte dei
vertici dell'amministrazione americana, soprattutto quelle di Donald
Rumsfeld e John Ashcroft, ma anche le manifestazioni di
厚atriottismo americanodopo l'11 settembre, puntano tutte
chiaramente verso una logica dello stato d'emergenza: la regola
della legge viene in linea di principio sospesa, allo stato dovrebbe essere
consentito di affermare la propria sovranitsenza 前ccessivelimitazioni
legali dato che, come ha detto il presidente Bush subito dopo l'11
settembre, l'America in guerra.
Il problema invece che l'America ovviamente non in guerra,
almeno non nel vecchio senso convenzionale del termine (per
la maggioranza, la vita quotidiana prosegue regolarmente, e la
guerra rimane una questione che riguarda esclusivamente le
istituzioni statali). La stessa distinzione tra essere in guerra o
in pace viene cosa confondersi, e ci troviamo alle soglie di
una fase in cui anche un periodo di pace puessere contemporaneamente uno
stato d'emergenza. Questi paradossi forniscono anche la chiave d'accesso
per comprendere quale sia la
relazione tra le due logiche dello stato d'emergenza, l'odierna
emergenza liberal-totalitaria della 剋uerra al terrorismoe il vero stato
d'emergenza rivoluzionario, in quella che Paolo chiamava l'emergenza
dell'approssimarsi della 剌ine dei tempi
Questa relazione chiara: quando un'istituzione statale proclama lo stato
d'emergenza, lo fa sempre come parte di un tentativo disperato di evitare
la vera emergenza e di tornare allo
哀tato normale delle cose Basta pensare a una caratteristica
tipica delle dichiarazioni reazionarie di 哀tato d'emergenza sono tutte
dirette contro il sollevamento popolare (il 剃aos e
presentate con l'intento di riportare alla normalit In Argentina,
Brasile, Grecia, Cile, Turchia, l'esercito proclamlo stato d'emergenza
per tenere a freno il 剃aosdella politicizzazione generale: 侶uesto clima
di esaltazione deve finire, la gente deve
tornare alle normali occupazioni, il lavoro deve riprendere! I
proclami reazionari sullo stato d'emergenza sono quindi una difesa
disperata contro il vero stato d'emergenza...
Seguendo la stessa linea argomentativa, dovremmo essere in
grado di cogliere la vera novitcostituita dalla lista dei sette
stati che gli USA considerano possibili obiettivi di un attacco
nucleare (non solo Iraq, Iran e Corea del Nord, ma anche Cina e
Russia): non la lista in quanto tale a suscitare un problema,
ma il principio sottostante, e cioil superamento della regola
aurea della guerra fredda, secondo cui entrambe le superpotenze
dichiaravano pubblicamente che per nessuna ragione avrebbero usato per
prime le armi nucleari. L'uso di armi atomiche
avrebbe condotto a una sicura distruzione reciproca e questo,
paradossalmente, impedai conflitti di superare una certa scala.
Gli Stati Uniti hanno ora rinunciato a questo impegno dichiarandosi pronti
a usare per primi le armi nucleari nel quadro della
guerra al terrorismo, e hanno perciannullato lo scarto tra
guerra ordinaria e guerra nucleare, riposizionando quindi l'uso
delle armi atomiche nel concetto di 剋uerra ordinaria Verrebbe
quasi da porre la situazione in termini di filosofia kantiana: un
tempo armi 咨rascendentali(addirittura noumeniche), la cui minaccia
poneva un limite alla guerra 前mpirica le armi nucleari
sono state ridotte a ennesimo elemento 厚atologicoempirico
dello stato di guerra.
Un ulteriore aspetto dello stesso mutamento di rotta: nel febbraio del 2002
stato annunciato il progetto (subito accantonato) di aprire un'冠genzia
di influenza strategicache avrebbe tra
l'altro avuto il compito esplicito di diffondere menzogne nei media
stranieri per sostenere l'immagine degli Stati Uniti nel mondo. Oltre al
problema costituito dall'ammissione esplicita dell'uso della menzogna,
questo tipo di agenzia si trova ad affrontare
una difficoltsimile a quella esemplificata da questa affermazione: 俟e
c'qualcosa peggiore di un uomo che mente, un uomo incapace di sostenere
le bugie che dice! La frase si riferisce alla reazione di una donna di
fronte al suo amante, che voleva fare sesso con lei in qualunque modo
tranne che con la
penetrazione diretta. In questo modo l'uomo voleva garantirsi la
possibilitdi non mentire dicendo alla moglie di non aver avuto
rapporti sessuali con un'altra donna: voleva insomma comportarsi come
Clinton. La donna aveva perfettamente ragione affermando che in un caso del
genere una menzogna spudorata (dire alla moglie di non avere rapporti
sessuali) sarebbe stata ben
pionesta di questa strategia prescelta di mentire fingendo di
dire la verit Non bisogna quindi stupirsi se il progetto stato
ben presto abbandonato: un'agenzia governativa che annuncia
che il suo obiettivo tra l'altro quello di raccontare bugie un
progetto che si vanifica da s Questo significa ovviamente che
lo spargimento di menzogne continuertranquillamente (l'idea
di un'agenzia governativa dedicata esplicitamente a questo scopo era in
qualche modo troppo onesta) e che il progetto doveva
essere messo da parte proprio per consentire un'efficace diffusione delle
menzogne.
La lezione che in questo caso possiamo trarre da Carl Schmitt che il confine tra amici e nemici non mai la pura constatazione di una
differenza fattuale: il nemico sempre (almeno fino a
un certo punto) invisibile per definizione, sembra uno di noi,
non puessere riconosciuto direttamente, e questa la ragione
per cui il grande problema (e insieme il compito) della lotta politica quello di fornire/costruire un'immagine riconoscibile del
nemico. Tra parentesi, questo chiarisce anche perchgli ebrei
costituiscano il nemico per antonomasia: non solo nascondono
la loro vera immagine o il loro vero profilo, ma addirittura non
si riesce a trovare nulla al di sotto delle loro false apparenze.
Gli ebrei mancano di quella 剌orma interioretipica di qualunque vera
identitnazionale: sono una non-nazione tra le nazioni, la loro sostanza
nazionale sta proprio nella mancanza di una
sostanza, in un'infinita plasticitpriva di forma... In breve, il
咬iconoscimento del nemicosempre una pratica performativa
che, diversamente da quel che appare, porta alla luce o costruisce il 哉ero
voltodel nemico. Schmitt si riferisce in questo caso
alla categoria kantiana della Einbildungskraft, il potere trascendentale
dell'immaginazione: per poter riconoscere il nemico non
sufficiente poterlo sussumere concettualmente entro categorie
preesistenti, e bisogna 哀chematizzarela figura logica del Nemico,
dotandola di tratti sensibili concreti che ne fanno l'obiettivo appropriato
di odio e di lotta.
Dopo il 1990, con il collasso degli stati comunisti che avevano
incarnato l'immagine del Nemico durante la guerra fredda, il potere
occidentale di immaginazione ha attraversato un decennio
di confusione e inefficienza, alla ricerca di 哀chematizzazioni adatte della figura del Nemico, passando dai boss dei cartelli
del narcotraffico ai vari signori della guerra dei cosiddetti 哀tati
canaglia(Saddam, Noriega, Aidid, Milosevic'...) senza riuscire a
stabilizzarsi su un'immagine centrale. Solo con l'11 settembre
quest'immaginazione ha finalmente recuperato la sua capacit costruendo l'immagine di bin Laden, il fondamentalista islamico,
e di Al Qaeda, la sua rete 勇nvisibile Cisignifica inoltre che le
nostre democrazie pluraliste e tolleranti continuano a essere radicalmente
哀chmittiane continuano cioa basarsi sulla Einbildungskraft politica
per poter disporre della figura adatta a rendere visibile l'invisibile
Nemico. Invece di sospendere la logica
binaria Amico/Nemico, il fatto che questo Nemico sia definito come
l'oppositore fondamentalista della tolleranza pluralista aggiunge al tutto
un tono riflessivo. Il prezzo per questa 咬inormalizzazioneovviamente
che la figura del Nemico subisce un
mutamento fondamentale: non pil'impero del Male, cio un'altra entitterritoriale (uno stato o un gruppo di stati), ma
una rete mondiale illegale, segreta, quasi virtuale, in cui l'illegalit (la criminalit coincide con il fanatismo etico-religioso di tipo
剌ondamentalista e dato che questa entitnon ha uno statuto legale
positivo questa nuova configurazione implica la fine
di quel diritto internazionale che, almeno a partire dalla modernit aveva
regolato le relazioni tra stati.
Quando il Nemico serve da 厚unto di sutura(il lacaniano point
de capiton) del nostro spazio ideologico, ciavviene per unificare la
moltitudine degli oppositori politici reali con cui ci confrontiamo nelle
nostre battaglie. Coslo stalinismo negli anni
Trenta costruil soggetto del 剃apitalismo monopolista imperialistaper
dimostrare che i fascisti e i socialdemocratici (i 哀ocialfascisti erano
剋emelli, le due mani del capitalismo monopolista Il nazismo costrua
sua volta il 剃omplotto plutocratico-bolscevicocome soggetto che
minacciava il benessere della nazione tedesca. Capitonnage l'operazione
per mezzo di cui
identifichiamo/costruiamo un unico soggetto che di fatto 咨ira le
filaoltre la moltitudine degli oppositori concreti. Non succede
oggi esattamente lo stesso nella 剋uerra al terrorismo La figura del
terrorista Nemico non anche la condensazione di due
opposte figure, il 剌ondamentalistareazionario e il resistente di
sinistra? Il titolo dell'articolo di Bruce Barcott apparso sul 俏ew
York Time Magazineil 7 aprile 2002 (il colore del terrorismo
domestico verde) la dice lunga: i colpevoli non sono i fondamentalisti di
destra responsabili della strage di Oklahoma e con tutta probabilit-
delle lettere all'antrace, ma i verdi, che
non hanno mai ucciso un essere umano.
L'aspetto veramente sinistro che soggiace a tutti questi fenomeni l'universalizzazione metaforica del significante 咨errore La campagna
della televisione americana contro la droga
della primavera 2002 recitava il seguente slogan: 侶uando
comperi la droga finanzi i terroristi! il 咨errorequindi stato poco
alla volta elevato all'equivalente universale nascosto
di tutti i mali sociali.
Note.

1. Cfr. Doug Richmond (1999). Questo libro appartiene a una serie di
manuali pratici
che formano in sostanza il divertente doppio osceno dei manuali 哎fficiali come
quelli di Dale Carnegie. Si tratta di libri che affrontano in modo diretto
i nostri desideri inaccettabili dal punto di vista pubblico, per cui altri
titoli della stessa collana sono: Coloro che mentono hanno successo,
Tecniche avanzate di tradimento e
diffamazione, tattiche di ritorsione, Come tenere il vostro partner sotto
controllo
eccetera.
2. Per questo paragrafo sono in debito con Alain Badiou (intervento al
convegno
Paul and Modernity UCLA, 14-16 aprile 2002).
3. Potremmo dire che lo stesso principio si applica al crollo della Enron
nel gennaio
del 2002, che puessere letto come un ironico esempio dell'idea di
哀ocietdel
rischioMigliaia di impiegati che hanno perso il lavoro e i loro risparmi
erano sicuramente soggetti al rischio, ma in pratica non avevano alcuna
scelta, e il rischio
appariva loro come un aspetto del destino. Quelli invece che avevano il
polso della situazione reale del rischio, e in pila possibilitdi
intervenire (i membri del
gruppo dirigente), hanno ridotto al minimo il rischio incassando le azioni
prima
della bancarotta. I rischi e le possibilitdi scelta effettive erano
quindi distribuiti
in modo del tutto equo: a proposito del luogo comune che la nostra societ quella delle scelte rischiose, potremmo dire che gli uni (i dirigenti della
Enron) fanno le scelte, mentre gli altri (i comuni impiegati) si addossano
i rischi...
4. Quel che si dovrebbe fare analizzare l'opposizione tra Nuovo Ordine
Mondiale
e il suo nemico Fondamentalista secondo il modello della famosa analisi di
Hegel
dell'opposizione tra illuminismo e fede nella sua Fenomenologia dello
Spirito, in
cui dimostra la loro occulta complicit identitaddirittura, il modo cio in cui i
due poli non solo si sostengono a vicenda, ma addirittura riproducono l'uno
la
struttura dell'altro. Oggi, il Nuovo Ordine Mondiale si pone come
l'universo tollerante delle differenze, della coesistenza di culture
particolari, mentre il Nemico viene dipinto come fanatico, intollerante,
settario.
Capitolo quinto. Dall'homo sacer al prossimo tuo.

Come ha pivolte sottolineato Freud, la caratteristica ansiogena dei sogni
in cui chi sogna si trova nudo in mezzo alla gente, che stranamente
nessuno sembra interessarsi alla nudit del protagonista, e tutti continuano a comportarsi come se
nulla fosse... Nel 1992, a Berlino, ho assistito a un'orribile scena di
ordinaria violenza razzista in una situazione molto simile. A prima vista,
mi sembrava che sul marciapiede opposto un
tedesco e un vietnamita stessero eseguendo qualche buffo
gioco che consisteva nel danzare uno attorno all'altro, e mi ci
volle un po' per capire che ero testimone di un vero e proprio
caso di assalto razzista: ovunque il titubante e spaventato
vietnamita provasse a dirigersi, il tedesco gli bloccava la strada,
mostrandogli cosche a Berlino non c'un posto o una direzione dove lui
possa andare. La ragione del mio iniziale
fraintendimento era stata duplice. La prima fu il fatto che il tedesco
aveva compiuto il suo attacco in una forma stranamente
codificata, rispettando certi limiti, senza spingersi direttamente
ad attaccare il vietnamita sul piano fisico: in pratica non giunse mai a
toccarlo, e si era limitato a bloccargli la via. La seconda ragione fu
ovviamente il fatto che la gente che passava
di l(l'episodio accadeva in una strada affollata, non certo in
un angolo nascosto!) semplicemente ignor- o, meglio, finse
di ignorare - quel che stava avvenendo, passando oltre in fretta senza
alzare lo sguardo, come se non stesse succedendo
nulla di speciale. La differenza tra questo assalto 匍orbidoe
un brutale attacco fisico da parte di uno skinhead neonazista
tutto quel che sopravvive della distinzione tra civilte barbarie? In un
certo senso, non possiamo dire che l'assalto
匍orbidosia stato addirittura peggiore, in quanto ha permesso ai passanti
di ignorarlo e accettarlo come un fatto ordinario, atteggiamento che non
sarebbe stato possibile nel caso di
un attacco fisico diretto? Verrebbe da dire che quando siamo
portati a trattare l'altro come homo sacer si mette in atto un'ignoranza
omologa, una specie di epochetica: come possiamo sfuggire a questo
atteggiamento?
In gennaio e febbraio 2002 accaduto un evento straordinario
in Israele: centinaia di riservisti si sono sistematicamente rifiutati di
prestare servizio nei territori occupati. Questi refuseniks,
come vengono chiamati, non sono semplicemente dei 厚acifisti nelle loro
dichiarazioni pubbliche sottolineano di aver fatto il loro dovere
combattendo per Israele nelle guerre contro
gli stati arabi, guerre in cui alcuni di loro hanno ricevuto riconoscimenti
al merito. Quello che affermano con semplicit(c' sempre qualcosa di semplice in un atto etico) 1 che non possono accettare
di combattere 厚er dominare, espellere, affamare e umiliare un intero
popolo Le loro dichiarazioni sono confortate da descrizioni dettagliate
delle atrocitcommesse dalle
forze della difesa israeliana, dall'omicidio di minori alla distruzione di
proprietpalestinesi. Ecco come Gil Namesh racconta
la 哀ituazione da incubo nei territorisul sito internet di quanti
protestano (seruv.org.il):

I miei amici, che hanno costretto un vecchio a umiliarsi, che hanno
ferito bambini, maltrattato delle persone per divertimento, e che dopo se
ne sono vantati, ridendo di questa orribile barbarie... Non sono sicuro di
volerli chiamare ancora amici. Hanno accettato di perdere la loro umanit
non per pura cattiveria, ma perchagire in altro modo sarebbe troppo
difficile.

Diventa allora percepibile un certo tipo di realt la realtdi centinaia
di piccole (e non cospiccole) umiliazioni quotidiane cui
vengono sottoposti i Palestinesi, di come loro e perfino gli arabi
israeliani (ufficialmente cittadini a pieno titolo dello stato d'Israele)
siano sfavoriti nelle concessioni di acqua, alloggi, eccetera.
Ma ancora piimportante la sistematica 匍icropoliticadi umiliazioni
psicologiche: i palestinesi sono trattati fondamentalmente
come bambini cattivi che devono essere ricondotti sulla retta via
a forza di dura disciplina e punizioni. Si pensi solamente alla ridicola
situazione per cui si bombardano le forze di sicurezza palestinesi e allo
stesso tempo si pretende da loro che riescano a
sgominare i terroristi di Hamas. Come si pupensare che quegli
agenti di sicurezza mantengano un minimo di autoritagli occhi
della popolazione palestinese, se vengono umiliati quotidianamente con
questi attacchi e, soprattutto, con la pretesa che si limitino a subirli,
dato che se provano a difendersi e a rispondere
al fuoco vengono a loro volta tacciati di terrorismo? Verso la fine
di marzo 2002 la situazione aveva raggiunto il massimo del ridicolo, quando
ad Arafat, bloccato e isolato in tre stanze nella sua
sede di Ramallah, veniva allo stesso tempo richiesto di fermare il
terrorismo come se avesse il pieno potere sui palestinesi... In
breve, nel modo in cui Israele tratta l'autoritpalestinese (attaccandola
dal punto di vista militare ma pretendendo contemporaneamente che si liberi
dei terroristi al suo interno) si punotare
un tipo di paradosso pragmatico per cui il messaggio esplicito
(l'ingiunzione a fermare il terrorismo) viene sovvertito dal messaggio
implicito contenuto nel modo stesso in cui viene veicolato il messaggio
esplicito. E' del tutto evidente che l'autoritpalestinese viene di
conseguenza a trovarsi in una posizione insostenibile: dovrebbe imporre
gravi restrizioni alla propria popolazione
mentre esposta al fuoco di Israele. E se la vera prescrizione
implicita fosse invece l'opposta? Cio vi sollecitiamo a resisterci,
in modo da potervi schiacciare. Detto altrimenti, non potrebbe
essere che il vero obiettivo dell'attuale intervento israeliano nei
territori palestinesi non sia quello di prevenire ulteriori attacchi
terroristici, ma sia invece quello di 咨agliare i pontie di suscitare un
tale livello d'odio che impedisca una soluzione pacifica per
il futuro a venire?
E' stato possibile cogliere a pieno l'assurditdella posizione
americana su questo tema in un commento televisivo di News
Gingrich, il primo aprile 2002: 非ato che Arafat in effetti il capo di
un'organizzazione terroristica, dovremmo fare in modo di
destituirlo e rimpiazzarlo con un nuovo leader democratico che
sia disponibile a un accordo con lo stato di Israele Non si
tratta di un paradosso astratto, ma di una proposta reale: Hamid Karzai in
Afghanistan esattamente 哎n leader democratico imposto alla popolazione
dall'esterno Quando Hamid Karzai, 勁eader ad interimdell'Afghanistan
insediato dagli americani nel novembre 2001, appare sui nostri mezzi di
comunicazione, veste sistematicamente lo stesso abito che sembra
chiaramente una versione modernizzata ed elegante del tradizionale
abbigliamento afghano (cappello di lana e maglia che copre un
vestito pimoderno, eccetera) e quindi la sua stessa immagine
esemplifica per cosdire la sua missione, che quella di unire
la modernizzazione al meglio delle antiche tradizioni afghane...
il che non stupisce, dato che il vestito stato disegnato da
uno stilista di moda occidentale! Karzai la perfetta metafora
della condizione odierna dell'Afghanistan. Il vero problema ovviamente il seguente: che succede se semplicemente non esiste una
maggioranza silenziosa palestinese 哉eramente democratica(nel senso
americano del termine, ovviamente)? Che accadrebbe se un 南uovo leader
eletto democraticamentefosse
ancor pianti-israeliano, dato che Israele applica in modo sistematico la
regola della responsabilite della punizione collettiva, distruggendo le
abitazioni di tutta la famiglia estesa di un
sospetto terrorista? Non stiamo ponendo l'attenzione sull'arbitrarietin
quanto tale di questi comportamenti crudeli, ma
piuttosto sul fatto che i palestinesi dei territori occupati sono
ridotti alla condizione di homo sacer, oggetto di misure di disciplina e/o
di aiuto umanitario, ma non di cittadinanza a pieno
titolo. I refuseniks permettono proprio il passaggio dall'homo
sacer al 厚rossimo non trattano i palestinesi come 剃ittadini
eguali a pieno titolo ma come prossimo in senso strettamente
giudeo-cristiano 2. Proprio qui si colloca oggi la difficile prova
etica di Israele: 隹ma il prossimo tuopusignificare solo
隹ma il palestinese(che il loro prossimo per antonomasia),
altrimenti non significa nulla.

Di fronte al rifiuto dei riservisti (ovviamente sottovalutato dai
grandi media) non si puche essere entusiasti: questo gesto
che traccia una linea, questo rifiuto di partecipare un autentico atto
etico. E' proprio qui, in questi atti che - come avrebbe
detto Paolo - cessano effettivamente di esserci giudei e palestinesi,
membri a pieno titolo della societe homines sacri. In
questi casi bisogna essere imperturbabilmente platonici: questo
南o!designa l'istante miracoloso in cui la Giustizia eterna fa la
sua momentanea apparizione nella sfera temporale della realt empirica. La consapevolezza di momenti come questi il miglior
antidoto alle tentazioni antisemite che spesso sono chiaramente
riconoscibili nelle critiche alla politica israeliana. Si pucomprendere
meglio la fragilitdell'attuale costellazione globale
tentando un esperimento mentale: se venissimo a sapere che
una minaccia mortale si avvicina alla terra (per esempio che un
gigantesco asteroide colpirsicuramente il pianeta fra pochi mesi) di
colpo anche le nostre battaglie ideologiche e politiche pi intense ci apparirebbero ridicole nella loro insignificanza. D'altro
canto, se (prospettiva forse pirealistica) venisse compiuto un
attacco terroristico senza precedenti (per esempio un attacco
nucleare su New York e Washington, oppure l'avvelenamento
con armi chimiche di milioni di persone), sarebbe pidifficile di
quanto potrebbe sembrare a prima vista capire veramente come
questo evento andrebbe a mutare la nostra percezione della situazione
generale. Tuttavia, anche in prospettiva di una simile
catastrofe globale, quel che comunque non apparirebbe ridicolo
o insignificante sarebbe proprio un atto etico 勇mpossibile Soprattutto
ora, nel momento in cui scrivo queste pagine (primavera 2002, una fase in
cui il circolo della violenza tra israeliani
e palestinesi sempre pievidentemente di tipo vizioso, impermeabile
perfino all'intervento americano) solo un atto miracoloso puspezzare quel
circolo.
Oggi abbiamo il dovere di tener conto di questi atti, di questi
momenti etici. Il vero peccato sarebbe quello di sommergere
questi atti nella falsa universalitdel 南essuno senza peccato E'
facile prediligere un simile gioco, dato che offre un duplice vantaggio a
chi lo gioca: gli consente di mantenere la propria superioritmorale su
quanti (冠lla fin fine tutti uguali sono coinvolti nella lotta, e gli
permette di sottrarsi all'arduo
compito di impegnarsi, di analizzare il quadro e prendere posizione al suo
interno. In questi ultimi anni sembra che il patto
antifascista seguito alla seconda guerra mondiale si stia lentamente
sbriciolando: dagli storici revisionisti fino alla nuova destra populista,
una serie di tabsta venendo meno. E' paradossale che quelli che stanno
insidiando il patto lo facciano appellandosi proprio all'applicabilit generalizzata della logica liberal
della vittimizzazione: certo, ci sono state vittime del fascismo,
ma perchnon parliamo anche di altre vittime, come quelle
delle espulsioni del dopoguerra? Perchnon si parla dei tedeschi scacciati
dalle loro case in Cecoslovacchia nel 1945? Non
hanno anche loro diritto a qualche forma di compensazione (finanziaria) 3?
Questa stravagante unione di soldi e vittimizzazione una delle forme
(forse addirittura la 哉erit鉬) dell'attuale
feticismo del denaro: mentre da un lato si rimarca che l'olocausto stato
il crimine assoluto, tutti si mettono a contrattare
sulle sue adeguate compensazioni finanziarie... Un aspetto chiave di questo
revisionismo quindi la relativizzazione della colpa riguardo la seconda
guerra mondiale, con argomentazioni
del tipo: 俑a anche gli alleati hanno bombardato Dresda senza
una vera ragione militare! Il caso pirecente e piappariscente
riguarda la guerra post-iugoslava. In Bosnia, all'inizio
degli anni Novanta, non tutti gli attori stavano recitando lo
stesso gioco nazionalista: a un certo punto, ci fu perlomeno il
governo di Sarajevo che - in opposizione alle altre fazioni etniche -
insistette nella sua difesa della Bosnia multietnica e dell'ereditdi
Tito, occupando cosuna prospettiva etica contraria
a quanti si battevano per prevalere dal punto di vista etnico.
La veritdella situazione non fu quindi quella secondo cui 俑ilosevic',
Tudjman e Izetbegovic sono alla fine la stessa cosa questo livellamento (che si consente un giudizio universale
sprezzante formulato a distanza di sicurezza) a costituire la forma
principale di tradimento etico. E' triste osservare come anche Tariq Ali,
nella sua analisi per altri versi acuta dell'intervento della NATO in
Jugoslavia, sia caduto nella trappola:

Dire che tutta colpa di Milosevic un'affermazione di parte e sbagliata,
e fa il gioco di quei politici sloveni, croati e occidentali che
gli hanno consentito di avere successo. Si potrebbe per esempio sostenere
che stato l'egoismo sloveno (che ha gettato in pasto ai lupi i bosniaci e
gli albanesi, oltre che i non nazionalisti tra i serbi e i
croati) il fattore decisivo che ha scatenato il disastro della
disintegrazione (Ali 1999, p. 70).

E' sicuramente vero che la principale responsabilitdegli altri
per il successo di Milosevic' sia stata quella di 冠verglielo consentito
data la prontezza con cui l'hanno accettato come un
剌attore di stabilit鉬 e hanno tollerato i suoi 前ccessicon la
speranza di giungere a un accordo con lui. Come vero che
questo atteggiamento era chiaramente diffuso tra i politici sloveni, croati
e occidentali (ci sono ad esempio buone ragioni di sospettare che la via
relativamente indolore che ha condotto all'indipendenza slovena sia stata
la conseguenza di un patto non
scritto tra il gruppo dirigente sloveno e Milosevic', il cui progetto
di una 剋rande Serbianon aveva bisogno della Slovenia). Si
devono comunque aggiungere due punti a quanto detto. Per prima cosa, questo
stesso argomento implica che la responsabilit degli altri sia di natura completamente diversa da quella di Milosevic':
non quindi vero che 哀ono stati tutti colpevoli in
ugual misura, avendo preso parte alla follia nazionalista ma
che gli altri sono stati colpevoli per non essere stati abbastanza
duri nei confronti di Milosevic', per non essersi opposti a lui a
tutti i costi e senza condizioni. Secondo, questo argomento trascura il
fatto che la stessa accusa di 前goismopuessere rivolta a tutte le parti
in causa, compresi i musulmani, le vittime
principali della (prima fase della) guerra: quando la Slovenia
proclamla sua indipendenza, il gruppo dirigente bosniaco si
schierapertamente a favore dell'intervento dell'esercito iugoslavo in
Slovenia, invece di rischiare un conflitto precoce in
quella fase, contribuendo cosal tragico destino cui andincontro. Quindi
la strategia musulmana durante il primo anno della
guerra non fu priva di un certo opportunismo: il ragionamento
sottostante fu del tipo: 勁asciamo che sloveni, croati e serbi si
scannino fino a esaurirsi, cosche, alla fine del conflitto, potremo
richiedere una Bosnia indipendente senza pagare un prezzo
eccessivo... Tra parentesi, uno dei paradossi della guerra iugoslavo-
croata fu che il colonnello Arif Dudakovic', il leggendario
comandante bosniaco che difese con successo l'area di Bihac'
assediata dall'esercito serbo-bosniaco, due anni pitardi si trova
guidare le unitdell'esercito iugoslavo che assediarono Zadar, cittsulla
costa croata.
C'una specie di giustizia poetica nel fatto che l'Occidente alla fine sia
intervenuto per il Kosovo. Non dobbiamo infatti dimenticare che tutto ebbe
inizio proprio l con l'ascesa al potere di Milosevic': quell'ascesa fu
legittimata dalla promessa di
rimediare alla sfavorevole situazione della Serbia entro la federazione
iugoslava, soprattutto per quel che riguardava il separatismo albanese. Gli
albanesi sono stati il primo obiettivo di
Milosevic', che solo pitardi rivolse le sue ire verso le altre
repubbliche iugoslave (Slovenia, Croazia, Bosnia) fino a quando,
alla fine, il centro del conflitto ritornin Kosovo. Come in un
circolo completo del Destino, la freccia tornata su colui che
l'aveva scagliata liberando lo spettro delle passioni etniche.
Questo il punto nodale che dev'essere ricordato: la Iugoslavia non inizi a disintegrarsi quando la 哀ecessioneslovena
scatenl'effetto domino (prima la Croazia, poi la Bosnia, la
Macedonia...). Il fragile equilibrio sul quale la Iugoslavia si basava era
gistato irrimediabilmente sconvolto nel 1987 con le
riforme costituzionali di Milosevic', che avevano privato il Kosovo e la
Vojvodina della loro limitata autonomia. Da quel momento in poi la
Iugoslavia continua sopravvivere perchnon
si era ancora resa conto di essere ormai morta, come quei personaggi dei
cartoni animati che camminano sul precipizio, galleggiando nell'aria, e
precipitano solo quando si rendono conto di non avere nulla sotto i
piedi... Dopo che Milosevic' prese
il potere in Serbia l'unica possibiliteffettiva di sopravvivenza
per la Iugoslavia era quella di reinventare la sua formula: o
una Iugoslavia sotto il dominio della Serbia oppure qualche
forma di decentramento radicale, con un'esile confederazione o
la piena sovranitdei suoi componenti.

C'comunque un problema picomplicato con il quale si dovrebbero fare i
conti. L'aspetto strano, che non punon colpire,
della citazione da Tariq Ali, l'uso imprevisto, proprio nel mezzo
di un'analisi politica, di una categoria psicologica: 勁'egoismo
sloveno Perchmai far ricorso a un concetto che salta all'occhio con
tanta evidenza? In base a quali argomenti si pusostenere che i serbi, i
musulmani e i croati abbiano agito meno
前goisticamentedurante il dissolvimento della Iugoslavia? La
premessa implicita in questo caso che gli sloveni, quando videro la casa
(iugoslava) andare in pezzi, presero 前goisticamenteal balzo
l'opportunitfavorevole e se ne andarono, invece
di... Di che? Di gettare anche se stessi in pasto ai lupi con un
gesto eroico? Gli sloveni vengono quindi accusati di aver dato il
via al tutto, di aver messo in moto il processo di disintegrazione (essendo
stati i primi a lasciare la Iugoslavia) e, per giunta,
di aver avuto la concessione di andarsene senza pagare veramente pegno,
senza subire delle serie conseguenze. Sotto questo modo di raffigurare gli
eventi c'un vero intrico di pregiudizi e dogmi del luogo comune di
sinistra: l'indicibile fede nell'efficacia del modello iugoslavo di
socialismo, l'idea che piccole
nazioni come la Slovenia (o la Croazia) non possano funzionare
in modo efficace come moderne democrazie ma che, una volta
lasciate a se stesse, regrediscano necessariamente a comunit 剃hiusedi tipo proto-fascista (in chiaro contrasto con la Serbia
il cui potenziale di moderno stato democratico non viene mai
messo in dubbio).
Si puidentificare lo stesso pregiudizio nazionalista nella recente ascesa
di un sentimento anti-americano in Europa occidentale. Non deve stupire se
questo anti-americanismo pi forte nelle 剋randinazioni europee, soprattutto in Francia e
Germania: fa parte del loro modo di resistere alla globalizzazione. Si
sentono spesso lamentele per il fatto che le recenti
spinte alla globalizzazione sarebbero una minaccia per la sovranitdegli
stati nazionali, ma dovremmo prima rispondere a
questa domanda: quali sono gli stati piesposti a questa minaccia? Non
sono i piccoli stati, ma le potenze (ex) mondiali di
secondo livello, paesi come il Regno Unito, la Germania e la
Francia: hanno timore che, una volta immersi completamente
nel nuovo impero globale che sta prendendo piede, verranno
ridotte allo stesso livello di paesi come l'Austria, il Belgio, o
addirittura il Lussemburgo. Il rifiuto dell'americanizzazione in
Francia, condiviso dai nazionalisti di destra come di sinistra, quindi alla fin fine il rifiuto di accettare il fatto che la Francia
in quanto tale ha perduto il suo ruolo egemonico in Europa. Il
livellamento delle differenze tra stati nazionali di piccole e
grandi dimensioni dovrebbe quindi essere considerato uno degli effetti
positivi della globalizzazione: sotto il beffardo sorriso di derisione nei
confronti dei nuovi stati post-comunisti dell'Europa orientale si intravede
facilmente il profilo del narcisismo ferito delle 剋randi nazionieuropee.
Nel 1990 anche Habermas espresse la sua convinzione che le repubbliche
哀eparatistecome la Slovenia o la Croazia non possedessero sufficiente
sostanza democratica per sopravvivere come
moderni stati sovrani. Si trovquindi a sostenere un luogo comune: non
solo per i serbi, ma anche per la maggior parte delle
potenze occidentali, i serbi stessi erano l'unico gruppo etnico dotato di
sostanza sufficiente da costituire un suo proprio stato.
Pitardi, negli anni Novanta, anche i critici democratici radicali
di Milosevic', che rifiutavano il nazionalismo serbo, agirono sulla
base del presupposto che, tra le repubbliche ex iugoslave, solo
la Serbia quella che dispone di un potenziale democratico: dopo
la destituzione di Milosevic', solo la Serbia pudiventare uno
stato democratico fiorente... Non si sente l'eco delle famose
considerazioni sprezzanti di Fredrich Engels sul fatto che le piccole
nazioni balcaniche sono reazionarie dal punto di vista politico,
dato che la loro stessa esistenza una reazione, una sopravvivenza del
passato? In questo caso siamo di fronte a un bel caso
di 咬azzismo riflessivo di razzismo cioche si manifesta squalificando
l'Altro come razzista, intollerante, eccetera.
Non deve quindi stupire se nel gennaio 2002, durante il congresso del
Partito popolare al governo in Spagna, il primo ministro JosMaria Aznar
ha elogiato l'idea di Habermas di 厚atriottismo costituzionale (Veffassungspatriotismus), una dedizione
patriottica non alle proprie radici etniche, ma alla costituzione
dello stato democratico che si rivolge in ugual misura a tutti i
cittadini. Aznar ha assurto quest'idea a modello per la Spagna e
le sue inquietudini separatiste. Forse scherzando, ha addirittura
proposto che il Partito popolare dichiari Habermas il filosofo
dello stato spagnolo... Piuttosto che mettere da parte questo riferimento
all'ultimo grande nome della scuola di Francoforte come un ridicolo
fraintendimento, faremmo meglio a coglierne il
lato veritiero: quando ovviamente i 哀eparatistibaschi hanno
reagito con sospetto, e hanno addirittura fatto riferimento a Habermas come
al 南azionalista tedesco hanno colto la vecchia
lezione 勁eninistasecondo cui, in caso di tensioni etniche, la
posizione apparentemente 南eutraledi indifferenza verso l'identit etnica, di riduzione dell'appartenenza di tutti i membri di
uno stato alla pura cittadinanza astratta, in sostanza fa il gioco
del gruppo etnico maggioritario.
Anche nella Iugoslavia degli anni Ottanta, nel corso di un intenso
dibattito sul suo futuro, gli intellettuali serbi (proprio quelli
che pitardi si sarebbero schierati con Milosevic') avevano fatto
ricorso al principio astratto o neutrale della 剃ittadinanza e forse
quindi non solo un caso penosamente ridicolo (che tanto
imbarazzo ha suscitato tra i seguaci occidentali di Habermas) se
molti dei membri di Praxis, il gruppo di filosofi marxisti della
Serbia vicini alla tradizione della scuola di Francoforte, finirono
poi per diventare nazionalisti serbi e alcuni addirittura (come
Mihajlo Markovic') divennero sostenitori diretti e principali ideologi di
Milosevic'. Quando, alla fine degli anni Ottanta, Zoran
Djindjic', che oggi primo ministro, pubblicun libro nel quale
auspicava per la Serbia un piforte ruolo unificatore all'interno
della Iugoslavia, lo intitolLa Iugoslavia come progetto incompiuto, un
chiaro riferimento allo slogan habermasiano della modernitcome progetto
incompiuto. Quando vengono posti di
fronte a questi fatti, i seguaci della scuola di Francoforte li
sottovalutano come fossero dei misteri incredibili, un accesso di
pazzia. Ma supponiamo che a seguire questo stesso percorso
fossero stati quanti si rifanno a Jacques Lacan: facile immaginare le
dure analisi che spiegherebbero come questa scelta nazionalista non altro
che la necessaria conseguenza della teoria
lacaniana, un po' come quelli che addossano al 削ecostruzionismola
responsabilitper quanti negano l'olocausto.
Dovremmo allora pensare che alla fine degli anni Ottanta la Iugoslavia
abbia veramente perso l'occasione d'oro di unirsi contro Milosevic' per
salvare la piattaforma democratico-socialista
che costituiva l'ereditdi Tito? Questa sicuramente la pipericolosa di
tutte le illusioni della pseudo-sinistra. In effetti ci fu
un tentativo, nel 1989, a un incontro del politburo della Lega iugoslava
dei comunisti dedicato alla memoria di Tito, di erigere
un fronte comune per difendere l'ereditdi Tito dagli assalti del
nazionalismo di Milosevic', e lo spettacolo fu uno dei pitristi e
ridicoli che si potesse immaginare. I comunisti 削emocratici(il
croato Ivica Racan, che lesse la prolusione, lo sloveno Milan Kucan,
eccetera) volevano dimostrare quel che era ovvio, una specie di verit lapalissiana, e cioche il nazionalismo serbo fatto
proprio da Milosevic' minava la Iugoslavia di Tito direttamente
alle fondamenta. Il guaio di questa strategia fu che manccompletamente il
bersaglio, dato che i 削ifensori democratici di Tito si misero da soli in condizione di svantaggio adottando una posizione
ridicola, indifendibile e assurda: per difendere la possibilitdella
democrazia contro la minaccia nazionalista, dovettero
fingere di parlare in nome di quella stessa ideologia contro cui
il movimento democratico in Iugoslavia si era andato definendo.
In questo modo, fecero sche Milosevic' non trovasse alcuna seria
resistenza nel far passare il suo messaggio, che era: 俟iete
ancora in balia dei fantasmi di un'ideologia che ha perduto il
suo potere, mentre io sono il primo politico che accetta pienamente le
conseguenze del fatto, che voi continuate a ignorare,
che Tito morto! Fu quindi proprio l'adesione superficiale all'eredit di Tito che paralizzla maggioranza della Lega iugoslava dei comunisti,
concedendo cosl'iniziativa politica a
Milosevic'. Il triste spettacolo della fine degli anni Ottanta dimostrche
Milosevic' stava dettando le regole e determinando le
dinamiche politiche: agiva, mentre altre fazioni della Lega dei
comunisti stavano solamente reagendo. L'unico modo per controbattere in
maniera efficace a Milosevic', invece di rimanere aggrappati ai vecchi
fantasmi, sarebbe stato quello di azzardare
addirittura un passo ulteriore rispetto a quelli da lui compiuti:
sottomettere a una critica radicale ed esplicita proprio l'eredit di Tito. Per dirla con toni pipatetici, non fu soltanto Milosevic'
a tradire Tito: a un livello piprofondo gli stessi difensori
antiMilosevic' del titoismo, rappresentanti locali di una nomenklatura
preoccupata dei propri privilegi, non facevano altro che aggrapparsi al
cadavere esangue di un titoismo ritualizzato, tanto
da giustificare in una certa misura il modo con cui il movimento
populista di Milosevic' depose la nomenklatura locale in Vojvodina e
Montenegro (le cosiddette 咬ivoluzioni dello yogurt. L'unico vero
difensore di quello che veramente valeva la pena di difendere dell'eredit di Tito fu il governo di Sarajevo della Bosnia
indipendente dei primi anni Novanta.
Allora Milosevic' ha pienamente ragione, quando a L'Aia accusa
l'Occidente di doppia morale, e ricorda ai leader occidentali come meno di
dieci anni fa (quando gisapevano quello di cui
oggi lo accusano) lo salutassero come fautore di pace, e minaccia di
portarli sul banco dei testimoni. Per capire la veritsu Milosevic' non
bisogna chiedersi perchsia stato additato come il
colpevole principale, ma perchmai sia stato trattato per cos lungo tempo come un partner presentabile, e la domanda riguarda soprattutto
alcune potenze dell'Europa occidentale come
la Francia o il Regno Unito, con il loro chiaro pregiudizio a favore della
Serbia. Lo ripeto, Milosevic' ha ragione: a L'Aia sono
sotto processo anche le potenze occidentali (anche se ovviamente non nel
senso in cui lo intende Milosevic'). Agli inizi di
marzo del 2002 potevamo rintracciare la stessa ipocrisia nello
sdegno pubblico dell'Occidente per le elezioni truccate nello
Zimbabwe: in astratto era uno sdegno legittimo, ma com'stato
possibile che lo Zimbabwe oscurasse altri stati africani in cui la
sofferenza causata dalla dittatura politica incomparabilmente
maggiore? Per dirla con le parole di un insegnante del Kongo:
俠a nostra disgrazia che abbiamo oro, diamanti e legni pregiati, ma
purtroppo non abbiamo coltivatori di pelle bianca Dov'era cio l'Occidente quando, subito dopo l'indipendenza, Mugabe diede ordine alla
sua maledetta Quinta brigata di uccidere
pidi ventimila oppositori del regime? Ecco la risposta: era
troppo impegnato a congratularsi per la saggezza della sua politica
conciliatoria nei confronti degli agricoltori bianchi per fare
caso a dettagli del genere... Il modo migliore quindi per rendere
evidente l'ipocrisia della 剋uerra americana al terrorismo semplicemente di generalizzarla: seguendo gli Stati Uniti, altri
paesi hanno preteso per sgli stessi diritti: Israele (contro i
palestinesi), l'India (contro il Pakistan)... Cosa si pureplicare
all'India ora che - dopo che i pakistani hanno appoggiato i terroristi che
hanno assaltato il suo parlamento - reclama un uguale
diritto all'intervento militare in Pakistan? E che dire di tutte le
richieste del passato rivolte agli Stati Uniti che si sono rifiutati di
estradare persone che senza dubbio corrispondono alla definizione di
咨erroristioggi impiegata da loro stessi?
Rimane tuttavia un che di eccezionale nel conflitto israelo-palestinese: evidente che si tratta del nodo sintomatico della crisi
medio-orientale, il suo Reale che torna di continuo a tormentare
tutti quelli che ne fanno parte. Quante volte successo che un
accordo di pace sembrasse a portata di mano, solo questione di
trovare l'esatta formulazione per alcuni aspetti di secondo piano, ed ecco
che tutto crollava di nuovo, mettendo in luce la fragilitdel compromesso
simbolico. Il termine 南odo sintomatico va inteso in senso del tutto letterale: non che, nel conflitto tra
israeliani e palestinesi, i ruoli usuali si sono in qualche modo
invertiti, come in un nodo? Israele - che ufficialmente rappresenta la
modernitoccidentale democratica - si legittima in termini
di identitetno-religiosa, mentre i palestinesi - condannati come
剌ondamentalistipremoderni - legittimano le loro richieste
in termini di cittadinanza laica. Se si sostiene che non si pu dare credito ai palestinesi, che farebbero fuori gli israeliani appena ne
avessero l'opportunit si perde completamente di vista
il punto importante. E' giusto ovviamente non farsi illusioni sui
palestinesi, il sogno di uno stato unificato e laico in cui israeliani e
palestinesi vivrebbero felicemente fianco a fianco per ora
solo un sogno, appunto, ma non questo che conta. Quel che
conta invece che il rifiuto dei riservisti israeliani renda visibile
un aspetto della situazione che mina alla radice la stessa opposizione tra
israeliani civilizzati e liberal e fanatici islamici: l'aspetto appunto di
ridurre un'intera nazione alla condizione di
homo sacer, sottoponendo i suoi membri a una rete di regolamentazioni
scritte e non scritte che li depriva di qualunque autonomia come membri di
una comunitpolitica. Facciamo un'altra volta un piccolo esperimento
mentale: immaginiamoci la situazione attuale in Israele e nella West Bank
senza alcuna violenza diretta. Con cosa avremmo a che fare? Non con un
normale stato pacifico, ma con un gruppo di persone (i palestinesi)
sottoposte a continui impedimenti e disparitamministrative (rispetto alle
prospettive economiche, alla fornitura d'acqua, ai
permessi di costruzione, alla libertdi movimento, eccetera).
Quando, meno di dieci anni fa, Benjamin Netanyahu tenne un
discorso al Congresso americano come primo ministro d'Israele,
rifiutin modo plateale l'ipotesi di qualunque divisione di Gerusalemme
basandosi su uno strano, per non dire osceno, parallelo tra Gerusalemme e
Berlino. Nel suo accorato discorso si chiese perchle giovani coppie
israeliane non dovessero avere lo
stesso diritto garantito alle coppie di qualunque altra grande
cittdel mondo, il diritto ciodi muoversi a piacere e comprare
un appartamento ovunque vogliano e in tutta sicurezza (facendo
appello allo stesso diritto, Ariel Sharon scatenuna sollevazione
quando comprun appartamento nel cuore della Gerusalemme
araba, e vi si recsotto scorta). La domanda che si affaccia del tutto ovvia: perchdovrebbe essere meno normale per un
palestinese comprare un appartamento dove preferisce in un'area qualunque
di una Gerusalemme indivisa? Questo 咬umore di
sottofondo questo squilibrio globale sottostante, falsifica qualunque
semplice riferimento a 剃hi ha iniziatoe a 剃hi ha commesso quella
violenza
In che modo quindi i due conflitti sono collegati, la 剋uerra al
terrorismocontro Al Qaeda e il conflitto israelo-palestinese?
L'evento chiave stato il repentino e misterioso mutamento accaduto nella
primavera del 2002: improvvisamente l'Afghanistan
(e in certa misura anche la memoria dell'attacco alle torri gemelle) stato messo in secondo piano, e l'attenzione si spostata sul pasticcio
israelo-palestinese. A questo proposito ci sono due 咬iduzionismi
essenzialistiche fanno la loro comparsa.
Per gli Stati Uniti e i falchi israeliani la 剋uerra al terrorismo il punto di riferimento fondamentale, e la lotta tra Israele e
OLP non ne che un paragrafo, con Arafat nella parte del terrorista come
bin Laden (侶uando le torri e il Pentagono sono
stati attaccati dai terroristi suicidi gli Stati Uniti hanno attaccato
l'Afghanistan che offriva rifugio ai criminali, e quando le nostre
cittvengono colpite dai terroristi suicidi noi abbiamo lo stesso
diritto di attaccare i territori palestinesi che offrono loro rifugio!.
Per gli arabi invece il punto di riferimento essenziale il
conflitto israelo-palestinese, e gli eventi dell'11 settembre trovano la
loro vera radice nell'ingiustizia perpetrata da Israele e dagli Stati Uniti
nei confronti dei palestinesi. Questa doppia 咬iduzione essenzialista dev'essere collegata a un doppio je sais
bien, mais quand m瘱e. Da una parte, come reazione all'ondata di attacchi
suicidi, molti israeliani liberal hanno assunto un
atteggiamento del tipo: 俏on sono un sostenitore di Sharon,
ma tuttavia... (nella condizione attuale si deve fare qualcosa,
Israele ha il diritto di difendersi) Dall'altra parte molti intellettuali
occidentali filo-palestinesi sembrano pensare cose del tipo: 俏on sono
favorevole all'uccisione indiscriminata di civili
israeliani, ma tuttavia... (ci si dovrebbe rendere conto che i terroristi
suicidi esprimono l'azione disperata dei deboli contro la
macchina militare israeliana) Quando il problema viene posto
in questi termini allora non c'ovviamente via d'uscita, e ci
troviamo intrappolati in un circolo vizioso. I liberal israeliani
hanno ragione, si deve fare qualcosa, ma cosa? Il conflitto non
puessere risolto in quanto tale: l'unico modo di spezzare il
circolo vizioso attraverso un atto che possa cambiare le stesse
coordinate del conflitto. Ne consegue che il problema di
Sharon non che la sua reazione eccessiva, ma invece che
non sta facendo abbastanza, che non sta affrontando il vero
problema. Lungi dall'essere uno spietato decisionista militare,
Sharon raffigura un leader che insegue una politica confusa fatta di
oscillazioni e senza una vera direzione. L'eccessivo dinamismo
dell'esercito israeliano in fin dei conti un'espressione
di impotenza, un imbelle passage l'acte che, diversamente da
quel che appare, non ha un chiaro obiettivo: l'evidente confusione sui veri
scopi delle operazioni militari israeliane, il modo
in cui le azioni hanno prodotto di continuo un effetto opposto
a quello auspicato (l'apparente pacificazione che genera nuova
violenza), sono una condizione strutturale del conflitto.
Forse il primo passo verso una soluzione sarebbe quindi quello
di riconoscere la situazione di stallo. Per definizione, nessuna
delle parti in gioco puvincere: Israele non puoccupare tutti i
paesi arabi vicini (Giordania, Siria, Libano, Egitto...) dato che pi territori occupa pidiventa vulnerabile, mentre gli arabi non
possono distruggere Israele dal punto di vista militare (non solo
per la sua superioritnell'armamento convenzionale, ma anche
perchIsraele una potenza nucleare: la vecchia logica della
guerra fredda - la sconfitta sarebbe per tutti - in questo caso
perfettamente funzionante). Tanto piche (dato che per il momento almeno
una societmista israelo-palestinese pacifica del tutto improponibile) gli arabi devono rassegnarsi non solo
all'idea dello stato di Israele, ma all'esistenza al loro interno di
uno stato ebraico di Israele, come una specie di intruso non richiesto. Ma
probabile che proprio questa stessa prospettiva
apra l'opportunitall'unica soluzione realistica di questa paralisi: la
勃ossovizzazione ciola diretta occupazione temporanea
della West Bank e dei territori di Gaza da parte di forze internazionali (e
perchno, della NATO) che potrebbero prevenire allo
stesso tempo il 咨errorismopalestinese e lo 哀tato di terrore degli israeliani, garantendo cosle condizioni di uno stato per i
palestinesi e una pace per gli israeliani.
Oggi in Palestina convivono senza incontrarsi mai due modi di
vivere e pensare completamente opposti, due narrazioni prive
di una 哀intesiin una meta-narrazione pivasta, e quindi la
soluzione non puessere rintracciata in una qualche narrazione
onnicomprensiva. Questo significa inoltre che - man mano
che ci avviciniamo al conflitto - dovremmo rimanere ancorati a
criteri di giudizio improntati al distacco e all'imperturbabilit
procrastinando il bisogno di cercare di 剃omprenderela situazione: si
dovrebbe resistere a qualunque costo alla tentazione
di 剃omprenderel'antisemitismo arabo (dove effettivamente
c' come una reazione 南aturaleper la disperata condizione
dei palestinesi, oppure di 剃omprenderele misure israeliane
come una reazione 南aturalesullo sfondo della memoria dell'olocausto. Non
ci dovrebbe essere alcuna 剃omprensioneper
il fatto che in molti - se non nella maggioranza - dei paesi
arabi Hitler tuttora considerato un eroe. Nper il fatto che,
nei libri di testo delle elementari, vengono attribuiti agli ebrei
tutti i miti tipici dell'antisemitismo tradizionale, dai famigerati
Protocolli dei savi di Sion all'affermazione che gli ebrei usavano il
sangue di bambini cristiani (o arabi) per i loro sacrifici.
L'affermazione che questo antisemitismo articola in modo differito la
resistenza al capitalismo non serve da giustificazione (si
potrebbe dire lo stesso per l'antisemitismo nazista: anch'esso
trae la sua forza dalla resistenza anticapitalista). In questo caso il
differimento non un'operazione secondaria, ma l'atto
fondamentale della mistificazione ideologica. L'affermazione invece implica
il fatto che, nel lungo periodo, l'unico modo di
combattere l'antisemitismo non quello di predicare la tolleranza o cose
simili, ma di articolare la soggiacente motivazione anticapitalista in
forme dirette, non differite.
Il punto essenziale quindi proprio quello di non interpretare o
giudicare 冠ssiemequelli che sono atti singoli, di non collocarli
in un 剃ontesto piampio ma di estrarli dal loro quadro storico: le
azioni delle forze di difesa israeliane nella West Bank non
dovrebbero essere giudicate 哀ullo sfondo dell'olocausto cos come il fatto che molti arabi celebrino Hitler, o che le sinagoghe
vengano profanate in Francia e altrove in Europa, sono eventi
che non dovrebbero essere giudicati come 哎na reazione inappropriata ma
comprensibile a quello che Israele sta perpetrando
nella West Bank Questo tuttavia non implica in alcun modo
che non si dovrebbe essere estremamente attenti a come degli
atti concreti commessi oggi (anche quando si presentino come
厚rogressivi possano invece mobilitare argomentazioni di tipo
reazionario. Nell'aprile 2002, per reazione all'intervento militare
israeliano nei territori palestinesi della West Bank, un numero
consistente di intellettuali dell'Europa occidentale ha proposto
un boicottaggio delle istituzioni accademiche israeliane (niente
inviti o scambi universitari, eccetera). Questa proposta dovrebbe
essere respinta in quanto il significante 剎oicottiamo gli ebrei! ha in Europa un suo peso storico, per cui non c'modo di sottrarsi, in
modo pseudo-leninista, all'eco del boicottaggio nazista
degli ebrei, affermando che oggi siamo 勇n una situazione storica
differente
Il conflitto israelo-palestinese quindi un falso conflitto nel senso pi radicale del termine, un inganno, uno spiazzamento ideologico del 哉ero antagonismo. Certo, i 剌ondamentalistiarabi
sono 勇slamo-fascisti in una coazione del gesto paradigmatico
del fascismo, vogliono il 剃apitalismo senza capitalismo(senza
i suoi eccessi di disintegrazione sociale, senza le sue dinamiche
per cui 叛ualunque cosa solida si scioglie nell'aria. Certo, gli
israeliani rappresentano il principio della tolleranza democratica
occidentale mentre, nei singoli casi concreti, incarnano l'eccezione a
questo principio (appellandosi a uno stato basato sull'identitetno-
religiosa, e questo proprio in uno stato che ha la
pialta percentuale di atei del mondo). Il riferimento israeliano
alla tolleranza democratica occidentale tuttavia il modo in cui
si manifesta il terrore neocolonialista del capitale, e l'appello alla
勇llibert鉬 (il 剌ondamentalismoreazionario) il modo in cui
si manifesta la resistenza a quel terrore.
Quando qualunque protesta pubblica contro le operazioni delle
forze di difesa israeliane nella West Bank viene sistematicamente
denunciata come espressione di antisemitismo e - almeno implicitamente -
messa sullo stesso piano con quanti
difendono l'olocausto, quando ciol'ombra dell'olocausto viene
continuamente evocata per neutralizzare qualunque critica
alle azioni militari e politiche di Israele, non sufficiente insistere
sulla differenza tra antisemitismo e contestazione di particolari misure
dello stato di Israele. Si dovrebbe invece fare
un passo ulteriore, e affermare che in questo caso lo stato
d'Israele che profana la memoria delle vittime dell'olocausto,
manipolandole con cinismo, strumentalizzandole per legittimare le attuali
misure politiche. Cisignifica che si dovrebbe rifiutare sistematicamente
l'idea stessa che vi sia un legame logico o politico tra l'olocausto e
l'attuale situazione di tensione
tra israeliani e palestinesi: si tratta di due fenomeni completamente
diversi, uno parte della storia europea della resistenza
di destra alle dinamiche della modernizzazione, l'altro invece
che si configura come uno degli ultimi capitoli della storia della
colonizzazione. D'altro canto, l'obiettivo pidifficile per i
palestinesi accettare l'idea che il loro vero nemico non siano
gli ebrei, ma gli stessi regimi arabi che manipolano le loro
condizioni proprio per impedire questo passaggio, per prevenire ciola
radicalizzazione politica al loro interno.
Nello speciale su Davos del settimanale 俏ewsweek(dicembre 2001-febbraio
2002) sono stati pubblicati uno di seguito
all'altro gli articoli di due tra i saggisti pifamosi anche per
la divergenza delle loro opinioni: L'era delle guerre musulmane di Samuel
P. Huntington, e Il vero nemico di Francis Fukuyama. Come fanno a stare
assieme Fukuyama (con la sua concezione pseudo-hegeliana della 剌ine della
storia la ricetta
definitiva del miglior ordine possibile quella delle democrazie liberali
capitaliste, non c'spazio per ulteriori sviluppi
concettuali, ma solo ostacoli empirici da superare) e Huntington con la sua
teoria dello 哀contro delle civilt鉬 come forma
di lotta politica predominante nel XXI secolo? Entrambi sono
convinti che l'islam militante fondamentalista costituisca oggi
la principale minaccia, quindi forse i loro punti di vista non
sono veramente opposti, e si puarrivare a leggere le loro
ipotesi assieme: lo 哀contro della civilt鉬 la 剌ine della storia . I
conflitti etno-religiosi pseudo-naturalizzati sono la forma di lotta che
meglio si adatta al capitalismo globale: nella
nostra epoca 厚ostpolitica in cui la politica vera e propria
viene poco alla volta sostituita dall'amministrazione sociale
specialistica, l'unica fonte legittima di conflitto rimangono le
tensioni culturali (etniche, religiose, eccetera). Il diffondersi
della violenza 勇rrazionaleai giorni nostri dev'essere quindi
visto come in stretta connessione con la depoliticizzazione
delle nostre societ con la sparizione ciodi una dimensione
specificamente politica, e con la sua trasposizione su piani
differenti di 冠mministrazionedella cosa pubblica. La violenza si spiega
in termini di interessi sociali, e tutto quel che
non quadra in questa spiegazione non puche apparire 勇rrazionale E'
fondamentale in questo caso una vera e propria
dialettica inversa di tipo hegeliano: quel che a prima vista
sembrerebbe un coacervo di 咬esidui del passatoche dovrebbero essere poco
alla volta superati dall'espandersi dell'ordine liberale multiculturalista
e tollerante, di colpo, con un'intuizione, viene interpretato come la vera
forma di esistenza dell'ordine liberale. Per dirlo con una formula: la
successione
temporale teleologica si rivela contemporaneitstrutturale 4.
Cosquando Fukuyama parla di 勇slamo-fascismodovremmo
concordare con lui, a condizione che si usi il termine 剌ascismoin un
senso del tutto rigoroso, come il termine che definisce l'impossibile
tentativo di giungere al capitalismo senza
capitalismo senza ciogli eccessi dell'individualismo, della
disintegrazione sociale, del relativismo dei valori, eccetera.
Cisignifica che la scelta per i musulmani non quella tra
fondamentalismo islamo-fascista e doloroso passaggio al
厚rotestantesimo islamicoche renderebbe l'islam compatibile
con la modernizzazione. Esiste una terza possibilitche gi stata tentata: il socialismo islamico. L'atteggiamento politicamente
corretto consiste di solito nel sottolineare con un'insistenza sospetta che
gli attacchi terroristici non hanno nulla a
che fare con il vero islam, grande e sublime religione. Ma non
sarebbe pigiusto riconoscere la resistenza dell'islam alla
modernizzazione? Invece di rimpiangere il fatto che, tra le
grandi religioni, l'islam quella che oppone piresistenza alla
modernizzazione, dovremmo intendere questa resistenza
come un'opportunit un caso di 勇ndecidibilit鉬: la resistenza
infatti non conduce necessariamente all'islamo-fascismo, dato
che puessere articolata in un progetto socialista. Proprio
perchl'islam alberga le 厚eggioripotenzialitdella risposta
fascista al problema della modernit purivelarsi il luogo appropriato
per le potenzialit匍igliori
Esiste quindi una 叛uestione arabaquasi allo stesso modo in
cui c'una 叛uestione ebraica La tensione arabo-israeliana la prova lampante che la 勁otta di classeprosegue nelle forme
differite, falsate e 厚ostpolitichedel conflitto tra il 剃osmopolitismo ebraico e il rifiuto musulmano della modernit Detto altrimenti, non
potrebbe essere che i rigurgiti di antisemitismo del
mondo odierno siano la conferma della vecchia lezione di Marx
che l'unica 哀oluzionedi questa 叛uestioneil socialismo?.
Note.

1. Le grandi frasi che hanno lasciato il segno consistono di solito di
ovviettautologiche, dall'affermazione di Rosa Luxemburg 俠a libertla
libertdi quanti pensano in modo diversofino al famoso ammonimento di
Gorbach褱 a quanti non
erano pronti a seguire la perestroika: 俏on si dovrebbe arrivare troppo
tardi, altrimenti quest'errore si sconterper il resto della vita Non quindi il contenuto di
queste affermazioni a essere rilevante, ma il loro semplice ruolo
strutturale: se la
frase di Rosa Luxemburg fosse stata pronunciata da un critico liberal della
rivoluzione bolscevica sarebbe stata dimenticata da molto tempo...
2. Si dovrebbe a questo proposito far notare la differenza tra questo amore
giudeo-cristiano per il prossimo e, per esempio, la compassione buddista
per chi soffre:
questa compassione non si riferisce al prossimo nel senso dell'abisso
ansiogeno
del desiderio dell'Altro, ma in sostanza alla sofferenza che noi umani
condividiamo
con gli animali (da cui la ragione per cui, secondo la dottrina della
reincarnazione,
(un uomo purinascere come animale).
3. Come non vedere la similitudine con le campagne antiabortiste, che
contribuiscono anch'esse alla logica liberal della vittimizzazione globale,
estendendola a coloro
che non sono ancora nati?.
4. Esattamente allo stesso modo, quel che nel regno del 哀ocialismo
realmente esistenteappariva come 咬esiduo del passatodi natura piccolo-
borghese, l'eterna
scusa per giustificare qualunque fallimento dei regimi socialisti, era
invece il prodotto intrinseco del regime.
Conclusioni. Il profumo dell'amore.

Nella primavera del 2002 era facile incontrare in America persone che
indossavano con orgoglio un distintivo con le bandiere americane e
israeliane e la scritta 俗niti si vince Questo ruolo attribuito agli
ebrei nella situazione politico-ideologica odierna, il loro legame
privilegiato con il capitalismo globale dominato dagli Stati Uniti, sono
gravidi di terribili pericoli, e aprono la strada all'esplosione
dell'antisemitismo piviolento. Il fatto che - per una serie di decisioni
e condizioni politiche e strategiche di tipo contingente - lo stato di
Israele
abbia assunto il ruolo di partner privilegiato degli Stati Uniti
pudiventare la causa di nuovi massacri. Di conseguenza, il
compito principale di quanti sono seriamente preoccupati del
benessere del popolo ebraico oggi quello di lavorare con
sollecitudine per rimuovere questo legame 南aturaletra USA
e stato d'Israele. Il 21 aprile 2002, Jean-Marie Le Pen, il cui
antisemitismo una costante (basti ricordare la sua affermazione che
l'olocausto stato un dettaglio minore della storia
europea), riuscito a passare al secondo turno delle elezioni
presidenziali francesi, superando Lionel Jospin e risultando
l'unica alternativa a Jacques Chirac, cosche la linea di divisione non pitra destra e sinistra, ma tra il campo globale
della postpolitica 匍oderatae la ripoliticizzazione della destra estrema.
Questo risultato sconvolgente non forse un
segnale infausto del prezzo che stiamo per pagare per la vittoria di Pirro
della postpolitica? Dovremmo ciotener presente che Le Pen rappresenta in
Francia l'unica forza politica di
una certa consistenza che - opponendosi chiaramente alla letargia
soffocante della postpolitica dominante - insiste in un
atteggiamento di politicizzazione radicale, di vera e propria
passione politica (perversa, certo, ma tuttavia 哉itale. Per
usare la terminologia di Paolo, l'aspetto tragico consiste nel
fatto che - proprio con i suoi appelli repellenti - Le Pen rappresenta la
vita contro la morte postpolitica in quanto forma
di vita dell'Ultimo Uomo.
La cosa peggiore che si potrebbe fare a proposito degli eventi
dell'11 settembre sarebbe quella di innalzarli a livello del Male
Assoluto, un vuoto che non puessere spiegato e/o espresso
dialetticamente. Collocarli sullo stesso piano della Shoah sarebbe una
bestemmia: la Shoah stata compiuta in modo sistematico, da una serie
lunghissima di apparatchiks statali e
loro esecutori che, diversamente dagli attentatori del World
Trade Centre, non avevano certo alcuna propensione suicida.
Come ha spiegato Hannah Arendt, si trattava di anonimi burocrati che
facevano il loro lavoro, e una distanza incolmabile
teneva separate le loro azioni dalla percezione che se ne erano fatti. La
剎analitdel maleinvece assente nel caso degli attacchi terroristici
dell'11 settembre: gli attentatori si sono
assunti tutto l'orrore del loro gesto, e quell'orrore parte di
quell'attrazione fatale che li ha indotti a commetterlo. Per dirla in modo
leggermente diverso: i nazisti hanno portato avanti il loro progetto di
咬isoluzione della questione ebraicacome un segreto osceno tenuto
nascosto allo sguardo pubblico,
mentre i terroristi hanno messo in mostra pubblicamente lo
spettacolo della loro azione. La seconda differenza che la
Shoah stata parte della storia europea, un evento che non
riguardava direttamente il rapporto tra musulmani ed ebrei: ricordiamoci di
Sarajevo, che ospitava la comunitebraica di
gran lunga pinumerosa della ex Iugoslavia e che, per di pi
era la cittiugoslava picosmopolita, il centro in cui potevano fiorire
il cinema e la musica rock. E questo proprio perch era una citta maggioranza musulmana, dove la presenza
ebrea e cristiana veniva tollerata, non come nelle grandi citt a predominanza cristiana, da cui gli ebrei e i musulmani erano stati
espulsi da molto tempo.
Perchla catastrofe del WTC dovrebbe avere la precedenza rispetto a
massacri come quello, ad esempio, degli hutu da parte dei tutsi in Ruanda
nel 1994? O al bombardamento e all'avvelenamento con i gas tossici dei
curdi nell'Iraq settentrionale
nei primi anni Novanta? O agli stermini compiuti dalle forze indonesiane a
Timor Est? Oppure, oppure... E' lunghissima la lista
dei paesi in cui le sofferenze della gente comune sono state
incomparabilmente maggiori di quelle di New York, ma che
non hanno avuto la buona sorte di essere al centro dell'attenzione cosda
venire innalzate al rango di vittima sublime del
Male Assoluto, e proprio in questo sta l'aspetto importante: se
insistiamo a usare questo termine, gli esempi riportati sono
tutti casi di 俑ali Assoluti Dovremmo allora estendere il divieto di
spiegare, e affermare che nessuno di questi mali pu o deve essere espresso in forma dialettica? Non saremmo forse
allora obbligati a fare un passo ulteriore verso i crimini 勇ndividuali piefferati, dal caso dello spietato Jeffrey Dahmer a
quello di Andrea Yates, che con una freddezza impressionante
ha annegato i suoi cinque figli? Non c'qualcosa di
reale/impossibile/inspiegabile in ognuno di questi crimini? Non forse
che in ognuno di essi (come ebbe a dire Schelling pidi duecento anni fa)
ci troviamo di fronte all'abisso assoluto del libero arbitrio, che dice:
俠'ho fatto perchl'ho fatto! che resiste
a qualunque spiegazione che faccia appello a cause di tipo
psicologico, sociale, ideologico, eccetera?
In breve, non sarche al giorno d'oggi, nella nostra epoca
rassegnata a essere post-ideologica, che non accetta alcun assoluto
positivo, l'unico candidato legittimo al ruolo di Assoluto
sia rappresentato dalle azioni malvage? Questo statuto negativamente
teologico dell'olocausto trova la sua espressione suprema in Quel che resta
di Auschwitz, di Giorgio Agamben
(1998), in cui l'autore fornisce una specie di prova ontologica
di Auschwitz contro i revisionisti che negano l'olocausto.
Agamben deduce l'esistenza dell'olocausto direttamente dal
suo 剃oncetto(idee come quelle del morto vivente, il 匍usulmano sono
cos勇ntenseche non avrebbero potuto farsi
spazio senza il fatto dell'olocausto): quale prova migliore che
in alcuni settori dei cultural studies l'olocausto effettivamente elevato
al rango della Cosa, percepita come l'Assoluto negativo? Il che la dice
lunga sulla costellazione attuale per cui l'unico Assoluto quello del
Male sublime/non rappresentabile.
Agamben si riferisce alle quattro categorie modali (possibilit
impossibilit contingenza, necessit articolandole lungo l'asse
che oppone la soggettivazione alla desoggettivazione: la possibilit(poter
essere) e la contingenza (poter non essere) sono
operatori della soggettivazione, mentre l'impossibilit(non poter essere)
e la necessit(non poter non essere) sono operatori della
desoggettivazione. Ad Auschwitz avvenuto il collasso delle due estremit dell'asse:

Auschwitz rappresenta, in questa prospettiva, un punto di tracollo
storico di questi processi, l'esperienza devastante in cui l'impossibile
viene Fatto transitare a Forza nel reale. Esso l'esistenza
dell'impossibile, la negazione piradicale della contingenza - quindi la
necessitpiassoluta. Il musulmano [il morto vivente], che esso produce,
la catastrofe del soggetto che ne risulta, la sua cancellazione come
luogo della contingenza e il suo mantenimento come esistenza
dell'impossibile (Agamben 1998, pp. 137-138).

Auschwitz designa quindi la catastrofe dovuta a un cortocircuito
ontologico: la soggettivit(l'apertura dello spazio della
contingenza in cui la possibilitconta pidella realt crolla
nell'oggettivitin cui risulta impossibile per le cose non seguire la
剃iecanecessit Per comprendere questo punto, si
dovrebbero considerare i due aspetti del termine 勇mpossibilit鉬:
impossibilitsemplicemente come altro aspetto della necessit(南on
avrebbe potuto essere altrimenti, oppure impossibilitcome limite
estremo impensabile della stessa possibilit(哎na cosa cosorribile non
puaccadere veramente,
nessuno puessere cosmalvagio. Ad Auschwitz i due
aspetti coincidono. Si potrebbe addirittura porre la questione
in termini kantiani, come il cortocircuito tra l'aspetto noumenico e quello
fenomenico: nella figura del 匍usulmano il
morto vivente, il soggetto desoggettivato, la dimensione noumenica (del
soggetto libero) fa la sua apparizione nella stessa
realtempirica. Il musulmano la Cosa noumenica che appare direttamente
nella realtfenomenica e, in quanto tale, il
testimone di ciche non puessere testimoniato. Compiendo
un ulteriore passo in avanti, Agamben (1998, p. 153) legge
questa figura unica del musulmano come prova irrefutabile
dell'esistenza di Auschwitz:

Sia, infatti, Auschwitz cidi cui non possibile testimoniare; e
sia, insieme, il musulmano come assoluta impossibilitdi testimoniare. Se
il testimone testimonia per il musulmano se egli riesce
a portare alla parola l'impossibilitdi parlare - se cio il musulmano costituito come testimone integrale - allora il negazionismo confutato
nel suo stesso fondamento. Nel musulmano, l'impossibilitdi testimoniare
non pi infatti, una semplice privazione, ma divenuta reale, esiste
come tale. Se il superstite testimonia non della camera a gas o di
Auschwitz, ma per il musulmano, se egli parla soltanto a partire da una
impossibilitdi parlare,
allora la sua testimonianza non puessere negata. Auschwitz cidi cui non
possibile testimoniare - assolutamente e irrefutabilmente provato.

Non si punon ammirare l'eleganza di questa teorizzazione:
invece di essere un impedimento alla dimostrazione dell'esistenza reale di
Auschwitz, il fatto stesso che impossibile testimoniare di Auschwitz in
modo diretto dimostra la sua esistenza. Proprio in ci in questa svolta
riflessiva, possiamo
trovare il fatale errore di calcolo del famoso argomento nazista citato da
Primo Levi e da altri: 侶uello che stiamo commettendo nei confronti degli
ebrei cosinimmaginabile nel
suo orrore, che anche se qualcuno sopravvivesse ai campi di
concentramento non verrebbe creduto da quanti non sono
stati qui, che lo dichiarerebbero o un bugiardo o un malato di
mente! Il contro-argomento di Agamben il seguente: vero, non possibile testimoniare l'orrore totale di Auschwitz,
ma che succede se questa stessa impossibilitsi incarna in
un sopravvissuto? Se esiste allora una soggettivitcome quella del
musulmano, una soggettivitche, portata al limite
estremo, collassa in oggettivit questa soggettivitdesoggettivata
potrebbe aver fatto la sua comparsa solo in condizioni
che sono quelle di Auschwitz... Quest'argomentazione, nonostante sia
rigorosissima nella sua semplicit rimane tuttavia
profondamente ambigua, dato che lascia incompiuto il compito dell'analisi
concreta della specificitstorica dell'olocausto.
E' ciopossibile interpretarla in due direzioni opposte: come
l'espressione concettuale di una certa posizione estrema che
dovrebbe a questo punto essere indagata in termini di concreta analisi
storica, oppure, con una specie di cortocircuito
ideologico, come una via d'accesso alla struttura a priori del
fenomeno di Auschwitz che spiazza, rende superflua (o perlomeno
secondaria), una tale analisi concreta della specificit del nazismo in quanto progetto politico e delle ragioni per cui
ha generato l'olocausto. Secondo quest'altra interpretazione,
隹uschwitzdiventa il nome di qualcosa che, in qualche modo, doveva
accadere, la cui 厚ossibilitessenzialeera inscritta nella stessa
matrice del processo politico occidentale: presto o tardi i due estremi
dell'asse dovevano crollare uno sull'altro...
Allora gli eventi dell'11 settembre hanno qualcosa da spartire
con oscure divinitche reclamano sacrifici umani? S proprio
per questa ragione, che non sono sullo stesso piano dello
sterminio nazista degli ebrei. A questo proposito dovremmo
seguire Agamben (1995) e respingere invece la famosa interpretazione di
Lacan (1973) dell'olocausto (lo sterminio nazista
degli ebrei) secondo l'antico significato ebraico del termine, il
sacrificio a oscure divinit destinato a soddisfare la loro terribile sete
di jouissance: gli ebrei sterminati appartengono piuttosto alla categoria
di quelli che gli antichi romani chiamavano
homines sacri, coloro i quali, per quanto esseri umani, erano
esclusi dalla comunitumana, il che era la ragione per cui li si
poteva uccidere impunemente e, per questo stesso motivo,
non potevano essere sacrificati (perchnon avrebbero costituito un'offerta
di valore adeguato) 1.

L'esplosione spettacolare delle torri gemelle non stata solo
un atto simbolico (nel senso di atto il cui scopo fosse quello
di 咨rasmettere un messaggio: stata prima di tutto un'esplosione di
letale jouissance, un atto perverso di autotrasformazione in strumento
della jouissance del Grande Altro. Certo
la cultura di chi ha compiuto l'attacco una morbosa cultura
di morte, l'atteggiamento di chi trova il compimento della
propria vita in una morte violenta. Ma il problema non quello che stanno
facendo i 厚azzi fanatici bensgli 哀trateghi
razionaliche sono dietro di essi. C'una dose maggiore di
pazzia etica in uno stratega militare che pianifica ed esegue
operazioni di bombardamento su larga scala, che in un individuo che si fa
saltare in aria mentre attacca il nemico. Sicuramente l'obiettivo finale
dei terroristi non era qualche proposito ideologico occulto o palese ma
proprio - in senso hegeliano - (re)introdurre la dimensione della
negativitassoluta
nella nostra vita quotidiana: spazzare via l'ordinario corso
della nostra vita isolata di veri e propri Ultimi Uomini nietzschiani.
Molto tempo fa Novalis aveva osservato con acume
che un uomo malvagio non odia tanto il bene, quanto odia
all'eccesso il male (il mondo che egli considera male), e quindi cerca di
colpirlo e distruggerlo per quanto possibile. Questo l'errore dei
咨erroristi Per quanto il paragone possa
apparire sacrilego, l'attacco alle torri gemelle condivide qualcosa con il
gesto di Antigone: entrambi minano il 哀ervizio
agli dei il regno del principio di piacere/realt L'azione 削ialettica da compiere in questo caso non consiste pernell'includere queste azioni
in un qualche Progresso della Ragione o
dell'Umanitche in qualche modo le renda parte (pur senza
redimerle) di una narrazione coerente e onnicomprensiva, che
le 咬icomprendain uno stadio di sviluppo 哀uperiore(secondo una
concezione ingenua di idealismo hegeliano), ma nell'interrogarci sulla
nostra innocenza, nel rendere tematico il
nostro investimento (libidinale/fantasmatico) e coinvolgimento
in esse.
Quindi invece di rimanere bloccati dal timore reverenziale di
fronte al Male Assoluto, quel timore che ci impedisce di pensare quel che
sta accadendo, dovremmo tenere a mente che ci
sono fondamentalmente due modi per reagire a eventi tanto
traumatici da suscitare un'angoscia insopportabile: il modo del
Super-io e quello dell'azione. Il modo del Super-io proprio
quello del sacrificio agli dei oscuri di cui parla Lacan: ribadire
la violenza barbarica dell'oscena legge selvaggia per riempire
lo spazio di inefficacia della legge simbolica. E l'azione? Uno
dei personaggi eroici della Shoah per me una famosa ballerina ebrea alla
quale, come atto di estrema umiliazione, gli ufficiali del campo
ordinarono di ballare in loro onore. Invece di
rifiutarsi, accettdi danzare, e dopo aver catturato la loro attenzione
afferrcon un balzo il mitra di una delle guardie distratte riuscendo cos a uccidere pidi una dozzina di ufficiali
prima di essere a sua volta uccisa. Il suo gesto non ci ricorda
quello dei passeggeri sull'aereo caduto in Pennsylvania, i quali, sapendo
che andavano a morire, si fecero strada nella cabina di guida e fecero
schiantare l'aereo, salvando centinaia di
altre vite?

Secondo l'antico mito greco, Europa era una principessa fenicia
rapita e poi violentata da Giove in forma di toro. Non meraviglia
allora se il suo nome significa 勁a triste In effetti l'Europa cos In
quanto nozione ideologica, l'Europa la risultante del duplice rapimento
di una perla orientale da parte dei barbari dell'Occidente. Per primi, i
romani rapirono e volgarizzarono il pensiero greco, poi, nel basso
Medioevo, il barbaro occidente rape
volgarizzil cristianesimo. Non sta oggi accadendo, per la terza
volta, qualcosa di simile? La recente 剋uerra al terrorismosembra essere
l'abominevole conclusione, il ritocco finale, del lungo
processo graduale di colonizzazione ideologica, politica ed economica
dell'Europa da parte dell'America. Non possiamo dire
che l'Europa stata nuovamente rapita dall'Occidente, dalla civilt americana che oggi stabilisce le regole mondiali e tratta in
pratica l'Europa come una sua provincia?
Dopo l'assalto al World Trade Centre, i mezzi di comunicazione hanno
insistito sulla Schadendfreude [gioia dell'altrui male]
anti-americana e sulla carenza tra gli intellettuali europei di
un'elementare solidarietnei confronti della sofferenza americana, ma la
vera storia da raccontare avrebbe dovuto essere
l'opposta: la totale mancanza di un'autonoma iniziativa politica di livello
europeo. Subito dopo l'11 settembre l'Europa - gli
stati chiave dell'Unione - ha scelto la strada del 剃ompromesso senza
condizioni cedendo alle pressioni americane. La
guerra in Afghanistan, i piani d'attacco all'Iraq, la nuova
esplosione di violenza in Palestina: ogni volta, si sono sentite
in Europa critiche a mezza voce su questo o quell'aspetto, e
richieste di un approccio piequilibrato, ma non c'stata resistenza
formale, nessuna imposizione di un'interpretazione
globale differente della crisi. Nessuna istituzione ufficiale europea ha
corso il rischio di distanziarsi amichevolmente ma
con franchezza dalla posizione americana. Non ci si deve
quindi stupire se le voci di protesta si sono affievolite poco a
poco, dato che erano ininfluenti in senso letterale, puri gesti
vuoti la cui funzione era quella di metterci in condizione (noi
europei) di dire a noi stessi: 侮edi, abbiamo protestato, abbiamo fatto il
nostro dovere! mentre sottoscrivevamo in silenzio il fait accompli della
politica americana.
Questo fallimento ha raggiunto il suo apice con l'invasione
israeliana della West Bank, dove la situazione tale da pretendere una
nuova iniziativa politica che possa spezzare lo stallo
attuale. L'aspetto pifrustrante di questa crisi che non si
pufare nulla, anche se tutti sono consapevoli di come dovrebbe essere la
soluzione, almeno in termini generali: due
stati, Israele e Palestina; l'evacuazione degli insediamenti
israeliani sulla West Bank in cambio del pieno riconoscimento
di Israele e del suo diritto alla sicurezza. Tutti, dicevamo, tranne l'ala
dura israeliana e i loro sostenitori americani: in una
conversazione radiofonica ai primi di maggio del 2002, Dick
Arney, leader della minoranza al senato, ha fatto appello a una
vera e propria 厚ulizia etnicaper la West Bank, per cui i palestinesi
dovrebbero semplicemente essere costretti ad andarsene (ma non questo
l'obiettivo segreto delle recenti operazioni militari israeliane?).
L'Europa il luogo ideale da cui far partire una tale iniziativa, a
condizione che raccolga la forza per
distanziarsi chiaramente dall'egemonia americana. Dopo la fine
della guerra fredda non ci sono pidei veri ostacoli esterni a
quest'impresa, si tratterebbe semplicemente di raccogliere il
coraggio necessario e di farlo.
Di conseguenza, la vera catastrofe politico-ideologica dell'11
settembre stata quella dell'Europa: un effetto dell'11 settembre stato
il rafforzamento senza precedenti dell'egemonia
americana in tutte le sue forme. L'Europa ha ceduto a una specie di ricatto
ideologico-politico degli Stati Uniti: 隹desso non
sono piin questione scelte divergenti di tipo politico o economico, ma la
nostra stessa sopravvivenza. Nella guerra al terrorismo o siete con noi, o
contro di noi... Ed proprio qui, nel
momento in cui il riferimento alla pura e semplice sopravvivenza entra in
gioco come perfetta argomentazione legittimante,
che siamo invece di fronte all'ideologia politica nella sua forma
pipura. In nome della 剋uerra al terrorismoviene imposta a
noi europei una determinata visione unilaterale delle relazioni
politiche globali. Se vogliamo che la tradizione di emancipazione
dell'Europa sopravviva, dovremmo assumere il fallimento
dell'11 settembre come l'ultimo avvertimento che il tempo sta
per scadere, che l'Europa dovrebbe muoversi rapidamente per
assicurarsi un ruolo autonomo in quanto forza ideologica, politica ed
economica dotata di sue priorit Non la resistenza
del Terzo Mondo all'imperialismo americano, ma un'Europa unita che pu costituire l'unica risposta praticabile agli Stati Uniti
(e alla Cina) come potenze globali. La sinistra si dovrebbe appropriare
senza il minimo tentennamento della parola d'ordine
dell'Europa unita come contrapposizione alla globalizzazione di
stampo americano.
E gli abitanti di New York? Per mesi, dopo l'11 settembre, era
possibile sentire dal centro di Manhattan fino alla Ventesima
strada l'odore delle torri bruciate. La gente ha iniziato ad affezionarsi a
quell'odore, che - avrebbe detto Lacan - ha iniziato a
funzionare come 哀inthome2 di New York, simbolo concentrato
dell'attaccamento libidinale del soggetto alla citt cosche
quando sparirse ne sentirla mancanza. Sono dettagli di questo tipo che
possono testimoniare il vero amore verso la p爂is.
Note.

1. Perchallora il termine 卻locausto anche se fuorviante, divenuto
coscomune
tra gli ebrei come tra i non ebrei? Perchattutisce il nucleo traumatico
dello sterminio degli ebrei concependolo come un atto sacrificale dotato di
significato (perverso quanto si vuole, ma comunque presente). E' meglio
essere il prezioso oggetto di un sacrificio che un homo sacer la cui morte
non vale nulla... Nel 2000 in
Israele un rabbino ortodosso suscituno scandalo affermando che i sei
milioni di
ebrei uccisi dai nazisti non erano innocenti: la loro uccisione era stata
una giusta
punizione, dovevano essere colpevoli di tradimento nei confronti di Dio...
La lezione che possiamo apprendere da questo sconcertante episodio ancora
una volta
l'estrema difficoltche abbiamo ad accettare la mancanza di significato
delle grandi sciagure.
2. Mentre il sintomo metafora del soggetto, 勇l sinthomo una supplenza
soggettiva alla mancanza dell'Altro... ha ufficio di coprire il buco del
simbolico(A. Di Ciaccia, M. Recalcati, Jacques Lacan, Milano, Bruno
Mondadori, 2000, p. 161) (N.d.T.).
Postfazione.
Slavoj Zizek: le inaccettabili categorie.
Marco Senaldi.

Benvenuti nella selva del pensiero.

A un anno di distanza, e nonostante il gran numero di interventi, articoli
e libri dedicati all'11 settembre, l'evento storico che
ha segnato traumaticamente l'ingresso nel XXI secolo rischia di
restare incompreso. Rileggendo quel fatto entro la cornice pi ampia della cultura occidentale, questo saggio apre una prospettiva
completamente nuova.
Come l'intera produzione di Zizek, esso affronta il problema con
uno stile caratteristico, che, se risulterormai familiare a chi conosca
anche solo in parte il pensatore sloveno, sarsorprendente per coloro che
non lo abbiano mai letto: uno stile traboccante di impennate concettuali e
di riferimenti concreti, con un
movimento vertiginosamente oscillatorio che va dai rimandi teorici ai dati
di fatto storico-politici, dai film di massa alla psicoanalisi lacaniana,
e, in genere, dai richiami alla cultura popolare
(o a ciche noi oggi siamo abituati a definire come tale) all'impiego di
raffinati strumenti di analisi filosofica.
Tuttavia, Welcome in the Desert of the Real, proprio in quanto
哀aggio d'occasione(nato come ampliamento di un pamphlet
uscito in Germania, a sua volta derivato da un intervento apparso in
Internet subito dopo l'attentato), un testo a un tempo
compatto, ma anche estremamente puntuale nei suoi snodi teorici - al
chiarimento dei quali dedicata questa postfazione.
Al di ldel coraggio speculativo e della vastitdei rimandi filosofici e
culturali che fanno di Zizek un grande pensatore del
nostro tempo, occorre infatti chiedersi quali siano i meccanismi
concettuali sui quali si basa la sua analisi e in che modo
questi meccanismi agiscano secondo una coerente linea di
pensiero. A questo scopo, nel suo discorso - benchsi intersechino
incessantemente - occorre distinguere almeno due
momenti: il primo tipicamente analitico, un momento di diagnosi del
contesto presente e dei suoi presupposti impliciti
(una fase diremmo negativa), e un secondo momento invece di
prognosi, un'indicazione etica, se potessimo usare questa parola, volta a
indicare ciche realmente e concretamente possibile fare nel tempo
presente (fase positiva).
Com'facile immaginare, per una tale distinzione dev'essere
intesa in senso meramente esteriore, dato che il presupposto
di un pensiero che, come questo, si richiami genuinamente alla dialettica
non puessere scisso in una parte negativa e in
una positiva, senza comprometterne non solo l'efficacia, ma la
stessa validit
Il primo punto, la prima delle 勇naccettabilicategorie di pensiero con
cui dobbiamo confrontarci, dunque proprio quella
della dialettica. Citata a iosa, e a volte a sproposito, nelle
discussioni tardomarxiste, ma tassativamente solo se in compagnia
dell'appellativo 匍aterialista la dialettica stata invece decisamente
rifiutata prima dallo strutturalismo e poi
dalle posizioni del pensiero successivo come il punto dolente
della metafisica occidentale. Il motivo di tanta antipatia non difficile da scoprire: nella vulgata manualistica la dialettica,
segnatamente quella hegeliana, subisce la deformante anamorfosi secondo la
quale essa coincide con una lettura dell'intero cammino dello Spirito,
entro il quale le eccedenze sono ridotte a normalit le irregolarita
匍omenti e grazie al
cui stratagemma qualunque evento puessere legittimato e
dunque 剃ompreso Secondo questa critica, due secoli di storia si
sarebbero incaricati di smentire questa lettura; senonch essa corrisponde esattamente a ciche la dialettica non
dato che coincide con un hegelismo naif quando non addirittura
剌alsificato Benchesista certamente una filosofia della
storia autenticamente dialettica - di cui del resto Hegel stesso, e in
seguito Marx, offrono un eccellente esempio - la dialettica non puessere
ridotta a uno sviluppo di momenti successivi, perch se la si intende
cos sfuggirebbe appunto il
tratto costitutivo della dialettica stessa, il fatto che tali momenti
storici non si ri-comprendono se noi stessi (il soggetto
storicamente implicato nell'evento) non ci ricomprendiamo in
essi - o, per metterla nei termini di Zizek stesso, 勁a cosa
dialettica da fare [per comprendere simili eventi] (...) di rendere
tematico il nostro stesso investimento e coinvolgimento
in essi(solo 叛uesto auto-relazionarsi, questa inclusione di
se stessi nel quadro [degli eventi], la sola e vera 'giustizia
infinita' .

Il dito nell'occhio.

Oggi, piuttosto il rifiuto di includere se stessi nella cornice
concettuale di riferimento, l'obbligo a scegliere e la presunzione di far
scegliere fra alternative poste come inconciliabili (ad
es. fra USA o terroristi, fra 南oi o contro di noi, che, proprio
nel suo essere irriflesso, evidenzia il proprio carattere oscurantista,
cioanti-dialettico, dualista, ed questo atteggiamento a essere
all'origine dei pigravi errori di pensiero e
conseguentemente delle decisioni politiche piperniciose (come la
ritorsione USA contro l'Afghanistan e i 厚aesi canaglia
dall'Iraq in avanti).
Tuttavia non basta assumere un atteggiamento 南on-manicheistao
decisamente 匍ulticulturaleper poter dirsi dialettici;
non dichiarando che ogni singola presa di posizione deve
essere libera e dunque, in via di principio, considerata come
accettabile (ldove non leda i diritti di nessuno), per salvarsi
dal dualismo, perchcos anzi, si rischia di reiterarne i tratti
fondamentali, tra cui proprio quello di erigersi un Nemico, un
Altro su cui esportare i propri stessi eccessi.
Anzi, proprio la concezione di un Nemico, o di un generico Altro, in quanto
elemento in cui la coscienza soggettiva non
pue non deve riconoscersi, costituisce forse la madre di tutte le
mistificazioni, il substrato ideologico di ogni struttura
politica e, conseguentemente, di pensiero, verso cui la dialettica deve
esercitare il suo diritto di critica. L'articolazione zizekiana si
comprende qui unendo la dialettica hegeliana a quella di Lacan, sviluppata
lungo la triade Reale/Simbolico/immaginario. Ne deriva, come primo assunto,
per quanto sorprendente, che la (tradizionale nozione di) realtnon va
confusa
col Reale: essa invece, gida-sempre simbolica. Qualunque
momento storico, qualunque dato 咬ealistico(ossia che definisce e si
definisce in un contesto di 厚rincipio di realt鉬)
in tale chiave, simbolico. Ma il simbolico, l'energia spesa per
dare un senso simbolico alla realt abbisogna di un puntello
esterno a se stesso, il lacaniano 厚unto di capiton暺 1, che
nell'ideologia politica ad esempio il Nemico, nell'economia
psicologica l'Altro, nel pensiero non-dialettico l'Errore, nella
morale dei 哉aloriil Male. La 咬epressionedi questo elemento strutturale, nel senso che la struttura simbolica si
chiude e pureggersi grazie all'esterioritdi questo elemento, laddove,
se non ci fosse, essa sarebbe destinata a essere
sempre 匍ancante parziale - ciche, per definizione, essa
non vuol mostrare di essere.
Dunque, occorre riconoscere che tale carattere simbolico della
realtemerge da un rapporto dialettico che essa intrattiene
con gli altri due poli della triade, il Reale da un lato e l'immaginario
dall'altro. Il rimando di Zizek al concetto hegeliano di
厚arvenza essenzialedel tutto puntuale: la parvenza non
va intesa nel semplice senso postmoderno per cui il simulacro
si sarebbe 勇nduritofino ad assumere le forme della realt
quanto nel senso che realte parvenza, essenza e apparenza,
ecc., sono due opposti che non hanno valore se presi isolatamente, in-s
ma sono comprensibili solo se concepiti dialetticamente, ossia nel loro
negarsi-correlarsi reciproco e intrinseco. Non si pudunque fare appello a
nessun 咬itorno alla
realt鉬, senza incappare nell'immaginario-reale, ossia, senza
presupporre proprio l'errore (la parvenza) da cui ci si cercava
di liberare.

Sembra qui di risentire l'eco delle parole di Hegel: 哎na tale paura di
erraregil'errore pigrande. La paura stessa dell'errore
cela la paura vera, ed la 厚aura della Verit鉬 (cfr. Cicero 1995,
p. 149); da questo punto di vista chiaro che il dualismo irriflesso e la
posizione aperta alle differenze condividono la stessa angoscia, da un lato
stigmatizzata come il Male, il Nemico, l'Altro,
ecc., dall'altro come l'eccesso, il troppo di alterit il godimento
esagerato (il limite del multiculturalismo emerge nella non-accettazione
dei segni insopportabili di alteritdel diverso, ossia
quando quest'ultimo mette in discussione precisamente una cultura aperta e
multiculturale; il che avviene puntualmente quando
l'Altro mostra la sua 哉era faccia- si pensi alle polemiche di
impostazione liberal-femminista sull'uso del chador, o sulla escissione,
ecc.). Ignorare la natura dialettica della struttura simbolica,
porta al cosiddetto 咬itorno del Reale porta al paradosso come
forma irriflessa, ossia non consapevole, della contraddizione
(scoppi di violenza non simbolica, pogrom, ecc.) - e insieme porta a
quell'勇nsularit鉬, a quella sensazione di irrealt a quella situazione da
Truman Show in cui il soggetto contemporaneo sperimenta i limiti delle
proprie strutture simboliche e ne presagisce
il misero fallimento. E' solo confrontandosi con il Reale dell'Errore
(il Nemico, il Male, l'Altro) come parte intrinseca della nostra
stessa realt- e, insieme, con le fantasie immaginarie che nei
confronti di questo Reale noi soggetti sviluppiamo - che possibile
cogliere una prima relazione dialettica.
In questo senso, Zizek afferma a chiare lettere che l'11-9 南on fu
un atto simbolico un'affermazione in aperto contrasto su questo punto non
solo con le letture genericamente 剃ulturalidell'attentato, ma con la pi famosa di esse, quella di Baudrillard
(2002), per cui 哀imbolicoha invece un valore di rottura asimmetrica,
incolmabile, rispetto al 剃odice delle equivalenzedell'ordine costituito.
In effetti, occorre invece dire che tale presunto ordine simbolico appunto costituito proprio come un effetto, come un 咬isvolto dialettico
ossia non ha esistenza positiva
di per-s ma esiste solo in relazione-a - ed proprio il disconoscimento
di questa natura dialettica l'origine del dualismo lacerante fra 咬itorno
del Realee deriva immaginaria.
L'11-9 ha offerto in questo senso, nel suo tragico paradosso, la
possibilitdi sorprendere il chiudersi della struttura simbolica e di
frantumare il tentativo di fuga nell'immaginario: ha aperto la possibilit di riflettere, ed questa possibilitsu cui occorre insistere
per mantenere fede a un qualche possibile significato di un'冠zione
intellettuale In questo senso, la tecnica analitica (diagnostica)
di Zizek quella del 匍ale peggiore del dito nell'occhio; per riprendere
un esempio tratto dall'arte contemporanea, il suo modo
di procedere simile a quello di un artista come Hans Haacke cio l'artista 厚iscomodo del mondo in quanto rappresenta il
classico guastafeste che, laddove viene invitato a esporre, agisce
sempre prendendo in considerazione preliminarmente le condizioni
espositive stesse entro le quali andra collocarsi la sua opera,
mettendone in mostra le manchevolezze intrinseche (inviato per
esempio a Projekt 74, presso il Wallraf-Richartz Museum di Colonia, ha
esposto un'opera in cui documentava i passati legami col
nazismo di Hermann Abs, presidente degli Amici del Museo: cfr.
Godfrey 1998, pp. 246-247). Nel momento in cui all'intellettuale come
all'artista contemporaneo - permesso di tutto, esiste ancora qualcosa che
non permesso fare: per l'esattezza, ciche non
permesso semplicemente dire che il presunto motto 咨utto permessouna vuota retorica, una mistificazione ideologica.
Questa tecnica del 削ito nell'occhiova interpretata filosoficamente nel
senso della 削eterminazione riflessivadi Hegel e, psicoanaliticamente, in
quello dell'冠ttraversamento della fantasia lacaniano. 俘iflessioneinfatti un altro caratteristico tratto
dell'analisi zizekiana: essa non consiste banalmente nella presa in
carico da parte della coscienza pensante di un profondo argomento della
realt quanto piuttosto, secondo la linea esposta
sopra, nell'incaricarsi della contraddittorietdella realtstessa,
contraddizione di cui la coscienza parte integrante. Le determinazioni
riflessive, del resto, che per Hegel non sono altro che le
categorie dell'identit della differenza e della contraddizione,
emergono come tali dopo che la dialettica ha contrapposto come
termini correlativi l'essenza e la parvenza; quando diviene chiaro
per la coscienza che, dopo aver determinato, e dunque posto,
qualcosa come tale, questo qualcosa si nega nel suo altro, nell'infinita
varietdelle cose poste (omnis determinatio est
negatio); quando la coscienza si incarica di riflettere proprio su
questo negativo, su questa mancanza, essa riesce a tener dentro
il suo altro, a trattenere il negativo, e la determinazione riesce a
咬iprender in sil suo altro e diventa 勇nfinito riferimento a s暺
(Hegel 1923, p. 454). Questo fa aggiungere a Hegel che le determinazioni
riflessive non sono categorie normali, ma 哀gradevoli
se 剃ategoria nell'originario significato aristotelico significava
厚redicare qualcosa di ciche 頠, la determinazione riflessiva un 厚redicato di qualcosa che non 頠 (p. 455); ossia, se la categoria 前ssere... uguale a se stessa nel suo esser-altro allora la
categoria non solo predicato, ma anche soggetto. Il soggetto
non pu哎sarele categorie, come se fossero utensili per capire
qualcos'altro che sta fuori di s il soggetto la categoria - l'oggetto
del sapere e il soggetto che sa sono lo stesso.
L'冠ttraversamento della fantasialacaniano ha lo stesso significato: al
posto di realizzare le nostre fantasie inconsce, di dissolvere
i sintomi della nostra insoddisfazione inconscia e 咬ealizzarci(secondo
il motto consumista 雨e yourself! ossia rendere oggettivi
i nostri sogni fantasmatici, occorre attraversarli, ossia identificarci
proprio con quei sintomi, rendendo soggettivi i nostri stessi paradossi,
accettando le nostre contraddizioni, accettandoci come contraddizione
soggettiva. Questa capacitdi 咨enere dentro il negativo- invece di
espellerlo e di farne l'oggetto fantasmatico su
cui si basa una strutturazione simbolica della realt- associa la
traversata della fantasia alla determinazione riflessiva: l'attraversamento
della fantasia riflessivo, tanto quanto la determinazione
riflessiva un 冠ttraversamentodel negativo al punto che il soggetto
deve identificarsi con esso, deve riflettersi in sin quanto
哎nitnegativa 哎n che di contraddittorio in se stesso(p. 494) 2.

Chi ha paura della Totalit

Le 勇naccettabilicategorie zizekiane conducono cosa una serie
di prese di posizione teoriche chiaramente definibili (lato prognostico
dell'analisi).
Per prima cosa, un compito intellettuale deve essere quello di
evitare riduzioni essenzialiste, perchl'essenza non semplicemente ci che c'di piimportante all'interno di un fatto o di
un evento: prima di tutto, e inscindibilmente dalla 厚ropria essenza
l'essenza apparenza. Per riprendere l'affermazione di
Kurt Vonnegut occorre dunque ribaltare il rapporto tra essenza e
apparenza: 南oi siamo ciche facciamo finta di essere. Perci occorre fare molta attenzione a ciche facciamo finta di essere (cio per chiosarne le parole, non basta affatto prestare attenzione a ci 剃he siamo).
Ciconduce inevitabilmente a una comprensione dialettica della
realt(in quanto contraddizione tra l'ordine simbolico e la sua
controparte immaginaria-reale), evitando di inventarsi nemici, capri
espiatori, mistificazioni ideologiche, ecc. che fungano da sintomo
riparatore. Occorre invece, da un punto di vista soggettivo
e politico, attraversare le proprie fantasie, identificarsi coi propri
sintomi, non lasciare che ci vengano forniti da qualcun Altro;
esercitare una passione del reale progressista, ossia scorgere
l'inconsistenza del simbolico entro il suo stesso ordine, che poi il nostro - dunque, identificarsi con la propria patologia,
strutturarsi hegelianamente come 哎nitnegativa tenere il negativo, la
contraddizione, dentro.
Nel contesto politico attuale cisignifica denunciare i pericoli
delle prese di posizione di una destra, che paranoicamente
vede il nemico dovunque e tende quindi a incrementare forme
di controllo sociale in nome di una irraggiungibile 哀icurezza
individuale o nazionale. Ma, d'altra parte, significa anche riconoscere i
limiti di un pensiero di sinistra, che istericamente
bombarda il sistema di richieste impossibili, non affinchil sistema
cambi, ma affinchesso rimanga uguale e si possa
continuare a criticarlo, autolegittimando la propria stessa esistenza in
quanto 剃ritica intellettuale3. Da questo punto di
vista tuttavia occorre sfuggire anche a una terza posizione,
che si limita a negare le due precedenti in nome di una presunta 剌ine
delle ideologie o della tante volte citata 剌ine
delle grandi meta-narrazioni questa posizione in effetti non
fa fare un passo avanti alla critica dell'esistente e anzi si configura
come una forma di indiscriminato 剃inismo postmoderno la cui accettazione
lascia il campo libero a una moralit perfettamente vuota. La presa d'atto delle cose coscome sono, tipica di
un certo postmodernismo, commette un errore
speculativo inverso a quello dell'essenzialismo criptofascista:
invece di delegittimare l'apparenza a vantaggio dell'essenza,
qui l'apparenza ridotta alla sola cosa che conta, alla sola
dimensione ontologica rimasta, 哀ocietdi simulacridietro
cui non si cela pinulla e a cui non bisogna prestare fede. Il
fatto perche tale simulazionismo generalizzato funzioni in
modo estremamente efficace nel modellare la vita politica e
individuale, l'enigma che il cinico non sa spiegare, e contro
cui l'atteggiamento postmoderno pututt'al pielevare il suo
sguardo disilluso, chiamandosi fuori, come un'anima bella di
seconda generazione, da quel contesto storico che lei stessa
contribuisce a creare 4. In tal senso, incaricarsi della critica del
dilemma dialettico costituito dall'冠pparenza essenzialeappartiene a
quella posizione che altrove Zizek ha definito 剋enuinamente marxista
Dal punto di vista etico-pratico, questo richiamo al marxismo
genuino corrisponde a una presa di distanza dalle teorie della
giustizia distributiva di stampo kantiano. L'insistenza di queste ultime
sul tema del 咬ispetto dell'altrorischia di ridurre
la considerazione dell'altro a qualcosa di totalmente astratto;
l'Umanit che un concretissimo ideale, fatto 厚idi morti
che di vivi(Hegel), esige un rispetto che non coincide necessariamente
col rispetto dell'altro empirico, se in questo altro
tale ideale non operante (come nel caso del nazista) 5. D'altra parte, si
dir 南on esistono piValori supremi in nome
dei quali si possa sacrificare una vita umana, che costituisce,
kantianamente, un valore in-s暺. Ma se invece fosse proprio
questa nozione, cospovera da risultare inefficace, di 咬ispetto per la
vita umana dell'altroa essere il maggior ostacolo
per una franca discussione etica? Il tema kierkegaardiano del
sacrificio non forse una smentita di questo modo di pensare
la vita? E ancora, non forse travestendoli da 咬ispetto dell'altroche
oggi possono essere smerciati gli ossimori etici
pidisgustosi, come quello della 剋uerra umanitaria o quello della
咨ortura come legittima forma di autodifesa E se invece l'altro di cui
occorrerebbe aver rispetto fosse proprio l'Umanit considerata non solo
come Sostanza (hegelianamente,
sostanza etica; Stato) - ma anche come Soggetto, ossia come
哎nitnegativa 哎n che di contraddittorio in se stesso
La concezione di una cosa, contemporaneamente, come Sostanza e come
Soggetto, conduce all'ultima e pi勇naccettabiledelle categorie
zizekiane, quella di universalit
Come stato detto e ripetuto all'infinito da diverse linee di
pensiero oggi dominanti, l'universalituna categoria non
solo ripugnante, ma addirittura 勇mpossibile perch di fronte
all'emergere delle differenze, alla necessitdi uno sguardo
pluralista e multiculturale, l'antico motto dialettico secondo
cui 哀olo l'intero il veronon pupireggere. Occorrerebbe
dunque aggiornare la ben nota osservazione di Adorno - 勇l
tutto il falso(Adorno 1951, p. 48 [aforisma 29]) - alla attuale
situazione di incontro fra culture diverse e intendere l'universalitcome
哎n lavoro infinito di traduzione, di rielaborazione costante della propria
particolare prospettiva...6.
In effetti, proprio perchnon la intende come totalitriflessiva,
ciototalit剃he intrattiene una relazione negativa verso il proprio
contenuto particolare questa prospettiva reifica la totalit e, verniciandone la superficie con un colore politico, la associa
al 咨otalitarismo

Il motto hegeliano 勇l vero l'interoprofondamente misconosciuto
se lo si interpreta nel senso del tradizionale 卻lismosecondo cui il
contenuto particolare non altro che un momento, passeggero e
subordinato, della Totalitintegrale; l' olismo hegeliano al contrario,
di un tipo 冠uto-referenziale il Tutto gisempre parte di se
stesso, compreso entro i suoi stessi elementi (Zizek 1991, p. 46).

Qui, di nuovo, dobbiamo ricordare che la struttura simbolica
non pumai chiudersi (universalizzarsi) se non grazie a un elemento
(apparentemente) spurio; la sua universalitdunque,
strutturalmente 剎ucatada dentro, include come sua parte l'elemento
contraddittorio che dialetticamente la conferma/smentisce. Questo elemento
la Totalitstessa; ad esempio, l'universalitdel concetto di 哎manit鉬
non precede logicamente la differenza sessuale, invece posta come tale
attraverso l'iscrizione
in essa di quella precisa, particolare differenza; per questo Lacan dice
che la donna il 南on-tutto(pas-tout dell'哎omo il
cui concetto passa da 匍aschioa 哎manit鉬 proprio tramite
quella differenza (pp. 44-45). Cosperla nozione di Uomo
(umanit diventa contraddittoria in se stessa, un insieme che
comprende se stesso come uno dei suoi elementi. La falsitdel
tutto non ha bisogno di essere dimostrata: giintrinseca in
ogni Totalit ogni totalitsempre 厚osta dunque si riflette
in un suo elemento particolare che ne costituisce l'eccedenza. Il
Tutto non nvero nfalso, ma, gida-sempre, non-tutto.
La paura della totalitdunque una paura totale; il pio tentativo di
oltrepassare gli antagonismi cercando di addomesticarli rivela che il
timore che incutono universale. Per comprendere il
mondo contemporaneo non basta allora ridurre l'universalitallo 哀pazio
neutrale di traslazione da una particolare cultura a
un'altra essa va intesa invece nella sua verit nella 哉iolenta
esperienza di come, attraverso le divisioni culturali, tutti noi
condividiamo il medesimo antagonismo
Note.

1. Cosdefinito da quel punto di 哀uturache i tappezzieri impiegano per
chiudere
il rivestimento di una poltrona, detto appunto 剃apitonn暺.
2. Sull' attraversamento della fantasia lacaniano, cfr. Zizek 1991a, pp.
137-138.
3. Cfr supra, capitolo 3 - La felicitdopo l'11 settembre.
4. Per un'acuta critica del cinismo nelle sue varie accezioni, cfr. Zizek
1999, pp. 44-60,(俠a voce del cinismo.
5. Cfr. supra, capitolo 3 - La felicitdopo l'11 settembre.
6. Supra, p. 72.






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